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R«ma, 11 Aprile 1908
Si pabbllcii ogni Sabato
ANNO I - N. 15
LA LUCE
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
I
«
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«
ABBONAMENTI
Semestre L. 1,50
« « 3,00
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S
Italia: Anno L. 2,50
Estero : » » 5,00 — «
Un numero separato Cent. 5
I manosoritti lÉDn si restituiscono
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PIREZI0M€: Via Hagenta 18
INSERZIONI
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per avvisi ripetati prezzi da convenirsi.
AnniMISTRAZIOriE ; via Maziooal«, 107
SOMMARIO :
Gli avvenimenti del giorno — Il figlio prodigo Pandozzi, V. Garretto — Cronaca del movimento religioso — Santità formale, E. Eivoire—La Follia,
E. Piva — Fatti e idee — Arte, letteratura e
scienza — Leggendo PEvangelo — Attacchi e difese : Un giudizio errato di B. Croce sn E. Bonghi,
E. Meynier — Problemi di educazione e d’istruzione : Il cantor della vita, L. Clerico — Questioni sociali e morali : Un salvatore di bimbi
sperduti, E. Bertalot — Pagine di storia : Il terremoto del 1808, G. Jalla — La dottrina cristiana
spiegata al popolo : I tre primi comandamenti
della legge di Dio, u. j. — Informazioni — Bibliografìa — Appendice : Eroine valdesi, Monologhi di
T. Gay.
AVVISO importante
Per inserzioni, abhoì'mmmMycmnhiamenti
d’indirizzo eoe. rivolgersi al sig. Antonio
Rostan, amministratore del giornale : 107,
via JS azionai e.
Damandare il cambiamento d’indirizzo
per mezzo di cartoline con risposta pagata.
Abbonamento speciale dal 1' Aprile al
31 dicembre, Lire 2.
ELI imgENIlHEIITI BEL BIDRNO
*
* ¡Ü
Si potrebbe non parlare deireccidio di Piazza del
Gesù in Roma ? Evidentemente no. Dunque diciamone
due parole. Un nostro redattore tratta in altra parte
del giornale di questo avvenimento ; noi saremo brevissimi.
11 fatto è questo: un corteo imponente, di cui erano magna pars i sindacalisti e gli anarchici della
capitale, disobbedendo agli ordini delle autorità, aveva,
accompagnando un carro funebre recante la «alma di
un povero operaio morto a cagione d’infortunio sul
lavoro, cambiato radicalmente l’itinerario permesso. In
Piazza del Gesù, che è prossima al Palazzo Venezia
ove ha sede l’Ambasciata dì Austria presso il Vaticano,
la truppa fibarrò la strada al corteo. Questo sì arrestò, ma non piegò nè a destra, nè a sinistra. E come
suole accadere in simili frangenti, dopo un tafferuglio e una colluttazione fra agenti e dimostranti, si
pose mani alle armi e ne seguì l’eccidio; 4 morti e
quasi 30 feriti. ./ ' r:'-: ^ : v.',. .■ . ,
Le versioni sono infinite : taluno, dice ohe la forza
pubblica fece troppo presto uso delle armi ; tuie altro
afferma che la forzà pubblica non sparò se non quando
si vide sopraffatta.; àÌtt'J ancora dicono che i primi
colpi furono sparati da dimostranti».. E' inutile, opiniamo noi, far congetture 0 sperctf tll cavare una
certezza qualsiasi.dallé^iupbieste'Or^p^at&, In untale
momento è naturale cbè |utti abbiano perduta la testa
e non si ricordino più bèlle dì .qtièl ohe accadde. Uba
sola cosa è sicura e innegabile: l’eccidio fu causato
dal rifiuto di obbedire alle intimazioni dei funzionari di P. S.
I sindacalisti e gli anarchici, se è vero quel che si
vocifera, avevano cattive intenzioni fin da’ primi
momenti ed erano andati più per fare una specie di
spiegamento delle proprie forze che per cAmpiere un
atto di amorevole fratellanza. Se così stessero le cose,
sarebbe facile capire che non poteva non accadere
cièche accadde: chi semina vento raccoglie tempesta.
Ma, ad ogni modo, prescindendo da qualunque considerazione politica, sociale, economica; ponendoci
al di sopra delle competizioni'de’ partiti e de’ loro
metodi di guerra : pur sentendo e manifestando profonda pietà per gli infelici colpiti ; noi deploriamo
con tutte le nostre forze questa mancanza di spirito
d’ordine e di disciplina nel nostro popolo, il quale,
avendo ancora nelle vene il vecchio odio contro le
polizie degli antichi tiranni, non sa persuadersi che
anche gli agenti, i carabinieri, i soldati sono suoi
figli e sua parte, e che nei paesi a reggimento parlamentare il popolo può far sentire la propria voce
e Imporre la propria volontà con tanti e tali mezzi,
da non aver davvero bisogno di andare ad incontrarsi con le baionette.e co^ìeipalle infuocatel
E a questo fine nobile e pacificatore dovrebbero
t endere gli sforzi de’ capi-popolo, i quali, per contro,
pare che trovino gusto nel far spargere sangue proletario, a giudicare dalla impulvisità con cui misero
subito in azione il macchinone dello sciopero generale.
Per fortuna il macchinone non ischiacciò alcuno !
*
* •
Passiamo ad altro argomento.
Ricordiamo che nella Camera italiana ha in questi
giorni echeggiato una voce coraggiosa e intrepida;
quella dell’on. Giacomo Ferri, il quale ha voluto portare a conoscenza dell’Assemblea ’ Nazionale lo scandoloso sistema seguito finora dalla questura di Napoli.
La quale, ben lunge dal perseguitare e reprimere
e distruggere la mala bestia della camorra (piaga
della meravigliosa città de’ 'cauti .e della letìzia par
renne), era dì quella addirittura la buona amica, la
compagna di avventure, la manutengola e favoreggiatrice.
L’on. Ferri non disse cose nuove od ignote; tutti
sapevano da un pezzo la cosa, da quando i carabinieri
presero ad occuparsi alacremente del processo Cuocolo.
Ma l’on. Ferri ha fatto bene a rinfrescare la memoria del Governo, il quale non è stato molto sollecito
nel depurare il corpo di polizia: coloro, invero, ohe
si sono resi colpevoli di reàti così gravi e infamanti,
sono in servizio. E ciò è enonjpe.
Dice bene il popolino nostro : il pesce puzza dalla
testai Di fronte a fatti come quelli denunziati dall’on.
Ferri, noi ci sentiamo come' presi da sgomento e domandiamo : se coloro che hanno la missione di guidare il popolo lo fanno a cotesto modo, che cosa c’è
da sperare per l’avvenire della nazione?
Per grazia di Dio non mancano ijjgj i b,uoni ; a costoro vada la nostra simpatia, il nostro incoraggiamento, quando li vediamo scendere in campo contro
tutte le forme di corruzione.^ I /,
Uno di costoro è stato questa volta l’on. Giacomo
Ferri; onore a luil
Baccomandiamo ai 8ignQid ' colliiboratori di scrivere su un lato solo delle
loro cartelle. * ; jy
il figlio prodigo randozi!
L’Osservatore Romano del giorno8 aprile
pubblica questa letterina commovente :
« Beatissimo Padre,
E’ un figUUoI prodigoÙttltimo “dei suoi figli .—
che, toccalo djalla grazia divina, pentito e umiliato,
ritorna alla casa paterna, gittandosì tra le braccia del
padre. * ... i
Egli, dopo aver, nel silènzio del sua cuorq,, pianto il
suo fallo e detestato quanto disse, fece e scrisse nel
1907 contro la Chiesa e M Gerarchia cattolica, sì è
ritirato nel Santuario dtìia Civita a disposizione dell’autorità ecclesiastica edìin espiazióne riparatrice per
lo scandalo dato ai fedeB. *
Ed ora non si oppone^'anzi desidéra che la presente
ritrattazione sia pubhli^ta, a sua umiliazione ed a
gloria di Santa Madre,. Chiesa, al cùì servizio promette, con ferma voionl^, di Consacrare il resto della
vita come per Io innalzi. ^
Nella speranza che|ècc. ;$ i : j-'J
D. ÀUilto Pandózf*.
Da più di due .mési D©n Attilio,, sbollito
il primiero entusiasmo e ratfreddatosi il
fervido amore che ìd avea legato al suo
uscire-dalla Chiesa parliti anticlericali
di piazza, si aggira’^ taciturno e pensoso
per le vie di Roma,ì come Un disoccupato
in cerca di lavorò. |'
1 compagni d’ognÌ colore, dopo-, averlo
prodotto in luce su pe’ teatri d’Italia, lo
avevano disgustato Òòn la loro tirannia ed
intolleranza. Egli Itesso raccontava un
giorno a me che gli si imputava a grave
delitto il fatto ohe qualche volta egli avea
ne’ suoi discorsi parlato di Dio ! Del Dio
d-i Mazzini solamente, si badi, egli aveva
parlato ! Egli appariva, in ciò dire, - sfiduciato, avvilito della parte che avea dovuto
rappresentare, stanco di lanciare invettive
contro la Chiesa, sua madre di ieri, giacché era convinto, almeno lo diceva, che
con le invettive non si conclude nulla di
nulla. •
La violenza a cui gli anticlericali di
piazza lo costringevano fini per infiacchirlo,
ed il povero prete cominciò a sentire la
nostalgia della sua parrocchia di Marino.
Gli evangeliòi, é Tecero bènissimo', ^si mostrarono diffidenti, ma non ostili, verso di
lui. Noi gli spiegavamo la naturaleizza di
tale sentimento : egli era stato prete, poi
•s’efa lanciato nel circo deiranticlericalismo
saltellando e ballettando troppo volgarmente,
2
%
LA LUCE
alla fine, proprio alla -fine, si ricordava
dell’Evangelio, che avrebbe dovuto essere il
primo movetìie'’‘déÌlf ^oè azioni. Come potevamo fidarci di lui ? ^
E don Attilio.ifiriiase isolato, deserto ;
e si annoiavi- e 'torse' si ricordava sospirando de’ pranzi dii Marino e della sicurtà
del domani ! Aveva qualcosa di proprio per
vivere, ma era poco... '' '
Che volete dunque, da un uomo che si
trova in tali condizioni? Tutto pare fatto
apposta per ricondurlo nel grembo della
madre, abbandonata non per necessità, ma
per capriccio ; non per eifetto di convinzioni serie, ma per isventatezza, per monelleria.
In conclusione : la Chiesa non guadagna
tanto da presentarsi come trionfatrice ; la
piazza non perde molto, giacché don Pandozzi era un numero ormai troppo sfruttato.
Requiescat in pace !
Vito Oapretto
Cronaca del JKoVinento religioso
ITJLL.IJÌ.
Una conferenza di E. Gianipiccpli
Ci scrivono da Torino ;
« Il pastore E. Giampiccoli ha tenuto, mercoledì 25
Marzo, ne’ locali dell’A. C. D. G. una conferenza intitolata : Il Socialismo e la Chiesa secondo Hermann
Katter.
La sala era già piena prima delle ore 21 ; oltre a’
membri della Chiesa Valdese, si notavano molti metodisti, battisti ed altri rappresentanti di denominazioni
evangeliche. E ancora; parecchi cattolici romani della
migliore società, professori ed altre persone colte, fra
cui un gran numero di studenti universitari appartenenti al Circolo degli Studenti. Molti di costoro erano
muniti di taccuino e di matita...’
Durante un’ora il signor Giampiccoli ci ha parlato
delle teorie del Kutter con chiarezza limpitia di esposizione, con ordine, con «alma e sangue freddo piacevoli, in forma accuratissima benché senza apparato di
sorta. Insomma una cosa assai simpatica.
L’oratore trasse conclusioni larghe, tali da soddisfare
pienamente gli uditori, che se ne uscirono contenti di
avere ascoltato cose serie, profonde, meditate, a cui
erano stati larghi di applausi ».
L’Esercito della Salvezza in Italia
La figlia di Napoleone Eoussel, la signora PeyronRoussel, tenente colonnella dell'Esercito della Salvezza,
ha parlato Martedì sera, 7 Aprile, nella Palestra dell’Associazione Cristiana della Gioventù delle Opere
sociali dell'Esercito della Salvezsa.
La signora Peyfon-Eoussel è una parlatrice veramente esimia ed una donna dì eletta intellettualità.
Ella, dopo avere a larghi tratti fatta la storia della
mirabile istituzione cristiana a cui appartiene si fermò
ad esporre gli intendimenti dell’opera compiuta dall’Esercito nel campo vasto e buio della degradazione
umana. E la parola calda e commossa della parlatrice
fece sfilare davanti alla mente degli uditori la lunga, interminabile teoria di dolori, di sofferenze, dì abbiezioni
morali e materiali, che questi modesti eroi affrontano
con sacrificio e spesso riescono a vincere. Più specialmente ella si intrattenne sui fini della Casa di riabilitazione, aperta da pochi anni in Milano, ove i militi
cristiani accolgono le donne perdute per trasformarle
in esseri onesti e restituirle alla società che le ave^
calpestate e reiette. Eaccontò molti anedotti commo
venti ed espose statistiche meravigliose. Terminò con
un caldo appello agli ascoltatori, incitandoli ad aiutare
chi cosi nobilmente combatte contro il male.
L’animo nostro gode nel pensare che tanta opera è
frutto dell’Evangelo, il quale mostra al mondo che,
mentre molte chiacchiere gli altri dicono, i cristiani
soli fanno i fatti.
I L’uditorio sceltissimo e numeroso applaudì calorosamente alla fine della bella e buona conferenza.
. . A;: ...S . •
Avevamo scritto quanto precede, allorché ci pervenne una corrispondenza da Torino, nella quale si
fa il resoconto di nn’altra conferenza tenuta in quella
città dalla signora Péyron su La femme tombèe et
les mongens de la relever.
« E’ una — scrive la nostra gentilissima corrispondente — delle rarissime donue-oratrici che io abbia
mai sentito. Ella ha distrutto col più grande entusiasmo le basi delle false convenienze sociali e dell’educazioue d’etichetta intessuta di compromessi con la nostra coscienza, al cospetto di coloro che noi dovremmo
ritenere come nostre sorelle, visto che le crudeli circostanze sole hanno, nove volte su dieci, scavato l’abisso che ci separa da loro. L’uditorio vibrava insieme
con lei sotto i colpi della sua giustizia diritta e senza
pietà, avvantaggiata da una logica stringente e chiara
e da un fuoco d’amor fraterno, che dava al suo sguardo
una espressione maestosa e affascinante al più alto
grado. »
Non ci ripeteremo ; ma aggiungiamo, terminando, il
sincero augurio che l’Esercito della Salvezza possa
riuscire a fare in Italia molto bene ad onore e gloria
del Maestro, al quale tutti serviamo.
FFtANCIA.
Inangurazioue di an Tempio
I
Il tempio di Montmartre a Parigi, dedicato al culto
evangelico e costruito dell’architetto Bowè, fu inaugurato la Domenica ultima di Marzo con l’intervento di
moltissimi evangelici venuti da varie parti ; dalla città
e dai dintorni.
L’apertura del servizio fu fatto dal pastore Couve, a
cui tenne dietro il pastore B. Bertrand, che predicò
sul salmo 84. Infine il sig. Widmer, che é stato l’anima dell’impresa, lesse la propria relazione, nella
quale rese conto delle circostanze che condussero alla
costruzione e delle spese ammontanti a L. 1.50.000,
quasi tutte coperte con sottoscrizioni.
E’ davvero, concludiamo noi, rallegrante e cousolante
che, mentre da ogni parte si afferma affievolita la liberalità de’ credenti, a Parigi, sotto il regime della
separazione non solo, ma quasi si direbbe sotto il regime del disprezzo ufficiale per la religione (vedi prodezze del Governatore di Madagascar contro i missionari evangelici), a Parigi, diciamo, i nostri fratelli
affermino la potente vitalità del protestantesimo che sa
reggersi bene sulle proprie gambe.
Binnione Episcopale
Il giorno 3 Aprile ebbe luogo in Parigi un’ultima
riunione di arcivescovi e vescovi, intorno alla quale ci
scrivono quanto segue :
« Le quistioni più importanti che dovevansi trattare
erano : le riparazioni alle chiese, l’unificazione de’ catechismi, l’obolo per il culto. La discussione fu segre
tissima e i prelati si impegnarono di non fare sapere
alcunché ad alcuno ; nondimeno qualche giornalista potè
strappare certe mezze dichiarazioni che non sono senza
importanza.
Pio X, avrebbe detto un prelato, non vuole assolutamente sentir parlare di associazioni mutuali ; tutto
ciò che può avere la più lontana parentela con le associazioni cultuali dell’infausta legge di separazione
deve essere a priori scartato senz’altro, secondo gli
ordini venuti da Eoma. Dimodoché nell’assemblea cotale problema, come molti supponevano, non si è nemmanco affacciato. Sarebbe stato perfettamente inutile
porlo, visto che il papa è contrarissimo.
Noi ci domandiamo : a che dunque si radunano i
vescovi di Francia se non hanno voce in capitolo ? ».
consicA
Un’importante decisione della
Corte di Appello di Bastia
A Piedìgriggio (Corsica) si era costituita un’associazione cultuale presieduta dal curato Forcioli, consacrato
prete da don Paolo Miraglia ; ad essa il sindaco aveva
ceduto l’uso della chiesa e degli oggetti del culto.
Ma il vescovo di Ajaccio avendo nominato curato di
Piedìgriggio il prete don Fabrizio Colonna, costui ricorse al tribunale e ne ottenne sentenza, in forza della
quale gli erano restituiti l’edificio e gli arredi consacrati al culto.
L’Associazione cultuale, allora, interpose appello basandosi sull’articolo 13 della legge di Separazione ;
ma la Corte di Bastia, fondandosi suU’articolo 4, che
stabilisee il dovere per le Associazioni cultuali di
conformarsi alle regole generali del culto di cui vogliono assicurare l’esercizio (e qui trattasi del culto
cattolico romano), ha rigettato il ricorso e confermata
la sentenza del tribunale che dava ragione al prete
Colonna.
Commentiamo : in linea di diritto, purtroppo, la
Corte di Bastia ha deliberato giustamente; ma qui il
diritto non può prescindere dal fatto che Associazione
cultuale secondo la legge ve ne ha una sola ed è
quella del Forcioli. Il Colonna non rappresenta che sé
stesso, per quanto in comunione con Eoma. In questo
caso non l’articolo 4, ma il 13 doveva essere considerato e applicato ; neppur l’8.
Non fa nulla : sono i primi passi.
SVIZZERA
Congresso di Studenti
Il nostro amico e corrispondente Corrado Jalla ci
scrive da Zurigo :
« Dal 24 al 26 Marzo ha avuto luogo in Aarau il
Congresso degli Studenti Cristiani Svizzeri. Molti erano
gli intervenuti, tra cui numerosi tedeschi. Ho rivisto
con piacere alcuni amici dell’Università di Tubinga.
Ha aperto il Congresso uno studente svizzero ; quindi
si è letta una Relazione del prof. Herrmann di Marburgo sulla Rivelazione di Dio. La lettura, durata
un’ora e mezzo, è stata seguita da vivace e libera discussione.
La vecchia e artistica cittadina di Aarau coi suoi
splendidi alpestri dintorni era un luogo molto ben
scelto per tale fraterna riunione ».
Nel registrare la notizia noi esprimiamo la nostra
soddisfazione per la bella attività degli studenti svizzeri, che proponiamo a modelli de’ nostri schiamazzatori e ricercatori di vacanza in nome di S. Giuseppe.
Il Generale Booth
Lo stesso amico ci scrive ;
« Domenica — 29 Marzo — ha tenuto tre adunanze
in Zurigo il Generale Booth dell’Esercito della salvezza,
adunanze che sono riuscite affollatissime e che hanno
lasciato una forte impre-ssione io molti ».
La separazione nel cantone di Ginevra
Deliberata dagli organi legislativi del Cantone di
Ginevra, la soppressione del bilancio de’ culti dovea
essere approvata dal Consiglio degli Stati. Il quale,
nella seduta de’ 31 Marzo u. s. ad unanimità di voti
l’ha ratificata, dopo lunga, serena ed elevata discussione, a cui presero parte uomini appartenenti a diverse
Confessioni religiose.
Non manca ora che la sanzione del Consiglio Nazionale, perchè la legge possa senz’altro entrare in vigore,
GERMANIA
Un’associazione di preti proibita
L’Associazione libera del Clero Romano, sorta da
poco tempo con inteudìmenti esclusivamente scientifici,
è stata condannata a sparire da un’ordinanza del vescovo di Limburg. Il curioso si è che questo vescovo
non nasconde la propria simpatìa per l’Associazione
che disperde con la violenza, e lo dice francamente
nella ordinanza di condanna.
Dunque ?... Dunque vuol dire che il povero prelato
non ha potuto fare diversamente ; egli, per altro, ha
avuto la spiritosa idea di far conoscere la propria impotenza di fronte a Eoma, di cui ha dovuto eseguire
gli ordini. E’ evidente che la luce proiettata da quest’atto e da questa franchezza del vescovo di Limburg
su tutto il corpo episcopale papista della Germania
non è bella ;i ciò sentono tutti e i giornali cattolicoromani stessi sono indignatissimi contro il Vaticano,
che ha ridotto i Vescovi a funzionare da semplici poliziotti di Pio X.
Klein
La prima edizione della Nuova Raccolta
di Inni Sacri sta per essere esaurita. Le
Chiese e Stazioni che ancora non la posseggono sono pregate di far pervenire senza
indugio le loro richieste al Signor Odoardo
Jalla (51 Via dei serragli, Firenze) onde
mettere subito in grado gli Editori di por
mano alla seconda edizione
3
LA LUCE
Sontità formale
Circa un mese fa, i giornali narrarono, un fatto raccapricciante di fanatismo antireligioso, tant’è vero che
gli estremi si toccano.
A Denver, negli Stati Uniti, un anarchico siciliano
uccise un giovine frate nel mentre questi'gli dava la
comunione, non per altro motivo che per odio al prete
spinto fino al parossismo, all’ossessione.
Non si possono qualificare azioni simili e i loro autori si escludono da sè, non dico dal consorzio civile,
ma dalla famiglia umana. Il delitto poi fu tanto più
esecrando in quanto che la vittima viene descritta da
quanti la conobbero quale modello di sacerdote, pieno
di altruismo e di umiltà, di bontà e di zelo missionario,
dalla vita austera chiusa da una morte santa. Pare lo
si sentisse mormorare: « Non sono degno, Signore, »
mentre il suo viso scarno s’illuminava d’ un sorriso
beato. Tutto questo lo rende tanto più simpatico e raddoppia in ogni cuore ben nato i sensi di pietà per la
sua tragica fine.
I suoi fratelli francescani si sono subito dati attorno
per chiedere la canonizzazione di Padre Heinrichs, facendo valere le sue virtù, non solo, ma affermando anche che egli abbia saputo « eseguire azioni tali che si
possono considerare come miracoli canonici.» E qui
diventiamo più guardinghi e accettiamo con largo benefizio d’inventario. I miracoli canonici dei santi cattolici
romani sappiamo che cosa siano, anzi non lo sappiamo,
come ignoriamo le gesta mitologiche e favolose degli
eroi e semidei del paganesimo, predecessori dei santi
nel culto popolare, a detta di un modernista. Dunque i
miracoli canonici mettiamoli da parte chè per noi non
hanno alcun valore. Resta il martirio, poiché il giovane
frate fu evidentemente vittima della sua fede religiosa.
Se non fosse stato prete, non sarebbe stato ucciso.
Ma se quello fosse un titolo sufficente per la canonizzazione, quanti martiri più veri e maggiori non avrebbero i protestanti I L’inquisizione è stata una fornitrice inesauribile di candidati agli altari,... se le chiese
evangeliche fossero state fabbriche di ganti ; ma la privativa l’aveva presa la chiesa papale.
Un altro titolo, che per noi vale assai meno degli
altri perchè è aberrazione e pervertimento dell’ idea di
santità, ha il povero frate alla canonizzazione. Dopo
morto, narrarono i giorpali, fu scoperta sul suo corpo
una « forte catena che'avvinceva il petto e la parte superiore delle braccia con degli anelli d’acciaio ad ognuno dei quali era fissato un uncino, di modo che, ad
ogni movimento del prete, gli. uncini gli penetravano
nelle carni e gli ricordavano i patimenti e la morte di
Colui di cui egli si sforzava di eseguire l’esempio. Il
suo corpo era intieramente coperto di callosità, alcune
recenti e altre di vecchia data. Ciò dimostra che, quando
una parte del corpo diveniva insensibile al dolore; il
prete (novello S. Lorenzo) mutava posizione alla catena
applicandola a quei punti in cui la pelle non era ancora incallita, in modo da provare interamente il dolore
con rinnovata intensità. »
Codesto è fanatismo cieco degno di pietà e non mai
di ammirazione. Lungi dall’essere imitazione dell’esempio di Cristo, il quale non martoriò mai il suo corpo e
non ricercò mai la sofferenza inutile, anzi ci presentò
la vita come lieta effusione di tutte le energie sane e
di tutte le gioie pure, codesto è contraffazione della
vita cristiana e concetto angusto, materiale della santità. Il prete assassinato costituiva un anacronismo in
piena luce del ventesimo secolo in una città come
Denver, annerita dal fumo di centinaia di officine e
percorsa da un’immensa rete di fili elettrici ; come del
resto costituì sempre, alla luce del Vangelo, un anacronismo quella turba di flagellanti e di asceti, la
quale si snoda a traverso i secoli in ridde paurose
« ebbre di dissolvimento, » dagl’inizi del monachiSmo
giù giù fino a quel qnaresimalista di Ceccano che l’altro giorno soltanto si percuoteva, sul pulpito, furiosamente in viso con fettucce di ferro arrotate, in mezzo
a una turba di donne urlanti ; fino a padre Heinrichs
che muore col corpo copèrto di piaghe e di callosità.
Possiamo compiangere cotali fanatici, ma, una volta
ancora, codesta non è santità evangelica.
EriPieo Hivoine
fU collabor^forf raccommandiamo fer>
vorosamenfa la breirifà $e non. irojlliono
costringerci a mutilare o cestluata | loro
scritti.
Lo incontrai dopo il tumulto di Piazza del Gesù.
Era furibondo
— Ma, insomma, — gli domandai — che cosa
si voleva?
— Niente : passare per Piazza del Plebiscito. Le
strade son libere.
— Si, ma perchè volevate passar di là ? Se il
vostro era un omaggio alla memoria dell’ operaio
morto per infortunio, a me pare che la questione
dovesse essere senza importanza. Gli è che voi desideravate provocar disordini.,
— Non lo so. Il popolo deve affermarsi in ogni
occasione. Tutt'al più ci sarebbe stato qualche fischio.
— E qualche sassata. Ebbene, supponiamo che
avessero potuto costituire il pretesto per un casus
belli e che di fronte al nostro crescente disordine
sociale, di fronte al nostro esercito che voi tentate
di dissolvere si credesse giunto il momento di provocarci : che avverrebbe ? una delle due : o l’umiliazione, 0 la guerra.
— Nè guerra, né umiliazione.
— Eò ! E perchè ? • ;
— Perchè il proletariato l’impedirebbe d’ ambo
le parti.
— Ne siete sicuro ? Se codesta solidarietà esistesse, dovrebbe manifestarsi allorché si perseguitano i nostri fratelli italiani. Invece fuori ci odiano
e voi sentite ribollire il sangue, e ciò prova che la
testa non è sempre d’accordo col cuore, né la volontà con l’istinto. Ebbene, ecco il nemico alla frontiera. Accenderete voi la rivoluzione ? Cercherete
voi di paralizzare il nostro esercito togliendo le vie
ferrate e provocando le defezioni? Non credo. Voi
ritornerete docili all’impero dell’istinto e maledirete,
ma troppo tardi, aU’impreparazione nostra, perché
significherebbe la sconfitta e la sconfitta significherebbe il trionfo d’una tirannia delle più crudeli,
perchè le canne dei fucili stranieri non tremerebbero come tremano nelle mpi di coloro che vi son
fratelli.
L’altro mi internppe :
— Questi — disse — son ragionamenti di parrucconi pavidi. Ma guardiamo alla mèta e non ci curiamo di che può accader per via. Se altri son vili
noi non lo siamo e andiamo innanzi avvenga quel
che può.
— Il che significa — ripresi — che vi rassegnate a subire un esperimento in carpare vili. E
la frase non è fuor di luogo. Gli italiani son per le
fatiche grosse. Sostituiscono i caalies ed esperimentano, a beneficio altrui, là '¿rande incognita della
rivoluzione sociale. Infatti le nazioni non possono
non trarre ammaestramento da ciò che avviene in
fra noi e non mancano, credetelo, di trar profitto
dalla dissoluzione che voi disseminate nella nostra
Patria. Voi paralizzate la nostra vita e la vita altrui
si rinvigorisce ; voi muovete guerra agli armamenti
e altrove s’armano insino ai denti ; voi insinuate il
discredito, la minaccia, lo spavento, si che tutte le
nostre energie son compresse proprio nel momento
in cui l’Italia vede disegnarsi un’alba novella ricca
di meravigliose promesse. Or non è ardito pensare
che il disegno d’una Italia gloriosa e forte finisca
per impensierire chi ha tutto l’interesse di vedere
e forse di aiutare il nostro sfacelo.
— E che importa ? Per noi non c’è Patria. Il
nostro è vantaggio universale e il sacrificio d’oggi
sarà la gloria di domani quando non si avran più
barriere fra i popoli e questi non avran più nè Dio,
nè padroni.
— Nè Dio, nè padroni ? — esclamai — Oh no : voi
avrete un Dio che non è Dio e dei padroni che saran più padroni di quelli che voi volete combattere.
— Davvero? disse il mio avversario con aria
canzonatoria — Amerei saper come.
— Lo dirò in altra occasione — risposi — Ma
intanto pensate se non si ripete in voi l’errore funesto di confondere le cause con gli effetti.
E lo lasciai.
1^. Piva
fJlTTI E IPEE
Lange
Storia dd materialismo di F. A.
r ad u^um delphini. <
Merita di essere segnalato un fatterello cnrioso,
anzi curiosissimo, di cui è ispiratore il famigerato
Haeckel, patriarca del materialismo, costretto perciò
a fare il laudator temporis acti. Per Haeckel il
materialismo, come il cattolicesimo romano per Pio
X, è un’arca santa da difendere contro gli assalti
esterni e contro le mine interne ; cosa sintomatica,
giacché vuol dire che il pontefice mussino non reputa più il materialismo tanto evidente da poter
correre nudo e crudo per il mondo.
Ecco, in breve, quel che capita uno di questi
giorni : si vuol fare un’edizione nuova della famosa
Staria del materialisma, di F. A. Lange, opera
divenuta classica, sulla quale spesso i materialisti
si appoggiano come su autorità di primo ordine.
Benissimo; ma il Lange non era un fanatico,
come avrebbero voluto i caudatarii di Haeckel : anzi
il Lange si è lasciato trascinare ad ammirazione per
le idee religiose, pur non professandole, ed ha scritto
un capitolo, Cristianesima e libero pensiero, nel
quale dice senza troppi veli che « si deve attribuire
ili grandissima parte il nostfo, progresso intellettuale
e morale all’influenza delle idee cristiane »... Come
fare ? I materialisti tedeschi, allora, pensano che
v’ha un metodo molto comodo: sopprimere ciò che
non piace e non porta l’acqna al proprio mulino.
Ed Haeckel approva in vista della difesa della fqde...
materialista.
Cosi l’opera del Lange è stata mutilata qua e
là ; e il capitolo suaccennato è stato tolto completamente, perchè dicono gli editori, non ha importansa.
Non vi pare, lettori, di leggere ciò che facevano
ì confessori del re di Francia, quando dovevano curare un’opera ad uso del Delfino, che dovea essere
preservato accurataménte da ogni errore ?
Chi è il vero pazzo ?
Il dott. Binet-Sanglé ha pubblicato un libro così
intitolato : La folie de Jesus, son hérédité, sa constitution, sa phgsiologie. ragiona sul Chrétien
uno scrittore che firma Un vieil alieniste e che si
rivela davvero un competente, giacché egli rivede
splendidamente le bucce al dott. Binet-Sanglé.
Quest’ ultimo signore, adoperando argomenti bambineschi e sfoggiando una scienza malissimamente
digerita (confonde tutti i termini della scienza freniatrica allegramente !), vorrebbe provare nientemeno che Gesù fu un degeuerato, un illuso, un
fannullone, un vagabondo ecc... Parla di alcoolismo,
di eredità, di esaltazione et similia, e ne parla
come uno (dice giustamente il critico), il quale non
abbia mai veduto un alienato neppur da lontano.
Non vogliamo affatto seccare i nostri lettori,
confutando le affermazioni balorde del dott. BinetSanglé ; sarebbe stoltizia, quante volte al primo
venuto salti il ticchio di spropositare intorno alla
adorabile maestà del Redentore, fare la voce
grossa.
Noi ci contentiamo di segnalare la stranezza a
titolo di curiosità; fatto ciò, prendiamo con fine
dita il dott. Binet e lo collochiamo senz' altro accanto al povero, dimenticato Milesbo. E tiriamo
innanzi.
¿irte, Letteratura, Scienza
La
di
S. CrisogoBO in Trastevere
Per quelli de’ nostri egregi léttori che si dilettano di antichità e belle arti, trascriviamo dal
"Corriere d'Italia questo comunicato importantissimo del prof. 0. Marucchi, illustre archeologo :
Nel passato mese di giugno (Vedi Corriere d’Italia 30 giugno 1907) scrissi in questi fogli un ar-
4
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ticolo annunciando il mio sospetto che un antico
muro esistente in jUn sotteiT^eo sotto la sagrestia
della basilica di'è. Grisogono avesse appartenuto al
primitivo edificio cristiano, il quale esistendo già fin
dal secolo quinto non poteva ’ corrispondere coll’ odierna basilica mediovale, giacché in quel punto il
livello di Eoma nel quarto e nel quinto secolo era
assai più basso.
Ora sono lieto di annunziare che avendo io richiamato su questo monumento l’attenzione dell’illustre
comm. Corrado Eicci. direttore generale delle antichità, ed avendo egli ottenuto dal ministero un fondo
per fare ivi uno scavo, questo lavoro si é eseguito ed
ha avuto un ottimo risultato .in questi giorni mede
simi.
LA
LUQÆj
Noi abbiamo potuto ivi riconoscere infatti tutta
la parte inferiore dell’abside deH’antichissima chiesa
diS. Grisogono, la quale è decorata di pitture riproducenti una imbitazione dell’o/i«s sedile martnoreUM ; e questa abside misura oltre a quattordici metri
di diametro.
Abbiamo pure rinvenuto innanzi a questa abside
gli avanzi della confessione sotterranea della chiesa
suddetta, la quale era formata di un corridoio semicircolare che metteva capo ad una stanza rettangolare ove doveva trovarsi l’altare delle reliquie. E
questa forma è precisamente la stessa che si riscontra nella confessione di altre antiche basiliche
come ner esempio in Eoma ai Santi Quattro Coronati ed a S. Cecilia, ed in Eavenna a S. Apollinare
in Classe.
La confessione testé ritrovata a S. Grisogono doveva essere adorna di marmi e di pitture e di queste ultime abbiamo già cominciato a scoprire alcuni
avanzi di figure di Santi Che sembrano appartenere
al secolo incirca ottavo. ^
Questa confessione era poi ricoperta da un pavimento a lastre marmoree di cui si vede ancora la
traccia dell’ innesto nella parete dell’ abside, e su
questo pavimento era situato il presbiterio con 1 altare maggiore della basilica, oggi intieramente scomparso.
Da questa scomparsa risulta che allorquando il
Cardinale di Crema nel 1123 ricostruì l’antica basilica del Trastevere a quel livelib più alto che aveva raggiunto la città ai suoi tempi, egli costruì
il nuovo edifizio quasi tutto al di fuori dell’antico
e a destra di chi ne guardava l’abside ; e che allora egli tolse l’altare e gli ornamenti marmorei
dell’antica basilica trasportando tutto ciò nella nuova
fabbrica, come si fece in altre consimili ricostruzioni, abbandonando e sotterrando l’edificio primitivo.
Dell’antichissimo titnlus Grisogonì, di cui parlano le iscrizioni ed il liber pontiflcalis, noi vediamo
fino ad ora gli avanzi soltanto dell’ abside e della
confessione ; ma é certo gli avanzi di tutta l’aula
esistono ancora nella parte anteriore, e giacciono
nascosti in parte sotto il terrapieno dell’orto ed in
parte sotto le sepolture della chiesa odierna.
L’illustre direttore delle antichità ha promesso
il suo appoggio per ottenere nuovi fondi onde tutto
il sacro edificio possa completamente esplorarsi ; ed
è assai probabile che eseguendosi ivi uno scavo regolare e completo si possano ritrovare 11 sotto le
pareti adorne di pitture come si rivennero nella
sotterratìea basilica di S. Clemente. E questi dipinti
potrebbero avere una grande importanza per la
storia dell’arte, per la leggenda del celebre martire
ivi venerato, e per la memoria locale che dette
origine a quel titolo il quale fu uno dei più importanti dell’antica Eoma cristiana.
Oraeio Maracchi
tacciate di presunzione ; ma che nobili e colte energie
potrebbero, sé 10 volessero, rafforzare di molto le nostre file; convinte altresi cbe modestia è in tal caso
peccato, che al torrente dilagante del male è necessario opporre un torrente altrettanto dilagante di bene,
e per togliere il pregiudizio del biasimo di presunzione, noi invitiamo le giovani cristiane d’ Italia (1)
a mandarci quel che di meglio sapranno attingere nel
tesoro della loro anima e del loro cuore, riguardo ai
due temi seguenti :
!• A quale missione mi dedicherei se fossi li’
beva del mio tempo e delle mie azioni.
'2' Un racconto il quale riesca interessante, e
possa far del bene a giovanette popolane dai 15
ai 20 anni, che abbiano frequentato al più la terza
classe elementare.
Non si tratta di Concorso propriamente detto ; piuttosto di manifestazioni di buona volontà. Questo
non ci è sembrato tuttavia un motivo per non offrire
a titolo d’incoraggiamento più che di compenso due
premi, i quali per questa volta saranno
di L. 20 ciascuno ai due lavoretti migliori.
Siamo dolenti di dover costringere le fantasie in
lacci di tempo ed estensione, ma è necessario che il
numero delle parole non sia maggiore di 1000 pel
primo lavoro e di 1500 pel secondo e che i manoscritti sieno spediti prima del 20 Aprile prossimo
al seguente indirizzo: COmitato-Pro bonis litteris-Villino Giannone-Vomero Nuovo — Napoli.
E’ sottinteso che il Comitato promotore si ¡riserva
il libero uso dei manoscritti che gli saranno pervenuti. Ad ogni modo i migliori saranno pubblicati nelr Alba di Maggio o di Giugno.
Il Comitato promotore.
F*ro bonis litteris
Care amiche, ^
Convinte che nella lotta contro il male la parola
scritta ha, specialmente oggidì, nn valore straordinario^
convinte che nella nostra schiera di giovani cristiane
italiane molte tacciono per timore di non saper dare
forma artistica al pensier loro o per timore d’ esser 1
(1) Ci rivolgiamo unicamente alle donne, senza limiti
di età e di condizione.
momento, in cui l|i toPj^i^'idine, per circostanze ditterse,’ 'soor^V atteggiamento
messianico di Gesù e lo approva e ne è
conquisa, scoppia il trionfo...
Ma è un punto, vale a dire un istante.
Le linee convergenti, continuando, oltre
l’incrocioj nella direzione propria a ciascuna,
senza fermarsi dopo essersi incontrate, si
separano novellamente e fatalmente.
La diversa interpretazione data alla
parola Messia spiega perchè le due forze
non si confondano e non si uniscano dopo
il trionfo, che ne segna rincontro ; spiega
il voltafaccia della folla nel giorno del
processo ; spiega la catastrofe finale, per
cui il ramo di palma è sostituito dalla
croce rude dei romani.
E Gesù intende il profondo contrasto
e piange, insensibile alle grida di gioia,
che pur non ha voluto' far cessare !...
LEGGENDO L’EVANGELO
Il giorno delle Palme
{Luca XIX, 29-44)
Lo Spettacolo die offre la folla nel
giorno detto delie Paline non ha importanza per la sua teatralità, ed ognuno lo
intende ; ma ha importanza in quanto ci
offre modo di esaminare la folla in favorevoli condizioni di luce. Ed ha importanza
storicamente, in quanto v’ha qui il punto
culminante delle relazioni tra Gesù e la
moltitudine.
Gesù non ha cercato, nè suscitato con
azione diretta l’entusiasmo delle turbe, che
anzi Ei rifuggiva per temperamento da tali
manifestazioni (Giov. VI). Piuttosto vi si
sottopone ; ma, cedendo all’ondata che lo
investe, non vuol essere travolto e la dirige, vi afferma sè stesso cavalcando un
asinelio e presentandosi come Re di Pace.
Sottrarsi Egli non può : il momento è
terribilmente propizio alla manifestazione
entusiastica (pensiero espresso nella frase ;
le pietre grideranno). Opporsi Ei non può
nemmeno : comprometterebbe la propria
buona fama ed apparirebbe un pauroso
delle conseguenze da Lui stesso provocate,
negherebbe di fronte al popolo la propria
missione, giacché appunto nel compimento
della propria missione ha dato origine al
delirio del popolo.
PREGHIERA
Domenica, 12 Aprile
O Dio, grande è la pace di quelli che amano la
tua legge; tu mandi loro in benedizione la calma
celeste. Quand’anche la terra fosse scossa e i monti
fossero gettati in mezzo del mare, Dio è la nostra
fortezza, il nostro rifugio inviolabile. Quando ci
chiudiamo in noi stessi e fidiamo solo nelle piccole
forze, allora il giorno diventa notte, e la notte si
fa sette volte più oscura. Ma quando, o Signore,
ci espandiamo in te, non vi é più morte, nè affanno,
nè oscurità, nè pianto, nè dolore. Possiamo noi
essere ripieni della presenza di Dio !... Eccita in
noi. Signore, il desiderio di te, e, dopo averlo eccitato, soddisfalo. Amen.
ATTACCHI E DIFESE
Un jiudUio erralo di B. Croce
su Ruggero Bonghi
♦
• *
La cosa può avvenire, benché sembri
strana, perchè le due forze che si incontrano (Gesù e la folla) non sono parallele,
ma convergenti verso un punto solo ; la
messianità. La moltitudine vuole ed aspetta
il Messia, Gesù è e si sente il Messia ; nel
Benedetto Croce ha .voluto nientemeno che demolire Buggero Bonghi, come critico, come filosofo non
solo ma anche come cultore degli studi! religiosi. Ora
ci pare che il giudizio del critico napoletano sia errato specialmente riguardo agli appunti mossi al Bonghi come scrittore di cose religiose. Eicordiamo, a titolo di onore, che il Bonghi fu uno dei pochi uomini
politici nostri che ebbe una chiara idea del problema
religioso, e ne scrisse spesso nelle riviste, e specialmente nella sua Cultura. Ma è proprio vero come afferma il Croce, che il Bonghi non ebbe un proprio convincimento intorno a Gesù? Vediamo. Apro la sua
vita di Gesù e a pagina 495 leggo : « E eh’ egli, egli
solo (il Cristo), debba e possa essere il maestro di verità, è pur chiaro. Giacché chi ha f intuito del vero,
se gli manchi quello di Dio ? Che altro è la verità, se
non Dio? Che altro è Dio se non la verità? Ora chi
ha visto Dio, eccetto uno solo? E chi è stato quel
solo che l’ha visto, se non il flgliuol suo unigenito?^
Questi, che perpetuamente vigile e vivo, posa nel seno
del Padre, questi è solo in grado di esporlo, di comunicarne la cognizione ; e l’ha esposto e ne ha comunicato la cognizione, mentre viveva quaggiù, e lo fa
tuttora e lo farà sempre ».
€ Cosi abbiamo a pensare Gesù Cristo, e a credere
in lui ; Dio ab eterno, uomo nel tempo ; il mediatore,
per cui la natura umana è assunta alla divina, senza
che 1’ una si confonda con l’altra, non mai Dio iper
modo che scordi di essere stato uomo non mai cosi
uomo che scordi di essere Dio ; ecc. ecc. ».
Ci pare che queste parole debbano persuadere che
il Bonghi ebbe un proprio convincitnento intorno alla
persima del Cristo. Il Croce forse avrebbe voluto che
il Bonghi scrivesse una biografia critica di Gesù, alla
Eenaul. Ma altro fu il suo Intendimento chiaramente
espresso nella ¡prefazione, « Non conterrà nulla, (questo racconto dèlia vita di Gesù Cristo) che non sia
negU Èi?atg«ll,’'ò che ahWa altro fine 'cTie di chiarire
il Significato Mi qualche Ìor parola che paia'oscura W.
5
LA LUCE
E certo, da questo punto di vista, il libro del Bonghi è inarrivabile. Ed è ancor oggi molto istruttivo
quello che l’insigne traduttore di Platone scriveva nella
sua Calittra, in risposta ai clericali, e che costitniscè
tuttavia una risposta anticipata alle critiche del Croce.
Udite : « Quanto alla mia , vita di Cristo, intendo che
ai clericali paia un libraccio. Essa, difatti, non è .che
una traduzione degli Evangeli ; e questi devono parere
a simil gente un libraccio. Io non ho voluto far altro
se non dare un certo ordine cronologico ai fatti narrati nei tre sinottici e nel quarto Evangelio. Ho detto
di non voler far altro. Nel tradurre il testo, mi son
dato solo la pena di chiarirlo, dove ai lettori attuali
la parola di Cristo non riesce in tutto facile a intendere. Non è, a notizia mia, che nessuno abbia trovato
errata la mia traduzione o la mia dilucidazione, che
del resto, non è fatta a parte o in note, o in commenti, ma introdotta nel testo stesso. Non ho preteso
ad altra scienza, se non a quella che occorreva 'per
intendere bene. Se ho inteso bene, il mio libro ha
tutto il merito scientifico, che io volevo che avesse.
Non poteva averne altro e di più, se non mutando di
carattere o di oggetto, o diventando farraginoso, come
i clericali vogliono ». {La Cttltura, 18 Dicembre 1892).
Ci pare che il sin qui detto basti per affermare errato il giudizio del Croce su Buggero Bonghi, come
autore di una Vita di Oesìi.
Enrico CQeynier.
Froblemi di educazione e d'istruzione
H canfor della vita
Non è già di lui, del Maestro grande sulla cui
tomba ancora l’Italia piange e sparge fiori, non è di
lui e dell’ opera sua bella e feconda che intendo parlare. Tanti altri, tante penne migliori della mia, hanno
scritto di lui ; ed ancora a lungo si parlerà e si scriverà del suo ingegno e del suo cuore. Ma quello che
vorrei notare è un avvenimento, un consiglio che nasce da tutta l’opera e da tutta la vita di Edmondo
De Amicis, e del quale la nostra gioventù ha tanto
bisogno.
Allorché, giovinetto, egli mandò i suoi primi versi
a Manzoni, costui gli rispose che sentiva « il presagio d’un poeta ». E poeta De Amicis lo fu nel senso
più alto della parola, benché non scrivesse molti versi ;
poeta sereno e buono che portò sempre, tra le tristezze
degli uomini e delle cose, la fronte raggiante di speranze e di sogni ; e che il sorriso della poesia seppe
scovrire ovunque, sinanco nelle cose più umili e più
banali.
Sorriso, è vero, talvolta velato di lagrime ; ma pur
sempre sorriso, ma pur sempre speranza.
Ecco la voce dolce ed ammonitrice che mi sembra
uscire dalla tomba di De Amicis : La nostra età ha
bisogno di poeti, ma di poeti veri, invaghiti del bello
e del buono, pronti a cercarlo e a trovarlo dovunque,
su questa terra benedetta da Dio. Un soffio gelido di
pessimismo sembra passare sulla nostr’arte e sulla nostra
gioventù. Non si crede più al Bene, s’irride all' ideale,
si getta la spada prima ancora di aver combattuto ; lo
scherno sembra voler tutto distruggere, gettare nel
fango i più nobili affetti del cuore umano eppure vi
é tanta sete di amore nel mondo! Tanta che, ahimè!
queir amore medesimo si trasmuta talvolta in odio ;
tanta, che esso diventa per molti . cuori la maggiore
sventura 1 Ecco perchè, sotto quel gelido soffio, i fiori
dell’anima nostra, le soavi aspirazioni della giovinezza,
illanguidiscono e muoiono ; il mondo ci appare arido
deserto, e, stanchi e scoraggiati viandanti ci abbandoniamo, senza forza, alla corrente della vita.
* ÜC
*
* «
E questo consiglio tanto più lo dobbiamo seguire
noi, discepoli del Cristo, a cui trcippo spesso fu erroneamente attribuito l’odio alla vita ed alle sue giòie ;
lo dobbiamo fare per difendere la nostra bandiera dalle
accuse di chi, come Carducci, crede che la fede nel
Crocifisso « cruccia gli uomini » e tolga loro là gioconda visione delle terrestri primavere ; lo dobbiamo
fare perchè non è uomo e non è cristiano chi non sente
nel proprio cuore l’eco di tutto quello che vi è di hello
e di buono quaggiù.
ÜC
4: 4:
Edmondo De Amicis non ignorò gli umani dolori, nè
come artista nè come uomo ; soffri assai nella sua vita
e gli fu persino rimproverato di avere troppo facile la
sorgente delle lagrime. Egli, come ognuno di noi. seppe
le angoscio del disinganno, della separazione, della
morte, tutto quello che la vita arreca di fatale e di
mesto. Eppure, sino all’ultima sua ora, egli sorrise ; e
quel sorriso, nato dall’amore, è il suo miglior retaggio.
Non così insegna De Amicis nell’opera sua mirabile.
Leggete i suoi libri, dai primi scritti giovanili sino
alle novelle che la sua mino forte vergava negli «nltimi giorni. Dovunque regna sovrano l’affetto, il cttor$,
ohe non è solo il titolo di un suo capolavoro, ma paranco la sintesi di tutta l'opera sua. Ma vi regna nn’altra cosa ancora: quel sereno e placido concetto
della vita che le nuove generazioni sembrano avere
obliato, l’indulgenza per tutti gli errori, la pietà per
tutti i dolori... Ah ! ben disse * Vamba » in un articolo commemorativo di De Amicis che, dal suo sepolcro ancora, egli esorta la gioventù ad vita !
*
* ¡Ü
Se ameremo, come lui gli uomini e le cose, (e forse
meglio di lui se saremo più vicini aH’eterna Persona
di Cristo) anche noi troveremo il segreto di quel sorriso, supremo conforto della nostra esistenza.
Elsa Cleeieo
QUE5TIONI 30CI/IU E nORALI
XJn Salvatore di bimbi sperduti
Nel magno giornale genovese « Il Caffaro » in data
23 Marzo, è apparso un articolo intitolato ; « Un salvatore dei bimbi sperduti » e firmato da Maria Bianchini Scherrer . Il salvatore è il dott. Barnardo a
tutti noto e l’articolo è degno di qualche osservazione.
L’articolo desta il nostro interesse allorquando descrive la visita di uno dei bimbi sperduti di Londra al
giovane studente Barnardo ; sveglia la nostra simpatia
quando descrive Barnardo trascinante nell’East End di
Londra tutta una comitiva di dame e di gentiluomini
in abiti di seta, affinchè constatassero de visu gli orrori che egli aveva loro narrati sedendo ad una tavola
sfarzosamente imbandita ; suscita il nostro amore quando
ci mostra Barnardo che apre successivamente i suoi
ospizi per l’infanzia abbandonata, i suoi asili, le sue
case di lavoro, i suoi istituti di educazione, le sue
farms.
Ma l’articolo perde di valore e diviene ingiusto,
quando dice : « Per completare lo schizzo sul grande
filantropo, salvatore dei piccoli sperduti, non nascou'
deremo però un difetto nel di lui carattere. La luce più
brillante getta qualche ombra e così ne gettò il carat'
tere cristallino di questo uomo raro. Non poteva aste
nersi dal mischiare la sua religione alla grande opera
beneficiente, volendo fare della propaganda protestante
fra quei fanciulli, che dipendevano eslcusivamente dalla
di lui autorità. Questo particolàre zelo, cosi male a
proposito, gli caupò molti attacchi dai preti appartenenti ad altri fedi e sette. È l’ironia crudele della
vita : la religione invece dì riunire le genti, qualche
volta li divìde ».
Secondo l’autrice dell’articolo, da religione non dovrebbe mai dividere ma sempre unire, ed a prima vista quest’idea sembra perfettamente giusta; ma con
sultiamo in proposito il nostro divin -Maestro. Nel
Vangelo di Matteo (X, 34 e segg.) troviamo questa
espressione : « Non pensate che io sia venuto a mettere
pace in terra; io non sono venuto a mettervi la pace
anzi la spadai.. » (vedi Luca XII, 51). Da questi passi
noi vediamo che Cristo, il principe della pace, è l!eroe
del combattimento : Egli vuole combattere l’errore
ovunque s’annidi, comunque si difenda. E’ impossibile
che l’errore possa unirsi con la verità, la luce con le
tenebre. E’ vero che un giorno la religione non dividerà
più gli nomini, ma sarà solamente quando tutti gli
uomini saranno uniti in Cristo.
Fintanto che le parole del Cristo, l’amore del Cristo,
la vita e la morte del Cristo continueranno a giungere
al cuore ed all’intelletto dei fedeli attraverso il falso
prisma del romanesimo papale, certo la religione dovrà
continuare a dividere gli uomini. ! ..
Dice inconsciamente bene l’autrice dell’articolo
« Non poteva astenersi dal mischiare la sua religione
protestante alla grande opera beneficiente... ». Io me
l’immagino facilmente questo dott. Barnardo, in mezzo
a quelle migliaia di bambini che aveva potuto strappare, con Taiuto dì Dio, alla fame ed al vizio. Come
doveva godere neU’intimo del suo-cuore buono, scorgendo quei Visi paffutelli, quegli occhi ripieni dalla
gioia della vita, udendo le loro allegre risa infantili l
Ma quando passeggiava per la campagna cosi ben coltivata dai suoi < figliuoli », oppure quando si ritirava
nella solitudine della sua camera,vtestìmone silenzioso
delle sue veglie, delle sue preghiere ardenti e fors’anche
dei suoi pianti, sentiva una voce che rimbombava nella
camera e diceva : « Non basta ! Non basta! » Chi parlava cosi ? la sua coscienza cristiana. Egli aveva fatto
il primo passo nella via del bene ed era stato abbon- '
dantemente benedétto ; aveva dato a migliaia di poverelli, pane, abiti, ricovero, istruzione, tutte cose belle e
buone, necessarie ;' ne mancava una però, la vera, là
sola assolutamente necessaria: il pan di vita! — Che
serve ad un uomo di guadagnare il mondo intero, se
perde l’anima sua ? — Ma cosa diranno e faranno i
sostenitori deU’opera mia che appartengono ad altre
confessioni ? Sarò io causa, col mio zelo della morte di
quest’opera così bella e buona ? E la- voce della sua
coscenza profondamente cristiana rispondeva: Fa quello
che credi essere il tuo dovere e lascia il resto a Dio !
E Bentalob
racime pi storia
Il terremoto del 1808
In quest’epoca appunto ricorre un secolo dacché
le Valli Valdesi furono funestate da un terremoto
che causò molte rovine e, per parecchi mesi, tenne
in sospeso le popolazioni delle Valli del Pellice, e
del Chisone.
Era il 2 aprile 1808, verso le 5 di sera, quando
una scossa tremenda di terremoto mise sossopra gli
abitanti dei‘due bacini, spingendoli fuori dalle case.
Ancora pieni di stupore, stavano guardando le
loro vetuste dimore tutte screpolate quando una
nuova scossa fece crollare i muri ed i tetti. A questa circostanza, deU’esser .le case rovinate solo alla
seconda scossa, si deve se, per grazia di Dio, non
vi fu alcuna vittima umana, tranne una povera
giovane imbecille.
Dopo una notte, trascorsa negli orti fra mille
terrori e mille disagi in questa fresca stagione,
vedendo che le scosse non accennavano a cessare,
anzi, facevansi vieppiù frequenti, quei valligiani si
estesero pei campi rizzandovi delle tende, sotto le
quali trascorsero tutta la primavera e l’estate. I
principali danni si ebbero alla Torre, a Lnserna ed
anche a San Germano; ove eranvi diverse case moderne e civili. I luoghi pubblici, segnatamente le
Chiese, furono assai danneggiate.
Non eran trascorsi due anni dairinaugurazione del
tempio nuovo di San Giovanni, negato da secoli sotto
il régime Sabaudo e costrutto alfine sotto il regno
di Napoleone, quando la catastrofe del 2 aprile venne
a rovinare in gran parte qnell’opera monumentale.
Anche Pinerolo partecipò in qualche misura ai
danni di questo terremoto. »
Il governo imperiale fece quanto potè per alleviare le sofferenze delle popolazioni colpite dal disastro. Mentre il prefetto di Torino raccoglieva
50.000 lire. Napoleone ne metteva 500.000 alla
disposizione dei commissari incaricati della distribubuzione dei soccorsi.
Una commissione scientifica presieduta dal dotto
Vassalli-Eandi, dell'Università di Torino, fu mandata
nelle Valli a raccogliere dati e a studiare le cause
del fenomeno ; sono interessantissime le osservazioni
consegnate nella loro relazione che fu data alle
stampe.
Intanto il suolo era in uno stato, direi, di barcollamento, quasi continuo, interrotto ogni tanto da
scosse più violenti. Il giudice di pace della Torre,
Paolo Appia, incaricato dai Commissari di registrare
tutti i fenomeni che potesse segnalare, annoverò in
due anni, più di quindicimila scosse, di cui, ad esempio, trentadne in una stessa notte. Varii incidenti
aggiungevansi al pauroso vacillare di ogni cosa :
fonti antiche sparivano, altre nuove sgorgavano in
luoghi asciutti, altre ancora presentavano caratteri
curiosi durante le scosse, rupi rotolavano dai monti
6
«
LA J.UCE
COQ gran fracasso, esalazioni di gas, che, accendendendosi al contatto dell’atmosfera, s’innalzavano come
globi di fuoco; ano sorse in mezzo alla tenda di
una famiglia della Torre, un’altro fu visto da parecchi alzarsi al cielo dalla vetta di Vandaiino.
Però, a partire daU’autunno del 1808, la stagione
fecendosì fredda e le scosse meno forti, le famiglie
rientrarono nelle loro dimore riparate alla meglio.
Quando ogni pericolo parve allontanato, si fecero,
con i’aiuto dei soccorsi governativi, i ristauri in
modo così completo che non è rimasta nessuna traccia visibile di quel lattaoso evento,.
GloV, Jsilla
La dottrina cristiana spiegata al popolo
I tre primi eomandamenti della legia di Dio
D. — Dove sono riferiti i diedi Comandamenti della
Legge di Dio, ossia il Decalogo ?
E. — Nel Gap. XX dell’Esodo.
D. — Qual' é il primo comandamento.
E. — «.Io sono il Signore Iddio tno¿..>i;Non avere
altri iddii davanti a me ».
D. Qual è il senso di questo comandamento ?
E. — Esse proclama 1’ adorazione del solo vero Dio,
escludendo il politeismo sotto tutte le forme : paganesimo, superstizione (Dsnt XVIII. 10-12) culto degli angeli, della Vergine, dei Santi, il quale culto è
una pretta contraffazione della Cormmionc dei Santi
che è glorioso articolo del Credo cristiano. (Matt. IV.
10, Col. II. 18 ; Apoc. XIX. 10, Oiou. II. 4. Matt.
XII. 47-50). Esso condanna pure l’idolatria del cuore,
la confidanza in altri che in Dio {Ger. XVII. 5), 1’ amore di sè stesso e del ‘ mondo (i. Giov. IL 15-17).
Esso ordina di amare Dio e di servirlo, (i. Giov. V.
3 ; iffl«. XXII..37).
D. — Qual è il secondo comandamento?
E. — « Non farti scultura alcuna, nè immagine,
alcuna di cosa che sia in cielo di sopra, nè di cosa
che sia in terra di sotto, nè di cosa che sia nelle
acque di sotto alla terra. Non adorar quelle cose e non
servir loro, perchè io il Signore Iddio tuo son Dio
geloso... ».
D. — Qual è il senso di questo comandamento ?
R — Esso completa il primo vietando il culto idolatrico delle immagini. Si badi bene; Questo comandamento non vieta puramente e semplicemente il fare
statue e pitture per qualsivoglia uso. E neppure vieta
r uso di immagini e pitture nei luoghi di culto a scopo
ornamentale, estetico, storico, commemorativo, simbolico, pedagogico. Difatti, lo stesso libro dell’ Esodo ci
fa sapere che nel santuario v’ erano due Cherubini
d’ oro che coprivano con le ali il propiziatorio. {Es.
XXV. 28, 29, 30 ; 1. Be VI. 23-29). Erano figure simboliche coteste. E ciò prova che il secondo comandamento per opporsi all’ idolatria non sente il bisogno
di doventare iconoclasta. Esso vieta il Culto religión
delle immagini e delle sculture ; non altro. Il senso
del comandamento ci è dato dalla frase ; non adorar
quelle cose e non servir loro. Nessuno ha il diritto di
«stenderne la portata fino a vedervi proibito l’uso
simbolico delle opere d’ arte della pittura e della scultura che, viceversa vediamo ordinato in quel medesimo Antico Testamento tanto austero nelle sue proibizioni d’ ogni parvenza d’idolatria, e tanto sollecito nel
prevenirne il pericolo.
D. — Spiegate la frase « Dio geloso » contenuta in
questo comandamento, f
E. — Evidentemente, non si tratta qui di una ge
losia umana prodotta da diffidenza e accompagnata da
odio. Dio è geloso del suo popolo nel senso che egli
▼noi essere T unico oggetto dell’ adorazione di esso.
Perciò, quando il popolo d’Israele gli preferisce Moloc,
Astarte 6cc. ed abbandona gli altari del ver9 Dio, Iddio non può certo gradire una tal cosa. Ecco che cos’è
la gelosia di Dio. Se si cambiano i nomi.; se si mette
invece dell’ Israele antico T Israele nuovo, il popolo
cristiano, si ha sempre lo stesso Dio e la stessa gelosia. Dio è geloso oggi come 25 secoli fa. Egli non
sopporta che coloro che ha chiamati alla salvezza e
che hanno accettata la parola della vita sacrifichino
ad altri iddìi. Egli è geloso quando preferiamo a lui
qualcuna delle nostre passioni, quando' facciamo della
nostra cupidigia, della nostra avarizia, del nostro ^oìsmo delle vere divinità. •
D. — Ma perché punire l’ iniquità dei padri nei
figli ? s
E. — Badate : qui non si tratta di punizione individuale', chè in tal caso lo stesso antico Testamento
insegna come soltanto colui che avrà peccato né porterà la pena. (Ez. XVIII. 20). Il Decalogo s’indirizza
ad un popolo, e non v’ è da stupire sé vi troviamo
gittdigii generali. Si noti poi che la legge di Dio è
accompagnata da una doppia sanzione; 1’ una infallibile, inevitabile, ma lontana e che lascia che qualche
volta in questa vita trionfino i colpevoli ; T altra prossima e compientesi quaggiù. Se nel Decalogo si trattasse della sanzione finale, le parole del 2* comandamento sarebbero inintelligibili. Ma si tratta della sanzione temporale. E queste parole non sono altro che
T espressione di un fatto che si compie tutti i giorni.
Le nostre azioni portano conseguenze che spesso si
estendono fino ai figli per la solidarietà umana. Eipetiamolo : in tal senso — cioè come espressione di un
tal fatto — vanno intese le parole in questione ; e
non al di là di cosi.
D. — Qual è il terzo comandamento?
E. — « Non nominare invano il nome del Signore
Iddio tuo ».
D. — Spiegate il senso di questo comandamento.
E. — Esso racchiude varie proibizioni ;
a) Di adoperare il nome di Dio come una vana
parola, senza necessità, per abitudine.
b) Di bestemmiare, cioè di offendere Iddio con parole ingiuriose ed em.^iè,^,Prèsso gli Ebrei il bestemmiatore era lapidato. {Lev. XXIV. 16).
c) Di fare delle imprecazioni, cioè di invocare sopra di sè 0 sopra il Iprossimo la collera o la vendetta
dì Dio {Bom. XII. 14 — Matt. XXVI. 74 ; XXVD. 25).
d) Di fare dei .giuramenti falsi {Zacc. V. 3. 4;
Lev. XIX. 12 ; Matt. V. 33-37).
Il giuramento è un atto col quale si afferma o si
promette qualche cosa prendendo Dio a testimonio (2
Cor. I. 23 - Dent. X. 20). Si dichiara cosi che, se non
si dice la verità, o se non si mantengono i proprii
impegni, ci si sottomette avanti al giusto giudizio di
Dio. Quando, in circostanze eccezionali o molto importanti, si prende Dio a testimonio, il giuramento non è
contrario all’ Evangelo, ed è permesso esigerlo nell’interesse della verità e della giustizia. Ma nelle circostanze ordinarie esso non deve essere adoperato fra i
cristiani. (Matt. V. 33-37).
o. 1.
Informazioni
H.oma — 17. C. D. G. Domenica 5 Aprile
le Unioniste vollero dare una piccola festa in onore
della loro Presidente, Signora Schiavoni, che tanto
contribuì (e contribuirà ancora) allo sviluppo dell’U.
C. D. G. Benché improvvisato, il trattenimento fu
molto animato e le parole che la signorina Fiore e
la segretaria Signorina Ugonotti pronunciarono espressero pienamente i sentimenti 'di riconoscenza e
di simpatia che tutte le Unioniste serbano per la
loro Presidente. Ella rispose loro con parole affettuose e commossa ringraziò tutte lo Unioniste delfaccoglienza fattale.
Le furono offerti fiori anche da parte dell’A. C.
D. G. e le ignorine Sesti, Fiore e Medugno diedero prova della loro valentia come cantanti e come
pianiste.
Speriamo che sotto una guida cosi esperta e valente come quella della Signora Schiavoni l’U. C.
D. G.' si estenda ancora e produca sempre migliori
frutti. .E.
Firenze. — La scorsa settimana ha recato un
grave lòtto alla famiglia evangelica fiorentina, con
la morte della Signora Emma Conti-Vezzosi, madre
e sposa affettuosa quant’altra mai, conosciutissima
per la sua bontà d’animo, per la carità infinita, per
la fede sincera e l’instancabile apostolato cristiano.
Il trasporto, che ebbe luogo il 25 marzo u. s.,
fu una commovente dimostrazione di affetto e di
; stima. Nel corteo, dopo la famìglia — che seguiva
immediatamente il feretro — prendevano posto, oltre un numeroso stuolo di amici, e parenti, vari
impiegati dell’Ufficio Tecnico di Finanza — colleghi
itutti^del consòrte della definite — col loro ingegnere Slg. Cesare Bagnoli, il presidente dott. Teo
doro Longo e vari rappresentanti dell’Associazione
Evangelica dei Giovani, l’Unione Cristiana delle
Giovani, vari pastori e studenti in teologia ed
altri.
Tra le molte ghirlande, che coprivano letteralmente il carro funebre, spiccava magnifica una croce
di mammole dell’Unione Cristiana delle Giovani ; nè
meno belle apparivano quelle degli Impiegati delrUfficio Tecnico di Finanza, delle famiglie Signorini,
Rossi-Eostagno, De-Vecchi, Guerra, Zenti, Del Taglia,
Gabellini e Tallio Del Bigio, il giovane che la povera estinta aveva tratto a sé, sottraendolo a un
duro mestiere.
Al cimitero, dove il corteo era atteso da numerose
persone, presiedette il servizio funebre il pastore
Sig. Giovanni Eochat, il quale, rievocando la figura
della defunta, ne mise in rilievo le grandi virtù e
l’opera di fervente propagandista.
Parlò poi il dott. Longo per l’A. C. D. G. e
chiuse la mesta cerimonia il prof. Rostagno, con
una ispirata preghiera.
La signora Emma Vezzosi lascia di sè un vivo
rimpianto.
Perchè ella era una di quelle soavi creature, fatte
di amore, di fede, di carità cristiana ; una di quelle
anime elette, che, una volta avuto il dono dello
spirito, ne spandono tutt’mtorno i benefici effluvi.
Eccola a Marciana-Marina, a Portoferraio, a Livorno, a Pisa e infine a Firenze. In queste tappe
gloriose del suo pellegrinaggio quaggiù, ella lascia
l’impronta deU’anima sua nobilissima e della sua
infinita bontà. La sua casa è il ritrovo dei vecchi
veterani della fede e dei nuovi adepti, non ancora
tocchi dal suggello del fuoco ; il ritrovo di vecchi
pastori e di giovani studenti. Alla sua porta non
indarno si picchia... e se ne ritorna consolati.
Quando il male l’afferra lentamente, inesorabilmente,
ella l’accetta con rassegnazione. Non dicono i sacri
testi che il Signore colpisce quelli che ama ? Ella
dunque porterà la sua croce ; le sue ossa tritate
festeggeranno è canteranno inni e laudi all’Etefno.
Quando il.male gravissimo costringerà la famiglia
ad affidare la povera cara alle cure d’un valente
chirurgo, ella seguiterà l’opera sua ed esorterà i
suoi medici alla fede.
Povera e dolce creatura ! Ormai ogni speranza é
svanita. Ella morrà : lo sente. E manifesta l’ultimo
suo desiderio.
— Cantatemi — ella dice — cantatemi, quand io
non sarò più, il mio inno * 0 beati su nel cielo * !
E nella notte del 23 Marzo, alle 11. 30, ella
s’invola serenamente, con sulle labbra il sorriso
dell’anima ; e va col Signore, col suo Signore che ha
tanto amato.
Umberto Cicetti
Campiglia de’ Berici —// Qassettinoò\
Venezia reca :
Ieri l’altro a sera a Campiglia dei Berici ebbe
luogo fra tutti gli operai della Chiesa evangelica la
consueta < ganzega ».
La festa ebbe luogo nella sala terrena della Chiesa,
sopj-a il tetto di questa sventolava la bandiera tricolore.
Alla festa intervennero il pastore evangelico prof.
De Michelis, il sig. Dalla Fontana, il sig. Tosotto
ed altri.
Dai paesi vicini si recarono sul luogo molti evangelici.
La festa si protrasse fino a tarda ora nella più
perfetta tranquillità.
Torino (B. M.) —L’ultimo Mercoledì di Marzo
la Sig.na Erminia Pons, studente di Belle Lettere
all’Uaìversità di Torino, ha dato alle Signore dell’Unione Cristiana delle Giovani e. della Società di
Cucito, una conferenza sul libro Anime dormienti
di Dora Melegari.
' La signorina Pons fece della ormai celebre opera
un commento libero, durante il quale le ascoltatrici
ebWro occasione più volte di afferrare le vedute
originali e i giudizi meditati della conferenziera.
7
LA LUCE
Milano (if) — Luuedi 6 coir., nella nostra
chiesa di S. Giovanni ¿in Conca, presente un numeroso pubblico di fratelli ed estranei.,venne celebrato
il matrimonio del nostro amico carisèimo sig Gaspare
Gandini con la sig.na Anna Borgia, figlia del venerando pastore sig. Damiano Borgia.
La benedizione venne impartita dal pastore sig.
B. Revel. Egli rivolse parole di circostanza ai cari
sposi e concluse esortandoli a trovare nel libro di
Dio quella pace, quella gioia, qneiramore che il
mondo non può dare.
Alla coppia gentile vadano i nostri più sinceri
auguri di felicità. Iddio voglia far scendere sopra
di loro le sue benedizioni.
___ r
Portland (Oregon, Stati Uniti)—Riceviamo
una lettera interessantissima del fratello Umberto
Cereghino, nella quale sono molte rallegranti nuove
intorno all’opera evangelica che in Portland da quattro mesi è stata intrapresa dalla Prima Chiesa Unita
Presbiteriana d’America.
Lo spazio ci manca per riprodurre Tiatera corrispondenza. perciò riferiamo le cose principali.
Il fondatore dell’opera di evangelizzazione fra gli
italiani di Portland è stato Gaetano Lizzi, un fervente cristiano e lavoratore instancabile, il quale
presentemente funge da colportore e da ministro- in
attesa che qualche pastore italiano, ansiosamente
desiderato da que’ fratelli, voglia recarsi a nutrire
quella nuova greggia. Gaetano Lizzi è di S. Giacomo degli Schiavoni (Campobasso).
Egli è molto osteggiato dai preti, come si può
facilmente immaginare ; ma il nostro corrispondente
assicura che l’ostilità non fa se non aumentare l’interesse per l’Evangelo.
In occasione del funerale di una bambina, figlia
d’un fratello del Cereghino, l’Evangelo fu annunziato a molti cattolici romani, che ne rimasero impressionati favorevolmente.
Voglia Iddio benedire il lavoro che si fa nel suo
Nome e alla sua Gloria.
DIBLlOQRflPIA
Un nuovo libro dell’ abate A. Loisy. — Nel corso di
questa settimana sarà posto in vendita un libro del
-Loisy intitolato : Quelques lettres sur des questions
actuelles et sur les événements recents.^ L’edizione è
di 4000 esemplari, che sono già stati tutti accaparrati
da’ librai. Si tratta di un volume di 295 pagine contenente lettere scritte ad amici e ad avversarii, alcune delle quali sono, si assicura, piccoli capilavori
di polemica arguta, intelligente e cortese.
Si prevede che la pubblicazione farà un grandissimo rumore ; noi non mancheremo di tenere informati i nostri lettori.
*
* *
Vita — Rivista di azione per il bene. — Sommario
del Num. 5 del 15 marzo 1908, Anno V. — Jf., Un
fanciullo, S. De Amieis, Ciò ohe pensava del teatro
bordello ? P. Bassi, Igiene o mov&le'i Spicilegio (Sposi).
Bibliografia (Ruskìn, Fogazzaro, Orsi). R. Bettazsi,
L’educazione sessuale. Scherìnagliette (I loro morti e
viceversa - I fatti altrui, m. q.). Notizie,—Battaglie
(Giornali e riviste). La nostra azione — Posta aperta.
Souvenirs et pensées — Josephine. — E. Butler —
Saint - Blaise — Foyer Sólidariste - 1908 — L. 3,50.
Il Foyer Sólidariste ci viene abituando alla pubblicazione di ottimi libri. Dopo quelli del Fromel, dopo
il caratteristico e potente libro del Kutter, ecco ora
un volume che vorremmo vedere in tutte le famiglie
evangeliche.
Ci sono dei libri che fanno piàngere, ed altri che
fanno pensare, questo fa piangere e fa pensare. Il
nome della Sig.ra Butler è legato ad Una lotta epica
contro l’immoralità e pel rilevamento della donna caduta ; e chiunque si sia, anche per poco, occupato
della terribile quistione della corruzione della gioventù, specialmente nei grandi centri, non può non
essersi imbattuto in questa nobile figura di eroina,
onore del protestantesimo evangelico, alla quale tante
giovani donne sono debitrici del loro rilevamento
morale.
Il libro ci narra a rapidi tratti la vita della Sig.ra
Butler, ed essa stessa ci espone come le venisse maturando nell’animo il disegno di por’ inano ad una’
crociata per la quale dovette incontrare scherni, ingiurie, oppressioni, e corse gravi pericoli ; avendo
però infine la gioia di vedere una numerosa schiera
di uomini e di donne riunita intorno a lei per compiere un’opera che va dall’ azione diretta di rilevamento, morale e religiosa, a quella sociale e legale
del riconoscimento di diritti, finora una gran parte
calpestati nelle legislazioni dei vari Stati.
L’ultima parte del volume contiene dei gioielli di
meditazioni, e mostra come questa donna non fosse
solo un gran cuore, ma una mente potente capace
della più profonda indagine psicologica.
M. Falchi
He
H: *
Harald Hoffding, Storia della Filosofia Moderna. —
Traduzione dal tedesco del prof. P. Martinelli. Torino,
Fratelli Bocca Editori, 1906. — Due grossi volumi in
8‘ — Prezzo Lire 25.
Araldo Hoffding, professore all’università di Copenaga, occupa un posto eminente tra i filosofi con'
temporanei. Le sue opere sono apprezzatissime non
solo nella sua patria ma in tutti i paesi ove fioriscono gli studi filosofici. Il « Saggio d’una psicologia fondata sull’esperienza • ha avuto già parecchie
edizioni in danese, in tedesco, in inglese, in francese,
in russo e perfino in polacco. Importantissimi sono
pure la sua « Etica », gli studi speciali su « Kirkegaard come filosofo • e su * G. G. Rousseau e la sua
filosofia • ed altre opere non poche.
La Storia della filosofia Moderna è una dotta e
diligentissima esposizione della storia della filosofia
dalla fine del Rinascimento al 1880. La ricchezza delle
informazioni, la felice disposizione dèlia materia e la
chiarezza della esposizione ne fanno una delle più
pregievoli opere del genere, utile tanto a chi miri
solo ad acquistare una conoscenza generale del movimento filosofico moderno quanto a chi voglia darsi
a studi più profondi e speciali.
Ai lettori italiani potrà spiacere che l’Autore non
parli della filosofia italiana del secolo XIX. La ragione sta in questo, ch’egli ha vqluto limitarsi ai filosofi, che hanno esercitata un’ influenza notevole
sullo svolgimento generale del pensiero (*) : perciò lascia anche da parte la filosofia dì paesi scandinavi, che
pure doveva interessarlo in modo specialissimo. D’altra parte — e per la stessa ' ragione — egli dà un
posto importante al movimento del pensiero italiano
al principio della filosofia moderna, parlando estesamente, non solo di Giordano Bruno e Tommaso Campanella, ma di Pietro Pomponazzi, Nicc. Machiavelli,
Bernardino Telesio, Leonardo da Vinci, Galileo Ga^
lilei.
Tutti gli studiosi di filosofia devono essere grati
agli Editori Bocca di aver dato quest’opera in veste
italiana. Speriamo di vederla presto seguita dalla
traduzione italiana dell’altra opera dello stesso autore,
che ne è il complemento : « I filosofi contemporanei »
N. Tourn
APPKNDICE
EROINE YHLDESI
'• ■'A.i
(*) E nel secolo XIX non vissero fórse in Italia il Gioberti,
il Rosmini, il Eomagnosi, il Galluppi eec. ? (N. d. D.)
•r •
Vito Garretto Direttpré responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
LINDAU (Lago di Costanza)
Collegio femminile Fi otestonfe
Scuole Superiori — Istruzione Scientifica
— Musica — Pittura — Lavori manuali
artistici.
Insegnamento pratico di economia domestica — Preparazione agli esami di
Francese e d’inglese; straniere interne per
facilità di ,conversazione.
Posizione magnifica, clima dolce. — Parco
— bagni nel lago. — Retta, (insegnamento
compreso) L. 1125 all’anno.
Per programmi e referenze scrivere al
sig. Pastore Tronmiiller o alla Direttrice
signorina El. Burger. '
ili
' »ÓNOLOGHI DI TEOFILO'GAY
9lnna Qhlgo
iGorU.éMne \ vedi N. precedi)
Ah! che figqra farei presso di^lorof come scomparirei e farei sóompàrir il mio sposò,quando s'accolgono
nella lor dimora persone del Ipro Ceto ?
Perciò gli ho detto, per quanto a malincuore, ch’egli sbagliava e che non ero io la sposa da Dio destinatagli.
Come lo rattristò la mia risposta ! Qual dolore lessi
nei suoi begli occhi ! Eppure seppe contenersi e dal
suo labbro non uscì un accento aspro. Solo inchinandosi rispettosamente nel prender commiato, disse :
Signorina, non dispero ancora. ’
Un mese è trascorso da quel giorno, ed ei non é
tornato, ed io non saprei dire se ne fossi lieta o
triste
Ma oggi, al posto suo, eccomi giungere questo messaggio, il quale, meglio della sua presenza stessa, mi
mostra quanto mi ama. Oh Itegli deve aver capito ohe
solo scrupoli di coscienza mi trattenevano dal lasciar
parlar il mio cuore che è suo ; ed egli, per vincerli e
levarli di mezzo, non esita ad invocar l’intervènto di
quell’ autorità che sola è da tanto. Si è presentato al
sinodo pregándolo di persuadermi che le mie obbiezioni non son fondate eche lo posso sposare con coscienza franca e libera.
Ed il Sinodo ha annuito al suo desiderio e mi ha
fatto scrivere dal Suo moderatore in quel senso.
Oh! come lo stimano dunque tutti i nostri pastori,
il signor Valerlo ; poiché fanno ora per lui un passo
che non credo abbian mai fatto per altri !
Come potrei resistere ancora ? Dio che investiga i
cuori, legge nell’ anima mia che non voglio fare altro che la sua volontà. Ora questa volontà Ei me la
fa indicare dai suoi ministri radunati in solenne consesso. Son libera d’ accettare come sposo quegli che
il mio cuore ama. '
Dio che nella sua Provvidenza ha permesso che Valerio mi amasse che dico? che ci amassimo, mi darà
Lui quanto ancor mi manca per farlo felice.
Non permetta mai che la fortuna che mi tocca mi
renda superba, ma educhi il mio cuore e mi elevi
r anima affinchè possa diventar la vera compagna di •
colui che m’innalza fino a lui.
Mia casetta cara, non ti dimenticherò giammai ; tornerò con lui a passare sotto il tuo tetto ore benedette,
di tanto in tanto.
Genitori diletti, cui debbo d’esser quel che sono,
cioè tale da essere amata da,.Valerio, saremo in due
ora ad amarvi teneraméuté ed a farvi festa quando,
potremo avervi fra noi.
Canta, cuor mio, non comprimer più i suoi palpiti.
Questo è giorno di festa. Oh ! Valerio verrà, verrà a
sentir la risposta mia al moderatore. La darò a lui ;
'Sarà meglio.... Eccolo che arriva! Valerio mio, eccomi,
son tua! . ,
Hanno pagato l’abbonamento :
J. A. Torino — P. B. Tarariras — D. A. G. Falerna
— M. F. Rieti — Signora S. Roma — B. L. Piani di
Vallecrosia — G. L. Torre Pollice — S. G. Temuco
— C. G. di G. San Leo.
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e Membri delle Chiese ha fatto venire al deposito
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a carico del compratore) con riduzione del '75^ 0[o
sul prezzo di vendita. Le ordinazioni devono esser fatte all’Agente della Società, D.re 6. Gordon
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¿7V^
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IL n/lLE ED IL RinZDIO
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Rivolgersi alt’Autore
Sig. PAOÍiO CALVINO
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del MINISTERO
di Agricoltura,
, Industria
e Commercio
Diploma d’Onore
Esposisione Internasiomle^ d'Atene
1903.
Altre specialitll dello Stobilimeiito
T9LIH0HE:
Cioccolato delle Piramidi
Cianduja Taimooe
Cioccolatine Talmone
Pe$5ert de Reine
Bouchée de Dame.
ra CAPELLI e piF il BARBA
CHININA-MIGONE
. disce la cadala (ì«ieaMÌii,liMrUa|ip>,
li rafforza rd ammarUdlKe. 9 rendo
Inodvra, pr*fiiBa»t» •!
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Jtn alla carnagione ed aHa pelle la b
Serre a
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rare alla carnagione ed aHa pelle la biancheiza
e la HMrbidezza proprie della gtoveniù. Con
asta si combattono I rosaori, le lentiggini e si
toglie l’abbronzatura prodotta dai bagni di
maro a dal sole. SI rende in Itale con elegante
. j-i . ; *••**1® a L. S, più I~ 8,80 pel pacco poitale.
3 fiale L. S, franche dì porta.
ÇREMA ..FLORIS
per 8oa
-T---«-«f--7 ..a ■■waaaw tso«uiprohimo.cooserva
Cd accresce la beuezza del colorito naturale» noncnè la f)reMhezza e i’eiasticitA epidermica. Un vasetto in elegante astuccio
L. 1,50» più cent. 25 per raftrancazlone. $ Tuettl fianchi di
porto per L. 5.—.
VELLUTIA NARCIS MIGONE
m li resistenza e soarità del profltmo e per la .sua finezza ed
"ìzlone, questa polve-e
la scatola, i-iù eei I. g5
impalpabilitli, per Teleganza della confezione, questa polve- e
di toletta è Impareggiabile. Costa L. 3,S5 la scatola, i-iù rei I. '
per raffrailBeZione ' i scatole per L. 7,—, flrattèhe di l'orto.
JOCKEY-SAVON kik
V m ^ Mi ■ w ^1^1« uc UHI pru
fumo penetrante» soarissimb» Inimitabile» dà aUa
pelle morbidezza e freschezza'.'-Costa L. 1,05 la
scatola di 3 pezzi, più cent. 85 par la spedizione. 18 pozzi pto L. -----------
d'imballo.
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tu II Idlm I ninniilgn IH denti
pDONT-MIGONE
E' tm nnoro preparato in Elisir, Potrei« « Pasta, dal profumo penetrante
0 plaserole che neutralizzando le cause
d'ikllèTazione che possono subire I denti,
^jrWI m *««4 T ^ ITItele.
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NUOVA. AURORA.
Questo volumetto, che ha avuto al suo apparire
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LA
Rivista Cpistiaoa
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