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DELLE VALIJ VALDESI
Quindicina!e
delia Chiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali,javete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
1 Anno LXXXIII — Num. 5 i Eco: L. 600 Dcr TinterBO Eco c La Luce: L. ÌW0 per rintano Spedis. a^b. postale II Gruppo TORRE PELLICE. 27 Febbraio 1953
1 Una copia L» ABBONAMENTI ^ lOOO per l’e.tero | L. ÌWO per l’ertero Cambio d'indirixzo Lire 30» — Ammin. Clandiena Torre Pelliee - C.C.F. 2-1JMÌ
IL SEMlNATOltE
____■i'yi.
Ecco, il seminatore uscì a seminare.,4
cc Ecco, il seminatore uscì a seminare... » {Matteo 13).
Come appare chiara, trasparente,
oggi per noi questa parabola così
da stupire per la incomprensione dei
discepoli che ne domandano il si
gnifìcalo al Maestro. Non può esse
re che così: il seme è la Parola di
Dio che da venti secoli è sparsa, an
nunzi a ta nel vasto mondo — il cam
po del*a azione di Dio — che ha hi'
sogno di questa Parola generatrice
di vita.
Ma non tutta la semenza gettata
al vento e che cade sul campo, porta frutto. Essa trova terreni diversi,
diverse reazioni in coloro che ricevono (juesta semenza. Come la semeu/a naturale, anche quella spirituaio ha bisogno di buon terreno nel
quale poter germogliare e trarne l’alimento vitale perchè la pianta possa crescere e portare frutto. Quando
il terreno è arido, o pietroso, o infestato di spine, il seme non può
germogliare, o ’a pianta, appena nata, muore. Così è dei cuori umani
che ricevono la predicazione della
Parola del Vangelo: cuori aridi, cuori-di-fùetr a,-cuori infestati dalle-male erbe delle passioni o dalle spine
delì’inganno delle ricchezze. La Parola del Vangelo, la Parola di vita,
la vera, la grande ricchezza, non è
compresa, non è ricevuta, è trascurata da questi cuori. Basta guardarsi attorno nel vasto campo del mondo per avere la conferma di questa
verità... Ma per guardarsi attorno
bisogna essere in alto, in posizione
elevata, nella posizione di chi getta
la semenza al vento e ^ià sa, per
preconoscenza divina, quale risultato avrà questa semenza gettata nel
mondo...
Perchè non si tratta qui di dottrina, di filosofia, o di una nuova re.igione, ma si tratta del REGNO DI
DIO, del « mistero del regno di
Dio ». La parabola dunque, nella
sua apparente semplicità nasconde
un mistero, una sapienza nascosta
che non a tutti è dato di comprendere e solo coloro che possono penetrare questo mistero, comprenderne
il significato nascosto, solo essi portano frutto, il frutto che il Seminatore attende. Ma tale facoltà di comprendere non è conquistata per travag io intellettuale o per volontà di
potenza, ma è « data » ed anche
questo è un mistero. « A voi è dato
— dice Gesù ai discepoli — di conoscere il mistero del regno dei Cieli,
tna a loro non è dato ». Ed in altro
Vangelo sono ancora riportate queste parole di Gesù ai discepoli: « Non
siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi e vi ho costituiti perchè andiate e portiate frutto
ed il vostro frutto sia permanente »
(Giovanni 15: 16).
A chi sono rivolte queste parole?
E’ necessario porre questa domanda
poiché dalla risposta che ne possiamo dare dipende tutto il nostro atteggiamento di cristiani. Ma bisogna
essere sinceri con noi stessi, spietatarhente sinceri.
Se queste parole, rivolte a uomini
vissuti duemila anni or sono, hanno
valore per essi soli, esaurendosi nella loro immediata missione, allora
i! mistero del Regno dei cieli è sigillato con la morte dei discepoli e
del loro Maestro. Per riflesso ne può
essere nata quella che si chiama « la
religione cristiana » oggetto di speculazione dottrinale, teologica, filo
sofica, con i suoi dottori, i suoi riti,
le sue pratiche, la sua pietà tutte cose estranee sovente aUa vita di chi
le pratica, perchè appunto il mistero della divina semenza non è penetrato nei cuori e non vi porta frutto,
Ánche per noi
Ma il Nuovo Testamento afferma
che queste parole non sono limitate
al piccolo campo del Collegio Apostolico, poiché dalla morte di Gesù,
una potenza nuova è intervenuta nel
campo della sua azione, una potenza
per chiarire, per spiegare, per illuminare, per convincere: LO SPIRITO SANTO. Non è un diploma di
laurea, non un premio di virtù, non
un attestato di benemerenza e nemmeno una eredità di famiglia. Esso
è il a <lono di Dio » per comprendere i cc misteri di Dio » e per agire in
conseguenza. Senza questo ausilio il
Vangelo rimane un mistero se non
uno scandalo ed una pazzia.
Ciò premesso ci sarà assai facile investigare noi stessi e rispondere all’interrogativo: « E’ dato a
noi. pure.^dijCouagee]:e- iL mistero del
Regno dei cieli? Le parole di questa
parabola liarmo va^re per noi? »
Chiudete gli occhi € ripetete a voi
stessi le parole: cc A me è dato di
conoscere i misteri../'¡Beati gli occhi
miei che vedono e lè mie orecchie
che odono.. » Poi d^mi se non vi
gira la testa, se non id sentite un po’
fuori dalla realtà di questo mondo...
Io penso che ciascuno di noi per
il fatto di chiamarsi cristiano, appartenente ad una (Ihìesa cristiana,
si sentirà a posto, ciòè non tra quelli di fuori), una Buòtìa Novella per
ricevuto e ritenuto la buona semenza. Il nostro cuore non è un terreno
arido, duro, chiuso, pietroso. Non è
soffocato dalle spine;-delle preoccupazioni mondane. Il “nostro cuore è
aperto alla influenza della predicazione del Vangelo, non è vero?
Bene, cerchiamo ota di penetrare
il cc mistero del Re^o dei cieli »
come ci è rivelalo dàUa parabola in
apparenza cosi semplice, lineare,
chiara.
La para|pla
cc Ecco, il seminat&e uscì a seminare ». Guardiamop. con gli occhi
dello Spirito: è Lai
Figliuol di Dio,, il Cristo che uscì
dalla sua dimora celeste per venire
a seminare la Buona novella nel
mondo: cc Si è fatto povero affinchè
noi arricchissimo... Essendo in forma di Dio, annichilì se stesso prendendo forma di servo e divenendo
simile agli uomini... abbassò se stes.so facendosi ubbidiente fino alla
morte ed alla morte della Croce ».
Cosi lo vide l’Apostolo Paolo. Ed è
cpiesta Croce, la sapienza misteriosa
ed occulta e la Parola deve essere
intesa sotto questo segno. Poiché la
parabola è anche un giudizio che la
Croce ha reso inesorabile per il sangue sparso che lo ha reso esecutivo.
Essa è un giudizio ed un annunzio
di gioia; un giudizio per quelli che
sono sulla via della perdizione (quelli di fuori), una Buona novella per
quelli che sono sulla via della salvazione.
cc Ecco, il seminatore uscì a seminare y>. Il mondo è davanti a lui; egli sa quale accoglienza avrà in questo gran campo la sua seminagione;
ma egli deve seminare largamente,
dappertutto, « ad ogni creatura »
perchè così possa adempiersi ogni
giustizia. Egli sa che in questo deserto vi è un piccolo campo (oh, miracolo!) nel quale la semenza dovrà
germogliare e crescere. Per cpiesto
è venuto a morire nel mondo. Egli,
seminatore e semenza, perchè l’opera di Dio sia compiuta. E cos’è
questa seminagione se non la predit-azione di Cristo e lui crocifisso? La
morto
per i nostri peccati, risuscitato per
Aceri rossi
Aceri verdi
Giovanni E. Meille
Chi non conosce Vacero, detto anche falso platano', quell’albero comune della regione montana dove
finiscono il faggio, il frassino, la betulla e subentrano le conifere: il larice, l’abete?
Ha le foglie identiche a quelle del
vero platano, ma un po’ più piccole, somiglianti a quelle della vite.
Il legno — leggero e solido — è assai
pregiato per fare i mobili e per' ricavarne le suole degli zoccoli. Ma i
contadini — che lo chiamano peaie
— lo tagliano a malincuore. Chissà
perchè?...
Forse è per questo che è diventato
così grande il mio peaie della Costa,
sopra Rorà. Il suo tronco è così enorme che due uomini, tenendosi
per mano, non riescono a circondarlo! I partigiani — che avevano bisogno di legna per riscaldarsi in inverno — si sono provati ad abbatterlo. Ma le loro scuri dovevano essere
parecchio scassate! Sono riusciti appena a scalfirlo. E ancora oggi il gigante secolare protegge ii modesto
ciabot alpestre con la meravigliosa
sua chioma verdeggiante. Si vede da
qualunque parte ci s’affacci al pianoro.
M’hanno detto che l’albero non è
stato tagliato sin qui « perchè tanto
la legna non era trasportabile a valle », ma che ora « hanno fatto la
strada». Già! E allora dovrei buttare giù il mio acero per farne dei
soldi? Ma neanche per sogno! Finché io vivo, li dove si trova rimarrà
in piedi!...
H> * *
Ho parlato di « chioma verdeggiante »: infatti si tratta di un acero
comune dalle foglie verdi.
Mentre l’anno scorso ne ho trovato
un’altra specie. Il disopra delle foglie è verde, ma il disotto è rosso, di
un bel rosso vivo: proprio il colore
del sangue quando sprizza da una
ferita, attenuato però da una lievissima pelurie bianca dimodoché il
rosso si vede come in trasparenza.
Qualche cosa di molto grazioso
Quando l’aria è im po’ mossa, l’albero in lontananza appare come se
fosse una rosa.
Allora ho girato- per i boschi finché ho trovato due giovanissimi aceri rossi. E quest’autunno ho spiegato a Giacomo dove le piante si trovano e gli ho fatto vedere dove bisogna metterle. Scrivendogli poi in
questi giorni gli ho rammentato di
non lasciar passare inutilmente la
primavera. Sentite che cosa mi ha
risposto :
tc Riguardo ai peaie rossi, per adesso non so proprio quali sono perchè non hanno foglie. Quest’autunno
ho rimandato troppo tempo prima
di passare nel posto a vedere. Una
notte si levò un ventaccio, al mattino tutti gli alberi erano spogliati del
loro abito verde o rosso e — adesso
che sono senza foglie ■— i peaie sono lutti lo stesso ».
— Hai ragione Giacomo! Tutta la
giornata però ho rimuginato le tue
parole : « Adesso che sono senza foglie, i peaie sono tutti lo stesso ». E
ora scrivo... per scaricarmi la coscienza.
* * *
Com’è semplice — in fondo — la
questione degli aceri rossi e degli aceri verdi! Non è che uno dei più
evidenti casi della differenza che
passa tra la realtà e l’apparenza, tra
il fondo e la forma.
Qual’è — dopo tutto — l’importanza, il significato, U valore delle
foglie verdi o rosse? Per spogliare
la pianta basta il vento di una notte.
Tutte le foglie sono spazzate via....
e che cosa resta?
— Resta... l’acero!
Guardando la vita, vedo gli uomini schierati gli uni contro gli altri.
Perchè poi?
Portano ima divisa diversa i soldati di ciascun paese. Sono diversi i
programmi e i metodi dei vari partiti...
Ma tutti sono uomini!
Hanno foggia diversa i vestiti dei
borghesi e dei lavoratori, dei cittadini e dei campagnoli, le pellicce
dei paesi artici e la semplice « cintura » dei tropici..
Ma tutti sono uomini!
Varia il colore della pelle... Varia
la lingua... Variano i gradi di cultura, di educazione, di agiatezza, di
civiltà...
Ma tutti sono uomini!
Per portar via le foglie verdi o
rosse degli aceri, non basta forse un
ventaccio? Per far cadere gli orpelli,
per mandare all’aria tutte le esteriorità, tutte le apparenze, tutte le assurde gradazioni economiche, tutte
le secondarie diversità religiose, morali, sociali, non basta un ventaccio?
Per mettere a nudo l’uomo vero:
l’Uomo senza aggettivi, senza fronzoli, senza arzigogoli e sopratutto
senza a definizioni », non basta un
ventaccio? Per mostrare nella sua
vera e positiva realtà l’uomo interiore, non basta la sofferenza e non basta la morte?
Ma questa rivelazione è, dirò cosi,
negativa. Attraverso il dolore e davanti alla morte, gli uomini non si
riconoscono ancora; non vedono,
non si accorgono, talvolta non sospettano nemmeno che sono tutti simili,
tutti uguali, che in tutti arde la stessa fiamma e risplende la stessa luce..
... e che — per conseguenza —
sono tutti fratelli!
Allora ci vuole un altro vento che
— pur essendo il più impetuoso di
tutti — non è un ventaccio. Bisogna
che soffi il vento dello Spirito... il
vento che porta l’Amore...
Come hai detto bene, Giacomo:
— Adesso che sono senza foglie i
peaie sono tutti lo stesso.
la nostra giustificazione? E coloro
che ricevono la semenza in buona
terra, ricevono nel cuore il seme di
Cristo, la croce di Cristo piantata
nei loro cuori. Una bella frase religiosa di effetto? No, una realtà spirituale che non è sempre presa in
considerazione. Che cosa vuol essa
dire dunque? Vediamo: l’agricoltore quando semina guarda alla terra,
che sia pronta per ricevere il seme;
ma quando il seme comincia a germogliare egli guarda alla pianta che
nasce. E’ per essa, per il frutto che
dovrà portare che la terra deve dare, dare tutto quello che ha affinchè
la pianta porti frutto. Se dalla terra
non esce nulla è perchè si tratta di
terreno arido, duro, di cuori di pietra o superficiali; se la pianta appena nata intristìsee e muore è perchè
è stata soffocata dalle spine, ossia
si tratta di cuori aperti alle influenze del mondo e non posseduti dallo
Spirito, di cuori che si preoccupano
di cc quel che mungeremo, di ijnel
che berremo o di che ci vestiremo »;
di cuori che non sono ricetti'vi deUa
Parola di Dio. Ma il seme di Cristo,
seminato in buona terra non può dare che il frutto prezioso della testimonianza a Colui che è seminatore e
semenza, cc Voi li riconoscerete dai
loro frutti — disse Gesù — Non
chiunque dirà: Signore, Signore, ma
chi fa la volontà del Padre mio che
è nei cieli ».
Ma vi è di più; nello stesso capitolo 13 di Matteo, Gesù racconta la
pérabola'“del granò « delle zizzanie.
In essa il grano, cioè la buona semenza, non è più la parola predicata, ma è detto che cc la buona semenza sono i Figliuoli del Regno ». Qui
sta la sapienza di Dio, il mistero
del Regno dei cieli. I figli del Regno
che ricevono la semenza in buona
terra devono diventare essi stessi
buona semenza nel mondo, poiché
cc per questo — disse Gesù — io vi
ho costituiti, perchè andiate e portiate frutto ». Andare vuol dire muoversi, agire, testimoniare, essere lievito di Cristo, essere il sale di Cristo,
dei testimoni, delle piante che portano frutto, altrimenti come potremo chiamarci figliuoli del Regno?
Ricordate; sta scritto: cc se il granel
di frumento caduto in terra non muore, non può portare frutto ». Che
cosa vuol dire? Qui lo Spirito sovviene, per ciascuno di noi, alla nostra incapacità di comprendere. Ognuno esamini se stesso. Nella misura in cui il nostro uomo carnale,
il nostro cc io » con tutte le sue passioni (orgoglio, egoismo, gelosia, vanità, presunzione ecc.) eede all’uomo interno, all’uomo spirituale,
cioè lascia spazio perchè la pianta
che Dio ha seminata possa crescere,
la pianta di Cristo seminata nei cuori ed alimentata dallo Spirito Santo,
in questa misura la pianta stessa
produrrà frutti alla gloria di Dio.
Ed allora verranno gli angeli che
raccoglieranno questi frutti nel Regno di Dio. Morire al mondo, morire al peccato, morire alla carne, essere crocifissi con Cristo perchè non
più noi ma Cristo viva in noi: sono
frasi bibliche che si ascoltano dal
pulpito, distrattamente, o si leggono
nel Nuovo Testamento, come frasi
convenzionali. Ma è questo il mistero di Dio e finché esso non diventa
realtà in noi e finché cpiesta realtà
non si vede, la nostra testimonianza
sarà fiacca, i nostri frutti saranno
meschini, le nostre chiese offriranno
sempre un ben misero spettacolo a
Colui che « aspetta il prezioso frutto
della terra pazi&itando, fin che abbia ricevuto la pioggia della prima
e dell’ultima stagione » (Giac. 4: 7).
Stiamo in guardia, perchè la pioggia dell'ultima stagione è già cominciata,
A. Bensì
2
2 —
L’ECO DELLE VALU VALDESI
PALPITÓ D’ÀNIME...
In quest’u’limo periodo di festa
per la cristianità il mio pensiero è
spesse volte corso a chi vive separato dal mondo perchè colpito da
una sentenza emessa da questo Tribunale o quella Corte d’Assise.
Non era possibile, per me che mi
occupo di queste creature, lasciar
passare il Natale senza inviare ad_
ognuna di esse una paro a d’amore
cristiano o senza andare a visitarle
nella camera del parlatorio, dove ho
libero aecesso e la possibilità di intrattenermi con loro nella conversazione fraterna, nel Culto e nella preghiera.
Non era possibi’e dimenticare lo
ammonimento dell’ ignoto scrittore
dell’Epistola agli Ebrei: aHicordatevi dei carcerati » (Cap. 13: 3).
Il contenuto di una lettera ricevuta da una di queste creature mi
spinge a parlare di « quelli » che vivono dietro le sbarre delle piccole
finestre e dietro i grandi pesanti cancel i di ferro.
Che cosa dice questa lèttera? Ecco trascrivo alcune frasi perchè so
che le leggerete con amore e comprensione... « Creimi, fratello, che
« se fqsse possibile, malgrado la mia
<c povera cultura, vorrei scrivere a
« lungo per farti nota la mia viva
« fede in Dio sempre crescente mal« grado il dolore che mi opprime Va« nima. Ñon posso tacere però la mia
«. gioia per la tua sollecitudine e per
« lo spirito altamente cristiano di cui
« sei dotato: virtù indispensabile per
« chi ama e serve il Signore come te.
« Non posso tacere di scriverti che
« tutti noi, creature umane, abbia« ino bisogno assoluto di credere nella l’Evangelo quale Divino Messagli gio d’amore che il Signore ha vota luto tramandare di generazione in
Il generazione fino a noi, se vogliala mo essere graditi da Colui che sie« de sul Trono. Ti sono grato per le
a tue parole fraterne, piene di inai coraggiamento e posso assicurarti
aa che la bontà di Dio verso di me è
« tale che mi dà forza, lume, salute
•Il e rassegnazione per sopportare que«. sto duro periodo di prova. Per Naa tale, dietro tuo gentile invito, dal«i le 11 alle 12,30 mi sono unito a
« voi tutti con la mia preghiera e
«. alla fine pur nel dolore e nella mia
li solitudine, mi sentivo consolato,
« sentivo che Dio era con me.
« Dopo quell'ora mi sono adopeII rato, come sempre, a parlare di
II,Dio con i miei compagni di pri« gionia, a parlare del Suo Amore
« infinito, a parlare deli’Evangelo ».
Quanta fede in queste parole! non
sono esse davvero il palpito di un’anima credente, un palpito vibrante
d’amore nella certezza dell’aiuto e
del perdono di Dio?
Anima credente dietrd alle sbarra !
Il mio pensiero si ferma su questo de’icato prob ema: Il carcere!
Le parole dell’anima credente che
si è unita a noi nella preghiera nel
giorno di Natale, cosi come io avevo chiesto di fare a tutti quelli ai
quali avevo scritto, sono parole piene di una grande fede; sono le parole di ansia nella ricerca del Salvatore e del suo perdono... Queste
parole ed altre ancora sono contenute anche nelle molte lettere che
ho ricevuto in quest’ultimo lasso di
tempo...
Su queste parole di fede io mi fermo e medito... e spesse volte devo
venire ad una conc’ usione forse troppo spinta per alcuni ma che è purtroppo la realtà per quelle creature: sentirsi peccatori e sentire il bisogno del perdono di Dio.
Mi si dirà che questo non è di tutti quelli che vivono dietro le sbarre... E’ vero, è vero.
In alcuni l’odio si acuisce, in altri il piano della vendetta va lentamente architettandosi prendendo
fórma nella mente malata, in altri
il pentimento^ il rimorso, il desiderio di tornare alla vita per redimersi.. non si fanno sentire e portano nel
cuore la gioia del delitto compiuto
o il ricordo della infrazione grave
alla Legge che li ha por.ati lì... dietro alle finestre dalle sbarre di ferro e sotto la sorveglianza del secondino.
Chi sono essi? Sono «quelli» il
cui cuore non palpita dietro le sbarre e non sentono l’abisso nel quale
sono caduti I mm si^ pentono, non si
ravvedono...^
Non è così per « quelli » che nel
grigiore delle mura del carcere in
cui vivono sentono la gravità della
colpa commessa e dicono o scrivono:
« la pena che sto scontando è giusta,
me la sono meritata. Ho mancato,
ho dimenticato i comandamenti di^
Dio.. Questo duro periodo di prova
servirà allo spirito stanco per farmi
rientrare in me stesso e vedermi come sono e dirmi che la mia vita di
figliolo di Dio dovrà essere vissuta
in maniera ben diversa da quella
sin qui vissuta » e lanciano il grido
del Salmista; « Oh Eterno io grido
a Le da luoghi profondi^Signore ascolta il mio grido siano le Tue oreccliie attente alla voce delle mie
supplicazioni! » (Samo 130: 1-2)
invocando aiuto e perdono.
Quante vo.te non ho io veduto le
lagrime scendere giù per le gote di
questi carcerati credenti quando, dinanzi a Dio parlavamo con me, uomo, della loro colpa e quasi tutti
ripetono con profonda amarezza :
« La colpa? la colpa. Signor Pastore, è anche dell’umanità che ci circonda... non e tutta mia! d e pregano e sanno pregare...
Oh, Nicola... ricordo le tue parole di pentimento, le tue parole
di fede, le tue parole di perdono per
que.li che « mentendo contro di te »
li han fatto condannare. Ricordo la
tua preghiera che mi commosse sino alle lagrime, lì in ginocchio, in
quella piccola e nuda cameretta del
duro Maschio, illuminata dalla fioca luce che scendeva a noi dalla piccola finestra dalle sbarre tanto forti
e grosse, e dalla porta a sbarre chiusa dietro di noi a catenaccio!
Ricordo le tue parole Mario, Josef, Giovanni, Vincenzo pronunciate nelle nostre conversazioni; ricordo i vostri cari scritti straboccanti
di fede e di amore per il Signore,
oh Irancesco, Gino, ed altri anco
ra!... . 1 r •
Ricordo i nostri Culti celebrati.
or con l’uno or con l’altro^ nellj^cella parlatorio, ricordo le nostre preghiere ed anche una vo.ta il canto
« Oh aima piangente va narra al Signor l’angoscia opprimente che strazia il tuo cuor... » e ricordando guardo intorno a me... fuori dai tristi
luoghi e dai pesanti cancelli che si
chiudono stridendo dietro alle mie
spalle, quando esco da questo ergastolo o da quella Casa di pena, e
con dOiOre, profondo dolore ripenso a la vostra frase: « ma la colpa
è anche dell’umanità... » e devo constatare che il mondo, la gente che
vive in libertà... nulla fa per voi.
Sono pochi, pochissimi quelli che
nella loro preghiera hanno per voi
una parola d'amore e di intercessione presso il Padre, pochissimi
queili che rispondono a l’invito dell’ignoto autore della Epistola agli
Ebrei: «ricordatevi dai carcerati»,
e si occupano di voi conosciuti o
sconosciuti e mi domando ancora
ss..... qualcuno di voi non è là,
dentro alle massicce mura del Maschio di Volterra o al manicomio
criminale di Montelupo o ne_le carceri di Bo.ogna e di Gaeta,... proprio per colpa di questa umanità
che vive « fuori » e che non si prende cura di voi...
E con dolore penso che la predicazione d’amore del Cristo e del
Suo Vangelo lascia insensibili molti, oggi ancora, e così il mondo va
al! a rovina e gli uomini diventano
sempre più cattivi ed egoisti perchè
non vog iono sapere che anche per
essi è venuto il Salvatore e che anche per essi è morto sul legno della
croce.
« Credi nei Signor Gesù Cristo e
sarai salvato! ».
E mentre sto meditando su questo grave problema il mio pensiero
corre ad una delle mie ultime visite fatte a ...X nel carcere di ...Y.
« Ebbene che cosa pensi di lare
quando uscirai di qui? » chiesi al
carcerato. Al a mia domanda seguì
un grande solenne silenzio... guardai muto il volto dell’uomo che avevo dinanzi e... vidi scendere copiose su quelle gote che non conoscevano da tempo il bacio e la carezza del figlio e della sposa, lagri•ojo op opuo^ojd ip ora
‘oizuops p eddna ’"YPi tt*t "iod
ed, aggiunge: « Ci ho spesso pensato.',-. non trovo una risposta. So però che Dio è stato con me ed Egli
sarà con me ancora domani, proprio
quando avrò maggior bisogno del
Suo aiuto e del Suo consiglio...
quando uscirò.., ^
Palpito di anima credente che vive dietro le sbarre... e mentre esprimeva questa sua^fiducia negli uomini con quel « ma » che molto diceva
in quel momento, esprimeva la sua
grande fiducia in Dio che egli aveva
sentito sempre a lui vicino.
E’ un MA tremendo questo!
Infatti che sarà di loro, di tutte
queste anime che ultimata la pena
dovranno uscire per tornare alla loro terra, aUa loro casa, aRa loro famiglia ?
Disprezzo o amore?
Che cosa ha fatto e fa l’umanità
che vive nella libertà per « questi »
che tornano alla libertà con un foglio di via obbligatorio e sulla cui
fedina penale è segnata la sentenza
di una condanna emessa da questo o
quel Tribunale?
Disprezzo o amore?
E’ un problema grave che assilla
la mia mente e sono certo non solo
la mia ed assieme « ai buoni » eerco
la luce da Alto nella preghiera,
« Ricordatevi dei carcerati! » anche lì dietro alie pesanti porte di ferro e dietro aJe sbarre a quadri deUe
piccole finestre., vi sono deUe anime che palpitano, deUe anime che
amano, ve ne sono altre che odiano
la vita e gli uomini... creature tutte
che guardano il giorno che viene fiduciose o timorose: l’ora della agognata liberazione!
Che sarà di loro? Che sarà di loro
dopo... quando potranno « liberi »
camminare fra i liberi in libertà?
Ecco il grave problema che mi turba e sconvolge.,,
Per tutte queste anime... dalle nostre labbra una paro-a d’amore, e
dal nostro cuore una preghiera..
Anche dietro alle sbarre..., fratelli, .vi sono anime che palpitano
d’amore per il Signore.
Seiffredo Coiucci
Il caso llnaly
E’ una brutta storia, diciamolo subito. E lasciamo parlare i fatti.
Bisogna risalire al 1944; la persecuzione antisemita si scatena in Francia; i coniugi Finaly, ebrei, devono
fuggire davanti alla minaccia nazista; ma ci sono due bambini: Roberto e Geraldo; età dei bimbi: 3 anni,
1 anno. Bisogna nasconderli. Soccorre la Sig.na Brun, che dirige un piccolo asilo infantile, vicino a Bayonne.
' I genitori riescono a fUggire; la fine della guerra li trova divìsi, e solo
pochi anni fa possono riunirsi. Dalla Nuova Zelanda il loro primo pensiero, quello che li ha sempre crucciati li spinge: i figli. Scrivono, cercano. Le prime risposte sono consolanti: la signorina Brun è stata degna della loro fiducia: ha nascosto l
bambini, li ha salvati dal pericolo.
Ed i coniugi Finaly esultano, aspettano il ritorno dei pgli. Ma ecco, siamo nel 1952, Roberto e Geraldo hanno ora 11 e 9 anni; i ragazzi scompaiono improvvisamente. Cos’è accaduto? Ecco, è veramente una brut■tà. stòria oncoMi^ . v- —
Nel 1940 i due bambini sono stati
battezzati, dalla signorina Brun, nella religione cattolica; si deve ora restituire a due genitori ebrei due figioletti diventati, d’autorità, cattolici, col rito battesimale? La Signorina Brun deve¡ aver qualche dubbio; eccola quipdi ricorrere a lumi
più sicuri. Suor- Antonina, superiora
del Convento dii Notre Dame de Sion
interviene. La conclusione si impone: « Non bisogna perdere due anime che abbiamo salvato ».
Perciò i fanciulli vengonc ’’rapiti” ; portati oltre confine, in Spagna;
al sicuro! 1 genitori denunziano il
fatto; s’inizia ufia inchiesta che accerterà che in tjuest’opera di ’’salvezza di due anime”, ben 20 persone sono implicate; 20 persone che si
sono adoperate a sottrarre all’amore
dei genitori l’affetto di 2 figli, onde
conservarli all’ n. amore » di santa romana Chiesa!
Ora la Signorina Brun è in carcere e con lei la suor Antonina; ma i
bambini non sono ancora ritrovati!
Sono al sicuro, in Spagna.
Il vescovo di Bayonne si è candidamente stupito di tanto rumore; più
candido è stato poi il suo ragionamento: se la Sig.na Brun non li avesse salvati, i due ragazzi sarebbero
stati uccisi dai tedeschi.
E allora?
Il loro battesimo è dunque il prezzo della loro salvezza fisica?!
Brutta storia! Perchè tutti concordano nel riconoscere che la Sig.na
Brun è sempre stata coraggiosa nel
difendere i suoi bambini. Eppure...
Eppure, quando ’’non bisogna
perdere due anime”, tutto passa in
secondo piano: si giunge a sottrarre
i figli ai genitori; e questo in nome
di Cristo, della Chiesa che di Cristo
si proclama la sola erede! E’ qualcosa di pauroso; pare di esser ritornati ai tempi più tenebrosi del più
tenebroso medio-evo.
Ci tornano alla mente certe Istruzioni del Senato di Torino ai giudici delle Valli Valdesi, in cui questi
signori venivano ’’istrutti” in riferimento ai bambini dei ’’religionari
che manifestassero il desiderio di
cattolicizzarsi; era anche fissata l’“tà
in cui i bimbi potevano essere sottratti ai loro genitori, quando manifestavano il succitato desiderio; 12
anni i ragazzi, 10 anni le ragazze!
Ci torna alla mente qualche ’’Rifugio” die üanta tiomana Cniesa aveva creato per accogliere questi
bambini; l’Ospizio di catecumeni, a
Pineroto; aboiamo sotto gli occni i
’’tíiglietti reggi” che dispongono di
trasjerirvi da Forino i bamOini già
vaiaesi ospitati nell’Albergo della
Virtù.
Dovevamo arrivare al 1953 per apprendere Cile, in qualche luogo di
òpagna, in questa nostra cristiana
Europa, esiste ancora qualche ’’Ospizio” per accogliere i oamoini cne
vogliono ”catiolicizzarsi” ? Che tutta la Spagna è un grande ’’Rifugio”?
Al momento di andare in macehina apprendiamo che la luce comincia a larSi su questo mostruoso caso
di fanatismo religioso cattolico. Il
nascondiglio è stato scoperto: un
istituto religioso a 20 km. da S. Sebastiano, in Spagna. L’inchiesta ha
messo in ri.ievo particoiari mcredi'
Oili! Sacerdoti e coniraboandieri
hanno collaborato per far attraver
sare il contine, clandestinamente, ai
due disgraziati ragazzi ebrei per na^
scenderli ai parenti! L’abate Lasca
gne e l’abate Aristiart sono stati ar^
restati per la loro partecipazione al
ratto dei due ragazzi; è pure stato
arrestato l’industriale Falgad, molto
noto per la sua ricciiezza e per la sua
pietà: praticante devoto, partecipava a tutte le processioni, a pellegrinaggi, piedi scalzi, cerò in mano.
Ripetiamolo : son cose che accadono nell’anno di grazia 1953.
Il casa Adelaide P. l.
In quel di Rovigo, in una causa di
separazione personale, il giudice ha
emesso una ordinanza istruttoria in
cui afferma che ii dovendosi decidere in merito all’allidamento della
prole, è rilevante l’irreligiosità del
genitore il quale chieda che i figli
vengano a lui affidati »; coerente a
questo principio, il giudice suddetto
si è quindi ritenuto autorizzato ad
affermare che si può ii ammettere
prova per interrogatorio e per testi
volta a dimostrare che quel coniuge
non è religiosamente praticante ». E
la prova per interrogatorio e testi ha
avuto luogo; il giudice laico {ma
non troppo) ha potuto accertare che
la signora Adelaide P. L. non era
praticante; non le ha affidato la prole. La signora ha ricorso contro quel
S. P. E. S.
Società Piemontese Evangelici Sportivi
La S. P. E. S. (Società Piemontese Evangelici Sparlivi, via Pio V 15, Torino),
fondala nello scorso ottobre, si propone di
promuovere,lo sviluppo di una sana pratica sportiva fra gli Evangelici del Piemonte ed in modo particolare fra i giovani.
L’atlivilà dell’Associazione si esp.ica attraverso iniziative diverse, gare, la p atica collettiva di alcuni sport, in collabotazione con le Unioni Giovanili. Sono oggetto di particolare cura lo scialpinismo,
l’atletica leggera, la pallavolo ed il ciCiO turismo.
La S. P. E. S. ha un Consiglio Direttivo
COSÌ composto: past. Bruno Saccomani,
presidente; Lorenzo Pag'lìani, .vicepresidente; Roberto Henking, segretario; Renato Breuza, C. Alberto Theiler, Alberto
Travers, Italo Tron, Aldo Vola, consiglieri.
L’organizzazione locale è affidata ai delegati di zona: Aldo Vola, Torre Pellice,
per la Val del Pellice; Italo Tron. S. Germano, per la Val Chisone; Ivan Ghigo,
Praly, per la Val Germanasca; Giuseppe
Maci, S. An'onino, per la Val Susa; Renzo
Pagliani, Torino, per il resto del Piemonte.
10 che essa considerava un’illecita
ingerenza del giudice; ma il tribunale ha ritenuto che « la indagine
sulla irreligiosità del genitore non
costituisce nè un arbitrio, ne una aberrazione ».
Alcuni dei più illustri giuristi italiani sono scesi in campo per denunziare la gravità di questo caso: « Il
giudice della Repubolica laica si arroga il potere di controllare se i cittadini seguono puntualmente le pratiche religiose, per trarre da tale
constatazione conseguenze giuridiche ».
Non possiamo qui, ovviamente, esaminare il caso in tutta la sua complessità. Ci basta segnalarlo.
Queir espressione « religiosamente
praticante » che spesso ritorna sotto
la penna del giudice, ci lascia poi
grandemente perplessi. A prescindere dal fatto che un giudice, in uno
stato che non è {ancora!) confi ssionale, possa avere oltre che il duitto,
anche la competenza sufficiente per
decidere in materia di pietà, avremmo voluto {ma forse lo avremo presto? dopo le elezioni?) una configurazione... giuridica dell’individuo
11 religiosamente praticante ».
Perchè, cosa significai: «'praticante »
Se stiamo ai vocabolari, apprendiamo che: praticante è un sostantivo, maschile o femminile, con il quale si indica « chi fa pratica sotto maestri o altre persone già abilitate : praticante di ospedale, di notare, in
legge ecc. — chi, da molto tempo,
esercita una scienza e ne acquistò
gran pratica ».
Con l’aiuto del vocabolario, evidentemente, il giudice laico può anche trinciare giudizi con gran tranquillità; basta che egli accerti se i
due coniugi ’’facciano pratica sotto
maestri o altre persone già abilitate”. Basterà cioè che egli controlli
se e in quale misura i due coniugi assistano alle funzioni religiose; se si
confessino regolarmente.
Nel caso di una religiosità esteriore, ridotta alla ripetizione di atti
meccanici, riconosciamo che la sentenza dei giudici rodigiani è perfettamente logica. Ma la ’’religiosità”
potrebbe anche esser qualche cosa di
non necessariamente cristiano; ripetiamolo ancora: anche i pagani erano profondamente religiosi.
Ci rendiamo perfettamente conto
che un’affermazione di questo gene'
re potrebbe suggerire a qualche ben
pensante l’accusa di ’’ateismo”, in
clima di stato confessionale. Ma an
che qui: stiamo ritornando ai bei
tempi in cui il Sillabo era un documento che faceva testo nella vita ci
vile? In cui chi non era ’’pratican
te” era ’’ateo”? In cui chi non era
’’cattolico” non era ’’italiano”? Ri
torniamo, ostentatamente, ad
’’razzismo cattolico”?
un
Resla a Pi
Il 7 febbraio, o, per l’esattezza, il
6 febbraio una piacevole notizia si
spargeva a Pinerolo: il sottosegretario alla Pubblica Istruzione avrebbe
tenuto un discorso in città, alla presenza degli insegnanti pinerolesi.
Gioia universale; viene una ’’autorevole personalità”; ’’mezza giornata di vacanza” debitamente autorizzata dalla competente autorità scolastica.
I soliti maligni naturalmente brontolarono che, dopo tutto, l’autorevo
(continua in 4.a pag.)
3
Supplemento al n. 4
Opere Valdesi di
PAGINA A CURA
DELLA C. LO.V.
UNA CASA DI SUORE |
¥
ma non un monastero
In questi ultimi aum la Chiesa si
è molto preoccupata della nostra Casa delle diaconesse, e una prova tangibile del suo interesse è stata la
Casa madre, che si è realizzata dopo mezzo secolo dalla fondazione di
quest’opera. vero che un deficit
di molti milioni grava ancora su quest’opera, ma contiamo sulla generosità dei nostri amici per risolverlo in breve tempo.
Il problema dell’edificio materiale non è però che secondario di fronte a quello spirituale, perchè tutti
vorrebbero vedere quest’opera prendere maggiore sviluppo, ma è più
facile raccogliere del denaro che veder sorgere delle vocazioni. La scarsità di vocazioni femminili nella
Ch lesa è stata variamente spiegata.
Si è detto che il costume delle diaconesse rappresentava un ostacolo.
P«M- altri l’ostacolo insormontabile è
che le diaconesse rinunziano a formarsi una loro famiglia. Altri an^
Cora hanno visto nella consacrazione l’ostacolo maggiore, sembrando
loto che un servizio temporaneo e
senza impegni di sorta avrebbe favorito rafflusso delle giovani.
\ noi sembra che molti che si sono occupati dell’opera delle diaconesse, anche se lo hanno fatto con
buoni sentimenti, non ne hanno però sempre capito lo spirito. JNon è
vero che i principi fondamentali deh
l’opera delle' diaconesse evangeliche
rappresentino una schiavitù per le
giovani, E’ vero, al contrario, che
la via del diaconato femminile può
essere intrapresa in uno spirito di
assoluta libertà interióre, Una Casa
-di diaconesse -non è un monastero;
le giovani non pronunziano voti; sono perfettamente libere di lasciare
l'opera quando vogliono, e non sono scomunicate, nè segnate a dito
se si sposano.
’'«aturalmente, quello che si domanda ad una giovane che vuole diventare diaconessa è un sincero amoìc. Queir amore per il Signor Gesù Cristo, che nasce dalla esperienza di una vita rinnovata, e amore
per il prossimo che ha bisogno della testimonianza delle sue opere.
Una cosa è sicura: che nel diaconato femminile la personalità di
una giovane si può sviluppare in un
modo impensato. Alle giovani che
ancora non sono decise, ma che que
ste considerazioni sembrano persuadere, noi consiglieremmo di venire
a trascorrere alcune settimane alla
Casa madre e nei nostri Istituti. Non
prendono nessun impegno, e quando se ne torneranno poi a casa loro,
sapremo di poter contare su del'e
amiche affezionate. E, se piacesse al
Signore di chiamarle, forse alcune di lóro rimarranno con noi per
seguire questa strada, dove non mancheranno delle difficoltà, tutte le difficoltà della vita, ma dove anche
brilla una luce.
Il Direttore
Roberto Nisbet
Casa Madre a. Torre Pellice: si prepararte a diventare Diaconesse
Imparano ad aver fiducia nella vita
L’Orfanotrofio Femminile di Tor-.
re Pellice, è una delle più vecchie
Istituzioni di beneficenza delle Valli Valdesi,
Fu fondato nel 1854 ed è quindi
ben vicino al suo centenario, Ha ospitato fino ad oggi 582 bambine alcune per un periodo breve, altre uu
po’ più lungo, possiamo calcolare
come minimo 4 o 5 anni e massimo
15,
Lo scopo dell’Istituto è quello di
dare una casa a molte bambine orfane che ne sono prive, di provvedere loro il necessario per la vita materiale, educarle nell’amore di Cristo e prepararle ad affrontare la vita con il sentimento profondo delle
loro responsabilità.
Il compito di tutte le Direttrici è
stato sempre quello di ^tarmare in loro una coscienza.
Non sempre a viste umane lo scopo è stato raggiunto; non sono mancate le delusioni, pur arrivando poi
a constatare che la buona semenza
non è andata perduta e vederla germogliare e portare frutto anche un
po’ più tardi.
Attualmente l’Orfanotrofio ospita
40 bambine dai 5 ai 16 anni, frequentano tutte le scuole elementari, medie, magistrali, avviamento. Seguono l’istruzione religiosa nelle scuole
domenicali, ai corsi di catechismo.
Terminata la scuola si dedicano ai
lavori di casa: cucina, pulizia, bucato, stiro, rammendo sotto la guida
di tre signorine.
Non vi sono in quest’istituto nè
L’ora attesa aWOrfanotrofio femminile di Torre Pellice
(fot, Rugon)
Un ospedale fondato con due letti
L’Ospedale Valdese di Torre Pellice, fondato dalla signora Carlotta
Geymet Peyrot intorno al 1820
con due letti — costituisce, insieme
con l’ospedale di Pomaret
to, avviato pochi anni dopo, un organismo unico in due reparti con
complessivi cento posti — riconosciuto come Opera Pia.
I primi 25 anni furono contrassegnati da difficoltà e incertezze, comuni a tutti gli organismi nel loro
periodo iniziale,
Ma verso il 1848 venne a far parte
della direzione il col. C. Beckwith,
recandovi il contributo delle sue conoscenze pratiche e della sua fermezza. Egli iniziò un periodo di tra
All’Ospedale di Torre Pellice : mmi che __
risanano
sformazioni e di deciso miglioramento, che non cessò negli anni successivi.
Quanti cambiamenti in un secolo! Dalle candele ai lumi a petrolio,
dal gas a farfalla e ad incandescenza alla luce elettrica e al neon; dai
gabinetti primitivi che si aprivano
nelle camerate, a quelli a sifone relegati nei posti .meno appariscenti;
dall’acqua corrente nella fontana del
cortile all’acqua fredda e calda nelle camere; dall’assenza di ogni riscaldamento al termosifone! Oggi
nell’ospedale di Torre Pellice sono
ammirate le due belle verande, dove i convalescenti possono passeggiare e prendere i loro pasti; una volta
erano aperte a tutti i venti ed uscendo dalla camera si aveva il gelo
in faccia: dovevano attraversarle i
cibi provenienti dalla cucina e gli
operati che venivano dalla sala di
operazione: oggi regna in tutto l’ospedale una temperatura uniforme.
Con varie migliorie si è cercato
• sempre di mantenere una adeguata
attrezzatura per la sala operatoria.
In questi ultimi anni poi è stata completamente modernizzata e vi si è
aggiunto, complemento indispensabile, un modernissimo reparto radiologico.
{Dal volume « Cento anni di Storia Valdese », ediz. Claudiana).
regolamenti severi nè dura disciplina, è una grande famiglia formata
da bambine che hanno bisogno di
cure e di affetto, ed è a ciò che si dedicano le persone alle quali esse sono state affidate. Come si può immaginare, ima casa che ha quasi cento
anni, si trova in condizioni edilizie
non troppo buone. Di tanto in tanto si è fatta qualche riparazione allo
stabile, e rimodernato qualche ambiente. Nei tre dormitori e nella sala da pranzo furono rifatti i pavimenti in legno e mattonelle prima
deila guerra, ne rimane uno che serve da infermeria, col pavimento molto vecchio e brutto. Ultimamente,
grazie ad un dono di una signora americaua che .visitò l’Orfanotrofio,
che ha servito a coprire buona parte
della spesa, si è potuto rifare completamente la sala da bagno dotandola di tre vasche é impianto per il
riscaldamento dell’acqua.
La cucina è in cattive condizioni,
il vecchio pavimento di pietra grigia sta rompendosi da tutte le parti,
e la cucina economica che funziona
ininterrottamente da circa 25 anni è '
agli estremi.
Che dire della lavanderia? Essa
è ancora come era nel 1854... imico
cambiamento: la chiusura con vetrate, della tettoia ove si trova la grande vasca che serve a risciacquare la
biancheria mentre fino a due anni
fa lo si faceva all’aperto anche se il
termometro scendeva sotto zero!
11 problema che ci preoccupa di
più è l’essicamento della biancheria
nei mesi freddi. Abbiamo sì un hangar dove la si mette a sgocciolare
ma quando fa freddo, come quest’anno per esempio, là si trova dopo dieci minuti dura e con delle candele di ghiaccio. Si sente pure la
mancanza di una o due stanze ove
poter fare studiare le bambine e una
dove fare giocare le più piccole nell’inverno.
Come vive l’Orfanotrofio?
Con l’aiuto di amici che inviano
doni in denaro e in natura, fra questi gli agricoltori delle Valli che
provvedono quasi totalmente al fabbisogno delle patate, castagne e mele. Le Società di cucito e Leghe femminili di varie Chiese che inviano
del vestiario, amici americani generi alimentari e vestiti. Un aiuto
considerevole è l’invio dei cc Padrinati » dalla Svizzera, doni che servono esclusivamente per le calzature, medicinali e parte delle spese
scolastiche. Quest’anno abbiamo avulo anche delle « Madrine Valdesi » che hanno preso l’impegno di
versare una contribuzione mensile
per una loro protetta. E’ pure apprezzato l’aiuto che ci danno i medici, dentisti, radiologi che ci curano disinteressatamente e con amore
le nostre bambine. Con tutto ciò ci
troviamo ancora in grandi difficoltà
finanziarie e quest’anno abbiamo
chiuso il bilancio con un grosso deficit. Abbiamo però fiducia che il
Signore sarà con noi anche in questa difficoltà.
La direttrice
CONFIDENZE
DI SUORE
Mi chiedo che cosa direbbero le
diaconesse della prima Chiesa cristiana, se venissero un giorno tra
noi.
Certamente ammirerebbero la nostra casa, ma non cosi l’esiguo numero delle loro distendenti spirituali. Molto probabilmente si rattristerebbero alla enumerazione delle
« scuse » che le giovani adducono generalmente per rendersi sorde alVappello di Dio che le chiama a lavorare nel Suo particolare campo di
attività.
M’immagino pure che dovrebbero
sorridere, le antiche diaconesse, delle discussioni spesso endose che si
sono tenute e che si tengono sull’argomento del giorno: diaconato - ministeri femminili. Esse, con la semplicità lineare della loro fede, saprebbero indicarci molto più facilmente di noi una soluzione, non di
rigida posizione 'autonoma, ma di
fusione, non essendo possibile sostenere punti di vista inconciliabili
quando si parte dal medesimo desiderio di mettersi a disposizione di
ìlio.
Ma sopra ogni cosa esse si rallegrerebbero con noi perchè, pur fra
tante incertezze e tanti errori, la
fiamma della carità vive nella Chiesa e chiede con umiltà e con insistenza a Dio di essere da Lui alimentata e vivificata.
Una suora
“Dall’alba
al tramonto
dalla culla
alla tomba
la Chiesa Valdese
accompagna con
amore i suoi figli,,
<______________^________________
Era morto mio papà
Era il 10 marzo 1942 quando giunsi all’Orfanotrofio. Era morto mio
papà, c’era la guerra e quasi ogni
giorno la mia città era bombardata.
Avevo circa 2 anni e mezzo, perciò,
mi ricordo pochissimo del mio arrivo in questa grande casa. So che c’erano tante bambine che mi guardavano e che ce n’ era una fra le più
grandi che chiamavo cc Mamma Nelly »; essa mi piaceva tanto perchè
era bruna e aveva delle lunghe treccie. Mi voleva molto bene.
Ho trovato in questa casa tutto
quello di cui avevo bisogno e anche
negli anni di guerra le mie compagne ed io {eravamo allora 50) non
abbiamo mancato del necessario.
Ma soprattutto ci sentiamo amate
e circondate di cure affettuose. In
questi 10 anni sono andata alla scuola Domenicale e ora frequento il Catechismo. D’estate, appena è stato
possibile, sono stata mandata con parecchie altre piccole delicate al mare
e in montagna.
Non manchiamo proprio di nulla,
la casa è grande e comoda, abbiamo
un buon letto e i pasti sono abbondanti e buoni.
Quando il tempo è bello giochiamo nei due grandi cortili che circondano l’Orfanotrofio. Abbiamo pure
un frutteto molto bello che ci regala la frutta per l’inverno e vicino
Torto pieno di verdura. Come possiamo non essere felici e riconoscenti?
. Adele Brancìforte
4
' :v ■
Supplemento al n. i
Il Rilnüío vecchi di San Giovanni
La parola alla Direttrice:
Una grande, lungd casa provvista
di un baldone per tutta la sua lunghezza, a mezzogiorno, collegata ad
una piccola casa al cui centro è la
cappella e la casa nuova (Padiglione
Arnaud) distante dalla prima circa
25 metri, di due piani, con 17 camere per ammalati e 3 per il personale e una bella terrazza bene esposta, il tutto circondato da orto e frutteto, in magnifica posizione, a mezza costa della collina di S. Giovanni.
Una grande famig'ia di circa 75
persone, tra uomini e donne, dai 33
ai 90 anni, provenienti da diverse
regioni d’Italia e ceti sociali, di differenti idee, gusti, istruzione, educazione, che vengono qui perchè le
famiglie o non possono o non vogliono più occuparsene, in attesa del
gran momento, con le loro abitudini e le loro esigenze. Dove chi ha
buone gambe ha la testa debole e
chi ha una buona testa ed una vasta
cultura, è condannato a letto dall’artrite o dai reumatismi.
Come riassumere quanto ci sembra di prima necessità ed elencare
le migliorie che desideriamo ottenere, allo scopo di mantenere gli stabili, dare maggiori agi ai nostri ricoverati e migliorare il servizio?
Molte cose sono state richieste da
mesi e già promesse, ma non sono
diventate realtà.
Per esempio: persiane per due
camere di ammalati, che ne sono prive.
Copriletti per il reparto uomini
(24 letti).
Sistemazione della' cucina, indispensabile ora che la nuova stufa regalata dag l Amici Svizzeri fa bella
mostra di sè e fa risaltare l’indecenza dei vecchi armadi, del vecchissimo pavimento che l’umidità fa gonfiare, delle decrepite porte che rischiano sempre di cadere sulla testa
di chi passa, delle affumicate pareti,
dei lavandini di piètra scura, ecc.
A questo dobbiamo aggiungere
che sarebbe oltremodo utile una camera di disinfezione per disinfettare materassi ed indumenti;
che è urgente provvedere alla riparazione della terrazza scoperta;
che ci mancano armadi
malati e per il personale;
che abbiamo bisogno di sedie igieniche;
che il vecchissimo impianto elettrico, composto di chilometri di vecchi fili deve essere revisionato;
che sarebbe desiderabile avere un
inceneratore, onde bruciare tutti i
rifiuti che non si possono altrimenti distruggere;
che sarebbe necessario avere un
reparto per persotìe che hanno possibilità di avere maggiori agi.
Si dovrà pure pensare ad un passaggio coperto che unisca la cucina
al Padiglione Amaud, e ad una giardinetta per sostituire il vecchio malandato carro che è l’unico nostro
mezzo di trasporto per malati e per
sani.
Suor Susanna.
per am- JJuà Hcoierata scrive:
Al Kifugió di 8.\Qiovanni i ricoverati
che lo possono aiy,tano It Suore
Si avvicina il 17 Febbraio e desideriamo esprimere tutti i nostri auguri per questo Istituto che rende
dei così preziosi sendzi, e per le
Diaconesse che con tanto affetto si
interessano degli ammalati. Che Dio
benedica la Chiesa Valdese per tutto il bene che ja per questi relitti
della società che qui vengono accolti. ,
Sono giunta al Rifugio nel Maggio 1949, molto miserabile, e sono
stata curata con molto affetto e consacrazione; ho trovato qui una vera
famiglia e delle cure assidue, per
cui mi sento qui completamente felice, anche se il mio stato di salute
permanga precario.
Quantunque lo stato del mio cuore mi obblighi a rimanere a letto,
godo di una bella camera con i mobili che avevo a casa mia, della mia
radio, e mi sento veramente felice
e riconoscente. Atiche il cibo è molto curato e abbondante, e sento il
bisogno di ringraziare di cuore la
Direzione per quello che fa per noi.
Questa simpatica Istituzione è veramente preziosa, e bisognerebbe
che potesse ingrandirsi per poter accogliere un maggior numero di ammalati e di invalidi.
Benché sia confinata a letto, mi
rendo conto che il personale è troppo ridotto, e che le diaconesse sono
sovracariche di lavoro. Ogni giorno
di più dipendiamo da loro per le
nostre piccole necessità, e forse, senza che ce ne rendiamo conto, diventiamo più esigenti e forse più egoisti. Bisognerebbe veramente che delle persone consacrate si sentissero ispirate a venir a lavorare qui.
Adelina Selli
Ricordi del passato...
ma anche il presente è sereno all’ Asilo per vecchi di San Germano
Il pastore Carlo Alberto Tron, dopo alcuni anni di ministero a Torino, venne eletto nella chiesa di San
Germano Chisone, dove rimase dal
1889 al 1905. Nell’esercizio del suo
ministero fu colpito dal numero considerevole di vecchi, uomini e donne, che vivevano in un misero àhbandouo. Convinto che una Chiesa
cristiana non deve abbandonare i
propri membri, di cui l’età e le vicissitudini della vita hanno stremato o distrutto le forze ed i mezzi, incoraggiato da un amico che gli offriva la somma di 20.000 lire per iniziare l’opera, convocò tutti i colleghi delle Valli ed espose con fervore ed entusiasmo i suoi progetti. Dopo una lunga ed esauriente discussione, passati al voto, si ehhero tre
Si parla di una famiglia di 2 0 bambini
Nel nostro Istituto sono ricoverati
venti ragazzi interni, quattro ragazzi stanno solo per la giornata in
mancanza di posti. I bimbi vanno
dai 6 ai 14 anni. Dodici bimbi frequentano la scuola elementare; tre
la scuola Latina, quattro la scuola
di avviamento, tre la scuola della
RIV a Villar.
Grazie alla collaborazione di zelanti maestre cbe mi aiutano nel^ lavoro del cc Doposcuola » non abniamo ripetenti. Certo non mancano
quei ragazzi a cui e necessario un
grande sforzo per riuscire; dato che
la maggioranza dei bimbi proviene
da ammente di preparazione un po’
scarso non si può pretendere molto,
e sono pochi quelli che si possono
considerare veramente dotati. Ma vi
sono elementi che per ze.o, o per un
certo talento riescono a fare gli studi della scuola media.
Molto pensiero danno i ragazzi che
frequentano la scuola della RIV,
perchè essi sono tutto il giorno fuori controllo. Ciò è tanto più grave in
quanto sono in un’età nella qua.e
non hanno ancora formato il proprio
carattere.
Grazie al buon clima, all’ambiente molto salubre ed anche all’aiuto
di diversi Enti arriviamo a dare un
vitto sufficiente e sano; perciò tutti
godono buona salute, aumentano costantemente di peso e di statura, insomma crescono bene.
Grazie al Signor Dott. Quattrini
ogni semestre i bimbi sono controllati con i raggi evitando così ogni pericolo di eventuali malattie.
Avendo la cucina in comune con
il Convitto il costo del vitto diminuisce per ambedue gli Istituti in
proporzione del numero maggiore
dei commensali. Anche quest’anno
parecchie comunità ci hanno fornito
doni in natura. Esprimiamo la nostra riconoscenza a tutte le persone
che ci aiutano a tirare avanti.
Grazie a diversi doni assai rilevanti questo anno abbiamo potuto
installare una cucina economica adatta per il nostro lavoro, un pelapatate ed una lavatrice.
Vari bimbi hanno pure goduto
della stagione balneare a Borgio Verezzi, mentre altri erano ad Agape.
Desidero porgere pure il mio ringraziamento a tutti coloro che ci sono
venuti incontro perchè i nostri bamNuovo impianto radiologico a Pomarctto bini godessero di tali benefici.
Abbiamo avute diverse visite dalla Svizzera,. Olaméa, America; còme
sempre in seguito a doni ricevuti.
Ringraziando tutti coloro che hanno contribuito al buon andamento
dell’oper«.
P. S. — Abbiamo bisogno di materassi n. 10 di lana, poi ricordo ancora sempre saremo gra^i se qualcuno ci procurasse una fisgrmouipg.
Ls direttrice:
Margherita Wiltch
Quello che non è cambiato
Quanti e quanti cambiamenti, anzi quanti ammodernamenti si sono
verificati in questi ultimi tempi all'ospedale Valdese di Pomaretto
{parla un ammalato quivi ricoverato).
Un modernissimo impianto elettrico di lavanderia, ma non meno moderna la cucina economica, un’altra
perfetta installazione di Raggi X per
radioscopia e radiografìa; si sa che
a giorni verrà pure messo in ogni
piano un apparecchio radio con altoparlante; credo che il tutto non
sia poca cosa per V ospedale di Pomaretto!
Una cosa non ha cambiato: la calda atmosfera familiare creata dalla
mai abbastanza rimpianta Suor Margherita e mantenuta dalle buone Suore che l’hanno sostituita.
Periodicamente i ricoverati organizzano brevi seratine di un’eretta
con recite di commediole, monologhi
ecc., alle quali partecipano Suore,
personale e naturalmente gli ammalati; pur nella loro brevità quelle
festicciole fanno bene a tutti.
Scena di ogni mattina alVOrfanotrofio maschile di Pomaretto
voti favorevoli e tutti gli altri contrari. Il pastore C. A. fron non si
scoraggiò: ci mise del suo, trovò altri amici: in pochi anni riuscì ad crigore il primo dei 4 padiglioni, che
costituiscono attualmente l'Asilo. Fu
un uomo di fede, e la sua fede compi il miracolo: attualmente circa 70
vecchi e vecchie trovano in quest’ospizio la quieta dimora in attesa del
tramonto.
Vi sono uomini (dai 70 anni in su)
e donne (dai 65 anni) evangelici di
qualsiasi denominazione e di qualunque regone d’Italia. In pas.ìaio
venivano accolti gratuitamente
(quando si poteva vivere con una
retta giornaliera di L. 0.50); oggi ve
ne sono ancora alcuni, ma sono assai numerosi coloro che godono del
beneficio delle attuali leggi sociali
Le direttrici dell’« Asiio » sono
state principalmente Diaconesse:
suor Marianna Rizzo; Suor Rina Rosabrusin, Suor Margherita Jourdan,
che vi hanno speso tesori di amore
e di pazienza.
S. Germano, 4 Febbraio 1933.
Caro nostro Presidente,
Ieri sera ho avuto la gioia di ricevere una breve visita delle nostre
due care diaconesse: suor Margherita, riostra direttrice, e suor Luisa,
la sua valorosa coadiutrice, E u ella nostra intima e familiare conversazione ho detto loro: « Se il Signore e mio Salvatore Gesù Cristo mi
da vita fino al 16 Marzo, saranno
quattro anni dacché sono arrivata
all’Asilo ». Allora ho detto alle suore: fi Ho un desiderio in cuore; vorrei offrire una taz:^ di tè a tutta la
grande p cara famiglia dell’Asilo, in
segno di Heonoseenza verso il mio
Dio e Padre celeste per questi quat-.
tro anni di benedizioni, tutte piene
della sua bontà e delle sue grazia ».
Debbo anche molta riconoscenza
alle nostre due care diaconesse e a
tutto il personale che da mattina a
sera si affaticano per me e per tutti
noi per offrirci una vita tranquilla
e senza preoccupazioni.
Gradisca, caro Presidente, i miei
saluti rispettosi e cordiali.
Angelini Luisa Emma
La mia vita in collegio
Io arrivo da Torino da una città
dove non si può correre nei prati dei
giardini se no si paga la multa.
Invece qua in questo Istituto tra
fiorenti campi e ridenti colline tutte
verdeggianti di alberi e di erbetta
fresca, in questi boschi così belli c’è
tutta un’allegria di uccellini che dalle loro piccole gole mandano note
melodiose.
Alla mattina mi alzo, corro nel
bagno e mi rinfresco subito la faccia e il collo; poi corro subito a vestirmi, fatto questo ritorno in camera e mi rifaccio il letto, poi la direttrice non vedendomi arrivare mi
viene a cercare e dopo avermi veduto giocare in cucina mi da un ammonimento ed io vado a fare il mio
solito lavoruccio che, a dir la verità, non mi fa male.
Dopo il lavoro ci ritroviamo tutti
a tavola dove il buon caffè-latte fuma nelle scodelle.
Si fa la preghiera e poi si incomincia a mangiare. Dopo la colazione viene fatto un breve culto in cui
si ringrazia il Signore di averci data
una bella giornata, piena di luce e
di gioia.
Finito questo breve culto io mi
vesto e mi preparo la cartella per
andare a scuola; io dovrei fare la
terza media, invece faccio appena la
seconda avviamento perchè non ho
mai voluto obbedire alla mia direttrice che ogni giorno mi diceva:
« Vittorio, ascoltami, non continuare
così perchè andrai a finire male » ma
io non ci credevo e a forza di ammonimenti arrivò l’esame per la prima classe media ed io rimasi bocciato.
A mezzogiorno quando le lezioni
terminano io, ritornando a casa,
prendo dal panettiere un buon sacco di pane nutriente. Arrivato a casa trovo già la minestra fumante nella mia scodella, rifaccio la preghiera e incomincio a mangiare discutendo con i miei compagni di quel
che si è fatto a scuola. Poi uno dei
compagni mette in ordine la propria
tavola, mentre due ragazzi di turno
devono provvedere alla pulizia della sala da pranzo. Intanto uno dei
miei compagni va a chiedere il permesso alla Direttrice di uscire sul
balcone; dove prima c’era tutta quella calma, si riempie subito di voci,
di grida ed anche di pianti. Ecco
che suona la sirena della fabbrica
ed allora i ragazzi che frequentano
le classi elementari si mettono
il grembiulino nero, colletto bianco
con il fiocco azzurro, e si avviano
verso la. scuola .salutando la direttrice. Intanto i più grandi che frequentano le scuole superiori, entrano nella sala da studio e incominciano a fare i loro compiti.
La sera dopo aver mangiato si va
nel bagno ¡love io ed i miei compagni ci laviamo bene prima di andare a riposare; dopo che sono tutti
a letto si dice il « Padre nostro »,
dopo la direttrice fa mettere la luce
notturna e ci augura la buona notte.
Dopo una mezzoretta qualcuno bisbiglia a bassa voce; buona notte,
ma quasi nessuno risponde perchè
il sonno ci ha vinti ormai.
Marauda Vittorio
Pomaretto, il 5 febbraio 1953.
5
L’ECO DELLE VALU VALDESI
— 3
lo e la pecora
Sull’alto della montagna, lungo lo
schienale coperto di erba fina, il solitario alpinista ha incontrato un
mandriano il quale, appoggiato al
suo lungo bastone, custodiva un gregge di pecore.
Dopo averlo salutato, l’apinista si
è seduto su di una roccia per riposarsi, ed ha attaccato conversazione
col mandriano, il quale, malgrado il
suo aspetto assai rustico e selvaggio,
si è mostrato felice di aver qualcuno
con cui scambiare due parole.
Si trattava di un vecchio, vestito
assai miseramente, colla barba lunga e scomposta. I pantaloni e la giacca erano tutti rattoppati e, sotto il
ginocchio, appariva, da uno strappo,
la gamba magra e muscolosa.
Dopo alcuni minuti di conversazione, il vecchio, che non appariva
punto timido, è riuscito a sapere,
mercè le sue domande ingenuamente indiscrete, tutto ciò che l’interessava deir alpinista: la sua professione, la città di residenza, la sua parentela con famiglie di quella regione e il suo nome di famiglia. Soddisfatto nella sua curiosità, il vecchio mandriano si è poi seduto accanto all’ alpinista e gli ha posto varie domande su cose che lo interessavano e su problemi ai quali evidentemente aveva molto riflettuto nelle
lunghe ore passate col suo gregge
nella solitudine dei monti.
* * *
Fra le altre cose ha chiesto all’alpinista di spiegargli che cosa fosse
la « tìlosofla » ; perchè un giovane
del suo villaggio, dopo aver finito gli
studi a Torre Pellice, si era recato a
Tot ino per studiare lettere e filosofia. « Medicina, ingegneria, lettere;
queste sono cose che capisco: ma filosofìa... » I
L'alpinista ha cercato di spiegare,
con semplicità, in che consistano gli
studi di filosofia, facendo l’etimologia della parola che implica ricerca
di saviezza; egli ha parlato degli anf tichi filosofi i quali facevano semola
passeggiando con i discepoli e ponendo loro domande, o rispondendo
alle loro, e cercando così di acquistare saviezza e di comprendere i
problemi della vita, rispondendo ai
’’perchè” di tutti i fenomeni umani.
« Per esempio, ha concluso l’alpinista, un filosofo trovandosi qui, con
noi, le porrebbe questa domanda:
’’Che differenza c’è fra quella pecora e lei?” Che cosa risponderebbe a
questa domanda? »
« Io ho due gambe e la pecora ne
ha quattro » ha detto, ridendo, il
vecchio.
« BenissimoI E ancora? »
« La pecora non è vestita e io si ».
« Eppoi? »
Il vecchio si è interessato alla cosa ed ha enumerato, una dopo l’altra, le differenze che passano fra lui
e la pecora, condendo le sue osservazioni con risatine fanciullesche e
con commenti talvolta molto acuti.
E’ arrivato perfino a dire: « La pecora non sa leggere ed io si » E ancora ; « La pecora, la Domenica, non
va in Chiesa, mentre che io... una
volta ci andavo! »
« Una volta...? Non più ora? For,se perchè deve accompagnare al monte, anche la Domenica, le sue pecore? Non potrebbe esser sostituito,
almeno ogni quindici giorni? »
« Oh! se volessi, troverei facilmente chi mi sostituisca. Ma perchè dovrei andare in Chiesa? »
« Perchè, come ha detto, lei è diverso da una pecora. Un filosofo trarrebbe ora tutte le conseguenze delle
diversità che abbiamo stabilite fra la
pecora e lei, e ci direbbe che mentre
la pecora — come ogni altro animale — vive solo di vita fisica, materiale, ed è soddisfatta quando può impiegare tutte le sue giornate a cercare e mangiare l’erba profumata, a
bere ed a riposarsi, lei che è uomo,
non può essere contento di vivere
solo una vita animale, intento soltanto a procurarsi il cibo: perchè lei
è evidentemente di natura diversa
dalla pecora ed ha aspirazioni e bisogni di natura intellettuale, morale
e spirituale ai quali deve cercare di
dare soddisfazione se non vuole essere infelice e tormentato. Lei, una
volta, andava in Chiesa. Perchè non
ci va più? »
E’ seguita una lunga conversazione fra l’alpinista ed il vecchio elitario. La gioventù del mandriano era
stata ben diversa: ma la morte lo aveva privato di tutti i sum con ed
egli, inasprito dalla sventura, era diventato un misantropo éd un ribelle
contro a Dio. Per la prima volta, apriva il suo cuore ad un fratello e
ne ascoltava le savie esortazioni. La
sua curiosità circa la filosofia, lo aveva portato, senza che se ne accorgess€, a rientrare in sé stesso, a cofn~
prendere il suo errore ed a guardare
alla vita con maggiore saviezza.
^ ^
Alcuni mesi dopo, il Pastore della
Parrocchia alpestre di X. incontrò
in città, per caso, l’alpinista e gli
chiese come mai conoscesse il vecchio mandriano dei suoi monti :
a Perchè, disse, egli mi ha parlato
di lei con molta ammirazione e mi
ha detto che lei gli aveva spiegato
molte cose ».
Poi soggiunse : « Adesso quel vecchio misantropo ha ripreso a vivere
una vita più normale e meno selvaggia; ha ricominciato a venire in chiesa e mi ha perfino chiesto di abbonarlo all’Eco delle Valli. Quando gli
ho chiesto il perchè di quel suo benefico mutamento, mi ha risposto
sorridendo: « Perchè io sono diverso da una pecora! »
Penna bianca.
Convegno seiìsflco
alla Vaccera
Domenica 8 febbraio al Colle della Vaccera ha avuto luogo un grande convegno
sciistico, organizzato dalla S.P.E.S., per la
assegnazione della Coppa triennale « U. G.
V. Angrogna » con una staffetta 3 km, -1.
n pastore sig. Teofilo Pons ha presieduto il
culto rivolgendo ai giovani sportivi un messaggio di circostanza. Subito dopo ha avuto
inizio la gara che malgrado il percorso molto difficile e la neve in pessime condizioni
si è svolta regolarmente e senza incidenti
per l’ottimo comportamento di tutti i concorrenti. La Coppa è stata vinta, dopo una
lotta combattuta con grande entusiasmo,
dalla prima squadra di Angrogna seguita a
soli 25”l/5 dalla prima squadra di Prali.
Nel pomeriggio presso l’a'bergo Plavan in
una breve cerimonia sono stati distribuiti i
numerosi e ricchi premi ai vincitori. Il convegno si può dire veramente riuscito non
soltanto per i risultati sportivi e tecnici,
ma soprattutto per la correttezza di tutti i
concorrenti, per il numero veramente notevole di giovani intervenuti e per l’organizzazione della S. P. E. S. Questa società che
è sorta per offrire ai giovani evangelici la
possibilità di praticare lo sport, già con le
due prime manifestazioni organizzate a Prali e alla Vaccera, ha dimostrato di essere
all’altezzà del suo compito. Un vivo ringraziamento vada a tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita del convegno e specialmente al past. T. Pons, Renzo Pagliani
e Aldo Vola della S.P.E.S. e a Silvio Bertin deU’Unione di Angrogna.
My.
LA VOCE DELLE COMUNITÀ'
Angrogna (Capoluogo)
Domenica 15 febbraio, nel nostro Tempio, è stata invocata la benedizione di Dio
sul mulrimonio di Chauvie Luigino (Buonanotte! e Malan Lelig (Prassuit).
La grazia del Signore circondi ed accompagni sempre questo nuovo focolare.
Il culto commemorativo del 17 febbraio
ha avuto luogo la domenica 15 febbraio.
Un di:c;eto uditorio era presente, ma.grado il tempo avverso e la poca praticabilità
delle strade. Ringraziamo la Corale che ha
eseguito due cori di circostanza.
La tradizionale festa del 17 febbraio ha
avuto anche tra noi il suo svolgimento normale, favorita dal bel tempo, i'in dalla sera dei 16 febbraio, numerósi <i falò » venivano' afCesi nei punti 'più esposti, mentte
fuochi pirotecnici e mo.taretti rompevano
le tenebre ed il silenzio della notte, il giorno dei 17 i due cortei delle scolaresche di
Angrogna Serre e Angrogna Capoluogo si
incontravano al limitare delle <iu6 parrocchie, accompagnate dal rullar del tamburo,
dalie grida gioiose dei bambini e dallo
sventoiio delie bandiere; insieme esse facevano il loro ingresso nel Tempio del Capoluogo ove un numeroso pubblico si era
nato convegno. 11 Pastore sig. Teofilo Pons
del Serre ci rivolse il messaggio deUa Parola di Dio; in seguito gli alunni delle varie scuole svolsero un ricco ed interessante programma di recito e canti. La Corale
esegui lodevolmente due cori. Al termine:
distribuzione della tradizionale C( brioche».
Il pranzo era stalo allestito alla Pensione Bertin. al Vernet. Ad esso partecipò una
sessantina di convitati. Motta la fraternità
e rallegria. Al levar delle mense rivolsero
ancora messaggi i due Pastori, il Sindaco
ed alcuni altri convenuti invitando le due
Chiese di Angrogna a formare sempre maggiormente una sola famiglia unita dai vincoli di un profondo amore in Cristo. Fu
letta pure una gustosa poesia composta in
occasione del 17 febbraio dal nostro Segretario Comunale dott. U. Pellegrin che
non aveva potuto partecipare al pranzo tra
ndi. La sera, nella nostra nuova sala. l’U.
G. V, di Prassuit-Vernet ci offerse un riuscitissimo trattenimento familiare per il
quale ancora sentitamente la ringraziamo.
La coralina dell’Unione stessa esegui bene
La morte del prof. Pietro Rivoira
All’età di 88 anni, nella sua abitazione del Viale Romagna, a Milano,
è improvvisamente spirato il nostro
concittadino prof. Pietro Rivoire. La
luttuosa notizia ha vivamente conimosso il gran numero dei suoi amici, conoscenti, estimatori, che lo circondavano di reverente affetto e profonda stima, per le molte benemerenze ch’egli si era acquistato nel
campo della cultura e dell’insegnamento. Nato a Torre Pellice il 21 l'aglio 1864 da nota e stimata famiglia
del luogo, aveva brillantemente percorso gli studi letterari e storici al
Collegio Valdese di Torre Pellice ed
all’Università di Torino. Al Collegio
di Torre aveva pur iniziato la sua
carriera d’insegnante, che però aveva tosto continuato altrove, come insegnante di Storia nei Licei dello
Stato, in varie sedi del Meridione,
fra cui Palermo, poi al nord, finendo come preside a Milano ed a Bergamo. Ultimamente aveva ancora assunto la direzione dell’Archivio di
Stato di Milano. S’era distinto nel
campo della cultura italiana, sia come insegnante provetto, sia come
storico. La sua notissima Storia dei
Conti di Luserna, pubblicata nel
Bollettino della Società di Studi Vaidesi, è ancora un’opera fondamentale per la storia di quella antica ed
illustre famiglia feudale che per molti secoli dominò nella Valle del Pellice e nelle regioni adiacenti.
Numerosi altri studi storici si ricordano di lui, particolarmente riguardanti il periodo della Riforma
in Lombardia ed in Piemonte. Ritirato a vita privata per limiti d’età,
sempre vegeto e limpido di mente,
continuò a coltivare i suoi studi preferiti nella pace serena della famiglia, ove la morte ad un tratto l’ha
colto.
Alla vedova sig.ra Caterina Mular
Diaz, ai figli ed ai parenti tutti vada
l’espressione della nostra profonda
simpatia.
tre cori. La mezzanotte era da poco trascorsa quando, soddisfatti per la beila e luminosa giornata trascorsa in comunione fraterna sotto lo sguardo di Dio, raggiungevamo le nostre dimore.
Terminando, ci piace segnalare una simpatica iniziativa assunta dal gruppo organizzatore del falò di Rocciamaneud. Quei
fratelli, a prop.ie spese, indissero una lotteria la sera delia accensione del « falò »
e ne versarono tutto il provento (L. 16.600)
alla Chiesa per ridurre il forte debito tuttora gravante ancora sulla nostra sala unio.
nista. Li ringraziamo di cuore e... ci permettiamo indicare ad altri il loro esempio !
Voglia Iddio benedire e rendere efficace
per ognuno di noi il messaggio della sua
Parola che ci è stato rrvoito dai suoi servitori in occasione- tradizionale festa
valdese. Ci conceda Egli di essergli sempre
fedeli, nelle piccole come nelle grandi cose. e. a.
Villar Pellice
Tre dipartenze si sono recentemente verificate nei nostri ranghi. NotevoU tutte e
tre per la testimonianza data dai Dipartiti
e per le onoranze loro rese dalla comunità.
Cairus Margherita ved. Bertin di anni 89
(Cognetti) deceduta il 19 gennaio u. s.
Era ormai la decana della nostra comunità. viveva sola e con mezzi modesti, ma
godeva di molta stima nella chiesa per la
sug pietà e per la bontà del suo carattere.
Ebbe perciò delle onoranze funebri di p;ira’ordine com’essa forse non avrebbe osato
sperare e come di solito ¡non ricevono i vecchi che vivono in solitudine e in povertà.
Ai parenti ed ai vicini che l’hanno assistita
sul suo letto di morte è stata detta una parola di lode e di riconoscenza.
Michelin Salomon Emilio di anni 40 dei
Garin, deceduto il 25 gennaio u. s.
Dopo tutta una vita vissuta sopra un seggiolone per l’impotenza delle mani e dei
piedi, partì offreiulo sul suo letto di morte
una testimonianza di fede che gli attirò attorno una fol.a di visitatori. Soffriva crudelmente in mezzo alle crisi che gli provocava la peritonite ma non si stancava di domandare che gli cantassero degli inni e so;
lo il canto sembrava arrecargli sollievo. I
suoi funerali raccolsero una vera folla che
voleva certo rendere omaggio alla famiglia
stimata, ma sopratutto dare un saluto commosso al credente che aveva voluto morire
circondato dai canti della fede.
Perteciparono alla celebrazione del funerale i fratelli Isaia Cordin e Arnaulo Gente. pastore.
Augusto dalla di anni 60 deceduto il 4
febbraio u. s.
Da lunghi anni viveva a Torino e non
faceva al Viliar che dei soggiorni rari e di
poche ore, eppure al suo funerale accorse
tutta Villar.
La sua vita umile e modesta malgrado i
bei talenti di intelligenza eh,, faceva di lui
un tecnico ricercatissimo era stata spesa tutta in un’instancabile servizio del prossimo.
Lavorava sempre, lavorava troppo, ma non
lavorava per sè. bensì per quanti lo circondavano ed accompagnava questo suo amore
del prossimo con una vivente pietà. Accadde forse per lui quel ebe avviene talvolta
per dei benefattori degli uomini il cui valore si scopre solo al momento della
loro partenza. Molti appresero solo dinanzi alla sua bara tutto ciò ch’egli faceva ed
era sotto il manto deU’umiltà.
Il suo nome, ai funerali, venne associato a quello di Albina Leali di cui era stato
amico fedele. Apostolo, quello, dell’amore
di Dio e apostolo, questo, dell’amore del
prossimo. Facitori entrambi del grande Comandamento divino.
Pomaretto
Dalla partenza per l’estero del pastore,
siamo stati chiamati ad accompagnare all’ultima dimora la spoglia di tre nostre Sorelle: il 31 gennaio. Grill Margherita ved.
Rostan (Pomaretto); il 1 febbraio, Rostan
Elena ved. Costantino (Blegeri); il 19 febbraio, Rochon Maria ved. Long (CombaviUa).
<i Morte nella fede » Esse lasciano buon
ricordo di sè; rinnoviamo ai familiari la
espressione della simpatia cristiana della
Chiesa e l’assieurazione deUe nostre preghiere.
lì culto di domenica 8 febbraio è stato
presieduto dal Dottore I. Mathieu il quale,
con squisita gentilezza, ha voluto spontaneamente incaricarsene per « completare le
cure » prestate con grande abnegazione al
pastófè ed alla sua famiglia « influenzati »..!’
Glie ne siamo profondamente riconoscenti — e la Chiesa tutta per l’apprezzatissimo
suo mes-saggio cristiano.
La Festa del XVlì Febbraio si è svolta
col solito entusiasmo ma, al tempo stesso,
nella forma dignitosa ehe si addiceva a chi
veramente simpatizza con le vittime di tante sciagure odierng.
La celebrazione in Chiesa, alla presenza
delle Autorità di Porosa, è stata specialmente solenne per la partecipazione attiva dei
delegati ufficiali della « Chiesa Madrina »,
sigg. Favez del Grand Lancy e Morel del
Petit Lancy (Ginevra); intonati alla circostanza, il messaggio espressamente inviato
dal Pastore e la meditazione bibUca del
giorno; molto gustati i Cori diretti dalla
signora Matilde Tron e l’appropriata evocazione storica presentata dal prof. Silvio
Tron sui primi templi valdesi sorti fuori
delle Valli. Le due Bande Musicali àUietarono, come di consueto, tanto la manifestazione dei « falò » la vigilia, quanto la
mattina il tradizionale corteo, quanto àncora il... tempo d’aspetto prima del banchetto e la visita all’Ospedale, quanto infine la serata offerta con molto successo dalla Filodrammatica deH’U. G. V.
A tutti i coUaboratori la Chiesa porge sentita gratitudine; ed esprime particolare
compiacimento e riconoscenza al pubblico
per la disciplina encomiabile dimostrata in
tutte le parti della celebrazione, riuscita cosi veramente edificante.
Dio voglia che rimanga in santificazione
per molti.
Rodoretto
Le début de l’hiver a vu une joyeuse reprise de nos activités paroissiales. Ce sont
d’abord nos réunions qui ont en cette année un caractère si familial. Chacun aussi
a participé au succès de la semaine du Uvre à laquelle notre Union Chrétienne a
prêté une collaboration efficace.
Les fêtés de fin d’année nous ont apporté
la double surprise du sapin et de ses chants
comme aussi ceUe d’assister à l’effort des
missions évangéliques dans le monde. Cette semaine missionnaire, qui suivait immédiatement Noël, fut conduite par deux candidats: M. M. Paul Peter et Samuel Stauffer de Lausanne qui offrirent à notre population deux séries de clichés en couleur:
l’une, sur l’Afrique du Nord, l’autre, sur
l’oeuvre parmi la jeunesse dans les camps
de vacances en Suisse.
Depuis le début de décembre notre communauté est conduite par un nouveau consistoire, qui est composé de trois anciens
et dfe deux diacres, respectivement MM.
Breuza Luigi (Fontaines), Tron Renato
(Campo Clôt). Genre Auguste (Serveil),
Garou Giovanni Luigi (Armand) ét Pascal
Rinaldo (Fontaines).
Le 30 novembre, le petit village des Fontaines disait le dernier adieu à l’une de nos
fidèles paroissiennes: M.me Esther Pons,
veuve Tron. qui nous a quittés après une
très longue maladie. « J’ai désiré une chose, c’est d’habiter dans la maison de l’Eternel tous les jours de ma vie ».
Tarariras (Uruguay)
Una ben triste notizia sono tenuto a dare agJi amici di Villar Pellice e San Giovanni.
Lna fatale disgrazia sul lavoro ha troncato’ il 20 gennaio u. s. l’ancor giovane vita di Pietro Ciostabel (Pietruccio come lo
chiamavamo qui).
Mentre egli era intento a lubrificare una
pompa di irrigazione, per astissia dovuta
al gas sprigionato dal motore a scoppio,
precipitava nel tondo del pozzo annegandovi.
Egli era qui emigrato dalle Valli circa
quattro anni or sono ed era figlio di Enrico Costaliel e di Rosa Ribero. Nello stabilimento di prodotti lattei ove egli prestava la sua opera, era morto benvoluto ed
apprezzare. Egli lascia una giovane vedova, Anita MicheRn. che aveva sposa.o in
aprile u. s. Es.sa pure proviene daRe Vaili
iBobbio PeUice). Tanto essa quanto i genitori hanno dimostrato in questa triste circostanza fede e coraggio.
A loro vada la nostra fraterna cristiana
simpatia.
Qua.cbe breve uotiziola per coloro che
si interessano in modo particolare alla vita
di queste nostre Chiese del Distretto Rioplatense. E’ di questi giorni l’arrivo -a Roma, presso la Facoltà di Teologia, del Candidato sig. Perrachon. Egli andrà in seguito a fare una visita alle Valli,
Il Pastore Sig. Aldo Comba s’è recato
nel Cile quale delegato a un Congresso di
Educazione Cristiana.
Le Chiese deila limitrofa Argentina si
trovano quasi isolate a causa della po-itica
di Peron che ostacola le relazioni fra Argentina e Uruguay.
Quest’estate ba piovuto qui come non aveva più piovuto da circa 60 anni. Per fortuna il raccolto era già al sicuro.
Sperando che queste notizie possano dare una forma di legame tra i nostri due
continenti cosi lontani, ricordandovi, cari
lettori dell’Eco, con affetto vi saluto
Carlo Negrin
Ringraziamo il pastore C. Negrin delle
sue notizie e dei suoi saluti che contraccambiamo fraternamente; ci auguriamo, nel comune interesse dell’Opera che questi legami possano sempre rafforzarsi. (Red.).
I M P O.R T A N T E !
Ancora qualche centinaio di lettori non ha rinnovato l’abhonamento
al giornale. Li preghiamo molto vivamente di volersi mettere in regola
al più presto. Ci facilitano il nostro
compito, e ci evitano il disturbo di
inviare delle cartoline di sollecito!
L’amministrazione.
Th. Geisendort Des Gouttes
Lundi, 9 février, une foule nombreuse a rendu les derniers honneurs, dans la Cathédrale de St. Pierre, à Genève, à un grand ami des
Vaudois.
M. Th. Geisendorf Des Gouttes avait connu les Vaudois alors qu’il était secrétaire unioniste à Marseille;
depuis lors il avait continué à s’intéresser à eux activement. Dès son
retour a Genève il participe à toutes le manifestations organisées par
la Société de Secours Mutuel des
Vaudois du Piémont. Après avoir exercé une grande activité sociale au
sein même des Unions Chrétiennes,
il fonde les Editions Labor et Fides
et en devient le directeur pendant de
nombreuses années. Ces éditions ont
joué un rôle important dans toutes
les Eglises de langue française.
Nous signalons, en particulier, les
ouvrages qui se rapportent le plus
directement à l’histoire de notre église: Pierre Valdo, de Jean J alla;
Josué Janavel, de Attilio Jalla; l’Eglise soùs le joug fasciste, de Giovanni Miegge.
Le 15 août 1939 il assista, à la Balziglia, au 250.ème anniversaire de la
Glorieuse Rentrée et il garda un souvenir inoubliable de cette journée.
En 1944, à Prangins, il avait signé
l’appel lancé en faveur d’une aide
immediate aux paroisses des Vallées,
ruinées par la guerre et U fit partie
du Comité Pro Chiesa e Valli Valdesi.
Nous exprimons à madame Geisendorf Des Gouttes et à ses enfants
notre très profonde sympathie daiis
ces heures douloureuses et nous tenons à leur assurer cpie le souvenir
de leur cher disparu restera longtemps parmi nous.
U.Ben .
6
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
generosità cristiana
DONI IN MEMORIA PER LA CASA
DELLE DIACONESSE
di Lidia B'eiker Moreno: Enriro. Elsa e Spe-anza T-on
di M. P. B.: JuLe:te Ba'mas Marauda
di Leontina Godina: 'William
May
idem, Dr. Carlo Varese e fam.
di suor Eugenia Tour: Rodolfo
Gasparotto
di Mary Laura ved. Varese: Corsini Avondet Albertina
di Giovanni Berialot: Amalia
Bcrtalot
di Dolly Bertalot: Elia Bertalot
del figlio : Federico Bounous
di Arturu e Si.via Mansnino:
Famiglia Mansuino
di Emma Gardiol Leidheuser e
C. A. Tron:
di Matilde Tron: Giulio Tron,
Massello
del fratello Armando: Nina Cnrcio
dei genitori: Vera Vinçon Liti
idem. Emilia Gianassi Revef
dei nonni Cavallina e Ferretti:
Renala Ferretti
dei loro cari: Mary Codino
idem. Famiglia Vincenzo Occbipìnti
idem. Elsa e Oreste Long
idem. Margherita Sani
del padre: Emilia Paschetto
di Eiena Kostaing: Emilio ed Elena Codino
della madre: Levy Rostagno
idem. Dino e Angiolina Fornerone
idem. Pisa Mercandelli
idem. Elisabetta e Ferruccio
Avondetto
dei nonni: Marcella Paschetto
della signora Saccaggi: Lidia
Gay
di Bianca Gay: Eslerina Gay
della di.etta Elda: Papà e mamma Emilio Codino
dello zio £. Gardiol: Giacomo
Gardiol
di Elda Piera Olmo: Olmo Pagliani
di suor Margherita GrilF: J. B.
idem. Pao o ed Edilh Revel
idem. Peyronel Giovanni, Giacoma, Lesarino ed Eduardo
idem. Desiderata Clot
di Ma gherita Ribet Giampiccoli: Gio gio e Roberto Tu in
idem. Linetta ed Em. Decker
idem. Marta Turin
idem, le sorelle e i nipoti
idem. Noelie Malan
di Marglierita Ribet Giampiccoli e Albertina Talmone: Dr.
Michele Talmone
di Soeur Marie Rebmann: Costaniin Luigi
L. 1.000
2.000
3.000
2.000
1.000
2.000
1.000
1.000
500
1.000
25.000
500
1.000
1.000
1.000
500
500
500
500
2.000
500
1.000
2.500
500
1.000
5.000
1.000
1.000
500
1.000
2.000
1.500
10.000
1.000
250
500
5.000
3.000
500
100.000
1.000
10.000
1.000
Lusp.rna San Giovanni
della Consorte Lidia B eiker Moreno, Giovarmi Blelker
Pinerolo
ricordando la loro diletta Elda,
il papà e la mamma
di Pagetto Daniele, Codino Emilio e Elena
Pomaretto
di A!do Ribet, gli amici
Prarostino
di Irene Pasche'to, un’amica
dei suoi cari. Costammo Alma
dei suoi f. ateliini, Gardiol Ferruccio
Roma
di Suor Margherita Grill, Letizia
Girardet
T orino
Nel 2» anniv. della morte di
Boer eie ia, N. N.
Torre Pellice
di Maria Mazzolini
Dall’Estero
Siati Uniti
Letto in memoria di Suor Margherita Grill, Aldo Martinat
Prarostino
di Luigia Paschetto, Marito e Figli
DONI IN MEMORIA
PER L’ORFANOTROFIO FEMMINILE
DI TORRE PELLICE
Aosta
del Padre, Giulia e Teresa Fion
Ferrerò 1.000
Bobbio Pellice
del Pdpà, Nonno Negrin, la Fam.
Nepin (Costa) 2.000
Marsiglia
di Augusta Gardiol, Èva Travers 1.000
Milano
del Marito, Lina Ambrosio 1.000
Luserna San Giovanni
della Consorte Lidia B’eiker Moreno, Giovanni Bleiker 10.000
Pinerolo
di Elda Codino, l’amica Mimma 2.500
dello Zio Emi .io Gardiol, Gardiol Giacomo 2.000
della Zia Ernes'.ina Gardiol, Forneron Alberto 2.000
del Marito, Gardiol Attilia 1.000
della piccola G aziella, i nonni
Pons Remigio e Emilia e la
zia A ba 1.000
del Nonno Gay Alberto, Elsa
Gay, Renala, Carlo 1.000
del a diletta Ada, Vola Adolfo
e lima 4.(K)0
di Graziella, Rivoiro Adolfo e
Li iana 1.000
di Jourdan Giovanni, il cognato 2.000
di Ernestina Origlia, in memoria 5.000
della Mamma, Forneron Dino e
Angiolina 1.000
T olentino
di Guido Ridolfi. Vittoria UgoRni 2.000
Torino
Nel secondo anniv. della morte
di Boer Clelia, N. N. 2.500
dei loro Cari, sorelle Jon Scotta 1.000
Torre Pellice
In memoria. Vera Paschetto 1.000
degli Unionisti Scomparsi, l’Unione dei Simounl - 2.000
deda Madre, Sarò Giulia 500
della Mad e, Giovanni Pizzardi . 2.500
dell’on. Mat.eo Gay, la famigàa 2.000
del Marito. Fanny Costantino 500
di Maria Mazzolini 4,000
della Mamma, N. N. 1.000
V illar Porosa
Operai e impiegati della RIV in
'occ. XVU Febbraio 34.250
Francia
di Celina Gay, Alfio Seguin, Ni
mes 10.000
DONI IN MEMORIA PER L’ASILO
DEI VECCHI DI S. GERMANO CHISONE
Livorno
dei genitori e Marito, Angelina
Delfino V 1.000
Ivrea
della cara Mamma, Anna e Enrico
Marchetti 5.000*
Pinerolo
del Nonno, La Montàgna Guido 1.000
Ricord. diletta Elda, il papà e la
mamma 1.000
del b'iglio Franco, Famiglia Romano Dante 1.500
dello Zio Emilio Gardiol, Gardiol
Giacomo * 2.000
della Mamma, Fiorillo Irma 1.000
dei genitori. Don Rottaing Ida 2.000'
del babbo, Gardiol Attilia 1.000
della dLetta Ada, Vola Adolfo e
lima 3.000
di Schreiber Armando, N. N. 1.000
della Mamma e Fratedo Michele,
Accostelli Lucia 800
di Leontina Gu.gou ved. Codino, i figli 10.000
“La memoria del giusto è in benedizione,,
~ DONI IN MEMORIA
PER IL RIFUGIO CARLO ALBERTO
DONI IN MEMORIA PER GLI OSPEDALI
VALDESI DI TORRE PELLICE
E DI POMARETTO
10.000
1.000
1.000
3.865
500
1.000
200
1.000
2.500
4.000
112.150
10.000
Luserna S. Giovanni
di Giuseppe Viani
di Lidia B.eiker Moreno:
Giovanni B.eiker
Ami.da Bounous-Pons
Signore Finetta e Lisetta
'Elsa RoUier Decker
C. Feyles
Lina' Peyrot ^
Signora Mumenthaler
Maria Pons
Pinerolo
Ricordando la loro diletta Elda, il
papa e la mamma
Del figlio Franco, la fam. Romano
Dante
dello Zio Gardiol Emilio, Gardiol
Giacomo
dello Zio Gardiol, Bleynat Gardiol
Paolina
del Babbo, Gardiol Attilia
della Mamma, Forneron Dino e Angiolina
della diletta Ada, Vola Adolfo e
lima
di Jourdan Giovanni
di Schreiber Armando, N. N.
di Alberto Pittavino, Aw. Arnaldo
Pittavino
Prarostino
Ricordando la Mamma, Levy Rostan
Pomaretto
della Nonna, Enrica e Iris Pastre
T orino
nel 2o anniv. deUa morte di Boer
Clelia, N. N.
dei loro cari. Sorelle Jon Scotta
della Zia, Bert n Gustavo e Signora
del Padre, Suor Ernestina
Torre Pellice
di Malan Nelson, la famiglia
della Dott.ssa Matilde Bonnet, Maria Comba Bonnet
di Maria Mazzolini
di Dalraas Darcas, Coniugi Bani
Dall’Estero
Francia
de ses Parents Jean Daniel Stalle et Devotuie Lorenzi. Stalle
5.000
10.000
5.000
2.C00
1.000
500
300
l.OUO
500
1.000
1.500
2.000
1.000
500
1.000
3.000
2.060
1.000
2.000
2.500
2.000
2.500
1.000
2.000
5.000
10.000
2.000
4.000
2.000
Amédée Svizzera Losanna, di Suor Berthe Bidi- 1.000
villc : X Fr. 10
Id..- R. K’ 10
Id.: H. C. 2
Id. : B. B.asey 5
Id.: E. Muller 2
Id.: da colletta 9
di Travers Marta, Codino Bounous Maria 1.000
di Travers Marta, Codino Virgilio e Albertina 1.000
dei Genitori, P. Balmas Olga 2.350
della sorella Enrichetta Jahier e
fratello, Fanny Grill 1.000
Prarostino
del Marito, Avondet Elisa 500
Ricord, la Mamma, Rostagno Levi 2.500
Roma
del Padre, Vera Michelangeli 1.000
San Germano
del Marito e Padre Ing. Vinçon,
Signora Cavallo Ved. Vinçon
Zagrebelsby Ribet 3.000
San Secondo
dei loro Cari, soreUe Pons 1.000
T orino
dei loro Cari, sorelle Jon Scotta 1.000
di Senese Botturi :
Cleanthe Pellegrini Rivoira 10.000
Fernando Pel egrini 10.000
Ugo Rivoiro Pellegrini 10.000
DONI PER GLI OSPEDALI VALDESI L’Union des Mères per il Natale 2.000
DI TORRE PELLICE E POMARETTO v Geymonat Angele 2.000
Bastia D’Albenga Basso Isolina e Lilia _ Bobbio Pellice Samuele Charbonnler Como DaWEstero
1.000 192 Stati Uniti Missionary Society Mrs L. Oleari Mrs H. Grill ~ doli. 5 4 1
Lilia Malacrida Rocchi 1.000 Svizzera
Dr. Stanislao Rocchi 1.000 Ginevra, Jaques Picot per il Na-
Fontane tale 1.000
Pascal Caterina Genova 1.000 DONI PER IL RIFUGIO
Valdesina Vinay 1.500 CARLO ALBERTO
Massello Tron Ornella 1.000 DI LUSERNA S. GIOVANNI
Perosa Argentina Luserna San Giovanni
Dal Bianco Renzo 2.000 Samuele Stale 1.000
Bertaiol Iolanda 2.000 Milano
Cas-a di Risparmio 5.000 Sig. Messa 1.000
Perrero 1 nipoti del Sig. Leali 15.000
Brenza Ferdinando 1.500 Prarostino
Gelato Alessandrina 1.000 Costaniino Giacomo 400
Rinasca Ribet Lidia 200
Lageard Viola per maternità 4.550 Forneron Guido, Cardon Franco,
Coucourde Ernesto 1.000 Costantin l.ivio, Paget Nico-
Anila Costabel 1.200 demo. Gönnet Luigi 2.000
Sivera Antonio 1.000 Robert Lidia 200
Perrone Sergio 1.000 Roma
Pomaretto Letizia Girardet 1.000
Zoccola Giuseppe 1.500 Rocchi Biagio 4.500
Bieynat Remigio 1.000 Rorà
Lina Long 700 Chiesa Valdese 1.000
Alberto Peyrot 235 San Germano Chisone
Pastre Viola 4.000 Doni coliettati dalla Sig.na Mar-
Baret Franca 500 gherita Balmas :
Augusto e Regina Pastre 1.000 Clotilde e Ilda Revel 700
Paschetto Walter 1.000 Id.: Pauline Duchène 400
Lussiana Anna 2.000 Id.: Alice Balmas 500
Praly Id.: Ethel Bounous 300
Pons Francesco 5.000 Id.: Cesarina Durand 500
Riha DeUa 1.000 Id.: Adele Alano 600
Rosalba Berger 1.000 Id.: Livietta Mandrino 500
Peyrot Anita 1.000 Id.: Olimpia Meynier 200
Pramollo Id.: llda Long Mevnier 500
Ada Long 10.000 Id.:Lidia Ribet 500
Rodoretto Id.: Anna Rostan 500
Raima Sergio e Giovanni 2.000 Id. : Margherita Balmas 400
Roma Id.: Anna Ribet 500
Rocchi Biagio 9.000 Savona
Rorelo Un gruppo della Chiesa per in-
Picco-i Teresa 2.000 teressamento della Sig.ra Fava 11.000
T orino San Remo
Bruno Francesco 1.500 Domenico e Emilia Arbnffo 3.750
Emanuele Griset 2.000 T orino
Torre Pellice N. N. N. 3.000
Casi di Risparmio 15.000 Giulio e Laura Jon Scotta 5.000
Noelie Malan 5.000 (co7iiiri»a).
CRONACA NERA illlimi arrivi alla Claudiana
DONI IN MEMORIA
PER L’ORFANOTROFIO MASCHILE
DI POMARETTO
Inverso Rinasca
del loro caro Alberto, Cham!)0'i,
Genre, Comba L. 6.000
Luserna San Giovanni
di Lidia Bleiker Moreno, Giulio
Comba 5.000
Perosa Argentina
di Maria Rostand, Sig. Loetsch 5.000
Pinerolo
di Elda Codino, l’amica Mimma 2.500
del caro cug .netto Franco, Giuliana e Elda 1.500
dello Zio Emilio Gardiol, Gardiol
Giacomo 2.000
dello Zio Gardiol, Bleynat Gardiol Paolina 1.000
dei Nonni Rostaing, Forneron Alberto 2.000
della Figlia Letizia e Figlio Dante, Fornerone Pattini Ang o ina 1.000
del Nonno Gay Alberto, Gay Elsa,
Renata, Carla 1.000
di Graziella, Rivoiro Adolfo e Liliana 1.000
di Ernestina Origlia 5.000
della Mamma, Forneron Dino e
Angiolina 1.000
di Franco Romano, Codino Emilio e Eiena 1.000
Pomaretto
di Maria Rostan, N. N. 5.000
Prarostino
Ricord, la Mamma, Rostagno Levi 2.500
San Secondo di P.
di Romano Franco, la Scuola Domenicale _ 3.150
della Piccola GrazieRa, i nonni
Pons Remigio e Emilia, la zia
Alba 1-000
(segue dalla 2.a pag.)
le personalità avrebbe potuto scegliere una giornata festiva, ma, uopo
tutto, SI consó^ròno: si brattava di
ricevere il rappresentante del Governo che veniva a parlare a tutti, e che
tutti erano invitati ad ascoltare : praticanti, non praticanti, eretici magari.
' E tutto si svolse secondo il piano
prestabilito, come ci riferisce l’Eco
del Chisone con un bel titolo su 4
colonne in prima pagina : Successo di
una iniziativa dell’A. I. M. C.
A. I. M. C. significa — oh! mistero delle sigle — Associazione Italiana
Maestri Cattolici.
Da detto resoconto apprendiamo
che il 7 febbraio è stata « un’altra
pagina della storia di quell’attività
che la suddetta associazione cattolica va svolgendo per aggiornare i
maestri e per dar loro una profonda
formazione religiosa, culturale, civica, sindacale ».
E fin qui nulla da dire. Forse una
piccola riserva su quell’«, aggiornare
i maestri! » Quello che però non siamo riusciti a capire, dal resoconto,
è se si trattava di una manifestazione nella repubblica italiana o nelle
dipendenze dello Stato del Vaticano.
Perchè, in sostanza, si è dato vacanza per permettere all’A. I. M. C.
{assòciazione italiana maestri cattolici), organismo prettamente confesfessionale, di a scrivere un’altra pagina della storia ecc. ecc. ».
Non vogliamo drammatizzare, ma
quanto nero fumo per « aggiornare
i maestri y>!
« Aggiornare » significherebbe forse, anche qui, vocabolario alla mano, dilìerire ad altro giorno « una
profonda formazione religiosa y>?
In questo caso non avremmo nulla
da osservare, salvo un invito a maggiore oculaiezza nella formulazione
di certi inviti agli insegnanti che non
possono o non vogliono intervenire.
Non si comprende bene la necessità
di distinguere tra non potere e non
volere. Il primo è peccato veniale?
Il secondo, peccato mortale? Cl.
R. Nisbet — Ma il Vangelo non dice così (sesta edizione) L. 150
A. Pascal — Vespatrio dei Valdesi
in terra Svizzera 1.200
P. Bo lo — Un seminatore racconta 400
C. Mairoiii — Il prete, oggi 300
C. Maironi — La Chiesa al bivio 300
E. Rochedieu — Angoisse et religion 1.050
L. Padrosa — Pourquoi ai-je quitte
le Catholicisme? 350
O. Cullmann — Saint Pierre 2.040
Diversi — L’homme face à la mort 1.200
Chiave biblica (ultime copie) 2.000
Croci ugonotte in legno (artistiche) 600
Vasto assortimento di Bibbie e
Nuovi Testamenti (Versioni Riveduta e Diodati),
Dir. Resp. Ermanno Rostan
Autorizzazione Decreto 27 - XI - 1950
Tribunale di Pinerolo
Tip. Subalpina, s. p. a. . Torre Pellice
La famiglia della compianta
Margherita Grill v. Rostan
profondamente commossa per le numerose
manifestazioni di simpatia, porge l’espressione della sua viva riconoscenza a quanti
hanno preso parte al suo dolore.
Pomaretto, 31 gennaio 1953.
Adolfo falla profondamente commosso
per le dimostrazioni di affetto e di simpatia ricevute, desidera esprimere il suo vivo
ringraziamento a tutte le persone che con
la loro presenza o con'scritti presero parte
al suo grande dolore in occasione della dipartenza del suo caro fratello
Augusto
Un particolare ringraziamento alla Cooperativa Elettrica Villarese che volle partecipare al funerale offrendo alla memoria
del defunto una magnifica corona; ai Dottori, al personale dell’ospedale Valdese di
Torino e agli amici che l’assistettero durante gli ultimi giorni; ai pastori, signor Berlin di Torino e signor Geymet di Villar Pellice che presiedettero il funerale illustrando con parole elevate e commoventi la memoria del caro defunto.
Villar Fe lice li 4 Febbraio 1953
SlBdio Denlislicg
Dr. EMILIO FATTORI
Medico Chirurgo
Riceve :
Mercoledì dalle ore 9-12
Sabato dalle ore Ì5 - 19
Lunedì per appuntamento.
LUSERNA SAN GIOVANNI (Airali)
Via Roma
ORECCHI
NASO - GOLA
Dott. DANIELE ROCHAT
riceve in TOFFe PelliCe viale
Fahrman 1 (presso Dr. Gardiol)
il VENEH.DF
dalle ore 10 alle 12.
a Torino riceve gli alrrigiorni,
dalle ore Id^SO alle 16 in via
Berthollet, 36 kOspedaleEvan/
ge/ico).
AVVISI ECONOMICI
M.me Renée VITTOZ-PASQUET à ETOY
(C.ton de Vand) cherche personne pour
service ménage et enfants (13-12-8 et 5
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