1
are
ro ave0 proiderana parte
c nelle
0 noti 1
ali orano alla
ca per
ni deir
si svolnenica
bre. Si
■ere, ex
izania,
e del
. terzo
lei Cec
erimo
1 Pauli1 della
la prisll’uffi■ale del
Ite del
:to dalCec, a
lavori
sta una
cata al
;à delle
un'all'Africa
ulla site e su
comue chieder gancipali
' Amba
ì genec, oggi
ità del
¡beano
¡mente
Tiissiodirittì
ire del
)ntro il
’.evieni)
I
Ile
fé
si e
»no
ti
nte
n
I
jro
I
Anno VI
numero 22
del 29 maggio 1998
L. 2000
Spedizione in a- p- 45%
art. 2 comma 20/8 legge 662/96
Filiale di Torino
Contiene I.P.
In caso di mancato recapito
si prega restituire al mittente
presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a
corrispondere il diritto di resa.
LO SPIRITO
DI PENTECOSTE
«Ho ancora molte cose da dirvi, ma
non sono per ora alla vostra portata;
quando sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma
dirà tutto quello che avrà udito, e vi
annuncerà le cose a venire. Egli mi
glorificherà perché prenderà del mio e
ve lo annuncerà»
Giov. 16,12-14
A Pentecoste ricordiamo tante cose:
la nascita della chiesa, lo Spirito
che dona ai discepoli chiarezza sulla
via da seguire, i doni che il Signore rinnova a tutti noi giorno dopo giorno.
Ma ogni volta che penso allo Spirito
Santo non posso che riandare col pensiero a queste parole di Gesù, perché ci
illustrano in modo stupendo il rapporto che Dio intende mantenere, attraverso i secoli, con i credenti. Il primo
messaggio inequivocabile è quello del
Signore che continua a camminare con
noi nella nostra ricerca di fede. Con
l'Ascensione di Gesù non avviene una
rottura del rapporto, ma c’è una promessa: «Ho ancora molte cose da dirvi», non sarò muto. Terminata la sua
esperienza terrena Gesù non lascia dietro di sé degli orfani, ma dei discepoli,
èlle persone che sono disposte a continuare a camminare dietro a lui, in vita
e in morte. Per questo Ascensione e
Pentecoste sono strettamente legate.
/L secondo messaggio è quello della
novità della comunicazione di Dio
con noi. Non sarà solo un riandare al
passato, alle parole, anche autorevoli,
di Gesù, ma congelate nella storia di
altre esperienze di altre vite inesorabilmente superate. Sarà un rendere quelle parole, quella Parola, viva e operante per i nostri oggi e per il nostro domani: «Dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire».
Quanti uomini e quante donne hanno
sperimentato e sperimentano questo,
partono dalla Bibbia, una parola
scritta nel passato, e si sentono spronati a viverla oggi, a scommettere il lorofuturo su di essa. Questo è il miracolo compiuto dallo Spirito: il passato
altrui che diventa tuo presente e ti
spinge a occuparti del tuo e dell’altrui
futuro. Siamo liberati da una religione
costretta alTimmobilismo, per difendere il suo passato, o smaniosa di
esprimere novità assolute per dimostrare la sua spiritualità. Possiamo vivere con speranza in una fede che ci
unnuncia gioiosamente che Dio è per
noi passato, presente e futuro.
/L terzo messaggio potremo dire che
è quello della «garanzia dell’autenticità». È tutto frutto dello Spirito?
Qualunque parola, qualunque novità,
basta che sappia un po’ di sacro? No,
Gesù infatti dice «egli prederà del mio
® ve lo annuncerà». Potremmo dire che
to Spirito limita la sua libertà di aziot}c all'azione di Cristo. Il periodo in cui
il Signore è stato con noi, i suoi insegnamenti, i suoi miracoli, la sua resurtezione restano dimensione e misura
di ogni rivelazione futura. Non può esservi contraddizione nella rivelazione
di Dio, ma solo annuncio che si ripete
a ogni generazione e in molte diverse
situazioni. È questo annuncio che non
dobbiamo mai stancarci di rincorrere,
studiare, ricercare. Con lo stesso Spirito di Giovanni Calvino che, nell’Istituzione cristiana, citando Agostino commenta così queste parole: «Dobbiamo
oarnminare, dobbiamo progredire,
dobbiamo crescere, affinché i nostri
onori siano capaci di ricevere le cose
ohe non possiamo ancora comprendeto, se la morte ci coglie mentre cerchiatuo di progredire, sapremo fuori da
questo mondo quel che non abbiamo
potuto sapere qui».
_____ Claudio Pasquet
SETTIMANALE DELLE CHIESE EmNGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Nonostante le difficoltà, a cinquant'anni dall'indipendenza il sistema democratico regge
Il difficile futuro delUndia
Con il suo miliardo di abitanti è la più grande democrazia del mondo, in un continente in cui
ne esistono poche. Ma i recenti esperimenti nucleari delineano un futuro pieno di incognite
SUSANNA DEODATO
Lf INDIA, il continente lontano e
I fascinoso che nel nostro immaginario collettivo è pieno di colori sgargianti, e di profumi di spezie, la terra del misticismo dei fachiri e dei santoni, delle vacche sacre, ma anche dei morti di Calcutta
e della carità di madre Teresa.
L’India, meta di pellegrinaggio, alla ricerca di se stessi, un percorso
che si conclude spesso alla porta di
Sai Baha, il guru a metà strada tra il
mago e l’illusionista che gira in
Mercedes e vive in una villa hollywoodiana...
Ma che cos’è realmente l’India?
Una realtà complessa, difficile da
penetrare e comprendere per un
occidentale, al di là degli stereotipi; una realtà che faticosamente
emerge dalle profondità della storia e della sua civiltà millenaria, e
che si affaccia oggi prepotentemente sul panorama economico e
politico mondiale. Si affaccia con i
suoi software pensati e costruiti a
Bangalore, ma anche con lo scoppio della bomba atomica nel deserto del Rajasthan.
L’India di oggi ha fatto un lungo
percorso da quando cinquant’anni
fa ha ottenuto l’indipendenza grazie al carisma del Mahatma Gandhi e della sua politica nonviolenta con la quale era riuscito a dare
una coscienza e una dignità agli
indiani e a fare di loro una nazione, che ha retto a tutte le crisi che
ci sono state, agli assasini politici,
alle carestie, alle tensioni religiose
e, per ora, anche alle ricorrenti ondate di integralismo.
Un percorso che desta ammirazione, se si pensa che l’India è una
repubblica federale nella quale
convivono circa un miliardo di
persone, composto da 26 stati e 6
territori federali, ognuno dei quali
con una sua lingua e una varietà di
dialetti, di religioni, di culture, di
nazionalità ed etnie. Anche il cristianesimo ha qui radici antiche: a
Madras la tradizione vuole che sia
sbarcato Tommaso, il discepolo di
Gesù, che voleva «toccare» per cre
Una strada di Calcutta
dere (sarà per questo che gli indiani sono curiosi di conoscere e di
sapere?). Nel panorama dei paesi
asiatici l’India, sotto il profilo politico, occupa un posto originale: è •
una democrazia, la più grande del
mondo, in un continente dove ne
esistono poche. Cinquant’anni di
storia travagliata, eppure il sistema
democratico ha retto.
I recenti esperimenti nucleari ci
fanno capire che però l’India si trova oggi a dovere fare delle scelte.
Uno dei suoi problemi è quale collocazione assumere nello scenario
internazionale. Con la fine del
blocco dei paesi non allineati (di
cui l’India faceva parte) e il collasso dell’Unione Sovietica, essa ha
perso il ruolo che fino ad allora
aveva avuto sui tavoli dei negoziati
politici ed economici. Per bilanciare la pressione alle frontiere con la
Cina e il Pakistan e per controllare
le forze secessioniste aH’interno (si
pensi alle regioni del Kashmir, del
Punjab e dell’Assam a maggioranza mussulmana) l’attuale governo
integralista e conservatore, guidato
dal Bharatiya lanata Party ha fatto
la scelta di rafforzare l’apparato
militare. Il che però non può mancare di destare preoccupazione
all’interno dei paesi vicini, suoi nemici storici, e innescare così un
processo di escalation militare in
tutta la regione.
A questo punto non credo che
l’Europa possa stare solo a guardare. L’Unione europea ha aumentato lo scambio commerciale
con l’India e per quanto riguarda
l’Italia molti operatori commerciali guardano a quest’area con
molto interesse e investono il loro
capitale in joint ventures. Si pensi
non solo alla Fiat che sta per iniziare la produzione della «Palio» in
uno stabilimento vicino a Mumbai (Bombay) ma anche ad una
miriade di piccole e medie imprese che entrano nel mercato indiano. Per la crescita economica (pari
al 6% annuo) l’India entrerà nei
prossimi anni a far parte del G8 e
sarà quindi tra i paesi più industrializzati del mondo.
È possibile che l’Unione europea sia non solo un partner commerciale, ma anche politico dell’India, aiutandola a uscire dall’impasse nella quale si trova? Tutto questo fa Sì che probabilmente
dobbiamo abbandonare certi stereotipi folcloristici che abbiamo
sull’India e cominciare a considerarla per quello che è: un paese
che cerca di costruire il proprio futuro percorrendo, come tutti i paesi, una strada complessa, contraddittoria e difficile. Per il suo e il nostro bene mi auguro che ci riesca.
Il referendum irlandese
La grande maggioranza
dice sì alla pace
Sì alla pace! Con il
71,1% di sì all’accordo di
Pasqua, gli elettori nordirlandesi hanno espresso chiaramente la loro
volontà di risolvere politicamente il secolare
conflitto politico-religioso che oppone la comunità unionista e quella
nazionalista. Un risultato
che premia innanzitutto
l’audacia del premier
britannico Tony Blair,
ma anche quella dei leader delle due comunità,
Gerry Adams e David
Trimble, che non hanno
esitato a sfidare i falchi
dei loro rispettivi schieramenti. Fra i cattolici,
che rappresentano il 40%
degli elettori, solo l’l%
ha risposto no, mentre
fra i protestanti sono stati il 48%. Ma poiché i
protestanti rappresentano il 60% degli elettori, il
risultato ottenuto da
Trimble ha una indubbia
rilevanza storica. Vittoria
anche per le chiese (cattolica e protestanti) che
hanno pregato e lavorato
per la riconciliazione.
L’accordo di Stormont,
significativamente siglato il giorno di Venerdì
Santo, entra ora nella fase della sua attuazione
politica. Dopo il referendum del 22 maggio, si è
aperta una nuova era per
rirlanda del Nord.
Voto amministrativo
Niente effetto Europa
per le forze dell'Ulivo
L’elezioni amministrative del 24 maggio, che
hanno coinvolto quasi
dieci milioni di elettori
(concentrati per lo più in
Sicilia), 520 Comuni e 12
Province, sono state un
richiamo alla concretezza per tutte le forze politiche, in particolare per
quelle di maggioranza.
La soddisfazione per,
avere raggiunto l’obiettivo Europa è una cosa, la
qualità della vita quotidiana e le prospettive
per Timmediato futuro
sono un’altra cosa. E in
questo campo il governo
arranca, purtroppo come tutti, come l’opposizione, come le rappre
sentanze sociali, sia dei
lavoratori che del padronato; nessuno ha progetti convincenti.
Come affrontare il
dramma della disoccupazione, la riorganizzazione e qualificazione
dei servizi pubblici o di
quelli privatizzati o in
via di privatizzazione, la
lotta alla piccola e grande criminalità? I primi
commenti segnalano
l’avanzata del Polo, la
frenata dell’Ulivo e le
difficoltà della Lega e si
chiedono che ne sarà
delle riforme costituzionali. Giusto. Ma la gente
si chiede: che ne sarà del
mio domani?
CHI E CONTRO L'ABORTO?
In vent'anni di applicazione della legge sull’interruzione di gravidanza gli interventi si sono ridotti della metà (nel
1996 sono stati circa 130.000). Secondo
stime del ministero della Sanità anche
gli aborti clandestini si sono ridotti dello
stesso tasso (circa 50.000 nel 1995). Un
risultato indubbiamente positivo, ma insufficiente a ridurre il ricorso all'aborto
a casi veramente eccezionali, infatti, se si
tiene conto del drastico calo della natalità nel nostro paese (dovuto solo marginalmente alla pratica abortiva, che c'è
sempre stata, ma piuttosto a fenomeni
sociali e culturali complessi) il numero di
interruzioni di gravidanza è ancora troppo elevato. Nel nostro paese, purtroppo,
la pratica contraccettiva (quella vera,
quella sicura nel 95% dei casi) e una diffusa educazione sessuale sono contrastate da una certa cultura cattolica che il
papa rappresenta e sostiene con
un'energia degna di miglior causa. E i
protestanti? Anche noi siamo «per la vita», cioè «per la procreazione responsabile», cioè «per l'informazione e la contraccezione sicura» in modo che l'attesa
di un figlio sia sempre una gioia, (e.b.)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della Parola
«Dopo questo, vidi
quattro angeli in
piedi ai quattro
angoli della terra,
i quali trattenevano
i quattro venti della
terra perché non
soffiasse vento sulla
terra né sul mare
né su alcun albero.
E vidi un altro
angelo che saliva
dal sorgere del sole
con il sigillo
dell’Iddio vivente.
E gridò a gran voce
ai quattro angeli ai
quali era stato dato
di recar danno alla
terra e al mare,
dicendo: “Non
arrecate danno alla
terra né al mare né
agli alberi, finché
non avremo
segnato sulle loro
fronti i servi del
nostro Dio”. E udii il
numero dei segnati,
centoquarantaquattromila,
segnati da ogni
tribù dei figli
di Israele...
Dopo questo vidi,
ed ecco una folla
immensa, che
nessuno poteva
contare, da ogni
gente, tribù, popolo
e lingua; stavano
ritti dinanzi al
trono e dinanzi
all’agnello avvolti
in bianche vesti
e con rami di palma
nelle loro mani,
e gridavano a gran
voce dicendo: “La
salvezza appartiene
al nostro Dio che
siede sul trono e
all’agnello”.
E tutti gli angeli che
stavano attorno...
si prostrarono
dinanzi al trono sui
loro volti e
adorarono Dio
dicendo: “Amen,
la benedizione e la
gloria e la sapienza
e il rendimento di
grazie e l’onore e la
potenza e la forza al
nostro Dio nei secoli
dei secoli, amen!”»
LO SPIRITO CHE DÀ VITA NUOVA
Lo Spirito che a Pentecoste è sceso sulla chiesa e da allora la guida, non porta
una pace a buon mercato... al contrario, esso chiama i credenti a una lotta
RUGGERO MARCHETTI
,.TTOMINI d’Israele, ascol
« L11
(Apocalisse 7,1-12)
tate queste parole! Gesù
il Nazareno, uomo che Dio ha
accreditato fra di voi mediante
opere potenti, prodigi e segni
che Dio fece per mezzo di lui,
fra di voi, come voi stessi ben
sapete, quest’uomo, quando vi
fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza
di Dio, voi, per mano di iniqui,
inchiodandolo sulla croce, lo
uccideste: ma Dio lo risuscitò...»
(Atti 2, 22 ss).
Così lo Spirito di Pentecoste
dà a Pietro di parlare, e noi allora comprendiamo perché Luca
descriva la sua discesa in termini
di «suoni di vento impetuoso» e
di «lingue di fuoco»: queste da
lui suscitate sono davvero parole
«impetuose» e «infuocate»! L’annunzio della risurrezione di Gesù è subito una sfida, una provocazione davanti a cui nessuno
può restare indifferente. Qui infatti Pietro contrappone, senza
alcuna paura, l’operare di Dio
alle azioni degli uomini che lo
stanno a sentire: «Colui che avete ucciso... Dio lo ha risuscitato».
È questo un vero e proprio atto d’accusa. E non c’è affatto da
meravigliarsi se poi molti tra coloro che ascoltavano «furono
compunti nel cuore e dissero
agli apostoli: Fratelli, che dobbiamo fare?» (Atti 2, 37), e se altri invece si opposero sino alla
persecuzione alla comunità dei
discepoli di «Gesù il Nazareno».
La chiesa e il mondo
Preghiamo
Vieni Dio Creatore, Spirito Santo.
Visita il cuore degli uomini tuoi;
riempili di grazia, tu che sai
che fùrono da sempre tue creature.
Poiché sei detto il Consolatore,
dono prezioso dell’Altissimo,
unzione dello Spirito per noi,
fonte viva, fuoco d’amore.
Illumina la nostra mente,
infiamma d’amore il nostro cuore,
perché tu sai che in noi la carne è debole,
la rinsaldi benigna la tua forza.
Tu che dispensi semplici doni,
sei l’indice della mano di Dio;
in tutti i paesi la tua lingua
annuncia la parola di Dio Padre.
Allontana da noi l’astuzia del nemico
e la grazia tua crei tra noi la pace,
affinché seguiamo lieti la tua guida
ed evitiamo il danno deH’anima.
Insegnaci a conoscere Dio Padre
e con lui Gesù Cristo Figlio suo,
affinché noi, colmi della fede,
ti comprendiamo. Spirito di entrambi.
Sia lode a Dio Padre e a suo Figlio
che risuscitò da morte,
e sia lode al Consolatore,
ognora e in eterno. Amen.
Martin Lutero
Parafrasi dell’antico inno latino «Veni Creator Spiritus»
La contrapposizione fra la
chiesa (quando essa ubbidisce allo Spirito e svolge fedelmente il suo servizio profetico)
e il mondo è sempre inevitabile,
ed è sempre benedetta. Perché
solo se la novità dell’Evangelo
viene a illuminare le nostre rughe, noi ci rendiamo conto del
male che ci rende brutti e vecchi e così siamo spinti a domandare: «Che cosa dobbiamo fare
per essere salvati?». Lo Spirito
che a Pentecoste è sceso sulla
chiesa e da allora la guida non è
imbelle, non porta una pace a
buon mercato, fatta di sogni mistici e esperienze incantate... al
contrario, esso chiama i credenti a una lotta. Le parole che il Signore risorto dice ad Anania riguardo a Saulo, da lui appena
investito con potenza sulla via
di Damasco, valgono per ogni
credente e ogni chiesa: «Egli è
uno strumento che ho scelto
per portare il mio nome davanti
ai popoli... io gli mostrerò quanto debba soffrire per il mio nome» (Atti 9,15 ss).
Nel Nuovo Testamento, l’Apocalisse è il libro per eccellenza
della chiesa chiamata dal Signore a combattere e a vincere. La
lotta e la vittoria, con Cristo e
grazie a Cristo; questa è la vocazione dei credenti. Perché c’è da
lottare, e c’è da vincere! L’Apocalisse infatti toglie il velo che
maschera la storia e così strappa
via ogni illusione: ti dice chiaro
che il male c’è e infuria, e tu devi
combatterlo con tutta la potenza dello Spirito che ti è stato donato e ora opera in te.
Solo così sarai un vero «servo»
(Ap. 1, 1) del Risorto, del «cavaliere bianco» che ha già vinto e
ancora «viene fuori» per dare
compimento al suo trionfo sulle
forze del male, simboleggiate
dagli altri tre oscuri cavalieri
nella grande visione di Apocalisse 6, 1-8. In questa lotta dall’esito scontato e tuttavia drammatica, arriva il grande giorno della
resa dei conti (6, 9 ss). Invocato
dalle anime dei martiri, il Dio
della giustizia scatena la sua ira
e il cielo si accartoccia come un
foglio di carta dentro un pugno,
il sole si fa scuro come crine e la
luna di sangue, le isole e i monti
si sollevano e cadono. Ecco allora le grida disperate dei potenti
del mondo; «Cadete sopra di noi
e nascondeteci... poiché è giunto il gran giorno dell’ira, e chi
potrà resistere?» (6, 17). Già, chi
potrà resistere?...
La visione di Apocalisse 7 è la
risposta a questa angosciosa domanda: c’è chi può resistere
all’ira dell’Agnello perché sa che
essa non è altro che amore rifiutato, ed invece ha accettato quest’amore (anche questa è un’immagine da Pentecoste...) sino a
saper morire per esso: è la folla
dei martiri cristiani, ritti in piedi, coi segni del trionfo, davanti
a Dio e all’Agnello. E grazie a
questi eletti che «vivono», il
mondo vive ancora! Gli angeli
che trattengono i venti distruttori sono stati bloccati dall’ordine divino: «Non arrecate danno
alla terra né al mare né agli alberi, finché non avremo segnato i
servi del nostro Dio!».
Il Signore non vuole che il castigo si abbatta indiscriminato
sulle realtà maligne della terra e
sui suoi consacrati. E allora,
quando sembra che la fine del
tempo sia arrivata, ecco che colui che è il «Vivente», fa sgorgare
dal nulla nuova vita e ancora
un’altra storia. Se il sole è ormai
«nero come un sacco di crine»
un angelo si leva dall’Oriente,
come un nuovo straordinario
sole, a dare il via a un nuovo,
lungo giorno. È il tempo inaspettato della grazia: ore, giorni,
mesi, anni, «puro dono» di Dio a
quella «folla immensa, che nessuno poteva contare, da ogni
gente, tribù, popolo e lingua».
sto dell’Apocalisse: il tempo si
proietta innanzi a sé, i secoli
fluiscono e scorrono i millenni
solo per uno scopo, perché nessuno degli eletti di Dio vada perduto. Tutti (nessuno escluso!) riceveranno la loro veste bianca e
il ramo di palma e faranno parte
dell’«immensa folla che non si
può contare»; tutti (nessuno
escluso!) eleveranno il canto
della riconoscenza e della lode:
«La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono e
all’agnello!».
Il dono dello Spirito
questo punto, vedete come
La storia continua
Eia storia continua. Sino a
(
quando non sarà completato il numero di tutti i consacrati
del popolo di Dio, di «tutte le
tribù dei figli di Israele». Questo,
e non altro, è il significato della
cifra che qui risuona nel cielo:
«centoquarantaquattromila».
È un numero simbolico: Israele
è tutto radunato solo quando
le dodici tribù sono riunite, e
centoquarantaquattromila è il
quadrato di dodici, moltiplicato per mille e portato così a piena completezza. Vengono alla
mente le parole di Gesù: «Quando ero con loro io li ho custoditi
e nessuno di loro si è perduto»
(Gv 17,20). E con stupore ci rendiamo conto del valore «cosmico», di cui le colma il nostro te
significato del dono dello
Spirito effuso a Pentecoste sulla
chiesa si fa ancora più ampio?
Non è solo lo Spirito che guida i
credenti alla lotta e alla vittoria...
è anche e veramente lo Spirito
che «aleggiava sulla superficie
delle acque» del non-essere da
cui Dio ha tratto la creazione
(Ge 1, 1 ss). Come allora lo Spirito ha operato per donare la vita
alla non-vita, così ancora oggi
opera per generare vita sempre
nuova: è suggestivo notare come
il vento impetuoso e le fiamme
di fuoco che descrivono il dono
pentecostale dello Spirito siano
in fondo gli elementi dei temporali... E noi sappiamo come i
temporali purifichino l’aria e la
rinnovino, e anche favoriscano
quelle reazioni chimiche che sono state a fondamento del sorgere della vita sulla terra...
Se il tempo si prolunga come
dono di Dio al suo popolo finché sia completato il numero
degli eletti, allora il mondo vive
grazie alla chiesa! E allora veramente lo Spirito opera nei credenti e si serve di loro per dare
sempre nuova, insperata vita
all’universo intero! «Tu mandi il
tuo Spirito e sono creati, e tu
rinnovi la faccia della terra». Così dice il bellissimo Salmo 104,3.
Forse, noi credenti abbiamo anche la vocazione ad essere la
«fonte della vita» per il mondo:
10 strumento del soffio dello Spirito che per noi dona semprenuova esistenza alle creature e
rinnova la faccia della terra.
Fino a quando ogni cosa sia
compiuta e l’universo intero si
unisca a fare eco alla lode celeste dei redenti: «Amen, la benedizione e la gloria e la sapienza e
11 rendimento di grazie e l’onore
e la potenza e la forza al nostro
Dio nei secoli dei secoli, amen!».
Note
omiletiche
L'idea che gli angeli,
no in qualche modo'
sponsabili dei prinq.
fenomeni naturali èb
attestata nei basso gij
smo: cfr Enoc 60, 11 5 i
bilei 2, 2 che parla di,
geli_del vento». Neil'/iJ
co Testamento si gua,
volentieri ai venti coro,
messaggeri di Dio (Sai,
104, 4; Zaccaria 9, 141
volte anche come a d»
inviati escatoiogici ei
struttori (Osea 13, 15)
medesima immagine^
quattro venti che abbia,
nei nostro testo si ritro
in Zaccaria 6, 5 (è la vis
ne dei quattro carri traili
ti da cavalli di differe,
colori, i cui caratteri hj,
no manifestamente ¡spi»
to il nostro autore nel
redazione del cap. 6).
Anche l'idea che gli,
geli che comandano
venti distruttori possa,
essere trattenuti dal lib,!
rarli per un comandos
Dio che in questo moif
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
accorda un altro po'
tempo prima del castigo!
già presente negli scrii
apocalìttici del basso gi
daismo. Così in Enoc66j|
angeli del castigo so»
trattenuti per dartempoi
Noè di costruire l'arcasi
vatrice. In 2 Baruc 6,4ss,
gli angeli che si appresta
no ad incendiare Gerusj
lemme sono fermati peri
tempo necessario a mette
re in salvo gli arredi sani
del tempio. In questi du!
casi, si può notare come la
pausa è voluta dal Signore
al fine di evitare di confondere nello stesso castigo il campo del mondo
(uomini e cose) e quellodi
Dio. È la medesima intenzione di grazia che trattie
ne qui gli strumenti dell'
ira divina. i
Apocalisse 7 si può divi
dere in due parti: 1-8 e!
17. Qual è il rapporto f[i
«centoquarantaquattro
la segnati» della primasione e la «folla immensi
che nessuno poteva coniare» della seconda? Da m
lato abbiamo delle differenze: in 7, 1-8 c'è un popolo dal numero precise),«
anzi recensito per tribù e
segnato con un sigillo pei
affrontare la prova; in l
9-17 c'è invece una folli
innumerevole e cosmopolita, di cui si dirà che hi
già affrontato vittoriosamente la prova. In H
3 però, i centoquarantaquattromila saranno prò
sentati come i riscattati
dalla terra. E in 5, 9 vedia
mo che l'Agnello ha riscati
tato persone da ogaf
tribù, lingua, popolo, ni
zione. Non bisogna allon
«chiudere il cerchio» e *'
fermare che la folla ¡1*
mensa di ogni nazione e®
non è poi differente ®
popolo segnato col sigi®
Anche la diversità
modo di percezione
dell!
due «folle» potrebbe f*
pensare a una stessa vis»
ne raccontata in dueta
Giovanni prima «sente»
numero dei segnati ej
loro enumerazione, ep
«vede» la folla immem
(forse proprio la folla®''
merata prima).
Per
ipprofondifi
- Pierre Prigent,
calypse de Saint .
lachaux et Niestlé, Laus
ne
1981
Eduard Lohse, f ^
calisse di Giovanni, P®
editrice, Brescia, 19' ;
- Bruno
calisse, guida alla ef\
Claudiana, Torino, I9 J
- Ugo Vanni,
se, edizioni Querini
Brescia, I979. |
Nella foto: Canb®"‘
VII Assemblea del
Nev agenzia sta^P’
notizie evangeli*^
L. 60.000 annue: w
82441007 -Nev
//J
mer
TL pr
1 Israe
per la li
stina ((
d’ala (c
all’oriz;
re, apre
sangue,
provata
naggio»
dotalo
tando 1
delle di
Per i
impass
13 setti
Washù
prepari
eWaraz
cui Isra
proces!
in due t
Gaza e
co (Cis
dell’ini
discuss
do: sta
confini
della Et
rezza, {
ti. L’ini
rim dui
que, ei
a Gaza
maggir
conclu
con la
tutti ip
La p
ma su
«autor
presid
Arafat
Benjai
delLik
dal ’96.
nua a r
insedia
circa 15
coloni,
che ciò
diGine’
paesi 0
sostanz
capato
Gaza, le
salemr
Israele
giorni»
replica
sono ni
di Isra
rabbini
blica is
diritto (
per ess
inalien
messa t
La C
kmq, CI
U mili
altretta
ma con
363 km
zone: A
troUate
frollo n
to coni
eediam
in man
Gaza, s
Coi
. .•*■ to'!
b in Isr
aprile
era un
sidera
eom’è
per chi
ascolti
Bibbia
Ere
Pjemat
^vìsioi
^che
ierra v
Per me
fatto p
3
PAG. 3 RIFORMA
itiche
9I' angeli,
ne modo.
Princii
¡turali èk
basso giuj
60, 11 e 5
parla di „
o». Nell'A,
ito si gua,
trenti comi
‘i Dio (Sai,
aria 9, |4|
come a dj
ologici ei
•a 13, 15),1
nmagineii
che abbia,
'Sto si ritro,
5 (è la visi
0 carri train
di differe,
aratteri hi,
mente ispjj
autore nei
cap.6). I
la che gliJ
mandano^
tori possaìj;
nuti dal lil^
comando!
uesto tuoi
altro po'!
del castigo!
negli scrii
el basso git
n Enoc66ji
astigo so»
dar terrpoi
ire l'arcasi
iaruc 6,4 ss,
! si appresti
Ilare Geriisì.
fermati peri
ario a metta
1 arredi sacri
n questi du!
stare come la
a dal Signore
tare di con' stesso castidei mondo
e) e quello di
lesìma Intena che trattie
u menti dell'
7 si può divi
arti: 1-8 e!
aDDortofr)
fondiff
gent.
L'AP>
nt Jean,
stié, Lausaf
Canb«"*!
I del C®®
izia stainP*
ingelich®
annue: ccP
lev
Dopo l'ultimo «pellegrinaggio» di Confronti in Israele e Palestina
Sperare nella pace nonostante tutto
¡¡30 aprile, gli israeliani hanno festeggiato i 50 anni della nascita del loro stato
(nentre i palestinesi hanno ricordato quella data come il giorno della «catastrofe»
luigi sanpbi
IL processo di pace tra
Israele e l’Organizzazione
per la liberazione della Palestina (Olp); senza un colpo
d’ala (che non si vede però
all’orizzonte) rischia di fallire, aprendo nuove pagine di
sangue. Questa la sensazione
provata neU’ultimo «pellegrinaggio» di Confronti, vedendo in loco i problemi e ascoltando autorevoli testimoni
delle due parti.
Per inquadrare l’attuale
impasse, occorre partire dal
13 settembre ’93: la firma a
Washington (ma in realtà
preparata a Oslo) della «Dichiarazione sui principi» con
cui Israele e Olp avviavano il
processo di pace, articolato
hi due tappe: 1) autonomia di
Gaza e della enclave di Gerico (Cisgiordania), e quindi
dell’intera Cisgiordania; 2)
discussione dei nodi di fondo: status di Gerusalemme,
confini definitivi di Israele e
della Entità palestinese, sicurezza, profughi, insediamenti. L’intero periodo ad interim durerà cinque anni; dunque, essendo l’autonomia
a Gaza e Gerico partita nel
maggio ’94, esso dovrebbe
concludersi nel maggio ’99
con la totale risoluzione di
tutti i problemi pendenti.
La prima tappa è partita,
ma sulla estensione della
«autonomia» sono discordi il
presidente palestinese Yasser
Arafat e il premier israeliano,
Benjamin Netanyahu, leader
del Likud (destra) , al potere
dal ’96. Intanto, Israele continua a costruire nei Territori
insediamenti: essi oggi sono
circa 150, popolati da 150.000
coloni. L’Olp protesta, perché ciò viola le convenzioni
di Ginevra che proibiscono ai
paesi occupanti di alterare
sostanzialmente il paese occupato (e cioè la Striscia di
Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme-est, occupati da
toele con la «guerra dei sei
giorni» del ’67). Netanyahu
replica che gli insediamenti
sono necessari alla sicurezza
di Israele, e una parte dei
rabbini e dell’opinione pubblica israeliana rivendica il
diritto di occupare quella che
per essi è pur sempre parte
inalienabile della terra promessa da Dio a Israele.
La Cisgiordania (5.800
™q, come la Liguria, conta
LI milioni di abitanti; quasi
nltrettanti abitanti ha Gaza,
con una superficie di soli
363 kmq) è stata divisa in tre
^nrie; A) le città del tutto conroUatedairoip; B) sotto conrollo misto; C) sotto comple0 controllo israeliano. Gli invalamenti sono totalmente
P irrano ad Israele. Mentre a
aza, salvo gli insediamenti
M
Campo profughi nella Striscia di Gaza
(ma 5.000 coloni occupano
un terzo del territorio!), l’autonomia è piena, in Cisgiordariia la zona A riguarda solo
il 3% del territorio, la B il
24%, la C il 73%.
Si deve poi aggiungere che,
senza permesso, i palestinesi
non possono passare dalla A
alla C, o recarsi dalla Cisgiordania a Gerusalemme. L’Olp
rivendica come sua capitale
la parte est della «città santa»,
ma nel 1980 la Knesset (Parlamento) ha dichiarato l’intera
Gerusalemme capitale «eterna e indivisibile» di Israele, e
Netanyahu ha detto che sul
problema non tratterà. Israele sostiene che la sua durezza
è motivata dalla necessità di
difendersi dai numerosi e terrificanti attentati kamikaze,
operati in Israele, dal ’94 ad
oggi, dai gruppi radicali palestinesi di Hamas o della Jihad
islamica; l’Olp ricorda che nel
’94 un colono sparò nella
«tomba di Abramo» di Hebron, facendo 29 morti.
Questo sfondo complesso
aiuta a comprendere i nostri
interlocutori. «Siamo in una
prigione a cielo aperto», ci dice Constantine Dabbagh, direttore del Near East Council
ofChurches Committee far rejìigee Work di Gaza. E Manuel
Musallam, parroco dei duecento cattolici di Gaza: «Siamo allo stremo. Ci rimane la
speranza». Nota da parte sua
Riah Abu El -Assai, vescovo
anglicano di Gerusalemme:
«Molti cristiani vengono in
Terrasanta a vedere le pietre
sante. Ignorano le pietre viventi, che sono i cristiani palestinesi rimasti qui da 2.000
anni». Abdel Sbafi, capo della
delegazione palestinese alla
Conferenza di pace sul Medio
Oriente (Madrid, 1991), contesta non solo Netanyahu, ma
anche gli accordi («brutti»)
del ’93, e il modo con cui Arafat li ha gestiti. Il futuro? «Nero», ci dice Sbafi. Anche Zvi
Schuldiner, docente all’università di Beer Sheva e giornalista sostiene che Netanyahu
vuol affossare gli accordi del
’93. Tra le cause della crisi, il
docente mette anche la corruzione di parte dell’Olp.
Khalil Mahshi, direttore
del ministero dell’Educazione dell’Autorità nazionale
palestinese ci illustra le tremende difficoltà, ma anche
la gioia, di costruire dal nulla
una serie di libri per educare
«palestinamente» i ragazzi
dei Territori, che oggi studiano su testi egiziani o giordani. Naomi Khazan, deputata
del Meretz (sinistra sionista),
prevedendo che nel maggio
’99 Arafat proclamerà la indipendenza della Palestina, ci
dice: «Il dramma sarebbe se
a questa indipendenza, che
io condivido, si arrivasse
però con un atto unilaterale». Su un altro fronte, il giornalista Steve Rodan, colono,
ci ribadisce il pieno diritto
suo e dei suoi compagni di
vivere negli insediamenti.
Anne Le Meignen, fedele
(foto Terry Finseth)
collaboratrice di padre Bruno
Mussar, il fondatore di Neve
Shalom/Waha-as-Salam - la
«oasi di pace» ove convivono
famiglie ebraiche e famiglie
arabe, musulmane e cristiane, di Israele; Yehezkel Landau della «Open House» di
Ramla, un’altra casa del dialogo tra ebrei e arabi; il rabbino Jeremy Milgrom, sempre
alla ricerca di amici tra i palestinesi, ci dicono che ancor ci
sono ragioni di speranza,
perché molti, nei due campi,
vogliono la pace.
La sera del 30 aprile, nelle
strade di Gerusalemme ovest,
balliamo con la gente per ricordare i 50 anni della nascita
di Israele. Proprio la mattina,
a Gaza, avevamo visto le terribili condizioni di vita dei
campi profughi. Il giorno felice per gli scampati dalla Shoah è ricordato dai palestinesi
come nakhba, la «catastrofe».
Come un pendolo, il nostro
cuore è straziato da contrapposti colpi di speranza e dubbio, gioia e dolore. Che si
acuiscono, appena tornati a
casa, quando vediamo fallire
il «vertice» Arafat-Netanyahu
a Londra, incagliatosi proprio
sul «quanto» dei Territori dovrà subito finire in... zona A,
in attesa delle trattative finali
e globali sul negoziato che,
ora, ai palestinesi appaiono
una spada di Brenno.
Sperare nella pace, e lavorare per essa, in questo contesto, ci è apparso disperante. E, tuttavia, necessario.
' Impressioni su un viaggio sognato e desiderato da molto tempo
(Condividere riflessioni e entusiasmo per costruire la pace
f-T P partecipato al viaggio
tìin Confìon
era i n ■ ^ "maggio- Per me
com'x f 'l? rnolto tempo,
Per^ch/è'^' ® comprendere
asrnu ^ ‘^''esciuto come me
BibhiÌ^”^° le storie della
ehi n® ® 1 opml di quei luo^»lema'unn'^ "aggio però prodivisir.n'^”’ la realtà di
?a politica e di violen
terra * Popoli di quella
rappresentava
idttÌL^" problema. Non ho
prima questo viaggio
perché non volevo andare in
Terrasanta da turista con
una delle molte proposte che
le agenzie offrono. Il pastore
luterano di Betlemme ci ha
parlato di questo rischio di
creare una Disneyland delle
religioni. E non mi sentivo
nemmeno di fare un pellegrinaggio che non tenesse conto della realtà dei popoli; la
visita alle pietre ignorando le
pietre viventi.
Così ho colto l’occasione
del viaggio-seminario organizzato da Confronti per andare nella terra di Gesù, dei
palestinesi e degli ebrei. Ora,
dopo alcuni giorni dal rientro
in Italia, è ancora difficile fare ordine fra le emozioni
contrastanti che ho provato
visitando, ad esempio, Masada, ultima roccaforte dell’eroica resistenza ebraica e una
scuola professionale per i
giovani palestinesi di Gaza,
oppure le povere tende dei
beduini e una casa in un insediamento israeliano.
Non mi sento nella posizione di giudicare, ma di partecipare perché sia possibile
una vera pace. Come cristiana credo che le chiese e la
storia dell’Occidente hanno
molta responsabilità e che
noi non possiamo ergerci ad
arbitri di un conflitto che abbiamo in larga misura provocato. Sono riconoscente alla
rivista ecumenica Confronti
per come ha pensato e svolto
questo viaggio, credo di aver
avuto un’occasione unica nel
nostro paese e, se altri viaggi
verranno programmati, è un’
esperienza che consiglio a
tutti di fare.
Le mie aspettative sono
state superate, e dalla ricchezza di informazioni e di
esperienze desidero ora' trarre del materiale da far girare
nelle comunità per condividere riflessioni, idee e entusiasmo per costruire la pace.
La Bibbia
e la terra d’Israele
Daniele Garrone
IL tema della terra è centrale nella Bibbia ebraica, al
punto che non a torto si è fatto rilevare che esso dovrebbe
essere uno dei principali criteri ordinatori di una sintesi
del pensiero biblico: la terra come creazione e proprietà di
Dio (è questa l’idea di fondo del giubileo biblico, Lev 25,23
la terra è mia e voi state da me come stranieri e avventizi):
la terra promessa; la terra donata; la terra come luogo
dell’osservanza dei comandamenti (cfr. in particolare il
Deuteronomio): la terra perduta (esilio); la terra come luogo di ritorno e di rinascita di Israele. Di solito, l’importanza e la diffusione di questo tema nell’Antico Testamento
non trovano riscontro nelle teologie cristiane dell’Antico
Testamento. Oggi, però, si insiste giustamente sul fatto
che la lettura teologica dell’Antico Testamento non deve
essere improntata a criteri esterni, ma deve essere modellata dalle linee portanti dei testi, c’è un rinnovato interesse
per il tema della terra. Il compito è duplice; si tratta da un
lato di descrivere quello che l’Antico Testamento dice e
dall’altro di interrogarsi su che cosa questo significhi oggi,
per Israele, per la chiesa che legge l’Antico Testamento come Parola di Dio.
Il binomio Bibbia-terra d’Israele evoca poi l’esperienza
dei «pellegrini» che a centinaia di migliaia in quella che gli
uni chiamano «Terra Santa», gli altri «Palestina» e altri ancora «Israele» (e già in questi nomi traspare la complessità
del tema!). Il «pellegrino» è in genere interessato a vedere
(e talora a «toccare», a seconda del tipo della sua pietà) i
luoghi su cui si è svolta la vicenda dei patriarchi, dei re, dei
profeti, di Gesù e degli apostoli. Non di rado, con sentimenti che vanno dalla fervida pietà all’interesse storico, si
leggono testi biblici sui luoghi a cui essi si riferiscono, magari (ma non sempre!) distinguendo tra localizzazioni certe e tradizioni posteriori. Per gli uni conta la «santità» dei
luoghi, per gli altri la visione dei luoghi e dei paesaggi è un
ausilio a dare concretezza alla storia degli uomini e delle
donne che la Parola ha raggiunto nel corso della storia di
Dio con l’umanità, da Abramo in avanti. Potremmo dire
che in questa esperienza, la terra avvicina alla Bibbia.
La terra di cui parla la Bibbia, è oggi abitata, da uomini e
donne che, in vari modi, si richiamano e si ricollegano ai
personaggi e al Dio della Bibbia (vi sono presenti le tre
grandi religioni abramitiche!) ed è una terra contesa, in
particolare proprio i più significativi luoghi biblici (Giudea
e Samaria). Nella contesa (ad esempio nella discussione
sui confini di Israele e Palestina, sullo stato di Gerusalemme, sul riconoscnnento di uno stato palestinese) la Bibbia
è certamente uno dei riferimenti «forti». Come leggere, ad
esempio, la promessa della terra ad Abramo e Israele nella
situazione di oggi? Alla Bibbia si richiama la maggioranza
degli ebrei, ma in modi diversi, dai religiosi di destra (e
sulle stesse posizioni è la destra evangelica fondamentalista!) che motivano così le loro rivendicazioni territoriali
(ad un semaforo ho visto su un’auto un adesivo che diceva
«Hebron dei nostri padri e nostra») ai religiosi pacifisti che
vedono nell’esigenza biblica di giustizia la motivazione
per sviluppare il processo di pace e per riconoscere l’autonomia palestinese su una terra condivisa. Vi sono anche
ebrei ortodossi che contestano U sionismo e la costituzione dello Stato d’Israele, anche qui con una riflessione che
parte dalla Bibbia. Altri ebrei affermano l’origine e la motivazione biblica del legame tra il popolo ebraico e la terra
d’Israele, senza però «riversare» nel conflitto attuale i confini biblici. Alcuni teologi cristiani palestinesi sviluppano
da alcuni anni una lettura dell’Antico Testamento in polemica con la lettura nazionalistica che ne fanno alcuni
gruppi ebrei e cristiani. La contesa sulla terra è anche un
conflitto di letture bibliche e, tra gli ebrei, anche una pluralità di visioni di quale sia oggi la vocazione del popolo
ebraico e l’identità dello Stato d’Israele.
Come leggere oggi i testi biblici sulla terra? È la domanda
che ci poniamo nel seminario che stiamo svolgendo
dall’inizio del semestre estivo della Facoltà valdese di teologia. Finora mi è chiaro che dobbiamo respingere le posizioni estreme, sia quella che «rimuove» il discorso biblico su
Israele e la terra (ritenendolo chiuso con l’epoca biblica),
sia quella (della destra evangelica) che ne fa un uso politico
a sostegno degli insediamenti in Cisgiordania e in funzione
antipalestinese. Ci interroghiamo sulla linea indicata da
dichiarazioni di chiese sorelle, come ad esempio la Chiesa
della Renania (1980) secondo cui «la durevole esistenza del
popolo ebraico, il suo ritorno nella terra della promessa ed
anche la costituzione dello stato d’Israele sono segni della
fedeltà di Dio nei confronti del suo popolo». Soltanto segni,
e pur tuttavia segni, ha detto un autorevole commentatore.
Ripensare a questi temi percorrendo i luoghi ed incontrando gli uomini e le donne di Israele e Palestina, accresce il
«timore e tremore» con cui sappiamo si deve parlare di Dio
in rapporto alle vicende e ai conflitti che viviamo.
Lezione biblica nella sinagoga di Cafarnao
(foto Terry Finseth)
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
1^*
VENERDÌ 29 MAGGIQiotv VENEI
Pentecoste 1998
Messaggio del Consiglio ecumenico delle chiese
Cari fratelli e sorelle in Cristo, vi salutiamo nel nome del Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo.
Cinquanta giorni dopo la resurrezione del nostro Signore, i discepoli si trovavano riuniti in un solo luogo per pregare insieme. Avevano concluso una
parte della loro missione, ma erano pieni di apprensione perché non sapevano
bene quale direzione avrebbe preso la
loro vita. Mentre si rivolgevano a Dio
nella preghiera, lo Spirito del Signore
scese su di loro e li riempì di gioia e di
speranza. Essi ricevettero allora la forza
di rompere il silenzio e di ritornare nel
mondo con uno slancio rinnovato per
annunciarvi la buona novella.
Cinquant’anni dopo la fondazione
del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), noi celebriamo il suo giubileo. Alla fine di quest’anno, la Vili Assemblea
del Cec si terrà ad Harare, nello Zimbabwe, sul tema: «Volgiamoci verso Dio
nella gioia della speranza». Riconosciamo che non siamo d’accordo su tutte le
questioni. Ma riaffermiamo la nostra intenzione di rimanere insieme e di crescere insieme verso il compimento della preghiera di Gesù per l’unità di tutti i
credenti. La nostra celebrazione di questo giubileo troverà il suo pieno significato solo quando le chiese, le comunità
e i cristiani di tutto il mondo si impegneranno gli uni nei confronti degli altri
a servire uno stesso scopo: quello di
rendere insieme una testimonianza cristiana unita. Vi incoraggiamo, fratelli e
sorelle, ad unirvi a questa celebrazione
e ad agire per l’unità del popolo di Dio,
ovunque siate.
L’«Assemblea del giubileo»: così è stata chiamata l’Assemblea di Harare. Uno
degli aspetti del giubileo biblico che più
colpisce è l’appello che esso rivolge a
tutti di ristabilire rapporti giusti con Dio
e, di coiiseguenza, rapporti giusti con
gli altri esseri umani e con il creato. Vedete come l’umanità ha saccheggiato le
risorse della terra, come il potere è mal
ripartito tra le maggioranze e le minoranze etniche, vedete le disuguaglianze
sociali tra le classi, le razze e le caste.
Guardate i rapporti personali tra gli uomini e le donne, i giovani e gli anziani, i
padroni e gli impiegati. L’anno del giubileo non è un tempo di tregua che ci
esonera dal prendere decisioni responsabili per i prossimi cinquant’anni. E un
tempo per agire, agire nell’immediato,
un tempo per trasformare radicalmente
le situazioni che ci circondano. Per questo vi esortiamo vivamente, in questo
tempo di Pentecoste, a guardare le forme di relazioni esistenti intorno a voi, e
a prendere molto sul serio i comandamenti biblici che ci chiedono di trasformarle, di fondarle sulla giustizia e sulla
dignità, e non sulla carità e la pietà.
Lo Spirito Santo scende su un gruppo
di persone molto diverse, unendole in
una testimonianza comune, e tutti
quelli che si trovano là sentono e capiscono la buona novella annunciata: in
questo stanno il miracolo e la potenza
di quella prima Pentecoste.
Quest’anno di giubileo è per noi
un’occasione di vivere un tempo di
Pentecoste nel movimento ecumenico.
È un tempo per essere rinnovati e per
ricevere la forza di proclamare la buona
novella in modo che essa sia compresa
da tutti quelli che la odono. In questa
festa di Pentecoste, impegniamoci ad
essere aperti a tutti i membri del popo
10 di Dio: studenti o insegnanti, pastori
o vescovi, giovani o anziani, uomini o
donne, personalità note o persone anonime. Manifestiamo loro il nostro amore, siamo attenti a quello che hanno da
insegnarci, e consentiamo alla chiesa di
cambiare in risposta a quello che Dio
compie nelle nostre vite e nel mondo.
All’epoca della loro formazione e
all’inizio della loro storia, il movimento
ecumenico e la nostra comunità di
chiese hanno beneficiato del dinamismo, degli ideali e delle prospettive dei
giovani. Oggi, in quest’anno di giubileo
e alla soglia del terzo millennio, rivolgiamo un appello particolare ai giovani
delle nostre chiese; riconosciamo che la
fiaccola è già nelle loro mani e affermiamo che sono loro che dovrebbero
indicarci la strada. Li chiamiamo a guidare la nostra comunità durante quest’Assemblea del giubileo e oltre, verso
11 terzo millennio, affinché i credenti
siano uno e che il mondo creda.
Quando risponderete a quest’appello
che vi viene rivolto di instaurare rapporti giusti in quest’anno di giubileo, e
di testimoniare insieme in un mondo
diviso, che Dio vi benedica e che lo Spirito di Pentecoste vi rivesta della sua
potenza.
I presidenti del Cec
signora Anna Marie Aagaard, docente, Hojbjerg, Danimarca; vescovo Vinton Anderson, Washington DC, Usa; Leslie Rosero, pastore, Honiara, Isole Saiomone; signora Priyanka Mendis, Marna, Sri Lanka; signora Eunice Santana,
pastora, Arecibo, Porto Rico; papa Shenouda III, Il Cairo, Egitto; Aaron Tolen,
Yaoundé, Camerún.
Uno dei progetti finanziati dalla Chiesa valdese con i soldi dell'SXo
Il Centro sociale di Ntolo per bambini e ragazzi del Camerún
MARCO TULLIO FLORIO
Lf OTTO per mille (8%o) al
I quale sono stato decisamente contrario quando il Sinodo è stato chiamato a decidere, mentre si è rivelato una
necessità per la vita delle opere della Chiesa valdese, ci ha
permesso di dare un aiuto sostanzioso a dei progetti nel
Terzo Mondo. Infatti il Sinodo, accettando dopo anni di
discussioni T8%o, deliberava
che almeno il 30% del ricavato debba essere destinato ai
paesi detti «in via di sviluppo». Non è stata la «partita di
giro» che chiedeva Tullio Vinay {cioè la destinazione di
tutto il gettito a questo scopo), ma in questo modo una
parte almeno del denaro che
lo stato ci assegna sulla base
delle opzioni dei contribuenti,
serve ad aiutare i minimi della
terra, quelli sui quali l’Occidente sviluppato continua a
speculare, quando non si tratti addirittura (com’è stato nel
caso dell’Italia) di arricchimenti personali con l’etichetta della «cooperazione».
Col gettito 8%o del ’97 la
Tavola, in accordo con la Cevaa, aveva deliberato, con gli
altri progetti «esteri», un finanziamento a un istituto
per bambini e ragazzi nel Camerún: il Centro sociale di
Ntolo. La motivazione era di
sopperire a un anno di lavoro
del Centro. Conosco Ntolo
per aver lavorato, come inviato della Cevaa, in un ospedale della zona (Ndoungué)
negli anni ’92-93. È un’opera
importante per l’aiuto all’infanzia abbandonata, e anche
per dare a ragazzi «difficili»
un’educazione e un’istruzione elementare. Gli ospiti sono un centinaio (ora 115, dai
lattanti ai quattordicenni). Al
raggiungimento dei 14 amni
si cerca di avviarli a un lavoro, cosa non sempre facile,
data la povertà e la situazione
sociale del paese.
Sono tornato in Camerún il
mese scorso, per rendermi
conto di persona della situazione attuale del Centro e dei
Alcuni bebé della nursery
progetti per il futuro e per
poterne riferire alla Commissione 8%o della Tavola valdese. Mi interessava anche l’ospedale di Ndoungué, quello
dove avevo prestato a suo
tempo un lavoro volontario,
perché sapevo che ha bisogno di aiuto, e ha presentato
un progetto di finanziamento
per attrezzature.
Ntolo non è caro soltanto a
noi. Aiuti sono venuti in questi anni dall’Alsazia, venendo
ad aggiungersi a qualcosa
che già nel ’93 era venuto
dall’ambiente valdese. Ho
potuto vedere le realizzazioni
già fatte e i nuovi progetti.
Sono state in questi anni ristrutturate delle aule, la cucina, la sala della Tv, e sono
stati costruiti nuovi servizi
igienici. Sulla strada che conduce al Centro un vecchio
ponte di legno (del tutto insicuro) sopra un torrente è stato sostituito con uno nuovo
in cemento. Il Centro è diretto da un giovane francese, inviato della Cevaa, attivo e capace, oltre ad essere appassionato del suo lavoro.
Dopo esserci scambiati opinioni e osservazioni sul lavoro e sulla situazione economica e sociale del paese, che
è sempre più critica, mi ha illustrato i progetti per lo sviluppo del Centro. Col denaro
che viene loro dalla Chiesa
valdese (soltanto adesso, pur
essendo stato stanziato nel
'97, per i ritardi della burocra
zia italiana), dato che al budget del ’98 hanno ormai fatto
fronte con altri finanziamenti, saranno realizzati diversi
progetti, di cui il più importante è la nurserie, una casa
per i più piccini, fornita della
cucina e dei servizi igienici,
oltre alle stanze da letto, alle
sale giochi, ai locali del personale di assistenza.
Il direttore mi diceva che il
finanziamento della Tavola
valdese è finora il più grosso
finanziamento singolo che il
Centro abbia mai avuto. Mi
spiegava che l’attuale sistemazione dei bebé che dormono vicino agli altri ragazzi,
e non hanno un loro spazio
per trascorrere le ore di giorno, è dannosa al buon funzionamento del Centro e sacrifica questi piccoli ospiti alle
esigenze dei più grandi. Ho
potuto vedere questi bellissimi bambini, puliti, ben nutriti, con le loro nurse: queste
sono qualche volta le stesse
madri (ragazze-madri spesso), altrimenti personale salariato. In complesso, l’atmosfera è serena, nella cornice
della natura generosa di questo paese, e un reale aiuto è
dato a questi ragazzi da gente
di buona volontà, anche se
non tutti qualificati. Ma dietro questa evidente realtà
quahti drammi, quanto dolore, quante difficoltà! E quanti
problemi, quante preoccupazioni, per chi è chiamato a
portare la responsabilità di
tutti questi ragazzi! Una di
queste preoccupazioni, è
senza dubbio il futuro dei ragazzi che hanno raggiunto i
14 anni. È ben per questo che
un nuovo progetto è stato
elaborato: costruire un altro
edificio (il terreno non manca) per ospitare quelli che,
raggiunti i 14 anni, non hanno uno sbocco occupazionale. Qui si farà una scuola di
agricoltura, con l’aiuto di tecnici che verranno da Ndoungué dove è già attiva una
di queste scuole fin dai tempi delle missioni protestanti, e ora, come l’Ospedale e il
Centro di Ntolo, è gestita dalla Chiesa Evangelica del Camerún. 1 giovani usciti dal
Centro potranno conseguire
una qualificazione, e potranno lavorare per le necessità
del Centro, e anche per vendere i prodotti della terra.
Ringraziamo il Signore per
quello che si è potuto fare finora, e per quello che potrà
essere fatto per nostro mezzo.
Eleviamo a lui la nostra preghiera con le parole del Salmo
90: Rendi stabile l’opera delle
nostre mani; sì, l’opera delle
nostre mani rendila stabile!
Dal Mondo Cristiano
Le chiese protestanti d^Europa
si uniscono per difendere il diritto d'asilo
PARIGI — Una trentina di rappresentanti delle chiese evai
geliche di Francia, Germania e Italia si sono incontrati dal 2?
30 aprile a Parigi, presso il Centro europeo d’incontro dej
chiese protestanti, recentemente inaugurato, per discutere A
problemi relativi al diritto d’asilo nei paesi della Comunità ei
ropea. L’armonizzazione delle varie legislazioni nazionali!
materia, infatti, è in fase avanzata sia sul plano giuridico eli
amministrativo. Il problema è che, come ha affermato
un
taf
presentante dell’agenzia francese Cimade, le misure di coi
trollo poliziesco rischiano di prevalere rispetto alla protezion
dei rifugiati: «L’armonizzazione del diritto d’asilo porta a pn
teggere l’Europa dai rifugiati, piuttosto che a proteggere i rifu,
giati stessi, e porta a una interpretazione sempre più restrittivi
della Convenzione di Ginevra del 1951, proponendo un "as|
al ribasso” che privilegia le misure temporanee». I partecipanf
all’incontro hanno deciso di intensificare la collaborazione nel
campo dell’accoglienza, della difesa e dell’accompagnamentii
dei richiedenti asilo in Europa, e di organizzare un nuovo incontro di lavoro, nei prossimi mesi, a Strasburgo.
Bolivia: VII Assemblea generale
delle chiese metodiste dell'America Latina
COCHABAMBA — Si è conclusa il 3 maggio a Cochabam^
in Bolivia, la VII assemblea generale del Consiglio delle chiese
metodiste dell’America Latina e dei Caraibi (Ciemal): 150 de.
legati, pastori e laici, riuniti per eleggere un nuovo presidente
del Consiglio (rieletto il vescovo cileno Isaias Gutierrez peri
prossimo quinquennio) e per mettere a punto le strategie della chiesa per entrare nel terzo millennio. Secondo le decisioni,
sarà un metodismo fortemente caratterizzato dalla spinta
evangelizzatrice e, come sempre, particolarmente attento ai
problemi e alle dinamiche sociali. Su questa linea, il Ciemal
ha deciso di appoggiare la richiesta del Consiglio ecumenico e
della Caritas di celebrare il Giubileo 2000 annullando il debito
estero dei paesi più poveri. (nevlalc)
«Mea culpa» della Chiesa evangelica
austriaca sulla Shoah
VIENNA — «Colpevoli di aver taciuto, gli evangelici austriaci promettono un vero “mea culpa” sulla Shoah»: così l’agenzia Adista titola una notizia che riporta che in occasione dei
sessant’anni della «notte dei cristalli» (9 novembre 1938, inizio in Germania della persecuzione nazista contro gli ebrei);
la Chiesa evangelica austriaca ha deciso di avviare una riiles
sione sul proprio atteggiamento in quella circostanza. Secoi
do l’agenzia, il vescovo luterano Hervig Sturm ha annunci?
per l’autunno un documento «che parlerà chiaramente dei &
lenzi e delle colpe della chiesa». (nev)
Usa: aumenta ¡I numero delle pastore
NEW YORK — Cresce di anno in anno negli Usa il numero
delle studentesse, in teologia: lo rileva l’Annuario delle Chiese
nordamericane che viene pubblicato a New York. Dal 10% del
1982 sono salite al 34% nel 1997. Aumenta anche nei più importanti seminari il numero degli studenti in teologia neri o di
origine ispano-americana e asiatica: in 10 anni sono passati
dal 6 al 19%. L’Annuario riporta anche dati statistici da cui risulta che l’emorragia di membri dalle chiese protestanti storiche è notevolmente rallentata, mentre sempre in crescita sono i cattolici e i battisti della Convenzione del Sud, politicamente e teologicamente conservatori. Sono in aumento anche
i mormoni e le chiese carismatiche. (Ref.Presseì
I
Germania: armonizzazione dei programmi
dell'ora di religione nella Bassa Sassonia
BASSA SASSONIA — La Bassa Sassonia è il primo Land clj
ha dato il via all’insegnamento della religione nelle scuole "
ogni ordine e grado» fatto insieme da protestanti e cattolici, ù
Chiesa cattolica e la Chiesa evangelica in Germania si sono ac
cordate per programmare in comune l’ora di religione cercando di armonizzare i programmi e il governo regionale ha accetato la loro proposta. Da parte evangelica si è insistito molto s
valore pedagogico e sociale di questa iniziativa. L’accordo pK
vede che dove manchino insegnanti di una confessione
possa sostituire con insegnanti dell’altra. Le lezioni non pere
ranno il loro carattere confessionale, ma dovranno essere sv
te in un clima di collaborazione e di rispetto ecumenico. Np
II
SOD
deg
valutaz
ricco c
studi p
dale c
quest’t
riore (F
gip. Il <
nazioni
ci di si
niovim
aPartn
precec
condo
parten
stiania
tivo fin
me noi
sezioni
staBm
Molt
pi. Imi
italiat
questo
diques
partee
naie di
politice
se da t
di una
al cent
pastor
Aquila
anche
provit
Ferrar
ti, assi
Mezze
vanni
trodo
Vimpi
Casio
raggii
gema
tipo as
gna esi
migraz
nuovo
con foi
vece i I
aveva g
una fas
una fas
la ques
tanza d
Il coi
è stato
Sergio
Sergio
nazioni
nito un
ci di ri:
di«
«osp
Gullinr
glio na
ha a si
l’iinpoi
migrât
sioni:
avere i
nel cor
dettoc
trio a P
rie ma
migras
ouna
e dalla
conip
Anne h
trice d
Migrai
tronta
stioni (
zione s
co, sia
c di SCI
■■opee,
no Tro
zio ste
oggisi
nostro
luralit
dopo(
uente
tnodell
Nell
donveg
2i soci
Antade
»eto i,
i'
%oli
«uton
CO!
PrancQ
dell’uf
*hüne
Il Centro sociale di Ntoio è gestito daiia Chiesa evangeiica del Camerún
5
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
d'asilo
hiese evai
ati dal 27|
ontro d6|
iscutered
munita ei
lazionalif
uridico di
ato un raj
ara di coi
protezioo
'orta a pn
?gere i rili,.
ù restrittivi
lo un "as|
•artecipaoi
razione nel
agnamenti,
1 nuovo in(neii.
a Latina
chabamba
Ielle chiese
al): 150 depresidente
errez peri
rategiedele decisioni,
alla spinta
! attento ai
1, il Ciemal
tumenicoe
io il debito
ca
lid austria:osi l’agenrasione dei
3 1938, ini) gli ebrei);
una riflesiza. Secoi
innuncií
ente dei »
(nev)
ire
igrammi
isonia
Dedicato all'immigrazione il tradizionale convegno di Mezzano Inferiore
Molti^ diversi^ ma non troppi
Il Centro studi per il cristianesimo sociale ha affrontato una delle questioni di
attualità che più coinvolgono i cristiani italiani di tutte le confessioni
PIERA ECIDI
SOLO un’attenta lettura
degli Atti potrà dare una
valutazione approfondita del
ricco convegno del Centro
studi per il cristianesimo sociale che si è svolto anche
quest’anno a Mezzano Inferiore (Parma) dal 1“ al 3 maggio. Il Centro, che ha aderito
nazionalmente ai Democratici di sinistra (Ds), è legato al
movimento cooperativo, che
a Parma ha edito gli Atti del
precedente seminario, secondo una tradizione di appartenenza dei socialisti cristiani al movimento cooperativo fin dal secolo scorso (come notava il presidente della
sezione di Parma, il metodista Bmno Loraschi).
Molti, diversi ma non troppi, Immigrazioni nelle società
italiane di fine millennio:
questo il tema dell’incontro
di quest’anno, che ha visto la
partecipazione di un centinaio di esponenti del mondo
politico, sindacale, delle chiese da tutt’ltalia. Il problema
di una «società giusta» è stato
al centro del saluto rivolto dal
pastore di Parma Massimo
Aquilante. Un saluto è stato
anche rivolto dal segretario
provinciale Ds, Giancarlo
Ferrari, e da Nando Sbravati, assessore del Comune di
Mezzano. 11 sociologo Giovanni Mottura ha quindi introdotto i lavori rilevando
Vimpoitanza di avere un’occasione di discutere a largo
raggio e sottolineando l’urgenza di uscire da logiche di
tipo assistenzialistico: «Bisogna essere coscienti che l’immigrazione non crea nessun
nuovo problema - ha detto
con forza - ma sottolinea invece i problemi che il paese
aveva già. Bisogna passare da
una fase in cui si lavora per a
una fase in cui si lavora con. E
la questione della rappresentanza diventa centrale».
11 concetto di cittadinanza
à stato sviluppato dal teologo
Sergio Rostagno e il pastore
Sergio Aquilante, presidente
nazionale del Centro, ha fornito una serie di spunti biblici di riflessione sul concetto
di «ospitalità». Don Giovanni
Cullino, membro del Consilio nazionale della Caritas,
ua a sua volta sottolineato
Importanza di rendere l’immigrato soggetto delle decisioni: «Bisogna imparare a
avere uno sguardo personale
uel confronto degli altri - ha
detto Cullino -: non ci troviamo a parlare di macrocatego■ao ma di persone». Che l’immigrazione sia un problema
p dipende da noi
ualla nostra collaborazione
mi 1 paesi in via di sviluppo,
ne Marie Dupré, coordinarne del Servizio rifugiati e
‘granii della Fcei, ha afontato le complesse quej °m connesse all’immigrane sia in un contesto stori’ Sia nel quadro legislativo
ron dnlle politiche eu
no T ’ il pastore Bru
segretario del Serviho auspicato che
** cominci a passare nel
paese dalla multiculdnn ’ u®** ‘’^*erculturalità,
don? Pnr secoli l’occi' suoi
delli e la sua cultura.
Convo Sfionda parte del
zi ^’essessore ai Servidi Parma, Danilo
Creto in’ Parlato del connella zona
“«igOli- «Il f P*“
«luto L ” ^?'^onieno è dive“‘a cosm.^t-^ emergenziale,
'^ell’uffin^^'^^*’ '■esponsabile
Brescia, ha invitato
Uno sguardo sui partecipanti all’incontro
al coraggio dell’etica anche in
politica, e a non sottovalutare
certe reazioni razzisté, perché «il razzismo è una liestia
latente in ciascuno di noi, in
ogni comunità». Il predicatore locale ganaense Salomon
ha invitato al rispetto reciproco, e questo concetto è
stato ripreso in un vivace intervento da Hamid Bichri,
presidente del Forum europeo dei migranti: «Noi non
siamo un problema - ha polemizzato Bichri - noi abbiamo dei problemi», e ha ricordato la frase di Gandhi:
«Quello che fate per me senza di me, lo fate contro di
me». Alfonso Manocchio, direttore del Centro immigrati
delle chiese evangeliche di
Palermo, ha presentato l’esperienza della Sicilia, prima
regione a accogliere immigrati già nei primi Anni 70, ne
ha sottolineato le difficoltà,
soprattutto con l’immigrazione «di transito», e ha posto
i problemi della prostituzione, della democrazia di molti
paesi di provenienza: «Possiamo aiutare il reinserimento in questi paesi - si è chiesto Manocchio possiamo
educare alla democrazia?». Il
pastore Giorgio Bouchard ha
detto nelle conclusioni: «Noi
dobbiamo accettare il modello interculturale: gli immigrati evangelici possono modificare il nostro modo di credere e di pregare».
Nel dibattito conclusivo
molte osservazioni propositive sono state riprese, insieme
a approfondimenti critici e rilievi sulle diverse realtà italiane. Se la cittadinanza sembra
essere l’elemento comune su
cui lavorare tutti insieme, altrettanto importante risulta
essere, come diceva il pastore
Franco Becchino, vicemoderatore della Tavola valdese,
anche il discorso speculare
della legalità. Cittadinanza e
legalità: due facce del fenomeno immigrazione che non
possono, hanno notato in
molti, andare disgiunte.
L'intervento al convegno del prof. Sergio Rostagno
Universalismo e diversità culturale
SERGIO ROSTAGNO
UNO dei punti più salienti
del dibattito culturale di
oggi è rappresentato senza
dubbio dall’incontro delle
culture e delle religioni, che
ripropone tematiche molto
profonde e molto sentite. Lo
sbarco sulle coste italiane di
migliaia di persone appartenenti ad altre culture ci pone
un problema che potrei definire in questi termini: fino a
che punto è giusto proteggere
e tutelare la particolarità di
questi immigrati (cioè quelle
che a noi appaiono particolarità culturali e di costume)?
Non è forse giusto, nello stesso tempo, trattarli come titolari di un diritto di cittadinanza che deve essere inteso
in un senso più ampio? non
dobbiamo forse considerare
noi tutti e quindi anche loro,
gli immigrati, come titolari di
un doppio diritto, che da un
lato tutela, quando necessario, le particolarità mentre
dall’altro, e in primo luogo,
tutela la loro e la nostra universalità!
A nessuno piace perdere le
proprie particolarità di costume. Oggi si insiste molto sul
dovere di proteggerle. Rendiamoci però conto del fatto
che le universalità concernono prima di tutto diritti che
sono il frutto di lunghe lotte,
che sono state pagate con
l’impegno e la costanza di
milioni di semplici donne e
uomini europei e che nei nostri paesi hanno avuto e sembrano avere tuttora un’applicazione molto solida. Questa
solidità è reale, ma non deve
essere data per acquisita e
scontata. Tutto quel che abbiamo (lavoro, pensioni, assistenza) non è che il frutto di
un assiduo «crederci» da parte delle generazioni che ci
hanno preceduto. Noi abbiamo la tendenza irragionevole
a trattare come normali e acquisiti diritti che erano pura
utopia ancora cento anni or
sono 0 poco più. Si tratta di
realtà che non sono affatto al
riparo da involuzione e da ritorni indietro. Tali beni non
sono assicurati e garantiti
una volta per tutte. Né per
noi, né per gli immigrati.
Se noi cominciamo a considerare anche i nostri diritti
come facenti parte di quel
pacchetto di beni universali
che hanno avuto una lunga
gestazione teorica e pratica, e
poi un’applicazione reale, ma
non scontata, vedremo che
non si tratta qui di considerare troppo diversamente noi e
loro. La cittadinanza, nei nostri paesi, è un bene che non
possiamo far coincidere con
l’appartenenza a una patria
nel senso nazionale del termine. Sulla carta di identità
che riceviamo come documento anagrafico cittadinanza italiana e nazionalità italiana coincidono. Si tratta però
di cose diversissime tra loro.
La cittadinanza, per noi europei, si è da subito configurata
come un modo di intendere il
rapporto tra cittadino e società, che andava ben oltre il
confine dello stato di appartenenza. La cittadinanza è un
concetto universale che si applica all’individuo e che lo
trasforma in un tipo singolare
dell’universale.
Trattare gli immigrati secondo questo concetto significa far comprendere loro che
qui l’essere umano è considerato prima di tutto come portatore di un diritto. In secondo luogo potrà essere garantita o tutelata anche la particolarità legata al costume, al
modo di vita irrinunciabile
(se non in contrasto con le
leggi). Ma si tratta qui di un
diritto alla propria cultura
che deve essere inteso alla luce di un diritto universale e
non, al contrario, di un settore contrapposto ad altri settori, quasi che la vita sociale
debba essere frammentata in
comunità e vissuta soltanto
come appartenenza a esse.
Forse qualcuno di noi ricorda che nonni e genitori
hanno subito ancora fino a
circa 50 anni fa angherie tendenti a rendere disprezzabile
la loro posizione di protestanti. Queste stesse persone
non hanno difficoltà a rammentare che tra democrazia
e dittatura c’è realmente un
abisso di qualità e, pur rendendosi conto che nella democrazia non tutto funziona
come dovrebbe, tuttavia de
siderano ricordare ai giovani
che è inimmaginabile la differenza con uno stato di polizia o uno stato in cui il cittadino non goda immediatamente, per il solo fatto di essere cittadino, di diritti universali. Nulla dunque è scontato e tutto richiede ancora
impegno. Questo modo di intendere la cittadinanza alla
fine non potrà che essere
vantaggioso proprio per gli
italiani, se è vero che l’Italia
ha il più alto tasso di persone
anziane e di pensioni di vecchiaia, e che queste persone
potranno essere curate soltanto da persone più giovani,
in gran parte immigrate.
Da parte nostra, vorremmo
ancora ricordare come anche
il nostro concetto di chiesa
sia sostanzialmente apparentato al concetto di asilo, di
accoglienza di persone diverse per cultura eppure unite.
Paradossalmente, la chiesa
non è un «luogo sacro», tradizionale. Non lo è, prima di
tutto perché Iddio è presente
egli stesso. La presenza di
Dio non configura la chiesa
come luogo da proteggere,
come territorio sacro da attorniare di un confine, luogo
di una finta santità esclusiva.
La configura piuttosto come
luogo aperto. Non esiste un
vallo tra peccatore e giusto,
così come non esiste un vallo
tra cittadino e straniero. Dio
si manifesta proprio là dove
avviene un movimento di accoglienza reciproca. Dio non
può essere il Dio di un popolo, di una nazione, ma può
essere invocato là dove avviene un incontro tra diversi al
suo cospetto, e dove, quindi,
ciascuno deve rinunciare alla
«propria» religione. 11 cristiano per primo è messo di
fronte a questo paradosso.
Ghe questo fatto, rigorosamente inteso, comporti difficoltà logiche e reali, che qui
non possono essere ulteriormente esemplificate e esaminate, è quel che si concederà
senza sforzo. Resta il fatto
che senza una concezione
ecclesiologica di questo tipo,
non si potrà difendere a fondo neppure il concetto di cittadinanza quale precedentemente espresso.
Mezzano: il culto conclusivo
La nostra casa è qui
questa è la notra casa
Il senso profondo di questo
annuale incontro di Mezzano
sta ancora una volta nel culto
conclusivo, la domenica: una
comunità completamente
rinnovata, con una ventina di
metodisti ganaensi che stabilmente ormai vivono e lavorano con le loro famiglie (tre
bambini ormai sono già nati
qui), il predicatore locale Salomon e continuano i ricongiungimenti familiari. E questo culto multilingue, cantato, ritmato, è veramente multietnico: ci sono i nigeriani,
da Palermo (la Noce), ci sono
i coreani della Chiesa presbiteriana di Piacenza, accolta
allo scorso Sinodo, per lo più
studiosi di canto al Conservatorio, dalle voci dolcissime.
Per la prima volta sento
predicare, in italiano, Vivian
Viwoloku, predicatore locale
nigeriano della Noce* dalla sicura vocazione: «Fabbricate
delle case e abitatele; piantate giardini e mangiatene il
frutto: prendete delle mogli e
generate figlioli e figliole (...)
moltiplicate dove siete, e non
diminuite. Cercate il bene
della città dove io vi ho fatti
menare in cattività e pregate
l’Eterno per essa; poiché dal
bene d’essa dipende il vostro
bene» (Geremia 29, 5-7). La
nostra casa è qui, ha detto Vivian, oggi l’Italia è la nostra
patria, come Babilonia per
Israele. Dobbiamo impegnarci per i diritti di cittadinanza,
dobbiamo fare progetti per la
vita presente: Dio ci aiuterà
per un futuro ritorno. Dobbiamo pensare a educare i
nostri figli, dobbiamo cercare
di comunicare con gli altri,
dobbiamo collaborare perché la legge e l’ordine siano
rispettati, dobbiamo dare
tutta la nostra collaborazione politica e sociale. Insieme dobbiamo fare le cose: il
mondo è la vigna di Dio.
Riprendendo a sua volta
questi concetti nella predicazione, il pastore Bruno Tron
ha citato in risposta la lettera
agli Efesini, indirizzata a una
chiesa multietnica, come lo
erano tutte le prime comunità
cristiane: «Voi dunque non
siete più né forestieri né avventizi; ma siete concittadini
dei santi e membri della famiglia di Dio» (Ef. 2,19). (p.e.)
iSlli
rrevcndita:
Ospedale Evangelico Valdese - Via S. Pellico, 1!) (Portineria)
C.S.A. in - Via Pe.cniaiU), 27 -Tel. 5(i22253
Sporting Dora - Corso Umbria, 59 - Tel. 188114
Scuola Danza Koyal ■ Via S, Marino. 89/M - Tel. 322fi7(i
Segreteria del Comitato: Tel. 4702215
I contributi a favore del Comitato per la Ristrutturazione e
l'Ampliamento dell'Ospedale Evangelico Valdese di Torino possono essere effettuati:
• tramite Bonifico Bancario sul c/c n. 10/500 ABI 01025 CAB 1077 - Istituto Bancario San Paolo di Torino - ag. 40
oppure:
• con versamento in c/c postale n. 36294106 - Torino intestato a: Comitato Promotore per la Ristrutturazione e l'Ampliamento dell'Ospedale Evangelico Valdese di Torino.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 29 MAGGIO jjgg
Convegno di «Teologia della pace» a Ferrara
Un pezzetto di corda: discorsi, libri e musica
nel ricordo di Martin L. King e Tonino Bello
PIERO STEFANI
La presentazione di un libro, una riflessione sullo
Spirito Santo, una conversazione suH’ambivalenza dei
confini, una liturgia ecumenica corredata dal ricordo di
due persone come Martin
Luther King e Tonino Bello, la
vivacissima performance di
un coro: questi gli episodi che
hanno caratterizzato il V
Convegno di teologia della
pace organizzato da Pax Christi, dall’Istituto di scienze religiose, da Rinascita, dalla
Chiesa battista, da Ferrara
Terzo Mondo. Varietà di manifestazioni e diversità di luoghi: biblioteca Ariostea, Istituto di scienze religiose, chiesa battista, parrocchia di Santa Francesca Romana. Tutta
questa serie di iniziative può
far sorgere l’interrogativo:
quale filo le accomuna?
Una prima risposta può essere: un pezzetto di corda.
Infatti la liturgia ecumenica
della domenica mattina, nella chiesa battista, si è conclusa con la lettura di alcune parole che vincolavano i presenti a improntare il loro
comportamento a uno stile
di vita non violento; tale impegno è stato sottoscritto facendo un nodo allo spago
posto all’angolo del cartoncino su cui erano stampate le
frasi appena lette. Lo spirito
di tutte queste iniziative è
stato dunque quello di trasformare i nodi, i nodi della
questione, in vincoli di pace.
Il secondo aspetto che ha
legato le iniziative è, sulle prime, alquanto paradossale, la
scarsa frequenza della parola
«pace». Già nel corso della
Il pastore Massimo Aprile
presentazione del Dizionario
di teologia della pace, poderosa opera apparsa presso le
edizioni Dehoniane di Bologna, Tommaso La Rocca ha
posto al curatore, don Luigi
Lorenzetti, la domanda del
perché in un simile lavoro
non si trovasse la voce «pace».
La risposta non poteva essere
che una: la pace è la meta, la
forma e l’ispiratrice di tutte le
sezioni, lemmi e voci presenti
nel dizionario, non è una sua
parte: in quanto ispira il tutto
è, in un certo senso, a esso
trascendente.
Anche nei due interventi,
profondamente biblici, sullo
Spirito, la pace è stata poco
nominata. Don Rinaldo Fabris ha parlato dei carismi, di
Pentecoste e della visione
dello Spirito Paráclito nel
quarto Vangelo, mentre la
pastora Anna Maffei, partendo dalla chiamata di Abramo,
dall’esodo, dal deserto, dalla
tentazione del possesso della
terra è giunta a parlare della
predicazione di Gesù e del
dono dello Spirito, riferendosi ad alcuni casi in cui oggi
vanno abbattuti i muri della
separazione, tema quest’ultimo esemplificato soprattutto rispetto alla pastorale
carceraria. La pace non è
dunque tanto un tema specifico quanto anima di tutto
un percorso biblico che deve
trasfondersi nella vita.
Il ricordo di Martin Luther
King e di Tonino Bello, svolto
rispettivamente dal pastore
Massimo Aprile e da Filodemo Jannuzzelli (stretto collaboratore di Bello in Pax Christi), ha indicato come la vita
di questi due personaggi si incarni nella dimensione dell’esodo e in quella del buon samaritano: anche nei loro discorsi, però, la parola pace
non è tornata molte volte.
Infine la corale gospel Ipharadisi (della Chiesa battista di
Napoli, guidata dal maestro
Carlo Leila) ha riempito di
entusiasmo la chiesa di Santa
Francesca Romana. Anche
qui la parola «pace» non è
stata pronunciata molte volte. Non per questo essa non
era presente nella mente e
nei cuori. Del resto, è forse un
caso che le celebri visioni bibliche che parlano di spade
trasformate in vomeri, di lance mutate in falci, di nazioni
che disimparano l’arte della
guerra (cfr. Michea 4, 1-5;
Isaia 2, 2-4) non compaia mai
la parola shaloml Anche il
nome del Signore non può
essere pronunciato in modo
esplicito ma, proprio per questo, esso è una presenza che
riempie gli animi. Forse un
passo verso il conseguimento
della pace è di imparare a
parlare di essa con un santo
timore, o, quanto meno, con
consapevole sobrietà.
DD Casa
Valdese
via Alessandro Farnese 18, Roma
tei. 06/3215362 fax 06/3211843
La Casa Valdese di Roma è un albergo a due stelle con una capacità di circa 60 posti letto, suddivise in camere ad uno, due o tre letti.
Tutte le camere, situate dal primo al terzo piano dello stabile sono munite di bagno con servizi e doccia, aria condizionata e/o riscaldamento e telefono.
Nell’accogliente sala da pranzo si può gustare una cucina tradizionale ma creativa
e, a richiesta, dietetica. Sale e salottini sono a disposizione degli ospiti per trascorrere la serata o per incontri, mentre al quarto piano un ampio terrazzo permette
agli ospiti di avere una magnifica vista sulla città e, nella stagione estiva, di prendere il sole o di trascorrere al firesco la serata.
La Casa Valdese è situata in zona Prati, ben coUegata con la rete di trasporto pubblico della città e a due passi dalla metropolitana. Le principali mete turistiche del
centro storico sono facilmente raggiungibili a piedi in 15-20 minuti.
OFFERTE SPECIALI SOGGIORNO NEI MESI DI LUGLIO E AGOSTO
e nei periodi 1 novembre - 22 dicembre 98 e 7 gennaio - 28 febbraio 99
A - per la terza età e per gruppi di oltre 12 persone:
Sistemazione in camera doppia e tripla - Prezzi per persona al giorno:
Lit. 72.000 - mezza pensione (pernottamento, prima colazione continentale e cena)
B - per famiglie - Prezzi per persona:
Lit. 200.000 - 3 giorni (pernottamento e prima colazione continentale)
Lit. 370.000 - 6 giorni (pernottamento e prima colazione continentale)
Ut. 250.000 - 3 giorni mezza pensione (pernottamento, prima colazione continentale e
cena)
Lit. 465.000 - 6 giorni mezza pensione (pernottamento, prima colazione continentale e
cena)
bambini sotto i 10 anni 50% sul pernottamento, se in stanza con i genitori.
C - under 20, sistemazioni in camere triple o quadruple
con un minimo di 6 persone.
Prezzi per persona:
Lit. 150.000 - 3 giorni (pernottamento e prima colazione continentale)
Lit. 280.000 - 6 giorni (pernottamento e prima colazione continentale)
Lit. 225.000 - 3 giorni mezza pensione (pernottamento, prima colazione e cena)
Lit. 430.000 - 6 giorni mezza pensione (pernottamento, prima colazione e cena).
Per tutte le offerte - prezzi per persona al giorno:
Lit. 6.000 - supplemento colazione a buffet
Lit. 40.000 - supplemento per camera singola.
Chi rientra in queste categorie
può usufruire delle
offerte presentando
il presente tagliando alla
Casa Valdese di Roma
TEATRO In scena a Milano il (dramma dì Eugène lonesco
Macheti e la tendenza a commettere il male
PAOLO FABBRI
CI sono uomini da cui ci si
aspetta il male quasi come frutto naturale di una
pianta in cui scorre una linfa
velenosa, una linfa che può
assumere forme diverse, come per esempio l’autoesaltazione senza limiti, che spazza
via tutti i limiti degli altri, fino
a cancellare gli stessi altri o
peggio a farne trastullo di chi
ha il potere di disporne. Il
pensiero corre al Caligola così
acutamente rappresentato da
Albert Camus, che fa uccidere
nemici e amici con la stessa
totale indifferenza di un moderno boss mafioso. Da altre
persone, animate da ideali di
umanità, giustizia, eguaglianza, invece non ci si aspetterebbe rnai di vederli esprimere violenza, sopraffazione,
morte. Di qui nasce l’interrogativo che sta alla base del
Macbett in cui Eugène Innesco si è liberamente ispirato
al quasi omonimo capolavoro
shakespeariano: perché al potere si associa una «libido dominandi» che genera il male,
un male che non si esprime
necessariamente nelle forme
estreme, ma corrompe l’animo e corrode gli ideali?
La risposta di lonesco, pur
con tutta l’ironia che lo caratterizza, è lapidaria: a trasformare un rivoluzionario idealista in un tiranno spietato è il
maligno. Un maligno che non
è definibile se non ricorrendo
alle forme del mito, ma di cui
si avverte la presenza nell’orrore che determina intervenendo nella storia umana,
che si avvita su se stessa in un
susseguirsi di personaggi che,
qualunque sia il loro punto di
partenza, finiscono per produrre il male, talché verrebbe
da pensare che più limitato è
il potere e minore è il male
che si produce. La vicenda
parte da Duncan, re avido e
spietato, a cui si oppongono i
due nobili Glamis e Candor. I
capitani del re, Macbett e
Banco, sconfiggono i ribelli in
un bagno di sangue. Tutto avviene nella totale indifferenza
di tutti, con le esecuzioni rappresentate da uno sciacquone
che di tale indifferenza è metafora. Duncan promette a
ciascuno dei due capitani il ti
Un momento del «Macbett»
tolo e i beni dei due duchi ribelli quando questi siano stati
uccisi, ma poi non mantiene
e conferisce entrambi i titoli a
Macbett. Qui entrano in campo due streghe, che in realtà
sono la moglie del re e una
sua dama di compagnia, che
riescono a suscitare in Macbett e Banco, amici per la pelle, l’invidia l’uno per l’altro.
Macbett uccide Banco e, sempre sotto l’influsso malefico
delle streghe, ammazza anche
Duncan prendendone il posto e comportandosi esattamente come lui. Si farà poi vivo un misterioso figlio di Banco, che a sua volta sopprimerà Macbett, per prenderne
il posto e continuare a gestire
il potere con gli stessi criteri.
Le due streghe tornano negli
inferi da cui erano evidentemente uscite, pronte a riemergere per altre missioni.
È stato detto che il Macbett
è il meno tipico tra i lavori di
lonesco. Bisogna dire allora
che Marco Guzzardi con la
sua regia è riuscito a rendere
il dramma decisamente «ioneschiano». Con una recitazione poco enfatica anche
nei momenti più tragici, la vicenda scorre via in un’atmosfera che si mantiene costantemente tra il reale e l’irreale,
in cui il male si manifesta
sfrondato dall’orrore, che
viene lasciato sullo sfondo,
più vagheggiato che espresso, mentre dove ci si aspetterebbero sabba infernali scoppiano ritmi sudamericani che
travolgono tutti finendo con
l’essere il filo conduttore di
tutto lo spettacolo e metafora
dell’ironia con cui l’autore
vede l’umana vicenda, pur
senza nasconderne gli aspetti
drammatici.
Nello svolgersi gradevole
dello spettacolo si perde però
un po’ troppo il senso di tragico orrore che sta dietro l’intervento del maligno. Le streghe sono poco convincenti,
così come quella loro scomparsa nella botola da cui
emergono le fiamme dell’inferno. Sembra un maligno
preso poco sul serio, mentre
comunque lo si consideri
(un’entità metafisica o totalmente altra o semplicemente
qualcosa di negativo che sta
dentro di noi), il maligno è
qualcosa di terribiimente serio. Buone le prove di Fabio
Sonzogni, Giancarlo Ratti, Elisabetta Ratti, Claudio Lobbia,
Giovanni Battaglia, Daniela
Cercella e comunque di tutti,
comprese le scene e i costumi
di Annalisa Zacchetta.
(Milano, teatro Litta)
INCONTRI L'iniziativa dì un circolo culturale di Reggio Calabria
Per comprendere la «diversità protestante
»
ENZO CANALE
OGNI cosa a suo tempo.
Finito il tempo delle accese dispute sulla intercessione dei santi e sulla confessione auricolare, ricevo sempre
più convincenti conferme che
è tempo di insistere sulla «diversità» della minoranza protestante che, almeno qui in
Italia, «preme ai confini dell’impero cattolico-romano»,
secondo una riuscita analogia
di Giorgio Tourn.
Ho perciò accettato di
buon grado, alla fine di marzo, l’invito del circolo culturale «Anassilaos» di Reggio
Calabria di tenere una conferenza pubblica su «I protestanti: anatomia di una diversità». Questo è un tema a cui
prestano volenterosa attenzione non solo gli ambienti
cattolico-ecumenici, ma anche quelli della cultura laica
che, incuriositi della minoranza evangelica, hanno scoperto che essa ha ben altra
consistenza in Europa, nella
quale ci si accinge a vivere.
Ho utilizzato due categorie
fra le più significative per
comprendere la «diversità»
protestante. La prima è stata
quella della «Riforma», intesa
come atteggiamento di costante ascolto della Parola
(che interroga e corregge i
singoli e le istituzioni), messa
a confronto con la categoria
cattolico-conciliare del «rinnovamento» e anche con
quella evangelica del «risveglio», adottata ora anche da
alcuni settori del cattolicesimo. L’altra categoria utilizzata è stata quella della «laicità»
con tutte le sue implicazioni,
come la declericalizzazione
della chiesa e del pensiero,
l’etica del quotidiano, ecc.
Il dibattito che ne è seguito
non è stato interessante, ma
in compenso è stato decisamente rivelatore in quanto ha
mostrato che esiste uno spesso diaframma culturale che
impedisce ai nostri interlocutori di recepire ogni rivendicazione di «diversità». Ne sono spia la tendenza ad appiattire ogni differenza (alla
«ma con questo papa ormaj
siamo tutti una cosa») e u
concetto, esposto dai più ite"
nisti, che la «decisione» iti
cattolicesimo e protestantesimo non è risposta alla Parola
ma una opzione situazionale... ed equivalente! Senza
contare il luogo comune de
protestantesimo responsabue
del capitalismo! È tempo '
insistere sulla «diversità»
perché, come ha sottolineato
anche il pastore Piero Santori nel suo intervento, la società italiana si mostra anco
ra impreparata a porgere se
riamente l’orecchio alla pr°
posta culturale protestan ’
mentre continua ad accet
re che 1 mezzi di comunic
zinne più popolari siano o
cupati a pieno tempo dag
opinionisti cattolici (ant:
quando parlano di calcio)
Riforma
ABBONAMENT11998
ITALIA
ESTERO
- ordinario E 105.000 - ordinario £ 160.000 195.000 250.000 80.000
- ridotto £ 85.000 - via aerea £
- sostenitore £ 200.000 - sostenitore £
- semestrale £ 55.000 - semestrale £
Per abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101
Spedizl
art. 2«
In caso
al inittfl
U’Editor
.pi
I
li
01
CE»
men
sturi
dell’
ciazi
da d
delL
prof
che
sto i
qual
no V
Reg
Prc
nu
agl
Per
gati a)
zione I
Piemo
cambi
ta regi
forma
cornac
proget
vorire
impre:
razioi
dando
spicca
novaz
duttiv
modei
Il pi
sentat
sessor
tura,
dirette
sa, Gl
un fin
di di 1
Cassa
finanz
3 dall;
Progn
muniti
ramer
acced
preser
21 luj
con u
ei55
rità ar
40 pn
il rica
giovai
alle di
detto
dovrà
fequi:
iinpre
Princi
sibilit
presto
tare p
za azi
menti
gera,(
Un;
mand(
dano ;
comn
gradu
accedi
7
ile
ipo
di
rsita»
ineato
Santola soancosre sola pro
jtantOr
scettaunicano oc) dagl'
anch®
:io).
000
000
000
000
Soedizlone in a.p. 45%
art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale dITorino
In caso di mancato recapito al prega reatHuIra
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
e, che
fondo,
ìspresspettei scopini che
lo con
toro di
stafora
autore
a, pur
aspetti
levóle
le però
dinaro l'ine strecenti,
scomia cui
lell’inaligno
lentie
sideri
I totalmente
he sta
rno è
te seFabio
ti, Eliobbia,
aniela
i tutti,
)stumi
ìLittaì
)ria
i»
ormai
») e il
liù itele» fra
intesiparola
zionaSenza
ne del
isabile
OSSERVATORIO ASTRONOMICO «VAL PELLI
CE» — È stato così chiamato rimpianto inaugurato domenica scorsa in un piacevole pomeriggio solo a tratti disturbato dalla pioggia. L’osservatorio astronomico è frutto
dell’impegno concreto degli oltre 100 membri dell’associazione Astrofili Urania di Luserna San Giovanni, sorta
da diversi anni con l’intento di diffondere la conoscenza
dell’astronomia e guidata con infaticabile impegno dal
prof. Giovanni Peyrot. L’opera inaugurata domenica non è
che il primo lotto di una serie di tre per i quali è stato chiesto un aiuto all’Unione europea. L’attrezzatura è di grande
qualità: negli ultimi mesi già 500 ragazzi delle scuole hanno visitato i locali degli astrofili lusemesi.
VENERDÌ 29 MAGGIO 1998
ANNO 134 - N. 22
LIRE 2000
Per chi soffre di allergia da
polline questo è uno dei
momenti peggiori: dopo alcune fioriture è il momento in
cui comincia il «tempo dei
fieni»; maggio porta il primo
taglio nelle zone pianeggianti
e della prima collina, dopo
qualche settimana verrà il momento della parte più alta delle valli. È uno dei momenti
più impegnativi per ogni agricoltore; d’altra parte l’espressione «mettere fieno in cascina» sta ad indicare proprio
quella lungimiranza che da
sempre caratterizza il mondo
agricolo: se non si fa il fieno
al momento giusto, nei lunghi
inverni che cosa mangerà il
bestiame? Fin qui il discorso
può ricordare quello del
«buon tempo antico», quando
PASSATO E PRESENTE DI UN'ATTIVITÀ
IL FIENO
PIERVALDO ROSTAN
l’agricoltore si alzava alle
quattro del mattino per tagliare l’erba mànualmente con la
falce e siccome il lavoro è pesante, si sceglieva almeno il
momento della giornata con
minor caldo.
Oggi molto è cambiato.
Nelle zone pianeggianti tutta
la lavorazione è meccanizzata: con minor tempo (attenzione non minor fatica!) si può
mettere in cascina grosse
quantità di fieno. Nella fasce
montane o collinari le aziende
molto piccole si sono ridotte
con la morte di tanti anziani
non sostituiti dai figli; la tradizionale parcellizzazione dei
terreni delle nostre zone, sotto
il profilo dell’utilizzo agricolo, viene superata: ci sono pastori che mandano al pascolo
il loro bestiame su terreni di
diversi proprietari. Ma sempre
meno, nella zona collinare o
pedemontana, si fa il fieno: il
rapporto fatica-resa pare assolutamente svantaggioso. Un
mio amico mi confidava: «Sono “fortunato”: gli altri durante le ferie vanno al mare; io
passo le mie ferie a fare il fieno ad Angrogna. Non conto le
ore, ovviamente, altrimenti
quel paio di milioni che ottengo dalla vendita sarebbero
ben poca cosa». Infatti dalla
vicina Francia arrivano in
ogni inverno molti camion di
fieno, ci sono aziende che
spendono centinaia di migliaia lire al giorno in fieno
per nutrire i loro armenti nella
stagione fredda mentre i prati
restano da falciare. Ma la contraddizione è solo apparente; i
ritmi di vita e di lavoro non
consentono alternative.
Regione Piemonte
Promuovere
nuove imprese
agrìcole
Per risolvere i problemi legati all’eccessiva frammentazione delle aziende agricole in
Piemonte e del loro lento ricambio generazionale la giunta regionale e la Cassa per la
formazione della proprietà
contadina hanno preparato un
progetto pilota che intende favorire la costituzione di nuove
imprese agricole o la ristrutturazione di quelle esistenti,
dando vita «ad aziende dalle
spiccate caratteristiche di innovazione del processo produttivo e dotate di strutture
moderne ed efficienti».
Il progetto, che è stato presentato il 13 maggio dall’assessore regionale all’Agricoltura, Giovanni Bodo, e dal
direttore generale della Cassa, Giuseppe Malpica, avrà
un finanziamento di 8 miliardi di lire: 5 provenienti dalla
Cassa per la concessione di
finanziamenti per l’acquisto e
3 dalla Regione attraverso un
programma di intervento co■uunitario sui piani di miglioamento aziendali. Potranno
uccedere ai finanziamenti,
presentando domanda entro il
21 luglio ’98, gli agricoltori
con un’età compresa tra i 18
1 55 anni, anche se la priontà andrà a chi ne ha meno di
40 proprio al fine di favorire
fi,ricambio e di incentivare le
giovani generazioni. «In base
mie disposizioni europee - ha
detto l’assessore Bodo - si
dovrà dimostrare di avere i
fequisiti per la qualifica di
imprenditore agricolo a titolo
R’?')*:ipule, o di avere la possibilità di conseguirla al più
presto, e ci saranno da rispeture precisi criteri di ampiezu aziendale, reddito, investienti, autosufficienza foraggera, densità di bestiame»,
na volta ricevute le doande e valutato che rispon'^®9uisiti richiesti, una
formulerà una
“p®fi“®loria e si potrà quindi
fiere ai fondi disponibili.
Nella consultazione amministrativa del 24 maggio rieletti i sindaci uscenti Jean-Louis Sappé e Oscar RavioI
Angrogna e Fenestrelle hanno scelto la continuità
Gli elettori hanno scelto la
continuità; questo almeno vale ad Angrogna e Fenestrelle dove i sindaci uscenti
sono stati confermati nella
consultazione di domenica.
Diverse le situazioni di partenza: a Fenestrelle scadenza
naturale del mandato, ad Angrogna rottura nella maggioranza uscente, commissariamento ed elezioni anticipate.
A Angrogna è stato confermato sindaco Jean-Louis
Sappé la cui lista ha ottenuto
235 voti (pari al 45,3%); con
lui sono stati eletti, in ordine
di preferenza, Ezio Borgarello (24), Cesare Rivoira (22),
Paola Grand (11), Albino
Bertin (10), Paolo Adorno,
Valter Blanc e Marco Rostan
(9), Ilaria Alpignano (8). La
prossima giunta dovrebbe essere composta, oltre che dal
sindaco, da Borgarello e Bertin. La lista che candidava a
sindaco Giovanni Battista Zunino ha ottenuto 176 voti
(34%) e ha eletto, oltre al
mancato sindaco, Davide Simond (39) e Ercole Monnet
(12). Michele Benedetto ha
ottenuto 83 voti di lista (16%)
e sarà l’unico consigliere della sua compagine. Nessun
consigliere eletto per la Lega
Nord che candidava a sindaco
Piera Merlo che ha ottenuto
24 voti (4,6%) perdendo molti di quei suffragi che alle ultime politiche l’avevano portata a essere il partito di maggioranza relativa.
Tutto facile a Fenestrelle
per il sindaco uscente Oscar
RavioI che è stato riconfermato con 250 voti su 415 validi;
con lui entreranno in Consiglio Claretta Spadaccini, Roberto Blanc, Ezio Meirone,
Mauro Deidier, Alberto Espagnol, Claudio Osella, Mariella
Ferro e Marina Blanc; bene è
andata la seconda lista locale,
guidata dal presidente della
Pro Loco, furi Bossuto, che ha
ottenuto 107 voti e vedrà in
Consiglio anche Norma Damiano e Alberto Bonardel. Un
eletto, il candidato a sindaco
Maurizio Borsotti, anche per
la lista di forestieri di Piemonte Nazione d’Europa.
Dunque la contesa di Angrogna, nata sui banchi della
scorsa tornata amministrativa
con le dimissioni di una parte
della maggioranza e subito
dopo della minoranza, ha confermato il sindaco uscente con
il suo vice Borgarello. Si può
La piazza di San Lorenzo a Angrogna
dire che la frammentazione in
più liste abbia favorito Sappé:
infatti la somma dei voti riportati dalle opposizioni è superiore ai consensi del sindaco riconfermato. Dal testa a
testa Sappé-Zunino ci rimette
la lista di Benedetto che ha
perso molto del consenso ottenuto tre anni fa; la Lega, se
voleva effettuare prove tecniche di candidatura in vista
della tornata del prossimo anno negli altri Comuni, ha potuto constatare che con i candidati esterni, l’appeal del suo
simbolo è molto in ribasso.
E come hanno preso i risultati i candidati? Soddisfatto,
ovviamente, il sindaco Sappé:
«A un certo punto abbiamo
temuto di non farcela: erano
state dette tante menzogne per
influenzare i cittadini contro
la mia lista. Sono contento
perché mi pare la gente abbia
saputo mantenere alta la propria autonomia di giudizio valutando anche l’esperienza e
la capacità di chi sarebbe stato chiamato a governare Angrogna.Ora però dobbiamo
metterci al lavoro, anzitutto verificando attentamente
Quando pensiamo ai valdesi dell’America Latina, di solito ci fermiamo a Colonia Vaidense in Uruguay,
o alle «colonie» dei dintorni. Qualcuno
però si è spinto più lontano, fino a La
Pampa o a San Gustavo (Entre Ríos).
Ma molti altri valdesi si sono dispersi
nelle infinite distese dell’Argentina del
Nord, da Misiones al Chaco, o nelle vastissime periferie di Buenos Aires, di
Santa Fe o di Montevideo.
Una delle istituzioni tradizionali della
Chiesa valdese in Sud America era
l’evangelista itinerante: un pastore, ma il
più delle volte un laico, che metteva a disposizione della chiesa tre mesi per viaggiare con i mezzi più disparati per visitare le famiglie e i gruppi valdesi sparsi su
una superficie vasta come tutta l’Italia,
se non di più. Alcuni gruppi erano visitati con maggiore frequenza, altri più di rado. Un pastore giunse in un punto non
più visitato da anni. C’erano molti barn
IL FILO DEI GIORNI
DIASPORA
ALDO COMBA
bini, alcuni già grandicelli, che dovevano
essere battezzati. Non c’era una «chiesa», nel nostro .senso del termine, ma solo un capannone adattato per la circostanza con un tavolino per il predicatore
e panche e sedie per la gente: i battezzandi scorrazzavano da tutte le parti in
attesa dell’inizio del culto.
La ricerca di quei disseminati produce
talvolta situazioni curiose. Un pastore,
nel tentativo di rintracciare valdesi dispersi nella cintura di Buenos Aires, prese l’elenco dei telefoni e cominciò a
chiamare tutti i Bounous, i Gönnet, i
Charbonnier eccetera. A un certo punto
si imbattè in un falla, bel nome valdese,
ma il tizio interpellato non capiva che
cosa si volesse da lui. Il pastore, a un
certo punto gli chiede: ma lei non è discendente di piemontesi? No, dice l’altro, io sono turco. Chissà quale nome turco era stato traslitterato in Jalla!
In un’altra occasione un pastore scopre un discendente di valdesi in un remoto angolo della provincia di Buenos
Aires (che da sola è più vasta di tutta
l’Italia). Là non c’era mai stata nessuna
chiesa evangelica. Quell’uomo aveva
una vaga nozione del fatto che i suoi
erano venuti dall’Europa, ma sembrava
piuttosto sordo alle questioni di fede. A
un tratto il pastore, quasi persa la pazienza, provò a dire: «Ma anche lei saprà che Gesù Cristo è morto per noi!».
«Poverino - rispose l’altro - non sapevo
che fosse malato!». La dispersione produce anchedi questi effetti.
le disponibilità di bilancio».
Molto soddisfatto si dichiara anche lo sconfitto Giovanni Battista Zunino: «Una lista
nuova ha ottenuto un risultato
notevole; speriamo di poter
collaborare con chi ha vinto
ma se ciò non risulterà possibile eserciteremo quel ruolo
di pungolo e controllo che ci
è stato assegnato. La gente ha
dato un segnale di voler cambiare; noi ci impegneremo nei
confronti dei cittadini informandoli su quanto si sta discutendo e decidendo, magari
anche con un nostro bollettino di informazione».
«Pensavo che la gente avrebbe scelto diversamente dice Michele Benedetto -;
dobbiamo comunque rispettare il voto popolare». 11 candidato sindaco della Lista civica, unico consigliere eletto,
lascia poi anche trasparire
una possibilità: «Devo ancora
valutare se accettare l’elezione o rinunciare a favore di un
altra persona (il primo escluso sarebbe Willer Bonnet,
ndr); non ho molta voglia di
ritrovarmi di fronte chi come
Adorno ha palesemente detto
il falso al momento della vicenda delle dimissioni del nostro gruppo dal Consiglio».
Come si vede Angrogna,
oltre che di una amministrazione capace, ha bisogno anche di saper ritrovare una dimensione comunitaria, quella
serenità che anche durante la
campagna elettorale tante
volte è mancata.
AGLI ABBONATI
Alcuni abbonati non
hanno ricevuto gli ultimi
due numeri del giornale
a causa di un problema
tecnico della ditta che si
occupa dell’etichettatura
del giornale. Ce ne scusiamo e ci impegniamo
a fare avere le copie
mancanti a coloro che
ce lo segnaleranno telefonando al numero
011-655278
8
PAG. Il
t Eco Delle \àlli ^ldesi
VENERDÌ 29 MAGGIO ^ VENERDÌ:
Torre Pellice: il monumento a Enrico Arnaud e la Casa valdese
C:
MAGGIOFORMAGGIO — Si svolgerà dal 29 al 31 maggio
l’edizione ’98 di «Maggioformaggio» di Moretta; per tre
giorni, nel parco adiacente l’Istituto lattiero caseario e delle
tecnologie alimentari, si alterneranno spettacoli, concorsi,
visite guidate e dimostrazioni. Sabato alle 10 convegno
sull’importanza del latte e dei suoi derivati; alle 21,30, in
piazza Castello, concerto dei Nomadi. Ampi stand ospiteranno i formaggi tipici del Piemonte e della Sardegna.
PREMIO «GIROLIBRO» — Le scuole medie di Torre Pellice e di Luserna San Giovanni hanno vinto il secondo premio del concorso «Girolibro», riservato alla bilbioteche
scolastiche di tutta Italia. I partecipanti, oltre 1.800 secondo i dati fomiti dagli organizzatori, hanno dovuto indicare
una o più frasi significative lette in alcuni libri indicati dal
bando di concorso, facenti parte della più recente produzione di narrativa per bambini e ragazzi.
A VALDESE (USA), IL SENTIERO DELLA FEDE — Il
prossimo 4 luglio si terrà a Valdese, nel North Carolina,
l’inaugurazione del «Trail of Faith», il sentiero della fede,
vero e proprio museo all’aperto con la riproduzione di alcuni monumenti e ambienti legati alla storia valdese. Il comitato promotore, di cui è presidente l’ing. Jimmy Jacumin, si
augura che molti valdesi possano partecipare a questo avvenimento a visitare il «Trail of Faith. Chi fosse interessato a
contatti può telefonare al numero 704-879-2121.
CALCIO EUROPA A BOBBIO — Il prossimo fine settimana
Bobbio Pellice avrà da diversi paesi europei, ospitati dal
Centro vacanze dell’Esercito della Salvezza; si disputerà il
primo torneo dilettantistico intemazionale di calcio a cinque
denominato «Calcio Europa» con la partecipazione di squadre di Leeds, Warrington, Sheffield, Canterbury (Gb), Adelboden, Moutier, Neuchâtel (Ch) e del Centro vacanze Bobbio. Gli incontri si disputeranno al campo sportivo «Bmno
Baridon» e sul campo sintetico del Centro. Durante le giornate è previsto un mercatino di prodotti locali sabato pomeriggio e domenica, una serata di balli occitani, sabato, ed
escursioni in montagna con guide nella giornata di domenica.
LUSERNA: MUORE INVESTITA DA UN’AUTO — Incidente mortale nella tarda serata di lunedì scorso lungo viale
De Amicis, quasi all’ingresso di Torre Pellice; una pensionata 70enne, Ines Palma, mentre attraversava la strada a
piedi, è stata travolta e uccisa da un’autovettura condotta da
Sebastiano Gili di Pinerolo. L’autista si è trovato improvvisamente di fronte la donna: inutile il tentativo di frenata.
L'anziana signora era la mamma di Franco Santomauro che
nel marzo scorso incendiò la fabbrica Bassotto di Bibiana.
INCIDENTE IN MINIERA — Grave incidente si è verificato la scorsa settimana nelle miniere di talco Luzenac nel sito Rodoretto; un cavatore della ditta Negroni di Bergamo,
che ha un appalto all’interno della miniera. Modesto Adriano Zenoni, di 45 anni, è stato colpito alla .schiena da un
blocco che si è staccato improvvisamente. L’operaio è stato
con urgenza ricoverato al Cto di Torino e rischia una paralisi permanente. «Questa azienda che opera nella miniera
da diversi anni creò molti problemi al momento di sottoscrivere l’accordo - dice Fedele Mandarano della Cgil -;
noi chiedevamo maggiore sicurezza e qualità per l’ambiente di lavoro. Oggi i fatti ci danno purtroppo ragione; al di là
del caso umano drammatico, restano pesanti interrogativi
su come lavorano i dipendenti della ditta esterna, in quali
condizioni, con quale orario e con quale retribuzione».
BELOIT: QUALE FUTURO? — Il 28 aprile ci sono state le
elezioni per i rappresentanti sindacali; la direzione ha presentato ricorso e venerdì i garanti si pronunceranno; ma intanto cosa si muove? «Circolano voci, escono comunicati in
inglese, si fa cassa integrazione, strordinari, lavoro al sabato
e domenica; ci sentiamo a “bagnomaria”», dicono le Rsu. E
quindi stato deciso di scrivere ai sindacati e di organizzare
per venerdì 29 maggio una giornata di mobilitazione.
IL BAMBINO E LA COPPIA DIVISA — Il Consorzio intercomunale dei servizi sociali di Pinerolo (Ciss) in collaborazione con l’Ausl 10 propone per venerdì 29 maggio una
giornata di studio sul tema «Il bambino condiviso. Scissione
della coppia, ruolo genitoriale e mediazione familiare», in
via San Giuseppe 39 a Pinerolo, alle ore 9. Intervengono
psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, avvocati, giudici.
SINGOLARE CONCERTO PER CLARINETTO — Il clarinettista Gabriele Sozzani, interessato alla musica elettronica, solista e direttore di coro, ha offerto per il «Pomeriggio musicale» dell’Unitrè di Torre Pellice del 7 maggio un
programma alquanto singolare e interessante. Il concerto è
stato progettato come un percorso che, partendo da uno
strumento acustico, il clarinetto, si è sommato a elementi
elettronici, che da principio hanno imitato alcuni strumenti
acustici tradizionali, come il pianoforte, e poi se ne sono
discostati fino a raggiungere sonorità e timbri possibili solo
alla generazione elettronica del suono. Così le musiche di
compositori della prima metà del ’900 (Scamoulin, Marty,
Martinu, Rakov, Debussy) hanno subito una graduale trasformazione nell’elaborazione delFaccompagnamento,
dando origine a sonorità inusuali.
Una proposta del Comune dì San Germano Chisone
Oasi naturalista lungo il fiume
FEDERICA TOURN
Un’oasi naturalistica in cui
osservare con tranquillità
varie specie botaniche, anfibi
e uccelli, magari proprio l’aggraziato airone cinerino mentre nidifica: potrebbe accadere
non in un lontano parco naturale ma proprio sotto casa nostra, lungo il Chisone. Il Comune di San Germano, infatti,
ha inserito nei progetti integrati sul turismo previsti dal
Docup e presentati dalla Comunità montana nello scorso
ottobre, una proposta dal titolo «Percorsi didattici, naturalistici e storico-culturali»: si
tratta di un sentiero che si
snoderebbe per circa due chilometri, dal parco di Villa Widemann lungo il torrente Chisone fino nel territorio di Villar Perosa, più o meno all’altezza del bacino. Il percorso
naturalmente verrebbe attrezzato adeguatamente per l’osservazione del territorio: «Da
un lato si potranno ammirare
la fauna e la flora locali e gli
elementi paesaggistici - spiega il prof. Camillo Vellano,
docente di Anatomia comparata presso la Facoltà di
Scienze naturali di Torino,
consulente esterno del progetto - e dall’altro il percorso
comprende l’analisi delle
strutture presenti lungo il fiume, come il depuratore delle
acque reflue, senza dimentica
ItMiriVifiii |||S‘
Il municipio di San Germano a
Villa WIdemann
re che il sentiero finisce nel
paese e qui viene suggerita la
visita del museo valdese».
Il progetto prevede anche la
ristrutturazione di una zona
della Villa Widemann, un patio dove adesso non c’è nulla
e che verrebbe attrezzato con
il materiale informativo per
l’accoglienza dei turisti. «Non
sarà un parco - vuole precisare Claudia Beux, che presiede
l’associazione Parco Villa
Widemann, l’ente del Comune di San Germano promotore
e responsabile dell’iniziativa
- ma una zona percorso ad accesso libero, pensata innanzitutto per le persone del posto
e per recuperare un’area molto bella dal punto di vista na
Valli Chisone e Germanasca
È utile sostenere
le parlate locali
LILIANA VIGLIELMO
E Stato presentato nella sede della Comunità montana valli Chisone e Germanasca, il 16 maggio, un lavoro molto interessante che riguarda il sostegno alle parlate locali, nell’ambito ben definito delle valli valdesi. È
giusto adoperare il plurale,
perché anche in uno spazio
territorialmente molto esiguo
le sfumature del dialetto sono
molteplici e tutte egualmente rispettabili. Lo dimostra il
titolo stesso del video che si
è potuto ammirare in quella
occasione: «E mi contiou, mi
countiou» (io racconto, io
racconto), che esprimeva lo
stesso verbo nelle due-versioni usuali in vai Germanasca e
in vai Chisone. Come si può
capire dal titolo, il video parla del modo di raccontare
storie in patuà ai bambini,
iniziativa presa dalla Comunità montana e dal centro
culturale valdese per riprendere un’usanza antica, che i
moderni mezzi di comunica
zione avevano ormai quasi
del tutto cancellata.
Come ha spiegato Franco
Calvetti nell’introduzione,
nelle valli Chisone e Germanasca si era mantenuta per
anni l’usanza dell’insegnamento del patuii nelle scuole,
ma non sembrava produrre
grande interesse una forma
letteraria basata sulla lettura
e sulla scrittura, troppo simile alle altre lezioni scolastiche. Invece la narrazione, curata da alcuni giovani dotati
di comunicativa, ha avuto un
successo sempre crescente: a
chiusura degli incontri, il teatro valdese di Pomaretto si è
riempito per ascoltare dei
conteurs di eccezione, JeanLouis Sappé, di Angrogna, e
i suoi compagni, che hanno
esilarato il pubblico con la
mimica e le battute di spirito.
Il video, commissionato alla cooperativa «La carabattola» e sovvenzionato con un
contributo della Commissione europea per la tutela delle
culture minoritarie, rievoca
questa esperienza nelle parole dei giovani conteurs e nelle scene dal vivo, dove il dialetto trova un perfetto accordo con i gesti consueti delle
attività tradizionali e con le
musiche suonate sugli strumenti di un tempo.
Successivamente Paolo
Gardiol ha illustrato la seconda parte del progetto, riguardante la vai Pellice, che
si è sviluppato in 23 puntate
radiofoniche trasmesse da
Radio Beckwith evangelica.
Il problema, in questo caso,
mancando forzatamente il
supporto deU’immagine, era
capire il modo migliore per
catturare l’attenzione dell’ascoltatore, che magari presta
un orecchio distratto mentre
sbriga altre faccende.
Anche in questo caso si è
dovuto fare i conti con le
particolarità locali del dialetto, che sono state mantenute
aumentando la varietà dell’espressione, come pure è stata varia la scelta degli argomenti: canzoni, racconti, proverbi e modi di dire, ricette
di cucina.
È molto importante che
iniziative del genere si possano realizzare e che l’Europa
unita si preoccupi della tutela
della diversità: la tendenza
va in senso opposto, cioè
verso l’uniformità e il livellamento ma in questo caso il
rischio che si corre è quello
di veder scomparire un grande patrimonio culturale accumulato nei secoli.
turalistico e paesaggistico».
Qualche dubbio sull’opportunità di questo progetto è stato sollevato da chi vede nella
nuova area lungo il fiume un
ostacolo alla pesca liberà:
«Non ci sarà nessun divieto di
pesca - rassicura il prof. Veliano - il nostro intento è soltanto quello della protezione e
dell’osservazione dell’ambiente naturale, per cui le uniche limitazioni saranno nei
confronti di chi va a cavallo o
usa mezzi motorizzati».
Se il progetto verrà approvato si saprà soltanto con
l’arrivo dell’estate: il costo
complessivo ammonta a poco
più di 200 milioni, di cui il
70% a carico della Comunità
europea, in virtù del reg.
2081/93 sulla promozione turistico-ambientale (per il
triennio ‘97-99), e il restante
30% a carico del Comune di
San Germano. I fondi verranno utilizzati per pulire il sentiero, spiega Claudia Beux,
visto che il bosco ne ha invaso alcune porzioni; poi verrà
rimessa in sesto e ampliata
un’area attrezzata per picnic
lungo il percorso, saranno
montati i necessari pannelli
illustrativi ed eventualmente
costruiti dei nidi o dei capanni per l’osservazione degli
uccelli; senza dimenticare
l’arredo del padiglione di
Villa Widemann destinato a
centro di accoglienza.
Pinerolo
studenti
e donazione
organi
1.200 studenti delle scuole
medie superiori di Pinerolo si
sono ritrovati martedì 12
maggio nelTAuditorium di
viale Kennedy per dibattere
sulla donazione di organi e
sulla diffusione della cultura
della solidarietà: per l’occasione l’Azienda sanitaria locale, l’Ausl 10, ha inviato una
équipe di medici specialisti
per spiegare ai ragazzi il delicato argomento, con l’ausilio
di diapositive e lucidi. Sono
stati messi in luce il significato e l’importanza della donazione degli organi, le problematiche dei trapianti (in particolare di quelli renali), ilio,
strando la necessità di una
diagnosi precoce nella prevenzione delle nefropatie; è
stata poi esaminata la donazione di midollo, senza tralasciare i delicati aspetti di natura neuro-fisiologica inerenti
l’accertamento della morte
preventivo al trapianto. Alle
relazioni dei medici è seguito
il dibattito con numerosi interventi degli studenti, che
hanno testimoniato un grande
interesse per l’argomento: fra
le domande più frequenti, le
modalità di prelievo degli organi e le procedure mediche
per decidere i soggetti idonei
a ricevere gli organi stessi.
Con Mirabel-et-Blacons in Francia
Pomaretto gemellata
intorno a un melo
PAOLA REVEL
I contatti fra le cittadine di
Pomaretto e Mirabel-etBlacons sono attivi dal 1993:
all’interno dei due Comuni
nascono i comitati per il gemellaggio, vengono coinvolte
tutte le associazioni operanti
sul territorio a Pomaretto, e a
Mirabel-et-Blacons nasce l’associazione «La Transalpine»,
che si occupa di mantenere i
rapporti con il comitato di Pomaretto. Ufficialmente questo
legame è stato siglato, in prima tornata, sabato 2 maggio
’98 a Mirabel-et-Blacons. Un
gemellaggio è un matrimonio,
come ha voluto sottolineare il
sindaco di Mirabel Jacques
Ravel: «Come nelle formule
classiche del matrimonio, andiamo a unire i nostri due Comuni, pour le meilleur et pour
le pire, augurandoci il miglior
avvenire possibile. Ognuno di
noi deve portare la propria
pietra alla costruzione dell’Europa e lavorare con i propri mezzi, piccoli o grandi che
siano, allo slancio generale
verso l’unificazione. Vorrei
che la parola “straniero” sparisse per sempre e fosse sostituita dalla parola “amico”». Il
sindaco di Pomaretto, Giorgio
Bonis, ha invece voluto ricordare la figura di Aldo Costantin, che dai Blegeri di Pomaretto emigrò giovanissimo nel
1933 a Mirabel-et-Blacons e
che nella sua vita aveva sempre voluto riavvicinare il suo
villaggio natale a quello in cui
ha vissuto con la sua famiglia.
Mirabel-et-Blacons, piccolo
paese francese con poco più di
800 abitanti, formato a est da
una regione accidentata e a
ovest da una zona di pianura,
dove confluisce il fiume Drôme, ha ospitato questa prima
festa di gemellaggio con Po
maretto. Tutta la popolazione
si è attivata con grande dispendio di energie, con fantasia per accogliere nel migliore
dei modi i 150 ospiti italiani.
La festa è cominciata venerdì
\° maggio: tutte le sale di Blacons ospitavano spettacoli, tra
i canti in francese e patuà, il
teatro e la corale della terza
età, il gruppo di musica popo
lare Lou Magnaut venuto ap
positamente dalla vai Chisone
Il sabato mattina ha visto gio
vani e meno giovani incori
trarsi nelle varie sfide sporti
ve: calcio, pallavolo, tennis da
tavolo, pétanque; intanto, nel
salone della «Maison pour
tous», si approfondiva la conoscenza reciproca mediante
un dibattito, supportato da
pannelli illustrativi, in crii ve
niva presentato il funziona
mento amministrativo e legislativo dei due Comuni e degli
stati francese e italiano. Non e
mancato il lato «economico»,
con la presentazione del lavO'
ro della «cantina cooperativa», che produce la Claireti^
de Dieu e della rinata coltivazione della vite a Pornaretto e
conseguente produzione d®
vino Ramìe, e con il mercatino
della domenica mattina che
visto proposti prodotti tipio
dei nostri due paesi.
Sempre la domenica, mo »
persone si sono riunite ne
chiesa cattolica di Blacon
per una cerimonia ecumenic
condotta dal parroco frane se, don Jean Brun, dal pas
re francese Quentin
e dal pastore uruguaiano v
guel Cabrerà in servizio a
maretto, con l’ausilio di ac
ni laici rappresentanti le
chiese, cattolica e protes
te, francese e italiana. A
giare questa alleanza tra
maretto e Mirabel-et-Blac
è stato piantato un melo.
FRANC
Un capo
inviato
rante giorn:
stare il con
sercito della
do il
contare quel
preso il ca
chiese: dov
Quello risi
Sbagliato, d
ché oltre ad
guardare! Q
re forse lo I
molti di qu
sono irritati
della Sindt
scollato fiui
meniche ma
no guardato
Perché si
non avevatir
sostanza, i:
Chiesa catt
spostata di
aveva contir
con santi, sa
liquie, mad'
raggi, proce
Non avevai
duemila ann
lica ha semi
tato, incorpe
to (chiedere
le idee, le ti
moli raccol
con cui vei
salvo comba
tutto ciò che
scussione il
a Lutero? >
che i camb
(dalla litur
rente alla le
erano solo
esigenze di
non avrebb
certe posizic
non erano p;
ecumenico?
Che cosa
Che la Chies
se harakiri
quell’intreci
superstizion;
ia sempre I
importante i
consenso de
polare? Che
h solo a que
vera fede e
smo che puri
on certo ca
ohe non fani
Iota perché i
sa cattolica 1
oora una vi
3veva sempr
re. Non ce n
li- La nosti
vrebbe invec
jueUa di risp
hi sensibilii
stesso mode
rispetto l’eb
?"ro, il budd
il confuciar
pili né meno
'^ddirittur
*ore contenti
oaduto: tropi
¡Jl« confusi 1
“’l'io di par
tappato, riei
“taiogo ecu
punto da do\
Pro più spesi
«Tanto 01
r ohe, dett
'lise vuol
^ohe voi» .
P
put
tel. 01
9
1998 ^fi'^RDÎ 29 MAGGIO 1998
E Eco Delle vmi.t
I
PAG. Ili
DIBATTITO
Dov'era
il tamburo?
scuole
rolo si
dì 12
um di
'attere
;ani e
altura
'occaia loto una
ialisti
1 delilusilio
Sono
lificadonarobleparti, illuli una
a predie; è
donatraladi nalerenti
morte
. Alle
eguito
)si ini, che
'rande
to: fra
nti, le
gli oridiche
idonei
isi.
PHANCO SICILIANO
zione
le difantagliore
ìliani.
enerdì
li Binili, tra
tua, il
terza
popote apisone.
ogio
nconiportinis da
;o, nel
pouf
la codiante
Ito da
;ui vetiona; legi;
; degli
None
mico»,
I lavoreratiairetti
oltivaretto e
ne del
•catino
che ha
tipio'
molto
; nello
acons
nenioa
rancopasto•adock
IO Mi'
) a PO'
i alcole duo
■estan
As'
raPo
lacon*
Un capo redattore aveva
inviato un giovane aspirante giornalista ad intervistare il comandante dell’Esercito della Salvezza. Quando il giovane tornò per raccontare quello che aveva appreso il capo redattore gli
chiese: dov’era il tamburo?
Quello rispose: non lo so.
Sbagliato, disse il capo, perché oltre ad ascoltare bisogna
guardare! Questo stesso errore forse lo hanno fatto anche
molti di quei valdesi che si
sono irritati per la questione
della Sindone: avevano ascoltato fiumi di parole ecumeniche ma forse non avevano guardato bene.
Perché si sono irritati? Ma
non avevano visto che, nella
sostanza, in questi anni la
Chiesa cattolica non si era
spostata di un millimetro e
aveva continuato imperterrita
con santi, santini, santuari, reliquie, madonnine, pellegrinaggi, processioni e miracoli?
Non avevano visto che per
duemila anni la Chiesa cattolica ha sempre copiato, adattato, incorporato, neutralizzato (chiedere a San Francesco)
le idee, le tradizioni e gli stimoli raccolti dagli ambienti
con cui veniva in contatto,
salvo combattere ferocemente
tutto ciò che ne metteva in discussione il potere, da Valdo
a Lutero? Non avevano visto
che i cambiamenti introdotti
(dalla liturgia in lingua corrente alla lettura della Bibbia)
erano solo adattamenti alle
esigenze di un mondo che
non avrebbe più accettato
certe posizioni antistoriche e
non erano passi sul cammino
ecumenico?
Che cosa si aspettavano?
Che la Chiesa cattolica facesse harakiri rinunciando a
quelPintreccio di tradizioni,
superstizioni e feticismi, che
da sempre ha una parte così
importante nel raccogliere il
consenso della religiosità popolare? Che si sarebbe limitata solo a quelle espressioni di
vera fede e di grande altruismo che pure sono presenti in
an certo cattolicesimo, ma
ane non fanno numero? E alwa perché irritarsi? La Chiesa cattolica ha solo fatto, ancora una volta, quello che
aveva sempre continuato a fato- Non ce ne eravamo accor
ti?La
nostra posizione do
^tebbe invece essere un’altra:
jella di rispettare il loro tipo
' sensibilità religiosa, allo
esso modo in cui meritano
^’^kraismo, l’islami0, il buddismo, l’induismo,
confucianesimo, ecc., né
Ptttnémeno!
„-^^t^ttittura dovremmo es„ f J^°ttenti per quanto è actito; troppo a lungo ci siau: le idee con il tur
Parole che ha avvidiai ’ '^•^tnpito, condito il
n, ecumenico, fino al
Drt> tlover ascoltare sem
le- < T la frase terribile» ormai è tutto ugua
forta tm cattolico.
Po’ «ancora un
ancho° ^pl’iamo incorporato
voi» e detta da un val
dese vuol certamente dire «io
non so più chiaramente quali
sono i fondamenti della mia
fede».
E l’ecumenismo? Grazie alla Sindone un velo si è squarciato (così anche noi abbiamo
avuto il miracolo); ora le cose
sono più chiare e possiamo
tentare di porre dei punti fermi, ad esempio; 1) constatare
che la Chiesa cattolica non
condividerà mai delle scelte
teologiche che ne minerebbero la struttura e il tipo di religiosità: può solo assorbirle e
diluirle fino a vanificarle, come ha dimostrato di saper fare nella sua millenaria esperienza; 2) evitare pasticciati
compromessi teologici con
documenti dove spesso ogni
parola nasconde un’ambiguità ma praticare sempre
un’estrema, anche ruvida,
chiarezza; 3) proseguire nel
dialogo malgrado ciò, perché
confessiamo lo stesso Signore
e Salvatore Gesù Cristo, perché siamo testimoni della
stessa speranza, perché riconosciamo dei veri fratelli in
tutti quei cattolici senza ipocrisia con i quali da tempo
camminiamo insieme; 4) proseguire, ma nel rispetto e nella riaffermazione delle basi
teologiche di ciascuna chiesa,
la nostra e la loro, senza confusioni, camminando insieme
come possono farlo uomini e
donne, bianchi e neri, giovani
e vecchi, senza che a nessuno
venga chiesto di cambiare di
sesso, di colore o di età; 5)
pretendere che se esiste una
reale volontà di camminare
insieme con pari dignità questa venga resa visibile anche
nella vita civile affinché ogni
cittadino possa partecipare a
qualsiasi tipo di manifestazione pubblica, dalle ricorrenze
civili fino alla festa del carciofo 0 dell’albero, senza dover subire la presenza salmodiante e benedicente di una
confessione che può non condividere, qualunque essa sia.
Facciamo chiarezza: questo
ci permetterà di accorgerci
dove sta il tamburo; ci eviterà
di ascoltare senza guardare;
ci eviterà di arrabbiarci solo
perché gli altri si comportano
esattamente come si sono
sempre comportati; ci eviterà
di farci distrarre e di accorgerci troppo tardi, ad esempio, che tutti gli spazi faticosamente conquistati con le
battaglie sulla laicità della
scuola sono stati man mano
rioccupati, fino a dover vedere di nuovo maestrine festanti
che trascinano in pellegrinaggio bambini indifesi, come
nei peggiori Anni 50.
Se poi tutto questo ci aiuterà anche a rimettere al centro delle nostra riflessioni
personali e comunitarie i fondamenti della teologia riformata, che ci fanno rifiutare
sia l’idolatria sia la ricerca di
«prove» per credere sia l’autorità di chi pretende di dispensare indulgenze, allora
dovremo essere così grati
all’occasione dataci dalla Sindone da dover pensare se non
sia il caso, quasi quasi, di fare
anche noi un pellegrinaggio
di ringraziamento. .
Per la
pubblicità
su
*61- 0121-323422, fax 0121- 323831
Torre Pellice: serata di studio sulla «terapia Di Bella»
Discutere oltre i pregiudizi
ALBERTO TACCIA
Alcuni si attendevano una
stroncatura, altri una piena riabilitazione in riferimento all’applicazione del metodo Di Bella per la cura del
cancro. Gli uni e gli altri sono
stati delusi la sera del 12
maggio a Torre Pellice, quando il Gruppo medici di famiglia e l’Associazione per la
ricerca biomedica di Pinerolo
hanno introdotto una tavola
rotonda su questo tema.
Lo scopo non era infatti
quello di esprimere sentenze
di condanna o di assoluzione,
ma di informare il più obiettivamente possibile sugli sviluppi di quello che, nel nostro
paese, sembra aver costituito
una specie di rivoluzione,
quasi lo scatenarsi di una vera
e propria «sindrome miracolistica» dopo le notizie enfatizzate dai media di remissioni
complete di tumori o dell’arresto del loro sviluppo, o comunque di un notevole miglioramento del quadro clinico dopo l’assunzione del famoso farmaco.
È inutile ricordare il grande
polverone che queste notizie
hanno sollevato, coinvolgendo non solo gli ambienti medici ma anche la magistratura.
I giudizi e le valutazioni più
disparate si sono incrociati,
accuse, sospetti di inganno,
truffa, interessi finanziari
hanno riempito le pagine dei
giornali e alimentato dibattiti
e discussioni. Giustamente è
stato ritenuto di offrire, nella
corso della serata, un’informazione obiettiva per sottolineare soprattutto la necessità
di attendere i risultati della
sperimentazione in corso prima di esprimere giudizi defi
nitivi. 11 successo, in un certo
numero di casi, derivante
dall’applicazione di un farmaco non sperimentato, non è
di per sé dimostrazione certa
della sua efficacia. 11 dott.
Giovanni Mathieu, primario
di Medicina all’ospedale Agnelli di Pinerolo, e il dott.
Giuseppe Ventriglia, consigliere dell’Ordine dei medici
della Provincia di Torino,
hanno illustrato compiutamente come si svolge una
sperimentazione farmacologica e a quali inderogabili criteri essa debba attenersi. È stata
tra l’altro presentata l’analisi
delle singole componenti del
«cocktail» Di Bella, illustrando per ognuna di esse le caratteristiche e il limite della
loro attuale applicazione.
11 dott. Oscar Bertetto, presidente della Commissione
oncologica regionale piemontese, ha in seguito presentato
il modo in cui viene eseguita
attualmente la sperimentazione nella nostra regione secondo i protocolli del dott. Di
Bella e i criteri applicativi
adottati dal ministero della
Sanità. Andrea Giorgis, ricercatore di Diritto costituzionale presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di
Torino, ha chiarito invece il
senso dell’intervento di alcune preture che hanno imposto
la distribuzione gratuita del
farmaco, interpretando in modo estensivo, e considerandolo di diretta applicazione,
l’art. 32 della Costituzione,
secondo il quale la Repubblica, nella tutela della salute
dei cittadini come diritto fondamentale, «garantisce cure
gratuite agli indigenti».
La conclusione del dibattito, condotto da Battista Gar
La rassegna a Torre Pellice
Cinema di montagna
_______MARCO FRASCHIA_______
Nata quasi per gioco dalla
volontà di far conoscere
al pubblico valligiano film di
alpinismo e sulla montagna in
generale, la rassegna Alpinismo in celluloide, organizzata
dal Cai Uget vai Pellice, vanta
ormai dieci anni di esperienza. Passata la prima fase in
cui, attingendo al ben fornito
archivio della cineteca centrale del Cai a Milano, sono stati
proiettati tutti i classici del
film di montagna, tre anni or
sono l’inizio di una felice collaborazione con il «Filmfestival internazionale montagna
esplorazione avventura città
di Trento» ha permesso senza
dubbio un salto qualitativo
non indifferente nell’organizzazione della rassegna. Ogni
anno infatti, a nemmeno un
mese dalla fine del Filmfestival, è possibile avere al cinema Trento di Torre Pellice la
proiezione di alcune opere in
concorso e premiate alla manifestazione trentina.
Anche quest’anno il panorama offerto dalle tre serate,
programmate nell’ambito della XIV rassegna culturale torrese a partire da venerdì 29
INCONTRI
BIBLICO-TEOLOGICI
Martedì 2 giugno alle
21, nella sala di piazza Jervis a Villar Pellice, incontro
sul tema «Credere la resurrezione» con il pastore
Gianni Genre. Ingresso libero e aperto a tutti.
maggio, è molto vario: si passa da film d’azione con scene
di scalata e canyoning (Légende des tropiques), alpinismo
(L’écho du Tien Shan; Tout la
haut, Una salita tra le Giulie),
operazioni di soccorso alpino
(Am limit) e discese in mountain bike (Sintesi Mtb 1997), a
ricostruzioni storiche (Campami bas: 100 anni dopo) e
documentari di interesse sociale e antropologico, a volte
anche molto crudi (Le Ande:
vita nel cielo; Les forçats du
volcan). Non manca neppure
un filmato di interesse speleologico (Tepuy: viaggio alle
origini del mondo). Due opere
infine documentano attività
umane legate al mondo contadino delle nostre alpi: La calcara, in cui un gruppo di appassionati rimette in funzione
un vecchio forno per la preparazione della calce (come non
pensare ai «brusapere» di
Rorà) e La magia del legno
che diventa carbone sulla preparazione di una carbonaia,
attività praticata un tempo anche nelle nostre valli.
Malgrado dieci anni di vita
la rassegna non è affatto stanca; anzi, i progetti per il futuro non mancano; quello più
ambizioso è forse rendere la
manifestazione un polo di attrazione con altre manifestazioni legate sempre al mondo
della montagna (presentazioni
di libri, dibattiti, incontri con
alpinisti di punta), in modo da
convogliare in valle un discreto flusso di persone, magari in
un periodo non propriamente
turistico, come la tarda primavera o l’inizio dell’autunno.
doncini, giornalista di Rai 3,
ha messo in luce attraverso i
diversi interventi la necessità
di ricomporre la fiducia tra
medico e paziente, fiducia
che non è fatto automatico
ma che ogni medico deve sapersi guadagnare. Nell’ambito di tale rapporto di fiducia
in cui il medico non solo cura
ma si prende cura del malato
può nascere la richiesta, corrisposta, di consigli sulla possibilità e opportunità di seguire altre terapie; così si sviluppa nel paziente, specie se affetto da una patologia a prognosi infausta, la certezza di
non essere abbandonato ma
seguito, con competenza e attenzione, anche nella fase finale dell’esistenza, operando
nella corretta applicazione di
una «medicina palliativa» per
l’eliminazione o il contenimento dei devastanti effetti
collaterali e ricercando, se è il
caso, la collaborazione di altri
soggetti per il supporto psicologico, affettivo, spirituale e
umanitario. È infatti specialmente nel momento delicatissimo in cui il medico sentenzia «che non c’è più nulla da
fare», che il paziente e i suoi
parenti, presi dall’angoscia,
tentano vie più o meno miracolistiche, spesso anche con
enormi sacrifici finanziari e
con risultati, il più delle volte,
deludenti. Si sa che il problema non deve essere la morte,
realtà non medicalizzabile né
eliminabile e che abbraccia
una dimensione di ben altra
natura, ma il come e il quando si muore.
ANGROGNA — Domenica
31 maggio avrà luogo l'assemblea di chiesa nel tempio
del capoluogo, con la presentazione della relazione annua da parte del Concistoro.
BOBBIO PELLICE — Domenica 31 maggio alle 10
culto di Pentecoste con Santa Cena e partecipazione
della corale.
PINEROLO — Domenica,
durante il culto, verranno
ammessi in chiesa quali nuovi membri sia i giovani che
hanno terminato il loro corso di catechismo, sia un
gruppo di adulti che hanno
chiesto di entrare a far parte
della chiesa valdese.
POMARETTO — Venerdì
5 giugno, alle ore 16, culto
al Centro anziani di Porosa
Argentina.
PRAROSTINO — Domenica 31 maggio alle 9,30 culto
di Pentecoste con Santa Cena al tempio di Roccapiatta;
il culto è anticipato di un'
ora per consentire a quanti
lo desiderino di partecipare
al raduno organizzato dal
gruppo Ana.
TORRE PELLICE — Domenica 31 maggio alle 10 culto
di Pentecoste con Santa Cena e predicazione della pastora Susanne Labsch, con la
partecipazione della corale e
del coretto.
VILLAR PELLICE — Do
menica 31 maggio alle 10,30
culto di Pentecoste con Cena
del Signore e partecipazione
della corale; sarà presente
una delegazione di sorelle e
fratelli provenienti dai paesi
«valdesi» della Germania.
VILLASECCA — Domenica 31 maggio alle 14,30 avrà
luogo il bazar.
La coltura della nocciola in Val Pellice
Due ettari di prova
Si paria di nocciole in vai
Pellice da alcuni anni; l’intento dei promotori (la Comunità montana vai Pellice e
la Caffarel, ora Lindt) è quello di valutare, al termine di
un quinquennio di sperimentazione, il grado di adattabilità del nocciolo da frutto nel
territorio montano o submontano di una valle caratterizzata, come molte altre, da progressivo invecchiamento della popolazione in generale e
degli addetti all’agricoltura in
particolare.
Nell’elaborazione del progetto si è partiti dalla considerazione che l’ottima possibilità di commercializzazione
di un prodotto agricolo ottenuto in valle costituisce un
viatico indispensabile per
proporre una coltivazione che
rappresenta in vai Pellice una
sicura novità. La presenza
della Caffarel in zona, e la
sensibilità dimostrata anche
dopo l’avvento della Lindt,
ha indubbiamente costituito
un incentivo, tanto più che
l’azienda dolciaria si è impegnata quale cofinaziatrice del
progetto. E così, nel corso
dell’inverno e della primavera, un primo gruppo di privati
ha aderito alla proposta impiantando noccioli della specie «tonda gentile delle Langhe» su una superficie totale
di circa 2 ettari. Si va dai 450
agli 800 metri, da Bricherasio
a Villar Pellice: «Quasi tutti
gli impianti - dice l’agronomo Davide Baridon che ha ricevuto un incarico specifico
dalla Comunità montana godono di buona salute». 1
terreni si stanno dimostrando
adatti a questa coltivazione;
in ogni caso «una accurata
analisi pedologica costituirà
la tesi di laurea di uno stu
dente della facoltà di Agraria», aggiunge Baridon.
Il progetto nocciole avrà
una durata prevista di 5 anni;
al termine si potrà valutare
l’adattamento delle piante e la
loro capacità produttive, nonché la qualità dei frutti ottenuti che dovrà soddisfare i canoni merceologici della Lindt.
La stessa ditta lusernese si è
impegnata a ritirare il prodotto, se della giusta qualità, sulla base dei prezzi di mercato;
nel frattempo la Comunità
montana garantirà la copertura dei costi di concimazioni e
trattamenti fitosanitari nonché
l’assistenza tecnica, per cinque anni. «Il nostro obiettivo
primario - continua Davide
Baridon - è quello di ottenere
un valido e proponibile esempio di sinergia fra industria,
ente pubblico e privati, rispettando il territorio e anzi difendendolo dall’abbandono. La
stessa ditta Lindt ha sottolineato come esistano i presupposti per una diffusione della
coltura della nocciola su circa
200 ettari e forse di più, di superficie agricola collinare
submontana». La portata economica dell’iniziativa appare
notevole fin dalle premesse,
considerando anche che T
eventuale diffusione dell’iniziativa consentirebbe di
preservare dal degrado ampie
superfici, occupandola con
una coltura di piacevole impatto estetico nonché conducibile con le più moderne tecniche di difesa ecocompatibile e con la possibilità perciò
di ottenere i contributi appositamente previsti dall’Unione
europea. È perciò possibile
che fin da quest’autunno altri
decidano di aderire al progetto impiantando a loro volta
noccioleti da fmtto.
10
PAG. IV
mLI miLDESI
VENERDÌ 29 MAGGIO 1998 } r
VENE^
Val Pel lice
2.000 atleti
per la Festa
dello sport
È giunta alla 17“ edizione la
«Festa dello sport» organizzata in vai Penice dal 3S Luserna; quest’anno sono attesi oltre 2.000 atleti nelle varie specialità, dall’atletica alla pallavolo, dalla pallamano alla
ginnastica sportiva e ancora
nuoto, pallacanestro, danza
sportiva. All’edizione ’98 parteciperanno giovani da Croazia, Germania e Repubblica
slovacca, con l’ormai consueto gemellaggio con Prievidza
la cui delegazione arriverà
giovedì 28 maggio dopo che
una nutrita schiera di lusemesi era stata in Slovacchia nel
periodo pasquale. In vista del
torneo, già nei giorni scorsi si
sono svolte alcune gare di
tennis, mini volley, pallavolo,
danza sportiva.
Sabato 30 maggio alle 9,45,
nella sala della Comunità
montana a Torre Pellice, ci
sarà un convegno sul tema:
«Il ruolo dell’ente locale nel
progetto sport a scuola» che
vedrà la partecipazione del
neoeletto presidente provinciale del Coni Gian Franco
Porqueddu, del prof. Roberto
Tasciotti, della commissione
nazionale della Figc, del dott.
Guglielmo Bruna della Regione Piemonte settore sport,
della prof. Mirella Ronco
dell’equipe ministeriale per
l’aggiornamento e di Carlo
Tabor dello sportello Sport
della Provincia di Torino.
Le manifestazioni sportive
proseguiranno anche nei fine
settimana successivi, fino a
mercoledì 24 giugno.
Fino al 14 giugno
«Diversamente
uguali»
numero tre
«Diversamente uguali», la
rassegna di incontri, dibattiti,
spettacoli e altro intorno alla
diversità e alla solidarietà, organizzata dalla Comunità
montana, ritorna in vai Pellice
per la terza edizione dal 29
maggio al 14 giugno. Protagonisti quest’anno più che
mai bambini e ragazzi delle
locali scuole, che saranno di
volta in volta attori, spettatori,
partecipanti, animatori di
quanto è in programma. Si comincia subito con il teatro e
con la proposta di «Nonsoloteatro» con lo spettacolo «Il
nido dell’orso», che venerdì
29 e sabato 30 sarà offerto ai
bambini e ai ragazzi al cinema «Trento» di Torre Pellice.
Da martedì 2 giugno si apriranno i laboratori per bambini
dai 5 ai 12 anni che si svolgeranno alla biblioteca comunale di Torre Pellice alle 16,30
di martedì e, alla stessa ora,
nella sala mostre del Comune
di Lusema San Giovanni giovedì 4; e ancora dalle 15 alle
18 di sabato 6 nell’area del
mercato coperto di Luserna.
La musica sarà protagonista
con vari concerti a partire da
domenica 7 giugno con gli allievi della scuola musicale di
valle che si esibiranno alle 21
nel tempio di Rorà. Per tutta
la durata della rassegna si
svolgeranno inoltre spettacoli
teatrali scritti, recitati e realizzati dalle varie scuole, che lavorano da tempo sui temi della multiculturalità, entrati ormai a far parte integrante della programmazione didattica.
Cantavalli
In vai Chisone
un trio dalla
Linguadoca
Dopo la «fuga» a Pinerolo
sabato scorso, il Cantavalli
tornerà in vai Chisone il 30
maggio, alla pista coperta di
Pinasca. Alle 21,15 si esibiranno i francesi del «Biscam
pas»; è questa una espressione occitana con cui si designano quelle persone che animano le feste popolari, dall’entusiasmo contagioso e trascinante. L’omonimo trio di
Séte, cittadina costiera del
Languedoc che diede i natali
elio chansonnier Georges
Brassens, si pone un po’ questo obiettivo, e da anni presenta nei paesi dell’Occitania
francese uno spettacolo che
immancabilmente coinvolge
il pubblico e lo spinge al ballo e al divertimento.
Uno strumentario ricco e
caratterizzato dalle sonorità
dei fiati tipici del Languedoc,
oboi popolari, cornamuse,
flauti, e un repertorio molto
ampio e flessibile, incentrato
sulle danze dell’intera area
occitana (bourrée, rondeau,
polca, farandoulo, gigo), ma
aperto ad altri stimoli, dal
cajoun alla musica bretone o
basca, sono punti di forza del
gruppo, che si esibisce per la
prima volta in Italia.
Intanto si apprende che ci
sarà una modifica al programma di sabato 6 giugno; a
Fenestrelle era previsto il
gruppo bretone «Dremmwel»
che invece ha annullato la
tournée. Al suo posto suoneranno gli «Harp Attack» i cui
componenti sono tedeschi,
americani e indiani.
28 maggio, giovedì — PINEROLO: Da «Stranamore»,
via Bignone 89, alle 21,30 incontro dibattito su «’68 oltre
l’evento».
29 maggio, venerdì — PINEROLO: Dalle 8,30 al Teatro-incontro di via Caprini incontro sul tema «Scuola-industria autonomia: nuove prospettive di collaborazione», a cura
deiritis «Porro». Il termine dei
lavori è previsto per le 13.
Informazioni all’Ufficio personale deiritis tei. 0121-321087.
29 maggio, venerdì — PINEROLO: Alle 21, nell’Atrio
di Palazzo Vinone, la classe IV
A della scuola elementare «Cesare Battisti» presenta lo spettacolo «Pinerolo tra storia, poesia
e musica».
29 maggio, venerdì — PINEROLO: Alle 21,15 da
«Stranamore», via Bignone, incontro di lettura su «Possono
parlare i subalterni? Gayatri
Chakravorty Spivak».
30 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Alla Casa valdese alle 16,30 incontro sul tema «La persona anziana e la
qualità della vita», con il professor Fabrizio Fabris, direttore
della cattedra di geriatria e gerontologia dell’Università di
Torino, Alberto Taccia, pastore
valdese, Danilo Mourglia, medico di base, specialista in geriatria e gerontologia.
30 maggio, sabato — VILLAR PELLICE: Alle ore 21,
nel tempio, concerto del coretto
valdese di Villar Pellice e del
coro Fihavanana.
30 maggio, sabato — PINEROLO: Alle 16,30 in piazza
Duomo spettacolo musicale
dell’Istituto Corelli.
30 maggio, sabato — PINEROLO: Da «Stranamore», via
Bignone 89, alle 22 concerto
degli Emonia.
30-31 maggio — ANGRO
GNA: Alle 21,15 nella sala
unionista, va in scena «Fort
Village», la proposta ’98 del
Gruppo teatro Angrogna. Prenotazioni presso Libreria Claudiana tei. 0121-91422.
30-31 maggio — PINERO
LO: Per «Maggio libri», alla
scuola media «Brignone», via
Einaudi, esposizione degli elaborati degli allievi sulla storia
di Pinerolo, con orario 15,30
18.30 sabato, 10-12 domenica.
In piazza Duomo bancarella del
libro su «Tolleranza e multiculturalità» e «Tre letterature a
confronto: la più recente produzione letteraria italiana, francese e tedesca». Sabato ore 15
18.30 e domenica 10-18,30.
31 maggio, domenica —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nel tempio, alle 21, concerto del coro «Les harmonies», nella ricorrenza del centenario del Rifugio «Re Carlo
Alberto».
31 maggio, domenica — PINEROLO: In piazza Duomo
spettacolo dei cantastorie, giocolieri Claudio e Consuelo.
2 giugno, martedì — PINEROLO: Al Salone dei Cavalieri, alle 21, incontro storico sul
tema «Il Re dei Re nella Terra
nera», con l’egittologo Alfredo
Luvino. Ingresso libero.
3 giugno, mercoledì — PINEROLO: Alle 20,45, nella
sala al pianterreno del seminario vescovile, incontro sul tema
«La riproduzione vegetale»,
con M. Passet Gros.
4 giugno, giovedì — SAN
SECONDO: Alle 21, nella
chiesa di San Giuseppe gli allievi delle classi I, II, III A della
scuola media statale presentano
lo spettacolo «L’elisir d’amore». Replica sabato 6 alle 21 nel
parco del Castello di Miradolo.
7 giugno, domenica —
TORRE PELLICE: A partire
dalle 15 a Villa Elisa campagna
finanziaria a favore delle opere
sociali dell’Ywca-Ucdg.
VAL PELLICE
.. .. —
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari:
tei 0121-40181.
AFFITTASI Torre Pellice
alloggio tre vani, cucina, servizi, 2 balconi centralissimo piano alto. Tel. 0121-932545.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Miile, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post,/50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L, 2.000
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 31 MAGGIO
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - tei. 81261
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa; tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
per
In una i
una io
telefono 932433
Guardia farmaceutica;
DOMENÌCA 31 MAGGiO
Bobbio Peiiice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744
Ambuianze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
TORRE PELLICE affittasi
settimanalmente monolocale
completamente arredato per 10
2 persone. Tel. 0121-91969.
Molto prò
il 1999 si te
nazionol® <
gnanti evan
del quale si
niente a ur
che colleghi
inerosi ope
presenti sia
fanno attuai
la Federazit
non federai
sca un moiT
je culturale
ambito prot
della scuole
tante décisif
un’idea già
jlnni 50 e 60
ne insegnar
gelici (Alce:
mente assu
un incontri
maggio a Ti
quale una qi
gnanti, prov
lenza dal C
cogliendo T
glio della F'
chiese evai
gettato le bi
tappe del p
vrebbe por
tale Associa;
11 semina
detto Marce
cendo l’incf
Consiglio F
dusione di
tante il qual
iniziativa d
ma anche i
della grand
che si sta
scuola a 0
della Pubi
ripresa una
ne dei proti
nuli della fi
qualità dell
nel momeni
venta europ
le tappe di
un convegr
primavera d
sto con for
contrastare
tanzatuttoi
scuola, e ne
k materie, s
Ascu
All’or
Minis
11
1998
venerdì
29 maggio 1998
itiva:
81154
ilo
nacia
1000
1454
itiva;
;a:
310
ìcia 14
355
98790
nobili
vari:
ellice
servi0 piai.
'fittasi
ocale
ler 10
)9.
Vita Delle Chiese
Un incontro svoltosi a Torino su invito della Fcei ne ha delineato le basi
per un^associazione di insegnanti evangelici
In un3 f3se di grandi trasformazioni culturali e educative torna a essere necessaria
(i/?a forma di collegamento organico tra gli evangelici che operano nella scuola
PAG. 7 RIFORMA
Molto probabilmente entro
1999 si terrà un convegno
nazionale di tutti gli insegnanti evangelici, nel corso
del quale si dara vita ufficialmente a una associazione
che colleghi fra di loro i numerosi operatori scolastici
nresenti sia nelle chiese che
fanno attualmente parte della Federazione sia di quelle
non federate e che costituisca un momento di riflessione culturale permanente, in
ambito protestante, sui temi
della scuola. Questa importante decisione, che riprende
un’idea già realizzata negli
Anni 50 e 60 con l’Associazione insegnanti cristiani evangelici (Aice) è stata formalmente assunta nel corso di
un incontro avvenuto il 10
maggio a Torino, durante il
quale una quindicina di insegnanti, provenienti in prevalenza dal Centro-Nord, raccogliendo l’invito del Consiglio della Federazione delle
chiese evangeliche, hanno
gettato le basi e delineato le
tappe del percorso che dovrebbe portare a costituire
tale Associazione.
11 seminario di Torino, ha
detto Marco Rostan introducendo rincontro a nome del
Consiglio Fcei, viene a conclusione di un periodo durante il quale, soprattutto per
iniziativa del Consiglio Fcei
ma anche in considerazione
della grande trasformazione
che si sta realizzando nella
scuola a opera del ministro
della Pubblica istruzione, è
ripresa una feconda attenzione dei protestanti sui contenuti della formazione, sulla
qualità della nostra scuola
nel momento in cui essa diventa europea. Significative
le tappe di questo percorso:
tin convegno a Roma, nella
primavera del ’97, che ha posto con forza l’esigenza di
contrastare la diffusa ignoranza tuttora presente nella
scuola, e nei docenti di tutte
le materie, sui fatti religiosi e
sulla rilevanza del dato religioso nella storia delle civiltà
umane; la lettera che il Consiglio ha inviato su questi temi al ministro Berlinguer;
l’inserimento di una docente
protestante (Elena Bein) in
una delle commissioni governative che si occupa dei nuovi programmi; il documento
approvato dal Sinodo su I
protestanti e la scuola.
Sia il Sinodo che la recente
Assemblea della Federazione
avevano poi, in tema di scuola, proposto al Consiglio di
promuovere forme di collegamento organico fra gli insegnanti evangelici italiani, che
sono diverse centinaia, dalla
materna all’università. La
scelta del Consiglio è stata di
andare prima a una verifica
con i diretti interessati, anche
per sciogliere una serie di
possibili equivoci, tipo quello
di voler fare una specie di sindacato confessionale. La giornata di Torino, ben organizzata e confortata dalla fraterna
ospitalità della Chiesa valdese
locale, aperta da una meditazione biblica di Giuseppe Platone sull’etica, ha confermato
la positività dell’idea dell’associazione, ma ha raccomandato un percorso lento, una
costruzione dal basso, una serie di incontri che servano a
«masticare» l’idea e soprattutto a costruire una rete di contatti personali.
In settembre apparirà sul
settimanale Riforma un primo inserto «scuola» rivolto
agli insegnanti, ma anche alle
famiglie, alle scuole domenicali, che a volte sembrano
non essere in grado di informare adeguatamente su certi
aspetti scolastici, in primo
luogo sulla faccenda della religione, dei nostri diritti e delle iniziative che si potrebbero
assumere. Entro il ’98, attraverso gli incontri e i contatti
con le varie chiese, comprese
quelle attualmente non facenti parte della Fcei, si dovrà
costituire un indirizzario
completo, a cui poi si rivolgerà l’invito per il Convegno
nazionale. L’identità di una
associazione dovrebbe essere
chiaramente compresa come
protestante, ma è aperto il dibattito circa l’opportunità che
nel nome ci sia o no tale qualificazione, dato che le adesioni potrebbero essere più ampie di quelle degli evangelici.
Culturalmente l’impegno
degli insegnanti evangelici
deve misurarsi, oltre che con
la tradizionale pervasività del
cattolicesimo, certamente
accresciuta con la scomparsa
della De, soprattutto con il
«laicismo»; in commissione,
ha detto Elena Bein, mentre i
cattolici mi ascoltano con un
certo fastidio, i laici mi guardano con compassione perché abbiamo (ancora) la fede.
E invece, hanno sostenuto altri, è proprio perché siamo
protestanti, cioè abbiamo un
rapporto con Dio diverso da
quello della mediazione sacerdotale che, forse unici in
Italia, possiamo fare un discorso al tempo stesso di fede
e di laicità, possiamo batterci
contro la mentalità laicista
che da un lato vede la religione come un residuo o come
fatto solo privato e dall’altro,
di fronte alle questioni etiche, alle domande di senso
che emergono in classe, delega le risposte all’insegnante
di religione cattolica.
Su questi temi è stata anche discussa una ulteriore
lettera al ministro Berlinguer,
che il Consiglio Fcei ha poi
inviato il 26 maggio, per protestare circa il fatto che, nel
documento su contenuti per
la formazione di base, non
sono stati minimamente tenuti presente i suggerimenti
fatti a suo tempo dal Consiglio. Non si parla mai di religioni e di rapporti con le civiltà: segno evidente, visto il
livello culturale della commissione, che non si vuoi
«turbare» il Vaticano: ancora
una volta commissioni governative, nelle quali sono presenti «campioni» di laicità come Eugenio Scalfari e Umberto Eco, manifestano la subalternità della scuola pubblica, in materia religiosa, alla
Chiesa cattolica, mostrandosi
incapaci di affrontare tale tematica in modo autonomo.
Pubblichiamo infine un
documento del Consiglio
Fcei del 23 maggio sul finanziamento pubblico delle
scuole cattoliche, (m.r.)
La lettera del presidente della Fcei al ministro della Pubblica istruzione
A scuola anche lo studio non confessionale delle religioni
All’on. Luigi Berlinguer
Ministro della Pubblica
Istruzione
tapiù occasioni, ma partipiarmente con la lettera indal presidente di que4 Federazione delle chiese
^engeliche in Italia in data
marzo 1997, siamo interenuù sull’importante e compasso tema della riforma del‘® “uola, da Lei avviata.
„ lettera abbiamo in
Scolare sottolineato «la
non m ‘^'^Informazione, se
'onoranza, esistente nel
paese, a cominciare
cenH*^” ^4lla scuola e dai dola ?ni «fatti religiosi», sulstg, ^®llo religioni e dello
mM„i,.?'^'®i'^''osimo, sul forcio fr ' f ^ complesso intreccomn* fenomeni religiosi e
dimpn°r®”'®nti umani, tra
tensioni religiose e accalitici p * cintici, fenomeni po7.'e culturali».
comp^°*''°’.^^f''^nio rilevato
%io ®'stema scolastico
cheo’ifr!'"°‘"'^f'co e plurale,
ittalitè, P^'^corsi formativi di
‘'ttariin^^i°P®^ ® prepari i
sponsfc®* " un redetà^'userimentoin so
'®*«ter?zzaW
"le riii* diverse et
tHodi^Pu^'"aino trovino i
‘*‘>sirerin^°”''*'^®'^® accettan
dall’,ncludere, nei
vari saperi e nelle diverse
«chiavi di lettura» proposte
agli alunni, uno spazio adeguato sui «fatti religiosi» e sulle loro implicazioni.
Nell’esaminare il documento redatto, su Suo incarico,
dal gruppo di lavoro apposito
e reso pubblico con il titolo /
contenuti essenziali per la formazione di base, abbiamo dovuto constatare, con dispiacere, che le nostre osservazioni
erano state di fatto ignorate
pur essendoci, in quel testo,
dei passaggi particolarmente
adatti a recepirle, in particolare nel punto 4 (in ordine al fare storia).
Apprezziamo il fatto che
tale documento ponga, tra gli
obiettivi, la «qualificazione
culturale dei docenti» e che
precisi che la scuola, tra l’altro, deve:
- dare il giusto spazio alle
culture europee ed extraeuropee, per consentire lo sviluppo di una identità culturale radicata nella storia del
proprio popolo, ma valorizzando adeguatamente i legami tra i popoli e le culture,
così come le loro specificità;
- considerare parte integrante della storia, come ambito culturale e metodologico, anche le grandi trasformazioni che riguardano la
storia delle idee, dei saperi,
del vivere quotidiano, delle
arti nell’accezione più ampia;
- dotare tutti i giovani di
strumenti concettuali adeguati alla ragionevole costruzione di una soggettività propositiva e critica (sul duplice
versante delle questioni di
senso e su quelle di verità).
Tuttavia, allorché si fa accenno proprio alle questioni
di senso, che evidentemente
comprendono anche il senso
della vita, non compare mai
il termine «religioni», e ciò
nonostante che l’influenza
delle religioni sia considerata, da tutti gli studiosi, determinante nella costituzione e
nella storia delle varie civiltà.
Poiché non può essere
messa in dubbio la preparazione culturale dei redattori
del documento, dobbiamo
presumere che questo silenzio sulle religioni sia dovuto
alla tradizionale rimozione
che in Italia, o nella scuola in
particolare, ha caratterizzato
il modo di guardare alla materia religiosa, considerata un
ambito riservato alla confessione di maggioranza, quindi
da non occupare né sfiorare.
In tal modo, mentre la futura dimensione europea
della scuola italiana richiederebbe di valorizzare il pluralismo e la laicità anche nel
modo di affrontare i fatti religiosi, da parte di una qualificata commissione ministeriale si conferma la subalternità culturale della scuola
Gli scopi della futura associazione
Valorizzare il contributo
culturale protestante
all’istituzione cattolica e l’incapacità di affrontare le questioni etiche in una prospettiva autonoma, svincolata dal
controllo confessionale.
Signor Ministro, Lei è un
uomo di cultura e certamente sa che è assai difficile comprendere la storia e la cultura
europee prescindendo dal
ruolo che vi hanno svolto, in
particolare il protestantesimo e il cattolicesimo.
Non pretendiamo certo
che la scuola si trasformi in
un seminario teologico, ma
siamo invece certi che, in primo luogo nella formazione di
tutti i docenti, e in secondo
luogo, con i modi opportuni,
in quella degli studenti, non
si possa prescindere da questi aspetti, fondamentali per
capire la realtà del passato,
del presente e del futuro.
Con questa profonda convinzione, le chiediamo di dare
gli opportuni orientamenti alle Commissioni di lavoro che,
nell’ambito del Suo Ministero, contribuiscono a formare i
«pezzi» della riforma della
scuola.
per il Consiglio Fcei
il presidente,
Domenico Tomasetto
(Seguono proposte di emendamenti al testo della Commissione ministeriale «I contenuti
essenziali per la formazione di
base»)
La prima Associazione pedagogica valdese, ha ricordato
Franco Calvetti nell’incontro
di Torino, nacque a Torre Pellice, durante una conferenza
per i maestri delle scuole
Beckwith, nel 1874. Nello
stesso anno, a Venezia, si
svolgeva il 1° Congresso cattolico italiano sui temi della
scuola. L’Associazione si
esauriva nel 1923, con il fascismo in ascesa. Nel 1946 il past. Enrico Geymet aggrega i
maestri delle valli valdesi sul
tema dell’insegnamento del
francese nelle elementari. Nel
1950 si ottiene per i pastori la
possibilità, già prevista per i
sacerdoti cattolici, di entrare
nelle scuole elementari per 20
ore annue, per l’insegnamento religioso. Dopo la Liberazione, il 9 settembre 1949 nasce a Torre Pellice l’Associazione insegnanti cristiani
evangelici (Aice) che, dopo 20
anni di interessanti attività
(convegni, borse di studio,
prese di posizione) cesserà
nel 1973. Diverse le ragioni di
questa conclusione, mai bene
chiarita: da un lato molti insegnanti evangelici si impegnano nel Movimento di cooperazione educativa (Mce)
condividendone l’orientamento pedagogico laico;
dall’altro si sta vivendo in Italia la fase di contestazione dei
sindacati di categoria a vantaggio delle grandi organizzazioni Cgil-Cisl-Uil; ancora,
nel mondo valdese e nella
stessa Associazione c’è una
forte tensione sui temi della
scuola pubblica e privata.
A 25 anni di distanza, che
senso può avere la ricostruzione di un collegamento organico fra gli insegnanti
evangelici italiani? Le opinioni sono in proposito indubbiamente diverse e forse contrastanti: non a caso la proposta è venuta da assemblee
ecclesiastiche prima che dagli
interessati. L’idea, i contenuti, le forme organizzative vanno certamente approfondite
e verificate in una più vasta
cerchia di operatori scolastici, ed è ciò che si farà nei
SCUOLE CATTOLICHE
Il Consiglio della Fcei, nei
quadro del costante impegno
dei protestanti italiani a favore della qualità della scuola pubblica [...],
- ribadisce la necessità che
lo stato investa nella scuola
pubblica adeguate risorse finanziarie sia per favorire un
pieno diritto allo studio, sia
per un efficace aggiornamento degli insegnanti;
- ritiene inammissibili le
pressioni ripetutamente esercitate dai vescovi italiani e
dallo stesso papa a favore
del finanziamento pubblico
delle scuole cattoliche, impropriamente definite «scuole libere»;
- ribadisce che l'eventuale
inserimento di scuole a gestione privata in un sistema
pubblico deve avvenire solo
in presenza di precisi requisiti
delle scuole stesse, dal pluralismo del progetto formativo,
alla libertà d'insegnamento,
all'assenza di forme di indottrinamento;
- richiama le forze politiche
e il governo al pieno rispetto
degli indirizzi fondamentali
nella Costituzione in merito
all'istruzione scolastica;
- sottolinea la necessità di
affrontare la questione scuola
nei rapporti ecumenici con la
chiesa cattolica nella prospettiva, da un lato, della piena
laicità deila scuola pubblica e,
dall'altro, della necessità che
in tale scuola, mediante un'
adeguata preparazione universitaria dei docenti, si sappiano affrontare 1 fatti religiosi e il rapporto tra religioni e civiltà in un quadro storico, consapevole del pluralismo culturale e religioso sottratto a ogni forma di controllo confessionale.
prossimi mesi: ma gli insegnanti riuniti a Torino hanno
comunque indicato e condiviso alcune direzioni di marcia. Nessuna confusione con
qualcosa che assomigli a un
sindacato confessionale: non
si vuole fare il corrispettivo
evangelico dei maestri cattolici. Deve essere soprattutto
un ambito che discuta di contenuti e che si proponga di offrire un contributo culturale
alla scuola italiana.
Nella sua relazione, Piero
Trotta ha indicato altri precisi
obbiettivi, condivisi dai presenti; la laicità della scuola
pubblica, lungi dall’essere
conseguita: l’individuazione
dei modi e degli strumenti attraverso i quali la scuola sia
messa in grado di trasmettere
i valori del pluralismo politico
e sociale, in un quadro in cui
sia bandita ogni forma di discriminazione nei fatti, oltre
che nei principi; la battaglia
affinché il diritto allo studio
significhi concretamente per
lo stato il dovere di rimuovere
gli ostacoli di carattere economico-sociale che sono alla
base dei condizionamenti
culturali e sociali che impediscono una reale eguaglianza;
la costruzione di iniziative
culturali attraverso le quali i
docenti, in primo luogo quelli
associati, possano impadronirsi di quel «formidabile intreccio tra fenomeni religiosi
e comportamenti umani, accadimenti storici, realtà culturali» (di cui si parla nel documento 1 protestanti e la
scuola, approvato dall’ultimo
Sinodo) e siano messi in grado di farlo comprendere agli
alunni nelle varie materie;
l’ampia e costante informazione sulla normativa che regola attualmente l’insegnamento religioso cattolico e ai
diritti di quanti non intendono avvalersene; l’iniziativa
politica affinché la scuola
pubblica mantenga e accresca il suo fondamentale ruolo
di formazione del giovani.
Molti altri suggerimenti sono venuti dall’esperienza
concreta: una associazione
sarebbe utile punto di riferimento per molti insegnanti
evangelici che vivono in modo isolato il loro impegno e
spesso non trovano nelle
chiese un aiuto confacente;
documenti prodotti dall’associazione avrebbero più peso
nei collegi docenti, come oggi
succede per esempio per
quelli del Mce; schede, materiali, programmi prodotti in
un luogo potrebbero essere
utilizzati altrove, specie in occasione delle sempre più frequenti visite che le scuole
fanno presso i nostri templi o
per rispondere a sollecitazioni che vengono avanzate dagli enti pubblici e da alcune
scuole, per fornire in materia
religiosa una conoscenza più
plurale. E sul pluralismo religioso, sulla storia stessa del
cristianesimo, largamente
ignorata nella scuola, sulla
storia europea, ecc., l’associazione potrebbe collaborare
attivamente con i centri culturali protestanti, alcuni dei
quali, da Venezia a Palermo a
Pinerolo, hanno in questi anni iniziato a organizzare corsi
di aggiornamento riconosciuti dai Provveditorati.
Ancora: mentre in qualche
modo le nostre chiese hanno
finito per delegare alle famiglie l’argomento scuola, una
associazione di insegnanti
potrebbe provocare una ripresa di attenzione da parte
delle comunità? delle scuole
domenicali, dei monitori e
catechisti: da questo punto di
vista è stato suggerito che si
ricerchino opportuni contatti
e collaborazioni con il Servizio istruzione e educazione
della Federazione. (m.r.)
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 29 MAGGIO
J Palermo: lavori di ristrutturazione alla chiesa valdese di via Spezio
Un nuovo volto per tutto Tedìfìcìo
Lo stabile necessitava di adeguamenti, ma si lavorerà anche per migliorarne
la ricettività e i servizi, oltre che per attrezzare tre nuove unità immobiliari
FRANCO GIAMPICCOLI
Dallo scantinato in cui
si scava per collocare la
base dell’ascensore al terrazzo su cui si lavora ad una
nuova copertura, tutto lo stabile di via Spezio a Palermo è
sottosopra. I lavori, iniziati
da un paio di settimane, costituiscono l’attesa realizzazione di un progetto che attendeva da due anni le necessarie autorizzazioni.
Il progetto risponde a due
finalità. In primo luogo si
tratta di dare migliore funzionalità ai locali in dotazione
alla chiesa. Oltre a un indispensabile adeguamento dell’impianto elettrico di tutto
l’edifìcio, verrà rifatto il salone del seminterrato che potrà
così accogliere dignitosamente le attività promosse
negli ultimi anni dal Centro
evangelico di cultura «Giacomo Bonelli» che sono in continuo sviluppo. II salone, che
peraltro serve anche ad altre
attività della comunità, sarà
strutturato specialmente come sala conferenze, pur non
rinunciando all’uso anche
per rappresentazioni teatrali.
Nel retro palco sarà ricavata
Palermo: lo stabile della chiesa valdese in via Spezio
una sala disponibile per le attività giovanili e per la scuola
domenicale. In questo ambito di lavori verrà rifatta anche
la cucina utilizzata per la
convivialità comunitaria.
In secondo luogo il progetto prevede il recupero di 3 ex
aule dell’antica scuola elementare di via Spezio ancora
abbandonate e da ormai decenni inutilizzate. Verranno
create tre unità immobiliari
indipendenti (due vani e servizio) da dare in locazione
come studi o uffici in modo
da assicurare entrate da destinare alla manutenzione
dell’edificio. A tal fine un
ascensore, su 5 livelli, valorizzerà la nuova sistemazione dello stabile.
Un plano finanziario per
coprire la spesa di circa 250
milioni, comprendente prestiti e contributi dall’Italia e
dall’estero, è stato varato in
accordo con la Tavola. La comunità, che si è impegnata a
contribuire con il 10% della
spesa, sta compiendo un notevole sforzo in questa direzione. Nei passati due esercizi ha accantonato metà della
cifra; attualmente si trova
di fronte alla seconda parte
di questo impegno, reso più
gravoso da una spesa che si è
aggiunta: la riparazione dell’organo Mola della chiesa,
ormai inservibile da tempo e
restaurato ora con il contributo determinante della Regione Sicilia, comporta per la
comunità una quota parte di
spesa di 5 milioni.
I valdesi di Palermo non si
tirano indietro di fronte alle
loro responsabilità: ma non
rifiutano certo la solidarietà
di quanti, soprattutto palermitani emigrati nel vasto
mondo italiano ed estero, vogliano aiutarli a portarle! Offerte in tal senso, che saranno ricevute con riconoscenza, possono essere versate sul
ccp n. 11756905 o indirizzate
alla Chiesa valdese, via Spezio 43,90139 Palermo.
Un anno di intensa attività per la Chiesa valdese di Verona
Un cammino biblico particolare nel segno deirecumenismo
LETIZIA TOMASSONE
QUEST’ANNO la chiesa
valdese di Verona ha vissuto un cammino biblico
molto particolare, sollecitato
dall’ambiente ecumenico
che la circonda. L’importanza di questi incontri va molto
al di là di quanto sappiamo
vedere. Insieme abbiamo
progettato un cammino di
lettura della Parola che affiancasse i gruppi della parrocchia di San Matteo con
quelli della Chiesa valdese di
Verona. In un secondo tempo si sono unite al nostro
cammino due comunità cattoliche di base: quella della
Porta e quella della Madonnina. Ci siamo preparati insieme e insieme ci siamo ritrovati intorno alla fonte comune della nostra esistenza,
che è la parola di Dio.
Partire dalla Parola
Crediamo che il vero cammino ecumenico cominci da
qui, da questo sottoporci insieme al giudizio e alla guida
della Parola, lasciandoci correggere da essa, ognuno là
dove si trova. Intendiamo
cioè affrontare il cammino
ecumenico non attraverso il
confronto delle nostre chiese,
delle nostre storie, delle nostre strutture, ma rivolgendo
lo scardo a una Parola che è
al di là di noi, che nessuno di
noi possiede più dell’altro, e
che pure è la nostra radice e
la nostra fondazione
Certo sappiamo che la Parola testimoniata nelle Scritture è parola umana, segnata
culturalmente, è parola nata
nell’esperienza umana maschile e per questo lascia
spesso poco spazio alla vita
femminile. Si potrebbe dire
che le Parola è incarnata nelle parole umane, dei testimoni, segnate dai limiti e dalle
contraddizioni del loro tempo; è lo Spirito infatti che la
rende viva e la fa diventare
Parola per noi, come dice
l’Evangelo di Giovanni 16, 15;
«Lo Spirito della verità vi guiderà verso tutta la verità».
Nello stesso tempo sentiamo profonda l’emozione e
l’importanza di un incontro
che è reso possibile dal grande cammino fatto dal movimento ecumenico negli ultimi
trent’anni. In passato fra noi,
cattolici e protestanti in Italia,
vi erano rifiuto, pregiudizio,
disprezzo, vi erano persecuzione e violenza, polemica.
Quando guardiamo alla capacità odierna di ascoltarci e valorizzarci a vicenda possiamo
ringraziare proprio lo Spirito
di Dio che soffia in mezzo a
noi per renderci capaci di comunicare fra noi. E il percorso
di quest’anno è stato un aiuto
per acquistare questa capacità di ascolto fra noi.
Per la prima serie di incontri abbiamo scelto tre testi biblici sotto il titolo del dialogo.
Ma prima che del dialogo fra
umani questi testi ci parlano
del rapporto con Dio. Perché
è imprescindibile il rapporto
con Dio, secondo tutte le
Scritture, per arrivare al rapporto con l’altra, con l’altro.
Questo fatto è estremamente
chiaro nel racconto dell’incontro notturno fra Giacobbe
e l’angelo (Genesi 32, 25-32).
Solo dopo aver chiarito il suo
rapporto con Dio Giacobbe
può andare a chiarire il rapporta con il fratello Esaù.
Il conflitto con Dio
Inoltre, fra i motti testi possibili, abbiamo scelto tre testi
che parlano del conflitto con
Dio. Perché nella nostra vita
non possiamo sfuggire a questi momenti di conflitto, di
difficoltà, di protesta. Sapere
che già altri credenti, donne e
uomini, li hanno vissuti, e
che la loro esperienza è raccontata nella Scrittura ci può
aiutare. Ci siamo confrontati
così con dei racconti dagli
esiti diversi.
Il desiderio di salvezza che
Abramo esprime per Sodoma
(Genesi 18, 22-33) non ha risultati evidenti e immediati,
ma ci immette in una prospettiva messianica. Solo in
Cristo infatti la gratuità di
Dio saprà salvare tutta l’umanità: l’immaginazione umana
non è capace di arrivare a
concepire la gratuità messianica di Dio. Abramo, anche
nella sua audacia di mettersi
a discutere con Dio, resta imbrigliato nella giustizia contabile, l’unica che noi umani
sappiamo considerare.
Il desiderio della donna cananea, invece (Matteo 15, 2128), ha risultati immediati e
assolutamente impensabili a
lei stessa: apre le porte della
comunità cristiana ai pagani.
Il suo desiderio di vita è così
forte da diventare il suo centro interiore e da far cadere le
barriere e i pregiudizi di chi le
sta di fronte, al punto da far
comprendere a Gesù stesso la
portata universale dell’evangelo. Ogni testo biblico è stato accompagnato da altri testi, contemporanei, che ci
hanno accompagnato nella
riflessione. Ma ciò che ha reso fruttuosi i nostri incontri è
stato il fatto di portare tutti
noi stessi all’incontro della
Parola. Il nostro atteggiamento era quello di lasciar spazio
alla Parola di Dio perché parlasse alla nostra vita. È dentro
ognuno e ognuna di noi, infatti, che la Parola trova le vie
per farsi sorgente e dissetarci
come un pozzo: «Dentro di
me c’è una sorgente molto
profonda. E in quella sorgente c’è Dio. A volte riesco a
raggiungerla, più sovente essa è coperta da pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di
nuovo» (Etty Hillesum, Diario
1941-1943, Adelphi, p. 60).
Dall’incontro-scontro con
Dio della prima serie siamo
passati poi all’incontro-scontro all’interri della comunità
umana. 1 primi tre testi ci
hanno portati a riflettere
sull’incontro personale con
Dio, sulle trasformazioni operate nella nostra vita da questo incontro, avendo di fronte
Giacobbe, che viene toccato
nel corpo e nello Spirito (il
nome), o la donna cananea
che vede entrare la speranza
nella sua vita personale e nel
mondo intorno a sé. Inoltre
quei testi ci hanno spinti a
porci una serie di domande
sulla storia e sulla sofferenza,
e sul senso dell’annuncio
messianico nelle contraddizioni della nostra storia.
L'annuncio messianico
Quest’ultima domanda è
stato il filo conduttore anche
nella seconda serie di letture.
Alcune parole chiave incontrate sono state: perdono,
trasformazione: sovrabbondanza della grazia, giustizia.
Nella seconda parte ci siamo
confrontati con le diversità e
con l’affermazione radicale
che Dio si rivela anche come
Dio degli altri, di quelli che
noi non sappiamo immaginare insieme a noi. Centrale
per comprendere questa
azione di Dio che passa attraverso le diversità è la croce di Gesù Cristo.
Nel racconto di Babele
(Genesi 11, 1-9) ci accorgiamo che la molteplicità delle
lingue e delle culture è opera
di Dio. A Pentecoste (Atti 2,
1-18), come sul Sinai, Dio
parla tutte le lingue, ma ognuno riceve la vocazione
nella propria lingua, nel proprio contesto. L’Evangelo si
radica nell’esistenza concreta di ognuna e di ognuno. Infine, nel testo di Romani (3,
21-24 e 27-30) scopriamo che
tutti abbiamo la stessa posizione di fronte a Dio: una comunanza che passa attraverso la comune posizione di
peccato (3, 23) ma anche attraverso la possibilità data a
tutti i popoli di conoscere
Dio (Rom 11,9 e 2,14). C’è un
privilegio nell’elezione di un
popolo, nell’elezione degli
ebrei, nella vocazione dei cristiani? Esso si basa soltanto
sulla fedeltà di Dio, non su
una superiorità umana.
Ecco così che, partiti da un
cammino che si voleva ecumenico, ci siamo trovati esposti alla domanda sulla nostra capacità di stare in relazione con le altre fedi, e con
le altre culture che compongono ormai la nostra società. Di fronte ad una società
complessa ed attraversata
dalle ricchezze o dalle contraddizioni di persone provenienti da alti luoghi del mondo, il cammino ecumenico ci
aiuta a vivere le diversità non
più come una minaccia ma
come una ricchezza.
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Rendiconto della sottoscrizione
prò terremotati
delle Marche e dell'Umbria
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcwi
informa sui fondi ricevuti nell’ambito della sottoscrizion
per i terremotati delle Marche e dell’Umbria, e sulla lot!
destinazione. La sottoscrizione è stata chiusa il 15 mai
1998: ulteriori eventuali contributi saranno devoluti
nuova sottoscrizione per gli alluvionati della Campania.
Offerte ricevute:
- dall’Italia:
- dalle chiese torinesi
(colletta ecumenica, settimana ài preghiera
per l’unità dei cristiani):
- dall’Olanda:
- dalla Svizzera tramite Heks
(chiese evangeliche svizzere):
- dalla Svizzera - altre offerte;
- dalla Germania
(Diakonisches Werk, Hessen Nassau):
totale offerte:
£ 161.454,0(H
12.338.0(H)
7.660.000
30.171.000
5.513.000
a dedurre: spese di viaggio, trasferte
e gestione dei progetti;
disponibilità netta:
24.522,
241.658.000
8.000.000
233.658.000
Assegnazione dei fondi:
Comune di Serravalle del Chienti (Macerata)
- arredo, apparecchiature e strumentazione per il nuovo
ambulatorio medico: 29.196.000
- 5 computer completi di software e stampanti per ufficio
tecnico e progetto di informatizzazione del territorio:
23.304,000
Comune di Sellano (Perugia)
- 20 condizionatori d’aria per container: 36.480.000
Comune di Nocera Umbra (Perugia)
- ristrutturazione dell’edificio della scuola materna
ed elementare della frazione Gaifana: 120.000.000
Dotazione di libri alle biblioteche comunali o scolastiche
dei tre Comuni interessati: 1.800,000
totale fondi assegnati; 210.780.000
saldo finale disponibile:
22.878.000
Il saldo finale è stato trasferito alla sottoscrizione pio alluvionati della Campania. La Fcei desidera esprimerei!
proprio ringraziamento al diacono Francesco Sagripanti e
al pastore Eugenio Rivoir per l’impegno e la disponibilità
con cui hanno operato per l’individuazione e la gestio»
dei progetti in Umbria e nelle Marche.
il tesoriere Fcei
Bruno Ricca
il presidente Fcei
Domenico Tomasetto
VILLAR PELLICE — L’assemblea di chiesa del 3 maggio
minato i deputati per la Conferenza distrettuale e per
Non mancano purtroppo anche i momenti tristi: ci
no lasciato infatti Alberto Baridon e Emilia Giaitn«
Davit. Ci hanno inoltre comunicato che è deceduta a
SAN GERMANO — Abbiamo condiviso la gioia della fän
profonda angoscia per la dipartita di due dei suoi
^ diRi
Ü 26 aprii
li delle eh
diste han
ro annua
il culto r
presieda
predicati
masello, i
Atti 1,8, s
assembli
Roberto S
L’assen
molto int
del pasto
«Giustifi
nell’Anti
mento», \
attuale an
rione del
mune lut
l’argomei
èseguita
store Bugi
«Storia di
offerto ur
ca della li
portanti
molto do
poi ricord
ni Gonne
che ci hai
so dell’ai
rilevato
stanno ai
verte che
cano pui
dell’Unic
una solu
per fare
zione «d
quella di
Tra le
l'asse mi
mandato
di prendi
Tavola vai
membro i
missione
PINEROLO — Nella domenica di Pentecoste 14 nuovi memM
vengono accolti nella nostra comunità. Di questi, nove soni
i catecumeni che terminano il loro percorso di catechismo i
alcuni ricevono il battesimo mentre altri confermano quelli
ricevuto da piccoli; sono Cinzia Consolati, Riccardo Genti
Ferruccio Giaime, Chantal Gönnet, Simone Riggf
Rostan, Sara Solerà, Annalisa Spica e Sonia Vicino. Oltrei
questi ragazzi ci sono cinque adulti che, al termine di pet
corsi diversi, hanno chiesto di entrare a far parte della ce
munità: Bettina König, Davide Rosso, Davide Lagni, W
Gardlol e Rosanna Bonino Martini. Come scrive una di h
ro: «Sarebbe molto bello se, ascoltando le confessioni die
de dei confermandi, anche altri adulti sentissero il deside#
e osassero riformulare le proprie, ora probabilmente divei
se rispetto all’epoca delle loro confermazioni, sicuramen«
arricchite dalle esperienze personali e comunitarie».
• Ci hanno lasciato, chi dopo lunghe sofferenze e chi*
modo tragico, Giovanni Rivoù-e, Claudio Bleynat, Ernia»
no Bouchard e Clementina Pons ved. Grill. Tutta la coffl»
nità ha preso parte al dolore dei familiari chiedendo a 6»
di rimanere accanto a chi piange.
■ U
UPi
ha»«
il»
nodo. Per la Conferenza sono stati designati Davi
Dalmas, Claudio Fontana e Stefania Geymonat (s’oppi®.
Rosetta JanaveI e Riccardo Catalin). Al Sinodo Remo Dal®
e Patrizia Tourn (suppl. Erica Travers e Marina Geymona i
• Ringraziamo i pastori Alberto Taccia e Bruno Tron p
culti da loro presieduti. .,
• Diamo il benvenuto a Andrea Elisabetta, che è venu
allietare la famiglia di Laura e Gianluca Turaglio.
• La comunità ha partecipato con gioia al battesimo h
Iantina Grill e Barbara Masoero.
W
ivavii. uaimu iiiuiue coiiiuiiicaiu l-uc c ^
sigila la signora Albertina Rambaud ved. Adolphe, orig“
ria della borgata Garin.
no conoiviso la gium ut,..» ^
Lanfranco in occasione del battesimo della piccola fi .
; bene d®
ra, di Valter e di Anna Bertucci. Auguri di ogni
gnore alla bimba e ai genitori. . j,,)
• Edvi Jahier (Vivi), della chiesa di Pinerolo ma
San Germano, è deceduto a 71 anni in Francia ufi,
dente stradale. Il funerale, presieduto dal pastore P® jOi
bet, ha avuto luogo nel nostro tempio; rinnoviamo 13
parola di solidarietà alla famiglia, in particolare all
mamma, alla vedova e alla figlia. La nostra sirnpatia ar |
alla famiglia di Ferruccio Vinçon che sta v*''® .
Anche la sorella Elena Balmas ved. Obialero non
noi. La solidarietà cristiana sia di conforto ai famihar ■
«NP.'
b nostra
inaiuliam
so il cant
Così ha e
1'^, prim
numeros
di etnia R
fo campo
iniziato p
canti in 1
da altri in
dialetto il
Una gic
a memor
nienica 2(
ia Chiesa
(una tre
nambini)
aare via i
vici preg
muni; pe
fratelli
'•} hanno
biasima o:
Pasto), he
Pienamei
h' «È un
Jdalcuno
a ciò che
quando s
a spon
^Unione
^sù. «La
^piagato
perdei
P'- Da q,
Potuto se
dall’Indi
destra st<
Via cruci
ha mai a
nmani n
®.®oipre p
h; senza
ahe ci ac
13
22.15s .rcNFRDÌ 29 MAGGIO 1998
is—'
Vita
MIESE
PAG. 9 RIFORMA
ione
iltàiìÌ ^ Marina l'Assemblea dei predicatori locali
Verso il ventennale
L'appuntamento è per l'anno prossimo a Torre Pellice
con l'intenzione di garantire la predicazione nelle Valli
ria
lia (Fce|
scrizioiK
ìulla lotj
5 maggi,
oluti all,
lania.
1 •454.00(1
1-338.000
^660.0011
1-171.00I)
>•513.000
I^522.000
i-658.0(1(1 i
I-000.000
1.658.000
il nuovo
1.196.000
er ufficio
orlo:
1.304.
CIANKI MUSELLA
1.000.000
olastlche
.800.000
1.780.000
.878.000
.e pio alrimeie il
¡ripanti e
lonibilità'
gestio»'
\
re Fcei
Ricca
Igio
e perii '
ti Davi»
(suppW
noDalw»
»yrnonat)'
Tron pf
è venuta'
imo di lit
la faiu'{
ene dal*^
oriundi
er un i;
e paoli;
all’anflj
tiavajj
ndo or«.
3i m®ü¡!
n è
liari.
OSPITI della Casa valdese
di Rio Marina, tra il 25 e
¡126 aprile, i predicatori locali delle chiese valdesi e metodiste hanno dato vita alla loro annuale assemblea. Dopo
il culto nella chiesa di Rio,
presieduto dalla candidata
predicatrice locale Piera Tomasello, che ha predicato su
Atti 1,8, si sono svolti i lavori
assembleaci presieduti da
Roberto Salerno.
L’assemblea ha seguito con
molto interesse l’esposizione
del pastore Gino Conte sulla
«Giustificazione per fede
nelTAntico e Nuovo Testamento», un tema oggi molto
attuale anche per la pubblicazione della dichiarazione comune luterano-cattolica sull'argomento. Nel pomeriggio
è seguita la relazione del pastore Eugenio Rivoir dal titolo
«Storia di uno scriba», che ha
offerto un’impostazione critica della lettura di pagine importanti della Bibbia. Con
molto dolore l’assemblea ha
poi ricordato i fratelli Giovanni Gönnet e Federico Roela,
che ci hanno lasciato nel corso dell’anno. Il Comitato ha
rilevato che nuove forze si
stanno avvicinando ma si avverte che molti «laici» predicano pur non facendo parte
dell’Unione. Occorre trovare
una soluzione del problema
pei faie in modo che la soluzione «di fatto» corrisponda a
quella di diritto.
Tra le decisioni prese dall’assembìea ricordiamo il
mandato rivolto al Comitato
di prendere contatti con la
Tavola valdese per inserire un
membro deH’Upl nella Commissione permanente studi e
Il gruppo del predicatori locali a Rio Marina
con i sovrintendenti di circuito per conoscere le particolari
iniziative di corsi di preparazione e aggiornamento dei
predicatori locali nell’ambito
dei singoli circuiti. Il Comitato è stato anche incaricato di
richiedere ai sovrintendenti i
nomi dei predicatori e predicatrici di molo, non di ruolo e
candidati, che esercitano effettivamente il loro ministero
di predicazione nelle chiese
del circuito stesso.
Ricorrendo l’anno prossimo il ventennale dell’Unione,
è stato dato mandato al Comitato di realizzare un opuscolo illustrativo sulla Upl e
di convocare l’assemblea a
Torre Pellice. Per questa occasione il Comitato prenderà
contatti con i pastori delle
valli valdesi per verificare
l’opportunità che in quella
occasione la predicazione
venga svolta da predicatori e
predicatrici locali. L’assemblea ha inoltre richiesto che
venga mantenuta la Giornata
fc Un culto con i Rom e i nigeriani
la Parola con il canto
LIDIA GIORGI
fflVr abbiamo tutta
"il la Bibbia tradotta nella nostra lingua, perciò tramandiamo a voce e attraverso il canto la parola di Dio».
Così ha esordito Cesare Lemmak, primo convertito di una
numerosa famiglia nomade
01 etnia Rom. E il culto, al lofo campo a Dolo (Venezia), è
oiizimo proprio così, con bei
oanti in lingua Rom, seguiti
oamtri in italiano inglese e in
dma^ttoibo (Nigeria)
Una giornata meravigliosa
memorabile, quella di domenica 26 aprile: perno! delChiesa battista di Rovigo
trentina tra adulti e
^bini) ha significato spazm via in pochi istante ata01 pregiudizi e luoghi codi 1?*’ ^'^oo (una ventina
ci V, ® sorelle Rom, che
cj .®*^oto offerto una caloroospitalità e un ottimo
nio„° ’ significato sentirsi
P namente accettati e amaniiai dono fantastico»,
èo^^Uo pregando;
^Ubiamo e viviamo,
ti p sinbiliamo dei sinceleganti di cojunione e di affetto in Cristo
Si S, d' Cesare
pi p) ® uella notte dei tem
Potiitn abbiamo
dall’T ?Fupnre proveniamo
Pakistan. La
^ continua
ha ’ nessuno stato ci
Umani come esseri
®emnrp oome malvagi;
ii, scaccia
oiie ci a P^^oia: vicissitudini
accomunano a molti
altri popoli oppressi. Un lungo pellegrinaggio di sofferenza culminato nell’ultima
grande tragedia della persecuzione nazista. Ma finalmente, un giorno, abbiamo
scoperto che qualcuno ha
fatto qualcosa per noi; un
giorno Dio è entrato nella vita degli zingari! Dio è morto
per i cattivi, non per i buoni,.., le nostre sofferenze non
sono niente a confronto a ciò
che Cristo ha fatto per noi
sulla croce».
«Anche la storia dell’Africa
- ha aggiunto Gideon, nigeriano, membro della chiesa
di Rovigo - è conosciuta come un lungo pellegrinaggio
di povertà e schiavitù. Se la
salvezza si potesse ottenere
con i soldi forse solo gli europei e gli americani potrebbero averla, ma fortunatamente
non si compra con il denaro!
Il Signore ha operato con potenza nella nostra vita, siamo
ricchi in lui ed egli ci ha dato
molti doni tra cui il canto l’allegrezza, la felicità».
E mentre un tepore semiestivo ci avvolgeva, abbiamo
assaporato questa allegrezza
dimorando insieme nel Signore e ascoltando la predicazione dell’Evangelo da parte del pastore Carmine Bianchi: l’emarginazione, il senso
di abbandono e di vuoto della
donna samaritana svaniscono in seguito all’incontro con
Gesù. Egli infatti è colui che
accoglie, ascolta, appaga i nostri profondi bisogni spirituali
e nel contempo insegna a
ognuno di noi a stabilire con
l’altro che incontriamo un
autentico rapporto umano.
del predicatore locale, riconoscendo nelle collette raccolte Tunica fonte di finanziamento per le attività svolte.
L’assemblea ha riconfermato il Comitato uscente e ha
designato quale predicatore
della prossima assemblea Gabriele Lala (sostituto Giacomo Quartino). Il culto di Santa Cena presieduto da Claudio Tron alla presenza della
locale comunità ha chiuso i
lavori della sessione; è stato
sottolineato che quell’evangelizzazione iniziata dopo il
17 febbraio 1848 costituisce
ancora un’esperienza fondante della vita delle nostre
chiese che non deve essere
assolutamente spenta. Il seme piantato deve certamente
essere ben coltivato.
Ci auguriamo che le Conferenze distrettuali del giugno
prossimo, in occasione Tanno venturo del ventennale
delTUpl, affidino la predicazione per le stesse a predicatori locali dei relativi distretti.
Genova
Nuovi locali
per la Casa
della Bibbia
ERMINIO PODESTÀ
La Casa della Bibbia è un’
opera della Società biblica
di Ginevra-Editrice Sacre
Scritture. Nel 1933 questa Società, avendo individuato che
Genova, con il suo porto mercantile, avrebbe avuto molta
affluenza di marittimi stranieri, pensò bene di aprire una
Casa della Bibbia in questa
città, per divulgare materiale
religioso di vario tipo. Quindi
la Casa della Bibbia iniziò la
sua attività in un locale di via
Gramsci, nell’angiporto. Ci fu
molta affluenza di marittimi e
il Signore, fin dall’inizio, ha
benedetto quest’opera.
Poi, durante la guerra le
leggi fasciste vietarono la diffusione di opuscoli religiosi e
il responsabile Barosso fu anche internatoin un campo di
concentramento. Dopo la
guerra il locale ha ripreso la
sua attività, ma per motivi logistici si è trasferito in via
Balbi 125/r. Così la Casa della
Bibbia ha cominciato a essere frequentata dai professori
e dagli studenti universitari
che qui trovano materiale
idoneo agli studi, in modo
particolare dell’ebraico e
delTaramaico; inoltre attualmente la Casa è frequentata
da molti extracommunitari di
estrazione evangelica.
La Casa della Bibbia è rimasta chiusa per tre mesi per
essere ristrutturata e altri due
per motivi burocratici. Finalmente tutto è stato superato
e i sette volontari potranno
riprendere la loro attività
evangelistica e di diffusione.
Alla Casa della Bibbia è attualmente affidata anche la
realizzazione del libretto di
riflessioni bibliche quotidiane Per l’ora che passa.
Foto di gruppo a Dolo
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Conferenze distrettuali
A giugno, nelle chiese valdesi e metodiste, si svolgono le
Conferenze distrettuali; una per le valli valdesi, una per il
Nord Italia e Svizzera, una per il Centro e una per il Sud
Italia. Le Conferenze, sulla base di una relazione della
Commissione esecutiva distrettuale (Ced) e di una relazione di una Commissione d’esame sull’operato della
Ced, esaminano: l’andamento della vita spirituale e amministrativa delle chiese e delle opere del distretto, le
questioni eventualmente sottoposte o da sottoporre al Sinodo, il riconoscimento o la revoca della costituzione di
nuove chiese locali o in formazione, eventuali relazioni di
commissioni appositamente nominate nella sessione
precedente. Al termine, viene eletta la nuova Ced e un/a
deputato/a della Conferenza al Sinodo.
Il calendario delle quattro conferenze è il seguente:
I distretto 6-7 giugno a Prarostino
II distretto 12-14 giugno a Milano (chiesa metodista)
III distretto 5-7 giugno a Ecumene
IV distretto 5-7 giugno a Bethel
Alle Conferenze partecipano come invitati anche membri delle chiese battiste e di altre chiese evangeliche del
territorio. Tutti i membri delle chiese valdesi e metodiste
possono assistere ai lavori delle Conferenze.
Agenda
29 maggio
CASORATE PRIMO — Alle ore 21, nella chiesa battista (via
Tosi 21), avrà luogo un concerto con la partecipazione di
Massimo La Noce (pianoforte) e Veronica Pisani (violino).
29-31 maggio
NAPOLI — In Galleria Umberto I si tiene la mostra della
Bibbia organizzata dal Consiglio delle chiese evangeliche.
Intervengono Paolo Ricca (29 maggio), Anna Maffei (30
maggio), Pietro Bolognesi (31 maggio). Per informazioni rivolgersi a Gioacchino Caruso (tei. 081-664034).
MAGGIO TAVARNUZZE (Fi) — Pax Christi organiza un seminario presso la Casa della pace sul tema: «Oltre il pregiudizio: lasciarsi contaminare dall’altro». Tel. 080-3953507.
MARCHERÀ — Alle 17, piazza Mercato, la Chiesa battista, la
Comunità evangelica Rom di Dolo e la Comunità nigeriana
di Rovigo invitano all’ascolto del messaggio evangelico.
LONATO (Bs) —Alle ore 15,30, presso l’Abbazia di Maguzzano, si tiene una tavola rotonda sul tema: «Spirito di verità, Spirito di carità», con padre Traian Valdman, il past.
Giulio Vicentini e il prof. Simone Morandini.
RAPALLO — Alle ore 21, nella Sala del Consiglio comunale, si tiene una tavola rotonda sul tema: «1948-1948-1998:
quale libertà oggi?». Intervengono: Stefania Beis (Amnesty
International) e il pastore Franco Becchino. Nella sala «I.
Primi» (corso Matteotti 47) si chiude la mostra fotografica
dedicata a Martin Luther King.
31 maggio
MARCHERÀ — Alle ore 15, presso la Chiesa battista, si tiene un laboratorio di omiletica, a cura della Fcene, guidato
dal pastore Pasquale Castelluccio.
2 giugno
FIRENZE — Alle ore 17, al Dopolavoro ferroviario di via
Alamanni, il pastore Piero Bensi tiene una conferenza sul
tema: «Quale giustizia per il terzo millennio»?
MILANO — Alle 18, al Centro culturale protestante (via
Sforza 12/a), il past. Sergio Manna tiene l’ultimo incontro su
«Il sermone sul monte», dedicato a «La via della vita».
GRAVINA — La chiesa battista organizza la Mostra della
Bibbia presso il locale di culto di via De Gasperi. Sabato 6,
alle ore 19,30, si tiene una conferenza pubblica del pastore
Salvatore Rapisarda sul tema: «L’Italia cattolica e l’Europa
protestante, una tensione costruttiva?».
TIRANO (So) —Alle ore 18, nella sala mostre di Palazzo
Foppoli, si inaugura la Mostra della Bibbia allestita dal
gruppo «Dietrich Bonhoeffer» di Sondrio e dalla Chiesa avventista di Tirano. Orario per il pubblico: dal 5 alT8 giugno
ore 16,30-18,30. Domenica 7 giugno sarà possibile visitare
la mostra anche dalle ore 10 alle 12.
5 giugno
TORINO — Alle ore 20,45, nel Salone valdese di corso Vittorio Emanuele II23, il saggista Giovanni Franzoni e il teologo Eugenio Costa discutono il tema: «Una nuova lettura
del libro di Giobbe». Verrà presentato il libro di G. Franzoni «Giobbe, l’ultima tentazione» (ed. Com/Nuovi tempi).
Per informazioni telefonare allo 011-6692838.
NAPOLI — Dalle ore 14 alle 22, l’artista berlinese Preda
Heyden propone nella sala della comunità luterana (via
Puntano 1): «La libertà-Il Paradiso? Il Paradiso-La libertà?.
Lavori nel Giardino del Paradiso», nell’ambito del ciclo di
incontri ecumenici sul tema «La libertà-Dio e l’uomo».
TIRANO (So) —Alle 20,45, nella sala conferenze del Credito valtellinese (p. Marinoni), si tiene un incontro sul tema:
«La Bibbia e le chiese». Partecipano don Abramo Levi e il
pastore Renato Di Lorenzo. Introduzione del prof. Bruno
Ciapponi Landi, direttore del Museo etnigrafico tiranese.
MOTTOLA — La Chiesa evangelica battista festeggia i 120
anni di presenza. Alle 19 del sabato conferenza del prof.
Giorgio Spini sul tema: «La cristianità protestante di fronte
alle rivoluzioni del nostro tempo». La domenica, alle ore
11, culto di adorazione a cura del prof. Giorgio Spini.
PORDENONE — Alle 16,30, nella chiesa battista (via Grigoletti 5), si tiene un concerto della corale evangelica coreana.
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 31 maggio andrà in onda: «600.000 rifugiati serbi in
Vojvodina: che fine faranno? Reportage sui progetti umanitari delle chiese della Vojvodina sostenuti dalTHeks; Incontri, rubrica biblica». Replica lunedì 8 giugno alle ore 9 circa.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
fJ Claudiana
via Principe Tomaso, 1
Torino 011-6689804
fax 011-6504394
http:/Aivww.arpnet.it/~
valdese/claudlan.htm
14
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 29 MAGGIO lon VENERI
Riforma
Con o senza figu
Silvia Rutigliano
Per fare una riflessione seria sul senso profondo che ha
la scelta di fare o non fare dei figli, bisognerebbe mettere
insieme le conoscenze e le riflessioni elaborate da varie discipline quali la psicologia, la sociologia, la biologia. Purtroppo questi dati non sono a nostra disposizione: le diverse scienze stanno sì lavorando su questo tema, ma non
c’è un buon passaggio di informazioni. Perciò è necessario
stare molto attenti nell’esprimere giudizi, poiché la riflessione etica deve necessariamente partire da dati concreti,
dai fatti, altrimenti rischia di essere un moralismo astratto, fondato su pregiudizi. Che cosa pensare, allora, in questa situazione di ignoranza, dei casi in cui la ricerca di figli
è frustrata? Un dato prioritario è che questa condizione
provoca sofferenza. Sappiamo, dalla lettura di documenti
antichi (per esempio la Bibbia), che spesso nel passato alla
sofferenza personale (psicologica) si univa una difficoltà
di vita pubblica (giudizio sociale negativo) e si attribuiva
alla donna l’incapacità biologica di generare.
Soltanto recentemente si è scoperto, e non è stata una
scoperta indolore, che anche l’uomo può essere sterile.
Dunque sono stati fatti passi avanti sotto l’aspetto biologico. Si conoscono anche i meccanismi della fecondazione e
della gravidanza. Constatiamo il fatto positivo che non c’è
più la condanna sociale delle donne senza figli, mentre resta dominante l’immagine della famiglia tradizionale. Infine, dal punto di vista psicologico, è presente in molti
l’idea che i figli siano essenziali alla compiutezza dell’esistenza. Dal lato opposto, si assiste alla difficoltà di molti di
instaurare dei rapporti stabUi, e quindi al rifiuto della genitorialità come impegno verso un’altra persona.
È soprattutto nel campo sociale, credo, che bisogna agire per smuovere la situazione: è necessario che venga dato
appoggio morale e sostanziale a chi non riesce a avere figli. Invece, nella società è accaduto un fatto diverso: medici e altri scienziati hanno approntato delle tecniche molto
sofisticate che permettono, tra l’altro, di far incontrare i
gameti maschili e femminili fuori dal corpo di una donna,
in una provetta di laboratorio. Insomma, loro si sono inventati un mestiere nuovo, che frutta fior di milioni, e
hanno dato la possibilità di avere figli a coppie che non
riuscivano a farlo naturalmente. È giusto questo? Per motti sì, poiché si allevia una sofferenza. È giusto perché la
medicina non deve solo togliere la malattia, ma lavorare
per la salute, che è definita dall’Organizzazione mondiale
della sanità come benessere psico-fisico dell’individuo.
Ma non possiamo non vedere che nel mondo esistono
tanti bambini che non haimo famiglia, e che otterrebbero
un grande beneficio dal trovarne una. Esiste la possibilità
di adottare dei bambini o di prenderli in affidamento:
questa ipotesi va considerata nell’affrontare il problema
dei figli che non vengono. È peraltro un’ipotesi valida anche per chi ha, o potrebbe avere, figli propri. Purtroppo,
non sempre le persone che chiedono di adottare vengono
giudicate idonee; la legge italiana, forse per eccesso di tutela dei minori, seleziona molto duramente gli aspiranti
genitori, e non sempre in modo convincente.
Dunque, secondo me, la società dovrebbe innanzitutto
accogiiere positivamente le persone senza figli, qualunque
sia il motivo del loro stato; secondo, migliorare la legge
suU’adozione, in modo che quest’ultima sia favorita e incoraggiata; e infine scoraggiare la procreazione assistita,
considerandola uno spreco di denaro e di risorse umane.
Ma diciamocelo: anche le nostre chiese costituiscono una
struttura sociale, e potrebbero fare molto in questo senso.
Nelle comunità possiamo far crescere la nostra maturità
su questi problemi, discutendo e riflettendo sul significato della genitorialità, che si può esprimere non solo allevando figli in seno a una famiglia, ma nel lavoro, nel volontariato, nell’arte. Possiamo stare vicino ai bambini
adottandoli, prendendoli in affidamento, con le adozioni
a distanza, ospitemdo i ragazzi di Cemobil. Non è lo stesso
avere un figlio proprio e lavorare in una comunità-alloggio, è vero, ma tante volte nella vita «non è lo stesso». E
tuttavia le frustrazioni vengono compensate da altre, a
volte inaspettate, molto diverse e grandi soddisfazioni.
Riforma
E-Mail (Torino): riforma@alpcom.it
E-Mail (Napoli): riforma.na@mbox.netway.it
Uri: http://www.alpcom.it/rlforma
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Fona, 93-80137 Napoli-tei. 081/291185-fax081/291175
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo-tel.0121/323422-fax 0121/323831
DIRETTORE: Eugenio Bernardini, VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanueie Paschetto, Jean-Jacques Peyronei, Piervaido Rostan (coordinatore de L’eco deile valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce. Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitli, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l -via S. Pio V, 15 bis-10125Torino,
POMealmm saMmafWto unitaria con L'Eco dalle vaflf vaUaal:
non può eaaata venduta aapaatammHa
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1« gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 21 del 22 maggio 1998 è stato consegnato per l’inoltro
postale all’Ufficio CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino
mercoledì 20 maggio 1998.
Napoli: la resistenza quotidiana contro le ingiustizie
Non rassegniamoci
Bisogna combattere la violenza camorristica, ma anche il
dilagare delle piccole prepotenze e la sfiducia verso la legge
ANNA MAFFEI
Napoli, 19 maggio i998.
È di ieri sera l’ultimo agguato di camorra. Un giovane
di appena diciotto anni è in
fin di vita. Hanno detto che
era un affiliato ad uno dei
clan in lotta per il controllo
del territorio. Dicono sempre
così. Sempre le stesse cose.
Oggi non ho neppure comprato il giornale. È guerra
aperta. Avvenuto, come quello precedente, a pochi passi
da casa mia ha lasciato me, e
tanti altri come me, con un
sempre più profondo e amaro
senso di frustrazione e impotenza. Abbiamo, noi napoletani, accettato qualche mese
fa, ai di là di qualche sporadica polemica, di vivere con la
presenza, agli snodi delle nostre strade, di postazioni militari in piena regola. Abbiamo
assistito e assistiamo, partecipandovi volentieri, ad ogni
sforzo per rendere la città più
civile e accogliente. Ma poi, al
moltiplicarsi inconsulto della
violenza camorristica sulle
strade che ogni giorno percorriamo, siamo assaliti da
grande sconforto. Che cosa
possiamo fare?
A guardare bene a Napoli,
come abbiamo avuto modo
di dire altre volte, non esiste
solo la violenza camorristica:
c’è, per così dire, un dilagare
della piccola prepotenza quotidiana che va dal comportarsi da «furbi» in ogni situazione, negli uffici e in mezzo al
traffico, al pretendere piccole
tangenti per poter parcheggiare in luoghi pubblici, magari sotto casa tua, pena il sistematico taglio degli pneumatici. L’occupazione del territorio e della cosa pubblica
va oltre le cosche e si avvale
della connivenza di tanti che
scelgono di non vedere, di
non sentire, di non capire pur
di vivere tranquilli. È la logica
antichissima della nicchia,
del piccolo spazio scavato per
te, che rivendichi come tuo e
al di là del quale non ti va di
immischiarti. Pazienza se
questo implica in pratica la
morte civile.
La domanda, che è anche
una seria obiezione, è ovvia:
dov’è il legame fra gli omicidi
e le piccole prepotenze urbane? Si possono affiancare
l’auto bomba esplosa recentemente a Ponticelli e il sorpasso furente e strombettante al semaforo rosso davanti
al quale hai per avventura
deciso di fermarti? È giusto
colpevolizzare le vittime, che
sono la gran maggioranza dei
napoletani, denunciando come sbagliato il loro legittimo
desiderio di «vivere tranquilli». No, non è giusto. La violenza camorristica dilaga
perché c’è, ci dicono, una
polverizzazione di bande cbe
per imporsi a livelli più alti
devono «fare» più morti delle
altre. Si servono di una manovalanza stipendiata a un
milione al mese che, probabilmente, avesse alternative
lavorative legali, non venderebbe se stessa a prezzi così
bassi. Lavorare dunque per
creare delle alternative legali
per un esercito di giovani e
giovanissimi disperati è vitale
per poter sperare.
Detto questo, non va però
sottaciuto che probabilmente
una qualche connessione fra
le piccole prepotenze e la
spietata malavita organizzata
esiste, anche se va sempre
fatto uno sforzo per capire e
analizzare ogni singola sitùazione di illegalità. Esiste principalmente nell’atteggiamento culturale ancora diffuso
che è di sfiducia verso la legge, quindi verso chi la fa e chi
la deve far rispettare, nell’intento che è quellò di occupare e pretendere di gestire
spazi che sono della collettività e nel metodo che è l’intimidazione.
La città, pur governata oggi, almeno ci pare, con sostanziale onestà, è nella vita
quotidiana, nei rapporti sociali, spesso ostaggio di chi
vuole imporre la propria volontà, le proprie regole. Come? Con la minaccia, quella
sottile e sussurrata, o quella
aperta e sfacciata. Nell’un caso e nell’altro la minaccia è
quella di perdere qualcosa,
che sia la vita, il tuo negozio
o il cristallo della tua macchina dipenderà dalla posta in
gioco, ma se ti ribelli, sei tu
che ci perdi. 11 messaggio arriva senza ambiguità. Il metodo intimidatorio si basa sui
conti che uno si fa: se denuncio ho qualche possibilità di
dimostrare le mie accuse? Ho
testimoni di ciò che dico? La
spunterò? Vale la pena rischiare? Se le risposte sono
tutte negative, ed è ciò che
accade quasi sempre, se, e
sono molti i casi, non avresti
elementi su cui basare una
eventuale denuncia legale, o
perché sono episodi considerati «insignificanti», o perché
non puoi dimostrare niente,
anche se hai capito benissimo di che si tratta, e, soprattutto, se la velata minaccia riguarda cose su cui si può cedere senza grande danno,
perché non farlo? E allora deponiamo le armi. In fondo
chi ce lo fa fare? Abbiamo famiglia. E questo è tutto.
La mia opinione, e non credo che valga solo per la famigerata città di Napoli, è che la
neutralità non esiste e che se
non opponiamo alla prepotenza, ogni prepotenza, almeno un atteggiamento di
resistenza passiva, se pure
esclusivamente a nostre spese, non potremo sperare di
cambiare mai niente. Il governo potrà creare nuovi posti di lavoro, e speriamo che
ciò avvenga al più presto, e il
Comune farà ancora la distribuzione dei libri in piazza, come ha fatto domenica
scorsa, ma il problema non si
risolverà del tutto.
È facile dirlo, lo so, e ben
più difficile farlo. Forse è più
appagante trasformarsi in
eroi nelle cose grandi. Non lo
so. Certamente è più agevole
prendere posizione in via
teorica e su base ideale sulle
questioni astenendosi dall’ingaggiare una lotta di resistenza contro le piccole ingiustizie di tutti i giorni. Ma
forse ho torto, forse tutta
questa questione non c’entra
niente con le sparatorie a cui
assistiamo impotenti. E allora, scusatemi. È che non mi
rassegno al fatto che noi non
ci possiamo fare proprio
niente. Mi voglio illudere che
un piccolo gesto di resistenza
(testimonianza?) possa ancora avere un senso.
CINQUECENTO anni fa, il
23 maggio 1498, a poche
centinaia di metri da dove vi
parlo, in piazza della Signoria
a Firenze, veniva condotto al
supplizio fra Girolamo Savonarola. Ferrarese d’origine
ma fiorentino d’adozione,
frate domenicano, era diventato priore del convento di
San Marco (quello affrescato
dal Beato Angelico). Buon conoscitore della Bibbia, Savonarola non era un gran pensatore ma un credente integerrimo, cristallino, senza
compromessi, pronto a dare
la vita per i suoi alti ideali e
per il suo Signore.
Riformata la vita del convento, con le sue prediche infuocate dal pulpito del Duomo cercò di trasformare i costumi di una Firenze licenziosa. Predicava la discesa
imminente del castigo di Dio
sui peccati di Firenze, di Roma, dell’Italia, a cui sarebbe
Il rogo
PIERO bensì
seguito il rinnovamento. «Io
ti avviso 0 Italia - esclamava
- io ti avviso o Roma, che
ninna cosa ti può salvare, se
non Christo». Migliaia di fiorentini si accalcavano in
Duomo per ascoltarlo. Firenze sembrava trasformata:
non più bestemmie, non più
villanie, non più cortigiane. 1
ragazzi raccoglievano nelle
case libri osceni, quadri, oggetti d’ornamento femminile
e in piazza avveniva il «bruciamento delle vanità».
Non poteva certo, Savona
IL FOGLIO
Bossi e la Chiesa
rola, non volgere i suoi strali
contro la curia romana e in
particolare contro il papa
Alessandro VI Borgia, corrotto e immorale. La reazione fu
impietosa. Scomunicato dal
papa, Girolamo venne arrestato dai suoi avversari fiorentini, torturato, processato, e infine condannato a
morte come eretico con due
suoi confratelli. All’inquisitore che lo spogliava del saio
dicendogli: «Io ti separo dalla
chiesa militante e trionfante», Savonarola rispose fer
Adriano Sofri, nella su
quotidiana rubrica di «Picoj|
posta», si rifà al libro di Adr#
no Prosperi Tribunali dtn
coscienza per rilevare l’attm
lità della storia di inquisitorii
confessori del Cinque-Sei
cento nel contesto politico ai
tuale. Questa «“attualità",
scrive Sofri - riguarda la pan
della religione cattolica e del
la chiesa nella formazione!
nella custodia di un’identit
italiana unitaria: o l’intrecci
fra tribunali ecclesiastici e ti
bunali laici alla fine del qua|
si arriva alla triste nozione di
“pentimento” giudiziario; oi
radicamento popolare con
quistato grazie alla scelta!
considerare l’Italia cometa
ra di missione». Di frontei
questa eredità storico-culh
rale, prosegue Sofri si ponei
solo Bossi, con «la più ambi
ziosa dichiarazione di guem
mossa contro l’egemonia cat
tolica in Italia, nelle sue roccaforti, come il Veneto bianco, dalla Riforma luterana in
poi: più deU’anticlericalisiM
risorgimentale e massonico e
socialista (...). E, viceversa,
con la Chiesa cattolica trasformata nella principale titolare di una resistenza “unitaria” ai secessionismi».
il manifesto
L'Europa delle religioni
Sabati
svolti i f
Bocchi; i
¡1 cimite
era greni
tesa del 1
Giorgio '
conosce
lotte poli
li di con
Massimi
conosciti
coperto 1
co del Ci
cendosi <
aperturt
morale e
Negli
molto so
malattia
prova il 1
sue riso
però no
meno. H
avere ac
glie forte
curato e
cità e al
durante
Gine ha
portami
scoltand'
edefficai
con un 1
labbra.
La con
peria rici
tello Ma:
vuoto in
membri,
riflessior
pre inter
no la su
Ricorder
il sorris
suo volti
vo; un se
coraggia
vainqu!
L’euro arriva - scrive F
po Gentiioni il 10 maggio-,
un’Europa divisa perreligit
ni, anche fra cristiani; «Noi
più il sangue (triste eccezioni
l’Irlanda) ma spaccature ho
tevoli non tanto su quale!
questione dogmatica quanl
sulla maniera di intendeii
l’etica, lo stile di vita, lare
sponsabilità personale, la fi
miglia, il sesso. Anche a pR
scindere dai numeri (...) p®
si può negare che è propriol
cultura, la mentalità deU’Ei
ropa che è piuttosto proti
stante. Il suo "cuore” batt
più per Lutero, Calvino^
Zwingli che per Roma. (-1'
difficoltà maggiore di tuffi
la questione del papato (.-llogico che il Vaticano ni
esulti di fronte alle prospei
ve dell’Europa unita». E*
cora; «Guai a identificare,!
esempio, i “valori” con lei
gioni»: si tratta di distinzin
«che le culture protesta)
praticano con maggio^’
minore coerenza da seci
ma alle quali le culture
paesi cattolici (...) non so
adeguatamente preparate»
mo; «Da quella militante
ma da quella trionfante»
è in tuo potere: Hoc e*
tuum non est».
Consegnato al camene^
chiesa non uccide!) ve
impiccato e quindi bru
in piazza della Signori
ceneri furono gettate in
no. Fra Girolamo non
percezione che un rinn
mento effettivo della
può verificarsi solo se s
nuto da una profonda
ma biblico-teologica e .
tendo la Bibbia in man
popolo. Oggi in Duomo
gono rilette le preficp
frate: Dio voglia che si^
stimolo per 1 fiorent»'
questo anno 1998.
(Rubrica «Un fatto, un .
mento» della trasnu^t a
Radiouno «Culto
curata dalla Federatone
chiese evangeliche in ¡in
data in onda dornen
maggio).
A tren
dro m
Per ut
Pensie
ne qui
ve, cc
tiegli
Pensil
secóle
si aliai
attuali
òe, de
diegu
15
510195 MAGGIO 1998
Pagina Dei
PAG. 1 1 RIFORMA
Mesa
nella su
di «Picco!
odiAdrii
nuli dell
ne l’attn
iquisitorii
nque-Sei
politico ai
ttualità’.
da la pati
allea e di
mazionei
m’identiii
l’intrecdi
lasticiett
e del qual
lozione di
iziario; oi
olare coi
a scelta!
I come
)i frontei
rico-culta■i si ponei
. più ambi,
e di ^em
moniacai
Ile sue rocineto bianluterana il
lericalismt
lassonico t
viceversa,
itolica traicipaletitonza“untani».
feste
religioni
§ Il fratello
Massimo Rocchi
Sabato 9 maggio si sono
svolti i funerali di Massimo
Lochi; il piazzale antistante
n cimitero di Diano Marina
era gremito di persone in attesa del furgone e del pastore
Giorgio Tourn; molti amici,
conoscenti, ex compagni di
lotte politiche, sorelle e fratelli di comunità evangeliche.
Massimo Rocchi era molto
conosciuto avendo anche ricoperto la carica di vicesindaco del Comune di Diano, facendosi apprezzare per la sua
apertura mentale, il rigore
inorale e la viva intelligenza.
Negli ultimi anni aveva
molto sofferto per una grave
malattia che ha messo a dura
prova il suo fisico e anche le
sue risorse morali, le quali
però non sono venute mai
meno. Ha avuto la fortuna di
avere accanto a sé una moglie forte e devota, che lo ha
curato e assistito con capacità e abnegazione. Anche
durante la funzione funebre
Gine ha mantenuto un comportamento esemplare, ascoltando le parole, semplici
ed efficaci, del pastore Tourn,
con un leggero sorriso sulle
labbra.
La comunità valdese di Imperia ricorderà sempre il fratello Massimo, che lascia un
vuoto incolmabile fra i suoi
membri. Ricorderemo le sue
riflessioni e meditazioni sempre interessanti, che rivelavano la sua profonda cultura.
Ricorderemo con rimpianto
il sorriso che illuminava il
suo volto aperto ed espressivo; un sorriso con il quale incoraggiava anche chi si trovava in qualche difficoltà.
Luciana
nilitante*
infante «
: Hoc eH
carnefid
ide!) veli
idi bruci
Signoriai
ìttate m'
. non eb»
un riniti
della cW
alo se sw
.fondar^
igica e i
in man'
Duomo?
oreficltd
che si^
iorentii
8.
atto, wfif
ismissioi
) evatipi
’razionai
e in
lometi^‘
Sto cercando di capire che
cosa Massimo Rocchi ha rappresentato per noi, comunità
valdese di Imperia. È stato
prima di tutto un fratello
maggiore nella fede, un grande amico per tutti noi, sempre disponibile a parlare e
cercare di capire insieme a
noi i perché della fede, e insieme a noi ha guidato la vita
della nostra piccola comunità. Nell’ultimo periodo della rnalattia è stato un caro
amico con cui trascorrere
qualche pomeriggio a tenergli compagnia, cercando di
scrutare i suoi occhi intelligrati per capire i suoi pensieri e, a volte, la sua profonda
tristezza e sofferenza.
Ringraziamo il Signore per
averlo avuto per un periodo
con noi come fratello e amico. Negli ultimi due anni non
poteva più frequentare le nostre attività, ma la sua presenza in mezzo a noi era
sempre viva e sentita. Ci lascia un esempio di fede vissuta con forza, umiltà e rigore. Grazie, Massimo.
Laura
Si II pastore
Paolo Sbaffì
Ho conosciuto il pastore
Paolo Sbaffì e la sua famiglia
nella chiesa di Bologna. Ero
appena arrivata in Itffiia, non
avevo parenti né amici né conoscenti. Avevo soltanto un
punto di riferimento, la Chiesa metodista, dato che appartengo a una famiglia metodista come membro della comunità di Montevideo in
Uruguay. Per me il pastore
della chiesa di Bologna è stato molto di più che un ministro della comunità che frequentavo.
È stato Paolo ad accogliermi e farmi sentire parte della
comunità, e in certo modo
anche della sua famiglia. Insieme alla comunità mi ha
coinvolto in tutte le attività
della chiesa: riunioni, pranzi
comunitari, studi biblici. Arrivando alle feste natalizie
sono stata invitata a passare
il Natale con la sua famiglia.
Non mi sono mai sentita
un’immigrata nella chiesa di
Bologna, dove c’era un’alta
percentuale di membri «extracomunitari», che Paolo subito faceva sentire «intracomunitari».
Cosi è successo che un
giorno gli ho parlato della
mia passione per la professione infermieristica e di come io concepivo questo servizio, come una grande sfida
per un credente. In questo
modo mi sono trovata (incoraggiata da Paolo) a iscrivermi alla scuola infermieri di
Firenze e al Centro di formazione diaconale, all’età di 45
anni! Questo singolare pastore aveva scommesso che io
ce l’avrei fatta, e io ce l’ho
fatta. Ricordo ancora le sue
parole: «Senti Susana, non
hai niente da perdere, anzi,
tutto da guadagnare, prova».
Dopo 25 anni mi sono rimessa a studiare, come quando
avevo vent’anni, e in tre anni
ho preso due diplomi.
Tutta questa fiducia in me
stessa l’ho acquisita con questo grande essere umano che
era Paolo. Mi ha insegnato
che il Signore ha bisogno di
tutti noi senza distinzione di
età né nazione, perché lavora
con le nostre mani, e ci ama
come siamo, nati nell’unione
europea o fuori di essa, bianchi, neri o gialli, bambini,
giovani e vecchi, perché
ognuno di noi ha qualcosa di
buono da dare al prossimo.
Grazie, Signore, per avermi
fatto conoscere Paolo Sbaffi.
Susana De Mattia - Firenze
' Nella collana «Cinquantapagine» è uscito il n. 7
I
Elizabeth Green
Teologia
femminista
j pp. 64, L. 5.000
A trent’anni daile sue originarie rivendicazioni radicali, ia
_eologia femminista offre oggi un quadro maturo e proposte originali
per una nuova elaborazione del
Pensiero cristiano. L’autrice espo, Ile qui i problemi attuali, prospettie, consensi e dissensi, di uno
®gli aspetti più promettenti del
pensiero cristiano di questa fine
ftf M riflessione delle donne
_ allarga ai temi antichi e sempre
risila creazione, redenzio*
> della chiesa come assemblea
® eguali eccetera.
m mmetSMce
Claudiana
_ VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
MtpV/www.arpnet.it/~valdese/ciaudian.htm
Nel 1954 non fu trasmessa una predicazione di Vittorio Subilia al culto radio
Quando la Rai censurava l'ecumenismo
BRUNO CORSANI
Su L’eco delle valli valdesi del 20
marzo Aldo Comba ha ricordato un
episodio dei rapporti tra la Rai e il protestantesimo: un culto radio aveva per
argomento il divorzio, e la Rai non voleva trasmetterlo. Ma alla fine cedette e la
meditazione andò in onda. C’è stata almeno un’altra volta in cui invece la Rai
non cedette e rifiutò di mettere in onda
il sermone. Si trattava del lontano 1954.
Era stato incaricato della predicazione il prof. ’Vittorio Subilia, della Facoltà
valdese di teologia. La domenica era la
terza di gennaio, vigilia della Settimana
per l’unità dei cristiani, e Subilia ritenne
doveroso predicare su un testo collegato con la circostanza: «Siano tutti uno»
(Giovanni 17, 21). Dopo aver ricordato
che sia la chiesa cattolica che quelle
evangeliche collegate al Consiglio ecumenico di Ginevra davano importanza
alla «Settimana», Subilia osservava:
«’Vien fatto di domandarsi se non siamo
di fronte all’awenimento più importante e più carico dì significato della storia
della chiesa nel nostro secolo». Però un
po’ più avanti diceva anche: «Ma prima
di pregare dobbiamo riflettere».
Citando un articolo su una rivista
teologica francese, continuava così:
«Noi preghiamo per l’unità quasi dappertutto, quasi sempre, con la segreta
speranza, più o meno cosciente, più o
meno ingenua, che Dio guadagnerà
tutte le chiese alla verità della nostra
chiesa. Così può accadere che i cattolici
cedano alla tentazione di chiedere a
Dìo di convertire i dissidenti e di farli
tornare nel grembo della chiesa madre
(...), può accadere che gli ortodossi cedano alla tentazione di chiedere a Dio
di concedere a tutti i cristiani di accogliere la verità ortodossa (...), può accadere che i protestanti cedano alla tentazione di chiedere* a Dio di riformare tutte le altre chiese spogliandole delle soprastrutture umane posteriori. Una
preghiera di questo genere non sarebbe
che una espressione di più del nostro
farisaismo religioso e del nostro imperialismo ecclesiastico. E Dio non potrebbe certamente esaudirla».
E concludeva: «Unità della chiesa significa purificazione della chiesa, di
tutte le chiese; unità della chiesa significa, per tutte le chiese, rinuncia ai propri modi di essere secolari e alla proprià
volontà di sopravvivenza senza ravvedimento e senza mutamento. Unità della
chiesa significa morte della chiesa, di
tutte le chiese, a se stesse, nella speranza di una resurrezione nelle fortpe e nei
modi che nessuna chiesa può prevedere e che Dio solo conosce. Unità della
chiesa significa miracolo dello Spirito
Santo, che venga a soffiare su tutte le
nostre vecchie istituzioni religiose per
fare ogni cosa nuova. Se abbiamo questa speranza ci è comandato e ci può
essere dato di pregare per l’unità della
chiesa». Questi sono i passi più significativi di quei sermone. Chi volesse leggerlo per intero lo troverà nel volumetto di V. Subilia, La Parola che brucia.
Meditazioni bibliche, Claudiana, 1991,
pp. 110-114. La nota apag. 110 dice che
quel testo non fu mai radiotrasmesso.
Oggi, dopo quasi cinquant’anni, restiamo stupefatti: Subilia denunziava il
rischio dì ipocrisia che minaccia tutte le
chiese, compresa la sua, il rischio di volersi porre come modello e metro di
una ritrovata unità cristiana, e questo
egli lo chiamava «imperialismo ecclesiastico», avvertimento rivolto a tutti!
Possibile che nel 1954 questo fosse considerato un messaggio intollerabile sulle onde della Rai? O sono io che mi sbaglio a pensare che oggi un simile invito
ffil’autocontrollo e al pentimento sarebbe accettato e considerato provvidenziale da molti cristiani di ogni parte,
impegnati nel dialogo ecumenico? Il
dialogo sul tema dell’unità ha fatto dei
grandi passi: non in tutti, è vero, ma
molto più di quanto si potesse pensare
allora. Il richiamo di Subilia rimane valido, e ricordarlo sia da parte mia un
piccolo omaggio nel decimo anniversario della sua scomparsa.
t Un uso sociale
delP8 per mille
Se mi è concesso, vorrei ritornare sulla questione dell’otto per mille. Lo faccio dopo aver letto il lungo articolo
sottoscritto da diverse persone intitolato «ripensiamo al
senso della nostra testimonianza, cristiana e battista». Il
primo problema che sorge
dopo la lettura dell’artìcolo è
il «congregazionalismo». Da
quel che so io il congregazionalismo ha inizio come esigenza interna alla chiesa.
Non si diventa separatisti e
poi congregazionalisti rispetto allo stato, ma alla chiesa di
popolo, di massa. Nessuno
tra i fondatori del battismo
inglese ha mai scritto qualcosa contro lo stato e contro il
re quale suo rappresentante.
Le confessioni di fede erano
scritte per distinguersi dalle
chiese e soprattutto dalla
chiesa dominante, che in
quel periodo in Inghilterra
era la Chiesa anglicana. John
Smyth, separatista prima e
poi battista separatista, vedeva, dopo la Conferenza di
Hampton Court e contro i
nuovi Canoni «la Chiesa d’Inghilterra come un’istituzione
corrotta con ministri corrotti,
il culto corrotto: perciò sarebbe convenuto ad ogni uomo
che non vuole essere corrotto
di non indugiare più a lungo
e uscire fuori da babilonia. La
Chiesa è composta dai santi,
ciascuna congregazione elegge i suoi ministri, l’autorità
suprema è sulle spalle dei
membri della congregazione
e gli anziani o ministri eletti,
hanno il compito di mediare
e moderare; la Chiesa può
funzionare benissimo senza
ministri e non cede la propria
autorità al ministro che lei
stessa ordina.» (Aa. w. ed. A.
Gilmore «Christian Baptism»,
pag. 263,264ss.).
Così il secondo problema,
del congregazionalismo battista oggi, non è nei suoi rapporti con lo stato, ma al proprio interno, soprattutto da
quando le chiese battiste italiane si sono date uno Statuto-regolamento che è tutto,
meno che congregazionalista. Come si fanno a sostenere le nostre diversità o peculiarità quando queste, di fatto, non ci sono più... Ciò che
dà maggior fastidio è che le si
vuole sostenere con un interlocutore, lo stato, il quale non
può preoccuparsi della struttura di una singola denominazione, perché ha il dovere
di tenere conto degli interessi, dei bisogni, delle richieste
di tutte le denominazioni
presenti sul suo territorio
compresi, perché no, quelli
della Chiesa cattolica romana, fra l’altro anche a buon
diritto, visto che è la denominazione di maggioranza assoluta in questo paese!
Il terzo problema invece
sorge nello stesso momento
in cui il congregazionalismo
e la questione finanziaria
sembrano essere vincolati
come se la risoluzione dell’
uno fosse la risoluzione
dell’altra o viceversa. Soprattutto come se l’otto per mille
fosse l’ultima spiaggia delle
finanze dell’Ucebi, almeno
questo sostengono quelli che
sottoscrivono l’articolo citato, per quelli che sono pronti
ad accettare la responsabilità
dell’uso dell’otto per mille.
Personalmente sono un convinto assertore della validità
del congregazionalismo delle
chiese battiste, ed è per questo che non accetto il nuovo
Statuto-regolamento (con relativo patto) che TUcebi si è
data, ma sono anche convinto che l’otto per mille non ha
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15,10125 Torino
OFFERTE PERVENUTE
IN MARZO-APRILE
£ 200.000: «Tabita» Chiesa
metodista Genova Sestri;
£ 160.000: Annalisa Coì'sson;
£ 100.000: Odette Balmas;
Delia Fontana.
Totale £ 560.000.
Totale precedente: £488.919
Imposta bimestrale: £ 18.000
Incassa: £1.030.919
I disastri naturali in Italia
sembrano non finire mai. Dopo il terremoto, le frane. È na
turale che la solidarietà nazionale, anche degli evangelici, si
diriga verso queste popolazioni così duramente colpite.
Questo fatto può spiegare la
drastica diminuzione delle offerte per la scuola nel Benin,
in Africa Occidentale, a Dassa
Zoumé. Manteniamo comunque aperta la sottoscrizione
del Fondo e speriamo in tempi più sereni per l’Italia.
Ricordiamo che le offerte
per le zone colpite dalle frane
vanno versate alla Fcei e non
al Fondo di solidarietà, (f.d.)
niente a che vedere con la
nostra struttura ecclesiastica,
e che i fondi dell’otto per mille non devono essere usati
per il culto e tutto quel che lo
concerne. Sono soldi per gli
altri. Per il prossimo direbbe
l’Evangelo. Non posso stancarmi di ripeterlo: lo stato fa
bene a lasciare che istituzioni
diverse da sé utilizzino del
denaro che altrimenti si perderebbero come «ricchezze
ingiuste». Che male può fare
l’uso di denaro, che noi non
potremo mai raccogliere, utilizzato per mitigare povertà,
sofferenza, abbandono, solidarietà per quanti non sarebbero altrimenti aiutati? Offrire condizioni di vita migliori
per i nostri anziani che non
saprebbero a chi rivolgersi, o
per venire incontro agli immigrati e garantire loro luoghi di sicura accoglienza e,
ancora, impiantare in paesi
diversi dal nostro, cosiddetti
del Sud del mondo, scuole,
ambulatori, centri di assistenza e altro ancora.
Sembra quasi che gli avversari dell’otto per mille non
vogliano intendere la sostanziale differenza tra il suo uso
sociale e politico, e quello legato alla struttura religiosa.
Eppure è molto semplice. Anch’io sono convinto che le
chiese sopravvivono soltanto
con l’aiuto di Dio. Così come
sono convinto che un Comitato che ha prodotto durante
il periodo della gestione delle
finanze delle chiese un tale
deficit sia capace di fare qualcosa di positivo nel futuro.
Ma questo è altro discorso.
Tuttavia, e questo va detto
chiaramente, più nessuno, né
«congregazioni locali», né
singoli, hanno voglia di fare
qualcosa se non si vedono dei
risultati a breve scadenza ebe
provino la nostra capacità di
sapere amministrare i beni
che ci sono stati affidati per
l’evangelizzazione e la testimonianza.
Gioele Fuligno
Sant’Angelo in Villa
Librerie
CLAUDIANA
MILANO: via F. Sforza,
12/A;tel. 02/76021518
TORINO: via Principe
Tommaso, 1; tei. 6692458
TORRE PELLICE: p.za
Libertà, 7; tel.0121/91422
ROMA: Libreria di cultura
religiosa piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
Trattato di Cavour:
Il 20 settembre posa
della lapide
La Società di studi valdesi
comunica che la posa della
lapide a Palazzo d’Acaja a
Cavour (in ricordo del
Trattato del l861), prevista
nei giorni 5-6-7 giugno
(giacché proprio al 5 giugno risale il Trattato stesso) in accordo con l’amministrazione comunale, è
rinviata al 20 settembre
prossimo.
Domenica 31 maggio
RAIDUE
Ore 10,05-11
Festa dello Spirito di Dio
Cullo evangelico di Pentecoste in diretta eurovisione dalla Chiesa valdese
di Verona.
Predicazione della pastora Letizia Tomassone.
Interventi musicali del m.
Nicola Sfredda; partecipazione della Corale
ecumenica di Verona.
RINGRAZIAMENTO
La moglie, la figlia, il figlio e I
familiari tutti del caro
Giovanni Saragosi
commossi e riconoscenti per la
grande dimostrazione di stima e
di affetto tributata al loro caro,
neH’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che
con presenza, parole di conforto,
fiori, scritti e opere di bene hanno
preso parte al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare
alla dott.ssa Michelin Salomon, al
dott. Fontana e al dott. Genesi, a
tutto il personale medico e paramedico deirOspedale valdese di
Torre Pellice, alla Cri e Aib di
Torre Pellice, alla Sps vai Pellice,
ai suoi cari amici, agli amici e colleghi di lavoro di Claudio e Romina, agli amici di Nadia e Marco, ai
vicini di casa, a Vittorio, Renzo e
Grazia, a Massimo Parassi e al
pastore Mario Berruti.
«Papà, sei stato un uomo buono, onesto, umile e generoso, una
persona speciale. Hai saputo dare
tanto senza mai chiedere niente.
Grazie per tutto questo. Hai iasciato un vuoto incolmabiie nei
nostri cuori. Ci manchi».
Luserna San Giovanni
29 maggio 1998
16
PAG.
12
RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 29 MAGGIO 199s
Ankara, 12 maggio: attentato contro Akin Birdal
Turchia: colpito il difensore dei diritti umani
VALERIA SCHRADER
IL governo di Ankara, offeso
per la mancata accoglienza
della Turchia nell’Unione europea, motivata anche dalle
continue e terribili violazioni
dei diritti umani perpetrate
nel paese contro i curdi e tutti
gli oppositori, ha sempre
contestato le accuse asserendo che negli ultimi tempi la
situazione è molto migliorata.
A smentire questa teoria è
l’attentato contro Akin Birdal,
presidente dell’Associazione
turca per i diritti umani (Ihd),
avvenuto il 12 maggio. Due
sicari hanno sparato a Birdal
diversi colpi di pistola negli
uffici deU’Ihd di Ankara e poi
sono fuggiti. I medici che lo
hanno in cura, nell’ospedale
in cui è stato ricoverato in
gravissime condizioni, hanno
ricevuto minacce di morte. 11
gesto è stato rivendicato dalla
fantomatica «brigata turca di
vendetta», che ha già firmato
attentati contro curdi e giornalisti di sinistra.
Akin Birdal, di professione
ingegnere, pacifico e strenuo
difensore dei diritti umani, è
conosciuto e stimato in tutta
Europa. Un anno fa intervenne a Roma a una conferenza
sulla pace in Kurdistan. Per il
discorso tenuto allora, e per
altri analoghi, Birdal è sotto
processo con l’imputazione
di «incitamento all’inimicizia
tra i popoli, sulla base di discriminazioni razziali e regionali», l’accusa riservata a chi
menziona 1’esistenza dei curdi in Turchia e chiede il riconoscimento dei loro diritti.
Birdal è stato anche arrestato
al suo ritorno in patria dopo
aver partecipato all’ultima
marcia per la pace di Assisi.
Kurdistan turco: uno dei villaggi rasi al suolo (Foto Schrader/Boffa)
Rischiando la vita, tutti i
membri dell’Ihd conducono
da anni un insostituibile e
imparziale lavoro di informazione e denuncia, di sostegno
ai profughi e alle vittime della
violenza. L’Ihd, con un gruppo di medici, ha creato la
Fondazione per la riabilitazione delle vittime della tortura. Sette sedi dell’Ihd in varie città sono state chiuse
mesi fa dalle autorità. Tre di
esse sono chiuse tuttora: sono quelle di Diyarbakir, Mardin e Uria, tutte nel Kurdistan. È qui il caso di ricordare
che il governo turco ha bandito dal paese Amnesty International.
I rapporti mensili sulle violazioni dei diritti umani in
Turchia pubblicati dall’Ihd
sono un freddo, interminabile, impressionante elenco di
nomi e generalità di uomini,
donne, ragazzini uccisi dagli
squadroni della morte, desaparecidos, arrestati e detenuti
arbitrariamente, di torture e
violenze sessuali in carcere,
di morti sotto tortura. Le vittime sono contadini e pastori, insegnanti, editori, giornalisti e strilloni, attivisti di par
titi, sindacati, associazioni
umanitarie, avvocati. E ancora, i civili uccisi dall’esercito
impegnato nel genocidio e
nella distruzione del Kurdistan, i villaggi rasi al suolo, i
superstiti deportati.
L’attentato a Birdal ha suscitato proteste e manifestazioni in tutta Europa. Dall’Italia sono giunti all’Ihd messaggi dal mondo della solidarietà, e al nostro governo la richiesta di una politica estera
più attenta ai diritti umani
che agli interessi economici.
La stessa richiesta è giunta da
numerosi senatori di vari partiti (tra i primi Giancarlo Tapparo. Tana de Zulueta, Demetrio Volcic) con una lettera al
ministro Dini. I parlamentari
ricordano anche che sarebbe
ora di dare attuazione alla risoluzione approvata all’unanimità il 10 dicembre scorso
dalla Commissione esteri della Camera dei deputati (cosiddetta risoluzione Mantovani),
finora rimasta lettera morta,
la quale impegna il nostro governo a farsi promotore presso la Ue e l’Onu di una conferenza internazionale per la
pace in Kurdistan.
Testimonianza di un leader studentesco indonesiano
Nessuna riforma è possibile finché c'è Suharto
CIAKARTA — La situazione politica dell’Indonesia è
ormai «incontrollabile». L’era Suharto sta per finire perché «non ci sarà alcuna riforma politica o economica in
Indonesia senza che prima
se ne vada Suharto». Lo ha
affermato a New York lo
scorso 13 maggio Pius Lustrilanang, uno dei leader
studenteschi indonesiani
che ha dovuto lasciare il
paese il mese scorso. Lo ha
fatto durante una riunione
d’informazione organizzata
dal Consiglio nazionale delle
chiese del Cristo degli Usa,
che collabora con il Consiglio nazionale delle chiese
d’Indonesia per promuovere
i diritti della persona.
Pius Lustrilanang è uno dei
circa 50 indonesiani «scomparsi» per militantismo politico e opposizione al presidente Suharto prima delle
elezioni del marzo scorso. Il 7
maggio, davanti alla commissione d’inchiesta del Congresso Usa sulle violazioni
dei diritti della persona in Indonesia, ha spiegato che era
stato prelevato il 4 febbraio
scorso a una fermata di autobus a Giakarta e portato, ammanettato e con gli occhi
bendati, in una prigione fuori
della città dove ha subito torture e lunghi interrogatori sul
suo impegno in un movimento politico riformista.
Il 15 maggio il pastore Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), ha lanciato
un appello al governo indonesiano affinché evitasse
l’escalation della violenza e
adottasse immediate riforme.
Il Cec sottolinea che «gli
scontri in Indonesia sono
stati provocati dalla crisi economica e finanziaria che ha
portato alla richiesta di riforme sociali e politiche. Gli studenti, che sono all’avanguardia del movimento riformista, chiedono che i dirigenti
politici vengano riconosciuti
responsabili della propria gestione e che venga posto fine
alla corruzione negli ambienti governativi.
L’attuale crisi socio-economica e politica in Indonesia è
il risultato di anni di cattiva
amministrazione, di corru
zione, di violazioni dei diritti
della persona (...). Gravemente preoccupato da questi
fatti, il Consiglio ecumenico
delle chiese esorta il governo
indonesiano a far prova di
moderazione e a fare di tutto
per prevenire l’escalation
della violenza. Misure immediate dovrebbero essere prese in vista delle riforme politiche e affinché cessino i sequestri di persona, le scomparse forzate di cittadini e le
violazioni dei diritti della
persona». fen/j
ì Musulmani in Germania
Netta condanna dei crimini
nazisti contro gli ebrei
L’Istituto centrale per l’archivio dell’Islam in Germania ha chiesto che la teologia
islamica prenda una netta
posizione di distanza dai crimini commessi dal nazionalsocialismo nei confronti degli ebrei, L’Istituto, che ha sede a Soest, ha chiesto recentemente che le moschee della Germania non diano alcuno spazio nelle loro librerie e
biblioteche a libri, scritti e
prediche antiebraici. Contemporaneamente ha dichiarato il suo appoggio all’iniziativa del professore palestinese Edward Said che ha definito l’olocausto «una delle
più grosse catastrofi della
storia umana» e ha invitato
gli arabi a «riconoscere la
sofferenza degli ebrei» affinché «essi possano riconosce
re la nostra». L’Istituto afferma che la teologia islamica, a
qualunque scuola di pensiero si richiami, deve rifiutare
una volta per tutte la propaganda antiebraica che molti
nazisti rifugiatisi nei paesi
arabi e soprattutto in Egitto,
dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale, e passati
all’Islam, hanno alimentato
nel Medio Oriente. «Il loro
odio antiebraico lo hanno
proseguito negli scritti pubblicati dal Consiglio superiore islamico». Se non si passa
ai fatti, la disponibilità i dialogo delle associazioni islamiche con le organizzazioni
e le istituzioni ebraiche, più
volte segnalata, non solo non
è credibile ma risulta anche
«oltremodo meschina e ipocrita». (Ref. Presse)
«ì
Mal
apoi
«l
il Si
guit
sarà
stali
piez
tod.
sa ù
com
pass
ma^
gnoi
met
Mat
ma
coni
colo
dei I
fida
ra s
sort
voc
sin
ta,
mi
fai
/
I dar.
ha j
Mat
E un diritto di tutti, italiani e
stranieri. Per questo gli
ospedali evangelici curano
chiunque ne abbia bisogno, a
Ponticelli, nella periferia di
Napoli, così come nel
quartiere San Salvarlo
a Torino.
Sono luoghi di cura,
certamente, ma anche spazi
di accoglienza e ascolto in cui
si riafferma la dignità della
persona
e il diritto alla salute.
Per questo le chiese valdesi e
metodiste hanno deciso di
investire una quota dell’otto
per mille, a loro
esplicitamente destinato dai
contribuenti,
per sostenere
gli ospedali evangelici.
Altri fondi saranno destinati al
sostegno di progetti di
cooperazione allo sviluppo, di
accoglienza, orientamento e
formazione degli immigrati
extracomunitari.
Un dettagliato rapporto deH’utilizzo del
fondi ricevuti è stato pubblicato sui
maggiori organi di stampa e su Riforma
(numeri 2 e 4 del 9 e 23 gennaio 1998)
Tutti i fondi
deii’8 per miile
destinati alle
chiese valdesi e
metodiste sono
stati investiti
esclusivamente
in progetti
sociali e
umanitari in
Italia e
all’estero.
E sarà così
anche in futuro
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-47885308; E-mail: TVmode@tin.it
nag
luin
l qi
pari
¡tati
senti
nepf
pure
delle
sarà
prer
cirsi
la SI
disp
trav
dei t
Mat
gno.
stole
farsi
scep
quei
ma
mur
Con
nere
Pool
doo
0
stes
sonc
per i
il Si
sem
con
stra
sceg
com
non
noil
tami
ioci.
sciai
real
Sian
prog
gnoi
gliu
Alle
appt
ned
Putc
il sa,
che i
indi
grar,