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Anno 124 - n. 9
4 marzo 1988
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delle valli valdes
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PROGRESSO E SOnOSVILUPPO
Nella bella trasmissione televisiva « Protestantesimo » di domenica 31 febbraio, si è accennato alla, mostra di Van Gogh,
dì cui mia quarantina di dipinti
e altrettanti disegni, per scambi culturali con l’Olanda, sono
esposti nei locali delia Galleria
nazionale d’arte moderna in
Roma.
L'avvenimento, certo eccezionale, ba colpito ia fantasia del
pubblico, imprevedibilmente vasto e composito, per cui, psicanaSisti in testa, sono in molti a
chiedersi U perché di tanto travolgente interesse per un artista che non può dirsi il maggic re, tra quanti gli furono com
tem)}oranei, come Cézanne, RenoL-, Gauguin, Toulouse-Lautree...
forse la fama del pittore « folle » morto in miseria a soli 37
anni? Oppure l’enorme risonanza pubbUcitaria deile vertiginose vendite miliardarie dei suoi
« Girasoli » o degli « Iris » in
recentissime aste a Londra e a
New York?
Mi auguro solo che la foUa,
che fa ressa per vedere il pittore «masdetto», non sia la
stessa eh si riversa in piazza
S. Pietre per vedere il papa o
nelle grandi arene per ascoltare
la cantr ¡ite Madonna. Trascurando !, sterminata bibliografia
suU ’esoiessionista iantiiettera, a
queste pubblico, e ai nostri lettori, ( 5>nsiglierei di meditare sui
suoi dati biografici, scegiiendo
anziÍHíío le lettere di Vincent
al fraieilo Théo per scoprirvi
che, tra le moite componenti delia coiTiplessa personalità dell’artista, risulta primaria la ricerca
delTassoluto evangeiico, spesso
sottaciuto oppure offuscato dal
suo vivere nel più affannoso disordine esistenziale. Vi si troverà che le ragioni del contrasto
drammatico tra il padre Theodorus, pastore calvinista, e il figlio contestatore, sono strettamente connesse, alia valutazione del messaggio cristiano: per
il primo consolatorio e soprattutto escatoiogico, dentro la tradizione protestante; per il secondo viva dedizione ai diseredati dalle classi dominanti. Né
con ciò si intende affermare che
gli interessi di Van Gogh furono populisti perché la sua lettura preferita fu sempre la Bibbia, che studiò a fondo. Volle
anche mettere in pratica i comandamenti dell’Evangdo donando ii poco che possedeva ai
poveri minatori del Borlnage o
tentando, più tardi, di redimere
Una prostituta.
Del resto anche il sodalizio
con Gauguin aveva come sottofondo, certo utopico, la fondazione di un ordine laico di artisti sacerdoti. Ma la sua natura estremista, mentre si arrampicava negli aspri sentieri
HeU’arte, presto lo porterà alla
perdita deli’autocontrollo, divenendo facile preda dell’alcool,
della fame e delle luniliazioni
più penose, e purtroppo simboio
dei più totali fallimenti umani.
Ma solo nella pittura, in cui egli
credeva fermamente, non ci fu
fallimento se essa, ancora ogg;i,
risplende, poderosa proposta di
gioia per l’intera umanità.
» Filippo Scroppo
Orecchi per lo spazio,
sordità per la terra
La considerazione del degrado del nostro pianeta stride con la proclamazione di nuove, grandiose iniziative per colonizzare il cosmo; intanto, sulla terra, si continua a morire di fame
Fra la congerie di notizie che
i mass media ci sfornano, ne
vorrei qui ricordare due che, apparentemente slegate fra loro,
possono ricondursi ad ima unica
riflessione sul nostro futuro.
Stazioni e basi
planetarie
Nei giorni scorsi il presidente
Reagan ha annunciato al Congresso americano il suo piano
per la corsa nel cosmo, precisando che il costo relativo per i prossimi anni sarà pari a circa 170
mila miliardi di lire. Si tratta di
un piano articolato in tre stadi
comprendente:
— una stazione spaziale abitata
che dovrebbe essere posta in
orbita entro il 1995;
— una o più basi abitate sulla
Luna, da realizzarsi entro gli
anni 1998-2005;
— l’esplorazione di Marte e relativa' installazione di ima colonia umana entro il 2030-35.
Alla stazione spaziale parteciperà anche l'Europa: la parte
consistente della partecipazione
del nostro continente — come precisa La Stampa — sarà data dalla fornitura dei moduli abitabili.
progettati dalla italiana Aeritalia.
A questo proposito è interessante ricordare che la partecipazione europea ha portato ad un
ritardo nel programma in quanto
si volle l’assicurazione che la suddetta base non avrebbe dovuto
essere usata a fini militari, come
invece pretendeva il Pentagono.
La cosa si è poi risolta con im
compromesso: gli europei avranno il diritto di opporsi ad attività belliche (con quale esito, non
si sa).
Parallelamente, il programma
contempla anche la ricerca su
forme di vita intelligenti extraterrestri mediante la costruzione e
l’impiego di un numero crescente di radiotelescopi, con paraboloidi metallici che giungeranno
fino a 300 metri di diametro: questi giganteschi orecchi « ascolteranno » un migliaio di stelle della nostra galassia in un raggio di
100 anni-luce da noi.
Da parte loro, i sovietici hanno già battuto un grosso record
spaziale: il 29 dicembre scorso
l’astronave « Mir », con relativo
pilota, è tornata sulla Terra dopo
aver trascorso nello spazio qualcosa come 326 giorni e 22 ore,
mentre altri astronauti sono
pronti per ima permanenza di
520 giorni, periodo che corrisponde al tempo necessario per un
viaggio di andata e ritorno al pianeta Marte. La tappa successiva
dovrebbe portare — secondo le
dichiarazioni di un responsabile
— all’atterraggio su Marte di
10-12 persone, che vi dovrebbero
rimanere per un trimestre. A tal
fine sono in corso esperimenti di
gravità artificiale marziana da
riprodurre sull’astronave.
Un rapporto
sconvolgente
La seconda notizia è quella relativa alla pubblicazione — da
parte del Worldwatch Institute
di Washington — del quinto rapporto sullo « stato del mondo »,
che vedrà fra l’altro, i^r la prima volta, anche un’edizione italiana che uscirà a fine marzo col
sottotitolo « Rannorto sul nostro
pianeta ».
Dalle prime recensioni apparse,
si apprende che il ritmo del degrado terrestre continua ad accelerare: l’uomo sta producendo
sempre più rapidamente drammatiche alterazioni della natura.
Le foreste si riducono, i deserti
avanzano, il suolo si erode, la
DI FRONTE ALLA MALATTIA
Uindignazione di Gesù
« E un lebbroso venne a lui e buttandosi In ginocchio lo pregò
dicendo: Se tu vuoi, tu puoi mondarmi! E Gesù, mosso a pietà, stese
la mano, lo toccò e gli disse: Lo voglio; sii mondato! E subito la
lebbra sparì da lui e fu mondato » (Marco 1: 40-42).
Chi di noi non teme la malattia? Non dico una banale influenza, ma quella che mette in discussione la vita, devasta il fisico, trasforma la personalità. Non
è un caso se spesso si sente dire
dalla gente: « Purché ci sia la
salute! ».
Ma noi abbiamo un motivo di
più per temere la malattia: essa
mette in crisi la nostra imrnagine di un Dio buono e misericordioso, di un Dio che, come dice
la Bibbia, « è amore ».
Le domande non hanno risposte, la sofferenza, non quella fisica, ma quella che ci portiamo
dentro, esercita tutta la sua carica distruttrice. Facciamo l'esperienza di un Dio assente, indifferente, che ci lascia soli, a combattere col nostro destino. Allora
temiamo di porre domande e rimaniamo anche noi muti e silenziosi, come il Dio nel quale crediamo, per non perdere anche gli
ultimi residui di una fede.
Ma tutto questo non è biblico.
Le pagine della Bibbia sono per
corse da domande inquietanti e
interrogativi posti direttamente a
Dio: si pensi ad esempio ai Salmi,
o al libro di Giobbe. I veri credenti non hanno avuto timore d’interrogare il loro Dio. La fede non
è dunque accettazione passiva di
un qualcosa, ma domanda, dialogo, spesso protesta, e poi anche
ascolto.
Non è vero che il Dio della
Bibbia sia un Dio silenzioso, perché anzi la parola, e non una parola qualsiasi, ma la parola che
incide, che muta le situazioni.
Che crea cose nuove, la parola
con la « P » maiuscola, è la sua
caratteristica. Si tratta allora di
saper udire questa Parola e ricercarla in qualche modo.
L’episodio del lebbroso guarito,
come ci è raccontato nell’evangelo di Marco, è emblematico. Il
lebbroso si avvicina a Gesù e gli
pone una questione enorme, che
certo anche noi ci siamo posti, o
magari (ma non lo desideriamo)
dovremo porci un giorno: « Se tu
vuoi, tu puoi... ». E’ una sfida o
un’affermazione di fede? E’ l’ultima spiaggia di un derelitto, con
un piede già nella fossa, o il primo passo di una fede nuova?
Difficile dirlo. Sta di fatto che
Gesù risponde a questa domanda
d’aiuto di liberazione.
Il testo dice che Gesù fu mosso
a compassione, ma meglio sarebbe dire che egli si indignò davanti allo spettacolo di quell’uomo
devastato dalla lebbra.
Dio dunque partecipa alla sofferenza dell’uomo, se ne fa Carico, e in Cristo lo ha fatto fino in
fondo.
Ma l’indignazione non è che il
primo livello. Gesù « stende la
mano »: egli dunque va incontro
all’ammalato, stabilisce con lui
un rapporto, lo sottrae al suo isolamento.
« Lo toccò ». Con questo gesto
Gesù rompe un antico divieto.
Entra pienamente nella sofferenza di quell’uomo, l’assume su di
sé, e quindi lo libera.
Non aveva forse detto l’antico
profeta: « Erano le nostre malattie ch’egli {jortava » (Isaia 53: 4)7
Questa è la risposta di Dio a
tutti i nostri angosciosi interrogativi.
Luciano Deodato
temperatura tende ad innalzarsi
(il cosiddetto effetto serra), mentre l’atmosfera è diventata un
vero e proprio laboratorio chimico che inquina ovunque. Basti pensare che sono ben settantamila i composti chimici di uso
comune diffusi sulla Terra, i quali hanno generato quello che alcuni scienziati hanno definito «il
ciclo del veleno ». Su tutto questo — viene sottolineato — grava anche « l’incubo rappresentato dalle armi nucleari ». L’autore di questo rapporto, Lester
Brown, nel concludere il suo lavoro ci rammenta: « Siamo la
prima generazione cui spetti stabilire, grazie alle decisioni che
prendèremio, se la Terra debba
rimanere o meno un luogo abitabile ».
Le responsabilità
umane
I due fatti qui sopra ricordati
che, come s’è detto all’inizio,
sembrano slegati l’uno dall’altro,
mi pare abbiano invece una stretta interdipendenza. Come si può'
infatti consentire, plaudire a queste iniziative, a queste folli spese rivolte allo spazio (e senza volerne considerare i risvolti militari) quando sulla Terra due terzi dell’umanità muoiono di fame
0 sono vittime del sottosviluppo?
Come è possibile drizzare « orecchi » per ascoltare l’infinito, mentre contemporaneamente si è sordi verso il « gemito della creazione »? Come si può pensare di falsare il sistema gravitazionale
umano quando malattie peraltro
curabilissime falcidiano intere
regioni? Sarò probabilmente tacciato di conservatorismo, ma sono senz’altro lieto di questa qualifica se conservatorismo significa « conservare » la natura, e
non sfruttarla indegnamente.
Quale diritto ha l’uomo, dopo
1 guasti coloniali realizzati sulla
Terra, di preparare queste corse
spaziali nell’intento di colonizzare anche altri pianeti a noi del
tutto estranei? Che cosa vuole
egli ottenere con questa « edizione 2000 » della torre di Babele?
Mi pare in coscienza che l’unico
risultato di tutto questo affannarsi (a prescindere dagli enormi interessi economici e politici
in gioco) conduca ad approfondire un abisso Sempre più vasto,
sia da un punto di vista materiale e sia umano, in seno al nostro
mondo.
Quale avvenire si può aspettare il nostro pianeta — per di più
già avviato verso un degrado catastrofico — in cui i potenti Prìncipi « hanno orecchi mà non odono » e pensano a sfidare, oltre ad
una legge morale, anche quelle
naturali che deimno responsabilmente legare l’uomo al mondo
che per lui è stato creato?
Roberto Peyrot
2
commenti e dibattiti
4 marzo 1988
ì
DIBATTITO SUL LIBRO « I VALDESI E L’ITALIA «
Un tempo per la pace
Le scelte dei più giovani e l’atteggiamento della maggioranza dei
partiti italiani - Alcune tappe nella storia più recente della chiesa
RISPETTARE IL
VALORE STORICO
Accolgo volentieri l’invito di
Giorgio Bouchard, autore del libro «I valdesi e l’Italia », invito apparso sul numero del 22
gennaio scorso, a fare delle valutazioni, delle critiche sul suo
volumetto. Premetto che le mie
osservazioni (a qualcuno potranno parere marginali, ma a me
invece sembra riguardino molto
da vicino il nostro fare teologia, il nostro atteggiarsi nei confronti di determinati problemi)
vogliano unicamente avere un
carattere costruttivo, direi integrativo.
Mentre ritengo che dobbiamo
essere molto grati a Giorgio per
la sua fatica, che completa e so' prattutto aggiorna le precsedenti
pubblicazioni sull’argomento, devo dire che lo spazio dedicato al
« tempo per la pace » non mi
pare rifletta compiutamente quello che è stato ratteggiamento
delle nostre Chiese e delle nostre Assemblee, che mi auguro
sia sempre più deciso e coerente
proprio in questi tempi (presenti
e futuri) che fanno ^uito all’accordo Gorbaciov-Reagan, a cui
l’autore ha ancora potuto fare
un fuggevole accenno nella conclusione, mandando il libro alle
stampe.
Comprendo benissimo che se
Bouchard avesse dovuto citare
e ricordare i vari ordini del
giorno su questo argomento (come anche d’altronde su altri), il
suo libretto si sarebbe trasformato in una « enciclopedia » e
addirittura avrebbe senz’altro
corso il rischio di ottenere risultati opposti a quelli che egli
(e noi con lui) si prefigge. Mi
pare però riduttivo il constatare come i giovani, «poco soddisfatti dei partiti » (pag. 137), si
buttino su nuove iniziative quali
« l’ecologia e la pace ». A parte
la giusta osservazione sull’atteggiamento della gran maggioranza dei partiti politici su questa questione — ivi compreso
il partito comunista che a suo
tempo (e tuttora) ha avallato la
politica dei blocchi militari —
l’orientamento dei giovani (ma
non solo il loro) verso le grandi
tematiche della pace e dell’ambiente mi pare possa lasciare
l’impressione — sia pure errata
— di venire considerato alla
stregua di un ripiego.
So bene che l’autore non vuole dire questo, ma sta di fatto
che può lasciare qualche dubbio o meglio, qualche lactma
nel lettore, specie se il libro po
l’eco
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Longo, Piervaldo Rostan
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Bragaglia, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Fiorio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo
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Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
Il n. 8/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino ed agli Uffici
postali decentrati delle valli valdesi il 25 febbraio 88.
Hanno collaborato a guesto numero: Maria Luisa Barberis. Archimede Bertolino. Dino GardioI, Ermanno Genre, Odoardo Lupi, Luigi Marchetti, Anita Marcilo Reedtz, Bruno Rostagno, Aldo Rutigliano, Erika
Tomassone.
trà avere la funzione di « testimone » del nostro mondo protestante nei confronti del Paese
in cui viviamo ed operiamo.
Un problema morale
e culturale
Anche nel capitolo conclusivo — scritto a quattro mani con
Franco Becchino — questa impressione permane. Nell’elencazione di problemi, quello etico,
morale accenna, sì, alla lotta
contro il « principei di questo
mondo » (pag. 143), mentre quello di natura culturale si riferisce al confronto con il marxismo, col pragmatismo, con lo
storicismo, ecc. Eppure, il problema della pace (e dell’ambiente) è allo stesso tempo morale (enormi sprechi che aumentaaio quotidianamente l’ingiustizia, la fame e la miseria
nel mondo) e culturale (costruire appunto ima cultura della
pace) ma esso viene taciuto o,
forse, sottinteso.
Nelle mie partecipazioni al
Sinodo ricordo due particolari
momenti, a dieci anni di distanza l’uno dall’altro, che mi pare
siano fondamentali.
Nel 1972 il Sinodo — continuando peraltro su una linea già
portata avanti da anni — inviò
al Parlamento, tramite la Tavola,
un appello sul problema dell’obiezione di coscienza auspicando una legge, non punitiva, a
favore di coloro che rifiutano
di portare le armi, qualunque
fosse il loro movente. A questo
documento fece seguito un digiuno, congiuntamente alla Conferenza metodista (allora l’integrazione non era ancora stata fatta), che ha avuto dei momenti
di preghiera e di riflessione vissuti in una altissima, fraterna
comunione. (Siccome la vita deve essere amebe humour, ricordo
uno spiritoso slogan, coniato in
occasione dell’elezione del nuovo Moderatore, avvenuta nel pomeriggio di quello stesso giorno: « Prima digiuni e poi... Sbaffl »!).
Sinodo 1982. In quest’occasione (preceduta e seguita da altri ordini del giorno, anche sull’ambiente) l’Assemblea votò un
articolato documento in cui, oltre a riconoscere nuovamente
nell’obiezione di coscienza — anche nel campo della fabbricazione delle armi ed in quello
della relativa ricerca — « una
scelta degna del massimo appoggio », Efifermò la propria aspirazione a vivere « senza il potere omicida delle armi », ribadendo che gli armamenti, mon solo nucleari, ma anche quelli convenzionali, quelli chimici e quelli batteriologici « costituiscono
un crimine contro l’umanità ».
Parole chiare quindi, e che ritengo siano condivise dalla grande maggioranza dei nostri membri di chiesa.
Concludendo, anche se comprendo che il prezioso contributo di Giorgio Bouchard alla conoscenza della nostra realtà
passata e presente è piuttosto
puntato verso i risvolti « pratici », verso gli « appuntamenti
con la storia », pur senza tralasciare l’aspetto teologico, non ritengo per nulla trascurabile l’altrettanto importante « appuntamento » che possiamo avere, sia
come Chiesa, ma anche come
facenti parte di organismi internazionali (penso in modo particolare al Consiglio ecumenico
ed alla Conferenza delle Chiese
europee) con i temi fondamentali qui sopra ricordati.
Ho letto con interesse i vari interventi riguardanti la « Confessione di
fede » del 1655, tuttora in vigore, e
li ho anche riletti per cercare di afferrare il senso di taluni punti ohe,
credo, mi è sfuggito.
Ho anche riletto la » Confessione »
e alla sua rilettura essa mi è parsa
sempre chiara, univoca ed attuale
(salvo forse il frasario che non è proprio del 1988, ma ciò non dà soverchio fastidio).
E’ chiaro che tale Confessione è
un documento « storico »; essa fu scritta non per i Valdesi, ma per gli « altri » (il Duca di Savoia, il Re di Francia, i Capi di Governo delle nazioni
protestanti, l'Europa protestante), ma
ciò non diminuisce il suo valore, essendo « ...una breve dichiaratione della nostra fede, quale l’habbiamo per
l'addietro avuta, e la teniamo ancora
hoggidì, conforme alla Parola di Dio... »
(dal Prologo della Confessione - Ediz.
Claudiana 1983 - Raccolta delle discipline vigenti nell’ordinamento valdese), e se allora « hoggidì » significava 1655, ora può significare 1988.
Per « noi », tale Confessione non
si sostituisce alla Parola di Dio, ma
è una « sintesi », un « messaggio »
della nostra fede, ed i richiami ai passi biblici di ogni suo articolo ci aiutano a meglio comprenderla e giustificarla, non nel suo significato letterale, ma in quello biblico.
Essa non è anti-storica né contro
la critica storica; la nostra Bibbia, per
fare un esempio, è composta da certi
Libri elencati neH’art. 3 della Confessione e se il canone, cioè la composizione dell’Antico Testamento, è divenuto tale solo verso la fine del I
sec. d. C. (le date ed i « Sinodi » sono estremamente incerti), ciò non significa che la Confessione debba essere rivista: paradossalmente dovrebbe essere rivisto il canone!
E’ vero che la chiesa cambia nei
suoi modi di essere presente e di agire nel mondo, ma non <■ ... (la) Chiesa
(che) è la compagnia de’ fedeli, i quali
essendo stati da Dio eletti avanti la
fondatione del mondo e chiamati d’una
santa vocatione, vengono ad unirsi per
seguitare la Parola di Dio, credendo
ciò ch’egli vi ci insegna e vivendo nel
suo timore » (art. 25 Confessione).
Slamo noi, donne e uomini, che cambiamo con il mutare dei secoli, della
vita, delle abitudini, talvolta in male,
ma non la Parola di Dio.
Forse una migliore conoscenza della
« nostra » Confessione di fede ci porterebbe non ad essere dei « fondamentalisti » (non lo siamo mai stati e non
lo siamo ora), ma ad avere una migliore conoscenza della nostra fede stessa.
Ad eccezione di libri storici, critici
e specialistici, non credo che la Confessione del 1655 sia molto diffusa nelle nostre Comunità, né porti a studi
biblici comunitari ad essa connessi;
perché, unitamente alla Bibbia, non si
consegna ai confermati un agile opuscolo contenente la « Confessione di
fede »?
Non desidero assolutamente sopravvalutare la sua importanza rispetto alla Parola del Signore, che è l’unica fonte della nostra fede, ma tale Confessione ha anche un valore storico che
fa parte dell’essere del popolo valdese
e che non può né deve essere trascurato.
Concludendo: conserviamola così come è stata scritta, ma diffondiamola di
più.
Italo Artus»Martinelli, Crema
UN CRISTIANESIMO
DI LIBERTA’
agli altri quel che non vorremmo fosse fatto a noi ».
Oltre tutto, sarebbe finalmente ora
di far capire agli idolatri che Cristo
è presente sempre, ovunque ci siano
uomini di buona volontà, desiderosi di
obbedire al Padre, e di metterne in
pratica gli insegnamenti, e non là dove
son presenti idoli e superstizioni paganeggianti.
Paolo Angelerì, Padova
CERCHIAMO OPERE
SULLA RIFORMA
Da più di un decennio il Centro
Evangelico di Cultura svolge a favore
della cittadinanza di Sondrio, insieme
alle conferenze, anche un servizio di
biblioteca/emeroteoa con prestito libri.
L’esperienza di questi anni ci ha convinti sempre più che gli utenti richiedono alla nostra biblioteca gli strumenti per una lettura o per uno studio della
Riforma e, in particolare, delle vicende storiche di cui la Valtellina e la
Val Chiavenna sono state teatro a par
tire dal XVI secolo.
Facciamo appello, quindi, alla sensi
bilità di quanti, tra i lettori, desiderassero aiutarci per arricchire di opere
e/o riviste la sezione «Riforma» del
la nostra biblioteca.
Le pubblicazioni vanno inviate al se
guente indirizzo: Pastore Renato DI
Lorenzo, Via Adua 4 - 23100 SONDRIO
Roberto Peyrot
PECCATO E
LIBERAZIONE
In « Mondo e mondanità », un ar
ticolo apparso sul numero del 12 febbraio scorso, ho letto un’affermazione
che mi ha profondamente colpita. E<
cola: « L’uomo è radicalmente pec
catore e tutto ciò che fa, qualunqu,:
cosa faccia, è irrimediabilmente viziato
dal suo peccato ».
Non condivido affatto questa opinione, anche se so che essa è molto
diffusa.
Se infatti crediamo che Cristo '
morto sulla croce per togliere il per
cato dal mondo, cioè per libera' ;
l'uomo dalla schiavitù del peccato,
come possiamo fare una simile affermazione? Non si può più parlare di
peccato come di un marchio indelebile, perché esso è stato lavato dsl
sangue di Cristo. Con il suo sacrificio
siamo diventati liberi » di fare il bene. Dipende da noi accettare il dono
di questa libertà.
Purtroppo poche persone lo accettano e così nel mondo trionfa il male (preferisco questo termine a quello di peccato). Ciò avviene perché
fare il bene, cioè seguire l’esempio di
Cristo, comporta molti sacrifici. E’ molto più facile crogiolarsi nel proprio
egoismo. Talvolta, invece di considerarci i responsabili delle nostre colpe,
troviamo più comodo attribuirle al
peccato originale che continuerebbe
a contaminare il mondo e persino la
nostra anima.
Concludendo, se crediamo alla « origine divina » del genere umano, come
possiamo affermare che ogni nostro
slancio, ogni nostro pensiero, ogni
nostra azione sono viziati irrimediabilmente dal peccato?
Silvana Tron, Torre Pellice
Indirizzi e telefoni
Il past. Saverio Guarna comunica il
suo nuovo indirizzo: Via della Bella
Villa 31, 00172 Roma. Tel. 06/282153.
Il past. Giuliana Gandolfo (via Pio
V, n. 17 - 10125 Torino) comunica ¡1
suo nuovo numero di telefono: 011/
657824.
Pienamente d’accordo con Donato Trovarelli (Perché il crocifisso?, n. 15 gennaio 1988). Nelle scuole statali, come
del resto in tutti gli uffici pubblici,
se è vero che in Italia non esiste più
una religione dello Stato, dovrebbero
scomparire i crocifissi. E questo, con
buona pace dei cattolici, non significa
affatto scristianizzazione della scuola e
della sooietà, ma rispetto per la convinzione personale di ogni cittadino. Il
cristianesimo autentico è veramente
presente là dove si manifesti in concreto la libertà per ogni convincimento, un reale e aperto pluralismo in una
società che proponga di « non fare
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 6 MARZO
RAI 2 - ore 23 circa
BERNARDINO OCHINO
La rubrica propone le vicende di Bernardino Ochino, eretico italiano del ’500, esule in
Europa a causa delle sue idee.
i
3
r
4 marzo 1988
marta e maria
DECENNIO DI SOLIDARIETÀ’ CON LE DONNE
BRASILE
Le necessità del dialogo Aprite le porte
Molte forme di oppressione, anche al di là della stessa questione femminile ■ Organismi internazionali e impegno sociale per la giustizia
Questo documento, elaborato in un incontro internazionale di
donne pastore appartenenti all'Alleanza riformata mondiale, non
può certo, di per sé, evocare la realtà complessa delle donne che lo
hanno scritto: i loro limiti, le loro profonde ricchezze, la voglia di
vivere e di contare, la fatica di una scelta difficile come l’essere pastori in una società in cui il ruolo della donna è ancora in ombra.
Ma sono parole che chiedono e chiamano alla solidarietà fra donne
che, pur nella diversità delle situazioni, si riconoscono, a partire
dalla pesante discriminazione loro imposta nella società e nella
chiesa. Con la sua pubblicazione vogliamo anche aprire il dibattito
sul senso del « decennio ecumenico di solidarietà delle chiese con
le donne », indetto dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e adottato
nel 1987 dal Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste.
Come Maria è stata inviata ad
annunciare ai discepoli ciò che
aveva visto (Giov. 20: 1-18), così
noi ci rivolgiamo alle nostre sorelle e ai nostri fratelli, alle nostre Chiese e alle nostre società.
Noi, donne riformate riunite per
il seminario intitolato « Chi ha
visto prima il Cristo? », siamo
state profondamente sconvolte
da ciò che ci hanno raccontato
le nostre sorelle thailandesi sullo sfruttamento sessuale e sulla
prostituzione, imposti in nome
del turismo.
Questo esempio di oppressione delle donne è come altri legato a questioni di ingiustizia
globale, di sfruttamento e di povertà. La iista delle donne vittime di strutture oppressive include: la povertà rurale, le donne anziane, le divorziate, le ragazze madri ed anche i bambini, le donne picchiate, le rifugiate e le immigrate.
Il razzismo, il sessismo e il
classismo sono in modo inestricabile legati a queste strutture
e trovano la loro esipressione nella poverià, nel flusso migratorio
e nelle deportazioni di massa.
Noi, d nne che viviamo in un
mondo in larga misura organizzato dagli uomini, abbiamo fatto
Tesperienza della nostra diversità; passano fra noi le divisióni
dovute a culture, a lingue, a situazioni economiche diverse. Abbiamo ancora una volta realizzato fino a che punto si faccia
sentire la necessità del dialogo:
dialogo fra Nord e Sud, fra Est
e Ovest, ma anche airintemo delle aree agricole del mondo (l’Africa e l'Asia). Se noi non reagiamo, « allora persino le pietre
grideranno ».
In ciascuna delle nostre situazioni personali noi dobbiamo usare tutti i canali e il potere delrinformazione ner stimolare le
nostre Chiese. Noi potremmo, ad
esempio, informare il Convitato
della Giornata Mondiale di preghiera sulle nostre preoccupazioni.
Dobbiamo prendere coscienza
della pluralità delle nostre culture per mezzo di incontri autentici con gli altri, che passino attraverso il canto, la danza i pasti comunitari e un profondo dialogo teologico.
Alcune proposte
tellare le file intemazionali della prostituzione, che crea benefici per un piccolo numero di
persone riducendo in schiavitù
migliaia di donne e di ragazzine.
Uno dei modi di appoggiare
i nostri Governi in questo compito sarebbe quello di assicurarci che essi abbiano firmato e
ratificatOi la « Convenzione per la
soppressione del commercio delle persone, dello sfruttamento e
della prostituzione di terzi »
(1949) e, se così non fosse, di
spingerli a farlo. Un’altra maniera sarebbe di aiutarli ad attuare la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei bambini (1959).
Una terza possibilità consisterebbe nel boicottaggio delle agenzie di viaggio che traggono
dei guadagni dal turismo sessuale.
3) Dobbiamo chiedere una
maggior partecipazione delle donne al potere decisionale nelle
Chiese, dato che esse costituiscono la maggioranza schiacciante
dei loro membri.
4) Dobbiamo mantenere e
continuare a sviluppare tutti i
canali possibili che permettano
alle donne di mettersi^ in relazione fra loro e di darsi quindi
FDEI
Dignità della persona,
rispetto della creazione
k
Per poter fronteggia're efficacemente le situazioni che ci riguardano. noi crediamo che le donne riformate di tutto il mondo
debbano porsi i seguenti obiettivi:
1) Dobbiamo trovare i modi
per convincere i nostri Governi,
ed anche le organizzazioni internazionali, che è necessario lavorare in vista di una rete mondiale d’informazione che possa
garantire la trasmissione aperta
e libera delle informazioni, ristrutturando i sistemi che controllano il passaggio di queste
informazioni da un continente
aH'altro.
2) Dobbiamo lavorare, con i
nostri Governi e con le organizzazioni internazionali, per sman
« Dignità della persona, rispetto della creazione » è il tema
del IV congresso della Federazione donne evangeliche italiane
(FDEI), che si svolgerà a Vasto
Marina (Chieti) — presso l’hôtel Adriatico — dal 22 al 25
aprile. Il congresso rappresenterà un momento di impegno
nell’ambito del programma del
Consiglio ecumenico delle chiese (CEO per il Decennio della
donna. Il « Decennio ecumenico
di solidarietà ccn le dorme », che
avrà inizio durante il periodo
pasquale, è stato proclamato
dal CEC per chiedere la solidarietà delle chiese verso le donne, afflmché esse possano espri
mere il loro diritto ad una piena
partecipazione alla vita ecclesiastica, sociale, politica.
Il programma dei lavori prevede la divisione delle partecipanti in gruppi di studio su nove temi biblici, relazioni conclusive e una tavola rotonda con
dibattito pubblico sul tema del
congresso. Tra gli argomenti da
discutere vi sarà una proposta
di modifica dello statuto, che
renderebbe la FDEI più aperta
alia partecipazione di donne appartenenti a denominazioni evangeliche attualmente non federate. Aderiscono alla FDEI
donne battiate, metodiste e vaidesi.
Un paese pieno di ingiustizie - Con la giornata di preghiera un messaggio di speranza
nella
un appoggio reciproco.
Chiesa e nella società.
I modi per arrivare a ciò potrebbero comprendere:
a) chiedere all’Alleanza Riformata Mondiale di cooperare
pienamente con il CEC nel progetto del Decennio ecumenico di
solidarietà delle Chiese con le
donne.
Noi lanciamo un appello alle
donne riformate di tutto il mondo perché si preparino sin d’ora
a questo progetto, che prenderà
l’avvio nella Pasqua deH’88;
b) raccomandare fermamente che nell’ambito delI’ARM venga istituito un ufficio a tempo
pieno che si occupi delle questioni che riguardano le donne:
organismi locali e regionali delle Chiese, una rete di comunicazione fra donne, che potrebbe
comprendere, oltre ad altre cose, una banca dati ed un bollettino di informazione.
5) Dobbiamo scoprire come
rinnovare il lavoro, sia con le
donne che sono nella Chiesa, sia
con quelle che ne fanno parte
solo nominalmente.
6) Dobbiamo motivare le organizzazioni di donne impegnate
nelle attività tradizionali e le
donne che hanno dei posti decisionali nella Chiesa e nella società, affinché esse agiscano nel
campo della giustizia, sviluppando dei programmi d’educazione
per le donne e per i bambini,
e raccontando la vita, le lotte
e gli sforzi di altre donne.
7) Dobbiamo rinnovare il nostro impegno per una partecipazione totale di donne e uomini
nella Chiesa e nella società.
Ginevra, 11-18 sett. '87
Centro Internazionale J. Knox
(Trad. Letizia Tomassone)
« ...Gesù ci ricorda che egli è
la porta che conduce alla vita... ».
« Gesù è venuto affinché noi potessimo conoscere la vita in tutta
la sua pienezza. Quando Gesù
parlava di sé come della "porta",
parlava anche di coloro che erano ladri e furfanti, che distruggevano la vita e ne negavano il valore... ».
La liturgia per la Giornata di
preghiera delle donne di tutto il
mondo è stata quest’anno preparata da donne brasiliane; per la
cronaca si tratta di una donna
membro della chiesa anglicana,
di un’altra pastore metodista e
di una suora benedettina.
In questi ultimi giorni sono
apparse sui nostri teleschermi le
immagini drammatiche del Brasile, la povertà, la miseria, il degrado delle favelas; s’è parlato
per un momento degli enormi
problemi sociali di questo grande
paese, il più grande del continente latino-americano, all’ottavo posto nell’economia mondiale, dove
però solo una piccola percentuale della popolazione gode delle
immense ricchezze del territorio.
Basti pensare che l’l,2% dei proprietari possiede il 45% del terreno- coltivabile, su una popolazione che è ner metà almeno formata da agricoltori. Il 60% della
popolazione non riceve l’acqua in
casa, in un paese che è il più ricco del mondo di acqua. Il 35%
della popolazione è analfabeta;
solo il 5% dei matrimoni sono
legalmente riconosciuti. Si po
trebbe continuare a lungo su questo registro!
Smascherare ladri
e briganti
Gesù, la porta, è dunque visto
come colui che apre prospettive
di vita (e queste ci sono concretamente in Brasile); ma l’immagine della porta, nel 10° capitolo
dell’Evangelo di Giovanni, serve
anche per smascherare ladri e
briganti. Così, .giocando sul po■sitivo e sul negativo, passando
dal piano biblico alla realtà del
Brasile di oggi, daH’Evangelo della speranza e della liberazione
alla situazione di un paese tra i
più ricchi e miserabili, le donne
sono quest’anno chiamate a prendere consapevolezza della sofferenza di milioni di esseri umani
e delle strutture di ingiustizia che
ne impediscono lo sviluppo e la
vita.
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Agghiacciante è per esempio la
situazione dell’infanzia e della
gioventù in città come San Paolo
o Rio de Janeiro, mentre nell'indifferenza generale si svolge
silenziosamente il genocidio delle
ultime popolazioni indigene delTAmazzonia. E d’altra parte non
possiamo neanche illuderci che
quanto viene distrutto sia senza
conseguenze sul nostro mondo:
la deforestazione dell’Amazzonia
rischia di avere un impatto disastroso sul clima e sulle condizioni di vita del nostro pianeta.
Le unioni femminili hanno preso molto sul serio la preparazione di questa giornata, ricuperando così il senso vero della preghiera, che non è uno « scaricare » su Dio quelle che sono le nostre responsabilità, ma un assumerle alla Sua presenza.
Occuparsi del Brasile non significa però dimenticare altri problemi; ecco perché le collette raccolte in quella giornata saranno
inviate al Consiglio Ecumenico
delle Chiese per sostenere il programma di aiuti alle popolazioni
di E1 Salvador e dell’Etiopia.
Luciano Deodato
4
vita delle chiese
4 marzo 1988
UNA DONNA FORTE
CORRISPONDENZE
Lucilla Rochot Jervis
“Wanda”
Gli anni drammatici delia guerra ■ Neile parole di un capo partigiano il ricordo, ma soprattutto f’Ìrìsegnamento di una lezione di vita
« Su, coraggio! », le diceva alcuni giorni fa un'assistente dell’Asilo di San Giovanni.
«Coraggio? Sapesse quanto ne
ho avuto in vita miai »^ le risponr
deva serena e un po’ ironica Lucilla.
Ed era vero. La vita le aveva
chiesto molto coraggio e una
grande forza d'animo per non
crollare sotto i colpi che crudelmente ne hanno contrassegnato
resistenza.
Sposa di Willy Jervis, il suo
poteva essere un grande e felice matrimonio. Dalla loro unione era nata una'bella bambina.
Letizia, fin troppo bella, fin troppo brava: non piangeva mai, era
sempre sorridente. Stupiti da
quésto comportaniento, alcuni
mesi dopo la’ nascita avevano
voluto capirne' il perché. La diagnosi del medicò fu un duro colpo; ® la bimba era anormale. Un
po’ di tempo dopo, durante una
epidemia di poliomielite scoppiata ad Ivrea (lui era ingegnere airOlivetti), anche la bimba
si ammalò. Non fu più possibile tenerla in casa. Fu messa in
un istituto dove, verso i 16 anni, morì. Dovette essere un grande dolore, ma Lucilla non lo fece mai pesare agli altri.
Durante la Resistenza il marito, Willy, ma questa è storia
nota, fu presola un pmsto di
blocco al ponte di Bibima. Era
il marzo del ’44. Willy, membro
del Comitato militare del Partito d’Azione piemontese, portava
quel giorno con sé documenti
e materiale esplosivo. Fu rinchiuso alle Nuove di Torino. Per
cinque mesi fu in cella d’isolamento, sottoposto a interrogatori, torturato, seviziato, senza mai
rivelare nulla di quanto sapeva.
« Oggi — si legge in un biglietto scritto il 19 aprile '44 alla
moglie — aspettando la tortura
è in Dìo solo che spero e ne ho
coraggio. Le sue vie sono infinite. Sia fatta la sua volontà.
Dio mi ha dato coraggio e non
mi abbandonerà mai. A lui ricorrerò anche sotto i colpi (...) ».
In tutto quel periodo Lucilla
non potè mai vedere suo marito. Ogni settimana portava alle
Nuove il cambio della biancheria. Ci fu tra loro uno scambio
clandestino di corrispondenza,
non so attraverso quali canali.
Una ventina sono le lettere che
Willy riuscì a far giungere alla
moglie e che lei conservò gelosamente (alcune sono state pubblicate dal nostro giornale del
2.S/4/’86). Ma lei non volle mai
rendere di dominio pubblico questo carteggio, forse perché era
l’ultimo pezzo della sua vita privata con Willy che le rimanesse.
A nulla valsero i tentativi dei
partigiani per liberare Willy. Il
5 agosto venne fucilato da un
plotone tedesco e il suo corpo fu
impiccato sulla piazza di Villar
Pellice. Condivisero la sua sorte
altri 4 giovani, i cui nomi sono
rimasti a lungo sconosciuti. A
stento la sorella di Willy, Laura, e Anna Marnilo, mandata dai
partigiani, ne identificarono la
salma, tanti erano stati i patimenti e le torture subite in carcere. Prima della fucilazione Willy aveva fatto in tempo a gettare al di là del muretto che recinge la piazza la sua piccola
Bibbia. La trovò un’operaia che
lavorava alla Crumière. Sul frontespizio, con uno spillo, aveva
tracciato queste parole: « Non
chiamatemi povero. Muoio per
aver servito un’idea ».
Poi, all’intemo della copertina, fu trovato un altro messaggio, datato 5 agosto: « Dio vi benedica e vi guardi, ci rivedremo
certo lassù, bacia ì bimbi per
me poverini, sii forte per loro,
il tuo Willy ».
E così, mentre Willy entrava
nella leggenda, Lucilla rimaneva
sola, col suo dolore. Diceva ultimamente: « Ci volevamo tanto
bene. E' stato terribile ».
Ma non l’ha mai fatto pesare
a nessimo.
A quell’epoca io ero bambino,
hon potevo capire. Abitavo dai
nonni; la loro casa era vicina
a quella dei Jervis. Mi ricordo
dei lim^i pomeriggi sereni passati a giocare nel loro giantìno,
e di Lucilla, affettuosa e comprensiva con noi tutti. Alta e
severa, con i suoi occhiali da
professoressa, poteva incutere un
certo timore, ma il suo era un^o
sguardo buono e il suo sorriso
dolce invitava al dialogo.
Me la ricordo più tardi, ma
gli anni non avevano mutato
questa sua caratteristica di fondo. Sempre aperta, curiosa di
sapere, desiderosa di capire gli
altri, e forte.
Il 20 dicembre scorso aveva
compiuto 80 anni.
E’ mancata la mattina del 22
febbraio. Il suo declino è stato
rapido, il suo fisico ha ceduto
quasi aU’improvviso.
Guardandola ora per l’ultima
volta, composta nella bara nell’immobilità della morte, si disegnava sul suo volto come una
sofferenza profonda. Lucilla aveva finito di lottare. « Sii forte »,
le aveva lasciato scritto il suo
Willy. E così lei ha fatto.
Il pastore comincia il servizio
funebre e legge dalle ultime pagine dell’Apocalisse: «E Colui che
siede sul trono disse: ecco, io fo
ogni cosa nuova... ».
Luciano Deodato
sistenza durante gli ultimi anni.
Serbando nel cuore lo strazio per il martirio di suo marito che, seviziato e impiccato per
la libertà, additò la via del risorgere dello spirito sulla bestialità della guerra, ne coltivò con
amore la memoria, gli insegnamenti, senza iattanza, senza vane parole.
L’Italia democratica, nata dalla Resistenza, ha te sue radici,
la sua legittimazione appunto
per il cosciente sacrificio di uomini e donne come Willy e Lucilla Jervis.
Come scriveva Daniel Becon,
insegnante francese, fucilato il
30 maggio '42 a Mont Valérten,
su un foglietto prima dell’esecuzione: « ...mi considero come una
foglia che cade daU’albero per
fare terriccio. La qualità del
terriccio dipenderà dalla qualità delle foglie... ».
A noi non rimane che constatare quanto sia arduo far crescere fiori e frutti, anche se purtroppo il terriccio è stato abbondantemente ricoperto da foglie meravigliose.
Per queste memorie dobbiamo testimoniare e non stancarci,
oltre ogni amarezza, con conoscenza e volontà, rifuggendo da
vane parole, respingendo fallaci
scorciatoie. Con l’esempio di chi
è stato migliore di noi cerchiamo stimolo e conforto, determinazione e impegno, senza attendere dagli altri quanto possiamo fare noi stessi.
Con il suo sangue, sulla minuscola Bibbia, Willy Jervis scrisse: « Non chiamatemi povero.
Muoio per aver servito un’idea »
e, forse, se gli fosse stato possibile, avrebbe aggiimto: un’idea
di pace, di fratellanza, di amore.
Se testimoniare è ricordare e
operare, per noi tutti la figura
di Lucilla Rochat Jervis rimane
preziosa per l’esempio di dignità
e coerenza agli ideali della Re
Ma noi sappiamo che questo
era ed è stato l’ammonimento e
il testamento di Lucilla e Willy, amici e fratelli maggiori.
Paolo Favout
Comandante della V Divisione
Giustizia e Libertà "Sergio Toja”
COLLEFERRO — Wanda, la
mite ed affettuosa consorte del
nostro fratello di chiesa prof.
Giovanni Gönnet, ci ha lasciato
nella notte del 17 febbraio. Le
comunità di Colleferro e di Ferentino sono molto tristi perché
ramavano molto.
Wanda, come suo marito, come il prof. Valdo Vinay, è stata pr^ente ed attiva ai tempi,
ormai lontani, della prima evangelizzazione del basso Lazio.
Non v’era conferenza alla Casa del Popolo di Colleferro in
cui non fosse vicina a suo marito che con passione predicava
Cristo, faceva raffronti storici,
analizzava la situazione politica
del momento. Era il tempo delle
scomuniche ai comunisti, dell’occupazione della fabbrica, delle
dure repressioni poliziesche contro gli operai della SNIA.
Wanda fu vicina e presente
nei gruppi biblici che si raccoglievano prima nelle case degli
operai di Colleferro, poi nelle
fattorie disseminate nelle campagne della Ciociaria attorno ad
Agnani e Ferentino dove, per
giungerci, era necessario camminare a lungo per sentieri fatti di pietre, polvere o fango. A
volte c’era una folla ostile ad
attendere, incitata dal fanatismo
di un clero gretto. Altre volte
c’erano i carabinieri a cavallo,
pronti a sbarrare la strada alrannimcìo dell’amore di Dio in
Cristo.
Wanda era sempre lì, accanto al suo compagno, accanto ai
nuovi amici neofiti, a condividere
impegno e soprusi, ostacoli e speranze. Poi si assentò per qualche
anno per seguire il marito che
il lavoro culturale impegnava
in Marocco, in Jugoslavia, in
Norvegia.
Negli ultimi tempi, ogni volta che ritornava tra noi per il
culto o per qualche giornata
comunitaria, era per lei sempre
come ritrovarsi in famiglia: aveva per tutti un sorriso, una parola buona, un ricordo da evidenziare. Nelle nostre comunità
tutti chiamano' Giovanni Gönnet
"il Professore”, ma Wanda era
semplicemente Wanda: un’amica, una compagna, una sorella
della comunità.
Malgrado la sua fibra delicata
e la sua salute cagionevole è
stata una donna forte e coraggiosa che ha vissuto una vita
intensa perché intenso era l’amore che la legava a suo marito.
Il Regno di Dio è un annuncio che non può essere fatto che
con estrema semplicità. A qualcuno può sembrare una pazzia
o uno scandalo, ma a tutti sembra quasi impossibile che le
povere parole e gli umili segni
che lo indicano possano raffrontarsi con la sua realtà, che sappiamo meravigliosa. Eppure,
quando il Regno sarà cresciuto, come il granel di senape, all’ombra sua, dice l’Evangelo, si
ripareranno gli uccelli del cielo.
Predicazione in
Sicilia: 1968-88
CATANIA — Membri dei consigli di chiesa, predicatori locali, catechisti ed operatori diaconali delle chiese battiate, metodiste e valdesi siciliane si incontreranno sabato 19 e domenica 20 marzo, nell’Aula magna
della Facoltà di lettere, per discutere «la predicazione e la diaconia delle chiese siciliane nel
periodo ’68-’88 » e per « indicarne le prospettive ». Sono previste relazioni di E. Genre, A. Bonnes, E. Rivoir, P.V. Panascia, L.
Leone, G. La Torre, B. Corsani,
S. Aquilante e S. Rapisarda.
Informazioni possono essere
richieste al past. E. Genre, tei.
095/329725.
Incontri
NOVARA — Lunedì 7 marzo, alle
ore 21, nel salone del Convitto «Carlo Alberto » (Baluardo Partigiani, 6),
promosso dalla «Sinistra Indipendente”
di Novara e dalla Editrice « Europìa ■>.
si terrà un pubblico dibattito su Fra
Dolcino. Nascita, vita e morte di una
eresia medievale.
Relatori il prof. Dorino Tuniz, docente nel locale Seminario, e lavo Burat, coordinatore del « Centro Studi
Dolciniani ».
XVI CIRCUITO
Solidarietà con i palestinesi
Decisa l’adesione ad un appello nazionale - Il Consiglio ecumenicc)
e la proposta di assumere il padrinato di alcuni bambini dei campi
FIRENZE — Da venerdì 11 a domenica 13 marzo si terrà presso l'Istituto
Gouid (tei, 055/212576) l'assemblea ordinaria dell'Associazione Evangelica di
Volontariato (AEV), associazione che
raggruppa i volontari, evangelici e non,
che prestano il loro servizio presso le
opere delle Chiese battiste, metodiste
e valdesi. L'incontro, che è aperto a
tutti i simpatizzanti, prevede tra l'altro
una visita guidata a Firenze, un incontro sul problema della donazione
degli organi, ed il culto con la Chiesa
battista di Firenze.
Secondo incontro dei pastori
del XVI circuito a Vittoria il 1”
febbraio.
L’incontro è stato intenso, sia
durante il momento di esegesi
in comune (curato da A. Bonnes
su Ap. 6), sia nella discussione
dei vari momenti organizzativi
che caratterizzano il comune lavoro dei prossimi mesi. Innanzitutto la questione palestinese:
Mauro Pons ha ripercorso i vari momenti di incontro e di riflessione che già si sono avuti
in alcime chiese siciliane su questo argomento e segnalato alcune possibilità concrete di solidarietà e di informazione. Tenendo conto che alcune chiese
(Catania) sono già impegnate in
questa riflessione, si è deciso di
dedicare la « settimana della libertà » alla questione Palestine
se. Si organizzeranno dunque degli incontri anche nelle chiese
per una più precisa informazione sulle radici degli scontri in
atto e sulla storia passata e recente della Palestina dopo la costituzione dello stato di Israele.
La cosa ci sta a cuore perché si
tratta, per noi, di cogliere con
chiarezza anche i nodi teologici
della questione ebraica. Accanto
a questa iniziativa di sensibilizzazione e di informazione — che
avverrà con l’aiuto di alcimi studenti palestinesi —, si è deciso
di aderire all’appello lanciato su
tutto il territorio nazionale, per
la raccolta di fondi per l’acquisto di medicinali e di generi alimentari. Il denaro che stiamo
raccogliendo sarà fatto pervenire
al comitato dì solidarietà col popolo palestinese recentemente
costituitosi a Catania, di cui le
chiese battista e valdese sono
membri fondatori. Si sta al tempo stesso riflettendo sulla possibilità concreta di assumerci, come chiese siciliane, il padrinato
di alcuni bambini dei territori
occupati, e ciò sarà fatto a livello di circuito appena avremo più
precise informazioni dal CEC di
Ginevra sulle modalità di questa forma di solidarietà.
Un secondo problema organizzativo dibattuto è stato quéllo
della « giornata comunitaria » del
aprile che si terrà a Riesi,
25
presso il Servizio cristiano, con
il concorso di tutte le chiese siciliane. Una giornata di festa e
di incontro che inizierà con un
culto all’aperto, e poi con la presentazione di alcuni stands a
cura delle chiese, con momenti
teatrali, con i contributi che la
creatività delle nostre piccole
chiese riuscirà a produrre. I
proventi di questa giornata saranno devoluti alla solidarietà
con il popolo palestinese.
E’ stato presentato anche il
programma ormai pronto dell’incontro che si terrà a Catania il
19-20 marzo prossimi sul tema:
« tra cultura e politica, predicazione e diaconia nella vita delle
chiese evangeliche BMV in Sicilia negli anni 1968-1988; le prospettive degli anni ’90 ». Speriamo che il programma dettagliato possa essere pubblicato sul
nostro giornale prima dell’incontro...
Il prossimo colloquio pastorale (il terzo e l’ultimo) si terrà a Palermo il 2 maggio prossimo.
S. I.
Per Informazioni ed iscrizioni rivolgersi alla Segreteria del Gouid (ore
9-13, 15-19 giorni feriali; sabato 9-12).
REGGELLO — Dal 13 al 16 marzo si
terrà a Casa Cares l'incontro di formazione per I diaconi, sul tema « Ministeri e formazione », L'incontro è
aperto a tutti gli interessati. Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi a Casa Cares, Via Pietrapiana 56, 50066
REGGELLO (Fi). Tel. 055/8652001.
ROMA — Si terrà dal 12 al 13 marzo, presso la Facoltà di Teologia (Via
Pietro Cossa 42), il convegno organizzato dalla Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia sul tema « Maria, nostra sorella ». Per informazioni
ed iscrizioni rivolgersi alla Segreteria
FCEi, via Firenze 38, 00184 Roma lei. 06/4755120 o 483768.
GENOVA — Presso la Chiesa valdese di Via Assarotti 21 si terrà, venerdì 18 marzo, alle ore 18, una conferenza del pastore Erminio Podestà
sul tema « L'azione deiie comunità di
base in Italia contro il Concordato ».
il
i
5
f
4 marzo 1988
vita delle chiese
COMMISSIONE DI STUDIO PER LA DIACONIA
Linee di lavoro
Informare le chiese, studiare i modi della formazione dei pastori e
dei diaconi; le indicazioni che possono venire dalle chiese estere
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
I valdesi in USA
La Commissione di studio per
la diaconia, nominata dalla Tavola valdese, è stata così costituita: Marco Jourdan (coordinatore), Rosanna Nitti e Giovanni
Anziani al sud, Anita Tron e Alberto Taccia al nord. Rappresentante della Tavola: Marco
Rostan.
La commissione si è riunita
recentemente e ha impostato il
suo programma di lavoro assumendo come documento di base
la relazione che la precedente
commissione ha presentato al
Sinodo '87. Tale relazione, in una
decina di punti, ha messo in rilie\’o i temi da sviluppare o da
impostare a nuovo riguardanti
il modo di « fare diaconia » in
una prospettiva teologicamente
e biblicamente corretta e in piena aderenza con le situazioni
reali in cui la chiesa svolge o
può svolgere il suo servizio.
La commissione si è data per
quest’anno il seguente programma di lavoro di massima:
1 ) l’apertura di una rubrica
mensile di informazione sul giornale, che di volta in volta presenti problemi e situazioni relative alla diaconia della chiesa,
al fine di allargarne l’informazione a tutte le comunità e pro
muovere un maggior coinvolgimento di tutti su questioni che
non possono né debbono essere
delegate al solo gruppo di addetti ai lavori;
2) la ripresa, in veste totalmente rinnovata, della pubblicazione di « quaderni di diaconia »
di cui il primo, « Nuove prospettive della diaconia evangelica »,
è stato pubblicato nel dicembre
1985. Questi quaderni, di cui si
prevede una scadenza semestrale, potranno raccogliere studi di
natura storica (ad esempio tratti dai programmi degli incontri
di Casa Cares), riflessioni bibliche e teologiche, contributi diversi su tematiche specifiche relative ai settori in cui la nostra
chiesa esercita, o jx)trebbe esercitare, la sua attività di servizio;
3) riflessione teologica e formazione dei pastori. Il punto
riguarda da un lato la possibile
collaborazione con l’Editrice
Claudiana per proposte di traduzioni o pubblicazioni di testi
di particolare rilievo sulle tematiche del servizio (come ad esempio il libro di Moltmann su:
Diaconia, il servizio cristiano nella prospettiva del Regno di Dio,
pubblicato nel 1986) e, dall’altro,
la proposta di promuovere una
maggior attenzione alle temati
che diaconaU della chiesa, nel
curriculum formativo dei nostri
futuri pastori, sviluppeindo anche contatti e scambi con chiese evangeliche alTestero;
4) contatti con il Servizio di
azione sociale della Federazione,
i dipartimenti diaconali, la CIOV,
il CEO, in modo da promuovere uno scambio maggiore di esperienze e, dove e quando possibile, un coordinamento di ricerche e di interventi;
5) formazione dei diaconi. Il
problema della formazione biblica e teologica dei diaconi (presenti e futuri) deve essere ripreso, poiché le soluzioni suggerite
o attuate finora non sembrano
dare risultati soddisfacenti. L’esperienza delle chiese evangeliche estere, in particolare in Svizzera e in Germania, studiata
da Marco Jourdan, può forse
suggerirci qualche orientamento, sia pur in una situazione diversa quale è la nostra. A questo tema si eilfianca il problema
della formazione di tutto il personale delle nostre opere, che è
di competenza dei dipartimenti
diaconali, e a cui anche le « giornate diaconali » di Casa Cares
danno un notevole contributo.
Alberto Taccia
UNA STORIA DI RESPONSABILITÀ’
XVII febbraio e dintorni
La ffsta, il bisogno di religioso, la celebrazione e la ricerca di
sicurezza: a quale tipo di identità corrispondono queste esigenze?
Il oihattito più vivo e più ricco del Sinodo dello scorso anno
è stato — contro ogni previsione — quello sul « Glorioso Rimpatrio », dibattito che si è sviluppato anche a partire dal documento che la Società di Studi
Valdesi aveva preparato per le
Conferenze Distrettuali in vista
deU’ormai prossimo centenario
del 1989.
Molti dei punti di vista espressi negli interventi sono simili a
quelli che spesso ascoltiamo
quando nelle nostre chiese ci si
avvicina al XVII febbraio.
Ad Ivrea e a Biella, a Napoli
o in Calabria che senso può avere ricordare quel giorno del 1848
in cui, attraverso le « Lettere Patenti » del re sabaudo, veniva riconosciuta a quel piccolo popolo
montanaro e ghettizzato perché
evangelico una libertà di coscienza e di culto così a lungo aspettata e sofferta?
Calendario
Giovedì 3 marzo
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Presso il Centro
d'incontro di via Repubblica, alle ore
20.45, prosegue lo studio del libro della Genesi.
Domenica 6 marzo
□ TRADIZIONE EBRAICA
TORRE PELLICE — Prosegue la serie
di incontri col dott. Ventura organizzata dall’YWCA e dal SAE su temi della tradizione ebraica. Alle 0'"e 15.30,
presso Villa Elisa, l'argomento della
conversazione sarà « La rivelazione »
(Numeri 4).
E — comunque — quale contenuto può ancora avere il nostro « ricordare »?
Anche alle Valli, secondo l’opinione di molti, il XVII febbraio
è ormai poco più di una festa
tradizionale, dove il bisogno religioso, nella sua dimensione collettiva, trova una risposta nei costumi, nei falò, in quel diffuso
e ambiguo senso di sicurezza che
si avverte nel ritrovarsi ancora
in molti, nella necessità presente
negli uomini di ogni generazione
di sapere che abbiamo delle radici da qualche parte, una storia importante.
Tutto questo — dicono — ci
porta a credere di avere ancora un’identità che invece non
possediamo più, non solo a livello religioso, ma forse neppure
a livello culturale.
Ci sembrano osservazioni sostanzialmente giuste che nascono dalle pagine evangeliche più
]X>lemiche, dove Gesù nega una
qualsiasi posizione di privilegio
a chi si vanta della propria discendenza da Abramo. La fede
non nasce dalla tradizione ma
dal riconoscere e dal confessare
Gesù come Signore, così come
la storia e l’identità di un popolo di credenti non sono date dall’albero genealogico e dal legame
oscuro della parentela e del sangue, ma dalla consapevolezza comune di una vocazione che ieri
come oggi ci viene rivolta.' E
per trovare la capacità collettiva per rispondere a questa vocazione non serve fare le « cene
dei barbetti» (a questo arriva
la strumentalizzazione che ci viene proposta in occasioni come
quella del XVII febbraio), ma la
discussione, la riflessione, la preghiera, la disponibilità all'impegno e ad una nuova disciplina
di vita che possiamo trovare cer
cando di riprendere il cammino
con Gesù.
Non è facile, oggi in Italia,
essere evangelici e cercare di rimanere tali in modo autentico,
perché non è facile stare vicino
a Gesù, ma abbiamo oggi meno
difficoltà oggettive di quante ne
avessimo ieri, e molte più possibilità di predicazione e di testimonianza.
Questa è la sfida che le nostre chiese devono accettare; i
mezzi, le parole, le azioni per
rispondere a questa vocazione
vanno continuamente cercati di
nuovo, rinnovati, rimessi in discussione.
Con questo orientamento, allora la storia passata acquista
un senso, diventa una storia « nostra », ed è una enorme responsabilità che ora vogliamo assurnerci. Il XVII febbraio o il Glorioso
Rimpatrio ne sono soltanto alcune pagine, forse più conosciute di
altre; ma nostre — allo stesso
modo — sono le pagine della
predicazione metodista a Napoli o a Scicli, quelle della presenza battista in Puglia, anche le
pagine strappate delle colonie
valdesi in Calabria.
Questa storia è la « nostra »
storia, di tutti quelli che magari solo ieri si sono avvicinati a
questo strano e difficile mondo
evangelico, ma che credono che
la libertà di coscienza, il rigore
della ricerca teologica, la rinunzia ad ogni privilegio, in una parola il tentativo di seguire « solo Cristo » senza garanzie e percorsi protetti, abbiano ancora un
senso, come l'hanno avuto per chi
ci ha preceduti ed ha cercato in
Lui la propria identità.
Gianni Genre
FRALI — La giornata del XVII
febbraio è trascorsa nella sala
della chiesa dalla mattina, con
il culto, fino a sera inoltrata. Oltre all’occasione scontata di stare insieme, abbiamo ricevuto un
messaggio da parte del pastore
Donald Fox, della comunità di
lingua inglese di Torino. Oltre
ad illustrare il rapporto tra i
valdesi ed il Nord America al
tempo delle emigrazioni, tenendo in particolare un occhio sull’emigrazione dei pralini a Valdese, ci ha presentato la diversificazione del protestantesimo
americano attraverso lo spaccato della città di Princeton, sede tra l’altro di una grande università, dove hanno fatto Tanno alTestero alcuni pastori vaidesi italiani.
Abbiamo potuto così rifiettere
sulla particolarità delTesperiienza multiculturale americana e
sulla difficoltà di vivere la comunità in queste diversificazioni.
Ringraziamo Donald e sua moglie Elizabeth per la loro presenza fra noi e facciamo loro
molti auguri per il loro prossimo ministero negli Stati Uniti.
La corale ha anche presentato un piccolo repertorio di inni
francesi e complaintes, mostrando di aver rafforzato la sua
preparazione e Tafflatamento di
gruppo.
I bambini della Scuola domenicale hanno eseguito due canti
del loro repertorio.
Replica straordinaria
VILLASECCA — Visto il notevole gradimento dimostrato
dal pubblico, la Filodrammatica
ha deciso la replica straordinaria della recita, domenica 13 marzo, ore 14.30, a Villasecca.
• La seduta del Concistoro
è stata spostata a sabato 19 marzo, ore 20.30, nella saletta.
il Concistoro attende segnalazioni di nominativi di persone
da proporre come anziani.
• Rimane confermata la prossima Assemblea di chiesa di
domenica 20 marzo, ore 10. Odg;
1) Esame della Relazione finanziaria 1987; 2) Impegno finanziario 1988 per la Cassa Centrale;
3) Nomina dei 2 deputati alla
Conferenza distrettuale e del deputato al Sinodo; 4) Varie eventuali.
• Domenica 6 marzo, culto
con celebrazione della Cena del
Signore.
• Nella stessa domenica gran
parte delle sorelle della nostra
Unione femminile parteciperà a
Savona alla Giornata mondiale
di preghiera delle donne
• Giovedì 10 marao, ore 14.30,
l’Unione femminile riceverà la
visita di quella di Ferrerò.
• Le prossime riunioni quartierali di marzo: 4 - Dovile; 8 Giulberso; 11 - Pian Faetto.
Riunioni quartierali
ANGROGNA — Riunioni: 8.3 al
Martel, il 9 al Prassuit-Vemé,
TU agli Odin, il 21 al Serre, il
22 a Buonanotte.
• Il Concistoro è convocato
per le ore 20 di domenica 6 marzo presso il Presbiterio.
Le chiese e il distretto
SAN SECONDO — Ringraziamo il past. Arnaldo Genre e
Gianni Long per aver presieduto i culti delle domeniche 31
gennaio e 14 febbraio, sostituendo il pastore Bertolino assente
{jer incarichi della Missione contro la lebbra.
• La sera del 16 febbraio un
gruppo della Chiesa valdese di
Torino, guidato dai pastori Bernardini e Taccia, ha partecipato
al « falò » al Roc (Prarostino);
poi, nella cappella, l’Unione Femminile di San Secondo ha offerto un simpatico rinfresco.
9 Domenica 28 febbraio abbiamo ricevuto la visita della
Commissione esecutiva distrettuale che, oltre ad informarsi
sulle nostre attività, ci ha presentato una panoramica delle
chiese e delle opere nel distretto.
Auguri!
POMARETTO — La chiesa ha
dimostrato la sua gioia e fatto
gli auguri ad Anita Tron e Mo-r-QX
co Garrone che si sono presentati come nuovo nucleo familiare alla comunità di Pomaretto,
dove Anita ha svolto per un lungo periodo un lavoro nelTambito della chiesa come monitrice
e come direttrice del Convitto.
Agli sposi, che si sono uniti in
matrimonio civile a Tone Pellice, è stata donata la Bibbia come augurio di ima felice unione sotto lo sguardo del Signore.
• Auguri anche a Daniele Ribet e Cristina Long di Inverso
Pinasca - Robert - per la nascita di Cristian.
• Il Concistoro è convocato
per sabato 5 marzo, alle ore
20.30, presso i locali della Sala
Lombardini di Perosa Argentina.
Attività del
gruppo giovani
VILLAR PEROSA — Ogni 15
giorni, di lunedì, alle 20.30 il gruppo giovani di Villar Perosa si
incontra nei locali del convitto
valdese. Stimolati da film in videocassetta facciamo delle interessanti discussioni su temi emersi dal nostro vissuto. Abbiamo parlato di pace, dei rapporti interpersonali e abbiamo intenzione di continuare la nostra
riflessione in questa direzione
interrogandoci sul percorso della nostra fede, sul lavoro, sulla
qualità della vita che ci viene
offerta. Se qualche giovane ne
vuole sapere di più, il nostro
prossimo incontro sarà lunedì 7
marzo. n ^ ir
• Riunioni quartierali: 9.3 Vivian- 15.3 Centro (Convitto); 16.3
Lupini (Fam. Ghigo); 17.3 Grange (Fam. Chambon).
Il ritorno del teatro
SAN GERMANO — Terminati
i festeggiamenti del 17 febbraio,
nel ricordare gli avvenimenti
passati, desideriamo per prima
cosa ringraziare da queste colonne tutti coloro che con il loro lavoro hanno permesso alla
comunità intera di godere di una
giornata intensa di gioia e di
comunione fraterna. Quando tutto « scorre », quando l’organizzazione funziona, noi ce ne rallegriamo ed usufruiamo dei servizi che ci vengono resi; ma difficilmente poniamo mente al fatto che, senza apparire, molte
persone hanno lavorato per noi.
Pensiamo a coloro che hanno
preparato i falò, che hanno cucinato e servito al pranzo, che
hanno allestito le recite: a tutti
vada la nostra riconoscenza. Un
pensiero particolare va ai pastori Noffke e Garrone, che hanno
condotto il culto la domenica
14 ed il giorno 17.
Quest’anno, inoltre, abbiamo
avuto il piacere di rivedere all’opera la Filodrammatica, che
alcuni anni fa si era sciolta. Ha
presentato due atti unici: Il versificatore, di Primo Levi, ed II
mio cliente Ricciolo, da una radiocommedia di Norman Oorwin.
Il filo conduttore dei due pezzi
teatrali sta nel rapporto insensato che l’uomo ha instaurato
con la natura e che in essi viene rappresentato.
6
valli valdesi
4 marzo 1988
PINEROLO
Mai più
“matti”
Solidarietà per superare tutti i pregiudizi
« I partecipanti alia Assembiea Pubblica, promossa dalla Caritas Diocesana neH'Auditorium Comunale di Pinerolo, il 19 febbraio 1988, su ’’Il problema umano e sociale dei malati di
mente”, udita la presentazione di alcune testimonianze con lo scambio di
idee che ne è seguito.
ìnvitano tutti
a creare attorno ai malati mentali e
alle loro famiglie un clima non di ingiustificati pregiudizi, ma di comprensione, amicizia e solidarietà;
CHIEDONO
Al RESPONSABILI DELLE U.S.S.L.
1) che, secondo quanto è previsto
dalla legislazione vigente, sia dato
maggiore spazio alla partecipazione attiva dei cittadini alia programmazione
e verifica dei servizi di salute mentale
fatte dall'ente pubblico;
2) che, armonizzando le competenze
e le responsabilità esistenti ai vari livelli, senza contrapposizioni ideologiche istituzionali e di prestigio personale, si consideri il malato mentale
come soggetto primario al cui servizio
vanno predisposti adeguati interventi
ospedalieri ed extra-ospedalieri;
3) che il Reparto Psichiatrico delrOspedale Civile sla strutturato a misura d uomo, in modo da assicurare
un conveniente spazio vitale e da favorire una dignitosa riservatezza nelle
relazioni;
4) che nella USSL 44 sia aumentato
il numero degli operatori psichiatrici, e
sia predisposto un miglior utilizzo dei
medesimi, con un chiaro progetto di
interventi costantemente verificato;
5) che il malato di mente sia seguito e curato possibilmente nel suo ambiente naturale di vita (famiglia, scuola, mondo del lavoro), attivando una
pluralità di interventi di prevenzione,
di sostegno e di riabilitazione fin dall'età della scuola dell'obbligo;
6) che siano investiti quanto prima
i 180 milioni già stanziati dalla Regione per l'istituzione di una Comunità
terapeutica a Pinerolo, e si dia avvio
alla iniziativa con operatori professionalmente preparati e sufficientemente
motivati;
7) che non sia lasciata cadere la
proposta, di non impossibile attuazione, della costituzione a Pinerolo di
una Cooperativa di lavoro per persone con problemi psichiatrici;
8) che le difficoltà che si oppongono alla realizzazione immediata
di programmi di più ampio respiro non
facciano trascurare le effettive possibilità esistenti di un miglioramento
qualitativo dei servizi psichiatrici e
della programmazione di altri interventi sul territorio (ad es., soggiorni
al mare e/o in morrtagna, attività di
risocializzazione); e non sia ignorato
il contributo che in questo settore
può essere offerto dalle associazioni
di volontariato ».
I partecipanti all'Assemblea hanno
accolto con favore la richiesta che si
costituisca in Pinerolo un gruppo di
studio e di impegno per la promozione della salute mentale. Chi vuole
partecipare può dare il proprio nome
alla sede della Caritas Diocesana, via
del Pino 61, nelle ore di ufficio. Il martedì, giovedì e sabato.
INCONTRO SULL’ASSISTENZA DOMICILIARE
"Finché si resta a casa..."
Momento di verifica sul Progetto-obiettivo anziani - Distretto di
base: l’importanza dell’integrazione fra diverse professionalità
Un gran numero di persone
ha partecipato alla assemblea
sulla « sofferenza- psichica », organizzata dalla Caritas. Nel corso della assemblea hanno preso
la parola operatori del settore
e familiari, che hanno lamentato l’isolamento in cui sono tenuti i malati, che non hanno strutture in cui confrontare le esperienze. Alla fine si è approvato
un documento che riproduciamo
qui di seguito.
Sabato 5 marzo, dalle ore 9, si
svolgerà presso il Cinema Trento di Torre Pellice un incontro
pubblico sul tema « L’assistenza domiciliare integrata: un’alternativa fattibile al ricovero? ».
Questo momento di confronto è
organizzato per presentare i risultati del seminario svolto in
questa settimana in Val Pellice
da parte della Fondazione Zancan sul tema dell’assistenza domiciliare e sulla sperimentazione in atto in Val Pellice sullo
stesso tema, finanziata dalla Regione Piemonte con i fondi sanitari del Progetto-obiettivo anziani. Hanno annunciato la loro
partecipazione il presidente del
Centro studi del Ministero della
Sanità on. Franco Foschi, l’assessore regionale alla Sanità Eugenio Maccari, l’ass. regionale all’Assistenza Mario Carletto, il vicepresidente della Società italiana di medicina generale Michele Olivetti.
Per inquadrare il problema abbiamo sentito la signora Gaietti, coordinatore sociale della Comunità Montana - USSL 43, nonché responsabile dei servizi socio-assistenziali .
« Per assistenza, domiciliare —
esordisce la signora Gaietti —
intendiamo un’attività che pone
al centro dei suoi interventi la
persona, un servizio che nello
ambito di una rete di risposte,
ha come obiettivo l’alternativa
al ricovero in un istituto. Si tratta di un’area di massima integrazione fra i settori, in particolare socio-assistenziale e sanitario; l'assistenza domiciliare caratterizza l’attività dei distretti
di base dove c’è interdipendenza fra professionalità ».
L’incontro è promosso anche
nell’ambito della Segreteria generale permanente per far salute; in che senso?
« La salute, è ormai noto, è
fatta di molte cose; anche il
poter restare nel proprio naturale ambiente di vita, in condizioni di massima autonomia possibile, "fa salute": questo è l’obiettivo della rete generale dei
servizi ».
L’integrazione, intesa quindi
non come obiettivo a cui tendere, ma piuttosto come strumento
da valorizzare al massimo è già,
per quanto riguarda la nostra
Comunità Montana - USSL, in atto?
« L’intervento integrato di più
servizi, attività e professionalità
è necessario; non si tratta di
confusione di competenze ma di
valorizzazione massima di ciascuna professionalità.
Per quanto riguarda il nostro
territorio, si tratta di attuare un
progetto comune di promozione
della salute: strumento privilegiato per questo nuovo modo di
operare è il distretto di base,
che vede appunto un’area comune fra le diverse professionalità
(ass. sociali, ass. domiciliari, infermieri, medici di base). I tre
distretti (Bricherasio, Luserna e
Torre Pellice) sono stati previsti con una deliberazione del
1980 e rappresentano senz’altro
una conquista, nel senso che bisogna acquisire la consapevolezza che non ci si può più muovere per mansionari ma nell’ambito di progetti comuni ».
Riguardo alle diverse profes
PINEROLO
Alle 4 e mezzo di mattino:
finalmente la giunta
Una crisi durata tre mesi - Il solito rischio dei franchi tiratori Il polemico distacco della componente repubblicana dalla coalizione
Ci sono volute 7 ore e mezzo
di discussione, di votazioni ,e di
litigate per fare il sindaco e la
giunta comunale, ma — alle quattro e mezzo di mattina — l’ultimo assessore ce l’ha fatta.
Dopo tre mesi di discussioni
tra i partiti, in cui sembrava
possibile un ribaltamento della
situazione politica ( attraverso un
accordo tra la DC e il PCI o addirittura con un accordo tra i
laici e il PCI per mandare la
DC in minoranza), alla fine, grazie anche all’intervento delle segreterie provinciali della DC e
del PSI, è stato raggiunto un
accordo politico che prevede il
governo della città affidato ad
un tripartito (DC, PSI, indipendenti PSDI).
Per garantirsi dai « franchi tiratori », tutte le varie correnti
dei partiti hanno avuto il loro
posto in giunta. Così alcuni amministratori hanno dovuto lasciare il loro posto ad altri compagni di partito.
I problemi sono dimque risolti? Le beghe personali sono finite? A giudicare da come sono
andate le cose nella nottata
delle elezioni, non sembrerebbe.
Si è cominciato con le rituali
dichiarazioni politiche. La DC
afferma che il patto è per un
governo « fino alle elezioni del
’90 » e ripropone, come sindaco,
il sindaco uscente Livio Trombotto. Il sindaco designato fa im
discorso in cui rivendica la con
tinuità della sua amministrazione, passata attraverso ben sei
crisi in due anni. Stesso programma, anche se gli uomini
che devono realizzarlo possono
essere cambiati. Un accordo politico a tre, « nell’ambito del pentapartito », anche se PLI e PRI
seno all’opposizione e se il PSDI
non esiste più come partito in
città, essendo buona parte dei
suoi iscritti confluiti inella DC,
corrente andreottiana, che ne ha
anche acquisito la sede sociale.
Le opposizioni (DP: il programma non affronta la questione sociale; PCI: la situazione politica a Pinerolo è una questione morale) fanno il loro discorso, ma quando tocca ai rappresentanti del PLI, vengono fuori considerazióni — trà il politico ed il personale — nei confronti di alcuni ex liberali, approdati come indipendenti ai
gruppi sociedisti e socialdemocratici, che scaldano gli animi
ed aprono una serie di interventi « per fatto personale » e di
precisazione.
Il PRI invece spiega perché
ha abbandonate la giimta: rapporto repubblicano non sarebbe
stato valorizzato, gli impegni non
sarebbero stati onorati. L’accordo raggiunto a Torino è, secondo Sorrentino (capogruppo
PRI), « il prezzo per la realizzazione dell’autostrada ».
Si giunge così a mezzanotte
ed alla prima votazione: su 24
voti disponibili, il candidato
Trombotto raggiunge 24 voti.
Non ci sono stati franchi tiratori. Attenzione però, uno scrutatore (Morici, PCI) sostiene che
alcune schede sono riconoscibili.
Infatti recano delle croci fatte
in modo da essere riconosciute.
Sono 8 le schede in contestazione. Si vota a scrutinio segreto se
la votazione è valida. E’ valida
a maggioranza (due schede in
meno dei votanti il sindaco).
Poi si eleggono senza problemi il vicesindaco e gli assessori,
tranne un supplente, Bono, che
non raggiunge il quorum necessario. Si ripete la votazione ed
il risultato nctn cambia (i franchi tiratori sono 8). Si arriva al
ballottaggio coi' candidato della
opposizione (il comunista Barbero): ci sono sempre i franchi
tiratori.
Bono si consola: « Sono assessore perché così vuole la legge ed ho la coscienza tranquilla ».
Le liti ali’internc della DC
non sono finite (Bono è DC), il
partito trasversale ha ancora
una volta messo in difficoltà la
maggioranza appena formata,
che forse non durerà nemmeno
fino all’estate.
« Se le cose non cambieranno entro due mesi, — dice Arione, neo-assessore della sinistra
socialista — mi dimetterò ».
G. G.
Dialogo fra
Pro Loco e torresi
sionalità presenti, è possibile sapere quante persone sono impegnate in questa rete di servizi?
« A parte i medici di base che
hanno un rapporto di tipo convenzionale con l’USSL, gli operatori a livello di distretto sono
costituiti da 5 assistenti sociali,
10 assistenti domiciliari (comprese quattro visitatrici domiciliari nelle zone più montane) e
due operatori dipendenti di una
cooperativa di servizi; le infermiere appartengono al Servizio
sanitario nazionale e nel distretto si integrano quando le problematiche in esame hanno attinenze con la loro specifica professionalità ».
Parlando di « far salute », si
è portati a guardare in particolare al rapporto con i miedici;
possiamo spendere ancora due
parole su di esso?
« Il distretto di base si sta
faticosamente avviando, i primi
risultati si stanno già vedendo;
importantissimo, ovviamente, un
buon rapporto con i medici:
molti di loro già collaborano attivamente, talvolta anche nella
messa a punto dei progetti di
intervento. Credo sia possibile in
tempi brevi raggiungere questo
maggior coinvolgimento, anche
attraverso un valido rapporto distretto-ospedale, nel senso di evitare i ricoveri nella struttura ospedatiera quando questo non ha
motivo di essere rispetto all’obiettivo salute. L’importante è garantire alle persone la possibilità di scelta fra il rimanere, con
l’assistenza adeguata, al proprio
domicilio oppure il rivolgersi ad
una struttura residenziale ».
Piervaldo Rostan
TORRE PELLICE — E’ in distribuzione in questi giorni un
questionario che la Pro Loco ha
indirizzato ai commercianti ed
esercenti della città. Con questo
strumento, ed in maniera anonima, ciascuno può contribuire
con proposte o analisi ad evidenziare che cosa potrebbe essere fatto per rendere più at
traente il soggiorno di coloro
che sostano nella nostra cittadina per 'periodi più o mene
lunghi.
La necessità del questionario
è anche derivata dal fatto che
non sempre sono conosciuti e
sufficienza i meccanismi con i
quali vengono proposti, appro
vati e finanziati i programmi
delle manifestazioni. C’è chi r:
tiene che gli interventi della PrLoco siano soprattutto nel sei
tore culturale (mostre - concerti
concorso pianistico) e tropp
poco a livello popolare (carne
vale, castagnate, giochi aH’aper
to), altri invece ne apprezzali'
proprio il livello raggiunto, eh
ha latto conoscere Torre Pellice
sia in Italia che all’estero.
Questo dialogo deve quinc?:
proseguire, anche e soprattutt
in questa fase delicata in cu
per differenti valutazioni al su ;■
interno, la categoria dei con
mercianti si trova divisa e no:,
avendo da alcuni anni un est
cutivo operante, sono quinc
mancati i punti di riferimenti
A conclusione deU’indaginc
verrà indetta una serata pubbli
ca, con l’Amministrazicne comi,
naie e la Pro Loco stessa, in cu;
si potranno vagliare le proposte
che emergeranno al fine di addivenire a programmi che poggino sul più ampio consenso
Tale serata è già programma*'
per lunedì 28 marzo, alle ore 2 '
presso la sala consiliare del Comune.
Il questionario compilato può
essere depositato in un’urna predisposta nella sede della Pro
Loco, entro sabato 19 marzo.
Verso una
nuova giunta
TORRE PELLICE — Venerdì
4 marzo, alle ore 21 si riunisce,
presso la sala consiliare di
Torre Pellice, il Consiglio della
Comunità Montana Val Pellice.
In tale occasione dovrebbe trovare soluzione la crisi della
Giunta, con la sostituzione dei
membri dimissionari, compreso
il vicepresidente. In discussione inoltre i lavori per le centraline idroelettriche agli alpeggi
comunali e proposte per la riqualificazione delle cooperative
lattiero-casearie della valle.
Consiglio
Comunale
TORRE PELLICE — La seduta
comunale del 29 febbràio ha proceduto all’approvazione di una
lunga serie di voci, a cominciare dal bilancio di previsione per
l’esercizio ’88: esso si attesta
intorno ai 4 miliardi, di cui circa due e mezzo destinati alle
spese correnti per i servizi. Sono state ritoccate le quote per
i servizi pubblici a domanda individuale, approvati gli interventi agli impianti sportivi e le
ristrutturazioni per gli impianti
di P.za Muston, nonché la trasformazione in sala polivalente
del cinema Trento. Varata la
« Rassegna culturale torrese »
per l’estate, va data rilevanza
alla decisione di dar corso ad
interventi urgenti al Ponte Bertenga.
i
7
4 marzo 1988
valli valdesi
CACCIA IN PIEMONTE
EDIZIONE 1988
Tre proposte dilegge cantavaiii
Dopo la dichiarazione di ammissibilità del referendum regionale sulla caccia, che dovrebbe
svolgersi questa primavera, sono state presentate tre proposte di legge per modificare la
legge oggetto del referendum e,
quindi, annullarne l’effettuazione.
Una proposta viene dal Presidente e vice Presidente del Consiglio
regionale, una da parte della
Giunta e la terza è sottoscritta
da alcuni consiglieri del PCI, da
indipendenti PCI, da DP e dalla
Lista Verde; quest’ultima in pratica recepisce integralmente le
intenzioni dei promotori del referendum.
Nel corso di una serie di incontri alcune organizzazioni venatorie si sono dichiarate netta
VILLAR PEROSA
La SKF e il
XVII
febbraio
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 6 MARZO 1988
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
- Via Nazionale. 22 - Tel. 840707.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 6 MARZO 1988
Bibiana: FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733.
Bobbio Penice: FARMACIA - Via
Maestra 44 - Tel. 92744.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pelllce: Telefono 91.996.
mente contrarie alla stessa effettuazione della consultazione popolare, mentre l’assessore regionale Moretti ha definito la legge
60, appunto oggetto del referendum, « una delle migliori in
Italia per la difesa deH’amtaiente faunìstico e per la regolamentazione della caccia intesa come
fattore d’equilibrio ».
In difesa del referendum, intanto, il Comitato per l’amhiente Val Pellice ha promosso una
raccolta di firme fra la popolazione con l’intento di inviarle
appimto all’ente regionale.
Si ripropone quest’anno la rassegna di musica popolare delle
valli Chisone e '(]lermanasca,
« CantavalU », organizzata dall’Assessorato alla Cultura della
Comunità Montana, in collaborazione con l’associazione culturale « La Cantarana » che ha
svolto in questi anni un notevole lavoro di ricerca fra le tradizioni musicali delle valli del
pinerolese.
L’edizione ’88 vedrà, accanto
ai numerosi gruppi provenienti
da differenti zone della nostra
regione, la presenza di alcimi
gruppi « esterni », a partire dell
gruppo « Barabàn » che esegue
musiche tradizionali lombarde.
FERROVIA PINEROLO-TORRE PELLICE
Continua l’impegno
La Comunità montana chiede il mantenimento
del servizio e un piano integrato per i trasporti
Anche quest'anno, in occasio'ne del XVII febbraio, secondo
una tradizione che si ripete ormai dal lontano 1948, ha avuto
luogo fra le maestranze della
SKF di Villar Perosa una sottoscrizione a favore di alcuni Istituti assistenziali valdesi.
La somma raccolta è stata di
lire 4.174.000 di cui 4.009.000 da
parte delle aaestranze, 35.000 da
parte della Ditta Pellegrini e 130
mila dai cFpendenti della Ditta
Merlo.
L’importo è stato devoluto agli
Istitnri in fase di ristrutturazione: A.silo dei vecchi di San Germano Chisone L. 2.000.000; Ospedale Valdese di Pomaretto <L.
674.000; Rifugio « Re Carlo Alberto » di San Giovanni L. 1 milione 500 mila.
I suddetti Istituti esprimono
la loro commossa riconoscenza
per le generose offerte ricevute
e ringraziano di cuore tutti i donatori e collaboratori che si sono prodigati per il buon esito
della sottoscrizione.
In seguito aH’approvazione di un
emendamento alla Legge Finanziaria
dello Stato per il 1988, con il quale
si blocca l'autorizzazione a tagliare I
cosiddetti rami secchi » delle ferrovie, tra cui la tratta Pinerolo-Torre Pellice, la Comunità Montana ha assunto una delibera consiliare nella quale
si ribadisce che è ora necessario
« chiedere al Ministro dei Trasporti di
revocare il Decreto n. 73 delTaprile
1987, per quanto concerne la tratta
ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice, per
la quale già era stata dimostrata la
possibilità di drastiche riduzioni degli
oneri di gestione;
chiedere al Ministro del Tesoro di
destinare i fondi necessari ad attuare
I miglioramenti occorrenti sulla tratta
suddetta;
richiedere alla Regione Piemonte
di impegnarsi al più presto, con deliberazione del Consiglio regionale, ed
anche operativamente, per la soluzione del problema delle cosiddette linee
ferroviarie a scarso traffico, varando,
con la partecipazione di Enti Locali e
Sindacati, un piano di razionalizzazione dei servizi ferrovia-bus, chiarendo,
unitamente all’Ente Ferrovie, gli interventi da eseguire e le competenze di
ciascuno in ordine agli interventi stessi;
richiedere comunque all’Ente FF.
SS. di concludere i lavori di eliminazione dei passaggi a livello per un
sicuro risparmio sulla gestione del
servizio ».
ANGROGNA
La fontana del Serre
Oggi
e domani
Amnesty International
TORRE PELLICE — II Gruppo Italia
90 della Val Pellice di Amnesty fnterinational trasmette un programma autogestito a Radio Beckwith (F. M.
91.200) in onda ogni 1° lunedì del mese, alle ore 18.45, ed in replica il venerdì successivo alle ore 15.
Il programma del 7 ed 11 marzo
prevede; a) Violazioni dei diritti dell'uomo commesse da Israele nei confronti dei Palestinesi (comunicati stampa di A.I.); b) Anche le donne vittime
di violazioni di diritti umani, 8 marzo:
giornata internazionale della donna; c)
Attività svolta dal Gruppo della Vai
Pellice in febbraio.
Concerti
LUSERNA S. GIOVANNI — Sabato
5 marzo, presso la palestra comunale,
nell'ambito della stagione di concerti
'87-’88, il violinista Daniel Podiovsch!
eseguirà musiche di J.S. Bach.
TORRE PELLICE — In occasione della festa dell'8 marzo la banda municipale offrirà un Concerto, cui farà seguito la proiezione di un video; l'appuntamento è previsto al Cinema Trento con inizio alle ore 21.
VILLAR PELLICE — Sabato 5 marzo,
presso il tempio valdese, alle ore
20.30, il Coro Alpino Val Pellice terrà
un concerto; ingresso libero.
Teatro
ANGROGNA — Riprendono le repliche dell'ultimo spettacolo dei Gruppo
Teatro Angrogna « La macivèrica »; le
prime serate sono previste per venerdì 4 e sabato 5 marzo, alle ore 21,
nella sala valdese di S. Lorenzo.
Essendo i posti limitati, è possibile
prenotare telefonando ai num. 90.10.48
oppure 59.81.94.
Cinema
TORRE PELLICE — Al Cinema Trento
vengono proiettati, ven. 4 marzo, ore
21.15, «Quando soffia il vento» (disegni animati sul nucleare); sab. 5 e
dom, 6, « Da grande ».
PINEROLO — Presso il Centro sociale di via Lequi'o, alle ore 21 di martedì 8 marzo, verrà proposta la proiezione del film « Ballando con uno
sconosciuto » di Mike Newell, con
Miranda Richardson, Rupert Everett,
lan Holm, Ingresso libero.
Dibattiti
PINEROLO — Venerdì 11 marzo, alle
ore 21, presso il Centro sociale di via
Lequio, è organizzato un dibattito sulla violenza sessuale.
Incontri
La fontana del Serre (Angrogna), tappa sollievo di moltissimi
visitatori che, specialmente d’estate, si recano a Chanforan o alla
Ghieisa d' la tana.
Grazie ad un dono della signora Anna Charlin, ora deceduta,
ed al lavoro volontario di un gruppo di angrognini, la fontana
ha assunto un aspetto assai decoroso.
PINEROLO — Organizzato dalla Cooperativa Libraria Pinerolese, venerdì 4
marzo, alle ore 20,45, presso l'auditorium di corso Piave, ha luogo un incontro con Sergio Quinzio che presenterà il suo libro « Domande sulla
santità », edito dalle Edizioni Gruppo
Abele di Torino.
Corsi ~
LUSERNA S. GIOVANNI — Il Comune, in collaborazione con la biblioteca comunale, organizza un corso di
lingua spagnola che avrà luogo nei locali della biblioteca nel periodo marzo-giugno in tre ore settimanali. Il costo totale è fissato in 100 mila lire.
Le iscrizioni si ricevono presso l'ufficio Servizi culturali del Comune; per
informazioni tei. 909084 int. 54.
Ruth Sohumalcer ved. Giorgio Jervis
con i figli Laura, Andrew e Gabriella;
Elena Roland ved. Ernesto Jervis con
i figli Madeline, Jane, Thomas, partecipano al lutto per la scomparsa della
amata
Lucilla Rochat Jervis
New York, Washington (U.S.A.), febbraio 1988.
« Beati i puri di cuore perché
essi vedranno Iddio »
(Matteo 5: 8)
Ha concluso la sua vita serena e
limpida
Nora Cibert
Lo annunciano, fiduciosi nelle promesse del Signore, le sorelle, i nipoti e
i parenti tutti.
S. Giovanni di Bellagio, 19.2.1988.
RINGRAZIAMENTO
I parenti tutti della cara
Ester Gaydou ved. Tron
ringraziano tutti coloro che presero parte al loro dolore, in modo particolari
i medici e tutto il personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto, il medicò
curante doti. Rol, la Comunità Montana, le sig. Paimira e Clara Revel ed
il pastore Renato Coisson.
Pomaretto, 21 febbraio 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Il Signore e il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
I familiari della compianta
Maria Michelin Salomon
ved. Malan
commossi e riconoscenti per l’aiFetto e
la sirnpatia dimostrati alla loro cara,
ringraziano quanti hanno preso parte
al loro dolore. Un grazie particolare alla dott.ssa Peyrot, al pastore Bellion,
alla direzione e a tutto il personale dell’Asilo Valdese di Luserna S. Giovanni
per le amorevoli cure.
Luserna S. Giovanni, 22 febbraio 1988.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Elena Tourn ved. Pons
commossi e riconoscenti desiderano
ringraziare tutti coloro che in qualsiasi modo hanno dimostrato la loro
simpatia e il loro affetto in questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare alle
dott.sse Pons e Seves, al sig. Gobelin e
a tutto il personale dell’Asilo Valdese,
al pastore sig. Bellion e a tutti i volontari della C.R.I. di Torre Pellice.
Luserna S. Giovanni, 29 febbraio 1988.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Angela Ribet ved. Plavan
ringraziano di cuore quanti hanno voluto, con scritti, fiori, parole di conforto e presenza, esser loro vicini nella
triste circostanza.
Rivolgono un pensiero riconoscente
al pastore Paolo Ribet, al medico curante dr. Della Penna, agli ex partigiani, alla Pro Loco Rue ed ai vicini di
casa di Ivette e Roberto.
S. Germano, 4 marzo 1988
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8
8 fatti e problemi
4 marzo 1988
osservatorio americano
1968:
annus
_ Il ’68 fu l’anno dell’assassìnio di Martin Luther
King, leader dei « civil rights »; malgrado l’insegnamento non violento del grande predicatore (che ricevette nel 1964 il Nobel per la pace), nei ghetti
neri, da Detroit a Washington a Chicago, scoppiarono rivolte con decine di morti. Ma la violenza della
nuova identità nera dei « Black Panthers » non riuscì
né a canceUare né a sostituire la parola di riconciliazione e di trasgressione nell’amore che King seppe,
lanciare. E se oggi — cosa inimmaginabile allora —
ci sono, in questo Paese, 7.000 neri, uomini e donne,
che ricoprono cariche polìtiche e c’è lesse Jackson,
un nero protestante collaboratore di King, in corsa
per le presidenziali, è il caso di dire che quell’atto
di violenza che uccise King si è tradotto in un avanzamento del popolo nero anche se, certamente, molti
problemi di razzismo e di ghettizzazione restano tuttora insoluti.
mirabilis
NEW YORK — Apriamo, per qualche istante, con
un amico americano che oggi ha 43 anni Palbum
dei ricordi, anno 1968. In quel tempo lui era in Vietnam. Il ’68 fu l’anno déU’oflensiva del Tét e, per la
prima volta nella storia di questa guerra, gli americani, che all’inizio di quell’anno contavano sedicimila giovani uccisi e centomila feriti, cominciano
a credere possibile una loro sconfitta. E’ la realtà
che si fa strada tra i fdmi dell’illusione. Neppure
1’« immaginazione al potere » avrebbe potuto prevedere l’attacco comunista all’ambasciata americana di
Saigon o le marce di migliaia di giovani di fronte al
Pentagono per gridare: « No more war », basta con
la guerra!
Nella primavera del ’68 si tenne la « Poor people’s
march » che installò, per oltre due, mesi, le proprie
tende dì fronte aUa Casa Bianca. Migliaia di persone, in un’organizzazione sostenuta soprattutto dalle chiese («thè rainbow coalition»), bivaccarono
davanti al Concesso sin quando i politici approvarono la legge di aiuto per le fasce più povere della
popolazione. « Quell’accampamento di tende e dì
baracche di fronte allo splendore monumentale del
Capitol Hill fu battezzato ’’Résurrection City” —
racconta oggi il pastore F^ank Gibson, direttore dell’American Waldensian Society, che partecipò all’iniziativa — e ricordo che per giorni piovve a dirotto.
Il villaggio dei poveri era completamente nel fango.
Alzando gli occhi lessi, suUa parete, di compensato di
una baracca, questa frase: ”Mud is fertile, out of it
shall arise justice”: il fango è fertile, da esso sorgerà la ^ustizia! Quel grafSto fu per me la sintesi della
teologia della croce che vivemmo in quell’anno ».
E in quell’anno fu anche assassinato Robert Kennedy. L’America ' uccideva così un altro suo leader
nel momento in cui stava raccogliendo enormi successi nella corsa alla presidenza. Kennedy stravìnse
anche in California, test cruciale di tutta la sua campagna, e dopo la vittoria, in una conferenza stampa
in un hôtel di Los Angeles, dichiarò: « La violenza,
la disillusione della nostra società, le divisioni tra
bianchi e neri, tra poveri e società affluente, tra le
generazioni, e il dramma della guerra del Vietnam
devono essere superati. E possiamo superarli se
tutti insieme lavoreremo in questa prospettiva ».
Quella stessa sera un pazzo gli sparò, era il 6 giugno.
Ma non ci sono solo stati i morti. Nel grande fiume antiautoritario e controculturale si nuotava fra
i sogni mistici del poeta beat AUen Ginsberg, o ci
si aggrappava al salvagente del Buddismo Zen. La
rivolta dei gdevani americani si ispirava a pensatori
radicali, come il sociologo C. Wright Mills, che analizzava i meccanismi del potere in mano di pochi o
ad Herbert Marcuse, che dimostrava come la tecnologia, la cultura, la politica e l’economia del sistema soffocassero la libertà di pensiero e di azione,
oppure ancora a Norman Brown, che sosteneva il principio che la vera strada per la felicità fosse la completa liberazione sessuale. Vent’anni dopo, la tragedia dell’AIDS impone una restaurazione dei costumi
sessuali allora inimmaginabile. Nel ’68 gli hippies furono l’esempio concreto e quotidiano del rifiuto globale della cultura della maggioranza. E Bob Dylan
fu l’interprete musicale di quell’anno. Certo non fu il
solo, c’erano anche gli intramontabili Beatles e i
Rolling Stones.
Il ’68 fu l’anno dell’occupazione, studentesca della prestigiosa Columbia University di New York e
di tanti altri « campus » universitari. « Non fidarti
di nessuno che abbia più di trent’anni » era lo slogan — mi dice un allora ventenne — degli studenti
che volevano cambiare la società. L’America dei giovani era un immenso laboratorio che sfornava (ed
esportava anche in Europa) una cultura critica che
scandalizzava le vecchie generazioni. Si parlava, molto più di oggi, di politica. E a volte lo si faceva magari con lo spinello o provando l’allucinogeno LSD.
Certi gruppi del ’’rifiuto totale” fuggirono sulle montagne del New Hampshire o del New Mexico per
mettere in comune tutto. Anche l’alienazione.
Quell’anno, grazie forse anche ad un avvenimento lontano come la ’’primavera di Praga”, Nixon
vinse le elezioni, e alla vigilia di Natale tre astronauti americani volarono con l’Apollo 8, per la prima
volta, intorno alla luna. Da notare che da allora ad
oggi la coalizione repubblicana ha tenuto oltre ogni
previsione (vedi gli otto anni dì presidenza Reagan)
mentre il sogno della conquista dello spazio, dopo
la tragedia del Challenger, ha subito una brusca battuta d’arresto.
Il ’68 fu un anno cruciale che segnò una svolta
nella coscienza americana. Celebrato, criticato, rimosso, rivalutato il ’68 è stato la proposta di una
trasformazione che non è avvenuta nei termini sognati. Ma da quelle battaglie tra generazioni, da quella spinta antiautoritaria sono nati nuovi spazi di libertà e di democrazia che prima non esistevano. 1
successivi movimenti per la pace e per la liberazione della donna affondano le loro radici in quel lontano ’68. Oggi in America la celebrazione dell’« annus
mirabilis » — come è stato definito dal Time — è
discreta. Qualche articolo, pochi libri (soprattutto
sul Vietnam) e un paio di documentari in TV. Il
pragmatismo americano dice che i problemi di vent’anni fa sono, in parte, ancora tutti da risolvere.
Ma nessuno nega che in quell’anno si tentò di risolverli. Spesso sbagliando, ma senza rinunciare in partenza a risolvere i grossi problemi della fine del
nostro secolo.
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Giuseppe Platone
I
AIDS
I
Dop)o un periodo di relativa
calma si è riacceso in Italia il
dibattito sull'AIDS: il summit di
Londra, in cui è stata evidenziata la preoccupante situazione
italiana (con la particolarità della grande maggioranza di malati effettivi fra i tossicodipendenti), la nuova œmposizione da
parte ministeriale della commissione che non prevede più, stranamente, il prof. Aiuti, la polemica tra Avvenire e don Luigi
Ciotti, torinese, fondatore del
Gruppo Abele e coordinatore della Lega italiana per la lotta all’AIDS si sono succedute in poco più di un mese.
Airorigine dell'attacco di Avvenire sono alcuni punti della
« Carta dei diritti dei cittadini
sani, sieropositivi, malati » elaborata nelle scorse settimane dalla LILA: in particolare quei punti in cui si accenna alla possibilità, per ima donna contagiata,
di interrompere la gravidanza
anche dopo il novantesimo giorno, termine massimo previsto
dalla legislazione in materia di
aborto.
La «Carta» si articola in una
serie di punti, di cui diamo conto succintamente;
— diritto alla sicurezza: concerne il divieto di sottoporre
pazienti (ma anche non pazienti) ad esami di alcun tipo senza
il loro consenso, il divieto di
effettuare sperimentazioni di farmaci a carico di sieropositivi o
malati di AIDS;
— diritto ad essere informati:
riguarda l'informazione sui trattamenti medici e la richiesta che
dove possibile i test di accertamento vengano effettuati da
strutture pubbliche;
— diritto all’informazione: si
richiede un’adeguata informazione nelle scuole, come anche da
parte dei sanitari. Da parte sua
la struttura pubblica deve controllare i criteri di qualità dei
test, e mantenere i costi entro
un tetto;
— diritto alla partecipazione:
« i pazienti hanno il diritto di
mantenere i propri rapporti familiari e sociali durante la degenza », e inoltre sì parla del
« diritto delle famiglie e dei partner ad essere sostenuti nella loro relazione con la persona ammalata o sieropositiva »;
— diritto al risarcimento: deve essere perseguibile chi non
rispetti l’anonimato ed il segreto professionale discriminando il
sieropositivo o il malato di AIDS.
E’ previsto anche il « sanzionamento e la perseguibilità d’ufficio nel caso o di omissione di
soccorso o di intervento terapeutico, riabilitativo, sociale nei
confronti di sieropositivi o affetti da AIDS adducendo pretesti legati a carenze strutturali e
funzionali »;
— diritto ad un ambiente sano: « assoluta difesa di tutti i
diritti civili, soprattutto di quello al lavoro, per i malati di AIDS
e in particolare per i sieropositivi ». Si dovrà, inoltre, « evi
tare di creare situazioni differen
ziate i^r i sieropositivi nelle isti
tuzioni locali (carceri, manico
mi,...) (...) evitare la creazione d
stmtture isolate per malati ter
minali privi di sostegni amicali
o parentali », favorendone l’accoglienza in gruppi adeguatamente preparati.
AMNESTY INTERNATIONAL
Le prigioniere dei mese
La repressione colpisce duramente le donne in varie parti del mondo
anche in conseguenza del loro impegno neH'affermare i diritti umani
« La Sezione italiana di Amnesty International, in occasione
dell’ 8 marzo. Giornata internazionale della donna, ricorda le
numerose violazioni dei diritti
umani che le donne subiscono
in ogni parte del mondo. A quarant’anni dall’approvazione della Dichiarazione universale dei
diritti umani. Governi di qualsiasi orientamento politico e di
ogni regione geografica negano
alle donne il riconoscimento dei
•più fondamentali diritti: il diritto alla libertà di espressione,
il diritto alla tutela da arresti
arbitrari, il diritto a non essere
condannate a morte e a non essere torturate. La repressione
nei confronti delle dorme è particolarmente dura in quanto
proprio da parte loro si è sviluppata negli anni ■passati una
coraggiosa opposizione alle violazioni compiute dai Governi.
Molte donne haimo pagato' infatti, spesso con la vita, la loro determinazione nel chiedere
notizie dei loro figli © familiari
scomparsi. Altre sono state imprigionate od uccise solo a causa dell’attività politica condotta dai propri congiunti » (dal
comunicato stampa di A.I).
Ntombazana Gertrude Botha
SUD AFRICA.
44 anni — madre di due bambini. Attivista per i diritti umani, membro del Pronte Democratico Unito (UDF) che si oppone alla politica dell’apartheid.
Faceva anche parte dell’organizzazione che aiuta finanziariamente e legalmente le famiglie dei
prigionieri. Arrestata nel 1987
in base alla legge dello stato
di emergenza, è attualmente detenuta in isolamento, senza alcuna precisa accusa, nella prigione di Fort Glamorgan.
Indirizzo per gli appelli:
President P. W. Botha
State President’s office
Private Bag X213
Pretoria 0001, South Africa
ul. Pushkinskaya, 15a
Prokuratura SSSR
Generalnomu prokuroru
Rekunkovu A. M.
Noor Jahan e Azima Khatun
BIRMANIA
Tatyana Velikanova - UNIONE
SOVIETICA
Amnesty segnala alcuni casi
di donne prigioniere per motivi
di opinione. Si invitano pertanto
i lettori a scrivere alle autorità
dei loro paesi, in forma corretta e cortese nell’interesse stesso delle prigioniere, chiedendo la
loro immediata scarcerazione.
55 anni, matematica. Nel 1979
fu arrestata & condannata a 4
anni di detenzione e 5 anni di
esilio con l’accusa di « propaganda ed agitazione antisovietiche ». Poco prima di iniziare
il suo periodo di pensionamento (in Urss le donne vanno in
pensione a 55 anni) e dopo aver
scontato tutta la sua prima condanna, venne di nuove arrestata
e il 9 dicembre ’86 condannata
per « parassitismo ». Non ha
commesso né promosso atti di
violenza.
Indirizzo per gli appelli:
SSSR, RSFSR ,
103793 Moskva
Azima Khatun è stata arrestata con la bambina di un anno,
Noor Jahan, nel 1957 a Sittwe
per sospetta immigrazione illegale dal Pakistan orientale, ora
Bangladesh. L’arresto, che era
di carattere amministrativo, doveva durare solo 24 ore, ma le
due donne, che non sono mai
state processate, sono ancora
in carcere dopo più di 30 anni!
Sittwe è la capitale della provincia di Rakhine e qui negli
anni '50 sono stati arrestati molti altri musulmani bengalesi,
accusati anche loro di immigrazione clandestina. Molti di loro
però sono stati rilasciati e rimpatriati nel Bangladesh. Amnesty ritiene che le due donne
siano trattenute in carcere per
la loro origine etnica bengalese
e la loro fede musulmana, perciò
le considera prigioniere di coscienza.
Indirizzo per gli appelli:
U san Yu, Chairman of the
Council of State
Office of the Council of State
15-16 Signal Pagoda Road
Rangoon
Burma (Birmania) - Asia
A cura del Gruppo di A.I.
Italia 90 - Val Pellice
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