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Sett i m anale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIX - N. 18
Una copia L ì re 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1.200 per Tintemo
L. 1.600 per l’estero
Eco e La Luce: L. 1.800 per l’interno | Spedir, abb. postale - li Gruppo
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TORRE PELLICE - 1 Maggio 1959
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
PER LE NOSTRE FAMIGLIE
Molti uomini, inveterati nel loro egoismo, pensano di essere in regola con la moglie perchè non
frequentano un’altra donna. Talvolta stimano addirittura di aver acquistato con la loro fedeltà il diritto
di tiranneggiare la loro compagna e di farla soffrire.
Ma è permesso domandarsi se questa insensibilità,
questa mancanza di riguardi, questa superiorità soddisfatta del marito « fedele » non sono per una
donna altrettanto crudeli quanto una infedeltà.
Abbi tenerezza e rispetto per tua moglie: trattala
sempre come una persona viva, unica, insostituibile,
come la creatura che Dio ti ha confidata per l’oggi.
Non cedere alla voglia di essere trasandato con lei,
non abituarti a lei. E tu, moglie, bada di non giungere un po’ alla volta a pensare che la fedeltà ti
dispensa daH’essere affettuosa e gaia, tenera e bella.
Non crediate che la vostra fedeltà vi dia il diritto
di usare e abusare della pazienza dell’altro nei mille
particolari -della vita quotidiana. La pazienza è sempre esposta al rischio di stancarsi.e la stanchezza può
condurre all’indifferenza, che corrode la sostanza
stessa del matrimonio. La mancanza di tenerezza e
di rispetto è talvolta già un segno del declinare dell’amore, a volte può anche provocarlo. Col passare
degli anni la tenerezza e il rispetto diventano sempre più necessari.
I figli. L’unità degli sposi si manifesta in queste
creature nuove, da Dio misteriosamente composte
con la sostanza del padre e della madre. Così, per
mezzo dell’unione coniugale, continua la vita del
mondo e la storia prosegue il suo corso fino all’avvento del Regno di Dio. Questi figli non sono soltanto per voi: essi vi sono dati in vista di Cristo.
'A voi, che siete responsabili della loro anima, è affidalo il compito di condurli a Colui che è il loro e il
vostro Signore. Chiamandoli alla vita, li fate oggetto
della misericordia di Dio e li allevate per la sua
.¿loria."' ’■ ‘ ' (da «»); ¡’i
la Chiesa e revoluzione sociale le Africa
Le allarmanti notizie di sommosse
nel Congo belga, nel Nyassaland e
nella Rhodesia mostrano i sintomi
della profonda rivoluzione che sta
avvenendo in questo continente, iilssa non riguarda soltanto gli Africani, ma anche noi Europei, ed è anzitutto un _^grande pencolo per le
Chiese cristiane ed il loro lavoro
missionario. Per questo, neU’amDito
del Consiglio Ecumenico, la Commis
sione « Chiesa e Società » si occupa
costantemente di questi proDlemi;
nella scorsa estate ha indetto a
Odense (Danimarca) una Conferenza che studiasse la «particolare responsabilità europea nei confronti
aell’Africa e dell’Asia ». E' stato pu
re presentato un rapporto, dopo uno
studio' triennale (1955-1958); «Rapina evoluzione sociale ».
Si verifica una rapida rivoluzione
delle norme morali su cui finora si
reggeva la società. Le antiche tradì
zioni e gli antichi costumi si dissol
vono, coi risultato di «una schizofre
nia culturale e spirituale », originata
daH’improvvisa e rapida introduzio
ne dei progressi tecnici e dei valori
deirOccidente. L’entusiasmo per le
conquiste della tecnica e della democrazia porta confusione, poiché non
è affatto chiaro quali di queste no
vita sono veramente utili e come
debbano essere realizzate. Le Chie
se cristiane si trovano qui dì frome
ad un compito per cui non sono affatto mature. Il rapporto attérrna:
« Le Chiese, come la maggioranza
delle istituzioni, hanno la tendenza
ad essere conservatrici di fronte ai
mutamenti; spesso devono essere
travolte e costrette, perchè facciano
qualcosa; e spesso si giunge a ciò
solo quando la "corrente infuocata
della rivoluzione” ha costretto ad abbandonare le "morte acque della rea
zione” ».
Nella Conferenza di Odense è sta
ta messa fortemente in rilievo la responsabilità dell’Europa nei confronti di questi paesi, la responsabilità
delle grandi imprese economiche che
costruiscono industrie in Africa e in
Asia, la responsabilità dei governi
europei, in particolare nei riguardi
della povertà e della fame di tanti
paesi. Cosi suona la conclusione della dichiarazione stesa a Odense :
« Sentendoci parte responsabile, guardiamo come cristiani all’aiuto eco
nemico che l’Europa offre all’Asia; e
crediamo che l’Europa non fa abbastanza in rapporto alla sua enorme
responsabilità e alle sue ricchezze,
che, viste dall’Africa e dall’Asia, sono addirittura fantastiche. Crediamo
che le Chiese devono con più insistenza spingere i propri governi ad
un maggiore aiuto e ad azioni più
generose. Nell’intemo di un paese, il
benessere di tutti gli abitanti è il
fondamento della società moderna.
lo stesso principio comincia a poco
a poco a guadagnar valore nella sfera internazionale; e noi crediamo
che ciò risponde pure ad un’autentico riconoscimento delle realtà della
cieazione di Dio».
Come indizio che le Chiese in Africa prendono coscienza di questa responsabilità, sia ricordata la Conferenza tenuta nel Copperbelt della
Rhodesia, nel novembre scorso, e che
riunì 75 rappresentanti, pastori e laici, della Rhodesia del Nord e del Sud,
del Nyassaland e del Congo belga.
Un giovane collaboratore del Consiglio ecumenico per l’educazione cristiana nel Copperbelt, Henri Makulu
ricordò la portata rivoluzionaria, per
i giovani africani, dei partiti e delle
associazioni politici sorti dopo il 1948.
Essi scoprono una nuova responsabiltà, non più verso il loro clan o la
loro tribù, ma verso questi partiti c
queste associazioni che sono una sorta di nuovi clan. Makulu raccontava
di un giovane africano colto, che lo
pregava con insistenza di procurargli libri di politica. Alla domanda
perchè volesse spendere i suoi soldi
per libri del genere, il giovane negro dava questa significativa risposta : « Il Cristianesimo è un’arma del
bianco, ed è adoperato per mantenere debole il negro; ma ora abbiamo una nuova arma, per lottare contro il bianco: abbiamo scoperto la
politica, e vorrei saperne di più ». In
tal modo la politica viene intesa unicamente come arma dell’ oppresso
contro l’oppressore.
« Nel nostro paese — continuava
Makulu — dove le diverse razze vivono in ambienti diversi, e dove una
razza ha tutti i vantaggi, migliori
abitazioni e guadaci assicurati in
misura assai maggiore che l’altro
gruppo, è inevitabile che l’individuo
senta la sua responsabilità limitata
a! suo gruppo. Perciò l’africano pensa: "Quale responsabilità posso avere verso gli europei? Essi hanno in
mano il potere politico, controllano
l’economia del nostro paese, vivono
nella parte bella della nostra città
e in grandi case confortevoli ; io invece sono soltanto uno dei comuni,
poveri, oppressi e sprezzati africani.
Anche se volessi tendere la mano ail’europeo, l’accetterebbe? No, l’europoo ha già tutto"».
Orgoglio e paura del biarrco da
una parte, invidia e sfiducia del ne
ro dall’altra avvelenano l’atmosfera
e rendono impossibile la collaborazione. Conducono, nel Sud-Africa alla politica dell’« apartheid » e suscitano come contraccolpo, come già si
mostra neH’Africa centrale, le sommosse dei negri. In questa minacciosa situazione i cristiani hanno un
grande compito. A questo proposito
Makulu diceva: «Nell’Africa centra
RICORDATE
Tutte le Chiese Valdesi
sono ohiamate a dedi“
care le collètte dei culti
d! domenica 3 maggio
aha Chiesa del Madagascar alluvionato -
le, con i suol possenti rivolgimenti
politici, molti uomini non sanno qual’è la loro responsabilità. La Chiesa
deve aiutarli a riconoscere il loro posto di cittadini cristiani nella società. Deve preparare ed esercitare uomini e donne a sostenere la prova di
questo mutamento, onde possano essere evitate quelle manifestazioni chj
criginano Tensioni e che fanno un’irrisione dei principi cristiani dell’amore e della fraternità. Essa deve
mostrare mediante là testimonianza
cristiana nella vita quotidiana il nostro interesse e il nostro rispetto per
gli altri uomini».
E’ un urgente quanto difficile compito per le Chiese in Africa, educare i loro membri, siano essi bianchi
o neri, a questa responsabilità civica: in modo che non si escludano
dal mondo pagano rinchiudendosi in
comunità cristiane, ma al contrario
assumano pienamente la loro responsabilità politica nei confronti del loro paese. « Non possiamo costituire
governi cristiani — diceva Makulu —
ma possiamo inserirvi dirigenti cristiani, che vogliono servire Cristo.
(...) La Chiesa dovrebbe essere la
forza riconciliatrice in una nazione
inquieta di uomini peccatori ».
(guanto ciò sia difficile, lo mostra
ciò che alla suddetta Conferenza disse I. C. Mumpansha : « Nel nostro
paese abbiamo da una parte gii africani, dall’altra gli europei. L’africano non ha materialmente niente;
l’unica cosa che può’ fare è offrire il
suo lavoro, e così la sua situazione è
quella di uno schiavo. L’europeo pare materialmente avere tutto, e perciò è il padrone. L’africano è per
conto suo, l’europeo è per conto suo.
Questa mentalità, che impedisce di
vedere i valori umani dell’altro, ha
portato confusione e inquietudine in
coloro che sanno che la nostra fede
cristiana ci lega gli uni agli altri.
«In realtà noi sappiamo qual’è il
giusto modo di fare, poiché il nostro
tìigncre ci ha insegnato e ancora ci
insegna : « Amatevi gli uni gli altri
come io vi ho amato, affinchè tutti
conoscano che siete miei discepoli ».
E’ abbastanza chiaro. Dov’è dunque
la mancanza? Nell’ inconseguenza
Così il problema delle razze si è svi
lappato in una falsa direzione. L’a
fricano dice: "Non voglio aver niente a che fare con la religione degli
europei”; e l’europeo risponde: "Ah.
non capisce assolutamente nulla,
rioh è uscito dal suo paganesimo che
da un paio d’ajini’’. Nel primo la fede cristiana perde le sue radici, nel
secondo svanisce la pazienza del nostro Signore e Maestro».
Quanto più la progressiva evoluzione in Africa trasforma le condizioni economiche e in tal modo pure quelle politiche, creando gravi tensioni, tanto maggiore diventa il compito delle Chiese cristiane. « In tempi di disorientamento — diceva H.
Makulu — la nazione attende dalla
chiesa guida e indicazione; ma spes.so la chiesa non è pronta; o piuttosto ciò che essa è non risponde a ciò
che dovrebbe essere ». Possiamo soltanto sperare e pregare che le Chiese in Africa divengano sempre più
consapevoli della loro responsabilità,
e sappiano essere per il loro popolo
testimoni del loro Signor Gesù Cristo. Gottlob Wiescr
(Adattato dal Kirchenblatt fìir dir
Re formierte Schweiz, 2 aprile 1959).
Àncora una volta
Legge-Costituzione 1-0
Su II Messaggero Evangelico,
quindicinale' dell’ Unione Battista
d’ Italia, il Pastore Manfredi Ronchi riferiva ultimamente un nuovo
caso anticostituzionale nella nostra
vita religiosa italiana.
Infatti ad Avezzano, cittadina
luarsicana, si è celebrato, a carico
tli un membro della Chiesa battista
di S. Benedetto dei Marsi, Donato
Cretarolo, un processo per vilipendio alla religione dello Stato. Come
si è configurato questo vilipendio?
Il Cretarole « aveva affisso, il 26
marzo u. s., due fogli al ciclostile
in cui elencava alcune dottrine e riti della Chiesa Cattolico-Romana
che non sono contenuti, esplicitamente, nelle Sacre Scritture »; aveva intitolato così il suo ’manifesto’:
« Fede di nascita di alcune invenzioni della Chiesa Cattolica Romana, ovvero: Le aggiunte dell’uomo
alla legge di Dio »; ognuna di queste dottrine posteriori, recava, a fianco, la data più o meno precisa in cui
fu ufficialmente introdotta nella
dommatica cattolica. Seguiva una
breve confutazione alla luce della
Scrittura, e il ’manifesto’ terminava: « Voi cattolici e noi evangelici
adoriamo lo stesso Dio e lo stesse»
Gesù Cristo, figliolo di Dio: perchè
ci devono essere tutte queste diffe-.
renze? ».
11 documento aveva non solo una
funzione evangelistica, ma era pure una difesa della fede evangelica
die — secondo la dichiarazione dell’imputato davanti al Tribunale —
era continuamente attaccata dal parroco locale, dal pulpito. I fogli incriminati, il cui testo è riportato per
esteso su II Messaggero Evangelico,
non hanno assolutamente un tono
aspramente polemico; sono una serena esposizione dei contrasti fra la
rSibhia e varie dottrine cattoliche;
e non si capisce veramente come abbiano potuto essere incriminati, pure a norma del veccliio art. 4U2 del
Codice Penala.
« La mattina del 9 aprile l’aula
del Tribunale di Avezzano (L’Aquila) era affollata, oltre die da parenli e da confratelli dell’imputato, alleile da numeroso pubblico desideroso ili seguire lo svolgimento dell’eccezionale processo, che la sensibilità civica aveva avvertito come delicato ed importante. Nel pubblico
prevaleva la convinzione che lo
scritto del Cretarolo, non contenente frasi offensive, non costituiva vilipendio, insieme con la sfiducia, pero, che sarebbe stato completamenÍC assolto. Sfiducia non nella Magistratura, ma ispirata dall’atmosfera
dominante ».
Infatti, respinta dal Tribunale la
(piestione preliminare, presentata
ualla Difesa (Avv. Rosapepe di Roma), della anticostituzionalilà dell’art. 402 del Codice Penale, il Pubblico Ministero sostenne l’accusa e
terminò « con la richiesta di un mese e mezzo di carcere per il Cretarolo. Richiesta mite, pari ad un ottavo del massimo previsto dall’art.
402 del C. P. ; richiesta che esprimeva, a nostro avviso, il disagio
morale dell’accusatore che, perchè
tutore della Legge, doveva chiedere
la condanna; perchè uomo, convinto che quella disposizione di legge
era incompatibile con la perfetta
eguaglianza dei cittadini dichiarala
dalla Costituzione, chiedeva una pena mite, die il Tribunale, poi, do( Segue in ‘U pag.)
2
J. —
L'ECO DELLE Vj^il VALDESI
Impressioni
Il « rapido » sfreccia’ nella dolce
c^pagna della Westfalia, incontro
al tramonto. Ma a poco a poco questo si fa torbido, quasi opaco: prima di scendere all’orizzonte l’ultimc
sole si tuffa nella foschia che sale
dalla Buhr, il bacino minerario e industriale verso cui corriamo. E mentre cala la sera cominciano a sniare le città, Dortmund, Bochum, Essen, MUhleim, Duisburg, Dusseidori,
modeste o estesissime, ma così vicine che i sobborghi dell’ima quasi
toccano i sobborghi dell’altra, e pare di viaggiare per ore attraverso
una sola, immensa città. Il regno dei
carbone e dell’acciaio, degli aiti for
ni e delle fabbriche. Qna dietro l’altra, a decine, a centinaia, a miglia
ia sniano le ciminiere, e la notte e
rossastra...
Solo nello scompartimento seniio
scuro guardavo scorrere le luci ai
neon delle città e i fuòchi delie faobriche, ripetizione odierna e anime
reale deli antica saga dei Nibelung;,
oscuri e tristi minatori e forgiatori
di tesori... e di armi. Sembrava di
essere passati in un lampo da un
mondo alialtro : così lontana pareva già la dolce campagna di Wesufalia; così ìontano pure il lieto Convegno dei monitori delle Scuole domenicali di Westfalia a cui, per cordiale invito dei fratelli tedeschi, e
quale delegato italitmo, avevo parte
cipato a Hamm, una quieta cittadina, simile a tante altre risorte nuove dopo i’annientamento della guer
ra. nontano, eppure...
• • •
Erano convenuti in tanti, la do
menica, a Hamm. Pullmann conti
nuavano a giimgere, da ogni prove
nienza, riversando lieti gruppi oi mo
nitori sulla piazza principale. Inhne
furono tutti raccolti, con la comunicà, nel tempio principale: erano oltre 1.600! Difficile esprimere il fer
vore e il raccoglimento di quel cui
to, pur così « multitudinista », se
guendo la liturgia della Landeskir
che di Westfalia, luterana, ma che
risente indubbiamente di forti influssi «riformati», come in tutta la
zona occidentale, renana della Germania federale. Nella cantoria, gli
ottoni guidavano il canto, questo
meraviglioso canto evangelico delle
Chiese tedesche.
Può parere strano che questo so
prattutto mi abbia colpito nel culto. Ma era effettivamente i>er me,
evangelico italiano, una volta anco
ra il lato più straordinario. La li
turgia si faceva viva, vero dialogo
della Chiesa col suo Signore, dialogo seguito ccn impegno, espresso con
slancio in un canto che era una vera forza: non la forza della massa,
ma della convinta, gioiosa partecipazione. Era quasi paradossale, eppu
re dovevo convenire che quasi mai
nei nostri culti — di noi « focosi italiani, e canterini », come piace ai
nordici injmaginarci, secondo facili
clichè — avevo sentito im tale slan
ciò nel canto. Certo, il valore e la
ricchezza degli innari tedeschi non
sono estranei a questo (e, ad esem
pio, non è forse vero che alle Valli
SI cantavano con più slancio e con
più gioia i Psaumes et Cantiques?)
La gioia di cantare le lodi di Dio >
ia propria fede, tutti uniti in un
grande coro... questa l’impressione
dominante del culto di Hamm. E las
sù, guida, ma quasi soverchiato dal
le voci umane, il «coro» delle trom
be. Non a caso li chiamano « cori »,
e non fanfare: gli ottoni cantano
per lunga, amorosa scuola, a gola
spiegata, ma anche piegandosi alla
dolcezza più limpida. Interessantis
simo inoltre, pur per un profano come me, notare come quasi tutti i
Corali, specie nei preludi, hanno avuto in questi ultimi armi armonizzazioni nuove, spesso avvincenti.
La predicazione ha ricordato a
tutta quella grande assemblea, rac
colta dai quattro canti del paese, il
dono, la dignità, la gioia della mis
sione (La missione dei settanta) dei
discepoli, che coll’Evangelo possono
vincere le potenze demoniache del
mondo. Vedendo scorrere, nella notte, questa parte della Westfalia, fumosa, rossastra, triste luogo di fatica dove la natura sembra quasi del
tutto soffocata, ripensavo a quella
predicazione : la vita dell’ immenso
distretto industriale aveva qualcosa
di sinistro, demoniaco quasi, la demonicità nebbiosa e opaca, banale,
che forse ^ la peggiore; in questo
inondo vivevano le famiglie dei bambini loro affidati la domenica, in esso questi crescevano... L’Evangelo,
una liberatone, già ora, per ogni
cuore che sa, crede, gode la sola cosa necessaria : che il suo nome è scritto nei cieli (Luca 10).
Li rivedevo davanti a me, stipati
nella grande sala, i 1.6(K) monitori di
Westfalia; per tutto il pomeriggio,
salvo un breve intervallo, avevano
seguito uno studio biblico sul modo
di affrontare un testo, cercarne la
<: punta », renderlo vivo j)er i ragazzi, in modo che la storia biblica fosse storia viva; poi tre resoconti: uno
dall’Ecumene (ogni anno viene invitato un delegato di un’altra Chiesa,
quest’anno l’invito è stato rivolto al
nostro Comitato delle Scuole dome
nicali, ed in suo nome ho cercato di
presentare brevemente la storia e la
situazione attuale della nostra Chie
sa con particolare riguardo al lavoro delle Scuole domenicali) e due
dalla Missione. Per questa ha parla
to anzitutto un missionario che è
ora fratemal-worker (collaboratore
fraterno, cioè non più « dirigente » )
nella Chiesa batak di Sumatra, p>er
la quale le Scuole domenicali di
Westfalia, durante tutto lo scorso anno ecclesiastico, avevano lietamente
raccolto delle offerte: ora una grande scuola delia Missione è, laggiù, il
frutto del loro amore fraterno. E...
perchè lo slancio non venga meno,
ecco subito un nuovo progetto, nel
Libano«: un missionario-insegnante
presenta l’opera evangelica laggiù, a
la necessità di una scuola... Ho trovato così bello che questo grande
coiTpo della Chiesa dei piccoli si in
teressasse, con partecipazione fraterna, alla Chiesa di altri paesi, vicini
e lontani. Per quei bambini, anche
quando saranno uomini, quella scuola, quella chiesa saranno sempre un
po’ loro, e quei iwpoli lontani un po’
meno stranieri, quelle chiese diverse
pur sempre sorelle.
La. sera e Tindomani, ospite in una
riunione più ristretta di responsabili, potevo ammirare la serietà, Timpegno, l’abbondanza di mezzi, di energie, di tempo, di uomini che viene dedicata alla «giovane Chiesa».
La Scuola domenicale, laggiù, tende
ad essere specialmente « culto dei
bambini » con un’apposita liturgia
(mentre le lezioni di religione sono
date nelle scuole): in esso solo la
predicazione differisce dalla forma
che ha nel culto degli adulti. Ho
avuto l’impressione che si tendesse
generalmente a farne un dialogo,
accuratamente preparato, con i bambini, sia nei gruppi che tutti insieme; e ne ho avuto un bellissimo esempio nel culto dei bambini del
mattino.
* • *
Una dietro l’altra, sfilano le ciminiere... poi cominciano a distanziarsi, e dopo le luci di Colonia, il tre
no si rituffa nella quiete della natura, serpeggia lungo il Reno, che
brilla sotto la luna, dominato dai
nidi d’aquila delle rocche medioevali, abbarbicate alle ripide pendici su
cui si arrampicano i vigneti. Anco
ra moltes. ore viaggerò attraverso la
« grande Germania » piena di contra
sti almeno quanto l’Italia. Ma, questa volta, le impressioni dominanti
sono il canto gioioso e i volti interes
sa ti e vivi dei 1.6ÍK) monitori di West
falia, pattuglia avanzata della Ghie
sa nelle campagne e nell’aspro mondo industriale di queiroperoso angolo tedesco.
Gino Conte
j ■ ;
TOur nuns I ppm'
an Jubilé
a Par la Grâce de Du»», Méditation«
et prières préparées par l’Alliance réformée mondiale. Genève. 16 p. illus.
Fr. suisses 0,30.
Cette brochure, qui comprend des lectures bibliques, de brèves méditations et des
prières pour chaque jour de la semaine et
une liturgie pour un service spécial de
consécration, rappelle les principaux éléments de la foi réformée. Elle est destinée à unir les fidèles de tous paye dans la
commémoration des anniversaires réformés et à donner à ceux-ci une signification pour les temps actuels. On sait que
la Journée du 31 mai a été désignée cette
année comme jour de prière et de consécration pour les réformés du monde entier. Cette brochure doit aider à s’y préparer et à la célébrer, mais son usage n’est
pas strictement limité, à cette période. On
imnrra s’en servir à maintes occasions
lorsqu’il s’agira d’approfondir le sens de
nos anniversaires réformés et, dans un
esprit de repentance aussi bien que de
reconnaissance, de voir comment nous
pouvons continuer l’oeuvre de ceux qui
ont répondu à l’appel de Dieu pour le
renouvellement de son Eglise. Comme le
suggère l’ihtroductio^ on se posera les
questions suivantes: Quelle est la signification des événe uents historiques qui
ont donné naissance à notre Eglise? (Ju’ontils^ signifié à l’époque? Comment a-t-on
préservé les valeurs qui sont à la base
de la réforme que Dieu a imposée à son
Eglise? Comment s’appliquent-elles à notre vie acuelle et que signifient-elles dans
la vie de l’Eglise d’aujourd’hui?
LE CELEBRAZIONI
del Giubileo calvinista
Come i lettori già sanno, a fiije maggio e al principio di giugno
avranno luogo, in modo particolare in Francia e nella Svizzera remanda le celebrazioni del Giubileo riformato.
In Francia, anzitutto:
26 maggio: pellegrinaggio a Noyon, in Piccardia, ove nacque Calvino,
nel 1509.
27-30 maggio : a Parigi, Sinodo generale della Chiesa Riformata di Francia, nel IV» centenario de) suo primo Sinodo (1559), pure a Parigi,
nel quale si costituì come Chiesa Riformata, ed approvò la suti
Confessione di fede, detta de La Rochelle. Vi sarà pure un programma di conferen.ze sul valore e l’attualità della Riforma cal
vinista.
31 maggio: ih Francia e in tutto le Chiese Riformate del mondo, giornata di preghiera e di consacrazione, in riconoscenza a Dio. A Parigi e in diverse altre città sarà proiettato il film sulla Riforma
calvinista, realizzato appositamente da Roger Leenhardt sotto il
titolo « A Dieu seul ia Gioire ».
A Ginevra:
31 maggio: culti solenni in tutti i templi della città, alle ore 10. Allf11,45 grande riunione davanti al Muro della Riforma. Nel pomeriggio, al Palazzo delle E.sposizioni, conferenze, cori, proiezione del
film « A Dieu seul la Gioire ». La sera alle 21 spettacolo di « Son
et Lumière », ai Bastioni, davanti al Mure dei Riformatori.
1 giugno: riapertura dell’Auditoire de Calvin, che costituirà il nuovo
Centro riformato mondiale.
1-6 giugno: a Ginevra e nei dintorni, in particolare all’Istituto ecumenico di Bossey, manifestazioni culturali ed artistiche, organizzate
dalla Città, dalla Chiesa e dall’Università di Ginevra, celebrando
il IV" centenario della fondazione dell'Accademia di Calvino.
E’ naturalmente aui^irabile che molti riformati di ogni paese,
anche dall’Italia, partecipino a queste celebrazioni, che rappresenteranno un evento di un interesse assolutamente eccezionale.
Spighe di grano e zizzanie
Un giovane Pastore francese recatosi per un periodo di riposo in un
villaggio svizzero, aveva incontrato il
vecchio Pastore di quella parrocchia
ed era stato accolto con grande cordialità ed invitato a casa sua..
Dopo cena i due uomini erano
usciti nel giardino fe sedutisi in comode sedie a sdraio, .godendo della frescura, avevano parlato a lungo dei
problemi del loro ■^ministerio.
Il giovane trovando nel vecchio
collega un cristiano dalla vasta esperienza e pieno di comprensione, gli
aveva parlato a cuore aperto delle
sue difficoltà e dd problema che lo
tormentava notte fe giorno. La sua
Chiesa si trovavifjai un vallone alpestre dove quasi tutta la popolazione
era tradizionalmente evangelica. Quando egli aveva iniziato il suo ministerio, egli era pieno di santo ottimismo
e di fiducia. Gli avevano detto che
quella parrocchia era « difiicile » ma
egli sperava -4 predicando fedelmente l’Evangelo e consacrando tutte le
sue forze alla sua opera — di vedere
rifiorire la vita spirituale in mezzo a
quella popolazione.
Ora — dopo cinque anni di sforzi
e di cure — si sentiva depresso e scoraggiato e si domandava se l’insuccesso del suo ministerio non dipendesse dalla propria incapacità o dai
propri errori. Incoraggiato dalla simpatia del vecchio collega, il giovane
Pastore gli espose la situazione della
sua chiesa.
Una Chiesa di montagna
« Nella mia parrocchia, spiegò il
giovane Pastore, una parte dei membri sono modesti agricoltori i quali
vivono in piccoli villaggi sui fianchi
della montagna. I loro campi rendono poco ed essi vivono una vita dura
e stentata, lottando per avere il puro
necessario. L’altra parte, invece, vive
nel fondo valle e molti uomini e donne lavorano nelle fabbriche, lasciando che i più vecchi si occupino dei
campi. Le condizioni della loro vita
materiale sono migliori ma spesso ciò
avviene a scapito della vita spirituale ».
« Purtroppo anche da noi, osservò
il collega, l’elemento operaio tende
ad allontanarsi dalla fede e dalla
Chiesa ».
« Anche la gioventù, da un po’ di
tempo a questa parte, sta abbandonando i villaggi più alti e scende in
basso in cerca di lavoro più redditizio. Io speravo molto nella gioventù
per l’avvenire della Chiesa; ma sento
che sta allontanandosi, a poco a poco. dalla vita della Chiesa, confondendosi sempre più col « mondo ».
-! Le famiglie si disfanno, i genitori non
hanno più autorità sui figli e molti
matrimoni misti tolgono alle nuove
famiglie il loro bel carattere evangelico ».
« Credo che ogni Pastore, in qualunque “paese, debba affrontare simili
problemi angosciosi ».
« Quello che più mi tormenta c di
noli vedere che cosa io possa fare per
contrastare a questo lento disfacimento. Quando io affermo che la vita di
un cristiano non deve dipendere dall’ambiente nel quale vive e che al
contrario — egli è chiamato a portare luce e ad esser lievito in qualunque ambiente egli viva, sento che le
mie parole cadono nel vuoto. Quando affermo che il giovane evangelico
il quale scende dai suoi monti per
andare a vivere in un ambiente dove l’incredulità e la materialità dominano, deve portare con sè la forza
della sua fede e continuare ad essere
se stesso, cioè un credente, sento che
vengo considerato come un uomo che
vive fuori dalle realtà della vita...
Ma allora la religiosità dei miei
parrocchiani è solo un’apparenza,
qualcosa di convenzionale che non
serve a nulla? Per molti l’essenziale
è di guadagnare di più — sempre di
più — a qualunque costo, senza curarsi della legge di Dio e dei propri
doveri morali e religiosi! ».
Milano, 24 Aprile 1959.
Caro Signor Conte,
Ho trovalo incompleto l’articolello « L’analfabeta di Paesana » su l’ultimo numero del giornale.
Infatti, alla 23ma riga, dopo le parole
« ; e ricorda », la frase dovrebbe continuare con il seguente inciso « , e non perdona, » in modo da suonare così: « ; e ricorda, e non perdona, le tremende repressioni, ecc. ecc. ».
Perchè purtroppo è questa la dolorosa
realtà, che riempie il cuore di lama tristezza: Noi non sappiamo perdonare, non
vogliamo perdonare.
Preferiamo tramandare di padre in figlio il nostro rancore verso la Chiesa Cattolica, invece di dare l’esempio Cristiano
di un perdono generoso e totale, e non
parlare più di un passato che più non ci
appartiene, per cominciare a comprendere e realmente amare — {«ova di alto e
nobile sentire e di liberazione da pregiudizi e partiti presi — quella che finora
abbiamo considerato la nostra secolare
nemica.
pi questo così capitale problema non
/ LETTORI SCRIVONO
crede sarebbe utile discuterne sul gior
Mi dica se sbaglio, caro Redattore, e
gradisca i miei ben cordiali saluti.
Suo Franco Faixhi
Non so se è veramente, così diffuso, fra
noi evangelici, quel senso di rancore verso la Chiesa Cattolica di cui Lei parla.
Forse c’è più spesso un senso d’indifferente disinteresse, quasi si fosse due vite
che non hanno niente in comune, niente
da dirsi. Ma certo c’è pure la coscienza
di essere stati oppressi, a lungo; rinfocolata, bisogna riconoscerlo, da un’oppressione morale che non manca di dar segni
ancora oggi, qua e là. Siamo una sparuta
minoranza, tollerata, spesso denigrata .sistematicamente; que.sto ha riflessi psicologici inevitabili. Sono iterò ben d’accordo
con Lei che dobbiamo lottare contro questa psicologia, vivere con più allegrezza
la nostra libertà cristiana; dobbiamo e possiamo vivere in mezzo al nostro popolo
non come un gruppetto costantemente con
tratto e vittimista o appartato, ma come
una chiesa serena che ama, dell’amore
evangelico e non sentimenlaleggiante, il
paese in cui Dio l’ha chiamata ad annunziare, il Signor Gesù Cristo. Penso con
Lei che sarebbe bello ed utile discuterne
sul giornale: siamo, dunque, in attesa.
Gino Conte.
Torre Pellicc, 28 aprile 1959
Sul n. 16 del giornale, ho letto quanto
ha Scritto il Sig. Carlo Pons a proposito
de « La domenica dei negozianti », e per
quanto si riferisce alla proposta chiusura
dei negozi diretti da Valdesi, durante l’ora
del Culto, mi permetto di esprimere il mìo
dissenso da tale idea, dissenso che è motivalo dall’avere una certa conoscenza della
mentalità dei negozianti — di qualunque
fede politico-religiosa - -e dal ritenere, tale proposta, di ben diffii'ilc attuazione.
Secondo me, Ja soluzione del problema
dovrebbe essere un’altra, che mi sembra
di più facile attuazione e i cui risultati
dovrebbero essere di più pronto accertamento. E cioè: invitare tanto i Signori Pastori (dai pulpiti) quanto i Direttori dei
nostri giornali a farsi costanti c ferventi
propagatori di una « Lotta agli acquisti domenicali », lolla che dovrebbe essere estesa, attraverso la stampa, anche ai compratori non evangelici. Se questa campagna
sarà ben sostenuta, i frulli non potranno
mancare e quando i negozianti vedranno
che le vendile domenicali saranno ridotte
ai minimi termini, loro stessi invocheranno dalla compentente Autorità, disposizioni per la chiusura dei propri negozi, di
domenica, per tutta la giornata.
lina cordiale stretta di mano.
b. U. Rossi
Il Suo intervento mi pare porre giustamente ¡'accento su un lato della questione
che si lascia spes.so in ombra; la responsabilità dell’inos.servanza del riposo dome
nivale nei negozi ricade ánche, e soprattutto sui consumatori. Fapicuimo le nostre
spese il sabato, e la.sciamo agli esercenti
la possibilità di godere pienamente il giorno del Signore.
Che cosa fare?
Il vecchio Pastore il quale aveva
ascoltato il giovane collega con evidente simpatia, gli pose la mano sul
braccio.
« Il problema che la tormenta, gli
disse, è uno di quelli che pesano sul
cuore di ogni fedele servitore di Dio.
Guai se non fosse così!
In modo generico si può dire che
dovunque le Chiese sono composte
in proporzione più o meno alta
di spighe di grano e di piante di loglio e di zizzania: di credenti sinceri
e di uomini che hanno solo un'apparenza di fede. La nostra opera di Pastori è appunto quella di lavorare con
fede nella vigna del Signore, cercando
di fare agire la potenza dello Spirito
di Dio per stimolare i credenti ad una
fedeltà sempre maggiore e per richiamare alla fede quelli che se ne sono
allontanati.
Ma il problema al quale lei ha accennato giustamente come a quello
più importante, nell’ora attuale, pelle parrocchie di montagna, è certamente quello dell’abbandono progressivo del lavoro dei campi per scendere dai monti al piano, nella speranza di diventare operai ben retribuiti
che possano avere una vita più comoda e più piacevole.
Se tutti quei montanari fossero credenti sinceri e zelanti, questa loro
comprensibile aspirazione pritrebbe
essere utile tanto a loro quanto ai loro compagni di lavoro ».
« Ma purtroppo avviene spesso il
contrario: invece di aiutare il pro.ssimo a venire alla fede, molti si allontanano dalla fede e dalla Chiesa ».
« Questo è vero, purtroppo. A me
sembra però che questo, come ogni
altro problema che concerne t fedeli,
debba essere affrontato e studiato dalle Chiese. Lo fanno esse? ».
« Che cosa possono fare le Chiese?
1 Pastori non possono che constatare
il fatto doloroso ».
« Ho conosciuto un Pastore ed un
Consiglio di Chiesa i quali hanno fatto qualcosa di più. Hanno convocato
la Chiesa, cioè tutti i fedeli -- per
discutere con loro la nuova situazione, con mente aperta e con spirito di
preghiera. I fedeli dapprima stupiti e diffidenti — quando hanno visto che non erano stati convocati solo
lier essere sgridati, bensì per cercare
tutti insieme la migliore via, si .sono
interessati alla co.sa, partecipando attivamente alla discussione dei problemi sui quali veniva chiesto il loro
parere. Ho ricevuto, tempo fa, una interessante lettera del Pastore di quella
Comunità, in cui egli espone il sistema
seguito dalla sua Chiesa ed i risultati
di quell’azione. Se lei lo desidera le
farò leggere quella lettera ».
Se lei lo desidera le farò leggere
quella lettera », Paolo Bosio.
(/« un pros.simo articolo ci proponiamo
di trascrivere parie, di quella lettera attirancio sul xuo contenuto l'attenzione delle
Comunità che si trovino a dover affrontare
gli stessi problemi).
3
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
Nel Distretto
sud-americano
Quella che in Europa è stagione
invernale è invece in America del
Sud la stagione estiva : l'eiKDca, cioè,
dei campeggi e delle Assemblee, congressi e Conferenze distrettuali. DodDiamo al Pastore Carlo Alberto Griot
(ben conosciuto tra noi per il suo soggiorno in Italia di alcuni anni fa)
alcune informazioni sulle attività estive dei nostri fratelli uruguayani
ed argentini.
Il « Parco XVII Febbraio » sulla riva del Rio de la Piata ha ospitato
anche quest’annp tutta una serie di
campi estivi per giovani ed adulti
nella suggestiva cornice dei suoi do
schetti di pini e di eucalipti. Gli edifici del « Parco » che vengono perfezionati di anno in anno possono accogliere circa 130 campisti.
Nel « Parco » si è tenuto ancora
una volta quest’anno rincontro di
pastori valdesi e metodisti, che è valido strumento per una migliore conoscenza reciproca in vista della
sempre maggior collaborazione tra le
due chiese.
Sempre nel « Parco » si è riunita
per quattro giorni consecutivi l’Asseniblea annua della Federazione
Giovanile Valdese che comprende le
Unioni giovanili sia dell’Uruguay che
dell’Argentina. La durata assai notevole di questa Assemblea dimostra
con quanto impegno vengono studiati i problemi della gioventù; non si
tratta soltanto dei problemi amministrativi delle Unioni che pure sono
notevoli date le grandi distanze ed
i più di Z800 soci iscritti. Si tratta
specialmente di problemi di carattere spirituale, « Gli studenti valdesi »
e « Partecipazione della gioventù alla vita ed alla missione della Chiesa». L’ambiente studentesco valdese
sudamericano presenta un problema
del tutto particolare: la maggior parte delle famiglie valdesi risiedono in
campagna ed i loro figli che si dedicano allo studio possono farlo soltanto trasferendosi in città, a Montevideo o a Buenos Aires. Fino a po
chi anni fa non c’era chiesa valdese
in queste metropoli ed i giovani provenienti dalla campagna vi si trovavano spesso sperduti e senza assistenza spirituale proprio negli anni
diffìcili della formazione della personalità che avveniva in un ambiente fortemente irreligioso. Non è da
stupirsi se un notevole numero di
giovani si siano così allontanati dalla fede privando la chiesa del valido
apporto' che avrebbe potuto venirle
da un gruppo di professionisti sinceramente credenti. Non mancano', certo, anche là gli intellettuali credenti,
ma essi sono piuttosto delle eccezioni. La fondazione delle Chiese di
Buenos Aires e Montevideo ha contribuito a dare un principio di soluzione a questo problema. Ma ancora le
Unioni giovanili se ne occupano per
integrare sempre più nella vita della cfiiesa la gioventù studiosa.
Anche la Federazione Femminile
Valdese ha avuto la sua Assemblea
annua rice fendo con piacere il messaggio fraterno che le era stato inviato dalla sua consorella italiana.
La Federazione sudamericana collega 33 Leghe femminili valdesi che
hanno più di 1600 socie. La loro attività si svolge specialmente nel campo assistenziale, sia all’interno di
ogni singola chiesa, sia per offrire
borse di studio o soggiorni gratuiti
nei campeggi estivi a bimbi bisognosi.
Al principio di marzo la chiesa di
Colonia Miguelete ha ospitato la
Conferenza Distrettuale. La mole degli argomenti trattati ed il numero
dei partecipanti (15 pastori ed evangelisti e 44 delegati) fanno di questa
Conferenza distrettuale un vero e
proprio piccolo Sinodo. Naturalmente si è parlato delle celebrazioni dei
Centenario e della visita del Moderatore che ha lasciato un’ottima impressione ed il desiderio che tali visite si ripetano più frequentemente
che in passato per rafforzare i vincoli tra le due parti della Chiesa valdese di qua e di là dall’Oceano.
Il monumento del Centenario (e
cioè il Tempio, sala di attività e car
sa pastorale di Montevideo) presenta ancora, dei problemi di carattere
finanziario data la mole dell’opera,
ma ormai l’ediflcio principale è in
fase avanzata di costruzione.
La Conferenza si è occupata ancora una volta della scarsità di pastori : ogni anno qualche giovane
entra nella Facoltà di Teologia di
Buenos Aires, ma il loro numero è
insufficiente per i bisogni di un’opera che si estende costantemente.
Quest’anno è stato creato un nuovo
posto pastorale nel dipartimento di
Rio Negro (Uruguay), che sarà affidato in un primo tempo al Candidato Nestore Rostan e in seguito al
Pastore Silvio Long. Esso comprende la città di Fray Bentos e parecchi gruppi e colonie agricole disseminate sul territorio del dipartimento.
La Conferenza ha infine espres.so
il suo compiacimento per la campagna di risveglio che è stata condotta
nelle parrocchie di Colonia Valdensc e di Cosmopolita da gruppi di laici che si erano appositamente preparati per questo scopo. Questa campagna ha avuto un risultato che pare assai buono; essa non è un avvenimento isolato, ma dimostra un
progressivo aumento dell’ interesse
per le questioni evangelistiche. Il primo secolo di vita è stato per le nostre chiese sudamericane im’epoca
di consolidamento interno; il secondo dovrà essere, come dice la Commissione Esecutiva del VI Distretto,
« un periodo di zelo evangelistico e
missionario ». Riteniamo che in alcuni settori della nostra chiesa sudamericana tale zelo cominci a manifestarsi e ci auguriamo vivamente
che aumenti. A. C.
Alluvioni su La Piata
I periodij ì e i?iornali ci parlano delle
gravi inondazioni in Argentina ed in
Uruguay. Fra le zone colpite sv indica
anche Paysandù e Fray Bentos nel dipartimento di Rio Negro, località dove vi
sono chiese Valdesi. Anzi Fray Bentos è
sede delFullinia, in ordine di tempo, fra
le Chiese Valdesi dell’Uruguay. Pensiamo
ai nostri fratelli che sono in difficoltà.
Pochi mesi or .sono eravamo accolti alcuni « pellegrini » come fratelli lungo i fiumi, in parchi naturali, nel verde, nella
gioia e nella pace. Ci pare impossibile
che oggi quelle medesime località siano
coperte dalle acque torbide. Riceviamo
numerose lettere dall’Uruguay che parlano di pioggie torrenziali, di raccolto perduto, ma nes.siino parla di disperazione.
Vorremmo far giungere ai nostri fratelli
lontani in quest’ora buia per loro, la nostra fraterna simpatia. In modo speciale
dei pellegrini die li han visitati pochi
mesi or sono. Chiediamo al Signore di
ridar loro coraggio e forza per riprender
la diuturna fatica. 11 raccolto è perduto,
il Signore dia òggi solidarietà fra fratelli
nella prova, e dia domani nuovamente abbondanza. Benedica Iddio la Chiesa. Domani i l'ampi torneranno ad essere fertili,
il sole tornerà a scaldare e fecondare dopo Ja pioggia, ma l’amore di Dio è di
oggi e di sempre. Guido Rivoir
DI nuovo un proiosiante
ucciso In Oolombla
Secondo un messaggio della Confederazione evangelica di Colombia un uomo è
stato ucciso e tre donne ferite, a colpi di
arma da fuoco, all’uscita da un culto a
Tununga. E’ stata presentata al ministero
della giustizia una querela che dà i dettagli dell’attacco e implica il sacerdote cattolico del luogo. (.S.OE.P.I.)
IMPORTANZA
della Gianovella
La Pro Valli ha compiuto un atto
di coraggio, afferrando al volo l’occasione che si è presentata di acquistare la Gianavella e il terreno circostante. E speriamo che non debba ricevere troppi rimproveri, per
aver indulto alla retorica dei ricordi gloriosi.
Se così fosse, i rimproveri non sarebbero forse infondati. Ma l’importanza della Gianavella non sta nei
ricordi degni di sus.sistere, che le sono uniti; non sta nel passato, ma
nel presente e nell’avvenire. « Non
di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di
ogni parola che procede da Dio ». E
Dio parla mediante segni di materia,
adeguati alla nostra condizione di
cg^, improntata, se non sempre dominata, dalla materia. Per questo ci
vienr ccmandato di manifestare la nostra fede in opere, che sono compiute nella materia ma s’inscrivono nello spirito e parlano allo spirito. L’acquisto della Gianavella è un segno,
ed è bene che sia compiuto mediante
sottoscrizione pubblica di tutti i Vaidesi; perchè tutti i Valdesi, di nascita o di elezione, dovrebbero, secondo
me, versare una quota, anche minima, meglio se minima, per concorrere a quest’opera. La Gianavella è già,
e diventerebbe così sempre meglio,
proprietà comune del popolo valdese,
la prima sua proprietà comune che
non serva a scopi diretti di culto >0
di beneficenza, la prima sua proprietà comune che potrebbe servire a sco
pi sociali. E pensi ciascuno al significato che questo può’ avere. Non
avremo più ciascuno da considerare
e da amare, spesso oltre ogni giusti
zia, spesso rasentando o addirittura
cadendo nell’idolatria, soltanto la no
stra proprietà personale. Incomince
remo a poter considerare nostra qual
che cosa che è anche di altri, dei nostri fratelli. Forse, potremo imparare
lassù a vivere insieme, a lavorare insieme un campo che non sarà di que
sto o di quello, ma di tutti, ed a met
teme insieme i frutti perchè siano
distribuiti secondo ragione, se non
proprio secondo giustiza. E chissà se
questa prassi non servirà a guarire
almeno inizialmente, il nostro finora
inguaribile egoismo? Cioè, chissà ss
attraverso questa prassi non potremo
incominciare a dimostrare prima di
tutto a noi stessi, e poi a quelli che
stanno intorno a noi, che la Grazia
ha incominciato ad agire nei nostri
cuori di pietra, aprendoli nella pratica, e non solo in teoria e nelle belle
parole, alla considerazione dei diritti altrui, all’azione perchè il bene di
uno venga dall’opera degli altri, e il
bene di tutti dall’opera di tutti?
La Gianavella può’ essere un campo di applicazione di queU’evangelo
che diciamo di segifire ma che non
abbiamo ancora capito, che tutta la
civiltà autoproclamantesi cristiana
non ha ancora saputo mettere in pratica, tanto è vero che la società sotto tutti i cieli presenta ancora un
aspetto mostruoso.
Vorrei che la sottoscrizione per
l’acquisto della Gianavella raggiungesse una misura esuberante, in modo che il sovrappiù potesse essere destinato ad acquisti analoghi, di campi, di boschi e di miniere, da costituire in altrettanti possessi comuni
del popolo valdese, da gestire non da
singoli nell’interesse proprio, ma da
lutti nell’interesse di tutti. Non sarebbe questo, accanto all’ assistenza
a: vecchi ed agli ammalati, un’altra
« predicazione » per rendere intorno
a noi testimonianza dell’Evangelo?
L. De Nicola
LETTRE DU “NID DE L’OURS
i7^
Vu qui“ l''rt'ili‘ric s’élail si liicn lire d’atfaire clans l’aventure du coq cl puis de
l’ours, et qu’il avail, de même, tenu une
inlelligeule conduite dans le conilial ronIre les mililiens. on décida qu’il pourrait
|»ortcr une arme à feu, après l'avoir bien
inslriiil dans le manène et la cliai'ne et lui
recoiiiinandant bien de ne l’utiliser qu’en
c as extrême.
Un malin de très lionne heure: il faisait
encore nuit, la caverne organisait une deséenle au Val Pélis. Du liaui d'un bec
de roelie on avait aperçu, le long de la
roule, lie Villar à Bobi, une petite troupe
avec deux mulets, à la tombée de la nuit.
On piésume que ce groupe soit aelieminé
vers la route du Col la Croix et cpi'il porte,
à dos de mulet, quelque riche butin. On
cléciile de se trouver sur la roule de Villeneuve avant le jour guettant le convoi.
Fréclérie fut du nombre des assaillants.
l’enclanl qu’on longeait les passages et
sentiers des cliamois, qu’on franchissait le
Col .lulien {ihms ses abois, rar il y avail
soiivenl un ¡losle de soldais ou militiens,
sur le Col. pour ronlrôlcr loin passage) et
ipie l’on gagnait l'endroit préfixé pour
l’cmliûelie, notre garçon se trouva sur les
pas de Djallà (qui en langue vaiidoise veut
dire gelé. Il parait t|ue celte famille avail
renommée d’èlre lière et d’un suprême
sang froid), l,’homme expliquait à Fédrie
Doni per Ffeo delle Valli
Ringraziamo vivamente:
Peyran Marta (100); F. Cagliardi (100);
I.ong Attilio (.300); Noemi Giovannini
(100); Chamlion Maria (300); Reux Mario (300); Beux Silvio (30l)j; Canonico
Evelina (300); Balmas Emma (300); Osvaldo .Simeoni (600); Perl Emilia (1()0); Rapisarda Giuseppa (100); Buffa Enrico
(100); Peyronel Emilio (lOO); Quattrini
Emanuele (100); Laurora Vittorio (100);
Facebin Paronelli Emanuele (100); Pia
Isenlmrg (400); Treni Ermanno (100); Prelato Fanny (100).
que la nuée, ou brouillard traînant, au
dessus de leurs têtes pouvait facilement
fournir une alarme aux postes militaires,
c ar elle reflète les sons et les porte plus
loin. Cl II est vrai » disait-il « que l'e phénomène donne lieu liien souvent à des malentendus; car on croit d’avoir entendu un
liruil sur sa tête, et c,e bruit vient de loin,
au dessus de la crête. Et puis le bruit parait
être encore agrandi. Un cri d’aigle a souvent terrorisé quelqu’un qui croit que cela
v enue d’une triste mégère ou méchante
fée. Car il y a beaiiioiip de gens qui
croyeni aujourd’hui encore aux revenants,
aux mégères et toutes les sottises i|ui sentent l’ignorance ».
L’expédition se trouvait aux abords de
Bobi au lever de l’aurore. Trou Poiilat,
de Balsille, fit monter Frédéric sur un rocher, par où on voyait up_ l>out de route
vers le Villar. cc De là » lui dit-il « tu surveillera le clicmin et si lu vois des armés
qui montent, lu tireras un coup de ton
pistolet et lu remonteras vile plus haut;
recliargcanl Ion arme et la déchargeant, tu
attirera l’attention de l’ennemi, comme tu
a fait l’autre jour, avec les jiierres roulantes. Si l’on le poursuit lu gagnera les
liaiileurs du Conrnour ».
El les voilà partis.
Fédrie est seul! On a même... oublié de
lui laisser qiieique cliose à manger.
Quand le soleil fut liant, Fédrie cul
faim et soif aussi. lai combe, où ruisselait
un peu d’eau était loin! Il attendit. Sur
le chemin: rien de nouveau. Enfin il se
décida; il franchit à la course la berge et
le petit vallon, puis descendit au torrent.
Il y but. En remontant il se dit que peutêtre il aurait la chance de trouver quelques graines de genièvre ou de pimmerlel
oubliés par les oiseaux. El puis les perdrix aussi pourraient lui fournir quelques
oeufs. Il se mit en quête et fut tout heureux, après quelques tendres racines, de
tomber sur une perdrix grise qui s’envola,
mais pas bien loin, comme pour l’inviter
à la suivre. Mais Je gamin ne se laissa pas
séduire par la ruse de l’oiseau, et se mil
à cherclier vers l’endroit d’où elle était
partie, et enfin trouva dans une petite dépression, entre deux rocs, 14 oeufs qu’il
mit dans sa gibecière, avec la poudre de
son pistolet.
Tout lieureux il retourna à son poste. De
là il vit un liomme grimper vers lui. Cet
homme était en loques, ébouriffé, maigre
sec, mais armé!
Fédrie se cacha en épiant son homme.
Etait-ce un ennemi? Ou liien un vagabond
en fuite? 11 y en avait, lui disaient ses
amis de la caverne.
L’homme arriva sur l’endroit, s’abrita
derrière le roc tout en jetant des regards
fréquents vers la vallée. Soudain il sursauta; il avait aperçu, lui, le convoi s’acheminant vers Villeneuve. 11 donna dans une
vigoureuse exclamation et fit l’acte d’armer
son arquebuse. Fédrie fit un mouvement
involonlaire, une pierre roula. L’homme
lui fut dessu avec son coutelas; puis quand
il vit que c’était un enfant il le prit au
collet et: « Qui es-tu? D’où viens-tu? Parle ou je t’assomme! ». Fédrie brava le péril et répondit en pramollin : « El vous qui
êtes-vous? » fit-il et se dégageant il brandit son pistolet.
L’homme éclata de rire, et posant tout
air de menace il lui dit: « C’est bien, garçon! Ton hardiesse m’en dit long, et ton
patois te traliit. Je suis vaudois aussi, ne
crains rien! Je suis monté ici pour surveiller la route de Villeneuve. Un convoi ducal va monter vers le Col et passer en France. Mes amis sont embusqués sur son clicmin et vont le piller. Je suis ici pour empêcher tonte retraite ».
«Aussi les miens sont partis avec celle
intention et ils sont sur place dés l’aube »
dit Frédéric, qui se persuada avoir à faire
avec un Vaudois.
Iis s’échangèrent leurs informations. Il
apprit ainsi avoir à faire avec un rejeton
d’une famille, qui avail donné, aussi, un
martyr aux massacres des Vaudois de Calabre. Cette famille était surnommée « li
Count » à cause de leurs manières dédaigneuses et hautaines, en vrais aristocratiques.
Pendant qu’ils se faisaient leurs confidences ils aperçurent un militien courir
sur le c:liemin de Villeneuve à Bobi.
Un coup d’arquebuse du Count fit voler
la poussière aux pieds du fuyard, qui ralentit sa course et puis s’arrêta.
« Fais bonne garde ici, je vais lui enlever ses armes et provisions » dit l’homme; et il dévala la descente en un clin
d’oeil. Fédrie le regardait paraître et disparaître, parmi buissons et brancages, et
ne se doutait pas que c-e coup de feu avail
attiré l’attention d’une ronde militaire descendant du Julien. Mais les soldats parlaient; ils étaient deux; Fédrie les entendit. Il -se cacha. I.,es vit passer à quelques pas de sa caclielle. Il visa son pistolet. lâcha son coup et partit de volée, pour
se soustraire à la vengeance et aussi pour
répéter l’exploit de l’Iiifernet. Son coup
de pistolet avait blessé assez grièvement un
soldat qui tomba sur ee sentier rapide, et
roula sur soi-méme empêchant à son copain de se rendre compte d’où venait le
coup.
Ce qui permit à noire Frédéric de prendre de l’avantage. Et, où le sentier passait
au dessus d’une roche, il se prépara deux
grosses pierres pour les rouler sur son possible assaillant. Le sojdat non blessé, assuré par son compagnon que la blessure
n’était pas mortelle, se mit à remonter le
sentier, espérant rencontrer leur assaillant,
mais lorsque Frédéric, le vit en lionne position il lui lâcha sa pierre, qui bondit si
près de l’homme qu’il renonça à sa poursuite. Mais il tira de son arme et puis de
relie de son eompagnon deux coups qui
retentirent dans le vallon et donnèrent
l’alarme au poste du Col Julien.
Ce qui fil que les militaires de cc poste
envoyèrent deux hommes de renfort qu
surpassèrent Frédéric, sans le voir, et re
joignirent les précédents, avec qui ils de
scendirent sur Bobi en transportant le blés
sé; deux autres militiens furent envoyés
bloquer les passages du Col du Roux.
Frédéric se trouva la retraite interdite et
ne put rentrer dans la caverne.
Il ne lui restait que le Nid de l’Ours;
avec bien de la peine il y arriva sans se
laisser voir par les sentinelles ennemies,
mais il entendit des coups de feu dans la
vallée et il eut peur d’être repris.
Avant l’aube du jour suivant notre gar.-on était sur les hauteurs de Roche Blanrlie, aux aguets toujours, car le péril était
grand et il sentait, dans .son for intérieur,
comme un pressentiment, que l’ennemi ne
renonçait pas à le prendre.
El il avail bien raison d’être inquiet,
comme nous le verrons par ce qu’il lui
arriva. //. de PEYRANOT
TOPONIMI
delie Valli Valdesi
di T. G. Pòns
j’ Appia: piccolo borgo di S. Giovanni, poco sopra i « Miiston », ad
occidente; può aver tratto origine dal nome di famiglia Appia,
già a San Giovanni nei 1392. Il
nome significa ascia, scure, 1611;
ruata de li Appia.
gl’ Appiot; sobborgo di Torre, a levante, sulla sinistra delTAngragna. Diminutivo del precedente
(Cfr. Jean Jalla - Légendes des
. "Vallées Vaudoises, p. 58). Un Appiotto Lorenzo testa a Luserna nel
1632.
li Arbaut; villaggio della vai Guicciarda o Comba dei Carbonieri,
sulle due sponde del torrente e
perciò in parte su Bobbio ed in
parte sul Villar. Si trova già il
nome Arbaudo nella transazione
del 12 novembre 1557, e a San Giovanni fin dal 1425. Nella carta di
V. Grosso, del 1640, troviamo Arbaud e Arbaudi. Nome di famiglia
provenzale dal basso latino Arbaldus, che in Francia ha dato i
nomi di famiglia Arbaud, Arbaux.
d’Arbaud e Larbaud.
l’Armagli, o Armailli: vili, nella comba di Giaussarand, territorio di
Bobbio. Dal delfinese « armalhi »,
branco, armento di mucche, e
dal lat. animalia, e quindi luogo ove si radunano le greggi. 1634,
Stefano Mondon degli Armaglieri.
gl’ Armant; due gruppi di case nel
comune di Torre, sulla strada del
Russenc, fra i Simund e la Burlerà. Derivano anch’esso dal nome di fam. Armand, Armando,
non raro in Provenza, donde passò alle Valli, non sappiamo quando, forse attraverso il Queyras,
ove si trova il cognome fin dal
1260. Già esistente a la Torre nel
1469. 1610, ruata delli Armandi,
ossia Chioto Riveti.
id. case in quel di Bobbio, su la
vecchia strada che conduce al
Fra.
FArmarìa: case sulla strada a mezza costa che conduce dai Coppieri ai Chabriol sup.ri, ad occ.
di Torre. Forse col significato di
« armeria », luogo dove si prepa
rano, si tengono, si conservano
delle armi.
gl’ Arnaut: vili, in quel di Rodoretto,
ad occ. della Villa. Nome di fam.
della Provenza, comune ai trovatori del XIII sec-, di cui il più
noto è Arnaldo Danielle. Dal b.
lat. Arnaldus, in vai Queyras fin
dal 1260. Cfr. C. di V. Grosso,
1640: Arnaud.
id. case nel comune di Torre, sotto il Cugn, non lontano da Chiavulla. 1116, al Arnaudo, all’Arnaudi.
gl’ Arnulet: case in quel di Torre, a
notte degli Ugon, oltre Bellavista. Dal nome di fam. Arnoulet.
diminutivo di Arnoul, che troviamo in Angr. già nel 1232 (Amulfus) e nel 1485, come nome di
fam.; Antonio Amulphi.
j Artìis; dal nome di Jan Artusio
(1261)
1' Artiisot; vili, del Villar, sul pianoro su cui è situato Siibiasc e la
Pianta : diminutivo del nome di
fam. Artìis, già prima del 600 ed
ancor oggi frequente in quella
regione delle Valli. 1616, Giov.
Paolo e Stefano Artusoti, di Bobbio; 1634, loco detto l’Artusoto.
1' Arane ; vili, di Rorà, sulla strada
che dal cpl. conduce a Pianprà.
Luogo da poco dissodato; dal v.
ariinciar che vuol dire appunto
dissodare. In vai Pellice, dal b.lat.
rancare, e rimasto per lo più
rune.
j‘ Arvèl: vili, di S. Giovanni, ad est
dei Jalla superiori. Dal nome Revel, Revello, nome di fam. che
fin dal 1232 si trova nel territorio di S. Gì. (C) ed in quello di
Angr., almeno dal 1481. Lo troviamo in vai Queyras fin dal 1261.
Libri che raccomandiamo
Sono giunti ultimamente alla Claudiana i seguenti libri, che raccomandiamo ;
ROGER BORRE
L'homme et la guerre
(Le Docteur Louis Appia et les débuts
de la Croix-Rouge)
L. 1.200
ANDRE'' LIENGME
Les 4 règles fondamentales de la vie
L. 1.250
RAUL EVDOKIMOV
La femme et le salut du monde
L. 1.300
OSWALD .1. SMITH
Il paese che amo di più
L. 200
Ordinazioni alla Libreria Claudiana
Torre Pellice (Torino)
4
Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi e vi
abbiamo creduto,
1 Giovanni 4: 16
|i .-ajiAV u-"': ».f /à':
L'Eco delle ypllii Valdesi
Se uno dice: lo amo Dio, e
Ij. odia il suo fratello, è bugiardo.
1 Giovanni 4: 20
Pietro
23. — Ma il nemico non si contndera ancora battuto! I capi dei Vaidesi tengono quindi consiglio. Occorrerà salire ancora, ancora piik in su,
in Pra del Torno, alla testata del vallone di Angrogna. In quella località
segreta, tutti saranno al sicuro. Ricomincia il penoso spostamento, dal
basso verso Paltò; le donne, i pargoli, i vecchi ricominciano a muoversi. Alla men peggio tutti si accasano
nelle grange, nelle capanne dei pastori.
24. — Furibondo per lo smacco ricevuto. il nemico torna all’assalto.
Lassù, i Valdesi sono nuovamente in
preghiera : « Signore, Signore », supplicano le povere donne. Ma che cosa
succede? Si direbbe che il sole si nasconda. E’ la nebbia, la nebbia che
scende. In piena estate! Dalle truppe
del Duca sale un urlo : « La nebbia !
Siamo perduti! ». A quell’urlo d'angoscia risponde il grido di trionfo dei
Valdesi: « Avanti, fratelli, ecco il nostro Dio che vuol combattere per
noi! ».
Áncora una volta
{Continua dalla 1» pag.)
veva ritliirre ancora di due terzi, e
cioè a soli quindici giorni ».
Il Cretarolo è slato dunque condannato a 15 giorni di carcere e al
pagamento delle spese. « Gli avvocati della difesa interposero subito
appello contro la sentenza onde tulla la delicata faccenda dovrà essere
riesaminata e decisa dalla Corle
d’Appello dell’Aquila ». La Magislratura ha dato altre volte prova ili
saper intendere il senso profondi
delle norme costituzionali, al di là
della lettera di vecchie leggi superate. Ci auguriamo di tutto ctiore
che .sarà così anche a L’Aquila, sempre in attesa che quelle norme si radichino nel cuore degli italiani.
<// falso profeta è il pastore c/ro
piace a tutti. E’ lì per testimoniare
di Dio, ma non vede Dio e preferisce non vederlo perchè vede troppe altre cose. Segue i suoi pensieri
umani, rimane interiormente calmo
e sicuro, evita abilmente ogni urto,
non aspetta e non spera che poco,
o nulla, da Dio. Può tacere anche
quando vede che gli uomini ingombrano la loro via di pensieri, di opinioni, di calcoli e di sogni falsi,
perchè vogliono vivere senza Dio.
Si ritira sempre quando dovrebbe
avanzare; si fa chiamare predicatore dell’Evangelo, conduttore spi
rituale, servitore di Dio; ma non è
l?l!il9ID]®[D2ll(DID(0
(he l’impiegato degli uomini. Sogna talvolta di parlare in nome
‘di Dio; ma non parla che in nome
della Chiesa, dell’opinione pubblica, della gente ’’come si deve”, della sua piccola persona. Sa che, fin
d’ora e per sempre, le vie che non,
cominciano da Dio non sono delle
vere vie. Ma non vuole turbare nè
sè stesso nè gli altri; perciò pensa
e dice: Continuiamo, prudentemente e sempre contenti, la nostra via
attuale; le cose .si aggiusteranno, alla fine. Sa che Dio vuole strappare
gli uomini alla loro empietà e che
la lotta spirituale deve essere irnpe
guata. Ma no, predica la ’’pace”.
la pace, fra‘Dio e il mondo perduto
che è in noi e fuori di noi. Come
se una tale pace esistesse! Sa che
il suo dovere consiste nel proclamare che Dio crea urm nuova volontà,
una vita nuova; ma no, lascia regnare lo spirito di timore, di menzogna, di vanità, di Mammona, di
violenza. Ecco il muro costruito dal
popolo {Ezechùde LI: 10), il muro
vacillante, tutto crepe. Lo intonaca con la calce dolce e consolante
della religione, per la propria edificazione, e per la soddisfazione di
tutti. Ecco il falso- profetar
Karl Barth
(Christianisme Social)
Dalle nostre Comunità
La Corale dì
a Monaco e
La mela .sielta dalla Corale di Torre
Pellice wer la sua gita sociale è stala quest anno la Riviera di ponente: il 25 aprile
un aulobns ron una cinquantina Ai passeggeri, alcuni dei ouali aggregatisi alla
corale, e il Pastore Sommani ha valicato
il Colle di Tenda e percorsa la via costiera da Ventimiglia a Monaco, sotto un
sole magnifico. La prima parte dell.a gita
comprendeva la visita a Monaco-Montecario; quindi, nel pomeriggio, si rientrò
in Italia, per raggiungere Vallecrosia, dove la « Casa Valdese » ci aveva preparalo
una premurosa ospitalità, Nell’intenlo di
unire al dileUo puramente turistico anche
il piacere di una visita fraterna alla comunità di Vallecrosia-Bordigliera. si era
organizzato un trattenimento musicale, offerto dalla Corale di Torre; il concerto
ebbe luogo nella bella Chiesa di Bordidiera la .sera stessa del sabato 25. Una
onclusione forse un po’ faticosa, per i
coristi, di una giornata iniziatasi alle 4
del mattino! Ma una conclusione piena
di soddisfazione e di gioia, che ben furono espresse dalle parole di caldo ringraziamento pronunziate dal Pastore Santini,
al termine del programma. Tanto egli
quanto il direttore della Corale misero in
rilievo, all inizio, il significato di questo
incontro fraterno fra un gruppo di vaidesi delle Valli ed una comunità dell’Evangelizzazione. L’incontro si completò
1 indomani mattina con la partecipazione,
in presenza ed in canto, al culto, e con
un graditissimo rinfresco offerto alla corale dalle signore della Lega femminile
nel pomeriggio.
Il tempo, magnifico il sabato, tendeva
al brutto al momento della partenza; il
rUorno si effettuata tuttavia senza pioggia
nè incidenti, attraverso il Colle di Nava.
Durante la lunga ascesa dal mare ai
colli, i più accanili (e resistenti) canterini
si vendicavano del silenzio loro ini]>oslo
dallo spietato direttore durante il viaggio
di andata... Intanto il solerte direttore di
gita. Franco Sappé, (al quale va ¡1 ringraziamento di lutti per la diligente organizzazione e per il suo personale inipcgnoi nicdilava progetti a più vasto resjiiro per l’anno venturo.
La corale di Torre conclude pertanto
il suo anno di attività con questa gita e
con i'imminente Festa di Canto, augurandosi di poter rinnovare, accanto all’atti
Festa di canto a S. Secondo
Solenne e familiare, nel Tempio gremito di pubblico attento, la festa di canto
delle Corali della Val Cbisone e della
Val Germanasca ha avuto, domenica pomeriggio, un esito lusinghiero, malgrado
il numero delle corali ridotto a tre soli
elementi partecipanti: Pomarello, San
Germano c San Secondo.
E’ stato gaudio sincero ascoltare queste
voci che intonavano gli inni alla gloria
de] Signore con un entusiasmo ed nna
passione derivati non da spirito esibizionistico ma dalla r.onsajtevolezza della finalità del Canto Sacro, teso esclusivamente al servizio di Dio. Le sacre melodie,
dirette con rara competenza, sono stale
cantate in maniera davvero encomiabile e
l’uditorio ha dimostrato la sua riconoscenza per la Itella ora trascorsa congratulandosi vivamente con ¡1 direttore e le direttrici delle tre corali presenti.
Il canto eleva lo spirito, ingentilisce i
cuori, dona queU’allegrezza sana tanto necessaria in questi tempi in cui il dinamismo mondano assorbe, purtroppo, mol
li 24 corr. è piaciuto al Signore di
richiamare a sè la nostra cara zia
Margherita Frache
di anni 95
Nel dame l’annuncio, porgiamo
sentiti ringraziamenti alla Direttrice del Rifugio Carlo Alberto, alla
Sig.na Petrai e ai Pastori Sig.ri Long
e Copertino. 1 nipoti.
Torre Pellice ( Giordanotti ) 28-4-1959
la parte delFesisteiiza dell’uomo, ed è un
vero pecc.ito che le feste di canto non
siano più frequenti nelle nostre Chiese
col loro balsamo ristoratore capace di
portare gioia dove c’è depressione, forza
dove c’è debolezza, ardore e vita dove
c’è soltanto una tiepida fiammella.
Il jiastore Cipriano Tourn, presentando
i vari numeri in programma, ha ringrazialo le Corali intervenute ed ha rivolto
un messaggio d’incitamento ai giovani,
affinchè sempre più numerosi partecipino
al canto corale di chiesa, consapevoli che
<Iiieslo |>rezioso patrimonio, che abbiamo,
è al servizio di Dio, jn-r cui tlobbianio
saperlo potenziare con la nostra volontà,
l'ol nostro ilesiderio, con le nostre energie.
La Cesta Ita avuto termine ron la consueta tazza di tè offerta dalla comunità
ili San Secondo e gentilmente servila dall’Unione Femminile,cui va il nostro elogio per il servizio accurato che ha saputo
espletare Ira non lievi difficoltà di allrezzalnre e di locali.
A sera, nel cortile aniislanle il Tempio,
i cori registrali sul nastro magnetico tlicevano ancora una volta ai pre.scnii la
gioia delle lodi al Signore attraverso la
divina e sublime armonia dell’ispirazione
musicale. Dino Gtirdiol.
Nel Tempio, giovedì .scorso, si sono
uniti in matrimonio la gentil signorina
Goflino Iole, della fraz. Barbè ed il signor
Rastaing Franco dei Giaconlin.
Il Pa sture Arnaldo Genre, che ha diretto la cerimonia, ha rivolto agli sposi
un caldo e fraterno messaggio di circostanza.
■ 11 Signore spanda le sue grazie preziose
sopra questa nuova unione e conceda ad
essa una vita ricca di benedizioni.
Torre Pellice
Vallecrosia
vila propriamente imisìoale ed ecrlesiaslica, niauile^tazionì come questa piacevoli
(' henefii’lie.
draiiiìiir.™« iRap„i„.g„i
Domervea 19 afirile nel corso del nostro culto nel Tempio è stata presentata
al Battesimo la bimba Rivoirn Wanda di
Attilio e di Giacliero Emilia (Bruereb 11
Signore circondi ed accompagni sempre
con la sua grazia la bambina ed i suoi
genitori.
Domenica 26 atn-ile nel corso del nostro culto è stata data lettura della relazione morale e finanziaria del Coiici.storo
per l’anno ecclesiastico 1958-59, che è stata approvata .senza osservazioni. La Cbie.sa
ha inoltre eletto due delegali per la prossima Conferenza Distrettuale: i s’gg. Lamy
Berlin (Prassuil) e Guido Pons (Pons)
ed un delegato al Sinodo; il sig. Monnet
Lorenzo ( Giovo 1.
Ringraziamo l’I .G.V. di Prassmit-Vernet
per rollimo trattenimento familiare di
domenica sera 26 aitrile. e. a.
aiVGROlilVia (Serre)
Nelle hue iillime sedute Ja Tavola valdese Ila deoiso di nominare il Pastore
Bruno Coslahel titolare della Chiesa di
Angrofiiia Serre, essen<losÌ la pàrroechia
rime,ssa alla Tavola per questa decisione.
Domenica 26 c. Tunione del Cacet con
alcuni SUO! amici lia 'compiuto in pullman
una iiita a Como. La iiiornata, per quanto
priva di so]e, è stala comunque buona e
ci lia permesso di gustare, nel pomeriggio, iin bel giro in battello sul lago. In
mallinata, malgrado una imprevista sosta
di un ora lungo Taulostrada per una « panne » al nostro mezzo di locomozione, siamo giunti in tempo ]>er prendere parte al
cullo con i fratelli in fede della coninniìà
di Como. Un’agape Iraterna gentilmente
olferiaci ci ha permesso di stringere nuovi
legami di afifetto-e di salutare alcune persone che sono ;^8oIite trascorrere Testate
al Serre. Speriamo di potere dimostrare
la nostra riconoscenza ai comasebi in modo tangibile quando essi, come ri hanno
quasi promesso di fare, ricainliieranno la
visita.
FRALI
Per iniziativa di iin gruppo di promotori. capeggiali dal sig. Emilio Ferrerò.
Sindaco di Frali, si è effelluala domenica
19 presso l’Albergo delle Alpi in Ghigo
lina riunione per eostitnire nna A.s.sociazìone itiristica Pro Prati. La riunione Ita
avuto pieno successo ed una notevole partecipazione di pubblico sia locale, sia di
amici re.sidcnti fuori del comune, ma vintolati a Frali. Un’ottantina di persone si
sono iscritte eome soci ed è stalo eletto
un Lomllalo direttivo che provvederà a
svolgere il programma di massima che la
Asisemblea ha tratteggialo. Si spera che la
costituzione della « Pro Frali » possa validamente contribuire ad accrescere il movimento inristiro ver.so questa zona e suggerire i miglioramenti ormai assolutamente necessari alla attrezzatura ricettiva.
Mereoledì 22 è stalo celebralo il niatrilUonio della sig.na .4nila Grill con il sig.
Marcello Turchi, Brigadiere della Guardia di Finanza. La cerimonia civile è siala celebrala nel Muniiipio di Frali e la
benedizione religiosa è stala imjiarlila a
Bobbio Pellice dal pastore A. Genie, cognaio della sposa.
Il giorno 23 si sono unili in matrimonio
Kcniìpfh Lee fioughÌHtid ed Anna Lessio
della comuiiiià valdese di Biella. La celebrazione è avvenuta ad Agape, presicdiila dal pastore T. Vinay. Il sig. Hougbland è stato in qncsiì ultimi mesi collaboratore volontario ad Agape prestandovi
un oliimo servizio e vi si iratlerrìi ancora
qualche tempo prima di ricnlrare negli
Stali Uniti.
Giungano a questi due nuovi Cocolari i
nostri migliori auguri.
POÌIURETTI)
Domenicii .5 maggio ]>resiedera il culto
l’Anziano Atrio Tourn di Rorà; e domenica 10 maggio il Pa.slore Guido Miegge, direttore della Sicietà Biblica presiederà il
culto, con iin messaggio sanila diffusione
della Bibbia in Italia.
HO R T
Domenica scorsa i giovani deirUnionc
hanno dato il heuuenulo ai catecumeni neoconfermali con una .simpatica festicciola.
Si comunica che la gita di chiesa avrà
luogo 1(1 domen'.ca 31 maggio con mela
l-uiìu) sul Lago Maggiore.
Iscriversi al più presto presso il Pastore
o, per le Furine, presso la Sig.a Beneeeb!o, ver.,amlo iin anticipo di L. LODO. Il
prezzo eomple.ssivo si aggirerà intorno alle
L. 1.500.
Il 7 maggio, giorno deH’Aseens'one, ei
ineonlreremo a Piàmprà con un gruppo di
Pomarini, gui'datì dal loro Pastore. Avrà
luogo un cullo all’aperto; in caso di cattivo tempo il culto si svolgerà nel Tempio.
4
Alpini à Milano
In occasione dei Convegno ANA
che avrà luogo a Milano domenica 3 maggio, la Chiesa Valdese di
Milano dà un caldo benvenuto agli
Alpini valdesi che converranno
nella città e li invita ad un culto
che si terrà alle ore 12,15 nel
Tempio Valdese, in Via Francesco
Sforza 12 (a pochi minuti da Piazza del Duomo : Piazza Fontana Via Verzieri - Corso Porta Vittoria
- Via F. Sforza).
Redattore: Gino Conto
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2 175.57
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Tormol
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinernlo con decreto del 1-1-1955
Prof. Dr. Franco Hpcrti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
1 raumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Terre Pelli ce : previo appuntamento
Prol. [il*. A. Iloiiiscoiili’n
Libero docente
m Cìinica Odontoiatrica all'Università
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tutta la settimana tranne domenica
e lunedi
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Iolanda De Carli Vaiorio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
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