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Anno 112 - N. 38
10 ottobre 1975 - L. 150
Soedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
X0066 TOHRE PEIL ICE
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
VIETNAM: dopo 30 anni di guerra lo fame
Con queste notizie che qui pubblichiamo Tullio Vinay aggiorna la situazione
vietnamita e lancia un nuovo appello per la raccolta di fondi per l'acquisto di
riso a favore della popolazione affamata. L'organizzatore di questa raccolta
di fondi è padre Thi, che si è impegnato a raccogliere 10.000 tonnellate di
riso. Finora ha potuto pagarne 2.000. Un aiuto possiamo darlo anche noi.
Dopo la liberazione di Saigon (29 aprile) si sono verificati 3 fatti fondamentali:
a) L’amnistia generale già predisposta prima della liberazione per evitare
discriminazioni e coinvolgere*' tutti nell’opera della riconciliazione indispensabile dopo 30 anni di guerra. In questo il
GRP ha dato un esempio meraviglioso all'umanità che temeva un bagno di sangue,
troppo propagandato da chi ne aveva interesse. Il perdono a tutti è stato il migliore inizio per una società nuova, esempio che la Chiesa stessa dovrebbe riconoscere superiore a quello che essa dà. Lo
stesso generale Minh, visceralmente anticomunista, è stato invitato a collaborare
col governo per la riedificazione del popolo.
b) La liberazione dei prigionieri politici. Thieu aveva fatto minare le carceri
di Danang per eliminare coi prigionieri i
segni delle sue torture. Un soldato riuscì
a tagliare le connessioni con l'esplosivo
e la popolazione liberò in tempo i prigionieri. Grande ansietà abbiamo avuto per
i prigionieri di Con Son (12.000), ma, come mi disse l’ambasciatore di Hanoi a
a Roma, il Fronte di liberazione con
un’azione di sorpresa nell’isola liberò
anche quelli. Così, ch’io sappia tutti i
prigionieri politici sono stati liberati. E
ciò è stato un bel sollievo.
c) L’inizio della ricostruzione sociale.
L’occupazione americana e la guerra avevano creato una corruzione enorme. Era
necessaria un’opera di pulizia generale
ed ecco i decreti di abolizione della prostituzione, della chiusura dei night clubs
la lotta contro influenze deleterie dell’occidente, e via dicendo per riportare il
popolo a quella cultura sana che aveva
prima.
Dalla liberazione son ben poche le notizie che si hanno perché Padre Thi che
ci faceva da ponte è rientrato in Vietnam,
d’altra parte non è ancora possibile corrispondere direttamente e le frontiere
sono chiuse. Tuttavia questo possiamo
dire:
1. Le frontiere saranno chiuse per
breve tempo, quanto è necessario per il
risanamento sociale della popolazione,
per Teliminazione del banditismo che aveva dilagato negli ultimi anni del regime
Thieu, per l’eliminazione di quelle sacche
di resistenza degli ultimi « fedeli » al dittatore, per il filtraggio dello spionaggio
straniero.
2. Sia al Nord che al Sud si parla di
un solo Vietnam e le due parti desiderano la riunificazione. Essa tuttavia non
può venire subito. Si deve rimettere in
ordine l’economia del Sud, si devono fare
dei passi di unificazione politica poiché
mentre il Nord è comunista, il Sud ha
varie tendenze politiche collaboranti fra
loro. Tutti sono certi deH’unificazione ora
che lo straniero è stato estromesso, ma
ciò non può avvenire in pochi mesi. Ci
vorrà il tempo necessario.
3. Ciò che stupisce ed addolora è l’atteggiamento di quella parte della Chiesa
Cattolica tradizionalista che, dop>o aver
lottato coi francesi contro i patrioti, ha
poi lottato a fianco degli americani in
favore di Thieu per un anti-comunismo
congenito e viscerale, fuori da ogni critica sana ed ancor più fuori da ogni spirito d’agape. Ora son proprio i cattolici coscienti della vocazione delTEvangelo che
hanno pubblicato tre lettere aperte in cui
si mette in luce l’indegna condotta della
gerarchia che invece di accogliere con spirito cristiano l’invito alla riconciliazione
continua in una campagna anticomunista
ed antigovernativa. Nel leggere quegli
scritti di accusa ci si stupisce che il GRP
abbia espulso 10 preti (francesi) ché ci si
sarebbe potuto aspettare ben più rigore
non foss’altro che per la proclamazione
di notizie false. Il Nuzio apostolico Le
Maitre (belga) è. stato costretto a partire
proprio per insurrezione contro di lui dei
cattolici progressisti che avevano occupato il suo palazzo. Le Maitre del resto,
come il suo degno amico, l’ambasciatore
americano Graham Martin, aveva sempre
informato falsamente il Vaticano sulla
reale situazione vietnamita, ma, mentre
si sa che il Congresso americano ha fortemente criticato Graham Martin, non ci
risulta che il Vaticano abbia fatto lo stesso col suo Nùzio.
4. L’atteggiamento paziente e comprensivo del GRP ci viene mostrato dal
fatto che accanto al giornale governativo,
il solo autorizzato per il momento, esiste,
è pure autorizzato un giornale cattolico
(i cattolici son circa 2.000.000) diretto da
un uomo veramente responsabile quale è
Padre Thi.
5. Il problema più grave, veramente
drammatico è quello della fame. Ormai
tutto è stato distrutto ed in più andato
perduto, a causa della guerra, gran parte
del raccolto del riso. Fino al prossimo
raccolto la situazione è tragica. Continuano i suicidi di famiglie per fame. L’ex
esercito di Thieu (1.100.000 militari) è ora
un esercito di disoccupati. Anche i fortunati che lavorano hanno salari estremamente bassi. Col nuovo raccolto la situazione migliorerà, ma è chiaro che non si
ricostruisce in pochi mesi o in pochi anni
un’economia completamente distrutta da
una guerra di trenta anni e guerra coi
mezzi distruttivi che la malvagia scienza
degli uomini ha prodotto.
In gennaio andrò di nuovo in Vietnam.
Degli amici mi hanno già dato il denaro
per il viaggio. Contavo andarsi in settembre, ma ciò non è stato possibile. Il viaggio ha un quadruplice scopo: a) rivedere
gli ex-prigionieri e portar loro quei soccorsi che avrò a disposizione; b) organizzare aiuti al popolo per informare quanti
vogliono fasciare tante ferite tutt’ora
aperte; c) portare un contributo cristiano a quella parte della chiesa che lotta
per la riconciliazione, nella linea della vocazione rivolta da Cristo; d) parlare col
governo, perché anche 1 governi hanno
bisogno della predica deU’agape.
Riso per il Vietnam
La situazione economica del sud Vietnam è assolutamente grave. Ognuno
.sa le distruzioni della guerra durata trent’anni. Oltre alla distruzione dell’agricoltura, la deportazione in massa dei contadini in campi rifugiati e concentrati
nelle grandi città il cui numero di abitanti è cresciuto spropositamente creando^
masse di disoccupati. Infine, incidenza particolare, l’ultimo raccolto di riso è
andato perduto in occasione delle operazioni militari finali.
La comunità vietnamita di Parigi ha lanciato un appello per raccogliere i
fondi per 10.(X)0 tonnellate di'riso per contribuire alla congiuntura fino al prossimo raccolto.
LI riso viene acquistato in Thainlandia sia per risparmiare le spese dì trasporto sia per il prezzo moderato al quale là si può ottenere, cioè circa 120 lire
al chilo.
Questo appello è rivolto a quanti sono in preoccupazione per la sopravvivenza di quel popolo amato, di gentile cultura, che ha sofferto ormai da tanti
anni, pene inenarrabili. _
Le offerte in. denaro possono èssere inviate direttamente a Tullio Vinay ’’Servizio Cristiano” 93016 Riesi - c.c.p. 7/4093 oppure al Fondo Solidarietà
de LA LUCE.
Quel che importa è far presto per superare, prima che sia troppo tardi, il
momento veramente critico della sopravvivenza del popolo vietnamita.
________________CONFERENZA CRISTIANA PER LA PACE: MERITI E LIMITI
Il frutto della giustizia sarà la pace
Le prime tappe della CCP - La crisi del 1968 - Possibilità
di un riesame - Le implicazioni della pace nella giustizia
I lavori del comitato di continuazione
della Conferenz:a cristiana per la pace
( = CCP), riunitosi a Siòfok, in Ungheria,
dal 16 al 20 settembre scorso (pubblicheremo nel prossimo numero la cronaca
dell’avvenimento) offre l’occasione per
riaprire il discorso su questo movimento
che, nell’ambito delle chiese evangeliche
italiane, o è sconosciuto oppure è piuttosto ereditato. Praticamente è dal 1968 che
il protestantesimo italiano è senza rapporti con la Conferenza cristiana per la
pace, per i motivi che diremo e che molti
lettori già conoscono.
ECUMENISMO
INTERNAZIONALE DELLA CCP
La CCP è, allo stesso tempo, un movimento e un organismo a carattere interconfessionale e internazionale, sorto
nell’ambito del protestantesimo dell’Europa orientale dopo la fine della cupa
epoca staliniana quando, grosso modo a
partire dal 1956, nei rapporti internazionali si passò dalla fase della « guerra
fredda » a quella della « coesistenza pacifica ». La prima convocazione della Conferenza ebbe luogo nel 1958, la seconda
nel 1959. Lo copo principale del movimento era ed è di ssollecitare per la
pace nella giustizia in una prospettiva
anticapitalistica e antiimperialista.
Si trattava anche di contribuire
alla distensione internazionale e al superamento della mentalità da « guerra
fredda » favorendo rincontro tra cristiani
dell’area socialista e cristiani dell’area
capitalista, con scambio di informazioni
e di esperienze e confronto di posizioni.
Data la sua origine e il suo programma,
la CCP era ed è costituita per lo più da
cristiani delle chiese evangeliche ed orto
dosse dei paesi socialisti dell’Est europeo:
sede del movimento è Praga, presidente è
ora il metropolita russo Kikodim, segretario generale è il pastore riformato ungherese K. Tòth. Fin daU’inizio però vi
hanno preso parte anche cristiani delle
chiese evangeliche dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti: ad esempio, nella
lista dei partecipanti alla 2“ conferenza
cristiana per la pace (Praga 1959) figurano tra gli altri i nomi dei tedeschi occidentali H. Gollwitzer, H. J. Iwand, E.
Wolf, H. Vogel, e del francese E. Troemé.
Col passar degli anni è cresciuta la rappresentanza internazionale sia dall’Occidente sia, soprattutto, dal Terzo Mondo.
Quest’ultimo sta acquistando un peso
sempre maggiore, tanto che a Siòfok alcuni rappresentanti orientali hanno proposto di creare una CCP asiatica, parallela
e autonoma rispetto a quella attuale che
diventerebbe soltanto più europea.
DIVISI
DI FRDNTE ALL’URSS
La grande crisi della Conferenza cristiana per la pace ebbe luogo nel 1968, allorché le truppe del Patto di Varsavia invasero la Cecoslovacchia per bloccare il
tentativo appena avviato di costruire un
nuovo tipo di socialismo. Di fronte a questo fatto la 'Conferenza si spaccò in due:
una parte voleva condannare l’invasione,
l’altra parte non valeva o non osava farlo.
Prevalsero questi ultimi; gli altri, per protesta, abbandonarono la Conferenza rifiutando di farne ancora parte. Tra questi
vi era anche la delegazione italiana al
completo, guidata dal pastore Giorgio Girardet. Da allora il gruppo italiano si è
sciolto e non si sono più avuti rapporti
ufficiali e continuati con la CCP, troppo
sovietizzata. Anche quest’anno, all’assemblea di Siòfok non c’era una delegazione
italiana come non c’era da molti altri
paesi europei: Francia, Olanda, Inghilterra, Svezia, Norveglia, Danimarca Spagna
etc., e da molti paesi extra-europei): dell’Italia c’era solo il sottoscritto, invitato
a titolo personale, e un giornalista dell’agenzia romana « Adista ».
Non è forse inutile dire che consideriamo assolutamente validi i motivi che
nel 1968 indussero la delegazione italiana,
insieme a molte altre, a uscire dal movimento. D’altra parte c’è da chiedersi se
non varrebbe la pena esaminare oggi se
quei motivi o altri analoghi sussistono
tuttora, e quindi ci obbligano a continuare a rimanerne fuori, o se invece qualcosa
è cambiato. Si tratterebbe, in sostanza, di
« rivisitare » la Conferenza cristiana per
la pace, valutarne i presupposti teologici
e la linea politica, e farsi un’idea del lavoro che in essa e con essa si può o non
si può fare.
Sulla base delle impressioni riportate
da Siòfok — base certo limitata, per cui
occorrono ulteriori analisi e verifiche —
mi pare di poter caratterizzare come segue i meriti e i limiti della CCP.
I meriti mi sembrano essere i seguenti:
Paolo Ricca
(continua a pag. 3)
IN QUESTO NUMERO
■ Valdesi in Calabria
■ Conferenza cristiana
per la pace
Felix Neff alle Valli
Dal Sudamerica
Cronaca delle Valli i
2
10 ottobre 1975
B GOUoig uio
con i lettori
Con questa lettera del nostro collaboratore E. Paschetto consideriamo definitivamente chiuso un carteggio sul tema dell'Alleanza Evangelica.
Torino, 27.9.75
Caro direttore,
mi scuso se intervengo sulla questione
della « costituita » Alleanza Evangelica
che già ha ricevuto sulla « Luce » più
spazio di quel che merita.
Pur non avendo il piacere (si fa per
dire) di conoscere di persona il prof. Milazzo che ha voluto gentilmente occuparsi di me con la lettera comparsa sul n.
32 della «Luce», desidero ugualmente ringraziarlo per la lezione di sensibilità fraterna e di modestia cristiana impartita.
Sono doti che, a quanto sì dice, gli vengono ampiamente riconosciute nell’ambiente evangelico italiano.
Poiché il medesimo mi presenta affettuosamente come «nostro redattore» (suo
e della «Luce»), pur rallegrandomi per la
qualifica professionale attribuitami, debbo protestare per questa cessione in compartecipazione che la «Luce» ha operato
tenendomi... all’oscuro !
Le inesattezze e le distorsioni contenute nella lettera del prof. Milazzo interesserebbero soltanto se si volesse proseguire una polemica nata già stantia. Resta
però una cosa da rilevare. Il prof. Milazzo afferma che nelle due note sull’Alleanza Evangelica incriminate (numeri 6 e 22
della «Luce») «non ne ho indovinata una».
Ma ciò non è vero, perché una, involòntariamente, l’ho indovinata. Ho toccato,
senza sospettarlo, il nervo di un dente
cariato. Solo questo spiega una reazione
così scomposta.
Al prof. Milazzo, presidente della «costituita» Alleanza Evangelica Italiana auguro tuttavia il più completo successo
nella ricerca del centesimo membro da
aggiungere ai novantanove già al sicuro
nel recinto dell’AEI.
Con stima
___________________Emanuele Paschetto
Riforma della RM-TV
Roma, 17 sett. (NEV) - I protestanti
Italiani vedono nell'applicazione del diritto di accesso il vero dato caratterizzante
della riforma della Rai. Lo hanno reso
documento che la Federazione
delle (chiese Evangeliche in Italia ha inviato in questi giorni ai membri della
Commissione parlamentare per l’indirizzo
generale e la vigilanza sulle trasmissioni
radiotelevisive ed ai membri del Consiglio
d amministrazione della Rai stessa. Questa rifoima, dice il documento della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, i protestanti l’hanno sempre sostein quanto vedono in essa un passo
indispensabile per trasformare la Rai da
« strumento di mediazione autoritaria
della realtà, utilizzato in funzione di particolari interessi politici, culturali ed anche religiosi » in uno « specchio attento
—non estraniato e non deformante —
di tutta la società italiana, nelle sue complesse articolazioni, nelle sue tensioni e
contraddizioni, nella ricchezza delle sue
presenze e dei suoi stimoli civili, culturali. religiosi ».
In questa Rai riformata, osserva il documento, anche gli evangelici devono avere diritto di cittadinanza. Essi infatti,
dopo aver osservato di essere stati discriminati in Dassato, rivendicano nel documento il diriUo di « contribuire ad immettere nel circolo della ’’cultura” italiana quei diversi modi d’essere e di porsi
dinanzi alle cose, di reagire ai fatti ed alle istanze etiche, sociali e civili che derivano dal loro modo di intendere la fede ed il rapporto con Dio e che sono patnmonio di quella ’’cultura protestante”
nata dalla Riforma del XVI secolo e che
ha profondamente inciso nella storia degli uomini ».
_____ INAUGURATO A GUARDIA PIEMONTESE UN CIPPO COMMEMORATIVO
Valdesi in Calabria ieri e oggi
Helmut GOLLWITZER
Regno di Dio
e sociaiismo;
ia critica di Rari Barth
pp. 96 - L. 1.500
Il noto teologo berlinese — maestro di Marquardt — interviene
con la sua esperienza di discepolo
e amico nella polemica sul « Barth
socialista ».
EDITRICE CLAUDIANA cc.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 TORINO
Visitati i luoghi storici della
nel Sedicesimo Secolo
Una quarantina di valdesi del Piemonte, guidati dal Presidente della Società
di Studi Valdesi prof. Augusto Armand
Hugon, ha partecipato a fine settembre
alle manifestazioni indette per l’inaugurazione del Cippo commemorativo eretto
a Guardia Piemontese in Calabria in ricordo della strage dei valdesi del 1561.
Un pellegrinaggio i cui partecipanti
hanno vissuto momenti di intensa commozione nell’attraversare quelle località
dove gli emigrati dal Piemonte e specialmente dalla valle del Pellice nel 1200, dopo essersi stabiliti in alcuni paesi della
contrada calabra ed avervi trapiantato i
loro usi, la loro lingua, la loro religione
trasformando ed arricchendo la terra con
il duro lavoro, furono in seguito, sotto
il regime del cattolicissimo Filippo II favorito dal futuro Papa Pio V, l’allora
cardinale Alessandrino, torturati, massacrati e distrutti a cagione della loro fede.
È commovente, dopo sette secoli, leggere ancora i nomi delle strade che ricordano paesi delle nostre valli, come Via
Ferriere, sentire che i cognomi di alcune
famiglie conservano ancora la pura marca valdese Bonnet, Conino, Muglia, udire il linguaggio puramente franco provenzale, miscuglio di vari dialetti delle nostre comunità, come mon barbo, derreire
de la porta, vené eisì, trovarsi dinanzi ad
un abito femminile popolare che le donne chiamano costume ultramontano a ricordo di coloro che vennero quaggiù dalle montagne del lontano Piemonte.
Una fetta delle nostre valli in Calabria,
una fetta che ha resistito ai secoli, alle
persecuzioni, ai massacri, se oggi ancora,
dopo tanto tempo, sopravvivono i costumi e le abitudini, senza parlare addirittura degli stessi caratteri somatici che in
certe persone spiccano in maniera veramente impressionante.
A Cosenza e Dipignano
Raggiunta Cosenza da Paola su un traballante trenino a cremagliera che si
inerpica tra ulivi e fichi attraverso la
contrada degli albanesi, siamo accolti
con rnolta cordialità dal pastore Vincenzo Sciclone, il dinamico ed entusiasta
promotore della manifestazione. Sarà la
nostra guida per le contrade storiche della Calabria.
Mentre il nostro sguardo spazia sulla
città, ecco davanti a noi, arroccata su di
un’altura la sagoma sinistra del famoso
castello che fu tetra prigione e tomba di
migliaia di valdesi. In questo carcere fu
rinchiuso, nel 1560, il pastore Giovan Luigi Pascale di Cuneo, inviato da Calvino
a predicare l’Evangelo. Di lì con una lunga schiera di altri eretici e di galeotti
comuni fu portato a piedi fino a Napoli
e poi a Roma dove venne impiccato ed
arso sul rogo. Il castello è aperto al pubplico ad eccezione dei sotterranei, che
conservano ancora le ossa di coloro che,
tra sofferenze atroci e scherni, morirono
protestando la loro fede in Cristo come
unica colpa.
A ricordo di questi massacri la piazza
antistante la cattedrale venne chiamata
Piazza dei Valdesv. il tempo non è ancora riuscito a cancellare del tutto questa
dicitura alla quale un po’ di buona volontà potrebbe dare maggior risalto.
Dopo una giornata in pullman nella selvaggia e meravigliosa Sila con i suoi laghi e le sue pinete, eccoci a Dipignano,
sede accogliente di una piccola comunità
valdese. Sono fratelli e sorelle in fede
che ci abbracciano con sincera commozione, ci offrono i prodotti delta loro terra, cantano i nostri inni, siedono con noi
nei banchi della chiesetta da essi stessi
costruita e che frequentano assiduamente.
È il tramonto su quell’altura battuta
dai venti, ma le note dell’inno Sol Cristo
è della chiesa la base, il fondator cantato da tutti a gran voce e d’un sol cuore,
vibrano all’unisono e sfidano le ombre
della notte che scendono veloci, mentre
la lampada della piccola chiesa si accende ed illumina la scritta che sovrasta il
pulpito; « Dio è amore ».
A Montalto
Il giorno seguente visita a Montalto,
un assembramento di case arroccate su
un’altura da cui si spazia a largo raggio
l’Appennino calabro, la contrada che fu
il primo approdo dei valdesi in quelle
terre e teatro delle più orrende carneficine dell’Inquisizione.
Dopo la gioia e la commozione dell’incontro coi fratelli di Dipignano, quanta
amarezza davanti alla chiesa parrocchia
presenza valdese in Calabria
le sulla cui bianca gradinata, calcinata
dal sole e corrosa dai secoli, furono scannati uno dopo l’altro ben 88 valdesi! Qui
nel giugno del 1561 furono massacrate
migliaia di anime e la colonia valdese
ivi residente fu soffocata nel sangue e
spenta del tutto. Gli ultimi superstiti della spietata intolleranza furono squartati
e le loro membra appese lungo le strade
per diversi chilometri.
A Montalto i valdesi non esistono più,
ma le loro tracce hanno resistito al tempo a testimoniare la loro lontana presenza, con le piccole viuzze dai ripidi gradini ai lati per l’entrata in casa, la volta
in legno delle porte, i nomi di alcuni vicoli che ricordano le valli. Una roccaforte con 1 suoi ricordi terribili di stragi
perpetrate contro un popolo reo solamente di leggere e commentare la Bibbia nel
segreto della propria casa.
A Guardia Piemontese
Lasciato alle nostre spalle San Sisto
dei Valdesi, che non abbiamo potuto visitare causa la strada dissestata, eccoci
ai piedi dell altipiano alto cinquecento
metri sul quale è arroccata Guardia PierrwnteSetch.e, con la sua Torre ed il vecchio muro che la circonda, ha l’aspetto
di una fortezza. Nove chilometri di pericolosi tornanti sulla catena costiera di
Paola la collegano al mare.
È quasi sera quando arriviamo sulla
piazza del paese, ma davanti a noi la luce crepuscolare illumina ancora la tristemente famosa « Porta del sangue » dalla quale si passa per entrare nel vecchio
borgo. È un’arcata di pietra addossata
ad un muro vetusto ed è così chiamata
a ricordo dei massacri dei valdesi in Calabria.
Testimoni di parte cattolica affermano
che piu di 1.400 individui legati a catena
passarono per quella porta per andare a
marcire nelle carceri di Montalto Altri
vennero uccisi e decapitati sul posto o
scaraventati dalla torre del castello.
Non senza un fremito di commozione
passiamo per quella porta ed attraverso
vicoli stretti e malagevoli arriviamo nella
sala messa a disposizione dal comune di
Guardia dove possiamo visitare la Mostra Storica che l’infaticabile pastore Sciclone ed i suoi collaboratori hanno allestito per l’occasione.
In questa sala, davanti ad un numeroso pubblico, ha luogo una Tavola Rotonda sul tema; I valdesi in Calabria: una
stona da riscoprire. Presiede il pastore
Ricciardi, inviato dalla Tavola. Dopo il
benvenuto del Sindaco sig. Perrone e del
pastore Sciclone, prendono la parola il
prof. De Seta, avvocato di Fuscaldo, il
parroco di San Sisto don Cesare Ritacca,
autore di un libro sulla storia dei valdesi, ed il prof. A. Armand Hugon. La parola libera, gli interventi numerosi da
parte del pubblico, il contrasto di opinioni, portano il dibattito sul terreno della polemica vivace, ma la saggia parola
moderatrice del pastore Ricciardi riesce
in breve tempo a contenere gli ardori ed
a riportare Tarmonia negli animi.
La cerimonia commemorativa
Il giorno seguente, domenica, grande
festa a Guardia Piemontese per l’inaugurazione del Cippo commemorativo. Il paese è imbandierato, i vicoli e le piazze
pullulano di fratelli venuti dal Piemonte,
dalla Sicilia e dalle varie comunità della
Calabria; sfilano i gonfaloni dei Comuni
di Guardia e di Verbicaro coi Sindaci in
fascia tricolore, sfilano le donne nel loro
tradizionale costume, con la cintura sotto le ascelle in un misto ardito di seta e
broccato rosso, verde, oro.
La cerimonia ha luogo nella Piazza
chiesa valdese dove il Cippo consistente
in una pietra di parecchi quintali, portata fin qua dalla valle del Pellice, si staglia nel cielo chiusa alla base da una solida tenaglia in cemento. Sulla facciata,
tra due date, 1561-1975, il versetto di
Isaia 51; «Considerate la roccia onde foste tagliati», ai piedi una lastra in marmo grigio con la scritta che ricorda Ì1
massacro dei valdesi.
Dopo il discorso commemorativo tenuto dal Sindaco sig. Perrone che rievoca
le tappe storiche dei laldesi calabri, il
pastore Ricciardi presi fide la funzione religiosa con un convincente messaggio
sulle conquiste della libertà di coscienza
e di culto a prezzo di sacrifici e di lotte.
Sul significato della manifestazione parlano ancora il vice Provveditore agli studi di Cosenza, il Sindaco di Verbicaro
sig. Spingola ed il Presidente della Società Studi Valdesi prof. Armand Hugon
il quale richiama i presenti al valore di
questo monumento eretto a ricordo di
un popolo vinto in un’epoca della storia,
ma più che mai vincitore attraverso Una
fede sopravissuta nei secoli.
Il pasto-ra Sciclone, visibilmente commosso, ringrazia tutti con l’augurio che
questa manifestazione segni l’inizio di altri incontri di fratelli in Cristo, nella
gioia e nella testimonianza di una chiesa che, perseguitata e oppressa, non ha
mai cessato di essere la Chiesa del Signore.
Le note del Giuro di Sibaud, che tutti
i presenti cantano con emozione, s’innalzano al cielo da questo suolo bagnato dal
sangue di tanti martiri e ripetono all’Eterno l’impegno e la promessa di esserCli sempre fedeli.
Dino Gardiol
« La Porta
del Sangue »
a Guardia
Piemontese.
.Attraverso
questa porta
passarono nel 1561
centinaia
di prigionieri
valdesi
diretti al carcere
di Montalto
ed alle galere.
Altri
furono massacrati
su! posto.
3
IO ottobre 1975
_______CONFERENZA CRISTIANA PER LA PACE: MERITI E LIMITI
Il frutto della giustizia sarà la pace
dal mondo cristiano
isezue da pag. lì
1. È uno dei pochi movimenti cristiani per la pace oggi esistenti. Spiace doverlo constatare, ma è così. Lo scarso (sovente nullo) contributo delle chiese alla
causa della pace e della giustizia è cronico, e ogni tentativo fatto per svegliare i
cristiani dal loro letargo in proposito è
da considerare positivo. Positivo è anche
il fatto che in seno alla CCP non ci si limita a un discorso teologico sulla pace
ma se ne cercano le implicazioni politiche
ed economiche. Che l’operazione sia rischiosa è evidente: consapevolmente o
inconsapevolmente ci si può ridurre a fornire una copertura teologica a una linea
politica precostituita. Ma mi sembra necessario che un discorso di cristiani sulla pace sia non solo teologico ma anche
politico ed economico, come accade in
seno alla CCP.
Quale socialismo?
2. La CCP mette in luce il rapporto
tra pace e socialismo. L’opzione politica
di fondo del movimento è, come s’è detto,
socialista, ma ci sono molti modi di intendere e attuare il socialismo. È vero
che il socialismo, nella misura in cui realizza veramente se stesso, favorisce la
pace perché tende a superare una delle
maggiori ragioni di conflitto tra gli uomini; ma è anche vero che una pace come quella riportata in Cecoslovacchia nel
1968 con l’aiuto dei carri armati sovietici
è una negazione, più che una affermazione, del socialisnio. È un merito della
CCP collegare lavoro per la pace e impegno s(icialista, anche se il rapporto necessario tra pace e socialismo può diventare critico e talvolta spezzarsi.
3. La CCP è uno spazio in cui cristiani che vivono in sistemi politici e sociali
diversi b contrapposti possono incontrarsi e confrontarsi, scambiarsi informazioni
ed esperienze, cercare insieme una linea
di azione comune. Diciamo di essere internazionalisti ma è impressionante constatare quanto l’ottica nazionale condizioni ancora giudizi e comportamenti sia
fra i cristiani che fra i socialisti. Il processo per diventare davvero internazionalisti sarà lungo; la CCP può favorirlo e
alimentarlo. In tal modo essa rende anche un notevole servizio ecumenico: non
solo per la sua composizione interconfessionale (essenzialmente protestante e ortodossa) ma per la sua ricerca di un’unità
che sia, oltre che di fede, anche di vita.
Imperialismo nel Terzo Mondo
4. La CCP offre ai cristiani del cosiddetto Terzo Mondo una tribuna internazionale per esporre la loro situazione,
specialmente in rapporto al neo-colonialismo e aH’imperialismo. Diceva a Siòfok il
il pastore Andriamanjato (Madagascar):
« Imperialismo è forse per qualcuno di
voi una parola che significa poco, ma noi
del Terzo Mondo sappiamo cosa significa ». È partecipando ad assemblee come
quella di Siòfok e udendo direttamente
la voce dei rappresentanti del Terzo Mondo che ci si rende contro che l’avvenire
del Primo e del Secondo Mondo, il nostro
avvenire, si giocherà appunto nel Terzo.
Ed è nel Terzo Mondo che appare meglio che altrove il vero volto degli altri
due — il nostro volto. La CCP, favorendo
su vasta scala rincontro con i cristiani
del Terzo Mondo, rende possibile una presa di coscienza dei problemi e delle esigenze di quella parte di umanità.
Accanto ai meriti, i limiti della CCP.
Quelli maggiori mi sono parsi i seguenti:
1. La linea politica del movimento è
ancora troppo poco articolata e sostanzialmente, se non abbiam visto male, riproduce quella sovietica. Due fatti, in
particolare , colpiscono l’osservatore: il
primo è l’assenza pressoché totale, dal discorso complessivo della Conferenza, del
punto di vista cinese, che pure è uno dei
motivi dominanti della situazione politica
mondiale; ne consegue Tavallo acritico
della teoria della « coesistenza pacifica »
che tende a stabilizzare i rapporti di forza oggi esistenti piuttosto che a metterli
in questione in nome di una generale ridistribuzione del potere fra i popoli della
terra. Il secondo è l’assenza di qualsiasi
spunto critico nei confronti dell’Unione
Sovietica e in generale della situazione
interna al mondo socialista dell’Est europeo: è come se lì non ci fossero problemi;
sappiamo invece che problemi ce ne sono,
anche in tema di pace nella giustizia.
Perché questi problemi non emergono?
Il timore di una loro strumentalizzazione
in senso anti-comunista non va certo sottovalutato ma questo scrupolo può anche
diventare un alibi per giustificare atteggiamento di conformismo politico al quale la chiesa, purtroppo, è allenata da secoli. Che poi questo conformismo possa
essere apprezzato dal potere costituito
come indice di « patriottismo » non cambia la sostanza delle cose. Sarebbe certo
eccessivo e ingiusto considerare la CCP
come un organo ecclesiastico di fiancheggiamento della politica sovietica. Ma è indubbio che proprio a livello politico sarebbe auspicabile una linea più articolata
e una consapevolezza critica e autocritica
più marcata.
2. La linea teologica del movimento
è saldamente ancorata alla testimonianza biblica e proprio in questi ultimi anni
si sta facendo uno sforzo in questa direzione. La fede non è messa tra parentesi,
e neppure la preghiera: a Siòfok ogni
giornata iniziava con un culto. D’altra
parte si nota ancora un certo scollamento
tra discorso teologico e discorso politico,
che sono giustapposti più che coordinati;
più che incontrarsi ed eventualmente contraddirsi, procedono tranquillamente paralleli. Non solo, ma la componente non
politica e non economica ma propriamente evangelica della pace resta ancora
troppo nell’ombra. Tutti sappiamo e tutti crediamo che Cristo, non il socialismo,
è la pace del mondo. D’altra parte ravvisiamo anche un nesso necessario tra pace
e socialismo. Ma la riflessione teologica
in seno alla CCP non è ancora riuscita a
esprimere in maniera adeguata che Cristo, Principe della pace, ne è anche il Giu
dice e che mentre egli ci ordina di lavorare per la pace, ci ricorda anche che la
nostra pace non è la sua.
3. Infine, il lavoro concreto per la pace così come viene inteso e promosso in
seno alla CCP sembra ignorare molti temi e molte linee di azione che a noi sembrano importanti in Occidente come in
Oriente. Ad esempio, tutta la questione
dell’obiezione di coscienza al servizio
militare, l’antimilitarismo militante, il
boicottaggio della produzione bellica e
altre iniziative del genere; tutte le campagne di mobilitazione civile su varie questioni e in generale tutto il lavoro fatto,
in diversi modi, per creare una nuova coscienza morale, oltreché politica, negli
uomini — questi ed altri analoghi aspetti
della lotta per la pace non sembrano essere debitamente valorizzati in seno alla
CCP. È un limite che, in futuro, potrebbe
rivelarsi più grave di quanto oggi si sia
generalmente disposi ad ammettere.
Siamo cosi giunti al termine di questa
sommaria esposizione dei meriti e dei limiti della CCP. Lo scopo non era e non è
di dare, come si dice, un colpo al cerchio
e uno alla botte ma era ed è di invitare a
ripensare, con qualche elemento in mano, alla nostra posizione nei confronti
della Conferenza cristiana per la pace.
Paolo Ricca
LIBANO
Scontri tra cristiani
e mussulmani
2.500 morti e 16.000 feriti su una popolazione di 3 milioni di abitanti costituiscono il tragico bilancio del conflitto tra comunità cristiane e mussulmane in Libano. Conflitto religioso e razziale ma soprattutto politico. La maggioranza della
popolazione che è costituita da mussulmani, sostenuta dalla frazione etnica palestinese, mette sotto accusa il potere politico esercitato dalla minoranza cristiana. Il governo libanese, formatosi all’inizio di luglio, di fronte ai gravi avvenimenti che rischiano di trasformarsi in guerra civile appare estremamente disorientato. L’ultima iniziativa governativa è stata
la creazione di un comitato nazionale
rappresentante tutte le componenti politiche per tentare, in extremis, la pacificazione nazionale. L’esercito è considerato
« filocristiano » e non sarebbe certamente
neutrale un suo intervento nei conflitti in
corso. In Libano, al momento attuale,
Lutto nella CEUAA
(Riceviamo da Parigi una lettera, data
del 25 settembre).
Cari Amici,
con profonda costernazione abbiamo
ricevuto ieri, per telefono da Cotonou
(Dahomey) la notizia della morte di due
figli di Matteo Zinhouin, periti nell’incendio, probabilmente accidentale, della loro
casa sabato il 20 settembre.
Questa mattina un’altra telefonata ci
informava che Matteo stesso era deceduto nella notte in seguito alle gravi scottature.
Matteo Zinhouin era il più anziano
membro del gruppo di Azione Apostolica
a Bohicon nel Dahomey. Figlio di uno
stregone molto influente, si era convertito al cristianesimo e dopo gli studi teologici a Porto Novo ha esercitato il suo ministero pastorale come evangelista della
Chiesa Metodista del Dahomey-Togo.
Quando venne presa la decisione di costituire una Azione apostolica comune a
Bohicon per mezzo di tin gruppo multirazziale, Matteo Zinhouin accettò l’invito
che gli venne rivolto e fu uno dei pionieri
di questo lavoro nella regione di Bohicon.
Ed ora, dopo aver lavorato oltre sette anni in questo gruppo di evangelizzazione,
egli ci lascia improvvisamente con due
dei suoi figli. Lascia una vedova e quattro
orfani.
Uniti nella fede in Gesù Cristo e nella
speranza della resurrezione, condividiamo
il dolore di coloro che sono nel lutto ed
esprimiamo la nostra profonda simpatia
alla famiglia, al gruppo di Azione apostolica comune ed alla chiesa protestante
metodista del Dahomey.
Il Segretario della CEVAA
Victor Rakotoarimanana
l’uomo forte è considerato Yasser Arafat
sostenuto da 20.000 uomini militarmente
ben equipaggiati che controllano tutto il
territorio. In questo conflitto di forze si
è inserita, almeno verbalmente, la Francia che ha dichiarato nel corso dell’ultima seduta dei ministri di offrire il suo
aiuto di fronte all’aggravarsi della situazione libanese. Però non si capisce bene
che razza di aiuto potrebbe offrire e se
sarebbe, in ogni caso, disinteressato.
Movimento Cristiano
Studenti
Confereuza europea
in Norvegia
Più di 150 delegati di 23 nazioni diverse hanno preso parte alla conferenza europea della WSCF (Federazione mondiale cristiana studenti) tenutasi a Lillehammer, in Norvegia, dal 25 al 30 settembre. Tema dei lavori ; « I cristiani nelle
lotte di classe ». La conferenza ha subito
un interruzione alla notizia della condanna a morte dei detenuti politici in Spagna. Tutti i partecipanti hanno organizzato una manifestazione antifascista per
le vie della cittadina norvegese conclusasi di fronte al monumento della Resistenza.
Riferiremo più ampiamente nel prossimo numero sugli sviluppi dell’incontro
internazionale che ha visto tra gli altri
la presenza di una delegazione italiana di
otto membri, del prof. G. Casalis di Parigi, del prof. M. Opocenski di Praga
(presidente onorario della WSCF), del
segretario europeo della WSCF past. E.
Campi, del teologo olandese T. Veerkamp,
una delegazione di rifugiati cileni e la presenza di delegati della chiesa ortodossa
(URSS, Finlandia, Romania).
Ginevra (soepi) — Il CESEAR, organizzazione del Consiglio ecumenico delle
Chiese per l’aiuto e l’assistenza, ha lanciato un appello per soccorrere le popolazioni del Sudan colpite dalle recenti
inondazioni. L’acqua infatti ha inondato
più di 630 Kmq., distruggendo 5.000 abitazioni e lasciando 75.000 persone senza
tetto. I danni materiali sono valutati a
circa 25 milioni di dollari.
Il governo del Sudan ha chiesto l’aiuto delle Chiese per far fronte alla difficile situazione; il CESEAR ha inviato
una prima somma di 10.000 dollari ed informato le chiese membro del Consiglio
ecumenico dell’urgenza di mandare soccorsi.
Cibici
Seul (soepi) — Nonostante le pressioni esercitate da varie organizzazioni e
chiese, tra le quali quella presbiteriana
degli Stati Uniti; nonostante l’azione
svolta durante l’ultimo Kirchentag in
Germania, il tribunale ha condannato, sia
pure a pochi mesi di carcere ciascuno, i
quattro pastori coreani accusati di storno di fondi. Come si ricorderà, costoro
avevano utilizzato dei doni provenienti
dalla organizzazione Brot für die Welt
per un’azione sociale nelle bidonvilles di
Seul; da qui l’accusa (ritenuta ingiusta
dai responsabili stessi di Brot für die
Welt), ed ora la condanna, alla quale il
Consiglio nazionale delle Chiese coreane
ha deciso di interporre appello.
QmeHca
Città dtì Messico (soepi) — Un gruppo di scienziati e teologi, provenienti da
11 nazioni diverse, si è riunito a Città
del Messico per proseguire lo studio, iniziato nel ’69 su : « Il futuro dell’upmo in
un mondo basato sulla tecnologia ».
Nel corso di quest’ùltimo incontro è
stata sottolineata da un lato la situazione di disagio sempre più crescente da
parte del mondo scientifico; un disagio
dovuto ai rapidi progressi della scienza
e della tecnologia. Dall’altro s’è ribadita
l’urgenza di una risposta cristiana ai problemi che diventano sempre più complessi e difficili. È stato riconosciuto inoltre
che la scienza è attualmente al servizio
dell’industria e dei suoi interessi, e non
già dell’uomo. In molti paesi, _ come si sa,
la ricerca scientifica è incoraggiata e sostenuta solo se serve a scopi militari.
Perciò è necessario che le Chiese si adoperino a creare le possibilità di una te
stimonianza ed un’azione cristiana che
miri ad una nuova comprensione del rapporto uomo-natura, e ad una riconciliazione tra gli uomini.
Berkeley (California) (soepi) — La crisi religiosa che attraversa la gioventù
degli Stati Uniti, non accenna a diminuire. Stanchi dell’attivismo del cristianesimo occidentale i giovani americani ricercano «la spiritualità» nelle diverse religioni orientali. È questa una delle prime
constatazioni latte ad un convegno svoltosi a Berkeley, ed al quale hanno preso
parte rappresentanti di Chiese protestanti e cattoliche, giudee, mussulmane, sikhs,
buddiste, indù, babai, ecc. « Questa crisi
sollecita le chiese cristiane a sviluppare,
ha affermato uno dei partecipanti, un
nuovo stile di ministero ecumenico nel
quale la spiritualità del cristianesimo sia
messa in evidenza. Dobbiamo essere convincenti nel far vedere che esiste un rapporto tra la spiritualità e la vita attiva
nella comunità o nella vita sociale».
iup&lia
Bossey (soepi) — L’autonomia, la solidarietà e la giustizia internazionale, il
culto e la teologia ortodossa, il contributo dei teologi asiatici ed africani, il rapporto tra la giustizia divina e la giustizia umana, sono questi alcuni dei temi
che saranno affrontati nel prossimo anno nell’Istituto ecumenico di Bossey, vicino a Ginevra.
Il semestre di studio ’75-’76 si apre il
15 c. m., e tratterà del tema ; « L’esperienza di Dio : sofferenza e speranza ».
Altri temi che saranno studiati sono ;
« Autonomia, solidarietà, giustizia internazionale » (3-9 aprile); «Il culto e la
teologia ortodossa» (12-25 aprile); «Apporti asiatici ed africani alla teologia
contemporanea» (8-14 giugno); «Cristo,
cultura e movimento ecumenico : i grandi orientamenti della V assemblea del
CEC» (21 luglio - 10 agosto); «Educazione e rinnovamento» (21 agosto - 1°
settembre). Nel semestre invernale ’76-’77
sarà inoltre studiato il tema : « E voi, chi
dite chi io sia? ».
L’indirizzo dell’Istituto, al quale si possono chiedere i programmi dettagliati è:
Institut oecuménique - Château de Bossey - Ch. 1298 Celigny.
4
10 ottobre 1975
1825-1975
A 150 anni dalla visita di Neff
La formazione teologica autodidatta - L’intransigenza morale - li ministero itinerante - La situazione spirituale alle
Valli - Le conseguenze della predicazione di Neff - Validità e limiti della sua azione
Quando sarà che i valdesi...
« Quando sarà che ì valdesi, rinunciando alla loro mondanità e soprattutto
alla loro idea di essere giusti, impareranno a conoscere e ad am.are Colui del
quale i loro padri hanno conservato la testimonianza, ma che essi disonorano
e crocifiggono ogni giorno? Se almeno essi potessero intravvedere a quale spaventosa distanza sono dalla conoscenza della salvezza; quale abisso terrificante li separa da Dio; se potessero sentire con quale cieco furore fanno la guerra
a Colui di cui pretendono in modo così vano di essere discepoli; come ne sarebbero umiliati; come respingerebbero inorriditi gli idoli che incensano con
tanta follia; come si vergognerebbero della loro pretesa pietà; come il loro
ridere insensato si trasformerebbe in pianto e la loro gioia in tristezza.
No, caro amico, non posso pensare senza fremere al destino deplorevole
di questo popolo disgraziato, figli di martiri, fieri della loro santa e nobile
origine. Il ricordo dei loro antenati, di cui si gloriano, si innalza in testimonianza contro di loro e li rende più inescusabili di tutti gli uomini. Guai a
loro!, guai soprattutto alle loro guide cieche che li lasciano perire in questo
sonno pericoloso. Ma forse non sono rigettati per sempre. Forse il Misericordioso si è conservato tra di loro un piccolo resto, secondo la sua elezione gratuita. Forse è ancora possibile trovare qualcuno che ascolterebbe la dolce voce
di Gesù. Ma da chi la ascolterebbe? Ahimè, temo che proprio quelli che pretendono annunciarla siano i primi die la contraddicono e la respingono ».
Felix Neff
Così scriveva l’evangelista Félix Neff il
9 maggio 1825 al suo corrispondente Antoine Blanc di San Giovanni. Poco più
tardi, il 17 luglio, il Neff attraversava il
Colle della Croce per visitare la famiglia
Blanc e per far riascoltare « la dolce voce di Gesù » ai valdesi che fossero disponibili all’ascolto.
Val forse la pena domandarsi chi fosse questo personaggio che visitava le Valli un secolo e mezzo fa, trinciando giudizi così severi sullo stato spirituale delle chiese valdesi.
LA FORMAZIONE
Era un giovane missionario inviato in
Francia, dove operò soprattutto nella zona delle Hautes Alpes (è infatti chiamato
l’eroe delle Hautes Alpes), dalla chiesa
dissidente di Bourg-de-Four a Ginevra.
Egli era nato nella città di Calvino l’8
ottobre 1797, figlio di un tipico uomo del
suo tempo, illuminista fino all’osso, ammiratore di Rousseau e Voltaire, che preferiva girare il mondo alla scoperta del
nuovo, piuttosto che occuparsi del figlio
Félix che rimase affidato interamente alle cure della madre, anch’essa deista più
che credente. Il giovane manifestò ben
presto una intelligenza viva, ma le condizioni familiari non gli permisero di
studiare in maniera regolare. Intorno ai
quidici anni potè bensì ottenere, dal pastore di Cartigny, in cambio della cura
del suo giardino, lezioni di latino. A sedici anni lavora presso una fattoria alla
coltivazione di garofeni, poi è giardiniere in un vecchio convento.
Questi lavori saltuari però non sono
sufficienti per garantirgli l’avvenire ed
allora, come molti altri giovani, sceglie
la via dell’esercito e si arruola nella
guardia della città di Ginevra, nella compagnia di artiglieria, col compito di vegliare alle porte della città e di mantenere l’brdine pubblico giorno e notte.
Egli si impegna a fondo anche in questo
nuovo lavoro e fa carriera, divenendo
ben presto sergente.
È con tale grado che gli tocca un turno
di servizio proprio di fronte alla cappella separatista di Bourg-de-Four, per evitare che coloro che vi si radunavano fossero molestati oltre i limiti della decenza e del diritto dai fanatici dell’ordine,
i quali volevano difendere la chiesa ufficiale non perché fossero credenti, ma
perché era pur sempre un momento fondamentale della vita cittadina e forse anche perché la dissidenza aveva solitamente parole piuttosto dure sui costumi dei
ginevrini ed i giovani, si diceva, vedevano di mal’occhio che le ragazze si lasciassero convincere da tali esigenze di rigorismo e rifiutassero di partecipare ai balli (e forse ai balletti!) che i loro coetanei maschi organizzavano con molto zelo.
LA CONVERSIONE
Il Neff, giovane e cresciuto nello spirito deH’illuminismo, educato all’ordine
costituito dalla sua militanza nell’esercito, era contrario ad ogni iniziativa settaria e minacciava non già di difendere gli
assediati della cappella di Bourg-de-Four,
ma di schierarsi dalla parte dei disturba
tori delle assemblee. Tuttavia il suo grado gli imponeva di non sorpassare certi
limiti e così accettò con gentilezza che
César Malan (uno degli esponenti della
chiesa dissidente e tra l’altro autore di
molti inni che ancora oggi vengono cantati nelle nostre chiese come per tsempio « Vo’ recinto d’insidie funeste » o
« Su riedasi al Signor ») gli offrisse un
libretto di autore inglese dal titolo « Le
miei découlant du rocher, qui est Christ ».
Il suo temperamento curioso di informazione lo porta a leggere con avidità anche questo opuscolo che invita il peccatore ad andare a Cristo con tutta la sua
impenitenza per ricevere da Lui il dono
della fede e del pentimento.
Con una decisione immediata, egli abbandona il servizio nell’artiglieria ed inizia un servizio di evangelista, sia pure
senza alcun titolo o preparazione specifica. E appena ventitreenne ed intraprende un ministero itinerante nel Giura, cercando di portare « le anime semplici » ad
una fede vivente, ad una relazione personale col Salvatore, rinunciando alla pura esteriorità che tante volte contrassegna la partecipazione ai culti. Uno dei migliori strumenti che mette a punto a
questo scopo sono le riunioni ristrette,
in cui è più facile il contatto con la gente. Egli non vuole minimamente spingere alla separazione dalla chiesa ufficiale,
vuole rendere quest’ultima più viva. A
differenza per esempio del già citato César Malan egli non è un teologo e non si
occupa troppo di dogmi, il suo cristianesimo è pieno di citazioni e riflessioni bibliche, con l’intenzione di affrontare direttamente il suo interlocutore e porlo
di fronte al Cristo crocifisso a motivo
dei suoi peccati e risorto per la sua giustificazione.
Nel 1821 egli si trattiene per qualche
tempo a Ginevra, come predicatore nella cappella separatista, ma questo lavoro
è contrario al suo temperamento ed appena gli è possibile parte per Grenoble
e Mens, dove si fermerà poco più di un
anno, creando una quantità di nuòvi credenti e convertendo tra l’altro anche il
pastore André Blanc, fratello di quell’Antoine a cui abbiamo visto essere indirizzata la lettera citata sopra.
L’IMPEGNO MISSIONARIO
Da ottobre del 1823 arriva nella valle
di Freissinière, giusto in tempo per portare il suo contributo alla costruzione del
tempio dei Violins, che verrà inaugurato
l’anno successivo con la partecipazione
del pastore di San Giovanni Davide Mondon, accompagnato dal suo parrocchiano
Antoine Blanc.
Egli inizia un faticoso lavoro di visita
alle famiglie disperse in una vastissima
diaspora, percorrendo sempre a piedi e
con qualsiasi tempo molti chilometri al
giorno. Vi fonda delle scuole domenicali,
una delle prime scuole in Europa con lo
scopo specifico di formare insegnanti di
scuola elementare, insegna ai montanari
nuovi metodi di coltivazione e li spinge
a costruire canali di irrigazione per rendere più fertile la vallata.
Il suo impegno missionario non rimase senza risultati; be-i presto si produs
se, appunto nel 1825, un profondo risveglio religioso di cui egli non si poté rallegrare a lungo: nel 1827, in maggio, completamente logorato nel suo fisico dovette abbandonare le Hautes Alpes per una
cura a Plombières che non ottenne alcun
risultato e poi ritirarsi a Ginevra, dove
moriva due anni dopo, nel 1829 a soli 31
anni e mezzo.
Rimane da dire qualcosa del suo breve
soggiorno alle Valli e da considerare se
le sue osservazioni sullo stato di « morte
spirituale » delle chiese valdesi fosse
esatto.
LA PREDICAZIONE ALLE VALLI
Egli rivide il pastore Mondon di San
Giovanni che gli offrì di predicare nel
tempio dei Bellonatti la domenica mattina, ma egli preferì lasciare questo compito’ al pastore André Blanc e presiedere
il culto del pomeriggio. Predicò il testo
di Romani 8: 9: « se uno non ha lo Spirito di Cristo, non è di Cristo ». Egli cominciò a dimostrare che l’affermazione è
in armonia con tutta la Scrittura, stabilì
quindi i caratteri dai quali si può riconoscere la presenza dello Spirito nel cuore
di un uomo per fare poi l’anatomia del
cuore dei suoi ascoltatori, confrontando
nei dettagli j loro affetti con quelli dello
Spirito. Avendoli così convinti che essi
amavano le cose del mondo, ne concluse
che non avevano lo Spirito e di conseguenza nemmeno il Figlio e quindi nemmeno la vita (Giov. 3: 36). Essi sono dunque sotto la collera di Dio, nella morte,
nella perdizione. Terminò scongiurandoli
a chiedere a Dio questo Spirito di luce
e di vita senza il quale non si possono
conoscere né i peccati né le ricchezze della grazia. Il suo discorso, egli osa affermare, era logico, costellato di appelli,
capace di sostenere in maniera seguita
l’attenzione del suo uditorio che ascoltava per la prima volta una predicazione
di quel genere.
Il pastore emerito Giosuè Meille, proprietario della cascina della Carola dove si era ritirato dopo la morte accidentale del suo unico figlio, apprezzò molto
il sermone e diede ospitalità ai nostri
stranieri ed ai loro amici che ebbero tutte le sere riunioni di predicazione
È poi la volta di predicare a San Germano e l’ultima domenica a Torre. Qui
il testo è Ezechiele 37, la visione « delle
ossa secche ». La sua predicazione fu così efficace che all’uscita dal culto il tamburino che doveva chiamare a raccolta
gli uomini di Torre per recarsi alla gara
di tiro a San Giovanni non osò suonare.
Il mattino successivo Neff e André
Blanc ripresero la strada di Bobbio e del
Colle della Croce, precedendo i gendarmi che da Pinerolo erano venuti per controllare quello che stava accadendo alle
Valli. Non erano infatti cessati i divieti
stabiliti dagli antichi editti per cui non
era lecito ai forestieri di predicare nei
templi valdesi. Ma gli stranieri erano ormai partiti ed il moderatore, il mite Pierre Bert, pastore a Torre, si ricevette una
piccola rimostranza e l’esortazione a vegliare per il futuro a che simili cose non
avessero a ripetersi.
« Dichiarai (agli uditori della predica a
Antoine Blanc, l’amico di Neff, che fu
alla testa del movimento del Risveglio a
San Giovanni
Felix Neff, l'evangelista svizzero di Freissinière, che diede l’inizio al “Risveglio”
nelle Valli
San Germano) che non solo non sono
rigenerati, ma che probabilmente non
hanno mai visto nessuno che lo sia ».
È proprio così? E assai difficile valutare quale fosse la situazione spirituale delle chiese valdesi al momento della visita
di Neff. Vi era certo ancora diffuso lo
spirito deU’illuminismo e del deismo, i
costumi che Neff giudica rilassati lo erano forse anche, ma non ne abbiamo indicazioni certe. Rimane il fatto che spesso quando si parla di rilassatezza dei costumi poi si accenna al gioco delle bocce
0 del tiro a segno o al ballo. Cose certo
che distolgono l’attenzione dalla meditazione della Scrittura e dalla preghiera,
ma che non sono di per sé segno di degenerazione; segno di amore per le cose
del mondo, direbbe Neff e come tali condannabili.
SEGNI DI RINNOVAMENTO
Vi era però anche qualcosa che si muoveva alle Valli: fin dal 1821 si era formato il progetto di un ospedale, che era entrato in funzione nel 1824; fin dal 1817
era nata una società biblica con sede a
Torre per intrattenere i contatti con altre analoghe società in Europa e favorire
rintroduzione di libri (non solo Bibbie e
innari) di pietà, tra cui alcuni commentari destinati ai pastori (scritti anche da
pastori risvegliati) e non poche copie di
quello stesso libro che aveva provocato
la conversione di Neff stesso; già nel 1820
era iniziata una colletta nelle chiese a
favore delle missioni tra i pagani; nel
1823 era stato in visita alle Valli il rev.
Gilly e si intensificavano i rapporti con
l’Inghilterra che avrebbero portato di lì a
pochi anni al riordinamento di tutta l’istruzione alle Valli; dal 1823 la Tavola
Valdese non era più costituita solo da
tre pastori, ma ad essi si erano aggiunti
due laici, a sottolineare il principio già
sempre manifestato nei sinodi che la
chiesa non è composta di soli pastori.
Si ha l’impressione che tutte queste
attività non siano solo attivismo da parte di qualcuno, ma siano invece il segno
di un principio di rinnovamento, anche
se il rischio permane che non sia un rinnovamento radicale come quello che il
focoso Neff avrebbe voluto.
Decorre anche tenere conto della difficile situazione giuridica in cui vivevano
1 valdesi; gli antichi editti non erano
stati abrogati, anche se un po’ per volta
erano caduti in disuso. Questo significa
che i valdesi dovevano usare molta prudenza nel loro procedere ai rinnovamenti,
onde evitare che le autorità si preoccupassero eccessivamente
La visita di Neff, con la costituzione di
un gruppo di chiesa dissidente che la seguì, costituisce però certo un momento
interessante del rinnovamento delle chiese valdesi nella prima metà dell’ottocento.
Rimarrebbe da fare un esame dettagliato ed attento di quel che sia stato e
di quel che abbiano voluto il risveglio di
Neff e quello che permeerà di sé le chiese valdesi pochi anni dopo la sua visita
e porterà notevoli cambiamenti, introducendo per esempio un esame di fede per
i candidati al ministero pastorale e la
consacrazione dei pastori, per la prima
volta dall’adesione alla Riforma, nelle
chiese valdesi stesse.
Bruno Bellion
5
10 ottobre 1975
DAL RIO DE LA PLATA
Questa è la stona di Ramon
Riprendiamo in questa pagina la corrispondenza dalle nostre chiese del Sud
America iniziata col n. 23 nello scorso giugno. La cura di questa pagina è affidata dalla Mesa al pastor Hugo Malan e non come avevamo scritto ai pastori
Malan é Delmonte. Il past Delmonte potrà scriverci naturalmente come ogni
lettore ma non ha incarico ufficiale.
In una tiepida sera d’autunno, mentre
il sole si avvia al tramonto, arriviamo al
Focolare per anziani di Colonia Vaidense.
È un centro fondato molti anni fa per iniziativa del pastore Daniele Armand Ugon.
Oggi ospita circa centodieci anziani che
vi trovano non solo un tetto ma anche
l'assistenza necessaria in questa tappa
della loro vita. Si tratta di due edifici di
epoca ed architettura molto differenti;
inoltre comprende alcune casette costruite per ospiti che le abitarono fino alla
morte e che poi le lasciarono in eredità.
Vi è pure un orto abbastanza grande, che
provvede frutta e verdura per quasi tutto
l’anno ed è coltivato con l’aiuto di quegli
ospiti che possono ancora lavorare e che
seguono così un interessante programma
di ergoterapia.
Gli ospiti provengono da ambienti assai diversi, vicini o lontanissimi. Il centro
è sempre stato aperto a tutti gli anziani,
senza discriminazioni di alcun genere e
la lista d’attesa è di solito molto lunga:
ottanta o più persone aspettano il loro
turno, perché i casi di vecchi privi della
necessaria assistenza sono numerosissimi in un paese come l’Urugùay, con un
accrescimento demografico minimo e
quindi un’alta percentuale di vecchi.
Il nostro centro, pur con tutta l’efiìcacia
del servizio che rende, è ben piccolo in
confronto con le necessità e i risultati ottenibili sono limitati: ma occorre anche
dire che si è ormai raggiunto il massimo
sviluppo per poter continuare ad essere
un Focolare; altrimenti la casa diventerebbe un « deposito di vecchi », cioè proprio quello che abbiamo in tutti i modi
cercato di evitare. Ed pur sempre una
sfida per uno Stato che ben poco fa per
una popolazione di anziani in costante
aumento; esistono progetti di Centri simili in molte località, ma quasi nessuno
è stato ancora realizzato.
Al Focolare l’ospite riceve tutta l’assistenza di cui ha bisogno ed ha inoltre la
possibilità di vivere in un ambiente che
rispetta le sue abitudini. Molti possono
per la prima volta nella vita usufruire di
una camera ammobiliata, con le comodità indispensabili, che per molti fra noi
sono invece una cosa assolutamente normale. E d’altra parte essi sono autorizzati, per esempio, ad accendersi un focherello in cortile ed a bersi il loro « mate »
mattutino seduti per terra intorno al fuoco, cosa che per altri sarebbe assolutamente assurda, ma che per loro è indispensabile perchè hanno sempre vissuto
così.
Per darvi un’idea della loro vita, abbiamo collegato parecchi dati reali in una
specie di biografia ideale; una storia in
cui tutti possono riconoscersi, ma che
non si identifica esattamente con la vita
di nessuno degli ospiti attuali. Abbiamo
scelto questa via perchè i dati generali
non dicono in fondo nulla della vita reale
e d’altra parte non ci pareva corretto parlare di persone identificabili troppo facilmente con nome e cognome. Ecco dunque la storia di Ramon, una storia di
spalle ingobbite.
Una biografìa ideale
Arriva dall’orto con la zappa in mano.
La sua sagoma minuta, con gli occhi vivaci, spicca in mezzo agli alberi del frutteto dove ha lavorato alcune ore, non
troppo a lungo perchè ormai le sue gambe non sopportano più una fatica prolungata. È stanco di ricordi che gli hanno
piegato la schiena, che gli fanno dolere
le gambe, corte e sformate.
Molti e molti anni fa, Ramon non sa
neppure quanti, partì ancora bambino per
andare a lavorare in una faftoria. Era
bracciante, senza salario fisso e senza
ferie. Non ha mai conosciuto orari di lavoro e le lotte sindacali di tanti lavoratori nel mondo non gli hanno mai portato nessun beneficio. Non ha avuto altro
che un letto senza lenzuola, una vita nomade di lavoro stagionale in grandi proprietà rurali, dove pochi sono riusciti a
migliorare le loro condizioni di vita e
molti hanno posto al servizio di altri fatiche e sudore.
Trascorse adolescenza e gioventù badando ad un bestiame che non era suo,
andando nelle mattinate gelide a cercare
le vacche da mungere: ma il late non è
mai stato per i suoi figli. Ramon non ha
neppure potuto farsi una famiglia: ha tirato su i figli degli altri.
Passò molte estati tosando velli di
quella che allora era la « nostra ricchezza
nazionale », quella lana che poi si com
prava come cashmere inglese. Questa fu
la sua gioventù finché giunse la prima
guerra mondiale, le grandi fattorie furono
smembrate e le parcelle furono vendute
ai coloni che le pagavano con i raccolti
di grano. E i braccianti dovettero emigrare nel Nord dove ancora sopravvivono le
grosse proprietà o rimanere ed accontentarsi di brevi lavori stagionali. Così divennero tosatori, trebbiatori, accompagnatori delle mandrie verso i macelli, domatori di cavalli bradi per farne bestie
da tiro nei lavori dei campi. Ma anche
questo durò soltanto finché giunsero i
trattori, le mietitrebbia, la meccanizzazione del lavoro agricolo. E Ramon era ormai troppo vecchio per inserirsi in questa trasformazione. Ora un altro lavoro
attendeva i braccianti ed egli andò a lavorare nelle cave di pietra e sabbia per
la costruzione dei grandi edifici di Buenos .Aires.
Le cave ebbero la massima espansione negli anni '40. Molti braccianti andarono allora a vivere sulle spiagge ad
estrarre le pietre dal sottosuolo, a caricare sabbia sui vagoncini che la trasportavano fino ai moli, alle chiatte da sabbia che scendevano a Buenos Aires seguendo (per una sessantina di chilometri) i vari canali. Erano imprese di media importanza, che si installarono alla
foce dei due affluenti più importanti del
Rio de la Piata, dove si formarono villaggi di casette tutte uguali, di mattoni
per le famiglie, di legno e lamiera per
gli uomini soli.
E lì nei lunghi pomeriggi d'estate i
braccianti, pala alla mano, caricavano i
vagoncini sotto il ole. Le capanne si moltiplicarono, sorsero le prime scuole elementari per i figli dei braccianti, tutto
prosperava. Si giunse ad aprire un piccolo cantiere per la costruzione delle
chiatte e si giocava a calcio nei campionati di zona.
Gli operai, abbastanza organizzati, ottennero dalle imprese salari sufficienti
per intonacare di bianco le loro casette
dai tetti rossi, fu còstruito un cinematografo, lo scuolabus portava i ragazzi alla scuola media di Colonia Vaidense, che
si ampliò notevolmente con questo affluire di allievi e che diede anche ai non
valdesi uno spirito diverso da quello che
dominava fra gli altri abitanti.
Ramon si adattò bene a tutto questo.
Non aveva mai chiesto nulla e adesso riceveva più di quel che poteva sperare:
lavoro, divertimento, tutto sotto la protezione dell’impresa che appariva a molti
un modello di rapporti fra lavoratori e
padrone. Tutto si espandeva lentamente
ma con sicurezza; questa fonte di lavoro
assorbiva insaziabilmente la manod’opera offerta da chi non trovava più lavoro
in campagna.
Nacquero nuove attività; i prodotti delle fattorie non erano venduti solo a quegli operai che guadagnavano bene e spendevano tutto o quasi, ma anche esportati
nella vicina Buenos Aires. Il Rio continuava ad ammucchiare sabbia sulla costa
uruguayana, lasciando soltanto fango e
risacca per la costa argentina.
Un cumulo di ruggine e di fango
Ma la fortuna stava per diventare di
nuovo avversa ad un piccolo paese produttore solamente di materie prime. Peron, giunto al potere, cominciò la sua politica di protezione ai lavoratori locali e
soprattutto alla produzione nazionale. I
giornali e le radio uruguayane dalla ’vetrina della democrazia’ cominciarono ad
attaccare duramente il ’fascista’; la nazionalizzazione delle impres'v era incompatibile con la politica di iniziativa privata della ’Svizzera d’America’. E giunse il
giorno che il porto di Buenos Aires fu
chiuso alle chiatte di sabbia uruguayana:
Peron decise che la sabbia argentina, che
mandava a dragare in fiumi lontani, più
cara e di qualità molto inferiore, era sabbia nazionale e quindi preferibile, anche
se talvolta gli edifici si sgretolavano. Così il villaggio di Ramon rimase abbandonato, con i giardinetti invasi dalle erbacce, le casette di lamiera, che prima sembravano allegri giocattoli sparsi sulla
spiaggia, corrose dalla ruggine, il cinematografo non finito e crollante come un
rudere bombardato, e 400 vagoncini carichi di pietre che aspettano ancora sul
molo, sepolto dalla sabbia, una chiatta
che non arriverà. Si ebbero liti diploma
Ramon non ha capito bene tutto quello che succedeva: ha soltanto visto le
vecchie cave di pietra riempirsi lenta
CONVEGNO EGEI A POZZUOLI
Evangelo e società
Evangelo e Società era il tema di tre
conferenze dibattito tenuto a Pozzuoli
dal 12 al 14 settembre dai giovani della
Comunità Battista libera al loro primo
convegno FGEI. Quella di Pozzuoli è una
comunità di estrazione prevalentemente
operaia e proletaria, che già da tempo
vive e sperimenta nel concreto delle lotte la militanza politica e la predicazione
dell’Evangelo. Per questo è maturata nei
giovani la decisione di aderire consapevolmente alla FGEI ; per questo essi hanno scelto, come tema del loro primo convegno Evangelo e Società. Ecco alcuni degli spunti emersi dalla relazione tenuta
dal pastore Umberto delle Donne e dai
vari contributi alla discussione, numerósi e stimolanti: un attacco serrato alle
chiese ufficiali che con la loro pratica
della neutralità politica e con la loro predicazione alienante dai problemi, in chiave pietista o astrattamente « culturale »,
costituiscono il più valido puntello dei
disegni delle classi egemoni, soprattutto
quando, come ha detto il pastore delle
Donne, « si adoperano a diffondere nei
più semplici il concetto della rassegnazione e della pazienza per superare il
dramma dell’esistenza terrena ». Da questo deriva la necessità di tutt’altro impegno, di tutt’altra predicazione per i
giovani di Pozzuoli; una solidarietà che
si manifesti con la partecipazione alle
lotte operaie che non sono, come è stato
sottolineato, « un fatto di violenza, ma
la sacrosanta difesa del proprio pane
quotidiano». La vera violenza, quella
che è all’origine dei conflitti che oggi viviamo, ha detto il relatore è «la disoccupazione, la mancanza di case e di scuole per i Agli dei proletari, la carenza di
strutture sanitarie, causa di terribili epidemie, che nelle nostre zone hanno avuto preoccupante diffusione ». E, per la
specifica situazione del napoletano, la
vera violenza è «l’attacco ai livelli occupazionali, il tentativo di smobilitare la
fascia costiera di tutte le industrie trainanti, per trasformare Napoli in città
terziaria e centro turistico ». ì: statà pertanto sottolineata vivacemente la necessità di un intervento a livello politico,
che superi il consueto modo di atteggiarsi dei credenti di fronte alla società, in
chiave paternalistica di assistenza e di
beneflcienza.
Al di là dei risultati mi sembra positiva la presa di coscienza di questi giovani e il loro tentativo di inserirsi in modo operativo nelle realtà del quartiere,
della scuola, della fabbrica. L’efficacia di
questo tipo di testimonianza evangelica è
confermata dall’attenzione che le forze
politiche locali rivolgono a questo gruppo FGEI, al quale è stato dedicato in
questa occasione un ampio resòconto
nella pagina della cronaca cittadina dell’Unità. Rosanna Nitti
Roma
Marted’, 23 u. s. hanno avuto luogo nella nostra Chiesa di Piazza Cavour le esequie del Prof. Eugenio Dupré. Molto numeroso il pubblico, composto in buona
parte da docenti universitari : il prof. Dupré ha insegnato per molti anni nella locale Università ed è considerato come
un maestro nel campo degli studi storici.
Cessato l’insegnamento attivo il prof.
Dupré aveva continuato la sua attività
di pubblicazioni; in questi ultimi anni
nella calma della campagna dell’Isola
d’Elba dove aveva fissato la sua dimora
aveva ancora lavorato intensamente per
una pubblicazione su Caterina da Siena.
Al termine del culto fimebre il Prof.
Subilla, decano della Facoltà di Teologia ha ricordato l’attività del prof. Dupré nel mondo culturale protestante mettendo in evidenza la perdita che ha colpito il mondo evangelico romano.
mente d’acqua,, le chiatte marcire nei canali, i motori ed i cumuli di ferramenta
arrugginire inutilizzati là dove prima folle di operai lavoravano notte e giorno.
Oggi il paese è soltanto un documento
storico nella vita di un piccolo popolo.
La guerra non è passata di lì, eppure
sembra un campo di battaglia abbandonato da un nemico che ha portato via
tutto quello che poteva servirgli. Boea
del Rosario: tonnellate di ferro, di costruzioni, di materiali, morti neH’agonia
di una piccola città operaia.
Le braccia: il suo capitale
Così giunse per Ramon il momento più
diffìcile: senza lavoro fisso, senza casa,
facendo ore qua e là, potè sopravvivere
soltanto grazie ai molti rnestieri che aveva imparato, finché si rifugiò nella capanna di una famiglia, in off il suo compito era quello di aiutare in tutto quel
che poteva, data l’età e la salute. Le braccia continuavano ad essere il suo unico
capitale insieme alla pensione irrisoria
che lo Stato gli versava grazie alTintervento di un deputato amico del padrone.
Silenzioso, sempre al lavoro, con una
bottiglia di vino a portata di mano, invecchiò sempre più, finché la famiglia lo
iscrisse nella lista d’attesa del Focolare
per anziani. Finalmente riuscì ad entrarvi e adesso se ne torna la sera dall orto
con la zappa sulla spalla e con le reni a
pezzi. . T
Solo ora c’è chi paga per lui, Il Focolare gli offre tutto quel che gli occorre
per vivere i suoi ultimi anni. Il costo
mensile è di 70.(XX) pesos e a lui lo stato
dà una pensione che, con gli ultimi aumenti, è arrivata a 20.000. _ Ma gli amici
del Focolare ed i membri di tutta la chiesa valdese nel Rio de la Piata completano quel che lui non può pagare perché
ha passato tutta la vita a lavorare per
gli altri, avendo le sue mani e nient’altro,
perché quand’era piccolo non tutti andavano a scuola e molti non conoscevano
altro che il lavoro dei campi. La sua storia è quella di tutti coloro che hanno
sempre portato pesi e giungono alla fine
della vita dipendendo da chi si sente responsabile di tanti vecchi che non hanno dove vivere i loro ultimi anni.
Dietro i centodieci anziani di Colonia
Vaidense c’è la comune necessità di un
focolare che dia tetto e protezione, affetto e cure, ora che il . sole sta calando e
anche il loro aiorno sta per terminare.
Perché questo Focolare è un luogo di servizio.
Ivrea
L’apertura dei corsi di istruzione religiosa ha avuto luogo nella Casa valdese
di Viering, con un culto alla presenza
dei bambini della Scuola domenicale e
di un certo numero di genitori. Nel pomeriggio della domenica 5 ottobre, sempre a Viering, è stato programmato un
“incontro tra monitori, monitrici e genitori per una conversazione sulla frequenza ai corsi della Scuola domenicale e sulla responsabilità dei genitori. Un certo
numero di ragazzi si è recato già il sabato precedente a Viering, sotto la responsabilità di una monitrice, per trascorrere alcune ore insieme e pernottare in loco in quella tranquilla località.
Il pastore terrà una serie di quattro
predicazioni domenicali su argomenti di
attualità in un contesto biblico. Queste
predicazioni si svolgeranno a partire dal
19 ottobre sui seguenti temi : Significato e
contestazione dell’Anno santo - Rischi e
promesse dei programmi nucieari - Storia e testimonianza degli Ugonotti: una
pagina della Riforma protestante - Il Pentecostalismo e i movimenti carismatici.
Inoltre, contemporaneamente alla Assemblea generale del Consiglio ecumenico
delle Chiese a Nairobi (Africa), a partire
dal 23 novembre il pastore terrà una serie di quattro predicazioni sotto il titolo
centrale della assemblea di Nairobi « Gesù Cristo libera e unisce ». Si spera di
poter organizzare un corso di tre riunioni presso qualche famiglia per lo studio
di alcuni temi dell’Assemblea, suddivisi
nelle diverse sezioni.
• Domenica 12 ottobre, durante 11 culto, la delegata al Sinodo e il pastore informeranno la comunità sulle deliberazioni e sui lavori dell’ultimo Sinodo.
• Nel corso dell’estate è deceduto il
nostro fratello in fede Alfio Fabbri, all’età di 65 anni, lasciando dietro a sé il
ricordo di una persona cara, daU’animo
aperto al prossimo, fermo nella sua fede. Proveniva dalla chiesa battista di
Ferrara e, da poco più di im anno, si
era inserito attivamente nella nostra comunità, insieme con la sua compagna. La
sua improvvisa dipartenza ci ha rattristati; porgiamo ai familiari l’espressione
della nostra solidarietà cristiana nel lutto e nella fiducia in Gesù Cristo, vincitore della morte.
6
al/e valli oggi
50.000 firme
per
ricuperare
1.500 miliardi
Con un leggero anticipo rispetto alla
data stabilita (inizio di ottobre) dal Comitato promotore, il 12 settembre scorso
hci avuto ufficialmente inizio la raccolta
di firme in appoggio alla proposta di legge di iniziativa popolare su: « Competenze regionali in materia di servizi sociali
e scioglimento degli enti assistenziali ». Il
motivo che giustifica questo anticipo è
dovuto semplicemente a problemi organizzativi: il festival dell’Unità costituiva
un’occasione favorevole per un inizio promettente.
Carne forse molti sanno questa legge
di iniziativa popolare intende cambiare
in modo abbastanza radicale la situazione
ormai insostenibile in tutto il settore assistenziale (i lettori ricorderanno in modo
particolare i continui appelli apparsi su
queste colonne a proposito dei Convitti
che. hanno rischiato la chiusura a causa
del non pagamento delle, rette dei ragazzi da parte degli enti di assistenza), usando un diritto riconosciuto ai cittadini dall’art. 71 della Costituzione (occorre raccogliere 501)00 firme). Questa legge di iniziativa popolare viene ad aggiungersi alle
altre 4 proposte di legge che giacciono ormai da lungo tempo negli uffici romani
senza essere state discusse.
Riformare radicalmente questo settore
dichiaratamente speculativo e da sottogoverno potrà significare il recupero almeno parziale, dei-1.500 miliardi di lire
che ogni anno vanno ad ingrassare 62.000
uffici pubblici e privati esistenti nel paese. Un esempio: gli Enti comunali di assistenza (EC A, ogni comune rie ha uno),
che sono autonomi rispetto di Consigli
comunali e che devono assistere le famiglie in condizioni di particolari necessità,
hanno speso, nel 1970, 37 miliardi 652 milioni per sole spese amministrative, per
assistere 1.618.000 persone...
Che cosa st propone questa legge di iniziativa popolare? Innanzitutto costringere il Parlamento ad approvare una legge
quadro sull’assistenza e a non continuare
l’accumulo di proposte di legge senza discuterle. In secondo luogo in merito alle proposte di contenuto: a) l’eliminazione di ogni forma di segregazione, di
esclusione e di emarginazione, in particolare nei confronti dei 346.000 anziani, minori, e handicappati rinchiusi negli istituti; b) la soppressione dei 50.000 enti, organi e uffici di assistenza; c) il trasferimento di tutte le competenze alle Regioni; d) l’istituzione delle unità locali dei
servizi gestite dai Comuni e loro consorzi
(per noi le Comunità Montane) con la
partecipazione delle forze sindacali e sociali; e) la creazione di servizi alternativi
aperti a tutti; f) l’utilizzazione a fini sociali dei patrimoni degli enti assistenziali.
In 10 brevi articoli questa proposta di
legge riassume tutti questi punti e chiede
l'appoggio della gente per la raccolta delle 50.000 firme.
In un o.d.g. qui pubblicato sul n. 36, il
Sinodo ha accolto questa proposta di legse popolari e « propone alle chiese di
partecipare alle manifestazioni (convegni,
tavole rotonde, dibattiti con i lavoratori
e con la popolazione, ecc.) che verranno
organizzate dai comitati promotori, e di
dibattere al loro interno la proposta di
legge ».
Si tratta quindi ora di collegarsi al comitato promotore che si sta costituendo
a Pinerolo e che coprirà la zona di competenza del tribunale di Pinerolo; di coinvolgere gli enti locali, comuni. Comunità
Montane e loro servizi sociali perché si
pronuncino ufficialmente con o.d.g. e si
facciano carico della gestione economica
dell’iniziativa. Ma occorrerà che anche i
sindacati ed i consigli di fabbrica discutano il problema e si eprimano.
La proposta di legge, è bene ricordarlo,
■è a livello nazionale, ma riuscirà a coinvolgere il paese nella misura in cui chi
già ha lavorato su queste linee, si farà
carico dell’organizzazione per raccogliere
le firme. Daremo prossimamente ampia
informazione sulle iniziative nella zona
in seguito alle proposte concrete emerse
nell’incontro tenutosi a Pinerolo presso
la sede CISL martedì sera 1 ottobre.
Ermanno Genre
LUSERNA SAN GIOVANNI
Scuola g tempo pieno
La sperimentazione del « Tempo pieno »
è stata realizzata per risolvere vecchi mali della scuola, in primo luogo selezione
ed emarginazione. Emarginazione e selezione che ricadono in misura preponderante sempre sulle stesse classi sociali.
La sperimentazione di S. Giovanni è
stata approvata all'unanimità dal Consiglio d'interclasse, con solo 6 astensioni su
48 votanti dal Collegio dei docenti e dalla grande maggioranza del Consiglio di
circolo. Cioè da tutti gli organi collegiali
regolarmente eletti.
Nel momento in cui la scuola considera
tutti su un piano di parità provoca inevitalbilmente delle reazioni negative nei
pochi abituati a godere di privilegi e potere, dentro e fuori della scuola. Queste
persone, nel momento in cui temono di
perdere il controllo politico rivendicano
una libertà basata sulla disuguaglianza e
sfruttano i dubbi e le incertezza di alcuni
genitori. Molte perplessità potrebbero invece essere risolte positivamente nella
collaborazione. Da ciò nascono azioni e
intrighi avallati anche dal Sindaco e da
alcuni non disinteressati consiglieri comunali.
Di fronte a queste poche persone un
gruppo di genitori e insegnanti intende
chiarire e precisare alcune affermazioni
tendenziose apparse nel volantino intitolato « Comitato per la libertà delle famiglie ».
1° - La libertà rivendicata da più parti
(Volantino, delibera della Giunta) è chiaramente una libertà per pochi: che provoca irrisolti problemi di trasporto e di
locali. Infatti solo coloro che sono in possesso di tempo e mezzi di trasporto per
sonali, possono trasportare i loro figli da
un plesso alTaltro: chi lavora questo non
se lo può permettere. Il Comune ha proposto il caos ma non il rimedio, la Giunta propone, come unica soluzione, di fare
i doppi turni nelle altre scuole. Così saranno in molti a pagare la libertà di fare
il proprio comodo rivendicata da pochi.
2° - I criteri per la formazione delle
classi e per i trasferimenti non sono stati
decisi dalla « Ben nota maggioranza del
Consiglio di Circolo » ma bensì dalla quasi totalità dei consiglieri, eccezion fatta
per un esiguo gruppo di sostenitori di una
libertà molto particolare. Ricordiamo
inoltre che il criterio per le formazioni
delle classi è indicato dalla legge n. 577
del testo unico delle leggi sulla scuola e
che qualcuno volutamente o per leggerezza preferisce ignorare.
3° - Il numero delle domande accolte
sarà definitivo solo dopo l'otto ottobre
1975 contrariamente a quanto si afferma
nel volantino. Verranno tenute in debito
conto le reali esigenze dei richiedenti.
Inoltre i criteri seguiti valgono per
TUTTE le scuole comprese nel Circolo di
Torre Pellice e saranno applicati senza
favoritismi o preclusioni.
Nella comprensione delle esigenze di
tutti, consci dei dubbi e delle incertezze
provocate dalla profonda crisi che sta attraversando la scuola italiana, ci augurit»mp che tutti gli interessati ai problemi
scolastici, prima di prendere decisioni avventate o di parte si informino presso
tutte le fonti possibili e non si limitino
ad ascoltare una sola campana.
(firmato dagli insegnanti e
da un gruppo di genitori)
Riunito il Consiglio comunale
Giovedì, 2 ottobre riunione del Consiglio comunale di Luserna S. Giovanni.
All'ordine del giorno 33 argomenti per lo
più di ordinaria amministrazione e di nomina di inembri in commissioni e enti
(Eca, Consorzi medico, veterinario, ostetrico, Commissione edilizia, ecc.). Contrariamente al solito il Sindaco non dà la
parola al pubblico che assisteva numeroso. AlTinizio di seduta vengono presentati da maggioranza e minoranza due
ordini del giorno che condannano le fucilazioni dei patrioti spagnoli e il regime
fascista che opprime il popolo spagnolo.
Vengono ambedue approvati aU'unanimità proponendone la fusione.
I gruppi di minoranza PSI e PCI presentano anche alcune interpellanze:
1) Per sapere come si intende risolvere il problema della Scuola materna di
S. Giovanni che dal prossimo anno non
verrà più gestita dalla Chiesa valdese e
che perciò rischia di chiudere.
2) Per chiedere alla Giunta di interessarsi affinché i genitori non debbano
anticipare il denaro per i libri di testo
delle medie, visto che la Regione li paga.
3) Per conoscere chiaramente la posizione della Giunta sul Tempo Pieno di
S. Giovanni.
II Sindaco non risponde alle varie interpellanze e chiede al Consiglio di ri
Collettivo
Bonhœffer
Riprendono le attività del collettivo
dopo la pausa estiva. Primo appuntamento a Villar Porosa sabato 18 ottobre
alle ore 16 con termine alle ore 17,30 di
domenica 19. Verranno proseguite le linee di ricerca dell'anno precedente : teologia biblica del Nuovo Testamento, esegesi, teologia sistematica. Il pastore
G. Tourn continuerà la descrizione delle
tappe teologiche delle comunità cristiane primitive. Il lavoro esegetico, cioè di
analisi del testo biblico, verrà sviluppato nel sabato sera e sarà maggiormente
orientato verso la predicazione. Il past.
Paolo Ricca curerà gli « aggiornamenti
teologici » comprendenti temi attuali di
interesse come il contributo di D. Bonhoeffer, la lettura materialista dell'evangelo, l'assemblea ecumenica di Nairobi e
sue conseguenze. Ai partecipanti, che si
sperano numerosi, oltre al pic-nic personale viene raecomandata una bibliografìa
minima d’orientamento, comprendente :
Spema Weiland, La fine della religione,
Queriniana. D. Bonhoeffer, Lettere ad
un amico, Bompiani. D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, Bompiani.
mandarle al termine. Un modo regolare,
ma poco corretto di tògliere la parola alla minoranza e di impedire al pubblico
di ascoltare le risposte della Giùnta. La
minoranza protèsta ma viene messa prepotentemente a tacere.
Il seguito della seduta è quasi senza
storia. Unici punti di rilievo lo stanziamento di ben 77 milioni per una pista
atletica e una discussione sulle opere in
cemento armato (pilastri e travi) eseguite come rinforzo di solette non ben calcolate nella scuola appena ultimata a Luserna.
Si ha Tirnpressione che la Giunta si occupi di più, destinandovi proporzionalmente maggiori fondi, di impianti sportivi che di scuole e case popolari.
Paolo Gardiol
Prarostino
• Da domenica 5 ottobre è stata affissa
per tutto il corso del mese la lista dei
membri elettori. Essa prelude alTassemblea di chiesa autorizzata ad eleggere il
nuovo pastore titolare della comunità.
• Sabato 18 ottobre, nel pomeriggio, riunione plenaria dei catecumeni per concordare orari e programmi. Sono ammessi a frequentare il primo anno i ragazzi
e le ragazze nati nel 1962.
• Giovedt 23 ottobre ore 21 presso la
sala valdese primo appuntamento dell’Unione Giovanile. Nel corso della serata si cercherà di stabilire il calendario
delle attività. Alla ripresa dell’Unione sono invitati tutti i giovani della comunità.
Perrero
L’inizio dell’anno scolastico alla scuola
media è avvenuto con una soddisfacente
regolarità. Mancano pochi insegnanti e,
anche questi, non dovrebbero tardare e
sono quelli di materie meno impegnative.
Gli alunni iscritti sono 28 in prima, 13
in seconda e 24 in terza.
Anche quest’anno funziona il doposcuola e la refezione passerà probabilmente alla gestione del Comune da quella del Patronato. Continua, purtroppo, a
comprendere un piatto solo, ed è affidata
alla trattoria di Montecastello.
Intanto il Consiglio di Istituto sta approvando, con frequenti sedute, il regolamento preparato durante Testate da una
commissione di studio. Ci ripromettiamo
di presentarlo non appena sarà approvato nel complesso ed entrerà in vigore.
cronaca
S. Germano
• È stata battezzata la bimba Manuela
Canonico di Italo e di Bianciotto Ida. La
grazia del Signore accompagni questa
piccola creatura ed aiuti i genitori ad essere fedeli alle promesse fatte.
• Il pastore sarà assente dal 10 ottobre
al 10 novembre per effettuare quale inviato della Tavola una missione in Scozia.
Ringraziamo quanti hanno accettato di
collaborare, in sua assenza, nelle varie
attività.
FGEI-VALLI
Il primo incontro autunnale del coordinamento è fissato per lunedì, 13 ottobre
alle ore 20.45 in via dei Mille, 1 a Pinerolo.
All O.d.g. : proposta di legge popolare
sulle competenze regionali in materia di
servizi sociali ; eventuale organizzazione
di un convegno sull’assistenza, ristrutturazione del centro di Agape, ecc.
Tutti i gruppi o delegati FGEI-Valli
sono pregati di non mancare.
Bobbio Pellice
• Il culto di domenica 5 ottobre è stato
presieduto dal pastore emerito Roberto
Nisbet a cui va il ringraziamento della
comunità.
• A Renato Demaria di Villar Pellice e
Costanza Bertinat di Bobbio che si sono
uniti in matrimonio, rivolgiamo il nostro
augurio di una vita insieme benedetta dal
Signore.
• È stato battezzato il piccolo Bertinat
Fabio di Silvio e Adriana. Possa crescere
nella conoscenza della Parola.
Dalla Diocesi
di Pinerolo
San Lazzaro
Leggiamo sul n. 7-9 (luglio-settembre
1975) di « Orizzonti aperti », bollettino
di collegamento dei gruppi della comunità di San Lazzaro di Pinerolo, un comunicato in cui si rende noto che don Franco Barbero lascia la parrocchia di San
Lazzaro. Ecco il testo:
Don Franco Barbero, che per sette anni ha svolto il suo ministero nella nostra
Comunità parrocchiale, ha deciso, dal 1”
settembre, di lasciare la Parrocchia per
svolgere il suo ministero sacerdotale come animatore di gruppi e di comunità
di base.
Egli fisserà la sua residenza qui a San
Lazzaro, in un alloggio di Corso Torino,
n. 288.
HI gruppo di coordinamento della comunità riconosce in questa decisione una
scelta evangelica che risponde a una precisa esigenza di molti credenti impegnati
nelle lotte operaie e nei movimenti di liberazione.
E convinto dell’importanza che cresca
nella chiesa un pluralismo di esperienze
comunitarie, in un aiuto e in un confronto evangelicamente costruttivo.
Il coordinamento della comunità parrocchiale « Cuore Immacolato di Maria » - S. Lazzaro
Accanto al comunicato, sotto il titolo
« Le ragioni di una scelta », don Barbero
spiega alla sua comunità come è maturata la sua decisione e quale sarà la sua
attività.
Fatinna
Sul N. 38 dell’Eco del Chisone abbiamo
appreso la notizia della « promozione »
del vice-direttore di questo settimanale
don Franco Trombotto quale nuovo parroco della parrocchia cittadina « Madonna di Fatima ». Suo collaboratore è stato nominato don Renzo Rivoiro già vicario a Torre Pellice. Don Trombotto lascia così la sua comunità di SestriereBorgata di cui è stato parroco per diversi anni. Il posto lasciato vacante in seguito alla tragica morte di don Primo è
così stato degnamente occupato.
^ Hanno collaborato: Giovanni Conte,
Franco Davite, Luciano Deodato, Dino
Gardiol, Giuseppe Platone, Teofilo
Pons, Edina Ribet.
7
delle valli
San Secondo Da Luserna San Giovanni
Pinerolo
• I lavori di risanamento del tempio
avranno inizio il 20 anziché il 10 ottobre
come a suo tempo era stato annunziato.
Si invitano tutti i volontari ad offrire il
loro aiuto e la loro collaborazione affinché l’opera possa terminare prima dell’nizio deile piogge autunnali. Un grazie
a quanti vorranno impegnarsi.
• Domenica scorsa è stato amministrato ii battesimo a Franco Avondetto di
Alessandro e di Paschetto Nella. La grazia del Signore sia su questo bimbo e
sui suoi familiari.
Torre Pellice
Collegio
Il 1“ ottobre circa 250 allievi (tra Scuola Media e Ginnasio-Liceo) e un folto
pubblico assiepavano i banchi dell’aula
sinodale per la tradizionale inaugurazione dell’anno scolastico. La meditazione
religiosa è stata tenuta dal pastore Gino
Conte (che ha poi portato anche i saluti
della Tavola), mentre i presidi proff.
Tron e Armand Hugon presentavano
una breve relazione sull'anno scolastico
decorso. Il dott. Enrico Gardiol, presidente dell’Assoc. Amici del Collegio, ha
illustrato l’attività del sodalizio, ed ha
letto alcuni articoli del regolamento disciplinare del Collegio di circa 90 anni
fa; il dott. Guido Ribet, nella sua qua
lità di presidente del Comitato del Col
legio e Scuola Latina, ha presentato l’at
tività ed i problemi del Gomitato^stesso,
Un augurio di buon lavoro agli alunni
e agli insegnanti.
Pomaretto
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Luserna San Giovanni : Tel. 90.084 - 90.085
Nuova legislazione sul diritto di famiglia. — Sabato 18 ottobre, alle ore 20,45,
nella Sala Valdese di Via Gianavello, 2,
a Luserna S. Giovanni, il dott. Marco
Gay introdurrà un dibattito sul nuovo
diritto di famiglia e le sue implicazioni
etiche, sociali e economiche. L’incontro
organizzato da un gruppo di giovani coppie della Comunità di San G ranni è
aperto a quanti sono interessati ll’argomento.
Scuola Materna. — La nostra insegnante Eldina Long ha lasciato, dopo tre anni di attività, l’insegnamento presso il
nostro « Giardino di infanzia valdese ».
È con rammarico che la vediamo partire, mentre a nome dei genitori dei bambini e di tutta la Comunità, le esprimiamo il nostro apprezzamento e la nostra
riconoscenza per il suo lavoro con i nostri bambini, compiuto con capacità, intelligenza e amore. A sostituirla è stata
chiamata Marinella Granerò a cui diamo un caloroso benvenuto e l’augurio di
un lavoro profìcuo.
Inizio attività. — Domenica 12 ottobre,
alle ore 9, sono convocati i ragazzi del
precatechismo (I e II media) e dei quattro anni di catechismo per stabilire i
giorni, le ore e i programmi dei corsi. Si
iscrivono al primo anno i ragazzi del
1962. Alle 10,30 in un culto aperto anche
ai bimbi della Scuola Domenicale, i catecumeni di I anno riceveranno il dono
della Bibbia.
.Decei^si. — È stato, annuneiato TEVangelo della resurrezione e della consolazione in occasione del funerale di: Fenouil Davide, mancato a 78 anni a Verzuolo dove si era stabilito fin dalla sua
gioventù; Griglio Giovanni della Bastie,
deceduto a 83 anni dopo lunghi anni di
infermità; Morel Giovanni Davide di 71
anni di Rorà, ma da molti anni residente a Pinerolo e Simond Maria véd. Calgaro a 86 anni, del nostro Asilo Valdese.
Alle famiglie rinnoviamo la nostra fraterna solidarietà.
A Adriana Legger in particolare e a tutti i parenti, esprimiamo la nostra più
profonda partecipazione per la prematura dipartenza del marito Walter Balbiano. La forza e la consolazione del Signore
siano con loro.
Occupazione in Val Pellice. — Nella
sua ultima seduta il Concistoro ha votato aH’unanimità il seguente o.d.g. :
Il Concistoro di Luserna San Giovanni,
nella sua seduta ordinaria del 3 ottobre
1915, venuto a conoscenza del trasferimento di trenta operai della Microtecnica (ex OPL) di Luserna S. Giovanni alla
sede di Torino,
considerando questo fatto nel quadro
della grave situazione occupazionale che
coinvolge altre Aziende della valle (Turati, Vaciago, Torcitura Val Pellice), con la
perdita di altri posti di lavoro,
esprime la sua solidarietà a tutti i lavoratori e alle famiglie interessati da questi
trasferimenti; in modo particolare ai
membri della comunità di Luserna San
Giovanni.
Il Concistoro, consapevole del fatto che
il pendolarismo contribuisce a dissolvere
i legami familiari e a rendere ancora più
problematica una presenza costante nella
vita della comunità,
auspica che le scadenze di tali trasferimento (18 mesi a partire dal T ottobre 1975) vengano rispettate dall’Azienda,
permettendo il rientro in valle dei lavoratori ora costretti al pendolarismo.
Scuola Latina
Nel pomeriggio del 2 corr., in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno
scolastico alla Scuola Latina, genitori ed
alunni hanno udito con evidente soddisfazione, dalla esposizione della Preside
Prof. Elsa Balma, le lusinghiere espressioni stralciate dalla, relazione della Presidente degli esami di licenza nel giugno
scorso: «...preparazione accurata, coerente, formativa..., rapporto insegnanti-alunni molto aperto al dialogo... ». Non v’è
dubbio che queste impressioni sono condivise dai genitori che, anno dopo anno,
affidano i loro figli ai nostri istituti di
istruzione.
Nel corso della sua relazione, la Preside ha anche ricordato le varie attività
parascolastiche del doposcuola, fra le
quali ricorderemo, oltre alla assistenza
nello studio, i corsi di falegnameria, cucina, tedesco, igiene ed educazione sessuale (a cura del Prof. Gay dell’ospedale
valdese), pronto soccorso, fotografia,
nonché la raccolta della carta destinata
al macero ed il cui provento copre in
buona parte le spese di riscaldamento
della scuola e della casa dei professori.
La Preside ha pure ricordato che, in
occasione del trentennale della resistenza, in tutte le classi, gli alunni vennero
interessati, dalla viva voce di alcuni expartigiani, sulla storia della resistenza
nelle nostre vallate.
Il culto d’apertura era tenuto dal past.
Giovanni Conte, mentre il past. Gino
Conte, nel suo breve messaggio, recava
il saluto e l’augurio della Tavola Valdese.
Il past. Cipriano Tourn, con una bella
serie di diapositive, illustrava i principali monumenti romani, con particolare riferimento alla storia dei primi cristiani.
gb.
Notiziario angrognino
Consiglio comunale
Venerdì, 26 settembre il consiglio comunale di Angrogna si è riunito in seduta pubblica, per deliberare su alcuni argomenti. Questa seduta ha segnato un
primo avvio concreto del programma
della attuale amministrazione. Il consiglio ha deliberato di affidare all’architetto Longo l’incarico di apportare varianti all’attuale piano di fabbricazione, ed
al regolamento edilizio. Questo soprattutto al fine di tutelare il territorio del
comune da interventi a scopo speculativo. In secondo luogo sono stati appaltati
i servizi di trasporto allievi delle scuole
elementari, materna e media. Il servizio
Pradeltorno-Torre Pellice sarà effettuato
da un’auto pubblica; cosi pure per la
scuola materna sul percorso Bruere-Pormaggia-Capoluogo, mentre il pulmino di
proprietà del comune, trasporterà i ragazzi della media dal Serre e dal Capoluogo a Torre Pellice. Ancora il pulmino trasporterà gli allievi delle elementari dal Serre al Capoluogo e da Pradeltorno alla scuola del Chiot d’Aiga.
È poi stato deliberato l’affìtto di locali
in borgata Giordan da adibire ad uso
scolastico. Sempre in campo scolastico è
stata ratificata la delibera della giunta
con cui era stato avviato il servizio gra^
tuito di refezione, presso le scuole, materne ed elementari. La signorina Eldina
Long è stata designata quale rappresentante del comune nel consiglio di amministrazione del patronato scolastico. In
ultimo il consiglio comunale ha deliberato di aderire alla Lega dei Comuni Democratici, ed ha riesaminato le condizioni per la destinazione di un locale a sede
dello Sport Club Angrogna.
Fiera autunnale
Giovedì 2 ottobre ha avuto luogo ad
Angrogna la tradizionale fiera autunnale.
Il tempo bello e il clima quasi estivo
hanno favorito Taffiusso di agricoltori e
allevatori della valle, nonché di numerosi commercianti di bestiame. Si notavano pure alcune bancarelle di tessuti. Abbinata alla fiera, la mostra zootecnica
con esposizione di bovini da parte degli
allevatori locali. La commissione giudicatrice incaricata di procedere all’esame
dei bovini per l’assegnazione dei premi
era formata: dall’assessore all’agricoltura Odin Alessandro, dal veterinario Moriconi Enrico e dai signori: Gaydou Alberto, Buffa Emilio e Malan Elmo.
Al momento di procedere alla consegna
dei premi, il sindaco pronunciava un breve discorso in cui, dopo aver sottolineato il fatto che queste fiere non risolvono
i problemi dell’agricoltura e della zootecnia, poneva l’accento sulla necessità
Collettivo di ricerca b.ibjicA t
Il collettivo di ricerca biblica comunica che il prossimo incontro avrà luogo
giovedì, 9 ottobre alle ore 20,45 in Via Rochis 3 (Quartiere S. Lazzaro). Tèma dell’incontro : lettura dell’Evangelo di Marco. I partecipanti sono invitati a leggere
il 1° capitolo di questo Evangelo.
Villar Pellice
• La Corale ha ripreso in pieno la sua
attività ed invita tutti coloro che hanno
voce per il canto ad intervenire numerosi
alle lezioni.
• A rettifica di quanto pubblicato la scorsa settimana, non ha avuto luogo il battesimo della bimba Annalisa di Roberto
e Iolanda David del Teynaud, bensì la
nascita.
Pradeltorno
di sviluppare la collaborazione e la cooperazione fra gli agricoltori. I premi sono poi stati così distribuiti: Coppa della Cassa di Risparmio di Torino, al signor Chiavia Emilio, per il miglior gruppo di bovine. La coppa offerta dalla Provincia di Torino al signor Monnet Ernesto, per il secondo miglior gruppo. Tre
gualdrappe della camera di commercio e
industria, assegnate rispettivamente, ai
signori: Bertin Enrico, Gardiol Emidio,
Bertin Silvio. La medaglia d’argento cassa di risparmio di Torino, a Long Franco. Sono ancora stati premiati in denaro:
Rivoira Enrico e Benech Aldina per le
migliori manze di razza valdostana; Benedetto Umberto, per ibrido manze; Rivoira Alberto, ibrido vacche; Odin Carlo e Ricca Alfredo per la razza taurina;
Odin Aldo per manza di razza piemontese. Rimane ancora da segnalare il fatto
che, in questa rassegna l’attuale amministrazione e la commissione giudicatrice,
hanno ritenuto di premiare tutti i capi
di bestiame, anche quelli non passati per
il risanamento, questo in via del tutto
eccezionale; si avverte perciò che l’anno
prossimo tale prassi non verrà più seguita. È dunque auspicabile che in futuro
tutti i capi di bestiame passino al vaglio
delle norme igienico-sanitarie del risanamento.
Cooperativa
• Venerd', 3 ottobre, presso il municipio
si è costituita con atto notarile la cooperativa agricola di Angrogna, che per
così dire, « subentra » alla società semplice Taculot (cooperativa del latte). Il
consiglio direttivo della nascente cooperativa è risultato formato da: Malan Elmo, presidente; Odin Alessandro, vicepresidente ; Ricca Adelchi, segretario ;
Coisson Alberto e Rivoira Edmondo, consiglieri. Accanto al direttivo, opererà un
collegio di « sindaci » con funzioni di controllo, formato da: Bertalot Giovanni Alberto, Bertin Silvio (effettivi), Monnet
Ernesto, Gaydou Pierina (supplenti). In
un secondo tempo daremo notizie più
dettagliate e precise sulla struttura, gli
scopi e le finalità di questa nuova cooperativa.
Adelchi Ricca
Villar Penosa
Domenica 5 ottobre alle ore 9 si sono
uniti in matrimonio, nella chiesa di Villar Perosa, la sig.na Elda Peyrot del Dubbione e Aldo Mario Giovannini di Druento. Agli sposi il fraterno augurio della
comunità.
La Foresteria « Rocciaglia », a causa
della mancanza di personale, è stata quest’anno affittata a gruppi di stranieri, che
hanno provveduto loro stessi a tutti i
servizi.
Si sono così, alternati nei mesi di luglio, agosto e inizio di settembre quattro gruppi di tedeschi provenienti dalle
seguenti località: Allensbach (Lago di
Costanza), Wertheim (2 gruppi), Stoccarda, per un totale di circa 120 persone.
Durante questo periodo vi è stato im incontro con alcuni giovani di Torre Pellice per una piacevole serata dj eanti in
comutìe; la paftecipazidne di còrali tedesche a due culti a Torre Pellice; numerose visite in varie parti delle Valli, nonché al Museo di Storia Valdese. In tal
modo a Pradeltorno, un po’ abbandonata dai villeggianti evangelici, vi è stata
per oltre due mesi un’affollata presenza
protestante, che ha rallegrato e confortato la popolazione valdese locale con visite nelle case, conversazioni simpatiche,
malgrado la difficoltà linguistica, canti
di inni che si prolungavano nella pace
della sera al suono delle trombe e delle
chitarre.
Tutti i gruppi si sono dichiarati soddisfatti del loro soggiorno, hanno promesso di ritornare, ed hanno lasciato segni tangibili di questa loro soddisfazione
con offerte ai nostri istituti d’istruzione
secondaria, ed anche, per sottolineare
l’impegno ecumenico, alla comunità cattolica d’Angrogna.
A VVISO
Al LETTORI
Rendiamo noto ai lettori, agli
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ANNO INTERNAZIONALE DELLA DONNA
\ B E R S A G LI ALLA MODA
La donna
secondo Budda
Nel quadro degli interventi che il giornale ha già pubblicato a proposito dell’anno internazionale della donna, ci proponiamo di presentare a partire da questa settimana un’interessante pubblicazione dal titolo « Secondo le Scritture.. »
pubblicato in origine a cura dell’YWCÀ e
ripubblicato proprio per l’anno internazionale della donna dairYWCA stessa, in
collaborazione ^ col Consiglio Ecumenico
delle Chiese. Si tratta di una serie di articoh che intendono presentare la figura
della donna come ci appare attraverso
gli scritti sacri delle maggiori religioni
mondiali. Scopo della pubblicazione è
S^^^dare alle fonti della fede per vedere
fino a che punto gli odierni rapporti uomo-donna sono influenzati da esse. I fattori sociologici e storici, mescolati con
gl insegnamenti religiosi dovrebbero offrire spunto di discussione, né deve in
alcun modo essere dimenticato il rapporto fra religione e società, fra credo religioso e azione, fra l’immagine della donna accettata come normativa nelle comunità tradizionali del passato e il profilo
della donna desiderosa di « liberazione »
della moderna società.
Secondo il buddismo
L’articolo, sul Buddismo, scritto da uno
scrittore Jndiaho di Sri Lanka, il Dr.
randita Gnewardene, ricorda subito come una delle maggiori riforme dell’insegnamepto di Budda fu proprio l’emaneipqzione della donna, prima considerata
proprietà del marito,
o addirittura vista come « fiaccola sulla
strada dell Inferno », come si esprimeva
10 scrittore indiano Hemachangra. Così
come la predicazione di Budda era stata
nettamente a favore dell’abolizione della
divisione m caste, così essa fu anche rivolta ad Ignorare qualsiasi distinzione
^ Gli scritti sacri buddisti
abbondano di racconti che illustrano
questo atteggiamento aperto del maestro. Per esempio al re Pasenadi a
CUI era stata portata la notizia della nascita di una figlia, Budda, vedendolo scontento disse: « Una fanciulla può essere
progenie migliore di un maschio. Ella, rispettosa, saggia e virtuosa, può partorire
dei tigli che compiano grandi imprese e
diventino guide nel loro paese ».
Budda fu anche il primo a fondare un
° 1 ™op^stico anche femminile, le
« Bhikkhu^nia », in cui molti Arahats (coloro che hanno raggiunto il massimo grado di beatitudine) erano presenti numerosi anche fra le donne. Fra i discepoli
del Budda si contano numerose donne,
sia di nobile stirpe che di origine semplice e umile.
Nel « Singalovada Butta», Budda pronuncio j princìpi che devono presiedere
^^PPOri:o fra uomo e donna. « La moglie, disse, è la migliore amica di suo marito e da questi deve essere trattata: a)
con rispetto, b) con parole affettuose e
con cortesia, c) con lealtà e con fedeltà.
11 marito deve lasciarle la più ampia liberta e autorità nel governo della casa
e provvedere a tutti i suoi bisogni. La
moglie, a sua volta, deve dimostrare il
suo amore e il suo rispetto per il marito
nel modo seguente: a) compiendo con
precisione i suoi doveri, b) mostrandosi
ospitale verso parenti ed amici, c) essendogli devota per tutta la vita, d) vegliando sulla sua salute, e) dimostrandosi solerte e laboriosa in ogni lavoro che compie ».
Come esempio di armonia coniugale si
può citare il detto di Nakula Mata, ripor^to dai testi sacri. Quando una mattina
Budda venne a casa di Nakula Mata e si
pose a sedere, questi si sedette ai suoi
piedi e disse: « Signore, da quando, ancor giovanissima, divenni moglie di Na^^ula Pita, non sono mai venuta meno ai
miei impegni verso di lui, né in pensieri
. né in atti. Ci siamo sempre rallegrati della nostra reciproca compagnia ». Budda,
lodando la reciproca fedeltà della donna
e^di suo marito, disse loro: «Se entrambi,^ ricchi di fede e carità vivete secondo
il Dhamma’, sapendovi dominare e usando parole affettuose l’uno verso l’altro,
numerose benedizioni scenderanno sul
vostro capo. Le medesime dolci virtù vi
uniscono e impediscono il sorgere di contrasti. Perciò, vivendo in questo mondo
una vita di giustizia, entrambi vi uguagliate in virtù e, nel mondo avvenire,
gioirete, avendo raggiunto la massima
felicità desiderata ».
10 - Cristiani
non democristiani
Ma quali sono le doti precipue che
rendono saggia una donna, secondo il
Buddismo? Anzitutto essa dev’essere una
« vera buddista », cioè una donna che ripone la sua fede e la sua speranza nel
Budda. Essa deve inoltre osservare le 5
regole essenziali: 1) astensione dall’uccidere, 2) astensione dal rubare, 3) astensione dall’adulterio, 4) astensione dalla
falsità, 5) astensione dal bere alcoolici.
E importantissimo che la vita di una
donna buddista sia purificata da una simile fede e da una simile etica, data la
sua posizione nella casa, dove la responsabilità di guidare le giovani vite dei figli è riposta interamente sulle sue spalle. È suo compito creare in casa « un’atmosfera buddista ». Inoltre in una vera
casa buddista la donna non occupa mai
una posizione di inferiorità o peggio di
asservimento; essa è « Stri-Ratne », gioiello ed ornamento.
Ma, a questo punto non si deve credere che la casa sia l’unico campo d’azione
della donna buddista, anzi essa trova il
suo posto e la sua dignità piena anche
fuori dell’ambiente familiare, Budda non
ha rnai detto che i compiti di una donna si esauriscono fra le mura domestiche. La donna deve essere libera di muoversi anche fuori della casa, nobile o no
che sia. Può sedere accanto ad altre donne ad ascoltare la parola di Budda, senza alcuna considerazione per la casta a
cui essa appartiene. Sia agli uomini che
alle donne Budda ha predicato la necessità di vivere nel servizio del prossimo,
aiutando i bisognosi, curando gli ammalati, assistendo i, più deboli. Budda ha
detto -che chi aiuta e nutre gli affamati,
nutre Budda stesso. D’altra parte la vita
stessa del Budda è stata una vita di pietà, di purezza e di servizio e queste sono
le virtù che ci si aspetta di trovare anche nei suoi seguaci, siano essi uomini
che donne.
a cura di Marco Ayassot
Quando gli italiani, nell’immediato dopoguerra, furono richiamati a votare dopo la lunga parentesi fascista, nella nostra stampa e dai nostri pulpiti non si
esitò a parlare del dovere di partecipare
alle elezioni, dando anche talvolta indicazioni in merito alle scelte da fare. Vi fu
perfino un pastore, con la indiscussa personalità di Manfredi Ronchi, che si presentò candidato, non ricordo più in quale lista. Ma anche coloro che non arrivarono a un chiaro impegno personale, non
mancarono di segnalare all’attenzione delle Comunità quelli fra i fratelli che tale
impegno assumevano in prima persona. E
tutto ciò avvenne senza scandalo di nessuno. Anche gli attuali più accesi fautori
del « fuori la politica dalla Chiesa » si
rendevano perfettamente conto che in un
•moniento come quello, quando si trattava di rimettere in piedi un paese disfatto,
e di parare al pericolo di un rigurgito fascista costruendo un regime di libertà e
di giustizia, le Chiese come tali ed i loro
aderenti non potevano « chiamarsi fuori »
e restare nel limbo dei buoni sentimenti
e delle pie intenzioni.
Di chiamate alle urne ne abbiamo avuto da allora forse anche troppe. Ma quella che ci attende tra non molto, anche se
formalmente secondaria, ci pare abbia un
senso che la distingue da molte delle passate e la avvicina piuttosto a quelle del
’46 e del ’48.
In questi trent’anni alla legittima dialettica della vita politica di un paese che
vorrebbe essere libero e giusto, è andata
progressivamente costituendosi la « costruzione » di un regime che ha trovato
la ,sùa\stabilità più .heirarte del sottogoverno che in quella deh governare e che
ha condotto questo paese, in cui dobbiamo testimoniare se vogliamo essere vivi,
ad un punto nel quale abbiamo davanti
a noi problemi non molto diversi da
quelli che affrontavamo nel 1946 e nel
1948. In tutti questi anni chi ci ha governato ha saputo prendere dai modelli proposti (la cosiddetta civiltà occidentale)
la settimana internazionale
a cu ra di tul No viola
LA FALSA AGONIA
DEL REGIME FRANCHISTA
■Ar Gli episodi di repressione feroce di
cui è stato fosco e tragico teatro, nelle
ultime settimane, il regime fascista spagnolo, non devono essere interpretati come sintomi d’incipiente agonia. Crediamo si che la belva sia ferita a morte, ma
la morte purtroppo non è vicina: crediamo invece la belva ancora capace di vigorose riprese e di orrende reazioni, prima che l’agonia sopravvenga.
Scrive Giorgio Fattori, su « Panorama »
(del 2.10.’75): « Assediato e assalito da
ogni parte, Vinflessibile regime del Caudillo ritrova di colpo, dopo fiumi di parole inutili sulla liberalizzazione graduaspietatezza degli anni della guerra
civile. La nuova legge per i processi sommari al terrorismo non distingue di proposito (nel suo art. 4), con tipica reazione poliziesca, fra comunisti, anarchici
e separatisti. Ma le diverse 'spinte che
stanno lacerando la Spagna fanno intuire
quanto sarà difficile coordinare queste
forze rivoluzionari il giorno in cui Franco
e i suoi notabili dovranno abbandonare il
potere.
Come in molti Stati autoritari (e non
solo quelli), le minoranze etniche in Spagna non godono di diritti riconosciuti, e
le loro rivendicazioni oscillano fra la semplice conquista di autonomie regionali e
l aspirazione a una totale indipendenza.
Non tutti i problemi dei nazionalisti della Spagna del nord verranno automaticamente risolti con la fine del fascismo
franchista. E tra il riconoscimento della
personalità politica dei popoli catalano,
basco e galiziano" previsto dal documento programmatico della Giunta Democratica guidata dai comunisti, e l'autodeterminazione invocata dai nazionalisti più
accesi delle tre comunità, c’è una spazio
vuoto che può essere all’origine di durissimi conflitti. (...)
Il futuro della Spagna resta così sempre molto difficile da decifrare, con una
sola certezza: il prolungarsi ossessivo
della dittatura (due spagnoli su tre non
hanno conosciuto altro regime), il suo
lento disgregarsi nell’immobilismo rotto
da improvvise repressioni rabbiose e fol
li, accentuano tensioni nazionalistiche e
ideologiche che sarà arduo far confluire
in un fronte unificato, senza sussulti di
anarchia. L’idea di servirsi della longevità
di Franco come di una soluzione narcotizzante per un cauto passaggio dal fascismo alla democrazia, si sta dimostrando pericolosamente astratta e incubatrice di spinte centrifughe impossibili da
controllare.
A parte il fatto che l’albero genealogico
del Caudillo è, sotto questo aspetto, scoraggiante (il padre morì a 96 anni, un
nonno a 102), la Spagna è forse vittima
dell’illusione storica di ripetere il passaggio, senza grossi traumi, da monarchia a
repubblica del 1931. Ma la strategia dell’attesa, fatta di mezze promesse paternalistiche e di segrete speranze di compromesso, ha il solo risultato di rialzare le
forche nelle caserme dì Madrid. La salvezza della Spagna, non solo dagli orrori
di oggi, ma anche dalle ambigue incertezze del “dopo-Franco”, consiste ormai in
una brusca accelerazione della falsa agonia di un regime, che chiede ipocritamente di morire in pace. Terrorismo e controterrorismo costituiranno altrimenti non
le circostanze di un angoscioso epilogo,
ma le premesse di una nuova dittatura »!
IL POETA IMPRIGIONATO
-A- « Breyten Breytenbach, uno dei più
grandi poeti africani, è stato arrestato e
rinchiuso in un carcere del Sudafrica. Lo
si è appreso a Parigi dove Breytenbach
abitava dal 1963 quando fu espulso dal
suo paese, il Sudafrica, per aver denunciato V'apartheid” di fronte all’assemblea
dell’ONU. Nel ’63 Breytenbach aveva anche sposato una vietnamita e questo, per
le autorità del Sudafrica ( dove sposare
una^ persona di un’altra razza è considerato “la peggiore immoralità"), ha costituito l’ultimo impedimento ad un suo eventuale ritorno in patria. Ma Breytenbach
non si è rassegnato ed è entrato clandestinamente. Sembra che, dopo averlo scoperto, la polizia abbia esitato prima di arrestarlo: il primo ministro Vouster teme
infatti di farne un eroe nazionale e con
ciò d’incoraggiare proprio chi voleva colpire le opposizioni ». (Da « L’Espresso »
del 21.9.’75).
tutto quanto era in essi condannabile, ma
poco o nulla ha saputo prendere di quanto poteva esservi di apprezzabile e buono.
Abbiamo scelto l’America di Nixon, dei
Watergate (da noi ve n’è ben più di uno)
del consumismo ed abbiamo rifiutato
l’America di Martin Luther King, della
contestazione giovanile, del controllo da
parte di una libera stampa sulle pubbliche attività, della solida struttura produttiva, della lotta ai monopoli e via dicendo. Non si vuol certo dire che il modello assunto fosse quello assolutamente
giusto, ma solo che nella sua imitazione
il nostro « regime » è riuscito anche troppo bene a farne propri i peggiori aspetti
e non è per nulla riuscito ad imitarne
quella libera dialettica, che ne giustifica
la sopravvivenza sul piano storico.
E tutto questo ha inevitabilmente un
nome ben preciso; il regime che ci ha
condotto a questo punto è un regime Democristiano. Il che pone davanti a noi
anche il non secondario problema di un
regime che richiamandosi al nome di
cristiano » e giovanosi dell’ appoggio della Chiesa di Roma, è riuscito a realizzare
quanto di nreno cristiano si possa concepire. La antica collusione tra autorità politica e autorità religiosa ha avuto i suoi
inevitabili effetti e sulla vita politica e su
quella religiosa. E anche se oggi ciò non
si traduce in roghi di eretici (ma sì in
persecuzioni più o meno palesi; tipo
quelle di Sceiba verso i pentecostali) o
in rnassacri di albigesi, o di valdesi, o ,di
battisti, si traduce però in conformità ai
tempi in operazioni alla Sindona, o. in salvataggi di interessi economici del Vaticano, o in atteggiamenti sòciali (e qui
anche troppo sangue è corso) che tutti
paghiamo in termini di problemi non risolti e di servizi sociali non esistenti (la
casa, l’assistenza medica, un sistema fiscale iniquo, una povertà culturale penosa, e via dicendo).
E il cristiano non ha proprio niente da
dire al riguardo?
E noft ha neppure nulla da dire quando
vede riaffiorare, nel modo tragico che
sappiamo, i segni di quel fascismo che
speravamo aver definitivamente sconfitto
nel 1945? È anche questa la conseguenza
di quel modo di ’’sottogovernare” cui il
regime democristiano ci ha sottoposto
per trent’anni, attraverso una progressiva degenerazione, legata a fatti interni ed
a atteggiamenti internazionali.
Come nel ’46 e nel ’48 non possiamo
oggi estraniarci da quanto avviene sotto
i nostri occhi. E se chi scrive non ritiene
sia compito delle Chiese, né dai pulpiti
né dalla stampa, dire per chi si deve votare, ritiene però sia giusto ricordare per
chi non si dovrebbe votare.
Non si deve votare per un partito che
in trent’anni di regime ha portato il paese al punto in cui si trova; non si deve
votare per un partito che ha creato le
sue fortune, e le mantiene, in un integralismo cattolico che del cattolicesimo traduce in fatti politici solo tutti gli aspetti
deteriori; non si deve votare per un partito che interpreta quella cultura controriformistica che è contraria ad ogni mentalità protestante o semplicemente evangelica; non si deve votare per chi sarà
forse democristiano, ma certo cristiano
non dimostra di essere.
E per il resto scelga ognuno secondo
coscienza, ricordando che questa non è
una votazione come tante altre, ma assume nelle circostanze presenti un significato che la avvicina di molto alle votazioni del ’46 e del ’48.
Niso De Michelìs
Comitilo di Redaxione: Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tuilio Viola.
Direttore; GIORGIO TOURN
Direttore responsabiie ; GINO CONTE
Amministrazione; Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
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8 luglio 1960
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