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ECO
DELLE YALLT VALDESI
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Settimanale
della Chiesa Valdese
/\nno LXXXIX - N. 49
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Eco: L. 1.300 per Tintemo j Eco e La Luce: L, 2.
\ Eco: L. 1.300 per Tinten
ABBONAMENTI \ . , ,, ,
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I Luce: L, 2.000 per Tintemo | Spediz. abb. posule - il Grappo 1 TORRE PELLICE - 11
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IMPAZIiNZA
Quasi periodicamente leggiamo sui
nostri giornali una protesta, che con
ogni evidenza si agita nell’animo di
alcuni nostri lettori. Una protesta formulata in questi termini: i nostri
teologi e i nostri pastori ci parlano di
ecumenismo, ci informano su colloqui ad alto livello tra cattolici e movimento ecumenico, ma la realtà che
ci cade sotto gli occhi nelle diocesi
che conosciamo (per non andare in
Spagna o in Colombia) ci mostra al
contrario un cattolicesimo poco aperto e addirittura ostile. Conclusione:
che cosa ce ne importa se pochi uomini, in teoria, possono scambiarsi
idee ed opinioni sui dogmi in un clima di fratellanza, mentre la pratica
è tutta diversa?
Giova quindi indagare per vedere
se l’impostazione e la conclusione che
diamo in questo modo al problema
ecumenico dal punto di vista della nostra Chiesa sono giuste e sufficienti
Non è una novità per nessuno che
il cattolicesimo che si esprime nelle
diocesi nostrane è meno aperto, meno moderno di quello estero. Ma la
ragione di tanti atteggiamenti intolleranti o solo della stupita commiserazione o indignazione con cui si seguono i moti degli evangelici nelle
curie, la ragione di un modo di fare
che a noi appare nettamente fuori moda e ci muove quasi al sorriso, appunto come tutte le cose che non sanno di essere state superate, va solo ricercata in un più o meno immaginario oscurantismo tradizionale del cattolicesimo? Abbiamo degli elementi
tali da permetterci di affermare che
nulla si muove mai sull’altra sponda,
e che in ogni caso il parlare di ecumenismo deve avere solo un calcolato
effetto sugli ingenui, mentre la realtà
c sempre la stessa? Mi sembra che
una semplice riflessione sulla storia
della Chiesa e dei dogmi possa farci
smettere di credere ad un cattolicesimo statico e sempre uguale a se stesso. Anche sul terreno di Roma il fermento dell’ecumenismo non è stato
gettato invano.
Non ci si creda capaci per amor di
tesi, di minimizzare i fatti segnalati
da varie parti sulTintolleranza delle
curie. Il clero diocesano non è preparato ad un atteggiamento ecumenico,
la sua educazione vien fatta con schemi antiquati e la teologia inculcata in
formule, i problemi presentati già risolti. Un giovane prete ci diceva poco tempo fa che il protestantesimo è
la religione del comodo e dell incomodo, e che a tanto si arriva ragionando col sillogismo. Di fronte a queste affermazioni si ha 1 impressione
di non vivere nel 1959 e ci si chiede
sgomenti se i vescovi pongono abbastanza mente al livello culturale dei
loro sacerdoti, i quali possono anche
senza volerlo essere interrogati talvolta da un pastore protestante. Quando
si sente dire da un parroco delle incredibili difficoltà della lettura della
Bibbia, pier cui occorre conoscere
« tutte » le lingue orientali, e dei vangeli, che furono prima scritti in aramaico e pòi volti in greco, ci si do
manda se la scienza biblica non serve
piuttosto ad allontanare dal testo che
a facilitarne la comprensione. Ma intanto al prete rimane il sospetto che
i protestanti, i quali annettono tanta
importanza alla lettura biblica, vi arrivino per una via facile, che non passa per lo studio scientifico dei testi
originali.
Che il fermento delTecumenismo
sia presente nel cattolicesimo e che
intanto vi si sia impreparati sono i
due fatti che per ora dobbiamo tener
presenti. Nella Chiesa Romana qualche cosa si muove : da una prima condanna del movimento ecumenico, all’invio di osservatori semi-ufficiali ai
nostri convegni, dalla prima incomprensione ad una maggior larghezza
di vedute del Magistero,' attraverso,
La pazienza del seme sepolto in terra
Il cristiano in fondo è uno che aspetta
(Cacio Bo su «La Stampa»)
molti papi ed a figure illustri per fede e pietà, che hanno saputo gettare
un seme fecondo, fino alle riaffermazioni della unità romana da una parte, ma anche dall’altra alla convocazione di un concilio che ha tra i suoi
oggetti, anche il problema ecumenico.
Sembra che sia il papa attuale ad aver
sentito di più la cosa, e soprattutto
ad aver dato l’impressione che la
Chiesa Romana, dopo decenni di travaglio, era pronta ad accogliere l’istanza che da molto tempo ormai lievita nella coscienza delle altre Chiese.
L’importanza dell’annunciato concilio, sta appunto nel fatto di esser un
affare interno del cattolicesimo. Sarebbe spiacevole se il movimento ecumenico gli rimanesse un fatto esteriore. L’ecumenismo non consiste nel
prendere l’aereo per partecipare' a
conferenze nelle più diverse parti del
mondo, ma è al più alto grado un
fatto interno di ogni Chiesa.
Quanto tempo hanno impiegato le
Chiese protestanti ed ortodosse per
passare dalla fase dei primi approcci
di teologi e uomini di chiesa, alla diffusione di quella sensibilità che ha
portato ad Amsterdam, ad Evanston?
Quanti timori, quanti no, da parte
nostra, prima che si facesse strada
una comprensione diversa! Ora perchè pretenderemmo da Roma un salto ed un’apertura totali? La Chiesa
Romana ha cominciato con ritardo,
rispetto a noi, il suo cammino, ma
non si può dire che non Tabbia cominciato. Farisaiche affermazioni, da
parte nostra, senza tener conto dei
fatti e del tempo, sono da evitarsi.
Ci vorrà dunque un po’ di tempo
perchè un atteggiamento più ecumenico possa notarsi anche nelle diocesi
italiane. La prolungata assenza di
Roma dal movimento ecumenico non
ha contribuito a diffondere uno spirito ecumenico nella Chiesa. Malgrado la concessione a gruppi di teologi
di partecipare ad incontri ecumenici,
la Chiesa nel suo insieme non ha vissuto nell’apertura ecumenica alla quale noi siamo ormai abituati, non ha
avuto modo di impregnarsi della nuova sensibilità : per tutto questo ci vuol
ancora molto tempo. Noi sappiamo
per esperienza che, dal momento in
cui una Chiesa ha aderito ufficialmente al movimento ecumenico, bisogna
aspettare un pezzo perchè lo spirito
ed il vigore ecumenici scendano nelle
sue membra. Inoltre: siamo sicuri
che nelle nostre Chiese si sia solamente abbastanza informati sul movimento ecumenico? Non stiamo rimproverando agli altri un fuscello nell’occhio,
senza veder la trave nel nostro?
In ogni caso freniamo la nostra impazienza : essa non ha mai avuto un
ruolo nel cammino verso l’unità della
Chiesa. Perchè dire che non c’importa
che avvengano colloqui tra cattolici ed
evangelici ad alto«>livello, perche la
realtà delle diocesi è diversa? Sembra
più ragionevole rallegrarsi: è un fatto essenziale che quei colloqui avvengano, è un fatto che ci interessa. Come chiamare uno che aspetta il frutto
senza averlo seminato o che lo aspetta
appena che il seme è caduto in terra?
I
Sergio Rostagno.
Notre Seigneur
LE
” Je t’avais planté comme une vigne excellente
Avant le cep unique, hors de qui
nous ne sommes rien, le vigneron
avait planté une vigne excellente.
Il en avait soigneusement choisi le
plant. Il la désaltérait de rosées
abondantes et se réjouissait d elle
au temps de la vendange. Elle poussait bien, portait du fruit. U avait
mis tout autour un enclos pour^ la
protéger. C’était sa vigne et il l’aimait.
Tu tiras de l’Egypte une vigne
Et, pour la planter, tu chassas les nations.
Tu déblayas le aol devant elle;
Elle poussa ses racines et recouvrit la terre.
Les montagnes furent couvertes de son
ombre
Et ses rameaux ombrageaient les cèdres
de Dieu.
Elle étendit ses pampres jusqu’à la mer.
Et ses rejetons jusqu’au fleuve.
Mais la vigne prospère d’Israël
qui devait s’étendre jusqu aux extrémités du monde a dégénéré en
vigne bâtarde. Aux ceps de choix et
d’authentique provenance se sont
mêlés des boutures étrangères produisant un vin de colère. Alors les
clôtures de la vigne de Dieu ont cédé. Les passants, les bêtes et les sangliers des forêts l’ont dévastée. La
ligne est morte de son reniement et
le vigneron s’est détourné d’elle.
” Je suis le vrai cep, et mon Père
est le vigneron
Avec la nouvelle alliance de Noël
Jésus-Christ nous est donné comme
vraie vigne et véritable Israël, comme seul salut et unique espérance.
Pour remplacer l’ancien vignoble
impur et saccagé, le vigneron a mis
CEP
rLA SETTIMANA
J
Con lo buona volontà
in giro per mezzo mondo
L’avvenimento della settimana è stato il
viaggio (o meglio le prime tappe del viaggio) di Eisenhower, presentato talvolta
quasi come un raid sportivo, oltre 35.000
km. in meno di 20 giorni, nelle capitali di
11 Stati di 3 continenti. Il viaggio è senz’altro importante, anche se non forse come è stato presentato, con titoloni su nove
colonne. Il simpatico Ike, con la sua cordialità e la sua serietà umana sta portando
in giro per il mondo la buona volontà di
una gran parte dell’opinione pubblica americana. Il suo viaggio tocca paesi legati da
lunga amicizia (quanto questa sia interessata, in politica è difficile definire) agli
U.S.A., come l’Italia, gli Stati uniti nelTex-patto di Bagdad (ora detto Cento):
Turchia, Pakistan e Iran, e Stati neutri,
come l’Afganistan, l’India, e alcuni Stati
nord-africani; infine la Spagna franchista
e quest’ult ma tappa suscita, anche in America, delle riserve, perchè rischia di compromettere la posizione occidentale, impersonata dagli S. U., con il regime francliiisla. Può averci fatto piacere che la
prima tappa s’a stata Roma: una v'sita però non eccessivamente significativa, anche
se cordiale; c’è stato pure, per chi ha teso Torecchio, un piccolo avvertimento del
sottosegretario Murphy, al seguito di Ike,
che il prossimo viaggio di Gronchi a Mosca non significhi pericolose aperture a
sinistra. 11 Vaticano ha dignitosamente giubilato per la visita del Presidente americano; a questo riguardo, e data la cordialità delTincontro con Giovanni XXIII, sarebbe stato troppo indelicato chiedere, fra
un sorriso e una stretta di mano, che il
Papa si pronunciasse apertamente per la
piena libertà di culto in terre cattoliche?
Comunque, mentre in alcuni paesi, come
Il nostro, e soprattutto in Turchia e nell’Iran (che sentono più forte ai loro confini la pressione sovietica) si trattava di
consolidare l’alleanza, anche militare, con
l’Occidente, è evidente che lo scopo
principale del viaggio è nei rapporti coi
paesi afro-asiatici, poiché è li oggi la chiave della situazione, e in particolare con
quelli che finora si son mantenuti neutrali,
l’India di Nehru in particolare. Ike vuol
fare il controaltare di Mao Tse Tung, in
questo periodo di tensione cino-indiana
dopo la rivolta del Tibet ed i ricorrenti
incidenti di confine? Una volta di più, una
politica di aiuti generosi e senza calcoli
di immediate contropartite, sarebbe la politica più sagace ed efficace.
Diluvio a Fréjus
Uno spaventoso disastro abbattutosi sulla cittadina di Fréjus sulla Costa Azzurra
ha segnato, la scorsa settimana, ■ Tacme
delle tragiche conseguenze del maltempo.
Sotto la pressione delle acque cresciute, la
diga che racchiude il bacino di Malpasset
ha ceduto, e una terribile ondala d’acqua
e di fango si è abbattuta su Fréjus. Si
contano per ora oltre 450 morti e d spersi,
si teme che le vittime aumentino ancora.
C’è stalo un impegno di solidarietà nella
assistenza agli infortunati, ma sono anche
sorte polemiche sulTirapiego dei fort fondi già raccolti, solo parte dei quali è giunta a destinazione, per ora. Si sono pure
accese polemiche sulle cause e le responsabilità del cedimento, ed è augurab'le che
dovunque sorgano simili bacini (e ce ne
sono tanti anche nelle nostre valli alpine)
vi sia pure una più stretta e rigorosa sorveglianza.
Nuova crisi in Sicilia
TI governo regionale pres eriulo da Miia/zo ha perso la sua leggerissima e insta^
bile maggioranza, ©d è stalo posto in minoranza di un volo nella votazione segreta del bilancio; si è perciò dimesso. Non
possiamo qui addentrare: nelle cause, e fare pronostici sul futuro. Vale piuttosto la
pena di notare deplorandolo in modo
assoluto — che la « crisi » è stata determinata dalla defezione di due « franchi tiratori » come ci si è abituali a chiamare
coloro che -senza avere il coraggio delle
proprie opinioni colpiscono alla schiena,
nascondendosi dietro il voto segreto, i
compagni con cui sembrano far causa comune. Si ricorderà che già cosi era stato
abbattuto, ad esempio, il governo Fanfàni.
Indipendentemente da come si possa giudicare la crisi, il costume dei «franchi tiratori » è un pessimo esempio di malcoi lume.
Scuola laica e non laica?
Nel corso dell’esame al Senato di alcuni
articoli del Piano della scuola, è stalo approvato lo stanziamento di 329 maliardi
(di cui il 47% per il Meridione e le isole)
per la costruzione di nuovi edifici scolastici. Malgrado il voto contrario dei socialisti e comnnisti (88 contro 190) sono sta
l. ! incluse nel finanziamento le scuole private.
.Anche in Francia ferve la polemica sulla scuola laica. Mentre il Primate di Francia, cardinale Gerlier, con termini che ricordano le recenti dichiarazioni della Conferenza Episcopale italiana, ha riaffermato
ultimamente le rivendicazioni ecclesiastiche cattoliche, oltre centomila persone
hanno partecipato a Parigi ad una riunione
organizzala al riguardo dal Centro nazionale di azione laica, con il ferreo proposito
di opporsi ad ogni tentativo di favorire
eccessivamente la scuola confessionale.
Razzismo sudafricano
Per preservare l’unità del Commonwealth
e... per tutelare gli enormi interessi della
City londinese nelle miniere d’oro, di dia
m. anli e di uranio del Sud Africa, la regina Elisabetta ha dovuto nominare un governatore — cioè rappresentante della Corona britannica — dell’Unione sudafricana
uno dei principali sostenilori dell# poli lieti razz'sta delVapartheid, l’ex ministro della GiustiziaC. R. Swart. La maggior parte
dei giornali britannici ha commentato severamente questa decisione, che rischia di
compromettere la posizione del governo
inglese su tale questione scottante, di fronte alle Nazioni Unite, e alla stragrande
maggioranza dell’opinione pubblica.
en terre cette tige solitaire par où
toute sève désormais se communique. Ainsi, Jésus peut-il dire ailleurs qu’il est aussi la vie. C’est par
lui seul que la vigne plonge ses racines jusqu’au coeur de la vie divine et c’est vraiment la vie de Dieu
qui se répand par lui jusqu aux extiémités des rameaux. Dans la liberté de son amour. Dieu a choisi
de se donner à nous de cette seule
et unique manière. Sur les autres
ceps, il n’y a que vigne vierge, feuilles folles et sarments morts. On ne
cueille pas des raisins sur des épines.
” Demeurez en moi et moi je demeurerai en vous. Ainsi que le satinent ne peut de lui-même porter du
fruit s’il ne demeure attaché au cep,
de .même, vous non plus, vous n en
pouvez porter, si vous ne demeurez
en moi
Le vigneron reste attentif car le
vrai cep peut compter de foux sarments. Il juge aux fruits. Il veut que
sa vigne en produise pour le salut
du motuJe. Le rameau gourmand qui
ne se nourrit do sève que pour luimême, il l’arrache du cep et le brûle. Le sarment qui porte du fruit, il
l’émonde afin qu’il en porte encore
davantage.
” Je suis le cep, vous êtes les sarments. Celui qui demeure en moi et
en qui je demeure, porte beaucoup
de fruits; car, hors de moi, vous ne
pouvez rien faire
En cette approche de Noël 1959
comme au premier Avent, n’est-ce
pas dans le désert que la voix crie?
Au temps du témoignage massif rendu à la gloire et au génie de l’homme, à ses succès et à ses ’’miracles”,
comment peut-on dire que le Christ
est la source de tout pouvoir et que
rien ne peut se faire sans lui?
C’est au contraire l’heure propice.
Le monde angoissé fait le compte de
ses erreurs et de ses peurs, cherche
un nouveau chemin pour échapper
aux contradictions qui le déchirent
et aux menaces mortelles qui pèsent
sur lui. Il commence à connaître sa
folie.
Sur la rivière Kwai, des soldats
anglais mettent toute leur volonh).
tout leur savoir, à construire un
pont. Et dans la jungle de Birmanie, d’autres soldats anglais mettent
toutes leurs forces, toute leur ingéniosité, à atteindre ce pont pour le
détruire. Un homme crie à la fin le
mot-clé de ce film célèbre: Folie!
Le momie dessine dans l’espace
des formes admirables et les efface.
// bâtit des villes et prépare leur
anéantissement. Il cherche passionnément à sauver des vies — même
à créer la vie — et il façonne les engins de la mort totale. Hors de
Jésus-Christ, le monde est fou. Il ne
sait pas ce qu’il fait. Il défait ce que
il fait. Il ne fait rien.
Il se donne à lui-même la preuve
que sans l’Enfant de Noël, lumière
du monde, porte et cep uniques, il
ne peut rien que mourir.
Albert Girardet
(La Vie protestante)
I! vescovo Dibelius ha predicato a
Berlino Est.
Malgrado Tavvertimento datogli
dalle autorità di Berlino Est, che gli
avevano ingiunto di non metter piede nella zona est, il vescovo Dibelius
ha predicato in quel settore dinanzi
a più di duemila fedeli, venuti dai
due settori di Berlino, nel giorno della Riforma. Non ci sono stati incidenti, ma le autorità comuniste hanno avvertito' che prenderanno dei
provvedimenti contro il vescovo, che
con il suo atteggiamento turba « l’ordine e la pace». (S.OE.P.I.)
2
2 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
11 Di'Ceimbre M59 — N. 49
IH MEMORIA
Il Pastore Paolo Bosio
Un caro amico ed un fedele servitore del Signore ci ha lasciati.
Non ci sembra vero di doverlo dire,
tanto reali erano i vincoli di amor fraterno che ci legavano a lui insieme
con molti membri delle nostre comunità Valdesi, tanto nota ed attiva
era la sua presenza nella vita della
Chiesa alla quale egli consacrò con
animo sereno e sempre pieno di entusiasmo i doni che il Signore gli aveva largito.
Nato a Firenze il 20 Maggio 1891.
compì in quella città gli studi secondari e teologici, prima che la Facoltà
Valdese fosse trasferita a Roma. Dopo un soggiornò di un anno a Edimburgo, partecipò quale ufficiale di artiglieria da montagna alla prima guerra mondiale, dal 1914 al 1919; e quel
periodo della sua vita, in cui l’esigenza della testimonianza cristiana e la
necessità della lotta costituivano una
dura, quotidiana realtà, lasciò in lui
molti ricordi oltre al segno di una
infermità fisica che lo fece soffrire col
volgere degli anni.
Consacrato Pastore nel 1920, esercitò un ministero di breve durata a
Torino quale secondo Pastore, dal
1919 al 1922. Poi ecco la chiamata
a Roma, pochi anni dopo l’inaugurazione del tempio di Piazza Cavour,
Con lo scopo di costituire a poco a poco una nuova comunità Valdese nella capitale, accanto alla Chiesa di Via
IV Novembre. Nella relazione sul
primo anno di attività del Pastore
Paolo Bosio in quella nascente comunità si leggono queste parole :
n Un risveglio c’è stato ed una vita
più intensa nei diversi rami di attività. Sentivamo tutti che l’ora di
una nostra nuova ascensione non poteva e non doveva tardare... ». Infatti quell’ora non tardò: le assemblee
domenicali erano compatte, una quotidiana distribuzione di opuscoli veniva compiuta ogni pomeriggio nel
tempio con la collaborazione del Pastore emerito Stefano Revel, prima,
e degli studenti della Facoltà poi.
Costituitasi ufficialmente la Chiesa
di Piazza Cavour nel 1927, essa fu
diretta ininterrottamente dal Pastore
Paolo Bosio per 21 anni, fino al
1948; si può ben dire in questo caso
che il ministero del Pastore e la vita
della Chiesa sono stati caratterizzati
da una profonda comunione d’animo
oltre che da un evidente impegno
nella testimonianza evangelica.
Molti Pastori attualmente in attività di servizio sanno quale efficacia
avesse in Roma il ministero del Pastore Paolo Bosio e quale incoraggiamento si poteva ricevere da lui,
dalla sua passione per quell’opera di
evangelizzazione che rimase la nota
costante, inalterabile, in tutto il suo
servizio pastorale.
Poco più di dieci anni fa, il Pastore Paolo Bosio lasciò Roma per
compiere altri ministeri : a Brescia
e Verona prima, dal 1948 al 1952,
a Torino poi, dal 1952 al 1954. Due
brevi ministeri che hanno lasciato
dietro a sè molti xicordi e consolidato molte amicizie nella comune fede in Cristo. Tornò a Roma per un
anno, nella chiesa di Via IV Novembre, già emerito, dopo la morte del
Pastore Moreschini. Rispose a vari
appelli della Tàvola Valdese e delle
comunità, mettendo a beneficio dei
fedeli i frutti della sua esperienza
e della sua maturità spirituale. E su
questi suoi doni la Tavola faceva
affidamento, quando nel Settembre
scorso gli domandava di assumere
la direzione della (^sa delle Diaconesse a Torre Pellice: un ministero
nuovo per lui, ma dove la sua sensibilità pastorale e le sue energie
avrebbero potuto essere preziose, se
Dio lo avesse permesso. L’ultimo suo
atto nel ministero pastorale fu la
consacrazione di Suor Alba Jazeolla
a Torre Pellice, il 1 Novembre.
Poi ecco la sua degenza in ospedale, non senza la viva speranza di
rendersi ancora utile alla Chiesa :
« Spero di potermi sentire fisicamente capace di lavorare senza sofferenze'... sono stato circondato di cure
e di premure dm molti e molti amici e le Diaconésse sono state proprio
gentili ed affettuose... ». E quando
già si pensava che avesse superato la
prova, ecco la dipartenza improvvisa.
il suo salire « alla Casa del Padre »
com’egli diceva così spesso, con uno
sguardo pieno di luce e di certezza,
fidente nell’opera redentrice di Gesù
Cristo.
Le date più importanti del ministero del Pastore Paolo Bosio sono
tutte qui, in questa breve notizia
biografica. C’è qualcos’altro che deve
essere detto, anche se ci riesce difficile dirlo per quel senso di sobrietà
e di riservatezza che l’Evangelo c’insegna ad avere di fronte alla fragilità d’ogni natura umana ed alla mor
IL SERVIZIO FUNEBRE
Domenica scorsa, una delle rare
giornate luminose di questo tardo autunno, con un cielo limpido e un tramonto sereno dietro la cerchia nevo
sa dei monti, s’è svolto il servizio funebre del Past. Paolo Bosio. Così, serena era stata la sua fine improvvisa,
la notte dal 3 al 4 u. s.
Un gran numero di amici si era
raccolto nel giardino della Casa delle Diaconesse, dove la salma era stata
traspiortata dall’Ospedale di Torino;
e di là il corteo è mosso verso il Tempio, dove si è raccolta un’assemblea
compatta e partecipe. Il Pastore F
Sommani ha predicato Evangelo del.
la Risurrezione, quello in nome de)
quale il Past. Bosio è vissuto ed è sta
tc pastore e predicatore. Quindi il
Moderatore E. Rostàn ha portato a
nome della Tavola e di tutta la nostra Chiesa l’espressione del grato ricordo per l’opiera consacrata dello
Scomparso e la parola della simpatia più affettuosa ai suoi familiari e
in particolare alla sua Compagna. li
Past. E. Micol, di Pramollo. ha detto
come i pramollini perdevano un gran'
de e caro amico, affezionato al loro
vallone e agli abitanti, ai bimbi in
particolare. Infine il Past. R. Comba,
a nome della famiglia colpita dal lut^
to ha ringraziato per tutta la simpatia di cui essa si è sentita circondata,
con il grato, affettuoso ricordo del loro Caro; e come successore del Past.
Bosio nelTa Chiesa di Roma - Piazza
Cavour (quella in etti svolse più a
lungo il suo ministero pastorale) ha
reso la più viva testimonianza all'im
pronta che — pur nella transitorietà
di ogni opera umana — il suo servi
zio consacrato e così ricco d’entusiasmo ha lasciato. Infine il Past. L. Marauda ha condotto in preghiera l’assemblea.
All’uscita del Tempio il corteo si è
riformato, imponente e commovente
manifestazione della simpatia di fra
telli convenuti da Torino, da Roma e
da varie Chiese delle Valli, che han
no voluto accompagnare fino al luogo
del riposo la bara, nella tristezza de
distacco ma nella ferma speranza
della vita. Una volta ancora, dinanzi
alla terra smossa, sono cadute, solen
ni e trionfanti, le affermazioni de.:
Credo. E della riconoscenza infinita
al Signore per questa certezza, il limpido tramonto azzurro e oro era comt
un segno, un segno di pace e di luce.
Un gruppo di Valdesi di Torino propone
che si lanci alla memoria del Past. Paolo
Bosio una sottoscrizione — cui danno già
tutto il loro appoggio — a favore della costruzione di quella « Casa per pensionati
evangelici » che da anni era un luogetto
die stava tanto a cuore del Past. Bosio.
.Accogliamo volentieri tale proimsta e la
airianio ai nostri lettori.
Doni ricevuti
in memoria del Prof. Brutto Revel
Per il Giardino d’infanzia Valdese di Lu
serna S. Giovanni, Dott. Ottavio Prochet e
Lilian Penn ngton de Jongh Prochet, lire lO.OtlO.
te. E pertanto, se aggiungiamo alcune parole, esse sono scritte prima di
tutto con riconoscenza a Dio per l’opera compiuta da uno dei suoi servitori.
Ho detto all’inizio di questa rievocazione che non ci par vero di non
averlo più con noi. Paolo Bosio era
presente nella vita della CJhiesa e lo
fu con il suo pensiero, con la sua
predicazione, con i suoi scritti, con
un costante interesse per tutti i problemi della fede e della vita cristiana. Lo fu soprattutto con una coscienza pastorale ligia al dovere e
con una dedizione che non temeva
la fatica. Era pastore nell'animo, con
un dono particolare per l’evangelizzazione, con un amore sincero per i
giovani, lui che non cessò di avere
uno spirito giovanilmente ottimista e
che guardava con profondo affetto i
piccoli fanciulli, memore degli anni
purtroppo brevi da lui trascorsi con
Franco, l’unico suo figlio, la cui morte nell’ultima guerra lo scosse ma
non l’abbattè. Portò il suo peso sapendo in chi aveva creduto.
Il Pastore Paolo Bosio era una
forte personalità. Come tale, accanto
alle sue doti di animatore e di trascinatore di uomini, ebbe anche le sue
debolezze e le sue imperfezioni. Nelle discussioni e nei dibattiti rimase
talvolta su posizioni polemiche, attenuatesi d’altronde col volgere del
tempo e con la maturità. Ma, al di là
delle agitazioni e dei contrasti inevitabili in chi considera la fede come un
combattimento, non come un quieto
vivere, non si poteva non ritrovare in
lui una realtà sicura e ferma : l’amore per la Chiesa, corpo di Cristo, ed
i motivi chiaramente biblici della redenzione e della risurrezione di Gesù
Cristo, Figlio di Dio, fondamentali
in ogni predicazione evangelistica. Per
lui, come per l’apostolo Paolo, l’Evangelo era « potenza di Dio per la salvezza d’ogni credente ».
E proprio per questa sua convinzione interiore che egli riusciva a trasmettere attorno a-sè, ci si sentiva incoraggiati ed edificati in Cristo.
Mentre era Pastore a Roma, fu anche Direttore de « La Luce » per alcuni anni; fu membro della Tavola
Valdese dal 1934 al 1939.
Prima dell’ultima guerra, tutta una
generazione di giovani ricevette del
bene nelle attività della Federazione
Giovanile Valdese, da lui organizzata, ed il cui inno « Dei padri, o vivida
fede immortai » ho riudito così spesso nelle Chiese Valdesi del Sud America e pochi giorni or sono a Taranto,
in un gruppo di anziani campisti.
E per quanto il suo ministero si sia
svolto completamente nelle città, egli
rimase sempre vicino ai monti delle
Valli Valdesi. 11 suo ceppo familiare
affondava le radici nel suolo pramollino e Pramollo rimase sempre per lui
luogo di ristoro e di meditazione. Conosceva, si può dire, lutti, almeno fra
quelli della sua generazione. Amava
l’aria mattutina dei monti, la caccia,
i funghi, i lamponi. Non lo incontreremo più sui sentieri di Pramollo, con
il suo bastone, il suo binoccolo, il suo
sacco alpino; i bambini di Pramollo
non si avvicineranno più a lui così
alto, con un certo timore, per scegliere i confetti che conservava sempre
per loro in una vecchia scatoletta.
Nel cimitero di Torre Pellice, in
una delle poche belle giornate di questo tardo autunno, il suo corpo mortale è stato deposto da un gruppo di
colleghi nel ministero. Il sole scendeva dietro i monti: bianchi di neve e
nell’animo di molti c’era un senso di
tristezza nel momento del distacco
dal collega e fratello in Cristo.
Un distacco da questo tempo e da
questi nostri occhi carnali; ma al tempo stesso, una confessione di fede e
di speranza nelle sicure promesse di
Gesù Cristo. Veramente « ogni caMe
è come l’erba e ogni sua gloria come
il fiore dell’erba; l’erba si .secca e il
fiore cade; ma la parola del Signore
permane in eterno ».
E permane anche la Sua fedeltà:
al di là dei nostri ricordi migliori, al
di là dei doveri che abbiamo compiuto e degli errori che abbiamo commessi, al di là di tutto ciò che è nel
mondo delle cose visibili e periture.
La fedeltà del Signore, l’unica vera, sicura, consolatrice della nostra
vita e nell’ora della nostra morte.
Ermanno Rostan.
Tempo di Avvento
IL MAGNIFICAT
« Magnificat anima mea Dominum.. » così s'inizia il canto di Maria
nella Vulgata di San Girolamo. La madre di Gesù vuole rendere grande
agli occhi degli uomini il nome di Dio, vuole estendere la conoscenza
del Padre celeste nel suo villaggio, nel mondo, sollecitata da uno
Spirito ripieno di gaudio, di letizia spirituale. La gioia di Maria pervade tutto l'essere suo, rompe gli argini e sfocia in un salmo stupendo. L'allegrezza di Maria è rara, solitaria, incompresa: gli uomini
non avvertono ii tripudio di quella donna perchè nulla è mutato nella
vita esteriore di lei ; è ancora povera, vive come i proletari del suo
tempo, m una capanna da profughi, vive con pane bigio e amaro...
e quando il Salvatore nasce la incontreremo in una stalla, peggio in
un caravanserraglio, dove i poveri s'incontrano con la loro miseria...
Nulla è cambiato all'esterno, ma dentro nel cuore è avvenuto un
miracolo: serba una promessa, la vera promessa che l'angelo le ha
fatto un giorno nella sua casetta di Nazaret. Maria crede a questa promessa, che di giorno in giorno si concreta, si fa corpo in lei. La fede
nella promessa è il segreto della sua gioia, la fede nel Salvatore che
viene è la chiave della sua beatitudine. Una fede che nasce, una pianta
che rompe la crosta del campo, un bimbo che viene alla luce è miracolo, soltanto miracolo e grazia del Padre. E la fede, ci fa scoprire che
intorno a noi tutto è segno dell'amore di Dio, della sua misericordia;
vi sono molte fedi nel mondo ma sono provvisorie, temporali e « impegnano soltanto chi non crede » per dirla col Mazzolar!. Soprattutto,
la fede ci fa scoprire che Dio dà un Salvatore anche a noi, come lo
ha dato a Maria: quando si crede che il Salvatore nasce in noi, vive
in noi, fa di noi nuove creature.
Maria canta la misericordia del Signore perchè Dio « ha riguardato
alla bassezza della sua schiava»; Dio ha scelto Maria nella sua piena
libertà e le ha conferito un duplice privilegio: dare alla luce il Salvatore ed essere salvata. Dio vuole conferire anche a noi questa ricchezza: ricevere Gesù nel cuore, a condizione che ci presentiamo a lui
a mani vuote, come mendicanti, come i tapini di questo mondo. Anche
noi possiamo essere nell'anello di quanti hanno accolto la misericordia
divina e associarci con Maria nel canto, nella gioia, nella beatitudine.
Natale è alle porte; attorno a noi v'è gente che sta male: nel
gran corpo dell'umanità vi sono creature che soffrono la fame e ne
muoiono, vi sono creature che non hanno più casa, e se ce l'hanno
è vuota perchè un flagello s'è portato via dei bimbi ; più di tutto nel
mondo c'è paura, una gran paura del domani : l'ansia corrode, frantuma gli argini interiori e devasta ogni cosa sul suo passaggio.
Il miracolo della gioia si può compiere per noi se con umiltà
domandiamo a Dio che prenda possesso dei nostri cuori : allora il
cuore si dilaterà nel magnificare il Signore, nel comprendere e servire
gli altri, nell'accantonare tutte le gioie provvisorie che caratterizzano
il Natale pagano; il Natale delle masse cristiane.
Ripeteremo allora col Salmista : « tutte le fonti della mia gioia
sono in Te ».
Gustavo Bouchard
In vista della Riforma
del Codice Penale
L’Ufficio Legale della Tavola ci comunica che « Il Consiglio Federale
delle Chiese Evangeliche d’Italia, riunitosi la scorsa settimana, nel prendere in esame la situazione della libertà religiosa in Italia, si è tra l’altro soffermato sul ’progetto preliminare di modifiche del Codice Penale'
predisposte dalTapposita commissione ministeriale, rilevando come in tal
progetto siano state mantenute quelle
discriminazioni di carattere confessionale che prevedono pene minori
per le offese al sentimento religioso
quando queste offese riguardino le
confessioni religiose diverse dalla cat.
tolica, e lasciando inoltre invariato
quell’art. 24 che punisce solo chi ’pubblicamente bestemmia con invettive
o parole oltraggiose contro la Divinità o i simboli o le persone venerate
nella religione dello Stato’, quasi che
in una concezione monoteista, quaTè
quella cristiana, le offese alla divinità
possano consentire esimenti basate su
discriminazioni confessionali ».
Qualcosa di positivo c’è, nel progetto di riforma: in parziale risposta a
precedenti richieste del Consiglio Federale l’art. 402 relativo al vilipendio
generico della religione è stato estes.o
a tutela anche delle altre confessioni
religiose, accanto alla ’religione di
Stato’: ma anche in questo caso la
pena prevista è minore. — E’ stato
poi inserito nel progetto un nuovo articolo in cui, in ottemperanza alTart.
19 della Costituzione, si punisce l’uso
della violenza o di minaccia per impedire ad altri di professare una fede
religiosa, di fame propaganda e di
esercitarne in pubblico e in privato
gli atti di culto, oppure il fatto che vi
si ricorra per costringere altri a compiere un atto contrario alla fede religiosa professata; anche qui, però, c’è
una restrizione per cui la norma precedente non si attua « quando si tratta di fede religiosa in contrasto con
l’ordine pubblico ovvero di atti di culto contrario al buon costume » : ricordiamo abbastanza questo linguaggio
della legislazione fascista e il modo
arbitrario e vessatorio con cui queste
limitazioni possono essere applicate...
(1 II Consiglio Federale ha quindi rimesso al Ministro della Giustizia
On.le Gonella, e ai competenti uffici
ministeriali, una nota illustrativa delle proprie richieste contenente emendamenti alle accennate progettate riforme del Codice Penale. Questo nell’intento di meglio armonizzare il prò.
getto con i principi della Costituzione
repubblicana e con le istanze della
rinnovata coscienza giuridica àel pae.
se ».
Ci auguriamo con tutto il cuore —
per noi, certo, ma anche per la difesa
indiscriminata dei valori costituzionali nel nostro paese — che tale nota
del Consiglio Federale sia presa in
considerazione, in una revisione del
progetto, ancor prima che questo sia
sottoposto alTesame e alla discussione del Parlamento.
Il prete in Italia
Cosi lerminn, su L’Espresso, un’inchiesla dedicata da Carlo Falconi a « Il prete
in Italia »:
18 aprile 1948. Questa data, che ha segnato la conquista dello Sialo da parte
delle masse cattoliche, ha anche visto la
esplosione dello spirito di rivalsa del clero
dopo quasi un secolo di compressione. Il
politicantismo dei preti è nato da questa
clamorosa vittoria: dalla persuasione di
essere stati l’elemento determinante dell’esito della crociata anticomunista e dalla
scoperta di poter d’ora in avanti pretendere, dagli esponenti cattolici inviati al
Governo, favori d’ogni genere per la Chiesa e per i propri particolari bisogni.
Com’era facile prevedere, il clericalismo
ha segnato il momento più drammatico
della crisi della parrocchia, che ha cessato
d’essere, religiosamente parlando, la casa
di tutti e s’è eretta da se stessa in contraltare di altrettante parrocchie laiche quante
sono le fedi politiche non cristiane. Ma
una conseguenza non meno grave è stata
l’inibizione al clero d’esercitare una qualsiasi opera moralizzatrice sulla vita pubblica del paese, provocata dall’omertà reciproca che lega ormai tra loro gli uomini
del partito cattolico e i preti-elettori.
Proprio mentre s’impadroniva, cioè, del
corpo della nazione, il clericalismo se ne
lasciava sfuggire l’anima. Questo infatti
è il risultato del regime che le gerarchie
della Chiesa sono riuscite ad accollare all’Italia, al prezzo della condanna del clero
alla più funesta involuzione spirituale della sua storia.
Pensiamo con simpatia e riconoscenza a
tutti i sacerdoti e i laici che nell’ambito
del Cattolicesimo combattono nell’umiltà e
spesso nell’isolamento la loro battaglia per
la purezza della Chiesa e perchè essa rimanga aperta a tutti in uno spirito di fraternità e non di autoritarismo, di servizio
e non di dominazione. E’ in loro che il
Cristianesimo cattolico vive. red.
3
11 Dicembre 1959 — N. 49
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
COMUNICATO
La Tavola Valdese ha deliberato che la colletta del culto di Natale
in tutte le Chiese Valdesi sia fatta in favore del nuovo
TEMPIO DI FRALI
attualmente in costruzione.
Desidero sottolineare l'importanza e l'attualità di questa colletta
che ha da essere, da parte di tutti i Valdesi, segno evidente del loro
amore per la Chiesa e della loro solidarietà nella testimonianza cristiana.
La raccomando caldamente; anzi, mi sia permesso di dirlo, la raccomando con forza, con fraterna insistenza. Tutti i Valdesi siano pronti
a compiere il servizio che viene loro richiesto e che è ora necessario.
Le collette ai culti e le offerte private possono essere inviate direttamente airufficio della Tavola Valdese - Via IV Novembre 107 Roma - con l'indicazione; PER IL TEMPIO DI FRALI.
Fratelli e Sorelle delle Chiese Valdesi : vi domando un aiuto concreto e vi ringrazio sinceramente per il vostro dono e per i sentimenti
che lo accompagneranno.
A tutti; buon culto di Natale! Ermanno Rostan
Moderatore
UN'ALTRA V.'OCE
Marx in soffitta?
Caro Direttore,
Dato che ricevo sempre l’Eoo con gioia
e lo trovo veramente interessante vorrei
oggi esprimerti la mia perplessità a proposito dei due articoli recentemente pubblicati sul giornale, in cui ti riferivi al
Congresso della Socialdemocrazia tedesca e alle affermazioni di alcuni corrispondenti della « Slampa » di Torino in rapporto ad un «superamento del marxismo»..
Per questa volta mi limiterò ad alcune
osservazioni, un po’ troppo rapide, ma
spero che la discussione possa continuare, perchè credo che interessi tutti: non
solo gli « intellettuali » ma tutti i lavoratori ( gli operai in particolare), tutti
quelli che hanno maturità politica. E interessa soprattutto la Chiesa, che ha ogni
giorno necessità di fare il punto, di esaminare la situazione in cui vive, di prendere coscienza dell’originalità del suo
messaggio e anche dei possibili equivoci
e compromessi a cui va incontro.
Chi parla ?
E prima di tutto credo che dovremmo
domandarci una cosa: chi è che parla?
iVel caso specifico non dobbiamo dimenticare che spesso i giornali che leggiamo
sono legati a certi gruppi, sono chiamati
a prender posizione a favore di certi interessi.
LA FRESA DELLA BASTIGLIA CELESTE
Un po’ per ridere e un po’ per non morir...
La festa nazionale della Francia
cade il 14 luglio, data che ricorda la
presa della Bastiglia. Dicono le cronache che un gruppo di avveniristi si
rifugerà l’anno prossimo, il 14 luglio,
sul Monte Bianco, per assistere alla
fine del mondo (diciamo, più modestamente. del globo terracqueo), che
è stata fissata per quella data.
Indubbiamente, il 14 luglio 1789, la
presa della fortezza monarchica, che
rappresentava l’assolutismo e la rear
zione illiberale, dovette apparire a
molti parigini (e forse appare ancora
a certi reazionari odierni) come ima
specie di fine del mondo; e certamente, con essa finiva un mondo: un
mondo odiato, disumano, sperequato.
Il problema è, semmai, se oggi, e sempre, l’Uomo non sia chisiaxiato a por
fine a dei mondi particolari; e se il
duro cammino della civiltà verso forme di vita migliori, più perfette, .non
si snodi lungo strade che si costruiscono sulle rovine di mondi ideologici
precedenti. L’uomo ha capito, forse,
che bisogna, alla maniera di Geremia,
distruggere e costruire del continuo,
che non si può costruire nulla di nuovo senza distruggere quel che è divenuto vecchio ; e che non si può d’altra
parte distruggere nulla di ciò che già
esiste e ci è stato tramandato, se non
si hanno già nelle mani, oltre che nel.
la mente, le premesse per un cammino nuovo, una costruzione nuova, un
mondo nuovo. Guai a chi pretende di
costruire senza aver prima distrutto;
ma guai, anche, a chi distrugge senza sapere nè prevedere che cosa e come costruirà!
Queste considerazioni non esulano
dal fg.tto, alquanto strano, ma non
nuovo> per i calcolatori apocalittici,
dell’imminente fine del mondo. Dobbiamo credere ¿he proprio Testate
prossima noi finiremo tutti in un attimo, « en tò atòmo », come dice d’apostolo Paolo? E che solo scampo vi sia
per alcuni eletti (chissà se risulteremo tali...) che sin d’ora si costruiscono un bunker sulle falde del Monte
Bianco?
La prospettiva, veramente, è alquante ridicola. A parte le ripetute
datazioni precedenti, che i varii Rus
sell e Rutherford escogitarono da cinquant’anni a oggi, e che si verificarono, come ognuno può constatare, fon
damentalmente fasulle, e senza riandare col pensiero a quei calcoli, che
lutto sommato si ispirano ad una
aritmetica da giardino d’infanzia e
perciò non possono darci un grande
affidamento ( da Pitagora ad oggi, sappiamo che il Creatore delTUniverso è
anche un ineguagliabile Calcolatore,
e perciò questi balbettamenti di cifre
fanno pensare al versetto 4 del secón
do Salmo) — a parte tutto questo,
diciamo che la pretesa di una fissazione così concreta della fine del mon'
do cozza a priori contro queste obbiezioni :
a) poiché la storia delle origini della Terra su cui viviamo è questione di
qualche milioncino di anni, come insegnano le ère geologiche, le formazioni delle nebulose ed altri fatterelli
scientificamente accertati, è presumibile che la storia della fine della Terra, ossia del suo lento raffreddarsi,
della lenta scomparsa, sopra di essa,
della vita, sia anch’essa questione di
qualche annetto, o di qualche secoluc.
ciò. Non bisogna ad ogni modo confondere. che diamine!, un disastro locale, una tregenda meteorologica continentale con la fine di tutto il globo.
Si correrebbe appunto il rischio — cosa che i calcolatori apocalittici sen>
bra appunto non desiderino affatto —
di dare una preponderante importanza alla vita e all’attività di nuclei infinitesimali di esseri viventi: mentre.
a quanto pare, essi desiderano, e si
aspettano qualche cosa di grande, di
eccezionale.
b) in secondo luogo, stupisce che
quegli egregi avveniristi non abbiano
tenuto presente la contraddizione che
noi consente insita nella loro ipotesi
e, più grave ancora, nella loro logica
da profetucoli. Questa contraddizione: essi parlano di fine del mondo;
ma poi arguiscono che alcuni eletti
(settemila?) sopravvivranno al catacli.sma terracqueo. E allora, non si
tratta di fine del mondo (o delTumar
nità presente) ; si tratta semplicemen'
te di una specie di diluvio universale,
catastrofe enormemente estesa — ma
non completa nè assoluta — dopo la
quale sarà dato di riprendere a vivere
(limitatamente a quegli eletti). Ossia: la vita, la vita umana, come la
conosciamo e come oggi la viviamo,
si .a pure in condizioni un po’ più scomode di oggi, riprenderà o meglio tornerà a fiorire. Che fine del mondo è
questa? Francamente, quando gli antichi cristiani dicevano «perisca que
sto mondo, e venga il Regno », essi
arguivano ben altro: la fine della storia umana, di ogni storia umana, la
chiusura di codesto Eone, e Tinizio
del Regno di Dio. ben diverso dai regni di questo mondo, e naturalmente
ben diverso pure da quella strana repubblichetta radunata sul Monte
Bianco, che dovrebbe, provviste alla
mano, sopravvivere al grande tonfo
nel vuoto.
c) in terzo luogo, sarebbe il tempo
di finirla con queste proclamazioni di
cosiddetti eletti, nominatisi motu proprio. Da quando il mondo è mondo,
dai primordi di Israele fino alla na^
scita del Redentore, gli eletti di Dio
non sono riconoscibili mediante documenti di identificazione, nè sono, a
viste umane, diversi dai non eletti.
L’eletto Giacobbe è un emerito furfante; l’eletto «Servo di Dio» nasc-3
rà in una miserabile greppia di Betlemme.
Ma ora ci si viene a dire che gli
« eletti » del Monte Bianco sono dei
possidenti, delie persone compite e
piene di umana (finità, dei savii secondo il giudizio del mondo (perchè
non ci sarebbero anche degli «osservatori » scientifici dell’interessante
fenomeno, e addirittura una telecamera, per tramandare negli spazii la
visione del gran tonfo?) ; e che se fra
costoro ci sono dei « poveri ». dei « mL
serabili », dei « peccatori ». saranno
stati accuratamente scelti per rappresentare nel modo migliore quelle categorie di paria della attuale società
umana... , ;
Tutto questo fa rivoltare. Il concetto della grazia di Dìo, della misericordia del Padre, deil’amore verso il
prossimo cui ognunè di noi è tenuto,
dell’assoluta necessità di amare i proprii frate,lli per mostrare al mondo
che si ama Dio (sì confronti con la
prima lettera di Giovanni, capitolo
IV, versetto 20), tutto ciò è freddamente calpestato, frantumato, senza
possibilità di equivoco. Quei settemila
sono dei tipici rappresentanti dell’egoismo del XXjno secolo, delle sfre
nate corse all’accaparramento dei beni di consumo, della sete di vivere, di
sopravvivere. Non sono dei Giona che
percorrono le vie di Ninive annunciando il giudizio di Dio, ma si rincantucciano nel loro egoismo spiritua’
le, nella loro albagia religiosa, e si
proclamano soli degni dell’amore del
Creatore !
Vien fatto di dirsi, in tutta sinceri
tà e sia pure accettando, prò bono pa
cis, il loro calcolo: se si tratta di so
pravvivere con codesti eletti, dieci voi
te meglio la compagnia dei rèprobi!
Il vecchio proverbio, l^germente modificato, è tuttora validissimo: Dagli
eletti mi guardi Iddio, chè dai malvagi mi guarderò io. Berto da Omola
L’unità della Chiesa e noi
Caro Direttore
Si avvicina la data della « Settimana di
Pregi)'era per TUnità Cristiana », dal 18
a! 25 Gennaio, alla quale da diversi anni il
Consiglio Ecumenico delle Chiese invita
tutte le chiese aderenti a parteciparvi —
associandosi cosi con lungimirante e consapevole sl.anc'o a quell’Ottavario di Pregh'ere per l’Unità della Chiesa, che la
C.liiesa Cattolica da alcuni decenni celebra
precisamente in questo periodo.
In tutta la Cristianità, da un continente
all’altro, in quei giorni sale al Signore
un’un'ca aspirazione, fatta di meditazioni
e di preghiere, che si sviluppa secondo intenzioni prestabilite per ciascun giorno,
affinchè venga ricostituita l’Unità de-i Cristiani nel mondo, per reaPzzare la preghiera di Gesù: «Affinchè lutti siano uno».
.Anche la Chiesa Valdese viene invitala a
prendervi parte, ma, se non erro, tutta la
nostra adesione si è limitata finora a qualche fugace accenno sui giornali o in qualche sermone. Mi pare ohe, con l’ora di Dio
che batte nel mondo, sia venuto il momento anche per la Chiesa Valdese di mettere
da parte questo assenteismo per partecipare invece positivamente a questa universale crociata di preghiera affinchè — secondo
lo spirito e le intenzioni del cattolico Padre Couturier, « l’apostolo dell’Unità della
(Jhiesa », cosi apprezzato e seguito in
campo protestante al punto che le sue intenzioni di preghiera hanno servito di base
fin dall’inizio al Consiglio Ecumenico delle Chiese per redigere il programma della
Seti mana di Preghiera — l’Unità della
Chiesa si compia «Come Iddio vorrà e
quando Iddio vorrà ».
Sarebbe già una prezicsa prova di cosciente responsabilità se venisse dedicato
ufficialmente il culto delle Domeniche 17 o
24 Gennaio prossime a commentare e meditare n preghiera le intenzioni del Consiglio Ecumenico, il cui testo è stato diramato hi -questi giorni, e pos.sibilmente con
conferenze — che non siano sterile negativa critica delTinterpretaz one cattolica dell’Unità della Chiesa, ma sforzandosi per
contro di penetrare Taltrui pensiero —
rendere i Valdesi sempre più attenti a questo problema, « il problema del secolo »,
come giustamente l’ha definito tempo fa il
pastore Neri Giampiccoli.
Mollo utile sarebbe pertanto, ritengo, co.
noscere il parere dei lettori de « L’Eco »
su questo argomento, onde al caso si possa
tempestivaraenle nrovvedere perchè questo
apporto fattivo della Chiesa Valdese alla
predetta « Settimana » diventi una rallegrante realtà. Grazie e ben cordialmente
Franco Falchi
Si può e si deve ancora parlare di
eretici e di scismatici, riferendosi a^
protestanti? Non sarebbe meglio
chiamarli « fratelli separati »? Que
sto si domandava il R. P. T. Sartory,
OSB, uno dei dirigenti del movimento «Una Sancta», in un discorso a
Salisburgo. A suo parere sarebbe perfettamente possibile di inserire il problema dell’Unità della CJhiesa nel quadro dei lavori del prossimo Concilio
Ecumenico «Vaticano II». Tuttavia,
egli ha aggiunto, non è ancora giun
to il momento per un « Concilio del
l’Unione», (S.OEP.I.)
Non potrebbe darsi allora che talune
voci che si rallegrano perchè Marx va
in soffitta, fossero molto vicine a certi
ambienti industriali? Ambienti che devono provare un certo sollievo all’idea
che talune posizioni politiche e sindacali
si « ammorbidiscano » o perdano mordente e forza d’urto.
Ma, se fosse così, cosa vogliono dire le
affermazioni di un « fallimento » del marxismo? Forse non si vuol dire che il « ma
terialismo » e 1’« ateismo » marxisti si sono
rivelati inconsistenti, ma piuttosto che, finalmente, il movimento operaio e alcuni
partiti che lo rappresentano hanno alzato
bandiera bianca. Che si è dovuto riconoscere la bontà del capitalismo ; che la « lotta
di classe» non esiste più; che lo «sfruttamento » dei lavoratori è una cosa del passato; che dunque il mondo occidentale (il
mondo « cristiano ») è finalmente al riparo
da una crisi interna radicale; che, insomma, la Rivoluzione non si farà piu.
Possiamo dunque trarre un sospiro di sollievo: gli operai stanno bene. Hanno la
moto e domani persino la 600 (almeno alcuni). Lavorano e consumano secondo le
giuste esigenze del nostro sistema economico. E dato che sono ormai soddisfatti e
ben pasciuti possono dedicarsi alle gioie
della famiglia (dopo 8 o 9 ore di lavoro
e 3 o 4 di treno, per esempio) e non si
montano più la testa con le rivendicazioni
sindacali, non danno più retta agli « agitatori » ( siano questi i « rossi » della CGIL o
i « bianchi » della CISL, buoni cattolici
ma ancora un po’ troppo sovversivi). Anzi,
dato che ormai la « classe operaia » è un
concetto superato, non si sentono più neanche solidali con la loro categoria e quindi
non fanno più sciopero, quando c’è da rinnovare il contratto collettivo.
Dunque in Occidente il marxismo (e il
socialismo in genere) sono falliti e ci avviamo all’èra della tranquillità.
(Rimane l’Oriente: se ne parla in altre
pagine dei giornali, a proposito di certi
chirurghi russi e del modo come certe
« comuni » cinesi sono riuscite ad evitare
la siccità e la fame. Naturalmente fra queste faccende e il socialismo non c’è nessun
rapporto, quindi possiamo dire che Marx
è fallito anche in Oriente).
Lo scandaloso Morx
Eppure a questo punto sorge un dubbio.
Certo, se è vero che il maidismo voleva
ridurre l’uomo aUa « materia », se è vero
che il socialismo marxista non si propone
va nient’altro che creare un’umanità bene
stante e con poche preoccupazioni, allora
il ragionamento fila: infatti il capitalismo
(in Occidente) sembra raggiungere assai bene questo risultato (tranne alcuni inconvenienti all’interno nei rapporti di lavoro,
all’esterno nei rajiporti con le cosidette
«-aree depresse », inconvenienti che si spera verranno presto eliminati).
Solo che il marxismo era molto più ambizioso. Marx pensava infatti che, nel sistema economico capitalista, l’uomo (l’operaio in primo luogo, ma in genere tutti gli
uomini impegnati nella produzione, compresi, in fondo, gli stessi capilalistì) è profondamente lacerato in se stesso. Pensava
che Tuomo è qui ridotto ad un puro oggetto, ad un pezzo, molto « materiale », di
quel gran meccanismo che è Vinduslria moderna. E’ insomma un uomo che non è padrone di se stesso ma asservito alle dure
leggi delTeconomla. (Marx diceva precisamente che l’uomo, nel mondo capitalista,
è « alienato », cioè « non è più se stesso »:
in un modo analogo noi chiamiamo « alienati » i malati di mente). E questa « alienazione » non colpisce l’uomo soltanto nella sua vita « animale » ma in tutta la sua
personalità: nel suo modo di vivere, nei
suoi rapporti con gli altri, nel suo rapporto con la natura: dovunque, Tuomo è ridotto a una cosa.
E il socialismo si proponeva appunto questo: di rovesciare il meccanismo dell’economia moderna e di far diventare Tuomo soggetto e non più oggetto del processo di
produzione, padrone e non più schiavo della grande macchina. Ma per questo era necessario che il processo di produzione non
fosse più una cosa anonima e meccanica
ma una cosa umana; che dunque i lavoratori divenissero responsabili del loro lavoro; die le responsabilità e le decisioni non
'.'Pparlenes:-iero più soltanto ai pochissimi
che sono « alla testa » dell’industria capitalistica, ma alla maggioranza, che fa funzionare la macchina; che quindi la proprietà privata dei mezzi di produzione (cioè
la proprietà privata degli impianti e dei
capitali) fosse abolita e divenisse proprietà
collettiva.
Soltanto a queste condizioni si sarebbe
potuto superare 1’« alienazione » dell’uomo
e si sarebbero evitate le tremende perdite
che lianno luogo nelle crisi economiche (disoccupazione ecc.) nel colonialismo e nelle
guerre mondiali, che sono il risultato di
certi conflitti interni del capitalismo.
Non solo: Marx pensava (e i marxisti lo
pensano tuttoral che solo a queste condizioni Tuomo avrebbe potuto avviarsi ad essere veramente uomo e sarebbe riuscito a
realizzare quel dominio sulla natura e quello sviluppo intellettuale e morale, che dovrebbero essere i veri compiti dell’uomo.
Da che parte sto
il "materialismo,,?
Forse questa è una concezione a cui un
cristiano ha da muovere sere obbiezioni.
O forse questa concezione era ancora un
sogno della « belle epoque » dei nostri nonni?
Eppure oggi, anche se non condividiamo
le posizioni di Marx, dobbiamo renderci
conto di alcuni fatti:
In primo luogo ci sono pure dei popoli
che, a torto o a ragione, ritengono di organizzare i loro sistemi di produzione e la
loro vita sociale, in base ai metodi marxi
sti. E’ indubbio ebe in quei paesi si è prodotta una rivoluzione, un certo rovesciamento del sistema economico e sociale precedente. E sembra anche certo che questa
rivoluzione, malgrado gli errori, le deviazioni, le sofferenze in cui è incorsa, abbia
prodotto certi risultati molto importanti,
abbia fornito certe risposte che altri non
erano stati in grado di dare. E quel che
maggiormente colpisce è forse il fatto che
questi ri.sultati sono evidenti non solo sul
piano « materiale » deR’economia (il che
già di per sè non è poco: si pensi ai dilemmi della Cina, perennemente minacciata
daUa carestia e daUa fame) ma soprattutto
sul piano dell’organizzazione sociale, dello
sviluppo dell’istruzione, deUa scienza, e
persino sul piano di quella che noi chiamiamo « moralità ».
Il marxismo è fallito in Oriente? Può
darsi che in certi casi ci si sia allontanati
dalla prospettiva di Marx. Ma sarebbe anche difficile negare che l’URSS e la Cina
siano delle società « socialiste », o che comunque tendono al socialismo quale fu
pensato da Marx.
In secondo luogo dovremmo chiederci :
se è vero che in Occidente la « rivoluzione » non avverrà più, forse che questo è
un fatto molto positivo per la nostra società e per la Chiesa stessa che vive in
questa società?
Bisognerebbe prima di tutto esaminare
la nostra situazione, quella del mondo operaio e di tutti quei settori che sono legati
allo sviluppo industriale (che son poi la
società tutt’intera).
Se è vero che certi inconvenienti estremi
(disoccupazione, fame) sembrano per il
momento evitati (e comunque non in Italia), è forse vero che oggi in Occidente
l’uomo (e in primo luogo l’operaio) è diventalo libero e responsabile nei confronti
della macchina, del processo economico?
Oppure anche un uomo che « materialmente » non sta troppo male, può essere un
« alienato », può essere ridotto a cosa, asservito alle forze economiche, irresponsabile per sè e per gR altri?
Ma non ci sono in Occidente molti segni
di una situazione di questo genere? E il
ritardo ormai indubbio del nostro livello di
istruzione e delle nostre capacità di ricerca
scientifica, e persino certi fenomeni di disorientamento collettivo ad esempio della
gioventù (i famosi « teddy boys »), non
potrebbero essere altri segni di questa « alienazione »?
Certo si può dire che noi siamo più liberi dalla pressione delle « ideologie ». Ma
è proprio vero? Non è forse una sottile e
ben pericolosa ideologia tutto quello che ci
vien propinato ogni giorno dai giornali,
dalla radio, dalai pubblicità, dai discorsi
dei capi di governo? «State tranquilli, tutto va per il meglio ». « Lavorate e consumate con gioia » (et surtout ne pas trop
penser). « Non ci sono più problemi ».
« L’Occidente ha la superiorità morale ».
« Finalmente possiamo goderci la pace di
un mondo cristiano ».
Eppure a noi fu detto che il Cristianesimo era uno scandalo e niente affatto una
buona pace, senza trofqii pensieri.
Ci rallegreremo che il socialismo sia diventato una cosa innocua, che può persino
essere apprezzato dai benpensanti?
Certo, come cristiani, potremmo anche
raUegrarcene se fossimo ben sicuri che,
messo in soffitta quel personaggio scandaloso che fu Carlo Marx, rimanga invece ben
chiaro di^ fronte agli occhi di tutti lo scandalo dell’Evangelo.
^ Ma sembra che anche quello scandalo lì
sia stato da lungo tempo digerito da una
società di « beati possidentes ». Anzi è stato
persino trasformato in comodo scudo contro ogni nuovo scandalo e ogni rivoluzione.
Davvero la società borghese ha una splendida capacità di modellare Tuomo — e la
Chiesa a sua immagine e somiglianza.
Ma potrebbe anche esserci, un giorno, un
risveglio molto poco piacevole.
Mario Miegge
Sono veramente molto grato a Mario
Miegge per questo suo serio e caldo intervento (e fra parentesi mi sia lecito dire che
penso che la corrispondenza dei lettori su
questi temi dovrebbe e potrebbe essere
molto più larga!). Egli conosce certo
Marx meglio di me, e io conosco la sua
serietà nel sentire profondamente i problemi dolorosi della nostra gente. Sono
con lu’ (e l’ho mostrato altre volte) quando si rivolta contro i soddisfatti slogan
occidental-cristiant. Ma sono anche perplesso davanti agli slogan dell’altra barricata. E guardandomi intorno, senza grandi
pretese d’obiettività, da quel piccolo borghese che sono (abbiamo il tesoro de'l Evangelo in vili vasi di terraglia, l’ha
già detto qualcuno, ed era l’apostolo Paolo) cerco di vedere gli uomini e i fatti alla
luce di questo Evangelo di giudizio e di
redenzione da tutto ciò che vi è di inumano nelle nostre società. Vedo come posso,
col mio angolo visuale; sono sempre felice
di ascoltare altre voci, meditate e sentite.
Perciò ringrazio fraternamente Mario
Miegge, convinto con lui che l’Evangelo
è perenne scandalo e follia, (non buona
pace senza pensieri) anche quando non si
identifica con una rivoluzione storica.
Gino Conte
Il 18,3Vi) della popolazione mondiale
è cattolico romano.
Si tratta precisamente di 527,643 mi.
la cattolici, sparsi in tutto 11 mondo.
L’aumento della popolazione cattolica
si nota soprattutto in Africa c^identale, centrale e orientale e nelL’Ame i
rica del Nord.
4
Novità alla Claudiana!
SEUHA LONGO
ACCADDE UNA NOTTE
DI NATALE (L. 150)
L'Eco delle Valli Valdesi
Novità alla Claudiana!
VIRGILIO SOMMANI
PROFETI E PROFEZIE
DELLA BIBBIA (L. 600)
Era tempo
Il Tempo di Roma (30 novembre) recava
questa notizia:
I ” protestanti ” americani hanno protestato contro gli abusi che il cinema
in generale e Hollywood in particolare
commettono ai danni delle storie contenute nella Bibbia. ” Siamo stanchi di
vedere le vicende dei nostri antichi pa
dri irrimediabilmente falsate ed asser
vite al peccato ed al cattivo gusto ”, seri
ve un eminente rappresentante dei prò
testanti americani, e prosegue citando i
film che maggiormente incorsero in peccato, che sono: Il figliol prodigo, David
e Betsabea, Sansone e Dalila, I dieci
comandamenti e II grande peccatore.
Sarebbe stato desiderabile che fosse meglio precisata la fonte « protestante » (perchè le virgolette??) da cui sarebbe emanata questa dichiarazione; è un po’ strano
che essa parli delle figure della storia biblica come dei « nostri padri ». Comunque,
non possiamo che associarci di tutto cuore
a questa deplorazione dello sfruttamento a
scopi bassamente utilitari della Parola di
Dio.
Anche noi protestanti siamo stufi di vedere i fatti della Bibbia manomessi e degradati a pezzi da mercato dei magnati del
cinema, di quelli dei fumetti (prima elogiati e poi smentiti da chi di dovere...) e
ora anche dei produttori di dischi.
Se si vuol riprodurre il contenuto della
Bibbia e darlo in pasto alla pubblica curiosità profana, lo si faccia almeno in modo rispettoso dei fatti, e soprattutto della
Parola di Dio che essa porta. Ma forse
proprio qui è il problema. Il contenuto, il
messaggio della Bibbia non può essere offerto, così, fra una cosa e l’altra, alla pubblica curiosità profana (è per questo che
anche manifestazioni come i concerti di
Pére Duval, « chansonnier de Dieu » ci lasciano molto scettici sulla loro capacità di
« testimonianza »). La Bibbia è la storia
delle « gesta di Dio » non di quelle degli
uomini; gli uomini biblici non sono degli
« eroi » ma dei credenti. E infatti quel che
risulta sono melodrammatici o mirabolanti
polpettoni « biblici » ; cose che si - avvicinano assai più al genere « tre moschettieri »
o « far-west » che non ai sobri documenti
Scritturali.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ'
dlVGROGM (Serre)
Mercoledì, 2 c. m., nel corso della riunione quartierale agli Odins è stato battezzato il piccolo Chiavia Elio, di Emilio
e di Amoul llda. Abbiamo cosi avuto l’occas'one dì meditare, nel corso della serata, sul significato che ha per ognuno di
noi il battesimo. Rinnoviamo al piccolo
Elio l’augurio che il Signore lo faccia
crescere in statura, in sapienza ed in gra
zia dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini
Giornata di festa a Pradeltorno, dome
niea 6 corr.! Nessun bambino, salvo una
piccola ammalata, mancava alla scuola do
men'cale e molte persone adulte erano pre
senti al culto, spinte da un vivo senso d
riconoscenza e di amor fraterno per i visi
tatori che erano saliti fin lassù: l’Aw. Et
tore Serafino e quattro rappresentanti del
la Scuola domenicale di Pinerolo nell
persone di due figli del Pastore Achille
Deodato, legati a Pradeltorno da vincoli
dì amicizia allanciantisi al loro padre, che
per molti anni è stato il Pastore di Pradeltomo, di un figlio dell’Avv. Ettore Serafino, e del figl'o del Dott. Mathieu, il cui
nome e la cui fama di medico sono assai
noti nelle nostre valli. Venivano -.inali cmbasciatori della larga simpatia che molte
persone nutrono per Pradeltorno. E come
prova tangibile di questa simpatia portavano con sè dei magnifici regali che distriliuirono ai presenti e... a tutti i piccoli
assenti non ancora facenti parte della scuola domenicale. Rivolgiamo un grazie alPunione fejnminile di Pinerolo e all’UCDG
di Torino che si sono adoperati per raccogliere i doni e confezionarne i pacchi,
nonché naturalmente ai a portatori » ! E’
la seconda volta che l’Aw. Serafino sale
a Pradeltorno (piando si awreìna il Natale. L’anno scorso era salito da solo, (piest’anno accompagnato. Ci ha promesso di
fare il possibile per venire l’anno venturo con un numero ancora più grande di
accompagnatori. Ci congratuliamo vivamente con lui per (piesta sua iniziativa che
riscuote non soltanto la riconoscenza di
tutti i bambini e dei loro genitori, ma
anche quella di tutte quelle persone che
con lut hanno vissuto i momenti duri della guerra.
TORRE PELLICE
Un forte gruppo di membri della nostra
Chiesa si è raccolto, con fratelli convenuti
da altre comunità, domenica pomeriggio,
per il servizio funebre del Past. Paolo Bosio che alla fine dell’estate avevamo visto
con vìva gio’a giungere fra noi e che un
mese fa era salito sul nostro pulpito per
il culto di consacrazione di una nuova
diaconessa II ricordo luminoso del Past.
Bosio rimarrà vivo in quanti l’hanno conosciuto, e, nel ricordo grato al Signoie
per quanto ha operato in lui, esprimiamo
ancora ai suoi familiari, e in particolare
alla Signora Anita Bosio ed al n'r
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LA LUCE
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Canapo invernale ad Agape - 27 dicembre 1959 - 3 gennaio 1960
Processo airobiettore dì coscienza
Il tema della pace è uno dei più
trattati ad Agape. E non solo si è voluto parlarne, ma anche portarvi un
contributo vivo neH’incontro fra uomini, di nazioni e parere diversi, e nel
tener viva l’attenzione di molti sui
pericoli della situazione attuale. Anche recentemente abbiamo avuto dei
campi su «l’equivoco del mondo d’oggi di fronte alla guerra» e su «L’Evan"
gelo e la guerra» ed abbiamo ospitato
il Congresso del Movimento Cristiano
per la Pace, con l’intervento di una
ben preparata missione dall’Est. Il
nostro campo avrà per tema: «l’obie
zione di coscienza al servizio militare». ,
In questi ultimi anni moltissime
voci si son levate nel mondo e nella
Chiesa contro la guerra. Nella Chiesa
mai, come ora, si son fatti sentire
non solo appelli alla pace, il che può
sembrare più che naturale, ma decise
obiezioni alla guerra in nome della
fedeltà all’Evangelo, il che è un latto
nuovo, anche se possa parer strano
che sia nuovo. L’opposizione alla violenza. sembra divenire vocazione specifica del nostro tempo nella fila di
Programma del campo
DOMENICA 27
Arrivo e .sistemazione. - Presentazioni ed introduzione al campo.
LUNEDI’ 28
Conferenza del past. Aldo Comba su: «LA BIBBIA E LA
GUERRA ». - Discussione a gruppi e generale.
Di sera : Problemi della vita del Campo.
MARTEDÌ’ 29
Conferenza del prof. Mario Tassoni su: «LA DOTTRINA
DELLA NON - VIOLENZA ». . Discussione a gruppi e generale.
Di sera : Serata ricreativa.
«IL PROCESSO»
Giudici: Dr. Domenico R. Peretti-Griva, primo pres. on Corte
Cassazione; presidente
Dr. Alberto Mortarino
Dr. Ettore Serafino
Obiettore: Past. Giorgio Tourn
Testimoni: On. Lelio Basso
Avv. Bruno Segre
Past. Giorgio Girardet
Accusatore: Avv. Franco Pastore
Difensori: Avv. Brune Segre
Past. Tullio Vinay
MERCOLEDÌ’ 30
Mattino: Lettura dell’accusa e posizione dell’obiettore.
Pomeriggio: Primo teste ion Lelio Basso) «Il quadro della
situazione internazionale attuale ».
GIOVEDÌ’ 31
Mattino: Secondo te.ste (avv. Bruno Segre) «Situazione nel
diritto intemazionale».
Pomeriggio: Terzo teste (past. Giorgio Girardet) «Situazione
della teologia sull’obiezione di coscienza ».
VENERDÌ’ 1
Pomeriggio : Discorso d’accusa. - Discorso di difesa.
S A B -A T O 2
Discussione aperta del Collegio giudicante.
Alla fine: Referendum fra i campisti.
Sera: Culto di chiusura del campo.
ORARIO GIORNALIERO APPROS.SIMATIVO
Ore 8 - Sveglia. Ore 13,LS - Ski - libertà.
Ore 8,30 - Colazione e culto. Ore 17 - Seduta o discuss.
Ore 9,30 - Conferenza o seduta. Ore 19,30 - Cena.
Ore 11 - Ski . libertà. Ore 21,15 - Serata in comune.
Ore 12,30 - Pranzo, Ore 23 - Culto.
NOTA BENE
— Prezzo di tutto il campo: lire 6.650 più 600 lire d’iscrizione.
— Appuntamento dei parleripanti ; ore 16 del 27 dicembre in via Pio V, 15
Torino, per salire insieme a Prali, in pullman diretto.
— Portare: una coperta, pantofole, documenti d’identità.
— Agape non assicura alcuno contro eventuali incidenti. Ognuno provveda personalmente alle assicurazioni che desidera.
-- Nessuno sarà accettato al Campo se non regolarmente iscritto.
n
quei che confessano che Cristo è il
Signore. ,
A qualcuno potrà sembrare che lo
spegnersi graduale della guerra fredda abbia fatto perdere il mordente al
l’argomento. Così non pensiamo. Se
per grazia di Dio tutti si può. ora,
sperare in una vera distensione che
potrà divenire anche collaborazione
dopo rincontro dei «grandi» di questo
mondo ptissiamo anche pensare che
questa azione debba essere più che
mai accompagnata dal basso e più
che mai si debba rendere attenta la
Chiesa che essa ha da predicar la
pace, ed incoraggiare gli uomini ad
essa, non per paura di avvenimenti
tremendi, ma per coerenza al messaggio di cui è portatrice e per indicare,
negli atti, Tordinp nuovo di cui Cristo è il fondamento- ed il re. Quando
il mondo corre alla guerra, la Chiesa
deve dire il suo «no» anche pagandolo caro, quando il mondo vuole la pace, la Chiesa ha da annimziarne il
contenuto ed il fondamento.
Ci troveremo nel campo — come
sempre — in un colloquio fra posizioni diverse di gente che confessa o
non confessa Cristo. Siamo- necessari
gli uni agli altri: Targomento- delr«c)biezione di coscienza» ha dei motivi solidi fra i non credenti che noi
dobbiamo umilmente imparare, come
ha dei motivi veri e nuovi fra i credenti e noi potremo indicarli. Ci sarà
anche chi lottando costantemente
per la pace pensi che, per ragioni di
autorità dello stato, non sia riconoscibile il diritto all’obiezione di coscienza, come d’altra parte chi proprio per salvaguardare lo stato da
una sua possibile demonicità lo ritenga necessario.
Questo dibattito, dopo due conferenze introduttive, avrà la forma del
«processo» alla celebrazione del quale abbiamo invitato, oltre ad alcuni
dei nostri, delle eminenti personalità
rappresentanti punti di vista diversi.
Dopo le due conferenze ci saranno,
come di consueto, le discussioni a
gruppo e generali. Nel giorni del «pra
cesso» la discussione sarà libera dopo
ogni seduta, sicuri che l’interesse sollevato dagli oratori renderà comimque e sempre animato il colloquio.
NeH’impossibilità di farlo personalmente, ma profondamente conunossa per le molteplici espressioni di
simpatia di cui è stata circondata
neH’o-ra del distacco terreno dal
Pastore Paolo Bosio
la famiglia ringrazia di cuore tutti
coloro che le sono stati vicini, facendole sentire quanto lo Scomparso sia
stato amato e apprezzato, e partecipando alla certezza della Vita eterna.
Torre Pellice, 6 dicembre 1959.
Doti. E. Bosio la nostra più profonda simpatia.
Domenica è stato battezzato Franco Jourdan di EmiTo e di Olga Gallian; possa crescere in sapienza in statura e nel patto di
grazia -di cui abbiamo posto su di lui il segno.
S'amo molto grati al Sig. D. Abate che
ancora una volta ha dato la sua collaborazione presiedendo la riunione al Centro,
giovedì scorso.
Martedì 8 sera, ai Coppieri, la riunione,
presieduta dai giovani della « Pradeltorno », ha segnato una frequenza particolarmente numerosa, anche perchè un ire
gruppo di unionisti dei Peyrot (S. Giovanni, erano saliti a passare fraternamente la
serata con i giovani dei Coppieri. Siamo
stati -molto lieti di averli fra noi! E a buon
rendere !
Nel pomei-iggio di martedì 8 sì è svolto,
senza... affollamenti, ma in complesso con
partecipazione rallegrante, l’annuo bazar
prò Missioni. A tutte coloro che per mesi e
specie in questi ultimi giorni si sono adoperate alla sua riuscita, e che — bisogna
riconoscerlo! — sono fra le pochissiiiie
persone che nella nostra Ch'esa si iniressano seguitamente e fatlivamenie dilla
Missione, vada la nostra, un po’ vergognosa, riconoscenza.
Sabato prossimo alle ore 21 aH’Unione
del Centro la Sig na Paola Rostan presenterà uno studio biblico sul « Non uccidedere ».
Il maltempo ha fatto i suoi danni anche
da noi il torrente Caroufrat, mercoledì sera, ha straripato e travolto abeti e castagni, e roso u-n tratto delle pendici del Vandalino, nella zona dei Chabriols; fortiinatamente non si sono avute vittime e ì
danni, almeno per ora, non sono rilevanti.
* ♦ >is
Domenica scorsa nel Teatro Alfieri, a
Torino, a cura deUa Camera di Commercio, Industria e Agricoltura, sono state distribuite 10-0 medaglie d’oro a lavoratori
che hanno prestato lungo e in’nterrotto
servizio presso la stessa azienda, e medaglie a 46 imprese della Provincia di Torino con anzianità accertata dal 1760 al 1903:
fra (jueste nltime era la cartolibreria Hugon, fondata nel 1852 dal Sig. E. Jahier;
al Sig. Italo Hugon, attuale titolare, esprimiamo i nostri vivi rallegramenti per il
riconoscimento che gli è stato reso.
POMaRETTO
Domenica 13 c. m. alle ore 10,30 avrà
luogo VAssemblea di Chiesa con la elezione degli Anziani e Diaconi designati dai
quartieri. Tutta la comtmità è invitata a
prendervi parte.
Domenica 6 u. s. è stato battezzato nel
Tempio il bambino Livio Refour di Enrico; il Signore benedica la creatura e la
sua fam'glia; che l’esempio e le preghiere
dei genitori siano d’esempio per il bambino .
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal TribunaR
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
PERSONALIA
Il Pastore Alberto e la Signora Luisella Taccia ci annunciano la nascita
della piccola Paola, e il Pastore Thomas e la Signora Maria Soggin la nascita della piccola Silvia. Partecipiamo
di tutto cuore alla gioia che il Signore
ha concesso ai presbiteri di Verona e
di Como e rivolgiamo ai genitori i nostri auguri fraterni per le neonate e
per i loro rispettivi fratellini, Claudio
ed Enrico, e Luca.
Anche la casa del Pastore Eugenio
Rivoir, a Borgonovo (Grigioni), è stata allietata dalla nascita del piccolo
Daniele. Ai genitori ed al neonato i
nostri migliori auguri.
Gesù disse: «Nella casa
del Padre mioi vi sono
molte dimore».
II 4 dicembre è spirato il nostro
caro
Amedeo Carli
Dolenti di non aver potuto tumulare le amate spoglie nella tomba di famiglia a Piume, annunciamo che i
funerali hanno avuto luogo il 5 dicembre a San Donà di Piave.
Il figlio Carlo con la famiglia lobbi. La sorella Anna Cari ved. Gottardi con i figli Sauro e Sergio-. La sorella Elsa Cari.
Pi'iiL Rr. Epiinco Rperti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedi e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice: previo appuntamento
Rottoressa
Iolanda De Carli Ealerìn
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tei. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
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