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LA BlIOMA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
K>RKZX» »’AK<liOClil£IO.^B
(J domicilio)
Torino, per un anno L. C,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 » 1,S0
Per ie provincie e l’eslero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » S,20
A)«6;vovt£C Ji É'w i-finr.
Seguonilu la *erilà Della cariik
Ercs. IV. IS.
L’Ufficio della lìUONA NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelici»
di GIACOMO BIAVA, viaCarlo Alberto,
dirimpello al Caffè Dilei.
Le assuciazioni si ricevono In Torino allo
slesso Uflìcio.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria Biava.
I Confetsori di G. C. in Italia nel secolo XVI; Pielro Paolo Vergerlo IL — Studii
storici sulle Indulgenze II. — Notizie religiose — Cronachetta politica.
I CONFESSOR! DI G. C. l?i ITALIA NEI SECOIO XVI
Pietro Paolo Vergerio.
IL
Nell'ulLimo numero abbiamo percorso rapidamente i primi due Btadii
della vita di Pier Paolo Vergerio;
quello cioè della sua giovinezza, e
l’altro di sua devozione al cattolicismo papale. Comincia adesso un
terzo stadio , il quale richiede maggiore attenzione, perchè comprende
un periodo più diflìcile a giudicarsi,
periodo pieno di esitazioni, di dubbi
c di lotta ; la solila lotta fra l’abilu
dine c la ragione , fra Terrore c la
verità, fra l'ulilità e l’abnegazione.
Il soggiorno tenuto in Alemagna,
secondo alcuni, rese il Vergerio meno
ostile, e forse favorevole alla riforma.
Gli scrittori prolestanti assicurano che
il papa avea in animo di dargli, al
ritorno, il cappello cardinalizio, e che
ne fu distolto dai sospelti che concepì contro di esso. Queslo fatto e
contestato dal Paliavicini e limbo-
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schi; ma costoro assicurauo, il papa
aver ricevuto una denunzia contro il
Vergerio, cui davasi la colpa di aver
trattato con troppa familiarità gli eretici alemanni, ragion per cui furon prese
le opportune misure per farlo ritornare
in Italia, e convincerlo della disgrazia '
in cui era caduto. Ciò è confermato dal
cardinale Uembo, il quale, scrivendo
ad un suo nipote, uomo influentissimo
nel governo d'Istria, così diceva : « Di
codesto vescovo (Vergerio) ho sentito
cose, chc se fossero vere farebbero
vergogna. Non solamente tiene in
casa i ritraiti de’ Luterani, ma pure,
ne’ proccsii di alcuni cittadini, egli
favoreggia sempre un sol partito, abbia 0 no ragione, e opprime gli altri «.
Ma queste non sono che voci sparse
e semplici asserzioni alle quali non
può darsi il nome di verità storica.
È certo però che , dopo il breve da
lui redaito per la convocazione del
concilio di Trento, Vergerio fu sospetto di tendenze al protestantismo ;
è certo che, sia per non averne ancoi-a
perfetta convinzione, sia perchè molto
gli rincresceva di abbandonare l’alta
dignità cui giunto era più pe’suoi
meriti che per altrui favore, e di sacrificare il heiruvvenire che sorridevagli innanzi, Vergerio sin allora non
diede sogni manifesti di fede evangelica, che anzi fece di tutto per dissi51'ire ogni sos[irUo conlro di lui con
cepito. Infatti, abbandonando i rumori
della vila pubblica, si ritirò nella sua
diocesi, e là attese ad ultimare un’opera di controversia contro gli apostati dell’Alemagna.
Nel bel mezzo del suo lavoro, sottoponendo ad esame i libri de’ riformati , r animo suo fu si vivamente
colpito dalla forza delle obbiezioni
alle quali doveva rispondere, che
la penna caddegli di mano, ed abbandonò l’opera senza coraggio nè
speranza di recarla a compimento.
A noi pare chc questo sia il modo
più naturale e più logico di spiegare
la sua conversione. Può essere che in
Alemagna il suo spirilo avverso alla
riforma avesse smesso parte di quel
fanatismo e di quella intolleranza
smodata io cui sogliono distinguersi
i partigiani del romanesimo ; ma non
crediamo che colà avesse preso tanto
gusto per le dotlrine evangeliche ,
quanto alcuni scrittori papisti, per
odio, ed allri protestanti, per troppo
facile simpatia, glie ne attribuiscono.
Questa completa rivoluzione d’idee
religiose lasciollo parecchi giorni pensieroso e turbato. Ma prima di abbracciare la nuova fede e farne pub•blica testimonianza, volle aprire il suo
cuore a Giovan Battista Vergerio suo
fratello e vescovo di Fola d’Istria,
e domandargli consiglio e conforto.
Qnest’ultiraii ne fu sorpreso e iuiba-
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razzato forlcmeiite ; e a bella prima
non seppe far altro che compiangere
la sciagura del confidente fratello. Ma
poco dopo, venuti entrambi a conferenza, udite le ragioni che spingevano
Pier Paolo a mutar sentimento, specialmente in riguardo alla dottrina
della giustiflcazione , non sapendo
nulla opporre, fini anch’egli per dichiararsi vinto e convertirsi alla fede
evangelica.
Allora i due fratelli concertarono
il modo d’illuminare le loro rispettive diocesi, istruire i popoli sui principali capi del ’Vangelo cd alienare
gli animi da quelle pompose cerimonie In cui allora facevasi consistere
la religione. Col loro zelo , e con
l’aiuto di alcuni aderenti fecero sì che
prima del 1546 gran parte degli abitanti d’Istria abbracciò la fede riformala, e la Chiesa evangelica ottenne
positivi progressi.
Frattanto negli Stati della repubblica Veneta scoppiava, o col consenso del Senato, la terribile persecuzione di cui altrove facemmo discorso. Le due diocesi d’Istria dove
sedevano due Vescovi, entrambi sospetti d’eresia, furono il campo nel
quale gli agenti di Koma sfogarono
specialmente il loro furore. Annibaie
Grisone, inviato nel 1346 in quelle
diocesi in qualità d’inquisitore; vi
sparse l’allarme od 11 terrore. Do
vunque pubblicava da' pergami la
bolla pontificia che ingiungeva a lulti
i fedeli, sotto pena di scomunica, di
denunciare gli uomini sospetti di
eresia e consegnare i lihri proibiti ;
nè contento delle i)iibbliche delazioni,
faceva egli stesso visite e perijuisizioni, infliggendo pone a chi leggeva
la Bibbia tradotta in lingua volgare.
I ricci)i erano .soggetti ad una pena
particolare, ed i poveri a pubblica
ritrattazione. Kd ecco, orrendo e
scellerato spettacolo ! violata ogni
fede, ed infranto ogui legame di sangue, di amistà, di gratitudine , di
convenienza; ecco i figli tradire il
padre, la sposa il marito, i servi il
padroue I Un giorno di festa solenne
Grisone, profittando dell'agitazione
che regnava negli animi, salì in pulpito nella cattedrale di Capo d’Istria,
e così aringo la moltitudine: « Voi
vedete da quali calamità siete afflilli;
le vostre messi, i vostri oliveti, le
vostre vigne tutto è perito da qualche
anno a questa parte : le vostre greggi
dislrulle, la vita stessa in continuo
pericolo per lunghe e crudeli malattie; insomma ogni vostro bene ha
sofferto considerevoli danni....... K
perchè ciò? qual è la fonte di tante
sciagure ? È il vostro vescovo ! sono
gli eretici che abitano in mezzo a
voi. Oh ! non isperate alcun sollievo
a' vostri mali, sino a che codesti
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empi non avranno subito il meritato
castigo ! Perchè, perchè non correte
a lapidarli ? »
Tali erano le maligne isti^'aiioni
dei falsi ministri d'allora, i quali, a
simiglianza de’ sacerdoti pagani che
lutti i mali del romano impero atlribuivano alle dottrine de’ primi cristiani, calpestando ogni legge di carità, di leallà,'di giustizia, caratterizzavano i naturali disastri quali flagelli
di Dio , afiln di spingere il basso
popolo ad ogni eccesso; talché il
povero Vescovo era costretlo a campar la vita celandosi. —^"In mezzo
a tanta confusione moriva Gianbattista Vergerio, e forse, come alcuni
sospettarono, di veleno!
{Continua)
STCDI! STORICI SULLE IPULGEME
li.
Quando la Chiesa incominciò ad estendersi divenne inoltitudiDaria: non era piCi
ii piccolo gregge scello di persone elette,
e sante, ma molte persone viziose entrarono in essa. Allora gli Apostoli fedeli al
comando del Signore, stabilirono nella
Chiesa la disciplina della fraterna correzione, io seguito della quale veniva la
scomunica (Uatt. XVIII.). 11 fatto dell’incestuoso di Corinto da noi cilato è una
prova della esistenza di quella disciplina
nei tempi apostolici. Ogni peccatore cbe
dava un grave scandalo alla Chiesa era
iilloniiinafo dal partecipare alle cose sante
che erano stimate siccome i pegni ed i suggelli della nostra comunione con Geinì
Cristo, e della comunione scambievole
che deve esistere fra i membri di un.i
stessa Chiesa. Quando poi quel peccatore
si ravvedeva e dimostrava segni non equivoci di sincera conversione, ed edificava
la Chiesa colla sua buona condotta, allora
era di nuovo ammesso alla comunione.
Così andarono le cose neiletnpi apostolici.
Ma morti gli Apostoli questa disciplina
così semplice, cosi giusta, cosi evangelica
incominciò ad essere alterala per voglia
di essere migliorata; quasiché nella religione cristiana l’uomo potesse migliorare
quello che GèsùCristo ha fatto. Si ritenne
la scomunica per i più gravi delitti, e
per i delitti più piccoli si aggiunse la penitenza canonica : e l’una e l’altra fu sopracariccata di cerimonie e di viti tolti
quasi tutli dai misteri del paganesimo, l
caooni, cioè alcune leggi ecclesiastiche,
che si chiamavano col modesto nome di
regole, che tale è il senso della parola
canone, regolavano la disciplina della penitenza; ma questi canoni essendo da
principio in piccolo numero non bastavano
per lutti i casi che giornalmenle accadevano : quindi la Chiesa, ossia l’assemblea
di tutti i fedeli, non volendo ogni giorno
occuparsi in discussioni di penitenza, rimise, anche per una certa tal quale deferenza, l'intero esercizio della ecclesiastica
disciplina al presidente dell’assemblea ed
agli anziani; inguisachè mentre nei tempi
apostolici la Cbiesa era quella che assolveva 0 condannava insieme col presidente
e cogli anziani, al terzo secolo l’assemblea non era che semplice testimonio di
quello che il suo presidente faceva.
Fra i pccc.ili più severamente pimili
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teneva il primo luogo l’apoBlasia, vale a
(lire il peccalo di coloro che abbandonando
il crisliaDcsImo tornavano alla idolalria.
Gli apostati erano per legge ecclesiailica
sotloposli a perpetua scomunica, e non
mai potevano essere ammessi a penitenza,
■ila verso la metà del secolo terzo, dopo
lu persecuzione di Decio, si scuoprl un
numero sterminato di apostati, specialmente nelle Chiese dell’AITnca. Molli per
timore dei tormenti, altri per timore di
perdere le cariche ed i beni, commisero la
viltà di apostalare, e si tirarono addosso
tulli i rigori della ecclesiastica disciplina.
Il canagliume dei casisti incominciava
già a manifestarsi ; e colesli teologaslri
dividevano io tre classi gli apostati. Chiamarono sacrificati coloro i quali avevano
offerto sacrificio agli idoli, ovvero avevano
mangiato nel lempio cose sacrificate. Coloro che avevano soltanto gettato l’incenso
sull’ara che ardeva avanti l’idolo li chiamarono con termine barbaro thurificati :
e coloro i quali si erano comprato un falso
certificalo, per il quale sembrava che avessero sacrificalo senza averlo futlo, erano
da que’ leolügizzanti chiamali libeUatici.
A meglio comprendere chi si fossero
cotesti libeUatici è necessario sapere, chc
la crudelissima persecuzione mosse a sdegno perfino molti ufficiali di quell’imperatore che dovevano eseguire la crudelissima legge; quindi molti crisliani conoscendo la propensione di quei magistrati,
si presentavano prima di essere ricercali
0 accusati; dichiaravano di essere cristiani, raa si dichiaravano pronti a pagare
quello che potevano per essere esenti dalla
persecuzione. Allora l’ufllciale o magistrato gli rilasciava un certificato nel quale
attestava che N. N. cristiano si era uni
formato alla legge offerendo sacrificio agli
dii dell’impero, e per tal certificato ritirava la somma pattuita. Il cristiano se
era accusato o tradotto come cristiano,
esibiva il certificato, in latino libellus, ed
era esente da ulteriore persecuzione.
Allorché per la morte di Decio fu resa
la pace alla Chiesa, questa si avvide che
se dovesse osservarsi l'antica discipliD'a
di uon ammetterre alla comunione gli
apostati, il numero dei crisliani si riduceva pressoché a zero, tanti erano stati
gli apostati, auche fra i vescovi e fra i
preti ; e fu deciso in un concilio composto per la più parte di vescovi apostati,
die gli apostali sarebbero stali ammessi
a penitenza: si tolse loro perfino l’odioso
nome di aposlati, c si chiamarono con
nome più generico caduti, lapsi.
I penitenti per tale nuova disciplina divennero eccessivamente numerosi nelle
Chiese; ma la più parie erano uomini
poltroni, che come avevano cercato sottrarsi dalla persecuzione pagana, così
cercavano sottrarsi dalla penitenza crisliana. Però immaginaronu un ripiego
onde riuscire nel loro intento. Erano ancora nelle prigioni molli condannati a
morte a causa della religione, la sentenza
dei quali non essendo stata eseguita, attendevano gli ordini del nuovo imperatore cbe decidesse della loro sorte : questi prigionieri erano nella Chiesa d’allora
chiamati martiri. Eranvi degli altri, i
quali avevano confessato avanti i magistrati il nome di Cristo, avevano sofferto
torture e mutilazioni, ma non erano stati
uccisi ; e questi fall chiamavansi confessori. Gli uni e gli allri godevano grande
stima oella Chiesa. 1 penitenti che volevano .'ottrarsi al rigore della penitenza
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'canonica, si pfcsentavano o ai marliri, o
ai confessori, e là facendo una esposizione
della loro aposlasia a loro modo, e lusingando l’amor proprio di quei santi, otlenevano una lellera, in latino libellus, di
raccomandazione al vescovo, aflÌDchè rallentasse di qualche cosa ii rigore dei caooni in favore di quel supplicante. I marliri ed i confessori erano allora in grande
stima dei devoti, e non dar retta ad uua
loro raccomandazione sarebbe stato lo
stesso per un vescovo cbe attirarsi l’odio
di tutto il gregge : quindi i vescovi sulla
Joro raccomandazione rimettevano ai penitenti il resto della penitenza canonica.
E siccome tali raccomandazioni si chiamarono libelli indulgentiarum, cioè raccomandazioni alla indulgenza; così la remissione del resto della penitenza canonica si chiamò indulgenza: ed ecco la
prima vera origine delle indulgenze nella
Chiesa.
Se le indulgenze fossero restate in tali
termini non vi sarebbe stato molto da dire:
era una cosa puramente disciplinare, non
vi si atlaccava alcuna importanza dommatica, nè alcuna idea d’interesse. Ma
non tardò molto ad alterarsi il concetto
cosi semplice dell’indulgenza. Se la indulgenza fosse restata in quei termini,
cessata la persecuzione sarebbe sparita
anche essa ; ma un prete zelante fece opposizione alle indulgenze, e la sua opposizione fu tale, che creò uno scisma che
divise per molto tempo la Chiesa. Un tale
scisma occasionato dalle indulgenze diede
celebrilà e perpetuò cosi quella dottrina.
Daremo in due parole la istoria di codesta conlroversia. (Continua).
NOTIZIE UELIGIOSE
Pjea d’asti. Un’allra volta ci tocca di
chiamare l’attenzione dei nostri lettori su
questa località e sul movimento evangelico ivi manifestatosi. Ecco il fatto : Dopo
l’accaduto di domenica 30 luglio (vedi
B. N. numero 40) i Cristiani evangelici di
Piea non cessavano d’insistere presso i
loro fratelli di Torino perchè tornasse
qualcuno a visitarli. Ei fu dunque cedendo a questo riiictulo invilo che due
membri della Chiesa torinese si recarono
venerdì scorso a Piea, ove accolti con ogni
maniera d’affetto da questi fratelli, passarono tranquillamente seco loro la sera
di venerdì e tutto l’indomani, intertenendosi di casa in casa, or tra poche persone,
or riuniti in molti, delie cose che spettano
alla salute. La domenica mattina erano
in procinto di recarsi ad una rauuanza
che era stata fissala per le ore 10, quando
fatti chiamare dal sindaco, ricevettero da
questo in mezzo ad uu mucchio d’improperii niente affatto degni di un pubblico
funzionario, l’ordine (con minaccia di essere arrestati in caso di disubbidienza) di
abbandonare immantinente il paese, ove
la loro presenza, egli diceva, avrebbe cagionato qualche disgrazia, e forse fatto
scorrere il sangue. Alla quale minaccia i
due cristiani pacatamente risposero che
non certo per parte di essi nè dei loro
amici sarebbe stato sparso il sangue; chè
se altri nutrivano cosi nefandi disegni toccava a lui che avea la forza in mano il
reprimerli; che in quanto all’ordine di andarsene, essi non vi poteano ottemperare
essendo un tal ordine affatto arbitrario
verso cittadini innocui e muniti di tulli
i documenti conslatanti la loro onestà «
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nioralUà;che quindi facesse a loro riguardo quello che credercblie di dover
lare. E dello questo se ni' partirono |ier
recarsi nella casa in cui già una ventina
di persone orano riunite aspettandoli,
Er, no giuriti solo da nn momento, e si
■Stava i»er dir principio alla raiin?nza,
quando presentaronsi i carabinieri mostrando un ordine del sindaco di arrestarli, qualora durassero nel loro rifiuto
di lasciare immantinente il paese, « Se quei-la è Tunica alternativa che ci è lasciala,
risposero i due cri.^liani, noi prelerianm
Tarresto alTalibandono volontario di un
luogo ove crediamo di avere il dirii lo di
rimanerci, e fin da ora siamo pronti a seguirli s ed in mezzo alle lagrime degli
astanti si alzarono per tener dietro ai cardliinieri, che con ogni sorla di riguardi,
li tradussero alla vicina stazione di Moutechiaro.
L’indomani furono condotti in A.sti, ove
TAvvocato fiscale appena elibe contezza
della cagione del loro arresto, li fece liberare, tacciando anch’esso di sovranamente arbitrario l’operato del sindaco di
Piea, e riconoscendo il diritto che aveano
questi fralelli, a norma delle vigenti leggi,
di recarsi ogni qual volla loro talenliisse
a far visita ed anche a parlare delle loro
religiose convinzioni a persone che. bramassero di sentirli Un episodio mollo interessarne di questo arresto fu il seguente;
.Al loro arrivo in .Vsti i due cristiani torinesi vennero posti in due diversi carceri
in compagnia di G od 8 malandrini, ai
quali per buona parte della notte annunziarono T Evangelo con tanto successo,
che la manina quando venne l’ordine di
farli uscire, uno dei malandrini diceva
mestatnenle al suo maestro della vigilia;
Il Che di.sgrazia per noi che non dobbiate
rimanere qui almeno un mese per ripeterci più volte le buone cose che ci avete
falto sentire ! » E co.-i grazie siano rese
a Dio anzi tulio, e poi alla fermezza di
quei due fratelli, ed alla lealtà del riiagistrafo d A-li. Abbiamo fondati motivi di
credere che le mene destinate a solTocare
TEvangelo io quelle |iarti, non avranno
giovalo che a di/Tundcrlo vieniaggioririeiite , incutendo nuovo coraggio e fermezza in quelli che già lo professano.
Fhascia, — Troviamo nel giornale h‘
Lien Id lellera qui appresso, in cui riful
gono così belle la speranza e l’abnegazione del vero ministro di Dio. che non
vogliamo defraudarne i noslri letiori.
Loriol, 9 agosto 1834.
Il Signor Redattore,
n Perchè non possa dirsi : « Il giusto
muore, e non v’è nessuno che t-i ponga
mente»; io vengo a reclamare un luogo
nello vostre colonne, per far parte al nostro pubblico proleslanle della perdila
dolorosa che ha testé falla la Chiesa di
Livron nella persona del suo pastore, .M.
Emilio Armand.
« Questo giovine servitore di Cristo è
morlo nel 55" anno delTelà sua, il giovedì ,'i corrente. Egli ci è stato tolto dal
formidabile flagello che decimava la sua
Chiesa. Questo amico ha saputo, fino agli
ultimi istanti, moltiplicarsi pre.sso di tutti
quelli che soffrivano. Senza dillo, egli
ha praticata, con la più intera abnegczione, quella cristiana e mdule impresa;
« 11 buon pastore mette la sua vita per le
pecore ». Alcune ore ancora avanti di essere colpito, M. E. Armand, afipoj^giato
sul braccio del suo cognato, già soffrente
egli .liiesso, andava ancora presso dei
morenti per render loro la parola delTImmortalilà,
« Le suesoITerenze sono state laceranti,
ma di breve durala. Per la potenza delbi
fede, il nostro nobile amico le faceva tacere por estirlare le persone che Io attorniavano a darsi a Dio. La sua agonia si
trasformò in una sublime visione, e il
suo letto di morte fu il suo Tabor: n lo
non muoro, diceva egli a sua madre, io
me ne vado verso Iddio, lu lo veggo, esso
mi stende la mano »,
—« Che vedi tu? gli domandò sua madre )>. — « lo veggo come una colomba
che riposa dinanzi a me, e sento il canto
degli angeli ». Allorché egli rendeva Tanima a Din, le sue labbra si schiusero a
mela aucora per dire: «lo non muoro,
io vado ad evangelizzare ».
n Qual grande e puro concepimento
della vita eterna ei lascia questo degno e
veneralo collega? Abitualo a spendersi
al servizio del Padrone, egli vedeva Teterniià nnn più come un riposo, ma come il prolungamento dell' atiivilà cristiana >1,
<’ L'epidemia uon ci ha solamente tolto
M, Armand, Avanti di colpirli', aveva già
8
colpita la suocera di lui, M.ina Mazade,
|)ia e santa donna die faceva ? tutti (|uelli
die la vedevano l’elTelto di ima diaconessa
della primitiva Chiesa ancora vivente fra
noi. Questa tomba era appena richiusa,
« he lì proprio a fianco se ne apriva un’allra per Rachele Armand, la bambina dd
nosiro amico, graziosa figliuoletla che
non aveva ancora raggiunto il quinto suo
unno. Un membro ii (¡uesta famiglia restava ancora, era M.tna Emilia Armand,
la pia compagna del nostro amato collega.
Per un istante noi sperammo, o piutlosto
noi tememmo ch’essa non sopravvivesse
a lante doglie; ma è morta essa pure, le
mani giunte, il sorriso sulle labbra, benedicendo iddio perchè voleva veramente
unirla più inllmamenle, per mezzo della
morte, a coloro di’ essa aveva maggiormente amati in questa vita.
" A luUi coloro che leggerauno queste
linee, noi domandiamo le preghiere della
simpatia cristiana pei sopravviventi di
(|ueste due famiglie così dolorosamente
afnille.
n Gradite, ecc.
n G. Dl'CROP, pastore ».
CROXACHETTA POLITICA
BOLLETTINO SANITARIO DI TORINO.
dal 29 a tulto il 30 di agosto.
Casi Decessi
Uomini 10 G
Donne 10 5
20 9
Bollettini precedenti 239 169
Totale
239
178
2532
BOLLETTINO SANITARIO DI GENOVA.
Casi Decessi
30 ago<<lo 72 41
Bollettini precedenti 1416
Totale dall’invasione 4188 2576
Dei 44 morti dd 3i), 20 furono negli
ospedali,
Nellaprovincia, il 30, i9 casi. 26 morti.
Etispncci<( Helespriifico.
Trieste 30 agosto.
CoslantinopoU, 21. Una battaglia che
durò cinque ore ebbe luogo presso Hadji
Velikoi. I turchi sotto il comando diZarif
Mustafà perdettero 3000 uomiui; 4000 andarono dispersi. I russi sotto il comando
del generale Bebutoff perdettero 1600 uomini. Hassan bascià è morto.
I tunisini e i cacciatori inglesi accampano presso lìeikos.
Said bascià è stato bene accolto a Costantinopoli.
Nullaancoradi nuovo sull’imbarcazionc
( per la Crimea) in Varna, dove il tempo
è burrascoso e il cholera continua a mieter vittime.
Parigi, 51 agosto.
II vice-ammiraglio Parseval è nominato
Gran Croce della L»gion d’onore.
È pubblicalo il rapporto del generale
Baraguay, del vice-ammiraglio Parseval
e del generale Niel intorno alla presa di
Bomarsund.
Madrid, 28. Alcuni loriiidi cagionati
dalla partenza della regina Cristina furono
sedati dalla milizia nazionale.
Direttore P. G. MEILLE.
Grosso Domemco gerente.
Lìie vente en faveur des Missions
étrangères et de l’Asile des orplieliues, aura lieu, s’il pla t à Dieu, à ia
Tour, au coinraencemeut d’octobre
prochain, lu appel très-pres.sanl est
adressé aux personnes charitables,
afin de les engager à contribuer géuéreusenieut au succès de cette vente.
I.eurs dons seront reçus, dès aujourd’hui et jusqu’au preraier octobre au
plus tard, avec reconnaissance, chez
monsieur Meilîe, pasteur à Turin, et
chez madame Louise üiaîan, h la Tour.
TIP. SOC. 1)1 A. PONS E COMI’.