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Anno IX - numero 40-18 ottobre 2002
IVATiCANO II
I e messagtpo del Omdffo
IfAOLO RICCA
I BIBBIA E ATTUALITÀ ■
PENSIERO
UNICO
«Vi è diversità di doni... diversità
di ministeri... varietà di operazioni»
I Corinzi 12, 4-6
Quando nei 1989 fu abbattuto il
muro di Berlino, e non è passato
troppo tempo, tutti abbiamo esultato.
Finalmente finiva la divisione del
mondo bipolare, finiva un regime illiberale, la libertà si affermava lentamente nella madre Russia e nei suoi
paesi «satelliti» deU’Europa orientale.
Oggi non ci stupisce che paesi di
quell’antico blocco facciano domanda di entrare neH’Unione europea.
Prima di qUeU’awenimento era diffìcile immaginarlo anzi, se qualcuno
pensava a una qualche forma di libertà, la pagava molto cara. Con la
caduta del muro di Berlino finiva il
mondo che viveva sull’equilibrio del
terrore basato sulla deterrenza nucleare, finiva un mondo bipolare, anzi, tripolare: ricordiamoci che esistevano i cosiddetti paesi «non allineati»
(oltre la Cina, che non entrava nel
conto!). Bene, questi tre blocchi erano portatori di tre concezioni generali diverse: tre tesi che si confrontavano su ogni problema internazionale.
CON la caduta del muro uno dei
due soggetti del mondo bipolare
si sfaldava, mentre il terzo (i «non allineati») si dissolveva da solo. Alla fine è rimasta una sola potenza che
ormai assume dimensioni imperiali
su scala mondiale. L’Europa unita,
che ha trovato un elemento di coagulo nell’euro, non riesce ancora a
proporsi come soggetto politico unitario di peso pari al suo potenziale.
Così addio confronto, addio dialogo,
burrascoso quanto si vuole, ma comunque dialogo. Domina un solo
paese, con una sola ideologia e l’unico a disporre del potenziale militare,
industriale ed economico per dettare
c imporre la sua legge, senza alcun
interlocutore con il quale doversi
confrontare. È l’affermazione del
pensiero unico: se non la pensi come
me, sei. automaticamente un mio nemico, anzi, ti poni dalla parte del
mio nemico, e come tale devi essere
bloccato perché sconvolgi un proget
to organico. Solo perché non la pensi
come me e non accetti quello che io
dico. Non sono ammessi distinguo,
né sfumature. 11 caso Iraq è esempla
re, ancor più di quanto non lo sia
stata la caccia a Bin Laden (a proposito, com’è finita quella crociata?).
yy/^GGl l’umanità ha in mano
, V-/ l’opportunità di promuovere
il trionfo della libertà su tutti i suoi
antichi nemici. Gli Stati Uniti accolgono con entusiasmo la responsabintà di assumere il ruolo di guida in
questa grande missione» (sono parole di Bush, «La Repubblica» del 29
settembre). Qui è detto tutto, questa
n la linea. Non servono altre parole
por illustrare una ideologia sorretta
ua un robusta consapevolezza della
propria potenza. E così si pretende
di globalizzate non soltanto l’econo
®ia, ma anche l’ideologia del più
urte, che utilizza tutti gli strumenti
n sua disposizione per imporla. Douiina il pensiero unico. Pensare costa fatica, e le forze così risparmiate
possono essere utilmente riveriate'
utla produzione economica con
vantaggi
per tutti. Ma il Dio biblico
uon ama le diversità?
Domenico Tomasetto
RIMO PIAN
Materki e mtìmateria
di ANTONIO CLiOZZI
cuo
¡scrivere Dio nella scuola hka
di MARCO ROSTAN
di DAVIDE ROSSO
11 Comitato svedese ha scelto l'ex presidente americano Jimmy Carter
Un Nobel per la pace oggi
'nstancabile «ambasciatore della pace» Carter, che è un evangelico battista, non ha
mai rinunciato alle sue profonde convinzioni fondate sull'assidua lettura biblica
Il fondatore di «Habitat for Humanity», Millard Fuller, con i falegnami voiontari che
Atianta. Fra di loro si notano Biii Ciinton e Ai Gore, aiiora presidente e vicepresidente
JEAN-IACQUES PEYRONEL
"D EATI quelli che si adoperano
\\ Il per la pace»: a questa beatitudine Jimmy Carter si è sempre attenuto, e nel momento in cui l’America di George W. Bush si appresta a
scatenare una «guerra preventiva»
contro l’Iraq, il Comitato norvegese
del Premio Nobel ha scelto proprio
lui, in una rosa di candidati di ben
117 persone e 39 organizzazioni, per
conferirgli il premio più simbolico,
quello per la pace, «per i decenni di
instancabile impegno nella ricerca
di soluzioni pacifiche nei conflitti internazionali, per sostenere sempre il
progresso della democrazia e dei diritti umani, per incoraggiare lo sviluppo economico e sociale». E lo ha
fatto con un intento chiaramente
polemico nei confronti dell’attuale
presidente Usa, come ha dichiarato
ai giornalisti il presidente del comitato dei cinque «saggi», Gunnar Barge, dicendo: «Tenuto conto della posizione presa da Jimmy Carter su
questo punto [il voto del Congresso
Usa che autorizza Bush a sferrare il
primo colpo contro l’Iraq], si può e si
deve interpretare [il Premio] come
una critica della linea seguita dall’attuale amministrazione americana rispetto all’Iraq». Precisazione questa
dalla quale due dei cinque «saggi» si
sono dissociati, accusando Berge di
«mancan:?a di professionalità».
In un comunicato stapipa diffuso
dall’agenzia Nev, il presidente dell’Unione cristiana evangelica battista, Aldo Casonato, ha dichiarato: «In
questa decisione si riconoscono i
stanno costruendo case per i poveri di
Usa e, a destra. Carter (foto Tipper Gore)
meriti acquisiti da Carter in campo
politico, nella sua veste di presidente
degli Stati Uniti, ruolo in cui ha
espresso gli stessi valori che ispirano
la sua vita di cristiano impegnato».
Oltre che dal presidente Bush, che
non ha potuto fare a meno di congratularsi, il conferimento del premio
all’ex presidente Usa è stato salutato
con particolare soddisfazione da due
statisti europei, ambedue protestanti
come Carter: il primo ministro svedese Goeran Persson e il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder.
Carter, com’è noto, è un uomo del
profondo Sud degli Usa, ex governatore della Georgia, lo stato di Martin
Luther King, battista come lui, l’apostolo dei diritti civili per i neri. Anche
Segue a pag. 8
MM Numerosi leader religiosi riuniti a Atlanta (Usa)
Disarmare l'Iraq e anche il mondo
Si sono incontrati ad Atlanta (Georgia, Usa) il 4 e 5 ottobre rappresentanti di diverse confessioni religiose,
per una conferenza sulla pace cosponsorizzata dalla Chiesa Unita di
Cristo di Atlanta e dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). Obiettivo
dell’incontro, ribadire l’impegno delle comunità di fede a favore della pace, come parte integrante del lavoro
globale per sconfiggere la violenza, in
sintonia con il programma decennale
lanciato dal Cec nel 2001 (Decennio
contro la violenza). «Le religioni - ha
detto il pastore Gilbert Friend-Jones,
della Chiesa Unita di Cristo - hanno
spesso incoraggiato la violenza, e
questa è purtroppo una caratteristica
che accomuna tutte le niaggiori tradizioni religiose». I partecipanti, ha poi
riferito all’agenzia ecumenica Eni,
provenienti da diversi continenti e
appartenenti a divèrse tradizioni religiose, si sono impegnati a «promuo
vere nuove forme di cooperazione fra
comunità di fede in tutto il mondo
per sostenere la causa della pace».
La conferenza si è svolta nella stessa settimana in cui migliaia di manifestanti in varie città degli Stati Uniti
(incluse New York, Los Angeles, Chicago e San Francisco) protestavano
contro la politica del presidente
George Bush e i suoi piani per una
«guerra preventiva» contro l’Iraq. Le
manifestazioni del 6 ottobre, in particolare, hanno ricordato che un anno
fa iniziava l’intervento militare contro l’Afghanistan. È intervenuta, nel
corso della conferenza di Atlanta, anche la vescova luterana tedesca Margot Kassmann, della Chiesa luterana
di Hannover: «Sono d’accordo con il
Presidente - ha detto - quando afferma che bisogna disarmare l’Iraq; ma
anche il resto del mondo, inclusi gli
Usa. Il futuro appartiene ai nonviolenti, 0 non ci sarà futuro». (nev)
Valli valdesi
Le centraline
e l'ambiente
Si ritorna a parlare di centraline
idroelettriche: in vista della scadenza
del 21 ottobre posta dalla Provincia
di Torino per la presentazione delle
«controdeduzioni» relative ai progetti di nuove centraline, fervono gli incontri e le prese di posizione di chi
vede dei rischi nei progetti stessi. In
particolare l’ipotesi di centrale ai
Trossieri di Perrero solleva una serie
di perplessità: il Comitato per la difesa del torrente segnala il rischio che
il Germanasca sia troppo sfruttato.
Ambientalisti e pescatori sono mobilitati anche in vai Pellice per la richiesta di concessione relativo al torrente Comba Tournau di Villar Pellice, ritenuto compatibile all’ambiente daH’amministrazione comunale.
A pag. Il
L'OPINIONE
IL «BRANCO»
SIAMO NOI
«Come stai?» chiedo a Davide, un allievo deU’anno scorso che viene a trovarmi. Risponde subito: «Mah, un po’
sconvolto da questo fatto di Desirée».
E mi spiega: «Non vogliono, o non sanno accettare un rifiuto: se la mamma,
o una ragazza o la vita, gli dice “no”,
reagiscono ammazzando. Ma fórse è
perché i giovani non capiscono, non
capiamo cosa è la morte. Se comprendessimo davvero che cosa vuol dire
morire, non arriveremmo ad ammazzare». E mi guarda per capire cosa ne
penso. Resto praticamente zitta; sono
colpita da questo ventenne che non fa
analisi psicologiche o sociologiche,
che non dice che la colpa è degli adulti,
della famiglia o della televisione; che
arriva subito al punto, che non parla
degli «altri» ma di sé e del suo gruppo
di appartenenza, i giovani. E penso che
noi, gli adulti, (psico-sociologhi, insegnanti, giornalisti) ci svegliamo solo
davanti al «fatto tragico» e ci chiediamo subito che cosa succede agli altri (i
giovani), ci interroghiamo sulla (degli
altri) solitudine, sui meccanismi (altrui) del «branco» e non veniamo mai
al punto: chi siamo noi, come funzioniamo, quali meccanismi ci connotano, quali fantasmi (sul sesso, sulla depredazione, sulla solitudine, sul rifiuto) abitano noi prima dei nostri figli e
dei nostri studenti.
La settimana scorsa lo zapping di fine serata mi fa cascare su un dibattito
sulla guerra imminente all’Iraq: poco
dopo mi accorgo con orrore che il centro di una riflessione sulla guerra (la
guerra, intendo, reale, che bussa alle
porte, non quella della storia o della
fantascienza) verte sulla «mise» che le
giornaliste inviate al fronte hanno indossato in passato o dovranno indossare di qui a qualche settimana. Da
non crederci, se già non fossimo assuefatti a questa follia. Forse il «branco»
siamo noi, forse è la società che abbiamo costruito che, come dice Davide,
non comprende la morte e non accetta
il rifiuto o il limite; «si è» in quanto si
consuma e se non si può consumare allora non si conta, cioè «non si è» niente; la non assunzione delle responsabilità per quel che si è fatto invade tutto
(dalla giustizia, diseguale per ciascuno,
alla politica, alla gestione dell’economia); il virtuale espropria il reale
(dall’informazione alla gestione simbolica della morte, celata da paraventi
di ospedali o eufemismi linguistici oppure neutralizzata mediante la sua
spettacolarizzazione, ma mai assunta
nella sua realissima tragicità).
La domanda vera, di fronte alla vita
straziata di Desirée e dei suoi giovanissimi assassini, non è quella rassicurante: «Che cosa succede agli altri
(cioè ai giovani)?», ma quella ben più
inquietante: «Quale mondo stiamo costruendo noi?». Mi chiedo se Davide,
che non cerca scappatoie nel discorso
spostato sugli altri (gli adulti) e accetta l’inquietudine del partire da sé, sia
solo una felice eccezione. Possibile,
certo; ma altrettanto certo che la sua
voglia di capire e di mettersi in discussione rappresenta per me un filo di
speranza. A una settimana dall’omicidio, salta fuori un adulto capo del
branco: abbiamo finalmente «il catti
vo» che tutto risolve; giornali e tv potranno tirare un sospiro di sollievo e
sméttere di porsi domande e occupar
si d’altro. Prego il Signore che almeno
Davide non si rassegni e continui a interrogarsi e interrogarmi.
Francesca Spano
2
PAG. 2 RIFORMA
«^Gesù disse
ai suoi discepoli:
“C’era una volta
un uomo molto
ricco che aveva un
amministratore.
Un giorno alcuni
andarono dal
padrone
amministrazione,
perché da questo
momento tu sei
licenziato’. ^Allora
l’amministratore
pensò: ‘Che cosa
farò ora che il mio
padrone mi ha
licenziato? Di
lavorare la terra
non me la sento
e di chiedere
l’elemosina mi
vergogno. *Ma io
so quel che farò!
Farò in modo
che ci sia sempre
qualcuno che mi
accoglie in casa
sua, anche
se mi viene tolta la
amministrazione’.
^Poi, a uno a uno,
chiamò tutti quelli
che avevano
elei debiti con
il suo padrone.
Disse al primo:
^‘Tu quanto devi
al mio padrone?’.
Quello rispose:
‘Gli devo cento
barili d’olio’. Ma
l’amministratore
gli disse: ‘Prendi il
tuo foglio, mettiti
qui e scrivi
cinquanta’. ^Poi
disse al secondo
debitore: ‘E tu
quanto devi al mio
padrone?’. Quello
rispose: ’Io gli devo
cento succhi di
grano’. Ma
l’amministratore
gli disse: ‘Prendi il
tuo foglio e scrivi
ottanta’. ‘'Ebbene,
sappiate che il
padrone ammirò
l’amministratore
disonesto, perché
aveva agito con
molta furbizia”»
(Luca 16,1-8)
All’A:
e accusarono
Vamministratore
di aver sperperato
i suoi beni. Ul
padrone chiamò
l’amministratore
e gli disse: ‘È vero
quel che sento dire
di te? Presentami
i conti della tua
CONDIVIDERE LE NOSTRE RISORSE
La comunità cristiana è un ambito in cui noi possiamo sperimentare la nostra
capacità di esercitare la prassi della ridistibuzione delle nostre risorse economiche
MAURO PONS
SONO cresciuto in una comunità delle valli valdesi, la cui
composizione sociale era molto
omogenea: operai e contadini.
Tra di noi non ci sono mai stati
dei ricchi: la ricchezza era quella
un po’ fiabesca che aleggiava
nella tenuta villarese della famiglia Agnelli. Simboli di questa
ricchezza erano l’elicottero degli
Agnelli, che ogni tanto rumoreggiava, quando veniva a depositare l’industriosa dinastia automobilistica italiana per brevi
soggiorni al paese nella loro villa
ottocentesca; Edoardo che, poco più che quindicenne, sfrecciava per le vie del paese su una
rumorosa e costosissima motocicletta, con tanto di scorta;
Margherita, già svagata, che si
rinchiudeva nella sua torre a
giocare. A parte le scorribande
per il parco di Villa Agnelli, inseguito dai cani dei guardiani, non
ho mai conosciuto un ricco.
Né ricchi né poveri
Nel mio paese, però, non
c’erano nemmeno dei poveri. Eravamo un piccolo mondo
di uguali, e anche gli impiegati
della Riv-Skf, gratificati di uno
stipendio più sostanzioso, avevano uno stile di vita, almeno da
un punto di vista esteriore, non
molto diverso dalla maggioranza
delle nostre famiglie operaie o
contadine. Questa situazione si
rifletteva anche nella vita della
nostra comunità di fede; la predicazione dell’Evangelo non
apriva contraddizioni particolari
al nostro interno e, da un punto
di vista sociale, sembrava che
non ci fosse nulla da mettere in
discussione. Lo statu quo era anche garantito dal fatto che noi,
comunque e in ogni caso, eravamo coscienti di essere diversi
e altro dai ricchi e dai poveri,
chiusi in una condizione sociale
ed esistenziale che forse poteva
subire qualche miglioramento (i
genitori sognavano per noi un
destino da maestri, geometri e, i
più fortunati, ragionieri, perché
chi lavorava in banca aveva uno
stipendio più alto, sedici mensilità e la settimana lavorativa di
cinque giorni!), ma che, sostanzialmente, non avrebbe modificato la nostra identità sociale:
anche con il vestito più elegante
di questo mondo, il figlio di operaio rimane e rimarrà sempre un
figlio di operaio. Neanche il ’68
ha cambiato questo nostro modo
di pensare: i figli della buona
borghesia, diventati rivoluzionari
per furore ideologico o per sincero innamoramento della mitica
classe operaia, si sarebbero prima o poi stancati di noi, abbandonandoci al nostro destino, per
inseguire carriere più allettanti,
più prestigiose, con guadagni
migliori, diventando magari, come poi è capitato, giornalisti,
opinionisti, politici e quant’altro.
una predicazione che, tenendosi ai margini di questa contraddizione, disincarnata dalla nostra realtà e, quindi, illusoria,
non si ponga il problema del
rapporto tra povertà e ricchezza
nel nostro tempo?
Quale uso del denaro?
Preghiamo
Dio, Padre e Creatore,
tl ringrazio e ti benedico,
perché mi hai dato ciò che era sufficiente dia mia vita:
due mani per lavorare;
Tintelligenza per creare;
l’amore per gioire.
Gesù, Signore e Sdvatore,
ti ringrazio e ti benedico,
perché hai accolto la mia umanità,
riscattandola ddla paura della morte
a cui né il denaro, né il potere, mi avrebbero sottratto
per rendermi capace di accettare il mio destino,
per sostenermi dei giorni della prova.
Spirito, Dio vivente ed efficace,
ti ringrazio e ti benedico
perché ogni giorno mi manifesti la tua presenza,
mi chituni all’ascolto della Parola che saltm,
mi dai una speranza di vita che travalica l’orizzonte
d qude il mio sguardo si sofferma.
Il rapporto tra povertà
e ricchezza oggi
Riporto questi pensieri, perché essi sono sicuramente
dl’origine del mio atteggiamento
pregiudiziale nei confronti del
tema che stiamo affrontando; in
particolare credo che spieghino
la mia sostanziale indifferenza
nei confronti dei ricchi. Anzi io
sono convinto che l’Evangelo di
Gesù Cristo non ha nulla da dire
ai ricchi; esso esprime contro di
loro un giudizio inequivocabilmente duro e negativo, giudizio
che non può in alcun modo essere sminuito o ridimensionato.
Ma allo stesso modo non posso
non tener conto del fatto che le
chiese cristiane, fin dalle loro
origini, hanno accolto al loro interno anche i ricchi.
Come è possibile allora, ieri
come oggi, rendere conto di
questa aperta e manifesta contraddizione? Come è possibile
predicare l’Evangelo di Gesù
che, contemporaneamente, annuncia il rovesciamento della
condizione sociale dei poveri e
degli emarginati e la chiusura
del regno di Dio ai ricchi? Come
è possibile evitare il rischio di
Al centro della parabola del
fattore infedele c’è la questione dell’uso del denaro. Il problematico rapporto tra poveri e
ricchi non è per nulla sciolto,
non ha trovato alcuna soluzione
soddisfacente nella comunità lucana. Il contesto redazionale della parabola mette in scena questa perdurante divisione: da una
parte ci sono i discepoli di Gesù,
dall’altra i farisei che «amano il
denaro», cioè da una parte i cristiani poveri e dall’altra i cristiani ricchi. Anche se la parabola è
un discorso rivolto ai discepoli,
non possiamo riferirla che come
un diretto riferimento dell’insegnamento di Gesù alla comunità
che Luca si trova davanti.
Dunque si può concludere
che il denaro, come la ricchezza, in sé non ha alcun valore
particolare. La frode, il furto,
esercitato dall’amministratore
della parabola non è neppure
sanzionato da Gesù. La questione su cui siamo chiamati a discutere non riguarda l’onestà o
la disonestà dell’amministratore, neanche le motivazioni, giuste o sbagliate, che lo spingono
ad agire in quel modo, ma piuttosto il fatto che egli rende «giustizia» ai debitori del suo padrone, operando una sorta di ridistribuzione della ricchezza. Lo
scandalo dell’Evangelo è che
quello che oggi definiremo come un’espropriazione sia giudicata un’azione «avveduta».
Per Luca l’uso del denaro, come servizio o meno a Mammona, dipende dal «cuore» degli esseri umani: questo è il messaggio
che egli vuole rivolgere ai cristiani ricchi e stimati della sua comunità. In questo senso, allora,
l’amore per il denaro non può
essere semplicemente considerato una caratteristica umana
come tante altre, ma coinvolge
globalmente l’identità morale di
una persona. È questa che Luca
ha in mente quando parla del
«cuore». Affermare dunque che
Dio vede l’amore per il denaro
nel cuore dei «farisei cristiani»
non significa semplicemente richiamare l’attenzione sui motivi
e sugli intenti che li spingono a
un certo uso del denaro: qui si
tratta dell’intero indirizzo di vita
di un individuo. È questo indirizzo che può presentarsi come
qualcosa di «eccelso e invidiabile
fra gli esseri umani», ma Dio vede il cuore e «quel che è eccelso
e invidiabile fra gli esseri umani,
è abominazione dinanzi a Dio».
Non è un caso forse che, nel
libro degli Atti, Luca riporti due
episodi che alludono alla fondamentale importanza della disposizione del cuore nel rapporto con il denaro. In At. 5, 1-11,
Anania e Saffira hanno tenuto
per sé e nascosto una parte del
ricavato della vendita del loro
pezzo di terreno: il cuore li ha
portati a questa decisione. Satana ha «riempito» il loro cuore e,
in verità, essi non hanno mentito agli uomini, ma a Dio. In At.
8, 9-25, Simon Mago ha un cuore bugiardo: è stato il suo cuore
a tramare e a indurlo ad acquistare con il denaro il dono del
conferimento dello Spirito.
L'invito a ridistribuire
le nostre risorse
Luca però non si limita solo
a criticare i ricchi presenti
nella sua comunità. Nella linea
individuata nella parabola raccontata da Gesù, egli li invita anche a rinunciare a una parte della loro ricchezza (3, 10-14 e 19,
1-10) o a esercitare la carità verso i poveri (11, 41; 12,33; At. 3,23. 10; 9, 36; 10, 2.4.31; 24, 17) e
alTinterno della propria comunità. Questo invito risuona certamente ancora oggi in tutte le
chiese cristiane, ma è sufficiente? Per quanto riguarda il livello
individuale non saprei dare una
risposta positiva o negativa, ma
per quanto riguarda la nostra vita comunitaria, mi piacerebbe
poter rispondere di sì! La comunità cristiana è un luogo, un ambito, in cui noi possiamo sperimentare la nostra capacità di
esercitare la prassi della ridistribuzione delle nostre risorse economiche. Lo facciamo già in parte per il mantenimento delle nostre strutture, in parte per le nostre opere diaconali, le quali si
reggono solo grazie alle nostre
contribuzioni. Il modo comunitario di mettere e gestire insieme
parte delle nostre risorse finanziarie potrebbe diveTitare un
modello per l’insieme della nostra società?
(Ultima di una serie
di quattro meditazioni)
Nell'Evangelo dii
l'«amore del denaro £
philargyna) trova S ^ /
delie sue Mlustrazio^ OfO <'
la parabola del fa3i „
infedele (16,
racconta la parabo]?
beneficio dei suoi dS
poli, ma l'uditorioèafc ANI
gato a tutti coloro
sono raccolti intor« .tON si
lui. In questa folla ci M^eco
circonda ci sono ins K
anche pubblicani e ,
tori, ianseie scrii,^»;"®,
1s.). La chiave intero
tiva della paraboiaS^'’^“®"
può essere l'aimmonis put’*’**®?’
to a guardarsi dal sen
Mammona (16, 13). lestupis«
ché, in questo caso,'||i lebuone t
scorso rivolto ai disc» niiedall^
non avrebbe alcun see celle elen
Essi hanno già scelM «i si è in
lontariamente la ¡anipasse
per seguire Gesù e, d, .¡n'icris:
que. Il fatto di servire Ideila ne
Mammona non è più, A partir
loro problema. In reálcele
con il passo di 16,M g/ati
Luca afferma che, per
discepoli, esiste un uso
gittimo del denar# neeessan
quale non può essi espen®®*’
identificato con il «sei (pàlthe si
zio reso a Mammoni (Organizzi
Quest'uso consistili la ricerci
farsi degli amici (v, 9) grande ce
quindi, nell'adoporj tostudioc
giudiziosamente (v.lOsi dato nel
denaro altrui (v. 12).i ¡jataannt
che se qui Lucanoiiitl canone si
in termini espliciti chea arature
sa concretamente signi .j
chi il «farsi degli
lati
3cache coi
ilecaratter
egli pensa probabili
all'amore operoso deli]
stiani, a ciò che alti
definisce nei termini
«fare il bene». Per Lui
ricompensa, che verri
questo «farsi degli ara
non potrà essere ottoni
in un eventuale e fui
momento di bisogn4
in «cielo»: con la ricdiB
peritura ci si crea un miKj«planetari
rituro tesoro nel cielo (ti Johnel 1
33). L'insegnarne#! jappjesei
Gesù sull'uso denari*
za potrebbe essere trai
teso, infatti I farisfd h
ascoltano il suo insegi
mento se ne fanno te
pelature, (
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polare e ir
Maandi
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fe. Ma il testo lucanoto Mene
frappone l'insegnaitffl™®®®
di Gesù rivolto ai suoH®aonam
scepoli a questi farisdd gole della
sono definiti cornei stìca,gli(
manti del denaro». In» loricanep
alta, parlando ai fari) laècaratt
Luca si rivolge ai cristi ca,unam
ricchi e stimati chesiU ilmomen
vano fra i suoi uditori co della ]
che qui i tratti che li diri
guono sono quelli del
more per il denaro e «
autogiustificazionisma
comportamento sci ,
daloso del fattorferi
ñipóla dei titoli dinel
dito, viene qui preseid
manipola dei titoli din 1. 5J'®*
Hìtrk \/ipnP filli Dr6S6R^ StCll
come un atteggiam^JJ^® P'
esemplare e awedut^P rticelli
perché egli, servendo ®Pm, ma
ricchezze ingiuste, a |«< Posto: Tj
nella condizione di * tettrone, |
ricompensato dallaP'^ Positrone
sone che aiuta n®lP®? •^positiv
mento dei debiti. ®asperi
gliuoli della luce»poS® esistenza
fare tesoro ta(Ande
tezza mostrata dai
gliuoli di questo 5^
nelle loro relazior
«quelli della
zione». Essi agistiM
me il fattore, rna
t'altro piano. Di®
il loro cuore e, su d j
base, è in grado di v 3
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le del regno,
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3
iSOnOBRE 2002
PAG. 3 RIFORMA
L'importante risultato ottenuto al Cern di Ginevra
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OfO scienza ha la possibilità di verificare sperimentalmente se
^ regolata dalle stesse leggi della materia «ordinaria»
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6'13), Pi
) caso.
^mtonio cuom
ai disc^e dalla Fisica delle partialcun% 5e elementari, settore su
àsceltdi ai si è investito molto negli
■ Pove inni passati, ma che sembra«a in «crisi produttiva» a cau<l'servlrt ¡j della necessità di acceleraè più, le particelle a energie semt jrepiù elevate per raggiunged' 16.1-1 »ristati significativi, allunl "“i dando di conseguenza i tempi
" necessari a mettere insieme
3UÒ ess
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. Per Luaì
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degli ami
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nN succede spesso che
r^eco prodotta da un rinato scientifico faccia rinate così forte i luoghi
X ricerca da attirare su di
^l’attenzione del grande
nbblico, stimolandone a
lite la fantasia. In particola|¿t^ipiscechein questo caso
le buone
notizie possano ve
KMtimenti ciclopici. Eppure
on il «ei qualche settimana fa al Cern
nmonatíllOrganizzazione europea per
ricerca nucleare, il piu
ilei (v. 9) pande centro mondiale per
'adoped bstudio delle particelle, fonile (v.lOs dato nel 1954 a Ginevra) è
(v-12). A itala annunciata, con pubblica nH di agone sulla rivista scientifiliciti ctep aJVamre, la produzione del
ente sigili pib grande numero di atomi
dianti-idrogeno mai ottenuto
ibabilmeid (jjjQoo atomi) con una tecniIcache consente di studiarne
liecaratteristiche a basse temperature, cioè là dove le particele sono più facili da manipolare e intrappolare.
Ma andiamo con ordine. La
ile e futéliMteria «ordinaria» è costituiDisogni^j tada atomi, che in un modella riccl^ losemplificato cosiddetto
'eaun ffl|)i «planetario» (dovuto a Niels
lel cielgjil ftibrnel 1913) possono essere
rappresentati da un nucleo
Iella om plb pesante, costituito da un
' f^risiFc eli particelle cari
uo Insègi “te positivamente (i protofannob “1. ® da particelle elettricalucano^Mteneutre (neutroni), atjegnamÌI’“®uacui«motano», su orbi
0 ai SUI«® con ampiezza data dalle reti farisqSsule della meccanica quanti
1 come istìca, gli elettroni, che hanno
laro», lo^cancanegativa. Ogni particel
0 al farla la è caratterizzata da una cari
'• tnassa, uno spiri (cioè
‘•1'.® “fllluiomento angolare intrinse' k ifàa ® della particella; classicamo!iì nell pensare che sia
Inaroede rotazione della
mento xi , ™ basi della moderna
attore,d delle particelle, Paul
titoli di ut ^ttacnel 1928 aveva previsto
1 presentì esistenza, per ognuna di
iggiaffli peste particelle, di un’anti/veduto- Petticella di eguale massa e
arvendoi pm, ma carica di segno op
u?“''’“tiparticella dell’eIle ne ® ^®ampio, si chiama
l nel pai P°^s*ade una cari
pbiti. Í •* ® confer
ce»po«“
''‘11'®''"®^ ta armi tren
tAnderson), mentre biso
gnerà attendere fino al 1955
per la creazione dell’antiprotone (di carica negativa) in un
acceleratore di particelle ad
opera di Segrè e Chamberlain.
L’antimateria è dunque costituita da atomi (o antiatomi,
se si vuole), del tutto analoghi
a quelli ordinari, ma in cui gli
ingredienti fondamentali
hanno carica opposta, e si ottengono facendo scontrare
una nuvola di positroni con
gli antiprotoni. L’assunto su
cui si basa la teoria moderna
delle particelle, detta «modello standard», prevede, grossolanamente, che le leggi fisiche
che regolano le interazioni fra
le particelle di antimateria
siano le stesse che valgono
per la materia. L’aspetto non
banale della verifica sperimentale di un tale assunto sta
principalmente nel fatto che
nel nostro Universo non vi è
traccia di antimateria (benché la teoria del big bang*
preveda che all’origine dell’Universo queste fossero in
quantità eguale). Il risultato
straordinario raggiunto dal
progetto Athena (acronimo di
Apparatus for High précision
Experiment on Neutral Antimatter) del Cern sta proprio
nel fatto che ora la scienza dispone del materiale fondamentale sul quale effettuare
gli esperimenti per la conferma 0 la smentita di questo assunto, ed eventualmente trovare in che cosa si differenzino e per quale motivo la materia sembra aver prevalso
sull’antimateria.
Lo scopo finale del progetto è proprio quello di confrontare lo spettro di emissione (cioè l’energia emessa
da un elettrone quando «salta» da un’orbita all’altra) degli atomi di idrogeno con
quelli di anti-idrogeno, e studiare l’interazione dell’antimateria con i campi elettromagnetici e gravitazionali.
L’esperimento svolto dai fisici di Athena ha sicuramente
dimostrato di avere trovato la
strada giusta per rispondere
a questi interrogativi, anche
se essi stessi non mancano di
mettere in evidenza le difficoltà tecniche ancora non del
tutto risolte: in particolare il
problema di lavorare con le
antiparticelle sta nel fatto che
quando queste entrano in
contatto çon la loro particella
«gemella» si annichilano con
essa, sprigionando energia.
Suggestiva rappresentazione di materia e antimateria: a sinistra ia foto di una galassia fatta di materia
«ordinaria», a destra la stessa galassia «allo specchio», a rappresentare un ipotetico universo parallelo al nostro costituito di antimateria
per cui il tempo concesso all’esperimento è spesso molto
(o troppo) ridotto, e non risulta facile imprigionarle per
l’osservazione.
Il fascino dato da un tale
argomento di ricerca risiede
nelle grandi implicazioni che
esso ha sia a livello cosmologico (esiste un Universo parallelo e speculare al nostro
costituito da tutta l’antimateria mancante nel nostro
Universo? E se sì, è possibile
che questi due mondi entrino in collisione con la conseguente annichilazione del
tutto?), sia sulle basi della fisica moderna sia sulla futuribile possibilità di utilizzare la
proprietà di annichilazione
di materia e antimateria come fonte di energia.
(*) La teoria del big bang prevede che tutta la materia e l’antimateria presenti oggi nell’Universo abbiano avuto origine circa 13 miliardi di anni fa. Tutto
quanto esiste oggi era a quel
tempo costituito da un «brodo
primordiale» di energia confinato in un punto ad altissima
densità e temperatura (un milione di miliardi di gradi centigradi). Con una immane esplosione ebbe origine il processo di
espansione dello spazio, e man
mano che la densità diminuiva
hanno avuto origine le varie
particelle elementari che costituiscono la materia. Tuttavia
non si deve pesare al big bang
come a una comune esplosione, in cui da un punto di origine
volano via in tutte le direzioni
materia ed energia.
La teoria prevede Invece che
lo spazio (inizialmente un pun
to!) sia stato per così dire «stirato» dall’esplosione stessa: si immagini lo spazio inizialmente
come a un palloncino sgonfio
su cui con un pennarello siano
stati disegnati dei punti (le galassie); man mano che il palloncino (lo spazio) si gonfia i punti
si allontanano fra loro, ma non
si muovono sul palloncino. A
sostegno della teoria del big
bang ci sono alcune importanti
osservazioni: la prima è che
l’Universo si sta effettivamente
espandendo (scoperta avvenuta
nel 1929 a opera dell’astronomo
americano Edwin Hubble); la
seconda è che esiste una radiazione di fondo che permea in
maniera omogenea tutto lo spazio che potrebbe essere in qualche modo un’eco dell’esplosione iniziale (scoperta avvenuta
del tutto casualmente nel 1965
da parte di due tecnici americani A. Penzias e R. Wilson).
La ricerca avanzata e le opportunità per gli studiosi italiani
Abbiamo sentito sull’argomento degli studi sull’antimateria un giovane ricercatore italiano che ha collaborato
al progetto Athena per conto
dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare di Genova, il
dott. Marco Amoretti.
- In queste settimane vi sarete sentiti chiedere più volte «A che cosa serve?» È possibile ancora una ricerca di base nella fisica, senza dirette e
immediate ripercussioni pratiche?
«In effetti questa è la domanda che ci è stata rivolta
molte volte. Se con questa
domanda si vuole sapere
quali siano le applicazioni
pratiche immediate, la risposta è molto semplice: nessuna. Personalmente non credo
che la ricerca scientifica, soprattutto nel campo della fisica, possa essere subordinata a ottenere risultati con applicazioni pratiche. Si può fare ricerca per il puro desiderio di ampliare le nostre conoscenze sul mondo che ci
circonda. Non escludo che
comunque un giorno anche
la nostra ricerca avrà qualche
applicazione pratica. Le scoperte fatte nel campo della ricerca di base nei primi decenni del secolo scorso sono
il fondamento di molte delle
tecnologie che usiamo quotidianamente. Inoltre negli
esperimenti come il nostro i
ricercatori mettono a dura
prova le attuali conoscenze
tecnologiche e questo, alcune volte, ha delle ripercussioni immediate anche non direttamente collegate con la
ricerca che si sta effettuando.
Ho in mente a esempio Internet e il Web che, nella forma
in cui oggi noi lo conosciamo
ed usiamo, fu ideato e sviluppato negli Anni 80 proprio al
Cern come mezzo per trasmettere e condividere i risultati degli esperimenti».
- Che cos'è il progetto Athena? Come nasce e qual è il suo
futuro? Quanta gente ci lavora e qual è stato l’apporto dato dai fisici italiani?
«Il progetto Athena è nato
intorno al 1997 su idea di una
collaborazione internazionale di fisici già impegnati nella
ricerca nell’ambito dell’antimateria. Attualmente la colla- "
borazione è formata da circa
40 ricercatori di cui 14 sono
italiani. La partecipazione di
noi italiani all’esperimento è
stata possibile grazie ai finanziamenti dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare. I risultati che abbiamo presentato
nelle scorse settimane riguardano la prima fase del nostro
esperimento; la produzione
di atomi di anti-idrogeno a
una temperatura molto vicina allo zero assoluto. Nell’immediato futuro il nostro lavoro si concentra sul tentare di
imprigionare questi antiatomi in una sorta di trappola
delimitata da campi magnetici e quindi procedere alle
analisi successive. L’interesse
che è nato intorno ai nostri
primi risultati certamente
renderà più semplice proseguire nel nostro progetto».
- Qual è la portata scientifica di un risultato come quello
annunciato nelle scorse settimane dal Cern?
«Il nostro esperimento è
riuscito a dimostrare che è
possibile produrre atomi di
antimateria in quantità e
condizioni tali da poter iniziare a studiare le loro proprietà. Abbiamo, per così dire, aperto una nuova strada
di ricerca che potrebbe aiutarci a verificare le nostre conoscenze sulle leggi fisiche
del mondo che conosciamo.
Studiare l’antimateria sarà un
po’ come guardare l’immagine del nostro mondo attraverso uno specchio; se scopriremo che l’immagine è diversa da quello che dovrebbe
riflettere, dovremo rivedere
gran parte della descrizione
fisica che abbiamo del mondo. Le più accreditate teorie
ci dicono che le leggi fisiche
che governano il comportamento dell’antimateria devono essere uguali a quelle a cui
è sottoposta la materia. Il nostro esperimento ha come
obiettivo finale scoprire se invece esistono delle differenze:
la luce emessa da un antiatomo è uguale a quella emessa
da un atomo? Siamo sicuri
che un antiatomo cada verso
terra come tutti gli oggetti oppure esso cerca di sfuggire al
campo gravitazionale della
Terra? Ancora molto lavoro
deve essere fatto per rispondere a queste domande ma il
nostro risultato ci permette di
dire che ci stiamo muovendo
nella giusta direzione».
- Quale è stato l'aspetto più
problematico?
«L’esperimento Athena è
un esperimento piuttosto
complesso e la sua realizza
Il Nobel Paul Dirac (19021984), padre dell’antimateria
zione ha richiesto l’utilizzo di
conoscenze in molti campi e
settori della Fisica. La nostra
collaborazione quindi raccoglie ricercatori con esperienze molto diverse. La maggiore difficoltà è stata quella di
riuscire a mettere insieme
tutte le nostre competenze,
trovare una sintesi di tutte le
nostra conoscenze. Questa
complessità rende molto stimolante lavorare per l’esperimento: spesso ci troviamo di
fronte a problemi pratici insoliti e questo ci mette a dura
prova ma allo stesso tempo ci
permette di imparare sempre
cose nuove».
- Qual è il clima che si respira nel gruppo?
«Ovviamente ottimo. Abbiamo lavorato duramente
per diversi anni per mettere
in piedi questo esperimento
e i risultati ottenuti ripagano
certamente gli sforzi fatti.
Inoltre c’è anche l’emozione
che una nuova scoperta può
dare. D’altra parte siamo tutti
coscienti del fatto che il vero
lavoro inizia adesso: abbiamo contribuito ad aprire una
nuova strada nella ricerca
sull’antimateria, ora dobbiamo provare a percorrere questa strada per cercare di dare
risposta ad alcune delle domande che ancora restano
sulle sue proprietà».
- Come si inserisce un giovanefisico all’interno dì un
progetto come questo? Quali
sono le opportunità che gli
vengono offerte e quali le garanzie?
«Nell’inserimento in un
esperimento di questo tipo,
un giovane fisico generalmente non trova grossi problemi. La gente che si incontra è normalmente aperta e
ben disposta ad accogliere
nuove persone con diverse
esperienze. Dal punto di vista
della crescita personale le
opportunità sono molte e alcune volte si possono avere
anche delle belle gratificazioni. Purtroppo le cose non sono altrettanto rosee dal punto di vista occupazionale. In
Athena molti sono giovani e
il loro lavoro è stato sicuramente indispensabile alla
riuscita dell’esperimento.
Purtroppo tutti i giovani lavorano con posizione precarie e le prospettive di un impiego sicuro nel campo della
ricerca s'cientifica sono molto
limitate. In tutti noi giovani
c’è la speranza che i nostri risultati e i sacrifici che abbiamo fatto per ottenerli possano un giorno essere ripagati
con la possibilità di poter dedicare tutta la nostra vita alla
ricerca scientifica». (a.g.)
notizie evangeliche
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delle Chiese
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4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 18QTT0I
Oslo: seduta annuale del Consiglio della Federazione battista europea
Rompere il circolo vizioso della violenza
Nella mozione votata dal Consiglio, un forte richiamo agli insegnamenti evangelici e una
messa in guardia circa il pericolo di una escalation dello violenza nell'area mediorientale
ANNA NIAFFEI
UN deciso no a qualsiasi
attacco unilaterale contro l’Iraq, un richiamo forte e
convinto agli insegnamenti
evangelici «per rompere il
circolo vizioso della violenza», una messa in guardia circa il pericolo di una escalation della violenza e delle sofferenze nell’area mediorientale sono i principali contenuti dell’unica mozione votata a larghissima maggioranza
dal Consiglio della Federazione battista europea (Ebf)
riunitosi per il proprio incontro annuale a Oslo dal 26 al
28 settembre.
Le molte facce del battismo veduta dei porto
ascoltare le varie posizioni
fra le quali la più interessante
è risultata proprio quella
dell’Unione battista italiana
per il reciproco riconoscimento in atto con le chiese
valdesi e metodiste, anch’esse chiese della Concordia.
Fra le considerazioni condivise nei vari gruppi di lavoro
è emersa da una parte una
certa tendenza a rendere più
labili i legami fra le varie
chiese locali e fra le stesse e
le rispettive Unioni e, dall’altra parte, l’esigenza di rafforzare la rappresentanza battista europea particolarmente
come portavoce della difesa
della libertà religiosa e dei diritti umani, in genere.
La Federazione riunisce le
Unioni non solo strettamente
del continente europeo ma
anche delle repubbliche asiatiche dell’ex Unione Sovietica, nonché quelle del Medio
Oriente. In tutto, non considerando l’ultima nata in Turchia (che è ancora una singola chiesa più che un’Unione),
le Unioni membro sono 51.
La sera del 26 settembre i loro
rappresentanti sono stati accolti da una delle due chiese
battiste di Oslo nel corso di
un culto gioioso e movimentato dai canti di un coro gospel e da una danza liturgica.
L’impressione generale che
possiamo trarre da questo incontro è di una Federazione
composta da espressioni anche molto diverse del battismo internazionale. Dalle
Unioni più fortemente bibliciste dell’Est europeo a quelle
più moderatamente conservatrici, a quelle, come quelle
nordiche, quella britannica e
italiana, più aperte e impegnate ecumenicamente.
La libertà religiosa
Al centro dei lavori l’operato dell’esecutivo e del segretario generale, Theodor Angelov, del presidente, l’ucraino Gregory Komendant e
delle commissioni di lavoro.
Fra queste ultime, la più attiva è stata, purtroppo anche
quest’anno, quella che si occupa della salvaguardia della
libertà religiosa, principio
sempre più violato in più
paesi dell’Est e del Medio
Oriente. L’assemblea ha dovuto ascoltare raccapriccianti
racconti di chiese battiste
chiuse da autorità governative e anche vittime di soprusi
e violenze. Da ricordare in
particolare lo stato del Turkmenistan (ma la situazione è
simile anche in altre Repubbliche euroasiatiche dell’ex
blocco sovietico) che ha costretto le sorelle e i fratelli
delle chiese battiste (e di tutte le altre minoranze religiose) a un’esistenza clandestina a causa di una legislazione
intollerante e liberticida. Legislazioni restrittive, la libertà
religiosa e di culto sono comunque in discussione in vari altri paesi europei e la tendenza non è positiva. Occorre, è stato ribadito, molta vigilanza e preghiera.
Teologia e prassi
del battesimo
Al centro dei lavori della
commissione teologica e di
quella delle relazioni esterne,
il tema del battesimo in vista
deH’imminente incontro tra
un gruppo di lavoro delTEbf e
le chiese della Concordia di
Leuenberg, un incontro che
inaugura una serie di conversazioni teologiche fra battisti
europei e chiese della Concordia che hanno come uno
dei temi quello della comprensione della teologia e
prassi del battesimo nelle relative realtà ecclesiali. II
gruppo incaricato per parte
battista ha voluto tastare il
terreno fra i vari rappresentanti presenti al Consiglio e
Il Seminario di Praga
Un insostituibile ruolo di
rilievo e di cerniera fra Est e
Ovest lo riveste il Seminario
internazionale battista di
Praga (Ibts) alla cui direzione
il Consiglio ha confermato il
prof. Keith Jones, inglese. Oggi l’Ibts costituisce un po’ il
fulcro della riflessione teologica battista europea con i
suoi programmi di Master e
Dottorato in teologia, specializzati particolarmente negli
studi battisti e anabattisti e
nella teologia applicata. 67
sono gli studenti fra quelli
post laurea e quelli iscritti al
corso biblico di un anno per
non pastori. Praga, e particolarmente il complesso che
comprende il Seminario, è
stata anche definita come la
prossima sede ufficiale dell’Ebf. Il cambio (oggi l’ufficio
Ebf è a Sofia) avverrà con il
prossimo avvicendamento
nella nomina del segretario
generale, forse nel 2004.
Al centro dell’interesse delle chiese battiste europee e
I 75 anni della Commissione dottrinale del Consiglio ecumenico delle chiese
Il cammino percorso da «Fede e Costituzione» dal 1927
BOB SCOTT*
Nel 1977, Fede e Costituzione aveva buoni motivi di celebrare a Losanna i
suoi cinquant’anni di attività.
Come ha detto padre Yves
Congar, prete domenicano
francese, «veniamo da molto
lontano, e da una situazione
di ignoranza reciproca, se
non di opposizione e di lotta.
Dobbiamo insistere sull’importanza del fatto che ci sono
stati incontri e riunioni, contatti a tutti i livelli, e ciò per
lungo tempo». L’ultima riunione della Commissione a
Moshi, in Tanzania, nel 1996,
ha ammesso che le poste in
gioco restano le stesse. La
Commissione rileva nella sua
dichiarazione finale che «le
divisioni tra le nostre chiese
hanno, certo, dimensioni
confessionali e denominazionali, ma nascono anche da
tensioni generate dalle opzioni politiche, dalle questioni etiche e dalle disuguaglianze sociali ed economiche... Alla vigilia di un nuovo
millennio, tali poste esigono
un nuovo approccio della ricerca dell’unità delle chiese.
Saremo in grado di affrontare
il compito solo facendo prova di realismo e di umiltà».
La Commissione, riconosciuta come il fomm teologico il più ampiamente rappre
sentativo al mondo, incoraggia attualmente studi sull’ecclesiologia, l’ermeneutica
ecumenica, la natura umana
e il ruolo degli esseri umani
nell’ambito della comunità e
del creato, nonché sull’identità etnica, l’identità nazionale e la ricerca dell’unità. I
principali temi di ogni studio
fanno eco alle sfide alle quali la comunità mondiale si
trova confrontata oggi. Un
membro della Commissione
fa notare che «ognuno di
questi studi permette, a modo suo, di illuminare le cause
delle divisioni tra chiese... e
di percepire aspetti dell’unità
visibile della chiesa». Un altro membro ha qualificato
questi studi di «mondializzazione positiva».
Una manifestazione che ha
riunito i membri del Comitato centrale del Cec, le chiese
locali di Losanna e i membri,
vecchi e nuovi, della Commissione Fede e Costituzione, ha avuto luogo il 25 agosto scorso nella cattedrale di
Losanna per celebrare il 75“
anniversario di Fede e Costituzione. Il segretario generale
del Cec, Konrad Kaiser, ha affermato a questo proposito:
«Questo anniversario ci dà
l’occasione di mettere in luce
tutto il lavoro compiuto in
permanenza nel quadro di
Fede e Costituzione che, secondo il parere di molti, è ri
masto troppo spesso nell’
ombra degli sforzi globali di
promozione del Cec, o offuscato dall’espandersi dei diar
loghi ecumenici che hanno
fatto passare in secondo piano uno dei punti forti di Fede
e Costituzione, i dialoghi
multilaterali. Guardando al
tempo stesso verso il passato e verso il futuro, ricordiamoci delle parole del vescovo
Charles Brent: “L’appello all’unità è come il corsc^-di un
fiume. Esso non cessa mai...
Dobbiamo agire senza fretta,
ma senza sosta’’».
(Cec info)
(2 - fine)
* dell'équipe Informazione del Cec
Nev
notizie evangeliche
agenzia stampa della Fceì
e-mail: nev@fcei.it
La pastora olandese Wies Houweling si dice ottimista
L'importanza del Cec per le donne pastore
Secondo la pastora olandese Wies Houweling, membro del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), quest’ultimo rimarrà una tribuna importante per le donne responsabili di chiesa, nonostante le dimissioni della vescova luterana Margot Kassmann,
in quanto la discussione tra protestanti e ortodossi all’interno del Cec è «oggi più aperta» di
quanto non lo sia mai stata in passato. «Penso
che esista una maggiore fiducia fra gli ortodossi riguardò al futuro perché un certo numero di
questioni sono più chiare, per lo meno esse sono state esposte», ha detto la Houweling, che si
dichiara ottimista circa il futuro del culto durante gli incontri ecumenici (questo è il punto
principale di frizione per la Kassmann) e si è
chiesto se il cambiamento della terminologia
significherà grandi differenze nella pratica.
«Non ci sarà più un “culto ecumenico", ma
avremo un culto interconfessionale. Franca
mente, non so quale sia la differenza. L’avvenire ci dirà se questo sarà molto diverso dal culto
che abbiamo conosciuto finora».
D’altra parte, un appoggio indiretto è stato
dato a Margot Kassmann dal Consiglio della
Chiesa evangelica della Germania (Ekd). In
una dichiarazione pubblicata dopo l’annuncio
delle sue dimissioni, il Consiglio delI’Ekd ha
dichiarato di condividere la delusione della
Kassmann circa i cambiamenti introdotti nel
Cec che, secondo il Consiglio dell’Ekd, indeboliranno la vita spirituale e strutturale
dell’organizzazione. Tuttavia, un rapporto
presentato al Consiglio della Federazione luterana mondiale (Firn) ha sottolineato che le
proposte presentate al Cec «possono essere
considerate come un riconoscimento del valore delle diverse tradizioni di chiese». Una simile evoluzione è conforme alla visione ecumenica della Firn, ha precisato il rapporto, (eni)
Mozione sull'Iraq
Il Consiglio della Federazione battista europea j
Oslo dal 26 al 28 settembre 2002 condivide l’anst*
prensione della comunità internazionale alla luce^
tuazione attuale concernente TIraq. Il Consiglio tìÉ
propri membri alla mozione accolta dal Consiglio^
Praga nel settembre dello scorso anno in cui si affe»
potenza riconciliatrice di Gesù Cristo di fronte aliai
e la presenza di Dio in questo mondo decaduto. IH
ritorna alle parole di Cristo anche nel contesto .
crisi: «Beati siano quelli che si adoperano per la pa
saranno chiamati figli di Dio» (Matteo 5, 9). Noi j
mo le nostre Unioni a:
- raccomandare gli insegnamenti e l’esempio (
sto nel cercare costantemente di rompere il circoS^
della violenza piuttosto che contribuirvi; ^rpretazi'
- riflettere su quanto la nostra fede cristiana ap^a^i
circa l’uso e l'abuso del potere in questa situazion^^ ^ssibile
- ricordare a tutti i governi che il carattere disumi» (no delle
te delle armi moderne che operano a grandi disianzé3 jilwdded
«nnctsi miìitflrp alla rri«i nniìtira nnnarmn iTltPrìrv»«l 5
E parlia
I rilevami
sposta militare alla crisi politica pongono uheriori pq(
crtollo r*lno r*or#>or»rv olaVirtravzi ci-'frkifKWiiaMk-.L.
spalle dei politici che cercano di elaborare strategiAg jivanile».
lente per risolvere il conflitto; f "Apporto le
- considerare coloro che possono diventare vi
centi della violenza e anche l’impatto economi^
guerra sul mondo moderno;
- opporsi ad ogni azione unilaterale contro Tir;
abbia la sanzione delle Nazioni Unite e di soste»
mente ogni sforzo delTOnu per evitare il conflitto
- esprimere gravi preoccupazioni circa i possihi
disastrosi dell’azione contro l’Iraq in termini di ei
dei conflitti esistenti e della sofferenza nel Medio
le sue relazioni con l’Europa e gli Usa;
- invitare tutte le chiese membro a consideri
mozione e farne oggetto di preghiera e di usarla ai
tamente quale strumento di pressione nei confronB^^ ji, noncl
spettivi governi. ^0 la prt
ali, sono
mediorientali l’evangelizzazione e l’interesse, sempre
primario fra i battisti, per la
crescita delle chiese. Rinnovamento liturgico e musicale,
azione missionaria attraverso
ogni mezzo, anche Internet,
attenzione per le giovani generazioni, cura per i migranti evangelici e non, questi i
punti salienti per un’azione
evangelistica diffusa che porta però frutti in misura differenziata. Il boom delle conversioni di massa nel paese
economicamente fra i più
provati, l’Ucraina.
Ai lavori hanno partecipato
anche agenzie missionarie
operanti in partnership con
le Unioni battiste dei singoli
paesi. Fra queste la Baptist
Missionary Society con
l’Unione battista itai P'
stringe vincoli molto fmt ^
si. Interessante anchèl'ìi
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p giovanili
'■«¿asipu
gnificativi
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Jidagine
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^Iturali; e
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vento di Hans Gudet|
sponsabile della Mii
battista europea ('
assiste in vario
voro pastorale ó umi
vari paesi dell’Afrii
l’America Latina,
battista italiana at
Movimento femi
cipa al sostegno del
ne principalmente
solo, con la annu;
d’amore, ma chi foi
sto ad un coinvoli
diretto potrebbe p;
a qualcuno dei
Mbe con il volontà)
che per periodi bri
Una not
DAL MONDO CRISTIANO
Prevista per l'estate 2006
Si terrà a Porto Aiegre la prossima
Assemblea del Consiglio ecumenico
PORTO ALEGRE — Sarà a Porto Aiegre (Brasile) la pr®
ma assemblea mondiale del Consiglio ecumenico delteclJ
se (Cec), prevista nell’estate 2006. Una decisione accolte ^gjjg
entusiasmo dalle chiese sudamericane che, come ha di ^
rato il teologo Walter Altmann del Consiglio latinoamtì
no delle chiese (Clai), «sono all’avanguardia nella coop ’aardianì
zione ecumenica sia con la Chiesa cattolica che conlnite
rosi movimenti pentecostali presenti nel continente»! b ieiEgggg
prima volta nei suoi quasi 60 anni di storia che il Cec cott ieRjgjjj,
ca una assemblea mondiale in Sud America.
Í È Stato inaugurato alla fine dell'estate
Ghana: progetto «otto per mille»
delle chiese awentiste in Italia
fine un progetto medi<!d *diisivam
nei mesi scorsi dall’U® rarìj^i’
KUMASI — È andato a buon :
nitario per il Ghana, lanciato nei mesi scorsi dàu L’t
italiana delle chiese awentiste fUicca) con i fondi del^" indice, ir
itano ha
'"Mdinati
'to quad,
oerkegaa
atoMiti
■ttno pu
|oo a una
-“ttbce; ci
«ti Una
Irpef delT«otto per mille». Alla fine dell’estate a Kunii
pitale dell’etnia Ashanti, è stato inaugurato dal segl®
generale della Uicca, pastore Ignazio Barbuscia, un osp
le con un nuovo pozzo di acqua potabile ed è stata c
gnata una moderna ambulanza per servire una
colarmente carente di strutture mediche.
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^ Proteste dell'Alleanza battista mondiale
Burma: i battisti invitati a smantellai
una croce di 10 metri eretta nel 19^
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BURMA — Ancora tensioni religiose in Asia. AB'
«casus belli» è una croce di 10 metri eretta nel 1984'
sociazione battista nazionale: se non verrà smante
comunità battiste locali non potranno continuate
progetto di razionalizzazione della distribuzione^d^
potabile alla popolazione. Immediata la protesta dell
za battista mondiale: «In questi giorni di conflitto ni ^
- ha dichiarato il segretario generale, Denton
può impedire che persone professanti diversa rehS*^p,i
perino per il bene dei popoli». A Burma la religione
gioranza è il buddismo; i battisti, circa un milioH6»
principale denominazione cristiana.
Ì0l2
J
5
,8 ottobre 2002
PAG. 5 RIFORMA
Uno studio di Michele Rostan neirambito di una più ampia ricerca sui giovani
La religiosità giovanile in Italia
iichiorono cattolici i'80%, ortodossi, evangelici o di altra confessione cristiana l'l%, ancora
“ ebrei e musulmani, poco meno del 2% gli aderenti a religioni orientali e new age
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rapporto è il fare riferimento,
per la prima volta, anche alle
altre religioni cristiane, oltre
la cattolica, e poi anche agli
altri monoteismi, alle religioni orientali e alla New Age.
Come ovvio i numeri indicano sempre la preponderanza
cattolica (80%) rispetto alle
altre fedi (3%), mentre sono
circa il 16% i giovani non
coinvolti dal problema. Se
non stupisce che alla pratica
religiosa più consueta (assistere alla messa) si affianchino altre pratiche di tipo partecipativo (servizio, volontariato, associazionismo), qualche approfondimento si rende necessario in tema di pluralismo religioso. «I giovani
italiani ortodossi, evangelici
o di altra confessione cristiana sono solo l’l%; i giovani
ebrei o mussulmani sono pochissimi e i giovani che aderiscono a religioni orientali o a
filosofie new age sono poco
meno del 2%»; e tuttavia è
possibile rilevare in loro «una
tendenza a costruirsi una
identità religiosa personale
caratterizzata dalla presenza
di credenze eterogenee», come già risulta da precedenti
nt^i
irev
indagini su campioni di individui adulti (pp. 374-375).
Per esempio, nonostante
quell’80% di cattolici dichiarati, in tanti sono convinti
che la fede in un Dio unico
non escluda la credenza nella
reincarnazione. Sembra di
capire, perciò, che non è tanto il problema di Dio a interessare 1 giovani (e meno giovani: perché va precisato che
il rapporto, forse un po’ arrendevole alle mode imperanti, considera come «giovani» gli individui che arrivano
fino al 34° anno di età), quanto quello della propria fùtura
sorte. E, proseguendo nell’indagine, un’illuminante domanda svela come «i giovani
italiani tendano ad affiancare
un certo numero di credenze
parallele non appartenenti alla tradizione religiosa del nostro paese» (p. 371): a coloro
che affermano di credere in
un Dio unico, si chiede infatti se possano veder coesistere altre credenze accanto a
quella monoteista: ebbene,
solo un quarto circa (il 23,7%
per la precisione) degli intervistati esclude questa coesistenza: una fede accanto a
quella «normale» è ammessa
addirittura dal 54%, due sono
ammesse dal 20,2.
Quanto ai rapporti fra religione e cultura, essi sono
considerati pertinenti, se
messi in relazione con la sfera
dell’etica sessuale e familiare,
o con quella della bioetica,
mentre la religione «non conta 0 conta di meno nel campo
dell’etica pubblica e di fronte
al fenomeno dell’immigrazione» (p. 382): cioè a dire che
divorzio e aborto (ma solo in
misura minore inseminazione artificiale ed eventuale
espianto di organi) sono circostanze della vita di fronte
alle quali è abbastanza determinante la discriminante del
riconoscersi o meno nel cattolicesimo. Su altri problemi
inerenti la vita pubblica, o su
quello dell’immigrazione, le
risposte fornite dai giovani si
discostano in misura minore
da quelle dei coetanei non religiosi, e non rappresentano
quindi elemento significativo
di valutazione.
A questo punto (per questo
si diceva della necessità di
«usare» questi dati), potrebbe
essere interessante proporre
quesiti similari all’interno di
alcune nostre strutture che
hanno a che fare con la formazione: cercare di capire,
per esempio nelle scuole domenicali, che cosa pensino
i ragazzi della vita dopo la
morte; quale legame vedano
tra fede e condotta «nel mondo» in materia di diritti, uguaglianza, questioni etiche. Si
potrebbe così aprire uno
squarcio su una parte ridotta
di quell’1% dei «cristiani non
cattolici», e a partire da quel
microscopico campioncino si
potrebbe cercare di verificare
se l’arco delle possibili risposte si frastaglia ancora di più:
un po’ come il villaggio gallico di Asterrx, un piccolo, piccolissimo villaggio in cui tutti
hanno un’idea diversa e litigano fino aH’inverosimile;
pronti a presentarsi tutti insieme come «diversi» di fronte alle altre popolazioni con
cui vengono in contatto (i
normanni, i goti, gli egizi) oppure con quelli (i romani) che
in pianta stabile impongono
loro la convivenza.
(*) C. Buzzi, A. Cavalli, A. de
Lillo: Giovani del nuovo secolo.
Quinto Rapporto lard sulla condizione giovanile in Italia. Bologna, Il Mulino, 2002, pp. 683, euro 27,00.
^ L'artista protestante a Torino
Luciano Caglio, analisi
e percorso artistico
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f Un «Quaderno di studi» dedicato al suo rapporto con la letteratura
lierkegaard di fronte al suo e al nostro tempo
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una lettura più attenta ci fa
capire che il quaderno affronta l’argomento enunciato
nel titolo. I vari contributi di
critica letteraria sanno di filosofia e gli articoli di natura filosofica sanno di letteratura.
Per questo forse i saggi di critica più strettamente letteraria (quelli che mettono in relazione Kierkegaard e Karen
Rasmussen, Kierkegaard e
Kafka, Giannatiempo Quinzio e S. Faggini mostrano
quanto il filosofo Kierkegaard
sappia esprimersi con un linguaggio degno di un grande
scrittore. Sono però di alto
interesse, anche perché mostrano come fra ’800 e ’900
letteratura e riflessione filosofica si siano intrecciate
profondamente, fino a invertire in certi casi le loro parti.
Per capire l’importanza di
questa particolarità delle
opere kierkegaardiane è sufficiente domandarci: quanto
ha di filosofico e quanto di
letterario la scrittura di Nietzsche? Quanto il filosofo
Heidegger è anche teorico e
critico letterario? Quanta letteratura, ma anche quanta filosofia c’è in Aspettando Go
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dot di Beckett, che fra altri
temi esistenziali affronta sicuramente, nei due atti in
cui si articola la pièce teatrale, anche il tema della «ripetizione»? Per finire, dopo il
saggio di Cesare Luporini del
1948, non è diventato quasi
ovvio considerare Giacomo
Leopardi sommo poeta, ma
anche uno dei pochi e veri filosofi Italiani dell’800?
Le osservazioni appena fatte portano a esprimere due
considerazioni. La prima
consiste nel segnalare il valore degli articoli di questo quaderno che fra l’altro si presenta in una elegante veste tipografica. L’altra è di natura
critica in quanto intende segnalare una pista di ricerca
del tutto assente in questo
quaderno di NotaBene, ma
che in futuro potrebbe, anzi
dovrebbe essere presa in considerazione e che potrebbe
essere espressa con un interrogativo: ci sono e, se ci sono.
ALBERTA MOZZATO
quali sono i rapporti esistenti
fra l’opera di Kierkegaard e i
grandi esponenti della letteratura italiana dell’800 e del
’900? La pista di ricerca è sicuramente percorribile in
modo fruttuoso, a patto che
si eviti l’errore di voler trovare
contatti diretti nei loro testi e
che si ricerchino invece le
profonde analogie tematiche,
che accomunano autori fra
loro molto distanti geograficamente e culturalmente.
Queste analogie, con corrispondenze e evidenti antitesi,
affondano le radici nel clima
culturale che caratterizzò tutta l’Europa dall’ultimo decennio del sec. XVIIl alla metà del
sec. XIX, conosciuto convenzionalmente come periodo romantico. Uno degli autori italiani che rivelerebbe affinità
insospettabili, insieme a ovvie
discordanze, sarebbe sicuramente Giacomo Leopardi. Basta pensare ai temi dell’infelicità, della noia, della disperazione, delle illusioni, del nulla,
del singolo in contrapposizione alla folla, della concezione
della storia, dell’idea di progresso, del loro rapporto con
l’illuminismo, della inconciliabilità fra la fede cristiana e
la ragione, e ad altri ancora.
Come si vede, per chi progetterà i futuri quaderni di studi
kierkegaardiani, non mancano orizzonti da esplorare e
terreni da dissodare.
(*) NotaBene, Quaderni di
studi kierkegaardiani, 2/2002,
Kierkegaard e la letteratura, a
cura di Massimo liritano e Inge Lise Rasmussen, Roma,
Città Nuova.
IL 14 ottobre è stata inaugurata l’esposizione personale di Luciano Caglio dal titolo «Strutture, sovrapposizioni variabili». Riforma ha
già ospitato un articolo sul
giovane artista palermitano
(ora residente a Torino) in
occasione di una sua mostra
a Omegna nel 1999: in quella
breve presentazione avevamo accennato alle scelte artistiche di Caglio, che nell’ambito della scultura ha deciso
di dedicarsi alla composizione di strutture, come dice il
titolo stesso dell’esposizione:
in una prima fase creativa
(1995-1999) queste strutture
erano caratterizzate dall’utilizzo di radiatori e griglie di
frigoriferi applicate su sostegni di legno trattato con colori scuri (solitamente il nero).
La griglia, oggetto industriale che nasce per un uso
specifico, viene ricontestualizzata e valorizzata nel suo
aspetto estetico. La scelta di
riutilizzare materiali gettati
fuori dall’uso, però, non ha
tanto un valore ideologico
quanto, piuttosto, un valore
«romantico»: è l’invecchiamento dell’oggetto che cattura, che emoziona, che colpisce e attira l’attenzione
dell’artista. D’altra parte la
scelta di utilizzare griglie e
radiatori e non qualsiasi altro
oggetto di scarto nasce da un
interesse preciso e ossessivo
per l’analisi strutturale del
rapporto tra linee orizzontali
e linee verticali che sono, dice Luciano Gaglio, «organizzate secondo vere e proprie
scansioni ritmiche^>.
Dall’arte plastica alla musica? No, piuttosto dalla musica all’arte plastica. Chiacchierando con l’artista scopro infatti che è un evento
musicale quello che ha dato
origine alla produzione metodica di strutture: nel 1996
ascolta le Variazioni Goldberg di Bach eseguite da
Glenn Gould: le variazioni
sono 32 diverse interpretazioni di un unico tema musicale, che viene ripresentato
sempre nuovo e diverso. L’alternanza e la sovrapposizione, la costruzione «scientifi
ca» dell’operazione artistica
di Bach lo affascinano e lo
stimolano a tentarne una trasposizione nel campo delle
arti plastiche: il tema costante è la sovrapposizione di linee orizzontali e verticali (la
griglia, appunto): sul tema,
poi, l’artista costruisce le sue
variazioni: ogni composizione è infatti simile e diversa da
ogni altra e si susseguono
senza titolo, ma sono identificate secondo una numerazione cronologica crescente.
Così, proseguendo nel suo
percorso alla ricerca e scoperta di sempre nuove variazioni, circa due anni fa Gaglio decide di costruire da sé
anche la griglia, abbandonando l’uso di materiali riciclati; questa scelta apre una
nuova fase artistica, più ricca
nella varietà dei materiali,
nelle possibilità compositive
e nella scelta cromatica. La
vista delle Strutture evoca
immediatamente un atteggiamento razionale e metodico, la ricerca di equilibrio e
di ordine, ricerca che viene
comunicata allo spettatore
attraverso un codice di lettura condiviso (come la disposizione degli elementi da sinistra a destra e l’utilizzo di
colori puri). Viene da chiedersi se questa ricerca evidente di ordine e di equilibrio non sia anche il riflesso di un desiderio di stabilità
e giustizia di cui si sente
l’esigenza anche su un piano
socio-politico. Gaglio non
smentisce questa impressione, precisando però che nelle sue composizioni l’ordine
è evocato non da verticalismi
gerarchici dominanti o dalla
omologazione delle forme e
dei materiali ma dalla ricerca
di un equilibrio in cui parti di
dimensioni e caratteristiche
diverse vèngono disposte in
modo armonico.
Chi volesse rivisitare le
Stmtture di Luciano Gaglio o
conoscerle per la prima volta
può incontrarle alla spazio
espositivo (Subsito) in via G.
Ferrari 5 a Torino, dal lunedì
al sabato (16,30-19.00) fino al
26 ottobre. È un’occasione in
più per scoprire e sostenere
anche in campo artistico i
giovani protestanti di talento.
Alcune opere di Luciano Gaglio in esposizione alla galleria d’arte
Velan di Torino
6
PAC. 6 RIFORMA
Scuola
Francia: la Federazione protestante degli insegnanti per lo studio del fatto religioso
Iscrivere Dio nella scuola laica
Il «rapporto Debray» non è un posso indietro sulla laicità ma il passaggio dall'affermazione
«lo religione non ci riguarda» a guella che dichiaro: «Bisogna comprendere il fatto religioso»
«Iscrivere Dio a scuola»:
questo il titolo a effetto di un
inserto di 4 pagine che il
mensile Réveil, giornale protestante della Regione Centre
Alpes-Rhône, dedica nel numero di settembre al «Rapporto Debray», ampio documento presentato al ministro
dell’Educazione nazionale
francese per proporre lo studio del fatto religioso nelle
scuole. Una rivoluzione culturale nella laicissima Francia? Forse che «l’inattesa rinascita del sacro» di cui si è discusso di recente anche fra
protestanti italiani, è talmente diffusa da entrare nei programmi scolastici? Oppure, di
fronte all’ondata musulmana,
c’è una reazione di identità
occidentale-cristiana (si pensi al crocifìsso riproposto nelle aule scolastiche in Italia)?
Indubbiamente il contesto ha
la sua importanza, ma la proposta Debray è più seria e più
profonda e ci trova, come
protestanti italiani, particolarmente in sintonia.
Innanzitutto: non è un passo indietro sulla laicità, anzi:
si tratta piuttosto di passare
da ima laicità di incompetenza (il religioso non ci riguarda) a una laicità di competenza (è nostro dovere comprendere il religioso). Il principio
di laicità colloca la libertà di
coscienza al di sopra della libertà religiosa, afferma il rapporto: la laicità cioè non è
una opzione fra le altre, ma è
ciò che rende possibile la
coesistenza delle religioni. La
laicità è inseparabile da una
visione democratica della verità, e quindi può aiutare a
smontare gli integralismi.
Gli articoli di Réveil non nascondono i problemi: in primo luogo la reazione negativa
di molti docenti, che vedono
in questa proposta il fallimento delle chiese sul piano della
catechesi e la richiesta di supplenza fatta allo stato, non
molto giustificabile dal momento che in Francia, già negli attuali programmi scolastici, lo studio delle religioni è
ampiamente previsto. Poi, il
problema dei problemi: chi
formerà gli insegnanti perché
siano capaci di impostare lo
Sfr senza banalizzare le religioni e suscitare scetticismo o
superficiali sincretismi da
parte degli allievi, e, d’altra
parte, senza confondere la testimonianza della fede con la
dimensione culturale, la Convinzione con la comunicazione? Un aspetto, quest’ultimo,
che si era già posto in Francia
nel momento in cui si era introdotta nelle scuole la lettura
dei testi, Bibbia e Corano in
particolare: come affrontare
in una classe scolastica, la
spiegazione e il commento a
testi normalmente letti all’interno di una comunità di fede? E ancora c’è il dilemma
fra una materia specifica di
cultura religiosa e lo studio
del fatto religioso trasversale e
interdisciplinare.
Il Rapporto Debray è decisamente schiera a favore dell’interdisciplinarietà: gli attuali professori restano i referenti di questo studio e si
tratta quindi di fornire loro
preparazione adeguata e
strumenti per affrontare al
meglio un insegnamento certamente complesso. A differenza della situazione italiana dove, con la chiusura delle
facoltà teologiche nelle Università pubbliche, esistono
soltanto quelle cattoliche
(con la debole eccezione di
Pagina a cura
di Marco Rostan
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quella valdese), in Francia
dal 1886 esiste la Scuola pratica di alti studi, con una sezione dedicata alle scienze
religiose. Il Rapporto Debray
propone che venga creato a
livello europeo un istituto di
Scienze religiose come risorsa comune per i singoli paesi
e che, a livello nazionale, i
programmi di insegnamento
del fatto religioso vengano
elaborati da un gruppo di
esperti nominati dal ministro
all’Interno del Consiglio nazionale dei programmi, con
riferimento aUe varie aree disciplinari coinvolte: questo
gruppo potrà richiedere la
consulenza di rappresentanti
delle varie religioni, ma è importante che sia indipendente dalle chiese e dalle altre
agenzie ideologiche. Il tema
laicità-storia delle religioni
dovrebbe essere inserito nel
Programma nazionale di formazione degli insegnanti che
si articola nelle varie università e istituti, seiripre con un
approccio interdisciplinare.
Come documentato anche
da un altro articolo in questa
pagina, la Federazione protestante dell’insegnamento
(Fpe) ha appoggiato ufficialmente presso il ministro
dell’Educazione nazionale la
proposta Debray. La Federazione, creata nel 1948, comprende personale scolastico
dalla scuola materna all’università e si è sempre fortemente impegnata sul terreno
della formazione degli insegnanti, nella convinzione che
questo sia il punto decisivo,
anche perché le resistenze
«laiciste» sono forti e perché
gli insegnanti sono del tutto
impreparati ad affrontare le
questioni religiose. La Fpe ha
pubblicato nel 1998, insieme
al Servizio biblico della Federazione protestante, un testo
dal titolo: Per leggere i testi biblici al collegio e al liceo. Oltre alla formazione universitaria e didattica, essa ha proposto al ministro anche dei
seminari di cultura religiosa
(con stage di uno o più giorni), organizzati con rappresentanti dei diversi culti oltre
che con storici delle religioni
e della laicità, in modo da offrire un approccio più globale
alle diverse realtà religiose
presenti in Francia.
Un compito per la «31 ottobre» e la Fcei
Di un diverso studio del fatto religioso si discute, in particolare nella Chiesa valdese,
da molti anni II rifiuto dell’insegnamento confessionale
cattolico (Ire), pur decisivo
nel caratterizzare la nostra
posizione, così come la vigilanza che occorre condurre
anche ora, in tempi (teorici)
di maggiore libertà per la
scelta di studenti e famiglie, è
culturalmente debole.
La posizione espressa nell’Intesa con la Repubblica
italiana (non chiediamo di
svolgere un insegnamento
religioso protestante nella
scuola perché esso è di competenza delle famiglie e delle
chiese; rivendichiamo il diritto di esonero e la non discriminazione nella collocazione
oraria dell’Irc) in qualche
modo anticipava l’elaborazione successiva, affermando, all’art. 10, il dovere della
Repubblica di «garantire che
la scuola pubblica sia un centro di promozione culturale,
sociale e civile aperto all’apporto di tutte le componenti
della società». E traendone la
conseguenza che essa doveva
assicurare «alle chiese rappresentate dalla Tavola valdese il diritto di rispondere,
nel quadro delTagibilità scolastica, alle eventuali richieste
provenienti dagli alunni, dalle loro famiglie o dagli organi
scolastici, in ordine allo studio del fatto religioso e delle
sue implicazioni», con oneri
a carico della chiesa.
Questo articolo ha trovato
scarsa applicazione, per debolezza di forze e timidezze
anche da parte dei genitori
protestanti nel richiedere
l’osservanza dei loro diritti; è
bene non dimenticare che la
citata «agibilità scolastica»
oggi può essere valorizzata
con l’autonomia dei vari istituti e vale la pena citare iniziative quali l’istituzione del
Tavolo interreligioso da parte del Comune di Roma, che
ha reso possibile una informazione religiosa plurale per
moitissimi alunni (con grande sforzo da parte di alcuni
evangelici romani).
Le cose stanno lentamente
cambiando, anche nel mondo cattolico. Certo in Italia, a
differenza della Francia, c’è il
macigno del Concordato che
sancisce il monopolio confessionale cattolico nella
scuola, nella scelta degli insegnanti e sui testi. Non è
realistico pensare, nel momento in cui il papa viene invitato in Parlamento, che
qualcuno intenda rimuovere
tale macigno; tuttavia un
macigno si può anche sgretolare. L’importante è farlo a
buon fine, mentre da parte
cattolica è evidente l’intenzione di trasformare progressivamente l’Irc in un insegnamento sulle religioni,
magari anche con aperture
ecumeniche, senza rinunciare alla scelta degli insegnanti
i quali, fra l’altro, si stanno
«aggiornando» nella nuova
direzione, mentre lo stato,
nel frattempo ha deciso di
assumerli in ruolo, ovvia
mente a sue spese.
La realtà scolastica, sempre più multiculturale e multireligiosa sul versante degli
alunni, e il rapporto con l’Europa sono potenzialità da
far valere per sgretolare la
confessionalità dell’insegnamento religioso nella scuola
pubblica; sul piano ecumenico i protestanti dovrebbero
porre costantemente alla Gei
la necessità di superarlo,
dando così un seguito concreto alle tante dichiarazioni
di apertura e di dialogo.
L’«Associazione 31 ottobre,
per una scuola laica e pluralista», promossa in ambito
evangelico ma senza limiti
confessionali, ha raccolto
l’eredità delle battaglie sull’Irc e nel suo ultimo convegno nazionale a Torre Pellice
(febbraio 2002) ha definito i
tratti salienti di una proposta relativa allo studio del
fatto religioso ( si vedano le
«pagine scuola» di Riforma
sui nn. del 22 febbraio e del
12 luglio 2002). Essa punta
sulla formazione universitaria dei docenti, sull’interdisciplinarità, sul fatto che tale
studio sia una dimensione
culturale indispensabile nel
progetto formativo, abbia
perciò carattere obbligatorio
(non solo per chi non si avvale dell’Irc) e si caratterizzi
come studio delle religioni
nella'storia.
Non resta che augurarsi
che il direttivo della «31 ottobre» sappia formalizzare la
proposta in tempi rapidi, e
presenti al ministro Moratti,
possibilmente con l’appoggio
della Federazione delle chiese evangeliche, un dossier
analogo a quello francese,
riassuntivo delle nostre posizioni e concreto nelle proposte. Non ci illudiamo sugli
esiti di questa battaglia, ma è
importante che gli evangelici
la facciano prima che spunti
qualche proposta cattolica
sulla trasformazione dell’lrc
in senso multireligioso. La
nostra iniziativa si qualificherebbe come il contributo che
i protestanti italiani offrono
per la qualità culturale di una
scuola pubblica ed europea
degna di tali aggettivi. Un
contributo non di parte ma
espressione del nostro senso
di cittadinanza.
Laicità: daH'indiffereiu
alla competenza
Due dichiarazioni sono citate dalla Federazione
stante dell’insegnamento (Fpe) all’inizio del docu Sncofo
presentato al ministero dell’Educazione in Francò Lnfn <
legame fra il protestantesimo francese e la laicità (S
to e della scuola costituisce una delle salvaguardie dn
bertà religiosa» ("Sinodo della Chiesa riformata, 29«!!
«Non è più possibile ignorare il fatto religioso che
rizza le società e l’umanità. Il rispetto degli altri n
nanzitutto per la conoscenza degli altri e la religioni
te dell’identità culturale, soprattutto per numerosi '
grati. Gli alunni devono conoscere altresì il crisdan
che ha profondamente segnato la nostra civiltà e, sa
conoscenza del quale, non è possibile capire intere fas
riche della nostra cultura» [Dichiarazione di P. Maup^
sidente della Federazione protestante francese al mi
dell’Educazione M. Chevènement, 1984i.
Si illustrano in seguito i «perché» dello studio delfattjj
jecentt
Í210 rifu
diP^
direcer
ì scoppi
pievani:
ligioso: a) la cultura religiosa fa parte fin dall’inizióA
cr*iinlQ Kì lo loir*it^ nrsn ci olio 17 Wgl
ria
livello intollerabile; d) tutti, atei e non credentTcom
V»onr»r\ olio cr^ollo 11100 ot/orio ito oiii 11 fo*-+/o 5016 ^
scuola laica: b) la laicità non si oppone alla spirita^ V 'il’incultura religiosa di insegnanti e allievi ha ra^mj
hanno alle spalle una storia in cui il fatto
vante, dall’arte, alla letteratura, ai conflitti sociali; è
menta la presenza dei musulmani, e per conoscere la
cultura occorre conoscere la loro religione; f) Vigmì “
religiosa è fattore di intolleranza; g) nella globaliz:
religioni hanno un ruolo importante, sia come
sistenza e di liberazione, sia come fonti dei conflitti.
Che cosa non deve essere l’insegnamento del fai
gioso a scuola? Non il catechismo, non il predoinj
una religione sulle altre, non il ripiegamento sulla pi
identità religiosa cristiano-occidentale (per difet
dall’Islam), non l’abbandono della razionalità e dell'eti
illuminista, non la messa tra parentesi della tradizioi
co-romana, non un corso di morale. E che cosa, invi
si propone con tale insegnamento? Di avere una
plùralista, di comprendere i valori simbolici cui moBti
no riferimento (riti, sacro, divieti, tradizioni), di ridi
chezza a molti testi che hanno un immaginario fortei
marcato dalla Bibbia, di capire meglio determinatici
menti storici, di aprire la cultura scolastica anche a
sioni diverse dalla ragione e dalla scienza, di far peri
la dimensione esistenziale di testi della Bibbia 0 deKÌi gjqumc
no, e la spiritualità di certe comunità nonché di peli ¡jvainBoi
come Bonhoeffer e Martin Luther King. ||ij„i,i„ jj
Infine il documento della Fpe propone una serie dii ^buzioi
ziative: l’inserimento di questo studio negli attuaffpi ¡¡¡dbo, \
grammi scolastici, incontri con i rappresentanti deÉfi [ticoliigie]
verse religioni, visite scolastiche a sinagoghe, tempii ]
schee, esame dei fatti religiosi nell’arte, nella musii^M Cariche
biologia, nella filosofia, nella letteratura e nella ston amo dato
Ascoltare le convinzioni altrui, avere un certo dista^dil aecompc
le proprie, non fare sintesi religiose, essere attenti ali 7 gruppi
I, durate
divisita
leilSrm
un foni
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l'Organi
umani
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i, laiche e
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guaggio, distinguere tra ciò che è realtà storica e ciò die Ofl volont
affermazione di fede. ■ lento ecu
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7
Vita Delle Chiese
Gli interventi del Servizio rifugiati e migranti della Fcei in Serbia, Albania e Kosovo
Progetti di solidarietà nei Balcani
Incora oggi lo situazione in tutta la regione è tutt'altro che pacificata, la ripresa economica
si stenta a superare la cultura dell'emergenza a favore di guella dello sviluppo locale
dello '
PAG. 7 RIFORMA
■ difei
: dell’i
.iniziodi , ,7 luglio 2002 è comin
iblica di Serbia che, in^.“mp ^ a quella di Montene^jostituisce la Repubblica
àrale di Jugoslavia nata
5^rela obiettivo del viagdurato una settimana,
j'di visitare alcuni progetti
nv- leilSrm della Fcei, grazie
lunfondo offerto dalla
il mio viaggio nella
f«. 198^ niflWO in questa pagina alcuni contributi che illustrante est, progetti sostenuti in Serbia, Albania e Kosovo dal
W passi rifugiuti e migranti (Srfn) della Fcei. Oltre alla testimoiionegj ^¿ipranca Di Lecce, operatrice presso l'ujficio Srm di Ro‘etosilij ^recente in visita in Serbia, e la condivisione di alcune riristian^ ¡¿¡Renato Serra fatte a margine di un seminario svolto
»'.«« ì Albania vi è il racconto di un'iniziativa che, all'indomani
terefasii a covviò della guerra nei Balcani, ha visto protagoniste le
,M<m] ^evangeliche del Nord Italia, {m.d.)
’ al ni/iÿ
faMCAoneca
legame positivo e di solidarietà tra giovani e anziani: i
giovani disoccupati si impegnano volontariamente ad
aiutare gli anziani soli.
A Maradik, un villaggio a 30
km ad Novi Sad, ho incontrato il direttore della Eho, il pastore Kàroly Béres, che cura
anche una piccola comunità
evangelica ungherese e nel
centro adiacente alla chiesa
porta avanti diverse attività ricreative per bambini; ha più
volte ribadito la centralità della diaconia per le chiese evangeliche in Serbia. Dopo anni
di silenzio, ha detto, le chiese
sono chiamate oggi a giocare
un ruolo attivo, a confrontarsi
apertamente con le contraddizioni e i problemi della nuova società jugoslava.
A Pancevo, sempre in Vojvodina, città profondamente
colpita dalla guerra e che ha
sene ^
attuai
titì ■ " ■
*?JSndazione Betania di Na' u lii, ha realizzato attraverP™»Ìbrganizzazione ecumeumanitaria (Eho) di Noid, e di incontrare persolaiche e religiose, comui e gruppi, che da anni
Itane di ricostruire tracce
comunità in una società
locata dai conflitti.
Prima tappa è stata proprio
città di Novi Sad, a nord
la Serbia in Vojvodina, e
le della Eho, fondata nel
13 quando la guerra scopfa in Bosnia-Herzegovina.
'inizio il lavoro è stato di
ibuzione di aiuti umani(ciho, vestiti, medicinali,
icoliigierùci), reso possibigtazie al lavoro di molti vontari che negli ultimi anni
iella stoii jjjo ¿ato vita ad un’ampia
listará ite composta oggi da circa
tenti ali 7 gruppi diaconali (più di
i e ciò c» DO volontari), di orientafflo ecumenico, che opero nell’intera regione. Nettimi anni la Eho, supe’ la logica dell’intervendiemergenza, porta avanti
lerie di progetti di mi:dito che mirano alla riione della società civisostenendo con piccoli
finanziari gruppi e perì singole che vogliono
'^prendere attività autore non dispongono di
de risorse proprie,
ieme alla coordinatrice
^getti, Anna Bù, ho vi“S/anche due campi Rom,
¿più composti da sfol.1*1 Kosovo, il cui unico
«etio è di rientrare nelProprie case. Le loro con"'onidl vita nei campi sosstremamente precarie:
acqua ed elettricità; in
aanapi la Eho organizsarsi di alfabetizzazione
■'pambini ed adulti. •
[uliJpfipäzione di rifugiati e
„.j .'^''nane sicuramente
tim*Problemi più grandi
lsnitviK^°j''odina che ne
re a 11 più grande numero,
presenta un bason(l9l I ® tir,? natalità e dunque
invecchia^mbrii teso di popolazione; il
■’ »00 «Ä'^'^^Pazione nel
^ ora il più alA2¿°Ptel gli anziani (circa
‘lidien^ ® popolazione ha
^ overtà ®°no colpiti da
®die, solitudine.
|f leotp.. ^senario, particolar
teleZ - Un ponte
'>ftal„^''^'°ni» che la Eho
® di ricostruire un
sfiorato una immane tragedia
ecologica per l’esplosione
durante i bombardamenti di
una fabbrica chimica di fertilizzanti, ho incontrato Bela
Halas, pastore della Chiesa
riformata, attento al dialogo
ecumenico e al processo di
riconciliazione tra i diversi
gmppi etnici. La Vojvodina è
infatti una delle aree più
multiculturali d’Europa: ha
una popolazione di 2 milioni
di persone che include 26 etnie diverse, 30 confessioni religiose e 10 lingue.
A Belgrado sono stata accolta con calore e semplicità,
negli uffici del Patriarcato ortodosso serbo, da padre Andreja Cilerdzic, del Segretariato per le relazioni esterne.
Segnali di cambiamento sono visibili nella società serba,
sostiene padre Cilerdzic, e
anche la Chiesa ortodossa
serba comincia ad aprirsi,
nonostante il cammino sia
ancora lungo e difficile. Ricevere una visita dalle chiese
evangeliche italiane è stato
per lui un segno forte di solidarietà perché rompe il duro
isolamento in cui vive ancora
la Chiesa ortodossa in Serbia.
Durante il viaggio tante so
Bambini in Serbia
no state le impressioni, le persone incontrate, i luoghi visitati, tante le domande poste.
Poche le risposte. Ma imparare a farsi domande è forse il
primo passo per ricostruire fiducia e costruire pace, poiché
la domanda è l’inizio del cambiamento ed il primo passo
verso «soluzioni» creative di
ricostruzione e di pace.
Ancora oggi la situazione in
tutta la regione balcanica è
tutt’altro che pacificata, la
pace è ancora lontana, la ripresa economica lenta, si
stenta a superare la cultura
dell’emergenza, spesso trascurando i bisogni reali e le
potenzialità dello sviluppo locale; a volte la presenza massiccia di organizzazioni internazionali sembra stravolgere
le forme stesse della convivenza locale. Ho avuto a volte
l’impressione che la comunità internazionale abiti una
città parallela a quella della
comunità locale, ho sentito
parlare di due città sovrapposte che non si incontrano,
quasi non si toccano...
Obiettivo del Srm è di sostenere in Serbia, come in
tutta l’area balcanica, progetti che superando la logica
dell’emergenza si muovano,
al contrario, verso una logica
di sviluppo locale, promuovendo iniziative che rafforzino il dialogo tra diverse etnie,
culture e religioni. Il pluralismo, sfida e risorsa del nostro
tempo, è forse l’unica scelta
possibile per un futuro sostenibile nei Balcani, come in
Medio Oriente e altrove. È
necessario ritessere ovunque
forme di convivenza capaci
di scardinare i diritti della cittadinanza fondata sull’appartenenza etnica per superare lo spaesamento, il rimanere senza paese, sia in un
villaggio bruciato casa per
casa, sia nelle metropoli della
società globale.
Bambini a Gaza
Oaza: dieci anni di solidarietà
ANDREINA BAI
MANLIO LEGGIERI
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giovali
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:hi!
Albania, nazione in fase di decollo
Per la
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su
Lo scorso luglio si è svolto a
Valona, in Albania, il seminario «Costruiamo insieme il nostro futuro» organizzato dal
Srm, con la collaborazione del
Consorzio italiano di solidarietà (Ics), per i centri di aggregazione giovanile (Cag). 115
partecipanti, provenienti da
cinque diversi distretti, hanno
lavorato sotto la guida di Renato Serra, consulente del lavoro e Manlio Leggieri, consulente di direzione d'azienda.
________RENATO SERRA________
Nel mese dì luglio ho trascorso 5 giorni in Albania, quale consulente del lavoro, nell’ambito di un programma di formazione a giovani albanesi, diplomati e laureati, desiderosi di intraprendere la carriera di imprenditore. Buona è stata la loro disponibilità, più difficile è stato
far comprendere loro che nella vita di ciascuno vi è sempre
un momento in cui bisogna
confrontare le proprie possibilità o capacità imprenditoriali e possibilmente spenderle per migliorare la propria
qualità di vita. L’Albania è
una nazione di giovani in cui
l’età media non supera i 41
anni, povera di risorse industriali, con una rete ferroviaria
ridottissima e una autostradale che, a parte qualche breve
tratto tra la capitale Tirana e
Durazzo, è molto simile alla
rete italiana degli Arini 50. Ha
un solo aeroporto (Tirana) decentemente agibile i cui mezzi di trasporto per passeggeri
sono vecchi autobus donati
dalla Regione Lombardia;
hanno ancora le insegne di
questa regione sui fianchi e gli
autobus che fanno servizio
pubblico a Tirana o a Valona
sono dell’Atac, azienda tranviaria romana.
Le banche non sono particolarmente attive nei cambi
di valuta e così il mercato, dove il circolante non è di entità
disprezzabile grazie alle attività più lucrose come il contrabbando di sigarette, droghe leggere e pesanti, viene
lasciato nelle mani dei cosiddetti cambisti che con la loro
bancarella appaiono a ore
precise nei mercati locali. Nonostante questo quadro di
partenza non facile, colpisce
la mobilità interna e «la voglia
di fare» delle persone incontrate. Sulle strade viaggiano
decine di piccoli autobus da
7-9 posti che collegano gli angoli più remoti del paese trasportando persone e cose e
supplendo così alle insufficienze dei trasporti pubblici a
costi ridotti. Per accelerare lo
sviluppo in Albania occorrerebbe, sia pure in questa fase
difficile dell’economia mondiale, una presenza più organizzata dell’imprenditoria
piccola e media italiana ed
europea in genere.
In questo momento sono
numerosi gli imprenditori
italiani che portano sul posto
segmenti di lavorazioni,
spezzettando in zone diverse
le varie fasi di lavorazioni. Alcuni giovani di Korcia, uno
dei distretti interni dell’Albania, ci facevano presente che
nell’ambito della confezioni
di abiti le maniche, la parte
superiore, la cintura e/o la
gonna venivano distribuite a
più lavoranti, mentre le rifiniture venivano riservate al
rientro in Italia, evitando così la conoscenza completa
del ciclo di lavorazione di
una sola persona. A questo si
aggiunge la necessità di costruire delle infrastrutture
stradali e turistiche più vicine allo standard europeo.
Compito non facile per un
piccolo e povero stato di
confine tra la civiltà cosiddetta occidentale e i paesi
balcanici. Le chiese cristiane
stanno facendo uno sforzo
non indifferente per essere
presenti e portare il proprio
contributo in quella terra. Le
possibilità di ^luppo ci sono, vanno curate e aiutate.
Sarà un compito necessario
anche se gravoso per l’Italia e
per l’Unione europea.
Era il 1992 quando è scoppiata la guerra nei Balcani. L’assemblea del 6“ circuito
delle chiese valdesi e metodiste, riunita a Milano il 9 ottobre 1993, fa proprio Tatto 118
del Sinodo di quell’anno che
invita le chiese «a proseguire
nella preghiera e in azioni di
sostegno verso le vittime della
violenza nell’ex Jugoslavia,
consapevole della necessità di
un coordinamento nello sviluppo delle azioni di aiuto».
Già da alcuni mesi la comunità metodista di Omegna e la
comunità valdese di Como
(così come il gruppo «Arcobaleno» di Pinerolo, a cui partecipano laici, cattolici ed evangelici) sono impegnate in un
lavoro di aiuti all’ex Jugoslavia
ed è proprio sul loro esempio
che inizia l’attività di molte
comunità evangeliche del
Nord Italia. Per la destinazione degli aiuti, si converge sulla «Società evangelica Ihthus
per gli aiuti umanitari» di Pota, in Croazia, diretta da Nevio
Bacac, che distribuisce gli aiuti alle famiglie bisognose,
all’ospedale di Pola, a un ricovero per anziani, a due campi
profughi allestiti nella città, a
un orfanotrofio di Pola e a
una casa di accoglienza per
bambini abbandonati (chiamata «Gaza», cioè oasi) a Rovigno, creata dalla moglie di
Nevio, Èva Husak.
• Nasce un coordinamento
con tutte le comunità che si
occupano degli aiuti (Pinerolo, Torino, Novara, Omegna,
Intra, Como, Bergamo, Pavia,
Milano, Trieste, sperando di
non dimenticarne qualcuna)
e con Nevio ed Èva per la decisione sui generi essenziali
da inviare. Per tre anni, ogni
mese, partono molti furgoni,
a volte camion, per Pola, dove si concentra lo smistamento degli aiuti, provenienti dall’Italia e da tutta Europa, verso i centri di aiuto di
Croazia, Bosnia, Serbia.
Nel tempo Ihtus esaurisce
la sua funzione di distribuzione di aiuti e confluisce nella
casa di accoglienza per bam
bini Oaza che nasce nel 1993
per iniziativa di Jelisaveta
Husak e delle figlie Èva e
Lenka che mettono a disposizione la loro villetta di Rovigno. Tale villetta, ristrutturata
da volontari di tutte le nazioni, arriva nel tempo a una capienza di 28 bambini, quasi
tutti neonati: Oaza era allora
Tunica struttura di accoglienza per neonati di tutta la
Croazia. Molti dei bambini ospiti sono rimasti presso la
struttura per un tempo determinato, più o meno lungo,
trattandosi o di affido temporaneo da parte dell’assistenza
sociale croata (figli di guerra,
di genitori separati o con problemi, di tossicodipendenti) o
di bambini adottabili; diverso
è il discorso per i bambini
«senza documenti»: zingari,
che per lo stato croato devono essere considerati bosniaci e quindi non protetti, o figli
di profughi, di incerta «etnia»,
e quindi privi di documenti.
Nel corso degli anni da Oaza sono passati più di 200
bambini, alcuni si sono fermati solo per pochi giorni, altri sono stati presenti dal ’93
ad oggi. Dal 1996 Oaza comincia a trasformarsi in quella che è oggi: una serie di case
famiglia curate da genitori affidatari. Oggi se ne contano 4
(e una in gestazione), con 28
bambini e ragazzi, più una
ventina di altri bambini aiutati esternamente. Gli aiuti, la
solidarietà e le preghiere delle
comunità del Nord Italia continuano come prima, nonostante gli interventi umanitari
in altre nazioni abbiano fatto
drasticamente diminuire i
contributi all’associazione
«Amici di Oaza», che in Italia
si occupa della raccolta e della gestione dei fondi.
Quest’anno, a maggio, è
venuta improvvisamente a
mancare «nonna Jelisaveta»,
la promotrice ideale e materiale dell’attività di Oaza, che
negli ultimi dieci anni ha investito tutti i suoi sforzi e
averi in quest’opera. Il comitato di presidenza ha deciso
che il nome del centro d’ora
in poi sarà «Oaza Btike Bete»
(Oasi della Nonna Beta).
La Fcei e i progetti in Kosovo
Il Srm è impegnato anche
in Kosovo, dove ha partecipato alla realizzazione del progetto «Reconciliation by education», nell’ambito del quale
sono stati organizzati i «Punti
verdi», attività ricreative estive per bambini e adolescenti
di diverse etnie il cui obiettivo è la promozione dell’educazione alla riconciliazione e
della convivenza multietnica
tra le nuove generazioni.
Lo scorso luglio, invece, è
partito il «Progetto promosso», di cui sono capofila Ipsia
(Adi) e Arcs (Arci), e a cui par
tecipa anche la Fcei attraverso
il Srm. Il progetto, finanziato
dalla Comunità economica
europea, si articola in due anni. In particolare il Srm è impegnato nella realizzazione di
un percorso formativo dal titolo «Dietro il sipario.il teatro
dell’educazione» che prevede
una prima sessione in Italia e
una seconda in Kosovo. Si
tratta di una formazione rivolta a insegnanti-educatori e
operatori-animatori.
Giocando su attività che
puntano a stimolare e agevolare l’espressione individua
le, il seminario intende porre
i partecipanti di fronte a delle sfide. La più ardua, senza
dubbio, vuole essere quella
di costruire situazioni e realizzare progetti e plays teatrali lavorando sempre in
gruppi interetnici. Tale attività cerca di sondare la capacità dei partecipanti di conciliare le volontà, trovare
strumenti per l’espressione
di sensibilità diverse e creare
canali di comunicazione che
garantiscano il coinvolgimento di ciascun componente del gruppo.
8
PAG. 8 RIFORMA
■
Vita Delle Chiese
Chiesa battista di Napoli via Feria: intervista collettiva a cinque studenti
Studiare teologia in vista del pastorato Un Premio Nobel per la pace^
La vocazione al nninistero viene dopo la vocazione alla vita cristiana ed è uno dei tanti
tasselli importanti che formano il complesso «puzzle» della comunità cristiana
MARTA D'AURIA
PERCHÉ mai oggi una persona studia teologia e
perché mai lo fa in vista del
ministero pastorale nelle nostre chiese? Hanno provato a
rispondere a queste domande, con la serietà e il pudore
di chi sa che non è facile descrivere la propria fede e la
relazione con Dio, gli studenti di teologia Peter Giaccio,
Ivano De Gasperis, Giovanna
Rostagno, Mirella Manocchio
e Sara MaeVane, (assente per
motivi di salute Elisabetta
Zuffanti), nel corso di un’intervista collettiva che si è
svolta il 26 settembre nella
chiesa battista-di via Foria, a
Napoli. Gli studenti, presenti
nella città partenopea per
partecipare al corso di Pastorale clinica organizzato per il
quarto anno consecutivo dalla cappellania dell’ospedale
Villa Betania, hanno condiviso con un gruppo di fratelli e
sorelle della comunità locale
il racconto della nascita della
propria vocazione.
«Credo che la vocazione al
ministero - ha detto Peter,
metodista, proveniente dalla
comunità di lingua inglese a
Roma - venga dopo la vocazione alla vita cristiana. Secondo la mia esperienza è solo
nell’ambito della comunità
cristiana che si può comprendere la vocazione particolare a
un ministero. A un certo punto della mia vita mi sono chiesto qual era il mio ruolo all’interno della comunità nella
quale ero ben inserito. Il Signore ha bussato alla mia porta e, con l’aiuto di parenti, di
amici che cercavano in me un
sostengo e un aiuto, ho sentito
la responsabilità di questa vocazione: da qui la decisione di
provare il pastorato. Naturalmente questa vocazione è uno
dei tanti tasselli importanti
che formano il puzzle della
comunità cristiana».
Ivano, della Chiesa battista
di Teatro Valle a Roma, ha ricordato che la forza dell’annuncio dell’Evangelo è stato
così «dirompente» nella sua
vita che ha sentito subito il
desiderio di testimoniare al
prossimo la sua fede. «Ho cominciato a fare dei gruppi di
lettura biblica con degli amici di scuola che mi chiedevano di approfondire certi temi.
In quel momento mi sono reso conto che dovevo avere
degli strumenti per condividere con gli altri la parola di
Dio. Così ho deciso di iscrivermi alla Facoltà valdese».
Percorso diverso quello di
Giovanna e Mirella, entrambe nate e cresciute in un contesto comunitario, «Sembrava quasi scontato - ha detto
la prima, che viene dalla
Chiesa valdese di Torre Pellice - che fossi credente, ma a
un certo punto è arrivato il ri
Chiesa battista di Meana
La gioia comunitaria
per tre battesimi
IVO BLANDINO
La chiesa battista di Meana sta vivendo in questo
momento un grande risveglio
spirituale: domenica 8 settembre, in un clima di vera
festa cristiana, sono scesi
nelle acque battesimali alcuni nuovi membri, testimoniando con questo rito la volontà di proseguire il messaggio evangelico e la continuazione della stessa chiesa locale. Sono Alessia Bergere,
cresciuta nella scuola domenicale con l’insegnamento di
Evangelina Maritano; Flavio
Tomassone, giovane discendente del primo evangelico
di Meana; e Anna Gentile,
della Chiesa battista di Susa,
giunta alla conoscenza della
Parola grazie a uno zio brasiliano evangelico.
Il «sì» pronunciato da queste sorelle e questo fratello,
accompagnato dal canto «Sii
fedele fino alla morte», ha reso commovente la loro semplice ma significativa testimonianza. Il culto era presieduto
dalla pastora locale Piera Egidi, affiancata dal pastore della
Chiesa battista di Susa Marco
Piovano e dal pastore valdese
Giorgio Bouchard; erano presenti anche altri pastori della
valle di Susa, il parroco di
Meana, don A. Blandino, e il
parroco di Celle, don Renzo
Girodo, che hanno rivolto parole di fraterna cristiana amicizia; molto gradita anche la
presenza e il saluto della capitana dell’Esercito della Salvezza di Torre Pellice.
Dopo il battesimo, per la
prima volta i nuovi credenti
si sono accostati al simbolo
del pane e del vino per la
santa cena. Il pastore Emmanuele Paschetto ha amministrato il battesimo e a conclusione del culto è stato compiuto l’antico gesto dell’imposizione delle mani, a cui ha
partecipato l’assemblea tutta; possa così la benedizione
di Dio vegliare sui passi dei
suoi nuovi figlioli. L’edificante riunione si è conclusa nel
vicino villaggio evangelico
«M. L. King» con un rinfresco.
fiuto totale. Avevo 22 anni.
Poi un giorno sono stata convinta ad andare in chiesa e
ho sentito una predicazione
che ricordava che Dio rivolge
a ciascuno una vocazione.
Tra le vocazioni menzionate
c’era l’aiuto al prossimo, nella quale riconobbi me stessa.
Decisi allora di studiare teologia. Ancora oggi vivo con
conflittualità la mia chiamata, ma ogni giorno mi viene
ritestimoniato di questa vocazione. In particolare l’esperienza in ospedale è una riconferma della specifica vocazione a cui mi sento chiamata». Mirella, della Chiesa
metodista di Palermo, ha ricordato di quando lavorava
come giornalista nel campo
dell’immigrazione: «Già allora sentivo una forte spinta
verso il prossimo. Ho cominciato a pormi tante domande, fino a quando ho capito
che la vocazione al pastorato
era la mia strada. Ho lasciato
il lavoro in Rai, e ho iniziato a
frequentare la Facoltà. All’inizio nessuno condivideva
la mia scelta, le uniche persone che mi hanno sostenuta
sono stati i colleghi di lavoro
e un amico musulmano. Sono contenta oggi di poter
condividere con voi la gioia
di questa mia scelta».
Infine il racconto di Sara,
della Chiesa anglicana di Roma, è stato un esempio della
realtà, sempre più crescente
in Italia e all’estero, delle vocazioni cosiddette «tardive».
«A differenza di molti che dicono di essere credenti ma
non praticanti, io ero praticante ma avevo dubbi sul mio
essere credente. Gli studi di
teologia mi hanno aiutato a
trovare la logica della mia
pratica. Ho cominciato i miei
studi perché volevo dare da
laica un mio contributo, poi
sono stata incoraggiata dal
mio pastore e dal vescovo a
considerare il ministero. Per
la mia età non posso garantire tanti anni di servizio ma
oggi, e la formazione all’ospedale mi sta dando conferme,
so che questa è la vocazione a
cui sono chiamata».
Sono state poi rivolte alcune domande specifiche sulla
Facoltà e sul percorso di studi che all’interno di essa è
possibile fare. Infine è stato
chiesto ai futuri pastori e pastore che cosa più li entusiasma e cosa più li spaventa nel
ministero che svolgeranno
nelle chiese. Da un lato è stata menzionata la paura di essere lasciati soli, di essere
esposti al giudizio costante,
di una possibile intrusione
nella vita privata; dall’altro
lato la gioia e l’entusiasmo di
poter vivere la chiesa come il
vero corpo di Cristo in cui
ciascuno, con i propri doni e
specificità, contribuisce al
bene comune.
Chiesa valdese di Chivasso
Una giornata di festa
fra le molte lingue
MARIO RADAELLI
I battezzandi con il pastore Paschetto
CHIVASSO; la piccola chiesa valdese di via Ivrea era
gremita di fedeli e amici, domenica 29 settembre. Silvia,
Daniela ed Elena, hanno ricevuto un dono prezioso,
espresso da ciascuna in modo diverso a dimostrazione
della grandezza di Dio nel
comprendere gli uomini. Silvia ha preso il battesimo e ha
voluto immergersi nell’acqua
gelida di una domenica di
autunno per dire a tutti di
aver fatto la sua scelta. Ha testimoniato esprimendo il
tormentato cammino nel
quale Dio l’ha guidata prime
di arrivare a prendere questa
decisione, come del resto è
successo per molti di noi.
Daniela l’acqua l’ha ricevuta
sul capo, con un testimone
d’eccezione; il piccolo che
porta in grembo e che fra pochi giorni darà alla luce. Anche il piccolo ha voluto esprimere la sua gioia; nel
momento di scattare la foto
ricordo, il bagliore del flash
si è riflesso sulla catenina
che Daniela portava al collo
e sul suo petto è apparsa una
stella azzurra: molto intraprendente il nascituro!
Elena ha voluto testimonia
re che un giorno aveva ricevuto il battesimo nel suo paese, la Romania, con il rito ortodosso. A Chivasso ha trovato una nuova famiglia, gli
amici della chiesa che l’anno
accolta, aiutata, sostenuta nei
momenti più difficili. Ora lavora, è felice e si sente parte
viva della nostra famiglia. Davanti ai fratelli della comunità
che frequenta da molti mesi
ha promesso fedeltà a questo
Dio, confermando la sua scelta di seguirlo per tutta la vita.
1 canti, le preghiere, gli abbracci finali ai nuovi membri
della nostra comunità hanno
concluso una giornata speciale, una di quelle che diventano sempre più rare, purtroppo. La sorella Julia, una
cubana che ormai fa parte
della nostra chiesa da molti
mesi, ha voluto leggere una
poesia, una di quelle poesie
che scrive quando si sente sola e pensa a Dio per riempire
la solitudine del suo cuore:
più che una poesia è stata
una bella preghiera che ha ricordato alle sorelle festeggiate per il loro battesimo che
Dio sarà sempre con loro. Per
l’occasione anche le sorelle di
Terrazza hanno celebrato il
culto e consumato la santa
cena con noi.
Regala un abbonamento a
George W. Bush è un uomo
del Sud, ma del grande e orgoglioso Texas. Inoltre egli è
la creatura politica della ultraconservatrice «Christian
Coalition», fondata dal famoso «televangelista» Pat Robertson, che ha trovato i suoi
più convinti sostenitori fra i
dirigenti della «Convenzione
battista del Sud» (Sbe), la più
grande denominazione protestante degli Usa, dalla quale Jimmy Carter si è clamorosamente dimesso esattamente due anni fa per esprimere
il suo dissenso nei confronti
della «crescente rigidità teologica» della Sbc.
Khomeini in Iranel'i,
ne dell’“
delle truppe sovie^
bedue nel 1979. Q
travolto e fu poi pesi
te battuto dal repJ
Reagan nel noveri
quando quest’uli
giando «l’idealisi
ter, promise agli anj
sconfiggere con le
pero del male», allotäüi
duato nell’Unione Sov¿
Gli anni
della presidenza
Carter è stato eletto presidente nel novembre 1976, in
un periodo particolarmente
delicato della storia degli
Usa, un anno dopo la fine
(ingloriosa) della terribile
guerra del Vietnam e all’indomani del grande scandalo
politico del Watergate, che
costrinse Nixon alle dimissioni. Da protestante integerrimo quale è sempre stato,
portò alla Casa Bianca una
ventata di aria nuova, nominando per la prima volta
nell’Amministrazione uomini
di colore e donne e non esitando a licenziare alcuni collaboratori che non gli sembravano del tutto onesti, tìa
ex predicatore laico e monitore di scuola domenicale era
convinto, a differenza del futuro cancelliere tedesco Helmut Schmidt, che si poteva
governare avendo come programma il Sermone sul Monte. Questa profonda convinzione, che ha conservato fino
a oggi, lo portò a imporre la
pace tra Egitto e Israele con lo
storico accordo di Camp David del 1978. Non è un caso
che Bill Clinton, altro battista
del Sud, dopo aver presieduto
alla solenne firma dell’accordo di Oslo del 1993, si sia
adoperato fino agli ultimi
giorni della sua presidenza
per tentare di imporre a Barak e Arafat un accordo che
avrebbe potuto essere l’epilogo della lunga marcia intrapresa da Carter per risolvere
la questione mediorientale.
I due ultimi anni della presidenza Carter furono segnati
da due grossi eventi di cui si
misurano proprio oggi le tra-,
giche conseguenze: la rivoluzione islamica dell’ayatollah
une
Da 20 anni
ambasciatore di pgg '
Non c’è da stupii
Carter abbia dichi®,
questi giorni che avrebi '
tato contro l’attaccom
tivo all’Iraq. Infatti; de [»1- (
sconfitta elettorale di 2; llfl «
fa. Carter non ha mai« *
ciato alle sue profoaÉ
vinzioni pacifista,
una lettura assidua d«
geli, e fin da allorafn]
un’organizzazione noBi
vernativa, il Cartel Ca
specializzata nella ria
ne dei conflitti intei
li, nella promozion^di
ti civili, negli intervi
nitari e nell’aiuto a^
po. In quelFambitor
fra l’altro, «Habitat fòS
manity», un’organizi
di volontariato cheddi
alla costmzione di caí
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gno per i piu poveri
do e negli stessi Usât h
sti venti anni. Carta è
un vero e proprio ami» 9’^^PI
tore itinerante della pà onoscon
candosi, con o senza ma Iput e d
to ufficiale, nei punti pi j di lavo
di del pianeta, dalla CoK ,
Nord ad Haiti, dal Tini
dentale a Cuba, dove sii Mariane
cato nel maggio scoiSesi tebbe ra
vito di Fidel Castro e do ¡Ha Rete
stato accolto con wd jntenuto
lore dalle chiese protéì p,
dell’isola. In quell’occa! ^
il pastore Hector Meoi dato per
che è membro del Con! l i signifi
centrale del Consigfio! Qenova e
menico delle chiese, hai « ,
che «uno dei compiti es ’
ziali delle chiese de^B ®
di Cuba è di gettare pffl Igìosa, fi
riconciliazione traini aova pe
paesi» e che «la visita di jg ¡jj
presidente Carter „
Questi ponti». Goti la <1^
scelta, il Comitato Nòli ™ ai s'
detto chiaramente cheip tiprio dii
di cui il nostro mondol* jg (,},g ^
gente bisogno oggi è il a ^
plicarsi di questi «poM^
conciliazione».
Jean-JacquesPi
«nto risu
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tra le st
FONDAZIONE EVANGELICA BETi
OSPEDALE EVANGELICO VILLA BETi
PONTICELLI- NAPOLI
ambiata
Gem
Nell’ambito di un programma di riorganizzazione apicale
dale evangelico Villa Betania, il Comitato direttivo della Fóndi r Oin(
evangelica Betania ha deliberato l’istituzione della figura del dndj ^ ® ® •
generale, ai sensi del Decreto legislativo n. 502/92 e successive i®* Costa
ficazioni e integrazioni. 0 SI
Gli aspiranti, ai sensi dell’art. 3 bis del Decreto legislativo n. 2 Cnza c
dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti:
1) Diploma di laurea.
2) Esperienza almeno quinquennale di direzione amministrati^..
nica o sanitaria in enti, aziende, strutture pubbliche o private,
inp
zione dirigenziale apicale.
con autonomia
gestionale e diretta r®P*
sabilità sull’utilizzo delle risorse umane, tecniche e finanziarie, i
la«
Costituirà titolo preferenziale l’attività svolta nel settore san*
specificatamente, nell’area dell’ospedalità classificata.
Qualora la selezione di cui sopra dovesse dare esito negativi
dazione, ai sensi dell’art. 2, comma cinque, del Regolamento
co, si riserva la facoltà di attribuire le funzioni di direttore ge
non®
un membro facente parte delle chiese fondatrici, anche se i
sesso dei requisiti specifici previsti dalla vigente normativa.
Il Comitato direttivo esaminerà i curricula dei candidati, cheti
no pervenire alla sede della Fondazione, a mezzo raccomai
avviso di ricevimento, entro e non oltre la data del 13 dicem ^
farà fede, a tal fine, il timbro dell’UfFicio postale apposto s
preaffrancata.
Inoltre, le domande dovranno contenere l’autorizzazione
mento dei dati personali, ai sensi della legge n. 675/96.
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bollettino di collegomento dello federazione giovanile evangelica italiana
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n. 3 ottobr« 2002
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Fascicolo interno a RIFORMA n. 40 del 18 ottobre 2002. Reg. Trib. Plnerolo n. 176/1951. Responsabile ai sensi di legge: Piera Egidi.
Edizioni Protestanti srl, via San Pio V n. 15 bis, 10125 Torino: Fotocomposizione: AEC - Mondovì. Stampa: La Ghisleriana - Mondovì.
ita senza rivolta è come le stagioni cui manchi primavera,
una rivolta senza giustizia è come una fonte in un deserto arido e secco.
Kahiil Gibran
anno dopo
liada La Fata
a mozione n.l5 del XIV Congresso
della igei invitava «...quelli che tra
¿Li gruppi locali della federazione si
della pai snoscono negli intenti della Rete di
senzam ¡pule che la ritengono una opportupuntipft Èdilavoro attraente, ad aderirvi...».
Inseguito il consiglio fgei individuò
, dovèsii Wariangela Fadda la persona che
I scorSesii irebbe rappresentato la federazione
stroedi dia Rete (di Lilliput e che avrebbe
>n grw jntenuto i rapporti con essa,
ell’otw ^ proprio con Mariangela che ho
tor Men irbto per cercare di capire quale fosdelConi ili significato e il valore di un ritorno
msiglioi (¡jfigyg g 3000 dal vertice del G8.
impitll persone di diversa estra
ede^il associale, provenienza, confessione
«arepoi Sgiosa, fede politica, si sono riunite a
3 traini enova per cercare di costruire qual-ter'èiffl nuovo, per confrontarsi, creare
Con la tlelle alternative a questo monto Nob ilio di sviluppo, per manifestare il
Ite cheili Oprio dissenso di fronte a pochi podecidono per l’intero mondo
f^ontti prendersene cura. 11 movi
snto risulta essere estremamente ete[uesPeyi ma la sensazione di chi si tro
_______ strade di Genova è di far parte
pvau t^otpo unico che si muove in motllW I omogeneo, che conduce a sintesi e
ETAN I® singolarità pres nti.
^oriangela mi racconta di come sia
“itdiata l’atmosfera nel momento in
® 0 Genova arrivarono i capi di stato
aledell'O J ®Ptite i lavori del vertice. Le forze
laFèntì " Ordine aumentarono improvvisaidelJ®* Alisei poliziotti avevano l’aria di es•cessiveiw oostantemente tesi. Da un giorno
Iro si è dato il via ad una spirale di
n, 2 onza che non si è esaurita a Geno
listrath*,
ivate,
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;iarie.
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numero...
•M
Davide Rostan, Stefania Consoli
Matteo Rivoira, Nicola Rochat
Stefano D’Amore
Federica Mattone e Andrea Sbaffi
1%
«¡1
Samuele Pigoni
a pag.
Elena Caruso, Nadia Scuderi
a pag.5
Campi giovani
Ecumene
Adelfia
Agape
Campo formazione centro
«Fedele è colui
che vi chiama»
a pag
6 e 71
di Davide Rosta n
elle nostre riunioni è risuonata in
questi mesi di preparazione una parola: fatica. La fatica che ci abbiamo
messo per organizzare tutto e quella
che era scritta sui nostri volti alla fine
di questo campo. La fatica che vi abbiamo fatto provare, la fatica del gestirsi tutto insieme quell’immenso calderone che è la vita di tutti giorni. La fatica
di provare a farlo come se fosse una
preghiera a Dio, la fatica di destreggiarsi tra le mille contraddizioni del nostro vivere, tra le nostre affermazioni e
il nostro agire, tra i compromessi che
non possiamo evitare e le scelte che
compiamo di continuo. Questa era un
po’ l’idea del secondo gioco di simulazione: sperimentare sulla pelle come
continua a pag. 3 ^
Anche se fate preghiere che durano a lungo io non le ascolto,
perché le vostre mani sono piene di sangue.
Isaia 1:15
10
DAL CAMPO STUDI
Genere femmile: cammino incompiuto
di Stefania Consoli
La riflessione condotta durante il
campo studi su autorità, potere e
identità di genere mi induce prima di
tutto a voltarmi indietro alla ricerca del
testimone che sorelle e compagne di
altre generazioni ci lasciano. Dall’inizio
della nostra giovane storia femminista
le donne hanno avanzato una pretesa
di completezza iniziando un percorso
di liberazione da una dimensione che
le relegava ad una sfera privata e invi-,
sibile. Non senza fatiche e complicazioni. Come gestire il rapporto tra personale e politico? E’ un legame possibile e legittimo? Penso alle donne degli
Anni ‘70. Vivevano un periodo politicamente caldo: i referendum sul divorzio
e sull’aborto, le lotte del proletariato
sono solo alcune delle vicende che le
hanno viste coinvolte in prima persona, tirandole fuori dai collettivi e dai
gruppi di autocoscienza per dar voce a
se stesse sulla scena pubblica e testimoniare un corpo femminile significante nelle relazioni sociali e politiche.
Negli anni ‘80 il pensiero della differenza ha espresso con forza l’idea del separatismo tra uomini e donne sviluppando una riflessione attraverso la
quale le donne imparano ancora oggi a
dare valore alla loro diversità, sentendosi libere di seguire i propri tempi, di
assecondare le loro categorie, e in ciò,
libere dal confronto politico con gli uomini. Nonostante il lavoro prezioso
portato avanti dalle nostre sorelle più
adulte, se osservo gli ambiti dove si
giocano le autorità e i poteri, mi rendo
conto che siamo ancora sorde ai nostri
reali bisogni e afone rispetto alla possibilità di esprimerli. Nelle famiglie molte
di noi faticano a liberarsi dal ruolo di
madri e mogli a tempo pieno, e nei
luoghi di lavoro l’apparire asessuate e
severe diviene misura della nostra professionalità. Di fronte ai modelli femminili offertici dai palinsesti desolanti
della televisione italiana mi viene da
pensare: quali poteri e quali libertà vogliamo esprimere realmente? La storia
del pensiero femminile ci insegna a dar
voce ad un corpo che è simbolo della
nostra identità, segno della nostra sessualità e dunque del nostro modo di vivere le relazioni e di pensare il mondo.
Sempre più realizzo la difficoltà e nello
stesso tempo l’urgenza di trovare un
confronto con donne intrappolate in dinamiche di oppressione, o donne che
sebbene intuiscano alternative di pensiero e di pratica, rimangono tenacemente legate a ruoli immutabili e rassicuranti, o ancora donne che tristemente si accontentano di esprimere un po, tere fittizio fatto di corpi esibiti e intelletti mortificati. E allora mi sforzo di
trovare le parole per confrontarmi con
loro e vivere una condivisione sperimentata soltanto in alcuni contesti privilegiati come il campo studi. Mi. accorgo che il percorso è lungo e talora
doloroso perché si tratta di mettere in
discussione se stesse, di trovare domande per imparare e parole per insegnare. Ma è in questo cammino incompiuto, tracciato dalle donne consapevoli che mi hanno preceduto che mi
sento di ricercare e testimoniare la Dignità che mi è stata riconosciuta in
quanto figlia di Dio.
Ripercorrere ìi percorso fatto sinora forse non ci permette di capire
esattamente dove siamo, ma quanto
meno come ci siamo arrivati/e. Ci permette di prendere coscienza del fatto
che il cammino che ci precede non è lineare e che molte volte abbiamo lasciato indietro possibilità e prospettive, con
la promessa di ritornarci non appena
altre urgenze fossero state soddisfatte.
Questo è stato il pensiero che mi ha accompagnato durante l’appassionante
viaggio proposto dalla staff del campo
studi tra le pagine in cui si sono sedimentate nel tempo parte delle riflessioni
delle fgeine e dei fgeini (ma non solo)
intorno all’identità di genere. Rileggendo alcuni articoli apparsi sul notiziariofgei e su GE ritroviamo i tentativi di condividere una riflessione sull’identità maschile attraverso modalità ancora da inventare, resoconti di laboratori di recenti congressi durante i quali alcuni uomini hanno tentato di abbozzare un percorso che permettesse di colmare un
vuoto di discorso sull’essere uomini
connotato da una prospettiva di genere.
Sono stati tentativi i cui frutti si sono visti perlopiù fuori dalla fgei (penso in
particolare ad alcuni incontri tenuti ad
Agape); frutti inoltre abbastanza faticosamente maturati attraverso la tappa
fondamentale del separatismo che, pur
non convincendo molti di noi, sembra
essere l’unica possibile.
Purtroppo l’impressione è che, mentre in alcuni luoghi si siano ricavati degli spazi per portare avanti la non sempre facile riflessione, nella fgei si viva
una situazione di stallo che il campo
studi ha mostrato in tutta la sui
vertà di elaborazione. Davantijlri
alla domanda da parte di alcune di contesti
di riempire il silenzio maschile cin storicariK
Autorii
lierminarf
iinaltro/i
¡tempo st
perse
¡scindere
propria identità di genere nessi
stato in grado di proporre una pi
originale che colmasse la laci
sembra dunque venuto il momeill
riprendere alcuni discorsi già inizii
ahimè!, in parte dimenticati), cei
di capire innanzitutto in quale dirsi Contarsi
ha senso muoversi. Appare infat| |0ihBib
dente che, pur riconoscendo il del'odiscus
verso il percorso delle donné, noi *i^’òdii
possa vedere in esso un modelli
corribile tout court dai maschi, in
mi sembra altrettanto chiaro chele
te possono essere in parte dilli
Non è infatti la necessità di erri
zione che ci può spingere, ma nep
soltanto una riflessione tesa a elafe ^
ipiella cl
noi, ir
Unitiva di
Potere
deità sta
potere hi
liferi, con
il senso di colpa - o la mancanza
so - nel confronti di un passato
presente di violenza e sopraffa! ip°te
Sono convinto della necessità di B
verci nell’ambito di una riflessioni ® ararne
ca al modelli maschili che occuj
l’immaginario, smascherando coi ® a altre
zioni culturali ancestrali, ma and •
recente elaborazione, tese a gesti
modo autoritario il potere. Nonp»
mo infatti accontentarci di una re» . ’ ,
liberazione dal modello di rtiasi
«macho», denunciato ormai da dee ’ a
È ora che i fgeini colgano lo spi®
riflessione offerto durante il campi j
di, cercando di ricostruire i franti
di un percorso già iniziato, anche?*! Palendosi delle preziose elaborazioti^
uomini legati ad Agape o alla Reff
M
Auguri
a Samuele Pigoni
e Valentina Messina
per la nascita di
►
Martino
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«vuole
pecìfiss
ifon
|"ente ,
herido,
r'avor
'»nane
11
autorità e potere
t -1
¿ola Rochat
(]EST0 uno dei binomi chiave del
campo studi. Mon abbiamo preso
iciatoie, ma percorso più sentieri
osservare queste due parole: conluti sul rapporto tra autorità, potere,
gje e identità; definizioni del vocaario, un complesso gioco di ruolo
jla Passione secondo Giovanni, artiili d’epoca con uno spaccato di storia
Jlafgei.
Ci siamo chiesti/e se le modalità di
[azione nella fgei e nei centri giovanili
cambiate negli ultimi trent’anni,
libiamo ripreso alcuni spunti dalle teorie che hanno attraversato la fgei, ci
lino interrogati/e riconoscendoci debie debitrici al pensiero delle donne,
ibiamo simulato infine un incontro tra
igetti sociali diversi per decidere se e
ime partecipare àd una conferenza ufIdale dei potenti del mondo.
^Autorità è esercizio del potere a due
[dizioni: avere legittimità (data da aipersone, talora si ritiene da Dio) e
1 la sualivere dei vincoli. Non possiamo prescinrantiiln Jere dal fatto che siamo inseriti/e in
Icuneà e strutture che ci definiscono,
:hile Ciri ìtoricamente e culturalmente.
; nessi! Autorità significa avere il potere di de; una pi leiminare delle conseguenze nella vita di
I lacul ®altro/a: la subiamo e la esercitiamo al
lometì stesso. Importante la pari dignità
ià inizii lia persone che si relazionano, a pre;i), cere sedere dall’autorità che hanno. Conale direz Starsi con essa non significa accettare infaSiè piena di episodi di messa
ido il del indiscussione del potere di un’autorità,
mné, noi C’è diffidenza verso la parola autorità,
nodelli iofss meglio il termine autorevolezza:
ischi, in ‘l“dla che ci viene riconosciuta da altri
0 chele ‘'^noi, in ragione di fattori diversi, in dee diffe dei doni di ciascuno/a.
;i emaf come possibilità di fare. La cri
ma nei sta nel come viene esercitato: non
laelab ^We abbiamo le stesse possibilità. 11
canzai Nere ha bisogno di bilanciamenti, equiassato è controlli.
praffazi U potere è una parolaccia, il potere af3ità din ^nscina, più se ne ha più si rischia di deìssionei ®‘‘®rame.
e occiil esiste solo il potere verso gli altri
ndo co ® ma anche quello su noi stesila and ^'1^
a gesti Potere non va scisso da responsabiNon poi ^®ve aborrire impunità e assolutiuna rei ^ ^
di ma* e potere attraversano le nostre
da deci '''lo, la famiglia, l’ambiente formativo
lo spi® guèllo lavorativo.
campP , nel mondo, nelle chiese, nella
1 fran® '^o''e nostre relazioni di amicizia e di
razioii,)'
la Rei
0 non ci piace il potere del danaro,
j, '’^ondo dei Potenti che fonda la pro'^9 autorità sulla violenza, sulla prevariI Orione e sull’ingiustiza, dobbiamo avere
e la determinazione critica di
I '^correre e sperimentare altre vie, parin,,dalle nostre relazioni, dai
desideri.
^mìti dell’accesso alla stanza dei bot'0 della conquista del Palazzo d’inn sono caduti per sempre. Viviamo
mondo ricco di differenze da valohoinb^ *'^9’’ustizie durature da
c:ui troppa gente preferiavere la verità in tasca.
'vuole
imporre con le bombe o con i
DAL CAMPO STUDI
donne e uomini, sul nostro essere credenti e/o in ricerca.
Non partiamo da zero: altri e altre prima di noi hanno preso la parola pur essendo fuori dalla lista degli interventi, si
sono sentiti/e autorizzati/e a farlo fiduciosi/e nella Parola che salva e consola.
Siamo chiamati/e ad agire, nelle comunità e nel mondo, confrontandosi serenamente con autorità e potere, specie
con la nostra piccola autorità ed il nostro
modesto potere, confessando un Dio potente e mansueto morto in croce come
l’ultimo dei ladroni.
Dalla prim
«Fedele è colui che vi cniama»
non vanno d’accordo la vita personale
e quella pubblica, i nostri ideali e la
possibilità di aggregarsi con altre persone per tentare di realizzarne almeno
qualcuno. La fatica che nasce dalla
consapevolezza di doversi giocare il
proprio rapporto con il potere e con
edifici statali.
è rincorrendo la visione domidel potere che cambieremo il
I Per
Plav ® abbastanza diffici
stessi/e e sulle nostre
contraddizioni, sul nostro essere
DAL CONSIGLIO
L'incubo della Fgei e il suo sogno
di Samuele Pigoni
A fgei vive una fase di debolezza: i
gruppi locali si riducono di numero, e, tranne poche eccezioni, sono
sempre più affaticati nel darsi continuità di vita e di impegno.
Questa consapevolezza sta impegnando la riflessione e la militanza dei
fgeini e delle fgeine a tutti i livelli.
Il XIV Congresso prende sul serio la
questione del gruppi: almeno cinque le
mozioni che fanno riferimento alla
questione di come rafforzare i gruppi e
stimolarli. Già il consiglio allargato del
2000 si era chiesto quanto ancora
avremmo potuto essere fgei, come
avremmo gestito «l’incubo della fgei»
di fronte alla «promessa di moltiplicazione» che ci è data. Il laboratorio politico, nel proporre alla federazione il
progetto sul e con il movimento dei
Sem Terra, ha voluto stimolare i gruppi esistenti a coinvolgersi come tali nel
progetto: senza l’impegno della federazione proprio in quanto rete di gruppi, il progetto non può partire perché
non ha senso se portato avanti da pochi/e singoli/e interessati/e. 11 campo
studi mette a tema la cura delle relazioni, dei rapporti tra noi e delle pratiche associative, antiautoritarie e alternative a schemi violenti di tipo patriarcale, e nel fare questo si fa carico di
rafforzare la sostanza del nostro stare
assieme come fgei: le relazioni tra singoli/e, e di gruppo. Il consiglio stesso
infine ha posto al centro del proprio
mandato la riflessione sulla questione
gruppi, la ricerca di strategie capaci di
sostenere la fgei attraverso la propria
debolezza, e di ricreare la forza smarrita del fare parte di un gruppo, dello
spendere la propria testimonianza e ricerca nel quotidiano con altri e altre.
Durante Tultima riunione abbiamo voluto domandarci il perché di questa
debolezza. Il passaggio dalla modernità alla post-modernità, segna la crisi
del modello che fonda i rapporti umani
sull’idea del patto. 11 patto è caratterizzato dalla dimensione collettiva del vi
vere, dalla durata nel tempo, dal reciproco affidamento. Di contro la postmodernità predilige un fare esperienza
che si fonda su un soggetto estremamente individualizzato e «Ubèro» da legami che durino nel tempo, capace di
frammentare la propria appartenenza
su più livelli, in più luoghi. Esiste un
reciproco affidarsi, ma si tratta di un
affidamento meno stabile e maggiormente frammentato.
La fgei ha una struttura intimamente pattizia. E’ infatti «costituita dalle
unioni e dai gruppi giovanili evangelici
che si riconoscono uniti da una comune vocazione.» (art.l dello Statuto).
Dobbiamo allora affrontare la ricerca di una sintesi tra l’idea di patto, che
ci fonda ed è ancora significativa per
noi, e quello che oggi siamo, soggettività «nomadi», irrequiete alla durata e
alla stabilità.
Una prima proposta del consiglio è
quella di stimolarci come gruppi esistenti o gruppi in formazione a valorizzare due aspetti dell’essere gruppo capaci di interpretare la tensione tra i
poli che abbiamo individuato.
11 primo aspetto, che chiamiamo
della vita contemplativa, ha a che vedere con la nostra relazione di ricerca
con Dio. Si esplica nella solitudine del
gruppo rispetto al mondo, nel raccoglimento e presuppone la scelta da
parte dei membri del gruppo di essere
lì in quel particolare momento, ognuno
portatore di una forte individualizzazione del percorso e del raccoglimento.
Il secondo, che chiamiamo della vita activa, ha a che vedere con il mondo, con l’impegno politico, con il patto
fatto da una collegalità con altre, per
impegnarsi in una lotta di trasformazione, che presuppone tempi lunghi e
il ritessere sempre e nuovamente patti.
La preghiera e la lotta sono due poli
che ci contraddistinguono, l’uno in
tensione rispetto all’altro, entrambi capaci di realizzare il sogno di una fgei
fatta di gmppi locali.
l’autorità qui sulla terra, qui nella nostra umanità segnata dal limite di una
ingiustizia diffusa.
Da questo siamo partiti: da una visione del mondo dove la gestione del
potere non ci piace, una gestione che
però appartiene a tutti e tutte noi e alla
nòstra esperienza. L’abbiamo vissuto
nei social forum, nelle chiese, nelle sezioni di partito, nella storia della fgei,
nelle guerre sparse per il mondo, nelle
relazioni personali, nella gestione
dell’economia mondiale, ma anche di
quella domestica, e quello che non abbiamo sperimentato direttamente, l’abbiamo saputo dai racconti di chi ha
provato in modi, luoghi e tempi diversi
a proporre una visione diversa. Abbiamo dato un filo a questi racconti, a
queste storie di cui siamo figlie e figli.
Non possiamo ignorarle, non è una
questione di dovere verso la storia ma
è uno sforzo - fatica di nuovo - intellettuale da cui non possiamo esimerci se
vogliamo provare ad elaborare qualche
proposta per questo mondo che ci sta
davanti e che si sgretola .
Dentro e fuori le nostre chiese la modalità con cui ci si relaziona, il modo
con cui si gestisce la socializzazione e
si curano i rapporti è fonte di conflitti e
di ingiustizie. Quanto il nostro personale bisogno di gratificazioni influisce sulla nostra modalità di gestire le relazioni? Tanto? Poco? Sappiamo che con il
potere avremo sempre a che fare e per
questo abbiamo pensato che fosse importante provare a giocarci, non per
mettere a nudo quanto ognuno di noi
ha più o meno «fame di potere», ma per
sperimentare la fatica che comporta la
gestione del potere.
A me piace vedere nel verdetto finale del gioco, dove si è data tutta la colpa a Dio, non il nostro volerne fare un
capro espiatorio, bensì il nostro riconoscere che solo Dio, usando un termine
che mi è caro, si può accollare il nostro
peccato, il limite della nostra condizione umana. Solo Dio ci può stare accanto davvero in tutta questa
fatica...l’averlo riconosciuto nel gioco è
forse la nostra confessione di fede.
Vorrei che da questo campo uscissimo per andare a raccontare tutto questo in giro, per raccontare che il modo
con cui si sta insieme o in cui si parla
non è un corollario di ciò che si dice,
che la democrazia si costruisce a partire da due persone, che la parola del Signore ci interroga anche sul nostro modo di gestire i conflitti e le assemblee,
che l’accettazione dell’altra/o parte dal
riconoscimento della nostra parzialità
(teologica, di genere, di classe, di età,
di etnia ecc.). Vorrei che «il partire da
sé» non venisse compreso come «ognuno/a racconta solo i cazzi suoi», che le
animazioni di gruppo non fossero percepite come solo un modo diverso per
parlare. Vorrei che insieme ci assumessimo questo compito, questa fatica.
L’incontro con l’Evangelo sta nella possibilità che Dio ci dona di portare avanti insieme questo sacco pesante nella
consapevolezza che «fedele è colui che
vi chiama» (1 Tes 5,24). Non dalle nostre azioni ma dalla fedeltà di Dio alle"
sue promesse dipende il nostro futuro.
Dio ci chiamerà ancora, di nuovo per
nome, anche quando non potremo più
invocare né sentire per dirci: «Lazzaro,
vieni fuori!»
Davide Rostan
12
DAL CAMPO STUDI
La teologia che attraversa la Fgei Similitudini visive
di Stefano D'Amore
HO apprezzato molto la proposta che
la staff di questo campo studi ci ha
fatto: fermarci e prenderci un momento
per voltarci, guardare, osservare, criticare e apprezzare le varie correnti teologiche che hanno attraversato la nostra federazione negli anni passati, fino
a oggi. E’ stato importante perché questo ha permesso che ci percepissimo in
una storia, in un percorso che non è
ogni Volta nuovo, ma che ha un prima
e un dopo di noi. Voglio condividere
con voi alcune osservazioni che mi sono nate durante le due attività dedicate
a questo «revival» (la relazione di Simonpietro Marchese e la lettura degli
articoli nei gruppi).
Mi domando se il punto di partenza
venga daH’»alto» o dal «basso», se sia
cioè la ricerca teologica a influenzare le
nostre attività e la nostra vita o se siano, al contrario, i nostri percorsi e le
nostre scoperte a modellare la riflessione teologica. Alcuni esempi. La Teologia della Liberazione (TdL) ha generato
i movimenti sociali e le Comunità di
Base o sono questi che hanno dato vita
alla TdL? Lo studio delle prospettive
femminili aU’interno della Bibbia alimenta o viene alimentato dal grande
universo dei movimenti femministi?
Nasce prima la riflessione teologica
dell’accoglienza o la constatazione del
«problema immigrazione»? Mi dico che .
forse ciò che mi spinge a fare questo tipo di domande è come al solito il mio
bisogno di ordinare, di dare una consequenzialità alle cose per illudermi di
capirle meglio...Invece, magari, si potrebbe immaginare che non debba esistere per forza una cosa che viene prima dell’altra, ma che i due aspetti si
contagino a vicenda e si fondano in un
intreccio di reciproci stimoli.
Se così fosse, a noi come federazione e non solo, l’arduo compito di situarci ancora con consapevolezza e vivacità in questo intreccio, e di essere
sia pronte a farsi interrogare da tesi.
teorie e riflessioni, sia attenti a cogliere
le piccole e importanti scoperte nel nostro vissuto o in quello di altri e altre.
E ancora... se i luoghi, i modi e i
tempi giocano un ruolo centrale per la
nascita e lo sviluppo delle Teologie
contestuali, mi domando quale possa
essere, oltre al semplice studio, il contributo di chi è esterno a motivo della
propria biografia. Cosa può capirne un
maschio di Teologia Femminista? E
un bianco inglese di Teologia Nera?
Chissà che anche queste domande
non nascano in realtà dalla brutta abitudine di ragionare per categorie...
Non è detto che ciò che nasce, necessariamente, in una determinata condizione non possa essere valido o non
possa interrogare e coinvolgere chi
proviene da realtà lontane. Non smettiamo di farci appassionare, togliamo i
paraocchi che ci mettono e lasciamo
dei varchi nei limiti che noi stessi e noi
stesse ci costruiamo, perché i doni
della condivisione e dell’apertura mentale devono essere costantemente curati ed esercitati.
Felicissimo e grato di questa opportunità retrospettiva, ho percepito però
la mancanza di un passo successivo.
Sappiamo bene che una storia è formata non solamente da un passato e da
un presente, ma anche da un futuro, e
credo che a quest’ultimo punto non abbiamo ancora dedicato le nostre energie.
Sono stati recepiti e veramente integrati nella nostra vita quotidiana, nelle
realtà sociali che frequentiamo o nelle
nostre comunità i contributi (teologici,
di identità, ecc.) che ci hanno lasciato
le generazioni precedenti? Cosa vogliamo dire d’ora in avanti? Quali messaggi ci sentiamo di dover proporre oggi al
nostro interno e al nostro esterno? Con
quali modalità?
Ho fiducia nell’impegno e nella passione della fgei e credo che saprà continuare a guardare avanti con la convinzione che non tutto è già stato detto
e scoperto.
Raccontare in poche frasi i
percorsi emotivi e logici fatti durante un campo studi durato quattro
giorni non è sempre facile. Infatti, il
primo impatto con il foglio bianco ad
un mese di distanza dal campo è
stato piuttosto tragico.
Poi lentamente è emersa, come
dalla nebbia, un’immagine a suggerirci una possibile strada. Un quadro
di Pollock si è fissato nelle nostre
menti dandoci così lo spunto per una
similitudine visiva tra ciò che abbiamo vissuto è ciò che dall’artista è
stato dipinto.
Ci riferiamo ad un opera dipinta
dall’autore nel 1950 e dal titolo LAVENDER MIST: number 1.
La prima e più immediata similitudine è relativa ad uno dei temi del
campo: le relazioni. Le infinite linee,
gocce, spruzzi di colore che caratterizzano e costituiscono il quadro
stesso', possono dirsi una perfetta
rappresentazione grafica dei legami
e delle relazioni analizzate e vissute
nel corso dei quattro giorni.
Le diramazioni in una relazione
possono essere molteplici ed infinite,
come si è potuto notare all’interno
dei giochi di simulazione, dove con
la scusa del mettersi in gioco e di interpretare un personaggio, si sono
tracciati virtualmente i segni ben riconoscibili anche nell’opera di Pollock. Linee più scure e marcate assimilabili agli interventi più decisi e
autoritari, evanescenti segni bianchi
a rappresentare i commenti sussurrati, macchie di sfondo a simulare il
costante brusìo e commenti che cadono come piccole gocce
di colore sulla tela.
La seconda similitudine nasce dalla consapevolezza che all’interno di un campo di pochi giorni sia impossibile sviscerare ed esaurire i temi proposti. Cln
po’ come l’opera di Pollock che non possiede
dei limiti, se non quelli
fisici della tela, così i
confini spazio-temporali
del campo non limitano
le nostre riflessioni ma
divengono semplici
spunti da ampliare alFintemo del
stro gruppo o in solitudine. ,
Un’altra similitudine è dettati;
sperimentazione voluta dalla
dovè si è più volte cercato di
re le «consuetudini» deH’animi
Preferendo spesso la discussi«
plenaria a quella in gruppi, oÉ
nendo un fil rouge a zig-zag
che lineare. Evidente è dunque^
militudine con l’opera di Pollock,’
ve la sperimentazione è espressi
stessa dell’opera.
Inoltre nella tela non si
individuare né un inizio né una|
e neppure un centro: in essas
spazio possiede uguale impoitì
ai fini della composizione. Sii
sensazione che abbiamo ritroi
anche nel campo quasi ad evidefi
re un buon equilibrio tra i diversi
mi trattati.
Forse avendo più tempo e
a nostra disposizione si P'
trovare molte altre similitudini, (
come molte altre riflessioni
nascere nel raccontare un camp*
quattro bei giorni passati ad Eg»
ne.
Speriamo di non avere, con
stro confronto tra vissuto e
complicato troppo un racconto»
plice. Temevamo però che laW
narrazione degli avvenimenti
campo potesse divenire, per
chi"
c era, noioso e un po' sterile
gli altri un semplice esercizio
moria. Perdonateci dunque
ma alcune volte accade che so> ,
un’immagine si possa esprim®’*
momento vissuto.
31
c/o Redazione Riformi
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tei. 011-655278
fax 011-657542
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DAL SINODO
Il ruolo della Fgei
di Elena Caruso
IL 25 agosto 2002 ha preso avvio
l’annuale Sinodo delle chiese metodiste e valdesi. Si è trattato di un Sinodo intenso e faticoso, ma sicuramente
ambizioso nella sua programmazione
iniziale. Nel corso delle ore, però, l’originario ordine del giorno, ricco ed equilibrato nella sua distribuzione tra problematiche di respiro internazionale, vita delle chiese e diaconia tout court, è
risultato travolto dal deficit miliardario
degli Ospedali Valdesi in Piemonte.
A tal riguardo, e a differenza dello
scorso anno, non si è ritenuto di poter
portare avanti, preliminarmente a questioni di tipo tecnico, giuridico ed economico, una riflessione più ampia sul
senso ed i contenuti della diaconia oggi. Tuttavia si torna ad affermare che,
inrelazione ad una testimonianza evangelica unitariamente intesa, una distinzione tra chiese ed opere, predicazione
e diaconia rischia di essere considerata
priva di senso.
Altro tema oggetto di approfondimento è stato il Campo di Lavoro, ovvero la sempre più problematica dislocazione di pastori e pastore sul territorio nazionale, nel persistente squilibrio
di forze pastorali tra il nord ed il sud
Italia. Qui, a volte, si lavora a fatica
nelle chiese come nelle opere, e molteplici rimangono le esigenze disattese o
prive di un’attenzione costante, non ultima la cura dei e delle giovani. Questa
è però un minimo comune denominatore delle nostre comunità, al sud come
al nord. Lungi dal voler rendere questa
riflessione una rivendicazione di «categoria», credo che oggi, più di ieri, la verifica delle potenzialità e delle esigenze
connesse alla realtà giovanile debba
essere una delle linee guida da cui le
problematiche relative al Campo di Lavoro non possano prescindere.
Da membro di una comunità valdese sono ben consapevole della complessità dei problemi che le nostre
chiese quotidianamente affrontano per
evitare tracolli finanziari, per rinnovare
il senso ed i contenuti della testimonianza delle opere, per difendere una
libertà e riaffermare un pluralismo che
sembrano compromessi, ma inviterei
ugualmente a non lasciarci schiacciare
da arbitrarie graduatorie di importanza. A volte mi chiedo se politica aggregativa e formazione giovanile, intesa come formazione al confronto democratico, all’ascolto, ad una valutaziorfe critica dell’esistente, siano oggetto di interesse delle nostre chiese.
La fgei, con l’entusiasmo che la muove e nei limiti dei doni e delle competenze di cui dispone, investe energie in
tal senso, attraverso i seminari di formazione per area territoriale, il campo
studi, Torganizzazione di campi presso
i centri giovanili. Per valorizzare tali
sforzi è quanto mai necessaria la collaborazione di pastori e pastore, chiese e concistori al fine di sollecitarne
e/o agevolarne la partecipazione dei e
delle giovani. Non si tratta di sopperire
al venir meno di un impegno pastorale
da parte della federazione, che pur riconosciamo, ma di comprendere che
la fgei, nel pensare spazi di aggrega
Il banchetto Fgei
di Nadia Scuderi
Quest’anno c’eravamo anche noi!
Accanto a quelli «storici» c’era anche
il neo-nato stand della fgei, uno spazio
molto importante per dare visibilità e
presentare le attività, il lavoro svolto e
la fgei tutta alle chiese valdo-metodiste. Lo stand non era molto grande
ma era un condensato di colori, di
idee e di proposte. Abbiamo pensato
di esporre delle foto «a tema», una sor
zione e crescita, tenta anche di offrire
un servizio alle chiese, oltre che
un’opportunità aperta a tutti/e 1/le giovani evangelicl/che, fgeini/e e non.
Questo anche il senso di uno «stand
informativo» con cui la federazione è
stata presente al Sinodo: una piccola
finestra estensibile che, tra foto, raccolte di notiziari, articoli di GE, dossier, incontri ed appuntamenti, consentisse una conoscenza meno superficiale di una realtà che, tra contraddizioni e talenti, è già protagonista delle
nostre comunità e con pari dignità rispetto a uomini e donne di diversa formazione o età.
Probabilmente un impegno comune
potrebbe essere quello di darci reciprocamente la parola su integrazione BMV,
processo Essere Chiesa Insieme, formazione e progettualità diaconale, onde evitare che tempo e disattenzione
lascino da parte l’occasione di un incontro che potrebbe rivelarsi un tassello mancante nel mosaico evangelico.
ta di «mostra fotografica» su alcuni
aspetti principali della fgei di oggi: fede e animazioni teologiche, identità e
differenza di genere e autorità e potere. Non abbiamo certo dimenticato di
sottolineare l’importanza del progetto
portato avanti dal Laboratorio Politico
sul Movimento dei Sem Terra cercando di farlo conoscere tramite dossier,
libri e vari gadget. Inoltre tante altre
cose erano disponibili (da portare via
o in consultazione): dossier sul campo
studi del 1999, notiziariofgei, GE, un
elenco del convegni, dei campi, delle
iniziative dei singoli gruppi negli ultimi
anni, volantini sull’ultimo campo studi.
Tutto sommato è stato un momento
per aggregare e coinvolgere persone
che soprattutto durante l’aperitivo,
che preparavamo ogni sera, avevano
un po’ di tempo per scambiare parole,
idee, impressioni. Purtroppo erano poche le facce nuove!
Ma gli stand quest’anno non sono
stati molto frequentati, un po’ per la
loro infelice posizione (lontano dal
buffet...), un po’ per il continuo affanno che investe tutti i sinodali e che
non lascia loro un momento libero.
Quindi il risultato è stato che la mostra è stata vista da poche, pochissime persone, i libri e i dossier sui Sem
Terra-sono rimasti per la maggior parte lì...
Riflettiamo allora su questi risultati
e magari troveremo altri modi, che
non siano soltanto quelli «culinari», per
farci conoscere e per diffondere le nostre iniziative.
DAI CENTRI
Campo formazione Centro: viaggio sui binari della scienza e della fede
IL campo formazione centro, che si
è svolto dal 5 al 7 aprile, è stato
un vero e proprio esperimento per la
fQei. La tematica affrontata è molto
complessa e richiede un approccio
graduale e ben studiato. La scienza e
u fede non si confrontano molto
spesso, anzi il più delle volte corrono
®u binari paralleli, quando non si
scontrano apertamente.
^ Casa Cares abbiamo cercato di
'''Tetterei in viaggio sui binari della
scienza e della fede, per vedere dove
potessero portare.
Inchiediamoci dunque che cosa sia
cienza e cosa si intende per Fede,
® soprattutto come la fgei, ovvero i/le
9'ovani evangelici/che, intendano
urtecipare al dibattito tra queste due.
g campo aveva lo scopo di iniziare
j .'■^Pire cosa hanno in comune
^^enza e fede e, più in particolare,
jj j, ^'cerca scientifica ed una ricerca
Po questo modo ci è stato
ssibile avvicinare due modi di
p^are che si credono tanto lontani.
5ity^'^.*'^*^*3ce’ l’Gomo in ambedue le
''•ene spinto a ricercare, a
delle risposte più
la ^ s^rnplici, ma ad approfondire
che conoscenza della realtà
Va ® ^°sì fuggevole e soggettichg ,'^°'’°scendo che il cammino
'"Sue* ^ fronte è difficile, ricco di
soriai^^?^' ® eli momenti di crisi perno pf' ? elonna e l’uomo di fede so°nti a ri-iniziare tutto da capo.
così come uno/a scienziato/a.
In questo percorso tanto arricchente ma così faticoso, l’importante
è saper riconoscere i propri limiti.
Nella ricerca scientifica è necessario
sapersi fermare comprendendo i limiti che ci si pongono. Alcuni li pone la scienza stessa, altri la società
civile, altri ancora l’etica e la fede
dello/a scienziato/a. Similmente nella ricerca di fede l’uomo e la donna
riconoscono i propri limiti, la condizione di peccato in cui si trovano,
ma non per questo sono mortificati;
anzi, consci della propria posizione
nel creato e di fronte a Dio, operano,
sporcandosi le mani, cercando di seguire i Suoi insegnamenti.
Date queste premesse, ci è stato
possibile capire come la scienza
possa inserirsi nelle maglie della
fgei, seguendo i percorsi già tracciati
dal laboratorio politico, piuttosto che
dai gruppi di lavoro sulla teologia.
Durante il campo a momenti di discussione, rielaborazione e dibattito,
si sono alternati momenti di gioco,
che ci hanno permesso di simulare
una ricerca scientifica nel campo
delle biotecnologie mediche, simulando tutte quelle relazioni che oggi
la scienza intrattiene con i mass-media, il mondo economico e con la
società civile.
Dopo aver visto il legame che la
scienza ha con la fede e con la nostra vita quotidiana di credenti, sono
gii
Stati analizzati due temi che suscitano interesse e dibattito: le cellule
staminali e il rapporto tra la tecnologia di internet e la privacy.
Dai dué gruppi di lavoro sono
usciti spunti interessanti di riflessione che potranno essere sviluppati
ampiamente in futuro.
Gn ringraziamento in particolare
va rivolto da parte della staff, di cui
ho fatto parte, a tutti/e i/le partecipanti che hanno saputo apportare il
loro prezioso contributo, anche se
nuovi/e a questo tipo di discorsi
scientìfici e ai due ospiti che hanno
vivacizzato le discussioni: Silvestro
Dupré e Raffaele Volpe.
Erica Mica
14
IL PROGETTO «SEM TERRA»
Dal Laboratorio politico
“Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui”
I Cor 12,26
Care e cari,
di fronte alla globalizzazione del mercato capitalistico, del denaro e della
ricchezza come unici valori fondamentali, di fronte all’ingiustizia che questo
tipo di globalizzazione porta con sé in
tutto il mondo, pensiamo che, in quanto uomini e donne credenti, sia importante la conoscenza degli scenari di
sofferenza di cui il pianeta e Tumanità
soffrono, e la solidarietà nei confronti
delle lotte che crescono ovunque per
cancellare le povertà. Confessare la
propria fede, pur consapevoli dei propri
limiti, invita singoli e comunità ad impegnarsi in iniziative pratiche vissute
come parte dell'ubbidienza al Signore.
Quello che accade in Brasile è paradigmatico del processo globale di privatizzazione delle risorse e violazione
dei diritti fondamentali alla vita.
Nel Paese che oggi è il secondo al
mondo per livello di concentrazione
della proprietà della terra,in cui lo
0,83% dei proprietari possiede il 43,5%
delle terre coltivabili e allo stesso tempo 4,8 milioni di contadini non hanno
accesso alle terre', i movimenti organizzati hanno cominciato a strutturarsi
nella seconda metà del XX secolo, anche se “la lotta per la terra esiste dal
giorno in cui i portoghesi hanno poggiato i piedi in Brasile”^.
11 MST (Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra), nato alla fine
degli anni ’70 e fondato ufficialmente
nel 1984, è uno dei movimenti sociali
più rappresentativi e rilevanti dell’America Latina. Semplificando un po’, possiamo ricostruire la genesi del MST citando due radici principali:
Da un lato i movimenti contadini e i
sindacati, esistenti prima del golpe militare del 1964. Questi erano impegnati
ad affrontare ed osteggiare la concentrazione della proprietà nelle mani dei
fazenderos (latifondisti) che, nel nome
della modernizzazione e con la connivenza del governo, espropriavano terre
e disboscavano foreste uccidendo o
cacciando gli abitanti costretti a migrare verso altre regioni o nelle periferie
delle grandi città.
Dall’altro lato la creazione nel 1975
della CPT (Commissào Pastoral da Terra) nata in seno alle Comunità Cattoliche Base come applicazione pratica di
quella che era stata l’opzione per i poveri della teologia della Liberazione figlia del Concilio Vaticano____ (“[■••] è
dovere permanente delia Chiesa di
scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo.’’^). La CFT,
da quasi trent’anni, lavora con una vocazione ecumenica per la coscientlzzazione dei contadini e lotta a fianco dei
lavoratori e delle lavoratrici per la difesa sella terra nella convinzione che essa sia un dono di Dio.
11 grande contributo portato dal MST
fu quello di applicare una seria e
profonda analisi della situazione sociale
brasiliana, e di individuare nella Riforma Agraria una valida proposta in vista
di una distribuzione equa delle terre.
Per il raggiungimento di questa riforma, il MST organizza manifestazioni
pubbliche e di pressione politica , pacifiche ma determinate, che portano migliaia di contadini a marciare per giorni
o ad occupare le terre incolte. Tutte
questa iniziative puntano ad un mutamento sociale e politico profondo nel
paese, che per il MST non può che partire da una riforma agraria e dunque
dalla lotta per l’affermazione della giustizia economica e sociale e per uno
sviluppo diverso.
Per proseguire il percorso di riflessione intrapreso dalla FGEl in questi anni,
il Laboratorio Politico invita i gruppi a
valutare il proprio coinvolgimento nella
seguente proposta:
Lavorare alla conoscenza del movimento Sem Terra nell’ambito del
gruppo locale;
Coinvolgere le rispettive comunità
in questo percorso;
"S“ Coinvolgere associazioni e gruppi
della società civile interessati;
I®" Infine ospitare alcuni esponenti del
MST che inviteremo per un viaggio
in Italia, e che avrà come tappe le
comunità e i gruppi che su questi
temi si sono spesi.
1) Tale approfondimento potrebbe
essere portato avanti dal gruppo locale
attraverso:
- la lettura collettiva di alcuni testi in
italiano sul MST che vi possiamo fornire(vedi bibliografia consigliata);
- la lettura dei materiali presenti sul
sito del MST ;
- la produzione di materiale informativo;
- l’approfondimento di singoli aspetti
del movimento: i valori di riferimento, il
contesto economico-politico, la repressione militare subita, l’intreccio con la
Teologia della Liberazione ; la lotta per
il diritto alla terra come lotta primaria
per i popoli aggrediti dal tipo di sviluppo capitalistico e dalle politiche di mercato; la pedagogia come percorso educativo di liberazione collettiva da forme
culturali di oppressione di tipo patriarcale e capitalistico; la costruzione di regole democratiche di gestione del potere e delle risorse.
2) Tale coinvolgimento potrebbe avvenire attraverso:
- coinvolgimento di singoli/e frateili/sorelle di chiesa interessati a lavorare
con il gruppo locale;
- la presentazione del materiale
informativo alle comunità;
- l’organizzazione di una serata a tema o un agape fraterna con relazione
di “esperti/esperte”;
3) 11 coinvolgimento potrebbe avvenire sia nella fase di studio/approfondimento/creazione di strumenti comunicativi,che nella fase di presentazione di
questi nelle comunità.
4) Se i gruppi saranno interessati, il
progetto culminerà (ipoteticamente
all’inizio del 2003) con la visita di due
attivisti del Movimento proveniente dal
Brasile con i quali si potranno
organizzare incontri pubblici che coinvolgano gruppi, chiese e realtà sociali.
Il progetto richiede anche un impegno economico dato che a queste persone verranno pagati i biglietti aerei e
gli spostamenti nelle comunità. In tal
senso, per la riuscita del progetto, è indispensabile raccogliere fondi mediante
iniziative di autofinanziamento (concerti, sottoscrizioni,...) e il coinvolgimento
delle chiese e dei centri.
11 presupposto fondamentale per approfondire airinterno della Fgel lo studio e rincontro del Movimento Sem
Terra, è l’interesse da parte dei gruppi
di coinvolgersi in prima persona nel
progetto. Senza questo interesse, senza
il lavoro nel locale da parte del gruppi,
non ha senso, secondo noi, continuare
in questa direzione.
Nell’attesa di poter condividere con
molte e molti questa esperienza, vi abbracciamo calorosamente.
11 Laboratorio Politico
1) Dati FAO/PNUD (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) e IBGE (Istituto Brasiliano di Geografia e Statistiche).
2) J.P. Stédile - F.S. Gòrgen, Senza Terra,
Rete Radié Resch, 1998.
3) Doc. Vat Gaudium et Spes 4a .
GLI IMPEGNI DEL MST
con
la terra
e con
la vita
IV congresso del Movimento Senza Terra
Brasilia 7-11 agosto 2000
Gli esseri umani sono preziosi, perché la loro intelligenza, il loro lavoro e
la loro organizzazione possono proteggere e preservare tutte le forme di vita.
Amare e preservare la terra e gli esseri naturali.
perfezionare sempre le nostre conoscenze sulla natura e suU’agrlcoltura.
Produrre alimenti per eliminare la fame aU’interno dell’umanità. Evitare la
monocultura e l’uso di agrotossici.
Preservare la foresta e riforestare
nuove aree.
Curarsi delle fonti, dei fiumi, dei laghi. Lottare contro la privatizzazione
dell’acqua.
Abbellire gli insediamenti e le comunità, piantando fiori, erbe medicinali,
ortaggi, alberi...
Occuparsi di una corretta gestione
dei rifiuti e combattere qualsiasi ingiustizia, aggressione e contro qualsiasi tipo di sfruttamento delle persone, delle
comunità, della natura.
Praticare la solidarietà e ribellarsi
contro qualsiasi ingiustizia, aggressione
e contro qualsiasi tipo di sfruttamento
delle persone, delle comunità, della natura.
Lottare contro il latifondo perché tutti
possano avere terra, pane, educazione
e libertà.
Non vendere per nessun motivo la
terra conquistata. La terra è un bene
supremo per le generazioni future.
7\
BOZZA DI PROGRAMMA
del RAPPRESENTANTE MS?
11 ottobre arrivo a Roma
12-13 ottobre ROMA, iniziativa Mu*
nicipio XI e seminario sulla formazione
il giorno 14 Pisa - Maria Francesca
Zini mvrtil@katamail.com .
3406877325
il giorno 16 a Perugia - Sergio Lessa, cooperative Asad e Monimbò
brasileia@libero.it - 3381412188^
il giorno 17 Venezia - Rifondazioi
alessiobellin@libero.it
348266941611 giorno 18 Jesi (Ancona) - Sergio
Roggeri SINCOBAS -PUNTO
ROSSO serQruQq@tin.it
3393243646
il giorno 19 Casale Monferrato
Claudio Debetto, rete Radié Ri
sch, - macbett@tiscalinet.|
0142-466271 (ore pasti) opp
388-6114897
il giorno 20 Nerviano/MilaiK^j
Rifondazione. Riferimento Mami(
la Canadesi - manucana@liber0t.
-3393335487
il giorno 21 partenza da Milano
- (il rappresentante porterà con sé
il film di Torelll-Scimeca)
*Joaquim Bezerra (duca), membroi
della direzione del MST, stato del Ma^
ranhào. Insediamento di riforma
agraria nella regione di Impératriz,
Membro del settore nazionale
dell’educazione e del collettivo di fol^
mazione dello Stato del Maranhào.
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Pistoia 2000
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Tra mare, impegno e riflessioni
«Mare, sole, condivisione...»
' importante parlare dei nostri campi
estivi, invitare altri e altre a parteciparvi. Siamo state invitate al campo
giovani che si è tenuto presso il centro
evangelico di Adelfla dal 27 luglio al 6
agosto.
11 tema è stato «la globalizzazione».
Ogni giorno abbiamo lavorato sia in
gruppi che in plenaria, condividendo il
lavoro svolto. Abbiamo analizzato varie
definizioni di globalizzazione, gli organisrtii internazionali (ONCI, FMl, BM,
OMC, WTO, FAO...). Abbiamo parlato
di democrazia partecipativa, necessaria
per una globalizzazione dal basso, solidale, non gerarchica con un riferimento
a Porto Aiegre, e di commercio equo e
solidale con un intervento esterno. Si è
parlato di energie rinnovabili, pannelli
solari e fotovoltaici.
Non sono mancati studi con animazioni bibliche.
11 tempo è stato ben gestito dalla
staff e dai/dalle campisti/e, perciò siamo riusciti/e a goderci anche un mare
stupendo, le uscite, l’ottima cucina.
Tutto ciò ha reso questa nostra
esperienza speciale.
«...impegno e riflessioni»
11 mondo è malato e il neoliberismo
globale non sembra capace di curarlo;
anzi, organismi internazionali come
WTO, ONCI o FMl sono spesso il virus e
non il cattivo dottore. Ad Adelfia un
gruppo di giovani, studenti o lavoratori,
analizza e discute di globalizzazione, intuisce che la diversità delle culture può
essere rispettata ed essere punto di partenza per un mondo diverso. Come cittadini del ricco occidente cerchiamo proposte e soluzioni, come agire per cambiare: se le democrazie sono in crisi, valutiamo una nuova democrazia partecipativa; se il problema energetico è irrisolto e il pianeta brucia, forse i pannelli
solari e fotovoltaici ci aiuteranno; se le
multinazionali rendono schiavi milioni di
lavoratori del sud del mondo, il commercio equo e solidale può essere un’alternativa. Credenti e non credenti si preparino alla sfida: trema la terra, voci di dolore, ma l’arte del cambiamento sta ancora neirUomo e nella sua volontà.
Agape: sperimentare l'amore
dì Manuela Lops
IL binomio amore-potere. 11 potere di
amare/si o il potere sull’amore? ün
tentativo di approccio a questo fragile
accostamento è stato realizzato ad
Agape per il campo giovani uomini
giovani donne sotto la formula «La costruzione di un amore: il potere nelle
relazioni». Mah...non abbiamo parlato
di romantici cantieri, ma qualcosa di
costruttivo c’è stato, relativamente al
motivo per il quale ognuno/a si è scelto
per convincersi a partecipare al campo, nel quale ci si è lasciati/e coinvolgere a secondo del proprio «momento
storico». Mi è sembrato anche opportuno che finalmente ci fosse l’occasione
per tentare di parlarne aH’lnterno di un
campo giovani, che non fosse un discorso riservato esclusivamente alle pause dalle attività, nelle lunghe chiacchierate, agli «intrighi» agapini...
11 filo che si srotola sui
nostri percorsi si intreccia
con quello delle persone
che hanno attraversato,
macchiato, condiviso momenti fondamentali delle
nostre storie, sciolto o annodato con noi e poi formato
la mappa delle relazioni nelle nostre vite.
Abbiamo cominciato
prendendola «alla larga», in
un vortice altalenante tra gli
incontri e scontri che nei secoli hanno creato i nostri
miti, le nostre storie, il potere del nostri impulsi, e ciò
che questo potere potrebbe
diventare: completezza, follia, cannibalismo, violenza,
morte. CJno sguardo filtrato
su noi stessl/e, uno sguardo
a volte tenero, altre curioso,
altre ancora violento, di un
amore irruento, con la sua rabbia, la
sua frustrazione, ma anche con la sua
forza, il suo essere alla continua ricerca
di corpi da amare...ed ecco che questo
amore prende forma nelle nostre mani
e nelle mani di altri/e, comincia a mescolarsi ad/contro altri corpi, altre storie, altri generi e può diventare passione, forza creatrice.
La sperimentazione ovviamente ha lasciato aperti dei varchi ancora inesplorati come quello della passione, argomento che avrebbe potuto emergere su quello della «violenza», verso il quale abbiamo un po’ forse dirottato il campo...ma
tutto questo troverà spazio, parole, confrontl/scontri, pensieri ad un approfondimento e ad un tempo altro, che spero a
questo argomento verrà ancora concesso in un posto speciale come Agape.
«lo vi racconterò quel che Egli ha fatto per l'anima mia»
di Marta D'Auria
AL 26 al 31 agosto il Centro ecumenico L. Menegon a Tramonti di Sopra
3 ospitato il campo giovani multiculturale dal titolo «lo vi racconterò quel che
qIì ha fatto per l’ariima mia» (Salmo
> 16). Promosso per il quarto anno
J^onsecutivo dal Dipartimento di evange‘zzazione dell’Cinione battista, il campo
^uest anno è stato organizzato in collaOrazione con la fgei.
l^ato con l’obiettivo principale di
Prornuovere rincontro e la conoscenza
¡'9 giovani italiani/e e quelli provenienti
^ 0 numerose chiese etniche del nord
^^ost, il campo è un’occasione prezioper conoscere e far dialogare insie0 diverse storie, culture, ed anche
®P'ntualità.
partendo dalla riflessione
der^ ,*'®®*-*'^onianza, tema caro alla febli proposto meditazioni bi
zio '^T di ceramica, anima
stim ® musicali, che hanno
'talia°-^^° ' partecipanti (più di 35 tra
*• albanesi, una rumena e nume
parole di un canto.
Tante storie, tanti itinerari che hanno
richiesto l’ascolto paziente ed attento e
che hanno evidenziato, in alcuni casi,
diversità di approcci e sensibilità spesso lontane. Eppure nel corso delle giornate che si susseguivano, si scopriva
che, pur giungendo da direzioni diverse, ciascuno/a voleva provare a fare un
tratto di strada insieme. Così è stato nei
giorni trascorsi sulle montagne di Tramonti dove, nell’accoglienza reciproca.
il cammino comune si è rivelato per
tutti/e pieno di benedizioni: l’esperienza
del canto, della preghiera e della lettura
biblica si sono arricchite grazie ai doni
che ciascuno/a voleva condividere con
l’altro/a.
Oggi più che mai la realtà dell’essere
chiesa insieme richiede una riflessione
e, soprattutto, una prassi sincera
dell’accoglienza dell’altro/a. A questa
vocazione sono chiamate le nostre
chiese. E, sicuramente, anche la fgei.
a mettersi in gioco rac
^/raslllanl)'„
^H’altro/a il proprio incontro
voijg *zicontro che è avvenuto di
volta, grazie al racconto di un
ic
^Scolto di
®ftlÌCO alla •
all’p„J_, vicinanza di una comunità.
una parola predicata, alle
16
1
Dalla prima
Un anno dopo
va, ma si è trascinata fino a Bolzaneto,
e oltre. Giorni di festa e aggregazione,
ma anche lavoro intenso, fermento ed
eccitazione per la valenza di quella preziosa occasione, spezzati da giorni in
cui tutti i diritti costituzionali sono stati
improvvisamente sospesi.
Mariangela parla dei giorni di Genova come di una frattura, di una ferita
che è rimasta aperta per un intero anno. Cln anno in cui la voglia di parlare e
raccontare quello che si è visto con i
propri occhi preme, ma anche un anno
in cui quelli e quelle che sono disposti/e a credere a questi racconti sono
troppo pochi/e.
11 movimento si è trovato a dover iniziare un lavoro su di sé, per riflettere su
quello che è successo e sulla strada da
percorrere, ma senza avere il tempo di
fermarsi per farlo. La nostra vita privata
è piena di scelte pubbliche, la nostra attenzione e il nostro impegno sono richiamati di continuo per non restare passivi
di fronte a quanto accade nel mondo.
Senza sosta ci sono arrivate le notizie suini settembre, le stragi in Palestina, i bombardamenti in Afghanistan,
la situazione critica dell’Argentina, senza dimenticare provvedimenti e riforme
del governo italiano su lavoro e immigrazione. Tutti avvenimenti che ci hanno visti impegnati/e in prima persona
per evitare che un nostro eventuale silenzio legittimi chi il potere lo usa a suo
vantaggio.
Tornare a Genova dopo un anno così
intenso e difficile è servito a sanare la
ferita del luglio precedente, ad accorgersi che non siamo gli unici e le uni
che a volere un mondo migliore, ma
che di persone pronte a condividere
forze e risorse ce ne sono ancora. E’
servito a riconoscersi e ad accrescere
un senso di appartenenza che nella vita
quotidiana rischia di affievolirsi. E’ servito a dimostrare che manifestare senza violenza è possibile e che, nonostante tutto, la volontà di chiedere giustizia
sui fatti di Genova è ancora forte.
11 ritorno dopo un anno come un sospiro, una catarsi collettiva. Tornare a
Genova come primo luogo di sintesi in
cui portare proposte frutto del lavoro di
un anno, come restituzione di un patrimonio comune e per riprendere i fili di
una narrazione collettiva.
Oltre a un bilancio e a una riflessione
sull’anno appena trascorso, si è discusso di prospettive per arrivare preparati
ai social forum europeo che si terrà a
Firenze a novembre. Le discussioni, le
proposte e i progetti presentati riguardavano principalmente i migranti, il lavoro, la sanità, l’ambiente, l’agricoltura
e la guerra.
Tutti gli sforzi sono finalizzati a cercare di porre un freno all’attuale modello di sviluppo che, a questi ritmi,
esaurirà ben presto risorse indispensabili alla nostra sopravvivenza provocando probabilmente guerre per accaparrarsi le scarse risorse rimaste o comunque per l’uso delle tecnologie necessarie alla loro sostituzione. La questione ambientale è ben nota a chi è al
potere, ma non si fa nulla per risolverla. A questo punto l’obiettivo del movimento diventa informare l’opinione
pubblica rispetto all’attuale situazione e
Genova: la sitografia
WWW. altreconomia. it/
www.amnesty.it/primopiano/g8/
www.carta.org
www.cinemaindipendente.it/milleocchisulG8/
www.controg8.org/
www.diario.it
www.genoajustice.org/
www.ilmanifesto.it/g8/
www.indymedia.org
www.italy.indymedia.org
www.noglobal.org/glob_index.htm
www.peacelink.it/
www.piazzacarlogiuliani.org
www.retelilliput.org/g8/
WWW. videoactivism. org
WWW. zabrinsky point. org
dal consiglio
Atti
Riunione deii’8-9 marzo 2002 (Napoii)
= 40. Prendendo atto che il Consiglio del Movimento Cristiano Studenti (MCS)
si svolgerà ad Ecumene dal 10-17 Ottobre, si chiede ad Alessia Melillo,
Elisa Zerbinatì e Pietro Striano di far parte dell’Hosting Committee per
l’Mcs .
organizzare campagne per lavorare su
questi problemi.
L’importante è non scordarsi mai
che il mondo nuovo che stiamo cercando di costruire non e solo per noi e
per chi la pensa allo stesso modo, ma
è per tutti e tutte. 11 pianeta Terra non è
di nostra proprietà anche se lo sfruttiamo e spremiamo fino all’ultima goccia.
E’ per questo che è indispensabile relazionarsi anche con chi è diverso/a da
noi e con chi ha idee e valori che non
condividiamo. Se non ci chiudiamo al
nostro interno, ma riusciamo a coinvolgere nei fatti locali tutte le persone che
soffrirebbero a causa dell’attuale modello di sviluppo, si riuscirebbero a ricreare a livello locale nuovi stili di vita.
Le opere che sconvolgono l’equilibrio
ambientale del nostro pianeta nuocciono a tutti e tutte indipendentemente
dalla propria identità, ecco perché la
forza del nostro lavoro dev’essere proprio quella di collaborare con chi è diverso/a da noi, nonostante tutto questo
comporti sforzi e fatica.
La fgei è per noi una grande ricchezza. E’ un luogo in cui abbiamo la possi
bilità di riflettere sulle nostre identità,/'
sulla nonviolenza, sulle differenze di gè- ;
nere, autorità, potere, rispetto e acco;!
glienza degli altri e delle altre. Sono tut-j
te componenti fondamentali per la co» ,
struzione di un nuovo mondo, sempre
che si riesca ad evitare che restino sol- ;
tanto parole. 11 difficile sta nell’introielÉ.
tare certi valori e riuscire a trasformarli^
in comportamenti e azioni. La fatica di i
cui dobbiamo farci carico è quella di '
lavorare col diverso, imparare a trovare
dei punti d’incontro che ci permettane
di condividere e costruire qualcosa che^
sia accettabile per tutti e tutte. Evitai»
che l’essere credenti si riduca a un’etP|
chetta e mettere in pratica gli insegnai!
menti ricevuti. E la fgei è un luogo òtti-'i;
male in cui sperimentare, proporre, ’*
condividere, imparare.
Non sprechiamo l’opportunità che cl
è stata data lasciando cadere le parole?
• che così tanto ci preme pronunciarei e ’
facciamoci carico di tutta la fatica n#;
cessaria per vedere concretizzarsi qud^
lo in cui crediamo. f
Per la redazionf
Giada La Fata"
FACCIAMO IL PUNTO
Le cose fatte e i progetti della Fgei
IN pieni mondiali e con debita pausa partita, il Consiglio continua i
suoi lavori.
La frontiera, come spazio di interrogazione e di incontro, è il crinale
rispetto al quale si delinea il nostro
discorso sull’identità. A partire dalla
riflessione su Luca 17:11-13, individuiamo nell’apertura delle frontiere e
nel sospetto di chiusure identitarie
uno dei compiti posti di fronte alla
fgei ed alle chiese.
In questo numero trovate l’articolo
di Samuele Pigoni sulla struttura della fgei e le sue dinamiche.
La fgei continua ad essere un laboratorio di iniziative, sia a livello
nazionale éhe internazionale. A tal
proposito, è da sottolineare l’avvenuto seminario dell’EYCE nonché
rincontro congiunto tra l’esecutivo
deirWSCF ed il consiglio allargato.
Si riapre la possibilità di organizzare un’iniziativa nei Balcani che il
Consiglio sta vagliando con la fgeiTriveneto: laddove voleste prenderne
parte, contattateci.
11 Consiglio si rallegra del successo conseguito dallo stand della fgei
al Sinodo e dalla lotteria. Queste iniziative hanno evidenziato una ricchezza di doni e di generosità, fuori e
dentro la federazione.
Nonostante i numeri, il campo studi di quest’anno si è rivelato una
preziosa occasione di incontro eri
evento seminale per lo sviluppo della riflessione sul trinomio «autoritàf
potere e identità di genere».
Ci auguriamo che la vitalità della
fgei continui a livello locale, anche in
vista dei precongressi e dell’anno
lavoro che abbiamo di fronte.
Per il Consiglio;
Alessandro Span®
c/o Redazione Riforrnà
ma Pio V, 15 10125 Torino
tei. 011-655278
fax 011-657542 .
Per la corrispondenza: reda*_ròiTia@liotiiiail.com, oppure: romeo@riforiTia.it
REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, via S.Pio V 15, 10125 Torino (tei. 011/65520787; fax 011/657542);
o Torino Michela Bellino, Paolo Montesanto, Pietro Romeo,
o Roma Alessia Passarelli, Giada La Fata, llaria Valenzi, Peter Cioccio
VENI
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venerdì 18 OnOBRE 2002
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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Un senninario di formazione a Torino per promuovere l'«essere chiesa insieme»
La ricchezza della multiculturalità
Bisogna imparare prinna di tutto ad ascoltare, perché l'ascolto è preludio all'accoglienza
e alla costruzione di una comunione di fede interculturale di una stessa chiesa
___lONATHAN TERINO
/L Sinodo (...) invita le
chiese valdesi e metodiste ad accogliere le sorelle e i
fratelli provenienti da altri
continenti con la più grande
apertura di cuore, ma anche
con quella franchezza necessaria che permette di condividere e superare le reciproche
difficoltà a vivere insieme la
stessa fede (...) esprime la
propria ferma critica nei confronti della legge sull’immigraziorie varata in questi
giorni...».
«Operai per la Messe del
Signore» è il titolo del seminario di formazione tenuto il
28 settembre alla Casa valdese di Torino per riflettere e
agire sulla sfida posta dalla
nuova ricchezza multiculturale nel nostro paese. Riprendendo lo stimolo all’approfondimento dettato dalle
decisioni sinodali «Essere
chiesa insieme», abbiamo
vissuto insieme le esperienze
quotidiane degli immigrati in
questura, al lavoro, nel negozio, in chiesa, impersonando
diversi ruoli nelle relazioni
scomode tra stranieri e piemontesi. Nei piccoli gruppi
di discussione, a cui hanno
partecipato africani, italiani
e statunitensi, abbiamo iniziato a calarci nell’esperienza delle parti, scoprendo dei
punti di partenza per lavorare insieme sui nostri preconcetti e comunicare le nostre
idee «innovative».
Si è fatta particolarmente
sentire Turgenza di porsi in
discussione per imparare l’arte e la disciplina dell’ascolto,
come autocontrollo innanzitutto. L’ascolto è preludio
all’accoglienza e alla costruzione di una comunione di
fede interculturale in una
stessa chiesa. Sono stati fatti i
primi passi nella costruzione
di una rete di persone desiderose di accogliere immigrati
nelle nostre comunità, anche
se ci dobbiamo ancora dare
degli strumenti per svolgere il
molo di accoglienza.
Se è vero che circa 160.000
evangelici provenienti da altri continenti vivono in Italia, bisogna concludere che
la stragrande parte non ha
trovato nelle nostre chiese
una casa comune, un luogo
di crescita e di comunione.
Questa presenza di stranieri
protestanti rappresenta una
sfida alla nostra credibilità
presente e per l’identità futu
■ Chiese battiste in Lombardia
«Porte aperte-porte chiuse»
al Convegno dei monitori
ELENA MINERVINI
Al convegno dei monitori
organizzato dall’Associazione delle chiese battiste in
Lombardia («Porte aperteporte chiuse», il 27 settembre); abbiamo ricevuto innanzitutto l’accoglienza da
parte di Graziella, la quale ci
ha fatto scrivere il nostro nome e la chiesa di provenienza
su un registro. Poi ci ha fornito un’etichetta con il nostro
nome, sulla quale c’era un
pallino blu o arancione. Mi
sono chiesta a cosa servisse,
ero sicura che non fosse casuale, l’ho capito poco doPO". ma prima, quando siamo arrivati tutti, ci ha fatto
®e un brainstorming, sul tejna dell’incontro: dovevamo
tare una parola, o una piccoatrase su ciò che ci veniva in
mente riguardo «porte apera* e poi «porte chiuse».
Ognuno di noi ha espresso
n concetto, che lei ha traritto su una lavagna. È staniolto interessante vedere
ncosa è scaturito dalle noQuanto al famopallino, è servito a suddiuere il gruppo dei monitotlelle monitrici dato
te la presenza femminile
te f *'^H'^^”a®rite schiacciantin „ soprattutto al grupCanton
l’im ° sottogruppi,
l’altm Graziella,
da Anton Ramon.
ultimai?in quest’
connio t:i ha diviso a
fare T. ’ j?i^tloci l’incarico di
rappre
ideaip. nostra dimora
glio jP®'> an di un altro focercare di
vidpro ^^biente da condiCasua^,f°” ^’altra persona.
sono capitata
'dee di',un’altra moniavuto mia chiesa, e ho
"i suoG?^*?/' scoprire alcu"lora iri sulla sua di
®Hevo affaft ^ cono
horno„S°’.?°Podichéiole
mi ha disegno e
ci ®uo, co
aveva suggerito Anton,
e ci siamo poste delle domande, cercando di capire
quali fossero i rispettivi problemi e desideri. Abbiamo
cercato di usare l’empatia,
sempre su richiesta del nostro relatore, per dare importanza alle esigenze dell’altra.
Il nostro compito successivo era quello di creare insieme un nuovo disegno, rappresentando una dimora che
potesse andare bene ad entrambe. E qui ci siamo rese
conto che trovare un compromesso non è affatto facile. Personalmente, tutto ciò
mi è servito molto perché,
seppure il tempo a disposizione fosse limitato per ovvi motivi, ho potuto capire
qualcosa in più su me stessa
e sulla mia «collega». Alla fine, abbiamo presentato il
tutto al resto del gruppo e,
devo dire, sono scaturiti degli interventi molto simpatici
e interessanti.
Giunta l’ora di pranzo, abbiamo condiviso un buon
buffet, e scambiato quattro
chiacchiere con gli altri partecipanti. Nel primo pomeriggio siamo stati divisi in
piccoli gruppi, a cui è stato
proposto di collegare il tema
porte aperte-porte chiuse
con alcuni brani biblici, scelti dal Sie per il nostro incontro. Poi, quando tutti i gruppi hanno finito le loro considerazioni, le abbiamo condivise con gli altri. In conclusione, posso affermare di
aver riscontrato che il nostro
incontro è stato decisamente
«a porte aperte», siamo rientrate molto soddisfatte dell’accoglienza e di ciò che abbiamo imparato confrontando le nostre esperienze.
ra delle chiese evangeliche
italiane. Se è vero che non
esistono modelli unici e precostituiti di chiese multiculturali, resta il fatto che la diversità etnica e culturale è
una ricchezza da cui la chiesa
di Cristo non può essere dispensata e che come comunità valdesi non facciamo abbastanza per scoprire, invitare e accogliere gli stranieri.
Alla fine della giornata sono emerse alcune idee e proposte interessanti. Le nostre
chiese hanno bisogno di scoprire tutti i doni da mettere
in atto; bisogna cercare di
accompagnare gli stranieri
nei pubblici uffici per sostenerli: è più semplice di quel
che sembra essere fratelli
universah; ho imparato il vero senso dell’ascolto, cioè la
differenza propria delle parole sentire e ascoltare; gli
stranieri sono una grande risorsa anche per noi; l’importanza di analizzare un problema da più punti di vista;
maggiore disponibilità e apertura verso la formazione;
il bisogno di prendere deliberamene coscienza delle
barriere all’ascolto; non contare troppo sullo spontaneismo; anche l’accoglienza va
pensato: scambiare le esperienze ci fa conoscere noi
stessi in profondità.E ancora: può darsi che
con i giochi di ruolo ci si possa avvicinare al tema «Essere
chiesa insieme» da un punto
di vista diverso; costituire un
piccolo comitato di accoglienza accogliere e impostare esperienze e modi diversi
per creare qualcosa di nuovo;
curiosità e rispetto per migliorare la nostra accoglienza: avere le schede da compilare (con i nomi, indirizzi,
ecc.); non aspettare che gli
stranieri vengano da noi, ma
andare a loro...; considerare i
fratelli di altri paesi una benedizione di Dio, ascoltandoli, amandoli e facendoli sentire come noi e meglio di noi;
tutti quanti possono lavorare
insieme se uno impara bene
la lingua italiana; la pratica
dell’accoglienza all’ingresso;
(cercare di) capire le aspettative degli stranieri dalla chiesa; «Veniamo a Te, oggi, colmi di riconoscenza, perché ci
hai accompagnati attraverso
la lunga notte del passato e ci
hai fatto entrare nella sfida
del presente, proiettandoci
nella speranza del futuro»
(Martin Luther King).
Amicizia con il Madagascar
Il coro «Fihavanana»
nel Ponente ligure
RENATO COISSON
NELL’ULTIMO week-end
di settembre le comunità
del Ponente ligure hanno
avuto la gioia di ricevere la visita del coro Fihavanana delle
valli valdesi. Il programma ha
visto il sabato sera, nella Sala
operaia di Imperia Porto
Maurizio, un primo concerto,
a cui è seguita la domenica
mattina la partecipazione al
culto di Sanremo e infine la
domenica pomeriggio un
concerto nel tempio di Bordighera. Un programma molto
intenso, accettato con grande
disponibilità dai coristi, che
ha permesso a tutte e tre le
nostre comunità di partecipare ai vari incontri e di approfittare in pieno di questa
visita e degli stimoli che essa
ci ha offerto.
I canti, tutti interpretati
con grande bravura, provengono da vari paesi del Sud
del mondo, Zaire, Madagascar, Mozambico, Sud Africa
e Rio de La Piata, e sono stati
volutamente eseguiti nelle
lingue originali, preceduti
però dalla traduzione. Questi
canti esprimono spesso attraverso frasi brevi di poche parole ma con forza e chiarezza
una ricerca di fede vissuta in
contesti culturali diversi dai
nostri ed in realtà di vita spesso drammatiche e sofferte. Alcune brevi letture hanno puntualizzato diversi temi di riflessione coinvolgendo gli
uditori in un cammino di
condivisione e di viva compartecipazione. Abbiamo così
potuto entrare in contatto da
una parte con le belle e gioiose espressioni della fede di altri fratelli e altre sorelle e
Regala un abbonanwnto a
dall’altra siamo stati messi di
fronte al grido di dolore e
all’anelito di libertà illuminato però sempre da una forte
carica di speranza.
L’interesse del gruppo Fihavanana non si limita però soltanto alla presentazione di
questi canti. Dario Tron ci ha
parlato della difficile situazione in cui si trova il Madagascar dopo lunghi anni di una
vorace dittatura che ha completamente rovinato il paese.
Ora la situazione è cambiata
ed è importante aiutare queste popolazioni a ricostruire le
infrastrutture minime necessarie. Il gruppo sta già sostenendo alcuni piccoli progetti
di sviluppo nel campo dell’agricoltura, della sanità e
dell’educazione: attualmente
porta avanti il progetto della
ricostruzione della scuola elementare di Ambalafeno che
ha visto salire il numero degli
allievi dai 28 del 1997 ai 118
del 2001. Il pubblico presente
ha accolto con generosità l’invito di partecipare a questa
azione raccogliendo una discreta somma.
In questi due giorni «Fihavanana» è diventata per noi
una realtà vissuta. Questa parola malgascia, così ci è stato
spiegato, significa infatti comunione, amicizia, solidarietà, gioia condivisa, impegno comune, vivere insieme,
ed è quello che abbiamo vissuto con questi amici e, in
prospettiva, con i credenti di
diverse parti del mondo. Ringraziamo sentitamente il
gruppo e in particolare Elena
Martin, per questa visita che
ha significato molto per le nostre piccole comunità della
diaspora che si sono sentite
parte di una famiglia più
grande. Sia a Imperia sia a
Bordighera questi concerti sono stati infatti un’importante
occasione per «aprirsi alla
città» con una proposta di
ascolto e di riflessione molto
valida, e molti hanno risposto
al nostro invito riempiendo i
locali degli incontri e manifestando vivo apprezzamento.
AGENDA
19 ottobre
SUSA — Alle 16, nella chiesa valdese di v. Mazzini 21, il past.
Giorgio Bouchard tiene una conferenza sul tema «La storia
di Israele e l’intervento di Dio nella storia umana».
FIRENZE — Alle 21, alla chiesa battista (borgo Ognissanti 4),
si tiene una serata dal titolo «Nonsolomusica», con flauti,
violini, pianoforte e voci.
FIRENZE —Alle 16,30, all’istituto Stensen (viale Don Minzoni 25), per il corso su «La trascendenza nella stpria del
pensiero occidentale», relazioni di Emanuela Scribano («La
crisi della trascendenza nella filosofia moderna») e Lea
Campos Boralevi («Il declino della trascendenza nelle
scienze politiche e sociali moderne»),
22 ottobre .
MILANO — Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (v.
Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza il primo di una serie di studi biblici- a cura del past. Martin Ibarra
su «Tempo in Qohelet». Argomento del primo incontro «Il
tempo della natura e il tempo dell’essere umano (1,1-11)».
MANTOVA — Alle ore 21, nella sala del Plenipotenziario
(piazza Sordello 43), per la serie di incontri del Sae su «Bibbia e popoli della Terra», il teologo Armido Rizzi parla sul tema «Dal Dio etnico al Dio universale».
24 ottobre
GENOVA — Alle ore 17,30, nella sala della Società ligure di
Storia patria (Palazzo Ducale, piazza De Ferrari), per il corso
del Sae dedicato ai «Profeti del nostro tempo», Raniero La
Valle parla sul tema «Tempo di profeti».
25 ottobre
MESTRE —Alle ore 15,30, nell’aula multimediale del liceo
«G. Bruno» (via Baglioni 26), nell’ambito del corso «L’infinita
vanità del tutto» organizzato insiema al Centro culturale Palazzo Cavagnis e alla Società itaiana per gli studi kierkegaardiani, la critica d’arte Maria Elena Nadari parla sul tema «Il
tema della vanitas nelle nature morte del Barocco».
VICO EQUENSE (Na) —Alle ore 18, nella Biblioteca comunale (viale Rimembranza 1), Franco Calvetti parla sul tema
«La lezione di Piero Gobetti agli italiani, oggi».
M otto^
TRIESTE — Alle 17,30, nella basilica medievale di San Silvestro (piazza S. Silvestro), il Centro «A. Schweitzer» organizza
la presentazione del libro di Giovanni Carrari «Protestantesimo a Trieste dal 1700 al 2000», con interventi di Gianfranco
Hofer, Dea Moscarda e Pierpaolo Dorsi.
MILANO — Alle 17, nella sala della libreria Claudiana (via
Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza un dibattito sul tema «Fede e scienza: incontri e scontri tra linguaggi del nostro tempo». Partecipano Giulio Giorello e Fulvio Ferrano, presiede Elena Bein Ricco.
27 ottobre
TRIESTE — Alle 16, nella basilica di San Silvestro, il prof.
Giorgio Girardet parla su «La predicazione evangelica nella
Trieste degli anni ’50 tra tensioni nazionali e internazionali».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
CRONACHE DALLE CHIESE
MOTTOLA — Giovedì 26 settembre, dopo molti mesi di malattia che lo avevano allontanato dalla famiglia e dalla comunità, il fratello Luigi Bartolo ha lasciato la vita terrena
per il lungo riposo di cui aveva ormai bisogno. Nel culto di
saluto del venerdì parenti e amici hanno ascoltato il messaggio di conforto, lode e speranza proveniente anche dalle stesse parole di Luigi che da molti anni scriveva le sue
preghiere, ora raccolte in un libricino. Avremo, dunque, il
ricordo di una testimonianza scritta e avremo, soprattutto,
il ricordo di un fratello che fino a 77 anni ha partecipato
sempre attivamente alla vita comunitaria con la sua puntualità e accuratezza anche linguistico-letterale.
GIOIA DEL COLLE — Il 27 ottobre, nel corso del culto vi sarà
la cerimonia battesimale per la testimonianza di fede di
Giuseppe Milano.
Avviso Ciov
RACCOLTA ABUSIVA DI FONDI
A FAVORE DEGLI OSPEDALI VALDESI
Giunge notizia di persone che telefonano a residenti nei comuni del Pinerolese e chiedono offerte
a favore degli ospedali valdesi, con la disponibilità
di andare a raccoglierle a domicilio.
Si informa la popolazione che gli unici autorizzati
a ricercare e ricevere doni e fondi a favore di tali
ospedali, e che ne rilasciano quindi ricevuta, sono
le associazioni degli Amici degli ospedali di Torre
Pellice, Pomaretto e Torino, la Ciov, la Commissione sinodale per la diaconia, la Tavola valdese e le
chiese evangeliche locali.
Nessuna di queste istituzioni ha organizzato una
raccolta di fondi a domicilio; si DIFFIDA CHIUNQUE dall’intraprendere iniziative che possono avere anche risvolti di carattere penale.
18
PAG. 10 RIFORA/IA
VENERDÌ 18 OTTOBReIoqj
EVENTO E MESSAGGIO
DEL VATICANO II
PAOLO RICCA
Dall’apertura del Vaticano II
sono passati 40 anni. Tanti perché oggi tutto accade più in fretta, pochi perché i Concili scandiscono epoche, non stagioni. La
Controriforma è fìnita, è stato
detto al termine del Concilio, ed
è vero, anche se è altrettanto vero che non tutta la Controriforma è finita. Il Concilio ha segnato una svolta di 180 gradi, anche
se c’era chi se ne aspettava una
di 360.1 frutti del Concilio sono
tanti e sotto gli occhi di tutti, anche se certi frutti che si pensava
e sperava sarebbero maturati finora non si sono visti. Certe cose
sono cambiate completamente,
altre parzialmente, altre sono rimaste com’era- ________
no. Quello che
sicuramente è
cambiato molto
è l’atteggiamento verso U mondo, le altre chiese cristiane e le
altre religioni:
oggi è un atteggiamento di dialogo e di incontro, persino di ............
apertura verso spazi possibili di
comunione almeno parziale.
Non è invece cambiata la rivendicazione da parte della chiesa
di Roma di una «pienezza» che
le altre chiese non avrebbero, e
di un «primato universale» che
sarebbe addirittura di origine
divina e che legittimerebbe, anzi
renderebbe doverosa, la sua posizione egemonica rispetto alle
altre chiese (U papa parla, si direbbe, a nome della cristianità,
e non solo della sua chiesa) e
dominante nella società.
Un altro cambiamento, che
può sembrare modesto ma che
potrebbe col tempo rivelarsi
molto importante è che il Concilio ha superato la pura e semplice identificazione tra la chiesa di
Cristo e la Chiesa cattolica romana, che era tradizionale, sostituendo il verbo «è» (in latino est)
con «sussiste nella» (subsistit
in): la chiesa di Cristo non è, ma
sussiste nella Chiesa cattolica romana. Bene. Ma quarant’anni di
dopo concilio non sono bastati a
chiarire se, secondo la Chiesa
cattolica, la chiesa di Cristo sussiste anche nelle chiese evangeliche oppure no. In caso di risposta negativa, U cambiamento potenzialmente significativo operato dal Concilio si riduce a poca
cosa. In caso di risposta positiva
non si vede quali conseguenze
concrete la Chiesa cattolica ne
abbia tratto. Insomma, su alcune
questioni cruciali, certe ambiguità permangono e le chiese
A 40 anni dal
Concilio, che cosa è
cambiato e che cosa
è rimasto immutato
ramente come chiese sorelle. I
cristiani sono diventati fratelli
(separati o ritrovati che siano),
ma le chiese non sono diventate
sorelle. Un altro grosso cambiamento si è avuto nella liturgia
domenicale e, in generale, nella
celebrazione della messa e di altri riti comunitari. La Bibbia, in
particolare, è tornata in mano ai
laici cattolici, dopo secoli (quelli
della Controriforma) di semisequestro clericale: è questo sicuramente uno dei fatti più succosi
e promettenti dell’intero Concilio. Non sono invece cambiate,
malgrado il Concilio e la Bibbia,
né certe forme della pietà legate
al culto dei santi (molti di essi
nuovi) e di Madonne (soprattutto moderne), né le
iniziative curiali e
papali che le legittimano e incoraggiano (beatificazioni e santificazioni continue).
È importante
nella Chiesa cattolica rilevare anche un
altro aspetto: il
Concilio fu per la
non riescono a vivere tra loro ve
Chiesa cattolica un’esperienza
unica di ecumenismo interno:
circa 2.300 vescovi (un’assemblea imponente anche sul piano
niunerico) provenienti da tutti i
continenti (solo il 33% era europeo), con retroterra culturali,
posizioni dottrinali ed esperienze pastorali diversissime, vissero per tre anni, dall’11 ottobre
1962 all’8 dicembre 1965, una
grande stagione di dialogo e
confronto interno, anche acceso, su questioni rilevanti di fede
e testimonianza. Questa esperienza ha significato per l’episcopato, e di riflesso per la Chiesa cattolica, almeno due cose. La
prima è il ricuperò, almeno momentaneo, della dimensione assembleare nell’esercizio della
funzione magisteriale (cioè di
insegnamento) al più alto livello, ricupero tanto più importante in un sistema monarchico e
gerarchico come quello romano.
La seconda è la riscoperta del
valore del Concilio come luogo e
mezzo per vivere e praticare la
cattolicità, e non solo declamarla. Questo vale, del resto, per
tutte le chiese e per il movimento ecumenico nel suo insieme: il
suo obiettivo ultimo non può
essere altro che la convocazione
e celebrazione di un Sinodo o
Concilio (i due termini si equivalgono) veramente universale,
perché è in esso e non altrove
che le chiese potranno manifestare insieme la loro unità e cattolicità, e parlare al mondo a
nome di tutta la cristianità.
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REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15- 1012&Torino, tei. 011/655278-fax
011/657542 e-maii: redazione.torioo@riforma.it;
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso (coord. Eco valli), Piervaldo Rostan, Federica Tourn.
COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avemino Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitri, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 39 dell'11 ottobre 2002 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 9 ottobre 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Un'accurata inchiesta di Gian Marco Rinaldi sulla rivista «Scienza e paranormal
Kuznetsov, «scienziato» della Sindone
Il «salvatore della Sindone», così definito perché avrebbe dimostrato l'errore dell'analisi
al carbonio 14, in realtà non ha mai compiuto gli esperimenti di cui ha reso conto
CARLO RAPINI
N
ON potendo (o non volendn) sottoporle ad al
tre indagini scientifiche, la
curia torinese ha rifatto il
look alla Sindone sostituendo
le vecchie pezze del XVI secolo e acconsentendo a una
energica pulitura. Si riparla
di una prossima «ostensione»
per un evento auspicato dal
Vaticano ma per ora improbabile: rincontro di papa
Wojtyla con Alessio II primate della Chiesa ortodossa russa. Intanto i «sindonologi»
devono incassare un duro
colpo. La rivista Scienza e paranormale del Cicap’ dedica
quasi tutto il numero 43 a
un’accurata inchiesta di Gian
Marco Rinaldi, il quale dimostra che il famoso «biologo»
russo Dmitri Kuznetsov (definito il «salvatore della Sindone» perché avrebbe dimostrato l’errore nell’analisi al
carbonio 14 e quindi la possibilità che la Sindone sia molto più antica del XIV secolo) è
un millantatore, un volgare
imbroglione, che non ha mai
compiuto neppure uno degli
esperimenti di cui pretende
di render conto nei suoi numerosi articoli «scientifici».
In realtà alcuni dubbi sulla
serietà del russo erano già
trapelati in passato ma tenuti accuratamente celati dai
«sindonologi».
Furti e condanne
tenute nascoste
Fin dal 1996 il noto scrittore inglese lan Wilson (favorevole all’autenticità della Sindone e autore di best seller
sul tema) aveva pubblicato
una nota nella rivista dei
«sindonologi» inglesF riferendo che Kuznetsov si era fatto
anticipare denaro da vari finanziatori americani per
un’edizione russa dell’ultimo
libro di Wilson. L’edizione
non era apparsa e il denaro
non era mai stato restituito.
Nel dicembre 1997, mentre
si trovava a Denbuty nel Connecticut ospite del noto «sindonologo» Alfred D, Adler,
Kuznetsov fu arrestato e condannato per aver incassato
tre assegni di una coppia di
Virginia Beach falsificando le
loro firme. Dopo cinque mesi
di carcere fu ammesso a un
«programma di riabilitazione» dopo essersi impegnato a
restituire la somma rubata,
ma ne approfittò per fuggire
in Russia. È tuttora ricercato
negli Usa. Questa notizia, già
di per sé molto grave, fu tenuta nascosta dai «sindonologi»
nostrani che continuarono a
sfruttare le presunte scoperte
del russo senza alcuno scrupolo. Così il teologo domeni
DURA.NI n- lo scorso line
settimana abbiamo assistito, \oleiili o nolcnii,
all’ennesima canoni/./azione
operata da tiuesto pontefice,
con immensa partecipazione
di fedeli. Si trattava di Josemaria Escrivà de Balaguer,
fondatore dell’Opus Dei,
un’organizzazione molto
amata da papa Wojtyla. Noi
non crediamo che spetti a un
uomo, sia pure il papa, stabilire la maggiore o minore
santità degli altri esseri umani. Solo Dio, che conosce il
cuore delle sue creature, può
farlo. Del resto il Vangelo
chiama «santi» tutti i credenti, perché partecipano della
sua santità. Mi astengo pertanto da ogni commento su
questo punto. Il personaggio, viceversa, è interessante.
L’idea di fondo di Escrivà era
questa: il cattolico deve vivere la sua fede nella comune.
cano Giovanni Cavalcoli nella
rivista 21 ° secolo-Scienza e
Tecnologia (n. 3-2000); Pier
Giuseppe Accornero in un libro delle ed. Paoline uscito
nel 2000 e in una trasmissione televisiva del 13 agosto
2000 per r«ostensione» di Torino, ecc.
sov non esistono, esattamente come le riviste citate. Kuznetsov fu licenziato e messo
al bando dai «creazionisti».
Un grande imbrogiio
Ma quello che ora emerge
dall’ampia indagine di Rinaldi è ancora più grave perché
dimostra che Kuznetsov è un
volgare truffatore che non ha
mai eseguito i test che descrive nei suoi numerosi articoli.
Ma chi è realmente questo
Kuznetsov? Nato nel 1955, si
laurea in medicina a Mosca
nel 1978. In precedenza, da
giovane studente, aveva ricevuto il «Lenin Komsomol»,
una «borsa di studio» riservata ai membri delTorganizzazione giovanile del Partito comunista sovietico (da non
confondere con il prestigioso
«Premio Lenin» dato a scienziati benemeriti). A metà degli Anni 80 lavora nel laboratorio di tossicologia della
«Stazione sanitaria» di Mosca^
(qualcosa di simile a una nostra Asl o Ufficio d’igiene).
All’epoca della «perestroika»
di Gorbaciov, Kuznetsov intuisce di avere nuove opportunità per fare carriera. È
l’epoca in cui varie Missioni
americane aprono sedi a Mosca per «convertire» i comunisti: Kuznetsov aderisce a
una Chiesa battista americana, diventa un «creazionista»
convinto", si fa finanziare dalla «Slavic Gospel Association»
e chiamare negli Usa da Sidney Weinstein, direttore del
Journal of Neuroscience, una
rivista serissima. Viene nominato professore aggiunto alr«Institute for Creation Research» di San Diego, California. Studiando i topi sostiene
di avere inventato un nuovo metodo per datare i fossili di dinosauri che, secondo
lui, avrebbero un’età di 2030.000 anni al massimo. Pubblica un articolo che lo rende
famoso fra i «creazionisti» ma
uno scienziato svedese, Dan
Larhammer, nel 1993 lo smaschera scoprendo che nove
degli articoli citati da Kuznet
Ringiovanire la Sindone
Nel frattempo, a Roma, nel
1993, aveva conosciuto alcuni «sindonologi» e un facoltoso uomo d’affari francese,
Guy Berthault, presidente di
una ricca Fondazione con sede a Meulan (Parigi); questi
gli propose di eseguire alcuni
esperimenti per dimostrare
che l’incendio di Chambéry
(del 1532) aveva «ringiovanito» la Sindone di almeno 600
anni nella datazione al C14.
Per cbi aveva già «ringiovanito» i dinosauri di centinaia di
secoli questo era un compito
facilissimo! Ma ora l’indagine
di Rinaldi ha accertato che:
1) Kuznetsov si è sempre
presentato come direttore di
un proprio laboratorio definito «E. A. Sedov BiopolymerResearch Laboratories Ine.»
con sede nel viale Grafsky n.
4/9 a Mosca. Il professor Luigi Campanella, chimico della Sapienza di Roma, e Guy
Berthault hanno dichiarato
di averlo visitato personalmente. In realtà quel «laboratorio» non è altro che la «Stazione sanitaria» in cui Kuznetsov aveva lavorato negli
Anni 80 e dove aveva molti
amici. Quando arrivava un
ospite che non parlava il russo gli faceva credere che fosse il suo laboratorio.
2) Kuznetsov sostiene di
aver eseguito tutti i suoi
, esperimenti di datazione di
antichi tessuti con il nuovo
metodo Ams (spettrometria
di massa con acceleratore) in
un laboratorio statale di
Protvino (città non lontana
da Mosca), da lùi definito
«Centro di studi radiochimici». Rinaldi ha dimostrato
non solo che questo «Centro» non esiste ma che in tutta la Russia, fino al 2001, non
.esiste un solo laboratorio dotato di Ams.
3) Nel 2000 Kuznetsov pubblica i risultati dei suoi esperimenti su quattro campioni
di tessuti provenienti da antiche tombe in Irlanda. Come
al solito indica gli enti donatori e ringrazia i curatori dei
TELEVISIONE
Protestantesimo
I* Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 27 ottobre, ore 24 circa, andrà in onda: «Beneficenza o ricerca di giustizia? Un'iniziativa evangelica per affermare la dignità vita»;
«Dietro le parole», rubrica biblica. La replica sarà trasmessa lunedì 28 ottobre alle ore 24 e lunedì 4 novembre alle 9,30 circa.
PIERO bensì
semplice quotidianità e realizzare l’apostolato anche
nella società secolare. La sua
idea mirava a valorizzare cristianamente ogni mestiere,
dal più umile al più alto socialmente. Purtroppo però
questo concetto di base si è
tradotto in pratica in un’organizzazione, l’Opus Dei appunto, fortemente integralista, rigidamente disciplinata,
con un inquadramento totalitario e paramilitare guidato
da regole severe. Insomma
Il contestato scienziato'russo'
Dmitry A. Kuznetsov
musei ebe gli hanno fomito i
reperti. Ma i funzionari del
«National Museum ofire,
land», dopo un’accurata inchiesta, hanno accertato che
nessun reperto archeologi^,
era stato consegnato al russo;
«Le sepolture che descri^(...) sono sconosciute aH’at- :
cheologia irlandese. Le istitìi* i
zioni e gli individui che nq-'f
mina (...) non esistono». Uno /
studioso locale, Gerdd Mad;
den, ha scritto: «Appare omie
che la ricerca di Kuznets'ot è
fraudolenta e priva di qu#
.siasi base storica».
Personaggio squalificatci
Sidney Weinstein, lo sciqiFÌ
ziato che aveva invitato
netsOv negli Usa, lo hadef*!
nito «un mentitore e un ladro», «un abile imbroglioni» e
ha rivelato che «se ne andì
all’impro'wiso da casa mia
senza restituire i 36.000 do|jj
lari che gli avevo prestato»;
Resta ora da vedere se i van
Messori, Accornero, Marine^;’
ecc. nostrani continuerani^
a propagandare le «pseui
doscoperte» del russo cofflt.
hanno fatto sinora, anche dopo questa scottante inchiesi
(1) «Cornitato italiano, r,controllo delle affermazioni sul j
paranormale», organizzazloD#
scientifica garantita da scienziffi!
quali Rita Levi Montalcini, COT
Rubbia, Margherita Hack, TuP
Regge ecc. Vedi il n. 43, anno A
maggio-giugno 2002 (casella pu‘
st. 1117, 35100 Padova).
(2) 1. Wilson, Russia’s Dr.Drà
tri Kouznetsov: Can he any Ior0
he believed? («può essere ancoB
creduto?»). Bests Newsletter, itovembre-dicembre 1996.
(3) Il nome esatto, tradotto ^
russo, è: «Centro statale
supervisione sanitaria ed epi®
miologica», che controlla l’i^w
dell’acqua, dei cibi e dei
di lavoro.
(4) Corrente ideologica
nuta negli Usa da chiese
mentaliste che rifiutano U da^
nismo e sostengono che il mott«
è stato creato esattamente w»®
è scritto nel libro della GenesL
un corpo scelto, soprattutto
di laici socialmente attivi, capaci di inserirsi nei punti vitali della società, là dove si
prendono le grandi decisioni: banche, ricerca scientifica, insegnamento, informazione. Non sono mancate in
questi ultimi cinquant’anni
dure critiche da parte cattolica stessa, soprattutto per la
segretezza e le ingerenze
dell’organizzazione.
Tutti i nostri mezzi d’informazione, giornali, radio, tele
visione, hanno parlato a W
go del concetto di
Escrivà: la santificazion®
lavoro. Nessuno si è /'
to che quattrocento
ma un monaco
ventato grande
della chiesa, Martin Lu ,
aveva scritto ai nobim «
fabbro, un calzolaio, un ^
tadino, ciascuno di ..ijg
compito e il uiestiere
sua corporazione, e
essi sono tutti ugual®
consacrati preti e
ciascuno deve
servire agli altri con 1
sua e il suo mestiere»* .
servizio in libertà, dunq^
senza .vincoli: questa e
stra santificazione.
(Rubrica «Un fatto, ^ gpmento» della trasmisswn
diouno «Culto evangelK^
dalla Federazione deh
evangeliche in Italia on
onda domenica 13 ottom >
VENE
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venerdì 18 OTTOBRE 2002
* Contributi della Regione Piemonte
Frali stazione sciistica
C’è anche la stazione sciistica di Frali tra le 24 piemontesi
che usufruiranno del contributo della Regione per le spese sostenute per l’innevamento artificiale la scorsa stagione sciistica. A Frali arriveranno così 24.000 euro che serviranno in parte
a coprire il disavanzo dell’esercizio passato, non certo rpseo
sotto il punto di vista delle precipitazioni nevose. Incassata
con soddisfazione questa notizia però nella stazione della vai
Germanasca si continua ad attendere con trepidazione che
qualche notizia giunga o dalla «cabina di regia» delle olimpiadi
di Torino 2006 o direttamente da Roma relativamente alla proroga della concessione per. la Seggiovia dei 13 laghi nella speranza di poterla riaprire in tempo per la prossima stagione.
PAG. 11 RIFORMA
- I Alla «kermesse» di Torre Pellice
Colori e sapori d'autunno
Ha avuto un grande successo la terza edizione della fiera
«Colori & sapori» a Torre Fellice domenica scorsa. La coincidenza di castagnata, gemellaggio con Guillestre e di una delle
rare giornate di sole di questa annata particolare ha reso la fiera frequentata ben oltre le previsioni superando i risultati già
buoni ottenuti lo scorso anno. Apprezzati i banchi dei prodotti
tipici, il settore florivivaistico, le caldarroste e il contorno di
spettacoli itineranti costruito da Fro Loco e Comune. Soddisfatti ovviamente anche gli espositori che harmo realizzato ottimi affari e i ristoratori che per tutta la settimana hanno proposto menu a base di prodotti stagionali del territorio e che
domenica hanno registrato davvero il pienone.
De
<( ■i'
-J..
I Fondato nel 1848
Discussione aperta sui progetti di utilizzo dei corsi d'acqua delle valli del Pinerolese
Le centraline e i torrenti
In vista dello presentazione delle controdeduzioni, incontri e iniziative si susseguono per denunciare i
fisultoti dell'eccessivo sfruttamento. Lo protesta degli ambientalisti e la posizione degli amministratori
DAVIDE ROSSO
MASSIMO CNONE
Torna alia ribalta la
questione di nuove
centraline idroelettriche
alle Valli. Scadono infatti
il21 ottobre i termini posti dalla Provincia per la
presentazione delle controdeduzioni ai progetti
delle centraline che sfrutteranno le acque dei torrenti in vai Germanasca e
invai Pellice e il comitato
per «la salvaguardia del
elùsone e Germanasca» e
legambiente si preparano a dare battaglia.
Per quel che riguarda
la vai Germanasca già da
anni l’Enel ha fatto ricMesta per la costruzione
di una centrale che, posta ai Trossieri di Ferrerò,
sfrutterebe l’acqua proveniente sia da Massello
e da Salza sia del vallone
di Fuetto. In sostanza la
conduttura convoglierebbe l’acqua del Germanasca da sopra Ferrerò fine ai Trossieri. Benché
osamente sia previsto il
«flusso minimo vitale»
sono in molti a ritenere
ohe la costruzione delle
centraline significhi la fi®e del torrente da sopra
errerò in giù. La setti®nria scorsa il Comitato
perla salvaguardia del
e Germanasca
I “’fhtso un comunicato
erri si chiede, tra l’altro,
‘™a moratoria nelle coazioni delle centrali in
rhfc nuove norme
cne fisseranno l’utilizzo
di ^f.fiue» e ha deciso
P^®'^‘®Porre un docusenrÌ° proprie osella presenterà
S/^^^ncia’ chedeci,1 sulle concessioni.
taJ^P‘'°'’lema dello sfrutt'J nto dei torrenti non
Val p.,1:? PU' neanche la
^« Pellice, che lo vive in
vistosa nella
W^.M^^.Ì.Curbonieri e
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posizione di Legambiente
e condivido la loro richiesta di un piano di bacino
- spiega il sindaco. Bruna
Frache -, ma in questo
caso la Idrolux ha presentato un progetto rispettoso e compatibile dal punto di vista ambientale: le
tubature sarebbero interrate e la cabina disporrebbe di una sola parete a
vista. Il nostro sì vale solo
per questo caso e sapremo opporci in caso di richieste non rispettose».
Inoltre, continua il sindaco, il Tournau è in una
vailetta «che non presenta attrattive turistiche».
Ma il presidente di Legambiente, Renato Armand Hugon, promette
battaglia in occasione del
sopralluogo previsto per
lunedì 21. «Il contenimento dell’impatto paesaggistico non basta - dice Armand Hugon -: si
tratta di un progetto ad
alto profitto privato e
scarse ricadute sul territorio e la percentuale (dal
2 al 12%, ndr.) assegnata
al Comune non ne giustifica la scelta». Legambiente, che la scorsa settimana ha scritto un’articolata lettera alla Frovincia, «si oppone fermamente a che venga rilasciata la concessione» e
richiede che almeno l’introito del Comune sia vincolato «a una particolare
voce di spesa con specifica finalità di tutela e miglioramento ambientale».
Perrero: il progetto è stato depositato in Provincia
Una centrale ai Trossieri
IILIANA VICLIELMO
IL progetto per la costruzione di una centrale idroelettrica Enel ai
Trossieri è giunto in dirittura di arrivo, depositato agli uffici della
Frovincia che dovranno
esprimere un parere vincolante per l’esecuzione
dell’opiera. Fino al 21 ottobre è aperta la possibilità per chiunque di
esprimere un parere.
Il comitato per la salvaguardia del Chisone e
dei suoi affluenti, che da
mesi si oppone allo sfruttamento dei corsi d’acqua delle valli Chisone e
Germanasca, ha compilato un elenco di ragioni
per opporsi a un’iniziativa ritenuta «puramente
commerciale che priverebbe la valle di tutti i
benefici che il torrente le
assicura». Nel documento predisposto dal comitato vengono criticate in
particolar modo le tubazioni in galleria che raccoglierebbero l’acqua dei
torrenti di Salza e Massello convogliandole alla
miniera Gianna, dove,
sfruttando la Germanasca di Frali, si otterrebbe
un volume, idrico note
vole, inserito poi in un
altro tronco di galleria,
che avrebbe termine nel
vallone di Faetto dove vi
sarebbe una tubazione di
caduta, fino alla centrale,
prevista a Trossieri.
Ancora recentemente
il comitato ha fatto osservare, appoggiato in questa sua iniziativa da Legambiente, che «in questo modo il torrente Germanasca, e ancora di più
se si approvassero i progetti di altre tre centrali a
Frali e Fomaretto verrebbe ridotto a un rigagnolo,
malgrado il deflusso minimo vitale». Un altro
aspetto ritenuto molto
preoccupante dal comitato sono i lavori previsti
per l’installazione della
tubazione nel vallone di
Faetto. «La strada attuale
è inadeguata a ricevere il
traffico dei mezzi pesanti
necessari ai lavori e una
nuova distruggerebbe
una zona che è bella così
come è e che dovrebbe
piuttosto essere salvaguardata. C’è da domandarsi dove sono andati a
finire i discorsi sulla vocazione turistica delle
valli e sul ruolo attivo degli abitanti, quando poi si
assiste a una corsa al pro
fitto che lascia come
compenso un piccolo obolo ai Comuni».
Il comitato per la salvaguardia dei torrenti
chiede una moratoria
nella costruzione delle
centrali, in attesa delle
nuove norme sull’utilizzo delle acque, che dovrebbero essere più restrittive. «Lo sfruttamento delle risorse idriche
per produrre energia elettrica ha raggiunto i limiti del tollerabile: se
qualcosa si vorrà ancora
fare, sarà necessariamente orientarsi verso
altre soluzioni».
Un tratto della strada del
vallone di Faetto
ICONTRAPPUNTOI
LA FIAT E LA CULTURA
DELL'AUTO
PIERVALDO ROSTAN
Non c’è dubbio alcuno
che la crisi della Fiat finirà
per avere conseguenze pesanti sul sistema Italia,
sull’economia, sui servizi,
sulla società nel suo complesso. Che se ne esca con le
drammatiche cifre di questi
giorni o con quelle frutto di
una mediazione, certamente il pianeta auto in Italia
sarà fortemen- ..........
te ridimensionato. Si arriverà ai quei
15.000 lavoratori che secondo alcuni osservatori rappresentano la
soglia massima di dipendenti che un’a- ——
zienda come
la Fiat dovrebbe avere per
essere competitiva? Da diversi anni si paventava lo
smantellamento di questo o
quello stabilimento; gli interventi governativi sugli
incentivi non hanno fatto
altro che ritardare l’esplosione di una crisi annunciata. Ma è tutto un modello
che è in crisi e di questo in
pochi si sono voluti (o hanno saputo) farsene carico.
La mobilità è ancora e sempre di più «insostenibile»;
troppo si confida nell’auto
e troppe volte ci siamo trovati immersi in polemiche
per questa o quell’isola pedonale, una domenica a
piedi, lo scarso funzionamento del mezzo di trasporto collettivo.
Non è un caso che solo
oggi la «talpa» stia scavando i cunicoli della prima linea metropolitana di Torino, non è neppure casuale
che gli investimenti sulle
ferrovie e sulle tramvie siano stati così scarsi negli ultimi anni. Si è proseguito
sulla linea dello sviluppo
della mobilità personale legata al mezzo singolo, nel
nome della comodità e della massima libertà dell’individuo: così nelle nostre
trafficate provinciali entrano ed escono ogni mattina
migliaia di auto. E gli amministratori raramente
vanno oltre il sognare o
progettare nuove strade;
quanto tempo, quante risorse, economiche o menali, si è dedicato allo sviluppo della mobilità collettiva?
Non si sarebbe potuto riconvertire porzioni almeno
di linee per autoveicoli alla
costruzione i treni e tramvie? C’è stato dunque un
forte deficit nella progettazione delle mobilità, una visione a senso unico e dun
Si impone oggi
un ripensamento
sui modelli della
mobilità di merci
e persone
za. Ne è derivato un sistema
economico ancora fortemente legato, quasi ancorato all’industria dell’auto,
direttamente o tramite indotto: per questo tante famiglie si sentono in bilico.
Ma è così anche neUe nostre vallate? Val Pellice e
vai Chisone hanno sperimentato, prima che del metalmeccanico, la crisi del
tessile; dagli
Anni 60 in
poi è una storia di sconfitte e chiusure,
di difficoltà
nel riciclarsi
per persone
dalla monocultura industriale. Da alcuni anni non è più così, o
non solo così. Già 10 anni
fa le chiese del distretto,
durante la riflessione che in
quegli anni veniva fatta sul
mondo del lavoro, sottolineavano come i nostri giovani non paiono più destinati ad avere nella loro vita
un solo lavoro ma che si sarebbero trovati sempre più
spesso a fare i conti con frequenti cambiamenti di impiego. Passaggio affatto
scontato, per chi ha tralasciato il lavoro agricolo dei
padri nell’illusione del posto sicuro e con un orario
un tempo ben definito e ora
neppure più. Occorre un
grande sforzo culturale per
essere nelle condizioni di
poter gestire il cambiamento, di governarlo, di inventarsi un lavoro fuori dalla
fabbrica. E forse una parte
degli abitanti delle nostre
valli c’è anche riuscita, se è
vero che servizi, artigianato, perfino agricoltura denotano una certa vitalità.
Se sarà davvero così la
crisi Fiat potrebbe avere
conseguenze dirette meno
dilanianti anche se il sistema nel suo complesso un
contraccolpo lo subirà.
Quanto più i giovani sapranno dimostrare di avere
costruito una nuova mentalità di impresa, tanto meno
si risentirà della crisi, di un
mondo che da anni non è
più così monoculturale come lo si dipinge. È un mondo capace di rallegrarsi con
la famiglia Agnelli che offre
soldi e terreni per interventi anche importanti nel feudo di Villar Porosa; è un
mondo un po’ virtuale e un
po’ ottocentesco di un tempo in cui il buon padrone si
faceva anche carico del benessere dei suoi operai. Poi
venne la crisi, ieri del tessi
que una scarsa lungimiran- le e o^i dell’auto.
20
PAG. 12 RIFORMA
NUOVA «SALA RELAX» ALL’AGNELLI — È pronta la
nuova sala relax e ristoro deirospedale Agnelli di
Pinerolo, al servizio di degenti e familiari. Il nuovo «salotto», situato presso l’ingresso centrale,
vicino ad accoglienza, servizio bancario e nuovo
ufficio di coordinamento degli infermieri, è il risultato della ristrutmrazione dei locali nei quali
era ospitato il servizio di Anatomia patologica,
spostato ora al quinto piano. La nuova sala è
aperta tutti i giorni, dalle 7 alle 24.
AGLI PER EMERGENCY — Le Adi di Torre Pellice invitano a sottoscrivere l’appello di Emergency
contro la guerra e il terrorismo. Le firme saranno
raccolte sabato 19, dalle 17 alle 18,30, presso la
galleria civica «F. Scroppo» di Torre Pellice, in occasione della presentazione del libro «Una società giusta. Le Adi pinerolesi 1945-1972», alle
20,45, al teatro del Forte, durante lo spettacolo
«Canta che ti passa» a cura del Coro Adi, e ogni
mercoledì, venerdì e sabato, dalle 15,30 alle 17,30,
presso la Sede Adi di Torre Pellice, via al Forte 9.
AGRICOLTURA PIEMONTESE: 6° POSTO NAZIONALE — Sono stati presentati la scorsa settimana
a Torino i risultati del quinto censimento generale dell’agricoltura: su base nazionale l’agricoltura
piemontese è al 6° posto come valore della produzione (3,4 miliardi di euro). Diminuisce, rispetto a dieci anni prima, il numero di aziende ma sono sensibilmente aumentate le superifici coltivate da ogni singola azienda. La stragrande maggioranza delle aziende utilizza esclusivamente manodopera legata all’ambito familiare; il 35% delle
aziende pratica anche l’allevamento del bestiame, (fino al 90% nelle zone montane).
TURISMO: ALTRI FONDI PER LA LEGGE 18 — Rispetto alla prima graduatoria altri progetti di sviluppo turistico presentati in Regione in base alla
legge 18 saranno finanziati; un recupero di fondi
da parte della Regione consentirà a interventi, in
lista di attesa benché riconosciuti degni di finanziamento, di ottenere un aiuto pubblico. In tutto
con la legge 18 quasi 1.000 progetti in due anni
sono stati finanziati: si va dagli agriturismi ai bed
& breakfast e alle dimore storiche.
UN CORSO DI SPELEOLOGIA — Il Cai di Pinerolo
organizza il 12° corso di introduzione alla speleologia; gli incontri iniziano il 18 ottobre e si
svolgono nella sede in via Sommellier 26. Per
partecipare al corso occorre avere almeno 16 anni e iscriversi (se non lo si è già) al Cai. Le lezioni
avverranno alternando il venerdì sera una serata
teorica e la domenica un’uscita con pratica.
A NOVEMBRE SIMULAZIONE DI TERREMOTO PER
LE VALLI — È stata presentata venerdì 11 ottobre, ai sindaci, ai presidenti di Comunità montana e alle forze dell’ordine, in una riunione di protezione civile tenutasi nella sala di rappresentanza del municipio di Pinerolo, la simulazione di
protezione civile che si terrà l’8, il 9 e il 10 novembre e coinvolgerà la vai Chisone, la vai Pellice, le
valli Chisone e Germanasca e la vai di Susa.
L’esercitazione riguarderà un terremoto con epicentro Luserna San Giovanni con magnitudo 5,6.
90 ANNI DELLA CORALE VALDESE DI TORRE PELLICE — Per festeggiare i suoi 90 anni la corale
valdese di Torre Pellice organizza una cena sabato sera 9 novembre, alle ore 19, alla Foresteria
di Torre Pellice; il costo è di 13 euro. Sono invitati tutti i coralisti, vecchi e attuali, gli amici e i soci sostenitori. Prenotazioni entro il 25 ottobre,
da Marina Gamba (0121-91502), Roberto Davit
(0121-932036) e Anita Vigne (0121-932790); è richiesta una caparra di 5 euro.
Fondazione «dott. Enrico Gardiol»
Via Beckwith 1 - It. 10066 Torre Pellice (To)
Bando di concorso
per rassegnazione di borse
di studio per l’Università
Gli studenti valdesi che intendono avviarsi agli studi universitari per esercitare nelle Valli le attività professionali conseguenti, possono richiedere una borsa
di studio per Fa.a. 2002-03,
entro il 31 ottobre 2002, indicando:
- facoltà universitaria prescelta
- condizioni economiche personali e familiari (copia della dichiarazione dei redditi)
- previsione delle spese che intendono
pagare con la borsa di studio.
Saranno preferite le facoltà
di Giurisprudenza e di Medicina.
Per ulteriori informazioni rivolgersi
alla presidenza del Collegio valdese.
Via Beckwith 1 - It. 10066 Torre Pellice To,
tel +39 121-91260, fax +39 121-932272,
e-mail collegio@tpeIlice. It
E Eco Delle Yaìii Iàldesi
VENERDÌ 18 OnOBREiojj
i Presto i lavori all'ex caserma «Monte Granero»
Missionari a Bobbio
Un organismo internazionale sta acquisendo la struttura
e ne farà un centro operativo per l'evangelizzazione
MASSIMO GNONE
IL percorso di trasformazione dell’ex caserma Monte Granerò a
Bobbio Pellice in «struttura evangelica» è arrivato a un punto cruciale. Il
movimento missionario
internazionale e interdenominazionale «Operazione mobilitazione», che
T8 maggio scorso ha vinto l’asta pubblica, ha concluso le pratiche burocratiche, sta procedendo nel
dialogo con il demanio e
presto sarà firmato il contratto di acquisizione della proprietà. Situato nel
cuore delle valli valdesi, a
pieno regime l’istituto di
evangelizzazione non
rappresenterà certo una
prèsenza discreta.
Secondo le ambizioni
di Om Italia (l’organizzazione è attiva in ben 90
paesi), il Centro di Bobbio sarà «unico nel suo
genere, in grado di autofinanziarsi attraverso diverse attività collaterali
(servizio di foresteria, uso
pubblico delle strutture
sportive, ecc.)», resterà
aperto tutto Tanno, «con
una presenza minima di
60-70 persone permanenti». Il progetto, che
dovrebbe essere completato nel 2005, prevede un
costo totale di 2 milioni e
mezzo di euro, 50% dei
quali coperti da fondi europei e regionali e il rimanente, pari a quasi 2
miliardi e mezzo di lire,
dovrebbe arrivare sia da
chiese sia da credenti
esteri e italiani. Il responsabile della comunicazione per Om Italia, Luca
Brignolo, ci assicura che
«anche credenti battisti e
valdesi hanno già garantito il loro contributo».
Da queste indicazioni
si afferra la portata del
progetto. All’interno del
Centro sarà reso operativo un «ministero» che
avrà la competenza di
istruire le persone incaricate dell’evangelizzazio
ne in Italia e nel mondo.
A rassicurare sulle intenzioni di Om Italia ci pensa ancora Brignolo. «Non
vogliamo fare proselitismo - dice - e non ci poniamo come chiesa alternativa: se il rapporto privilegiato resta con la comunità dei Fratelli, abbiamo relazioni positive
con l’Esercito della Salvezza e la Chiesa valdese». Lo scopo del Centro,
continua Brignolo, è di
«promuovere non solo le
nostre attività, ma la Valle nella sua interezza».
Questo rapporto non pare trasparire dal sito Internet di Om: senza citare la presenza valdese, la
scelta sarebbe ricaduta
su Bobbio perché in vai
Pellice «circa 800 anni fa
iniziò un’opera missionaria che si estese al resto d’Italia e toccò diverse parti del mondo».
L’errore è macroscopico.
Il lavoro con le comunità evangeliche locali già
esistenti rimane un punto forte del programma di
Om, presente in Italia da
quarant’anni e che oggi
spedisce il suo bollettino
a oltre 6.000 indirizzi. Lo
dimostra l’organizzazione di un convegno aperto
dal titolo «Credi in Gesù?
Vivi per Lui», che si terrà
alThotel Gilly di Torre
Pellice dal 25 al*27 ottobre prossimi. Tra i temi
previsti spicca una riflessione sulla leadership
nelle comunità locali.
Una ricerca ó\ Legambiente
La vai Pellice
è a rischio ozono
«Per tutta Testate le
concentrazioni di ozono
in quota sono rimaste al
di sopra delle soglie di
tossicità fissate dall’Unione europea. Notevoli i
danni alla vegetazione
montana. Pericolo anche
per le persone». Suona
come un bollettino di
guerra il rapporto diffuso
qualche giorno fa da Legambiente; i dati sono
ancora più allarmanti se
si considera che il monitoraggio ha riguardato la
vai Pellice.
Le stazioni di rilevamento erano posizionate
in tre luoghi a quote altimetriche differenti: via
Masel a Luserna San Giovanni per il fondovalle,
località Cianramà a Torre
Pellice per la bassa quota
e il colle della Sea per la
media quota. «I rilevamenti - precisa Legambiente - sono stati effettuati sui versanti soleggiati e i dati sono stati
raccolti settimana per
settimana, per serie di 68 settimane ciascuno»
nel periodo compreso fra
fine giugno e fine settembre. L’operazione ha dato
«risultati preoccupanti»,
soprattutto «se si considera che durante il periodo di rilevamento, cioè
Testate di quest’anno, il
venep
Importanti progetti legati alle «opere connesse»
Quali interventi per le acque?
Se le somme per le cosiddette «opere connesse» alle Olimpiadi verranno
confermate nelle valli pinerolesi fra
tante opere che magari destano delle
perplessità si potrebbe ottenere un intervento complessivo e risolutivo nel
settore del ciclo integrato delle acque.
Impianti di depurazione, fognature,
reti di acquedotti erano stati proposti
dalle cinque Comunità montane interessate dai giochi (le tre pinerolesi e le
due della vai Susa) e approvate dalla
Regione che ha dato il via alle opere
connesse con un investimento totale
superiore ai 70 milioni di euro. La
scorsa settimana, su proposta delTAto
3 (ovvero il soggetto che si occupa a li
vello di tutta la provincia di Torino del
ciclo integrato delle acque), è stato siglato un accordo fra TAcea di Pinerolo
e la Smat di Torino per avviare la progettazione preliminare delle opere del
servizio idrico.
L’accordo sulla progettazione di queste opere è parallelo a un altro accordo,
per alcuni versi ancora più significativo,
e cioè quello legato alla costimzione di
un’Ati (associazione temporanea di impresa) sempre fi'a le due società, al fine
di gestire dal prossimo anno e in tutta la
provincia di Torino, il servizio idrico
potabile e fognario, in applicazione della famosa (per qualcuno famigerata)
«Legge Galli» sul tema delle acque.
tempo non è stato certo
dei migliori e quindi l’ii.
raggiamento solare che
innesca il processo di fo{.
mozione dell’ozono non
è stato dei più intensi».
Per quanto riguarÉ
l’ozono, l’OrganizzazM
ne mondiale per la sa*
fissa la soglia di perirA
sità per l’uomo a 120 mj.
crogrammi per metro cu.
bo (ancora più severi è
la direttiva Cee a cui fi.
talia si è adeguata nel
1996: 65 micrograma|
per i vegetali e 110 peì^
salute umana): in via
Masel la concentrazi^^
ne media ha raggiuntai
112,8 microgrammi, Ai.
cora più elevata alla
Cianramà (123,7 raicrià
grammi) e soprattutto al'
la Sea, con ben 144,7 microgrammi. La vai Pellh^
guida la triste classifi||
delle quattro località alpine scelte come aree di
rilevamento: Valtellitl
(in provincia di Sondi®
Silandro-Schlanders (nd*
Bolzanese) e infine Ti
sio (provincia di Udini|
L’analisi è preoccupi
te se, come rileva Legi
biente, «bastano coS
contrazioni minimedi
ozono, qualche decina di
milionesimo di grai
per metro cubo, per prci<
durre effetti ben visM
sulle specie viventi»
danni includerebbero pei
le piante macchie bij
castre sulle foglie, peti
di colorazione, diffici
nello svolgimento del
funzioni vitali di fotoi'^
miche; per gli esseri uiff
ni bruciore agli occhi ed
effetti sulle vie respira®
rie «progressivamea^
più intensi al crescete
delle concentrazioni atmosferiche». Da che eoa
deriva questa situazio^
«Dalle aree urbane-spi
gano a Legambientàa
parte dell’ozono prodoti
da veicoli e industrie pas'^
sa alle aree rurali per eifetto del vento e qul,ia
mancanza di agenti neutralizzanti, può raggi!®
gere le sue massime concentrazioni». (m.g.)
Il «Gal» Escartons-valli valiJesi
Progetti pilota
Il Gal (Gruppo di azione locale) Escartons e
valli valdesi sta entrando
nella fase attuativa del
programma Leader+; dopo aver costituito ufficialmente il proprio staff
interno si sta partendo
con la definizione dei
primi progetti. Le caratteristiche del programma
sono orientate fortemente verso progetti di tipo
immateriale. Saranno
possibili successivamente realizzazioni di veri e
propri «progetti pilota»
che valorizzino gli studi
predisposti. Nelle prossime settimane, verranno
organizzati incontri di
presentazione de) Piano
di sviluppo locale alle
amministrazioni del territorio e ai soggetti pubblici e privati ebe potranno essere coinvolti nella
concertazione e nella
realizzazione.
In questi giorni il Consiglio di amministrazione
del Gal ha indetto i bandi
per l’affidamento degli
incarichi per la progettazione esecutiva relativa a:
attività di coinvolgimento delle comunità locali
nell’ambito del progetto
ecomuseale regionale;
studio di fattibilità sulla
gestione dei beni museali
ed ecomuseali esistenti,
sui beni di rilevante interesse culturale, sui servizi
di accoglienza, sulla comunicazione al mercato;
tre studi di filiera per il
settore agricolo; studio
per la definizione di interventi innovativi di
protezione e connessione
di ambiti naturali; studio
per la conservazione, lo
sviluppo e la trasmissione dei mestieri tradizionali; programma complessivo di comunicazione delle risorse (ambientali, culturali e produttive) e delle opportunità
economiche dell’area
Leader+ Escartons e valli
valdesi; studio per la gestione integrata dei Siti
natura 2000; progetto di
sviluppo sostenibile finalizzato alla fruizione turistica integrata delle risorse dell’area.
Le offerte di collaborazione dovranno pervenire alla sede del Gal, Villa
Olanda, via Fuhrmann
23, Luserna San Giovanni, entro le ore 12 del
giorno 21 ottobre 2002.
Troppe precipitazioni al tempo della fioritura
Castagne, un'annata negativa
«È una delle annate
più negative della storia»; così Marco Priotto,
presidente della associazione Castanicoltori vai
Pellice commenta l’esito
della campagna 2002.
L’associazione, al secondo anno di attività, sta
aumentando in modo significativo il numero dei
soci; ormai è passata dai
10 fondatori a oltre 30.
Gli aderenti provengono
un po’ da tutti i comuni
della valle ma in modo
particolare da Torre e
Villar Pellice; a penalizzare l’attività è proprio
Tannata che denuncia
una produzione più bassa ancora dello scorso anno. «Se nel 2001 la produzione era stata bassa a
causa della siccità - spiega l’agronomo Davide
Baridon, consulente della Comunità montana
che segue il progetto castagne da diversi anni quest’anno il danno deriva dalle eccessive precipitazioni specie nel periodo della fioritura: la
fecondazione ne è stata
gravemente compromessa e molti ricci risultano
vuoti». Poche castagne.
di pezzatura non certo
eccellente e per giunta
con una percentuale assai alta di frutti bacati.
«Eppure a Cuneo, dove
abbiamo partecipato alla
recente “Fiera del marrone" - ribadisce Priotto è andata bene e la nostra
castagna ha riscosso un
notevole successo al
punto che abbiamo
esaurito la merce nella
giornata conclusiva».
La stessa cosa è accaduta domenica scorsa a
Torre Pellice dove nemmeno un frutto è tornato
nei magazzini dell’associazione. Spazi che sono
dati in uso dalla Comunità montana che ospita
il «vaglio calibratore» ossia la macchina che sceglie le pezzature delle castagne da avviare alla
vendita: piccole, medie e
fiore; con prezzi di assoluto interesse. «Abbiamo
un buon rapporto con il
grossista torinese che ci
acquista il prodotto che si
sta impegnando direttamente anche nella promozione della castagna
con il nostro marchio aggiunge il presidente
Priotto -; in fondo così si
promuove l’intera
si cerca di “fideliz^ .
clienti torinesi ve«®
castagna di
lità». Una qualità ^
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i Sono una risorsa per la cultura di montagna
Le chiese come presidio
Torino: un riconoscimento per la Chiesa valdese di Frali
da parte della Regione e del Fondo per l'ambiente
pavide rosso
UN riconoscimento
ufficiale è stato attribuito, venerdì 11 ottobre
nel corso del Salone della
montagna di Torino, dalla Regione e dal Fai (Fondo per l’ambiente italiano) al pastore di Frali e
alla comunità pralina, insieme a quattro preti cattolici piemontesi, per 1’
impegno dimostrato nella salvaguardia e nel recupero del patrimonio
culmrale montano.
«Il ruolo di unione sociale delle chiese in montagna - è stato detto in
occasione della consegna del premio - è fondamentale per mantenere il presidio umano ma
anche per salvaguardare
il patrimonio culturale di
secoli» ed è proprio partendo da questo dato che
la Regione, in collaborazione con la sezione piemontese del Fai, ha promosso un convegno sul
ruolo delle chiese nel
presidio della montagna
e del suo patrimonio.
L’incontro organizzato
dalla Regione, a cui hanno partecipato oltre all’
assessore della Montagna, Roberto Vaglio, e la
presidente del Fai regio
I vecchio tempio di Frali, oggi museo valdese
naie, Giovanna Cattaneo
Incisa, anche il vescovo
di Aosta, Giuseppe Anfossi, e per il Centro culturale valdese il pastore Claudio Pasquet, è stato anche momento di incontro
e di scambio su che cosa
significa cultura e presenza sul territorio. Se per la
Cattaneo è stata fondamentale l’opera di guida
dei pastori e dei preti nella salvaguardia dei beni
culturali, per Anfossi l’opera d’arte è un momento importante del messaggio che la committenza voleva trasmettere e
che quindi va riscoperta e
riportata alla luce. Salvaguardare quindi vuol dire
quindi trasmettere un patrimonio vivo difendendolo, perché no, anche
Il 19 ottobre a San Secondo
Musica di valle
Sabato 19 ottobre, alle
ore 21,15, nella sala delle
attiAùtà della Chiesa valdese a San Secondo di
Pinerolo, penultimo appuntamento con «Sette
salti» la rassegna di musica popolare e danza
nella Comunità montana
Pinerolese pedemontano. Toccherà a Gabriele
Penero & Silvio Peron, i
due musicisti forse più
vicini allo stile e allo spinto dei suonatori tradizionali delle valli occitane, protagonisti alla Baio
diSampeyre così come
su palchi e palchetti dei
•tottenomenti popolari
ncganizzati sui due versanti delle Alpi, nonché
, ncenti in ateliers e stage
® cui hanno iniziato alla
ncnica di violino e organetto Una nuova genera
zione di suonatori. Silvio
e Gabriele hanno raggiunto una intesa invidiabile e rappresentano
la punta più avanzata di
una scuola musicale che
si pone in una linea di
continuità con le radici
della cultura occitana; un
approccio non certo statico, ma che tende a rinnovare dall’interno, coniugando rigore e creatività, il repertorio e i modi
espressivi di una tradizione che, anche grazie a
loro, è oggi così ricca e vitale. Gabriele Ferrerò
suona il violino, Silvio
Peron organetto e fisarmonica. Al pomeriggio,
dalle ore 14,30 alle 18,30,
«Courenta e balet» della
vai Vermenagna e Stage
condotto da Marisa Dogliotti e Silvio Peron.
^ Un sostegno viene dalla Francia
Occitano olimpico?
proposta, e le
P°«^he polemiche
di in valdesi,
le l’occitano tra
no di Tori
ora. all’ico * oocitano olimpiFràn," sostegno dalla
riuni ^*0 una recente
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’’‘»'iidel zoofi
dice n ‘-arquiglila Hip” oottiunica^4rmn?^"d’oc, si è
arato favorevole alla
creazione di un lessico
del vocabolario olimpico
in occitano, come ce ne
sarà uno in francese, in
italiano e in inglese. La
Chambra, che ovviamente esprime soddisfazione,
ha fatto presente che «a
un anno dalTappello lanciato dalla Chambra d’oc
“Occitan lenga oficiala as
olimplades 2006” il cammino di questa proposta
ha trovato dei sostenitori
di tutto rispetto sia a livello internazionale che
locale».
Alle Valli però continua
a circolare una domanda;
l’occitano olimpico sarebbe quello cosidetto
normalizzato «nato in laboratorio proprio a Tolosa» e quindi poco rappresentativo della parlata
delle valli olimpiche? La
risposta che viene data è
facilmente intuibile.
dai furti oltre che dalla
rovina del tempo.
Claudio Pasquet invece, e dopo di lui anche il
pastore di Frali, Winfrid
Pfannkuche, hanno sottolineato la dimensione
comunitaria della Chiesa
valdese con l’assemblea
che prende le decisioni e
la comunità che porta
avanti i progetti, nel caso
particolare quello del
museo di Frali. Ma è stata
sottolineata anche l’importanza della cultura,
per esempio nelTapproccio alla Bibbia. La cultura
come fruizione più che
come ammirazione statica da inserire, ha concluso Pasquet, in una dimensione in cui vengono
valorizzate le differenze a
scapito deU’uniformità.
Al «Salone» torinese di ottobre
Ci sono nuovi destini
per la montagna?
IL Salone della montagna che si è tenuto a Torino dal 10 al 13 ottobre
quest’anno avrebbe potuto avere come leit motiv le olimpiadi invernali
del 2006. Ma le notizie
sulla crisi della Fiat e sui
tagli al personale (il Salone tra l’altro si teneva al
Lingotto, un tempo stabilimento simbolo dell’industria torinese) hanno
finito per diventare lo
sfondo e il «fatto» con cui
confrontarsi in molti dei
dibattiti organizzati nel
corso della manifestazione. Se infatti si può vedere nelle olimpiadi un auspicabile motore di sviluppo per il turismo, quest’ultimo diventa importante, anche se non l’unica soluzione, per cercare
di riconvertire un’economia che è per così dire
fiatcentrica. In particolare il convegno organizzato dal Toroc che aveva
per titolo «Torino città
delle Alpi» si proponeva
di fare il punto su quanto
progettato per le olimpiadi di Torino 2006 in termini di offerta culturale
in vista anche dei «nuovi
destini» della città e delle
«urgenti trasformazioni
della cultura e dell’economia alpina».
Numerosi gli interventi
previsti con Rinaldo Bon
tempi, vicepresidente del
Toroc, che ha spiegato
unitamente agli altri relatori quali sono le linee
che si intendono perseguire per la valorizzazione del territorio nel 2006.
«Ma sarà solo dal 2007 - è
stato sottolineato - che si
potrà vedere quale eredità le olimpiadi avranno
lasciato un lascito alle
montagne olimpiche».
Quello su cui occorre lavorare però, si è detto con
forza, al di là dell’individuazione di risorse culturali e la loro messa in rete
(i punti nodali defia cultura evidenziati per il
2006 sono le abbazie, il
barocco alpino, le borgate, le fortezze, gli eventi e
la comunicazione), è la
costruzione di una cultura comune, città e montagna, nello sviluppo di
tutto il territorio.
Occorre infine, e questo lo sottollineiamo noi,
valorizzare quegli aspetti
particolari e specifici del
territorio, come per esempio la storia e la presenza valdese che ovviamente il modello francese di Albertville, a cui le
linee presentate si rifanno, non prevedeva. Ma
per approfondire questi
aspetti si spera ci sarà più
tempo nei prossimi appuntamenti del Toroc.
MARCO ROSTAN
Un «quaderno» del Centro di documentazione
Angrogna: 100 anni di teatro
cibili» di Giovanni Tron, alla farsa come «Il sindaco del mio paese», e infine
al giallo, alla commedia dialettale: chi
non ricorda «I vint ani pi brut ’d pare
Michel»?) e al «teatro politico», ispirato
al Dario Fo Anni 70, o a Bertold Brecht,
definito anche, forse in modo più appropriato, «teatro antropologico» cioè
un teatro che ha la sua forza nel rapporto diretto e continuo con la comunità di appartenenza, come lo definì
Renzo Morteo nel 1987. Nonostante
che i giudizi lusinghieri si siano ripetuti anche negli ultimi tempi, la conclusione di Sappé è amara, perché difficoltà oggettive e l’impegno richiesto ai
componenti del Gruppo teatro sembrano impedire un ricambio.
Sabato 19 e 26, alle ore 21, sul palco
della Sala unionista, verranno riproposti testi e canti che fecero parte del repertorio dei diversi gruppi, con in conclusione «La maciverica» dedicata come omaggio al Gruppo teatro che proprio quest’anno festeggia il trentennale
di attività. L’ingresso è libero.
PRESENTAZIONE di eccezione quest’anno, per il «Quaderno del Centro di documentazione»; toccherà infatti al Gruppo teatro Angrogna proporre
uno spaccato degli oltre 100 anni di teatro in vai d’Angrogna, riassunti da JeanLouis Sappé nelle 55 pagine della ricerca, che racconta la storia delle Unioni
giovanili dalla loro fondazione a oggi.
Erano le famose «recite» nelle quali si
cimentavano non soltanto le filodrammatiche valdesi, ma anche un gruppo di
giovani cattolici e la stessa «Sportiva». Il
Quaderno le passa in rassegna, dalla
prima complainte, dal titolo «Joseph reconnu par ses frères», recitata il 9 marzo
1890, al monologo, all’operetta, al famoso film «Fedele nei secoli» realizzato
su iniziativa del pastore Paolo Bosio e
girato in parte alle Valli, per la regia del
torinese Martinengo, con comparse fornite dalle Unioni giovanili.
E ancora: il dramma valdese (sono
ripubblicate varie pagine de «Gli invin
NELLE CHIESE VALDESI
INCONTRI TEOLOGICI «MIEGGE» — Riprendono gli incontri teologici «Miegge»; il primo appuntamento è per il 20 ottobre, ore 18, nei locali della
chiesa di San Giovanni: quest’anno verrà preso in
esame il testo di Jurgen Moltmann «Il Dio crocifisso» edito dalla Queriniana di Brescia.
1° CIRCUITO — Venerdì 18 ottobre, ore 20,30, nei
locali della Casa unionista di Torre Pellice, si svolgerà l’assemblea di circuito.
2° CIRCUITO — Venerdì 18, alle ore 20,30, assemblea di circuito a San Secondo.
ANGROGNA — L’Assemblea di chiesa d’autunno
è convocata per domenica 20 ottobre, alle ore 10,
nella sala unionista. All’ordine del giorno la relazione del deputato al Sinodo e l’elezione di un anziano. Martedì 22, alle 20,30, riunione quartierale al
Serre (Foyer).
MASSELLO — Domenica 27 ottobre alle 11,15,
culto con assemblea di chiesa sul Sinodo e sul comitato museo storico della Balziglia.
POMARETTO — Venerdì 18 ottobre, alle 14,30,
incontro dell’Unione femminile all’Inverso Clot. La
prossima riunione quartierale si terrà mercoledì 23
alle 20,30 ai Maurini; tema: «Sofferenza e morte».
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 20 ottobre,
alle 10, assemblea di chiesa sul Sinodo e sulla futura
attività pastorale.
FRALI — Domenica 20 ottobre assemblea di chiesa su Sinodo e conferenza distrettuale.
RORÀ — Giovedì 24 ottobre, alle 20,30, riunione
quartierale alle Fucine.
TORRE PELLICE — Lunedì 21 ottobre, alle 20,45,
inizio dello studio biblico. Mercoledì 23, alle 20,30
riunione quartierale ai Coppieri-Chabriols; martedì
29, alle 20, riunione ai Simound.
VILLAR PELLICE — Martedì 22 ottobre, alle
20.30, riunione quartierale per Ruà-Garin (Miramonti). Mercoledì 23, alle 20,30, al presbiterio, primo incontro di studio biblico.
VILLAR PEROSA — Sabato 19, alle ore 14,30, nei
locali del convitto, incontro programmatorio per la
scuola domenicale e il catechismo. Domenica 20,
alle ore 10, culto di inizio attività. Lunedì 21, alle ore
14.30, riunione dell’Unione femminile.
VILLASECCA — Le prossime riunioni quartierali
avranno luogo il 22 ottobre ai Trossieri e il 23 alla
Roccia, ambedue alle 20.
¡I Fondazione «Margherita»
Concorso di poesia
Prosegue senza soste
l’attività della Fondazione europea Margherita;
dopo i premi elargiti a
Praga, i rapporti instaurati con il presidente ceco,
Havel, ecco un concorso
di poesia intitolato a Vanna Calvetti Beux, morta
nel 1977 a soli 39 anni.
Il concorso è riservato
a giovani che non abbiano superato i 30 anni alla
data del 31 dicembre del
2003. Ogni concorrente
dovrà inviare in duplice
copia dieci componimenti poetici, in italiano
o in francese («siamo o
non siamo bilingui nelle
valli valdesi?», chiosa il
presidente della Fondazione, Franz Ollivero); le
poesie dovranno essere
inedite e non in corso di
pubblicazione. I testi do
vranno pervenire entro il
15 giugno 2003 alla Fondazione europea Margherita, piazza San Marcellino 19, Bibiana.
Il primo premio consisterà in un assegno di
1.000 euro, il secondo di
500; oltre ai premiati, altri cinque componimenti
che saranno ritenuti più
meritevoli da una giuria
appositamente costituita, saranno pubblicati in
un testo edito a cura della Fondazione e faranno
parte di una collana editoriale che avrà il nome
di Margherita: alla stessa
fondazione andranno i
proventi della vendita
dei libri. La premiazione
avrà luogo nel mese di
settembre del prossimo
anno: il premio avrà cadenza biennale.
I Sono iniziate le vaccinazioni
Rischio influenza
Il numero delle persone che scelgono di vaccinarsi contro l’influenza è
in costante crescita: dai
9.000 vaccini somministrati nel 1998 si è passati
agli 11.000 del 1999, ai
13.500 del 2000 e ai 15
mila del 2001. Per quest’
anno sono stati acquistati
circa 17.000 vaccini, per i
quali l’Asl spenderà circa
78.000 euro. I cittadini
possono prenotare e ottenere la vaccinazione antinfluenzale presso il proprio medico di famiglia.
La vaccinazione è raccomandata e gratuita per
soggetti con più di 65 anni oltre che per bambini e
adulti affetti da malattie
croniche dell’apparato
respiratorio (asma inclusa), circolatorio e renale,
malattie del sangue, diabete, malattie con alterato assorbimento intesti
nale, fibrosi cistica, malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi e patologie per le quali
sono programmati importanti interventi chirurgici. A questi si aggiungono gli addetti a
servizi pubblici di primario interesse collettivo, il
personale di assistenza o
familiari e persone a
stretto contatto assistenziale di soggetti ad alto rischio. Le persone che
non rientrano in una di
queste categorie dovranno acquistare a proprie
spese il vaccino in farmacia e recarsi dal proprio
medico di famiglia pagando la prestazione.
Materiali per lo studio biblico predisposti dalla Fcei
Riflettere su chiesa e territorio
Nella riflessione che si
è svolta nelle ultime due
Conferenze distrettuali
alle Valli più volte è stata
sottolineata la necessità
di collegare alcuni studi
di carattere generale con
la situazione del nostro
territorio. Da questo
punto di vista ci sembra
utile segnalare una serie
di tracce per studi biblici
che sono state preparate
dal Glam (Federazione
delle chiese evangeliche)
sui temi della giustizia
economica e della distruzione dell’ambiente. Se
ne potrebbe tener conto
nel momento in cui nelle
nostre chiese alle Valli si
progettano gli studi biblici del prossimo anno.
Ìm mmeiUtrica
J claudÈana
Piazza Libertà 7
tei. 0121-91422
Torre Peiiice (To)
Ecco l’elenco: a) «Bene e
male: Caduta e nuova
nascita (Didi Saccomani). Genesi 2, 4-3, 24». b)
«Globalizzazione e ambiente, Deuteronomio 30,
15-20». «Il rapporto con la
terra (Franco Giampiccoli). Romani 8, 18-25». «Umanità e natura (Franco
Giampiccoli)». c) «Globalizzazione e lavoro. Genesi 31, 38-42». «Capitale e
lavoro (Antonella Visintin). Geremia 51». «Rapporti di lavoro (Antonella
Visintin)». d) «Globalizzazione e società, Amos 5,
11-15:8, 4-6» «Oppressione e libertà di mercato
(Antonella Visintin)». e)
«Globalizzazone e universalità, Isaia 19». «Le tappe
di una conquista (Daniele
Garrone), Atti 15». «L’accoglienza dell’altro (Yann
Redalié)». f) «La condivisione e le sue condizioni.
Marco 6, 33-44» «La moltiplicazione del cibo (Antonella Visintin), Matteo
9, 35-10, 15». «Condivisione dei compiti senza
protagonismi o brevetti
(Antonella Visintin)». g)
Utopie e anticipazioniUn altro mondo è possibile (Franco Giampiccoli), Apocalisse 4-5».
Chi vuole ricevere le
tracce di questi studi biblici può richiederle indirizzando a glam@fcei.it
una e-mail.con oggetto;
percorsi biblici. Riceverà
il pacchetto compresso
in formato zip, facilmente scaricabile da Internet.
Esistono inoltre ancora
copie del dossier sull’
acqua nelle librerie Claudiana di Torre Pellice e
di Torino. Non sarebbe
male conoscerlo anche
quando si parla di centraline sui torrenti, (m.r.)
22
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Yaui ^ldesi
VENERDÌ 18
SPORT
VOLLEY
Esordio positivo per la Volley Pinerolo in serie C in casa deU’Emac
Torino, che mette in cantiere la
prima vittoria della stagione (3-0):
in campo Baronetto e Scarlatella
in banda, Scali in regia. Rozzo opposto, Challier e De Pasqua al
centro e Jourdan libero; nel corso
della partita sono entrati anche
Morandi, Serafini e Armando.
Sabato 19 la formazione pinerolese ospiterà la San Paolo Ottica
Lens. In serie D primi tre punti per
il 3S Pinerolo, in casa di un Libertas Borgo che non si è lasciato comunque strappare la vittoria con
troppa facilità punteggio 3-0 (2519, 25-23,25-13).
Dopo questa prima giornata
non esaltante per le villaresi, sabato prossimo arriverà il Caraglio Si
riscatta alla grande la Galup Pine
rolo dopo le pesanti sconfitte di
sabato scorso in quella che è stata,
per le serie D pinerolesi, l’ultima
giornata di Coppa Piemonte. Prima vittoria in campionato dunque, accompagnata dai primi segni di miglioramento e di crescita,
sia a livello di gioco, sia di concentrazione e di determinazione.
Si parte nel primo parziale con
Copersito in regia, Ciardo opposto,
Bauducco e Coucourde in banda.
Long e Baldini al centro e Osella libero; a sostituire i compagni anche
Centella, Reale e Piovani. Questi i
risultati dei settori giovanili: Under
15 femminile, girone B: Piscinese 3S Pinerolo 0 - 3; Under 17 femminile, girone B: 3S Pinerolo - Vbc Pinerolo 3-1; under 15 femminile,
girone B: Pinasca volley - 3S Luserna 3 - 0; under 15 femminile, girone G: 3S Luserna - Alpignano 3 - 1;
under 20 maschile, girone unico:
Carmagnola - 3S Pinerolo 2 - 3.
TENNIS TAVOLO
Ancora difficoltà per le squadre
della Valpellice: in B2 a Torre Pellice passa il Cus Torino per 5-1 malgrado l’impegno di Gay e Fresch; il
punto è di Malàno; in C2 due sconfitte: nel girone E la Valpellice pere
a Verzuolo per 5-3 con un puntoa
testa di Sergio CHiri, Rossetti e
Lioy; nel girone D sconfitta casalinga col Moncalieri con un punto
a testa di Giuliano Ghiri e Picchi. In
DI altra battuta d’arresto con
l’Eporediese che passa a Torre per
5-1 (unico punto di Alberto Picchi)
nel girone E mentre nel girone F
sudata vittoria a Possano, per 5-4
con tre puni di Erik Belloni ed uno
di Sorba e Battaglia. Campionati
fermi fino al 4 novembre.
Pinerolo, fino a dicembre: iniziativa a favore dei beni culturali cittadini
Guardare, ascoltare, conoscere
Valorizzare i beni culturali della città. Questo
è l’intento della manifestazione «Guardare, ascoltare conoscere» che,
iniziata a Pinerolo i primi
giorni di ottobre si protrarrà fino alla fine di dicembre. Sabato 12 e domenica 13 ottobre ai già
numerosi appuntamenti
della manifestazione si è
affiancata anche «Pinerolo città d’arte a porte
aperte» con molte chiese
e musei che hanno aperto le loro porte ai numerosi cittadini che ne hanno approfittato.
«Guardare, ascoltare
conoscere» ora continua
con in programma innanzitutto numerose
mostre: dalla personale
di Flavio Gallina, intitolata «La vite trasuda me
morie e colori», che rimarrà aperta fino al 27
ottobre a Palazzo Vittone,
a «Sahara: antiche biblioteche del deserto» visitabile fino al 22 dicembre al
museo civico di arte preistorica: da «Club fotografico Pipino-30 anni di fotografia», aperta al foyer
del Teatro sociale fino al
27 ottobre a «Il popolo
della Bibbia: vita e costumi» visitabile fino al 25
dicembre al museo etnografico. Segnaliamo inoltre la mostra «C’è di nuovo... il lupo» a cura del
Parco naturale della vai
Troncea e del civico museo didattico di scienze
allestita a Palazzo Vittone
con una tavola rotonda
organizzata per venerdì
25 ottobre, alle 21, al salone del circolo socia
le sullo stesso argomento.
Tuttavia «Guardare ascoltare conoscere» è
anche altro: intanto le
mostre permanenti «En
plein air» di Baudenasca
e del museo nazionale
dell’Arma di cavalleria a
Pinerolo e poi incontri e
manifestazioni collaterali. Anche quest’anno infatti sono previsti diversi
incontri di presentazioni
di libri, iniziando il venerdì 18 ottobre alla biblioteca Alliaudi, alle ore
20,45, con il libro curato
da Marta Colangelo e
Valter Careglio «Al tempo
del grano», per proseguire sabato 26 al museo
della diocesi con la presentazione del quaderno
d’archivio «Nel Pinerolese un cammino di otto
secoli verso traguardi
ecumenici» a cura di Gabriele Mercol.
La Pro Loco infine organizza una serie di incontri storici dal titolo
«Pinerolo incontra la storia e l’arte» che si terranno, alle 20,45, nell’aula
magna della Scuola universitaria il 14, il 21, il 28
novembre e il 5 dicembre. Negli incontri verranno affrontati diverse
aspetti della Pinerolo di
un tempo: partendo il 14
con il «Ritratto di una
città attraverso le immagini» passando dalla Pinerolo dimora dei principi d’Acaja (21 novembre)
per arrivare alla dominazione francese (28 novembre) finendo il 5 dicembre con il «Viaggio
attraverso le strade e
piazze di Pinerolo».
APPUNTAMENTI
18 ottobre, venerdì
TORRE PELLICE: Comunità montana e associazione apicoltori organizzano, alle 21, nella sala consiliare
del municipio, una serata su «Le sperimentazioni nella lotta alla varroa».
CANTALUPA: Alle 21, al Centro polivalente, commedia brillante «Baia co ti»; replica sabato 19.
19 ottobre, sabato
TORRE PELLICE: Alle 16,45, alla galleria d’arte Filippo Scroppo, in occasione dei 55 anni delle Adi di
Torre Pellice, verrà presentato il libro «Una società
giusta, le Adi pinerolesi 1945-1972», di Lorenzo Tibaldo; interverranno don Vittorio Morero e Luigi Bobba,
presidente nazionale delle Adi.
ANGROGNA: Alle 21, nella sala unionista, per l’Autunno in vai d’Angrogna, il Gruppo teatro Angrogna
presenta «La recita», teatro in vai d’Angrogna dal 1888
ai giorni nostri.
BIBIANA: Prende il via la sagra del kiwi e dei prodotti autunnali che prosegue domenica e lunedì.
20 ottobre, domenica
INVERSO RINASCA: Castagnata in borgata.
VILLAR PELLICE: Il Comune, col sostegno di Provincia, Comunità montana e Crt, organizza la quarta
Festa e fiera d’autunno con mostra zootecnica, pranzo, distribuzione di caldarroste e voli in elicottero.
VILLAR PEROSA: L’Ana organizza una castagnata
alla Casa alpina.
PINEROLO: Alle 15, nel salone dei Cavalieri, in via
Giolitti, premiazione del 20° concorso di poesia del
circolo Pablo Neruda.
PRAMOLLO: In borgata Rue, castagnata, gofri e cori.
23 ottobre, mercoledì
ANGROGNA: Nell’ambito dell’Autunno in vai d’Angrogna, alle 21, nel tempio del Serre, dibattito su
«Quale futuro per gli ospedali valdesi?»; intervengono
Marco Jourdan, presidente della Csd e amministratore straordinario degli ospedali valdesi. Giuliano Barigazzi, sindaco di San Pietro in Casale (Bologna).
25 ottobre, venerdì
TORRE PELLICE: Alle ore 21, al teatro del Forte, la
compagnia Nonsoloteatro offre uno spettacolo in favore dei bambini di Cernobil «In volo con Buccino»
con Alessia Colombari e Emanuele LomeUo; regia di
Guido Castiglia.
CANTALUPA: Alle 21, al Centro congressi di via Roma, presentazione del libro «La grande abbuffata»,
percorsi cinematografici fra trame e ricette; segue la
proiezione del film «Bianca» di Nanni Moretti.
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giovedì 17 e venerdì'if
ore 21,15, Le grand blaù
sabato 19 e lunedì 21, ore
21,15 e domenica 2o' ore
16, 18,30, 21,15 MinótÉ;
report; mercoledì 23, peti
rassegna «alpinismo in ctìluloide» Il guardianodel
segni, 9 secondi, Nan«
Parbat, li gigante bian^,
La vai Morins.
VILLAR PEROSA-.||
Nuovo cinema comirnm
presenta, sabato 19, «
21,15, domenica 20, ors
16.30 e 21,15, lunedì 21,
ore 21,15, Asterix; tnia^
ne Cleopatra; martedì 22
ore 21,15, Il più belgloiia
della mia vita. 1
BARGE — Il Comuill
propone, venerdì 18, ore
21, Lantana; sabatoilS,
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fSUÌGÌORNALI Hi
M^enire
La fede in Europa
In occasione di un incontro della Comece (commissione degli episcopati euronei), un’intervista al, suo segretario, mons. Noël Treanor (6 ottobre), irlandese
trapian^^t° a Bruxelles,
coiisente di fare il punto
sulle richieste dei vescovi
alla Convenzione europea. I
jyggerimenti sono contenuti in una proposta in tre
punti «che è stata formulata
in accordo con la Kek»; «Innanzitutto la riaffermazione
del principio della libertà
religiosa a livello individuale, associativo e istituzionale; in secondo luogo .il riconoscimento del ruolo delle
comunità di fede e di conseguenza la possibilità di un
dialogo strutturato fra le
istituzioni europee e le
chiese. Infine si chiede che
nel futuro Trattato costituzionale venga incorporata
la Dichiarazione n. 11 annessa all’Atto finale di Amsterdam dove ci si riferisce
allo status delle chiese come sono riconosciute di
singoli paesi della Ue».
Quanto all’inserimento dei
valori religiosi nel testo costituente, dice Treanor, «abbiamo proposto che nel
Preambolo ci sia un chiaro
riferimento al nome di Dio».
■"MW
Chiese del Nord
Un articolo nel supplemento domenicale del 6 ottobre, a firma dello studioso
di cose finniche e romanziere {Nuova grammatica finlandese e L'ultimo dei Vostiachi, ed. Bompiani) Diego
Marani descrive la città industriale di Tampere. Nel
lesto si tratteggiano due figure importanti: quella di
uno scozzese, James Finlayson, che vi impiantò le prime fabbriche tessili («fervente quacchero, pervaso da
ideali paternalistici. Per lui
la fabbrica era una grande
famiglia») e quella, un po’
tace, del pittore Hugo Simberg; «La sua pittura porta
llmplacabile luteranesimo
fmlaridese al suo estremo
rompimento. Se il male dofflina il mondo, allora è antne capace di abbattere gli
tageli, far soffrire i diavoli,
teorizzare la morte».
POSTAI
'M II beato Escrivà
de Balaguer
Mi meraviglia e mi sorprende negativamente l’aver
voluto, per ora spero, non
commentare il significato
della beatificazione di Escrivà
de Balaguer. Il pensiero di
questi è in sostanza quello di
ben lavorare all’interno della
società in cui si vive, e qui dare testimonianza della propria fede, prendendo anche
su di sé la responsabilità di
ciò che avviene nel mondo.
In un vecchio quaderno della
Egei (1968) L’Etica protestante si dibatte, specie da parte
di Giorgio Bouchard, di «professione e sviluppo» dal punto di vista protestante, e si afferma esplicitamente che, a
differenza di Lutero che affermava che la morale cristiana veniva attuata «entro» la
professione, Calvino sosteneva e imponeva che la morale
cristiana veniva attuata «mediante» la professione, strumento che Dio ha messo a
disposizione dell’uomo per
l’attuazione degli scopi che
Dio stesso si è stabilito.
Quale potrebbe quindi essere lo scopo della beatificazione di Escrivà? Forse la rivalutazione delle idee di Calvino, accettandole dopo 500
anni e senza mai nominarlo?
Non sono un teologo, ma ritengo che ci sarebbero motivi
interessanti di dibattito, anche per l’obiettiva importanza
che ai nostri giorni assumono
i temi del lavoro, delle professioni, della globalizzazione,
ecc. Fraternamente
Franco Grassi
Piano di Sorrento (Na)
Nuovi indirizzi
Il prof. Emidio Campi comunica il proprio nuovo indirizzo: Kehlstrasse 12 CH-5400
Baden. Tel. 0041-562100982.
La candidata al pastorato
Milena Martinat comunica il
proprio nuovo indirizzo: viale
Curtatone 19, 53100 Siena;
telefono 0577-40512; e-mail:
lislot@tin.it.
Il past. Alfredo Berlendis
comunica il proprio indirizzo
e-mail: na.ber@libero.it.
Il past. Luca M. Negro comunica il nuovo indirizzo email: luca.negro@cec-kek.org.
Il nuovo indirizzo corretto
del past. Valdo Benecchi è:
piazza C. Laura 1, 16157 Genova, e non «via» C. Laura.
I
ori
no
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
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6 al 10 novembre 2002 a Casa Cares - Reggello
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Persnn!.i°' Ie alle diacene in ruolo, ai membri dei comitati e al
^^«>nele delle opere diaconali.
PROGRAMMA
arrivo per l'ora di cena.
Diacono Paul Krieg e Antoinette Steiner: «La chiesa come ambiente di intolleranza».
In serata: incontro dei diaconi e diacene iscritti al ruolo.
Dr. Roberto Bottazzi: «I conflitti ella gestione delle re|azioni interpersonali, sia nell'ambito familiare sia all'interno del posto di lavoro. Come riconoscerli e possibiità di superamento».
In serata: visione di un film.
Prof. Yann Redaliè: Conflitti nel NT: «L'incontro di Piefro e Paolo a Gerusalemme».
Pomeriggio: lavoro di gruppo su un testo biblico per la
preparazione del culto.
Culto dei partecipanti, valutazione dell'incontro, partenze dopo pranzo.
Quota di partecipazione 70 euro
’’®s' tel^fvi*c ottobre) rivolgersi direttamente a Casa Ca
^^^00-8652001, fax 8652900. E-mail: cares@centroin.it
'^coledìó
Giovedì 7
Venerdì 8
’»fenica 10
rie
Ospedali
e territorio
Anche la piovosa estate pugliese è stata... riscaldata da
proteste e scioperi contro il
presidente della Regione, Fitto, di Forza Italia, per la ventilata e probabile chiusura di
alcuni piccoli ospedali locali.
C’è da chiedersi: a che cosa e
a chi mai possa servire un
ospedaletto a Torremaggiore,
dove non si fa neanche piccola chirurgia, senza strumenti
e macchinari diagnostici adeguati, senza personale qualificato, e via dicendo, quando
a 6-7 km c’è un presidio ospedaliero, quello di San Severo,
ritolto più grande, e a 38 km
ci sono gli Ospedali riuniti di
Foggia, oggi anche sede di
una Facoltà di medicina e
chirurgia, e a 50 km, a Termoli, c’è un ospedale ben tenuto,
bene organizzato ed efficiente, certamente più di quello
di San Severo e di Foggia? A
che cosa e a chi serve l’ospedaletto di San Marco in Lamis, sul Gargano, quando a
pochi km c’è quello, ben più
grande, attrezzato ed efficiente, a quanto si dice, di San
Giovanni Rotondo, creato da
Padre Pio? La risposta, alla luce del semplice buon senso e
di normale intelligenza, è: a
niente e a nessuno, e quindi
andrebbero chiusi e dismessi.
Lo stpsso discorso si può
fare per i nostri ospedali delle
valli valdesi. Se nell’immediato secondo dopoguerra
potevano ancora avere e
svolgere una funzione positiva e utile per le popolazioni
locali perché, pur in presenza
di pochi mezzi finanziari ed
economici, erano hen tenuti,
chi vi lavorava era vocazionalmente motivato e professionalmente preparato, esisteva una piccola chirurgia
generale che e'vitava di ricorrere ai grossi ospedali cittadini, oggi, in assenza di queste
caratteristiche e funzioni,
non si vede a chi e a che cosa
possano servire, se non ad
assorbire ingenti risorse finanziarie, senza erogare servizi e vantaggi adeguati alle
popolazioni, anche se chi vi
lavora ha, per ovvi motivi,
comprensibili ma non giustificahili, interessi a sostenere
il contrario. Per cui andrebbero chiusi e sostituiti, magari,. con piccoli poliambulatori
che forniscano, in casi di necessità e urgenza, le prime
cure ai pazienti.
I mali della sanità italiana,
comunque, sono tali e tanti e
sono a monte di queste realtà
locali, e per risolverli bisognerebbe ripensare a una
riforma radicale, che restituisse dignità e valore al medico di base {p di famiglia)
mettendolo in grado, attraverso una più rigorosa e selettiva preparazione universitaria, di effettuare una diagnosi attendibile e affidabile
delle patologie e dei malanni
che possono affliggere i suoi
pazienti, attrezzando i propri
ambulatori, magari con l’aiuto dello stato, di piccoli macchinari e strumenti per fare
gli esami più semplici e basilari (sangue, radioscopie,
ecc.), in modo da non gravare, a volte inutilmente, gli
ospedali di analisi e accertamenti che possono essere
svolti in loco, sfoltendo così
le lunghissime liste di attesa
degli ospedali, che potrebbero concentrarsi sui casi più
urgenti e complessi; creando
strutture sanitarie e territoriali piramidali, sempre più
complesse e specializzate, a
cui fare affluire i pazienti, su
indicazione del rnedico di
base, affetti dalle medesime
patologie; educando gli stessi
cittadini-utenti a fare un uso
più razionale e intelligente
delle strutture sanitarie, ricorrendovi spio quando sia
davvero necessario, e non
per un qualsiasi nonnulla.
Arturo Cericola
Torremaggiore (Fg)
Il caso IVIilingo
Il rientro ufficiale di mons.
Milingo in Italia con destinazione la cittadina di Zagarplo
(Roma) ha riaperto il «tormentone» che si sperava fosse
definitivamente sopito, soprattutto per la serenità interiore delTinteressàto. Ma non
è stato così e Porta a porta del
30 settembre con uno «speciale» lo ha rimesso in moto.
Come credente, seguace
del Vangelo di Gesù Cristo
(per quanto posso), qualsiasi
conversione o riconversione
a qualunque fede si appartenga merita silenzio e rispetto; portando le cose in piazza, sia pure con le migliori intenzioni possibili, è chiaro
che lo spettatore se ne faccia
una propria opinione che in
questo caso non è molto favorevole né al personaggio
né alla Rai né ai vaticanisti
Petrosillo {Il Messaggero), Accattoli {Corriere della sera)
presenti né a padre Marchesini della Civiltà cattolica.
La costante presenza di un
sacerdote focolarino, credo, a
fianco dell’arcivescovo ha
dato inoltre l’impressione
che mons. Milingo sia tuttora
«sotto stretta tutela» del Vaticano, quindi obbligato a rispondere in un certo modo
pesando ogni termine. Interessante domanda del conduttore Vespa al vicepresidente dell’organizzazione di
Moon: «Lei sa che la Chiesa
cattolica non ama i vescovi
sposati?, mentre San Paolo
apostolo ordina che i vescovi
siano uomini sposati e con figli» (I Timoteo 3; Tito, cap. 1):
pertanto la valutazione della
gerarchia cattolica sul celibato è arbitraria, unica regola è
la Sacra Scrittura, che appunto dice proprio il contrario.
FACOLTA VALDESE DI TEOLOGIA
via Pietro Coesa, 40 Roma - Aula magna
Sabato 19 ottobre 2002 ore 17,30
Inaugurazione del 148- anno accademico
Prolusione
prof. FULVIO FERRARIO
TEOLOGIA COME PREGHIERA
Culto d’apertura
domenica 20 ottobre ore 10,45
chiesa valdese - via IV Novembre, 107
predicazione del prof. Martin HirzeI
Roma, 9 settembre 2002
Il decano
prof. Emanno Genre
Anche Marchesini ha avuto
il proprio «scivolone» quando
ha affermato che la chiesa dà
dei poteri ai sacerdoti: sempre
il Nuovo Testamento afferma,
al contrario, che la chiesa (comunità dei credenti) riconosce
i carismi, doni (o poteri) che
Dio dà a ogni credente mediante lo Spirito Santo (I Corinzi, cap. 12). Infine la domanda, sempre di Vespa: «Il
rientro di Milingo è una vittoria della chiesa di Roma?». No,
dottor Vespa, qui nessuno
vince; qui in terra nessuna
chiesa (romana, ortodossa,
protestante o evangelica) vince nulla di nulla perché, nel
cristianesimo, unico vincitore
è sempre Gesù Cristo che, lui
sì, ha vinto la morte per dare a
tutti noi la vita.
Giovanni L. Giudici - Mestre
Domenica
della Riforma
Il 27 ottobre prossimo. Domenica della Riforma, il protestantesimo storico ricorderà, come ogni anno, quel
lontano 31 ottobre 1517,
giorno nel quale Lutero rese
pubbliche le sue 95 proposizioni (o tesi) rivolte al cambiamento della chiesa e anche a depurare la stessa da
un apparato ecclesiastico divenuto legalistico, opprimente, formale e sostanzialmente
lontano dallo spirito evangelico del primo periodo apostolico. Il richiamo di Lutero,
come del resto quello di tutti
i grandi riformatori, è sempre
attuale: ricercare e mantenere l’essenziale della fede; e
questo essenziale è la persona di Gesù Cristo. NuU’altro.
Le nostre chiese sono, pur
con le loro specificità, figlie
di quello spirito eppure, oggi,
ho la sensazione che finiscano per essere trascinate in
impegni e incombenze che
non sono tutte propriamente
essenziali, mentre sono talvolta paralizzanti. La tendenza a moltiplicare (ai diversi livelli assembleari) documenti,
dichiarazioni e relativi atti,
costituzione di gruppi di studio, proposte con improbabili possibilità di realizzazione,
partecipazione a manifestazioni, e molto altro ancora, se
da un lato può produrre l’immagine di chiese vive e operanti, dall’altro può costituire
dispersione di poche forze a
danno delle attività sia pastorali sia diaconali (intendo
diaconia leggera e dei singoli)
che, penso, debbano sempre
essere prioritarie nella vita di
ogni nostra chiesa.
L’eredità della Riforma, oltre al suo patrimonio teologico, può ricordarci che la
chiesa del Signore non è forse tanto chiamata ad apparire quanto a essere, evitando
di divenire, forse anche senza
rendersene ben conto, struttura che si proponga come
attendibile per la cura di tutti
'i mali di questo mondo. «Ogni cosa mi è lecita, ma non
ogni cosa è utile» (1 Corinzi 6,
12). Ritengo che queste parole dell’apostolo Paolo, oltre
che essere di guida e riflessione per altri argomenti,
possano essere riferite anche
alle chiese per discernere
sempre ciò che è opportuno
(e magari in qualche misura
gratificante anche nelTambito di un servizio) da ciò che è
necessario. «Ecclesia semper
reformanda». Questo principio nato proprio dalla Riforma dovrebbe guidarci anche
quando ci accorgiamo che la
chiesa, troppo affaccendata
per fare fronte ai tanti impegni che, pur con le migliori
intenzioni, si è assunta, rischia al proprio interno di
spostare il suo Signore dal
centro un po’... in periferia.
Emilio Bracco - Trieste
Pericoli sulle
nostre vite
Circa lo anni fa apparvero
sui muri di Ginevra dei manifesti con a seguente scritta:
«Credi nel Signor Gesù e sarai
salvato», una mano ignota
aggiunse su uno di essi: da
che cosa? La riflessione che
seguì mi condusse a chiedermi quale sia il vero pericolo
che sovrasta la nostra vita.
Supposi che Paolo di Tarso
alludesse al peccato originale
di cui ci si vuole ancora far
portare l’inutile peso. Perciò,
quando nelTaprile 2002 lessi
la professione di fede nel numero 17 della rivista Théolib
(Parigi, c/o Pierre Yves Ruff,
pp. 441, 27 me Thibournery,
75015 - www.theolib.com),
un’ondata di speranza mi
sommerse: ecco qualcosa di
vivente che ci fa vibrare e
uscire dalla cristallizzazione
attuale. Personalmente ora
so da che cosa fui salvata: da
una vita piatta e banale, per
essere travolta nel vortice
della Parola autorevole di Gesù, ideale di vita vivente, per
accettare un’esistenza difficile ma quanto mai entusiasmante che mi porta a Dio
nostro padre.
Lucietta Tenger
Villar Pellice
Christian Science a Firenze
Una «sala di lettura»
aperta alla cittadinanza
CHRISTINA SLOAN
Quando nei settembre
del 1888 fu inaugurata a
Boston la prima sala di lettura
della Christian Science, il termine era già di uso comune e
indicava il locale ove poter
consultare le pubblicazioni
delle società editrici, o facente
parte di biblioteche pubbliche
o private. Dal giugno di quest’anno a Firenze è iniziata
l’attività della sala di lettura
della Christian Science, prima
del genere in Italia, ubicata in
un accogliente locale su strada e separata dai locali della
Chiesa di Cristo Scientista
che l’ha realizzata.
Aperta gratuitamente a tutti, in essa i frequentatori trovano un silenzioso locale per
consultare numerose pubblicazioni in diverse lingue, meditare, studiare, utilizzare
l’apparecchiatura di riproduzione audio e videocassette in
cuffia, con inni e conferenze,
0 collegarsi on line con i siti
della Christian Science: www.
spirituality.com; www.marybakereddylibrary.org. Il giorno dell’inaugurazione sono
intervenute diverse personalità e rappresentanti di varie
denominazioni cristiane fiorentine, che hanno espresso
la loro ammirazione per la
graziosa realizzazione, che al
piano interrato offre ancor
più quella calda e benedicente atmosfera di «isola verde di
ristoro» che permea tutto il
locale. La sala di lettura, situata in via degli Alfani 95/r,
è aperta il lunedì e il mercoledì dalle 16,30 alle 18,30 e il
venerdì dalle 10 alle 12. Tutti
sono benvenuti.
Per la pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
24
PAG. 16 RIFORMA
Si è svolta una nnarcia per la pace nel giorno anniversario della nascita di Gandhi
India: cristiani, indù, musulmani e sikh insieme per dire
«no» all'odio interetnico nel nome della religione
Dirigenti cristiani di New
Delhi hanno partecipato a
una marcia per la pace a fianco di responsabili indù, sikh
e musulmani, per protestare
contro la diffusione dell’odio
nel nome della religione. Il
vescovo Karam Masih, della
Chiesa dell’India del Nord, e
l’arcivescovo cattolico Vincent Concessao si sono incontrati con alcune personalità al termine di questa marcia di cinque giorni che si è
conclusa a Raj Chat - il memoriale del Mahatma Gandhi
- il 2 bttobre scorso, giorno
festivo per commemorare la
nascita di Gandhi. Numerosi
bambini di scuole cristiane si
trovavano fra le centinaia di
giovani delle scuole di New
Delhi che hanno percorso alcuni chilometri portando
striscioni sui quali c’era scritto «Niente più odio» e «Manteniamo viva la memoria di
Gandhi».
La marcia, di 700 chilometri, era iniziata vicino ad Ayodhya, città santa indù, il 27
settembre, con diverse deci
India; villaggio rurale neH’Uttar Pradesh
ne di militanti, per lo più
indù. Si è conclusa davanti
alla fiamma sacra di Raj
Ghat, là dove Gandhi è stato
cremato. «Nell’ora in cui i
mercanti [dell’odio etnico]
cercano di dividere la nazione e di polarizzare gruppi [religiosi], il nostro messaggio è
di unirci e non di dividere la
gente in nome di Dio», ha
detto il pastore Valson Thampu, della Chiesa dell’India del
Nord, uno degli organizzatori
della marcia. Lo sfruttamento
dei sentimenti religiosi a fini
politici, ha aggiunto il pastore, è «uno dei più grandi mali
ai quali oggi viene confrontata la società indiana. Per que
sto abbiamo deciso di effettuare questa marcia».
Il pastore Thampu ha però
lamentato che il governo dello stato dell’Uttar Pradesh abbia negato il permesso di iniziare la marcia ad Ayodhya
stessa, una città diventata «il
simbolo dello sfruttamento
della religione a fini di divisione». Il pastore intendeva parlare dello sviluppo folgorante, in questi dieci ultimi anni,
del partito prò indù (Bharatiya lanata Party), al potere
dopo il lancio di una campagna per costruire un tempio
indù su un sito controverso di
Ayodhya. La campagna era
stata segnata dalla distruzione nel 1992 di una moschea
del XVI secolo da parte di fanatici indù che affermavano
che era stata costruita dopo la
distruzione di un tempio indù
sul sito che, secondo loro, sarebbe il luogo di nascita di Rama. La distruzione della moschea aveva provocato sollevazioni e scontri tra indù e
musulmani che avevano fatto
migliaia di morti. (eni)
Lo afferma una dichiarazione del Consiglio nazionale delle chiese del Pakistan
I cristiani subiscono le conseguenze della politica Usa
Dopo l’ultimo attacco cruento contro un bersaglio cristiano, diverse chiese del Pakistan hanno dichiarato che
esse stanno subendo le conseguenze della politica portata avanti dagli Usa. In una dichiarazione pubblicata il 26
settembre scorso, il Consiglio
nazionale delle chiese del
Pakistan (Nccp) ha attribuito i
recenti attacchi compiuti
contro bersagli cristiani in
Pakistan, a maggioranza musulmana, alle «supposizioni
false e ingiuste adottate dagli
Stati Uniti». La dichiarazione
faceva seguito al massacro
perpetrato il 25 settembre
scorso da uomini armati non
indentificati. Sette collaboratori dell’Istituto per la giustizia e la pace. Centro ecumeni
co caritatevole di Karachi, sono stati legati e poi uccisi con
una pallottola in testa.
30 vittime in un anno
Dallo scorso ottobre, quando gli Usa e i loro alleati hanno sferrato i loro attacchi
contro l’Afghanistan, gli attacchi hanno già fatto 30 vittime cristiane in Pakistan. «I
cristiani [del Pakistan] sono
oggetto di orrendi massacri»,
ha dichiarato il Nccp, che riunisce le principali chiese protestanti. «La fraternità esemplare» che è prevalsa per decenni tra la minoranza cristiana e la maggioranza musulmana, è diventata vittima della politica estera degli Usa. «I
cristiani sono visti [dai gruppi
islamici] come agenti dei Pae
si occidentali e vengono presi
come bersagli», ha fatto notare Victor Azariah, segretario
generale del Nccp. I musulmani rappresentano il 97%
della popolazione del Pakistan (138 milioni di abitanti) e
le minoranze cristiana, indù,
parsi e buddista il 3%.
«È evidente che siamo diventati le vittime sfortunate
delle politiche occidentali in
Afghanistan e in Palestina»,
sottolinea padre Yousaf Mani,
direttore della Commissione
Giustizia e pace della Chiesa
cattolica romana in Pakistan.
Sulle 7 persone uccise nel
Centro ecumenico, ha precisato, tre erano cattoliche e gli
altri membri di altre confessioni cristiane. Tutte le grandi
chiese collaborano con il
Centro che organizza programmi di alfabetizzazione,
di salute pubblica, di difesa
dei diritti e di assistenza giuridica aUe persone emarginate di ogni confessione.
Condanne unanime
Sta per essere approvato un progetto di legge religiosa
Bielorussia: restrizioni per le minoranze
Numerosi responsabili di
chiese protestanti della Bielorussia hanno dichiarato
che molte loro comunità rischiano di scomparire per
via di un progetto di legge
religiosa che concederebbe
uno statuto prioritario alla
Chiesa ortodossa. Il progetto, che sarà sottoposto prossimamente al voto finale della Camera alta del Parlamento, è un mezzo per «restringere le attività dei protestanti», lamentano questi responsabili di chiesa che hanno fatto appello all’appoggio
dei cristiani all’estero. «Il governo ha stretti legami con la
Chiesa ortodossa che sarà
Tunica a usufruire di questa
nuova legge. Tutte le altre
chiese avranno difficoltà a
tenere assemblee e a portare
avanti le loro attività», ha
detto Sergei Bodnyuk, responsabile delTUnione pentecostale della Bielorussia.
abbiano almeno 10 comunità
locali registrate da almeno 20
anni. Sarà necessario ottenere l’approvazione del governo per le pubblicazioni religiose e saranno vietate le riunioni religiose che si tengono
regolarmente nelle case private. L’ambasciata Usa in
Bielorussia ha protestato
contro questo progetto, definendolo «una violazione della libertà religiosa e dei diritti
della persona». Ivan Paskievic, membro della commissione dei diritti della persona
in Parlamento, ha condannato il progetto che egli considera come «l’opera congiunta dei comunisti e delle chiese ortodosse».
Comitato governativo per le
religioni e le nazionalità] siano consapevoli degli effetti
che avrà questa legge - ha
fatto notare Oksana Rachkovskaya, portavoce delTUnione
battista della Bielorussia, che
raggruppa 270 comunità -.
La Chiesa ortodossa appoggia questa legge che è una
forma di restrizione imposta
alle nostre chiese per impedire al protestantesimo di svilupparsi nel paese».
Le chiese minoritarie
Il progetto di legge
Il progetto di lepe, che riguarda la libertà di coscienza
e le organizzazioni religiose,
è già stato approvato con larghissima maggioranza dalla
Camera bassa lo scorso 27
giugno. La legge, se verrà adottata, limiterà le preghiere
organizzate alle sole comunità religiose registrate e restringerà le attività educative
e caritatevoli alle chiese che
Le chiese minoritarie si sono spesso lamentate di essere
discriminate sotto il governo
del presidente Lukashenko la
cui campagna per la rielezione nel settembre 2001 era
stata severamente criticata
da osservatori europei. In
una lettera aperta al presidente, nel luglio scorso, esse
avevano detto chiaramente
che la legge religiosa non poteva che «sfociare sul confronto e sul conflitto» e si erano dichiarate «stupefatte» nel
constatare che essa fosse stata «adottata così rapidamente» dalla Camera bassa. «Non
penso che essi ]i membri del
La posizione del governo
Il presidente del Comitato,
Stanislav Buko, ha però difeso la legge, affermando che
essa era stata «redatta sulla
base dei principi costituzionali della libertà di coscienza
e di confessione», con l’appoggio dei responsabili ortodossi, cattolici, luterani, musulmani ed ebrei. «Siamo
convinti che la situazione etnica e religiosa in Bielorussia
rimarrà stabile e che non ci
sarà alcuna perturbazione a
livello sociale», ha affermato
nel corso di una conferenza
stampa a Minsk. Su una popolazione di 10,3 milioni di
abitanti, la Bielorussia conta
2.830 gruppi religiosi rappresentanti 28 religioni e confessioni. L’80% della popolazione è ortodossa, il 14% cattolica e il 2% protestante. Ci sono anche piccole comunità
ebraiche e musulmane, (eni)
Il massacro è stato condannato da tutte le chiese nel
mondo. Per George Carey,
arcivescovo di Canterbury e
leader della Comunione anglicana, «è un terribile atto di
violenza contro un’organizzazione cristiana che da 30
anni offre i suoi servizi e dà
un sostegno sociale alle persone di ogni confessione». In
Germania, i responsabili delle chiese protestanti e cattolica romana hanno pubblicato
una dichiarazione comune
che chiede che le minoranze
religiose siano meglio protette contro simili violenze. Gli
attacchi contro cristiani pachistani «mettono a dura
prova gli sforzi miranti a promuovere i diritti della persona nel paese», sottolineano
Manfred Koch, della Chiesa
evangelica (Ekd) e il cardinale Karl Lehmann, della Chiesa cattolica romana.
Minoranze perseguitate
Secondo il segretario generale del Consiglio nazionale
delle chiese dell’India, Ipe Joseph, il massacro di Karachi
dimostra che «la persecuzione delle minoranze continua
in Pakistan». Egli ha chiamato il governo pachistano a
«preoccuparsi della sicurezza
dei cristiani e a fare tutto il
necessario per proteggerli». Il
Consiglio delle chiese dell’Asia del Sud, che riunisce i
Consigli nazionali delle chiese di Bangladesh, India, Nepal, Pakistan e Sri Lanka, ha
ricordato che il massacro di
Karachi è stato «un ennesimo
spargimento di sangue nella
serie delle atrocità compiute
contro le minoranze dell’Asia
del Sud». «Questo pone ancora una volta l’accento sulla
necessità di un approccio
pro-attivo per venire a capo
della violenza al fine di ristabilire l’armonia e la pace
nell’Asia del Sud», si legge
nella dichiarazione. (eni)
VENERDÌ 18 ottobre 2ono
T
L'incontro è avvenuto il 1° ottobre
Mosca: Ariel Sharon in
visita dal patriarca Alessio
Il 1“ ottobre scorso il patriarca Alessio II della Chiesa
ortodossa russa ha ricevuto il
primo ministro israeliano,
Ariel Sharon, durante la visita
di due giorni che quest’ultimo ha effettuato a Mosca e
gli ha espresso la sua preoccupazione circa l’impossibilità per i pellegrini cristiani di
visitare i luoghi santi in Medio Oriente. «Sofft-iamo per le
vittime di atti terroristici e del
conflitto militare che sta
coinvolgendo i popoli di Israele e di Palestina», ha dichiarato Alessio II ad Ariel
Sharon durante l’incontro,
durato un’ora, al monastero
di San Daniele, residenza ufficiale del patriarca. «Preghiamo per la pace in Terra Santa
e le chiediamo di fare tutto il
possibile per ristabilirla affinché i pellegrini possano visitare i luoghi santi senza ostacoli», ha sottolineato il patriarca nella sua dichiarazione, trasmessa alla stampa.
L’indomani, il patriarca ha
ricevuto un politico palestinese, Mahmoud Abbas, giunto a Mosca in coincidenza
con la partenza di Sharon.
Mahmoud Abbas, noto anche
sotto il nome di Abu Mäzen,
ha incontrato il ministro degli Esteri russo, Igor Ivanov,
per parlare dei risultati della
visita di Sharon e per presentare le richieste dei palestinesi affinché venga posto fine a
questo conflitto che dura da
due anni. Mahmoud Abbas
viene ritenuto un potenziale
successore del leader palestinese Arafat. Durante l’incontro con Ariel Sharon, il pa
triarca ha anche parlato della
questione ^ei danni materiali
arrecati ai beni della Chiesa
ortodossa (un albergo a Betlemme e un monastero a '
Hebron) in seguito alle operazioni militari israeliane in
Cisgiordania alcuni mesi or
sono. «Ci congratuliamo per
gli sforzi dei rappresentand
di tutte le confessioni, cristìg.
nesimo, ebraismo e islandsmo, che chiedono una soluzione pacifica dei problemi
interetnici in Terra Santa», ha
detto il patriarca.
Parlando con i giornalisti
diversi giorni prima della visita di Sharon, il patriarca aveva
ricordato le sue precedenti visite in Terra Santa nel 1997 e
nel 2000, e aveva dichiarato
che il meno che si potesse
chiedere era il ritorno alla situazione esistente prima dello
scoppio delTultimo conflitto:
«Avevamo potuto varcare facilmente il confine israeliano
e quello dell’autorità palestinese. Quello che succede
impedisce ai cristiani di visitare i luoghi santi, in particolare Betlemme e Hebron, città
alle quali i pellegrini non possono accedere», ha ricordato.
Anche se l’incontro è statoli
primo tra il patriarca e Sharon, alcuni responsabili di
chiesa russi avevano incontrato in passato predecessori
di quest’ultimo nonché il leader palestinese Arafat. Durante la sua visita a Mosca, Sharon ha chiesto di incontrare il
presidente Vladimir Putin e
alcuni membri del governo,
nonché rappresentanti della
comunità ebraica mssa. (etili
I Dopo l'uccisione del prete Jean Guth
Congo Brazzaville: i vescovi
denunciano le violenze
Jean Guth, 63 anni, prete
spiritano di nazionalità francese, del quale non si avevano più notizie da sei mesi, è
stato ucciso dai suoi rapitori.
Questo nuovo delitto di un
uomo di chiesa ha scioccato
una volta di più i cristiani
congolesi. I vescovi della Repubblica del Congo-Brazzaville hanno rivolto un messaggio ai cristiani e agli uomini di buona volontà per
esprimere la loro «afflizione
di fronte alle aggressioni gratuite di cui i servitori di Dio e
la popolazione sono vittime
da parte degli uomini in armi
di ogni parte».
Jean Guth stava rientrando
ih automobile da una località
dove aveva celebrato la messa
pasquale il 31 marzo scorso. A
qualche chilometro dalla sua
parrocchia, era stato attaccato
e rapito dai «ninja» (miliziani
vicini all’ex primo ministro
Bernard Kolélas, in ribellione
contro il potere). Alcuni «ninja» che si sono arresi di recente alle autorità, hanno riferito la notizia della morte di
Jean Guth, malato ed esaurito
da molte sevizie. Il suo corpo
era stato sepolto in fretta in
un piccolo villaggio a circa
150 km a nord-ovest di Brazzaville. Gendarmi francesi,
rappresentanti della Chiesa
cattolica e medici legali, protetti dall’esercito, hanno riportato le spoglie a Brazzaville il 27 settembre. I funerali si
sono svolti il 30 settembre alla
presenza di numerose personalità ecclesiastiche, militari e
diplomatiche e migliaia di cri
stiani. Il nunzio apostolico,
Mario Roberto Cassati, ha
stigmatizzato «il silenzio quasi totale della chiesa, delle autorità francesi e congolesi»
che non hanno fatto nulla pei
strappare Jean Guth al suo
lungo calvario.
Il messaggio dei yescovi,
letto durante il servizio fun«'
bre, ricorda il lungo elenco
dei martiri della chiesa a p^’
tire dagli Anni 50. «Oltre “je
violenze sulle persone, W
chiesa non ha smesso di •?'
montare il pesante
zio materiale con i
sistematici dei bèni deU
chiese - precisano i vescovi"Tutte queste violenze e aggressioni sono l’opera de
milizie e dei soldati
tivi». Essi denunciano
le continue esazioni nei co
fronti delle popolazioni
li: donne violentate, ca®
strutte, alberi da frutta abbai
turi. «Di fronte al caratteK
corrente di questa
ta, il popolo non capiscß
la e si chiede se tutto
non sia fatto aPP®®^®’!!
scandalo è che la chiesa,
è la prima vittima ucg»* ^
ni armati, viene accus .j
non fare nulla»,
non tare nuita», jjj
messaggio che
le iniziative promosse
chiese in ambito
per ottenere lafinedeUeOs
litàeil ricorso al dialogo
Rivolgendosi al P®*® ,532
le autorità militari,
gio sottolinea che è «n® g.
le e indegno volere mantey^
re guerre per trarne ®to
■t mmaéMce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.it
ricchezze, a scapito
ferenze dei pr°P'^.®° corta'
nali». Il messaggio jji e
«ninja» a deporre * .(^di
raccomanda alle au
«privilegiare la via “ «gcé
go» per assicurare
definitiva al Congo.
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