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Anno 115 - N. 20
18 maggio 1979 - L. 250
Spedizione in abbonamento postale
1® Gruppo bis/70
ABCHIVÌO TAVOLA VALDESE
10066 TORRE PELLICE
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
TORINO: UNA TAVOLA ROTONDA PER L’ECO-LUCE
TEMPO DI PENTECOSTE
.. ritenete
il valido
ELEZIONI: E DOPO?
La Chiesa rischia sempre, abbiamo detto, di spegnere lo Spirito in se stessa, rischia di dispreizare le profezie; l'atteggiamento contrario, quello vero, il
valutare la profezia, il dare libero campo allo Spirito in cosa si
manifesta? « Esaminate ogni cosa e ritenete il bene » risponde
Paolo. .
Quali sono secondo voi le prospettive di governo per rimmediato futuro? In una prospettiva più
ampia come valutate le proposte che sono emerse
in questi ultimi anni (compromesso storico, alternativa di sinistra, modifiche alla legge elettorale)?
A rispondere a queste domande abbiamo invi
tato alcuni evangelici impegnati in diverse formazioni politiche: Augusto Comba (repubblicano),
Maurizio Girolaipi (demo-proletario), Frida Malan
(socialista), Matteo Rollier (comunista). Per la redazione dell’Eco-Luce, Franco Giampiccoli ha condotto la tavola rotonda e ha curato la trascrizione.
M. GIROLAMI: TERRORISMO E SFIDUCIA
Vorrei partire dal problema
che è il nostro accompagnatore
non allegro di questi giorni: la
questione del terrorismo che
condiziona tutti i partiti spingendoli a prendere posizione —
a lanciarsi accuse reciproche —
e a dire cosa è urgente fare per
combatterlo. A mio avviso il terrorismo, al di là del danno che
provoca alle sue vittime fisiche,
è un meccanismo che provoca il
maggior danno ai lavoratori organizzati per la difesa dei loro
interessi. Quanto più ci sono gesta terroristiche, tanto meno i
lavoratori possono concentrarsi
sulle rivendicazioni tipiche della
condizione proletaria popolare,
perché c’è da fare lo sciopero
contro i terroristi, c'è da andare a inquisire ed eventualmente
individuare aree di simpatia, ecc.
Il terrorismo può anche presentarsi con una fraseologia di sinistra, ma come non interpretarlo alla luce dei fatti? E in questa luce è chiaro che i terroristi
creano condizioni in cui i settori più retrivi dello Stato possono
proporre la pena di morte, la limitazione delle libertà democratiche, la sospensione per tutto il
mese di maggio a Roma del diritto di manifestare, l'intervento
dell’esercito. Sono questi gli effetti prodotti dal terrorismo.
vani, così grave il problema della c-asa, così efficace la lievitazione dei prezzi ad erodere la
pur efficiente difesa dei salari
data dal meccanismo della contingenza.
Se quindi questi sono i risultati di questo triennio, è ovvio
che si sia diffusa la sfiducia e lo
scoraggiamento; sfiducia nella
possibilità di lottare perché c’è
il filtro opposto dagli accordi di
vertice dei partiti, dagli acpordi
tra sindacati e partiti e maggioranza di governo; sfiducia nelle
istituzioni, come scuola, sanità,
perché non funzionano. Questa
sfiducia e questo scoraggiamento
possono creare allora quel terreno di cultura sul quale il terrorismo miete le proprie reclute.
La mia previsione per quanto
riguarda le elezioni è che essendosi in questi tre anni, per le
ragioni che dicevo, modificati i
rapporti di forza non a favore
del movimento operaio ma a favore dei ceti padronali, essendosi spostati i rapporti di forza a
loro favore anche in termini di
retribuzioni e non solo di potere, le elezioni non possono che
parlare in un certo senso, cioè
accrescere i voti alla DC e far
decrescere, in una misura sìa pure difficile da valutare, le sinistre. A questo punto la situazione dopo le elezioni si farà difficile perché o la DC riuscirà ad
acquisire * una maggioranza assoluta che le consentirà di governare con maggiori possibilità di
ricatto o di condizionamento nei
confronti del PSI (facendo un
centro-sinistra con un PSI ancor
più subalterno di quanto sia stato in passato), oppure non riuscirà a raggiungere un risultato
così cospicuo e allora si riproporrà la situazione attuale: una
situazione in cui Piccoli già mette le mani avanti predicendo che
in tal caso sarà indispensabile
modificare il meccanismo elettorale, cioè concedere un premio
in seggi a chi ottiene più voti degli altri. È la riproposizione della vecchia tesi fascista del 1923
e della DC del 1953.
Secondo me questo è un prirno elemento abbastanza certo
di previsione che creerà non poche difficoltà alla sinistra e ai
democratici in genere.
« Disponibilità » abbiamo detto
è l’atteggiamento di una chiesa
che vuole vivere nello Spirito,
« ascolto » è l’atteggiamento di
una comunità che si sforza di
vivere la vita della profezia. Questo si manifesta in una capacità
di valutare, recepire, ricevere i
segni, le indicazioni, i suggerimenti, le provocazioni che vengono a noi.
La chiesa deve essere cioè curiosa, interessata, sensibile, alla
ricerca di quello che vive, si
muove, palpita, come Gesù è stato vivo, curioso, interessato, partecipe delle cose.
E l’apostolo dice bene « ogni
cosa », invita a non avere pregiudizi di sorta, a rifuggire da
catalogazioni preconcette.
(continua a pag. 5)
Certo in tutta questa realtà che
vive attorno ad essa ed in essa
la comunità cristiana è chiamata
ad effettuare due operazioni: esaminare e ritenere.
NOTIZIARIO CULTO-RADIO — COSA NE PENSANO GLI EVANGELICI
Queste conseguenze sono secondo me accentuate dal fatto
che in questi tre anni di politica
di unità nazionale noi abbiamo
assistito a un progressivo assopirsi delle rivendicazioni democratiche, delle agitazioni sindacali dei partiti più legati al movimento operaio. Si partiva dal
presupposto — era questa in sostanza la cosiddetta « strategia
dell’EUR » dei sindacati — che
si dovessero fare dei sacrifici in
attesa della contropartita di notevoli passi avanti sul piano dell’occupazione e di una politica
più equilibrata dei prezzi. In
realtà, se dobbiamo fare un bilancio di questi tre anni, il bilancio è positivo solo per una
parte della società in cui viviamo, la parte imprenditoriale. Sono cresciuti i profitti, la produzione, l’esportazione. Non c’è mai
stato nel secondo dopo^erra un
periodo in cui la bilancia dei pagamenti e la bilancia commerciale fossero tutte e due in attivo come oggi. Ma a tutto questo
non vi è stata alcuna contropartita in termini di occupazione
per i lavoratori dipendenti. Mai
come oggi è stato così basso l’indice di occupazione, mai così alto il numero di disoccupati gio
La violenza sulle donne
L’opinione di Piero Bensi
Una povera ragazza plagiata e
stordita viene trattenuta nella Casa dello studente a Firenze dove
per giorni e giorni subisce le violenze di un numero imprecisato di
giovani delinquenti. Una regista di
Roma viene aggredita mentre ritorna a casa di notte e violentata
da 7 giovinastri sotto il portone
di casa sua. Due recenti episodi
fra gli innumerevoli di questo genere che avvengono ogni giorno
nel nostro bel paese, culla di civiltà, episodi, che ci riempiono di
disgusto e di sgomento.
Tante le cause di questi fatti;
una delle principali, anche se non
la sola, è la mentalità ancora maschilista che i giovani assorbono
nelle case, nella scuola, nella società. L’uomo è il sovrano, la donna è nata per servire; all’uomo.
al maschio tutto è permesso, la
donna non è che uno strumento.
Quanti genitori ancora oggi si
esaltano alle prime imprese sessuali del loro figlio maschio mentre fanno il pandemonio se la figlia femmina chiede un po’ di
libertà: mentalità violenta e retrograda che va sradicata.
Ma non sono quattro leggi sull’uguaglianza dei sessi che possono trasformare una mentalità. Soltanto l’educazione può modificare
questo modo di pensare e di vivere; educazione nelle famiglie, educazione nelle scuole; soprattutto
l’insegnamento della chiesa, che
entra nelle case ed entra nelle
aule scolastiche. E poiché siamo
in un paese cattolico dobbiamo
pur dire che il peso di questa responsabilità ricade sulla Chiesa
cattolica la quale per secoli ha favorito la supremazia dell’uomo
sulla donna, ha innalzato inni alla
verginità femminile, ha indicato
nella donna quasi unicamente lo
strumento della procreazione.
La parola di Dio afferma che
Cristo è morto per tutti gli uomini e donne e tutti hanno pari
dignità dinnanzi a Dio e tutti
vanno ugualmente rispettati. In
Cristo non c’è né maschio, né femmina, esclamava l’apostolo Paolo.
Riconoscere nell’uomo e nella
donna che mi stanno di fronte il
fratello e la sorella per i quali
Cristo è morto: ecco l’unica forza che ci può liberare dalla violenza. Queste sono le cose che
dobbiamo annunziare, questo l’Evangelo che può trasformare le
coscienze.
Esaminare significa recepire ed
accogliere con attenzione, valutare, ordinare con discernimento.
Non tutto è profezia, non ogni
suggerimento viene dallo Spirito,
non ogni novità è il nuovo di Dio.
Quanto siano forti gli elementi
personali, le abitudini, le prevenzioni che falsano la vita lo sa
bene il Movimento Ecumenico
che ha spesso invitato le chiese
ad esaminare i « fattori non teologici », cioè gli elementi non biblici, non opera dello Spirito, che
condizionano le nostre scelte.
Esaminare è necessario, fondamentale ma allo scopo di « ritenere ». La valutazione critica è
strumentale, è cioè in funzione
di qualcosa d’altro, serve per poter accogliere ciò che è buono.
Da dove? Da ogni parte. Dai
responsabili della comunità (che
Paolo vuole siano amati e sostenuti nella loro fatica), dai semplici credenti, dai vecchi e dai
^ giovani; senza pregiudizio e sen' za preclusioni, sènza partito preso e senza faziosità. Ma solo dalla chiesa? In primo luogo sì ma
non esclusivamente, la chiesa ha
da essere attenta, aperta, disponibile anche alle voci che le giungono dall’esterno, dal mondo, deve accogliere ogni cosa, avere
cioè occhi ed orecchi aperti sulla realtà che la circonda.
Quando si pensa all’esaminare,
al valutare si pensa ad una esclusione, si parte con il presupposto di dover esaminare le realtà
che devono essere eliminate, proscritte;'Paolo si sforza invece di
motivare una inclusione. Esaminare per ritenere.
Che cosa deve essere accolto?
Il « bene » il « buono », diremmo
meglio: ciò che « è valido ». Ciò
che ha insomma sostanza, contenuto. È in quest’ottica, muovendosi cioè nella volontà di esaminare e di accogliere ogni cosa valida che la chiesa si esercita al discernimento della profezia. Solo in questa alternanzadi giudizio critico e di disponibilità si realizza l’opera della
profezia.
Il tesoro della chiesa non è costituito da ciò che essa possiede
ma da quanto sa ritenere, accogliere nel dono del discernimento. Il tesoro della comunità cristiana non è un deposito di ricchezze materiali (di questo ci
siamo già accorti da tempo) ma
neppure di virtù; ma unicamente nella sua disponibilità a ricevere. Una chiesa ricca non è
quella che ha, ma quella che è interessata alle cose e perciò aperta alla profezia che in essa si
manifesta.
Giorgio Tourn
SOMMARIO
□ p. 2 - Identità protestante, di Renzo Bertalot
□
p. 3 - La FGEI compie
10 anni. Relazione sul
congresso FGEI, di
Marco Davite e Erika
Tomassone
□ p. 4 - Finanziamanto
pubblico e scuole evangeliche, di Emilio
Nitti
□ p. 5 - Elezioni: e do
poi
□
p. 6 - Chi sono i candidati evangelici alle
elezioni per la circoscrizione Torino-Novara-Vercelli.
□ p. 8 - Come siamo arrivati alle elezioni
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18 maggio 1979
1
ECUMENE - CONVEGNO DI STUDIO DEL CORPO PASTORALE
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
Identità protestante
Non molto cristiano
Dio ci abbandonerà, oggi, come ha fatto ieri col fico sterile? - Non si
può continuare a parlare a noi stessi noncuranti del destinatario
' Pastori valdesi e metodisti si
sono riuniti ad Ecumene il 26
aprile, insieme ad un buon numero di laici, per affrontare alcuni temi che s’impongono con
urgenza alla nostra attenzione.
I convenuti provenivano dai circuiti, dai distretti dell’Italia centrale. Tra gli argomenti scelti
per la discussione quello dell’identità protestante al quale ci
riferiamo per preciso incarico.
Premessa e contesto
Ci è stata fornita, come punto di partenza, ima serie di riflessioni: il « principio protestan-.
te» e la teologia della crisi o
crisi della teologia; come esprimere oggi il centro dell’evangelo e la ricostruzione di un’etica
protestante che non sia restaurazione di valori ormai tramontati.
Ecco una serie di interrogativi che potrebbero mettere a fuoco la preoccupazione di tutti: le
chiese sono destinate a sopravvivere o a riprodursi? Dio ci abbandona, oggi, come ha fatto
con il fico sterile di ieri? Siamo
chiamati a diventare un movimento d’opinione, a produrre cultura o piuttosto ad essere chiesa? La riflessione è solo per noi
o è intesa come un debito che
dobbiamo saldare verso il paese
che abitiamo?
La discussione
Prospettive
lismo religioso, è superato. Occorrerà perciò riaffermare il Cristo come liberatore di tutti quelli che, oggi, sono derubati di potere decisionale, tra questi non
ci sono solo operai ma soprattutto pensionati, vecchi e malati. Questo sarà possibile segnalando im rapporto autentico con
Dio anziché con miti che non
sanno, non vogliono e comunque non vanno oltre se stessi.
Sarà così possibile essere diagonalmente presenti nel continuo
riaffermarsi e risorgere di classi
vecchie e nuove (tra cui la burocrazia) a favore degli emarginati che le une e le altre lasciano abbondantemente sul loro
passaggio.
Questa dinamica deve riprodursi nel discorso chiesa-società.
Si deve cercare di individuare i
problemi concreti della società
per renderne attenta la chiesa
cristiana e far sì che questa, a
sua volta, li veda in assonanza
con il paese e possa offrire la
sua testimonianza attraverso delle alternative concrete. Presenti prima, testimoni, poi. È importante!
Quante scienze oggi ci avvertono che non si può continuare
a parlare a noi stessi noncuranti
del destinatario (traduzione, linguistica, psicologia e psicanalisi...)!
Si è parlato dì testimonianza
(riguardante tradizionalmente la
fede) e di presenza (riguardante
tradizionalmente la vita pùbblica), ma soprattutto si è sentita
la necessità di non slegarle, per
non parlare al vento.
Se non si affronta il rischio
che questo legame comporta, il
nostro linguaggio, anche quello
delle mani, torna ad essere barbaro. L’evangelizzazione va ritrovata in questo contesto e con
essa la nostra identità.
Gente Veneta del 14 aprile dedica un lungo e simpatico articolo al Convegno dei gruppi ecumenici triveneti, dando largo
spazio alla introduzione di Paolo Ricca, di cui vengono anche
dati ragguagli bìo-bìbliograflci
con fotografia.
Renzo Bertalot
Avevamo commentato una notizia pubblicata dalla Difesa del
Popolo di Padova circa la segnalazione fatta da un sìg. Stakermeier alle autorità del suo paese lamentando la scarsezza di
posti dì comando coperti in Germania dai cattolici in confronto alla loro maggioranza (52 pc)
nel paese. Il direttore della pubblicazione padovana si lamenta
del nostro commento che non
trovava molto «cristiano» questo
atteggiamento degli ambienti cattolici tedeschi. Aggiunge che il
suo settimanale « non ha nulla
a che fare con la Curia », pur
portando nella sua carta intestata l’indicazione a stampa « settimanale della diocesi di Padova».
Gliene diamo atto, ma ammetterà che la indicazione « settima
VERBANIA - INTRA
Il giorno precedènte il nostro
incontro ha avuto luogo una riunione per fare il punto sulla situazione socio-politica attuale.
Relatore era il prof. Giorgio Spini. In qualche modo il dibattito
che ne è se^to si è inserito anche nella discussione del tema
propostoci.
Si è preso atto, con consensi
diversi, dell’attuaie crisi della
religio leniniana e dei miti ad
essa legati. Il fenomeno acutizzatosi con gli ultimi avvenimenti in Africa e nel sud-est asiatico
era presente, ma meno evidente,
nei paesi a religiosità latina ed
ortodossa a causa di convergenze parallele dovute a strutture
tradizionali. Si arriverà forse a
leggere Marx come semplificazione di Hegel oppure ad una riutilizzazione e a un saggio dosaggio di miti (Benedetto Croce)
almeno come strumenti di comunicazione? In questi interrogativi la scuola di Hegel ha avuto il suo giorno fortunato.
Si è parlato della storia fatta
di flussi e di riflussi. Il nostro
è un momento di inversione di
marcia che segna il passo tra le
tendenze che vanno dalla pratica alla teoria e quelle che vanno dalla teoria alla pratica. In
queste tendenze è in gioco il nostro essere e la nostra identità.
Perché allora non ricorrere, nel
contesto della storia ecumenica,
alle posizioni di Stoccolma 1925
e di Losanna 1927? Il discorso
sembra troppo lontano. Perché
non ricordare Paul Tillich e la
sua fatica decennale per chiarire agli estremisti, sostenitori ora
della pratica ora della teoria, il
superamento di questa oscillazione pendolare? Si tratta infatti del
«principio protestante»: saper
perdere se stessi (il riferimento
e al Venerdì Santo) per ricostruire sulla risurrezione. Mentre, secondo il detto di Gamalielé, il
silenzio cala su ciò che non viene da Dio, occorre saper cogliere 1 ancora valido e il nuovo in
una sintesi che permetta di avanzare senza perdere i valori, ieri, acquisiti e senza negare quelli nuovi, oggi, emergenti.
È in questa dialettica che si
esprime, in ogni situazione concreta, ilkaìrós (superamento dinamico e costante) senza febbre
iconoclastica, da un lato, e senza idolatria, dall’altro.
« La sovranità di Gesù che
questo episodio rappresenta, non
è quella conseguita con la violenza da una minoranza di teppisti violenti o ”brigatisti”, ma
quella che viene dall’ubbidienza
alla volontà di Dio. Gesù è stato altre volte assalito dal dubbio di approfittare della situazione che gli si presentava davanti «per farsi giustizia con le
proprie mani», di scegliere la
via facile del successo e della
gloria umani: nel deserto con
satana, quando la folla lo voleva far re, dopo la moltiplicazione dei pani, nel Getsemani e sulla croce, ma in ogni occasione
egli ha risposto: «Non la mia,
ma la tua volontà sia fatta! »
Egli è il vero Re « secondo il
cuore di Dio » il « figlio diletto ».
Egli realizza nel modo più pieno ciò che il grande re Davide
aveva accennato solamente.
Se Gesù avesse ceduto ai dubbi, alle sollecitazioni che gli
giungevano da ogni parte e fosse diventato un re, un condottiero, come lo hanno « tutti gli
aitri popoli», sarebbe stato non
il Salvatore, ma il « Dannatore » del mondo! ».
Questo il centro del messaggio che i ragazzi della S. D.,
guidati dalla monitrice R. Mannelli, hanno rivolto alla comunità durante il culto della domenica delle Palme da loro interamente condotto. Il messaggio,
ricavato dalle lezioni della S. D.
(Sequenza « Davide » I Sam.
24) veniva accompagnato da
canti di Agape e letture bibliche.. La ^c^a (Jel Signore che ha
cohclùso 11 culto, è - stàta presieduta da alcune sorelle hnpegnate nel lavoro tra i ragazzi.
Con questo i nostri figliuoli
hanno voluto dare un segno della loro volontà di partecipazione alla vita della comunità, non
accettando di essere un settore
a parte o la « chiesa di domani ».
avendo provveduto all’afiìssione
di pubblici manifesti ed inviti
personali, nessuna partecipazione si è avuta da parte esterna.
L’esposizione tenuta dal pastore Di Lorenzo ha vivamente
interessato i presenti, anche se
purtroppo si è rilevato che la
revisione non porta alcun cambiamento.
• Una intensa giornata di fraternità ha vissuto la comunità
con rincontro del 25 marzo che
ha riunito le comunità del cir, culto di cui <si è data notizia sul
n. 16 del 20 aprile.
RIMINI
OMEGNA
Protestantesimo
Il servizio filmato sul
Centro Jacopo Lombardini è stato diviso in 2 parti.
La seconda (ancora sulla
scuola serale, il circolo
culturale, lo studio biblico)
andrà in onda il 28 maggio.
Il 10 marzo u.s. alle ore .,0.30
il Gruppo Donne della comunità
ha organizzato una riunione di
preghiera con la collaborazione
delle Sorelle di Intra, seguendo
ima traccia di liturgia inviata
dalla Federazione Donne Evangeliche Italiane. Numerose le
presenze con alcuni interventi
di preghiera spontanea da parte
delle partecipanti.
• Il 16 marzo, nei locali della
Chiesa, la comunità si è riunita
per esaminare l’ultima bozza di
revisione del Concordato. Pur
Pur vivendo in un paese latino bisogna prendere atto che il
momento della civiltà liberalprotestante con il suo individua
Tavola Valdese e Comitato P. Metodista
Comunicati
1) Come ogni anno una domenica è dedicata ad un servizio della Federazione delle Chiese Evangeliche in, Italia, quest’anno la domenica 27 maggio sarà dedicata in modo particolare al Servizio Educazione e Istruzione che fornisce il materiale di studio e di lavoro alle nostre scuole domenicali.
2) Riceviamo dalla Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia e trasmettiamo alle chiese il seguente comunicato :
« In seguito al grave terremoto avvenuto in Jugoslavia, il
Consiglio Ecumenico ha rivolto un appello alle chiese per provvedere degli aiuti alle popolazioni duramente colpite.
Memori di quanto è stato fatto per noi in altre occasioni,
vi invitiamo ad esprimere la vostra solidarietà mediante una
offerta da inviarsi entro il 15 giugno 1979.
Le offerte verranno poi trasmesse a Ginevra».
Esortiamo le Comunità a rispondere generosamente a questo appello.
Vi preghiamo di inviare le offerte della domenica 27 maggio come pure quelle per i terremotati in Jugoslavia al conto
corrente postale:
n. 5/15481 - intestato a:
Federazione Chiese Evangeliche in Italia
via Firenze, 38 - 00184 Roma
Il Presidente
della Conferenza Metodista
Past. Sergio Aqullante
Il Moderatore
della Tavola Valdese
Past. Aldo Sbaffi
Il Culto di Venerdì Santo con
S. Cena, alle ore 17, è stato, come al solito, non molto frequentato. L’orario è scomodo per chi
lavora. Si continua, però, questa
tradizione cara ai fratelli Iute
rani della nostra comunità e,
particolarmente, alle signore con
famiglia mista che diffìcilmente
possono intervenire il giorno di
Pasqua.
Al Culto di Pasqua, invece, si
è avuta un’affluenza maggiore
degli scorsi anni, nonostante la
assenza di alcune famiglie dovuta a malattia.
Durante il Culto vi è stata la
confermazione della giovane catecumena Pia Bellomo la quale,
per impegni familiari di lavoro
durante il mese di giugno, non
ha potuto attendere la data di
Pentecoste generalmente stabilita dalla nostra comunità per le
confermazioni.
Dopo la sua professione di Fede la catecumena è stata accolta con affetto da tutta la comunità al tavolo della S. Cena.
Alla cara Pia il più affettuoso
augurio di una vita spesa nella
testimonianza della sua Fede.
• Col 6 maggio sarà fra noi
il primo pastore tedesco della
stagione estiva che si pronostica particoiarmente favorevole.
Da quella data, perciò, avranno
inizio i culti in lingua tedesca.
Dal mese di giugno inizieranno anche i culti in inglese, per
cui, fino a tutto settembre, l’orario dei culti resta fissato come
segue:
ore 9.30 Culto in tedesco
ore 10.30 Culto in inglese
ore 18 Culto in italiano e
francese.
A tutti gli amici della Riviera
Adriatica un caldo arrivederci!
naie della diocesi » può trarre in
inganno chi non conosce bene
certe sottigliezze. Per il resto, veda lui: se ritiene che lo Stakermeier abbia ragione nel chiedere maggiori posti di potere da
assegnare in base alla fede professata e non ad altri criteri di
politica o di competenza, la valutazione di scarsa «cristianità»
di tale atteggiamento evidentemente lo tocca. Se non lo crede, è sostanzialmente d’accordo
con noi, il che ci farebbe naturalmente piacere proprio per la
stima che abbiamo per il suo
settimanale.
Secondo una notizia del Giorno alla prossima Conferenza dei
metodismo inglese verrà proposta una revisione della condanna degli omosessuali, in base al
principio che « ogni coppia è legittima, purché ci sia amore ».
Il Gazzettino del 20 aprile da
parte sua pubblica un servizio
da New York su Anita Bryant,
famosa cantante e predicatrice
deila Chiesa battista, la quale
ha lanciato, pare con successo,
una vivace campagna contro gli
omossessuali in base al principio che, pur amando gli omosessuali, si deve combattere « il
loro peccato e il loro vizio ».
Chi avrà dei due più cristiana
ragione?
Dimensioni Nuove nei numero di aprile dedica un ampio studio alle origini delle forme pentecostali, sia protestanti che cattoliche, mettendo in luce come
queste ultime siano sorte in sostanza per rinfluenza spirituaie
delle prime. Nello stesso numero un altro articolo parla del
rapporto tra Chiesa e Cristo;
piace rilevare, nella impostazione data ailo svolgimento del discorso, come non sia estranea
ad almeno parte del mondo cattolico una reale influenza del
pensiero protestante, in particolare quello di Bonhoeffer. C’è
ancora molta strada da fare,
ma forse il cammino ecumenico
sta cominciando davvero.
Diversi giornaii (Corriere e
Giorno fra gli altri) hanno dato
spazio al resoconto di un Convegno tenutosi a Siena sul diritto
dei Testimoni di Geova a rifiutare le trasfusioni di sangue e
i’opposto dovere dei medici a fare tutto, trasfusioni comprese,
per salvare le vite che si affidano a loro. Non vi sono state ovviamente conclusioni perentorie,
ma si è sentito un primario chirurgo comunicare come la trasfusione possa essere evitata,
senza grandi rischi per il paziente, ricorrendo a tecniche diverse
dalia trasfusione. Per i Testimoni di Geova che ci leggessero si
tratta del dottor Cesare Buresta
primario all’ospedale civile di
Ripatransone (Ascoli Piceno).
Il numero di aprile di Jesus,
oltre a citare dal nostro periodico un estratto dello scritto di
Aldo Comba sulle « donne con
Gesù », dedica un articolo informativo ai convegno giovanile
pasquale della Comunità Ecumenica di Taizè, definito come «primavera di una nuova Chiesa cristiana ».
L’Eco del Chisone e Cronache
del Pinerolese hanno dato con
ampiezza notizia dell’incontro
svoltosi a Pinerolo tra don Morero e il pastóie Ricca sul tema dell’aborto. Non ha trovato
fortuna presso il primo dei due
giornali l’intervento di don Barbero; bene gli altri.
Niso De Michelis
Hanno collaborato a questo
numero: Ivana Costabel, Luciano Gallian, Dino Gardiol,
Giorgio Gardiol, Rosetta Mannelli, Luigi Marchetti, Enrico
Mariotti, Paolo Ribet, Giorgio Tourn.
CASA EVANGELICA
S. MARZANO OLIVETO
Aperta per vacanze dal 30-6 al 31-6.
Per informazioni rivolgersi al Direttore.
Chiara Aldo - via Plana n. 105
15100 Alessandria - tei. 0131/55995
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18 maggio 1979
DAL CONGRESSO DI SANTA SEVERA - 24.4 - 1.5.1979
La FGEI compie 10 anni:
bilanci e prospettive
In un atmosfera di sereno confronto 150 giovani evangelici hanno impostato progetti e linee di lavoro della Federazione per i prossimi anni
Il V congresso FGEI, che si
è svolto a Santa Severa dal 28/4
al 1/5 1979, ha rappresentato un
momento di interessanti valutazioni e di analisi di un decennio
di vita e di lavoro della Federazione. Ma non è stato solo questo: una numerosa assemblea di
giovani e giovanissimi ha discusso per quattro giorni nel tentativo di impostare il lavoro dei
prossimi anni. Non si è trattato
di un momento rituale, (un decennio di vita) ma di un momento di estrema importanza, dato
il ricambio di giovani all’interno della FGEI e la complessità
deH’attuale situazione politica.
Il congresso ha lavorato per
gruppi ciascuno dei quali ha affrontato un settore specifico. Riferiamo sulle conclusioni riportando tra virgolette le parti salienti delle risoluzioni adottate
dal congresso.
Iniziative e progetti
Il gruppo di lavoro non si proponeva di definire una linea generale teorica di intervento,
quanto piuttosto di valorizzare
e di collegare le varie esperienze che i singoli gruppi, in alcune
zone, hanno avviato o pensano
di avviare in un prossimo futu
ro. Questi progetti dovranno comunque tener conto di due linee
direttrici generali:
a) «aggregare nuovi gruppi
alla Federazione giovanile, rinforzare i gruppi e le realtà regionali esistenti, individuando filoni di lavoro specifici»;
b ) « compiere approfondite
analisi di classe delle proprie situazioni, collegando tale analisi
ad una riflessione biblica e teologica (...) invitando i gruppi a
sperimentare forme nuove - di
presenza come credenti, anche
forme nuove di vita comunitaria
che rendano riconoscibile e credibile la nostra testimonianza ».
Tutto questo nell’ottica di un
superamento dell’attuale ruolo
della FGEI, troppo spesso « limitato a momento formativo e
di semplice aggregazione di giovani delle comunità ».
Per l’aggregazione di gruppi e
per il collegamento il congresso
ha preso in considerazione la
possibilità di istituire una sorta
di « ministero itinerante », capace di essere presente nelle realtà
più isolate e di servire da collegamento tra i vari gruppi di una
regione.
La sperimentazione di nuove
forme di vita comunitaria è invece
— « un segno di come la FGEI
può essere occasione di incontro
di fratelli che intendono dar vita a gruppi comunitari capaci di
inserirsi in un contesto politico
e sociale definito » ;
— «una linea di lavoro che ci
rimanda al tema della predicazione e dell’evangelizzazione » ;
— «un’occasione per perseguire, sulla base di esperienze concrete, la riflessione sul rapporto,
che ribadiamo, tra la nostra fede in Gesù Cristo e l’impegno
politico anticapitalistico vissuto
aH’interno delle lotte del proletariato ».
Altri aspetti positivi di questo
progetto si possono inoltre trovare nella « saldatura tra le scelte di vita e l’impegno, tra la dimensione del privato e del pubblico, ed in sostanza tra la teoria e la prassi ». Infine, questa
ipotesi « riqualifica i gruppi
FGEI come realtà di controtendenza alla disgregazione ed al
riflusso, non esaurendo all’interno dei gruppi stessi l’impegno
dei singoli fratelli, e ribadendo
l’importanza dell’impegno politico ».
Formazione
Il gruppo sulla formazione ha
affrontato diversi temi centrali.
DALLA MOZIONE CENTRALE DEL CONGRESSO
Il senso della nostra Federazione
Come giovani evangelici membri della FGEI (...) sentiamo l’esigenza, a dieci anni dalla sua costituzione, di precisare il senso
di questa nostra Federazione. Come credenti che in questi anni abbiamo rifiutato sia la separazione dell'impegno politico dalla fede, sia la strumentalizzazione
dell’Evangelo a sostegno di decisioni politiche, siamo oggi particolarmente colpiti dalle divaricazioni presenti fra coloro che
continuano a lottare per la democrazia ed il socialismo, sia
nel nostro paese che nel mondo.
« Ma riteniamo di poter assumere senza riserve queste difficoltà ed anche una certa crisi
della politica — o dei suoi miti —
perché, anche nei momenti in cui
l’impegno politico ci è sembrato,
come anche oggi ci sembra, decisivo nella lotta allo sfruttamento ed all’oppressione, quest’impegno è sempre stato vissuto all’interno del riferimento centrale all’Evangelo ed alla speranza che
abbiamo nella promessa che Dio,
in Gesù Cristo soltanto, si è definitivamente fatto solidale con
l’umanità ed ha deciso di non
abbandonarla.
Siamo anche convinti che le divisioni politiche che sono presenti fra noi, proprio perché abbiamo cercato di vivere la testimonianza all’Evangelo all’interno di
un impegno politico concreto e
preciso, debbano essere vissute
nella FGEI all’interno della fraternità che cerchiamo di realizzare gli uni verso gli altri.
Sappiamo che il comune riferimento a Gesù Cristo sarebbe
debole e generico se ignorasse le
nostre diverse scelte reali, ma
sappiamo anche ohe è questa comune vocazione che rompe gli
schemi di tutte le nostre sicurezze e delle nostre identità politiche, che ci chiama alla libertà
dell’Evangelo, alla ricerca della
verità, dell’amore del prossimo,
fe l’Evangelo che ci chiede di essere uomini e donne rinnovati
dalla Parola.
Ci pare allora che il senso più
profondo di questa nostra Federazione, sia quello di essere e di
svilupparsi come servizio e collegamento fra i gruppi giovanili
evangelici per la ricerca di que
sta comune vocazione che il Signore ci rivolge nella concretezza delle nostre divisioni e delle
diverse forme in cui, nella pratica, cerchiamo di testimoniare
r Evangelo. Compito essenziale
della FGEI è proprio di tener
vivo e significante il confronto
con la Parola di Dio all’interno
dei diversi modi in cui riteniamo di impegnarci per combattere l’ingiustizia, la mancanza di
lavoro, l’emarginazione sociale e
politica, le divisioni tra gli uomini. Questo servizio che la FGEI
realizza nei gruppi evangelici si
caratterizza soprattutto in tre direzioni tra loro collegate:
— quella di un collegamento
e di un confronto reale (...) capace di consolidare i gruppi esistenti, di raggiungerne altri offrendo loro una prospettiva di
incontro e di lavoro che rompa
l’isolamento e la diffidenza ancora esistenti, per vari motivi, nei
confronti della EGEI;
— quella della formazione seria e robusta, ancorata ad uno
studio della Bibbia che sia in
grado di far penetrare nel cervello e nel sangue delle giovani
generazioni la promessa dell’Evangelo, capace inoltre di fornire strumenti di comprensione critica della società e di preparare
decisioni di vita consapevoli e
non effimere;
— quella di essere, come FGEI,
uno spazio significativo in cui vivere la fede in Gesù Cristo, cioè
una federazione in cui i giovani
evangelici possono ricercare la
vocazione che è loro rivolta, possono decidere con altri di accoglierla e di viverla assumendo
responsabilità di credenti nella
società e nelle chiese.
Dopo questa lunga dichiarazione di principi, la mozione continua ponendo l'accento sul significato di essere una federazione:
bisogna « vivere in modo rinnovato la tensione verso l’unità all'interno del protestantesimo italiano », ed essere presenti in modo attivo e stimolante in questo
processo di unificazione. L’accento viene quindi posto sul rapporto tra la Federazione giovanile
ed i gruppi non federati:
Per quanto riguarda la presentazione della FGEI (...) ai gio
vani evangelici che tutt’ora non
ne fanno parte, questo congresso ribadisce la necessità che questo avvenga su dei contenuti qualificanti, cioè su attività e programmi di studio e di lavoro ed
evidentemente non su discriminanti di tipo ideologico. Infatti il
modo concreto, e quindi anche
la tendenza politica, in cui nella
FGEI si è in questi anni espressa
la vocazione cristiana e la predicazione dell’Evangelo, non costituiscono il fondamento della
FGEI ma sono il tentativo di vivere la fede non in modo generico o disincarnato nel nostro
tempo e nella nostra società. (...)
Questo è un tentativo fra altri,
che pur situandosi per noi all’interno del messaggio centrale dell’Evangelo — la liberazione del
popolo di Dio, l’agape, l’annuncio
dell’uomo nuovo e del Regno che
viene e che è già in mezzo agli
uomini — è anche sotto il giudizio di questo annuncio e della
giustificazione che riceviamo non
per le nostre opere ma per la
grazia di Dio, nella fede in Gesù
Cristo.
La mozione continua ancora
ponendo l'accento sulla grande
solidarietà della FGEI con tutti
i gruppi di credenti che si pongono in questa linea di ricerca,
che siano protestanti o cattolici,
solidarietà che si esprime da un
lato nella compartecipazione ai
problemi ed alle speranze di queste chiese, e dall'altra nell'esigenza di riforma della chiesa
che la FGEI esprime.
All’interno di questa grande
solidarietà vogliamo dunque che
si esprima una pluralità di impegni e di esperienze di fede (...).
Infine, poiché questa solidarietà
non è limitata alle chiese o ai
credenti, ma in Cristo siamo
chiamati a viverla verso tutto il
nostro prossimo, vogliamo viverla non individualmente ma come
comunità e gruppi di credenti
che, di fronte alle manifestazioni
di stanchezza e di sfidùcia, (...)
rendono esplicita la fiducia in
Colui che fa ogni cosa nuova e
che, per questa fiducia, si sentono liberi di non smettere di lottare su questa terra, nel nostro
paese e nel mondo, per dei rapporti più giusti e più veri tra gli
uomini.
di cui però riportiamo solo le
parti di interesse più generale.
Riguardo alla rivista Gioventù Evangelica, che dovrà affrontare tra breve il cambio del direttore e della sede, « il congresso propone che essa mantenga
le sue caratteristiche di fondo;
— attenzione alla riflessione
biblico-teologica ;
— apertura della rivista al confronto con i problemi politici e
culturali del nostro paese;
— attenzione rivolta ai problemi internazionali;
— caratterizzazione della rivista come sede di confronto ecumenico e politico e di incontro
tra diverse generazioni, tra persone che hanno una lunga militanza e giovani che non ne hanno;
— una impostazione di tipo
protestante ».
Rispetto ai centri di formazione giovaniie, il Congresso riconosce in questi centri degli spazi fondamentali di formazione e,
viceversa, afferma che « una
FGEI rafforzata dal punto di vista qualitativo e quantitativo potrà meglio sostenere la vita e
l’attività dei centri stessi ». È
inoltre emerso che il tipo di formazione che avviene nei centri
deve «potenziare la qualificazione individuale, ma all’interno di
un’ottica di crescita collettiva,
che deve poter costituire la base
per la continua messa in discussione della propria vita quotidiana. Rispetto ai contenuti di questa formazione, si dovrebbe tener conto delle seguenti tre direttrici ;
— la lettura biblica, per il riconoscimento della centralità di
Cristo nel messaggio evangelico,
della centralità della Scrittura
nel costituirsi della comunità e
per l’apprendimento dei moderni strumenti di lettura e critica
biblica ;
— il confronto con la teoria
marxista, in quanto strumento
di analisi critica e dialettica della società;
— la ricerca di una nuova etica, che si sviluppi non solo attraverso lo studio e la discussione, ma soprattutto nella ricerca
di un nuovo modo di vivere, sia
a livello individuale che collettivo. Questo nella prospettiva biblica dell’uomo nuovo, che deve
riguardare il nostro modo di
credere, di rapportarsi agli scontri sociali in atto e il nostro modo di porci rispetto al prossimo ».
Inoltre, i centri di formazione
giovanile dovrebbero tener presente, nella programmazione dei
campi, quattro ordini di problemi:
— l’aggregazione interna dei
gruppi FGEI presenti nella regione ;
— l’approfondimento, rispetto
alle esigenze ed ai problemi della regione, dei temi di riflessione proposti dalla FGEI nazionale;
— la proposizione di temi specifici di studio generalizzabili alla FGEI tutta;
— lo sviluppo, a livello decentrato, del lavoro di evangelizzazione e di pratica ecumenica con
le comunità di base presenti nella zona.
Rapporti ecumenici
sono solo nostri interlocutori
privilegiati, ma compagni e fratelli con cui condividere la comune ricerca di fedeltà evangelica». Bisogna comunque anche
tenere conto delle inevitabili differenze con cui Cdb e FGEI impostano e comprendono i problemi e le battaglie. Questo però non deve portare ad assumere posizioni dogmatiche o preconcette, ma ad approfondire
sempre più la conoscenza e la
fiducia reciproca.
Nei confronti dei Cristiani per
ii Socialismo, « il Congresso riconosce il contributo positivo
del ruolo politico svolto dai
Cps », soprattutto in relazione
all’assemblea Nazionale di Arezzo che ha segnato un momento
di ripresa del movimento. Indica per la Egei due ambiti prioritari di lavoro, e cioè i seminari
organizzati dai Cps ed il settore
donne, di cui si è costituito recentemente un coordinamento
nazionale.
Nei confronti del mondo cattolico, « la FGEI riconosce che
è in atto un processo di rilancio
dell’egemonia cattolica all’interno della società, che si esprime
sia con una forma di ricomposizione sul terreno della società
civile e sia nel tentativo di proporre il cristianesimo come risposta complessiva e totalizzante all’attùale crisi di valori.
« Di fronte alla complessità di
questi fenomeni, il Congresso
sottolinea l’urgenza di articolare in modo più complessivo l’analisi del mondo cattolico, sia
dandosi strumenti di studio e di
inchiesta, sia utilizzando e divulgando le analisi già prodotte in
campo protestante. Individua la
necessità di intervenire con contributi sia politici che teologici
su una serie di temi su cui forte
è la controffensiva cattolica, e
su cui noi abbiamo un patrimonio di elaborazione critica (aborto e difesa della vita; rapporto
tra identità confessionale e laicità, difesa dei diritti umani,
nuova etica ecc.) ».
Strutture
Il gruppo siille strutture della
FGEI ha presentato alcune mozioni, fra cui una ci pare particolarmente interessante per il
suo tentativo di precisare il ruolo della FGEI per i prossimi anni. Di questa mozione, che potremmo meglio definire una dichiarazione programniatica, riportiamo a parte — in questa
stessa pagina — ampi stralci.
Infine, una mozione del gruppo donne ha ricordato al congresso l’esistenza del coordinamento donne ed ha invitato i
gruppi a prendere contatto con
i collettivi dei Cps e delle Cdb,
per proseguire insieme l’analisi
dei rispettivi condizionamenti
religiosi e verificare la possibilità di una comime testimonianza evangelica.
Marco Davlte
Erika Tomassone
I PRESENTI
Rapporti ecumienici. Anche
qui, per ragiopi diVspazio, ci limiteremo a riportare alcune linee generali.
Nei rapporti con le Comunità
di base, il congresso ha riconosciuto come fatto positivo l’aumento della collaborazione con
la FGEI, e questo ha « rafforzato la convinzione che le Cdb non
Provenienza
Nord 73
Centro 39
Sud-Isole 31
Confessione
Battisti 40
Metodisti 12
Valdesi 80
Altri 11
Sesso
Femmine 59
Maschi 84
Età
15-20 60
21-25 41
26-30 17
81-40 18
oltre 4
Professione
Operai 7
Impiegati 17
Studenti 95
Altri 17
Disoccupati In cerca di 2
occupazione 4
k.
4
18 maggio 1979
IL CATTOLICESIMO TORINESE RACCOLTO IN UN INTERESSANTE CONVEGNO
“Vecchio” e “nuovo” a confronto
I vari cattolicesimi potranno convivere senza che l’uno soffochi l’altro?
A Torino, dal 21 al 25 aprile, è
stato organizzato un Convegno
diocesano su «Evangelizzazione
e Promozione Umana». Erano
1300 i partecipanti, ecclesiastici
e laici, in rappresentanza sia
delle parrocchie che dei gruppi
e movimenti istituzionali e spontanei presenti nella Diocesi. Rappresentate le AGLI, il gruppo Abele, i Preti Operai e le Comunità di Base. Presente il vescovo'Ballestrero e il cardinale Pellegrino.
Nell’assemblea generale di apertura un intervento del cardinale su « Evangelizzazione e promozione umana nella tradizione
della Chiesa (S. Massimo di Torino) » e le relazioni del sociologo Franco Garelli su «Analisi
di situazioni ed esperienze » e
del teologo don Giannino Piana
su «Insegnamento della Chiesa
e indicazioni teologiche»; quindi lavoro in gruppi e sottogruppi, e, in chiusura, ancora assemblea generale con la lettura delle sintesi e conclusioni del Convegno.
Il nuovo prevale
sul vecchio
Questo Convegno mi ha dato
la prova della presenza di vari
«cattolicesimi» aH’interno della
Chiesa romana. C’era, da una
parte, il cattolicesimo tradizionale, con la sua gerarchia e le
sue immutate abitudini: la presenza autorevole del Vescovo,
le celebrazioni eucaristiche nella
basilica « mariana » Maria Ausiliatrice con paramenti e pastorale, le troppe suore (ancora in
abito monacale), i troppi preti
(anche se in abito civile), la posizione « antica » e intransigente
dei laici conservatori... Ma era
presente anche la spinta di rinnovamento di un cattolicesimo
nuovo, che ha come riferimento
centrale, teologico ed etico, l’ascolto della Parola di Dio, e che
desidera tradurre responsabilmente la propria fede nella concretezza storica della vita.
Tensioni e scontri fra le diverse posizioni erano inevitabili: restava però rimpressione, almeno nelle linee generali del Convegno, che il « nuovo » prevalesse sul « vecchio ».
« La Chiesa è vecchia, ma è
capace di rigenerarsi » — ha detto il sociologo Franco Garelli. —
Bisogna interrogarsi sui problemi reali e cercare di uscire dalla
situazione presente, rideflnire la
propria realtà sociale e personale. Dare delle risposte e individuare dei bisogni, corrisponde
a una Chiesa viva. Ma oggi bisogna stare attenti: c’è una serie di bisogni ambivalenti, una
ricerca di garanzie, secondo una
mentalità pragmatica. Invece la
fede è un rischio.
« Le masse della Sindone, i
giovani che si riaggregano nei
gruppi-movimenti ecclesiali, le
scene d’entusiasmo collettivo in
piazza S. Pietro... sembrano
esprimere in prima istanza, direttamente, non tanto l’esigenza
di ascoltare il messaggio di Gesù di Nazareth, ma la necessità
di trovare condizioni sociali ed
umane in cui resistenza abbia
un significato, il bisogno di sicurezza e di certezze, la ricerca
di ima speranza e di una conferma ».
Non si deve perdere la radicalità del messaggio evangelico,
la novità della proposta. Bisogna ripensare metodi e contenuti.
Il teologo Giannino Piana ha
messo in risalto il bisogno di
rileggere teologicamente le grandi domande dell’oggi emergenti
nella situazione storica: rileggerle secondo le categorie del Vangelo. Ha invitato ad un confronto continuo con la Parola di Dio;
occorre far sì che la Parola risuoni nella sua permanente novità come Parola che assume i
bisogni dell’uomo, ma nello stesso tempo li contesta; che essa
diventi evocazione dello Spirito
nella sua capacità di trasformare il mondo... La Chiesa deve
lasciarsi ispirare e giudicare dalla parola di Dio e deve, a sua
volta, diventare annuncio di tale
parola nella storia degli uomini:
È la Parola che convoca e suscita la comunità, che la evangelizza e la fa essere, ed è il servizio della Parola la missione preminente della Chiesa. Guai se la
comunità cristiana rinunciasse
a questo compito fondamentale
di annuncio! Ma guai soprattutto se non sottoponesse la propria esperienza e la propria vita
al vaglio critico di quella Parola
di Dio, che essa deve recare come lieto annuncio, come buona
notizia a tutti gli uomini! ».
La prassi cristiana deve essere — ha detto ancora il teologo
don Piana — una « prassi di riconciliazione ». Ma questo non
significa fingere di ignorare differenze e contrapposizioni, anzi « è capacità di stare nei conflitti e nelle tensioni, nelle complessità e persino nell’ambiguità in
vista della creazione di sintesi
nuove e sempre autenticamente
liberanti. La possibilità di liberazione deriva proprio dal vivere « dal di dentro » le conflittualità individuali e sociali, sapendo che da esse ed attraverso
esse nasce l’uomo nuovo, nel segno della croce e della speranza ».
« Nel passaggio attraverso la
esperienza della croce — ha detto don Ferretti alla fine del Convegno — qualcosa va perso perché nasca qualcosa di nuovo ».
Le richieste
dei gruppi di lavoro
E molte sono state le richieste di « nuovo » da parte dei
gruppi di lavoro nella loro relazione finale. Ne cito solo le più
rilevanti: È stato chiesto: a) un
Convegno per affrontare i problemi della donna: la liberazione della donna, la donna nella
Chiesa, la donna-prete; e rivedere tutta una concezione negativa della sessualità; b) che le
Parrocchie si aprano agli operai
(piuttosto assenti al Convegno):
la Diocesi dovrebbe divenire luogo di confronto per operai; c)
autenticità dell’inserimento nella
storia: « ogni volta che la fede
si traduce in storia si fa dell’evangelizzazione ». Quindi non liste proprie, ma scelte diversificate, anche a favore di partiti
di sinistra e marxisti. Le Parrocchie siano luogo di riconciliazione: dovrebbero favorire
momenti di incontro per chi è
politicamente impegnato; d) un
Convegno sulla famiglia, per affrontare il problema del divorzio, dell’aborto, della contraccezione; e) i giovani (avevano un
gruppo tutto loro) hanno chiesto
una nuova qualità di vita, una
ridefinizione di fede e vita nel
Lietta Pascal
(continua a pag. 8)
_________CHIESA E STATO - IL DIBATTITO SULLE OPERE
Finanziamento pubbiico
e scuoie evangeliche
1 - La prima cosa che mi sembra doveroso chiarire tra noi
evangelici è se la materia dei
finanziamenti pubblici alle nostre scuole si collega giuridicamente e di fatto con la materia
delle Intese (art. 8 della Costituzione). Occorre subito confermare la validità della nostra scelta che ha escluso dalle Intese
qualunque richiesta di denaro
dello Stato per le attività di culto e qualunque altra sovvenzione da ottenere in quanto evangelici, per le attività scolastiche
e sociali. Ciononostante le leggi
dello Stato prevedono contributi per tutte le scuole non pubbliche a vario titolo. Di questi
contributi sono beneficiarie di
fatto e di diritto anche le nostre
scuole evangeliche, non in quanto evangeliche, ma in quanto genericamente non pubbliche.
a) Contributi statali (o delle Regioni a statuto speciale)
per le scuole parificate.
b) Contributi statali per le
scuole materne, in proporzione
al numero dei bambini frequentanti ai quali è assicurato trasporto e servizio mensa gratuiti.
c) Contributi regionali per
il diritto allo studio, assegnati
tramite il Comune (fondi per
buoni-libro, attrezzature didattiche, sussidi) destinati non alla
scuola ma agli studenti frequentanti.
2 - Il primo nodo da sciogliere è se le nostre scuole costituiscono una attività cultuale,
oppure no. Se sono ima attività
cultuale, a nessun titolo deve
essere accettato denaro dello
Stato; viceversa se le nostre
scuole svolgono una funzione
di assistenza e di insegnamento,
l’accettazione di quei fondi è
legittima. Naturalmente occorre
approfondire l’argomento:
a) qualunque servizio da noi
reso è una forma di diaconia e
perciò una forma di testimonianza dell’evangelo, dell’Agape
di Cristo che ci muove; ma tale
forma di testimonianza è solo
indirettamente una predicazione
ed è efficace solo quando, e fin
tanto che surroga i compiti che
lo Stato non riesce ad assolvere.
b) Qui occorre chiarire per
le nostre scuole se il fine educativo che ci proponiamo è laico
o religioso, se il fine e coronamento dell’educazione per noi
deve essere la religione cristiana
evangelica o se siamo tra coloro che lottano per la definizione di un asse culturale laico
nella scuola pubblica e non pubblica.
3 - La ricerca di un asse culturale laico ' non vuole essere
una nuova forma di integralismo
di Stato,, ma deve assicurare
rapporto di esperienze educative diverse e di tradizioni culturali e pedagogiche diverse. Que
sto pluralismo può svilupparsi
solo se forze diverse operano
all’interno della stessa scuola;
viceversa un pluralismo di istituzioni scolastiche ciascuna delle
quali ispirate a principi educativi diversi (« pluralismo » patrocinato dai cattolici) determinerebbe la cristallizzazione e la
contrapposizione di opposti integralismi, con grave danno per
la nostra popolazione.,
4 - Il fatto di credere, come
io credo, che il fine educativo
debba essere laico e pluralistico
e che quindi le nostre scuole non
sono un luogo di culto (se non
nel senso che dovunque noi siamo testimoni e predicatori dell’evangelo) non esaurisce ma sposta il problema: la questione
dei finanziamenti pubblici alle
nostre scuole non è materia di
Intese, ma rientra nella battaglia generale per una più equa
ed efficace legislazione sul diritto alio studio, tale da porre fine ai clientelismi e da non sottrarre denaro allo sviluppo privilegiato della scuola statale.
La prospettiva è quella di un
riordino legislativo della materia a livello nazionale e regionale che imponga forme dì programmazione: sia previsto un
progressivo sviluppo della scuo
la pubblica e, nelle more, solo
fin tanto che provvedono insostituibilmente ai bisogni della
popolazione, le scuole non pubbliche vengano convenzionate
con accordi che assicurino standard di servizi, rispetto dei programmi scolastici pubblici, libertà e pluralismo culturale, organi di gestione sociale come
per le scuole pubblico, rispetto
del contratto collettivo di lavoro
per il personale (che è stato finalmente firmato l’il settembre
1978).
5 - In quali modi intendiamo
partecipare a questa battaglia
di prospettiva? E nell’immediato come ci comporteremo? Il rifiuto dei fondi che la legge oggi
consente di avere (non sono
gran cosa, ma per le opere più
piccole contano abbastanza!) è
la forma migliore per sollecitare una nuova legislazione e una
nuova prassi politica? Oppure
porta le nostre scuole fuori dal
contesto, o perché costrette a
chiudere, o perché non più interpellate dai pubblici poteri?
Credo che le risposte a questi
interrogativi possano essere articolate e variabili in relazione
alle particolari situazioni di ciascuna nostra scuola.
Emilio Nitti
Caro Giampiccoli,
scusi se rispondo con tanto ritardo
al cortese invio del ritaglio di periodico che Ella ha avuto la bontà di inviarmi e nel quale tanto civilmente
polemizza con me sul tema del celibato
ecclesiastico.
Debbo dirLe, con una certa desolazione, che sono stato completamente
frainteso e che perciò il Suo risentimento, certamente legittimo, non è
però giustificato da quanto io scrissi.
Forse Le è sfuggito che io uso spesso
argomentare ad hominem, cioè usando contro il mio immaginario interlocutore i suoi stessi argomenti : questo
significa semplicemente chiedere a ciascuno una coerenza interna e la fedeltà
ai propri princìpi.
Nel caso del clero cattolico, non
vedo che cosa possa suonare di meno
che riverente in confronto al ministero
pastorale evangelico, se si sottolinea
che per il cattolico il sacerdote è investito di un carattere sacrale, appunto
l’ordine, che lo pone al di sopra e al
di fuori del gregge dei fedeli, cosa che
per il pastore non avviene. Se pertanto
nel caso del ministero pastorale il matrimonio è perfettamente legittimato
dalla comunione integrale del ministro
con i fedeli, nel caso del sacerdozio cattolico il divieto può trovare una rispondenza in questo carattere metaumano. Ciò non suona quindi né a
disdoro degli uni né a riconoscimento
della supremazia degli altri : si tratta
semplicemente di una constatazione
storica e di una divergenza di credenze, che io rispetto entrambe, ma nelle
quali amo vedere il rispetto delle interne coerenze. Questo non significa
affatto ohe io rinunci alla mia gelosa
qualità di laico per sposare la causa
del celibato ecclesiastico, ma semplicemente ohe come laico e portatore dell’umile istanza della ragione, considero
mio diritto sindacare le credenze e le
fedi di chicchessia nel momento in cui
queste vengono ad incidere sulla società civile e, soprattutto, non credo
di dover rinunciare ad analizzare anche il discorso del teologo per riportarlo ove occorra ai canoni del retto raziocinio. Un laico può accusare di errore anche sant’Agostino, se sa mettersi nei suoi panni e rifare il suo ragionamento. Né -per questo lo deve sposare e far proprio.
Spero di avere qualche volta occasione dì riprendere a voce con Lei questo discorso e intanto Le invio, con
ogni migliore augurio, il saluto più
cordiale. Luigi Firpo, Torino
Prendo atto e mi rallegro di essermi sbagliato nell'interpretare le intenzioni dello
scritto del prof. Firpo. So tuttavia di non
essere stato il solo a fraintendere (per Io
meno nell’ambiente evangelico). Forse si
tratta di casi isolati dovuti all'abitudine
di dissentire in base ad una convinzione
propria più cbe in base alle contraddizioni presenti nelle convinzioni altrui. Se tuttavia il fraintendimento fosse più vasto (e
noi non abbiamo il modo di appurarlo) il
prof. Firpo farebbe bene a tener conto,
nella forma delle sue argomentazioni, del
livello del lettore medio...
Franco Giampiccoli
Notizie dal mondo evangelico
a cura di Alberto Ribet
CHIESA APOSTOLICA
♦ Nel programma di avvicinamento fra le varie Chiese Evangeliche all’opera in Italia negli
ultimi giorni del novembre scorso ed alla fine di marzo, ha avuto luògo un incontro fra tre rappresentanti della Chiesa Valdese, della Chiesa Apostolica e della Chiep Metodista. Lo scopo di
questi incontri era la ricerca di
una più adeguata conoscenza reciproca nel desiderio di gettare
le basi di una più intensa collaborazione fra le varie Chiese.
Sono stati incontri diretti fra le
Chiese interessate, al di fuori di
qualsiasi organizzazione ecumenica.
Non possiamo che rallegrarci
di questi tentativi che caratterizzano attualmente il protestantesimo italiano in vista di una
migliore conoscenza reciproca e
di una possibile più intensa collaborazione.
♦ A Grosseto, che è un po’ la
capitale del Movimento Apostolico in Italia, ha avuto luogo un
convegno giovanile nazionale per
lo studio delle sette religiose attualmente all’opera in Italia. La
attenzione è caduta naturalmente sui Testimoni di Geova,
sui discepoli di Moon, sui Mormoni.
* Una delegazione della Chiesa
apostolica ha partecipato all’incontro organizzato dal Partito
Socialista per lo studio del problema del Concordato e delle Intese colle Chiese acattoliche. Gli
Apostolici si sono dimostrati, in
linea di massima, favorevoli con
quanto stipulato nelle intese con
la Chiesa Valdese anche se, su
alcuni punti, vi potranno essere
differenze di opinioni.
CHIESA DEI FRATELLI
♦ La circolare della Chiesa Valdese di Firenze mette in evidenza gli ottimi rapporti che esistono fra la locale Chiesa dei Fratelli e la Chiesa Valdese: in marzo una riunione congiunta delle
due assemblee ha esaminato le
caratteristiche delle due Chiese
allo scopo di approfondire la reciproca conoscenza. In maggio è
previsto un nuovo incontro fraterno. Il pastore Sonelli è stato
invitato a dare un messaggio anche in una riunione della Chiesa
dei Fratelli.
ASSEMBLEE DI DIO
♦ Il fenomeno Pentecostale è
stato per lungo tempo un’espressione di religiosità tipica del
mezzogiorno, le stesse comunità
formatesi nelTItalia centro-settentrionale erano in gran parte
frutto della immigrazione dal
meridione: oggi pare che il fenomeno acquisti anche nel nord
d’Italia una caratteristica indigena: in questi ultimi mesi si è
aperta una sala a Cuorgné, nel
Canavesano, dove per molti decenni ha operato una nostra
Chiesa; una seconda Chiesa Pentecostale è stata inaugurata a
Cotogno Monzese, nella provincia di Milano. La media dei battesimi di cui parla la rivista pentecostale supera in media la cinquantina al mese. L’opera delle
Assemblee di Dio è quindi in
continuo progresso.
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18 maggio 1979
MATTEO ROLUER: INCALZARE LA DC
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Partirei anch’io da una valutazione della legislatura passata
e di quanto è avvenuto. Mentre
condivido abbastanza le affermazioni di Maurizio sul terrorismo, non condivido del tutto la
valutazione di quanto è avvenuto nella passata legislatura. Penso varrebbe la pena dividere in
due fasi l’analisi. In una prima
parte della legislatura, la notevole avanzata delle sinistre, e in
particolare del PCI, ha permesso di aprire forti crepe all’interno dello schieramento della DC,
di incalzare sempre più da vicino le sue contraddizioni interne,
di modificare gli equilibri dei
meccanismi parlamentari, delle
commissioni, gli stessi equilibri
governativi, nelle varie formule
che si sono messe a punto nel
corso della legislatura. Ciò ha
permesso in questa prima fase
di registrare dei risultati che
non possono essere sottovalutati
in questo modo. Citiamone alcuni. Dal punto di vista istituzionale — anche se non dal punto
di vista della realizzazione, per
quanto diremo poi — si è’ottenuto per esempio una serie di
leggi che andavano nel senso
della definizione della programmazione economica. In particolare la legge 675 sulla riconversione industriale e la definizione dei piani di settore, che metteva fine alla pratica dei finanziamenti dati in modo piuttosto
curioso alle aziende nel Mezzogiorno, legando i finanziamenti
pubblici a dei poteri di programmazione; la legge 285 sull’occupazione giovanile, che rappresentava comunque qualche cosa di
interessante dal punto di vista
delle formule che venivano trovate per assicurare alcune soluzioni al problema della disoccupazione giovanile che è un problema delle società capitalistiche avanzate; la stessa legge dell’equo canone (visto che si è parlato del problema della casa) che
sia pure con dei limiti, presenta
alcuni importanti aspetti di
strutture e di funzionamento che
costituiscono un passo avanti rispetto alla situazione precedente. Non si trattava evidentemente di risultati ottimali, ma con
queste iniziative si inseriva un
cambiamento di segno nelle scelte precedenti.
A partire invece da un certo
punto — ed è vero che questo
punto può essere fatto coincidere con il 16 marzo e che quindi
in tutto questo il problema del
terrorismo ha un posto centrale
— questa possibilità di incalzare
la DC nelle sue contraddizioni
per ottenere i primi cambiamenti di segno è venuta meno. Evidentemente il fatto che la DC sia
stata in grado di defilarsi e sia
riuscita a invalidare anche i primi dati positivi che erano contenuti nelle leggi che ho citato
prima, va messo in relazione a
qualche cosa che deve essere avvenuto. Mi parrebbe infatti abbastanza curioso pensare che se
la prima parte della legislatura
ha avuto la caratteristica che ho
detto, nella seconda la capacità
di defilarsi della DC sarebbe dovuta ad una incapacità dei partiti della sinistrà di continuare
ad incalzarla sullo stesso terreno. Mi pare invece che sia intervenuto un fattore esterno: la DC
ha cioè percepito che nella gente
si era innestato quel processo di
ritorno moderato che è stato
chiamato « riflusso.» e su questo
processo ha puntato il suo gioco.
Siamo così arrivati ad una situazione che a me pare estremamente curiosa, perché in questa
fase i partiti della sinistra sono
insistito molto su tutto ciò che la vita italiana possano scaturiserviva a questo fine e speriamo re dal successo dell’azione di
cne jnu che da spostamenti di quanti credono nel futuro delequihbri elettorali le novità nel- l’Europa.
FRIDA MALAN: L’ITALIA NELL’EUROPA
L’avvenire dell’Europa, che è cosa ancor più grande deU’awenire dell’Italia, dipende da noi più
di quanto non • si possa pensare.
E d’altra parte, ho la sensazione che per quel che riguarda
le elezioni europee ci sia non solo poca informazione ma una
estrema indifferenza. Nella scuola dove insegno, gli insegnanti
che sono cittadini di città del
centro-sud dicono tranquillamente che andranno a votare per le
elezioni politiche ma non certo
per le elezioni europee. Secondo
me è un grave errore pensare che
i problemi si risolvano in Italia
e non si risolvano invece sul piano europeo.
Dal punto di vista numerico,
sul piano europeo i giochi sono
abbastanza definiti: maggioranza
eletta dai vari partiti socialisti
europei (circa il 30-35%); poi partiti di orientamento democristiano, compresi molti protestanti
in Germania e altrove (20-25%);
poi raggruppamento liberal-democratico (per l’Italia FRI e
PLI); poi i comunisti, eoe. Sarà
Io sono perfettamente convinta che le grandi lotte, sia operaie che di qualsiasi tipo, non
possono essere limitate ad un
ambito nazionale. Credo che con
le nuove elezioni europee tutto
si sposterà su un altro campo e
quindi penso che gli italiani abbiano sì enormi responsabilità
per il futuro all’interno del loro
paese, ma che ne abbiano di ancor più grandi per quello che
sarà il nuovo Parlamento europeo. Sotto molti aspetti l’Italia è
tutti quanti occupati in una battaglia interna per strapparsi i
voti e per conquistare una massa sociale limitata: uno strato
di classi medie e medio-basse,
frustrate nelle loro giustificatissime ambizioni di crescita sociale
dal perdurare della crisi e quindi disposte ad un voto di protesta. Si tende a lottare per dividersi questo strato limitato e
non si mette in discussione il
fatto che la DC sta riguadagnando fortemente terreno. Mi parrebbe più utile contendere questi voti alla DC, cercare di analizzare più profondamente il problema del riflusso moderato a livello delle grandi masse popolari e discutere il problema più
grosso che è quello di erodere il
potere della DC. Perché effettivamente il problema fondamentale è questo: se noi non riusciamo a erodere il potere della DC
in queste elezioni — qualunque
sia il travaso di voti tutto sommato abbastanza limitato che si
verificherà all’interno delle sinistre — è abbastanza difficile vedere quali soluzioni possano
emergere se non in una strategia che affronti di nuovo e con
fatica tempi lunghi.
all’avanguardia e questo dà agli
italiani una grande responsabilità. Penso al campo delle lotte
operaie, a quello delle battaglie
delle donne. Il nostro diritto di
famiglia — anche perché è uno
degli ultimi espressi — è dei migliori. Anche la legislazione scolastica, per certi versi lo è, benché la popolazione, chiamata a
votare per gli organi collegiali
nella scuola, non sia abituata alla partecipazione.
Le grandi battaglie del futuro
sul terreno europeo saranno
quindi anche per noi la partecipazione a tutti i livelli, non solo
nei partiti — che per molti aspetti sono un po’ sclerotizzati — ma
anche e soprattutto ad altri livelli: nei comitati di quartiere,
nei consigli di fabbrica, ovunque.
interessante vedere cosa succederà dopo le elezioni. Con chi si
metteranno i socialisti? Con i comunisti e altri gruppi? con i democristiani? su questi schieramenti i partiti non si sono ancora pronunciati. Trovo questo abbastanza grave perché sono convinta che l’avvenire del nostro
paese e tutti i problemi che vediamo sul piano nazionale, si
pongono sul piano europeo.
Quel che accadrà in Italia dopo
le elezioni è molto diffìcile prevedere. C’è chi nel PSI pensa ad
un’alleanza con la DC e chi pensa ad una alternativa — per me
molto difficile — di sinistra. C’è
anche chi pensa al PSI all’opposizione, come era ora il PLI: questa posizione è molto minoritaria ma esiste.
AUGUSTO COMBA: IL MODELLO EUROPEO
Mi sono dedicato ultimamente a studi sulla politica dell’Italia repubblicana e ho visto che
a volte ci sono state delle sorprese determinate nelle ultime
settimane prima del voto da avvenimenti internazionali o nazionali che hanno influito notevolmente sul comportamento di
masse fluttuanti di elettori più
emotivi. Non è quindi facile fare delle previsioni esatte.
Quello che mi è sembrato abbastanza ovvio, fin dalle prime
settimane dopo il voto del ’76, è
che la DC attendesse un momento favorevole in cui potesse avere buone probabilità di recuperare delle posizioni e che contasse sulle responsabilità assunte dalle sinistre, ad esempio negli ambiti locali, e sulla stessa
politica di solidarietà nazionale
che costringeva ad un senso di
responsabilità e a posizioni meno contestative tutti i partiti.
Della politica di solidarietà nazionale, come è noto, è stato deciso fautore Ugo La Malfa. Lo si
ricorda poco oggi nel PRI per timore di perdite di un voto così
scarso come quello repubblicano. Fautore di questa politica, sì,
ma con una capacità tutta sua
di intuire cambiamenti e adeguare l’azione. Dopo la sua scomparsa, in questi ultimi mesi abbiamo caratterizzato la nostra
politica con una posizione molto
rigida su un problema preciso:
la compatibilità della nostra posizione con il progresso dell’in
tegrazione europea. Non è una
posizione nuova: è noto che è
stato il PRI a premere fortemente su Andreotti perché l’Italia aderisse al Sistema Monetario Europeo. È stata una insistenza dichiaratamente politica,
oltre che economica, dovuta alla
grande importanza che abbiamo
sempre dato ad un processo di
integrazione europea caratterizzato dall’autonomia politica. Il
modello infatti a cui dovrebbe
conformarsi un’Europa che progredisse anziché regredire nel
suo processo di integrazione, non
potrebbe essere esterno, non potrebbe venire né dai paesi del socialismo reale né dagli Stati Uniti, ma dovrebbe venire dalla sua
esperienza. Se questo ha un senso, penso che problemi che non
sono facilmente solubili nel contesto attuale, potrebbero se non
altro avere lo stimolo di un contesto diverso. Abbiamo quindi
MAURIZIO GIROLAMI: PARTECIPAZIONE
Sugli esempi che portava Matteo mi permetto di avere un parere diverso. Nella 675, la legge
di riconversione industriale, i
piani di settore, cioè il tentativo
di programmare lo sviluppo dei
settori produttivi (ivi compreso
quello energetico) in modo da
evitare momenti di caduta della
produzione di questo o quel settore, non sono andati avanti. È
andata avanti invece la disponibilità al finanziamento della prima parte del piano nucleare (anche Se poi il piano non è stato varato).
Per la 285, la legge sull’occupazione giovanile, mi rendo conto
che in essa sono contenuti concetti in parte nuovi, però i risultati sono risibili perché questa
legge non è servita a niente rispetto alle esigenze di occupazione che avevano i giovani. Lo
stesso dicasi della legge sull’equo
canone che ha significato, come
saldo, un trasferimento di 2200
miliardi circa in più nelle tasche
delle compagnie immobiliari o
dei proprietari di appartamenti.
Ma la questione più importante è quella del sistema di governo basato sull’accordo dei partiti e così poco sulla partecipazione delle persone. Sui problemi
principali — casa, sanità, lavoro,
ecc. — gli accordi venivano presi a livello di vertice, di trattative a volte addirittura segrete,
e proprio perché si è proceduto
su questa strada c’è stato un
calo di partecipazione.
È dunque da qui che bisogna
ripartire. All’indomani delle elezioni bisognerà affermare, in tutti i partiti che hanno interesse
ad avere una rispondenza popolare, il concetto che è ora di finirla con le mediazioni preventive, che se ci sono determinati
bisogni questi devono essere tradotti in piattaforme e in lotte
su cui i partiti misureranno la
loro capacità di rispondere o meno a questi bisogni.
Certo io sono piuttosto scettico su questo, perché il partito
principale della classe operaia,
il PCI, è indubbiamente passato
all’opposizione, ma per bocca dei
suoi dirigenti ha detto che la politica di unità nazionale, i contenuti e anche l’ipotesi di formula di governo non cambiano. Qra
se questo è l’atteggiamento del
PCI da dove può venire una crisi della strategia che subordina
i contenuti alla formula di governo?
Vorrei qui fare una parentesi
sull’Europa e in particolare sul
problema energetico. Nel quadro degli accordi tra Stati Uniti
e Germania, l’Italia che vantaggio avrebbe nell’accettare che il
suo problema energetico venisse
risolto con l’introduzione a tappeto di centrali nucleari? Una
scelta di questo genere ci renderebbe succubi degli Stati Uniti
sul piano finanziario, tecnologico
e politico. Se si costruissero non
già le 21 centrali che vorrebbe
Donat-Cattin, ma le 8 centrali
della deliberazione governativa,
l’Italia diventerebbe il paese con
la più alta percentuale mondiale
di centrali nucleari per km^, con
le conseguenze di controllo, di
servitù del territorio circostante
e di pericoli per la sicurezza che
SI possono immaginare.
Allora l’Europa a noi a cosa
servirà? Servirà a fare una battaglia contro le centrali nucleari
a favore magari di una politica
di risparmio del petrolio, di sviluppo dell’energia solare, dei mulini a vento (che in Olanda non
sono uno scherzo), o servirà perché altri possano dare una copertura democratica (un Parlarnento eletto da tutti) a decisioni che non si scosteranno dalla
politica di sempre? Se ci sentiamo dire con tanto ottimismo che
col Parlamento europeo si svolgeranno delle lotte internazionali, ricordiamoci che non è dai
parlamenti che scaturiscono le
lotte operaie internazionali e che
finora l’Italia non ha guadagnato molto dall’Europa.
È quindi la partecipazione delle persone la leva da cui è necessario ripartire. Più si rilancia
la partecipazione nel sindacato,
nei quartieri, e più si taglia l’erba sotto i piedi deH’avventurosa
e suicida strategia che i terroristi propongono a tutti i disperati della nostra società che purtroppo stanno diventando molto
numerosi. Questo è il punto dal
quale ripartire: punto difficile
perché, ripeto, ci vorrebbe una
frattura, una crisi anche sul piano organizzativo ed elettorale,
per generare un ripensamento di
linea nella sinistra.
MATTEO ROLLIER:
NON C’E’ RITORNO
SE NON DISASTROSO
Stavo per dire che ero d’accordo con l’ultima parte dell’intervento di Maurizio, poi la faccenda della « crisi » mi impedisce di
fare questa bella apertura. Ma
vorrei riportare il discorso su
quello che considero l’obiettivo
fondamentale per queste elezioni: uno sforzo unitario per battere la DC. Porsi questo obiettivo isignifica, per il dopo-elezioni,
darsi una strategia per incalzare
la DC sempre più da presso, per
obbligare gli equilibri politici a
spostarsi verso una strategia di
sinistra, per far sì che gli elementi che in alcune leggi erano
formalmente positivi — d’altronde anche Maurizio lo riconosceva
— si concretizzino poi in qualcosa di positivo.
Incalzare la DC avendo però
presente almeno un paio di punti. Il primo è questo: la possibilità di una alternativa di sinistra
come contrapposta a formule
che con dosatura diversa comunque vedano anche la partecipazione della DC, concretamente e
realisticamente non esiste. Non
solo perché il PCI l’ha sempre
scartata come forma di governo,
ma anche perché all’interno del
PSI ne esiste una così vasta gamma di formulazioni, e infine perché non consentirebbe — ne sono convinto — di governare veramente.
Se invece alternativa di sinistra vuol dire strategia per la
costruzione di una unità della sinistra, di tutta la sinistra, allora
questa effettivamente è una strategia importante che va perseguita.
L’altro aspetto è questo (e qui
rispondo al discorso della frattura). Ritengo che, rispetto al punto in cui sono arrivate le sinistre
— nell’immediata prossimità dell’area governativa — non esiste
una possibilità di tornare indietro che non sia sostanzialmente
disastrosa. Si può tornare indietro soltanto al prezzo di una
svolta autoritaria nel paese, battendo il movimento operaio su
tutti i piani, non solo su quello
politico, parlamentare, ma sul
piano sociale, dei contratti, delle
lotte di fabbrica, e passando un
rullo compressore su tutto quello che abbiamo fatto in questi
anni ben al di là dei ritardi e degli insuccessi che abbiamo registralo e che Maurizio indicava
prima.
Se questa è la situazione, occorre allora migliorare la nostra
capacità di incalzare la DC, mentre sarebbe invece deleterio appuntare gli strali polemici al fi-^
ne di indebolire quelle forze che,
come è stato detto, sono in mezzo al guado. Sono quindi convintissimo con Maurizio che l’obiettivo sia quello di ricominciare a
ricostruire dal basso la partecipazione (e io aggiungo l’unità
complessiva della sinistra). Ma
ritengo che questo dovrebbe appunto essere fatto cercando di
rafforzare la posizione contrattuale della sinistra nei confronti
della DC.
(continua a pag. 8)
6
18 maggio 1979
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Scelta
dei libri
di testo
Quando, al termine dell'anno
scolastico, si deve procedere alla
scelta dei libri di testo per l’anno successivo, sfogliando i sussidiari proposti per la scuola elementare ci si può rendere conto
del condizionamento esercitato
sull’educazione dei bambini dalla
cultura cattolica. Cultura è forse
parola troppo importante, perché
in realtà i libri scolastici sono
normalmente scritti male e pieni
di assurdità, ma dove queste caratteristiche emergono di più è
proprio nella parte dedicata alla
« Religione ».
Adesso vanno di moda l’aggiorriamento e l’ecumenismo, perciò
i testi si sforzano di adeguarsi
all’attualità con i dovuti accenni
alla fame nel mondo, allo sfruttamento e alla violenza (parallelo
significativo tra l’Italia e l’Irlanda del Nord, in modo particolare). L’ecumenismo, ovviamente
felice intuizione di papa Giovanni XXIII, si risolve sulla carta
mescolando Don Bosco e Gandhi
con Albert Schweitzer e Martin
Luther King. Qualcuno si ricorda
anche di dire che questi ultimi
non sono cattolici.
~ L’insegnamento religioso, tuttavia, è destinato ai bambini cattolici; chi non vuole sentire queste cose non ha che da chiedere
l’esonero. Ma la storia la devono imparare tutti, perciò è utile
reridersi conto di come si tratta
sui libri di testo l’importante periodo della Riforma protestante.
Qualche sussidiario lo ignora, altri si sforzano di essere obiettivi
per quanto è possibile, altri ancora non si sforzano per niente e
si rivolgono decisamente agli
alunni cattolici, come se questo
dato fosse scontato in partenza.
Prendiamo come esempio il
sussidiario di quinta «Scoprire
il mondo » edito da Fabbri, non
dalle Edizioni Paoline, cioè da
una casa editrice « laica ». Il
coordinatore è Francesco Agli,
che, salvo un caso di omonimia,
dovrebbe essere uno dei compilatori del libro «Taculot, un’esperienza di controscuola ». La parte storica è curata da un certo
Adriano Dotti, che dedica un capitolo a « Cristiani cattolici e cristiani protestanti». Si comincia
con un’analisi della situazione
della Chiesa di Roma nel XVI secolo e viene debitamente criticata la famosa vendita delle indulgenze. Ma il Papa che commette
tutte queste ignominie rimane
tranquillo a capo della Chiesa,
mentre Lutero, che lo accusa giustamente è un ribelle e un contestatore. « Altri contestatori —
aggiunge il testo — (Calvino,
Zumglio) diedero vita ad altre
sette religiose diverse tra di loro ». Si ripete che i protestanti
hanno questo nome perché « la
loro ribellione era nata da una
protesta ». Dopo di che la Chiesa
romana si rinnova profondamente e condanna il protestantesimo,
ma subito saltano fuori le guerre di religione e imperversa il
fanatismo, «che rende impossibile ogni forma di collaborazione
tra uomini che professano idee e
fedi differenti ».
È ovvio che il sussidiario non è
malato di fanatismo e se presenta. in questo modo il protestantesimo è soltanto per un grande
scrupolo di carità. Infatti, ecco la
prima domanda rivolta allo scolaro: — Hai conosciuto o hai sentito parlare qualcuno appartenente a una comunità protestante? Quale impressione hai avuto?
Non si sa bene che cosa dovrebbe fare il bambino così impressionato da un protestante;
correre a casa dalla mamma,
chiamare la polizia? E se per disgrazia incontra un musulmano
o un ebreo? Ma no, ecco il consiglio successivo: — Informati
quale è stato l’atteggiamento del
Concilio Vaticano II nei confronti dei non cattolici e dei non credenti. E se si informasse anche
su che cosa significa una scucila
dove non si dà già per scontato
che tutti gli italiani sono cattolici?
L. Viglielmo
________NELLA CIRCOSCRIZIONE TORINO - NOVARA - VERCELLI
Candidati evangelici alle eiezioni
Per le prossime elezioni politiche, nella circo- .
scrizione Torino-Novara-Vercelli, sono candidati
per diverse formazioni politiche alcuni evangelici.
Ne diamo un elenco che speriamo completo:
Nuova Sinistra Unita: Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Saverio Merlo.
Partito Comunista Italiano: Tullio Vinay (anche candidato per la Sinistra Indipendente per i
collegi senatoriali di Pinerolo e Novara).
Partito Socialista Italiano: Iolanda Valerio De
Carli.
Partito Repubblicano Italiano: Augusto Comba,
Sergio Eynard, Sergio Gay.
Abbiamo ritenuto di interesse per i nostri lettori intervistare un candidato per ciascuna di queste forze politiche. Le interviste sono state raccolte da Ermanno Geme, Marcella Gay, Franco Giampiccoli e Giuseppe Platone.
GIORGIO GARDIOL
— Ti presenti candidato alle
elezioni politiche per la lista di
Nuova Sinistra Unita: quali sono
le priorità per le quali intendi
impegnarti?
— Gli interessi economici, politici e militari che prevalgono
nella nostra società, portano con
sé una scelta di morte: la fame,
la disoccupazione, la distruzione
della natura. Contro questo molti
lottano in fabbrica e nella società per una trasformazione del
modello di sviluppo e verso ima
nuova qualità della vita. L’impegno quindi è di essere a fianco
di queste lotte anche nelle istituzioni. Occorrono infatti nuove
politiche per reperire i mezzi necessari: quindi una politica contro le evasioni fiscali, per profonde riforme in campo sanitario,
sociale, della scuola, della casa,
dell’agricoltura e dell’industria
(bisogna decidere democraticamente non solo la quantità da
produrre, ma anche come e che
cosa si produce). Ma la politica
delle istituzioni non basta. Ci sono scelte che produrranno effetti
per generazioni come quella dell’energia nucleare: bisogna quindi sviluppare organismi di decisione democratica che vedano la
più ampia partecipazione e che
siano seguiti da forme di controllo popolare. Per questo contro chi — approfittando del terrorismo — vuole ridurre le libertà democratiche, va affermato che la democrazia non solo
deve essere garantita agli attuali
livelli, ina va ancora sviluppata. Va cioè data la possibilità
concreta a tutti di conoscere le
implicazioni e le scelte che si fanno, e di rendere tutti protagonisti del controllo su queste
scelte.
— In questa battaglia politica
qual è per te, credente, il riferimento all’evangelo?
— Penso che la politica sia una
cosa essenzialmente laica. Per
spiegarmi, non credo che esista
una politica dell’occupazione, della sanità, della scuola che sia
cristiana. Ne esiste una che è
in favore di questa o quella classe sociale.
Il riferimento all’evangelo sta
prima della politica: ne contesta una certa pratica. Ad esempio il riferimento a Cristo ci impegna a dire la verità, tutta la
verità. Cosa non sempre facile
in politica: perché qualche volta
oggi e domani
• TORRE PELLICE: mercoledì 16 maggio alle ore 21, presso la sala operala,
incontro dibattito con Tullio Vinay e
Alberto Barbero sul tema « Esperienze
di questi anni e prospettive per il futuro ».
9 PINEROLO: venerdì 18 maggio alle
ore 20.45 nei locali della Chiesa valdese in via dei Mille 1, conversazionedibattito organizzato dal CESP sul tema « Problemi della istruzione religiosa al ragazzi », Introdotto dal prof. Ezio
Ponzo, ordinarlo di psicologia deM'età
evolutiva presso l'Università di Roma.
9 VILLAR PELLICE: sabato 19 maggio
alle ore 20.30 nella sala delle attività,
il Gruppo Teatro Angrogna presenterà
il suo ormai noto lavoro « Pralafera
1920 ». Ingresso libero.
AVVISI ECONOMICI
"A
^ Signora con bimbo cerca signorina
per piccolo aiuto sia per estate (mare, montagna) sia per tutto l’anno
in Torino centro. Tempo libero, compenso adeguato. Telef. Oli - 570063
dalle 15 alle 19.
è politicamente opportuno omettere una parte di verità. Un altro
esempio: durante il rapimento
di Moro era sicuramente razionale e politico scegliere di non
trattare coi brigatisti, ma l’evangelo ci chiamava a salvare la
vita di una persona. La mia scelta è stata quella delle trattative
anche se questo poteva procurarmi accuse di filobrigatismo.
Per concludere, per chi fa politica Tevangelo è allo stesso
tempo una sfida e un richiamo
a cambiare mentalità.
SERGIO GAY
— Nella tua decisione di accettare la candidatura nel PRI ha
avuto un’influènza il tuo essere
valdese?
— Non consciamente, perché
sono convinto assertore del « libera chiesa in libero stato » e mi
piace tenere distinte le due cose. Ma ho sempre cercato di lasciarmi guidare nelle scelte amministrative dai principi etici derivanti dalla mia educazione religiosa, e non viceversa.
— Quali sono le priorità per
cui intendi batterti, in caso di
elezione, sia in generale, sia in
rapporto alla zona in cui ti presenti?
— Ritengo prioritaria la salvaguardia dell’ambiente. È uno dei
problemi più gravi che ci si presentino oggi, e anche dei più vasti ed urgenti, andando dalla prevenzione delle alluvioni alla salvaguardia di condizioni di vita
umane per noi e per i nostri figli. Se vogliamo, coinvolge in
qualche modo tutti gli altri problemi.
— Perché hai scelto il PRI?
Questo rappresenta un mutamento d’indirizzo?
— No. Non sono iscritto a nessun partito. Questo mi ha interpellato ed io ho accettato, forse
anche perché la mia professione mi porta a considerare l’aspetto economico delle questioni, che
vedo privilegiato anche dal PRI.
Del resto, io sogno una concentrazione laica, che assorba il PRI
come altri partiti e si ponga come terza forza indispensabile fra
DO e PCI.
— Alle Valli pare essere in atto uno spostamento a sinistra
dell’elettorato. Che ne pensi?
— Le statistiche sono sempre
discutibili. Direi che c’è piuttosto molta incertezza. Forse quanto dici è vero nel senso di una
certa diffusione di spirito sindacale, ma io parlerei piuttosto
della graduale scomparsa della
destra tradizionale. È un fatto
storico più vastó: temo che purtroppo anche a questo proposito
non abbiamo, o non abbiamo più
una fisionomia diversa da quella di altre zone intorno a noi.
JOLANDA VALERIO
DE CARLI
— Come mai ha pensato di proporsi per la candidatura nel
PSI?
— Sinceramente, non ho mai
avuto nei miei progetti quello
di una candidatura elettorale. La
proposta perciò mi è giunta a
sorpresa e dapprima ho rifiutato; poi l’ho considerata, forse
ingenuamente, quasi una naturale tappa di due attività, professionale e politica, che si sono
potenziate a vicenda. Sono Túnico medico nella lista piemontese del PSI e ritengo che il mio
fame parte abbia un significato
ed uno scopo se riferito ai temi e ai contenuti che costituiscono, non solo il mio vissuto di ogni giorno da oltre tre decenni,
ma anche il più profondo significato della mia attività politica.
— Quali sono quindi i temi di
cui si occupa come medico?
— Sono da molti anni la tutela
della salute fisica e mentale del
bambino, della donna e del lavoratore mediante la Prevenzione in pediatria, psicopedagogia,
medicina. In particolare ho affrontato tali temi esaminandoli
nell’ottica della violenza perpetrata contro il bambino e contro la donna, evidenziandone la
interdipendenza. I momenti specifici di cui ho particolarmente
approfondito Tanalisi sono: la
pornografia minorile e lo sfruttamento consumistico del bambino (specie attraverso i mezzi di
comunicazione di massa), il bambino picchiato, il bambino in carenza materna (in particolare
nell’ospedale e nelle istituzioni
in genere, ma anche nella famiglia) la tutela del rapporto madre-neonato (nell’ambito di un
discorso più ampio di prevenzione e di tutela materno-infantile), i diritti primari del bambino relativi alle esigenze diverse per ogni età, la tutela da fattori nocivi ed inquinanti (alimentari-ecologici-sul lavoro-in medicina). Il diritto della donna all’aborto, ma anche diritto della
donna ad una adeguata informazione aflflnché l’aborto non divenga, sulle sue spalle, un metodo di prevenzione delle nascite.
— Dove possono inserirsi a livello legislativo questi temi?
— Ritengo che la Riforma Sanitaria sia oggi il riassunto di
quelle che sono state le conquiste della medicina sociale; ma
essa contiene anche una somma
enorme di potenzialità che non
sono ancora pienamente recepite e che sono suscettibili di dilatarne enormemente i contenuti
fino a includervi tutti quelli comunque finalizzati al benessere
umano. È inoltre possibile trasformare la Riforma in un mezzo di educazione non solo sanitaria, ma di educazione alla democrazia, sia per la carica educativa dei principi che la informano, di uguaglianza fra i cittadini e di responsabilizzazione
verso la collettività, sia per la
promozione della partecipazione
dei cittadini nella gestione dei
servizi.
TULLIO VINAY
— Dopo tre anni di legislatura nel gruppo della Sinistra Indipendente come valuti, oggi,
questa indipendenza?
— Conoscevo il gruppo della
sinistra indipendente sin dal 1968
alla cui fondazione ho partecipato e sapevo che si trattava di
una indipendenza reale. Ora la
partecipazione diretta al gruppo
indipendente e la vita del Senato mi ha confermato in questa
convinzione. Per gli argomenti
più importanti il gruppo s’incontra, discute ma poi ciascuno è
libero di votare secondo coscienza.
— Insomma non ti senti particolarmente legato al PCI?
—■ È evidente che se ho accettato questa candidatura nelle liste del PCI è perché ne condivido molti aspetti. In effetti non
avrei accettato la candidatura di
nessun altro partito. D’altra parte io mi sento realmente indipendente. Un esempio: per l’aumento del bilancio della Difesa
il PCI si era astenuto, io votai
contro. E fui l’unico in tutto il
Senato. Nella mia indipendenza
ho facoltà di « leggere » le cose
nella luce di Cristo e mi sento
continuamente ripetere, in Senato e fuori, che ho un linguaggio
diverso, un’angolatura diversa.
— Per il futuro, se rieletto, che
battaglie intendi affrontare?
—Io mi sforzo sempre di vedere le questioni politiche in una
visione planetaria. L’ultima mia
battaglia in Senato è stata quella di destinare non lo 0,1% del
nostro bilancio allo sviluppo dei
paesi emergenti ma almeno Tl%;
in più ho chiesto un altro 1%
come « sforzo » per salvare i
bambini. Una battaglia come questa — molto azzardata perché
si tratta di passare dall’ultimo al
primo posto tra le nazioni come contributo — ha invece avuto un ottimo esito perché nell’aula del Senato è stata combattuta
e ha sollevato il problema delTesosità del bilancio della Difesa.
Certo, avendo un governo dimissionario non si è potuto proporre una legge.
Se io devo continuare la mia
azione la continuerò nello spirito dell’appello che ho rivolto a
tutti quanti (vedi « Costruire insieme un nuovo mondo » in EcoLuce n. 17) per un nuovo modello di vita che salvi l’umanità.
Questo appello è già stato sottoscritto da moltissimi. Terminate
le elezioni, sulla linea di ricerca
di un nuovo stile di vita chiederò la collaborazione anche alle
Chiese, poiché sono convinto che
le chiese possono dare moltissimo anche nel quadro del dialogo
tra marxisti e cristiani per una
vita più culturale e spirituale e
meno consumista, e materialista. Questa battaglia sarà quella
che mi occuperà di più oltre al
normale lavoro di legislatore.
L’Uliveto e il problema degli handicappati
Mali che costano
Forse alcuni lettori del nostro
giornale si saranno spaventati
per le cifre delle rette dell’Uliveto, criticate dal locale settimanale diocesano in un articolo non
privo di inesattezze.
Occorre prima di tutto preci-.
sare che tali rette si riferiscono
ad un istituto medico pedagogico per handicappati, che richiedono non solo ospitalità ed assistenza continua, ma anche una
paziente e lentissima opera di ricupero, perché possano arrivare
ad avere una vita il più possibile
simile a quella delle persone sane. Penso sia utile anche ricordare che rette uguali, quando
non superiori, valgono per gli altri istituti analoghi, e che occorre tutta la tradizionale parsimonia valdese per portare avanti
correttamente con queste rette
(e con gli aiuti degli amici) un
istituto piccolo, certo più familiare per i ragazzi, ma in cui le
spese generali pesano maggiormente essendo ripartite su poche quote.
Rimane senz’altro il fatto che
malattie e handicap hanpo oggi
uh costo- economico, oltre che
umano, elevatissimo. Non basta
però lamentarlo: occorre soprattutto individuarne le cause,
per evitare di scoraggiare con
questo rilievo persone che affrontano un lavoro difficile, snervan
te e non sempre ricco di soddisfazioni per i risultati raggiunti,
dando loro l’impressione di essere giudicate un peso eccessivo'
per la collettività.
Se oggi malattie e handicap
costano tanto, in parte almeno
si tratta di un fatto positivo. E
la conseguenza di maggiori possibilità di cura per casi un tempo ritenuti inguaribili e abbandonati a se stessi, e della giusta
convinzione che chi lavora per
gli altri debba essere convenientemente pagato e godere delleassicurazioni sociali.
Accanto a questi aspetti positivi, c’è però anche una grossa
responsabilità negativa della nostra società che, quando non ècausa diretta o indiretta di malattie e malformazioni (malattie
professionali o derivanti dalle
condizioni in cui si è costretti a
vivere), spesso affronta i problemi solo quando non può più rinviarli e quando risolverli costa
due volte di più.
Solo se sapremo realizzare i
programmi che su questo argomento sono già stati formulati
con notevole'chiarezza, i ricoveri
in ospedali e istituti specializzati
saranno ridotti e limitati nel tempo a tal punto da rendere sopportabile e pienamente giustificato il costo.
Marcella Gay
7
18 maggio 1979
CRONACA DELLE VALLI
ANGROGNA - FESTA DI CANTO DELLE CORALI Iniziativa di protesta
%
Molte voci giovani
Dopo alcuni esperimenti (peraltro positivi) di uscita dalle
Valli ed impegno per l’intera
giornata, la festa di canto delle
Corali ha ripreso quest’anno la
sua tradizionale fisionomia d’incontro locale fra quanti coltivano, nelle comunità, questo particolare modo di adorazione del
Signore nell’incontro con i fratelli. Le Corali della valle si sono
presentate puntuali al festoso appuntamento in Angrogna; una
splendida giornata con temperatura quasi estiva ha favorito pure Laifluenza di numeroso pubblico nel tempio di S. Lorenzo. Sappiamo bene che questo incontro
non ha, e non deve avere, carattere competitivo, ma in un’epoca
come la nostra, di esasperato
agonismo e sempre rinnovato
campanilismo, non è male che
qualcuno ce lo ricordi. E’ quanto
ha fatto il past. Platone in un intermezzo, invitando i coralisti
tutti ad intendere il dono che
hanno ricevuto, con le benedizioni spirituali che procura, come
un bene prezioso da condividere
con i fratelli, perché un autentico spirito comunitario si forma
anche insegnando ad altri a cantare.
Alle Corali della valle (Angrogna, Torre Pellice, S. Giovanni,
Villar-Bobbio) si sono unite quest’anno quella di Torino, periodicamente con noi, e, novità graditissima, quella di Milano. Le
esecuzioni singole si sono alternate a quelle d’insieme: fra queste ultime oltre agl’inni d’innario, abbiamo avuto come novità
molto attesa, l’esecuzione di un
coro: « Dieu très saint » di G. S.
Bach con adattamento di F. Corsani. Rileviamo con piacere quest’anno una maggior fusione nei
pezzi d’insieme, che può esser
dovuta a varie cause: un più accurato impegno di studio da parte delle Corali, il mescolamento
delle voci in seguito ad una più
libera posizione dei coralisti, le
qualità acustiche del tempio. Con
piacere abbiamo pure notato la
presenza di tante voci giovani, il
che dimostra che il canto, come
atto di culto e di testimonianza
comunitaria, non è soggetto a
invecchiamento o legato a mode
passeggere. Il potenziamento e il
sostegno delle nostre Corali è
dunque una via sicura per l’avvenire della Chiesa.
Passando ad una telegrafica
rassegna dei cori singolarmente
eseguiti, troviamo nell’ordine la
corale di Milano con « Cantate
al Signor », da un impegnativo
mottetto di Giovanni Croce, distinto maestro di scuola veneziana vissuto nella seconda metà
del ’500; « Consécration », coro
ottocentesco del fiammingo Benoit eseguito dalla Corale di S.
Giovanni; « Cantique d’Arnaud »,
composto da F. Corsani su testo
ottocentesco, eseguito dalla Corale di Torre Pellice; « Vieni, dolce
morte » di G.S. Bach, nell’adattamento per tenore solista e coro,
eseguito in tedesco dalla Corale
di Torino; « Or sus serviieurs du
Seigneur » di Thomas Champion
su testo di Teodoro de Béze, antico salmo ugonotto del 1561 (del
quale abbiamo particolarmente
apprezzato la potente tessitura
polifonica), eseguito dalla Corale
di Villar-Bobbio; infine, ad opera
della Corale ospitante d’Angrogna, un gradevole e toccante coro a carattere storico: « La sentinella della "Ghieisa” » di G.
Comba, che ha goduto i favori
del pubblico con insolite richieste di bis.
Il tempo è volato, e ciò dimostra la validità della « Festa »,
efficacemente presentata dal maestro Edgardo Paschetto. Dopo, i
coralisti si sono fermati nella sala delle attività (e prato adiacente), ospiti della comunità d’Angrogna, per ristorarsi e fraternizzare ancora un po’, come di con
Comunìtà Montana Chisone-Germanasca
alpeggi e la
“grande traversata”
La C.M. ponendosi l’obiettivo
di promuovere lo sviluppo delle
attività montane ha discusso ed
approvato lo stanziamento di 16
milioni per la ristrutturazione
dell’Alpe Pintas nel comune di
Usseaux. Questo intervento permette un rapido decollo del progetto, che altrimenti rischierebbe di protrarsi a lungo nel tempo con costi maggiori. Analogo
intervento si sta già effettuando
per TAlpe di Bout-du Col e nel
prossimo futuro per Talpeggio
del Muret. Sempre nell’amibito
della zootecnia è stato approvato
un programma di incentivazione
rivolta a coltivatori diretti, imprenditori singoli od associati
ed a cooperative. La C.M. si as
------------------------------\
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
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dal 19 al 25 maggio
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sume l’impegno per un massimo
di due anni di pagare gli interessi sorti in seguito alla stipulazione di mutui per la costruzione di
nuove stalle. Questo provvedimento è motivato dal fatto che i
contributi regionali per dette costruzioni arrivano agli interessati
con un ritardo medio di due anni. L’obiettivo è di incentivare la
costituzione di aziende intermedie che abbiano un minimo di
20 capi bovini adulti, 100 capi
ovini o caprini. Beneficieranno
di questo intervento le zone medio-alte della valle dove è necessario ricuperare parte dei terreni attualmente abbandonati e incoraggiando la popolazione a non
abbandonare le borgate.
E poi stato approvato un sostegno economico ad una iniziativa turistica che in futtmo, potrebbe avere un grosso rilievo. Si
tratta della Grande Traversata
delle Alpi, cioè un percorso attrezzato e completo di posti
tappa per favorire il turismo popolare. Al più presto saranno
funzionanti alcuni tratti di cui
il più cospicuo è il tratto che
dalla Val Po attraverso le Valli
Pellice, Germanasca e Chisone
arriva in Val Susa. I posti tappa
delle nostre Valli saranno dislocati a Villa di Rodoretto, Balziglia e Laux; mentre la gestione
delle strutture è lasciata ai privati che risiedono in Joco, la C.M.
ha approvato la proposta di spesa per attrezzarli completamente. Altro tema di rilievo, la formazione del Piano Regolatore Intercomunale. Ciascun comune Come noto doveva approvarlo, delegando poi alla C.M. la stesura
definitiva. Data l’importanza più
volte sottolineata di tale strumento unitario, è indispensabile
che vi sia omogeneità con il piano comprensoriale del Pinerolese. Per questo il Consiglio ha invitato gli amministratori a promuovere incontri con i tecnici
redattori coinvolgendo le popolazioni. Adriano Longo
sueto.
La colletta della riunione è
stata devoluta al fondo di solidarietà per i terremotati jugoslavi
istituito a cura della Federazione
delle Chiese Evangeliche.
A. Donini
Un sobrio
ricordo
In Val Germanasca il 25 aprile
viene ricordato normalmente in
modo dimesso: qualche corona
alle lapidi dei caduti, la proiezione di un film per le scuole
(quest’ anno « Libera, amore
mio), qualche iniziativa personale^ degli Insegnanti. Anche quest’anno non ci si è scostati da
questo stile estremamente sobrio. Un’iniziativa nuova è stata
la distribuzione del libro commemorativo del partigiano Nicola
Grosa, recentemente scomparso.
Comunista, ma apprezzato da
tutti i gruppi politici, il partigiano Nicola Grosa proseguì il suo
impegno civile e politico anche
dopo la Resistenza, come Consigliere comunale a Torino e come
animatore del gruppo che raccolse in quella città nel Campo della Gloria i resti dei compagni caduti. Naturalmente noi protestanti diamo assai meno importanza di questo tipo di laici a
una sorta di culto dei morti che
in fondo soggiace a manifestazioni del genere. Tuttavia quello
che i ragazzi potranno ricordare
come aspetto fondamentale del
partigiano Nicola Grosa è il suo
impegno per i vivi ed il suo stile
di vita democratica.
MASSELLO
___________RODORETTO
• È tempo di rendiconti e di
Assemblee: Perrero e Maniglia
hanno eletto i loro deputati alla
Conferenza Distrettuale nelle
persone della signora Laura Gelato e del signor Giorgio Montesanto. Rodoretto ha mandato il
sig. Gustavo Pascal, mentre Massello ha deciso di non inviare
nessuno.
Perrero-Maniglia ha deciso di
inviare per il Sinodo la signorina Liliana Viglielmo.
• Viste le richieste giunte da
più parti, si è deciso di riprendere i culti estivi a Rodoretto e
Fontane. I culti si terranno ogni
secónda domenica del mese, alternativamente una volta a Rodoretto e una a Fontane.
Si è cominciato con Fontane,
il 13 maggio e durante il culto
si è avuto il battesimo di Sonia
Pons, di Guido e Alba Poet, della Gardiola.
Ai genitori della bambina va
il nostro più affettuoso augurio
che la bambina possa crescere
’in statura, in sapienza ed in grazia davanti a Dio ed agli uomini’. Il prossimo appimtamento
dunque a Rodoretto il 10 giugno.
DISTRETTO
La Conferenza è convocata per sabato 19 maggio 1979 alle ore 14.30 presso la chiesa valdese di Pinerolo (Via dei Mille, 1).
Si ricorda che i lavori
proseguiranno la domenica
20 e la domenica 27 maggio secondo l’orario che
verrà fissato dalla Conferenza stessa.
Il seggio provvisorio della Conferenza è presieduto
dal pastore Ernesto Ayassot, assistito dal più giovane dei deputati.
POMAREnO
Presso il Municipio di Pinasca, il 10 maggio u. s., si sono
sposati Claudia Griglio e Silvio
Hugues. Agli sposi che stabiliscono la loro residenza a Pragelato gli auguri di tutta la comunità.
• Il culto del 29 aprile u. s. ò
stato presieduto dal past. emerito Lamy Coìsson all’Inverso
Pinasca (Clot) e a Pomaretto
da Micol Flavio. Un grazie ad
entrambi da parte della comunità.
Comitato
antiparco
L’Assessorato Regionale Parchi
e Pianificazione del Territorio ha
stabilito di istituire un Parco
Nazionale nella zona alpina che
ci interessa più direttamente,
comprendente i comuni di Prali,
Salza, Massello, Pragelato Sauze,
Fenestrelle, Sestriere, Usseaux.
Lo ha stabilito con motivazioni
forse legittime e valide, ma con
una prassi che si presta a fortissime riserve: di autorità e senza
il minimo preavviso o dibattito.
Un praline o un fenestrellese si
sveglia così una bella mattina
dentro il parco con i seguenti divieti: tagliare alberi, pescare,
cacciare, raccogliere fiori o funghi, aprire strade, rimodernare
le case, pascolare e transitare
fuori dei sentieri segnati.
In opposizione a questo progetto si è costituito un « Comitato Antiparco » che intende mobilitare l’opinione pubblica.
DQMENICA 20 alle ore 16
si tiene a PERRERO una manifestazione pubblica di protesta.
3« CIRCUITO
Su questo tema avrà
luogo a Ghiotti, dal 21 al
25 maggio, un corso per
predicatori e per tutti coloro che sono interessati
allo studio e all’insegnamento biblico.
Il programma proposto
è il seguente:
L. 21: La base: il lavoro
esegetico.
M. 22: Come nascono le
idee.
M. 23: Come si ordinano
le idee.
G. 24: Come si comimica
con chi ascolta.
V. 25: Esercizi e valutazioni conclusive.
Le riunioni dureranno
dalle 20.30 alle 22.30.
TORRE PELLICE
• L’assemblea di domenica scorsa ha affrontato il tema dell’energia nucleare ed i problemi
connessi. Il tema era stato studiato in precedenza da un gruppo di lavoro molto affiatato che
ha prodotto un’ampia relazione
distribuita già in precedenza; il
dibattito è stato forzatamente
breve data l’ampiezza del tema
e la mancanza di tempo ma interessante. Un Ordine del giorno è stato votato alla fine del
dibattito che prende posizione in
favore di ricerche per energie
alternative ed impegna i credenti a seguire con partecipazione
il problema a livello di scelte politiche per un maggior controllo
popolare dei piani energetici.
• Il concerto del coro Val Pellice e del coro misto di Montpreveyres nel cantone di Vaud
ha avuto luogo sabato con grande concorso di pubblico e notevole successo, gli ospiti hanno
trascorso la giornata di domenica a Luserna S. Giovanni.
PRAMOLLO
• Sabato 5 e domenica 6 maggio ha avuto luogo la gita della
nostra comunità, la cui meta
quest’anno è stata Venezia* In
una lieta atmosfera di allegria e
serenità, abbiamo visitato i rinomati luoghi della bella città
Veneziana (P.za S. Marco, Murano...). Ringraziamo chi gentilmente ce li ha mostrati conducendoci, inoltre, in un interessante giro della laguna. Un affettuoso grazie anche al pastore
Bertinat che, durante una breve
sosta a Verona, ci ha fraternamente accolti e guidati in una rapida visita della città.
• La comunità ringrazia il fratello Umberto Rovara che ha
presieduto il culto di domenica
6 maggio, in sostituzione del pastore Micol che era indisposto e
al quale rivolgiamo l’augurio di
un pronto ristabilimento.
• Ricordiamo che il 27 maggio
avrà luogo a Ruata il tradizionale bazar e ringraziamo fin
d’ora tutti coloro che con doni
o lavoro, contribuiranno al suo
allestimento. Nella mattinata di
quella stessa domenica si svolgerà la 3* edizione della marcia
podistica San Germano - Pramollo.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
La Comunità di Morges, in
visita alle Valli, sarà con noi sabato sera 26 c.m. per una cena
comunitaria nella Sala Albarin,
in concomitanza con la riunione
mensile organizzata dalla Commissione Stabili.
Chi desidera partecipare a
questa agape fraterna con gli
ospiti svizzeri è pregato di iscriversi al più presto presso la cartoleria Bein (Airali) o presso il
Commestibili Malan a San Giovanni.
Sabato, 26 maggio alle ore
20.30 nella sala di Via G. Malan
47, presso l’Asilo Valdese di San
Giovanni, avrà luogo ima conferenza, illustrata da diapositive,
sul tema: «Apicultura nelle zone montane e premontane». Interverranno il dott. Franco Marletto e il dott. Piero Piton dell’Istituto di entomologia agraria
e apicultura dell’Università di
Torino. Verrà pure proiettato il
film-documentario: « Api, fiori e
miele ».
• In questi ultimi tempi sono
deceduti: Gavioli Ettore Luigi
dei Benech, all’Ospedale di Pinerolo, di anni 66; Quara Carlotta
di Ivrea, presso l’Asilo Valdese,
dì anni 92; Michelin Salomon
Enrico, all’Ospedale di Pinerolo,
di anni 85, ospite dell’Asilo Valdese.
A Torino presso l’Ospedale Regina Margherita è mancata nella
tenera età di anni 4 la piccola
Cristina Paschetto di Santa Caterina di Bricherasio. -,
Alle famiglie colpite dal lutto
e dalla prova diciamo l’espressione di tutta la nostra simpatia
cristiana.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Paschetto di S. Caterina
di Bricherasio, profondamente addolorata per la perdita, dopo soR quattro
anni di vita, della sua piccola e cara
Cristina
fiduciosa nelle promesse di vita e resurrezione del Signore, desidera esprimere la sua riconoscenza a quanti
hanno espresso solidarietà ed affetto
nella triste circostanza e in particolare al personale del reparto neuropsichiatra deR’Ospedale Regina Margherita di Torino, ai colleghi di lavoro e ai
coscritti del papà e a tutti i vicini di
casa.
Gesù disse: lasciate i piccoli fanciulli venire a me e non glielo
vietate, perché di tali è il Regno di Dio. (Luca 18: 16)
RINGRAZIAMENTO
10 alzo gli occhi ai monti...
Donde mi verrà Vaiato? Il mio
aiuto vien dall’Eterno che ha
fatto il cielo e la terra.
(Salmo 121)
I familiari di
Enrico Ermanno Pons
di anni 68
deceduto ai Saretti di Ferrerò il 6 maggio 1979, ringraziano il past. Rihet, il
dott. Vivalda, l’Associazione Nazionale
Alpini, i vicini di casa, gli amici tutti
che hanno dimostrato la loro simpatia.
Ferrerò, 8 maggio 1979
« L’Eterno è la mia luce e la
mia salvezza: di chi temerò? »
(Salmo 27)
II giorno 6 maggio è deceduta a
Roma dopo lunghe sofferenze
Tecla Ade
Lo partecipano il fratello Ugo con
Inda, i nipoti Renato, Lia, Silvia,
Giorgio, Paola.
La famiglia ringrazia le sorelle deUe
Chiese di Roma che l’hanno circondata con affetto e tutti gli amici che
si sono interessati a Lei.
Roma, Viale Medaglie d’oro 390
11 Signore asciugherà ogni lacrima dagli occhi loro, e la
morte non sarà più, né ci sarà
più cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima
sono passate.
Apocalisse 21: 4
Il Signore ha richiamato presso di Sé
Elda Eynard
di anni 68
Nella certezza della risurrezione nel
Cristo Vivente ne dànno l’annuncio:
la cognata Lidia; i nipoti Ser^o e
Bruno con le rispettive famiglie; cugini e parenti tutti.
La famiglia esprime la più viva riconoscenza a quanti hanno partecipato
al loro dolore e rivolge un ringraziamento particolare affa Direttrice ed
al personale della Casa di Riposo di S.
Germano Chisone, ai Medici ed ùl personale deU’Ospedale di Torre Pellice,
ed ai Pastori Giovanni Conte e Giorgio Tourn.
Torre Pellice, 8 maggio 1979
8
8
18 maggio 1979
CERCHIAMO DI DELINEARE LE CAUSE DELL’ANTICIPO DELLA SCADENZA ELETTORALE Doni « Eco-Luce »
Come siamo arrivati aile elezioni
All'in domani del 20 giugno 1976
molti commentatori politici avevano definito la situazione politica determinatasi alle elezioni come « bloccata ». Due grossi partiti, la DC e il PCI, si trovavano
con molti consensi ma in una situazione che non consentiva un
governo stabile senza l’accordo
tra loro. Nella competizione elettorale la DC aveva mantenuto i
propri voti e al PCI non era riuscita l’operazione del sorpasso. In
una situazione di crisi economica
e sociale del paese — si era allora anche di fronte ad elezioni anticipate — l’attenzione della gente si era polarizzata: da una par
te coloro che volevano una trasformazione del modo di gestire
il paese avevano dato la loro adesione alla sinistra ed al PCI in
particolare, dairaltra coloro che
temevano un’andata al potere
delle sinistre (e del TCI) avevano
riversato i loro voti sulla DC.
Per sbloccare la situazione ci
voleva una iniziativa capace di
aggregare le forze più diverse.
Nacque così l’ipotesi del « governo di emergenza » per fronteggiare la crisi. Una formula politica che garantisse, se non l’appoggio, almeno la astensione di
numerose forze politiche ad un
governo — democristiano — ba
sato su un programma concordato in precedenza. Di questi governi ne abbiamo avute due versioni: una con l’astensione dei
partiti, l’altra con la partecipazione nella maggioranza del PCI
e del PSI.
L’ipotesi su cui si basavano
questi governi era quella che per
affrontare i gravi problemi del
paese (sviluppo economico, disoccupazione, riforma della scuola,
riforma della sanità, terrorismo)
occorreva una intesa tra forze diverse e rappresentative di interessi sociali. Per il partito comunista inoltre vi era la possibilità
di verificare e iniziare azioni
[
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Inglesi e austriaci alle urne
* Due popoli molto diversi,
due affermazioni politiche diverse, due diverse prospettive per
il futuro prossimo. Questi i fatti
importanti della settimana, il
primo certo assai più del secondo: e tuttavia pochi al mondo,
crediamo, sarebbero in grado di
dedurne previsioni attendibili,
per la vecchia e saggia Inghilterra.
Proprio per questo c’incuriosisce la valutazione del giornale
« Le Monde » (del 5.5.’79): per lo
scarso credito che esso concede
alla sig.ra Margaret Tatcher, a
questa donna straordinaria della quale non sapremmo se dover più ammirare la volontà indomita, il coraggio e il talento
politico, o più temere l’estremo
conservatorismo.
« Sia nella politica estera che
in quella interna, per quanto concerne le relazioni coi sindacati
(scrive « Le Monde » nel suo articolo di testa), la Tatcher e i
suoi amici saranno probabilmente costretti alla moderazione:
dovranno trovare un compromesso fra i propri impegni elettorali (che sono stati, per lo più,
molto decisi) e le necessità concrete dell’effettivo esercizio del
potere ».
Ma limitiamoci alla possibile
politica estera della Tatcher. « Di
fronte agli USA (si legge sempre
nelTarticolo), i conservatori si
mostreranno probabilmente meno docili di quanto sembravano
essere i laburisti. I conservatori sono certo attaccati all’alleanza atlantica non meno del precedente governo, e certo convinti della necessità di mantenere
buoni rapporti con Washington.
Ma la Tatcher, più volte, non ha
nascosto l’irritazione prodotta in
lei dalla politica del presidente
Carter, in particolare dalla distensione con Mosca. A suo parere, quella politica di distensione ha l’unico risultato di permettere al Cremlino il proseguimento di una strategia espansionista, per es. in Africa, direttamente o col concorso dei Cubani. Questa valutazione, da parte
dei conservatori, potrebbe indurli a sviluppare i rapporti fra
Londra e Pechino, senza ricorrere alla stessa prudenza tattica di
Carter.
L’atteggiamento del nuovo governò nella questione della Rhodesia, sarà il primo banco di
prova per la volontà di relativa
indipendenza da Washington. La
Tatcher si era dichiarata favorevole alle sanzioni contro il regime "illegale” di Salisbury (la capitale della Rhodesia; è detto qui
"illegale" il regime già istituito
dagli antirazzisti di quella nazione), come pure al riconoscimento del governo Muzorewa, nato
dalle elezioni del 21.4. Ora un tale atteggiamento costituirebbe
una rottura totale della linea di
condotta seguita da Londra, su
istanza di Washington ».
Si sentirà la Tatcher di mantenere questo suo atteggiamento
che, oltre a tutto, « sarebbe giudicato molto severamente dalla
grande maggioranza dei membri
del Commonwealth, nel quale gli
Stati Africani sono numerosi?
Possono i conservatori correre
il rischio di far esplodere una
struttura (per l’appunto il Com
monwealth) che ricorda (sia pure da lontano), e in ogni caso
simbolizza, per molti inglesi, la
passata potenza e gloria del loro impero? »
A proposito della vittoria, in
Austria, del cancelliere Bruno
Kreisky, socialista moderato riconfermato di larga misura al
suo posto, « Le Monde » (dell’8.5,
art. di testa) scrive:
« Il carisma personale di Kreisky è stato un fattore determinante della vittoria, che la stampa austriaca ha salutato come
un vero e proprio trionfo personale. Ma non per questo si può
negare il progresso costante, negli ultimi nove anni, del socialismo austriaco, un gradino dopo
l’altro, a piccolissimi passi: ben
meritata ricompensa a una poli
tica che ha permesso, alla piccola Austria priva di materie prime, di attraversare in modo
piuttosto tranquillo la crisi economica che travaglia le nazioni
occidentali.
Destreggiandosi ininterrottamente nel gioco con le varie organizzazioni sociali, sia con quelle del padronato, sia coi sindacati, Kreisky e il suo governo sono riusciti ad evitare i grandi
scioperi che, nell’inverno scorso,
hanno tanto contribuito a rovinare la buona fama politica dei
laburisti in Inghilterra. In questo campo, anzi, l’Austria ha raggiunto un primato stupefacente:
la durata media delle sospensioni lavorative è scesa quest’inverno a 1 minuto e 47 secondi per
salariato! ».
concrete verso la strategia del
compromesso storico.
NeH’accordo di governo ciascuna delle parti ha sacrificato qualcosa per concorrere al progetto:
la DC, accettando l’idea dell’unità nazionale, nei fatti è stata costretta a non più utilizzare gli
stessi argomenti di un tempo
contro il PCI, e quest’ultimo ha
dovuto fare importanti concessioni (sul piano della lotta per il
cambiamento del modello di sviluppo e sulla questione delle garanzie giuridiche).
La cosa però non è piaciuta alla gente. In una situazione ad un
tempo di grande aspettativa circa il futuro del nostro paese e
di crisi economica e morale, il
fatto che la maggioranza dei partiti avesse raggiunto un accordo
politico e che la quantità dei
problemi del paese non trovasse
soluzioni, ha cominciato a generare un distacco tra i partiti e
l’opinione della gente. Un primo
momento di questo è stato il voto del referendum dove si è evidenziato un distacco grande tra
la rappresentatività dei partiti
(acquisita alle elezioni del ’76) e
il voto del referendum.
Poiché i partiti sono sensibili
agli umori dell’elettorato, abbiamo assistito a due operazioni
contrastanti tra loro: il PCI ha
cercato di dare uno sbocco politico alla politica di unità con
una sua richiesta di ingresso nel
governo; la DC, che durante tutta
la politica dell’unità programmatica ha cercato di logorare il PCI,
ha giocato la carta delle elezioni
anticipate, per mantenere il proprio consenso tra i moderati ed
i conservatori. E siamo così giunti per la terza volta nella storia
dell’Italia repubblicana alle elezioni anticipate.
gg
Elezioni: e dopo?
FRIDA MALAN; NO A NUOVE LEGGI TRUFFA
Desidero pimtualizzare alcune
cose a proposito della cosiddetta
legge truffa. Noi siamo contrarissimi perché crediamo nelle
minoranze e la difesa della minoranza è lasciare che ognuno
possa dire la propria idea. Allora,
negli anni ’50, sorse il movimento di Unità Popolare che si battè contro questo tentativo e
che contribuì a farlo fallire. Oggi, poiché il pericolo si ripresenta, è necessario fin d’ora battersi perché qualsiasi cosa succeda non passi una legge del genere che rappresenterebbe un fatto gravissimo per il paese.
Un secondo punto su cui voglio esprimermi è la questione
nucleare. In tutti i partiti ci sono i favorevoli e i contrari; io
appartengo al gruppo di quelli
che sono contrari. Su questo punto ho la stessa posizione dei radicali: sono decisamente contraria alle centrali nucleari.
Per quanto riguarda viceversa
il problema dell’Europa, non ci
facciamo nessuna illusione, ma
parliamo di partecipazione come
base per discutere dell’Europa.
In un recente convegno organizzato a Collegno il 21 aprile scorso
ho potuto riscontrare che su questo punto noi partigiani, per
quanto di formazione diversa,
abbiamo le idee molto più chiare (dal mio punto di vista naturalmente) ed un comune denominatore molto più forte dei rappresentanti dei partiti: parlo dell’idea federalista che già al tempo della Resistenza era una speranza viva e chiara. È certo che
l’Europa avrà un senso se sarà
un’ Europa con partecipazione,
ma il fatto che i parlamentari
saranno eletti direttamente dovrebbe essere già un inizio di
partecipazione, qualora ci si impegnasse e si credesse veramente
che si tratta di una cosa non meno seria della politica interna
nazionale.
A. COMBA; LA LEZIONE DEI DIRITTI CIVILI
Vorrei ricordare un periodo
della politica italiana in cui tutti
i partiti qui rappresentati si sono trovati contrapposti alla DC:
penso alla votazione sul divorzio
prima e al referendum sull’aborto poi, in cui è stata smentita
clamorosamente l’arroganza di
chi credeva che certe tradizionali arretratezze del nostro paese
consentissero di ricacciare indietro, in un settore molto importante quale quello dei diritti civili, il progresso che il paese
aveva pur fatto.
Ora io penso che quell’esperienza debba far riflettere all’importanza di disegni politici che
vadano al di là del dato.elettora.le immediato e abbiano l’ottimismo di ritenere che un progresso nella cultura, nell’autonomia
di giudizio delTelettorato può essere più importante di un risultato elettorale immediato.
Una logica del sopravvalutare
le apparenze e del non conside
rare la sostanza è stata invece
attiva nel periodo del centro-sinistra ed oggi ancora interviene
anche in questioni come quella
del programma nucleare, perché
a nessun costo si vogliono dire
delle cose spiacevoli e intanto si
fanno passare sottobanco le cose
che interessano pochi gruppi finanziari. Io non sono in grado di
dare dei giudizi sul contenuto di
questo argomento (noto che anche una commissione qualificata
come quella che ha studiato la
questione per il Sinodo ha emesso dei giudizi molto sfumati su
questa questione), ma Timpressione che ricavo anche da colloqui con colleghi fisici e ingegneri è che le cose sono state portate volutamente al punto in cui
non c’è molto altro da fare che
dare corso almeno in qualche
misura a questo tipo di programma. Il male è che si continua a
operare in questo modo e a non
rendere possibile una linea più
DONI DI L. 3.000
Ciesch Cecilia, Villar Pellice; De
Bettini Ada, Torre Pellice: Balmas
Jean, S. Secondo; Ostorero Ines, Torino; Duchini Anna, id.; Benedetto
Germano, id.; Benyr Rodolfo, Pinerolo;
Albarea Celina, Villar Pellice; Greppi
Nella, Firenze; Gay Lidia, Torre Pellica; Clarke Camilla, Abbiategrasso; Durand Mirella, Roma; Kesselring Clara,
S. Giovanni Lupatoto; Pasquet Anita,
Luserna S. Giovanni; Geymonat Gabriele, Torre Pellice; Abate Domenico, id.:
VMianis Giovanni, Luserna S. Giovanni;
Masini Rosella, Roma; Zancuoghi Ondina, Felónica Po; Corsini Albertina,
Milano: Morreale Calogero, Grotte;
Peyrot Francesco, Perrero; Carota Lina.
Foggia; Vindrola Armando, Villardora;
Priore Dante, Terranuova Bracciolini;
Talocchino Nina, Brusnengo: Orsi Luigi, Bassignana; Gattini Franco, Firenze; Casa Valdese, Rio Marina; Tron
Maria Luisa, Roma; Salerno Roberto,
Taranto; Cuorad Adolfo, Piacenza: Viti
Palo, Milano; Cristianini Liliana, Pisa; Mantovani Celestina, Mantova: Malan Liliana, Milano; Failla Irene, Velletri; Ribet Ferrari Anita, Genova; Pace
Pietro, Milano; Zilly Gay Ines, Firenze:
ENTRO IL
31 MAGGIO
sarà impaginata a fascicolo in 8 pagine piccole anziché in 4 pagine grandi la
ristampa delTinserto sul
protestantesimo. L’inserto,
reso così più maneggevole,
manterrà lo stesso prezzo :
L. 200 fino a 100 copie e
L. 150 oltre 100 copie.
Le chiese che hanno ordinato un numero insufficiente di copie o non ne
hanno ancora ordinate,
non lascino passare Tultima scadenza del 31 maggio.
Doni CIOV
sicura,é»più sana quale quella di
limitari, il programma nucleare.
Anche per l’Europa infine non
si può essere molto ottimisti. Un
dibattito europeo tenutosi l’altra
sera in via Pio V ha provocato
la replica pessimistica di un europeista critico quale è Alberto
Gabella il quale prevedeva che
tutte queste belle speranze di
un lieto avvenire saranno assorbite dalla logica che ha finora
condizionato le questioni dell’Europa e che quindi non c’è da
sperare nulla più di quello che
già si è avuto.
«Vecchio» e «nuovo»
a confronto
(segue da pag. 4)
confronto della fede con l’impegno concreto, storico; che si affronti il problema del linguaggio, perché l’annuncio del Vangelo sia fatto in modo comprensibile; hanno chiesto ima presenza cristiana nel mondo non formale, ma autentica, ricordando
che educare significa confronto
con il Vangelo; f) un gruppo ha
chiesto che la Comunità cristiana cerchi veramente Cristo.
Che sacerdoti e laici possano riconoscere i segni dei tempi e si
lascino interpellare dalla storia;
g) i laici hanno chiesto di non
essere più considerati « secondari », « subiti » dai sacerdoti.
L’Evangelizzazione è responsabilità di tutti. Hanno chiesto
con urgenza la preparazione dei
laici impegnati nei vari settori.
L’impressione generale è di
una Chiesa — « Popolo di Dio »
che, attraverso la lettura della
Parola di Dio, una teologia rinnovata, un nuovo modo di vivere la fede nella storia, si muove
verso un rinnovamento. O, almeno, grande è la tensione in
questo senso.
Resta tuttavia un’incognita
per il futuro; i « vari cattolicesimi » presenti a Torino potranno continuare a « convivere » senza che l’uno soffochi l’altro? Sarebbe troppo facile, per il cattolicesimo tradizionale che detiene il potere e l’autorità ecclesiastica, prevalere, e distruggere
i fermenti di rinnovamento evangelico presenti nella Diocesi torinese.
Lietta Pascal
PER OSPEDALE VALDESE
DI POMARETTO
L. 2.000: Falchi Velia (Genova].
L. 2.900; Breuza Lorenzo (Perosa Argentina).
L. 3.000; Malacrida Lilia (Como).
L. 5.000: Avondet Irene, ricordando
zia Tron Adelina (S. Germano Chisone); Favolotto Maria (Perosa Argentina) .
L. 6.000: Olga Bert (Villar Perosa).
L. 10.000: Roncaglione Carlo (Ivrea):
Balma Maria (Perosa Argentina): Baret Federico (Pomaretto); Gaydou
Enrico (Pomaretto)
L. 20.000: Martinat Maria (Torino);
Adele ed Enrico Pontet, in mem.
del nipote Comba Attilio (San Germano Chisone); Gaydou Lidia e Albertina, in mem. dei loro cari (San
Germano Chisone); Monticene Gualtiero, in mem. del papà Giuseppe
Villar Perosa); Charrier Giulio (Perosa Argentina); Daviero Clementina
(Perosa Argentina).
L. 25.000: Bertolotto Maria (Perosa Argentina) .
L. 30.000: Alfredo e Anna Maria Poma (Prali); Martinat Francesco (id.);
Conta Pasquale (Piscina).
L. 40.000; Sina Mario (Perosa Argentina); Pamo Angelo e Giacomino Rosa (Prali).
L. 70.000; Comunità di Prarostino.
L. 480.500: Concistoro Valdese di Pomaretto.
Comitato di Redazione ; Sergio
Aquilante, Dino Ciesch, Marco Davlte, Niso De Michelis, Giuliana
Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Platone,
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L'Eco delle Valli Valdesi Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
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