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Anno 120 - n. 45
23 novembre 1984
L. 500
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Gruppo 1 bis/70
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
Sic.
77(11 nu Elio
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Via Ca luti iii ^
1Ü0G6 TORSE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA NUOVA FIRMA DI PALAZZO MADAMA DELL’ON. CRAXI E DEL CARD. CASAROLI
Mai come in questi giorni Torino è diventata la « Fia^City »
tajypezzata com’è di "síHscróhi,
cartelloni pubblicitari che ricordano alla Detroit italiana come
il suo destino sia legato, nel bene e nel male, a quello dell’auto.
Nel Quartiere operaio di. Nizz»Millefontirdove si trova Pmìmensa struttura industriale del Lingi5tto;~~SÍ~SDnBOírü~rin5átter^
cHlS, riasfaltate strade, sostituite luci pubbliche per accogliere U
nuovo salone dell’auto che rientra (piacerebbe a Freud) nel
grembo materno. E’ un salone
questo di Torino che trasuda
benessere. L’auto italiana, ma
diciamo pure la Fiat (che vuol
dire Lancia, vuol dire Ferrari e
via dicendo), ha ripreso a tirare.
Stiamo assistendo, nel nostro
piccolo, ad un miracolo alla
Reagan anche in Italia. Con saldamente in mano il 50% del mercato automobilistico, la Fiat, o
meglio la dinastia Agnini, sta
spaziando come non le era mai
successo prima. Ha rimesso le
mani sulla carta stampata (al
tradizionale giornale di famiglia
”Eà"S’fómpa”~sTe adesso Sggiuntò ancbè~’Tl Corriere della Sera”), sulla grande industria della Zanussi, sulla Snia Viscosa
(chimica e armi), sulle Assicurazioni Toro, sulla Rinascente.
Ma quando si spegneranno le
luci sulle favolose (e costose)
auto degli anni 80 la Torino deindustrializzata ripiomberà nel
buio 'deUàTMo^_povertà. Quanto è costatoTniérmim~sociali ed
economici il miracqla._Agjie)li? La
cacciato dailaj^lat. alla fine degn''áñiir^éttantiR’di migliaia jii
dipendenti (dai 137 mila del 1980
sieiCESTìlgli attuali 82 mila) ha
certamente razionalizzato e alleggerito i processi industriali
ma ha sconvolto la qualità della
vita di un’intera città. Duemilacmquecento famiglie a Torino vivono oggi a reddito zero e la percentuale dei disoccupati sta aumentando vertiginosamente. « La
capitale italiana dell’auto sto diventando la capitale dei cassaintegrati » hanno ricordato gli operai a Pertlni mentre s’intratteneva con loro nel corso delTinaugurazione del salone. Ma Torino
detiene anche il lugubre record
dei suicidi dei nuUafacejnti: oltre trècéHlo''casr'ièHsfEir In sostanza il fossato tra il Paese che
vive bene e ostenta benessere e
il Paese che vive male e subisce
una povertà di ritorno si allarga
sempre di più, intossicando ulteriormente il tessuto sociale.
Se questi sono i frutti delle
nuove tendenze dell’economia
occidentale, in Italia come negli E.S.A., di fondare cioè una
falsa prosperità ricacciando milioni di persone a vivere di niente, presto o tardi assisteremo
al crollo d’intere fasce di popolazione. Ai cassaintegrati, ai pensionati, ai giovani disoccupati,
agli stranieri clandestini non si
potrà continuare a rispondere
con l’elemosina dei sussidi o con
i meccanismi insani della beneñcenza. Occorre una politica nuova basata sulla giustizia sociale
che elimini, per quanto possibile, la pesante ipoteca sul futuro, imposta dalle regole delTattuale flntjL_bcncssCTe. Dopo migliaia (nanruTT'gfido del profeta di Tekoa rimane ancora inascoltato: «Guai a quelli che si
accaniscono contro 1 poveri e li
respingono dalla porta 'della città—» (Amos 5: 11 sgg).
. Giuseppe Platone
il finanziamento concordato
Accanto ai commenti generalmente positivi, perplessità e interrogativi sulla presentazmne
sulla interdipendenza tra Stato e Chiesa cattolica e suila collocazione delle nuove norme
La seconda firma di Palazzo
Madama tra Craxi e Casaroli
aggiunge al nuovo Concordato
del 18.2.84 un ulteriore « protocollo di approvazione » concernente gli enti ecclesiastici e il
finanziamento della Chiesa cattolica in base ad una normativa
predisposta con molta pimtualità dalla Commissione paritetica
italo-vaticana incaricata a suo
tempo di concordare queste materie entro 6 mesi.
Sono note le linee fondamentali di queste norme, già presentate nella « relazione sui principi » in base alla quale il Senato
votò la ratifica del Concordato
lo scorso 3 agosto (vedi la presentazione e il commento che
ne facemmo sull’Eco-Luce 32/
24.8): definizione precisa e restrittiva degli enti ecclesiastici
passaggio dei benefici ecclesiastici ad apnositi « Istituti diocesani per il sostentamento del
clero »; eliminazione del supplemento di congrua destinato ad
integrare il reddito dei parroci
e sua sostituzione (per tutti i
sacerdoti) con un meccanismo
di finanziamento consistente da
un lato nelle oblazioni volontarie fatte dai singoli alla Chiesa
cattolica (deducibili dalla dichiarazione dei redditi fino ad un determinato tetto), dall’altro nella
destinazione di quella parte dello 0,8% IRPEF che i contribuenti avranno indirizzato alla Chiesa cattolica mentre l’altra parte dello 0,8% andrà, sempre secondo la destinazione dei contribuenti, a fondi per opere sociali
e umanitarie gestite dallo stato
(con distribuzione all’uno o all’altro fine dello 0,8% IRPEF di
quanti non avranno espresso zìicuna destinazione mediante calcolo percentuale in base ai « voti » espressi) ^
Alcune novità rispetto ai
« principi » resi noti in agosto riguardano la regolazione del regime transitorio da ora al 1990
quando entrerà in vigore il nuovo sistema (il Vaticano ha chiesto, e ottenuto, l’indennità di
contingenza per gli anni ’85 e ’86
e un aumento nari all’interesse
legale del 5% della somma che lo
stato verserà alla chiesa nel
triennio ’87-89) e lo spostamento del tetto — alzato da 1 a 2 milioni — per le oblazioni deducibili. Per parte sua il Vaticano ha
manifestato una disponibilità «ad
esaminare con il Governo italia
no questioni riguardanti le attività dell’Istituto per le Opere di
Religione » per cui, deduce « il
Messaggero» (16.11), sembra profilarsi « la possibilità di arrivare
ad una filiale italiana dello lOR
sottoposta a regolari controlli ».
I commenti a questa seconda
firma, per quanto meno enfatici
di quelli dello scorso febbraio,
sono in generale positivi. Diversi
commenti di parte « italiana »
sottolineano la trasparenza che
in futuro avranno le finanze della Chiesa cattolica e il valore del1’« autofinanziamento ». La Conferenza Episcopale Italiana (CEI)
ha rilasciato per parte sua una
dichiarazione a commento della
firma in cui afferma che le nuove
norme « offrono Popportunità di
mettere sempre meglio in atto
alcune delle indicazioni del Concilio Vaticano II » e dichiara « la
dominante intenzione di rendere
il volto e la realtà della Chiesa
sempre più evangelici, credibili
ed efficaci, perché essa possa
sempre contare, al di là delle sicurezze puramente umane, sulla
Provvidenza che la guida e sulla
solidarietà del popolo di Dio che
è in Italia ».
In effetti il sistema che va in
DEUTERONOMIO 30: 19
Uidolo della sopravvivenza
« Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la
maledizione; scegli dunque la vita, onde tu viva».
Baby Fae è morta ma il suo
problema resta, il « suo » problema nel senso che gli interrogativi sollevati dalla sua vicenda
non sono stati risolti e continuano a sollevare interrogativi nella
coscienza di tutti. Come ha scritto Franco Giampiccoli nell’ultimo
numero del giornale ciò che ha
determinato la vicenda della
bambina è il principio che per
salvare una vita umana si deve
fare tutto ciò che si può. La salvezza di una vita è prioritaria,
determina la legittimità e la necessità di ogni intervento da parte nostra come singoli e come
società. Salvare Baby Fae a Qualunque costo, tentare tutto e provare tutto è l’idea che ha mosso
i medici dell’ospedale e muove
coloro che la pensano come loro.
Il tentativo non è riuscito e la
bambina è morta, questo non significa che il progetto debba essere abbandonato, anzi spinge a
fare di più e meglio la volta prossima, è solo un incidente di percorso. La morte di una creatura
è COSI vista da due punti di vista: la realtà che va rifiutata e
combattuta, l’incidente tecnico
sul percorso della scienza.
Il fatto che la morte debba essere combattuta, allontanata, contrastata non è più soltanto un
principio ispiratore del nostro
comportamento, un modo di vedere le cose a cui ci ispiriamo,
sta diventando una legge assolu
ta, un principio normativo. La
fede cristiana ci ricorda però
molto lucidamente che quando
una idea diventa assoluta, dtvenXd'unJdoto e'TadtffererizS^Jìe'c^è
fra und~tdea, un sentimento, un
modo di vedere ed un idolo è che
un ideale fa vivere, un idolo ucctdeT Un ideale~Ìspira il nostro
comportamento, arricchisce la
vita, suscita impegno, rende più
uomini, l’idolatria uccide perché
V idolo pretende_____obbedienza.
scESv^zaXTlsfm^e. Il problenmdiVàSy~Pae~e che l’idea della vita è diventata l’idolo della
vita ed invece di aiutare a vivere la distrugge.
Quali interrogativi pone infatti la sua breve sopravviven^.Q_di
qualche giórno d~^uelìo che era
nnélMlTcÌMl^destino segnato dalla sua malformazione? Anzitutto
questo: la vita le è stata imposta,
lei non ha chiesto nulla. Come
poteva chiedere qualcosa, si dirà,
piccola come era, sono gli adulti
che hanno scelto per lei ed hanno scelto quello che è giusto,
buono, l’unica cosa giusta e buona: la sopravvivenza; se lei fosse
stata in grado di dire ta sua
avrebbe dato la sua approvazione al trapianto. Si dà per scontato che sarebbe così perché diamo per scontato che l’assoluto, il •.
bene assoluto, la regola a cui |
nessuno piai sottrarsi sia la vita,
Nel nome di questa idolatria è ;
stata fatta violenza. E la violenza;
non è quella sopportata dal
babbuino, che non ha offerto il
suo cuore ma a cui l’hanno tolto,
la violenza è quella esercitata
sulla creatura umana. La vita
non è più solo un diritto, nel
senso che è una legittima possibilità che si deve favorire e sviluppare, diventa un dovere a cui
non ci si può più sottrarre. Tu
non sei più libero di scegliere la
tua vita e la tua morte, la morte
non fa più parte di te stesso, non
è più il momento cruciale della
tua esistenza che puoi gestire ed
assumere con libertà e coerenza,
è l’incidente medico che mette
fine ad un processo di sopravvivenza. Gli altri decidono e nel
nome di quello che si ritiene
sia l’amore dell’uomo, la premura per te, l’affetto ed è invece l’idolatria della vita. E non solo i tecnici, la grande schiera degli « operatori » del settore, medici e scienziati, ma noi stessi diventiamo, senza volerlo e senza
rendercene conto, vittime della
religione della vita, schiavi dell’idolatria della sopravvivenza iisica.
Perché questa è in realtà la vita come l’intendono i sacerdoti
del culto della vita di oggi. Finché si respira c’è speranza, ma
speranza di che? Di sopravvivere,
speranza che il tuo cuore continui a battere, ma in che condizioni, per fare cosa, con che libertà,
Giorgio Toum
estinzione era quanto di peggio
si dovesse ancora tollerare: pesante finanziamento di una chiesa con i soldi di tutti, più « briglia sciolta » sul collo degli enti
ecclesiastici. Non è detto però
che il nuovo sistema sia quanto
di meglio si potesse ideare. Se
presenta indubbi passi avanti rispetto al passato, diversi problemi restano aperti. Ci limitiamo a
formularne alcuni.
1. Un equivoco di fondo, propiziato dalie semplificazioni a cui
ricorrono i mezzi di comunicazione di massa, riguarda la qualificazione del nuovo sistema che
viene chiamato di « autofinanziamento della chiesa ». E’ vero che
sarebbe complicato parlare ogni
volta di « meccanismo bilanciato
e concorrente di finanziamento
autonomo e orientato »; ma è altrettanto vero che la parola « autofinanziamento » nasconde il fatto che lo stato continuerà a pagare la Chiesa cattolica (almeno
per la parte di finanziamento
« orientato », non relativo cioè a
quello « autonomo » delle oblazioni deducibili) con denaro suo,
perché tale è tutto il gettito dell’IRPEF e qualunque percentuale
di esso venga devoluta alla Chiesa cattolica. Non si vede perché
il sistema di finanziamento ai
partiti (in base all’indicazione data dai cittadini col voto) si chiami
finanziamento pubblico, mentre
quello della chiesa (in base alle
indicazioni date dai cittadini con
la dichiarazione dei redditi) si
chiami autofinanziamento della
chiesa. Una chiarezza su questo
punto servirebbe a far percepire
a tutti i cittadini che, seppur un
passo avanti si sta facendo, siamo ancora ben lontani dalla meta di un vero e proprio autofinanziamento della Chiesa cattolica.
2. Il nuovo sistema di finanziamento sta mettendo in piedi
una strana e preoccupante commistione tra stato e chiesa: lo
stato eserciterà una penetrante
ingerenza negli affari interni
della chiesa (né si potrebbe pensare altrimenti, dato che chi paga controlla), ma anche la chiesa
avrà una notevole parte nella gestione del sistema: ogni tre anni
incontrerà lo stato, valuterà il
gettito delle oblazioni e quello
dell’IRPEF e contratterà con lo
stato eventuali rialzi del tetto
delle oblazioni deducibili o allargamenti della quota IRPEF. C’è
chi a proposito di un tale sistema di negoziazione ha parlato di
« neo costantinianesimo », di una
rinnovata alleanza tra trono e altare, e chi addirittura ha parlato
di « chiesa pubblicana »... Quello che è certo è che abbiamo qui
un esempio di cosa apre il nuovo regime concordatario di « cooperazione » tra stato e chiesa.
Non a caso la CEI nella sua dichiarazione a commento di questa nuova firma si è richiamata
alla « collaborazione tra la (Chiesa e lo Stato per la promozione
dell’uomo e il bene del Paese »
sancita dal nuovo Concordato.
(continua a pag. 2)
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 8)
2
2 fede e cultura
23 novembre 1984
/'Í
1-2 NOVEMBRE - CONVEGNO AD ECUMENE
Dissociati: interrogativi
poiitici e teoiogici
Dei circa 2.000 terroristi « rossi » attualmente detenuti, oltre
la metà fa parte della categoria
dei « dissociati ». Basterebbe questo dato per illustrare le dimensioni del fenomeno: un fenomeno che ha implicazioni di grande rilievo sul piano umano e anche teologico, oltre che — evidentemente — politiche.
Dopo il Sinodo, del quale il
dibattito sulla lettera dei terroristi « dissociati » Punaro e Vitelli fu uno dei momenti più intensi e appassionati, la discussione è'ripresa con un breve seminario su questo tema tenuto
a Ecumene l’l-2 novembre scorsi. Con una novità, rispetto a
Torre Pellice: la presenza di un
arco di opinioni assai più ampio (quando dalla risposta a una
sollecitazione che riguardava un
caso specifico si è passati al tentativo di una valutazione più generale della questione), al punto
che si è rinunziato a stendere un
documento conclusivo.
Quali condizioni?
L’incontro di Ecumene ha ruotato intorno alle due introduzioni: quella di Massimo Brutti,
direttore della rivista «Democrazia e diritto », che ha affrontato le questioni politiche poste
dalla « dissociazione », e quella
di Silvana De Giovanni, centrata
invece sugli aspetti teologici. Il
primo punto « caldo » lo ha toccato Brutti: quali le condizioni,
si è chiesto, per un dialogo coi
« dissociati »? Innanzitutto, ha
risposto, che sia un dialogo coi
singoli — fra i quali seno pre
senti posizioni assai diverse — e
non con un’ipotetica « area della dissociazione», il che significherebbe riconoscere ai terroristi sconfitti quel ruolo di interlocutore politico che si riuscì a
negare loro durante gli « anni di
piombo ». Secondo, l’accettazione
della democrazia come terreno
della politica e della lotta sociale. «Spesso i dissociati rivendicano una continuità col loro passato in nome del conflitto e dell’aspirazione a un radicale cambiamento della società — ha osservato Rosanna Nitti — ma
questa continuità non esiste perché il solo sistema del quale il
conflitto sia un elemento fisiologico è la democrazia, quella
democrazia che loro hanno combattuto ». Ha ribattuto Paolo
Ricca: « Che garanzia abbiamo
che la democrazia sia in grado
di consentire la trasformazione
sociale? ». Risposta del filosofo
Biagio De Giovanni: « Nessuna
garanzia, ma senza democrazia
il cambiamento non è pensabile
né auspicabile ».
Dissensi anche sull’eventualità
dell’approvazione di una legge
sui « dissociati », che garantisca
riduzioni di pena a chi prende
le distanze dai suoi trascorsi di
terrorista. Se Paolo Ricca, da un
lato, ha sottolineato l’importanza che lo Stato preveda nei suoi
ordinamenti l’eventualità che il
criminale — politico o comune
— si ravveda (la pena non dovrebbe servire proprio a questo?), dall’altro non sono mancati gli interventi « vendicativi »
del tipo: « Hanno commesso dei ‘
reati? E ora scontino la loro
pena senza tante storie! E noi
non perdiamo tempo con queste
sciocchezze ».
Etica della
responsabilità
Silvana De Giovanni, dal canto suo, ha dedicato larga parte
del suo intervento ai modo in
cui la Chiesa cattolica si muove
nei confronti dei « dissociati ».
Quando i vescovi parlano di
riconciliazione della società coi
reduci del terrorismo, ha osservato, lo fanno mettendo « fra
parentesi » i morti ammazzati, la
violenza, il sangue sparse. Come
se non ci fossero stati, o potessero essere dimenticati per decreto. Per noi protestanti, invece — ha detto Silvana — il perdono non può essere separato
dal pentimento, il che implica
una valutazione politica degli
« anni di piombo ». E se la Chiesa cattolica, e anche ambienti
laici (Bocca, la Rossanda) assolvono semplicisticamente i fini
dei terroristi pur condannandone i metodi, noi dobbiamo dire
che fini e metodi non sono scindibili. All’« etica della convinzione » dobbiamo contrapporre
1’« etica della responsabilità »:
l’avere agito secondo coscienza
non basta a salvare azioni dalle
conseguenze disastrose. Accordo
generale su quest’ultimo punto,
anche se è rimasta senza risposta l’obiezione di Maria Girardet:
« non abbiamo forse predicato
anche, noi, negli ultimi anni, per
esempio’ ritardo all’aborto o
alla sessualità, una ’’etica della
convinzione?” ». Paolo Fiorio
Il dibattito? Ancor peggio!
« The day after » (il giorno
dopo) è approdato in televisione a Raiuno, e c’è da ritenere
che milioni di spettatori l’abbiano visto. Come noto, il film (in
verità assai noioso e limgo nella prima parte, in cui si attarda
a descrivere la vita quotidiana
di alcune famiglie di una tranquilla cittadina del Kansas dotata però di basi missilistiche)
narra gli orrori della guerra nucleare dopo che rispettivamente
i missili americani e quelli sovietici sono partiti dalle loro rampe, senza neanche ben sapere
chi ha cominciato. E’ forse questo il momento più drammatico e angoscioso del film: dietro
l’irreversibilità di quelle bianche scie lasciate nel cielo azzurro da quegli strumenti di morte e devastazione si assommano
in pochi attimi secoli di politiche sbagliate, di incomprensioni, di egoismi, di ingiustizie, di
malafede, ma di questo il film
non parla. La cronaca del flagello che segue (sempre limitata alla cittadina di cui sopra) è
basata sulla collaborazione di
esperti, ma tutti gli scienziati
in genere sono d’accordo nell’assicurare che le cose andranno
molto peggio sia per quanto riguarda gli effetti immediati che
quelli successivi. Hiroshima parla chiaro: lo scoppio dell’atomica (di infima potenza, al confronto di quelle odierne) fa ancora dei morti oggi, dopo 40
anni.
è senz’altro efficace: il fatto che
il mondo possa essere distrutto
non una, ma cento volte, dal potenziale nucleare oggi esistente,
è una sicura garanzia che esso
non verrà mai adoperato! I governanti sono persone responsabili — hanno detto — e non
arriveranno mai a questo punto. Anzi, ha soggiunto l’ex ambasciatore Ducei, per allontanare ulteriormente il pericolo
sarebbe bene potenziare al massimo le armi convenzionali!
Qualche bombetta atomica si
potrebbe però lanciare — ha
precisato — in certi Paesi d’Oriente un po’ troppo bellicosi,
dato che gli interessati non potrebbero reagire con pari armi!
Non si sa se è più ributtante il
cinismo di queste affermazioni
o la loro insulsaggine, dato che
non è pensabile una prima iniziativa atomica senza una « reazione a catena » ( termine quanto mai appropriato in questo
caso).
Ma la cosa più shoccante, almeno per chi scrive, doveva ancora venire, in occasione del
successivo dibattito. E’ stato infatti affermato che l’attuale politica di « deterrenza nucleare »
Un intervento, quello del fisico Francesco Calogero, membro
dell’Istituto delle ricerche della
pace di Stoccolma, che auspicava una moratoria nucleare in
attesa di trattative per il disarmo è caduto nel vuoto. Sulla
questione dei missili in Sicilia e
sugli altri ordigni nucleari disseminati in Italia, non una parola. (A proposito, mentre scriviamo queste note, giunge la notizia-bomba della presenza di
missili Cruise a bordo dei sommergibili americani di stanza
alla Maddalena). Ad un telespettatore che al telefono ha chiesto a Calogero che cosa succederebbe a Comiso in caso di
guerra nucleare, ha risposto che
« THE DAY AFTER » IN TELEVISIONE
PROTESTANTESIMO IN TV
L’autore di « Cuore » è più
che mai un personaggio all'ordine del giorno grazie al
film di Comencini ed ora anche alle strane vicende del
suo testamento. Di qui la fondata speranza che qualche
italiano in più, il 12 novembre, abbia vinto il sonno per
guardare la trasmissione dedicata al reportage di De Amicis tradotto a suo tempo
nel volume « Alle porte d’Italia »,
Lo scrittore era rimasto entusiasta di tutto nella sua visita alle valli: dalla bellezza
del paesaggio ( ravvivata dagli splendidi colori autunnali
che ci rimandavano le immagini del filmato) alle persone
incontrate in occasione del Si
danti e agli esecutori delle
persecuzioni e delle stragi.
Evidentemente non aveva timore di "urtare” certi ambienti.
Sulle osservazioni che egli
fa a proposito della gente del
luogo si possono rilevare due
cose: la prima è che — come osserva Giampiero Bertalot intervistato da R. Malocchi — è inesatto identificare
la vita forzatamente isolata
che gli "angrognini” conducevano, con una loro separazione e ignoranza del mondo
circostante; la seconda che
non pochi “valori” di quel
tempo risultano oggi perduti
o appannati sia sul piano
culturale (come la conoscenza della lingua francese, gra
Alle porte d^Italia
nodo che si svolgeva in quei
giorni e che egli colloca « tra
ceto signorile e medio »; dal1’« atmosfera valdese » che
caratterizzava Torre Pellice
(anche se circa la metà della
popolazione, come del resto
oggi, era cattolica) agli antichi templi di Angrogna e allo stile di vita dei suoi abitanti.
La presentazione che egli
fa del Sinodo e successivamente la rapida carrellata
sulla Storia Valdese, anche
se espresse con il suo abituale linguaggio piuttosto enfatico (La « gheisa d’ia tana »
è « una bocca di roccia che
digrigna i denti », la Val d’Angrogna è « bella e nobile » e
COSI via) sono parse sostanzialmente esenti da inesattezze (cosa non sempre riscontrabile nei servizi giornalistici che ci riguardano) il
che sta a indicare la serietà
del suo lavoro di documentazione. Colpisce pure la veemenza con cui senza mezzi
termini si riferisce ai man
zie soprattutto al fascismo
che ne aveva proibito l’uso)
sia a livello di « modo di essere ».
Pensiamo che De Amicis ci
definirebbe oggi ancora positivamente “diversi”? Mantenendo aperto l’interrogativo
ci rallegrano le varie iniziative illustrate dal maestro
J. L. Sappi e da G. Bertalot
che sono curate — proprio
ad Angrogna — dall’ente locale e dalla scuola (manifestazioni varie, mostre, dibattiti, libri di testo redatti con
gli alunni, studio del francese già alle elementari ecc.).
Esse aiutano a riscoprire la
cultura popolare e a mettere a fuoco i problemi di ieri
e di oggi. Analogamente vogliamo sperare (nella linea di
intervento del pastore G. Platone) che anche la conoscenza del loro passato storico
aiuti i valdesi ad acquisire
una maggior consapevolezza
del significato di questa presenza nell’Italia odierna.
Mirella Argentieri Bein
L’idolo
sarebbe una tragedia, ma sempre inferiore a quella che accadrebbe se le bombe cadessero a
Roma o a Torino!
Sulla proliferazione nucleare
sono state date notizie tranquillizzanti : è stato affermato che
l’Agenzia internazionale per l’energia atomica di Vienna (incaricata di controllare che le nazioni non ricavino armamenti
nucleari daH’atomo delle centrali) ha la situazione sotto controllo, ma lo stesso presidente
dell’Ente, in altra occasione,
aveva dichiarato che tali controlli diventano sempre più difficili a causa del continuo affinarsi delle relative tecniche.
(segue da pag. I)
con che gioia, con che prospettive? Come cristiani dobbiamo avere ¿/"cofqgg?o~3rinvèr^
rtre. di TnséWnafe'^^vlvèr^^
sciaFlnorire7~3r”c^ifrmré^a nbstra vita 'ie’lii irnparare a lasciqrIq, a gestire insomina'ltèriìo^^
degli ideali dell’Evangelo il nostro vivere. Gesù è stato Signore
della vita e della morte, credere
in lui significa diventare padroni
del proprio destino nel senso di
non essere succubi del vivere e
del morire ma di viverli con fiducia in Dio.
no al suo letto c’era insieme alla
dolorosa attesa della madre tutto
il groviglio delle passioni umane,
né più né meno. Credere è essere invece liberati _Salie pasSfonu~
Una nota marginale — sempre
a proposito della proliferazione
— sull’affidabilità degli «esperti ». Mentre Mancini per l’Enea
(Ente naz. energie alternative)
affermava che la Libia vi aveva
aderito. Ducei dichiarava esattamente l’opposto: chi diceva il
vero?
Per concludere, il dibattito non
solo non ha affrontato i temi
che stanno a monte delle bombe, e cioè perché si sia giunti alla situazione odierna, ma l’ha
in pratica avallata.
Fra gli intervenuti vi era la
signora giapponese Machiyo Kurokawa, testimone diretta della
strage di Hiroshima (allora aveva 16 anni). All’inizio del dibattito ha fornito l’agghiacciante
descrizione di quello che ha visto. Doveva essere la vera protagonista della serata e costituire un ammonimento vivente, ma
in chiusura di trasmissione nessuno si ricordava più di lei.
Roberto Peyrot
Oserei dire che come cristiani
i medici non dovevano compiere
nessun intervento su Baby Fae e
i genitori ne dovevano solo accompagnare il lento addormentarsi
con premura ed amore. Lungi da
noi Vintenz,ione di muovere una
accusa, di dire che hanno commesso un peccato imperdonabile,
è facile dire agli altri quello che
dovrebbero fare e difficile farlo
noi stessi, ma il riferimento resta, la loro scelta è stata sbagliata^ per una idèa sbagliaicT~déttà
vita. Vivere non è sopravvive^,
non è iFlndhtenere~Tm battito
cardiaco. E’ altro, è esprimere se
stessi nella libertà dell'Evangelo,
nella solidarietà,' nell’amore. Ma
tutto questo c’era attorno al letto della bimba! Perbacco se c’era!
E chi lo dice? Forse che la scienza rende gli uomini buoni? L’intrico di egoismo, carrierismo, orgoglio, calcolo, mafia che vive
nella società non tocca i santuari
della medicina? Il camice bianco come i paramenti dei sacerdoti antichi, rende puri? No, intor
Ma c’è un altro aspetto del culto della vita che lo rende idolatrico e addirittura criminale. Come la dea Kahjl^^i Jxidù, che ha
aspeUd~'ST'SInore^ml volto e ghigno di morte sul dorso. Mentre
Baby Fae sopravviveva nel suo
sarcofago asettico migliaia di
madn'ddl Bangfa Desh all’Etiopia
trasportavano nelle braccia i cadaveri delle sorelle di Baby Fae,
nate con lei e come lei, creature
a cui Dio aveva destinato la vita,
che non avevano malformazioni
ma cuori vivi e palpitanti, che
non avevano bisogno dell'équipe
di stregoni in camice jter respirarelncTsoTd'del^'sènòinaterno. E
quelle non erano destinate a vivere? Non erano figlie di Dio?
Per loro la vita è una cosa diversa che per la piccola bianca?
Se non fossimo vittime della
idolatria della vita, della nostra
sopravvivenza biologica, avremmo sentito la voce di Babv Fae
che interrogata da Dio ha certamente risposto nella sua fede ingenua di neonata: io posso anche
morire, tutto quello che dareste
a me datelo ad una mia sorella
perché abbia la possibilità di vivere.
La strada per noi cristiani sarà
lunga per trovare la vera vita in
qìre»to deserto di false vite e di
false morti ma è quello il compito che Dio ci ha affidato.
Òl
Giorgio Tourn
3
23 novembre 1984
fede e cultura 3
IL VATICANO ATTACCA LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE
Quale obiettivo?
Ipotesi e letture diverse dibattute in due convegni organizzati dal
PCI a Pinerolo e Torino - L’interrogativo sull’interlocutore cattolico
Il partito comunista sembra
essere entrato in una nuova fase nei suoi rapporti col Vaticano. Il segnale è venuto dal Festival deirunità di Roma nello
scorso mese di settembre. Nel
quadro del festival, si è dato
spazio a un dibattito aperto sulla teologia della liberazione
(TdL), con la presenza di Gibellini, Molari, Rizzi, teologi
cattolici dell’area progressista e,
nella stessa occasione, A. Natta,
nuovo segretario del partito, ha
duramente attaccato il documento della Congregazione per
la dottrina della fede che condanna la TdL ed il marxismo.
La via dell’alternativa sembra
dunque trovare dei segni concreti che lasciano ipotizzare una
nuova prospettiva dopo gli anni di sterile « compromesso storico ». Il PCI è alla ricerca di
nuovi interlocutori...
Questa novità si è trasferita
anche in periferia ed è in questo quadro che il PCI si è fatto
promotore di due incontri sulla
TdL, l’uno a Pinerolo (venerdì 9.XI), l’altro a Torino (l’intera giornata di sabato lO.XI),
entrambi gli incontri frequentatissimi. Avendo preso parte alle
due tavole rotonde organizzate
dal PCI, riferisco ai lettori alcune valutazioni, ad integrazione
di quanto scritto da C. Milaneschi sull’Eco-Luce n. 38 del 5.X.
La questione marxista
L’istruzione della Congrega
zione per la fede attacca a più
riprese e duramente il marxismo
in quanto tale e non solo l’uso
che di esso ne fanno i teologi
della liberazione (cap. VII). L’introduzione del documento chiarisce l’intenzione : « Essa intende attirare l’attenzione dei pastori, dei teologi e di tutti i fedeli sulle deviazioni e sui rischi
di deviazioni, pericolosi per la
fede e per la vita cristiana, insiti in certe forme di teologia
della liberazione, che ricorrono
in maniera non sufficientemente
critica a concetti mutuati da diverse correnti del pensiero marxista ». Ciò che si intende per
« certe forme » e per « deviazioni » emerge con chiarezza dall’intero testo. In altre parole, i
teologi della liberazione presi di
mira (Sobrino, Gutiérrez, L.
Boíl, in prima fila) sono accusati, tra l’altro, di superficialità,
di ingenuità nella loro analisi
teologica : « l’adozione di un metodo di approccio alla realtà deve essere preceduta da un esame critico di natura epistemologica» (VII/4; 10). L’assunzione
acritica del marxismo porta inevitabilmente « sovvertimento del
senso della verità e violenza»;
si opta per la lotta di classe e,
soprattutto, si viene ad identificare « il povero della Scrittura
e il proletariato di Marx», introducendo un nuovo principio
ermeneutico (X).
L’istruzione delia Congregazione per la fede non dice nulla
di nuovo; il cardinale Ratzinger
si era espresso precedentemente
CENTRO MAGGI DI VERCELLI
Perchè una teologia
della liberazione?
Nel primo incontro del ciclo di
conferenze del Centro Evangelico « Maggi », il tema della teologia della liberazione è stato introdotto con una breve cronistoria dei fatti dal giornalista De
Maria e sviluppato dal pastore
Bernardini con apporti personali
di studio e di esperienza diretta.
E’ emersa una teologia diversa
da quella che noi europei siamo
abituati ad intendere. Una teologia che non ha niente di astratto
e di accademico, ma che nasce
dall’ esperienza concreta, dalla
contingenza storica, dalla realtà
peculiare deH’America Latina.
Una teologia che è riflessione di
popolo e pastori che ricercano
nella Bibbia una fede e una speranza cristiane per trasformare
la società. Non è dunque una riflessione sistematica ed organica,
ma come gli interessati la definiscono è « un accompagnamento
teologico » da parte degli intellettuali cristiani che hanno guidato o comunque sono stati al
fianco delle comunità di base. Infatti « il luogo da cui parla il teologo non è ininfluente sulla riflessione religiosa », anzi « soltanto
a partire da una determinata
pratica si può fare riflessione
cristiana ». Sono queste alcune
caratteristiche della teologia della liberazione, che riflettono bene
la peculiarità dell’America Latina, crogiolo di stili di vita diversi, in cui la presenza cristiana
ed europea è diffusa, ma non è
sola.
« Parlare di poveri qui — ha
detto Eugenio Bernardini ricordando il progressivo impoverimento dovuto alla dipendenza
dagli Stati Uniti — è radicalmen
con analoghe valutazioni (cfr.
Il Regno, Documenti, n. 504,
1.4.’84). E. Segarti, nella lettura
del testo della Congregazione
che ha proposto nell’incontro di
Torino, ha definito il testo di
Ratzinger una « teologia della liberazione dal marxismo », considerando l’attacco al marxismo
la chiave di interpretazione dell’istruzione.
Si tratta però, a mio avviso,
di un’analisi parziale, che non
rende ragione dell’attacco vaticano alla TdL, Ratzinger stesso
infatti, in un’intervista rilasciata alla Herder Korrespondenz
(cfr. Il Regno, Documenti, n.
514, 1.X.’84) afferma testualmente: « Quello che io rimprovero...
a un determinato tipo di teologia della liberazione, non è tanto il fatto che i suoi rappresentanti siano impegnati socialmente; il problema non è nemmeno
se nel marxismo ci siano elementi per un’analisi sociale ed
economica... Quello che io rimprovero è molto di più di una
mancanza di competenza. E’ che
si fa derivare dal Vangelo, o si
fa introdurre in esso, alcuni elementi e li si eleva a teologia,
mentre in realtà è solo un’etica
sociale o una teoria sociologica,
anche se naturalmente questa
può coincidere con i postulati
fondamentali del Vangelo ». Questo tipo di TdL insomma propone « la mescolanza tra Bibbia,
cristologia, sociologia ed economia » e — pertanto — « tocca il
nucleo fondamentale della fede ».
Mi è parso utile riportare questi passaggi di Ratzinger perché,
come ben sappiamo, critiche analoghe si possono leggere anche
in terreno protestante e non
hanno sempre per oggetto la
TdL. Se il discorso resta a livello puramente accademico e
teorico, la critica di Ratzinger
non è del tutto infondata; se
però l’analisi parte dalla realtà
dell’America Latina, dall’esperienza storica concreta, rimpianto del suo discorso è fortemente ideologico (si veda la sua definizione del «povero»!). Come
dicevo sopra però, non mi sembra che l’obiettivo fondamentale
dell’attacco alla TdL risieda nella condanna al marxismo. In
che cosa allora?
La questione
protestante
Vi è almeno un altro fantasma
che si aggira frequentemente nei
palazzi del Vaticano e che sta
al centro delle preoccupazioni
della Congregazione per la fede: è l’eresia protestante. Non
è un caso che Ratzinger abbia
prodotto, nell’estate-autunno ’83,
un duro testo indirizzato alle
Comunità di Base, accusate di
incarnare alcuni principi tipici
del protestantesimo. Lo stesso
libro di L. Boff « Chiesa : carisma e potere » è considerato
pericoloso perché, nella sua analisi ecclesiologica, fa derivare
« una concezione relativizzante
del cattolicesimo di fronte al
protestantesimo » (Il caso Boff,
Il Regno, Documenti, n. 514). Relativizzazione che porta lo scompiglio nella dogmatica cattolica
e che viene a rimettere in discussione l’esercizio del potere
sacro proprio della gerarchia.
Tutta l’analisi dei ministeri nella chiesa di L. Boff viene riportata da Ratzinger ai due pilastri
ineludibili dell’ecclesiologia cattolica: «a) la costituzione della
chiesa per istituzione divina è
gerarchica; b) esiste nella chiesa un ministero gerarchico, legato essenzialmente ed esclusivamente al sacramento dell’ordine ».
Il pericolo maggiore, nell’ottica del Vaticano, in definitiva è
sempre lo stesso, ma, provenendo da quell’immenso continente
(cattolico) che è l’America Latina, così lontano e sempre più
incontrollabile da Roma, crea
particolare inquietudine : si teme la nascita di un cattolicesimo nuovo, autonomo, non più
dipendente in tutto e per tutto
Ermanno Gente
(continua a pag. 12)
S. FEDELE D’INTELVI - CONVEGNO 84-85 SU FEDE E TESTIMONIANZA
Davanti alla morte:
il credente e la sua coscienza
te diverso che da noi. La stragrande maggioranza vive in uno
stato di mancanza di dignità e di
indigenza incredibile. La povertà
non ha niente di evangelico. Più
che di poveri si parla di impoveriti dai processi economici in atto. E il loro punto di vista deve
essere il punto di partenza del
cristiano ». Il rischio che noi europei corriamo, secondo l’oratore, è quello di non capire una simile realtà, se non ci liberiamo
dai nostri schemi mentali di analisi. Qui si parla di Gramsci e di
marxismo in modo diverso che
da noi, adattandoli cioè alla propria realtà.
Ciò non significa che noi dobbiamo essere spettatori passivi,
ma pur nei limiti culturali e storici dei reciproci contributi, è
giusto dialogare, manifestando in
questo modo una solidarietà fraterna in una ricerca religiosa che
potrà arricchire tutti.
In questa direzione non si pone, secondo il relatore, l’operato
del Vaticano, che ò ricorso ad
uno strumento giuridico quale la
Congregazione per la dottrina
della fede, ideato per condannare; a suo giudizio siccome « in
Vaticano nulla è casuale », si è
voluto « mandare un segnale »,
in ogni caso si è operato un tipo
di lettura che non tiene conto della realtà dell'America Latina, e
che riflette invece le proverbiali
paure cattoliche verso il marxismo ed il protestantesimo.
Il dibattito ha approfondito
ulteriormente il problema, evidenziando anche altri aspetti
della contraddittoria realtà del
continente latinoamericano.
L. C.
La dimensione tecnico-scientifica della realtà che provoca ed
interroga la fede religiosa cristiana. La fede religiosa cristiana
che si lascia interrogare da tale
realtà e che, quindi, interroga
se stessa. Ed interrogandosi si
pone il problema dell’etica: come formulazione di domande e
come risposta pratica ad esse.
Come, in ultima istanza, rapporto tra ciò che si è e ciò che si
dovrebbe essere; e, nel nostro
caso, essere in Cristo all’intemo
di situazioni determinate e determinanti.
Una di queste, la morte, appunto. Non però la morte come
problema dell’eutanasia, bensì
del sapersi decidere di fronte a
Dio ed a se stessi se voler sopravvivere allo stato larvale o
permettere di essere lasciato in
vita allo stato di incoscienza.
Cioè: di non essere lasciato morire. Questo, in casi-limite: età
avanzata, malattia che non lascia speranza. Strumenti: le
nuove tecnologie e metodiche
mediche. In altri termini: la sopravvivenza artificiale ed i suoi
costi. Costi materiali in rapporto alla collettività; costi morali
anche in relazione a se stessi.
Si tratta di una questione della quale, nell’ancora cattolica
Italia, poco si parla e, quelle rare volte, in termini ideologici fittizi: salvaguardia della vita. Ma
di quale vita?, si sono chiesti
una trentina di evangelici — alla fine di ottobre — nel Centro
Pietro Andreetti di San Fedele
d’Intelvi (Como). E, al tempo
stesso, di quale morte? Non la
morte come questione metafisica
e religiosa, ma la morte come
problema personale.
Il concetto di scelta e decisione individuali di fronte alla sopravvivenza artificiale suona polemico e provocatorio in un Paese nel quale il singolo è sopraffatto dalle istituzioni: Chiesa,
Patria, Partito ecc., che decidono per lui. Anche della sua vita, della sua morte.
Una risposta di fede? Per esempio — e si pensi agli Stati
Uniti od al Giappone — ogni
credente protestante potrebbe
redigere una lettera, valida giu
ridicamente, in cui esprime —
qualora si venisse a trovare in
circostanze clinicamente critiche — la volontà di lasciarsi
morire rifiutando medicine od
ossigeno od altro. Allora la questione verrebbe presa realmente in considerazione e nelle sue
dimensioni problematiche. Perché devo essere soltanto io, credente — o, anche, non credente
— a rifiutare una concezione distorta dell’etica cristiana che
mi impedisce la libertà che io
ho nella fede — o nella non-fede?
Si tratterebbe di una risposta
laica di fede cristiana ad una
manipolazione moralistica clericale. Come ha fatto notare il
prof. Aurelio Mauri Paolini, internista, che ha introdotto l’argomento, il problema della morte non si pone più perché l’ho
già risolto io dentro di me.
Una posizione ambigua, quella
del credente? O cinica? O realistica? Semplicemente, una posizione di chi si interroga e si lascia interrogare di volta in volta. E, in questo caso, dalle metodiche mediche della sopravvivenza artificiale. Di chi però, in
ultima istanza — ed ecco, qui,
ancora, una possibilità di testimonianza evangelica — rigetta
la concezione cal colica, ovunque
diffusa, della morte come sacrificio meritorio: anche la morte
rende. E rende di più se a chiederla sono realtà istituzionali
collettive. Così il singolo non ci
perde, se non nella propria individualità. Comunque, la questione non è certo tanto semplice. Che si ribbia o che non si
abbia « l’ìpotesi-Dio ».
Nella storia culturale la morte svolge un ruolo non secondario, e concerne l’individuo. L’individuo credente, per il quale la
morte rappresenta la conseguenza del peccato; l’individuo non
credente, o se vogliamo l’uomo
di scienza per cosi dire, secondo
cui ogni singola esistenza è programmata a termine. All’interno
della storia culturale dell’uomo.
Questa storia è suddivisibile
in tre periodi: il primo, il più
lungo, dell’uomo cacciatore; il
secondo, compreso in un arco
di circa diecimila anni, dell’uo
mc agricoltore; il terzo, degli
ultimi trecento anni, dell’uomo
della società industriale.
Nelle prime due fasi dominano le ipotesi religiose sulla morte con i grandi interrogativi sulla fine dell’esistenza. Nella terza, invece, l’ipotesi religiosa cade. Attraverso questa « decapitazione culturale », l’uomo acquisisce conoscenze sul suo essere
ed è in grado di programmare,
di procrastinare la propria morte con espedienti artificiali.
Biologicamente l’uomo è all’interno dell’equilibrio dell’ecosistema che, ad un certo punto,
si infrange spezzandolo. Esplosione demografica: giovani con
malformazioni fisiche tremende,
anziani, con una prospettiva di
sofferenze e di vita vegetale; persone vive dal collo in su o morte dal busto in giù. Così interviene la medicina: con le sue
tecniche prolunga la vita, ma al
tempo stesso l’angoscia ed il
dolore. Rende possibile, comunque, la sopravvivenza artificiale:
sopravvivere senza vivere. Quale ruolo, allora, alla fede credente? Come rispondere cristianamente ad una difesa della vita ad ogni costo, che suona —
pertanto — astratta e disumana?
Il voler sopravvivere « comunque » implica costi nei confronti
di se stessi e della comunità civile e di fede di cui si è parte
integrante. Perciò chi vive con
« l’ipotesi-Dio » non può non ragionare che in termini della « logica della croce »: ”mors mea
vita tua”. Comprenderà così la
propria esistenza come un diritto alla vita e come un diritto
alla morte. Un diritto, però, coniugato al tempo stesso ad un
dovere. Non c’è forse — come
ha chiesto e si è chiesto Mauri
— un momento in cui si ha un
dovere di morire? Eppoi, sì pensi a quelle parole di Paolo, quando ai Filippesi scrive: preferisco
morire, cioè unirmi a Cristo. Però, ora, la mia vita serve agli
altri. « Ve lo immaginate voi
— ha detto Mauri — Paolo in
un ospizio di oggi? ».
Sergio Ronchi
4
4 vita delle chiese
23 novembre 1984
DIBATTITO NEL CORPO PASTORALE
________________________________ AMICO DEI VALDESI
Il ruolo del pastore oggi Siegfried
La presenza alle Valli di Giorgio Girardet, neo professore di
teologia pratica alla Facoltà Valdese di Roma, è stata l’occasione per un dibattito tra i pastori
del I Distretto sul ruolo del pastore nella chiesa di oggi. La situaizione socio-politica ed economica delle Valli è in continua
trasformazione e necessariamente la prassi pastorale si deve
adeguare alle istanze che vengono daH’estemo, ma anche alle
tensioni che nelle comunità si
vanno via via creando. Partendo
da questo inquadramento che si
può definire storico, il pastore
Platone ha introdotto la discussione con un esame attento, seppur schematico, di ciò che il ministero pastorale comporta in
rapporto alla comunità in cui
questo ministero viene esercitato.
Se, da una parte, la preparazione ricevuta alla Facoltà è uniforme per tutti i pastori, dall’altra l’impatto con le comunità inserisce delle variabili a cui spesso essi non sono preparati. C’è
da fare i conti con le caratteristiche proprie di ogni chiesa locale, con i suoi Concistori a
volte muti o sordi, a volte
propositivi. C’è da fare i conti con il carattere del pastore
come individuo, a volte troppo
centralizzatore e capace di essere dovimque comunque, altre
volte troppo chiuso nel suo studio o poco incline a suscitare
collaborazioni, e c’è anche il pastore troppo spesso in viaggio o
l’altro che si lascia coccolare
dai suoi membri di chiesa. Il
problema consiste perciò nel
creare un corretto equilibrio di
coesistenza tra comunità e pastore nel rispetto dell’autonomia
delle comunità e di una certa
libertà di azione del pastore. E’
chiaro, a questo punto, ha detto Platone, che l’uniformità iniziale data dalla Facoltà di Teologia si incrina e si spezza davanti alla realtà locale con le
sue esigenze e le sue tradizioni.
Dopo questo impatto e questa
realtà diversificata non è possibile ritornare alla uniformità
iniziale. Se questa valutazione
è corretta allora diventa indispensabile il dialogo continuo,
soprattutto tra pastori e Concistori, nel confronto con la Scrittura.
La formazione
Il dibattito seguito alla relazione introduttiva ha centrato
l’interesse dei presenti sul pro;
blema della formazione che gli
studenti avviati al pastorato devono ricevere da parte delle
strutture di cui la chiesa dispone, Facoltà e anni o semestri
di prova nelle comunità. Tenuto conto del fatto che finora il
bilancio tra lavoro fatto in Facoltà e impatto con le realtà locali è ancora positivo, è pure
evidente, ha detto E. Genre, che
oggi più di ieri gli studenti rischiano di non afferrare senza
traumi le complesse situazioni
in cui vivono le chiese.
Diversi interventi hanno posto l’accento sulla necessità che il
corso di teologia pratica non consista solamente nell’acquisizione di cognizioni teoriche, ma sia
capace di immergere gli studenti nel vero e proprio lavoro pastorale, dando loro strumenti
adeguati per capire sia la chiesa sia la società nella quale la
chiesa si trova; lo studente deve poter acquisire la sensibilità
necessaria per confrontarsi criticamente con le comunità, ma
anche per affrontare serenamente le nuove problematiche che
una società in movimento presenta.
E’ chiaro perciò che il curriculum di studi deve avere una
impostazione più articolata e rispondente a necessità nuove. La
Facoltà è indirizzata, ha detto
G. Girardet, su questa linea, con
la istituzione, non del tutto prevista dai regolamenti, dei semestri pratici a metà del corso di
licenza teologica. Gli studenti
poi sono avviati al lavoro pastorale con esperienze catechetiche
nelle chiese di Roma o del Lazio, che per altro sono limitate
e troppo particolari rispetto alle diversità ecclesiastiche dalle
Valli alla Sicilia.
Il dibattito naturalmente non
è concluso, la prassi pastorale
è all’attenzione della chiesa già
da tempo e le soluzioni pratiche, anche a livello di regolamentazione interna, sono ancora
da studiare e da articolare in
proposte concrete.
Franco Taglierò
Seidel
Il 12 c.m. a Walldorf è improvvisamente mancato il Dott. Siegfried Seidel. Nato a Saarlouis,
compiuti gli studi vmiversitari a
Darmstadt-Essen si trasferì a
Saarbriicken, Berlino ecc. occupando posto direzionale alla
AEG sino al 1971. Uomo di studio viaggiò per l’Europa, indi
l’Africa, l’Asia, rAmerica del
Nord e del Sud.
Stabilitosi a Walldorf nel 1968
partecipò aU’attività della Comunità protestante. Lo colpì il
fatto che nella graziosa cittadina
moltissimi abitanti avevano nomi francesi, i più erano discendenti deH’emigrazione dalle Valli Valdesi. Ed allora volle far
parte della Arbeitsgemeinschaft
fùr Walldorfer Geschichte und
Genealogie (Ass. Studi Storici e
Genealogie), sin dal 1974.
Da un decennio non mancava
di partecipare ai pellegrinaggi
che annualmente l’Ass. dei valdesi di Walldorf fa alle Valli e si
iscrisse socio alla S.S.V. di Torre
Pellice.
Ha contribuito in gran parte
con gioia e dedizione al riammodernamento del bel Museo Valdese a Walldorf.
E’ con sincero vivo dolore
che diamo la notizia della scomparsa deirindimenticabile amico
Seidel; per il piccolo mondo dei
cultori di memorie e di storia
valdese è una grave perdita.
Venerdì 23 novembre
VILLASECOA — Alle ore 20 proiezione del film-documentario « Profezia ».
RADIO BECKWITH — Alle ore 17.30
intervista con Fulvio Tomizza: « Il male
viene dal nord ».
Sabato 24 novembre
□ PROTESTANTI e PACE
PINEROLO — Presso i locali di via
dei Mille 1 si tiene un seminario aperto
a tutti i partecipanti al progetto « Cultura della pace e Protestanti nei pinerolese » e a quanti sono interessati
alle tematiche della pace.
ore 15.30; Riflessione sul tema della » nonvlolenza ». Animazione a cura
del gruppo « Cultura protestante, cultura della disobbedienza civile »;
ore 19.30: Cena al sacco;
ore 21: Dibattito su « Etica protestante e nonviolenza », con intervento
del past. Giorgio Tourn.
□ IN TURCHIA AL SERRE
Alle ore 20.30, presso il Tempio del
Serre si terrà una serata di diapositive, aperta a tutti, con il past. Gérard
Cadier sugli itinerari dell'apostolo Paolo in Turchia. Coloro che sono già
iscritti al viaggio in Turchia dai
4 al 18 ottobre 1985 ed organizzato dai
Concistori di Angrogna e Pomaretto
possono prenotarsi per una cena con
Cadier al Ristorante del Serre, inizio
alle 18.30, telefonando al past. Platone
94.41.44 entro e non oltre venedì 23
sera.
VILLASECCA — Il concistoro è convocato alie ore 20 nella saletta.
RADIO BECKWITH — Alle 17.30 intervento del prof. Giorgio Girardet su
.. La morte esorcizza la morte. Il caso del cuore di babbuino. Riflessioni
su fede e scienza ».
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI “ Domenica 25 novembre
Attività dopo il passaggio di consegne
S. GERMANO CHISONE —
Si temeva che il cambiamento
del pastore, a S. Germano, provocasse notevoli ritardi nella ripresa delle attività, ma così non
è stato. La corale, la scuola domenicale, i catechismi e l’unione femminile hanno ricominciato il loro lavoro dopo la pausa
estiva senza sentirsi frenati dal
fatto che il nuovo pastore non
era ancora in sede e poteva dare quindi soltanto un aiuto saltuario. E’ importante notare
questo fatto, che dimostra come in una chiesa matura la vita
comunitaria non riposa sulle
spalle di una persona sola, ma
sull’insieme dei credenti che si
impegnano per Evangelo. Dopo
aver salutato il pastore Conte e
la sua famiglia che partivano
per Roma, la comunità si è raccolta attorno al nuovo pastore.
Paolo Ribet, che era insediato
dal sovrintendente, past. Noffke, domenica 21 ottobre.
Purtroppo in questo periodo
tre volte ci siamo raccolti attorno a tre fratelli che ci hanno
lasciato; dapprima Aldo Giacone di anni 78, quindi Lina Bosio ved. Bounous di anni 87 e
poi Olga Long di anni 62. Alle
famiglie, così duramente colpite, tutta la chiesa vuole rinnovare il senso della simpatia cristiana.
Domenica 4 novembre si è tenuta una simpatica « polentata »
alla Rostania, l’orto botanico
che si trova giusto sotto la 'Vaccera. Una quindicina di anni fa,
un gruppo di giovani rilanciò
questa iniziativa e ristabilì Torto botanico che da tempo non
era più curato da nessuno. Ora
la Rostania sembrava dovesse
di nuovo giacere nelTatabandono, ma un gruppo di giovani di
S. Germano ha deciso di ricominciare, di risistemare tutto.
Primo atto di questo rilancio è
stato appunto invitare amici
vecchi e nuovi della Rostania
per passare una giornata insieme. Il past. Pierluigi Jalla che
vent’anni fa fu uno dei promotori, ha aperto la giornata con
una meditazione sul Salmo 23.
E poi, il piacere di stare insieme, verificando i programmi e
i progetti.
Unione femminile
PRAMOLLO — Domenica 11
novembre ha avuto luogo l’assemblea di chiesa nel corso della quale le nostre delegate al
Sinodo ed alla Conferenza Distrettuale ci hanno illustrato gli
argomenti ed i problemi che
sono stati esaminati e le decisioni che sono state prese, insistendo sul fatto che anche noi
come comunità dovremo farcene carico, approfondirli ed assumere le nostre responsabilità.
• Domenica 25 novembre, alle ore 14.30, ci sarà il primo incontro dell’Unione Fernmimle :
è importante la partecipazione
di tutte le sorelle che ne fanno
parte, perché sia possibile programmare il lavoro che si vuole
svolgere.
• Mercoledì 7 novembre si so
no svolti i funerali di Ernesto
Long, dei Sappiatti. Si è spento
all’età di 75 anni presso l’Ospedale Valdese di Pomaretto, dove era stato ricoverato più volte nel corso degli ultimi anni,
che sono stati per lui pieni di
sofferenza. .
Rinnoviamo a tutti i familiari
le condoglianze più sincere e la
solidarietà cristiana di tutta la
comunità.
largato ai responsabili delle varie attività.
Il culto di domenica 25 sarà
presieduto da Marco Ayassot,
segretario della CED.
• Il 21/10 è stato celebrato il
battesimo di Daniel Peyronel, di
Umberto e di Genre Bert Vera.
• Desideriamo dire una parola di solidarietà nel dolore alla
moglie e ai genitori di Maturo
CastagdiB, deceduto all’età di 30
anni per un’improvvisa incurabile malattia. L’Evangelo della
risurrezione è stato annunciato
dal pastore di Villar Perosa al
funerale ; Marco Mourglia ha
espresso il ricordo affettuoso di
tutti gli amici.
Vivace assemblea
ANGROGNA — Un’assemblea
partecipata (60 hanno risposto
’presente’ al tradizionale appello nominale dei membri elettori) ha seguito con interesse la
vivace relazione di Vera Coisson
sull’ultimo Sinodo. Nella discussione che ne è seguita si è soprattutto sottolineato l’aspetto
della ’diakonia’ nella chiesa e la
responsabilità diretta che ne
consegue per ciascuno. Si è poi
parlato del documento sulla sessualità che, presto o tardi, an
drà presentato nei quartieri.
Circa il progetto del Concistoro di unificare e modificare gli
orari dei culti tra il Serre, Capoluogo e Pradeltorno per il periodo estivo, si è preso tempo
per una successiva pausa di riflessione; nella prossima assemblea si dovrebbe, al riguardo,
prendere una decisione. Varie
informazioni sulle attività in
corso ed un invito a riflettere
sul problema della droga (realtà concreta e presente anche
nella nostra Valle) hanno concluso i lavori delTassemblea di
domenica 18.
• Sabato 24 alle 15 incontro
di tutti i catecumeni con il pastore Gérard Cadier che alla
sera, incontrerà la comunità nel
Tempio del Serre alle 20.30.
Battesimo
VILLASECCA — Nel corso di
un culto cui hanno partecipato
alcuni ragazzi della Scuola domenicale e del Catechismo, è
stato amministrato il battesimo
ad Ilenia Rostaing di Roberto
e Annusca Pegoraro. La comunità esprime ai genitori la propria gioia e la volontà di partecipare alla responsabilità nella educazione di Ilenia alla fede.
□ FORUM TEOLOGICO
SAN SECONDO — L’incontro avrà
luogo nella sala della Chiesa Valdese,
con inizio aiie ore 14.30.
L'incontro al Castagneto del 14 ottobre ha permesso di raccogliere diverse
proposte di iavoro teologico intorno
ad alcune tematiche: ecclesiologia,
rapporto opere-predicazione, ritualità.
Introduce il dibattito ii pastore Giuseppe Platone.
L'incontro è aperto a tutti coloro
che sentono il bisogno di allargare le
proprie conoscenze teoiogiche e di acquisire un orientamento di fronte agli
attuali impegni di testimonianza.
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 14.30
presso la Casa Unionista si tiene l'assemblea del movimento di Testimonianza Evangelica Valdese (TEV).
AM’ordine del giorno discussione di
una lettera di 32 frateili deila chiesa
battista di Cagiiari su omosessualità e
fedeltà alla Scrittura.
□ ASSEMBLEA DI CHIESA
FRALI — il culto inizierà aile ore
10. Sarà seguito dall’Assemblea di
chiesa per i’elezione di nuovi anziani.
Dopo si svolgerà un pranzo comunitario. Chi intende partecipare è pregato di prenotarsi presso il pastore.
PRAROSTINO — SI terranno culti
contemporanei al Roc e a San Bartolomeo (10.30) e nel pomeriggio ai Rostagni di Roccapiatta (15).
Sabato 1 dicembre
Visita deila CED
VII-LAR PEROSA — Sabato
24, alle ore 18, il concistoro si
incontra con la commissione distrettuale. Dopo la cena in comune, alle 20.30 l’incontro è al
_ Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
ARREDAMENTI
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
TORRE PELLICE — Organizzata dai
gruppi giovanili una serata che avrà
luogo nel tempio su Zwingli e la Riforma a Zurigo.
Domenica 2 dicembre
□ INCONTRO SCUOLA
LATINA
Il gruppo Amici della Scuola Latina
di Pomaretto. con la collaborazione degli allievi della scuola, organizza, per
il pomeriggio, un trattenimento familiare al quale tutti sono cordialmente
invitati; genitori, parenti, amici. Ci ritroveremo alle ore 14.30 presso il Teatro del Convitto Valdese di Pomaretto.
PRAROSTINO — Assemblea di chiesa in vista della nomina del nuovo
pastore.
5
23 novembre 1984
Vita delle chiese 5
DALLE ASSEMBLEE DI CIRCUITO
EGEI SICILIA
Sicilia: il quadro di una Rilancio giovanile
T ’QCTorroorav.irinP rii iin discreto di Catania e di Scicli
situazione preoccupante
Fraternamente accolta, l’assemblea del XVI circuito s’è riunita domenica 14 ottobre nei locali della comunità valdese di Catania. L’ordine del giorno non
era molto denso: una veloce ripassata agli atti più significativi delle ultime assemblee (circuito, distretto. Sinodo) per impostare il lavoro dell’anno e la
elezione del nuovo consigli9 di
circuito che s’era oramai ridotto ad una sola persona. Ma nessuno intendeva spendere una
giornata per così poco. Una volta insieme valeva la pena di discutere del nostro essere chiesa in Sicilia. E così un intervento dopo l’altro s’è venuto a delineare il quadro nel quale ci
muoviamo.
Quadro socio-economico: la
Sicilia quale punto di osservazione priyilegiato non solo per
quanto riguarda la guerra e la
pace, ma anche per i problemi
sociali. Davanti a noi due scenari: da una parte una forte immigrazione di gente che vive in
aree di sottosviluppo (nord Africa), dairaltra un movimento circolatorio dei nostri emigrati che
— a causa di una ristrutturazione economica in vari paesi europei — sono costretti a ritornare e a cercare lavoro da noi.
L’uomo a cui dobbiamo annunziare il messaggio dell’evangelo
sarà sempre più in difficoltà nel
trovare il suo spazio di vita e
di sviluppo. In questa situazione
di maggiore disoccupazione, disumanizzazione, immigrazione,
militarismo, ’’prigionia”, la chiesa quale compito si assume?
di vent’anni la nostra presenza
s’è dimezzata: nel 1964 nell’ambito del XVI circuito operavano
13 pastori, 11 erano le sedi pastorali, 28 i centri che venivano
curati e la popolazione valdese
era di 2.192 anime; oggi i pa;
stori sono 7 e le sedi pastorali
sono 9, i centri da curare sono
14 e la popolazione valdese e
metodista è di 1.207 anime. Non
si tratta di rimpiangere il passato, ma di fermare un’emorragia che rischia di dissanguarci;
le comunità e non i singoli profeti devono ritornare ad essere
dei nuclei di vita e di testimonianza.
In questo contesto l’assemblea
ha ribadito la necessità di svolgere Un lavoro di ricerca, di
analisi, di confronto, di formazione ed ha specificatamente rà
chiesto al nuovo consiglio di
rendere esecutivo l’atto 10 dell’assemblea dello scorso maggio;
« L’Assemblea... impegna il C.C.
ad organizzare incontri di co. munità e di settori di esse (scuole domenicali, monitori, predicatori locali, ecc.) al fine di accrescere la comunione fra i
membri di chiese di città diverse e di elaborare una strategia
e una linea di testimonianza cristiana quanto più comune tra
le chiese del circuito ».
Dopo aver deciso di riportare
a cinque il numero dei membri
del consiglio, l’assemblea ha eletto Arrigo Bonnes, sovrintendente; Mario Berutti, Alfonso
Manocchio, Umberto Musmeci,
Miriam Schirò, membri.
Campania
Il 21 ottobre scorso a Portici
(Na) si è svolta l’Assemblea del
13° Circuito, la quale si è soffermata particolarmente sul problema dell’insegnamento della
religione nelle scuole.
L’ordine del giorno scaturito
invita le comunità alla vigilanza per l’applicazione della legge
delle intese rispetto agli orari
della collocazione dell’ora di religione e promuove un’indagine,
tramite questionario informativo, «per approfondire il livello
reale di conoscenza del problema nelle nostre comunità».
Il tema dei lavoratori stranieri in Italia, a cui verrà dedicata
la prossima settimana della libertà, e il tema della sessualità, per il quale si terrà un seminario teologico nella prossima
primavera, hanno caratterizzato
inoltre la discussione dell’Assemblea. Il nuovo consiglio eletto
risulta composto da G. Anziani, L. Cirica, Y. Rocchi, G. Siameli e A. Mucciardi.
Emilia Romagna
Contemporaneamente a Parma si è riunita l’Assemblea dell’8° Circuito, la quale ha esaminato la relazione programmatica del Consiglio e quelle delle
chiese. Particolare attenzione è
stata dedicata al problema dei
migranti. Il nuovo Consiglio
eletto risulta composto da D.
Venturi, B. Costabel, A. D’Ari,
A. Palazzine e M. Rovatti.
L’aggregazione di un discreto
numero di giovani, evangelici e
non, intorno a un gruppo di
diaconi e di volontari in servizio presso il Centro diaconale
del quartiere Noce di Palermo e
la presenza, in molte comunità
evangeliche siciliane, di classi
di catechismo relativamente numerose rispetto al passato hanno mutato già da alcuni mesi il
quadro di riferimento per il lavoro della EGEI siciliana. Proprio nel capoluogo dell’Isola, il
10 e l’il novembre, si è svolto
11 Convegno organizzativo della
Federazione, al quale hanno preso parte 25 giovani provenienti
da Catania (9), da Riesi (2), da
Scicli (2) e dalla stessa Palermo (12).
Distribuiti in tre gruppi di lavoro, i partecipanti hanno discusso dei possibili contributi
da dare allo studio biblico-teologico e alla formazione catechistica nelle loro comunità, nonché dell’impegno politico passato ed attuale della FGEI.
Chi è Gesù Cristo per gli evangelici siciliani degli anni Ottanta? In questa direzione si indagherà a partire da un questionario per i membri delle chiese,
la cui preparazione verrà affidata dalla Segreteria regionale
della PGEI ad alcuni «esperti».
Diversi metodi di preparazione catechistica verranno messi
a confronto in un Convelo regionale per « giovanissimi », da
tenersi a gennaio.
Per quanto riguarda, infine,
l’impegno politico della PGEI siciliana, ogni gruppo locale sceglierà le questioni che ritiene
prioritarie per la propria testimonianza nella società e le forme che maggiormente si addicono alla propria specifica realtà. In particolare, i gruppi FGEI
Evangelizzazione interna ed esterna
MILANO — Nel corso di una
ben frequentata assemblea il 28
ottobre la Chiesa metodista ha
dibattuto il tema dell’evangelizzazione : l’assemblea ha ribadito
l’importanza di una rinnovata
opera di evangelizzazione interna alla comunità. La scuola domenicale, il catechismo, la predicazione ai giovani delle nostre
famiglie richiedono un investimento di forze ed un’attenzione
particolari pèr il presente ed il
futuro della vita della chiesa:
in questo senso l’assemblea ha
incoraggiato il nascere di una
nuova iniziativa nei confronti di
giovani metodisti e valdesi intorno ai vent’anni, che saranno
invitati a riunirsi settimanalmente nei locali della chiesa metodista e a darsi un programma
di attività proprio. L’iniziativa
ha origine nell’ambito del gruppo Fgei milanese e delle chiese
valdese e metodista di Milano.
Per quel che riguarda l’evangelizzazione esterna si è ribadita l’importanza del culto domenicale come momento di predicazione pubblica ed è stata presa una decisione che vedrà la
nostra chiesa responsabilmente
impegnata in una concreta solidarietà nei confronti della chiesa metodista di Novara.
Sull’attuazione deH’Intesa tra
la Tavola Valdese e lo Stato, la
assemblea ha approvato 1 minati va presa dai pastori Valdo Benecchi e Guido Colucci di scrivere a tutti i direttori didattici
e ai presidi delle scuole di Milano e provincia per illustrare
la legge 449, e l’iniziativa di richiedere un colloquio da parte
valdo-metodista al Provveditore
agli studi di Milano. Da parte
metodista la delegazione è com
posta dal pastore V. Benecchi
e dal consigliere G. Visco Gilardi. L’assemblea ha poi delegato Giovanni Visco Gilardi ed
Ennio Ripamonti quali rappresentanti metodisti di una commissione mista (valdese-metodista) che seguirà l’evolversi degli
eventi in merito al problenaa dell’insegnamento della religione
nelle scuole.
Due iniziative « di pace » : l’assemblea ha approvato il gemellaggio della chiesa metodista di
Milano con una chiesa degli USA
tramite la chiesa di Riverside
Drive (New York) e ha deciso
di aderire alla proposta di rapporti bilaterali di pace contenuta nella lettera « Ai fratelli e alle sorelle del Sud e dell’Est »
promossa dalla FGEI.
Ripresa dei lavori
SANREMO — Mercoledì 3 ottobre sono riprese le riunioni di
studio biblico che registrano
una frequenza abbastanza buona, con la presenza anche di alcuni cattolici. Quest’anno viene
preso in esame un certo numero di Salmi.
Il 14 ottobre ha avuto luogo
l’assemblea di chiesa, durante la
quale è stata ascoltata la relazione del deputato al Sinodo, la
sorella Germana Gaydou e si è
discusso lo svolgimento delle
prossime attività comunitarie.
L’Unione Femminile si è riunita giovedì 18 ottobre ed ha esaminato il programma per i
prossimi mesi, tra cui l’organizzazione dei bazar, i cui proventi
vengono devoluti a favore degli
Istituti di beneficenza della chiesa. Tra l’altro è stato previsto
un contributo straordinario a
favore della ristrutturazione dell’Asilo per Anziani di S. Germano Chisone.
Il Consiglio di chiesa, durarite
le riunioni del 27/9 e del 25/10
ha ascoltato una relazione del
pastore Peyrot sull’assemblea di
circuito di Savona ed ha esaminato il programma di iniziative
per il V centenario della nascita
del riformatore svizzero Zwingli, che prevede una conferenza
e la proiezione di alcune diapositive. In programma a,nche la
prossima discussione di alcuni
temi sinodali.
Domenica 28 ottobre è stata
ricordata la Riforma. La predicazione ha riguardato il ritorno
alla Bibbia e la colletta è stata
devoluta a favore della Società
Biblica per la diffusione della
Scrittura nel mondo.
Purtroppo due lutti hanno
profondamente turbato la vita
della comunità: il 15 settembre
è mancata a Torino Elena Gönnet, che fu per vari anni membro attivo della nostra chiesa;
il 21 ottobre è deceduto, in seguito ad una grave caduta nei
boschi di Ceriana, Emilio Lanieri, molto stimato all’interno e
al di fuori della comunità per la
sua fede e la sua generosità.
Rinnoviamo alle famiglie i sentimenti della nostra solidarietà
cristiana, nella certezza che Dio
non le abbandonerà.
Attività femminile
PADOVA — Desideriamo innanzitutto rivolgere un saluto al
pastore G. Grimaldi, che ha lavorato con noi per alcuni anni,
e che ora è stato chiamato a curare un’altra comunità; e al pa
store A. Adamo, che per quest’anno purtroppo vedremo solo
saltuariamente, ma che sarà pastore di Padova e Vicenza definitivamente dall’ottobre 1985.
Il lavoro che intendiamo svolgere come Gruppo di Attività
Femminile consiste soprattutto
nella preparazione di un programma di incontri di carattere teologico-biblico e culturale
in senso ampio, aperti alla Comunità e all’intera cittadinanza;
nell’organizzazione di agapi fraterne; nella preparazione di bazar e feste comunitarie, allo scopo di raccogliere fondi per la
cassa locale e per avere la possibilità di inviare offerte ai nostri Istituti di assistenza. _
Il progrnmma di attività culturali è iniziato a fine ottobre
con una conversazione del prof.
Michele Tandello su « Aspetti
della vita religiosa italiana nel
’500». Il 7.11 Febe Rossi ha parlato su « Le ’parole’ della teologia» e il 14.11 la dott. Miriam
Neppi Modona, neuropsichiatra,
ha animato un dibattito su
« Sessualità e omosessualità ;
pregiudizi, condizionamenti, tabù ». Venerdì 23.11, alle ore 17.3Ö
il Prof. Paolo Ricca parlerà su;
« Sessualità e omosessualità :
una riflessione biblico-teologica ».
In seguito si prenderanno m
considerazione rnche gli altri
temi trattati durante l’ultimo Sinodo.
CONSIGLIO FFEVM
Sabato e domenica 24-25 novembre avrà luogo a Roma la
riunione autunnale del consiglio
della Federazione Femminile Evangelica Valdese-Metodista nella quale si definiranno le linee
di lavoro di quest’anno.
di Catania e di Scicli continueranno nel loro lavoro per la pace insieme con Comitati e Centri di documentazione, mentre
il gruppo giovanile di PalermoNoce (dove solo alcuni individui
haimo aderito alla FGEI) dedicherà maggiori energie a una più
esatta comprensione del fenomeno mafioso a partire dalla situazione della propria città.
In chiusura, il Convegiio ha
confermato la Segreteria in ca
rica; Carmelo Lanzafame (Segretario regionale). Nunzio Cosentino e Patrizia Peyrot.
B. G.
INVITO A TRESANTI
Diaspora
e comunità
Certe particolari situazioni in
cui spesso vengono a trovarsi
molte famiglie delle nostre Comunità, specialmente nei casi di
cambiamento di alloggio in gran
parte dovuto alla calamità degli sfratti, ai trasferimenti o ad
altre ragioni, assottigliano il numero di coloro che possono partecipare in pieno alla vita attiva
delle nostre chiese che, in genere, hanno il loro centro di incontro nelle città più importanti e quasi sempre nel quartiere
centrale.
Anche chi riesce a trovar casa in periferia, come chi è costretto ad andare oltre l’immediata cintura periferica, malgrado tutto, si trova ad essere un
isolato e si allontana pian piano, almeno fisicamente, dalla vita della-sua Comunità. Non bastano le circolari, i giornali, bollettini ecc. e la visita di qualche
fratello per mantenere saldi i
legami di prima. E’ un problema
che non dovrebbe essere sottovalutato, ma affrontato con stimolo ad organizzare e a fare. Il
Comitato della Casa Comunitaria di Tresanti vorrebbe richiamare l’attenzione dei credenti
su questo problema e, in occasione del IV incontro di quest’anno del prossimo 8 dicembre, propone un dibattito su
«La diaspora evangelica toscana : quali prospettive? » nell’intento di portare un contributo
alla ricerca di nuove fantasie
per legare la dispersione dei credenti delle periferie cittadine,
come dei paesi più distanti, alla
vita delle Comunità.
Un invito a tutti gli evangelici
della provincia di Firenze e della Toscana, residenti nella diaspora, per ritrovare, insieme,
nell’incontro di sabato 8 dicembre 1984 momenti di costruttiva
fratellanza. Per informazioni;
tei. 0571/608355.
PROTESTANTESIMO
IN TV
LUNEDI’ 26 NOVEMBRE
ore 23 circa - RAI 2
Una teologia
per gli oppressi
Presentazione della teologia
della liberazione in Sud America.
Partecipano al dibattito; José Ramos Regidor (teologo
cattolico), Eugenio Bernardini (pastore valdese). Sono
testimoni della situazione latinoamericana Mino Fuccillo
(giornalista di Repubblica) e
lillà Boll (religiosa brasiliana).
Conduce in studio Renato
Malocchi.
6
6 prospettive bìbliche
23 novembre 1984
IMMINENTE L’INTERA BIBBIA TRADOTTA IN LINGUA CORRENTE - 2
Le prime pagine della Genesi
Sì procede a una nuova traduzione della Bibbia non perché i
traduttori pensino che le precedenti siano inadeguate, ma perché col passare degli anni la lingua si evolve: sorgono parole
nuove che una volta non si adoperavano mentre altre risultano logore o incomprensibili. Non solo, una nuova traduzione nei
paesi dove ce ne sono altre, si
giustifica anche sia per gli stimoli nuovi ai lettori che altre
non hanno, sia per l’incentivo
alla riflessione proveniente dal
raffronto con le altre.
Chi leggerà la T.I.L.C. Antico
Testamento troverà queste due
caratteristiche sin dalle prime
pagine della Genesi.
Il gruppo ’traduttori Pentateuco’ ha notato l’estrema poeticità
del primo capitolo della Bibbia
per cui è parso bene metterlo in
risalto tipograficamente, dividendo come in strofe l’elenco dei
giorni della creazione, e dando
il tìtolo « Inno a Dio creatore ».
Così, anche visualmente, il lettore è aiutato a prendere nota
di quel che è ormai di dominio
comune, cioè che vi sono due
racconti della creazione: il primo (Gen. 1/1 - 2/4a) caratterizzato nel testo ebraico dal nome
Elohim reso nelle traduzioni italiane con Dio, e il secondo caratterizzato dall’uso di due nomi: Jahwé e Elohim resi in italiano con Signore (Riveduta:
Eterno) e Dio. Ma evidentemen
te nella nostra lingua suona male dire « Il Signore Dio »; si è
adottata l’inversione: « Dio, il
Signore ».
Alcune scelte
I titoli, che non fanno parte
del testo originale e nei confronti dei quali il traduttore ha quindi una maggiore libertà, sono
più numerosi di quanto lo siano
in molte traduzioni precedenti
per aiutare lettura e ricerca.
Vi sono poi alcune scelte di
traduzione, complete di per se
stesse, ma particolarmente atte
a stimolare la riflessione di chi
voglia confrontarle con altre. Esempio: Genesi l/2c « Un vento
impetuoso soffiava su tutte le
acque ». Chi ha nelle orecchie (e
nel cuore!) «Lo spirito di Dio
aleggiava sulla superficie delle
acque » sarà spinto a protestare accusando di tradimento i
traduttori. Ma non è così: quest’ultima versione, di per sé legittima, può essere sorta veramente da un’interpretazione teologica posteriore che vede in
questo « spirito di Dio » lo Spirito Santo. Ma non è affatto detto che sia così. « Però nella nuova traduzione — dirà qualcuno
— c’è su ’tutte’ le acque. Questo
’tutte’ nel testo non c’è! ». Esatto.
Ma secondo il principio delle equivalenze dinamiche questo ’tutte’
ricorda al lettore che il « vento
impetuoso » (o « lo spirito di
Dio ») soffiava sulle acque indivise, ossìa su quelle di ’sotto’ e
quelle di ’sopra’, che solo più
tardi vengono separate (v. 7).
All’inizio insomma, c’è veramente un gran caos ed è bene che
il lettore non incominci a pensare già al V. 2, a un bel mare
calmo sul quale placidamente
aleggia lo spirito di Dio. Ma poiché dal punto di vista grammaticale le due traduzioni possono
essere legittimamente sostenute,
come in altri casi analoghi, a
questo punto una nota riporterà la versione alternativa non
contenuta nel testo.
Le note
Pensiamo che anche le note
siano ima caratteristica nuova
di questa traduzione, soprattutto per chi è abituato alla Riveduta che ne ha poche. Una parte sono del tipo appena esaminato, riportano cioè versioni alternative del testo originale
quando non è chiaro e si presta a più interpretazioni. Altre
note motivano e precisano la
scelta^ di_ un determinato vocabolo italiano che non racchiude
in sé tutta la ricchezza del corrispondente ebraico (non sempre
è possibile trovarne uno!) ma
gli si avvicina maggiormente.
Esempio: in Genesi 1/4 vi è il termine ’¡bella’, nei vv. lOb, 12b, 18b,
21b e 25b ’bello’, e ’molto bello’
nel V. 31b. In genere nelle traduzioni si leggono i termini ’buona, buono, molto buona’. Per
contrapporre all’orrore del caos
primordiale la bellezza del creato ben ordinato, ’bello’ è sembrato più opportuno di ’buono’
che sa di cucina. L’obiezione che
qui il corrispondente ebraico indica anche efficacia, corrispondenza allo scopo, non è sembrata sufficiente per tradurlo con
’adatto’, 'corrispondente allo
scopo’ o con ’buona cosa’, perché almeno buona parte di questo significato, come spiega la
nota, è incluso nella parola ’bello’: quante volte infatti si usa
dire che si è fatto un « bel » lavoro anche quando l’estetica magari c’entra poco e si pensa solamente al buon risultato pratico raggiunto?
Altro caso. In Genesi 2/2 leggiamo: « Dio benedisse il settimo giorno e disse: è mio! ». La
corrispondente espressione tradotta alla lettera suona: « Dio
santificò il settimo giorno ». Ma
per quasi tutti i lettori, e non
solo cattolici, oggi ’santificare’
ha il significato di ’porre sull’altare’, ’proclamare santo qualcuno, canonizzarlo’. Molti pensano
che santificare, ad esempio le
feste (o la domenica per i protestanti) significhi riservare una
parte di quella giornata per la
messa, o recarsi al tempio per
il culto. Ma in realtà quale si
gnificato ha ’santificare’ per Dio?
Proclamare che qualche cosa o
qualcuno è suo, gli appartiene,
deve essergli riservato. Come
rendere quindi oggi in lingua
corrente, con una espressione
lapidaria, tutta la ricchezza di
questo significato? A tutta l’équipe dei traduttori è sembrato che
la frase « Dio disse: è mio! »
esprimesse bene quel che il testo vuol dire: il settimo giorno
Dio lo vuole interamente per sé!
E quel che Dio vuole per sé lo
vuole anche per l’uomo, per il
bene dell’uomo, perché Dio che
si riposa il settimo giorno vuole
che anche l’uomo si riposi: il
termine Sabbat in ebraico ha
appunto a che fare con la radice di un verbo che richiama la
cessazione del lavoro, il riposo.
Anche questo è ricordato in una
nota.
Speriamo che quanto detto sin
qui possa aiutare a comprendere il metodo di traduzione e
lo spirito di servizio verso i lettori con il quale hanno lavorato
i traduttori.
Ora verranno le critiche: tante saranno pienamente giustificate e verranno tenute in debito
conto e qualcuna forse non lo
sarà affatto. Già Lutero, nostro
comune maestro anche nell’arte
del tradurre, ricorda, a proposito della sua traduzione del N.T.
per la quale aveva ricevuto molte critiche, l’antico proverbio
« Chi costruisce al margine della
strada ha molti maestri » e aggiungeva: « ho reso un servizio
soltanto a quelli che non sanno
fare di meglio. A nessuno è vietato di fare una traduzione migliore » (Lutero: « Epistola sul
tradurre »... in Scritti religiosi
di M. Lutero, a cura di V. Vinay,
UTET 1978, p. 703).
Bruno Costabel
BISOGNO DI SANTITÀ’
O DI RIFORMA?
Giovanni 2: 13-17
« La Chiesa ha bisogno di Santi, non di
Riformatori », secondo Giovanni Paolo II.
Ha bisogno di Francesco d’Assisi, non di
Valdo di Lione. Ha bisogno di Santa Teresa d’Avila, non di Martin Lutero. Ha
bisogno di Sant’Ignazio di Leyóla, non di
Calvino. E’ la vecchia tesi cattolico-romana secondo cui la Riforma è stata un
evento infausto nella storia della chiesa,
una calamità, un fatto non privo di cose
buone ma nell’insieme sostanzialmente
negativo. Perciò il papa non ha celebrato
la Riforma, ha celebrato San Carlo Borromeo, uno dei grandi fautori della Contro-Riforma. Questa è, in effetti, oggi ancora la grande antitesi: noi celebriamo la
Riforma, il papa celebra la Controriforma.
Ma in che consiste, propriamente, quest’antitesi fra la Riforma cattolica imperniata sui Santi e la Riforma protestante
imperniata sui Riformatori? Quando il
papa afferma che la Chiesa ha bisogno
di Santi, non di Riformatori, vuol dire
una cosa molto semplice: la Chiesa non
ha bisogno di riforma, ha bisogno di santità. In altre parole la chiesa non ha bisogno di essere cambiata, ha bisogne di
essere migliorata; la chiesa così com’è
va bene, sono i cristiani che non vanno
tanto bene; la fede della chiesa è a posto, è la vita della chiesa che dev’essere
emendata.
Ma Lutero diceva: se la vita della chiesa è scadente, è perché la fede è malata.
La Riforma, in fondo, non ha pesto che
una domanda: la domanda della fede. E’
la stessa domanda che Gesù pose alla
sua generazione: « Se aveste fede quanto
un granel di senape... ». E a proposito
del centurione di Capernaum che era pagano: « In verità in nessuno, in Israele,
ho trovato tanta fede » come in questo
pagano (Luca 7: 9; Matteo 8: 10). Ma il
potere religioso respinge questa domanda con sdegno. Come osi tu, rabbi di
Nazareth, mettere in dubbio la fede del
Sommo Sacerdote? Come osi tu, monaco importuno e impertinente, affermare
che non c’è fede nella chiesa?
La domanda radicale
Ecco perché il papa non vuole i Riformatori: perché essi mettono in questione
non la vita, ma la fede della chiesa, pongono cioè alla chiesa la domanda radicale: Dove sta il tuo tesoro? Dove riposa
il tuo cuore? Dove s’acqueta l’anima tua?
In Dio o in qualche suo surrogate? Semplificando alquanto potremmo dire così:
la differenza tra Riforma cattolica e Riforma protestante è che la prima signi
a cura di Gino Conte
^ In una nostra comunità, nel periodo intorno alla « giornata della Riforma »,
e stata svolta questa riflessione biblica su un testo che in quell’occasione è spesso
letto nelle chiese protestanti. In quei giorni il papa, nel corso della sua visita alla
diocesi di Milano, aveva detto che « la Chiesa ha bisogno di Santi, non di Riformatori ».
fica migliorare la vita della chiesa, la seconda rifondare la fede della chiesa.
Certo, la chiesa ha anche bisogne di
santi. Lo dice bene e lapidariamente Pietro nella sua 1“ lettera: « Come Colui che
vi ha chiamati è santo, anche voi siate
santi in tutta la vostra condotta; poiché
sta scritto: Siate santi, perché io sono
sante» (1° Pietro 1: 15-16). Ma, appunto
perché la chiesa sia santa dev’essere « riformata », cioè rifondata in Dio mediante
la fede.
Una buona illustrazione della Riforma
come battaglia per la fede in una chiesa e in un mondo in cui si cerca di fare
economia della fede, la troviamo nel brano biblico che nella ricorrenza della Domenica della Riforma viene letto in molte chiese evangeliche e cioè il racconto
della cosiddetta « purificazione del tempio » trasformato in una « casa di mercato ».
La grazia commerciata
La grazia di Dio, anziché essere gratuitamente offerta e gratuitamente ricevuta, è mercanteggiata: la chiesa diventa
una bottega, teatro di un commercio sacro: io porto a Dio qualcosa (soldi, sacrifici, ’fioretti’, virtù ecc.) e in cambio mi
aspetto di ricevere qualcosa; io do qualcosa a Dio, Dio dà qualcosa a me. La
compravendita delle indulgenze esemplifica bene e simboleggia questo mercato
con Dio, per cui la chiesa è effettivamente
una casa di mercato. Queste testo veniva letto e commentato perché effettivamente la Riforma fece piazza pulita di
questo mercato religioso, ristabilendo
l’assoluta GRATUITA’ della GRAZIA.
Tutto ciò vale, naturalmente, oggi non
meno di ieri.
Ma leggiamo la parola di Gesù in una
prospettiva più ampia, che riguardi non
soltanto la chiesa ma tutto il mondo. Vediamo in questa « casa del Padre mio »
non solo il Tempio di Gerusalemme, non
solo la chiesa cristiana, ma la casa comune degli uomini, come se Gesù dicesse: « Non fate della casa del Padre mio,
cioè della vostra casa, una casa di mercato ». E’ un giudizio non solo sulla no
stra religione, che rischia sempre di nuovo di essere vissuta come un do ut des,
come un affare, alla base del quale c’è
un calcolo più o meno sottile, più o meno ingenuo — ma su tutta la nostra civiltà che non è altro che una gigantesca
« casa di mercato ». Tutto è mercato, tutto
è in vendita, tutto si può comprare. Nulla si sottrae alla cosiddetta «legge di mercato ». Il « mercato » è il fattore decisivo nei rapporti tra nazioni e persino tra
continenti: la ricerca e la conquista di
« nuovi mercati » determina molta parte
della politica estera di molti Stati. Il
mondo intero non è che una grande casa
di mercato.
Tutto si compra e si vende
Qualche esempio:
a) si compra e si vende la verità:
pensiamo al mondo dell’informazicne, che
è il grande mercato della notizia; qui si
compra il silenzio, là si vende il segreto;
qui si vende la verità come menzogna, là
si compra la menzogna come verità;
b) si vende e si compra la libertà:
pensiamo a Pinochet che ha venduto la
libertà del Cile alla ITT; pensiamo alle
innumerevoli situazioni personali, familiari, di lavoro e via dicendo in cui la libertà dell’uomo diventa merce di scambio;
c) si vende e si compra la giustizia.
Già Amos denunciava quelli che « vendono il giusto per denaro » (2: 6). Che cesa
sono il 90% degli scandali che affliggono
la nostra vita politica, se non i mille modi
in cui il diritto, la giustizia sono stati venduti;
d) si vende e si compra la morte: pensiamo al commercio floridissimo delle
armi, a quello ancor più florido della droga. Che cos’è questo, se non vendere la
morte?
Ma in realtà, attraverso queste compravendite e al di là di esse, quel che
nel nostro mondo si compra e si vende
è l’uomo. L’uomo è la merce, è lui il
soggetto e l’oggetto del grande mercato.
« Non fate... mercato » = non fatevi mercanti e merce!
E naturalmente si vende e si compra
anche Dio, in un mondo in cui tutto è
mercato. Dio può essere il « pezzo » più
pregiato sul mercato, quello per il quale
si pagano i prezzi più alti: massima ascesi, massimi sforzi, massimi sacrifici. Che
cosa non è stato fatto per Dio! Quali
sublimi traguardi non sono stati proposti e raggiunti! Però c’è anche una svendita di Dio: « trenta denari » non sono una
gran cifra! C’è una « grazia a buon mercato »! Ci seno tanti modi di essere « mercanti di Dio », di venderlo o svenderlo
anche per meno di trenta denari.
« Non fate della casa del Padre mio
una casa di mercato ». Che vuol dire
Gesù?
1) Non trasformate la chiesa, non solo, ma anche la società in un gigantesco
mercato, perché se mercificate il rapporto con Dio finirete per mercificare i rapporti con l’uomo, finirete per mercificare
l’uomo. Là dove tutto è mercato, tutto
diventa merce. Anche ciò che non lo è,
perché non ha prezzo: la libertà, la vita.
2) Non trasformate non solo la religione, ma anche la vita in un mercato.
Imparate a vivere come figli, non come
clienti o mercanti. Il figlio vive liberamente nella casa del Padre; come dice
il padre al figlio maggiore; « Ogni cosa
mia è tua» (Luca 15: 31).
Certo, sappiamo tutti benissimo che
molta parte della nostra vita sta sotto
la legge del mercato: vendiamo il nostro
lavoro per convertirlo in pane; sappiamo che ogni giorno vendiamo e compriamo. Ma proprio per queste la parola di
Gesù — « non fate una casa di mercato
della casa del Padre mio », cioè della
vostra casa, poiché siete o siete destinati a essere figli di Dio e comunque Dio
è Padre di tutti, sopra tutti, fra tutti e
in tutti (Efes. 4: 6) — giunge quanto mai
propizia e benefica.
Liberi spazi di gratuità
La Riforma del 16° secolo ha liberato
la chiesa dallo spirito e dàlia legge di
mercato. L’Evangelo è grazia, assoluta,
incondizionata: nulla la può comprare,
nulla la può meritare, ci è già stata meritata da Cristo, essa è solo da ricevere,
da accettare, da vivere, c’è solo da dire
sì, c’è solo da aprire la mano e il cuore,
c’è solo da credere! Dio non è un mercante, è un Padre, l’uomo non è un cliente, è un figlio.
Sarebbe bellissimo che la Riforma del
16° secolo continuasse nel 20“: anche in
tutti gli aspetti della vita della società
Dio ci libera dalla mercificazione e ci
spinge a operare per creare spazi di gratuità, in cui appaia, almeno un poco, che
non è vero che tutto si vende e si compra; liberi spazi di gratuità in cui sentiamo e facciamo sentire che siamo figli
d’un Padre, non clienti né mercanti né
merce.
Paolo Ricca
7
23 novembre 1984
oUèttìvD aperto 7
________________ECUMENE, 3-4 NOVEMBRE: CONVEGNO DEL SERVIZIO STUDI DELLA FEDERAZIONE
GLI EVANGELICI E L’ORA DI RELIGIONE
Nella linea dell’atto sinodale ’84 il convegno ha approfondito l’analisi della situazione, ha valutato le diverse opzioni
relative alla « cultura religiosa » nella scuola e ha precisato la portata dell’art. 10 dell’Intesa valdese-metodista
9
CS
Il Convegno del Servizio Studi della FCEI su « Evangelici di
fronte all’ora di religione rinnovata », che si è tenuto ad Ecumene nei giorni 3 e 4 novembre, ha
visto la partecipazione di circa
40 persone. Non molte per la
verità, ma rappresentative della
nostra realtà federata e qualificate per i loro impegni nella
chiesa e nella società: la presidente della FDEI, il segretario
FGEI, quello del SIE (servizio
istruzione ed educazione della
FCEI), il redattore della rivista
« la scuola domenicale », insegnanti evangelici, studenti in teologia, pastori delle nostre chiese,
il redattore del NEV, il direttore
dell’Eco-Luce, il moderatore della Tavola, membri deH’OPCEMI,
predicatori locali ecc. Sono intervenuti anche alcuni cattolici
di base (Com-Nuovi Tempi).
I lavdri del Convegno, presieduto da Franca Long Mazzarella,
si sono articolati in tre fasi:
1) Le relazioni di Gianni
Long (l’ora di religione nel rapporto stato-chiesa alla luce del
dibattito parlamentare), di Marcello Vigli (la posizione dei cattolici di base sulTeducazione religiosa nella scuola) e di Franco
Giampiccoli (quali linee di azione da parte degli evangelici italiani dopo l’approvazione dell'Intesa). Le relazioni sono state
seguite da dibattito e da resoconti di esperienze personali e
locali.
rapporto con le istituzioni (lo
Stato), ma con unanime convergenza nel ritenere che la nostra
battaglia è sempre quella della
laicità dello Stato stesso e ohe
l’art. 10 delle nostre Intese non
potrà mai essere utilizzato, da
parte nostra, per avanzare richieste di privilegi che vadano al
di là del diritto di tutti i cittadini
di dare un contributo democratico all’educazione e alla scuola.
Si è discusso, ovviamente, anche delle proposte di nuovi
programmi per la scuola elementare, del progetto di riforma della scuola superiore, dell’art. 9 del
nuovo Concordato (riguardante
la facoltatività della frequenza
all’ora di religione), delle nostre
nuove responsabilità di fronte
alle possibilità di intervento
« culturale » nella scuola. Le commissioni parlamentari continuano a far pesare il fatto che la religione cattolica è parte integrante della tradizione culturale italiana, a giustificazione della
sua preponderanza nei compiti
educativi della scuola di stato.
Questo varrebbe come dato indiscutibile nei programmi della
scuola in « ogni ordine e grado ».
Anche ridefinendo la materia
scolastica da « religione » (cattolica) in « conoscenza del fatto
religioso », non si vede come questa (ufficialmente non confessionale) non torni poi ad essere,
magari con gli opportuni aggiustamenti e raffronti, egemonizza
le! preghiera del mattino di una scolaresca elementare {dalla rivista
« Religione e Scuola »).
2) Due gruppi di lavoro hanno affrontato la tematica generale sulla base di un questionario preparato da Paolo Naso,
questionario ohe affrontava i temi della nostra posizione rispetto all’ insegnamento religioso
confessionale nella scuola, della
qualità della nostra presenza nel
quadro del dibattito culturale all’interno dell'istituzione scolastica, dell’esigenza della laicità della scuola pubblica in Italia, del
ruolo della Facoltà di teologia
e dei nostri organismi (SIE)
circa la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti, l’elaborazione di testi alternativi sul
« fatto religioso ».
3) La discussione a gruppi ha
fornito il materiale per una commissione ristretta che ha lavorato durante la notte, producendo
una bozza di documento conclusivo che è stato discusso ed
emendato la mattina del 4 e che
riproduciamo a parte.
Un intenso lavoro
Si è trattato, quindi, di un
giorno e mezzo di intenso lavoro,
lungo un percorso a vglte minato a causa delle diverse posizioni ecclesiologiche emerse, circa il
Il documento conclusivo
In un momento nel quale si assiste ad un
ampio dibattito, in diverse sedi, sulla riforma
della scuola ed in particolare sulla collocazione
delle tematiche religiose, intendiamo condurre
nel nostro paese, insieme a tutte le forze politiche, culturali e religiose disponibili, una battaglia perché la scuola, in un processo di generale rinnovamento, si qualifichi come luogo di
formazione e di confronto tra le varie posizioni culturali, ideologiche ed anche religiose,
sempre attenta ad evitare ogni palese o celato
confessionalismo derivante dalla concessione di
privilegi alle chiese.
In questo quadro mentre esprimiamo un giudizio positivo sulle novità giuridiche introdotte
dalla legge 449/84 di approvazione dell’Intesa
tra la Repubblica Italiana e le chiese rappresentate dalla Tavola Valdese e sull’attenzione
che le forze politiche e culturali hanno prestato all’Intesa stessa, manifestiamo viva preoccupazione per la ripresa di una intransigente offensiva da parte della chiesa cattolica e specificatamente della GEI, tesa a salvaguardare
una condizione di privilegio, se non di monopolio, rispetto all’insegnamento religioso nella
scuola pubblica. Citiamo ad esempio quel passo
della nota della presidenza della GEI che, nel
quadro di una pastorale nei confronti di chi
non intende avvalersi dell’insegnamento religioso confessionale, sollecita la chiesa a promuovere iniziative tese ad evitare ogni « vuoto scolastico che potrebbe compromettere seriamente la presenza di un valido insegnamento della
religione cattolica, creando discriminazioni di
diritto e di fatto, anche contro la lettera e lo
spirito del Concordato ».
La stessa proposta emersa in diverse sedi di
istituire un « secondo binario » che preveda un
insegnamento formalmente non confessionale
sul fatto religioso — sia esso alternativo o
complementare a quello confessionale — solleva
al memento attuale serie preoccupazioni di ordine politico e culturale.
Nell’ipotesi di un insegnamento alternativo,
riservato cioè a quegli studenti che non intendessero avvalersi delTinsegnamento religioso
confessionale, esso assumerebbe un carattere
di ricupero confessionale sia pure « in extremis ».
D’altra parte, l’ipotesi di un insegnamento
parallelo non ci sembra accettabile per la mancanza di uno statuto epistemologico di una materia scolastica priva di un adeguato retroterra culturale e universitario e che perciò non si
presenterebbe con le necessarie garanzie di pluralismo e di apertura proprie di una scuola
laica.
Sosteniamo invece l’esigenza, nel quadro di
un processo di reale «deconfessionalizzazione»
della scuola italiana, di un approccio critico e
dialogico al fatto religioso per mezzo di un
organico approfondimento delle tematiche relative nel quadro delle materie già esistenti
(letteratura, storia, storia dell’arte, filosofia,
geografia, scienze, ...) o da attivarsi (scienze
antropologiche e sociali, ...). Tale approfondimento richiede un’appropriata ridefinizione di
diversi lineamenti della preparazione degli insegnanti.
In questa prospettiva i principi contenuti nell’art. 10 della legge 449/84 offrono possibilità
di intervento che vanno confrontate con la realtà attuale dei programmi scolastici da un lato
e, dall’altro, con le proposte di nuovi programmi per le scuole elementari e di riforma della
scuola superiore.
Gondividiamo la posizione assunta dal Sinodo delle chiese valdesi e metodiste del 1984 di
non utilizzare detto articolo 10 per istituire un
insegnamento religioso confessionale protestante: posizione che va guadagnando consensi nel
mondo evangelico italiano.
Servirsi dell’opportunità offerta dal suddetto
articolo significa rispondere alle richieste che
ci sono rivolte dal mondo della scuola, indipendentemente dal fatto che il nostro intervento si esprima in considerazioni di tipo culturale od in una testimonianza di fede.
Riteniamo infatti che la nostra presenza nella scuola debba avvenire nel quadro di una o
più materie d’insegnamento per lo svolgimento o Tapprofondimento di una parte del programma e non avere il carattere di un corso
sostitutivo, in alternativa o in parallelo con il
corso di religione cattolica.
Resta aperta la possibilità di interventi fuori
dell’orario scolastico, a libera partecipazione
e su invito di chi essendo interessato ad approfondire tematiche religiose, chiedesse il nostro intervento.
A partire da queste riflessioni, in conclusione, intendiamo ribadire la nostra disponibilità
ad un confronto con le forze impegnate per il
rinnovamento della scuola e precisare i termini della nostra linea di testimonianza e di presenza protestante nell’ambito di una scuola
che vogliamo aperta al confronto sulle tematiche religiose ma depurata di ogni confessionalismo, evitando quindi la tentazione di utilizzare coperture istituzionali per garantirci degli
spazi privilegiati.
Ecumene, 4 novembre 1984.
ta dalla trasmissione della cultura e della morale cattolica.
La facoltatività
Anche la facoltatività circa la
frequenza della lezione di religione (cattolica) che il nuovo
Concordato prevede (sempre a
spese dello Stato), pone vari
problemi.
1) Intanto la disposizione
sulla facoltatività non è ancora
in vigore, per cui l’unica legge
valida (come è stato ribadito ad
Ecumene) è quella- delTart. 9
della 449 (Intesa) che sancisce il
diritto a « non avvalersi delle
pratiche e dell’insegnamento religioso » in tutte le scuole pubbliche, dalle materne alle superiori, Di questo diritto possono
usufruire non solo valdesi, metodisti e evangelici in genere, ma
tutti coloro che rifiutano l’ora
di religione nella scuola per sé
e per i propri figli.
2) La CEI (Conferenza Episcopale Italiana) preoccupata in
vista di un probabile calo della
frequenza all’ora di religione,
spinge verso una riqualificazione dell’insegnamento cattolico e
verso un « doppio binario » della presenza religiosa nella scuola, cioè l’istituzione di una nuova cattedra, quella di « informa
zione religiosa » da affiancare
(secondo alcuni in alternativa,
secondo altri aggiuntiva) a quella delTora più tipicamente catechetica cattolica.
3) C’è anche chi propone la
istituzione della cattedra di
« Storia delle Religioni », nelle
superiori, che sarebbe obbligatoria. Chi insegnerà in queste nuove cattedre? Non vi verranno
forse dirottati gli attuali professori di religione che si troveranno in soprannumero? Quale imparzialità (per non dire «laicità ») vi sarà da parte loro?
E’ ovvio che i partecipanti al
Convegno si siano espressi unanimemente (vedi documento):
a) per una scuola laica e pluralista;
b) perché il fatto religioso
venga affrontato nel corso dello
svolgimento delle varie materie
in cui ha qualche rilevanza (letteratura, storia, arte, filosofia,
geografia politica, scienze ecc.);
c) contro una cattedra specifica di « religione » (fatto o storia delle religioni che sia);
d) contro il permanere, sia
pure facoltativo, dell’ora di religione cattolica nelle scuole pubbliche, a spese dello Stato, cioè
dei contribuenti.
E’ stata anche individuata e
suggerita la possibilità di promuovere (da parte della FCEI)
una serie di incontri regionali e
nazionali sulla tematica genera
le della scuola, sui nuovi programmi e sulla presenza evangelica in questo contesto. Sarebbe interessante organizzare un
convegno con gruppi e forze diversi (laici, comunità di base,
ecc.) in vista di un approccio al
fatto religioso nel quadro di una
scuola veramente laica. Occorrerebbe sviluppare un’analisi cri
tica del modo con cui i libri di
testo affrontano il fenomeno religioso (ci sono dei « buchi » nei
libri di testo sia storici sia di
letteratura). E’ chiaro che sarà
necessario proseguire il dibattito
e soprattutto attrezzarsi per esercitare una presenza attiva e qualificata.
Paolo SbafB
indicazioni operative
— Sviluppare una serie di incontri regionali e nazionali sulla
tematica generale della scuola,
dei nuovi programmi e della presenza evangelica in questo contesto.
Ipotesi di un convegno/ccnfronto con gruppi e forze (laici,
Gdb) con le quali abbiamo collaborato nell’ambito dei decreti delegati. Tema proposto: un
approccio ai fatto religioso nel
quadro di una scuola laica.
— Sviluppare un’analisi critica del modo in cui i libri di testo trattano il fenomeno religioso o specifici problemi di natura teologica (es. la riforma, il
protestantesimo nella formazione del mondo moderne, le religioni nel contesto mondiale,
eccetera).
Temi possibili per:
— seminari a carattere regionale
— corso di aggiornamento per
gli insegnanti.
— Sviluppo di ricerche in vista di un testo a carattere storico da realizzarsi in collaborazione con alcuni istituti universitari.
— Avvio di un gruppo di lavoro che prepari un testo per le
elementari in collaborazione con
altre forze (GdB, MGE, ...).
Per la realizzazione di queste
proposte un gruppo di continuazione del convegno individuerà
gruppi di lavoro specifici disponibili a seguire e coordinare ciascuna proposta. Provvisoriamen-.
te un compito di coordinamento generale può essere affidato
ai vari organismi della Federazione. ,/
(Testo presentato al convegno, ma non discusso per mancanza di tempo).
8
8
23 novembre 1984
CONFERENZA CRISTIANA PER LA PACE
UN CONVEGNO IN OLANDA
Una svolta per la CCP donne e il lavoro
Per la prima volta dopo la rottura del '68 l’Italia ospita una riunione
del Presidium - Intenso programma di lavoro a Ecumene e a Roma
Dopo ben 22 anni, la Conferenza Cristiana per la Pace
(CCP) ha di nuovo tenuto in Italia una sua riunione. Così come
la lunga assenza non era stata
casuale — ma legata alla pratica rottura dei rapporti col protestantesimo italiano che si verificò nel 1968, allorché la CCP
giustificò l’invasione sovietica
della Cecoslovacchia — così anche questo ritorno è stato inteso
sia dagli ospiti stranieri che dai
lóro interlocutori italiani un po’
come un momento « di svolta »
nelle reciproche relazioni.
' Si. è trattato, è vero, di un incontro di routine; ma routine di
altissimo livello: la riunione del
Presidium della CCP, cioè quella ventina di persone che, a livello mondiale, « fa » la linea
deU’organizzazione. Inoltre —
soprattutto — alla parte formale dei lavori, che hanno avuto
luogo ad Ecumene dal 12 al 16
novembre, è stata aggiunta una
dimensione pubblica (incontri
con studenti della Facoltà Val- .
dese di Teologia e col vescovo
di Albano, conferenza-stampa a
Roma al termine dell’incontro)
che in questi casi è l’eccezione
piuttosto che la regola. Sono stati proprio questi, in fondo, gli
aspetti che harnio attirato l’attenzione e fornito materiale al
dibattito, che vede la presenza
di posizioni assai diverse, sui
rapporti fra protestantesimo italiano e CCP. Il comitato italiano
di collegamento (presieduto dal
pastore Valdo Benecchi e composto da varie personalità cattoliche e protestanti — presenti
a titolo personale — fra cui il
teologo Paolo Ricca) era naturalmente soddisfatto e convinto che fosse stato compiuto un
passo importante nel senso di
una più stretta collaborazione
con la CCP. Ma andiamo con
ordine.
Perché la CCP
I problemi
quando in Italia si parla della
o con la CCP, al momento di discutere le sue concrete scelte
politiche. Quali sono i vostri rapporti con lo Stato all’interno dei
paesi socialisti? E perché le vostre prese di posizione sono rivolte solo contro il blocco occidentale, ignorando anche gli aspetti più criticabili della politica sovietica? Sono domande
che, con parole diverse, hanno
rivolto al vescovo Toth e ai suoi
collaboratori sia gli studenti della facoltà di teologia che i giornalisti convenuti per la conferenza-stampa. Sono domande
che hanno ormai stancato chi le
fa e chi le riceve, perché fanno
spesso parte di un dialogo fra
sordi. Un dialogo non facile da
decifrare, perché aH’interno della stessa CCP esistono in proposito posizioni diverse, per quanto
espresse con molta diplomazia,
evitando con cura contraddizioni
esplicite.
Si può udire per esempio il
metropolita ortodosso di Kiev,
Filaret, dire che « i pacifisti non
sono cattivi, ma la chiesa non
sarà mai pacifista » e che « la
gioia del popolo (inteso come
nazione, implicitamente come
Stato, ndr) è la gioia della chiesa »; o si può riscontrare altrettanto allineato sulla politica sovietica, ma per motivi che nascono dall’attualità politica piuttosto che dall’ideologia, il professore cubano Arce Martinez.
Diverse, invece, la posizione di
Toth, che ha sottolineato il pro
blema, per le chiese dell’Est, di
non perdere la loro vocazione
profetica e ha ricordato che la
CCP prese posizione per il riconoscimento del diritto all’esistenza di Israele ben prima dei governi dei paesi socialisti come
esempio di indipendenza politica, e quella del cecoslovacco Lubomir Mirejovsky che ha ricordato come l’URSS abbia alla fine fatto propria la parola d’ordine della CCP che chiedeva a
entrambe le superpotenze la rinuncia al « primo uso » delle armi nucleari; cosa che non hanno
fatto invece gli USA, nemmeno
sul piano delle dichiarazioni di
principio.
Ad orecchie ' occidentali, non
c’è dubbio, le dichiarazioni su
questi temi da parte dei dirigenti della CCP appaiono comunque reticenti o, se si vuole, troppo diplomatiche. Tuttavia, la
presenza, sia pure in forme ben
diverse dalla franchezza sinodale, di una certa dialettica interna all’organizzazione e la possibilità di entrare in contatto attraverso di essa con esperienze
estremamente interessanti, relative soprattutto al Terzo Mondo (a proposito, in uno dei prossimi numeri daremo la parola a
Richard Andriamanjato, pastore
riformato malgascio e vice-presidente della CCP, che ha accettato di raccontare ai lettori de
« La Luce » la sua esperienza)
sono argomenti in mano a chi, in
Italia, punta su rapporti più intensi con questo movimento.
Paolo Fiorio
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Tanto per cominciare, che cos’è esattamente la CCP? Lo ha
spiegato in poche parole il vescovo riformato ungherese Karoly Toth (che ne è il presidente) introducendo la conferenzastampa: « La CCP è un movimento ecumenico che esprime
la responsabilità dei cristiani
per la pace, responsabilità che
ha un significato speciale da
quando, con le armi atomiche,
la guerra è in grado di distruggere l’umanità ». Nata nel 1958
a Praga col contributo dei teoio^ Hromàdka (che ne fu il
primo presidente) e Niemoller,
la CCP si è sviluppata al pimto
di avere ormai l’adesione di chiese e movimenti di ben 86 paesi
in tutti i continenti, con una ricchissima presenza di cristiani del
Terzo Mondo.
Perché in Italia, è stato chiesto. Toth ha elencato tre motivi: la presenza in Italia del più
forte partito comunista del mondo occidentale, e le possibilità
che questo significa per il dialogo fra credenti e marxisti, dialogo a cui la CCP è molto interessata, ma del quale ha essenzialmente esperienze assai diverse compiute nei paesi dell’Est
o nel Terzo Monde; la presenza
in Italia di una chiesa cattolica
di importanza « universale » per
la presenza del papato, quindi
occasioni per l’altro dialogo,
quello CCP-cattolicesimo, che
anche sta molto a cuore all’organizzazione; infine, per la presenza e la specificità degli evangelici italiani, motivo questo forse più e certo non meno vero
degli altri due.
I protestanti tedeschi
e Rudolf Hess
(BIP) — La chiesa protestante della Repubblica Federale Tedesca si è pronunciata, assieme
alle chiese francesi, americane
e britanniche, per la liberazione
di Rudolf Hess, l’ultimo grande
criminale nazista ancora in prigione. Il vescovo Lohse, del Consiglio delle chiese protestanti
tedesche, sottolinea che esse
non vogliono dimenticare né minimizzare i crimini nazisti, « ma
un uomo di 90 anni, quasi cieco,
carcerato da 39 anni, di cui 18
di totale isolamento, dovrebbe
poter passare il resto della sua
vita con la sua famiglia ».
Protestanti in Zaire
Hess, l’ex delfino di Hitler, è
stato condannato alla prigione
a vita dal tribunale internazionale di Norimberga nel 1947. Da
allora è nel carcere di Spandati
a Berlino del quale è il solo occupante dal 1966.
Pastore camerunese
in Svizzera
Domenica della
Riforma in Svizzera
Fin qui tutto bene. I problemi vengono, e vengono sempre
(SPP) — Domenica 4 novembre i protestanti di tutta la Svizzera hanno ricordato la domenica della Riforma con dei culti e varie manifestazioni. A Ginevra oltre al culto nella cattedrale di St. Pierre vi è stato anche un incontro popolare ai piedi del muro della Riforma. Le
collette dei culti di questa giornata sono state devolute a favore della comunità di Bellinzona che è una delle tre parrocchie della chiesa evangelica riformata del Canton Ticino nella
In un momento in cui la crisi
economica si fa sentire in tutta
Europa e in cui, anche nei paesi
più industrializzati, le donne pagano un alto prezzo in disoccupazione e in formazione inadeguata, circa settanta donne cristiane
provenienti da una ventina di
paesi europei si sono riunite a
Driebergen (Olanda) dal 10 al 14
ottobre.
Protestanti, cattoliche, ortodosse hanno confrontato le loro esperienze e le situazioni dei loro paesi e hanno discusso su « Le donne
e il lavoro ». Organizzatore dell’incontro era il Forum ecumenico delle donne cristiane in Europa, ohe opera per creare vincoli di solidarietà, di scambio, d’impegno comune fra tutte le donne
cristiane europee, al di sopra delle mille barriere che dividono il
vecchio continente.
L’atmosfera dell’ incontro è
stata molto buona, le discussioni vivaci e varie, come varie erano le esperienze delle nartecinanti, casalinghe, libere professioniste, insegnanti, teologhe, in campo sociale ed ecclesiastico. Ma
sui punti più importanti c’è stata
convergenza e accordo di base.
vare i figli, sia che si tratti delia
madre o del padre. Cosi pure è
sembrato giusto che al la\oro
volontario si riconoscessero diritti pensionabili.
Nel campo del lavoro tutto è
più difficile per le donne a causa
della loro ignoranza dei meccanismi economici e politici e per
la scelta di professioni senza
sbocco (persino in Germania il
58% delle ragazze ricevono una
formazione senza futuro). Perciò è indispensabile che le donne si sforzino di capire e di analizzare le strutture che reggono
la nostra società e di indirizzare
le ragazze verso le nuove professioni, per esempio nel campo
dell’informatica.
Nelle chiese
Cos’è lavoro
Lavoro è tutto ciò che contribuisce al benessere di tutti, perciò hanno uguale valore il lavoro retribuito, quello non retribuito della madre di famiglia, il lavoro volontario a tutti i livelli.
Essenziale è che si giunga, per
uomini e donne, a una condivisione del lavoro, a tempi di lavoro più brevi con orari flessibili, a
un’equa condivisione (in termini
di tempo) del lavoro domestico
e delle responsabilità nella famiglia e nella comunità.
Il salario alle casalinghe è stato giudicato irrealistico, mentre
è parsa realizzabile la proposta
di un sociologo svizzero di conteggiare in diritti pensionabili il
tempo trascorso a casa per alle
Anche le chiese non sono state dimenticate! L’incontro di
Driebergen esorta le chiese a riconoscere e valorizzare il lavoro volontario dei laici, uomini e
donne. Questo lavoro deve comprendere anche la partecipazione
attiva alla liturgia e al culto. Le
esorta a sostenere il lavoro delle
donne io ministeri non consacrati e a dare piena possibilità nel
ministero alle donne consacrate.
A non sfruttare il lavoro delle
donne.
« Noi sfidiamo le chiese a elevare una voce di protesta là dove le scelte politiche ed economiche emarginano le donne, in
particolare in questi tempi di recessione ».
Le donne cristiane non basano le loro rivendicazioni su ideologie ma suU’affermazione e\angelica che in Cristo non c’è né
maschio né femmina e sul fatto
che, nella chiesa, donne e uomini
insieme devono riscoprire il significato del loro discepolato e
collaborare a creare una comunità rinnovata, in grado di rispondere alle necessità degli esseri
umani, oggi.
Fernanda Comba
quale lavorano 2 pastori e un
diacono al servizio di 2.780
membri di chiesa disseminati
in 82 diversi comuni.
Il finanziamento
(segue da pag. 1)
(SPP) — I protestanti zairesi
hanno festeggiato nei giorni
14-16 novembre il 25° anniversario della fondazione della facoltà teologica protestante di Kinshasa. Il protestantesimo zairese
è una realtà particolarmente viva e significativa, preminente in
esso il ruolo che svolge la Chiesa j3i Cristo in Zaire che è'Ta
puTgrande denominazione protestante africana la quale conta
9_milioni di membri di chiesa
suddivisi in 14.200 parrocchie.
(SPP) — Il pastore Albert
Laha Simo del Camerún è stato insediato quale pastore della
chiesa di Eplatures nel cantone di Vaud. Il pastore Simo fa
parte di un gruppo di ministri
della chiesa del Camerún che,
grazie alla CEvAA, trascorrono
un periodo della loro vita in
Svizzera. Lo scopo principale
della CEvAA infatti è proprio
quello di avere scambi di persone e di informazione tra credenti che vivono in realtà molto
diverse fra loro. Il pastore Simo
della chiesa evangelica del Camerún non è il primo a fare
questa esperienza, sempre in
Svizzera nel paese di Lode è
pastore il sig. Jean Malot Mva
della chiesa presbiteriana del
Camerún.
3. Come si collocheranno rispetto al nuovo Concordato e all’articolo 7 le nuove norme sugli enti ecclesiastici e sul finanziamento della Chiesa cattolica?
Si tratterà, secondo l’interpretazione che l’on. Amato ha dato
in Senato (2.8.’84), di norme sottratte in qualche modo al vincolo stretto dell’art. 7, o di norme
che in quanto sostitutive di 5
articoli del vecchio Concordato,
approvate da un protocollo firmato con le stesse modalità del
18.2, non potranno non essere
riconosciute parte integrante del
nuovo Concordato e quindi super-garantite dall’art. 7? Può
darsi che il tentativo di « aggiramento » dell’art. 7 mediante
« successive intese » messo in
piedi dagli artefici del nuovo
Concordato, oltre a non essere
di alcun aiuto per chiarire quell’enorme pasticcio giuridico che
continua ad ecsere l’art. 7, non
sia di facile attuazione.
I tre punti accennati sono solo questioni secondarie e sottigliezze giuridiche? O sono problemi e interrogativi che riguardano la laicità, l’indipendenza e
la coerenza giuridica dello stato e quindi questioni essenziali
per lutti i cittadini? Ai lettori
la risposta e, per quanti propendono per la seconda risposta, la
responsabilità di non lasciare
che questa materia venga presto
rimossa dal dibattito politico del
paese.
Franco Giampiccoli
(1) E’ da notare una differenza tra
intesa valdese-metodista e le nuove nor
me che regolano gli enti ecclesiastici
cattolici. Neirintesa è detto : « Il mutamento dei fini deWente comporta là
revoca del riconoscimento della personalità giuridica dell’ente » (art. 12).
Nelle norme è previsto che « in case di
mutamento che faccia perdere all ente
uno dei requisiti prescritti per il suo
riconoscimento può essere revocalo il
riconoscimento stesso... » (art. 19). Nel
primo caso è previsto un provve<limento obbligatorio, nel secondo un pro\ ve.
dimento lasciato alla discrezionalità
deirautorità competente. In altre parole, quando in un ente ecclesia-tico
cattolico il fine di religione o di culto,
in base a un mutamento, non sia più
« costitutivo ed essenziale ». non per
questo cambierebbe necessariamente il
suo regime...
(2) Esiste una differenza rispetto alla « relazione sui principi » prc.'^i'Hlata
in agosto in Senato. In quel te.-to lo
0,8% TRPEF era de.stinato in parte a
.scopi di interes.se .sociale o di carattere
umanitario a diretta ge.stione statale e
in parte a scopi di carattere religioso a
diretta gestione della Chiesa cattolica
« o di altre confessioni religiose i’Heressate sulla base di intese con esse ».
Qiiest’ultima parte c caduta neH'art.
47 delle nuove norme. In altre ]iarole
restensione di questo regime finanziario ad altre confessioni religiose )indipendentemente dalla loro richiesta o
meno di avvalersene) è stata esclusa
e il finanziamento secondo le uu*we
modalità è previsto solo per la Chiesa
cattolica. Se da un lato ci si |)uò
solo rallegrare che un accordo bilaterale italo-vaticano non detti norme
concernenti le altre confessioni religiose, dall’altro non si può non rilevare
ancora una volta che la religione di
stato non esiste più nelle parole ma
continua ad esserci nei fatti.
.1
J
9
r
23 novembre 1984
cronaca delleì^Ui 9
LUSERNA S. GIOVANNI - VOCI DI CRISI DELLA COOPERATIVA
USSL 43
una
Cosa succede al 2001?
Pronto un piano di rilancio dopo le voci di chiusura circolate nei mesi
scorsi - Lettera di chiarificazione presto inviata a tutti i soci-clienti
gestione
adeguata
Non è la prima volta che da
queste colonne affrontiamo tematiche legate ai nostri istituti.
Le opere nate alle Valli come volontà di servizio della chiesa si
sono trovate, a partire dagli anni
60, all’interno di un processo di
trasformazione che si sta sempre
piti accentuando. Per prime ne
sono state coinvolte le infermerie, diventate poi gli ospedali che
^ra conosciamo, poi le case per
minori, quelle per gli anziani ed
ora ariche le case di accoglienza.
Nuove leggi e normative, nuovi
concetti di rapporto fra gli utenti^ ed il territorio di provenienza
ci hanno portato a trasformare
quella conduzione familiare e comunitaria di ieri e a creare vere
e proprie strutture di servizio
socio-assistenziale. Ci si rende
conto ora che la dimensione del
servizio affidata soprattutto alla
disponibilità dell’individuo deve
ora essere integrata da una adeguata preparazione e professionalità da raggiungersi a ciascun
livello operativo.
Questo processo di trasformazione ci porterà nel breve giro di
alcuni anni ad avere compietamente ristrutturato le nostre
opere, pena la loro decadenza
come strumenti di servizio o della
loro funzionalità. A pensarci bene si tratta di uno sforzo immenso attuato nel breve arco di
una quindicina di anni e per di
più in un momento di pesante
crisi economica. Citiamo gli
esempi più significativi: la ristrutturazione tuttora in corso
dell’Asilo di S. Giovanni, quella
del Rifugio, il nuovo progetto
dell’Asilo di S. Germano e dell’ospedale di Torre, la nuova cucina di Agape.
All’interno di questo quadro
complessivo è emersa l'esigenza
di un collegamento più stretto
fra coloro che sono chiamati a
gestire la trasformazione e ad
impostare il periodo successivo,
sotto tutti gli aspetti: dalle motivazioni che stanno alla base di
servizi proiettati verso il 2000,
ai problemi di impiantistica legati alle nuove strutture ai problemi di qualità e di affidamento degli approvvigionamenti.
E’ quindi evidente l’importanza
di non affidarsi al caso e di affinare gli attuali strumenti di conoscenza e di ricercarne altri più
adeguati. In quest’ottica e nell’ambito delle attività promosse
dal Dipartimento Diaconale del
D Distretto si è svolto la settimana scorsa a Borgio Verezzi un incontro a cui hanno presenziato
una decina fra responsabili e tecnici di case per minori, anziani,
handicappati, ospedali, centri giovanili e foresterie.
In un giorno e mezzo di intenso lavoro ci siamo scambiati informazioni su attrezzature, processi di lavorazione, qualità di
prodotti, forniture, prezzi- L’incontro è poi proseguito il giorno
successivo a Genova con la visita
ai saloni delle attrezzature ricettive e dell’alimentazione. Qui si
sono contattate alcune ditte specializzate nei vari settori, si sono
discusse le modalità per eventuali forniture. L’interesse è stato
tale per cui già è stata fissata
una prossima riunione per VII
dicembre a Torre per proseguire
il dibattito a partire dalle proposte emerse.
Adriano Longo
■In questi ultimi mesi la voce di
una imminente crisi della Cooperativa 2001 di Luserna S. Giovanni si è diffusa rapidamente nella
Val Pellice. In questi 'giorni, invece, chi pensava tirasse aria di
smobilitazione ha avuto modo di
ricredersi su questa voce di fronte alla frenetica ed insolita attività ohe sta cambiando l’immagine commerciale della Cooperativa stessa.
« E’ la conseguenza — ci informa il signor Perone responsabile
della Cooperativa per la sede di
Luserna — del rilancio della nostra attività che, volendo operare
per un continuo miglioramento
del servizio ai nostri soci, deve
fare un salto di qualità rispetto aH’attuale efficienza distributiva. Questo rilancio è stato
possibile grazie all’intervento di
una nuova società, la Programma
1 di Torino, che associandosi alla preesistente Cooperativa 2001,
garantirà una gestione commerciale più attenta alle esigenze ed
alle tasche dei nostri clienti ». In
ogni caso il signor Perone smentisce decisamente le voci su una
crisi. « Questi sono momenti difficili per tutti, probabilmente se
ci sono state difficoltà a livello
della direzione della Cooperativa,
queste non hanno mai assunto
una dimensione tale da impensierire qualcuno, tanto che i soci dipendenti della Cooperativa
stessa non ne sono stati informati. D’altro canto il numero dei
clienti non ha mai subito alcuna
flessione negativa da quando si
è aperto il magazzino qui a Luserna ».
Leggermente diverso il parere
di alcuni dipendenti della Cooperativa: «La verità è che poco più
di un mese fa la Coop. 2001 stava
per chiudere i battenti e nessuno
si è accorto di niente fino all’ultimo momento. Già dall’inizio di
gennaio ci si sarebbe potuto rendere conto che qualcosa iniziava
a non funzionare: ordini commerciali inevasi, improvviso ridimensionamento della quantità
di prodotti messi in vendita, qualità via via più scadente dei prodotti inviati al magazzino, immotivato ed eccessivo aumento dei
prezzi. A tutto questo è anche seguita la drastica riduzione del
numero dei clienti, arrivando alle
sue punte più basse nel periodo
estivo, e non certamente per colpa delle ferie. E’ solo grazie all’intervento della società Programma 1 se non si è già chiu
so ». Ma in realtà come sono andate le cose?
La storia della Cooperativa inizia intorno agli anni ’80, quando
un gruppo di soci fondatori promuovono l’attività commerciale
di un magazzino a Nichelino, dove gli affari prosperano bene,
tanto che alla fine dell’82 è possibile aprire una nuova sede della
Cooperativa a Luserna S. Giovanni. Le attività commerciali di Nichelino e di Luserna prosperano
sia per l’accorta politica dei prezzi sia per la ponderata scelta dei
prodotti. I due centri diventano
ben presto poli d’attrazione per
un gran numero di famiglie.
Questi centri commerciali evitano le corse ai grandi magazzini
di Pinerolo ed esercitano un certo effetto calmieratore anche sui
prezzi dei locali commercianti al
dettaglio. A Natale deU’83 a Carmagnola viene aperto un nuovo
magazzino destinato a diventare
il centro commerciale più importante del gruppo. 'Per questo motivo vengono spese cifre mostruosamente alte per adattare
un capannone a magazzino e dotarlo di un impianto anti-incendio che risponda pienamente alle leggi regionali in materia. Tutto viene fatto a regola d’arte, ma
purtroppo senza alcuna garanzia
finanziaria, se non quella ricavata dalle vendite commerciali di
Nichelino e Luserna. Purtroppo
il magazzino di Carmagnola si rivela un buco nell’acqua: le vendite si attestano ad un livello
molto basso, rendendo quindi
impossibile il recupero del denaro liquido necessario a pagare
i debiti contratti per svilupparlo.
Né l’apertura di un nuovo magazzino a Moretta, che pure garantisce un buon livello di vendite, né la ricerca di denaro liquido avviata con una campagna
d’invito ad investire i propri risparmi presso la Cooperativa,
permettono di raggiungere le
somme di denaro liquido necessarie a coprire i debiti della
Cooperativa che, fin daH’inizio
dell’estate, si trova ad un passo
dal fallimento: a quest’epoca già
si parla di alcuni miliardi di deficit. Fornitori non pagati da
molti mesi, banche che si fanno
sempre più pressanti nella richiesta di veder onorati i propri
crediti.
Il signor Perone ribadisce l’assurdità di ogni tesi che voglia sostenere l’esistenza di una crisi all’interno del gruppo che ha dato
vita alla Cooperativa 2001, e considera Taocoppiata con Program
ma 1 non il salvataggio in extremis della Cooperativa, ma un
suo semplice rafforzamento a
tutto vantaggio del servizio ai soci. « Il presidente della Cooperativa 2001 — continua — il dott.
Reano, invierà una lettera a tutti
i soci-clienti, in cui spiegherà i
motivi che hanno indotto i socifondatori ad avviare la ristrutturazione del gruppo commerciale ». Insomma, se la crisi c’è stata ora è risolta. Infatti la società
Programma 1 sembra essere in
grado di fornire quelle garanzie
necessarie rispetto ad una soluzione positiva ad una incauta politica di espansione delle precedenti attività commerciali.
Per noi soci-consumatori ima
cosa è certa. In questi ultimi mesi fare gli acquisti al magazzino
■di Luserna era diventato un problema: i costi erano aumentati
spropositatamente se confrontati
agli indici di aumento del costo
della vita registrati nello stesso
periodo anche solo a Torino; le
merci erano notevolmente scadute nella qualità, in modo particolare il settore delle carni;
spesso alcuni prodotti, che in
precedenza facevano bella mostra 'di sé sugli scaffali, erano diventati irreperibili in quei magazzini. Il signor Perone garantisce un potenziamento dell’assortimento ed uno sforzo notevole nel contenimento dei prezzi.
Speriamo che queste promesse
non si limitino alla sola campagna promozionale che sta per
essere avviata in questi giorni
ma diventino una garanzia di serietà del gruppo nel suo insieme.
Una azione di vigilanza da parte
di tutti i consumatori sia sui
prezzi sia sulla qualità dei prodotti che ci verranno venduti rimarrà in ogni caso la nostra migliore garanzia.
Importante! 'Chi a suo tempo
si è associato alla Cooperativa
2001 tramite la famosa tessera
blu e gialla non la butti, perché
vale cinquemila lire di spesa
presso il magazzino di Luserna.
I vecchi soci-clienti riceveranno
una nuova tessera (arancione) in
cui è scritto a chiare lettere:
« essere soci della cooperativa
non comporta nessun obbligo o
responsabilità ». Finalmente, senza ambiguità ci è detto che il
possesso di questa tessera non significa proprio niente: come
non serve tessera per andare alla
Upim o alla Standa.
Mauro Pons
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è aperto
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IL BAMBINO NON SI EDUCA A CASO
COME IL GIOCATTOLO NON SI SCEGLIE A CASO
Chiude
il Mauriziano
Si comunica alla popolazione
che la Direzione dell’Ordine
Mauriziano ha deciso la chiusura dell’Ospedale di Luserna
al 15 ottobre senza preavviso e
senza nessuna comunicazione ufficiale all’U.S.S.L. 43 (la notizia
è pervenuta in via informale l’8
novembre).
Tale provvedimento era previsto dal Piano Socio-SanitarioLocale e dalla Convenzione Regione-Ordine Mauriziano per la
fine dell’anno ed andava concordato con la Comunità Montana
Val Pellice-USSL 43 sul cui territorio operava.
Inoltre l’Ordine Mauriziano
ha ridotto le prestazioni ambulatoriali in attesa del completo
funzionamento del Poliambulatorio (previsto dal Piano-SocioSanitario e dalla Convenzione
suddetta e voluto da questa Comunità Montana - USSL 43) ed
ha sospeso totalmente i prelievi
del sangue causando in tal modo gravi disagi alla popolazione,
dalle cui esasperate proteste, e
solo da queste, è stata informata Tamministrazione della Comunità Montana - USSL 43, che
deplora vivamente il metodo di
azione che ha impedito provvedimenti atti a informare e tutelare i cittadini.
Si informano pertanto i cittadini della Val Pellice che attualmente presso il Mauriziano funzionano soltanto le seguenti attività ambulatoriali :
Radiodiagnostica: il martedì
dalle 13.30 alle 15.30; giovedì e
venerdì dalle 8 alle 11; sabato
dalle 13 alle 15.
Chirurgia: martedì e giovedì
dalle 16 alle 17.
Ginecologia : mercoledì dalle
15.30 alle 17.30.
Oculìstica: giovedì dalle 14 alle 17.
Otorinolaringoiatria : mercoledì dalle 14 alle 16.
Il Vice-Presidente
(Mauro Suppo)
PINEROLO
Sciopera
l'Alberghiero
Gli studenti dell’Istituto Professionale Alberghiero di Pinerolo « Corso Segreteria » appoggiati dalla solidarietà degli studenti di Sala-Bar e Cucina hanno scioperato da sabato 10 a
giovedì 15 novembre contro la
inadempienza delle autorità cittadine nei confronti di due sedi
dell’Istituto che non offrono le
garanzie di sicurezza richieste
ai locali pubblici (cinema, teatri ecc.). Percorrendo le vie cittadine con slogan e cartelli, distribuendo un volantino, i ragazzi si sono recati in Comune
richiedendo im colloquio con il
Sindaco.
I genitori si sono associati alla legittima richiesta e giovedì
15 novembre una delegazione di
studenti, genitori e la Preside
sono stati ricevuti dal Sindaco, il
quale ha promesso di trovare al
più presto ima soluzione di trasferimento in sedi più idonee.
Tutte le sedi dell’Istituto non
sono molto accoglienti e confortevoli e speriamo che venga
affrontato il problema generale,
ma il trasferimento da « Palazzo
Vittone » è il più urgente per
l’incolumità dei ragazzi e professori.
A. I.
# Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate,
Arrigo Bonnes, Olga Bragaglia, Ivana Costabel. Bruno
Gabrielli, Alba lazeolla, Paola Martinelli, Paolo Ribet,
Bruno Rostagno, Aldo Rutigliano, Leopoldo Sansone.
10
-V» ■
io cronaca delle Valli
23 novembre 1984
TORRE RELUCE - INCONTRO CON FULVIO TOMIZZA
Dairistria alle Valli valdesi
La presentazione del romanzo sul vescovo Vergerlo occasione di
un’ampia riflessione su Riforma e Controriforma nell’Europa del ’500
Nonostante il tempo decisamente incidente,’giòvédT'BSTb,
TSTìorombre^ il salone del Convitto di via Angrogna era gremito di pubblico, venuto per incontrare Fulvio Tomìzza, uno dei
maggiori scrittori italiani contemporanei, sulla scena letteraria da ormai un quarto di secolo, con all’attivo 13 romanzi, alcune opere teatrali e numerosi
riconoscimenti (tra cui il prestigioso Premio Strega - 1977 ed il Premio del Governo Austriaco per la letteratura europea - 1979).
L’oratore, che ha presentato il
suo ultimo libro « Il male viene
dal Nord»', afferra l’ascoltatore
nello stesso modo in cui — come scrittore — carpisce il lettore: un linguaggio essenziale,
scarno, ma con un vissuto, una
emozione o un’immagine dietro
ogni parola pronunziata. E la
sua comunicativa è immediata,
reale, in grado di « sintonizzarsi» subito con l’uditorio (siano
essi i giovani studenti del Collegio o il più maturo pubblico
serale) senza InEfavìa blandirlo.
ír~Püomo, impegnato nella ricerca delle proprie origini, del
senso della vita, di una scelta
religiosa, ad emergere.
Il romanziere è stato introdotto da Marcella Gay e Giorgio
Toum.
M. Gay ha posto l’accento sulla somiglianza delle culture valdese ed istriana, entrambe bilingui e montanaro-contadine. Culture che apprezzano l’onestà, vale a dire l’interpretazione della
società senza fanatismi. E Tomizza è buon vate delle aspirazioni della sua gente: nel ritmo
della prosa tranquilla e pacata,
nell’aspirazione a compiere opera di pace e di collegamento tra
la cultura slava e italiana.
Tourn ha inquadrato il libro
di Tomizza (e il personaggio di
Vergerio) in una prospettiva
storica passata ed attuale. Dopo
aver ricordato che è la prima
volta che un autore^jion-.e-vangelico affronta una vicenda di
storia religiosa protestante sotto il profilo del romanzo storico, Tourn ha detto che il libro
ci pone di fronte a un personaggio del ’500 italiano estremamente complesso, in un mondo
dominato dalllnquisizione intesa come fenomeno a tratti sotterraneo e poco appariscente, e
non sempre come « macchina repressiva evidente ».
Storia intrecciata
ad aderire al vento della riforma, che spirava dal Nord (quello stesso vento che — quasi inforcando gli occhiali dell’Inquisizione — egli ha emblematicamente ed iromcamente stigmatizzato nel titolo del suo libro).
Paesi interi si convertirono, per
ribellione ai modelli scandalosi
che provenivano da molti vescovi di Santa Romana Chiesa, prima che per un reale empito religioso. In questo contesto entra in scena il personaggio Vergerio. Giurista, colto e furbo ad
un tempo, seguirà peir^ango
tempo la sua indole di « carrierista» all’ombra della Chiesa ufficiale. Nunzio apostolico di successo, rappresentante del papa
in varie missioni, si brucerà agli
occhi di Paolo III quando cercherà di « conciliare » gli scismatici protestanti con la Chiesa di Roma.
Ingenuità? Certo — arguisce
Tomizza — egli non aveva capito il gioco che era sotteso, in
quanto conciliazione non vi poteva essere, dal momento che la
Chiesa romana pretendeva di essere la sola depositaria del vero.
L’uomo sospetto
Da questo momento Vergerio
viene sorvegliato a vista come
sospetto. Tuttavia ha ancora fiducia in una purificazione, in
una palingenesi della Chiesa. Diventa vescovo di Capodistria e
si accinge al suo compito con
vera coerenza riformista. Fonda
un ospedale, raccoglie fondi per
le vedove, denuncia prepotenze
e truffe. Ma è ormai personaggio scomodo, da demolire ad
ogni costo. Deve fuggire. Sceglie
la Valtellina, allora terra dei Grigioni: crede ancora nella possibilità di creare una chiesa riformata in Italia. Caduta anche
quest’ultima speranza, a Tubinga, in Germania trascorrerà i
suoi ultimi anni di vita e terminerà la sua esistenza.
Certo — ha concluso Tomizza
— la personalità di Vergerio è
a tratti contraddittoria: miseria
e grandezza, dubbi e certezze si
alternano in lui. Cade, e si risolleva; viene duramente perseguitato e paga per i suoi aneliti
riformatori e di purezza della
Chiesa.
Tomizza ha fatto paziente opera di ricerca e, pur scrivendo un
romanzo, ha rispettato la verità
storica. E conoscendo la sua
scrupolosità ed onestà di scrittore, pensiamo non potesse fare
altrimenti.
Indubbiamente, con questo
suo ultimo romanzo, egli esprime una novità nel panorama
letterario contemporaneo.
E fino a che punto la sua presenza a Torre Pellice può essere
considerata emblematica?
Roberto Giacone
' Sul numero precedente deirEcoLuce ne è stata pubblicata un’ampia
recensione a cura di A. Penna.
Alla scoperta
dei musei montani
Continua la collaborazione
tra la rivista « Piemonte tutto
vacanze » e l’Assessorato alla
Montagna della Provincia di Torino per la realizzazione di una
serie di servizi dedicati ai piccoli musei montani. Il numero
di ottobre di detta rivista riporta un servizio sul Museo Nazionale della Montagna « Duca degli Abruzzi » di Torino. Nel numero di agosto di « Piemonte
tutto vacanze» era apparso un
ampio e documentato articolo
di Mario Rocca, dal titolo « Nel
E « Il male viene dal Nord »
mette bene in luce le peculiarità
di questo mondo « intrecciato »
di elementi diversi. Vergerio
stesso è una « treccia » in cui
convivono elementi di tipo culturale, sociale, religioso ; tanto
che la sua figura è illustrazione
illuminante della coscienza e
della spiritualità, a volte del
dramma religioso italiano.
Per i Valdesi di oggi (come
forse per quelli del ’500), risulta difficile capire Vergerio nel
suo ambiguo e tortuoso cammino verso la fede. Ma il suo anelito di riforma, prima in seno
alla Chiesa di Roma e quindi
tra i popoli del nord Europa, è
vivo e sincero.
Ha quindi preso la parola l’autore.
Nel ripercorrere con passione
il suo ampio lavoro di ricerca,
durato sette anni ( « mi sono improvvisato storico e paleografo,
consultando centinaia di documenti ed epistolari, in buona
parte inediti ») Tomizza ha ricordato come nel panorama mitteleuropeo del ’500 l’Istria fosse
stata terra d’avanguardia economica e sociale: e fu tra le prime
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DUE SCRITTORI AL COLLEGIO VALDESE
I volti dei libri
Un libro non è semplicemente
queir oggetto che riempie le
biblioteche, che si utilizza a scuola o che si legge la sera, ma è
qualcosa di vissuto, nato dalla riflessione, dallo studio, dalla passione delle persone. Lo abbiamo
potuto « toccare con mano » la
settimana scorsa, ospitando, secondo una vecchia tradizione del
Collcgio3iai^sd, 3ue persbhàiffà
dePpanorama culturale italiano,
quali lo storico (jiorgte^Spmi ed
il romanziere FulvìolornizSa. Ed
alla fine dei due tobCìirtriT quanto
sia utile e stimolante abbinare
volti, comunicabilità, e disponibilità umana a volumi stampati, è
parso evidente a tutti noi studenti.
Lunedì 12 u.s., il prof. Spini è
ritornato al Collegio. Lo avevamo già incontrato all’inaugurazione dell’anno scolastico quando ci
aveva parlato in generale delle
caratteristiche di un mestiere
come il suo, quello di storico.
Questa volta siamo entrati più
nello specifico deU’argomento,
esaminando il periodo della Riforma. Spini ci ha parlato dei ri(formatori « umanisti » e in particolare di Zwingli, il quale, influenzato dalle idee del filosofo
greco Platone (V-IV sec. a. C.) e
dall’opera a lui contemporanea
« Utopia » di Tommaso Moro, rese viva la sua teologia applicandola ai problemi sociali del tem
lato giovedì 15 della sua esperienza di romanziere, che, se non
può essere naturalmente generalizzata, ci ha fatto capire quali
possono essere i motivi che spingono una persona a diventare
scrittore e quali quelli che influiscono sul suo modo di esserlo.
Tomizza è nato in un piccolo
paesino dell’ entroterra istriano
ed è stato molto colpito dalle
vicende politiche della sua terra
natale nel periodo del dopoguerra, specialmente a causa dell'esodo « forzato » di gran parte dei
contadini poveri, susseguente agli
accordi internazionali post-belli
II bisogno di testimoniare le
vicissitudini delle popolazioni
della sua terra travagliata lo ha
spinto ad intraprendere la carriera di scrittore. Dopo una prima serie di romanzi, in parte
anche autobiografici, su questo
periodo storico Tomizza ha ricercato nel passato esempi di
quella che egli definisce « mentalità di frontiera »: la quale in
Istria, come altrove, porta a contraddizioni e problemi a li\e'.lo
sociale e politico. E gli è parso di
cogliere in Pier Paolo Vergerio,
conterraneo del ’500, vescovo cattolico poi convertitosi al protestantesimo, un simbolo di quella
mentalità irrequieta e perseguitata.
po.
Fulvio Tomizza ha invece par
Elisa Campaci
Marinella Lausarot
PROTESTA
DEI PENDOLARI
la terra dei Valdesi », corredato da belle immagini e ricco di
informazioni utili sulla realtà
dei musei montani valdesi : « musei vivi — scrive Rocca — nei
quali, assieme ai ricordi, sono
stati salvaguardati soprattutto i
’valori’ e gli stimoli culturali
che da questi derivano. Val dunque la pena di visitarli, seguendo un itinerario che, oltre a tutto, ci porta in un ambiente naturale affascinante e quasi del
tutto intatto ».
G. P.
Come pendolari della linea ferroviaria Torre Pellice-Torino intendiamo portare all’attenzione dell'« Eco delle Valli » un problema particolarmente importante per le comunicazioni con la
Val Pellice.
Nel corso di un'assemblea indetta a
Pinerolo il 5.11.1984 dalla Pro Loco e
dal Quartiere di San Lazzaro sul problema riguardante II progetto del sottopasso alla ferrovia Pinerolo-Torre
Pellice in corso Torino, l'assessore
Mercol ha ufficialmente dichiarato a nome della Democrazia Cristiana pinerolese che per risolvere tutti I problemi
del passaggio a livello occorrerebbe la
soppressione del tratto anzidetto. Nello stesso discorso ha sostenuto inoltre che volendo risolvere I problemi
dei restanti passaggi a livello di via
dei Rochis e del Casello 30 occorrerebbe spostare la stazione di Pinerolo
a Riva!
A nostro avviso la sua dichiarazione
è di una gravità estrema, oltre che ben
poco democratica e cristiana, perché
lascia chiaramente trasparire altri interessi marcatamente favorevoli alle autolinee private.
A questi politici che pretendono di
« sputare » sentenze su tutto, pensando che la loro ignoranza possa essere
rimpiazzata dalla loro tracotanza, vorremmo solamente ricordare che gli
utenti della ferrovia, come hanno riconosciuto le stesse FF.SS., sono in
aumento e che l'alternativa alla congestione del traffico automobilistico
non può essere la soppressione di una
linea ferroviaria.
Distinti saluti.
(Seguono 25 firme)
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i Í
11
23 novembre 1984
cronaca delleValli 11
INTERESSANTE INIZIATIVA EDITORIALE
f
L’Evangelo di Matteo
in piemontese
Fra le iniziative del Beckwith
per la diffusione delle Sacre
Scritture vi è stata anche quella
di patrocinare, con la collaborazione della Società Biblica Britannica e Forestiera, la stampa, nel
1832, degli Evangeli di Luca e di
Giovanni e del Catechismo di
Ostervald, « en lengua valdésa »,
la cui traduzione è dovuta a Pietro Bert, ed anche, fra il 1834
e il 1839 delle versioni in piemontese del Nuovo Testamento completo, degli Evangeli di Luca e
Giovanni {con testo francese a
lato), nel 1839 del Catechismo di
Ostervald (con testo francese a
fronte) e nel 1840 « 'L Liber d’i
Salm de David » (con a fronte la
versione Diodatina).
Questo con lo scopo, le prime,
di rendere più accessibili le Sacre
Scrittuj'e alla popolazione valdese dialettofona (ciò che, in pratica, si rivelò un insuccesso, perché i Valdesi, per tradizione, erano abituati a conoscere la Bibbia
in francese), le seconde quale
strumento di espansione fuori
dalle Valli verso la pianura piemontese.
Le traduzioni piemontesi sono
anonime, ma il traduttore è noto.
Si tratta di Enrico Geymet, figlio del pastore e moderatore
Pietro Geymet, sottoprefetto di
Pinerolo durante il governo napoleonico.
Una ristampa di questa traduzione, per il solo Vangelo di
Matteo, venne fatta a Londra nel
1861, per iniziativa di Luigi Luciano Bonaparte, nella sua raccolta di traduzioni del Vangelo
di Matteo in molti dialetti europei, e fra questi parecchi italiani. Luigi Luciano Bonaparte, nato in Inghilterra nel 1813, era
qtiarto figlio di Luciano Bonaparte, principe di Canino (fratello di Napoleone I). Trascorse la
giovinezza in Italia, dedicandosi
particolarmente allo studio della
chimica. In Francia, dopo il 1845,
ricoperse cariche politiche sotto
Napoleone III. Eccezionale poliglotta fu studioso e raccoglitore
di testi linguistici. E’ morto in
Italia, a Fano, nel 1891.
Questa ristampa, in soli 250
esemplari, è pressoché introvabile e manca in quasi tutte le biblioteche (anche la nostra Bibliografia Valdese la ignora); viene
ora riedita anastaticamente nella
serie: « Le traduzioni del Vamelo di S. Matteo nei dialetti italiani promosse da L.L. Bonaparte •>, a cura di Fabio Foresti, dal
la CLUEB (Cooperativa Libraria
Universitaria Editrice), Bologna.
Il volume, di 182 pagine, in 8°,
porta il titolo: « L’Evangeli secound Matteo » versione di Enrico Geymet in piemontese, con
prefazione di Giuliano Casca
Queirazza e introduzione di Arturo Genre e Giovanni Ronco.
In questa introduzione, sono di
Genre i par. 1-3, ohe descrivono
la genesi di queste traduzioni,
con riferimento ai personaggi
implicati (Beckwith, Geymet,
Bert, ecc.) e al periodo storico,
con molti riferimenti alle fonti
a stampa e di archivio consultate.
Di Ronco sono i par. 4-8: approfondita analisi linguistica e
filologia del testo.
Assieme a tutti i volumi della
serie è allegato lo studio introduttivo di Fabio Foresti: « Le
versioni ottocentesche del Vangelo di S. Matteo nei dialetti italiani e la tradizione delle raccolte
di testi dialettali ».
Osvaldo Coisson
Presso il Centro Ecumenico Q'i Aga
pe si svolgerà dal 30 novembre al 1°
dicembre p.v. un convegno, organizzato dalla Camera del Lavoro di Pinerolo, sul tema: « Informatica; per quale
società? ».
Il programma prevede un nutrito
numero di relazioni;
Il 30 novembre si Inizia con;
— « Lo sviluppo dell'informatica; significato e prospettive » di R. Meo
(ore 10.30):
— <• Informatica e processi formativi »
di De Anna (14.30);
— « Informatica: organizzazione del lavoro, occupazione, professionalità »
di Bechis (16.30);
il r dicembre si continuerà con;
— « Informatica e servizi » di Canapé
(9.30);
— « Informatica e società: il paradigma debole, un paradigma per i deboli? » di F. Cinghio (11);
— « Il computer psicobiologico » di C.
Poti (14.30);
— « Il sindacato di fronte aH’innovazione tecnologica e alla introduzione dell'informatica » di C. Lattes e
M, Revelli,
Chiunque volesse avere ulteriori informazioni può telefonare al seguente
numero 0121/22948.
«Il film comico»
Continua l'attività dello Spazio Giovani che, in collaborazione con il Circolo ARCI-Val Pellice « Sergio Toya »,
organizza una piccola rassegna di films
comici intitolata per l'appunto « li
Film comico ». Le sedi scelte per le
proiezioni sono il Salone della Scuola
media di Bricherasio ed I locali "Spazio Giovani’' di via Angrogna 18 a
Torre Pellice.
Il programma prevede I seguenti titoli:
Hellzapopping di H.C. Potter a Bricherasio il 29.11 (16.30) e a Torre Pellice il 30.11 (16.30);
Cinefórum
AGAPE, 30 NOVEMBRE-1° DICEMBRE
Informatica:
per quale società?
Convegno organizzato dalla CdL di Pinerolo
TORRE PELLICE - BRICHERASIO
Il Circo - Il Monello di C. Chaplin a
Bricherasio il 6.12 (16.30) e a Torre Pellice il 7.12 (16.30);
La guerra lampo dei fratelli Marx di
Leo McCarey ed i fratelli Marx a
Bricherasio il 13.12 (16.30) e a Torre
Pellice il 14.12 (16.30);
Mon Onde di J. Tati a Bricherasio il
20.12 (16.30) e a Torre Pellice il 21.12
(16.30),
Per tutti i ragazzi/e dai 12 ai 20 anni l'ingresso costerà L. 1.000 mentre
l'abbonamento ai 4 films verrà messo
in vendita a L. 2.000.
POMARETTO ■— Martedì 27 novembre alle 20.30, presso la sala del teatro del Convitto avrà luogo la proiezione del film di P.P. Pasolini « Appunti per un'orestiade africana ».
Hockey Club VaJ Pellice
Grazie ad un accordo raggiunto tra
Spazio Giovani e l'Hockey Club Val
Pellice, i giovani fino ai 18 anni potranno assistere alle partite giocate a Torre Pellice dall'Hockey Val Pellice, sia
di serie B che Juniores, tramite l'abbonamento al prezzo ridotto di lire
15.000.
Per II rilascio dell'abbonamento e
ulteriori informazioni rivolgersi a; Daniela presso Laboratori Spazio Giovani, via Angrogna 18, Torre Pellice mercoledì, giovedì e venerdì dalle 17 alle
19 o vìa Molarosso 10, Bricherasio II
venerdì dalle 17.30 alle 19.30; Gìanclaudio presso Comunità Montana Val Pellice, Piazza Muston 3, Torre Pellice
dal lunedì al venerdì in orario di ufficio.
Comitati per la pace
PINEROLO — Martedì 27 novembre
alle ore 20.30, presso i locali delia
Camera del lavoro in via Demo 8 a
Pinerolo, avrà luogo la riunione dì
coordinamento dei comitati per la pace
del Pinerolese.
POMARETTO — Il prossimo incontro del Comitato Pace delle Valli Chisone e Germanasca è fissato per mercoledì 28 novembre alle ore 20.30 presso
i locali del Convitto valdese di Pomaretto. La serata sarà dedicata ad un
dibattito su « Come funziona una centrale nucleare ».
PINEROLO — Il Comitato di Pinerolo
per la pace e il disarmo si riunirà
giovedì 22 novembre, alle ore 20.45,
presso la Camera del Lavoro (via Demo 8) per discutere:
— sulla situazione attuale del movimento dei Comitati pace e di quello di Pinerolo in particolare;
— sui risultati dell'assemblea dei Comitati pace del pinerolese del 10 novembre scorso;
— sulle Iniziative da intraprendere.
Alla riunione sono invitati tutti coloro che ritengono importante ed utile
lo sviluppo dell'impegno portato avanti
in questi anni, pur con molti limiti,
dai Comitati pace.
Ginnastica dopo gli... anta
NeH'ambito delle attività dei Centri
d'incontro di Bibiana, Luserna S. Giovanni e Torre Pellice, e con la collaborazione degli stessi Comuni, la Comu
grandi cucine
frigoriferi
self-service
snack- bar
lavastoviglie
lavabiancheria
dal 1919
s.n.c.
concessionaria MARENO
PROGETTAZIONE - FORNITURA - ASSISTENZA
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Via Buniva, 31 - Tel. 0121/74435 - Pinerolo
Erboristeria Afedieinate
Baleet
P.za San Donato,46-tel.22723-PINEROIX)
^meopatì§
nità Montana Val Pellice organizza dei
corsi di Ginnastica dopo gli., anta.
I corsi si terranno dal 1° dicembre
1984 al 31 maggio 1985.
Le iscrizioni dovranno pervenire entro il 23 novembre 1984.
Per ulteriori informazioni gli interessati possono rivolgersi presso i Centri
d’incontro di:
Bibiana, via Roma, tei. 55885;
Luserna San Giovanni, via Tegas 1,
tei. 90789;
Torre Pellice, piazza Municipio, telef.
91383.
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio pastore
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
I familiari deHa cara
Maria Bonjour ved. Meyron
riconoscenti e commossi, ringraziano
di cuore tutti coloro che, con la presenza, scritti e parole di conforto hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al
pastore sig. Claudio Pasquet, ai vicini
di casa, agli amici e al personale medico e infermieristico del reparto Medicina dell’Ospedale Civile di Pinerolo.
Bobbio Pellice, 12 novembre 1984.
RINGRAZIAMENTO
I familiari tutti del compianto
Ernesto Long
di anni 75
ringraziano sentitamente tutti coloro
che con la presenza ai funerali, scritti,
opere di -bene, hanno preso parte al
loro lutto.
In modo particolare ringraziano medici e personale delTOspedale Valdese di Pomaretto e dell’Asilo di San
Germano.
Pramollo Sappiatti, 16 novembre 1984
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Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 25 NOVEMBRE 1984
Perosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel. 81205.
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( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 • VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
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Bricherasio: FARMACIA FERRARIS ■
Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Villar Pellice: FARMACIA GAY
Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996,
12
12 UQtnoesMietà
L’ultima prova d’appello del
1984, di rilevanza europea, s’è
risolta per il movimento per la
pace italiano in un fallimento.
Impossibile valutare diversamente il « meeting » internazionale promosso dal Coordinamento Nazionale dei Comitati
per la Pace per dar voce e idee
all’Europa pacifista, in opposizione al vertice dei ministri degli esteri e della difesa della
UEO (Unione dell’Europa Occidentale, Roma, 26-27 ottobre).
Delle tre iniziative previste (un
convegno, una tavola rotonda,
una manifestazione) non se n’è
salvata neppure una : al Convegno « Quale sicurezza per quale Europa?», svoltosi il 26 ottobre all’Auletta dei gruppi di
Montecitorio, non hanno partecipato complessivamente più di
un’ottantina di persone, solo
metà delle quali membri di comitati per la pace (ed è una magra consolazione che fra questi
vadano annoverati sette giovani
evangelici, provenienti da Genova, da Torino e da Catania, oltre che da Roma). Altrettanto
desolante U bilancio delle idee
scaturite dal Convegno: il solo
Mient Jan Paber, Segretario generale del Consiglio Interecclesiale per la Pace (IKV) olandese, ha saputo rilevare la necessità di nuovi rapporti col Sud
del mondo — a partire dall’area
mediterranea e mediorientale
— per ogni ipotesi d’Europa
realmente alternativa a quelle
del Consiglio UEO, riproponendo inoltre una « distensione dal
basso » (prima che fra i vertici) come asse strategico in vista
di una riunificazione fra Europa
dell’Est e dell’Ovest. Mary Kaldor, «leader» del CND (Campaign for Nuclear Disarmament)
inglese, ha risottolmeato la ne
« L'Eco delle Valli Valdesi •: Rea.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano bongo, Giuseppe Platone, Sergio Ribet. Comitato
di redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi,
Mario F. Berutti, Franco Carri, Paolo Fiorio, Bruno Gabrielli, Marcella
Gay, Claudio H. Martelli, Roberto
Peyrot, Massimo Romeo, Marco
Rostari, Mirella Scorsonelli, Liliana
VlglielmO.
Birettoro ^ttponsabiie:
FRANCO GIAMPICCOLI
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Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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Redazione l'Eco delie Valli Valdesi:
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Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
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delle Valli - La Luce » - Casella postale- 10066 Torre Pellice
Pubblicità: prezzo a modulo (mm.
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Ogni parola: economici 250, partecipazioni personali 350 (oltre
IVA). Ricerche lavoro: gratuite.
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a « Lj Luce; fondo di solidarietà ». Via Pio V. 15 • Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
cessità di un controllo democratico sull’esportazione di armi dall’Europa verso il Terzo
Mondo, mentre Roland 'Vogt,
deputato tedesco dei Verdi e
membro dell’Assemblea della
UEO, ha riproposto la riconversione dell’industria bellica come
obiettivo centrale per il movimento per la pace europeo. Generici e spesso addirittura fuori
tema — o, nei casi migliori, nella forma di denuncia dei piani
di riarmo in Europa e nelle superpotenze — i numerosi interventi degli italiani, solo due dei
quali pronunciati da esponenti
del Coordinamento dei Comitati.
Le sorti dell’iniziativa antiUEO non sono state risollevate
né dalla Tavola Rotonda, né dalla manifestazione di sabato 27,
promossa quest’uitima da un
appello talmente annacquato da
non contenere (per sete di adesioni) alcun giudizio sulla UEO
e nessun riferimento alla politica militare dei governi nazionali europei: risultato, poche migliaia di partecipanti, la gran
parte romani; una rapida corsa
fino a Piazza S. Giovanni, un
comizio fulmineo.
comitati, gruppi i più diversi
che guardano avanti, cercando
al tempo stesso di fare tesoro
di tre anni di riflessioni, di
esperienze, di lotte. Già il 27 e
il 28 ottobre, mentre a Roma
si chiudeva la prima fase del
movimento per la pace italiano,
a Modena il Convegno nazionale
« Politica e guerra : un divorzio
impossibile? », promosso dalla
rivista cattolica « Bozze 84 », forniva un contributo per una possibile seconda fase.
Se la guerra — spiega ai 250
partecipanti Luciano Guerzoni,
senatore della Sinistra Indipendente — rappresentava già per
Von Clausewitz (1832) una necessaria variabile della politica,
secondo Cari Schmitt, politologo contemporaneo, essa (o la
minaccia di essa) ne costituisce
addirittura il fondamento: nessun sistema politico potrebbe
fare a meno di un nemico esterno, non tanto per scaricare le
tensioni sociali, quanto per legittimarsi o addirittura per autodefinirsi.
Col fallimento di ottobre crolla l’ultima diga che ancora conteneva la crisi del movimento
per la pace italiano e della sua
ossatura, il Coordinamento Nazionale dei Comitati : un’organizzazione oggi incapace di mettere a confronto, di unificare, di
valorizzare le idee e le forze di
quanti in Italia ritengono indispensabile mantenere la lotta
per la pace al primo posto, proprio nel momento in cui il loro
numero va paurosamente assottigliandosi di fronte a un rapido
processo di normalizzazione all’interno dei due grandi blocchi
militari, a danno dell’indipendenza dei paesi satelliti e di ogni
ipotesi di liberazione e di sviluppo dei popoli del Terzo
Mondo.
Rimangono tuttavia persone.
La pace — sostenevano gli
anonimi estensori di un documento semiserio pubblicato negli Stati Uniti durante l’amministrazione Kennedy — è una
scommessa troppo rischiosa per
essere giocata: una tesi che nessun capo di stato o gruppo di
potere ha mai osato enunciare
ufficialmente, ma che tuttavia
— dimostrano nella loro relazione il sen. Raniero La Valle,
anch’egli della Sinistra Indipendente, e l’economista Claudio
Napoleoni — sembra aver guidato la politica interna e internazionale delle maggiori potenze anche negli ultimi decenni.
Eppure una vera pace mondiale, fondata su un modello di sviluppo e di rapporti sostanzialmente diverso dall’attuale, arrecherebbe enormi benefici alle
stesse superpotenze: agli USA,
che per mantenere l’attuale assetto di guerra aumentano enormemente il loro debito con l’estero; e all’URSS, tanto domi
Fondo di solidarietà
Sammy Odin inizia con questo numero la collaborazione come responsabile
del Fondo sostituendo Maria Tamietti che ringraziamo per il lavoro svolto.
E’ cdri grande gioia che informiamo i lettori deH’avvenuto versamento dì ben 31.000.000 in favore della lotta contro la fame
nel mondo.
In data 9.10.1984 si è finalmente conclusa l’operazione bancaria che ha permesso di inviare,
tramite la Missione Evangelica
Svedese, questa rimarchevole
somma in Eritrea.
Ringraziamo ancora a questo
proposito tutti quei lettori che
con le loro offerte hanno reso
possibile questo versamento, e
ricordiamo che vengono mantenute, a carattere permanente, le
due sottoscrizioni a sostegno:
— della lotta contro la fame nel
mondo, e
— del programma di lotta al razzismo.
Ricordiamo inoltre che le vostre offerte vanno fatte pervenire
sul conto corrente postale num.
11234101 intestato: La Luce Fondo di solidarietà - via Pio
V, 15, Torino.
Dal giugno 1984 abbiamo ricevuto le seguenti offerte:
L. 15.000; Grillo Gabriella: Grillo
Rina.
L. 20.000; Ghirardelli Paola; Antonini
L.; Giorgiolè Ester; Vivenzi Paolo.
L. 30.000: Costa Stefano; Armosini
Maria: Bellavia Anita; Jouve Alice:
Castiglione Emma.
L. 31.000; Alunni della scuola a tempo pieno di Scilla (Reggio Calabria).
L. 45.000: Bambini della 3“ elementare della scuola domenicale del centro, Chiesa valdese di Torre Pellice.
L. 50.000: Vetta Clara; Tomasini Rodolfo e Iole; Buttanoni L.; Salma Valdo e Evelina; Pons Teofilo e Ida; Bambini della scuola domenicale dei Coppieri, Chiesa valdese di Torre Pellice;
Scordar! Salvatore; Bein Ernesto e
Mirella: Santini Lucilla: Gottardi Sauro.
L. 55.000: Bambini dell'asilo e della
r elementare della scuola domenicale
del centro, Chiesa valdese di Torre
Pellice.
L. 70.000: N. N., Ravadera.
L. 100.000: Bufalo Olindo (due volte);
Fontana Delia; Cornelio Silvia; Soarano
Sabina: Viglielmo L.; Chiesa valdese
di Susa: Bein Mirella e Ernesto.
L. 115.000: Riunione agli Eiciassie
(Villasecca-Pomaretto).
L. 200.000: Bottazzi Emanuele.
L. 300,000: C MC.
L. 450.000: Ambrosini Antonio.
L. 500.000: Vinay Tullio.
L. 794.000: T.E.V.
L. 1.000.000; Eynard Giuliana e Italo.
Totale ricevuto: L. 5.235.000: saldo
precedente: L. 26.843.996.
Uscite: L. 31.000.000 per fame in Eritrea + 700 per spese postali.
In cassa: L. 1.078.296, di cui 718.296
saranno devolute per la fame nel mondo e 360.000 per la lotta contro il
razzismo.
23 novembre 1984
VICENDE ALTERNE DEL MOVIMENTO
Pace: il principio del «tu»
Mentre a Roma si chiude la prima fase del movimento per la pace italiano, a Modena vien dato un contributo per una possibile seconda fase
nata dall’ossessione della guerra da lasciarle condizionare a
sua volta la propria politica economica, espropriando l’uomo —
allo stesso modo del capitalismo
— del suo ruolo di fine ultimo
della produzione.
Anche in Europa, all’irrazionale fiducia neH’ombrello nucleare si affianca l’irrazionale
paura di un salto nell’ignoto,
poiché tale appare un’autentica
politica di cooperazione allo sviluppo e alla pace. Una contraddizione tanto profonda da poter essere affrontata in termini
antropologici da don Italo Mancini, docente di filosofia teoretica all’Università di Urbino:
« Alla cultura greca — fondata
sulla ricerca del principio dell’Essere — ha fatto seguito nel
mondo occidentale la consapevolezza e la cultura dell’Io, che
ha trovato in Hegel la sua mas
sima espressione. Ebbene, una
cultura di pace non può fondarsi su alcuno di questi due principi, né suH’Essere, impersonale, né sull’Io, ma bensì sul « Tu »,
sulla ricerca, sulla conoscenza,
sull’amore per il volto dell’altro ».
Lo stesso amore che impone
ai credenti di disarmarsi, riconoscendo nell’altro il fratello anziché il nemico, impone loro anche di compiere e di far compiere alle loro nazioni quel « salto nell’ignoto » che i signori della guerra rifuggono : un salto
dalla propria politica economica e sociale, dalla propria etica, dalla propria cultura verso
una politica, un’etica, una cultura che parta dalla riscoperta
dell’altro, abiti egli ad est o a
sud... prima che la guerra ponga definitivamente fine alla politica. Bruno Gabrielli
Quale obiettivo?
(segue da pag. 3)
dal Vaticano. Di fronte al rinnovamento, ad una via autonoma rivendicata dal cattolicesimo latinoamericano, si risponde
con la « restaurazione » e con
l’accusa di « deviazione ».
Due letture
Dialogo con chi?
Personalmente credo che l’analisi di Gentiioni (cfr. ComNuovi Tempi, n. 17, 16.IX.’84)
sia non solo corretta ma anche
l’unica non paralizzante per partecipare attivamente al dialogo
e alla ricerca con il mondo cattolico. Di fronte ai diversi « cattolicesimi paralleli » che incontriamo in Italia, dobbiamo fare
le nostre scelte, allargarle, qualificando la nostra presenza. Il
fronte del dialogo è ormai più
frastagliato di quanto non sembri; lo spazio esistente tra papa
Wojtyla e le Comunità di Basearea Com-Nuovi Tempi deve essere da noi considerato con maggiore attenzione. Si tratta di uno
spazio interessante non solo da
un punto di vista teologico ma
al tempo stesso culturale e politico, perché frequentato da persone ancora desiderose di impegno, di rinnovamento, nella chiesa come nel mondo. Spazio interessante e portatore di stimoli
anche per le nostre chiese che
oggi rischiano di essere bruciate, nella loro apertura, da posizioni come quella di Ratzinger,
posizioni diffuse é presenti un
po’ ovunque nella nostra Italia.
Non dobbiamo, in altre parole.
leggere tutto il cattolicesimo a
partire da Ratzinger e le vie di
incontro ecumenico nella trafila
del BEM. Abbiamo ancora sufficienti motivi di speranza che
restano ben saldi per continuare a lavorare in una prospettiva
di apertura. Ermanno Genre
VERONA
Le due letture dei testi del
Concilio Vaticano II riemergono nelle opposte valutazioni della TdL. Il teologo moralista Enrico Chiavacci, in una bella relazione al convegno di Torino,
ha sostenuto con grande passione e profondità di argomentazioni, la lettura progressista,
aperta, dell’enciclica Gaudium
et spes, testo che ha rivoluzionato la comprensione cattolica
rispetto al rapporto chiesa-mondo. Dire che « Il Signore è il fine della storia », significa aprire un nuovo orizzonte per la riflessione teologica e per razione della chiesa; la TdL, ha affermato Chiavacci, è figlia di
questa prospettiva. Il testo di
Ratzinger dunque, è un testo
anti-Vaticano II. Pertanto, se di
« deviazione » si deve parlare, la
deviazione è da attribuire a Ratzinger, non ai teologi della liberazione ! Giustamente GentiIoni ha ricordato l’equivocità
dei testi del Concilio Vaticano II
e quindi la possibilità di una
diversa e antitetica comprensione. Lo scontro resta aperto e sarà la storia futura che potrà dire, nei fatti, quale sia la lettura
vincente. Di fronte a queste diverse letture, a questi multiformi cattolicesimi, si pone anche
a noi un interrogativo serio ed
urgente.
Obiettori
fiscali
assolti
Quattro obiettori fiscali (Vincenzo Rocca, Lorenzo Fazioni,
Corrado Brigo ed Irene Insam)
collegati al movimento Azione
Nonviolenta ed imputati per
« aver istigato pubblicamente i
contribuenti ad omettere il pagamento di imposte, mediante
la pubblicazione e la distribuzione di opuscoli per l’obiezione
fiscale alle spese militari », sono
stati assolti il 24 ottobre 1984 dal
Tribunale di Verona perché U
fatto non costituisce reato.
E’ questa la quarta assoluzione che riconosce legittimità alla campagna nazionale per l'obiezione fiscale lanciata dai movimenti nonviolenti, i quali propongono di non pagare il S.S'M)
delle imposte — altrimenti destinate alle spese per armamenti — e di impiegare il denaro
corrispondente per opere di pace. Nel 1984 sono stati oltre 2cti0
1 contribuenti italiani che hanno
attuato questa forma di disubbidienza civile, raccogliendo 150
milioni di lire che sono stati offerti al presidente Pertini in attuazione del principio di « svuotare gli arsenali e riempire i granai ».
In sostanza il Tribunale di Verona ha accolto la tesi del collegio di difesa degli imputati, secondo cui l’obiezione fiscale non
è reato in quanto questi contribuenti pagano in realtà due \olte: la prima, versando il cuirispettivo del 5,5% su un fondo comune che viene offerto al presidente della Repubblica; la seconda perché lo Stalo solitamente pignora i beni di chi obietta
per un importo pari al non pagato.
Gli obiettori fiscali non contestano allo Stato il diritto al prelievo fiscale, ma vogliono mettere sotto accusa Timpiego di una
certa parte delle imposte pagate. Non si può — essi sostengono — lavorare per la pace e il
disarmo e poi, come contribuenti, « pagare i tributi » per gli armamenti.
Moltissime sono state le manifestazioni di solidarietà, da Amnesty International a esponenti
di Magistratura Democratica, di
Justitia et Pax e della Caritas;
da mons. Bettàzzi a Baget Bozzo
e Carlo Cassola.
Roberto Giacone
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