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ECO
DELLE mil VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
1Ü066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Num. 31-32 Una copia Lire 90 ABBQNAMENTl f ^ ^^00 per l’interno 1 L. 4.500 per resterò Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 Cambio di indirizzo Lire 100 TORRE PELLICE 11 Agosto 1972 Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Sinodo e conferenza riuniti in sessione congiunta
Fraternità e collaborazione
tra metodisti e valdesi
Come è ormai noto la prossima
sessione del Sinodo Valdese, convocata per domenica 20 agosto,
svolgerà parte dei suoi lavori in
sessione congiunta con la Conferenza della Chiesa Evangelica Metodista d’Italia. La precedente sessione congiunta delle due assemblee ebbe luogo nel maggio 1969
a Roma e fu una convocazione
straordinaria per il nostro Sinodo. La Conferenza Metodista svolgerà invece a Torre Pellice la sua
sessione ordinaria.
Siamo lieti di porgere ai fratelli metodisti il più cordiale benvenuto nelle Valli Valdesi. Per alcuni di loro non è un’esperienza
nuova, per altri sarà un primo
contatto che ci auguriamo valga
ad approfondire i legami di fraternità e di collaborazione tra le
due chiese.
Le assemblee riunite conteranno circa 250 deputati: non è stata
Neirinterno:
pag. 3 :
^ Come riformare una Facoltà di teologia
9 Poco probabile l'ingresso
della Chiesa romana nel
C.E.C.
pag. 4 :
% L'itinerario di Valdo : da
"santo" a ribelle
un’impresa facile alloggiarli tutti
e siamo grati al pastore A. Deodato e al comitato della foresteria
per quanto stanno facendo a tal
fine. Anche l’Aula sinodale è appena sufficiente: il pubblico dovrà
aver pazienza perché nei giorni di
sedute congiunte anche le tribune
dell’aula dovranno essere riservate ai membri delle due assemblee.
Il pubblico potrà trovar posto solo nelle gallerie.
Spetta al seggio del Sinodo stabilire il programma dei lavori; ma
per poter organizzare per tempo
ogni cosa la Tavola e il Comitato
Permanente metodista hanno stabilito un programma di lavori che
verrà proposto al Sinodo. Esso
prevede le sedute congiunte nel
pomeriggio di lunedì, per l’intera
giornata del martedì e per la mattina del mercoledì. Gli argomenti
all'ordine del giorno sono i seguenti, oltre ai preliminari indispensabili:
— Rapporti delle commissioni ad
referendum nominate dalla
sessione congiunta del 1969:
a) sulle rispettive regolamentazioni ecclesiastiche; h) sul
culto, l’insegnamento e i ministeri.
— Problemi connessi con la vigente legislazione sui culti ammessi (leggi del 1929-30).
— Operato della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia
con particolare riferimento ai
mezzi di comunicazione di
massa.
— Rapporto della Commissione
sull’insegnamento teologico.
— Corsi biblici per corrispondenza.
— Piano di sviluppo della Libreria Editrice Claudiana.
Il Sinodo Valdese svolgerà i
suoi lavori nella mattinata di lunedì (lettura della relazione della
commissione d’esame) e in seguito nei restanti giorni fino al venerdì, salvo diversa decisione dell’assemblea.
La commissione d’esame del*
l’operato della Tavola (A. Sonelli,
T. Soggin, V. Fornerone, C. Pons)
è già all’opera da molti giorni;
toccherà alla commissione segnalare al Sinodo gli argomenti di
maggior rilievo che l’assemblea
dovrà affrontare. Per parte nostra
desideriamo indicarne alcuni, sollevati dal raporto della Tavola, su
cui il Sinodo dovrà pronunciarsi.
Si è già accennato al problema
delle leggi del 1929-30, su cui è
stata attirata l’attenzione delle
chiese e delle conferenze distrettuali nella primavera scorsa. A
nessuno sfugge l’importanza dell’argomento e la necessità che il
Sinodo dia una direttiva precisa
alla Tavola. Anche il problema
dell’assistenza malattie ai ministri di culto dovrà essere nuovamente affrontato, dopo la promulgazione di una legge che prevede
intese con le singole chiese per la
attuazione di quanto disposto da
tempo in merito a detta assistenza. Anche su questo tema il Sinodo dovrà dire chiaramente se intende che si proceda alle intese.
La Società di Studi Valdesi sta
predisponendo un piano di lavori
e di riordino dei musei e delle biblioteche in vista dell’8° centenario del movimento valdese, la cui
celebrazione è prevista per il 1974.
La Tavola attira l’attenzione del
Sinodo su questo tema, che non
deve essere motivo di discorsi retorici, ma lo spunto per un impegno ed un rinnovamento di servizio e di testimonianza.
Il problema dei ministeri nella
chiesa locale è all’ordine del giorno della sessione congiunta; ma il
Sinodo dovrà in particolare pronunciarsi sui progetti di sviluppo
del lavoro in questo senso e in
particolare sul ministero chiamato per ora dell’anziano con funzioni pastorali.
Oltre a tutti questi argomenti,
il Sinodo dovrà svolgere la sua
normale attività in campo ecclesiastico e amministrativo. Non ci
sarà tempo da perdere e ci auguriamo che l’assemblea, consapevole del numero e della gravità dei
problemi sul tappeto, sappia affrontarli con stringata concisione
e chiari intendimenti.
Mi sia lecito anche esprimere
un auspicio e cioè che il Sinodo
possa lavorare senza spirito polemico, ma con reciproca comprensione tra i suoi membri. Molti motivi di tensione e di disaccordo
appaiono tra noi sopiti ma non
risolti; non è inutile quindi ricordare che occorre da parte di tutti
fare uno sforzo di comprensione
e di rispetto gli uni per gli altri.
Tanto più quando si tratta, di riconoscere i doni e i carismi di uomini che devono esser chiamati
ad assumere particolari responsabilità, come quella di moderatore
della Tavola Valdese. La vera
preoccupazione non può essere
che quella di riconoscere quei doni e affidare la nostra scelta alla
guida dello Spirito del Signore
della Chiesa.
Neri Giampiccoli
LA MORTE
DEL
MINATORE
Giovanni Pascal, minatore, è morto dopo lunghi anni di miniera ed un
periodo di pensione, con la pesante
croce deU’insuflìcienza respiratoria dovuta alla silicosi.
Spesso la causa immediata della
morte è diversa, ma la vera causa,
quella che ha determinato il crollo è
la silicosi. Per questo il discorso dovrebbe essere affrontato nelle opportune sedi: inoltre v’è il problema della riduzione dell’orario, la riduzione
degli anni di lavoro in vista della pensione: questi problemi sono più importanti ancora che quelli del doveroso aumento del salario.
Ricordiamo Giovanni Pascal per la
sua vita di credente vissuta con serietà nella linea dell’Evangelo ; ancora
negli ultimi giorni ha desiderato ascoltare la Parola di Dio in Chiesa, sapendo che quella Parola dà un senso
alla nostra vita in vista del Regno.
La nostra fraterna simpatia alla signora, ad Anita nostra fedele collaboratrice, a tutti i familiari.
Gustavo Bouchard
Un problema che ogni comunità deve affrontare
Divisioni politiche
e comunione fraterna
E terminato l’8 agosto a Ecumene il
2‘ campo-studi della EGEI (Federazione Giovanile Evangelica Italiana) sul
tema « Divisioni politiche e comunione
fraterna ».
Attendiamo con vivo interesse, quasi con impazienza, i risultati del campo ed eventuali documenti conclusivi.
Ma sin d'ora si può segnalare come
molto positivo il fatto stesso che questo tema sia stato formulato e affrontato nell’ambito giovanile: proponendolo a se stessa e, indirettamente, alle
chiese, la EGEI ha dato prova sia di
tempestività teologica che di sensibilità pastorale.
Il problema discusso a Ecumene costituisce infatti uno dei nodi cruciali
deU’odierna situazione cristiana. Quel
che la chiesa sarà o non sarà nell’immediato futuro dipende in misura rilevante da come questo nodo verrà o
non verrà sciolto. Questo stesso giornale, quasi in ogni suo numero, documenta la fortissima tensione esistente
tra credenti che appartengono alla
stessa chiesa ma a classi sociali e a
fronti politici e ideologici non solo diversi ma sovente antagonisti. Proprio
Matrimoni misti: una ennesima « innovazione »
dei vescovi italiani lascia
TUTtn COME POMA
Le vie della casistica sono infinite, le
sue risorse inesauribili. Ogni tanto si
escogita un nuovo « caso » e per risolverlo si introduce una « innovazione »,
che può dar l’impressione che qualcosa stia cambiando. Invece, nella sostanza, tutto resta come prima. I teologi e canonisti della Chiesa di Roma
sono espertissimi in questo gioco e nel
nostro tempo il terreno favorito per
esercitarvisi è quello dei matrimoni
misti. Da decenni la legislazione romana sui matrimoni misti è praticamente immutata per quanto concerne
le questioni fondamentali. Ma questo
sostanziale immobilismo, sordo tanto
alle continue sollecitazioni eumeniche
ed evangeliche quanto a elementari
esigenze di equità e umanità, continua
a essere mascherato da una serie interminabile di « novità » che riguardano sempre e soltanto questioni di dettaglio, e mai le questioni di fondo —
quelle che, come evangelici, ci stanno
a cuore. Il modo di procedere della
gerarchia cattolica in tema di matrimoni misti è tanto indisponente da
minacciare seriamente gli stessi vincoli della fraternità cristiana. E chiaro
che un dialogo sui matrimoni misti così come continua a essere impostato
dalla curia romana e da quanti ne seguono le direttive non può e non deve
neppure essere accettato! Occorre respingerlo globalmente. Si può comprendere che la logica del sistema teologico, giuridico e istituzionale della
Chiesa di Roma le faccia adottare e
seguire una certa linea nella questione
dei matrimoni misti. Ma è proprio questa logica che un giorno o l'altro dovrà essere infranta se si vuole giungel'c a una impostazione ecumenica del
problema dei matrimoni misti.
L’ultima trovata (non la si può chiamare altrimenti) in materia è dovuta
ai vescovi italiani ed è contenuta in un
documento ufficiale della Conferenza
Episcopale italiana diffuso nèi giorni
scorsi. Il documento constata che j
matrimoni tra cattolici e protestanti
si fanno meno rari a causa delle emigrazioni e del turismo; gesuiticamente
si tace il motivo principale, cioè la presenza in Italia — non da ieri! — di un
manipolo non del tutto irrisorio di
protest-aHti per quanto esiguo possa essere il loro numero in rapporto alla
popiolazione italiana.
Naturalmente i vescovi esortano i
sacerdoti a operare, nei casi di matri
RICORDIAMO
Sabato 12 agosto, ore 9,30, nell’aula sinodale: esame di fede del candidato valdese Ermanno Genre; nel pomeriggio, alle 18, nel
tempio dei Coppieri: sermone di prova
Sabato 19 agosto, ore 21, nel tempio di Finerolo: sermoni di prova dei candidati metodisti Franco Becchino, Renato Di Lorenzo,
Gianmaria Grimaldi ed Enos Mannelli.
questo è il problema: cosa accade alla « comunione fraterna » quando coloro che la vivono si riconoscono tra
loro politicamente divisi? E cosa accade alle « divisioni politiche » quando
coloro che le vivono affermano la loro
fraternità in Cristo? E possibile (e fino a che punto) una comunione fraterna autentica tra credenti politicamente divisi? Sembrerebbe che la
chiesa non debba essere né una chiesa
di classe né una chiesa interclassista;
ma è possibile? Q si tratta di una alternativa astratta?
Questi e altri analoghi interrogativi
si pongono con urgenza alla coscienza
cristiana del nostro tempo. Qgni comunità li vive, talvolta con sofferenza,
nella sua vita quotidiana. E necessario parlarne insieme e cercare dove
Dio ci vuole condurre attraverso la via
stretta in cui ci ha posto.
P. R.
moni misti, « con una comprensione
aperta al rispetto della libertà di coscienza e ai principi dell’ecumenismo ».
Ma che forza può avere questa bella
esortazione, se i vescovi per primi pori
mettono in pratica? Le condizioni
che la Chiesa cattolica pone per celebrare un matrimonio misto sono quello di sempre: affermazione dell’indissolubilità del vincolo coniugale, carattere sacramentale del matrimonio,
promessa scritta od orale del coniuge
cattolico (cui il coniuge evangelico deve acconsentire) dell’educazione dei figli nella fede cattolica. Sin qui nulla
di diverso da prima. La « novità » è
questa: è ora possibile che un pastore
protestante celebri validamente il matrimonio misto, se il coniuge protestante lo esige, previo consenso del vescovo cattolico. E proprio questo genere di innovazioni che, come evangelici, dobbiamo giudicare negativamente. Finché la validità della celebrazione evangelica delle nozze è fatta dipendere dal consenso del vescovo, i
termini teologici e giuridici del problema restano immutati: decisivo è il
consenso del vescovo, non la celebrazione evangelica. Anzi, non si può neppur più parlare di celebrazione evangelica. Il consenso del vescovo ne fa
una celebrazione cattolica, anche se
svolta da un pastore. Anche sul piano ecumenico nulla cambia; la pretesa della Chiesa romana di poter essa
sola conferire, mediante la sua. gerarchia, piena sostanza cristiana alle nozze tra due credenti, continua a sussistere. Si può d’altra parte presumere
che nessun pastore protestante sia così poco protestante da prestarsi a operazioni del genere e che nessun credente evangelico cercherà consensi
episcopali.
Innovazioni come quella ora descritta costituiscono non dei passi avanti
ma delle remore a una soluzione accettabile, sul piano evangelico ed ecunienico, deirarduo problema dei inatrimoni misti. Sarebbe già un guadagno
se la gerarchia romana ce le risparmiasse.
Paolo Ricca
A titolo informativo riproduciamo il
testo detta promessa che il coniuge
cattolico deve fare, per iscritto o oralmente, col consenso del coniuge evangelico, per contrarre un matrimonio
misto in ossequio alla legge canonica:
Riunito a Utrecht il
Comffàto centrale C.E.C.
Chi sarà il nuovi
segretario generale?
La settimana prossima, dal 13 al 23
agosto, si riunirà a Utrecht (Qlanda) il
Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese, composto da 120
membri. Al centro del dibattito e delle decisioni sta la scelta del nuovo segretario generale del CEC, chiamato a
succedere a Eugene C. Blake .che lascerà l’incarico alla fine di quest’anno,
dopo sei anni di servizio. Blake compie quest’anno i 65 anni d’età.
Altre questioni all’ordine del giorno
sono: rapporti su temi come « Unità
della chiesa - unità dell’umanità » (già
affrontato ma non risolto all’assemblea di « Fede e Costituzione » riunita
a Lovanio lo scorso anno) oppure
« Violenza e non violenza » col problema della possibilità, o meno, di un mutamento non violento della società; il
programma di lotta al razzismo, la
guerra del Vietnam tuttora in corso, la
situazione politica in Europa; gli aiuti
del CEC nel Sudan, nel Bangla Desh e
in Vietnam.
Si affronterà anche la questione del
dialogo con le religioni del mondo, i
rapporti del Consiglio ecumenico con
la Chiesa cattolica e l’accettazione di
nuove chiese membro.
= Il consenso libero ed irrevocabile che mi unirà in comunione i ^
I vita e di amore con.... per mezzo del vincolo matrimoniale, in- |
I tendo che sia in piena corrispondenza con la professione della |
I mia fede e che mi accompagni nell’adempimento generoso e co- |
1 stante dei miei doveri in ordine al coniuge, alla procreazione dei |
I figli, al loro battesimo ed alla educazione nella Chiesa cattolica. =
CILE
Allende e i luterani
In una recente intervista concessa
a! mensile luterano tedesco « Lutherische Monatshefte » il vescovo della
Chiesa Evangelica Luterana in Cile
Helmut Freni ha dato per certo che il
governo del presidente socialista Allende non ha intenzione di prendere
misure contro la chiesa, anche perché,
secondo il vescovo, il governo di Allende sa di aver bisogno della collaborazione delle chiese. Il dialogo tra governo e chiese è eccellente. Una parte
costitutiva dell’attuale forma di socialismo in Cile è il dialogo aperto, pluralistico, nel contesto di una forma di
governo parlamentare e democratico.
Per quanto concerne la chiesa luterana, il vescovo Frenz ha detto che in
generale i membri di chiesa sono concordi sulla necessità di riforme in Cile ma a questo punto non sono in grado di accettare in pieno il programma
di Allende. La maggior parte dei membri di chiesa concordano col programma avviato dal democristiano Eduardo Frei, predecessore di Allende, e che
oggi ancora fornisce la base legale delle operazioni di socializzazione fatte
da Allende.
In particolare il vescovo Frenz ha
segnalato i problemi politici e personali che i membri delle comunità luterane devono affrontare. Tra loro la
maggior parte appartiene alle classi
superiori e ora devono pagare il conto
per gli ultimi duecento anni di privilegi. Naturalmente — ha aggiunto —
è difficile pagare questo conto a cuor
leggero!
2
pag. 2
N. 31-32 — 11 agosto 1972
Paul Tillichy teologo di frontiera
CRONACHE ECUMENICHE Uno studio cattolico sulla nozione di chiesa in Calvino
Le
11
dell’uomo
e la risposta di Dio
Il pensiero di Paul Tillich in Italia
incomincia ad essere conosciuto e diffuso in larghi strati di intellettuali, anche non specialisti in teologia o filosofia, in questi ultimi anni. Tradotte o
in via di traduzione in italiano, le opere del Tillich sono ora facilmente reperibili. Recentemente la Claudiana ha
pubblicato L’era protestante e in questi giorni ha ripubblicato con nuova veste tipografica Lo spirito borghese e il
kairòs, edito dalla Doxa nel 1929, che '
per moltissimi anni è stato praticai
mente l’unico scritto tillichiano reperibile nella nostra lingua. Parecchi concetti tillichiani sono stati diffusi nelle
nostre comunità nei sermoni domenicali di quei pastori sensibili alle suggestioni teologiche del Tillich che,
buon predicatore, ci ha lasciato non
poche raccolte di sermoni. Giustamente nota iR. Bertalot « attraverso la predicazione di Tillich — non è così con
Bultmann — si rimane fortemente impressionati dall’annuncio dell’Evange
10 e si è costantemente posti di fronte
ad un Signore attivo e vittorioso, in
mezzo alle ambiguità del nostro vivere quotidiano ». E Claudio Tron, recensendo nel ’68, per "Protestantesimo"
(3/’68 pp. 190-191) Il nuovo essere scriveva: « la lettura dei sermoni dei maestri della teologia evangelica ha sempre qualcosa di corroborante, anche
quando si possa dissentire da talune
delle loro affermazioni teologiche. Il
libro che qui presentiamo rientra in
questa categoria di letture corroboranti tanto che al termine viene da rimpiangere di non potere predicare tutti
i giorni seguenti per potere far parte
ad una comunità della meditazione di
questo maestro ».
Chi è Paul Tillich
In questo clima di scoperta-rivalutazione di P. Tillich si situa bene il lavoro di R. Bertalot ^ che « vuole essere
una presentazione riassuntiva della
Teologia Sistematica di Paul Tillich e
un tentativo di familiarizzare il lettore
italiano con rm nuovo pensiero teologico dalla statura non indifferente » (p. 13).
Oltre ad una « nota per il lettore »
ed una « premessa » il volume contiene
un succoso capitolo « Paul Tillich, apologeta moderno », già pubblicato in
"Protestantesimo’’2/1970 (pp. 85-94) e
quindi, dopo una « introduzione » gli
altri capitoli riassuntivi della « Teologia Sistematica ».
L’agile volumetto ha il pregio di porre in risalto le caratteristiche salienti
della vita e della formazione filosoficoteologica del Tillich.
Nato in Prussia il 20 agosto 1886, insegnò filosofia e teologia nelle Università di Marburgo, Dresda, Lipsia e
Francoforte. Venuto in aperto contrasto con il nazismo, fu membro della
Chiesa Confessante, nel 1933 fu costretto ad emigrare negli Stati Uniti. Fino
al 1935 insegnò all’Union Theological
Seminary di New York, quindi all’Università di Chicago. Morì in quella città
11 22 ottobre 1965. Il suo vivere nell’ambiente universitario degli Stati Uniti
negli anni in cui in Germania si canta
« Deutscland, Deutschland iiber alies »
ed il nazifascismo convince i Tedeschi
che nulla di buono vi è all’infuori del
grande Reich e della cultura germanica, gli apre gli occhi. Scopre che il
mito della cultura tedesca e la sua
pretesa incontrastata di primeggiare
in tutti i campi del sapere è solo provincialismo. Le dotte disquisizioni culturali, puramente teoriche, se non sono calate nella realtà pratica di ogni
giorno non sono che montature. Ma
non si può sottovalutare la teoria. E
fu così che con rammarico alla fine degli anni sessanta Tillich dovette constatare che « gli universitari tedeschi
erano diventati sostenitori ad oltranza
del prevalere della pratica. Il suo giudizio si faceva nuovamente severo:
non'avevano conosciuto cosa-volesse
dire lottare e soffrire per la libertà e
perciò non potevano rendersi conto di
lottare, oggi, per una nuova forma di
schiavitù. Forse rimettendo l’accento
sulla teoria sarebbe stato possibile
esorcizzare ancora una volta i fantasmi della mente europea » (p. 19). Per
Tillich il momento della crisi dei valori e dei significati acquista quindi una
importanza capitale. E nell’Esistenzialismo, che accentua particolarmente
questa realtà, egli scorge la filosofia
che mette l’uomo con le spalle al muro perché gli fa sentire « il brivido del
non essere » e quindi l’angoscia dinanzi alla possibilità che tutto nel mondo
sia vano e destinato a cadere nel nulla! Questo dubbio che diventa per
l’uomo un tragico punto interrogativo
non rimane però senza risposta. Dio
v.a incontro, in Cristo, all’uomo così
tormentato ed angosciato perché « gli
interrogativi posti dalla nostra esistenza vanno attentamente considerati in
parallelo alle risposte che Dio ci dà.
V’è cioè una correlazione tra la filosofia che interroga, sollecitata dall’angoscia, dalle ambiguità, dall’alienazione
e la teologia che risponde proclamando la vittoria del Cristo, il Nuovo Essere nel quale noi siamo. « Per Tillich
il mistero che abbraccia contemporaneamente la domanda e la risposta è il
logos che, per il filosofo, si limita ad
essere una struttura razionale dell’universo, e che, per il teologo è il logos
del Nuovo 'Testamento, il Cristo stesso, creatore e ragione profonda della
esistenza di ogni logos strutturale dell’universo » (p. 24).
« Partendo dalla nozione di angoscia,
Tillich delinea il suo sistema teologico
e viene a trovarsi, non solo nelle sue
esperienze culturali ma anche nella
sua produzione dogmatica, su di una
linea di confine che divide due momenti in tensione tra di loro. Si sente filosofo con i filosofi e teologo con i teologi » (p. 26). Spesso però sia gli uni
che gli altri hanno considerato con
diffidenza questo modo di ragionare di
Tillich; I teologi gH iianne rimproveratò di volere difendere con ragionamenti umani la fede, di tentare insomma di farne Tapologia anziché limitarsi a confessarla senza mescolarla ad
elemeti spuri; Per àlcùni di loro egli
sarebbe quindi un apologeta del Cristianesimo in un tempo in cui le apologie non sono più di alcuna utilità. I
filosofi lo hanno invece accusato —
nonostante le sue proteste — di avere
voluto costruire un sistema « all’interno dell’idealismo in un epoca in cui, a
parte poche eccezioni,, esso sembra ormai avere fatto il suo tempo » (p. 27).
Decisamente colui che sta sulla frontiera, come è anche stato definito il
Tillich, ha parecchie difficoltà per farsi intendere. « Nessuno è più sospettato di chi vive sul confine. È infatti
sempre difficile offrirgli una chiara cittadinanza, anche se nessuno ha amore
più grande per il proprio paese di chi
vive e subisce il quotidiano confronto
con l’altro. L’esule Paul Tillich diventa anche un esule culturale e teologico,
imprimendo nel proprio pensiero il
marchio delle sue avventure in patria
e all’estero » (p. 26).
Tillich appartiene però a quella rara
categoria di persone che vogliono servirsi della ragione fino in fondo, convinti che un brutale « sacrificium intellectus » non ha senso. Ma nell’uso della
ragione ne scoprono i limiti perché
« nelle condizioni della nostra esistenza la ragione si trova in contrasto con
la sua profondità o separata del tutto
dal suo fondamento logico. Perciò essa
si trasforma in un interrogativo che
non trova risposta se non nella rivelazione » (p. 41).
Una voce autorevole
Lo spazio non ci consente di intraprendere l’esposizione vera e propria
del pensiero tillichiano. Sarebbe interessante osservare come si serva di
termini filosofici per esprimere categorie teologiche. I teologi, ad es., parlano di peccato per indicare la disubbidienza dell’uomo a Dio, Tillich, invece, parla di alienazione dal fondamento dell’essere e cosi ci può dire che
« fi carattere paradossale di Gesù, il
Cristo, consiste nel fatto che pur vivendo nelle condizioni dell’esistenza
non è alienato dal fondamento del suo
essere. In lui, quindi, non v’è incredulità, hybris, (tracotanza). e concupiscenza ». « E così che il Nuovo Essere
si manifesta in Gesù, il Cristo, ed in
lui diventa criterio di tutta la dimensione storica della realtà, dell’Antico
Testamento, del cristianesimo e di tutte le religioni » (p. 71).
Il recensore cadrebbe nell’assurdo
se a questo punto tentasse di riassumere i capitoli che sono già il riassun
to di un pensiero altrui. Diciamo quindi soltanto che il volumetto del Bertalot raggiunge perfettamente lo scopo
che si prefige, e non è poco, di costituire una sollecitazione a leggere direttamente il Tillich, perchè « è bene
che questo autore non ci passi accanto
perchè le sue parole si pongono con
sicurezza ed autorità uniche nel periodo post-barthiano » (p. 14).
Bruno Costabel
Niova fase di^ rapparti
tra Faderazjaae lateraaa
e Chiesa Cattalita
Un nuovo gruppo misto di lavoro
cattolico-luterano terrà là sua prima
riunione, in luogo da destinarsi, dal 20
al 24 marzo 1973. La composizione e le
linee di lavoro del nuovo gruppo saranno precisate subito dopo la visita
ufficiale che rappresentanti della Curia romana faranno- alla Federazione
Luterana a Ginevra, dal 29 novembre
al 1® dicembre' prossimi. Si tratta della restituzione della visita fatta nel
1969 da una delegazione luterana guidata dal segretario generale Dr. André
Appel al Segretariato vaticano per la
unità e ad altri organismi curiali.
La precedente fase dèi dialogo tra
luterani e cattolici si è conclusa con la
pubblicazione, avvenuta il 9 febbraio
di quest’anno, di un lungo rapporto
sul tema ' generale L’Evangelo e la
Chiesa », che sarebbe opportuno tradurre e pubblicare in italiano, data la
importanza teologica éd ecumenica del
tema. Il « Rapporto dì Malta » (come
ormai lo si chiama, dato che a Malta
si svolse, dal 21 al 26 febbraio 1971 la
'seduta conclusiva della commissione
incaricata di redigere il testo) consta
complessivamente di 75 paragrafi, suddivisi in quattro parti ì cui titoli sono
rispettivamente: 1) Evangelo e tradizione. 2) L’Evangelo e il mondo.
3) Evangelo e ministero ecclesiastico.
4) Evangelo e unità della chiesa.
Tra i firmatari di parte luterana vi
sono i proff. P. E. Persson (Svezia), noto per alcuni ottimi., studi sul cattolicesimo, K. Stendahpr (USA), studioso
di Nuovo Testamento, e H. Conzelmann (Germania) il quale, peraltro,
ha precisato per iscritto di aver firmato il documento « dopo lunga riflessione », perché considera il lavoro della
Commissione « buono, utile e degno di
essere proseguito » ma non perché lo
condivida interamente. Il prof. Conzelmann segnala alcuni motivi di dissenso rispetto alle posizioni luterane
contenute nel rapporto e rivendica la
sua libertà di critica nei loro éonfronti come pure nei confronti delle posizioni cattoliche. « Considero mio dovere — scrive il prof. Conzelmann — informare la Commissione di queste mie
riserve », Tutto ciò non fa che accrescere l’interesse per il « Rapporto di
Malta », che, come già detto, è auspicabile sia presto disponibile anche in
versione italiana. ,r
Una “manciata di uomini”
chiamati e guidati da Dio
’ Renzo Bertalot, Paul Tillich, una teologia per il XX secolo, Editrice A.V.E., Roma
1971, pp. 117.
I seminaristi ortodossi greci dovranno,
per essere ordinati preti, firmare una dichiarazione di lealismo verso il regime nell’influenza che avranno sulle famiglie e sui giovani.
-ff Alla fine di giugno l’aiuto delle Chiese
del CEC al Bangla Besh aveva superato gli 8
milioni di dollari (quasi 5 miliardi di lire).
•jl^ Per la prima volta è stato pubblicato in
Egitto un catechismo in lingua araba; finora
non erano disponibili, in loco, che catechismi
in francese e in italiano.
Campi di conj^entramento
per le reiigiose
in Cecoslovacchia
Praga (Relazioni Religiose) - Tutte le religiose della Slovacchia hanno ricevuto Tordine di abbandonare le abitazioni private, nelle
quali durante il regime di Dubcek hanno
cercato di ristabilire piccoli conventi, o comunque vivere in comunità. Le religiose
vengono portate in queste tre località: Siovenska Ljupca, Slaveckovci e Dudinzi, dove
sono stati improvvisati una specie di campi
di concentramento. Gli edifici messi a loro
disposizione dalle autorità di polizìa, sono ristretti ed angusti dato il numero delle religiose. A Slovenska Ljupca anche le religiose
settantenni sono costrette a dormire in « letti » a più piani. Gli « edifìci » sono privi di
acqua e scarseggiano di servizi igienici.
Conferenza nazionale
dei pastori ed evangelisti
di Spagna
Madrid (Relazioni ReligioseS - Ha avuto
ultimamente luogo a Madrid la III Conferenza nazionale dei pastori ed evangelisti. Tema
generale è stato: «Condizionamenti del ministero evangelico nel mondo d’oggi ». La
Conferenza è stata presieduta dal pastore
Juan Luis Rodrigo, delFUnione Evangelica
Battista Spagnola; segretario è stato il pastore Luis Ruiz Poveda, della Chiesa Evangelica di Spagna. La Conferenza era stata organizzata dall’Associazione dei pastori dì Madrid, dopo un periodo di consultazioni promòsse dal Consiglio Evangelico Spagnolo.
^ Secondo il giudice in carica dell’inchiesta sull’assassinio del p. Neto, collaboratore di
Dom Helder Camara, vi sono prove di complicità in questo crimine, fra il commando
parapolìziesco « Caccia ai comunisti » e la
CIA.
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Thomas Müntzer
SCRITTI POLITICI
Introduzione, versione e note a cura di Emidio Campi
(Testi della Riforma 4)
pp. 232, 16 tav. f. t., 28 ili., L. 2.700
Per la prima volta in italiano gli scritti del grande antagonista di
Lutero, che si rivela un solido teologo « politico », teorizzatore della sovranità popolare e del diritto di resistenza al principe.
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EDITRICE CLAUDIANA c.c.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
L'articolo di Paolo Ricca su Ricerca
della chiesa (L'Eco-La Luce del 1 maggio) col suo serio appello ai credenti,
perché non rinuncino a essere e a diventare sempre meglio comunità del
Signore, mi induce a riproporre ai lettori il pensiero di Calvino sulla chiesa. Nella teologia del Riformatore la
dottrina di Cristo e della chiesa è centrale, come è centrale in lui il pensiero della elezione divina, della fecondità della Parola, che chiama e raduna
la comunità degli eletti, e la fede che
la croce di Cristo, per quanto duri e
perversi possano essere gli uomini e
i tempi, non può non portare frutto
per la nostra salvezza e la gloria di
Dio.
Avevo questi pensieri, quando mi
sono messo a leggere, per dovere “professionale", un’esercitazione semestrale di un mio studente cattolico, proprio sul senso della chiesa in Calvino.
Il suo lavoro mi è sembrato buono, e
un professore lascia sempre molto volentieri la parola a un suo studente,
quando ha da dire e anche da insegnare qualcosa che vale. Perciò presento ai lettori alcune pagine di questa esercitazione accademica, che possono essere utili per la vita.
Valdo Vinay
Per « senso ecclesiale » vorrei intendere un determinato atteggiamento
spirituale per cui l’uomo di fede considera tutta la realtà cristiana, intesa
come realtà di salvezza, sotto l’aspetto ecclesiale, cioè come qualcosa che
non riguarda i! singolo in quanto singolo, bensì come membro di una comunità di fede eletta da Dio a salvezza; come messaggio rivolto e affidato
non al singolo per suo esclusivo individuale vantaggio, ma ad un popolo
perché si salvi tutto.
Di Giovanni Calvino, in generale,
possiamo dire che lo stesso suo programma di riforma della Chiesa lo
pone nella prospettiva di chi possiede
un tale « sensus Ecclesiae ». Infatti,
tutto il suo lavoro teologico ad esempio, per non parlare del resto della
sua azione, non è frutto di speculazioni più o meno astratte di chi volesse
far valere le sue teorie intorno a Cristo e ai suoi misteri; o di un fanatico
innovatore o di un settario, come sappiamo dalla storia essere accaduto
per alcuni. Al contrario la sua teologia
riflette costantemente una profonda
preoccupazione di edificare la Chiesa
di Dio secondo verità, la verità del
Vangelo, in contrasto con tutto ciò
che in essa si è infiltrato di non autentico o di diabolico. Preoccupazione
vissuta dal di dentro, da chi vuole operare dal di dentro.
Calvino: una vita spesa
per ricostruire
la chiesa di Dio
Per svolgere degnamente uno studio
di tal genere, occorrerebbero ben più
che poche pagine; di conseguenza il
presente lavoro non risulterà affatto
esaustivo, perché prenderò in esame
solo la Istituzione Cristiana, e soprattutto perché di questa stessa opera
mi limiterò ad esaminare i tratti più
salienti che fanno risaltare con più
vivezza l’amore di Calvino per la Chiesa, la sua sofferenza nel vederla onerata di errore e di peccato; il suo desiderio di vederla santa e unita e di
esserne membro vivo, benefattore e
beneficato.
La Chiesa, secondo il nostro autore,
è costituita essenzialmente ed irrevocabilmente, in forza della predestinazione, da coloro che sono stati scelti
da Dio, per dono gratuito a farne parte, siano essi ancora in questo mondo, o già nella vita eterna; la Chiesa
fa comunità unica con i vivi e con i
trapassati, è realtà unica, visibile e invisibile. Invisibile possiamo dire in
forza di un duplice fatto: primo perché non ci è dato di vedere in questa
terra coloro che sono già nel Regno
di Dio. Secondo perché la Chiesa che
vediamo sulla terra è soltanto una
parte, o meglio è ciò che sembra a noi
Chiesa, perché in realtà ci sfugge il
suo vero e totale volto che potrebbe
avere i suoi tratti proprio in coloro
che noi non giudicheremmo capaci di
realizzarli. Così si esprime infatti Calvino: « Perciò viene adoperato il termine' "credere”, spesso infatti non
siamo in grado di discernere chiaramente la differenza tra i figli di Dio e
la gente profana, tra il suo santo gregge e le bestie selvatiche ». E ancora:
« È necessario, a questo punto, fare
riferimento all’elezione di Dio e altresì alla sua vocazione interiore mediante la quale egli trae a sé i suoi eletti,
perché lui solo conosce coloro che gli
appartengono e li custodisce nascosti
sotto il suo sigillo, come dice S. Paolo
(2 Tim. 11: 19), finché portino i suoi
segni mediante i quali si possano discernere dai reprobi ».
La chiesa nascosta
La chiesa dunque in questo modo
non è realtà visibile sempre e dovunque, anche quella pellegrinante. Non
abbiamo noi, al limite di ciò che riguarda la salvezza dell’individuo, dei
mezzi sicuri coi quali poter riconoscere le vere pecore del gregge di Dio.
Essa impegna perciò non tanto le nostre facoltà di giudizio, ma la nostra
stessa fede, che ci spinge a credere
Soltanto in qudla « arcana elezione di
Eio», con la quale sappiamo che egli
ha voluto e vuole formarsi un popolo
tutto suo, scegliendone i membri come
e dove vuole. In queste considerazioni
Calvino ha spesso dei tratti un po’
pessimistici, in quanto restringe il numero degli eletti ad una « manciata
di uomini », gente insignificante, disprezzata, che vive quasi di sotterfugio, nascosta in mezzo ad una massa
amorfa: « Trattandosi però soltanto
di una manciata di uomini, per di più
spregevoli e frammisti ad una grande
moltitudine, nascosta come un jx)’ di
grano sotto un mucchio di paglia sull’aia, è d'uopo lasciare a Dio solo il
privilegio di conoscere la sua Chiesa,
a fondamento della quale sta la sua
elezione eterna ».
Credere in Dio,
non nella chiesa
Ma forse prima di parlare di pessimismo bisogna rifarsi al tempo in cui
Calvino scrive queste espressioni
quando cioè la Chiesa si mostrava in
effetti come un panno lacero, in uno
stato di tale caos in cui tutto spingeva
a credere ad una situazione disperata,
almeno secondo il giudizio umano.
Tutto lasciava credere che fossero rimasti ben pochi nella Chiesa a conservare la fede, per le incomprensioni, le
lotte, le persecuzioni che si mostravano da ogni parte. Per questo a qualsiasi cristiano che nutrisse ancora
speranza nella Chiesa non rimaneva
altro da fare se non questo radicale
atto di fede in Dio che nella sua fedeltà manteneva ancora un « resto »
in mezzo ai suoi eletti che costituisse
ancora la Chiesa. Mi sembra chiaro
che le parole di Calvino rappresentano il suo giudizio sulla chiesa del suo
tempo che gli appare come in uno
stato di diaspora, di esilio, e forse
non è errore il vedere anche nella
espressione « manciata di uomini spregevoli » un riferimento particolare a
se stesso e alla sua Chiesa in via di
riforma, perseguitata un po’ da tutte
le parti (spregevole). Ma in fondo si
sente anche la sua insicurezza nel
giudicare lo stato di non-chiesa di altre fazioni, comunità ecc. e ciò sempre in forza del mistero di elezione.
L’ultimo giudizio rimane sempre prerogativa esclusiva di Dio. Se si è parlato di pessimismo o di pessimismo
apparente, si deve riconoscere al contrario che nella luce della fede Calvino recupera ogni speranza e certezza
nei riguardi di una Chiesa che non
può esser vinta da nessuna forza nemica, venga essa dall’uomo o dal diavolo, sia cioè espressione di infedeltà
o di peccato, sia opera del Satana.
Egli sa che la Chiesa non è una associazione umana, ma una realtà costituita da Dio stesso, che dal momento
che la vuole, non permette che venga
distrutta. Dio è il più forte, e la vittoria gli appartiene, vittoria che egli
ha mostrato nella potenza di Cristo:
« Allorquando nel credo confessiamo
di credere la Chiesa... il senso della
espressione « credere » è di garantirci che, malgrado le macchinazioni del
diavolo e la congiura dei nemici di
Dio e i loro sforzi violenti in vista di
annullare la grazia di Cristo, questa
non può essere soffocata, e il sangue
di Gesù Cristo non può essere reso
sterile sì che non produca i suoi
frutti ».
La chiesa custodita
La Chiesa è dunque frutto del sangue di Cristo, nasce da esso. Cristo è
morto non soltanto per redimere l’uomo dal peccato, riconciliarlo con Dio,
acquistare per lui la salvezza eterna,
ma anche per portare a compimento
l’antico disegno divino che è quello
di costituirsi un popolo che sia segno
del suo amore e della sua grazia. Là
Chiesa è una realtà misteriosa che entra totalmente nella economia di Dio,
è resa viva e indistruttibile dalla volontà che egli ha di vederla costituita,
inattaccabile; entra possiamo direnella categoria delTormai è, del non può
non essere, in quanto frutto di un
amore immensamente più grande dell’infedeltà e del peccato dell’uomo che
tendono ad annientarla. Questa realtà
ecclesiale non è comunque, come già
detto, qualcosa che si manifesta con
chiarezza, che umanamente parlando
dia garanzia di esistenza. Tutt’altro;
essa piuttosto mette alla prova là fede dell’uomo, perché , appare (e qui
bisogna però tener presente la situazione storica dei testi) corne distrutta, finita. Unico appiglio per la fede
che il cristiano deve nutrire verso di
essa è il fatto che essa scaturisce dal
sangue di Cristo versato una volta
per sempre. Inoltre le profezie della
S. Scrittura ci attestano ancora che
Dio porta avanti il suo disegno sull’uomo, che è di farne un popolo per
sé, un popolo di adoratori. « Quantunque la terribile desolazione che ovunque si riscontra lasci supporre che
nulla sussista della Chiesa, riteniamo
dunque come un fatto certo che la
morte di Cristo continua a recare
frutto e Dio custodisce miracolosamente la sua Chiesa come in un nascondiglio, come fu detto ad Elia riguardo al suo tempo: « Mi sono riservato settemila uomini, che non hanno
piegato il ginocchio davanti a Baal »
(I Ée 19: 181.
3
11 agosto 1972 — N. 31-32
pag. 3
L’ESEMPIO DELLA CHIESA RIFORMATA DI FRANCIA
SECONDO IL SEGRETARIO GENERALE BLAKE E IL CARDINALE WILLEBRANDS
Come riformare la Facoltà di teologia
Il sinodo della Chiesa riformata
francese, tenutosi lo scorso maggio a
Nancy, ha votato con il suo ordine del
giorno n. X una importante riforma
nel campo degli studi teologici. Data
la vicinanza di interessi che collega le
nostre comunità con quelle francesi, e
l’affinità delle situazioni in cui si trovano inserite, risulta estremamente interessante per noi vedere quali decisioni sono state prese in questo campo, tenendo anche conto del fatto che
il prossimo nostro sinodo dibatterà il
problema. L’O.d.G. del sinodo francese
fa tre constatazioni: a) la Chiesa deve
dare attuazione al discorso teorico fatto tante volte della diversità dei ministeri; b) i credenti hanno bisogno di
una formazione generale e continua
per testimoniare in modo adeguato;
c) nella attuale trasformazione della
società gli studi teologici devono essere riformati per essere aderenti alla
situazione.
L’attuazione pratica di questi punti
avverrà con il prossimo autunno quando entrerà in sperimentazione il progetto di riforma teologica elaborato da
una apposita commissione e discusso
nelle sessioni sinodali. Che dice il progetto in questione? Vi sono anzitutto
delle considerazioni generali che cerchiamo di riassumere brevemente. Che
cosa è la teologia? A questa domanda
quasi tutti i credenti rispondono: « roba da pastori, sono le cose che studiano nelle facoltà di teologia, la teoria
dei professori ecc. ». Errore, la teologia è semplicemente il nostro modo di
rispondere quando parliamo della fede. Un evangelico' che spiega perché
non crede ai santi, che ama un inno
più che un altro, che riflette sulla esistenza di Dio, che sceglie di celebrare
il suo matrimonio in chiesa ecc. fa
della teologia, prende determinate posizioni perché crede certe cose. Il problema allora, dice il rapporto francese, non è di fare studiare i pastori in
un certo modo, più a lungo o più cose, ma fare riflettere tutta la Chiesa,
aiutare la comunità a fare della buona teologia (comunque faccia e qualunque cosa faccia una comunità cristiana infatti fa sèmpre della teologia,
caso mai della cattiva).
Un secondo punto non meno importante è questo: perché e come si fa
della teologia? Si fa per diventare pastori e si fa studiando le materie prescritte dal programma, i libri di teologia insomma. Anche questo è un
concetto che deve essere riveduto, dice la relazione. Anzitutto la teologia
non è riservata alle Facoltà teologiche, si vive nelle comunità; quello che
occorre capire però è un fatto fondamentale: lo studio della teologia è utile e porta frutto quando è fatto avendo presenti dei problemi concreti. È
nel confronto con la vita, con le questioni cotidiano, con i dibattiti in corso nel mondo che si fa della buona
teologia. I professori e gli insegnanti
di teologia, coloro cioè che aiutano e
conducono la riflessione nella comu
nità non devono prendere come punto di partenza i libri scritti nel passato ma le questioni attuali, devono
continuamente stabilire il fondamentale confronto tra teoria e pratica.
Accogliendo queste due premesse
fondamentali ed inserendole nel quadro generale della vita delle comunità
riformate francesi il sinodo ha varato
quella riforma necessaria per adeguare le due facoltà di teologia di Parigi
e Montpellier alle esigenze. Non è qui
possibile dare un dettagliato resoconto di queste nuove prospettive, eccone
alcuni elementi.
Anzitutto lo studio teologico viene
diviso in due parti distinte: un pro^
gramma generale di tre anni che si
chiude con una tesi, che può essere
frequentato da tutti coloro che si interessano alla materia. Per coloro che
intendono esercitare un ministero pastorale nella Chiesa è previsto invece
un ulteriore corso di due anni con materie pratiche. Si accede al primo ciclo con titolo secondario ed al secondo con un colloquio approfondito con
una commissione formata di professori e pastori assistiti da uno psicologo
ed il candidato deve illustrare le ragioni per cui intende prendere la via
pastorale.
Altrettanto rivoluzionario è il concetto che lo studio deve essere unito
ad un lavoro. Nel secondo ciclo la cosa è evidente dato che la teologia pratica non si può imparare in teoria (non
si impara in teoria a fare il catechismo), qui lo studio occupa il 50% del
tempo e la ricerca pratica sotto la guida dell’insegnante l’altro 50%. È però
importante notare che anche nel primo ciclo lo studente deve avere una
esperienza di lavoro; lo si incoraggerà a impiegarsi per un periodo di tenipo (il che naturalmente prolungherà il
suo periodo di studio triennale).
Interessante è inflne il fatto che lo
studio non è computato per numero
di esami sostenuti nia in base ad
« unità di valore », cioè si valuterà il
candidato in base alla conoscenza che
ha di un complesso di problemi e sulla base di studi e ricerche fatte anche
presso altri istituti.
In questo complesso molto più aperto e mobile dell’attuale studio anche
la figura del professore subisce un
cambiamento, .impegnato a seguire
molto più da vicino gli studenti in
questa ricerca pratico-teorica dovrà
associarsi ai colleghi in équipe di lavoro, in gruppi di ricerca, il numero
di coloro che si troveranno ad insegnare sarà molto più vasto e come per
tutti i ministeri della chiesa varrà anche per il professorato la norma del
mandato a termine.
Queste innovazioni muteranno certo
Io studio della teologia delle chiese
francesi, forse si tratta di innovazioni
che sono meno rivoluzionarie di quanto sembra, è comunque iriteressante
prenderne nota anche in vista di un
rinnovamento dello studio teologico
da noi.
Notiziario Evangelico Italiano
La Chiesa Luterana d’Italia ha tenuto il suo Sinodo annuale a Torre del
Greco il 14 e 15 maggio.
Ricordiamo che la Chiesa Luterana
ò membro effettivo della Federazione
delle Chiese evangeliche in Italia fin
dal 1967. Essa conta in Italia dieci comunità di lingua tedesca e tre di lingua italiana: queste ultime sono a
Torre Annunziata, Torre del Greco e
S. Maria La Bruna e sono dette « le
comunità del Golfo » e compiono anche un lavoro sociale comprendente
due scuole materne e due elementari,
con oltre 400 alunni.
La Chiesa Luterana è organizzata
press’a poco come la nostra: il Consiglio di Chiesa in ogni Comunità; la
Conferenza pastorale che si riunisce
due volte all’anno; il Concistoro formato da sei membri; il Sinodo formato dai pastori, dal Concistoro e da un
rappresentante laico di ogni comunità.
Attualmente i Pastori di lingua italiana sono i Past. Poggioli, Lucchese,
Saggese, quest’ultimo consacrato quest’anno dal Sinodo. Il Pastore tedesco
Soergel lavora nella comunità di IspraVarese.
della Chiesa Libera di Rovigo e Pentecostale di Udine.
Il Centro Evangelico di Solidarietà
di Firenze dedica il numero di luglio
della sua circolare al resoconto dell’anno scolastico della scuola serale
del quartiere S. Croce, dove il gruppo di giovani del Centro ha lavorato
con una decina di lavoratori meridionali desiderosi di sostenere esami o
di aumentare la propria istruzione. I
risultati degli esami sono stati buoni
e, cosa ancor più soddisfacente, si è
stabilito tra docenti e alunni un vero
rapporto di amicizia e comprensione.
I giovani sperano di ingrandire la
scuola, che ha sede nei locali della
chiesa valdese, e chiedono l’impegno
di un maggior numero di persone, sia
intellettivo che finanziario.
Centro Ev. di Solidarietà, Via Manzoni 21, Firenze, c.c.p 5/20840.
L'Istituto Comandi di Firenze, per
ragazzi, gestito dalla Chiesa dei Fratelli, si riaprirà in settembre, dopo la
chiusura di un anno circa. Il Comitato invita le famiglie e le Chiese che
hanno bisogno di affidare un ragazzo
all’Istituto, di farne subito richiesta.
Ist. Comandi, V. Trieste 45, Firenze,
tei. 055/42485.
L’Assemblea dei Fratelli di Sesto
S. Giovanni (Milano) ha, per il terzo
anno consecutivo, alzato la Tenda per
una campagna evangelistica in quella
città nei mesi di giugno e luglio. Il
ministerio è stato esercitato dai fratelli Elia Prencipe, G. N. Artini, A. Borsellino, B. Oxenham, Bertinelli.
A Mombercelli il campo dei Fratelli
(misto dai 9 ai 16 anni) durerà dal 9
a! 17 settembre. Il 2/9 è il termine
per le prenotazioni presso Giona Prencipe - V. della Maona, 4 - Genova Pegli.
A Roma nei quartieri Tuscolano e
Prenestino continua l’opera di evangelizzazione dei Fratelli. Verso la fine
dell’estate sarà compiuto uno sforzo
evangelistico speciale. Sono previsti
studi e preghiera di gruppo, visite di
casa in casa, « ore felici » per bambini, riunioni all’aperto, ore di riposo e
di svago. Inda Ade
A!proposito dei baraccati
La Crociata delVEvangelo ha programmato per il prossimo mese di
settembre di compiere uno sforzo comune di evangelizzazione nella città
di ’Trieste. Per questa campagna il
Direttore Past. Torio ha incontrato
credenti e pastori delle Chiese della
zona. Si sono interessati alla cosa i
pastori delle locali chiese metodista,
valdese, pentecostale, nonché quelli
Ritorna sul tappeto, in termini alquanto ipotetici, la questione dell’ingresso della Chiesa cattolica nel
Consiglio Ecumenico delle Chiese.
L’ultimo numero dela rivista ufficliale del C.E.C., « The Ecumenical
Review », contiene un lungo e circostanziato rapporto sulla questione, preceduto da una presentazione
del pastore E. C. Blake, segretario
generale del C.E.C., e del cardinale
J. W'illebrands, presidente del Segretariato vaticano per l’unità dei
cristiani.
Il problema dell’eventuale ingresso della Chiesa cattolica nel C.E.C.,
posto ufficialmente dall’assemhlea
ecumenica di Uppsala nel 1968 e ripreso poi puhhlicamente dal pontefice romano nel discorso pronunciato in occasione della sua visita a Ginevra nel 1969, è stato in seguito
ampiamente trattato da diverse persone in numerose pubblicazioni; ma
non si sono avute nuove prese di
posizione ufficiali. È forse con l’intento di preparare queste prese di
posizione ufficiale che il Gruppo Misto di lavoro tra la Chiesa Cattolica
e il Consiglio Ecumenico affidò a un
gruppo di persone di redigere un
Difficile e per era poco probabile
l'ingresso della Chiesa roiaaea nel
C. E. G.
rapporto sulla questione: pronto nel
maggio del ’70, il rapporto fu attentamente studiato e revisionato
dal Gruppo Misto e infine consegnato al Comitato esecutivo del C.E.C.
e al Segretariato vaticano per l’unità cristiana. Quest’ultimo ha già
preso posizione: pur apprezzando i
numerosi aspetti positivi del rapporto, l’organismo ecumenico vaticano ha espresso « forti riserve circa
l’idoneità del documento a risolvere il problema che pone ». Il C.E.C.
non si è ancora pronunciato. Intanto, sia il Segretariato per l’unità che
il C.E.C. sono stati d’accordo nel
pubblicare il documento che comunque è in grado di suscitare una
ampia e approfondita discussione e
quindi favorire una soluzione adeguata del problema.
La prima parte del rapporto cerca di definire la natura del Consiglio ecumenico, della Chiesa catto
UN PROBLEMA APERTO PER MOLTI
Rimanere o no nella Chiesa ?
Il parere del teologo cattolico Hans Kiing - Dal punto
di vista evangelico il vero problema non è: Dentro o
fuori? ma: Cosa vuol dire essere chiesa?
Roma (adisla). - Dallo schedario degli Enti
religiosi nel Catasto Rustico di Roma risultano
appartenenti agli stessi Enti circa 51 milioni
di mq di cui almeno 13 milioni di metri quadrati situati dentro i limiti del Piano Regolatore del 1931, e 38 milioni di mq a una distanza minima di Km 3 e a una distanza massima di Km 25 dai limiti dello stesso Piano.
Riportiamo i più rappresentativi :
Compagnia di Gesù mq 16.653.128; Propaganda Fide mq 15.054.399; Collegio Crivelli mq 2.761.510; Salesiani mq 2.663.773;
Capitolo di San Pietro in Vaticano mq 1 milione 891.872; Frati Trappisti mq 1.529.070;
Capitolo di S. Maria Maggiore mq 997.692;
Comitato generale del Terz’Ordine Francescano mq 598.850; Santa Sede mq 500.086; Opera Pia Buon Pastore mq 302.450; Fratelli
delle Scuole Cristiane 336.092; Figlie della
Carità S. Vincenzo De Paoli mq 289.930; Opera Don GuaneUa mq 252.580; Pontificia Opera Preservazione della fede e Provvista di
Nuove Chiese in Roma mq 273.814;
Il congedo dal servizio ecclesiastico segna
il congedo dalla chiesa? Chi non dava retta a
coloro che lo andavano predicendo da anni ora
se ne dovrà persuadere : la chiesa cattolica è
sotto minaccia di un esodo massiccio dal servizio ecclesiale. Sono migliaia le domande di
laicizzazione che si verificano con maggior
frequenza negli Stati Uniti, in Olanda, nei
paesi latini e che provengono essenzialmente
dagli ordini monastici : mentre erano 167 nel
1963 ammontano a 3.800 nel 1970 senza contare i molti casi in cui non vien richiesto il
permesso. Una recente valutazione porta a
22.000-25.000 i casi di abbandono di membri
del clero negli ultimi 8 anni e l’80% dei casi
riguarda uomini tra i 30 e i 40 anni. E tuttavia molto più pericoloso per l’avvenire della
chiesa cattolica il rapido calo delle ordinazioni
che varia, secondo i paesi, dal 20 al 50% ;
in Germania negli ultimi 8 anni le iscrizioni
ai seminari sono scese del 42%, mentre talvolta un terzo appena degli iscritti arriva a farsi
ordinare. Continuando di questo passo molti
seminari dovranno chiudersi ed allora finalmente si apriranno gli occhi a molti vescovi e
a molte autorità romane.
Ci sarà chi si chiede perché io stesso non
me ne sia andato, tanto è vero che ricevo
lettere e domande che mi incitano ad uscire
dalla chiesa sia da chi sta fuori e pensa che
si sciupi la propria energia in un’istituzione
ecclesiale irrigidita e che si possa rendere di
più standone fuori, sia da chi è dentro e considera la critica radicale a situazioni e ad autorità ecclesiali in disaccordo col fatto di rimanere nella chiesa.
Effettivamente, oggi, si sente dire che
nemmeno più a dei vescovi riesce facile dare risposta convincente alla domanda ; perché rimani nella chiesa e magari nel servizio
ecclesiale? *
Ad una domanda del genere non si può
peraltro dare in breve una risposta, che per
essere fondata richiederebbe un intero libro
sulla chiesa. Però chi è costretto a parlare
deve spesso testimoniare di persona in modo
succinto e diretto tanto più che qui non si
tratta affatto soltanto di teologia. Può avere
importanza anche per un cristiano (e così
pure per un ebreo o per un musulmano) essere nato, come avveniva per lo più finora, all’interno di una comunità che, volente o no, lo
condizionava positivamente o negativamente.
.Almeno per oggi è questo un motivo, per diverse persone, di rimanere nella chiesa e anche
nel servizio ecclesiale.^ Esse vorrebbero combattere contro le tradizioni cristiane che nel
loro irrigidimento ostacolano o rendono impossibile il vivere cristiano, ma non vorrebbero
rinunciare all’autorità morale che può esercitare la chiesa nella società ovunque si tratti
veramente della chiesa di Cristo. Perché rimango nella chiesa? Perché in questa comunità di fede, trovandomi in posizione ad un
tempo critica e solidale, posso testimoniare insieme con molti altri una grande storia da cui
traggo vita. Perché, come membro della comunità di fede, io sono chiesa né intendo
scambiare la chiesa con il suo apparato ed i
suoi amministratori affidando a loro la strutturazione della comunità. Perché, nonostante
tutte le obiezioni riguardanti il donde, il dove
o il motivo e lo scopo stabiliti dagli uomini e
dal mondo, io posseggo la mia patria spirituale alla quale non vorrei voltare le spalle cosi
come non lo vorrei fare nell’ambito politico
alla democrazia di cui pure, in modo diverso,
vien fatto cattivo uso e che non meno della
chiesa viene indebolita.
Ovviamente vi è anche l’altra via che buoni amici miei hanno scelta, quella della rottura con questa chiesa a causa del suo stato
di decadimento e di un’aspirazione a valori
più alti e forse ad un modo più genuino di
essere cristiani. Vi sono dei cristiani e anche
gruppi di cristiani che sono forse casi margnali di breve esistenza all’infuori della chiesa
istituzionale. Io rispetto chi prende una decisione del genere, che capisco più che mai nell’attuale depressione della chiesa cattolica che
fa seguito all’elevata fase conciliare sotto Gio
vanni XXIII. E potrei citare altrettanti motivi di esodo quanti sono coloro che se ne sono
andati : eppure ü salto dalla nave, che per
essi rappresenta un atto di onestà, di coraggio,
di protesta o semplicemente di necessità o di
tedio, per me sarebbe atto di scoraggiamento,
di rifiuto, di capitolazione. (...)
Col venir meno e il fallìmentò della guida è
stata scossa a più riprese l’autorità, l’unità, la
credibilità di questa chiesa che sempre più si
dimostra debole, smarrita, in ricerca ; mi torna in mente, ora più che in tempi più trionfalistici, la frase: io amo la chiesa cosi qual’è
e quale potrebbe essere, non come « madre »
ma come famìglia di fede per la cui volontà
esistono in genere le istituzioni, le costituzioni, le autorità che talvolta devono essere semplicemente accettate. Una comunità di fede
tra gli uomini è in grado oggi, nonostante tutti i suoi terrìbili difetti non solo di sanare
piaghe ma anche di suscitare miracoli ; appunto là dove « funziona », dove non si limita ad
essere di fatto il luogo in cui si ricorda Gesù
— il che è pure già qualcosa — ma dove essa
rappresenta veramente la causa di Gesù Cristo,
con la parola e con l’azione. E attualmente essa perlomeno fa anche questo, sebbene più in
cerehie ristrette che nel grande pubblico, più
attraverso la gente minuta che attraverso le
gerarchie e i teologi. Tuttavia ciò accade ogni
giorno, ora per ora, mediante quotidiane testimonianze di cristiani che segnano la presenza cristiana nel mondo. Ecco quindi la mia risposta decisiva : io rimango nella chiesa perché
la causa di Gesù Cristo mi ha persuaso e perché, nonostante tutti i suoi tradimenti, la comunità ecclesiale è rimasta tuttavia Vamminislratrice di Gesù Cristo e tale deve rimanere.
Io, come pure gli altri che si chiamano cristiani, il mio cristianesimo non l’ho attinto nei
libri e nemmeno nella Bibbia : l’ho da questa
comunità di fede che si è conservata appassionatamente per venti secoli e che bene o male ha sempre suscitato fede in Gesù Cristo e
impegno nel suo spirito. Quest’appello della
chiesa, lungi dall’essere suono e parola puramente divini, è invece molto umano, spesso
anche troppo umano. Ma per quanto riguarda
il messaggio, nonostante le molte stonature e
azioni sbagliate, esso è ed è stato sempre percepito. (...)
Quando la chiesa interviene del suo meglio,
con l’annuncio e con il fattivo aiuto, per la
causa di Gesù Cristo, essa unisce gli elementi
opposti nella 'solidarietà dell’amore: colti e
incolti, bianchi e neri, uomini e donne, ricchi
e poveri, chi sta in alto e chi sta in basso.
Quando la chiesa interviene per la causa di
Gesù Cristi, essa facilita oggi in questo modo
l’iniziativa e l’attività liberatrice e pacificatrice, consentendo perfino dì opporre resistenza
dove non si va avanti e dove né l’evoluzione
sociale né la rivoluzione socialista riescono a
superare la tensione e le contraddizioni dell’esistenza e della società umane. Essa allora
permette agli uomini di sperare nella giustizia, nella libertà, nella pace; così la croce del
Cristo vivente rimane l’elemento cristiano determinante e caratteristico anche in condizioni di profonda ingiustizia, in cui si è privati
dì libertà. Essa permette la speranza non solo
dove tutti possono sperare, ma anche là dove
non vi è più nulla da sperare: nasce allora
l’amore che include anche il nemico e si crea
l’umanizzazione dell’uomo e della società anche là dove gli uomini diffondono soltanto disumanità. (...)
Dipende dalla chiesa come supererà la crisi, né vi è carenze di programmi. Perché rimango nella chiesa? Perché attingo nella fede
la speranza che la via, la càusa di Gesù Cristo
stesso siano più forti — com’è stato finora —
di tutti gli abusi commessi nella chiesa e a
nome della chiesa. Nonostante tutto, vale perciò la pena impegnarsi con decisione neUa
chiesa ed in particolare nel servìzio ecclesiale.
Io non rimango nella chiesa benché sia cristiano, né mi considero più cristiano della
chiesa : rimango nella chiesa perché sono cristiano. Hans Kììng
lica e del movimento ecumenico e
di mettere in rapporto e a confronto queste tre realtà. La seconda parte del documento parla delle forme
in cui potrebbe attuarsi un più
stretto rapporto tra la Chiesa cattolica e il Consiglio ecumenico. In
particolare vengono esplorate tre
possibilità: la prima è una crescente collaborazione e un sempre maggiore coordinamento tra attività parallele del C.E.C. e della Chiesa
cattolica; la seconda è la creazione
di un nuovo tipo di comunione realizzata diversamente; la terza è l’ingresso della Chiesa cattolica nel
C.E.C.
Ciascuna di queste possibilità è
esaminata in maniera approfondita,
così da poterne segnalare gli aspetti
positivi e quelli negativi. Le conclusioni del rapporto sono queste:
« Uno studio dei vari tipi di relazioni che si possono instaurare tra
la Chiesa cattolica e il Consiglio
ecumenico è un affare complesso.
Pure, le esigenze del movimento
ecumenico richiedono relazioni più
strette tra questi due organismi. Lo
studio sin qui condotto non ha esaurito tutti gli aspetti della questione.
Una più ampia discussione nell’ambito delle chiese potrà mettere in luce elementi che esigono ulteriori
spiegazioni e chiarimenti. Ma uno
studio preliminare delle diverse alternative addita l’ingresso della
Chiesa cattolica nel Consiglio ecumenico come la soluzione più realistica. Una collaborazione più intensa non sembra essere, in ultima analisi, una alternativa all’ingresso ma
piuttosto un fattore che contribuisce a prepararlo. Gli svantaggi connessi con la creazione di una nuova
forma di comunione cristiana diversa da quella offerta dal C.E.C. sembrano molto maggiori di quanto non
possano essere gli eventuali vantaggi ».
In sostanza, quindi, il rapporto
giunge a due conclusioni: la prima
è che lo sviluppo del movimento
ecumenico esige relazioni sempre
più intense tra C.E.C. e Chiesa cattolica; la seconda è che il modo migliore per giungere a questo è l’inKresso della Chiesa cattolica nel
C.E.C.
Come s’è detto, però, l’assemblea
generale del Segretariato vaticano
per l’unità cristiana ha manifestato
« forti riserve » sul rapporto, distanziandosi nettamente dalle sue
proposte. Lo stesso Segretariato per
l’unità sembra reticente dinanzi all’ipotesi di un ingresso della Chiesa
cattolica nel C.E.C. La lettera di
presentazione del rapporto, menzionata all’inizio, afferma al riguardo:
« Non è realistico, al momento attuale, cercare di fissare una data entro cui si deve giungere a dare una
risposta alla domanda se la Chiesa
cattolica debba chiedere di entrare
n far parte del C.E.C. Non ci si
aspetta che questa domanda venga
inoltrata nel prossimo futuro. Pure,
tutti .sono convinti che la collaborazione tra questi due organismi non
solo deve continuare ma deve essere
intensificata. La motivazione che sta
alla base di questa cresceiUe collaborazione non è una politica ecclesiastica di potenza ma è uno sforzo
sincero per cercare la miglior via
possibile per giungere a quell’unità
in Cristo per la quale egli ha pregato così ardentemente... ».
cf CHIESA E POTERI »
Secondo Etienne Jung, presidente
della Chiesa luterana di Alsazia e Lorena (Confessione di Asburgo), il documento « Chiesa e poteri » pubblicato a cura della Federazione Protestante di Francia (esiste una versione italiana curata dalla Claudiana), non tiene sufficientemente conto della « fondamentale dottrina luterana dei due
regni », secondo cui « il potere civile e
quello spirituale non devono essere
confusi, come invece sembra che accada nel documento ».
Secondo il presidente Jung la maggioranza dei luterani di Francia tende
a respingere il documento, anche_ per
il modo in cui esso tratta i raporti tra
Stato e Chiesa.
4
pag. 4
11 agosto 1972 — N. 31-32
Le Chiese devono chiedersi:
Possiamo continuare a
predicare la pace e a fare
la guerra:
Il radicalismo del Discorso della
Montagna e la vita stessa di Cristo
propongono un ideale assoluto di rifiuto di ogni forma di violenza nell’amore del nemico. Se è doveroso riconoscere che le singole coscienze hanno spesso dato generosa attuazione a
questa proposta, non ci .si può sottrarre all’interrogativo che suscita il
comportamento delle Chiese in quanto tali. L% crescita della ideologia di
violenza e di guerra ha assunto ai ncn
stri giorni proporzioni tali per cui ci
si chiede in che misura i corpi sociali
depositari dell’Evangelo di riconciliazione e di pace, siano storicamente intervenuti per creare una alternativa
ispirata alla Parola di Gesù e non soltanto a un’etica naturale.
Quali i condizionamenti e le motivazioni che sono all’origine di uno
svuotamento sociale della forza rivoluzionaria dell’annunzio del Regno? Dove sono emersi storicamente i tentativi di una coerenza evangelica sofferta sino alla persecuzione? È veramente possibile offrire alla coscienza cristiana, di fronte al problema della violenza, scelte univoche? E come realizzare oggi, quando la lotta per la giustizia coesiste paradossalmente con la
consapevolezza dell’ inutilità di ogni
guerra piccola o grande, xm’azione politica nonviolenta ispirata alla fede nel
Regno di Dio e allo Spirito di Cristo,
Signore della storia?
A questi interrogativi vuole offrire
un contributo di risposta questo volume che raccoglie gli Atti del 3® Convegno ecumenico sui fondamenti teologici della nonviolenza e della pace, tenutosi a Roma dal 5 all’S dicembre
1970 con la partecipazione di relatori
e di pubblico appartenenti alle diverse confessioni cristiane. Esso si ricollega al volume precedente; Una rivoluzione diversa («Religioni oggi - Dialogo», N. 14/1970 che pubblicò gli Atti
dei due precedenti convegni: quello di
Vienna dell’aprile 1968 e quello di
Freising dell’ottobre-novembre 1969, e
che tanto interesse ha suscitato per i
suoi stimolanti contenuti.
Il nuovo volume si compone di tre
parti: 1) I cristiani e la guerra nella
storia; 2) La teologia di fronte ai problemi della guerra oggi; 3) Vivere la
nonviolenza: testimonianze e risoluzioni.
Una vivida prefazione di Raniero La
Valle apre il volume. La prima parte
inizia con una ricerca di Simonetta e
Michele Salacone sui primi cristiani e
il servizio militare, basata sulla tesi
di laurea di quest’ultimo. Fabrizio
Fabbrini riferisce sulla situazione da
Costantino in poi. Giovanni Scuderi e
Amedeo Molnàr sui Valdesi, Marlin
Miller sui Mennoniti. e i Fratelli; seguono contribuiti sui Quaccheri e i
Kimbamguisti, su Leonhard Ragaz, il
socialismo religioso e la Teologia della Pace.
Nella parte teologica figurano le conferenze di José Diez Alegría, Bernhard
Ilaering, Henri Roser, René Cruse, Umberto Vivarelli, André Troemé e Walter Hollenweger.
Tra le testimonianze (3“ parte) quelle di Tullio Vinay, di A. Ai. Henry, QP,
di Eleazar Escobar, seminarista colombiano e quella di Joseph Thekkinedath, sacerdote indiano, su Gandhi.
Si tratta di una testimonianza unica
nel suo genere, vissuta e sofferta p’fima di essere scritta, fra i primissimi
tentativi di aprire un discorso nuovo
sul piano del pensiero e della vita, capace di costituire una speranza per la
umanità.
Hedí Vaccaro
AA. VV., Le Chiese e la guerra. Prefazione di Raniero La Valle. Napoleone Editore Roma 1972, pp. 233. L. 1.800.
S. Severa, 16-26 settembre 1972
5" Corso Monitori
Anche quest’anno il Corso Monitori avrà
luogo a Santa Severa dal 16 al 26 settembre.
Quest’anno avrà, in modo particolare, carattere interdenominazionale in quanto è stato
preparato con la collaborazione del Comitato
Nazionale Scuole Domenicali. Il Corso è aperto a tutti gli insegnanti di tutte le Scuole
Domenicali italiane e a quanti vogliono prepararsi al ministerio della Parola.
PROGRAMMA
1. - Periodo intertestamentario (letteratura
apocalittica : Daniele - Apocalisse). Relatore Past. Michele Sinigaglia.
2. - Paolinismo. (Continuazione del 4° Corso
Monitori). Relatore Past. Angelo Alimonta.
3. Storia delle Dottrine Cristiane (I-III secolo). Relatore Past. Paolo Spana.
4. - Psicologia e pedagogia. Relatore Prof,
Roberto Eynard.
5. - Presentazione e discussione sulla Rivi
sta « La Scuola Domenicale ». Relatore
Past. Thomas Soggin.
6. - Discussioni di gruppo e Assemblee ple
narie. Direttore Past. Valdo Benecchi.
Illhlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
PERSONALIA
Rina Rapini Caponetto si è laureata
a pieni voti in Psico-pedagogia al Magistero di Torino discutendo la tesi:
« Rapporto fra l’istituzione psichiatrica e il malato mentale ».
Vf * *
Il 28 luglio si sono sposati a Torino
Martine Rochat e Pietro Alovisi. Agli
sposi il nostro fervido augurio.
I lettori ci scrivono
Qualche precisazione
Caro direttore,
consentimi un breve, ultimo intervento, dato che il lettore Guido Baret, nell’ultimo numero del giornale, non è coddisfatto delle mie argomentazioni :
1) Ripeto che la statistica, da lui citata, della Comunità europea, sugli infortuni mortali sul lavoro, è parziale, dato
che riguarda solo il settore siderurgico,
mentre quella fornito dall’INAIL concerne tutti i settori. Devo ancora aggiungere
che il recente e spaventoso incremento in
Italia degli « omicidi bianchi » (morti sul
lavoro) non fa certo pensare che per l’avvenire le cose possano andar meglio.
2) Che cosa c’entra il costo del lavoro col salario realmente percepito dal lavoratore? Io volevo dimostrare che il potere d’acquisto (e mi pareva di averlo detto con sufficiente chiarezza) di un salariato
italiano è aU’ultimo posto fra i paesi europei più sviluppati (ad eccezione, dunque, di quelli a regime faseista). È appunto questa differenza che è profonda.
Non ho nessuna difficoltà ad ammettere
che il costo del lavoro (per quanto riguarda contributi, previdenze, oneri sociali,
ecc.) è senz’altro da noi uno dei più alti,
se non il più alto d’Europa : ma questo
sta solo a dimostrare come vieiie amministrato il denaro versato agli enti pubblici, ampiamente deficitari; si pensi per contro a come viene fatta certa assistenza
mutualista e a certe pensioni... Quanto
NOTE DI STORIOGRAFIA VALDESE - 6/L’Anonimo di Laon
I idneriirio di Valdo; Da «santo» a ribelle
In una Cronaca universale attribuita ad un canonico premonstratense
della diocesi di Laon (Francia), si trova uno dei brani più belli e più candidi sui Valdesi primitivi, tanto bello
e tanto candido che fece nascere sospetti sulla sua credibilità fin presso
i meno arcigni tra i critici contemporanei! Per Christine Thouzellier (cattolica, autrice di un bel volume su
Catharisme et Valdéisme en Languedoc à la fin du XII' et au début du
XIII'^ siècle, Paris 1966, 2'' ed. 1969) e
per Kurt-Victor Selce (protestante,
del quale è fondamentale l’edizione
da lui curata nel 1967 del Liber antiheresis di Durando d’Qsca; cf. i suoi
contributi nel secondo Quaderno di
Fanjeaux, Vaudois languedociens et
Pauvres Catholiques, Toulouse 1967),
si tratta di un racconto leggendario,
anzi — incalza Selge — di « una leggenda per un santo che non ha avuto
un seguito leggendario perché il santo — cioè Valdesio — è diventato più
tardi un ribelle alla gerarchia; perciò
la si deve leggere con spirito critico
e discernere i luoghi comuni della leggenda ». Secondo Amedeo Molnar (protestante, del quale cito in particolare
XII Convegno di Studi sniia Riforma
e i Movimenti Reiigiosi in itaiia
PRQGRAMMA
Martedì 29 agosto
ore 9 __Apertura del Convegno. Saluto del Presidente della Società
di Studi Valdesi. Elezione della presidenza del Convegno,
ore 9,30 — Comunicazioni
— Giovanni Gönnet; La donazione di Costantino presso gli eretici medioevali (Catari, Valdesi, Hussiti).
— Romolo Cegna: Suggestioni catare e cabalistiche nel manuale teologico valdese ms. A.6.10 di Dublino (fine XIV).
— Albano Biondi: Annio da Viterbo e un aspetto dell’orientalismo di Guillaume Postel.
—- Carlo Ginzburg - Adriano Prosperi: Discussione su « Il beneficio di Cristo ».
ore 15,30 — Comunicazioni
— Henri Meylan: La légende dorée des prestres et des meines (1556).
— Luigi Firpo: Del nuovo su Christian Francken.
_ Peter A. Bietenholz: Questioni su Mino Celsi da Siena.
Mercoledì 30 agosto
ore 9,30 — Comunicazioni
_ Alain Dufour: Discorso inedito dedicato al conte Guido san
Giorgio Aldobrandini sugli affari di Francia.
— Valerio Marchetti: L’archivio dell’Inquisizione di Siena,
ore 15,30 — Comunicazioni
— Giuseppe Ricuperati; Note sui rapporti fra Stato e uniesa in
Sicilia nella prima metà del ’700. , . • r
_ Antonio Rotondò: Sulla storia della censura ecclesiastica agli
inizi del ’700.
Giovedì 31 agosto
ore 9,30 — Comunicazioni . ^
_ Franco Pitocco: Per un’interpretazione di Davide Lazzaretti.
— Tavola rotonda sui movimenti popolari evangelici dei secoli XIX-XX, a cura di Giorgio Spini.
ore 1130 — Chiusura dei lavori. Fissazione del programma del Convegno
successivo. Nomina del Comitato organizzatore.
N. B. - Le comunicazioni sono contenute in venti minuti e seguite da
discussione.
Il Comitato
Eugenio Dupré Theseider
Henri Meylan
Antonio Rotondò
Augusto Armand Hugon
Note logistiche: I partecipanti al Convegno, salvo richiesta diversa, saranno ospitati presso la Foresteria Valdese (pensione completa
L. 2.500). Si potrà già pernottare la sera del 28 agosto. Per ogni inrorinazione, rivolgersi al prof. Augusto Armand Hugon, Torre Pellice
(Torino), Tel. (0121) 91.664.
i saggi su L'initiative de Valdès et des
Pauvres Lomhards, in « Communio
Viatorum » di Praga, anni 1966-1968),
la narrazione deH’Anonimo è dubbia in
quanto ci dà della conversione di Vaidesio dei dettagli pittoreschi che « tradiscono un senso d’immaginazione »,
per cui i fatti da lui narrati non si
possono considerare tutti come effettivamente avvenuti perché « sfuggenti
ad ogni controllo », eccezion fatta per
ii dato caratteristico delle ricchezze
del borghese Valdesio. Invece, per l’archivista francese Marguerite Verdat
(cf. le sue Nouvelles recherches sur
l'origine et la vie Lyonnaise de Valdo,
in « Bollettino della Società di Studi
Valdesi » n. 125, giugno 1969, pp. 3-14),
il testo della nostra Cronaca è senz’altro « delizioso e spontaneo ». Eccolo,
con l’avvertenza cbè esso venne scritto verso l’anno 1220, cioè un cinquantennio dopo le vicende raccontate:
« Nel corso dell’anno 1173 viveva a
Lione in Gallia un cittadino di nome
Valdesio (lat. Valdesius), che col mezzo iniquo dell’usura aveva accumulato
molte ricchezze. Una domenica, essendosi frammisto alla folla che aveva vista radunata attorno ad un giullare,
fu compunto dalle sue parole e lo condusse a casa per ascoltarlo più attentamente. Era giunto a quel luogo del
la narrazione dove qualmente il beato
Alessio finì felicemente i suoi giorni
nella casa paterna. L’indomani mattina, il nostro cittadino si recò in tutta
fretta alla scuola di teologia a chiedere consiglio per la salvezza dell’anima
sua e, istruito circa i molti modi di
andare a Dio, chiese al maestro quale
fosse la via migliore di tutte le altre
c la più perfetta. Allora il maestro gli
citò la frase del Signore: "Se vuoi essere perfetto, vai e vendi tutto ciò che
hai ecc.’’. Ed egli, tornando da sua moglie, le diede da scegliere tra i suoi
beni mobili o immobili, cioè quel che
volesse conservare tra terre e acque,
boschi e prati, case, rendite, vigne,
nonché molini e forni. Benché assai
afflitta di dover fare tale scelta, optò
per i beni immobili. Lui, dai suoi beni mobili, restituì a coloro dai quali
aveva ricevuto ingiustamente; ma una
gran parte del denaro la lasciò alle
sue due bambine che, all’insaputa della madre, affidò all’ordine di Fontévrault, mentre la parte più cospicua
la spese a favore dei poveri. Infieriva
allora una gravissima carestia in tutta la Gallia e Germania. Così il nostro
Valdesio, per tre giorni alla settimana dalla Pentecoste sino alla festa di
S. Pietro in Vincoli, distribuì a chiunque si presentasse pane carne e companatico. Il giorno dell’Assunzione della Beata Vergine, mentre per le vie
andava spargendo denaro ai poveri,
uscì esclamando: "Nessuno può servire a due padroni, a Dio e a Mammona”. La gente accorsa credette allora
che fosse uscito di senno. Ma lui, postosi in un luogo più elevato, disse loro: “Concittadini ed amici miei, non
sono pazzo come voi pensate, ma mi
son vendicato di questi ibiei nemici
che mi tiranneggiavano perche persistessi ad essere più sollecito del denaro che di Dio, tanto che servivo piu
alla creatura che al Creatore. So che
i più fra voi mi biasimeranno per aver
fatto queste cose in pubblico, ma le
ho fatte e per me stesso e per voi:
per me, affinché chiunque rni veda
d’ora in poi possedere denaro dica imre che sono fuori di senno; ma anche
per voi, onde impariate a porre la vostra speranza in Dio e non nelle ricchezze”. Il dì seguente, all uscita di
chiesa, chiese ad un concittadino, suo
ex-socio, di dargli da mangiare m nome di Dio. Costui, condottolo a casa,
gli disse: “Finché vivrò, ti faro avere
il necessario”. La cosa essendo giunta
alle orecchie della moglie, costei ne
fu molto seccata. Diventata quasi pazza, corse dall’arcivescovo e, lamentandosi che il marito suo mendicasse il
suo pane ad altri che a lei, commosse
fino alle lacrime quanti stavano attorno al presule. Su invito di quest’ultimo, il borghese in questione condusse
il suo ospite alla presenza del presule.
La moglie allora, afferrando il marito
per i panni, gli disse: "Non è forse
meglio, o uomo, che io redima i miei
peccati con elemosine a tuo favore,
piuttosto che degli estranei?” Da allora non gli fu permesso, per ordine
dell’arcivescovo, di prendere i suoi pasti in città da altri che dalla propria
moglie ».
In un altro luogo della cronaca, sotto l’anno 1177, si legge ancora: « Il cittadino di Lione Valdesio, di cui si è
parlato più sopra, avendo fatto voto a
Dio di non possedere per tutto il resto
della sua vita né oro né argento e di
non preoccuparsi più. del domani, cominciò ad avere dei seguaci i quali,
seguendo il suo esempio, diedero tutti
i loro beni ai poveri, facendo spontanea professione di povertà. Quindi si
misero a poco a poco, tanto in privato che in pubblico, ad ammonirsi e a
confessarsi l’un l’altro i propri peccati ».
Nella prossima puntata ci soffermeremo sui dati nuovi offerti da questa
Cronaca, e inizieremo il discorso sulla presenza valdese a Roma nel 1179,
procedendo da una breve ulteriore notizia dataci dall’Anonimo di Laon.
Giovanni Gönnet
(Segue: I Poveri di Lione al III Concilio Lateranense del 1179)
Società di Studi Valdesi
Assemblea annuale. Si cornunica che
l’assemblea annuale dei soci della Società di Studi Valdesi avrà luogo domenica 20 agosto, alle ore 21, nella sala sinodale, col seguente ordine del
giorno;
1) Relazione morale e finanziaria;
2) Tavola rotonda su « Vocazione
internazionalista nel Protestantesimo
italiano », a cura di Giorgio Tourn,
Giorgio Spini e Augusto Armand Hugon (con discussione pubblica);
3) Nomina del seggio.
Tutti i soci sono convocati, e il pubblico è cordialmente invitato ad intervenire.
Il seggio
A Torre Pellice, il 26 agosto
INCONTRO-DIBATTITO
La lettura del fumetti, oggi
L’Associazione organizza un incontro di studio, aperto a tutti, in occasione del suo congresso biennale che
si terrà a Torre Pellice, sabato 26 agosto 1972 alle ore 9, nell’Aula Sinodale,
gentilmente concessa.
L’argomento: «La lettura dei fumetti, oggi » sarà introdotto da Gianni Rodari, direttore del Giornale dei Genitori e Premio Andersen per la letteratura infantile.
I vari aspetti (sociologico, pedagogico, evangelico, psicologico, didattico e
politico) del problema saranno esaminati in gruppo al termine dell’introduzione.
Nel pomeriggio sono previste le re^
lazioni dei gruppi e le conclusioni di
Rodari.
Al termine dell’incontro, i Soci dell’A.I.C.E. si riuniranno per discutere
sulla validità ed il futuro dell’Associazione. T r
Il Comitato Nazionale A.I.C.E.
poi alla fonte di questa informazione —
horribile dieta — è costituita da un grafico apparso il 1° maggio 1972 su un giornale di sinistra, che non mi risulta sia
stato smentito da nessun altro giornale, o
ente, o azienda.
Infine, si tranquillizzi il lettore : la rubrica dei lettori non serve solo a « riempire uno spazio disponibile ». Lo hai anche detto tu diverse volte; caso mai il
problema è quello opposto : la costante tirannia della disponibilità di spazio.
Roberto Peyhot
Libertà in pericolo
Una lettrice, da Latina:
Caro direttore,
ringrazio il Sig. Aldo Long per avermi
preceduta con la sua lettera pubblicata
il 30 giugno, alla quale aderisco pienamente. Mi dà cosi Toccasiòne di parlare
d’altro. Sullo stesso numero in prima pagina: I protestanti italiani per la cessazione del conflitto vietnamita. Aderisco pienamente!
Che cosa fanno gVitaliani (protestanti)
per la fine del conflitto in Irlanda? Nessuna parola si spende per questo inòfedìbile fratricidio! Sono numeri e numeri
della « Luce » che attendo di leggere
qualcosa. Nulla, come se non c’interessasse, in un certo senso, direttamente. I
protestanti irlandesi festeggiano la vittoria di secoli fa sui cattolici! È penoso! La
« Luce » invece ci distoglie da questo ed
altri argomenti e ci allarma sulle nostre
libertà in pericolo! (Che ironia!) sulle
atrocità di trattamento a Valpreda (se non
erro è stato visitato da un luminare inglese?), fa insinuazioni sul salto di Tinelli ecc. fino alla noia come un giornalucolo
di cronaca nera o rosa.
Bene, sig. direttore, la mia amica cecoslovacca J. J. mi diceva: Non cambiate,
non conoscete il peggio. Le dirò che dopo
il fraterno intervento (!) che salvò la libertà del suo paese, non ho più avuto
sue notizie, evidentemente, come pensava, era sorvegliata! Caro direttore, quando
i cavalli cosacchi verranno ad abbeverarsi
a Fontana di Trevi, crederò nelle nostre
libertà in pericolo.
Nell’attesa dell’abbeveràggio la informo
che dopo 35 anni di attaccamento affettuoso al mio unico giornale amico, immagini
con quale dolore non rinnoverò più l’abbonamento. Tengo a ricordarle che a causa della deprecata democrazia americana
noi avemmo la libertà di culto alla radio,
al primo contatto con essa. L’avremmo
avuta da altri liberatori? Perdoni la mia
animosità.
E’ Punica protesta concreta che posso
fare. Anna Vallone
Sinceramente — ed è un discorso che
abbiamo ormai fatto molte volte — mi
pare che Lei giudichi in modo parziale il
nostro lavoro; se esso ha talune accentuazioni, non sono affatto assenti altre e diverse tematiche: e questo non solo nelVinsieme del nostro lavoro redazionale, ma
anche sotto la penna di ciascuno dei redattori. Quale scritto può citare, in cui
abbiamo fatto Vapologia del regime sovietico e della sua politica? Quanti invece
se ne possono citare, in cui abbiamo pronunciato dure critiche su di esso, dal punto di vista delle questioni religiose come
dal punto di vista politico! L^invasione di
Praga l’abbiamo come Lei drasticamente
stigmatizzata. Non è poi esatto che non
parliamo mai delVlrlanda: non vi è in
realtà nulla di nuovo, e le Chiese di quella
regione — dobbiamo ascoltare i fratelli
che sono nella crisi, vero?, anche se non
necessariamente per dar loro ragione ■—
non si sono più pronunciate in modo significativo: evidentemente una violenza
che insudicia il nome cristiano coprendosene (in questo caso “cattolico*’ e protestante” sono spesso designazioni puramente sociologiche, prive di ogni contenuto di fede in Cristo), sembra aver preso il sopravvento e Vumile testimonianza
cristiana si raccoglie nelVopera modesta di
piccoli gruppi tesi a una riconciliazione
effettiva, come quello di Corrymela. Ci
legga dunque criticamente: ma anche nei
confronti delle Sue reazioni, per vedere
se in esse non vi è, forse, un pregiudizio
acritico. E continui a leggerci (e a scriverci): si prenda., questa libertà!
Molto cordialmente Gino Conte
Una questione
di coscienza
Un lettore, da Torre Pellice:
Caro direttore,
mi sono rallegrato nel leggere l’appello
di Roberto Ciceiomessere a favore degli
obbiettori di coscienza sul n. 29/30 de
L’Eco-Luce, ed auguro che possa raccogliere molte adesioni. Condannato senza
diritto di appello, secondo il nostro codice
militare, da una corte che ha dichiarato
che quel codice non può essere assoggettato alla Costituzione perché anteriote ad
essa (!), egli è stato perciò incarcerato a
Peschiera dapprima e poi a Cagliari, ha
pagato di persona e conosciuto le tristissime condizioni delle nostre carceri, ancora
recentemente aggravate, per gli obbiettori
di coscienza e i prigionieri politici, da una
recente circolare (10 giugno) del Ministro
Restivo.
Ciceiomessere ha pagato più duramente
di altri, perché la sua obbiezione era dettata dalle convinzioni radicali e pacifiste
per le quali egli milita. Ma non ne parla :
ci pone soltanto davanti a una questione
di coscienza, e lo fa con uno stile assai
diverso da quello che appare in diverse
lettere che precedono e seguono la sua,
compresa quella che gli attribuisce (ma da
che pulpito?) d’avere, in quanto radicale,
un dente avvelenato. A chi scrive quella
lettera vien fatto di dire... cura te ipsum!
G. A. Comba
5
r
Il agosto 1972 — N. 31-32
pag. 5
Cronaca delle Valli
Rorà
A suo tempo, sotto la direzione della Sigma
E. Coisson, alunni delle Scuole Domenicali
di Torre Pellice con monitori, monitrici e
genitori hanno fatto quassù la gita di chiusura dell’anno scolastico. Essi hanno partecipato al Culto domenicale ed hanno cantato molto bene alcuni Inni. Grazie.
Simpatizziamo con i nostri Fratelli provati
dalla malattia e dal lutto, con i figli e congiunti della nostra Sorella Cecilia Odin ved.
Benecchio che il Signore ha richiamato a sé
all’età di quasi 88 anni.
Per iniziativa di queste Unioni femminili,
riconoscenti a Dio «. agli uomini, ben. qualche
riparazione è già stata fatta e si spera dìA^oterne fare altre neeessarìe ed urgenti per rendere più decoroso il Tempio : ringraziamo
quanti vi hanno già collaborato.
Diamo il benvenuto ai VUleggìanti che
dall’estero e dalle città italiane sono giunti a
Rorà per qualche settimana di vacanza.
Domenica 23 luglio una numerosa assemblea ha parteeipato al Culto al quale la Corale di Prarostino e quella di Rorà dirette
dal signor G. Albarin hanno dato un. apprezzato apporto canoro. Nel pomeriggio, sempre
sotto la direzione del signor Albarin, le Corali hanno dato, nel Tempio, un concerto vocale strumentale svolgendo encomiabilmente
un rieco programma. Grazie!
Speriamo che questa iniziativa sia incoraggiata da tutti.
Siamo lieti dì quanto la « Pro Loco » ha
fatto nella fiducia che possa proseguire in
questa linea.
FAME DI CASE
La gente seende dalla montagna e ricerca
una casa, un alloggio; il clima salubre del
paese invita turisti ad avere un alloggio. La
presenza di Istituti in loco comporta anche
1.1 necessità di alloggi per personale. Ci auguriamo di vedere un giorno sorgere delle
case popolari, accesibili a tutti anche se sì
è già perso del tempo prezioso nel passato,
per questo importante obbiettivo.
MATRIMONIO CIVILE
E RENEDIZIONE IN CHIESA
Speriamo ehe il matrimonio di Barai Armando e Previale Giuseppina celebratosi al
Comune e poi in chiesa apra la schiera ad
altri matrimoni con rito civile distinto, secondo la prassi praticata prima del fascismo.
Generalmente si fa tutto in chiesa per comodità; ma il matrimonio è troppo serio
per fare una cosa « per comodità ». Ad Armando e Giuseppina il nostro augurio d’una
vita vissuta sotto lo sguardo del Signore e
nella comunione con la Parola della Vera
Vita.
Frali
San Secondo
Visite
Negli ultimi mesi, al culto domenicale, abbiamo ascoltato la predicazione dei pastori
Enrico Tron, Gustavo Berlin, Alfredo Janavel
e del nostro giovane Attilio Fornerone. Siamo
vivamente riconoscenti a questi fratelli per
la preziosa collaborazione e per ì loro efficaci messaggi.
Matrimoni
Sono stati uniti in matrimonio : Tron Orlando (Pomaretlo) e Codino Lilia (Barbe) il
3 giugno; Grill Franco (Frali) e Fornerone
Silvana (Cooperativa) il 24 giugno. A questi sposi rinnoviamo le nostre felicitazioni ed
i nostri migliori auguri.
Battesimi
Sono state battezzate, durante il culto :
Bertorello Barbara di Aldo e di Gönnet Lidia: Fogliame Monica di Sergio e di Rostan
Miranda, Ribet Cristina di Ugo e di Roman
Fiorella, il 16 luglio; Rostan Marina di Sergio e di Davit Maddalena, il 30 luglio; Forneroìie Marzia di Ide e di Avondetto Ilda, il
6 agosto. Il Signore accompagni con la sua
benedizione queste care bambine ed aiuti i
genitori ad educarle cristianamente.
Funerali
Il 22 luglio abbiamo accompagnato al
campo del riposo la spoglia mortale di Codino Alessandro, deceduto nella sua abitazione
alla Veirolera, alFetà di anni 83. Il nostro
fratello che non aveva mai avuto la visita di
un medico, lascia un buon ricordo in quanti
Fhanno conosciuto.
Rinnoviamo alla famiglia in lutto la solidarietà della chiesa.
Il tradizionale « bazar » di beneficenza preparato con perseveranza ed
amore dalFUnione Femminile, avrà
luogo D. V. nel pomeriggio di domenica 27 agosto. Tutti sono coordialmente invitati.
Pomaretto
I BAMBINI SPERANO
Su iniziativa della Pro Loco un lembo di
terreno vicino alla Chiesa è stato acquistato
dal Comune per i numerosi bambini del
paese. È modesto, ma è una speranza per il
futuro : ci auguriamo cioè che il Consiglio
comunale possa tenere in maggior conto il
problema delPinfanzia e Padolescenza, ricercando tutte le vie per accrescere lo spazio
per i bambini; anche la biblioteca è un
avvio per i giovani per una lettura costruttiva e non solo per « ammazzare il tempo ».
1
XV AGOSTO
La festa del. XV Agosto, unica quest'anno per le due vallate, avrà
luogo nelle immediate vicinanze del tempio valdese di Villar Perosa,
situato lungo la statale del Sestiere, sulla sinistra arrivando da Pinerolo
subito dopo il cartello indicatore dell'abitato di Soulier.
Le macchine potranno posteggiare sul prato a monte del tempio,
sul margine dello stradone, sul prato antistante le Scuole Professionali,
come su altri parcheggi tempestivamente indicati. Funzionerà fin dalle
ore 9 un servizio di Buffet e sarà allestito un bazar.
.
Grazie alla cortesia della famiglia Bfe'sso disponiamo di un terreno
ampio e abbondantemente ombreggiato atliacente al tempio valdese.
Il programma della giornata sarà articolato nel modo seguente;
Ore 10 - Culto, presieduto dal pastore E. Geymet ;
Ore 11 - Dibattito sul tema « Chiesa e Stato », limitatamente a quanto
concerne la nostra posizione di evangelici di fronte alla legge del 1929 sui culti ammessi, tema che sarà anche dibattuto
al prossimo Sinodo sulla base della relazione di una apposita commissione. Al dibattito prenderanno parte quattro
«consulenti» (un teologo: F. Giampiccoli ; un pastore; L.
Deodato; uno storico; A. Armand-Hugon e un giurista: F.
Becchino) e cinque persone rappresentanti diverse età, professioni e posizioni in seno alle nostre comunità (un giovane,
un operaio, un contadino, una casalinga, un'insegnante).
Ore 15 - Pomeriggio dedicato alle Missioni con interventi del pastore
F. Davite sulla nuova C.E.V.A.A., del pastore Giov. Conte
e di un terzo oratore sui rapporti col terzo mondo.
La colletta al culto del mattino sarà devoluta a favore dei lavori per
il nuovo Convitto di Villar Perosa.
Si prego di portare l'innario.
In caso di cattivo tempo il programma si svolgerà nel tempio, nel
salone sottostante e nella foresteria.
La Commissione Distrettuale
Val Germanasca
FESTA AL LAGO VERDE
Il C.A.I. vai Germanasca comunica che
l’annuale Festa del Lago Verde, già fissata
per la domenica 16 luglio e poi rinviata a
causa della pioggia, avrà luogo domenica 13
agosto alle ore 11. È confermata la presenza
di una comitiva francese guidata dal sindaco
di Abries sig. Mathiau e dal presidente Consiglio di Valle del Queyras sig. Lamour.
Tutti gli abitanti della valle ed i numerosi villeggianti sono invitati ad unirsi ai soci
del C.A.I. per questa manifestazione che oltre ad esstre l’occasione per ima-bella-^it^ in
montagna permette a tutti i partecipanti di
passare una giornata in sana allegria in un
ambiente austero e maestoso. R. G.
Scuola media di Perrero
Alunni promossi:
Purtroppo anche questa volta dobbiamo
cominciare le notizie da Frali con l’annuncio
di due lutti che hanno colpito ultimamente la
Comunità: il 17 luglio è stata seppellita Frida Rostan Pascal deceduta a Pinerolo il 15
all’età di soli 42 anni. Il 25 decedeva all’ospedale di Pomaretto Filiberto Carrou di 82 anni, dopo una lunga malattia.
Alle famiglie colpite da questi lutti ed à
Claudio Pasquet che ha perso la mamma in
un incidente stradale negli stessi giorni esprimiamo la nostra solidarietà fraterna e sincera.
In questi giorni in cui Frali è affollata di
turisti per le ferie estive si sono realizzate
alcune iniziative di vario genere : il 22 luglio
la sala valdese ha ospitato un concerto di violino e chitarra organizzato in collaborazione
con il sistema bibliotecario provinciale di Torino e con la partecipazione dei solisti Mestri
Forte e Remmer che hanno suscitato vivi e
meritati applausi da parte del pubblico.
Nei giorni 4, 5 e 6 agosto, sempre nella
sala di Ghigo è stata organizzata una manifestazione in collaborazione con la Missione
Evangelica contro la lebbra. È la prima manifestazione ecumenica pubblica realizzata a
Frali. Infatti ad essa ha partecipato non solo
la Chiesa valdese, ma anche la Parrocchia
cattolica locale che si è fortemente impegnata a questo scopo. È stata montata una mostra
di fotografie ed altro materiale illustrante il
grave problema rappresentato da questa malattia nel mondo, un gruppo di giovani ha
interessato i turisti chiedendo anche offerte
per la lotta contro la lebbra, la sera di sabato
5 una conferenza Con diapositive a colori ed
un documentario cinematografico e con discussione ha permesso di approfondire un poco il problema agli intervenuti e la mattina
seguente nella chiesa cattolica e valdese si è
predicato sul medesimo testo di Luca 17: 11
e seguenti, scelto di comune accordo. Il denaro raccolto in questa occasione è avviato nel
campo della lotta contro la lebbra per mezzo
della Missione Evangelica il cui segretariato
italiano si trova appunto a Frali.
Chi è interessato al materiale della mostra
contro la lebbra in vista di analoghe iniziative può richiederlo al past. Franco Davite
10060 Frali. Il materiale è gratuitamente a
disposizione di Comunità o gruppi che desiderino servirsene.
Negli stessi giorni Agape ha organizzato
nella piazza di Ghigo una mostra sul VietNam con documentazione fotografica, messaggi e canti trasmessi con amplificazione.
Come l’anno passato la Claudiana ha pure
aperto, sotto al portico del tempio, sulla piazza di Ghigo una esposizione-vendita di libri
con la collaborazione della Sig.na Silvana
Marchetti di Pomaretto.
TORRE PELLICE
Scuola Media ’L. Da Vinci’
La mostra dei lavori eseguiti dagli
alunni è aperta fino al 31 agosto (orario: 10-12; 15-18; festivi solo pomeriggio).
Corsi estivi di francese
e italiano a Casa Gay
Durante 3 settimane, dal 2 al 23 luglio, si
è svolto a Casa Gay un corso estivo pensato
soprattutto per permettere a ragazze francesi
e italiane d’incontrarsi per uno scambio vicendevole di lingua, esperienze e modi di vivere dei rispettivi paesi.
È il secondo anno che si tenta resperiraento. Questa volta vi hanno partecipato sei ragazze francesi e tre italiane. Durante la giornata si alternavano ore di lezioni fatte essenzialmente di conversazioni, centrate sulla letteratura i costumi ed i problemi attuali dei
due paesi, e ore più distensive, con attività
manuali creative e canti, per permettere alle ragazze di esprimersi spontaneamente. Accanto a questo programma : ore di libertà,
gite in montagna, ad Agape, a Torino, con
visita di musei. L’ultima sera, come l'anno
scorso, le ragazze hanno presentato un piccolo programma teatrale nella lingua studiata.
La maggioranza delle francesi venivano
per la prima volto in Italia; alcune sembrano particolarmente colpite dallo spirito di
fratellanza che hanno trovato fra le conoscenze che hanno fatto a Torre Pellice; una
di loro scrive: « ho visto la vera amicìzia e
fui molto colpita di vedere, finalmente, che
l’idea della fraternità esiste veramente... Ora
sono molto contenta del mìo viaggio perché
ho scoperto molte cose : l’amicizia, la bontà,
la sensibilità, la volontà di lottare per la
uguaglianza ».
Questo corso di vacanza è per le partecipanti un'occasione di allargare il proprio
orizzonte, umano e cristiano.
Marie-Frange Cois.son
Maddalena S.anfelice
Scuola media del Collegio Valdese
Dalla 1 A : Artus Loretta, Bertalot Claudia,
Breuza Maria Angela, Terrier Attilio, Terrier
Elsa, Ghigo Fiorenzo, Grill Letizia, Mason
Maria, Pascal Gianni, Pascal Piero, Peyran
Fulvio, Peyrot Dario, Pisanu Mario, Poet
Marisa, Preve Rossana, Ribet Anna, Sanmartino Daniela, Tron Piero. - Respinti 1.
Dalla I B : Artus Lucetta, Barai Anita, Barus Paolo, Bertetto Enrico, Bertetto Valter,
Genre Renato, Giacomino Bruno, Sanmartino
Marisa, Tron Renzo. - Respinti 4. - Assenti 1.
Dalla II A : Artus Claudia, Barus Claudio,
Canal-Brunet Renata, Gelato Rita, Giacomino Ferruccio, Guglielraet Marinella, Menusan
Ornella, Menusan Piero, Pascal Carla, Peyroiiel Elda, Peyrot Elio, Peyrot Laura, Ribet
Gino, Richard Nicoletta, Rostan Enrica, Sperone Enrico.
Dalla II B: Barai Claudia, Breuza Giorgio,
Breuza Elio, Breuza Ezia, Breuza Rita, Bernard Piergiorgio, Genre Ferruccio, Masse!
Nicoletta, Mìcol Silvana, Pons Lillìna, Pons
Paola, Ribet Vera, Richard Silvana, Tron
Anna, Tron Marcellino, Tron Valdo.
Licenziati dall’unica sezione di III ; Andreoletti Gabriella, Breuza Domenico, CanalBrunet Augusto, Coiitandiu Dina, Ferrerò
Ivana, Frache Guido, Frache Nicoletta, Gelato Igino, Gelato Marisella, Giraud Enrica,
Martinat Fiorella, Pascal Manuela, Peyronel
Lilia, Peyrot Elda, Poét Umberto, Pons Renzo, Ribet Vanna, Richard Claudio, Rostan
Corrado, Rostan Emilio, Rostan Fulvio, Tron
Guido.
L’anno scolastico sì è concluso con una
festicciola in cui è stato consegnato ad ogni
alunno di terza media un piccolo ricordo (in
massima parte libri), grazie al contributo di
vari enti. Si è, cosi, abbandonata la prassi
della premiazione dei « più bravi », che favorisce la rivalità fra gli alunni e non rende mai ragione del lavoro effettivamente svolto da ognuno e delle difficoltà che ha superato.
Non tutti gli alunni promossi — la quasi
totalità, come risulta djill’elenco — raggiungevano la media matematica in tutte le materie. I consigli di classe hanno tuttavia ritenuto dì non rimandare nessuno a settembre e di invitare, in compenso, tutti quanti
a corsi di ricupero che gli insegnanti terranno alla fine delle vacanze a titolo personale.
Naturalmente questo invito diventa un impegno morale per gli alunni che per varie
ragioni sono rimasti più indietro. Va da sé
che i corsi sono gratuiti.
Resta il problema aperto dei « respinti »
su cui non è ancora stata trovata una soluzione soddisfacente, in buona parte, almeno
nei casi che qui si verificano, per la mancanza di collaborazione da parte delle famiglie.
Si è, infatti, cercato di far pesare il meno
possibile sui ragazzi lè responsabilità assai
gravi del sistema scolastico italiano. Anche
così è sempre con cattiva coscienza che un
gruppo di insegnanti decide di far ripetere
una classe a un alunno.
Le lezioni si sono svolte regolarmente dal 5-10-1971 al 12-6-1972. Gli allievi
alla fine dell’anno scolastico erano 142,
suddivisi in cinque classi: due prime,
due seconde e una terza.
Risultati finali; promossi a giugno
101, rimandati 36, respinti 5.
Già da due anni è stata istituita la
sezione B con la lingua inglese, parallela alla sezione A con la lingua francese.
Dato il gran numero degli allievi già
iscritti. Tanno prossimo ci saranno sei
classi.
Quest’anno abbiamo avuto studenti
provenienti da località anche lontane,
come Prarostino, San Secondo, Bricherasio, Bibiana, Bobbio, i quali per raggiungere la scuola si servivano del
pullman organizzato dal Comitato del
Collegio oppure dello scuolabus per
l’alta Val Pellice. Gli alunni che avevano lezione o seguivano attività extrascolastiche al pomeriggio, potevano
usufruire della mensa a Villa Olanda
oppure della refezione del Patronato
scolastico o del Convitto.
L’anno scolastico è stato suddiviso
in due quadrimestri con i relativi scrutini, però altre due volte sono state
comunicate agli allievi e alle loro famiglie osservazioni scritte sul profitto,
l’applicazione ed il comportamento dei
ragazzi, da parte di ogni insegnante e
per ogni singola materia. Questo lavoro è stato molto impegnativo per i
professori, soprattutto per quelli che
avevano tutti i 142 allievi!
Gli sforzi dei nostri professori sono
stati particolarmente tesi a dare ai
loro ragazzi non soltanto un bagaglio
culturale, ma anche e soprattutto una
preparazione idonea ad affrontare le
tensioni del mondo del lavoro e le difficoltà dello studio nelle scuole medie
superiori purtroppo non ancora riformate. A questo fine sono stati adoperati tutti i mezzi a disposizione: letture, dibattiti, inchieste, conferenze,
ricerche, lavori di gruppo, mezzi audio visivi, biblioteca scolastica.
In quanto alle letture, in primo luogo, devo ricordare quella del giornale
e precisamente del quotidiano; la nostra scuola è stata alTavanguardia per
l’adozione di questo nuovo mezzo didattico, perché ha introdotto la lettura del giornale nella scuola ben sei anni fa. Come ho già detto altre volte,
gli studenti devono scegliere ed esporre per iscritto le notizie più interessanti, le quali vengono poi riferite e
commentate in classe. Ma quest’anno
nelle due sezioni della II media si è
attuata un’iniziativa, che però non ha
sempre incontrato il favore dei ragazzi, perché richiedeva grande impegno
ed abilità, ma soprattutto molta disponibilità di tempo: il giornale murale. Ogni tre o quattro settimane, si
affiggeva al muro dell’aula il giornale
faticosamente scritto su fogli e cartelloni colorati; vi si poteva leggere di
tutto; dalla politica interna ed estera
alla moda, dalle imprese lunari alle
ricette di cucina, dal Rischiatutto ai
problemi degli ospedali psichiatrici e
degli infortuni sul lavoro. Molto seguite su questo « giornale » sono state anche le dolorose vicende delTIrlanda
del Nord. Così i preadolescenti vengono a contatto con il mondo degli
adulti nel quale stanno per entrare ed
incominciano a riflettere, a sensibilizzarsi e a maturare. Se si potesse dedicare più tempo a questo giornale murale e lo si rendesse veramente vivo
ed interessante, credo che questo diventerebbe un mezzo didattico efficacissimo. Quest’anno si è trattato solo
di un esperimento appena abbozzato.
In quanto ai dibattiti, questi sono
stati numerosi, soprattutto durante le
lezioni di religione ed in particolare
durante le lezioni tenute dai professori di teologia: Soggin, Corsani e
Vinay.
Verso la fine dell’anno gli alunni delle seconde riunite hanno tenuto un dibattito, da loro stessi diretto, sui libri
della biblioteca scolastica, nel quale
hanno liberamente espresso le loro
critiche e fatto i loro commenti.
In quanto alle inchieste, in una delle classi della media gli allievi hanno
fatto un’indagine sugli « argomenti di
conversazione » degli adulti; argomenti seri argomenti futili? Gli uomini
tra di loro parlano solo di calcio e di
sport in genere o anche di altro? I risultati sono stati molto interessanti;
alcune interviste erano registrate.
In quanto alle ricerche, questo è sta;
to soprattutto il lavoro degli studenti
delle prime classi e della terza; in
quest’ultima classe si sono scelte ed
approfondite delle parti del programma da svolgere per l'esame di licenza,
sia di storia e geografia che di scienze
e francese. Questa attività è stata molto utile anche ai fini dell’apprendimento della lingua italiana.
In quanto al lavoro di gruppo e alle conferenze, i ragazzi hanno molto
apprezzato le iniziative delle attività
extra-scolastiche pomeridiane, in cui
hanno lavorato e studiato insieme e,
tra l’altro, hanno fatto esperimenti di
fisica ed anche di... cucinai Nello studio si sono aiutati a vicenda, l’allievo
più esperto ha dato una mano a quello che era nelle difficoltà. Anche durante le lezioni di educazione artistica
e di applicazioni tecniche gli alunni
hanno lavorato in gruppo ottenendo
risultati sorprendenti. Una mostra dei
lavori eseguiti si terrà nei locali dell’Istituto durante la settimana del Sinodo.
E bene che i ragazzi imparino a
scuola a non comportarsi come degli
isolati e degli egoisti, ma comprendano che ci sono anche gli altri, i compagni, verso cui devono sentirsi responsabili. Perciò, quest’anno, nella
lì B gli alunni hanno preparato delle
ricerche di scienze in gruppo e, alter
nandosi, le hanno poi esposte ai compagni, per metterli a parte del frutto del loro lavoro.
L’amore per il prossimo non è una
materia di studio, ma è sempre in primo piano nel nostro insegnamento al
Collegio. Così durante le lezioni di religione si è cercato di interessare i
giovani all’opera delle Missioni e si
sono raccolti e spediti dei medicinali
per la missionaria Anita Gay nel Madagascar.
Come avviene da tempo al Collegio
e come già altre volte è stato scritto,
a 'Nàtale i ragazzi si sono ricordati
dei vecchi pensionati, specialmenté di
quelli malati e soli, e.d hanno loro portato un dono confezionato durante le
lezioni di Applicazioni tecniche e li
hanno rallegrati con i canti iinparati
alle lezioni di Educazione musicale.
Inoltre hanno raccolto dei giornali illustrati per il « Centro dlncontro »
per le persone anziane di Torre Pellice ed hanno partecipato con recite e
doni alla Giornata per l’anziano organizzata da questo Comune. Inoltre hanno collaborato alla « Giornata della
Croce Rossa », raccogliendo fondi nei
vari paesi della Val Pellice.
Come si vede da queste poche righe,
i nostri studenti vengono inseriti in
un discorso più ampio di quello strettamente scolastico, tenuto tra le quattro pareti del Collegio.
Seguendo questa linea, i nostri studenti hanno partecipato ad un concorso di disegno bandito dalla « Pro Loco » di Torre Pellice sul tema « L’ecologia », piazzandosi molto bene.
Come negli anni passati, dei lavoratori italiani emigrati in Svizzera, preparati dalla scuola media « P. Martire
Vermigli » di Zurigo, hanno sostenuto
gli esami di idoneità e licenza media
presso il nostro Istituto con risultati
veramente lusinghieri.
Concludendo, desidero far notare
che la scuola media del Collegio è in
pieno sviluppo, come risulta da questi
dati; anno scolastico 1969-70: allievi 87; anno ’70-71: 115; anno ’71-72; 142
c nel ’72-73 circa 165.
Anna Marullo-Reedtz
« Io sono la via, la verità e la
vita, nessuno viene al Padre
se non per mezzo di me».
Dopo una lunga malattia, il Signore
ha richiamato a Sé
Filiberto Garrou
all’età di 72 anni.
Afflitti, ma certi delle promesse del
Signor Gesù Cristo, la moglie, la figlia
ed i parenti tutti ne danno il doloroso annunzio ringraziando quanti sono
stati loro vicini nel lutto e particolarmente quanti hanno assistito il caro Scomparso durante la sua malattia.
Frali Villa, 27 luglio 1972.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Godine, Long e Costantino, profondamente commosse per la
grande dimostrazione di affetto tributata al loro Caro
Codino Alessandro
nell’impossibilità di farlo singolarmente rngraziano tutti coloro che con
scritti, presenza e parole di conforto
hanno preso parte al loro profondo
dolore.
Un particolare ringraziamento al
medico curante Dott. Ros-Raoul Sebastiano, al Pastore Genre Arnaldo,
alle famiglie Romano, Bellasio e Bracchi, ai vicini di casa, parenti e amici
che hanno preso parte al loro grande
dolore.
S. Secondo, 3 agosto 1972.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della Compianta
Silvia Long
ved. Bocchiardo
commossa per la grande dimostrazione di stima e di affetto tributata alla
sua Cara, nelTìmpossibilità di farlo
singolarmente ringrazia tutti coloro
che con la partecipazione al funerale,
scritti e parole di conforto sono stati
vicini nella triste circostanza.
Ringrazia in modo particolare il
Dott. De Clementi, i Sigg. Medici ed
il personale infermieristico dell’Ospedale di Pomaretto, i sigg. Pastori Pons
e Bertìnat e la Signorina Balmas
Ines.
Il Signore è il mio Pastore
nulla mi mancherà.
(Salmo 23: 1)
AVVISI ECONOMICI
AFFITTASI in San Secondo di Pinerolo alloggio di quattro vani, cantina e garage.
Telefonare 50.132.
VENDESI fabbricato in San Germano Chisone. Via Umberto I ex via provinciale costituito da due piani fuori terreno di vani
otto, cantinati, rimessa, terrazza, terreno
attiguo. Rivolgersi : geometra Gino Rostan,
Via Monte Grappa 6, Perosa Argentina :
tei. 8313.
ASSUMIAMO giovani diplomati scuola o istituto magistrale anche primo impiego. Scrivere a : Ist. Gould. via Serragli, 49 50124 Firenze.
6
pag. 6
N. 31-32 — 11 agosto 1972
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Waldheim e Nixon
Come i lettori certo ricorderanno,
nell’ultimo numero del giornale è stata pubblicata in prima pagina ima
« lettera aperta » del segretario generale del Consiglio ecumenico delle
Chiese al presidente degli Stati Uniti
Nixon, lettera resa pubblica, dato che
invano lo stesso Blake aveva chiesto
mesi prima la possibilità di incontrarsi col càpo della Casa Bianca per discutere con lui gli aspetti morali della guerra in Vietnam. In quella lettera, il segretario del CEC muove al governo degli USA una circostanziata
accusa di « bombardamenti intenzionali delle dighe » che, come si sa, sono
fonte di vita per milioni di persone,
sia per la loro alimentazione che per
la protezione dagli eventi naturali così imponenti in quelle regioni.
Nei giorni scorsi anche il segretario
generale dell’ONU, Waldheim, ha denunciato questi bombardamenti in occasione di una conferenza stampa, rivolgendo in pari tempo un vibrato appello affinché essi cessino per evitare
« enormi sofferenze umane, enormi disastri ».
La reazione del governo americano
è giunta con una durezza che gli osservatori hanno definito « sorprendente » e « insolita ». Naturalmente, la
denuncia di Waldheim non era stata
fatta avventatamente, ma — come egli
stesso ebbe a dire — dietro numerose
e circostanziate segnalazioni.
Dapprima, il segretario di Stato Rogers ha accusato Waldheim di farsi
portatore di « una campagna propagandistica menzognera », mentre successivamente il delegato degli USA alrONU lo incontrava per esporgli « con
fermezza » la posizione americana.
Intanto, prove su prove andavano
accumulandosi, fornite inoppu^abilmente da giornalisti, uomini politici e
altri visitatori che hanno avuto modo
di documentarsi — e documentare —
sulla realtà della situazione. E stato
allora che il portavoce di Nixon, R. Zigler, ha dichiarato che gli USA non
bombardano deliberatamente le dighe,
ma ha ammesso che « in certe occasioni alcune dighe » possano essere
state danneggiate.
Dopo questi sviluppi, lo stesso Nixon ha convocato all’improwiso i
giornalisti alla Casa Bianca e, dopo
aver definito Waldheim un « ingenuo,
gabellato dalla propaganda comunista » ha di nuovo ammesso « errori »
nei bombardamenti (ma non vantavano una estrema precisione?) per cui
sono stati colpiti « sistemi di irrigazione ».
Il memorandum reso pubblico nella capitale nordvietnamita Hanoi precisa che in 153 occasioni l’aviazione
americana ha lanciato bombe di ogni
tipo su 58 tratti di argini e 48 opere
idrauliche e dighe.
ONU: liberi due terzi
della Guinea
New York ■ Una missione delle Nazioni unite che ha di recente compiuto una visita segreta nella Guinea portoghese, ha pubblicato un rapporto in
cui afferma che il Portogallo non esercita più nessun controllo amministrativo in vaste zone di questo territorio
africano.
La missione dell’ONU, composta di
tre membri, è stata inviata per conto
del comitato delle Nazioni unite per
la decolonizzazione ed ha colà trascorso cinque giorni. Il rapporto precisa
che le zone liberate « comprendono
ora più di due terzi o tre quarti del
territorio » come è stato controllato
« da molti osservatori e giornalisti stranieri ».
Viene anche precisato che « è evidente che la popolazione delle zone liberate~appoggia senza riserve la politica e le attività del PAIGC (il movimento di liberazione) che dopo nove
anni di lotta esercita un libero controllo amministrativo in queste zone e
protegge efficacemente gli interessi degli abitanti ».
Ma la cosa che forse più impressiona nelle dichiarazioni di Nixon è stata la sTia affermazione che « gli Stati
Uniti potrebbero spazzar via il nord
Vietnam in un pomeriggio ». (Questa
frase, cbn inconsueta fedeltà, è stata
riportata anche in un telegiorriale serale). Ci pare questa una dichiarazione veramente indegna e fuori luogo.
Il candidato presidenziale Mac Govem
ha commentato: « Il nostro senso morale ci impedisce di spazzare una nazione in mezza giornata, come tee
Hitler colle città che lo avevano offeso durante la seconda guerra mondiale ».
Spedare la catena
(di montaggio)
Nella frenetica corsa a sempre maggiori ritmi produttivi, la catena di
montaggio, e cioè quel particolare sistema di lavorazione (l’hanno anche
chiamata « organizzazione scientifica
del lavoro ») che costringe milioni di
operai- in tutto il mondo — sia nei
paesi capitalisti che in nazioni rette a
economia socialista — a ripetere infinite vcffte al giorno lo stesso gesto, la
medesima operazione, è la causa prima delle nevrosi di fabbrica (i cosiddetti «esaurimenti nervosi»), degli infortuni, di senilità precoce, di impotenza, di assenteismo, ecc. Anche la te
levisione italiana, a questo proposito,
ha trasmesso qualche tempo fa dei
servizi dai quali risultava, oltre a questa forma moderna di schiavizzazione
dell’uomo, che in parecchi casi egli
non sapeva neppure quello che stava
facendo.
Si tratta, come ben si comprende,
di una situazione che investe innanzi
tutto il lato umano della persona, la
sua dignità, la lotta per la sua liberazione, e siccome la cosa capita in tutti i regimi, è sotto questo aspetto che
segnaliamo un’iniziativa svedese, presso una fabbrica di automobili, la Volvo, allo scopo di «rivoluzionare» il
sistema di lavoro e di superare la catena di montaggio.
Sarà innanzi tutto bene premettere
che alla Volvo regna una certa « pace
sociale » da anni — come precisa rinviato di un settimanale italiano che
ha fatto un servizio giornalistico a
questo riguardo — dato che in genere
le rivendicazioni operaie sono sovente
anticipate dalle proposte della direzione. Fu così che lo sciopero improvviso degli operai (« un fatto inaudito »,
lo definisce un funzionario della fabbrica), dovuto appunto alla loro protesta contro la catena di montaggio,
indusse la direzione a fare entrare uno
degli operai nel consiglio di amministrazione della società per attaccare il
problema e passare successivamente
all’azione. In uno spazio di tempo re
lativamente breve, a partire dagli inizi del 1971, vennero cominciati e perfezionati i primi esperimenti concreti
per la trasformazione delle linee di
montaggio.
Non staremo qui ad illustrare i vari
sistemi che conducono (indipendentemente dal sistema sociale vigente) a
indubbi vantaggi sia dal punto di vista fisico che psicologico. Accenneremo solo al fatto che l’operaio può
può scambiare le proprie mansioni di
lavoro con altri colleghi, mediante un
programma di spostamenti prefissati
da loro stessi. In ogni squadra gli stessi operai decidono come il lavoro deve essere distribuito lungo l’arco di
una giornata, quali devono essere i
ritmi di produzione, quante sono le
pause che si possono concedere, e di
ctie durata. La direzione,' da parte sua,
chiede di non scendere al di sotto di
un certo numero di macchine « finite », numero peraltro stabilito in precedenza in comune fra tecnici ed
operai.
Come commenta il gioriialista, si
tratta di esperimenti sensazionali per
la generalità delle industrie italiane,
« dove gli operai scioperano per settimane non certo per ottenere la ’job
ròtation’ (o rotazione del lavoro) ma
solo perché il cronometrista alle loro
spalle non gli imponga dei ritmi frenetici, quando un compagno è assente ». Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
NOI NON POSSIAMO
NON PARLARE...
« L’Astrolabio » del 30.6.’72 (uscito con qualche settimana di ritardo)
ha pubblicato la seguente lettera.
« " Ai Fratelli dell’Episcopato e all'amato popolo di Dio dell’Archidiocesi
di Olinda e Recife".
Fatti gravi e tristi ci costringono a
scrivervi di nuovo, a breye distanza
dall’annuncio dell’arbitraria e ingiusta
espulsione, dal paese, del nostro carissimo collaboratore Padre Josè Comblin.
Sembra che le autorità siano convinte che la sovversione si sia spostata
dal Sud al Nord-Est, in special modo a
Fortaleza e a Recife.
Nella nostra città stiamo assistendo
al moltiplicarsi delle sparizioni, dei rapimenti e delle incarcerazioni, soprattutto di operai e studenti. Ed è questo
innanzitutto il motivo del nostro intervento e della nostra denuncia come
Pastori: nemmeno la Legge di Sicurezza Nazionale e i decreti emanati dopo
l’Atto Istituzionale n. 5 vengono più
rispettati. E raro che gli esecutori delle catture verifichino l’identità degli
arrestati . Non hanno mai un mandato regolarmente datato e firmato dalle autorità competenti, che specifichi
la motivazione. Si arresta nelle abitazioni o, nel caso di operai e operaie,
durante l’orario di lavoro (com’è .accaduto nelle fabbriche Torre, Pilar e Santista) creando l’impressione che si
tratti di terroristi e di pericolosi agitatori.
Il trattamento è di una non necessaria e mostruosa violenza, con casi di
furto quando l’arresto avviene nelle
abitazioni. Di norma si usano abiti civili, senza documenti che comprovino
l’identità degli esecutori.
E facile immaginare il panico delle
famiglie, senza il più lieve indizio del
luogo in cui verranno trascinati i loro
cari. Invano peregrinano poi da una
all’altra delle numerose sedi della polizia e delle forze armate, statuali e federali, dove immaginano di poter trovare le vittime. Il presupposto è che
si tratta di terroristi che non meritano
la benché minima considerazione.
Perché non si rispettano le disposizioni che il Governo stesso ha emanato? Perché, per esenipio, gli arresti
non vengono comunicati, entro i termini di legge, al Tribunale Militare e
perché quest’ultimo non ne informa
almeno i familiari o le organizzazioni
responsabili per consentire anche solo
l’invio dei vestiti, visto che le vittime
vengono trascinate via così come si
trovano, senza il diritto di portar nulla con sé?
Come Pastori, assumendoci la responsabilità di fronte a Dio, alla _ nostra coscienza e alle persone a noi affidate, affermiamo che di regola vengono applicate torture fìsiche e morali
incredibili. Aumenta la repressione nei
confronti dell’Azione Cattolica Operaia: molti militanti, e persino un dirigente nazionale, sono in carcere.
Siamo di nuovo costretti a dichiarare che l’unico motivo del sospetto e
della prevenzione nei confronti della
Chiesa è dovuto al fatto che, in coscienza, non possiamo in nome del
mantenimento del cosiddetto ordine
sociale, continuare a venire a patti con
strutture di oppressione che riducono
i figli di Dio a vivere in una situazione
subumana.
Fino a quando Tanticomunisrno verrà utilizzato come pretesto per il mantenimento di ingiustizie che gridano al
cielo? Fino a quando, col pretesto di
combattere il terrorismo, si ricorrerà,
in nome della autorità della polizia e
delle Forze armate, al terrorismo che
calpesta i più elementari diritti umani,
tanto da indurci a chiedere (come fece, al tempo di Vargas, quella mirabile figura di uomo che è l’avvocato He
Probiemi dell’Africa post-coloniale
Chiesa e Stato
nella Repubblica dello Zaire
Negli ultimi mesi si è avuto ripetutamente notizia di tensioni nei rapporti fra
Chiesa e Stato, nella Repubblica dello Zaire; tali tensioni si sono sovrapposte
a una situazione ecclesiastica già abbastanza complessa, per il coesistere, da
parte evangelica, di Chiese diverse e talvolta in contrasto fra loro. Su incarico
della KEKM (Cooperazione di Chiese e Missioni Evangeliche), organismo tedesco-elvetico, il past. Kurt Ritzmann, che è stato missionario dal 1955 al 1964 nel
Camerún occidentale, ha compiuto un viaggio nello Zaire durante tre settimane.
Il sepd, il servizio stampa riformato svizzero-tedesco, riporta questo suo articolo, nel quale riferisce le sue esperienze e impressioni.
ràclito Sobral Finto) che venga, nei
confronti delle vittime, per lo meno
applicata la legge di protezione degli
animali?
Di proposito questa lettera reca come data il 1° maggio. Ciò non è dovuto
solo al fatto che la maggioranza delle
vittime sono lavoratori e che cresce
l’interesse della CMesa per gli operai:
vogliamo anche esprimere la nostra
preoccupazione di Pastori per il modello di sviluppo ■economico adottato nel
nostro paese, che continua ad essere
pesantemente pagato dagli umili, privati di tutto, fin anche della parola"^.
Non appena tentano la più piccola e
legittima delle proteste, vengono considerati sovversivi e comunisti.
Come sempre vi sarà chi giudicherà
questa lettera un atto sovversivo di vescovi dediti alla politica più che al
Vangelo. In questo giorno del Lavoro,
vogliamo ricordare a tutti gli uomini
di buona volontà, ma soprattutto ai
nostri fratelli lavoratori, un passo degli Atti degli Apostoli: "Avendoli chiamati, ingiunsero loro di non parlare
né insegnare affatto nel nome di Gesù.
Ma Pietro e Giovanni, rispondendo,
dissero: Giudicate voi se è giusto, nel
cospetto di Dio, di ubbidire a voi anziché a Dio. Poiché, quanto a noi, non
possiamo non parlare delle cose che
abbiamo vedute e udite" (44: 18-20)».
Helder CAmara
Arcivescovo di Olinda e Recife
Josè Lamartine Soares
Vescovo Ausiliario e Vicario Generale
Recife (Brasile), 1.5.1972.
LE CAVIE UMANE
E L’ETICA DELLA MEDICINA
★ È ben nota la storia, recentemente scoperta, dei « duecento negri americani, colpiti dalla sifilide, che sono
stati volontariamente privati d’ogni
cura durante gli ultimi 40 anni, perché
nel 1932 i membri del Servizio Federale della Sanità USA avevano deciso che
quei negri dovevano essere delle “cavie
umane". Tale esperienza (...) doveva
avere lo scopo di determinare, tramite
le autopsie, gli effetti della sifìlide sull’organismo umano. L’esperienza era
indicata col nome di codice “Tuskegee", regione dell’Alabama in cui la
frequenza dei casi di sifìlide era, a quel
tempo, la più elevata degli Stati Uniti».
E difficile immaginare un fatto peggiore di questo, e tanto più raccapricciante in quanto accaduto non negli
Stati Uniti che conosciamo in questi
anni, ma in un’epoca in cui essi, bene
o male, rappresentavano un polo alternativo al fascismo e al razzismo.
« Il Dr. John Heller, che fu responsabile dell’esperienza “Tuskegee", (...)
ha affermato che questa non era contraria all’etica della medicina o della
scienza in generale. (...) Secondo il Dr.
Heller, che è attualmente consigliere
presso l’Istituto nazionale americano
del cancro, lo scopo di quel programma non era quello di curare gli ammalati. Tuttavia "non era stato neppure previsto che le cure avrebbero dovuto esser rifiutate" perché, a suo parere, non si sarebbe impedito a quei
malati di rivolgersi poi a dei medici
del luogo, per farsi curare. Mà lo Heller riconosce anche che i suoi servizi
non hanno fatto nessuna verifica per
sapere se i sifilitici in questione (tutti
poveri dell'Alabama) si erano recati
da qualche medico, o meno ».
Da « Le Monde » del 27 e del 29.7.’72).
* Chi desiderasse ampi ed obiettivi ragguagli su tale modello, può leggere 1 articolo
pubblicato, in argomento, dall « Avanti » del
20.7. Ivi si trova anche riassunto un documento importante, emanato dal Convegno pastorale della Conferenza nazionale dei vescovi, tenutosi a Recife e « deiiunciante la itiiserie progressiva di railioni di contadini e la
azione degli enti governativi incaricati della
“promozione" del nord-est ».
La pQlitica
deirafricanlzzazione
Da qualche tempo il governo africano della Repubblica dello Zaire, guidato dal presidente Mobutu, conduce
una politica piuttosto rigorosa di africanizzazione, soprattutto in campo
culturale. È chiamata « politique de
rautenticité » e persegue un ritorno all’originalità e all’autenticità africana.
Nel corso di questo processo tutti i
nomi che ricordavano i colonizzatori
bianchi, sono stati sostituiti da nomi
africani: così Léopoldville, la capitale, divenne Kinshasa e il fiume e il
paese, anziché Congo, si chiamò Zaire,
esattamente il nome che nel XVI secolo i portoghesi diedero al corso inferiore del Congo e alle regioni rivierasche. All’insegna dell’africanizzazione il 31 dicembre 1971 la statua del re
Leopoldo II è stata tolta dal suo piedestallo e portata nel museo. Sorte
identica è toccata alla statua di Stanley, sul « Monte Stanley », il cui nome
è stato mutato in « Monte Ngaliema »,
in ricordo dell’ultimo capo indigeno
di questa regione.
Conflitto con la
Chiesa cattolico-romana
Recentemente questo processo si è
esteso anche ai nomi di battesimo cristiani degli Zairesi. Il presidente proclamava che ogni Zairese doveva abbandonare il suo nome cristiano conservando solo quello africano: ha dato egli stesso l’esempio sostituendo il
proprio nome, Joseph, con un lunghissimo nome indigeno di cui ora alla
radio si cita sempre solo il principio,
Sese Seko; l’esempio del presidente è
stato seguito dai suoi ministri e da
numerosi Zairesi. Uno però osò criticare questa misura, l’arcivescovo cattolico di Kinshasa, il card. Malula. In
seguito egli fu duramente criticato dal
presidente Mobutu e dichiarato persona non grata. Mobutu, con un grande
discorso nello stadio di Kinshasa, ha
motivato così questa misura: Siamo
un popolo credente. Perciò il governo
riconosce le tre grandi Chiese cristiane, quella cattolico-romana, quella
evangelica unita e quella Kimbanguista; nessuna Chiesa può però porsi al
di sopra dello Stato, contro il volere
del mio popolo, che mi ha eletto presidente; criticando la mia politica l’arcivescovo cattolico-romano Malula ha
attaccato lo Stato, e deve trarne le
conseguenze.
Le conseguenze sono note: l’arcivescovo Malula è corso a Roma presso
il papa; il suo palazzo è stato occupato dal partito e trasformato in un centro per il movimento giovanile del
partito di Stato, la « leonesse du
MPR » (MPR: Mouvement Populaire
de la Révolution) e chiassosamente ridipinto con i colori nazionali: verdegiallo-rosso. In alcune località missionari cattolici e altre persone sono stati oggetto di vessazioni, in qualche caso anche temporaneamente arrestati.
E comprensibile che tutto questo abbia suscitato una notevole tensione e
si è parlato di una persecuzione contro la Chiesa cattolica.
Naturalmente nello Zaire l'infiuenza
della Chiesa cattolico-romana è particolarmente forte. La sua storia in questo paese è lunga, ma è stata per vario tempo strettamente legata al governo coloniale belga. Non c’è da meravigliarsi se ora è proprio nel suo
ambito che si è giunti a una prova di
forza fra Chiesa e Stato, sebbene il
presidente Mobutu sia personalmente
membro di quella Chiesa.
La Chiesa kimbanguista
appoggia la politica di
africanizzazione
Col tempo si è avuta una certa pacificazione. Papa Paolo VI ha mostrato
comprensione per l’intento del presidente Mobutu e ha cercato di fungere
da mediatore. Da parte sua Mobutu
ha invitato i teologi delle suddette tre
grandi Chiese a studiare i rapporti positivi fra la fede cristiana e le caratteristiche e la cultura africane; in tutte e tre le Chiese vi sono teologi che
hanno risposto all’invito.
E evidente che la Chiesa kimbanguista può avere in questo campo un ruolo particolarmente importante e attivo. È la Chiesa cristiana che è sorta
al di fuori di un’influenza europea, anzi contro il volere dei bianchi. Tipici
segni del radicamento di questa Chiesa nella cultura africana sono ad esempio le lezioni del suo segretario generale. Sulla base dell’Antico Testamento, che per questa Chiesa ha grande
importanza, egli riesce a impostare in
modi -molteplici il rapporto fra la fede cristiana e la tradizione e la religione africana. Noi Europei non dobbiamo subito sospettare, come fanno
alcuni nello Zaire, che in tal modo l’Evangelo venga tradito. Infatti già da
qualche tempo anche i teologi delle
Chiese di origine europea si sforzano'
di inserire pienamente l’Evangelo cristiano nella cultura africana. Solo così
può essere davvero fecondo e offrire
la necessaria base spirituale all’Africa
in via di sviluppo.
Tendenza all’unione
fra le Chiese
evangeliche
Di fronte alla molteplicità delle loro manifestazioni, non è facile dare
un panorama delle Chiese evangeliche.
La missione, evangelicà è stata compiuta in molte località della gigantesca regione da Chiese europee e nordamericane. In corrispondenza con il
gran numero delle Chiese e delle Comunioni missionarie, sono pure sorte
un gran numero di Chiese e di gruppi
evangelici, senza rapporto fra loro. Solo negli ultimi anni, per l’influenza
del movimento ecumenico e del Consiglio ecumenico delle Chiese, si può
constatare anche nello Zaire un movimento verso l’unità. Quale frutto importante di questo movimento va menzionato, accanto al Consiglio cristiano
nazionale, soprattutto il seminario pastorale comune alle principali Chiese
evangeliche, il quale conta molti docenti qualificati, sia africani sia bianchi. Dopo uno studio quinquennale i
pastori sono insediati in molte locali' tà e chiese zairesi. Lo studio in comune ha fatto crescere la conoscenza e
la comprensione per le altre Chiese,
preparando così la via a un’azione ecclesiastica. Per quest’unione si offre,
già da alcuni anni, la Chiesa evangelica unita, l’Eglise du Christ au Zaïre,
presieduta dal past. Bokoleale.
Dal principio di quest’anno il movimento unitario è sollecitato da una
piuttosto forte pressione del governo;
questo ha emanato una legge secondo
la quale ogni Chiesa che voglia essere
riconosciuta dal governo deve soddisfare a una serie di condizioni: ad es.
depositare una forte somma di denaro, essere operante nel paese da molti
anni, avere un presidente africano ben
formato, che rappresenti la Chiesa di
fronte al governo. Siccome parecchie
piccole Chiese non possono soddisfare tali condizioni, sono forzate alla
unione.
Ora però contro la unita Eglise da
Christ au Zaïre e contro il suo presidente, che per altro appartiene alla
stessa tribù del presidente Mobutu, si
è determinata una forte opposizione e
un certo sospetto, soprattutto da parte delle Chiese fondamentaliste (evangelicals), le quali hanno tentato di costituire un’altra Chiesa evangelica unita, cui però finora il governo ha rifiutato il riconoscimento. E deplorevole
che tutto questo sia accompagnato da
rivalità e inimicizie personali.
Dopo la decolonizzazione^
ritorno alla
originalità africana
Il fatto che il governo appoggi e
solleciti l’unificazione delle Chieseevangeliche non deve naturalmente esser fatto risalire al desiderio dell’unità di tutti i cristiani. Ciò che interessa il governo è riuscire a controllare
e guidare in qualche misura le Chiese, affinché queste non minaccino la
sicurezza dello Stato o del suo presidente. Non per questo si può paragonare il governo zairese con il regimehitleriano, come talvolta fanno dei
bianchi nello Zaire. Anche in Europa,
le Chiese devono sottostare alle leggi
dello Stato. Ciò che conta è che venga
garantita la libertà religiosa e che le
Chiese possano rendere testimonianza,
operare secondo il mandato rice-vuto
dal loro Signore, il cui messaggio ha
qualcosa di essenziale da dire per
qualsiasi situazione politica o sociale.
Kurt Ritzmann
In Valle d’Aosta
COMUNE DI SARRE
(3 Km. dalla Città)
Famiglia evangelica dispone di
appartamenti attrezzati tiiè pósti letto.
Bassa stagione L. 12.000 settimanali.
Scrivere:
Montaldo - 11010 Sarre (Aosta)
Direttore responsabile; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino}