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Anno 114 — N. 1
7 gennaio 1977 — L. 150
Spedizione m abbonamento postale
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
L'AGAPE NON CREA DIVISIONI
Con gli altri nella speranza
Il Signore si serve per la sua opera di tutti, che lo vogliano o che non lo vogliano, perché
agisce nella sua piena libertà - Perché separarci da chi lotta per un mondo nuovo?
« Se Cristo non è risuscitato
vana è la nostra fede » dice l’apostolo Paolo e, più oltre come
conseguenza, « se i morti non
risuscitano, mangiamo e beviamo, perché domani morremo »
(1 Cor. 15). La prima dichiarazione mette a punto che non vi è
possibilità di un mondo nuovo
se non per l’azione del Cristo, la
seconda per esprimere in modo
nerboruto e forte che la vita
nostra non ha alcun senso nel
caso che non vi sia resurrezione.
Tutto si conclude al cimitero.
La prima espressione ci pone
di fronte ad un fatto incontestabile che senza la resurrezione
di Cristo il mondo dell’agape,
da lui annunziato e vissuto, è
stato vinto e che sulla croce
muore con Gesù anche la visione
e la speranza di un mondo nuovo. Infatti, la croce è il grande
insuccesso dell’agape, uccisa in
Cristo dal potere costituito (politico, militare e religioso) ma
insuccesso che viene rovesciato
nella vittoria della resurrezione
ove quel potere che lo ha soppresso è definitivamente vinto.
La resurrezione non aggiunge
nulla alla croce, come significato, ma ci assicura che l’agape
in essa manifestata è vera e che
nulla la può più ritenere. È per
sempre. E Paolo dirà poi con
ferma fede « l’agape non verrà
mai meno» (1 Cor. 13). Il «nuovo mondo » viene ed è già venuto con la resurrezione del Cristo che ne è il Signore. Sì, lui
è ormai jl Signore, come confesserà la chiesa del primo cristianesimo e non Cesare. In lui
è apparsa « la Parola fatta carne » cioè l’agape, essenza di Dìo
divenuta esistenza umana. « Dio
è agape» (1 Giov. 4: 16) e questo ci è chiaro solo nell’esistenza terrena del Cristo, resa leggibile dalla Sua resurrezione. Per
cui veramente se Cristo non è
risuscitato siamo senza speranza
per ogni futuro umano.
La seconda affermazione di
Paolo mi lascia invece più perplesso. Mi è diffìcile pormi nei
panni dei non credenti. Penso
che se anche Cristo non fosse risuscitato, cioè non ci fosse una
speranza vera di un mondo nuovo, preferirei ugualmente vivere
per gli altri e non per me stesso
aver un senso pur nella limitatezza della vita umana, anziché
vivere senza senso pensando solo al mio confort.
Vivere e morire
per gli altri
Ma al di là di quel che farei
poiché tale supposizione in
quanto tale, non ha alcuna importanza, mi sembra molto più
significativa l’osservazione del
fatto che milioni di persone che
non credono (almeno a parole)
nella resurrezione di Cristo e
SOMMARIO
L’altra chiesa in
Italia
11 consenso dei
dittatori al messaggio del papa
Intervista a Gustavo Gutierrez
Le scuole domenicali si rinnovano
Cronache delle
Valli
perciò nella loro, vivono e muoiono per gli altri, in una lotta senza riposo contro ogni ingiustizia e sopraffazione. Quanti sono
che « non credendo alla resurre
zione dei morti » sanno dare la
vita perché gli altri vivano?
Cioè quanti sono quelli che non
confessano a parole la resurrezione come dogma teologico, ma
esistenzialmente la vivono? E
chi dà loro questa direzione?
Forse lo spirito di questo mondo che si esprime nel « mors
tua, vita mea »? o non forse lo
Spirito opposto? Non son quelli
che senza aver conosciuto il Cristo, lo hanno servito nel povero, nelTaffamato, nell’ammalato, nel prigioniero? (Matt. 25) e
che, non conosciuto da loro, Cristo Risorto ha conosciuto?
Comunque il fatto di milioni
di uomini che non vivono per
se stessi, ma in vista di un mondo diverso è una realtà che nessuno può negare. Se è così, sono anche logiche una domanda
e una speranza.
L’agape conduce
all’aiuto reciproco
Una domanda. Questa: Fra
noi che lottiamo per un mondo
nuovo desiderando esser strumenti nelle mani del Risorto per
la Sua (non nostra) opera di salvezza del mondo fiduciosi che
« 1 agape non verrà mai meno »
e tutti questi che lottano per un
mondo nuovo senza questa specifica fiducia, non vi è forse possibilità di reciproco aiuto? Aiuto nel senso che essi rappresentano per noi una critica valida
nelle cose di questo mondo e
noi portiamo loro l’annunzio
della speranza di cui hanno tanto bisogno per non essere soli
e per aver una fiducia maggiore nella loro lotta? Almeno mi
pare che ci possiamo sentire più
vicini ad essi che non a tanti
cristiani di nome che « mangiano e bevono » come se non ci
fosse Resurrezione. Più vicini
ad essi che non a quei cristiani
di cui il Vescovo Helder Camara dice: « Se si guarda il mondo, si scopre che una piccola
minoranza che detiene la quasi
totalità delle risorse della terra,
è, àlmeno di nome e di origine
cristiana. Se si guarda poi alla
parte cristiana del Terzo mondo,
l’America Latina, si scopre che
presenta lo scandalo del peggiore colonialismo interno: gruppi
ristretti di cristiani latino-americani possiedono le ricchezze a
spese dei due terzi della popolazione che piace in una condizione sub-umana ».
Personalmente sento il bisogno di loro, perché son uomini,
miei fratelli, e perché hanno
sempre molto da darmi con l’esempio della loro vita. E so che
essi anche mi ricevono ascoltan
do con attenzione e, spesso con
tensione, le mie povere parole
che cercano di indicare Colui
del quale si può rendere testimonianza ma non dare dimostrazione. Siamo vicini anche se intellettualmente (direi teologicamente) lontani. Però perché separarci da loro? L’agape non crea
divisioni, ma spinge ad essere
insieme anche col Centurione di
Capernaum o con « la donna siro-fenicia ». Non si è squarciata
con la morte di Cristo la cortina
del Tempio? E non sono stati
tolti con la sua resurrezione tutti i muri di divisione? E non
chiama egli tutta l’umanità ad
essere sua assemblea (Ekklesìa)?
Non ha Egli detto di aver anche
altre pecore oltre a quelle dell’ovile di Israele?
Il vero popolo di Dio
Infine una speranza. Il Signore
si serve per la sua opera di tutti, volenti o nolenti. Vasi di elezione e vasi di reiezione, gli uni
e gli altri non si possono inserire nelle nostre categorie, ma
nella scelta del Signore. Allora
perché non vedete nei milioni
che lottano per la giustizia e
per la pace nell’umanità, un vasto popolo che Dio muove? Per
Tullio Vinay
(segue a pag. 4)
Tradizionalismo senza domani?
La miglior risposta ai movimenti tradizionalisti è la marcia verso l’unità della chiesa? - Il parere di L. Vischer, direttore della segreteria
di ’’Fede e Costituzione” del CEC, a ”Le christianisme au XX siècle”
Da alcuni mesi, il conflitto
nella chiesa cattolica sollevato
dal « caso Lefèbvre », fa notizia
sulla stampa occidentale. Rimanerne impressionati, tuttavia, sarebbe un grosso errore. La direzione presa, a partire dal Concilio Vaticano II, è ormai irreversibile e la protesta di Mons.
Lefèbvre non ha futuro. In ogni
caso sottovalutare l’episodio in
questione non è consigliabile
perché è sempre una « voce dal
basso » che riesce a farsi ascoltare. Il conflitto sollevato da Lefèbvre non è specifico della
chiesa cattolica, ogni chiesa ha
la sua forma di tradizionalismo.
Secondo la dottrina « classica »
che li caratterizza, i movimenti
tradizionalisti sarebbero, sia integristi, sia confessionalisti, sia
fondamentalisti o comunque in
opposizione a qualsivoglia riforma liturgica. Apparentemente
diversi in realtà hanno più cose
in comune di quel che si possa
immaginare. Molte delle dichiarazioni di Lefèbvre avrebbero
potuto essere sottoscritte da altri « leaders » fondamentalisti.
.Non è un caso che tutte queste
dichiarazioni insistano sulla verità ricevuta, che difendano lo
stile missionario del XIX secolo, che propongano le stesse
opinioni politiche ultraconservatrici e lo stesso cieco anticomunismo...
Ci si potrebbe chiedere come
mai tutto questo è esploso adesso e non, per esempio, dieci anni fa? Tutto sommato Monsignor Lefèbvre prese parte ai lavori del Concilio Vaticano II.
Perché, allora, non ebbe la stessa reazione di oggi? La sua rea
zione ’a scoppio ritardato’ è evidentemente imputabile alla mutata atmosfera che, nel frattempo, si è operata. Gli anni sessanta hanno proposto e una
nuova visione e nuove concezioni sulla chiesa e sulla società.
Prima si pensava che la chiesa
potesse rinnovarsi in forza dell’aggiornamento. Oggi, questo
impulso non ha più forza. Il rinnovamento della chiesa si è dimostrata un’operazione ben più
difficile di quanto potessero prevedere, ingenuamente, i suoi sostenitori.
I problemi della società si son
moltiplicati e sembrano essere
attualmente insolubili. Questa
situazione crea l’atmosfera adatta per rispolverare nostalgicamente la certezza della tradizione. E si arriva cosi a concludere che se l’aggiornamento non è
riuscito a risolvere i problemi,
almeno — si afferma — ci si
lasci ritornare alla pura tradizione che, se non altro, ci darà
la forza necessaria per affrontare i problemi attuali.
Che una tale reazione sia illusoria dovrebbe, perlomeno, esser chiaro; essa altro non è che
l’abdicazione di fronte alle sfide del nostro mondo.
La nuova tendenza al tradizionalismo potrebbe facilmente
portare le chiese a ridurre il loro impegno nel movimento ecumenico e forse azzerarlo totalmente. Le chiese potrebbero
convincersi che è necessario rispettare la sensibilità dei loro
circoli conservatori. Certo che,
continuare sulla strada delTecumenismo, costituisce, da questo
punto di vista, un serio rischio
di tensione e divisione nelle chiese. Ma questa sarebbe una conclusione affrettata ed errata. Bisognerebbe, invece, vedere la
presenza dei movimenti tradizionalisti come un problema
che interessa tutti e che quindi
dovrebbe essere esaminato in
reciproche consultazioni. È proprio necessario vedere nel movimento ecumenico una rottura
con la tradizione? Non è più
esatto affermare che il movimento ecumenico offre una migliore possibilità « di vivere nell’esperienza della tradizione» e
che la miglior risposta da dare
ai movimenti tradizionalisti è
quella che essi continuino a
camminare sulla via dell’unità
della chiesa?
Quelli che si sono impegnati
a fronte del movimento ecumenico sono i tradizionalisti più
coscienziosi !
Mentre i tradizionalisti di oggi considerano un passato relativamente recente come loro autorità vincolante (la liturgia di
Pio V, il movimento del risveglio del XIX secolo, il biblicismo, etc.) gli ecumenisti, loro
sii, cercano di ritornare alla vera fonte della tradizione.
Se i primi rifiutano la sfida
del giorno, i secondi tentano,
certamente in modo ancora inadeguato, di ascoltare, nel mare
della tradizione, la Parola di Dio
che si rivolge a noi, oggi. È cruciale per il movimento ecumenico far capire che questo autentico rispetto della tradizione
ci anima, ci ispira e ci permette di rispondere a nuove situazioni.
Lukas Vischer
Buon anno,
e poi?
Anche dodici mesi fa ci siamo sprecati ad augurarci un anno buono, con i risultati generali che sappiamo; siamo arrivati alla fine del ’16 col fiato corto, atterriti ed avviliti, col sospetto di non nutrire più nemmeno il coraggio di immaginare
e proporre una alternativa al sistema di questo mondo. Come
gli uccelli e le volpi, ognuno ha
cercato il suo nido e la sua tana,
col proposito di difendere ferocemente il suo pur modesto interesse particolare. Del resto, è
una maniera tipicamente nazionale di intendere "il bene comune”.
Ci si spreca: — Buon anno,
carissimo —, e poi — Buon anno, dottore —, e sempre — Buon
anno, fratelli — con Dio per tutti e ognun per sé. È una vetusta
tradizione, collegata alle arti divinatorie di certi sacerdoti che,
di augurio in augurio, avevano
spinto la gente ad adorare una
dea chiamata "Fortuna”. (Una
specie di stellone d’Italia di quei
tempi).
Ma in questa situazione è proprio difficile intravvedere qual’è
il messaggio, la carta di identità,
delle comunità evangeliche. Ripetere dei versetti biblici, molto
belli, parafrasarli col condimento di questa o quella teologia, è
come uno scambiarci il "Buon
anno” nel vetusto gergo dei cristiani. Di questa incapacità di
contribuire a un’azione di rinnovamento, di redenzione, del nostro popolo siamo responsàbili
quanto del nostro pratico conformarci ai modelli di vita correnti.
Forse nella storia del popolo
di Dio vi sono dei periodi, dei
momenti nei quali « portare
speranza » significa accettare l’umile e periglioso servizio del
Battista, che preparava una strada nel deserto, e fino dal chiuso
del carcere faceva filtrare l’attesa e la speranza. Chi di noi ha
avuto il coraggio dì "proclamare” che l’impiegato dello Stato
— nella scuola o a un ministero,
nelle ferrovie o in un qualsiasi
ufficio — quando si dà malato,
ricorre a cavilli e sotterfugi per
stare a casa, avere lo stipendio
e non lavorare, è un ladro, nemico del popolo e falso fedele?
Non l’abbiamo fatto, abbiamo
collaborato da buoni cristiani alla distruzione del paese. E chi
mai ha osato urlare che corrompere un funzionario, piccolo o
grosso, è furfantesco quanto è
miserabile il farsi corrompere?
chi ha avuto il coraggio di rivendicare la moralità della vita
pubblica, di segnalare nel guasto
perpetrato contro la società ’Il
peccato” vero, profondo, del nostro tempo?
Certo, c'è da essere bollati e
compassionati come ’’moralisti”;
è più facile restare nei temi offerti dalla tradizione e prendersela con la pornografia e il divorzio. Ma tant’è, poche cose
sono oggi così evidenti quanto
la necessità di creare a nuovo le
linee portanti della società italiana: il lavoro, l’onestà dei funzionari, l’osservanza delle leggi
che ci siamo date, il rifiuto della violenza patente e palese. Solo
mettendoci in testa di fare qualcosa di tutto questo, ha un senso ripeterci: "Buon anno". Ma
occorrono, solo per immaginare
un tale impegno controcorrente,
atteggiamenti tipici del cristiano: l’umiltà, il disinteresse, e.
l’amore. Un amore schietto per
le creature umili che sono defraudate, sconvolte, avvilite nella loro umanità a causa della
bancarotta interiore della nostra
società.
Certo^ siamo in un deserto.
Ma nel deserto andava Giovanni
il Battista, e annunziava il buon
anno, l’anno accettevole del Signore. Luigi Santini
2
7 gennaio 1977
INTERVENTI SU « L’ALTRA CHIESA »
Interessante, con molte lacune
Dalle chiese
Come è stata accolta la panoramica dell’evangelismo italiano, contenuta nel libro di
Bouchard-Turinetto?
Abbiamo chiesto un giudizio critico ad alcuni dei movimenti e delle chiese presentate nel libro e iniziamo con
la risposta di Stefano Woods
(Fratelli) e Domenico Maselli (Chiese libere).
Alcune esclusioni
Il libro di Bouchard e Turinetto è opportuno e molto utile ;
una guida scorrevole e generalmente stimolante come contributo alla conoscenza degli Evangelici in Italia e nel ihondo.
L’esclusione della Chiesa Valdese può dare l’impressione che
essa si ritenga al di sopra delle
parti un po’ come la denominazione anglicana che talvolta pretende d’essere una via di mezzo
fra il mondo cattolico e quello
protestante. In una futura edizione del libro sarebbe indispensabile un capitolo sulla Chiesa
Valdese.
Pur trattandosi della realtà
degli evangelici in Italia, sarebbe stato opportuno accennare
all’esistenza del cristianesimo
ortodosso e copto in modo che
il lettore medio cattolico italiano si rendesse meglio conto che
il corpo di Cristo non è da identificarsi esclusivamente né con
gli evangelici né tanto meno
con il colosso romano.
Il fenomeno delle chiese Pentecostali e dei movimenti carismatici avrebbe meritato un esame più approfondito e certamente una bibliografia più ricca. Inoltre, le varie chiese di tipo pentecostale potrebbero essere maggiormente distinte e
meglio presentate.
Fra le chiese di una certa consistenza in Italia, purtroppo la
comunione delle Chiese Libere
non è stata indicata.
Sarebbe stato utile indicare
la sede centrale di ogni denominazione in Italia con jl nome
ed indirizzo del rispettivo giornale o mensile in modo che il
lettore interessato fosse in grado di avvicinarsi di prima mano. Inoltre sarebbe stato opportuno citare l’annuario Evangelico 1972-73.
I « fratelli »
e la loro chiesa
tificato con le chiese dei fratelli in Italia, però non è stato notato il peso che altri due personaggi hanno avuto in Inghilterra
e sul movimento in tutto il mondo. George Muller, grande operatore sociale, uomo di fede, carattere irenico, che stimolò
grandemente la responsabilità
delle chiese e dei credenti hell’amare e curare il prossimo emarginato ed il proprio fratello.
Anthony Norris Groves fin dall’inizio fece parte del movimento con un contributo di rilievo
e in modo particolare con la
sua scelta d’essere missionario
all’estero, iniziando un impegno
che ha avuto un seguito. Secondo alcuni studiosi, la percentuale dei missionari prò capite del
movimento delle assemblee dei
fratelli è fra le più alte di tutte le denominazioni dell’occidente. Si poteva ricordare ad esempio che per il Groves tre erano
i punti fondamentali; 1. La ricerca dell’unità con tutti i figlioli di Dio per cui egli non disdegnava di accettare contributi da
qualsiasi movimento cristiano
e sottolineava particolarmente
il valore centralizzante ed imificante della Santa Cena. 2. La
non dipendenza dell’uomo da
un altro uomo per evitare il
crearsi di gerarchie. 3. Il rifiuto
dell’accumulo di denaro visto
come la causa del male principale della società contemporanea. È evidente che questo punto dell’unità dei credenti contrastava con l’esigenza di separazione dal male, che era lo
scopo principale di Darby. Si
ignora poi che le chiese dei fratelli in altri paesi sono spesso
nate prima dell’arrivo di Darby (clamoroso è il caso della
Svizzera ed in particolare della
chiesa di Ginevra e del cantone
di Vaud).
Non va dimenticato che fra i
fratelli esistono molti studiosi
della Bibbia a livello scientifico
come per esempio, F. P. Bruce.
Il contributo del movimento
dei fratelli all’innologia non va
sottovalutato.
Un paragrafo sul dibattito
che si è svolto in Italia in vari
momenti storici intorno alla figura del ministro di culto e alla
proprietà delle chiese avrebbe
aggiunto un altro importante elemento per una conoscenza più
approfondita del movimento.
La figura di Cesare Ronco costante e fedele nell’opposizione
al riconoscimento legale dei ministri di culto ed il suo rifiuto
di compromettersi con il fascismo non va dimenticata.
In conclusione va notato che
il metodo del lavoro degli autori non è stato uguale per tutte
le denominazioni considerate ;
nel capitolo sui fratelli si trova
un tono diverso dagli altri capitoli con valutazioni che mettono
in risalto gli aspetti negativi
(che naturalmente vi sono) mentre nei confronti delle altre chiese il tono è più pacato. Sembra
che questo sia dovuto al fatto
che nel caso dei fratelli gli autori hanno ricevuto informazioni
da alcune persone che lavorano
all’intemo del movimento in vista del suo necessario rinnovamento; mentre diversa era l’informazione accessibile agli autori per le altre denominazioni,
per le quali hanno attinto da
fónti ufficiali senza una Valutazione soggettiva.
Infine rileviamo che è piuttosto grave definire il movimento
delle chiese o le assemblee con il
nome complessivo di « Chiesa
dei Fratelli » ; un errore di questo genere denota un’incomprensione non lieve del loro spirito e
ordinamento congregazionalista.
Stefano Woods
Domenico MaseUi
GENOVA
L’8 dicembre ha avuto luogo il
bazar allestito dall’Unione femminile. La bella giornata è stata
favorevole per un buon afflusso
di partecipanti in un clima di
fraterna armonia. L’incasso è
stato soddisfacente.
La sera del 13 la comunità ha
avuto un gradito incontro col
Moderatore, accompagnato dalla signora, nel ricordo lieto di
quando anni fa egli era pastore
a Genova. Il Moderatore ci ha
presentato un’ampia panoramica dell’opera della Chiesa valdese oggi. È stata un’occasione per
uno scambio di idee e siamo
stati messi di fronte alla necessità di impegnarci con serietà evangelica per essere sempre più
facitori dell’opera stessa. Ancora ringraziamo il Moderatore
per la visita fattaci e per il suo
messaggio.
Il pomeriggio del 16 è stato
dedicato ad un incontro delle
Unioni femminili valdesi, battiste, metodiste di Genova e di
Sampierdarena. Un buon numero di partecipanti riunite nella
sala del nostro circolo, dopo una introduzione di canti e di
passi biblici di avvento, condotta dalla sorella Simeoni, ha ascoltato la sorella Stecchetti
che ha svolto uno studio ricordando le attività e le opere fatte da ferventi credenti nel passato, esemplare incentivo per
noi tuttoggi.
Domenica 19 al mattino è
stato celebrato il culto dai ragazzi della scuola domenicale
con la comunità, e la corale ha
dato la sua buona partecipazione. Nel pomeriggio è stato celebrato il culto interdenominazionale di avvento nella Chiesa battista di via E. Vernazza.
I culti di Natale e di fine an
MICHELE PANTALEONE, ASSOLTO, ORA E’ ONORATO
Il coraggio della denuncia
L antimafia in tribunale” presentato neH’aula magna del Centro diaconale di Palermo
Purtroppo il tono dei due capitoli sui Fratelli ed una parte
di quello sugli Avventisti risulta uno degli aspetti meno felici
del saggio. Crediamo opportuno puntualizzare il nostro pensiero al ritardo, nell’intento
di contribuire ad una buona
comprensione tra gli evangelici
italiani nella linea di ciò che ci
sembra essere stato anche il lodevole scopo degli autori.
L’esistenza di storie molto recenti su questo movimento avrebbe permesso un paragrafo
sulle origini molto più organico
e storicamente esatto di quello
che in realtà si trova a pagina
69-70; inoltre, l’unico personaggio citato, il Darby, viene presentato due volte ed in modo
discutibile.
Fra le componenti più significative del movimento in Inghilterra centocinquant’anni fa, va
rilevata l’influenza dei Quaccheri: (vedere il saggio Early Brethren and thè Society of Frìends
di Timothy Stunt, 1974). Oltre
ad aver sottolineato il tema caratterizzante del sacerdozio dei
tutti credenti andava notato il
forte impegno di apertura ecumenica e il fatto che tutti i cristiani sono benvenuti alla Tavola del Signore dove si ubbidisce
ogni domenica alla richiesta di
Gesù di spezzare il pane. Il carattere del raduno senza una
liturgia prestabilita (almeno in
teoria oggi) è stato influenzato
dai Quaccheri.
L’uso della parola. « setta »
nel capitolo è infelice, in quanto
non essendo definito bene si presta a malintesi. Non si può negare che certe componenti e
correnti all’interno del movimento possono suscitare perplessità e comportarsi in modo
settario; questo però è ben diverso e lontano dall’essere o essere stati ima setta.
Giustamente si rileva che
John Nelson Darby non va iden
Michele Pantaleone, personaggio scomodo per la mafia e per
una certa classe politica siciliana, scrittore e saggista di fama
internazionale, è ritornato spesso, in questi giorni, alla ribalta
dell’opinione pubblica e della coscienza civile e morale del nostro paese.
A Palermo, venerdì 19 novembre, gli è stato conferito il primo
premio internazionale per la saggistica da parte del Centro di
Cultura Mediterranea, nel Teatro Biondo gremito di pubblico.
Il conferimento dell’alto riconoscimento era accompagnato con
la seguente motivazione: « ...la
giuria ha voluto salutare il coraggio morale e civile, l’impegno.
pagato di persona, onorandolo
qui, nella sua Sicilia ». Abbiamo
voluto onorarlo a nostra volta,
giovedì 9 dicembre invitandolo
a presentare alla cittadinanza il
suo recente libro, « L’antimafia
in Tribunale » nell’aula magna
del nostro Centro Diaconale della Noce.
Alla presidenza il Prof. Vittorio D’Alessandro, titolare della
cattedra di pedagogia delTUniversità di Palermo. Presenti varie personalità del mondo della
politica, dell’arte, della cultura.
Presente il pittore Pippo Madè
che ha egregiamente illustrato
la copertina del libro. Numeroso il pubblico.
Il Dott. Michele Paratore, nel
presentare l’autore ha detto; «Il
suo nome è legato ad una serie
di libri-inchiesta in cui, con la
sua spiccata intelligenza e la sua
versatilità, ha colto e raccolto
testimonianze e documentazioni
sul fenomeno eversivo e criminale che ha investito e investe
non solo il nostro paese, a condizione sociale di sottosviluppo,
ma anche una società a grande
sviluppo economico come quella
statunitense.
Dai suoi libri, tradotti in 21
lingue, traspare l’anelito di trar
re dalla cronaca e dalla storia di
un fenomeno eversivo e criminale, quale è quello mafioso, uno
stimolo a rompere ogni indugio,
a richiamare e a risvegliare tutte
le responsabilità cui è affidata la
vita socioeconomica e morate di
una collettività nazionale.
Per questo immane suo lavoro nella ricerca della documentazione, intelligente e perspicace
nella interpretazione, coraggioso
nella denuncia, ha subito ben 19
querele; da 6 è uscito indenne ed
è tuttora incensurato.
La sua opera continua con questa sua più recente pubblicazione: «L’Antimafia in Tribunale»
che oggi egli presenta in questa
aula in cui aleggia lo Spirito evangelico che rende più imperiosa la ricerca della verità.
Cori la lettura dei suoi scritti
— ha concluso il presentatore —
« aumenta la nostra sete di verità e di giustizia nella paziente
attesa di giorni migliori alieni
da ogni violenza. Anche tu, amico Pantaleone, lavori ostinatamente e ti avvinghi alle cose
semplici per non perdere il coraggio di dire la verità. Anche
se la giustizia tarda, giusta e certa è quella di DIO ».
Il Pastore P. V. Panasela ha
detto, nel suo intervento, che M.
Pantalenone ha fatto della lotta
contro la mafia lo scopo della
sua vita e per lui, scrivere contro
la mafia, non è stata una semplice divagazione o esercitazione
letteraria. Continuando ha aggiunto che portare il discorso
sulla mafia nella città e nel quartiere della Noce, è attaccarla nella sua dolorosa e tragica realtà.
La lotta contro la mafia, non dovrebbe essere affidata solo ad un
uomo del coraggio di M. Pantaleone, ma dovrebbe avere un carattere prioritario nei programmi di tutti i partiti politici; dC'
vrebbe impegnare educatori, sacerdoti, uomini po'itici, uomini
di cultura, letterati. Ma per sra
no hanno ancora elevato i nostri
cuori in riconoscenza a Gesù
che ci ha aiutati a percorrere il
cammino dell’anno 1976.
dicare la mafia occorre cominciare dai fanciulli, inculcando loro il rispetto della vita. Bisogna
portare il discorso al livello del- '
la scuola, della famiglia, della
comunità cristiana, del pmpolo,
del quartiere, della città.
Mentre scriviamo queste note
i giornali di tutta Italia informano l’opinione pubblica che Michele Pantaleone è stato assolto
dal tribunale di Torino dall’accusa di avere diffamato alcuni uomini politici siciliani fra i più
in vista.
P.V.P.
LA SPEZIA
La domenica 12 dicembre i
ragazzi delle S. D. di La Spezia
e di Carrara, si sono incontrati
con quelli della S. D. di Livorno.
Dopo il Culto mattutino presieduto dai past. A. Ribet e T.
Noffke, una trentina di ragazzi
si sono trovati intorno a dei tavoli riccamente imbanditi per
mangiare allegramente insieme.
I giuochi e la distruibuzione
dei pacchetti natalizi hanno animato il primo pomeriggio. Dopo
c’è stato un breve messaggio
del past. Noffke, seguito da tanti cori (canzoniere di Agape),
cantati con molto entusiasmo
dai ragazzi e dalle monitrici presenti.
È stato un incontro molto proficuo tendente a rafforzare i legami che ci uniscono non solo
a parole, ma a fatti. Cerchiamo
di uscire dall’isolamento che ci
tiene lontani da altri fratelli, per
poter godere sempre più la comunione cristiana che sgorga
dall’amore che Cristo ha messo
nei nostri cuori per essere tutti
uno.
• Il giorno 24 dicembre il pastore, una monitrice ed alcuni
ragazzi della S. D., sono andati
a visitare alcuni anziani infermi,
membri della Comunità, per portar loro una parola di conforto
e speranza, cantare degli inni
natalizi e recare loro un piccolo
dono in segno d’affetto.
Da molto tempo, a causa della loro infermità, questi fratelli
non potevano venire ai Culti.
Abbiamo pensato di far cosa loro gradita di farli partecipare,
in questo modo, al culto di Natale. Anche se impossibilitati
a raggiungerci questi fratelli sono presènti nei nostri cuori e
oggetto delle , nostre preghiere.
Con queste' visite i ragazzi
hanno voluto dare una piccola
testimonianza del loro impegrio,
dimostrando così, di volersi inserire a poco a poco nella Comunità, partecipando concretamente alla sua vita.
SESTRI PONENTE
Sappiamo quante sofferenze
gli hanno procurato le numerose
querele che l’hanno visto sedere
sul banco degli imputati nei tribunali di Roma, di Milano, di
Torino. Partiti, stampa, opinione
pubblica gli hanno fatto i1 vuoto
intorno e Pantaleone è rimasto
nel più assoluto isolamento. Solo ora, dopo l’assoluzione del tribunale di Torino, la stampa coralmente rende omaggio a Pantaleone.
E vogliamo terminare ricordando le nobili parole che M.
Pantaleone ha detto ai giudici
del tribunale di Torino, prima
che si appressassero ad entrare
in camera di consiglio: « Mi sono votato ad una causa: denunciare al Paese una situazione anomala contrappuntata da crimini, connivenze, degradazioni,
al fine di trarre la mia isola dalla ’’sicilitudine” per restituirla
alla ’’sicilianità” nazionale. Non
ho mai inteso diffamare alcuno
volontariamente: comunque vadano e cose, non è poco avere
richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica sui problemi della mafia e della mia terra ».
Dopo di che egli ha pianto di
un pianto dirotto e liberatore.
Ora è rientrato a Palermo più
sereno e fiducioso per riprendere con rinnovata energia e coraggio la sua attività.
Nel corso di un incontro tra
i ragazzi delle Scuole Domenicali di Genova, Sestri Ponente e
Sampierdarena, si è avuto anche un incontro di monitori e
genitori, per discutere i comportamenti dei bambini e adolescenti nei vari ambienti della
famiglia, scuola e. soprattutto
della chiesa.
Il tema è stato introdotto con
particolare competenza e semplicità ad un tempo da parte
della sorella dr.ssa Vera Darbesio, esperta in psicologia; essa
ha saputo toccare i vari momenti della vita del ragazzo nei rapporti soprattutto dei genitori;
ha ricordato come la creatura
Lunana in via di sviluppo si pone sempre davanti un modello
da imitare (vedi il padre), cui
riferirsi che risolva i suoi dubbi, le sue incertezze; poi gli adolescenti si ricollegano al modello degli insegnanti con tutti i
rischi. La relatrice ha ricordato
con particolare insistenza che il
modello è per jl credente il Cristo vivente al quale sempre riferirsi per dare ai bambini o
adolescenti risposte che sono in
armonia col messaggio liberatorio dell’Evangelo.
Purtroppo nella complessa vita moderna è difficile trovare in
famiglia un dialogo che chiarisca e che risolva dubbi e incertezze. In quei casi la comunità
e Scuola domenicale possono
colmare il vuoto nella misura
in cui non rimangono « corpi
separati » con delle paratie pericolose ma debbono esprimere
una unità dove l’adolescente o
bambino si sentano parte integrante della comunità degli adulti; quivi i bambini ricevono totale udienza per essere capiti,
aiutati, ner i dubbi e le ansietà, tipiche dell’età, anche e soprattutto sul piano della fede
per non cadere poi nell’incredulità o comunque sparire dalla
chiesa dopo la solenne confermazione.
3
7 gennaio 1977
83 ANNI DI VITA DELL’UNIONE CRISTIANA DELLE GIOVANI
Impegno e servizio delle donne cristiane
Il movimento femmini
zioni - Prospettive per
L’YWCA ha più di cento anni.
Nel 1877 in Inghilterra, sotto la
denominazione « Young Women’s
Christian Association » si fondevano due movimenti femminili
che già da oltre vent'anni lavoravano per i diritti delle donne.
In Italia nacque a Torino nel
1894 con il nome di Unione Cristiana delle Giovani. Nacque dall’esigenza di impegno sociale e
di spinta verso l’esterno che le
chiese avevano disatteso. Lo spirito di servizio e il rifiuto di
ogni forma di discriminazione
furono sin dall'inizio alla base
di ogni sua azione; antesignana
delTecumenismo quando questa
parola non era ancora in uso,
l’YWCA-UCDG è definita nello
statuto una associazione di donne appartenenti a confessioni
cristiane diverse che volendo vivere l’amore di Cristo si propongono l’approfondimento del senso di responsabilità individuale
e sociale, l’arricchimento della
vita interiore, la ricerca del dialogo fra tutti gli uomini in un
clima di libertà.
I suoi lineamenti caratteristici non sono mutati a tanti anni
di distanza, ma profondamente
mutata è la realtà in cui l’associazione si trova ad operare, e
questo cambiamento investe i
vari aspetti della sua attività.
Le donne dell’Y'WCA si sono interrogate sul ruolo dell’Associazione oggi, sul suo modo di essere, sulla sua collocazione. Le
« case per studentesse e lavoratrici » — la prima delle quali fu
aperta a Torino nel 1898 —, quei
« foyers » che subito divennero
e sono tuttora una delle principali espressioni delTYWCAUCDG, ospitano oggi donne alle prese con i problemi della
propria indipendenza e emancipazione, del proprio futuro e
della propria stessa esistenza.
Creata da donne, l‘associazione
si pone come prima istanza la
promozione della donna. Con
attività sociali, incontri culturali, attraverso la sua rivista —
che fu fondata all’inizio del secolo e che oggi si chiama IMPEGNO — l’YWCA-UCDG si propone di mediare gli interessi delle donne, di renderle consapevoli dei loro diritti e del loro peso
nella società, di essere un mezzo per renderle partecipi della
vita della collettività. Fin dalla
fondazione (1903) fa parte del
Consiglio Nazionale Donne Italiane, dal 1957 del Comitato di
Consultazione per la partecipazione della donna alla vita pubblica, ed ora delle Consulte comunali, provinciali e regionali
per la collaborazione con gli enti locali.
Gli sviluppi positivi di questi
ultirni organismi, di recente costituiti o in via di formazione,
sono un risultato del lavoro che
l’YWCA-UCDG sta conducendo
da anni con le altre associazioni
e gruppi femminili. Qui la voce
Riforma della Curia
Paolo VI ha riorganizzato gli
organismi vaticani di più recente creazione: la Commissione
« lustitia et Pax » e il Consilium
de Laicis. Questi due organismi,
oltre al Comitato per la Famiglia, avevano ancora statuti provvisori. Il papa ora ha dato .ad essi una fisionomia definitiva, promovendoli al rango di « dicasteri » vaticani veri e propri.
Per quanto riguarda la Commissione « lustitia et Pax » c’è
da osservare soltanto che ne sono stati delimitati con più chiarezza i campi di intervento (in
realtà, soprattutto campi di studio e di riflessione), ]a metodologia di approccio ai problemi
da studiare, i modi e termini
della collaborazione con le chiese locali e i diversi tipi di organismi, non esclusi quelli non cristiani.
Più consistenti le innovazioni
che riguardano il Consilium de
Laicis, che cambia nome: ora si
chiama << Pontificium Consilium
prò Laicis », ed ingloba anche la
Cdmmissione per la Famiglia.
(ADISTA)
le cristiano YWCA-UCDG è presente in 74 nail futuro dal recente seminario internazionale
delle donne è finalmente ascoltata, anzi richiesta, e non soltanto per dibattere i problemi
che si ritiene siano j soli di pertinenza delle donne (servizi sociali in genere) ma tutto ciò che
riguarda lo sviluppo dell’uomo,
la qualità della vita, i diritti civili. L’YWCA-UCDG è chiamata
oggi regolarmente, nelle località
in cui è presente, a partecipare
a tutte le azioni di rinnovamento delle strutture e si adopera
per portare un contributo, mor
desto certo come entità ma valido per la base evangelica su
cui si fonda, alla costruzione di
un nuovo modello di umanità.
L’attività sociale, un’altra delle più importanti manifestazioni delTYWCA-UCDG, che ha incontrato negli ultimi anni difficoltà oggettive di realizzazione
a causa della situazione economica generale, non ha cessato
di attuare nuove iniziative, più
consone alla maturità dei tem.
pi. Qggi « servizio » non vuol dire ■ filantropia o assistenza in
forme paternalistiche: può significare contribuire alla trasformazione di una realtà sociale fatta di emarginazione, di ingiustizia e di miseria; stimolare
da parte degli enti pubblici la
realizzazione di servizi sociali;
essere un momento di incontro
e di confronto tra elementi giovanili e femminili, un « servizio »
reso per la formazione di forze
che testimonino e lottino nella
In questa realtà l’YWCA-UCDG
si sforza di attualizzare i suoi
princìpi informatori, e in armonia con le' YWCA di altri 74 Paesi vuole essere strumento al servizio della promozione umana,
per il diritto del singolo ad esprimersi e realizzarsi secondo la
sua personalità, per il diritto
della comunità umana alla giustizia sociale e economica.
alba mannucci rocco
Bilancio dell'anno
internazionale della donna
rità da scegliere come carnpo di
azione.
Hanno partecipato come rappresentanti per ritalia Frida Malan e la sottoscritta.
Erano presenti al Congresso
16 rappresentanti europee, 13
africane, 5 americane, 4 asiatiche, oltre a rappresentanti di altre organizzazioni femminili non
governative. Particolarmente in
L’autunno scorso si è svòlto a Ginevra, nella sede dell’YWCA mondiale, un seminario
in coincidenza con la riunione
della commissione delle Nazioni
Unite sullo « status » della donna. Scopo del seminario era di
esaminare i risultati dell’anno
internazionale della donna, le
possibilità di sviluppo del ruolo
della donna, e le immediate prio
teressanti le sedute plenarie, in
cui venivano discussi i problemi
presentati contemporaneamente
alTQNU, e in particolare l’analisi del testo completo della dichiarazione del Messico e il piano d’azione sulla conferenza
mondiale dell’anno internazionale della donna (19 giugno-2 luglio 1975).
Ih base alle raccomandazioni
della conferenza dell’anno internazionale della dònna, Tasseinblea generale dell’ONU ha proclamato il periodo 1975-1985 « decennio delle Nazioni Unite per
la donna » con il motto: « Uguaglianza, Sviluppo, Pace ».
Nell’ ambito di questo programma si prevede per il 1980
una conferenza mondiale per
esaminare e valutare l’applicazione del lavoro svòlto.
La stessa conferenza del Messico ha spinto la conferenza generale dell’QNU ad altre proposte di intervento della donna
nella lotta contro il colonialismo, il razzismo e la dominazione straniera, con particolare attenzione alle donne delle regioni
rurali. Da sottolineare la particolare raccomandazione deH’QNU
alle organizzazioni femminili
non governative, sia a livello nazionale che internazionale, di
prendere tutte le misure possibili per un aiuto nel quadro delle loro competenze e degli interessi particolari a realizzare gli
obiettivi del piano di azione mondiale. Le organizzazioni femminili non governative sono pure
invitate a far conoscere il significato della conferenza dell’anno
internazionale della donna.
Qltre alle sedute plenarie il
lavoro si svolse in commissioni
suddivise in tre gruppi: 1) l’immagine della donna nei massmedia; 2) la donna neH’ambiente rurale; 3) problemi connessi
con i piani di sviluppo riguardanti la donna.
Jolanda Valeriq de Carli
I primi consènsi a Paolo VI
sono quelli dei dittatori
Sono cominciate a pervenire
in 'Vaticano le reazioni dei capi
di Stato e di governo al messaggio del papa in occasione della
decima Giornata Mondiale della
Pace (1° gennaio) su) tema « Se
vuoi la pace difendi la vita ».
Come è avvenuto negli anni
scorsi, i più solleciti a far sapere al papa che il suo messaggio
li trova completamente consenzienti sono i dittatori latinoamericani. Quest’anno il primato di
rapidità di risposta spetta al
gen. Videla, capo della giunta
militare argentina.
Nella sua lettera al pontefice
Videla afferma, tra l’altro, che,
« impegnati in una lotta che non
abbiamo imposto né provocato,
sappiamo che la meta finale,
l’unica che può offrire al suo popolo un uomo di governo, non
può essere altro che la conquista della pace. Noi — continua
— siamo decisi a conquistare la
pace al fine di riorganizzare una
comunità che, ispirata dalle basi spirituali che fondarono la
Nazione, consolidi ed estenda
la libertà, rafforzi i diritti umani, accentui l’uguaglianza dei
redditi, restituisca al popolo il
suo potere di decisione, faccia
fruttare le risorse che Dio ci ha
messo a disposizione, e affermi
la sovranità nazionale ». Con un
volo di misticismo e di appello
all’immolazione (che l’attuale
governo argentino dimostra di
saper bene applicare sulla pelle
altrui) Videla afferma poi: «La
reale maturità di un popolo si
raggiunge allorché esso diventa
capace di assumersi fedeltà —
come quelle che la fede cristiana
propone ad ogni persona — che
valgano più della stessa vita.
Quando la vita può essere offerta in supremo sacrificio al Creatore, trova allora pienezza. Ma
difficilmente potrebbe trovarla
al di fuori di un’autentica esperienza cristiana della storia e
del tempo, al di fuori di quella
tensione tra il Regno già presen
te tra di noi ma non ancora pienamente realizzato ».
Il quasi-teologo dittatore dell’Argentina ha scritto queste cose al papa mentre sul suo tavolo
si ammucchiano i rapporti sulle
imprese della polizia contro la
« sovversione ». Su tali imprese
Videla ha ricevuto nei giorni
scorsi anche un rapporto-appello
della « Assemblea permanente
per i diritti umani », un organismo argentino di cui fanno parte numerosi ecclesiastici, tra i
quali mons. Jaime Francisco De
Nevares, vescovo di Neuguèn.
Nel rapporto si legge: « L’informazione pubblica e le lettere
che ci giungono quotidianamente riferiscono di persone scomparse, di altre sottoposte a torture, di saccheggi che vengono
compiuti in case perquisite da
persone che si presentano come
forze di polizia. Anche in favore
del prestigio del governo insistiamo nel segnalare che manca
un’adeguata informazione sulle
condizioni di queste persone e
su permessi non sempre chiaramente motivati ».
Per quanto riguarda il preteso
risanamento della vita civile del
paese, il rapporto degli ecclesiastici afferma: « La comunità argentina sta pagando un prezzo
troppo alto. Nelle sfere ufficiali
si parla di 1200 morti dal marzo
scorso. Le cifre dal primo dell’anno sono certamente superiori. Sacerdoti, uomini politici, imprenditori, sindacalisti, membri
delle forze armate sono vittime
di una crescente ondata di violenza indiscriminata. Nell’elenco
non mancano donne, bambini e
vittime casuali ».
L’« Assemblea permanente per
i diritti umani » chiede infine
che il governo argentino rispetti
la dichiarazione universale dei
diritti umani, approvata anche
dall’Argentina.
(ADISTA)
I Battisti nel mondo
Il numero dei membri della
Chiesa Battista, nel mondo, secondo i dati forniti dagli stessi
battisti, ammonta a 32 milioni
887.522. La Baptist World Alliance fa anche sapere che si riscontra un aumento del 21,23% rispetto al 1966. Le Chiese battiste
sarebbero in tutto circa 136 mila, coadiuvate da 35.818 cappelle,
missioni e altri luoghi di culto.
E’ stata intanto fissata la data
per il 14.mo Congresso mondiale
battista; si svolgerà a Toronto,
in Canada, dal 6 al 13 luglio 1980.
Per quanto riguarda l’Europa
battista, il 1977 è stato proclamato Tanno della Bibbia per
tutte le Chiese membri della Federazione Battista Europea. Gunter Wieske, presidente del comitato per l’evangelizzazione e la
educazione della Federazione Europea, aveva proposto il piano
nello scorso marzo a Mosca in
occasione della riunione del comitato esecutivo della Federazione. La Giornata della Baptist
World Alliance è stata scelta come momento di lancio della campagna per Tanno biblico. I battisti, infatti, osservano al proposito che il rinnovamento spirituale è sempre cominciato con
una « riscoperta» della Bibbia e
della sua verità.
L’Alleanza informa inoltre che
nell’Europa Qrientale il numero
dei battisti è aumentato nel 1975,
in rapporto all’Europa Occidentale, dove invece si è registrato
un calo.
(Relazioni Religiose)
a colloquio
con i lettori
Al di là
del figlioi prodigo
Egregio Direttore,
Durante la festicciola dei bimbi della Scuola domenicale che ha avuto luogo nel saloiie della Foresteria di Torre
PeUice, a conclusione e commento delle scenette recitate e mimate dai bambini, ispirate ad episodi della vita di
Gesù, il pastore Giorgio Tourn ha commentato il racconto (ideato dai bambini) della storia di un « figliuol prodigo » moderno, fuggito da casa perché
il padre non ha potuto regalargli una
motocicletta, finito in carcere a Roma
perché caduto nell’ambiente dei ladri
e rapinatori, tornato a casa e male accolto dalla sorella che rimprovera il
padre, ecc.
Il pastore Tourn ha sottolineato tragicamente come la parabola di Gesù,
un racconto che fino a pochi decenni
fa, era da considerarsi come una affegoria su un fatto difficilmente riscontrabile nella vita quotidiana, sia diventato oggi un avvenimento normale, che
i bambini neUa loro semplicità e ingenuità, hanno raccontato quasi come
fosse un « loro » racconto, un racconto di un avvenimento che può accadere nelle loro famiglie o in famiglie
di parenti ed amici! Il pastore Toum
ha voluto suonare un campanello di
allarme per la tragedia nella quale i
ragazzi e giovani di oggi sono involontariamente coinvolti : tragedia che i
giovani invece non vedono, almeno
dalle parole di commento che ho udito. Difatti, una ragazza (anni 20) ed
un giovane (anni 26) entrambi valdesi, mi hanno detto che non vi è nulla
di tragico se i giovani di oggi vogliono allontanarsi ài più presto da casa.
Anzi, per loro è un fatto positivo : i
giovani devono liberarsi al più presto
del « giogo » familiare, anzitutto per
essere « liberi » e poi per non dover
dire « grazie » ai genitori : la loro vita vogliono costruirla fin dall’inizio da
sé' stessi, rifiutando l’esperienza dei genitori, che considerano opprimente,
sorpassata e deleteria, ecc.
Le parole di questi giovani mi hanno impressionato più di quelle del pastore Tourn: affa tragedia da questi
prospettata (realtà attuale di una antica parabola) si contrappone una realtà
ben diversa. I figli non lasciano la
famiglia perché il padre non dà loro
tutto ciò che vogliono, ma perché rifiutano la famiglia ed i genitori, incolpandoli quasi di averli messi al
mondo.
Credo ci sia molto da meditare sulla drammatica presa di posizione di
questi giovani.
Danilo Musso
Sessant’anni
di abbonamento
Il fratello Angelo Patete di
Pescolanciano (Abruzzi) oltre
ad un nuovo abbonamento, invia
il suo rinnovo e una piccola offerta e scrive:
Vorrei dare di più, come sostenitore, ma non posso, perché viviamo con
pensioni basse, io sono malato e conto
80 anni; ma mi dispiacerebbe lasciare
il giornale, perché sono un vecchio abbonato, fin dal 1918, quando ero in
guerra : ce lo mandavano gratuito, poi
al congedo feci l’abbonamento.
La prego che certi articoli siano
scritti in lingua popolare perché io ho
la V elementare. Il suo giornale è bellissimo e mi conforta sempre più il
cuore...
Grazie, caro fratello Patete,
per l’offerta e per la lettera: anche a noi conforta il cuore ogni
tanto qualche apprezzamento !
Cercheremo di tener conto con
maggior rigore dell’invito — che
giunge anche da altre parti —
alla semplicità di linguaggio.
F. Giampiccoli
Hanno collaborato:
Renato Coisson, Franco Davite, Dino Gardiol, Rosetta
Mannelli, Anna Marnilo, Pietro Valdo Panasela, Roberto
Peyrot, Paolo Ribet, Alberto
T accia.
4
7 gennaio 1977
Con gli altri
nella speranza
(segue da pag. 1)
ché non sperale che su essi agisca lo Spirito? Siamo forse solo noi a chiamare al lavoro i
nostri conservi? Non sarebbe
questa una ben grande presunzione? Chi è Colui che chiama?
Non può Egli che ha chiamato
noi, in un modo, chiamare anche
gli altri, in modo diverso e nel
Gran Giorno accoglierli fra « i
benedetti del Padre »? (Matt.
25: 34). L’agape di Cristo Risorto
ed operante va certo al di là di
ogni nostra ristrettezza teologica
e di tutte le nostre limitazioni!
Sperare che Egli agisca nella sua
piena libertà non è di certo contro l’insegnamento biblico. Egli
si può servire del nostro piccolo amore umano (filìa) perché
la sua agape ci prende e ci trasporta tutti anche dove non vorremmo (Giov. 21: 18).
La speranza è nelle cose che
non si vedono (Rom.- 8: 24) ma
si aspettano con pazienza. Lasciateci la bellezza e la serenità
della speranza, senza la quale ci
dividiamo in polemiche; piuttosto viviamo nella ricerca comune ove ognuno porta il suo contributo di unità e di amore.
Se viviamo in un’era di crisi
culturale profonda o, come alcuni pensano, negli ultimi tempi, la speranza piena nell’agape,
che in Cristo Risorto si è manifestata come l’unica realtà, è una sorgente di acqua viva senza
la quale con tutte le nostre ben
sapienti dottrine saremo sempre dei poveri assetati.
INTERVISTA CON GUSTAVO GUTIERREZ. TEOLOGO SUDAMERICANO
Non ci sono due teologie
Come interpretare l’Evangelo della liberazione nella realtà socio-politica del Sud-America? Non c’è una teologia degli oppressori e un’altra degli oppressi
— Lei è uno dei portavoce deiia teologia latino-americana della liberazione. Perché una tale
teologia?
— Personalmente, non mi piace l’espressione «teologia latinoamericana», perché essa è stata inventata altrove. Se, con tale espressione, si vuole indicare
una teologia che proviene da
una situazione particolare, quella appunto deirAmerica Latina,
allora sono d’accordo. Ma se la
si chiama così, pensando che si
tratti di una teologia valida soltanto in America Latina, allora
dico di no!
— Qual’è la sua interpretazione deU’Evangelo per la liberazione dell’uomo, per la liberazione
degli uomini?
— Il punto di partenza è l’impegno dell’uomo nel processo
di liberazione. Si tratta di ciò
che chiamiamo una « prassi »,
in quanto si tratta di attività
trasformatrici. Si tratta in secondo luogo di leggere l’Evangelo partendo da questa prassi, di decifrare l’Evangelo molto
concretamente partendo dal povero in America Latina, vale a
dire dalle classi sfruttate, dalle
razze emarginate, dalle culture
novità
JOSE’ MIGUEZ BONINO
Cristiani e marxisti
La sfida reciproca alla rivoluzione
pp. 152, L. 2.800
— Il teologo metodista argentino, docente alla Facoltà
evangelica di Buenos Aires, ci offre un libro ricco di
esperienza che fa fare un reale passo avanti all’annoso problema del rapporto tra fede e politica.
VITTORIO SUBILIA
Presenza e assenza di Dio
nella coscienza moderna
L’agonia della fede
logia barthiana.
pp. 128, L. 3.200
La teologia ecumenica — La teo
CLAUDIANA EDITRICE - TORINO - c.c.p. 2/21641
disprezzate. Il povero diventa
dimque soggetto di questa prassi ed è per questa ragione che
è cosi importante per noi una
lettura politica dell’Evangelo.
— Da un pimto di vista storico, come si è prodotta questa
presa di coscienza?
— Per moltissimo tempo non
abbiamo affatto avuto coscienza della nostra situazione, che è
stata poi descritta come una situazione di povertà e di miseria. Sono state elaborate statistiche sull’analfabetismo, sulla
fame ecc. che ci hanno permesso di chiedere aiuto al mondo di fuori. Ci sono allora stati
inviati esperti per studiare i nostri problemi e risolverli — talvolta ci venivano inviati i problemi stessi! Poi, tra il 1950 e il
1960, il mondo si è posto il grande problema dello sviluppo e
del sottosviluppo. E per noi l’obiettivo massimo era raggiungere il livello dei paesi sviluppati.
Progressivamente siamo diventati estremamente critici, e
abbiamo preferito parlare di
una condizione di dipendenza e
di sfruttamento, cioè di liberazione. Contemporaneamente alcuni fatti storici hanno dimostrato che alcune cose potevano
mutare. Vi sono stati tentativi
di rivoluzione in Guatemala e
in Bolivia. Soprattutto c’è stata
la rivoluzione di Cuba. Cos'i, direi che la storia recente dell’America Latina è divisa in due
parti: prima di Cuba e dopo
Cuba. Cuba è veramente un modello socialista «made in» America Latina, e questo è molto
importante per noi, anche se
questo cambiamento si è prodotto in circostanze complicate
e difficili.
Certo, le lotte di liberazione
degli Indiani, dei Negri, delle
classi popolari esistevano già
precedentemente in America Latina, ma il fascismo che vediamo oggi è la conseguenza diretta della nostra nuova presa di
coscienza politica. Non è casuale! È perché il popolo ha una
coscienza molto più netta della
sua condizione che la repressione è più violenta, anche più sottile.
— Oggi in America Latina si
parla di « teologia della cattività »...
— Non sono mai stato di natura particolarmente ottimista,
tuttavia, otto anni or sono, quan
^11 rapporto Chiesa-Mondo nella
^Teologia Protestante contemporanea
Jürgen Moltmann
« La veniente Signoria del Cristo risorto può essere oggetto
soltanto di speranza e di attesa » dice Jürgen Moltmann. Infatti per lui la resurrezione di
Gesù non è un avvenimento che
appartiene al passato, un fatto
storico concluso, ma è un’azione aperta verso il futuro, in uno
sviluppo che trova il suo compimento nel « ritorno » di Cristo.
Per questo Moltmann definisce il Cristianesimo « religione
di attesa », che però non « fugge il mondo », ma « cerca avidamente il futuro ». « Il Cristo risorto chiama, invita, giustifica e
santifica degli uomini, e quindi
li raccoglie, li chiama e li invia
nel suo futuro escatologico verso il mondo. Il Signore risorto è
sempre il Signore che la comunità aspetta, anzi, è il Signore
che la comunità aspetta per il
mondo, e non soltanto per se
stessa ».
T'ir questo, accanto al concetto di « futuro » e di « speranza »,
Moltmann mette in evidenza la
« missione » del cristiano nel
mondo: «La cristianità che segue la missione di Cristo è anche chiamata a seguirlo nel suo
servizio al mondo. Essa conser
va la sua qualità di corpo del
Cristo crocifisso e risorto soltanto se è obbediente nei concreti servizi della missione nel
mondo ». La comunità cristiana
adempie la sua esistenza solo in
questo servizio. Infatti Moltmann osserva che la chiesa è
« chiesa di Dio » solo se è « chiesa per il mondo », e quindi
« chiesa per il Regno di Dio »
e per il rinnovamento del mondo. « Speranza ed attesa danno
la loro impronta alla vita, all’azione, alle sofferenze che avvengono nella storia della società.
Perciò l’invito missionario non
significa soltanto diffusione della
fede e della speranza, ma anche
trasformazione storica della vita. La vita fisica, e quindi anche
la vita sociale e pubblica, viene
richiesta in sacrificio nell’obbedienza quotidiana ».
La questione decisiva per resistenza umana non è la ricerca
di se stessi, ma la chiarezza circa la propria vocazione. Le professioni, i ruoli, le condizioni,
le esigenze che la società impone all’uomo — sostiene Moltmann — devono dare al cristiano la possibilità di incarnare la
fede e dare forma alla speranza.
per trovare una corrispondenza
terrena al regno promesso. La
scelta di una professione e la
concretizzazione del processo di
socializzazione, sono dettate soltanto dalla missione della speranza cristiana.
La vocazione porta ad un « discepolato creativo », che non accetterà il conformismo e gli attuali ordinamenti giuridici e sociali, né offrirà un supporto religioso all’attuale situazione. Esso consisterà invece nella « percezione teorica e pratica della
struttura storica dei processi e
degli sviluppi della realtà che
richiede di essere ordinata », ed
opererà in vista del futuro. Questo « discepolato creativo » —
osserva Moltmann — si esprime
nell’amore che crea comunione
e porta armonia fra le cose, realizzando, già nella nostra storia,
la promessa del futuro, in una
« aspettazione creativa ».
Il nostro mondo è il mondo
delle cose possibili, il mondo
nel quale si può essere al servizio della verità futura, della giustizia e della pace. Moltmann
chiama per questo la nostra
epoca « tempo della diaspora » :
« il tempo di seminare con speranza, il tempo del dono e del
sacrificio », tempo che si trova
« all’orizzonte di un nuovo futuro ».
G.G.P.
do è nata la teologia della liberazione era necessario sperare
contro ogni speranza. Personalmente sono contrario a ogni
forma di teologia sostitutiva :
avevamo la teologia della liberazione, ora è la teologia della
cattività, perché siamo partiti
dalla liberazione per giungere
alla cattività. Non è vero! Otto
anni or sono non eravamo affatto in pieno processo di Htaerazione, era solamente l’abbozzo
di un progetto.
Da un prmto di vista politico,
è anche molto negativo dire a
un popolo represso come lo è il
nostro che esso è in cattività.
La speranza di una libertà possibile deve essere fermamente
mantenuta. Il popolo non si diletta con nozioni astratte o intellettuali. Non voglio certo negare che esista in America Latina una condizione di cattività,
ma sostituire una teologia con
un’altra a motivo del fascismo
mi pare un errore. Una teologia
è una riflessione sul messaggio
di Cristo. Ora, Cristo non è venuto ad annunciare la cattività,
ma la libertà.
— Quando qui da noi, in Europa, si parla di teologia della
liberazione, ci si abietta immediatamente che la nostra situazione è completamente diversa...
Che cosa possiamo rispondere?
— In effetti è difficile trasporre condizioni di vita totalmente diverse. Ma non è neppure
possibile affermare che vi sono
due storie dell’umanità: quella
dei popoli sfruttati che parlano
di libertà e gli altri che non vivono tale situazione e se ne lavano le mani.., La storia è una
sola, teologicamente e politicamente e il popolo europeo (e)
americano ha la sua parte in
questa situazione di oppressione e di liberazione. La teologia
li sfida a riflettere sul loro contesto storico. È per questo motivo che non mi piace l’espressione restrittiva e ambigua di
teologia latino-americana.
— Un’altra teologia si richiama alla liberazione: quella dei
Negri negli Stati Uniti. Esistono somiglianze o diversità fondamentali?
— Ciò che ci accomuna è molto più importante delle poche
differenze che si possono scoprire.
Due diversità io vedrei. Innanzitutto l’accento posto dai
Negri sulla questione razziale,
mentre noi in America Latina
insistiamo piuttosto sull’aspetto
delle classi sociali. Eppure il
razzismo è virulento anche da
noi. Il problema del razzismo
d’altra parte non è affatto semplice, ma il marxismo non l’ha
studiato a sufficienza. Ci sono
Negri che sfruttano Negri, come
ci sono Indiani che sfruttano
Indiani e meticci che sfruttano
meticci e Indiani!
Per me l’analisi di classe è un
po’ come lo scheletro mentre la
dimensione razziale (che questo
razzismo concerna gli indiani,
le donne o coloro che hanno
una cultura diversa dalla nostra,
poco importa) è come la carne.
Se si considera solo l’analisi di
classe, non è interessante, è
freddo, non ci sono che ossa!
Ma d’altra parte, senza scheletro, la carne è magari piena di
colore, ma non sta in piedi...
Un’altra diversità: la teologia
nera americana si è sviluppata
negli Stati Uniti, in una situazione molto diversa dalla nostra.
Essi vivono nel cuore stesso
della più grande potenza imperialista e la loro storia di disprezzo e di oppressione è ancor più dolorosa di quella degli
Indiani. Non dimentichiamo che
i Negri erano schiavi, il che
spiega anche perché li si trovi
un po’ dovunque nel mondo.
Ultimo punto, questo in comune: la ricchezza — ambigua
— della religiosità popolare, radicata nella nostra storia e che
ci porta talvolta a sfiorare il
mondo della superstizione. Eppure se la teologia della libera
zione non ne volesse tener conto, essa rinnegherebbe le radici
profonde del suo passato.
— Che cosa vi aspettate da
noi, cristiani dei paesi europei?
— La riflessione teologica non
è più appannaggio solo dell’Europa, della razza bianca e della
cultura dominante. È un fenomeno nuovo, scandaloso per alcuni, e noi contiamo molto sullo scambio e sul dialogo, che
sono elementi tradizionali della
vita della chiesa. Ma ciò che più
conta per i cristiani europei è
che essi riescano a superare un
atteggiamento masochista (“siamo colpevoli...’’) per giungere ad
una scelta: la scelta di sapere
da che parte si sta. È lì-, che la
prospettiva delle classi riappare.
Abbiamo tutti quanti da imparare gli uni dagli altri. L’America Latina non è forse, tra i
paesi poveri, quello più occidentale? È nello stesso tempo la
nuova Spagna, la nuova Francia, la nuova Inghilterra, perché
questo paese, fin dalla sua origine è stato abitato da Europei,
ben presto mescolatisi con gli
indigeni. Così non posso parlare della storia del mio paese senza parlare ,ad esempio, della rivoluzione francese che, se è stata per l’Europa espressione di
una liberazione, si è tradotta
per noi, dall’altra parte del mondo, in una nuova forma di oppressione.
Dobbiamo riimparare a leggere la storia insieme. Vi sono parole, oggi, che sono intrappolate, quali libertà o democrazia.
Se ne parla da noi da circa 150
anni e il modello della democrazia è il’ nostro maggior oppressore — gli Stati Uniti — che ci
tengono in pugno in nome proprio di questa stessa democrazia.
Un’altra parola ambigua : la
non-violenza. Da noi, prima che
la gente sappia che siete non
violenti, voi siete già morti o in
carcere. La non-violenza è possibile solo in quei paesi che hanno una zona di libertà oppure
un regime sufficientemente forte per permetterlo. Quando un
regime è debole, reprime e accetta solo parole non-violente,
non azioni.
(da «La Vie Protestante»)
Se non avete ancora rinnovato il vostro abbonamento fatelo
subito perché quello del «76 » è
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Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina,
Terre Pellice
5
7 gennaio 1977
_5
AL LAVORO SULLA SEOUENZA "L'ULTIMA PASQUA DI GESÙ"’ "" ^
La Scuola Domenicale si rinnova
Prime impressioni sul nuovo programma varato dalla Federazione
Nuovo metodo e
nuova mentalità
A partire dallo scorso ottobre,
il programma biblico delle Scuole domenicali è stato rivoluzionato più o meno profondamente.
Al posto di un argomento per
ogni singola lezione (ovviamente
svolto in maniera diversa a seconda dell’età dei bambifii), il
Servizio Istruzione Educazione
della Federazione, che cura il
programma delle Scuole domenicali, propone quest’anno due
sequenze, e cioè due storie aventi una loro compiutezza, articolate in un certo numero di sezioni. Nel quadro di questo programma comune (che tuttavia è
molto più differenziato al suo interno nei tre settori « piccoli »,
«medi» e «grandi»), ogni gruppo è invitato e tenere il proprio
passo, senza preoccuparsi se altri gruppi sono più avanti o più
indietro: ogni gruppo sceglie liberamente su che cosa soffermarsi di più o di meno a seconda degli interessi e delle domande emerse nel corso del lavoro,
lina considerevole quantità di
materiale teologico e pedagogico
per i monitori — raccolto nella
rivista La Scuola domenicale —
e di materiale didattico contenuto nella busta destinata ad ogni
bambino, correda la proposta
del Servizio della Federazione.
Le Scuole domenicali — a granmaggioranza, per quanto ne sappiamo — hanno quindi cominciato a lavorare sulla prima « sequenza », L’ultima Pasqua di Gesù, che durerà fino all’inizio di
aprile.
Come funziona questo nuovo
programma? Abbiamo rivolto
questa domanda a tre Scuole domenicali: Luserna S. Giovanni,
Roma P.za Cavour, Rapolla e Venosa. Ovviamente non si può
trattare che di prime impressioni, a poche settimane dall’inizio
di questo esperimento. C’è anzi
da chiedersi se basterà un anno
e un paio di sequenze per impadronirsi a fondo di questo nuovo
sistema, per acquisire un nuovo
metodo di lavoro e la relativa
mentalità e per evitare il rischio
di comprimere il nuovo programma negli schemi didattici
abituali. Tuttavia abbiamo pensato che in questo periodo iniziale in cui certo non pochi monitori — ma anche pastori e genitori — saranno perplessi e forse anche in difficoltà di fronte a
questo cambiamento, fosse utile
una breve indagine iniziale per
vedere se e come i problemi dei
singoli trovino riscontro su un
piano più vasto.
Le domande che abbiamo rivolto alle tre scuole domenicali
sono le seguenti:
1) Com’è strutturata le vostra Scuola domenicale?
2) Come giudicano i monitori il nuovo programma (per ciò
che riguarda la preparazione, il
funzionamento dei gruppi, il materiale, ecc.)?
3) Come giudicano i bambini il nuovo programma?
Ringraziamo le Scuole domenicali per le loro risposte e ci ripromettiamo di ritornare sull’argomento quando invece di prime
impressioni sarà possibile abbozzare un primo bilancio.
Scuola Domenicale
Rivista trimestrale del
Servizio istruzione ed educazione della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia.
Redazione: dott. Franco
Girardet, Via Carducci 49.
50018 Scandicci (FI).
Tel. 055/257.82.37.
Aobonamenti :
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5 o più abbonamenti,
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I versamenti vanno fatti sul c.c.p. n. 18/26858 intestato a: Comitato scuole domenicali, Via della Signora 6, 20122 Milano.
La nostra scuola domenicale è strutturata
così.:
7 gruppi che vanno
dai 4 anni ai 14 anni.
Il numero dei ragazzi
per gruppo non supera mai i 10 iscritti. Seguono il programma
dei medi la II-III-IV-V
elementare. Segone il
programma dei grandi
la I-II-III media e la
I supieriore. Di piccoli
per ora c’è un solo
gruppo.
Abbiamo per il momento 13 monitori che
vengono divisi due per
ogni gruppo più vma
monitrice responsabile
della scuola stessa.
Le riunioni dei monitori si svolgono con la
guida del pastore ogni
15 giorni. Il gruppo lavora con impegno in
pieno accordo col pastore.
La scuola domenicale
si tiene la domenica
mattina dalle ore 10.45
alle 12.
Le lezioni iniziano
con lo studio di canti
tratti in parte dal canzoniere di Agape, altri
tradotti dal tedesco.
Poi si leggono alcuni
versetti della Bibbia,
breve meditazione con
interventi dei ragazzi,
preghiera comunitaria ;
questa parte della lezione viene preparata
dai monitori a turno e
quando può anche dal
pastore.
Ogni tanto dedichiamo una lezione completa a problemi sociali o
a episodi che hanno
colpito maggiormente i
ragazzi (emarginazione,
disoccupazione ecc.).
ROMA PIAZZA CAVOUR
In difficoltà le riunioni
preparatorie dei monitori
7 monitori della Scuola domenicale di Roma P.za Cavour hanno dato risposte singole per diversi gruppi. Mentre riportiamo
alcune di queste risposte (in
parte o integralmente), notiamo
che dall’insieme delle risposte il
problema maggiormente sentito
è dato dalla difficoltà di combinare l’autonomia di lavoro dei
singoli gruppi con l’esigenza di
una preparazione comunitaria
dei monitori: c’è chi ritiene che
le riunioni di preparazione risultino « quasi inutili » nell’attuale struttura del lavoro in cui
ciascuno è lasciato a se stesso.
D’altra parte, nota un altro monitore, si tratta di un « problema
di adattamento che è superabile ».
Da un gruppo medi_________
Stimolo per
un’analisi seria
Il materiale per la preparazione del monitore è estremamente stimolante ed obbliga ad una
analisi seria dei testi biblici ;
non è un discorso già concluso
da mediare al ragazzi, ma offre
gli strumenti per la costruzione
di un discorso con i ragazzi.
Le tavole ed i testi per i ragazzi mi sembrano utili per collocare il ragazzo nella storia del
tempo di Gesù. Come però il
vangelo di liberazione, di amore, di servizio, possa essere nel
nostro tempo ancora il « buon
annuncio », bisogna tentare di
capirlo con i ragazzi partendo
dalle loro esperienze nel quartiere, nella scuola, nella famiglia, o dovunque essi abbiano
un momento di confronto con
gli altri.
Da un gruppo piccoli
La parte
trascurata
Il nuovo programma della Itìvista ha trascurato la parte dei
bambini piccoli (4-7 anni). Ci
viene indicato un programma
ma senza spiegazioni, se non
quelle delle tavole di «Lavoriamo con Gioia», Il monitore dei
piccoli può ricavare qualche indicazione dalle note per i grandi,
e i medi (spunti però solo teologici, non pedagogici). Il lavoro di preparazione è perciò diventato più difficile. Inoltre ritengo che il programma indicato per i piccoli non è sempre
adatto, perché certi temi sono
difficili da trattare; per es. per
la prima lezione viene proposto
il complotto, che mi sembra poco indicato per iniziare un discorso religioso con bambini,
che spesso vengono per la prima volta alla Scuola domenicale. Altri argomenti, quali la pesca miracolosa o la pecora perduta, li avevamo trattati molto
a fondo l’anno scorso, per cui
non vanno bene per i bambini
che frequentano già da tempo.
RAPOLLA E VENOSA
Monitori positivi
bambini entusiasti
Sulla carta il numero complessivo dei bambini delle Scuole domenicali di Venosa e di Rapolla è di circa trenta bambini
ciascuna, divisi in tre gruppi la
cui età va dai cinque ai dodici
anni. I gruppi sono composti di
dieci bambini ciascuno aH’incirca. Per i piccoli c’è un unico
gruppo in ciascuna Scuola domenicale.
A Rapolla, per ragioni pratiche, la Scuola domenicale si tiene il sabato pomeriggio alle
ore 15,30. A Venosa la domenica
mattina alle ore 10,30.
A Venosa le monitrici sono tre
per i rispettivi tre gruppi, coadiuvate da ragazzi e ragazze dai
tredici anni in su. A Rapolla sono soltante tre.
Ogni giovedì alle 17,30 c’è la
riunione preparatoria per i monitori congiunta, tenuta ordinariamente a Venosa.
Il pastore nei confronti della
Scuola domenica’e ha la funzione di coordinatore e collaboratore nella preparazione del lavoro settimanale.
I monitori in linea di massima, giudicano positivamente il
Ho fatto l’esperienza che i
bambini dopo una breve spiegazione orale della lezione si interessano molto per qualche attività pratica, che possibilmente li coinvolga tutti insieme. Ma
è molto importante di usare
mezzi sempre diversi, per non
stancarli. Le tavole di « Lavoriamo con Gioia» non interessano più quasi nesstmo proprio
perché riappaiono con “fégolarità ogni anno e ad ogni lezione.
Per rappresentare e rivivere il
racconto appena studiato, noi
usiamo pongo, disegno libero,
blocchetti di legno per costruzioni, fìgurette ed animali di plastica, ritagli di giornali. Anche
il materiale per i medi ci può
essere utile, anche se noi ce lo
adattiamo un po’ alle nostre capacità.
Per i piccoli, mi sembra, non
c’è tanto il problema di trovare
materiale, quanto quello di avere idee. È qui che la Rivista dovrebbe darci degli stimoli.
Interesse per la
storicità del NT
Ho im gruppo di II media,
con il quale sto usando il materiale per i grandi. Almeno per
la prima sequenza, tale materiale (cioè in sostanza la sinossi) sembra essere il più apprezzato nella nostra Scuola domenicale perché porta una proposta veramente nuova e stimolante.
La preparazione delle lezioni
è, almeno sinora (può darsi che
con l’abitudine le cose migliorino), più faticosa che per il passato perché con il nuovo materiale il contenuto (il racconto)
passa più in secondo piano rispetto all’analisi formale, critica del testo. Ciò è bene ed interessante, ma anche molto più
difficile, perché (anche a 12 anni) i ragazzi sono piuttosto contenutistici, e non è facile nella
lezione bilanciare l’analisi formale con lo studio del contenuto. Tale difficoltà è d’altra parte non imputabile alla Rivista,
ma piuttosto intrinseca alla nuova impostazione scelta. La Rivista fornisce molto buon materiale di base per costruire la lezione, ma richiede anche al monitore molto lavoro autonomo.
La grossa difficoltà, non ancora risolta da noi, sta nelle riunioni preparatorie, nelle quali il
pastore non può più impostare
la lezione con tutti noi, proprio
quest’anno in cui sarebbe utile
un maggior appoggio da parte
sua ai monitori. Ognuno di noi
deve basarsi sulla preparazione
che ha, senza molto sostegno
per il personale sforzo di ampliamento della propria cultura
biblica.
Sinora ho solo .lavorato con
la sinossi, che è molto stimolante perché vera; non ho ancora trovato il modo per inserire in modo significativo gli altri elementi della busta: carta
e piantina e tabellone sulla formazione del N.T.
I ragazzi sono finora molto
interessati alla scoperta della
storicità del N.T. che stiamo facendo con lo studio sinottico.
Quello che ancora non so è se
tale interesse potrà rimanere vivo sino alla fine dell’anno.
LUSERNA SAN GlOVAN N I
L'autono|mia dei gruppi
favorisce l'iniziativa
nuovo programma. Si è ancora
in fase sperimentale che non consente un più sicuro pronunciamento: tuttavia le prospettive e
le previsioni sono positive.
Speriamo che gli elementi positivi che il nuovo programma
presenta (materiale preparatorio, materiale per i bambini, autonomia dei gruppi) contribuiscano ad accrescere l’interesse
dei ragazzi, la loro frequenza
la partecipazione, l’attenzione
(cose tutte che in verità gli anni precedenti sono state in negativo).
Attualmente i bambini sono
entusiasti dei nuovi programmi.
Essi sono attratti dalla varietà
di strumenti di lavoro e vedono
bene anche l’impostazione pedagogica del lavoro. Concludendo,
si spera nelle realtà più vive per
essi nell’ apprendimento della
Parola affinché come oggi sentono di essere protagonisti ed in
primo piano nel lavoro della
Scuole domenicale, domani possano essere i testimoni viventi
della realtà del Regno di Dio.
Il gruppo di monitori
di Venosa - Rapolla
Le scuole domenicali di Luserna S. Giovanni sono tre: Capoluogo, Peyrot, S. Giovanni.
Il nostro lavoro è impostato
sulla divisione dei bambini in
gruppi secondo le età. Questo
non è sempre possibile per la
carenza di monitori e per la
non adeguatezza dei locali.
Da alcuni anni le nostre scuole domenicali non usavano più
il materiale predisposto per le
scuole domenicali, a parte il materiale per i piccoli; ci sembrava soprattutto inopportuna la
divisione, ogni anno, del programma in Antico e Nuovo Testamento che apportava confusione nei bambini. Abbiamo cercato, pur prendendo spunto dagli argomenti proposti dalla rivista delle Scuole Domenicali,
di scegliere un unico argomento
per l’intero anno, facendo risaltare alcuni temi fondamentali
sui quali ci si soffermava particolarmente e discutendo su problemi attuali sentiti soprattutto
dai bambini più grandi.
11 nuovo materiale ci sembra
utile sotto questo punto di vista; la divisione in unità di lavoro offre la possibilità ai gruppi di procedere in modo differenziato e di ampliare o svolgere più rapidamente una sottounità secondo gli interessi e le
possibilità dei bambini.
Inoltre il materiale a nostro
avviso dà lo spunto ai bambini
per una attività di ricerca che
li spinge a documentarsi su libri, giornali, cartine, fotografie,
ecc. per conoscere meglio un
argomento. I bambini non hanno avuto difficoltà per l’uso di
questo nuovo materiale, anzi si
sono trovati bene. Essendo comunque poco tempo che usiamo il nuovo materiale, non è facile esprimere un giudizio complessivo su di esso e sui risul
tati del lavoro svolto. Soltanto
verso la fine dell’anno sarà possibile confermare le impressioni per adesso favorevoli.
Una prima utilizzazione di ciò
che è stato fatto finora è stato
il culto dei bambini del 26 dicembre. Il culto si è svolto secondo il seguente schema: 1) parallelo fra due feste (Pasqua
ebraica e nostro Natale), 2) festa di Pasqua (cioè festa di liberazione) in contrapposizione
al complotto per uccidere Gesù,
il liberatore, 3) il Natale diverso (documenti e lettere di bambini della zona del Trapanese).
Un’ultima osservazione a proposito del gruppo dei monitori
e dei rapporti con i genitori.
Abbiamo notato come il lavoro sia proficuo in rapporto alla
omogeneità e all’affiatamento
del gruppo monitori. Spesso la
difficoltà ad avere un numero
sufficiente di monitori ha ostacolato il lavoro; inoltre il ricambio spesso annuale di monitori,
dovuto anche al fatto che alcuni si trasferiscono in città per
motivi di studio, ha impedito la
continuità di cui si parlava.
I rapporti con i genitori sono
praticamente nulli; in passato
riunioni di genitori sono fallite.
Quest’anno avremmo intenzione
di riunire i genitori a seconda
dei gruppi dei loro bambini.
Ci è sembrato opportuno trascorrere periodicamente delle
giornate intere con i bambini
per approfondire il lavoro che
si stava svolgendo e creare un
legame nuovo con i bambini
anche con giochi e canti e con
visite agli anziani dei nostri istituti. In passato queste giornate
sono state fatte anche in preparazione dei culti dei bambini,
che si svolgono due o tre volte
all’anno.
6
7 gennaio 1977
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Religione
a scuola
La nota pubblicata su L'EcoLuce due settimane fa a proposito degli insegnanti di religione
ha suscitato una replica dell’Eco
del Chisone in cui si ricordano le
difficoltà e la disponibilità personale di alcuni insegnanti di religione, appunto del Pinerolese.
Premesso che ho la massima stima sul piano personale e, didattico dei sacerdoti che prestano
servizio nella mia scuola attualmente, i7 discorso che cercavo di
irnpostare era un altro, cioè quello dello stato giuridico dei pretiprofessóri.
Su questo punto don Morero
aveva sostenuto precedentemente l’opportunità di una situazione di privilegio per quello che riguarda l’orario mentre a me pare che dovrebbero avere diritti
e doveri uguali a quelli degli altri professori che sono ben lungi dal non far volate in automobile, per quello che riguarda
sempre la mia scuola, da Perrero a Perosa e a Fenestrelle e, in
treno, dalla Sicilia alle Alpi. Alcuni anni fa un collega prestava
servizio a Perrero e a Nichelino
con ben maggior disagio rispetto a quello derivante dall’insegnamento in due Istituti diversi
a Pinerolo.
Un secondo punto della replica ritiene di trovare un contrasto tra Giorgio Tourn e il sottoscritto sul problema del ruolo della religione nella cultura.
Io non ho mai sentito dire da
Giorgio Tourn che sia essenziale
essere valdesi per essere colti o
che la fede, per dirla in altri termini, sia « fondamento e coronamento » della cultura. Ha sem
non traspare net «T'aculot ». E
questo stupisce anche me, ma
in via di fatto. Non certo perché
in questo modo la cultura che
vi è espressa manchi di un elemento essenziale in sé.
Non c'è bisogno di operare di
fantasia per trovare contraddizioni nel mondo valdese. Di contraddizioni reali ce ne sono a
iosa. Spiace, comunque, che nella chiusa sibillina in cui don
Morero accenna a un’altra contraddizione menzioni due pastori della Val Pellice di cui uno accetta il dialogo con la « comunità cristiana » e l’altro no, se
con questo termine si indica la
comunità cattolica. Secondo il
Concilio Vaticano II anche i non
cattolici « christiano nomine decorantur », sono decorati, insigniti, del nome di cristiani. Sarebbe bene non tornare indietro.
Per concludere ritengo che sarebbe opportuno avere su base
locale dei dibattiti pubblici a cui
partecipino valdesi e cattolici,
per esaminare le nostre opinioni
su tutta la materia e in particolare sui due problemi dell’opportunità dell’insegnamento religioso nella scuola e in quale forma,
nonché dello stato giuridico che
dovrebbero avere gli insegnanti.
Penso che su questi due problemi potremmo utilmente esercitare il nostro ecumenismo e il
riostro impegno civile.
C. Tron
Incendio al
«Jervis»
Un violento incendio ha distrutto il rifugio Willy Jervis
nella conca del Pra sopra Bobbio Pellice. È accaduto nella
giornata del 29 dicembre, una
giornata piena di sole che permetteva di scorgere da molto
lontano il fumo levarsi fino alla
corona di montagne che circondano la conca. Pare che le cause siano da ricercarsi in un surriscaldamento della canna fumaria, che avrebbe prodotto il
distaccarsi di alcuni pezzi di fuligine che avrebbero a loro voi
ta propagato il fuoco nei locali
della cantina del rifugio. Della
costruzione, interamente in legno e gomma (se si escludono i
muri perimetrali di pietra a vista), non rimane praticamente
più nulla. Nell’incendio sono andati distrutti anche tutti gli ar
Celeste Martina
di nuovo bocciato
Quando ormai tutti si aspettavano reiezione di C. Martina
alla presidenza del Comprensorio di Pinerolo, è venuto fuori
il « giallo » in casa DC. Una
scheda che non precisava « quale » dei due Martina (e quindi
annullata), ha impedito l’elezione: 30 voti, mentre la maggioranza era 31.
La DC dunque ha detto no a
Celeste Martina, spezzando ancora una volta la sua ricomposta unità. E cosi il comprensorio
di Pinerolo attende ora che la
DC « esprima » un altro candidato del suo partito, oppure che
faccia convergere il suo orientamento su un « laico » (le sinistre
hanno votato il repubblicano
Narcisi), nonostante resti in piedi raccordo di affidare a un
candidato DC la presidenza
stessa.
Non stupirebbe però che dopo questo colpo a sorpresa si
ripresentasse la candidatura di
C. Martina. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
redi e, naturalmente, le provviste.
Il Willy Jervis era un rifugio
moderno, costruito nel dopoguerra e dedicato alla memoria
dei caduti delle Vallate Pellice
e Germanasca. Era stato inaugurato il 2 luglio 1950 alla presenza di una folla enorme, superiore a tremila persone.
Poteva ospitare 110 persone,
con 47 posti letto in camerette
biposto ed il rimanente in dormitori comuni. Al momento dell’incendio erano presenti sul posto il gerente e la moglie, i quali hanno tempestivamente dato
l’allarme servendosi della radio
rice-trasmittente di cui era dotato il rifugio.
Tra l’altro l’ingresso del rìfugiò, molto caldo e accògliente,
era abbellito da uno degli ultimi affreschi del pittore Paolo
Paschetto, che vi aveva voluto
descrivere la cordata ideale e vi
aveva riprodotto una dedica di
Piero Jahier.
A questo luogo di tappa per
molti escursionisti, a questo luogo di soggiorno montano per
molti (anche un gruppo dei ca
detti di Vallecrosia vi aveva trascorso una decina di giorni),
tanti erano legati e la sagoma
del rifugio era ormai entrata
nel caratteristico paesaggio del
Pra. A nulla è valso il pronto intervento dei Carabinieri di Torino che coll’elicottero hanno
trasportato sul posto i capi dei
Vigili del Fuoco di Torino e di
Pinerolo, a nulla è valso il prontissimo intervento della squadra
di soccorso alpino della Guardia
di Finanza di Bobbio Pellice, che
a piedi e in un tempo record ha
raggiunto il rifugio: il fumo
denso e impenetrabile e la mancanza di acqua hanno impedito
qualsiasi intervento.
Il Club Alpino Italiano, sezione Uget Val Pellice, ha aperto
una sottoscrizione tra gli amici
per la ricostruzione del rifugio.
A questo scopo è stato aperto
un conto presso l’Istituto Bancario ' Italiano, filiale di Torre
Pellice. Se -qualcuno dei nostri
lettori vuole far pervenire la sua
offerta si può servire anche del
nostro fondo di solidarietà, indicando con precisione « per la
ricostruzione del rifugio W. Jervis ».
Il «buon tempo antico» era
veramente così buono?
Collettivo biblico ecumenico
Dopo tre riunioni preliminari avrà inizio, dalla prossima
settimana, il vero e proprio collettivo biblico ecumenico.
In questi incontri precedenti
si è deciso di studiare insieme
il Vangelo di Luca, perché ci è
parso che sia uno dei testi biblici che meglio possono essere
attualizzati. Per quanto riguarda il metodo da seguire si è pensato di fare in questo modo :
una o due persone, a turno, preparano una breve introduzione
ai brani, che la volta precedente
si era deciso di leggere, con un
inquadramento storico-geografico ed un po’ di esegesi. Dopo di
che ci si divide in gnlppetti per
discutere, cercando di attualizzare questi brani, e quindi alla
fine ci si ritrova di nuovo insieme per mettere in comune quello che è risultato dalla discussione all’interno dei vari gruppi. Per ogni riunione verrà fatto un verbale e distribuito, la
volta seguente, a ciascun componente del collettivo. Dopo alcuni mesi si distribuirà, alle comunità valdesi e cattoliche della Valle# un ciclostilato.
La prossima riunione si terrà mercoledì 5 gennaio, alle ore
20.30, presso il Centro dTncòntro di Torre Pellice (sotto i portici, accanto al Municipio).
Lucilla Borgarello
Dopo aver preso visione, sui n. 50
dell’Eco delle Valli ,dello scritto: « Tre
domande a un cronista », a firma Saccaggi e Coisson, pur non essendo per
niente il cronista in causa, e lasciando ovviamente ad esso il compito di
rispondere alle specifiche domande postegli, vorrei però intervenire onde fare alcune considerazioni di ordine generale.
Sarei curioso di sapere in quale epoca situare <c la preziosa e profonda unità della chiesa, nella fede e nell’ispirazione dell’evangelo un tempo cosi
sentita e vissuta ». Indubbiamente in
epoche remotissime, forse agli albori
del valdismo; certamenle non dal rimpatrio del 1689 in poi.
Nel 1966 e 1971 ho avuto occasione di consultare i registri d'archivio
della comunità angrognina, relativi
agli ultimi tre secoli; ne emerge un
quadro desolante di diatribe fra pastori e comunità, pastori e consigli comunali, lotte intestine fra gruppi e
fazioni, una povera, misera realtà umana trovante il culmine nella scissione
della comunità provocata dal maestro
reggente Poet nel 1872-1873.
La realtà socio-religiosa di Angrogna e delle valli nei secoli diciottesimo e diciannovesimo, c stata una realtà di miseria materiale e morale. Sul
tessuto di una vita grama e dura si innestava una sequela di liti fra famiglie, di processi, di ubriachezza, di risse da osteria, con un corollario di
omicidi, ferimenti e lesioni. Questi
sono dati di fatto documentabili e verificabili, non opinioni personali.
Il mutare delle condizioni sociali,
l’evolversi dell’economia contadina in
società agrieolo-industriale hanno eliminato certi eccessi che non trovano
più riscontro alcuno.
E’ un luogo comune privo di fondamento che la politica abbia disgregato
l’unità della chiesa, poiché questa non
è mai esistita. Semplicemente un tempo i contrasti si esercitavano su altri
piani, dettati da motivazioni diverse.
Non idealizziamo l’inesistente <c buon
tempo antico » guardiamo la realtà
nuda e cruda qual è stata, senza distorsioni focali. Nel lontano 1820 quando i templi rigurgitavano di gente il
capitano Cotton disse dei valdesi:
« Temo che pur avendo l’apparenza
della vita siano morti ». Questo ci insegna a tener presente che la vitalità
spirituale dei membri di una chiesa
non si valuta mai dalla loro religiosità, né dalle attività svolte, ma dalla
pratica di fede nella vita quotidiana.
E’ ridicolo parlare di andamento
deplorevole della comunità angrognina (e delle altre) se è vero che vi è
crisi sul piano della fede, questa non
è certo maggiore che in passato, poiché il fatto delle diminuite frequenze
ai culti, delle attività non sentite non
è indicativo né di vita né di morte.
Il problema non è un risveglio interno della chiesa, bensì l’applicazione
del messaggio cristiano nella dura vita di tutti i giorni, e per questo non
occorrono chiese istituite, pastori di
sinistra, o di altra tendenza, movimenti T.E.V. Il sermone e stato fatto duemila anni fa da Gesù a tutti i popoli
della terra esprimendo chiaramente il
concetto basilare della uguaglianza, della giustizia vera.
Occorre dunque una presenza cristiana (non un’istituzione ecclesiastica) partecipe alle difficoltà quotidiane dei suoi membri, e protesa nella
lotta per l’abbattimento delle ingiuste
strutture di questa sociatà basata sul
profitto e sullo sfruttamento.
In questo modo sarebbe possibile dare un'incarnazione reale alla Parola
di Cristo.
Adelchi Ricca
Borsa di studio
Willy Jervis
La Commissione nominata per l’assegnazione della Borsa di Studio « Willy Jervis» comunica: è bandito per
l’anno scolastico 1976-77 il concorso
per l’assegnazione di una borsa di studio di Lire 70.000 (settantamila) per
studenti delle scuole secondarie oriundi delle Valli Valdesi, senza distinzione di confessione religiosa, con preferenza agli iscritti ad un Istituto magistrale, al Collegio Valdese (Liceo Ginnasio e Scuola Media) o alla Scuola
Latina di Pomaretto. I candidati dovranno presentare i seguenti documenti :
а) pagella dell’ultimo anno scolastico o documento equivalente da cui
risulti la promozione alla classe superiore con una media non inferiore ai
sette decimi, compreso espressamente
nel computo il voto di condotta;
б) certificato su carta libera delle imposte;
c) dichiarazione di non godere di
altra borsa, di importo superiore alle
50.000 lire;
d) stato di famiglia.
Domande e documenti dovranno
essere fatti pervenire alla Commissione Borsa di Studio Willy Jervis presso la Presidenza del Liceo Ginnasio
Valdese di Torre Pellice entro 30
giorni dalla pubblicazione del presente bando.
Torre Pellice, 29 dicembre 1976.
Il Presidente della Commisione
BORA’
Giovedì. 16 dicembre si è riunito il consiglio comunale per
esaminare il bilancio di previsione per il 1977.
La situazione finanziaria di un
piccolo comune di montagna
come Rorà, è forzatamente deficitaria. Essere in pareggio vorrebbe dire non fare nulla per la
popolazione, rinunciare ad ogni
iniziativa. E, fortunatamente,,
non è quello che ha scelto il comune di Rorà.
- Il consuntivo- 1976 si chiude
pertanto con un disavanzo di 25
milioni di lire, suddivisi fra le
varie voci, ma essenzialmente
dovuti allo scuolabus che deve
essere in parte ancora pagato,
al servizio sociale (visitatrice) e
soprattutto ai costi della scuola, dal problema delle aule al
servizio mensa istituito dal comune (a Rorà c’è la scuola integrata). Le entrate ordinarie
del 1976 sono state di 12 milioni
830.561. Anche le voci : diritto di
escavazione e affitto cave è molto modesto : 2 milioni e 1 milione 200.000 rispettivamente.
Che fare in questa situazione
forzatamente deficitaria? L’unico ente in grado di poter finanziare i comuni è la Regione, con
appositi finanziamenti straordinari per il 1977, attraverso i
comprensori (sperando che funzionino). In questa prospettiva,
l’unica possibilità esistente è
quella di aprire un mutuo che
permetta di sanare il deficit del
1976 e preventivare le spese per
il 1977, limitatamente alle spese
ordinarie.
Se è chiaro che la situazione
di Rorà è quella di tutti i piccoli comuni di montagna, è altrettanto chiaro che non è possibile continuare su questo binario. Il discorso di fondo è di natura politica; si tratta di vedere
se il governo intende sanare i
miliardi di deficit degli enti locali in tempo breve oppure renderne impossibile l’esercizio.
Gli altri punti all’o.d.g. concernevano la richiesta di martellare dei lotti boschivi, Taffitto
di alcune cave comunali ed alcune ratifiche di deliberazioni
della giunta.
Il consiglio ha deciso di avere
due incontri con la popolazione
per discutere i problemi del bilancio preventivo per il 1977 al
centro e alle Fucine: la data degli incontri sarà resa nota a
giorni.
Per mancanza di spazio
siamo costretti a rimandare al prossimo numero
la pubblicazione di alcuni
contributi. Ricordiamo che
il Comitato di redazione
si riunisce ogni venerdì
mattina e preghiamo i collaboratori di voler far pervenire in tempo utile i loro contributi.
7
7 gennaio 1977
CRONACA DELLE VALLI
ANGROGNA
I culti natalizi del Capoluogo,
del Serre e a Pradeltorno son
stati ben frequentati. Alla festa
dell’albero, che si è svolta domenica 26 nel tempio del Serre,
hanno partecipato numerosi i
bambini delle scuole domenicali
e i catecumeni con brevi recitazioni e canti. La corale ha presentato, tra gli altri canti, una
armonia natalizia di Bach. La
colletta della « festa » verrà devoluta alla rinascita del Friuli.
Infine al culto del 31 sera,
sempre al Serre, in un’atmosfera raccolta, si è formulato l’augurio, per tutti, di un nuovo anno benedetto dal Signore.
• In questa fine d’anno due
nostre famiglie son state colpite
dal lutto. Son mancati; Malan
Margherita ved. Coisson e Lorenzo Monnet. Esprimiamo la
nostra simpatia cristiana ai familiari ricordando che Cristo
ha vinto la morte nella risurre
« « Anno nuovo, vita nuova » ;
almeno così, si dice ma lo sarà
senz’altro per Attilio Chiavia
che, dopo 27 anni e 27 giorni,
termina il servizio di postino di
Angrogna. Validamente aiutato
dalla moglie Ida, ha percorso,
in lungo e in largo, il vallone di
Angrogna di cui tutto si può dire salvo che sia il «paradiso dei
postini ».
PERRERO-MANIGUA
MASSELLO
Periodo di intensa attività,
quello delle feste natalizie, anche per la chiesa di Perrero-Maniglia. Il giorno di Natale circa
180 persone si sono raccolte la
mattina a Perrero per il culto,
che ha visto, la partecipazione
alla liturgia della corale attraverso delle letture bibliche e il
canto di un inno e di un canto
natalizio. Il pomeriggio culto a
Maniglia, purtroppo non molto
frequentato, e la sera, sempre
a Maniglia, la tradizionale. festa
deU’albero dei bambini della
Scuola domenicale a cui hanno
partecipato anche circa 120 persone, tra cui anche molti cattolici. Una novità si è avuta invece per la sera dell’ultimo dell’anno : seguendo una idea partita
dalla corale si è avuto il culto
e poi eira 25 persone si sono
fermate per aspettare l’inizio
dell’anno nuovo in vero spirito
comunitario.
• Domenica 2 gennaio, infine,
la giornata dei bambini di Perrero. La Scuola domenicale ha
infatti tenuto il culto comunitario, con canti, preghiere e — al
posto del sermone — una rappresentazione scenica del passo
di Matteo 2; 1-12, scritta dal pastore Bruno Rostagno. Nel pomeriggio, dopo il pranzo in comune, dei giochi che hanno molto rallegrato i bambini.
A Massello il culto natalizio
è stato tenuto dal pastore Giorgio Tourn, che ringraziamo.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PEUICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
DairS al 14 gennaio 1977
Doti. DE BETTINI GIANCARLO
Via D'Azeglio, 8 - Tel. 91.316
Torre Pellice
FARMACIE DI TURNO
Domenica 9 gennaio 1977
FARMACIA MUSTON
( Dr. Mainassero )
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Domenica 9 gennaio 1977
FARMACIA VASARIO
( Dott.ssa Gaietto )
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
Martedì 11 gennaio 1977
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice ; Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice ; Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 -90.205
BOBBIO PELLICE
Domenica 19 dicembre sì è tenuta l’Assemblea di chiesa chiamata ad eleggere due nuovi
membri del Concistoro. Sono
risultati eletti i fratelli Giovanni Luigi Negrin della Costa per
il quartiere di Villa Superiore e
Dario Geymonat per il quartiere di Villa Inferiore. Essi saranno ufficialmente insediati nel loro incarico durante il culto del
9 gennaio prossimo. Li ringraziamo per la loro disponibilità
ad assumere questo servizio nella Chiesa e auguriamo loro di
ricevere dal Signore la forza di
cui hanno bisogno e li raccomandiamo per questo alla preghiera
della chiesa.
La stessa assemblea si è anche occupata delle finanze della
chiesa e, dopo molte e vivaci discussioni, ha approvato il preventivo di spesa per il 1977 che
era stato preparato dal Concistoro.
POMARETTO
I vari culti e riunioni del periodo di Natale e fine anno hanno registrato una buona affluenza e sono stati un momento di
ricerca sul senso dell’amore di
Dio nella nostra vita e iiel mondo. Anche aH’ospedale, oltre i
culti settimanali, si è avuto, il
mattino di Natale, un culto con
Santa Cena.
La corale ha cantato in diverse occasioni.
Le feste di Natale delle Scuole Domenicali, a Pomaretto ed
all’Inverso, hanno visto un buon
lavoro dei ragazzi che si sono
dimostrati sensibili ai problemi
di oggi.
La sera di Natale, ai Cerisieri,
la scuoletta si è riempita al massimo per la tradizionale riunione. Molti ex abitanti della zona
del Podio si sono ritmiti intorno
ai pochi rimasti per ima simpatica serata.
• Altre tre sorelle ci hanno lasciato: il 23 dicembre si è avuto
il funerale di Ribet Enrichetta v.
Paolasso, di anni 81, di Perosa,
ed il 27 dicembre all’Inverso il
funerale di Leger Severina ved.
Leger, di anni 80', del Chianayasso (Inverso); il 3 gennaio ha
avuto luogo il funerale di Pascal
Franca in Peyrot, di anni 40,
originaria di Frali. Rinnoviamo
ai familiari l’espressione della
nostra simpatia cristiana.
• Il Concistoro si riunisce sabato 8 gennaio, a Perosa.
• Queste le prossime riunioni
quartierali; gioved; 13.1: Lausa;
venerdì, 14.1 : Paiola ; mercoledì
19.1: Inverso Clot; giovedì 20.1:
Masselli; martedì 25.1: Pons;
giovedì, 27.1 : Maurini ; giovedì
3.2: Pomaretto; venerdì 11.2:
Perosa.
SAN SECONDO
Domenica 12 dicembre il culto è stato tenuto dal gruppo di
giovani che ha curato alcuni culti radio nel periodo di avvento.
Li ringraziamo per la loro collaborazione.
■ Il culto di Natale è stato un
po’ meno frequentato del solito.
Ne dobbiamo dare la causa al
tempo sfavorevole ed alle strade gelate ih alcuni quartieri? Il
culto del 26, per contro, ha riunito un buon gruppo di fratelli
e sdlfelle.
Alla sera la sala era piena per
partecipare alla serata natalizia della Scuola Domenicale. Recite bibliche, presentazione del
giornale della Scuola Domenicale e dell’Amico dei Fanciulli,
canti dei ragazzi e della corale
ed una applauditissima « ronde »
dei più piccoli hanno costituito
attenzione. I ragazzi hanno lanil programma seguito con molta
ciato una colletta per l’Uliveto
che ha fruttato oltre 120.000 lire. Siamo lieti che l’interesse
per questo Istituto si stia manifestando nella nostra comunità e
siamo certi che la collaborazione continuerà a vari livelli.
• Nei giorni precedenti Natale
è stato condotto a termine il lavoro alla parete absidale del
tempio. Lo hanno compiuto con
competenza e con amore Attilio
Codino di Barbé e Aldo Griglio
del Centro. Li ringraziamo sentitamente e ci rallegriamo del
buon risultato del lavoro.
• Alla nostra sorella Norma Codino in Gay (Solerà) esprimiamo la solidarietà cristiana della Comunità per la morte del
padre, i cui funerali si sono svolti a Pinerolo il 29 dicembre.
Incontro giovariile
Domenica 16 gennaio, ad
Angrogna, si terrà un incontro dei gruppi giovanili delle Valli. L’inizio è
previsto per le 10,30 con
la partecipazione al culto
nella cappella del Capoluogo. Il Pranzo si terrà
nella sala unionista. Alle
14,30 Giovannino Tron farà una relazione sul IV
Congresso PGEI svoltosi
dal 5-8 dicembre a Santa
Severa, quindi Aldo Perrero parlerà sulle possibilità del lavoro giovanile
alle Valli. Tutti i gruppi
giovanili delle valli sono
caldamente e fraternamente invitati. Prenotarsi per
il pranzo con tempestività
presso il pastore Platone:
tei. 944144. Termine max.
per la prenotazione: giovedì, 13 gennaio.
C O A Z Z E Doni « Eco-Luce »
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Le ricorrenze di Natale e fine
d’anno sono state l’occasione
per una rinnovata riflessione sul
significato della presenza di Cristo in mezzo a noi, come dono
di grazia e come forza di vita
nuova.
Il Cristo respinto e crocifisso
dagli uomini, ovvero integrato e
strumentalizzato come elemento
di copertura ideologica e religiosa nell’ambito di vari sistemi
sociali e politici, ovvero ancora
emarginato come elemento non
necessario di richiamo tradizionale, sentimentale o religioso,
può essere ricevuto soltanto
nella fede come istanza di rinnovamento in tutti i settori della vita. Questo il tema principale che ha legato le varie manifestazioni: il culto di Santa Cena all’Asilo, con larga partecipazione di ospiti, personale e molti elementi esterni, il culto di
Natale con la apprezzata partecipazione della Corale, il culto
dei bambini, particolarmente
interessante per il triplice aggancio al programma di studio, al
significato del Natale e ad un
atto di solidarietà a favore dei
bambini alluvionati del trapanese con i quali è iniziata una corrispondenza che sarà continuata
durante l’anno, la festa di Natale alla Scuola dei Peyrot che ha
ripreso alcuni temi del culto dei
bambini, il culto di fine d’anno
con Santa Cena e buona partecipazione, ,
Ricordiamo ancora con riconoscenza le numerose,■espressio'ni di affetto e solidarietà che sono state rivolte all’Asilo Valdese
da parte di gruppi e singoli con
visite,1 canti, doni,, ih« occasione
del Natale.
• La settimana scorsa hanno
avuto luogo i funerali di Pastre
Giacomo di anni 75 dei Nazzarotti; Ricca Susanna di anni 84
del Rifugio C. Alberto, originaria di Bobbio Pellice e di Tourn
Giovanni Luigi di anni 76 ospite dell’Asilo Valdese.
familiari le nostre condoglianze più sincere e tutta la
simpatia cristiana nel dolore.
Borse di studio 76-77
Sono bandite le seguenti borse di studio valide per l’anno
scolastico 1976-77 per studenti
della Media e del Ginnasio Liceo di Torre Pellice e la Scuola Latina di Pomaretto:
Borse di studio Fontana Roux
di L. 120.000 — Borsa di studio
Arturo Long di L. 100.000 (con
preferenza a studenti originari
di Pramollo, Pinerolo, Rorà) —
Borsa Anonima di L. lOO.COO (solo per studenti del Ginnasio Liceo).
Le borse saranno assegnate in
base a titoli di merito scolastico ed alle condizioni economiche della famiglia.
Le domande, in carta libera,
vanno indirizzate al Preside del
Liceo di Torre Pellice entro il
31.1.1977, corredate dello stato
di famiglia e da una dichiarazione del pastore da cui risulti la
appartenenza alla Chiesa Valdese.
La Commissione, composta
dai Presidi dei tre Istituti, asse.gnerà le borse di studio a suo
insindacabile giudizio.
TI Moderatore
della Tavola Valdese
Aldo Sbaffl
Roma, 23 dicembre 1976.
A Natale, nella sala del tempio, tutta la comunità ha partecipato al culto di Santa Cena
presieduto dall’anz. Dino Gardiol, ed ha cantato gli inni natalizi nella gioia e nella riconoscenza al Signore.
Il giorno seguente, con una
simpatica « riunione familiare »
preparata dai monitori della
Scuola Domenicale, ha avuto
luogo la festa di Natale dei bambini e dei catecumeni alla presenza di un buon numero di
fedeli. È stata una dimostrazione della capacità e della buona
volontà dei membri di chiesa
ed in modo particolare dei giovani.
Dopo la parte introduttiva
tenuta dal signor Rubens Artus,
si è passati allo sviluppo del programma. ,
Nella prima parte abbiamo ascoltato con gioia alcune poesie
dette dai piccoli della scuola domenicale. Nella seconda parte
siamo stati richiamati alla realtà di crisi in cui si trova oggi
il nostro paese ed alla situazione
di altre parti del mondo dove
la vita umana non è considerata
come tale, ma come oggetto o
peggio ancora. Questa parte è
stata realizzata dai giovani con
la partecipazione, in alcune canzoni, dei membri di chiesa non
più tanto giovani.
La riunione ha avuto termine
con la proiezione di una serie di
diapositive sulle chiese sorelle
dell’Uruguay e dell’Argentina riprese dal signor Artus.
Dobbiamo ringraziare il Signore per la presenza del suo
Spirito in questa comunità dove, malgrado la particolare situazione pastorale di quest’anno,
la forza ideila fede da parte dei
suoi membri dimostra che « dove
c’è fede tutto si può».
RORA’
Iniziamo la pubblicazione dei doni
pervenuti all’ Eco-Luce, cominciando
dagli abbonamenti sostenitori.
Bonino Vera, Luserna San Giovanni;
Rostan Èva, Pinerolo; Codino Giulia,
id.; Forconi - Del Giudice, id.; Long
Luciano, id.; Gardiol Remo, San Secondo; Berger Filippo, Torre Pellice;
Beux Giulio, id.; Giazzi Camillo, id.;
Comba Gustavo, id.; Coisson Roberto,
id.; Comba J. Paul, U.S.A.; Coisson
Elda, Angrogna; Bertolé MarceUo, Torino; Gay Lidia, Torre Pellice; Gay
Myra, Genova; Rostagno Vittorio, Milano; Ribet Liliana, Torino; Spini Bruno, Sesto Fiorentino; Pons Enrico e
Fortunata, Torino; De Mìchelis Niso,
Milano; Foruerone Jole, Pinerolo; Gay
Paolo, Chiavari; Ricca Elsa, Torino;
Tessarolo Ernesto, Trieste; Marchetti
Enrico, Moncalieri; Melchiori Eugenia
ved. Peyronel, San Germano; Bounous
Ferruccio, id.; Bounous Giancarlo e
Anna, id.; Eynard Giuliana e Italo,
Pinerolo; Gìai Carlo, id.; Bertfllot
Emilio, PramoRo; Allio Yvonne, Luserna S. Giovanni; Cariando Febe, Genova Pegli; Rosselli Denise, Malnate;
Ragni Teresa, Cormano; Balmas Odetta, Torino; fam. Mauri, Milano; Messina Costantino, id.; Cattaneo Paolo,
Genova; Laetsch Giovanni, Pomaretto; Filippi Elsa, Verona; Cecio Salvatore, S. Maria Capua Vetere; MeiUe
Valdo, Milano; Jahier Bouvier Rachele, San Germano Chisone; Long Meynier Ilda, ed.; Rapisarda Hanny, Trieste; Garrou Alba, Castelnuovo dei
Sabbioni, Ribet Anna, Torre PeUice..
Grazie!
( continua )
Anche quest’anno la chiesa
si è riempita per il culto di Natale e la sala era grerriita la domenica 26 in occasione del culto
presieduto dai bambini della
scuola domenicale. La colletta
è stata devoluta alla scuola materna di Orsara di Puglia su indicazione dei bambini.
A fine anno il gruppo giovanile ha organizzato una cena comunitaria che ha raccolto oltre
cinquanta partecipanti.
Continua la campagna abbonamenti e rinnovi all’Eco delle
Valli; 18;inuove famiglie si sono
abbonate per il 1977 e speriamo
che altre ancora si aggiungano.
Sono iniziati i lavori per il rifacimento del tetto della ex
scuola e, tempo permettendo,
saranno presto ultimati.
La domenica 9 gennaio avremo l’assemblea di chiesa per eleggere il Concistoro al suo completo. Raccomandiamo in modo
particolare i membri elettori ad
essere presenti.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Elenco doni pervenuti nel mese di
novembre 1976:
Un fiore per Pia, Matilde R. 1.000;
Pontet Beux Maritte in mem. di Pia
5.000; in memoria di Leo Bellion, Pauline, LUiane, Gustave 10.000; in memoria di Dina Pinasco, Paulina, LUiane, Gustave 5.000; Cullino Giulia in
occ. matrimonio figlia Piera Mèra
5.000; coniugi Santonastaso 10.000;
Jeanette e Eleonora Montaldo (New
York) 121.500; Tamburini Rosa 10
mila; in mem. di Danna Ferdinando,
sorelle e nipoti 10.000; in memoria
del caro figlio, Juliette Balmas Marauda 15.000; Rivoir Ilda 100.000;
Erica Martini Armand Pilon in memoria di Anita Bastia Ricca 5.000 e
di Bruno 5.000; in ricordo di Ida
Peyrot, le figlie Elena e Maria 500.000;
Pons Maria ved. Rivoir 50.000; in memoria della nonna Bertin Margherita
ved. Roland, Enzo e Susy Benedetto
10.000; in mem. del prof. Leo Bellion,
Matilde e Jean Rostagnol 50.000;
F.M. Corsani 3.000; Giorgiolé Ester
(Livorno) 2.500; in memoria di Guido
Prochet, Caroline Hugon 5.000; in
memoria di Guido Prochet, Ida Pons
5.000; in memoria di Guido Prochet,
Rodolfo e Maria Luisa Pasqualetti
20.000; Livio e Dina Gobello JaUa
(5/11/1961) 10.000; Comunità di
Seebach (Zurigo) 2.189.020; in mem.
di Goss Bartolomeo 100.000.
Pro deficit:
Albarin Bastia Aurora 10.000; Nora e Enrico Peyrot 100.000; in memoria di Predino Balmas, la moglie
Odette Balmas Eynard 100.000.
Grazie ! (continua)
RINGRAZIAMENTO
c( Gesù ha distrutto la morte
e ha prodotto in luce la vita
e l’immortalità »
(II Tim. 1: 10)
I familiari della compianta
Franca Pascal in Peyrot
ringraziano quanti si ^no uniti al loro dolore. Un ringraziamento particolare a tutto il personale dell’Ospedale
Valdese di Pomaretto, al pastore Renato Coisson, alla Banda musicale di
Pomaretto e al dott. Peyrot.
Pomaretto, 3 gennaio 1977.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Pastre e Benecchio, riconoscenti ringraziano tutti coloro che
hanno partecipato al loro dolore per
la dipartita del compianto
Giacomo Enrico Pastre
In modo particolare ringraziano la
signora Giorgina Fattori per l’aiuto
prestato.
Luserna S. Giovanni, 31 dicembre 1976
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23 v. 1)
I familiari della compianta
Evangelina Martinat
ved. Micci
profondamente commossi per la dimostrazione di stima tributata alla lóro
cara scomparsa ringraziano di cuore i
pastori Renato Coisson e Paolo Ribet,
il dottor Lorenzo Vivalda, la signora
Mary Ribet, i vicini dì casa del FoTengo e dei Masselli e tutti coloro che
si sono uniti a loro in questa triste
circostanza.
P^&retto, 21 dicembre 1976.
RINGRAZIAMENTO
II fratello e il nipote della Compianta
Delia Odino
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto tributata alla loro Cara ringraziano il Dott.
Ros, il past. M. Ayassot, la signora
Davite, i vicini e amici di S. Secondo,
gli amici del villaggio Azzurro, la famiglia Genero e tutti coloro che hanno
partecipato ai funerali.
Pinerolo, 9 dicembre 1976.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Lorenzo Monnet
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringrazia di cuore tutti coloro che
con parole, scritti e partecipazione,
hanno presso parte al suo grande dolore. In modo particolare ringrazia il
Dott. De Bettini, il pastore Platone e
tutti i vicini di casa.
Giovo, Angrogna, 26 dicembre 1976.
8
8
7 gennaio 1977
___________________discriminazione religiosa in U.R.S.S. Pondo di
Autorizzati ad esistere solidarietà
L urgenza di una nuova legislazione in materia religiosa sollecitata in una lunga lettera inviata al Segretario del Consiglio ecumenico delle Chiese
Il bollettino mensile del Servizio ortodosso di stampa e di informazione ha reso noto, nel suo
numero di settembre-ottobre, un
documento dal titolo: «Legislazione sovietica e discriminazione religiosa », inviato al segretario del CEC Philip Potter, da due
membri della chiesa ortodossa
russa. Lev Regelson, laico, e
Gleb Yakounine, sacerdote.
Riforme, il settimanale della
chiesa riformata di Francia, ha
pubblicato (18-XII-’76) le parti
essenziali di questo documento
che riassumiamo per i nostri lettori.
La legislazione sovietica in materia religiosa, riformulata poco
prima della conferenza di Helsinki, nel 1975, è la prova obiettiva e convincente dell’esistenza
neU’URSS di una discriminazione religiosa sanzionata dallo stato, nonostante tutte le smentite.
A discrezione
dellè autorità
L’articolo 4 del decreto del
1929, concernente le associazioni
religiose, tuttora in vigore e modificato il 23 giugno 1975 dal d creta dèi presidium del soviet supremo, ^erma." « Una associazione religiosa o un gruppo di fecMi non possono iniziare l’esercizio delle loro attività prima
che il Consiglio degli affari religiosi consiglio dei ministri
delFURSS ne abbia deciso la registrazione ».
L’art. 7 rileva il carattere arbitrario della concessione o del rifiuto di registrazione. L’art. 12
impone una lifnitazione all’esercizio interno delle associazioni
registrate: « Le assemblee generali delle associazioni religiose
e dei gruppi di fedeli, eccezion
fatta per le riunioni di preghiera, avvengono su autorizzazione
del comitato esecutivo regionale
o di zona del Soviet dei delegati
dei lavoratori » Con l’art. 14 le
autorità locali ed il Consiglio degli affari religiosi hanno un controllo totale sulla composizione
della direzione delle associazioni,
privandole di ogni libertà di
azione.
Un’associazione religiosa può
essere chiusa al seguito di una
procedura puramente amministrativa: « Le associazioni religiose possono essere radiate dal
registro nel caso in cui violino la
legislazione in materia di culto ».
Ma dietro queste formule molto generiche, si nasconde il vizio
fondamentale della legislazione
sovietica in materia religiosa: la
registrazione non è un atto di
chiarativo ma discrezionale, cioè
non avviene in seguito a constatazione dell’esistenza dell’associazione religiosa, ma all'autorizzazione ad esistere dell’associazione stessa.
È inoltre prevista la registrazione di « gruppi religiosi » inferiori alle venti unità che si riuniscono in case private; ogni riunione deve avere un’autorizzazione preventiva. Il decreto del
1975 ha irrigidito ancora la limitazione della libertà cultuale rispetto alla legislazione del 1929:
divieta la celebrazione di ogni
rito religioso all'aperto e negli
appartamenti privati senza previa autorizzazione.
Chiamare di propria iniziativa
un prete al capezzale di un malato o di una persona anziana è
reato se non si è in grado di dimostrare che si tratta di qualcuno « gravemente ammalato o di
un morente » (art. 59).
Questo principio della registrazione — precisa il documento —
ha privato le associazioni religiose di ogni difesa giuridica nei
confronti deH’arbitrarietà amministrativa degli organi statali.
Attualmente sono i Battisti
« attivisti » le principali vittime
di questa legislazione antireligiosa, essendo la registrazione
obbligatoria contraria ai diritti
costituzionali di libertà di coscienza e di esercizio dei culti,
a cui si attengono.
Nessun diritto alla proprietà
dei luoghi ed oggetti di culto
In conformità al decreto, le associazioni religiose ottengono
l’usufrutto dei locali e degli oggetti di culto in base ad un contratto stabilito con le autorità locali, contratto che può però essere unilateralmente e arbitrariamente spezzato.
Si tratta di una limitazione radicale della libertà di esercitare
ì culti religiosi ed il più incisivo
mezzo d’azione di cui dispone la
politica antireligiosa.
Questa discriminazione è tanto
più evidente nel raffronto con altre apociazioni di cittadini sovietici che godono del diritto di
proprietà ed hanno personalità
giuridica.
Divieto di esercitare attività
missionarie e socio - culturali
« E’ concessa ad ogni cittadino
la libertà di praticare i culti religiosi e la libertà di propaganda
antireligiosa » (art. 124 della Costituzione deirURSS).
Questo articolo apertamente
discriminatorio, accorda ai cit
COPPA DAVIS
Sport, politica e affari
La recente partita di te^is
fra Italia e Cile svoltasi a ®:mtiago ha suscitato parecchie 'polemiche: era “politica” o solamente "sportiva" la partecipazione ufficiale di una squadra
italiana in una nazione il cui potere attuale si regge unicamente sul terrore e sulla tortura?
Fatto sta che i tennisti nazionali ci sono andati e se ne sono
tornati colla coppa Davis fra gli
osanna degli “sportivi".
Pare che questa vittoria sia
anche dovuta in parte al fatto
che l’Unione sovietica si sia rifiutata a suo tempo di incontrarsi — sempre sui campi da
tennis — col Cile. Per contro, la
URSS non si è rifiutata di accordarsi col generale Pinochet
su uno scambio di prigionieri
politici, e cioè il leader comunista Corvalan contro il dissidente russo Bukovski. A prescindere dal fatto che non ci si può
non rallegrare per la liberazione di due uomini solo colpevoli
di pensarla in modo diverso dai
dirigenti dei propri paesi, questa decisione non solo annulla,
ma contraddice gravemente il
precedente atteggiamento. Inoltre, .sottolinea in modo ancor
più drammatico che tanti altri
prigionieri politici languono nei
suddetti due paesi.
' Ma torniamo a noi. Il dittatore Pinochet è abituato a ricevere ben altri regali dall’Italia,
che non una partita di tennis.
Diverse industrie italiane hanno
versato quest’anno circa 70 miliardi di lire all'erario cileno. Sì
tratta di importatrici di rame
quali la Ceat, Pirelli, Fulgorcavi. Soc. Metallurgica, T.L.M.,
Gnutti, Colombo, TonolU ed altre minori. Eppure, quando c’era
Allende, di rame ne compravano poco. La FIAT è diventata il
più importante monopolio dell’auto anche in Cile: nello stabilimento di Rancagua essa ha investito altri 20 miliardi di dollari. La Banca commerciale italiana e quella Nazionale del Lavoro hanno rinnovato notevoli
crediti.
Ma^ stranamente, di tutto questo, specie a livello governativo,
si parla assai poco. Forse sempre in omaggio al fatto che, come lo sport non va confuso con
la politica, anche gli affari nulla hanno a che vedere col regime di un altro paese. I quattrini, si sa, non hanno odore né colore.
r. p.
tadini atei il diritto di propaganda e di difendere pubblicamente
il loro punto di vista, senza accordare questo stesso diritto ai
cittadini praticanti una religione. I cristiani si trovano quindi
in una situazione di forzata trasgressione della legge sovietica.
« L’organizzazione e la riunione di assemblee religiose, di processioni ed altre cerimonie cultuali di disturbo alFordine pubblico » sono classificate fra gli
atti criminali (ad esempio: le
riunioni di preghiera tenute nei
parchi, giardini pubblici; cantare in gruppi inni religiosi sui treni, autobus, stazioni).
Stesso discorso per ciò che
concerne l’attività socio-culturale. L’art. 17, nella modifica apportata nel 1975 alla vecchia legi
slazione del 1929 afferma; « E’
vietato alle associazioni religiose
di: a) istituire delle casse per il
reciproco aiuto, delle cooperative, delle associazioni di produttori ed utilizzare per uno scopo
altro che la pura soddisfazione
dei bisogni religiosi i beni messi
a loro disposizione; b) fornire
un’assistenza materiale ai loro
membri; c) organizzare delle riunioni, sia per bambini, adolescenti, e donne, sia che concernano
l’insieme della comunità; riunioni, gruppi, circoli, sezioni di studio biblico, letterario, religioso,
operaio, ateliers, eoe. Il divieto
vale anche per l’organizzazione
di escursioni, spazi di gioco per
ragazzi, biblioteche e sale di lettura, case di riposo, esercitare
un’assistenza medica. Nei locali
di preghiera possono trovarsi unicamente i libri indispensabili
alla pratica di un determinato
culto ».
Finché non si addiverrà ad una
modifica della legislazione vigente, costringendo i credenti a rinunciare a qualsiasi attività missionaria se non alla pratica di
un « culto liturgico », non si potrà parlare di libertà di coscienza in Unione Sovietica.
Le discriminazioni
nel settore educativo
Il decreto del 1918 stabilisce
che: « La scuola è separata dalla
chiesa » e non è pertanto ammesso alcun insegnamento religioso
né negli edifici scolastici pubblici né in quelli privati; « i cittadini possono impartire o ricevere
un insegnamento religioso a titolo privato ».
Il sistema sovietico di educazione è diventato ateo ed antireligioso. Un’ordinanza del Comitato centrale del PCUS in data 7
luglio 1964 (relativo alle deficienze della propaganda dell’ateismo
scientificio ed ai metodi per il
suo miglioramento) afferma che:
« l’insegnamento delle materie
scolastiche (storia, letteratura,
scienze natura’i, fisica, chimica,
ecc.) dev’essere impregnato di' elementi atei ».
Fra le diverse discriminazioni
che ne derivano, le più gravi sono a livello di scuola superiore:
difficilmente il cittadino credente può inserirsi nella carriera
scientifica.
La legge sull’istruzione pubblica del 1974, nell’art. 57 afferma:
« I genitori o chi per essi assume la patria potestà, sono impegnati ad educare i bambini nello
spirito di un’alta moralità comunista »; legge che mette praticamente fuorilegge i genitori credenti che impartiscono un’educazione religiosa ai loro figli.
È soltanto con una nuova legislazione religiosa e la sua stretta applicazione — conclude il documento — che si potrà dimostrare l’assenza di discriminazioni religiose nell’Unione Sovietica. « Siamo persuasi che, guidati
dallo "spirito di Nairobi”, il
Consiglio ecumenico delle chiese sarà all’altezza del suo compito e considererà il problema della discriminazione religiosa nel
mondo con la serietà e l’obiettività necessarie ».
Grazie alle ultime offerte pervenuteci, siamo stati in grado
di effettuare un primo versarnento per le vittime della tragica situazione libanese. In precedenti articoli avevamo accennato al fatto che avremmo cercato il sistema più celere, più
sicuro e meno gravoso (a causa
della continua svalutazione della lira) per far pervenire alle
popolazioni colpite il nostro sia
pur piccolo aiuto. La soluzione
ci è stata offerta dai periodici
invii che la Regione Piemonte
effettua nelle zone devastate
dalla guerra. Coi fondi reperiti
con questa ed altre sottoscrizioni verranno acquistati dei medicinali particolarmente richiesti. L’acquisto avviene mediante la gradita collaborazione dell’Qspedale valdese di Torino, che
ovviamente può averli a prezzi
assai migliori.
Coll’occasione ricordiamo ai
lettori che, mentre continua la
raccolta di fondi per il Libano,
altre due sono le attuali iniziative del nostro Fondo e precisamente il Programma della lotta al razzismo del CEC (in cassa L. 250 mila) e gli aiuti al
Friuli tramite la F'ederazione
delle chiese evangeliche.
Pubblichiamo intanto un altro
elenco di offerte e la situazione
aggiornata, ricordando che esse
vanno inviate al conto corrente
pestale num. 2/39878 intestato
a Roberto Peyrot, corso MoncaUeri 70, Torino, indicando possibilmente la causale del versamento.
N. N. con simpatia (due vers.)
L. 30.000; P. Corbo (id.) 6.000;
I. Rinaldi 10.000; Scuola dom.
Chiesa valdese Bari 35.000; D.
Di Toro 50.000; G. Conti 10.000;
U. Long 10.000: M. Gay 50.000;
A. e C. Vetta 10.000; L. Magliana
3.000; R. Tamburini in mem. del
figlio 10.000; M. Jon Scotta 10 mila; G. Laetsch 5.000; R. Malan
10.000; R. Tomasini 10.000.
Totale L. 259.000; prec. 476.641;
tot. gen. L. 735.461. Versate per
Libano L. 400.000; in cassa lire
335.461.
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE a cura di Tullio Viola
Un inammissibile mercato
È quello avvenuto, poco
prima di Natale, fra TURSS di
Breznev e il Cile di Pinochet,
sia pure non direttamente ma
per interposte persone. La qua
lifica di « inammissibile mercato », che siamo disposti a far
nostra, è del segretario del Partito Comunista Francese Georges Marchais, il quale ha detto:
« “Giudichiamo inammissibile
che, in un qualunque paese, gli
uomini vengano posti di fronte
a questa intollerabile alternativa: la prigione o l'esilio e giudichiamo INAMMISSIBILE il
MERCATO a cui ha dato luogo,
tra un paese socialista e un paese fascista, la sorte di due uomini perseguitati per aver esercitato i diritti inalienabili della
persona umana".
Il segretario del PCF ha sottolineato che "Corvalan era impri
gionato in spregio ai diritti dell'uomo, per aver condotto un’azione politica perfettamente legale, e Bukovski era in prigione
per aver espresso opinioni contrarie a quelle del governo sovietico". “Noi, che siamo contrari ad ogni detenzione per delitti di opinione e alla sostituzione delle regole democratiche
della vita politica con l’arbitrio
(ha insistito Marchais), riteniamo che la liberazione di Cerva
lan e di Bukovski sia un atto
elementare di giustizia" ».
Cosi si legge su « La Repubblica » del 19.12.76. Per parte sua,
« L’Espresso » (del 26.12), nel
suo articolo di testa, così commenta:
« Si è detto, e si può consentire in questo giudizio, che al di
là di ogni considerazione politica o ideologica, rimane il fatto
che il baratto ha permesso di
ridare la libertà a due degne
persone che stavano pagando
duramente (in un lager cileno
Corvalan, e in una prigione so
cialista Bukovski) il loro diritto alla libertà di pensare e di
agirei^
Seguendo questo ragionamento c’è chi ha salutato questo avvenimento come una grande vittoria dell’Occidente (di Pinochet?) sulla concezione neostaliniana del comuniSmo. E c’è ancora chi, in nome della realpolitik, ha sostenuto che nessuna
petizione di principio può valere la libertà, e forse la stessa
vita, di due individui. Ma di quale vittoria si tratta? È una vitto
ria, l’espulsione coatta di Bukovskiy costretto ad abbandonare il paese in cui è nato, senza
aver poi la libertà di ritornarvi
com’è concesso ad ogni cittadino di ogni paese civile? Tempo
fa Andrei Sacharov, quando alcune decine di migliaia di ebrei
furono scan-ibiati con alcuni milioni di quintali di grano americano, espresse molte riserve
sulla natura di un contratto, per
tanti aspetti, vergognoso. “La
libertà di emigrare (disse) non
è che una parte di una questione più vasta. Ciò che occorre è
abolire l’isolamento del nostro
paese. Si tratta della libertà di
uscire da questo paese, della li
bertà di ritornarvi, di rifiutare
o conservare la nazionalità sovietica".
Questo è infatti il vero problema. Altrimenti la tentazione
di disfarsi di cittadini scomodi
in cambio di grano, dollari, macchine o, nella versione più aggiornata, di vittime di feroci
dittatori, renderà sempre più estraneo e incomprensibile l’universo dell’URSS.
Si dirà: è troppo facile, è troppo comodo, è soprattutto poco
rischioso, fare sfoggio di nobili
sentimenti sulla pelle di vittime
incolpevoli. Sarà anche così.
Conforta però sapere che lo stesso Luis Corvalan, quando sentì
parlare per la prima volta di
questo incredibile baratto, affer
mò di non essere d’accordo. Lui,
Corvalan, sapeva che in questo
modo si regalava qualcosa al
suo feroce persecutore e si toglieva qualcosa all’immagine del
paese in cui si ostina a credere:
l’Unione Sovietica ».
Giorgio Bocca, inviato de «La
Repubblica » (v. loc. cit.) a Ginevra, ha chiesto al matematico
Leonid PHouteh, dissidente uscito un anno fa dalTURSS: : « Secondo Lei, perché il governo
sovietico ha accettato lo scambio? ».
La risposta è stata: « Il governo sovietico ne è stato costretto
da uria combinazione di avvenimenti che lo hanno messo con
le spalle al muro. Sacharov propone lo scambio a Pinochet, costui accetta immediatamente e
intanto cresce nell'occidente la
protesta degli eurocomunisti,
per la prima volta un rappresentante del PCF, Pierre Juquin,
partecipa a una manifestazione
pro-Bukovski alla Mutualité e il
sindaco comunista di una grande città italiana, il vostro Zangheri, chiede la liberazione
di Bukovski per telegramma. I
governanti sovietici non hanno
potuto dire di no ma, ne sono
certo, lo hanno fatto molto malvolentieri ».
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