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S pet L.
Br3LI07ECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Anno XC — Num. 41
Una copia Lira 30
ABBONAMENTI
ECO
DELLE miXI VALDESI _______
I Eco: L. 1.300 per l’interno | Eco e La Luce-, L. 2.000 per l’interno | Spedir, abb. posule ■ I Gruppo I TORRE PELLICE — 14 Ottobre 19^
/ L. 1.800 per l’estero | L. 2.800 per l’estero | Cambio d’indirizso lire 50 | Ammin. Claudiana Torre Pellice ■ C.C.P. 2-17557
Settimanale
della Chiesa Valdese
Non •conformismo
Nell’iniziare la parte esortativa della sua lettera ai Romani, Paolo (cap. 12)
scrive: «Io vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio (cioè in nome
della misericordiosa opera di salvezza di Dio, di cui è stato testimone appassionato nella prima parte della lettera), a presentare i vostri corpi in sacrificio
vivente, santo, accettevole a Dio; il che è il vostro culto spirituale (o logico)».
Sulla traccia dell’antica predicazione profetica e di quella di Gesù, Paolo
ricorda l’ipocrisia, l’assurdità di un culto che sia forma religiosa e non consacrazione di tutto l’essere, di tutta la vita quotidiana. E, ad illustrare questo
culto, prosegue : « E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati
mediante il rinnovamento della vostra mente... ».
Non siate conformisti con il vostro tempo, con il vostro mondo...
Forse, dato il nostro stato di minoranza e data la nostra educazione protestante ad una relativa libertà di giudizio, ci illudiamo di essere dei non-conformisti. Pensiamoci meglio.
E’ probabile che vi sia fra noi un
certo ncn-conformismo al mondo religioso che ci circonda (per quanto
molta della nostra «polemica» spicciola sia tutt’altro che esente dal conformismo di pregiudizi): ci ripugna
nettamente una certa religiosità esteriore. superstiziosa, di massa. Ma la
cosa è ben diversa appena veniamo a
considerare i problemi del giorno, della politica, del lavoro... Quanto conformismo, allora!
Il pigro conformismo dei membri
di chiesa che — all’unisono con si
larga parte del nostro popolo — si
disinteressano della cosa pubblica,
che quasi si gloriano di non interessarsi di politica, dei fatti del giorno,
deH’evolversi ora lento ora tumultuoso della vita nazionale e internazionale. Allora l’ammonimento di Paolo
significa anche questo: non conformatevi a questo spirito dimissionario
del vostro tempci, ma assumetevi, nel
vostro paese, le responsabilità che come cittadini vi spettano, « a motivo
di coscienza» (Rom. 13).
Viceversa, in quelli fra noi che più
sentono questa esigenza, che forse
hanno fatto una scelta politica, com’è facile che questa direzione politica si sovrapponga inavvertitamente
all Evangelo, che là passione politica
— la più appassionata e sincera — si
sovrapponga - alla passione evapgqlica
della verità, anche contro la nostra
volontà. Allora, anche se si è affiliati
ai partiti esteriormente più anticonformisti, si può essere nel proprio intimo atteggiamento profondamente
conformisti ; e l’ammonimento di Paolo significa anche questo: non conformatevi alle passioni partigiane,
anche se ardenti e vive di questo secolo, non abdicate alla vostra dignità di liberi figli di Dio in ossequio ad
un qupJsiasi verbo o programma umano, ma là dove, in coscienza, sentite
di dover prendere posizione, conservate quel distacco che non è sprezzante superiorità ma coscienza, anche dolorosa ma piena di speranza,
che nessuna attuazione umana coinciderà mai con il Regno di Dio ma
può solo tendervi appassionatamente.
Qualunque sia il giornale che leg
giamo, rammonimento di Paolo è anche di non conformarci pigramente
alle idee che esso — come RAI e TV —
più o meno sagacemente ci istilla,
ma di conservare, vigile, la nostra ca
pacità ed energia di giudizio, per vagliare alla luce dell’Evangelo l’informazione che quei mezzi ci forniscono.
E veniamo al mondo del nostro la
vero. Forse che anche qui non abbonda il conformismo? Quanti datori di
lavoro cristiani sanno uscire dallo
schema tradizionale del_ « padrone »,
quanti dirigenti industriali cristiani,
malgrado gli assillanti e complessi
problemi che certo hanno di fronte,
sanno veramente intendere le ansie,
le speranze, la dignità di quanti lavorano alle loro dipendenze? com’è
facile che anche i migliori siano afferrati dall’ingranaggio spesso feroce
dell’attuale mondo industriale! E
d’altra parte, l’atteggiamento dei prestatori di lavoro è sempre esente da
un conformismo al nostro secolo, in
cui sempre più le giuste rivendicazio
ni sociali sono state intorbidate da
assai meno limpidi interessi politici?
perchè l’impressione che danno spesso le maestranze industriali, anche
fra noi (con belle eccezioni!) è spesso quella di gente cosi contratta, amara, agitata da un perenne senso di
rivolta e desiderio di rivincita? quanti operai cristiani — pur nella giusta
lotta per un lavoro in o^i senso pui
umano e dignitoso, per i compagni e
per sè — sanno conservare l’evangelica pace interiore, la serenità dello spirito che viene dal gettare sul Signore,
nella fede, il peso quotidiano? e quan
ti di loro cercano sinceramente —
senza opportunistici tradimenti verso
i compagni — di comprendere i cosi
complessi problemi deH’industria e i
problemi umani del datore di lavoro?
O ancora, in che misura l’agricoltore
cristiano si distingue dagli altri nel
suo attegiamento? non si conforma
forse anch’egli fin troppo spesso allo
spirito di scontentezza, di lamentela
per un lavoro ingrato e di poco reddito. di inquietudine ansiosa del do
mani, dimenticando la riconoscenza e
la fiducia verso il Signore che nel
suo amore fedele fa levare il suo sole
e piovere sulla terra? non è anch’egli
spesso chiuso nelle sue tradizioni,
ostile ad ogni spirito di iniziativa che
risponda alle possibilità nuove che
Dio offre, oggi ancora? (il fallimento
della Scuola d’agricoltura rimane una
macchia ammonitrice). E quante voi
te il. lavoro di impiegati e liberi professionisti è minacciato e distorto dal
conformismo dei compromessi interessati, del « tira a campare », del surménage voluto, dell’agire senza ec
sessivi scrupoli, pur di farsi un nome, una posizione, una carriera? Allora l’ammonimento di Paolo significa anche questo: non conformatevi a
questo spirito che in forme e circostanze diverse uccide la vostra digni
F. U. V. - GRUPPO VALLI
CONVEGNO
RESPONSABILI
Avrà luogo ad Agape venerdì 4 novembre. Il programma sarà pubblicato la prossima settimana.
Unionisti, prendetene nota sin d'ora !
tà di uomini che Dio ha posto a lavorare nella sua creazione; compiete
con onestà, impegno, fiducia il vostro
lavoro « per motivo di coscienza »,
cioè in risposta ad una vocazione che
Dio ha rivolto ad ognuno.
E il riposo, lo svago di noi cristiani
è forse esente da conformismi? quan
do ci infiliamo in un cinema senza
preoccuparci di che film programma
no ; quando passiamo le domeniche
ad addizionare km.; quando ci piazziamo per ore, sera dopo sera, davanti
alla TV; quando per sistema faccia
mo le ore piccole, la notte (e non per
ragioni di lavoro!); quando sceglia
mo per le ferie i luoghi del giorno, in
cui « bisogna esser stati » ; quando facciamo follie (innocenti...) per la can
zonetta del giorno che tutti ripetono
ossessivamente; quando il godimento
dell’arte in tutte le sue forme diventa
una sorta di fuga fronte alla realtà, puro estetismo... allora, è vera*
mente la nostra libertà cristiana che
ci guida in ima vera e sana distensione, o non rispunta, più spesso, un
conformismo ai gusti di massa o a
quelli di sedicenti élites, non di rado venati di un po’ , di sprezzante superiorità? Allora rammonimento di
Paolo significa anche questo : non
conformatevi a questo- secolo, che
forse come non mai ha offerto possibilità di svago, di «libertà», e in cui
tuttavia come non mai la gente si
annoia e, nell’intinto, è triste. Vivete
nell’allegrezza cristiana il riposo che
il Signore vi dà, scandendo la vostra
vita con questo segno della sua pre
senza e della sua promessa!
Nè è cosa peregrina ricordare come nei rapporti fra pastori e membri
di chiesa, fra concistori e comunità,
fra comunità e Sinodo e Tavola si infiltrino talvolta un certo antagonismo
un’ombra di sfiducia, una mancanza
d’interesse: tutti aspetti di un conformismo al clericalismo ambientale
che permea più spesso di quanto non
pensiamo la nostra mentalità. Allora
l’ammonimento di Paolo significa anche questo: non conformatevi a questa mentalità clericale, ma ogni membro del corpo di Cristo assuma con
gioia, con senso di responsabilità, con
umiltà il compito ohe il Signore gli
affida distribuendo i doni del suo Spirito per l’edificazione comune; re^ii
fra voi il fraterno rispetto reciproco.
I membri di chiesa, poi, hanno forse l’occhio specialmente affinato a riconoscere i particolari conformismi
che minacciano i potori...: l’irrigidirsi e il rinchiudeisi. in un’« ordinaria amministrazione » parrocchiale,
senza più slancio n^ toventiva ; l’adattarsi alla mentalitèiroarente drila ri-*
cerca del massimo comodo; la tentazione dell’attivismo, del disperdere in
venti direzioni tempo ed energie, dell’agitarsi e fare anziché, semplice
mente, essere.
Tutto questo (non sono che esempi) non deve spingerci a puntarci vicendevolmente addosso indici accusatori, bensì (e il cap. 12 della lettera
ai Romani sarebbe frase per frase un-a
ottima guida) a pensare seriamente a
noi stessi nel nostro mondo conformista e nelle nostre chiese conformiste. « Non conformatevi al presente
secolo, ma siate trasformati, mediante il rinnovamento della vostra mente ». « Noi — afferma altrove Paolo.
1 Cor. 3: 16 — abbiamo la mente di
Cristo » : è parola d’orgoglio? è parola di fede. Gino Conte.
Giovani Nazioni
Giovani Chiese
Lagos, Nigeria. In occasione della prot'iamaziione d’indipendenza della Nigeria
(1» ottobre) il Consiglio crist'ano di questo
paese ha raccomandato a tutti i cristiani
di « consacrarsi solennemente al serv alo
deirOnnipotente nel nostro grande paese
e al compito glorioso di edificare la nazione »; «con l’adempiere coscienziosamente i loro doveri di cittadini, con
la loro diligenza e la loro rettitudine 'n
tutti : campi della vita, i Cristian; devono
dare al paese un direzione tale che la volontà di Dio vi si possa adempiere ». Quale freschezza nella passione, un po’ ingenua, di queste giovani di ese nelle giovani nazioni!
La dichiarazione r',corda che con il 1® ot
tobre la Nigeria diventava libera, indipendente e sovrana nell’ambito del Commonwealth, e acquistava cosi la possibilità
di parlare « in nome dei suoi 35 milioni di
cittadini nel’e grandi assemblee delle nazioni n; ed espr'me la riconoscenza de; cristiani perchè tutto ciò ha potuto attuarsi
nell’ord’ne e con mezzi pacifici. Raccomanda la sottomissione allo Stato « in
tutto quello die è in armonia con la legge
del Cristo », riconosce la necessità della
separazione della Chiesa dallo Stato ma
POSITIVO
Tornando in India da New ¥ork, il
premier indiano Nehru ha sostato, in
visita, a Bonn. In omaggio al campione del pacifismo, che è pure il capo spirituale dei paesi neutralisti, ad
attenderlo aU’aeroporto non era il solito picchetto armato, ma una pattuglia della Luftwaffe disarmata. Pura
formalità cortese? o piuttosto omag
gip ad .una posizione morale ehe, pur
non condivisa, impone rispetto?
NEGATIVO
A Catania ia direzione del servizio
fiiotramviario ha dovuto istituire un
servizio di autobus per sole donne,
nelle ore di punta, in seguito ai molteplici reclami di operaie fatte oggetto di molestie «da passeggeri troppo
galanti » ( questo è il nostro linguaggio tecnico italiano; ce la sentite la
puntina di compiacimento?). Ma non
creda il Nord di poter guardare con
un sorrisetto questo Sud « galante » ;
ecco infatti che a Sanremo un gruppo di lettrici scrive a « Specchio dei
tempi » de La Stampa, auspicando misure consimili. E non saranno le sole..
anche della loro fiducia reciproca, deil.i
loro collaborazione in cordiale mesa.
Antsirabé, Madagascar. Parlando alla
Conferenza ¡Mmajricana lut^asna, riunita
ad Antsirabé, il Presidente del Consiglio
internazionale delle Missioni, Christian G.
Bacia, professore di teologia all’università di Legón (Ghana) ha vivamente protestato contro V immagine ” inesatta fino al
ridicolo ” data dalle informazioni occidentali sull’opera della Chiesa in Africa.
Infatti film, giornali, libri e altri mezzi
d’informazione hanno completamente ignorato ogni influenza della Chiesa o l’hanno
considerata una ” entità trascurabile ”, Persino visitatori stranieri, che dimostrano vivo interesse per il moto di rinnovamento che solleva tutto il continente nero,
’’sembrano pensare che le missioni cristiane costituiscono una specie di ostacolo al progresso dell’ Africa, e persino
che sarebbe stato meglio non intraprenderle mai
l! Presidente Baeta ha detto che ai
contrario grandi benedizioni sono venute
dal coraggio, dall’amore e dalla consacrazione dei missionari, che sono certo all’origine di ” ciò che ha fatto degli Africani
quello che sono oggi: capaci di affrontare
le esigenze moderne, invece di esserne disperatamente travolti Perciò egli chiede
alle organizzazioni cristiane di non restare indifferenti davanti a queste ” deliberate distorsioni della- verità.
Nel r-orsn d: altra sedute della Conferenza I delegati hanrut approvato una dichiarazione che chiede per le Chiese africane la piena autonomia e il diritto di
scegliere liberamente i propri dirigenti,
africani o occidentali. Tuttavia si riconosce che il campito dell’evangelizzazione è
tutt’altro che tetmmato, e che la collaborazione dei missionari è ancora non solo
necessaria ma sinceramente desidercOa dalle Chiese alricane. Si scongiurano pure ì
cristiani a prendere sul serio i loro doveri
di cittaaini. e a non esitare a denunciare i mali della società... anche se questo
ministero profetico costi loro sofferenze ”.
Infine le Chiese sono chiamate a preoccuparsi di pili della vita sociale ed economica dei loro rispettivi paesi. (S.OE..P.I.)
A Saint-Loup
A so.stiluire il Past. Ch. L>. Gagnebin, fi
direttore di Saint-Loup recentemenle scomparso, è stato ch'amato il Past. J. J. Tiischer, finora all’opera nella chiesa di Orbe
Partecipiamo con il nostro augurio a questo « cambio della guardia » nell’Istituto
elvetico cui siamo unit" da tanti vincoli
fraterni.
IL 3 OTTOBRE A POMARETTO
Inaugurato alla Scuola Latina
il nuovo anno scolastico
La cerimonia inaugurale dell’anno stcolastico dell-a Scuola Latina
(Scuola Media Parificata) ha avuto
luogo il 3 Ottobre alle ore 15 nell’aula del Convitto. Come sempre la cerimonia ha avuto un carattere familiare; erano presenti tutti gli alunni
inquadrati dai loro genitori, il che è
molto simpatico. Nel corpo insegnante, che è rimasto quasi immutato
(proff. Raima, Tron, Peyran per le
materie letterarie; Bussi per il disegno; Salvemini per la matematica),
abbiamo accolto, con molto piacere, la
signorina Luciana Mathieu che viene
a sostituire la sig.na Koch per l’insegnamento dell’Economia domestica.
Presenti quasi tutti i pastori della
valle ; alcuni insegnanti elementari
fra cui la maestra Pons di Prarost:no e il maestro Dosio, membro dell’AICE, il dottor Lawton della Scucia di teologia battista di Rivoli, ecc.
Presiede il Dott. Ribet di Milano
che, dopo la lettura di un passo biblico, si rivolge agli alunni esortandoli alla serietà nello studio : « Impa
rate non per la scuola, ma per la vita» onde le Valli possano riavere il
primato di un tempo nel campo dell’istruzione. Esprime la più viva soddisfazione che la Scuola Latina si trori in fase di pieno sviluppo. Il pastore Deodato parla del nuovo Convitto
di Pirierolo e della sua utilità ed elo
già, in modo particolare, il gruppo
proveniente dalla Scuola di Pomaretto ben educato e ben affiatato che
darà certamente il buon esempio agli
altri. I pastori Genre e Micol, in qualità di ex alunni ricordano gli anni
ormai lontani passati a Pomaretto. Il
prof. Ernesto Tron, lamentando la ristrettezza dei locali, sia del Convitto
che della Scuola Latina, e l’importanza che va assumendo l’istruzione media, auspica che venga al più presto
preso qualche provvedimento in merito. La preside dà lettura della relazione annua e conclude ringraziando
il « Gruppo Amici della Scuola Latina» (in particolare il comitato promotore: Sig.na Beux-Grill Itala, dottor G. Botturi, pastore G. Bouchard,
prof. E. Tron) che ha fornito i fondi
per l’acquisto di ben 20 banchi nuovi
già entrati in funzione. Un applauso
per l’ex alunno pomarino che ha regalato im pezzo di terra in vista dell’ampliamento della Scuola. Conclude
il pastore Davite con la proiezione di
un interessante documentario sulla
pesca subacquea e una gita dei membri di chiesa di Chiotti in Francia.
Le lezioni regolari si sono iniziate
il 3 ottobre. Cresciuto il numero degii
alunni: 74 lo scorso anno; 82 gli iscritti quest’anno. Provengono da Massello, Frali, Redoretto, Ferrerò, Chiotti,
Pomaretto, Perosa, Inverso Pinasca.
Dubbiane, S. Germano, Pramollo, Prarostino, S. Secondo, Pinerolo, Torino,
Susa, Venaria, Rivoli, Orsara di Puglia. Sono così ripartiti ; 30 nella I» ;
27 nella II- ; 25 nella III-. Convittori
interni 63 ( 50 alunni della Scuola Latina, i rimanenti allievi dell’Avviamento ed Elementari) più diversi se
miconvittori. Tale frequenza è la prova migliore del prestigio che l’Istituto ha acquistato, e della necessità di
provvedere ai necessari ampliamenti.
Sette giorni
GIOVEDÌ’ 6
Segni presenta alla Camera la situazione internazionale e in particolare il problema dell’Alto Adige, per cui l’Italia si
attiene agli aciordi De Gasperi-Gruber ;
fedeltà alla NATO. 11 bilancio degli esteri
è approvato con 260 si e 135 no
Mentre si cercano i 24.000 quintali spariti fra Liguria e Lombardia, continuano
ad arrivare a Geno « a tonnellate di sapone,
che era destinato a diventare clandestinamente olio « d’oliva », burro e margarina.
Tutto di prima qualità, naturalmente.
La Camera ha approvalo la mutua malattie per i commercianti, che interessa
tre milioni di persone.
Con una lieve maggioranza i bianchi
dell’Unione sudaifricana (i soli a volare)
hanno scelto la costituzione repubblicana;
è incerta la permanenza dell’Unione nel
Commonwealth.
VENERDÌ’ 7
In una conferenza stampa a New York
Kruscev chiede die subito dopo le elezioni
americane si riunisca una conferenza per
Berlino.
Alla presidenza della Federazione brasiliana è stato eletto Janio Quadros, un abile
amministratore da cui si attende la sistemazione del grandioso impulso d’industrializzazione dato da Kubitscliek al paese.
Burghiba ammonisce da Tunisi che in
Algeria potrebbero intervenire i russi o i
cinesi, magari sbarcando in Tunisia, che
non potrebbe opporvisi.
Teatrali manifestazioni di lutto nel Tirólo per i 40 anni del passaggio all’Italia
del Trentino-Alto Adige.
SABATO 8
Dopo sei votazioni, tutte negative, l’Assemblea generale dell’ONU nega l’ammissione alla Cina comunista, per que.st’anno,
su domanda americana: 42 no (fra cui l’Italia), 34 sì, 22 astenuti. « Insm-cesso sovietico a New York », intitola La Stampa; ma
nell’articolo di fondo della stessa pagina
L. Salvatorelli — che non può certo esser
considerato « di sinistra » — riconosce :
« L’assurdo del governo di Formosa, fittizio rappresentante alle N. U. della Cina,
non può durare più a lungo ».
Da fonte ufficiosa: Washington sollecita
Parigi a risolvere il problema algerino.
Settemila comizi in tutta Italia.
DOMENICA 9
Giunge notizia di nuove violenze nel
Katanga, mentre il presidente Tsohombe
minaccia di rivedere l’atteggiamento verse
il Belgio, che non ha riconosciuto il governo della regione.
Gravi disordini a Salisbury, nella Rhodesia.
LUNEDI’ 10
Clamoroso processo a Varsavia contro
alti dirigenti coinvolti in truffe e malversazioni; la legge polacca prevede anche la
pena capitale per i « crimini economici »
Lumumba, protetto dalle truppe del
rONU sfugge all’arresto ordinalo dal col
Mobutu ; questi invia al Consiglio di sicu
rezza un ultimatum, approvato da Kasa
vubu, per chiedere il permesso di proce
dere all’arresto. Continua nel Katanga la
violenta rivolta della tribù Baluba.
MARTEDÌ’ 11
Si apre la campagna elettorale alla TV.
Italia e URSS concludono scambi co-mnierciali per 125 miliardi.
Crisi alla Cogne dove 7.000 operai e minatori sono in « sciopero bianco ».
Alla denuncia dei trattati di commercio
fra le due (Germanie, da parte di Bonn,
Pankow ha risposto bloccando i traffici fra
Berlino-Ovesl e i paesi comunisti.
MERCOLEDÌ’ 12
Uno studente, nazionalista fanatico, assassina a Tokio il capo dei socialisti giapponesi.
Moro in un discorso alla TV : « Escludo
qualsiasi alleanza deUa DC con i fascisti ».
L’Assemblea dell’ONU è teatro di nuove intemperanze; una Montecitorio in
grande?...
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pag. 2
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
N. 41 — 14 ottobre 1960
•1 • ’
Proc€^ÌÌo g cinque Grandi
Postille alla prolusione del Prof. Augusto Armand-Hugon
Le idee originali suscitano discussioni, é le discussióni sono sempre la
via aperta verso la verità. Perciò ho vivamente gustato, paróla per parola, la
proldsióne del prof. A. Armand-Hugon, all’inizio delle lezioni del nostro
Cojlegio Valdese di Torre Penice.
Vorrei, brevemente, postillare la
quintuplice scelta da lui fatta, dei
cinque personaggi — simboli che, se
condo il tema che egli aveva assunto,
rappresentavano cinque idee o momenti sul cammino deU’umanità, e
che come tali possono proporsi all'attenzione degli studenti di una scuola
media, com’è il nostro Istituto.
Katuralmente, la mia postilla è relativa alla validità di un commento
qualsiasi. Perchè, come l’oratore ha
ben spiegato, trattandosi di una scelta, e di una scelta a carattere perso
naie, ima discussione che avesse lo
scopo di far recedere l’oratore dai criterii che hanno guidato la sua scelta,
sarebbe ima pura — e sciocchissima
— perdita di tempo; e del resto non
occorre molta perspicacia per sussumere che, se ci fossero stati dieci
oratori, ognuno di quei dieci avrebbe
probabilmente fatto una diversa scelta!. Sarebbe invero stato assai interessante che alla fine della prolusio
ne si fosse distribuita agli studenti
una scheda di votazione e — per
non rendere la cosa troppo difBcile —
glf si fosse chiesto di esprimervi su il
loro parere intorno a quei cinque per
sonaggi-simboli dei quali, in varie occasioni, avevano certo già sentito parlare. Ma questo potrebbe esser fatto,
se già non lo è stato, come tema di
italiano scrittoi
Debbo ancora notare che, in questo
genere di scelte, è facilissimo frainteiSere gli intendimenti di chi parla,
e "addirittura attribuirgli reconditi
pensieri. Tipico esempio di questo
fraintendimento mi pare la cronaca
pubblicata sul « Pellice », dove, ai
cinque personaggi scelti dal. Preside
del Liceo sono state apposte delle didascalie che, se bene m’appongo, non
avevano affatto relazione con la prolusione stessa. In modo speciale, mi
pare che sia stato frainteso quanto si
è detto a proposito di Leonardo da
Vinci; ma anche degli altri. Ne deduco che gli stessi jiersonaggi e simboli
possono essere esaminati da diversi
punti di vista; s^no della loro poliearica personalità o della possibilità
di... far dire ai grandi uomini del pas
sato tutto ciò Che vogliamo? In questo secondo caso, troverei pui una
conferma dell’assoluta soggettività di
questo genere di scelte tniico delle
vani ha serbato in proposito un silenzio dignitoso quanto agnostico).
Si potrebbe anche sottolineare 1_
difficoltà permanente del linguaggio
come mezzo di espressione e di comunicazione; ma si andrebbe lontano...
Di Omero, s’è voluto vedere il cantore dell uomo, dell’uomo che combatte, del guerriero. Questa sfumatura
mi è piaciuta molto. Penso che i libri
di storia per le scuole non si discostano gran che da questa impostazione
«omerica»; la storia degli uomini e
dei popoli è storia di eccidi e di guerre. C’è da esserne fieri? Non direi. La
lezione della storia dovrebbe esser
qui evidente; abbasso la guerra, le
guerre, tutte le guerre.
Mi domando se, per rappresentare
l’uomo, non avrebbero offerto materia assai più viva e perciò più calzante al proposito i tragici greci, che
espongono una religiosità umana ben
più profonda e ben più vissuta che
quella omerica. Se posso esprimermi
così, la religiosità dell’uomo omerico
è fasulla. Due umanità non sostanzialmente diverse si affrontano in
Omero, l’una in terra, l’altra nelrOlimpo. Ma dov’è la differenza? Gli
uomini si comportano come dèi, gli
dèi come uomini. Ma l’uomo ohe vien
fuori dalla tragedia di Eschilo, di Sofocle, di Euripide (particolarmente
dai primi due) ha un cuore che pulsa,
che vibra, contraddittorio, libero e
schiavo ad un tempio, convertito e
spergiuro, fedele e ribelle... Se c’è una
religiosità fuori del Cristianesimo in
quell’attesa antelucana del mondo antico, che mi commuove, essa è quella
che mi presentano i tragici greci; un
Un paio di noterei! e
Il aoistro collaboratore — le cui vivaci
e penetranti postille i lettori apprezzeranno come noi — ci permetterà di postillare le sue postille in un j«io di
punti; il che non infirma l’interesse del
suo contributo.
1. Paolo
apostolo o teologo ?
Ben d’accordo che Paolo non ambisse
assidersi fra gl’« immortali ». Meno d’accordo sulla funzione di « teologo », di sistematore della dottrina cristiana che gli
viene attribuita. La fede cristiana non è
un complesso di dottrine, è l’Evangelo
di Gesù Cristo Salvatore e Signore. Di
questo « buon annunzio » Paolo non è
stato il teorizzatore, ma l’araldo, l’apostolo. Indubniamente, egli ha potentemente e profondamente maturato (non
modi&ato nè deviato) il « fatto » di Cristo, il suo insegnamento ma soprattutto
— ed è cosa fondamentale -—- la sua vita, la sua morte, la sua risurrezione (è
questo ohe ha determinato la sua « conversione », sulla via di Damasco, la sua
fede, la sua missione). Dopo la- visione
e la chiamata rivoltagli dal Cristo risorto Paolo è un apo-stolo, alla pari con i
12, e la sua tesamonianza è parte integrante della testimonianza apostolica che
costituisce, nel suo insieme, il Nuovo
Testamento: l’Evangelo di Gesù Cristo ad
ogni creatura. Non c’è tensione nè subordinazione fra la testimonianza apostolica che ricorda la predicazione di
Gesù (di cui fa parte pure il Sermone
sul monte) e la testimonianza resa da
Paolo al Cristo risorto e alla « potenza
della sua risurrezione »: sono le varie voci del coro che il Signore stesso si è
scelto e ha lanciato nel mondo. Non c’è
un Evangelium Christi (il messaggio annunziato dal Cristo) e un (posteriore?)
Evangelium de Christo (il messaggio che
ha Cristo per oggetto), in tensione fra
di loro; c’è l’unica testimonianza apostolica che ricorda e divulga la predicazione di Cristo — annuncio del Regno che
viene — ma che ha pure colto U segreto
di tale predicazione: la persona stessa
di Cristo, nel quale il Regno si è avvicinato a noi. Sulla base di questa testimonianza apostolica non è vero che le
Beatitudini o U Sermone sul monte siano
più vitali — da un punto di vista cristiano, non genericamente « religioso » o
« morale » — che l’annnnzio sobriamente
trionfante della risurrezione in Cristo
che alita in tutto l’epistolario di Paolo.
Tutto questo r. b. non lo ignora certo ;
ma è necessario non incoraggiare la fatale distinzione — fin troppo diffusa nelle
nostre comunità — fra una presunta verità prima ed essenziale degli evangeli e
una pretesa verità posteriore e subordinata delle lettere di Paolo.
2. Pensare,
agire, credere
Non ho compreso bene in che senso
r. b. contrappone Marx e Schweitzer:
sarebbe ingiusto fare del primo un astratto dottrinario e contrapporgli l’appassionata azione del secondo;' lo stesso r.
b. afferma la profonda portata umana,
di così vasta risonanza, del pensiero di
Marx. Ho però compreso che r. b. con
trappone l’operante « profeta » di Lambaréné alla piuttosto spregiata teologia
attuale. Premesso ohe c’è un abisso fra
« fondamentalismo » e « teologia dialettica » (r. b. non parla volutamente del
« rinnovamento biblico »?), vorrei far notare pure qui alcune cose: 1) Il liberalismo teologico — di cui A. Schweitzer è
stato un notevole rappresentante — accanto ad elementi nettamente negativi da
un punto di vista cristiano, biblico (gli
esempi citati da r. b. sono più che sufficienti) ha costituito un momento di grande importanza nella storia della teologia:
la teologia attuale e futura — finché sarà necessaria — hanno ricevuto da esso
la conquista fondamentale della critica
storica ; per parte sua Schweitzer è stato
proprio il teologo che agli inizi del secolo ha riscoperto l’importanza essenziale
ohe il Regno di Dio ha avuto nella predicazione di Gesù. 2) Non sono un conoscitore approfondito del pensiero di
Schweitzer, ma per quel che so egli si è
gradatamente allontanato dalla teologia
non solo riformata ma nettamente cristiana, per avvicinarsi ad una religiosità assai simile a quella -— per fare un esempio — di Gandhi e di altri « umanitari »
non violenti. Anche la sua opera — meravigliosa — a Lambaréné va forse vista
alla luce di questa insoddisfazione per
una teologia che per lui era diventata
morta dottrina (non c’è niente di più
stantio della religione priva di Cristo Signore e della potenza della sua risurrezione!), e della ricerca di una vita più
impegnata per l’uomo. M’inchino con
rispetto assorto di fronte alla decisione
e aH’impegno di quest’uomo; ma contesto che sia diventato « medico della giungla » come « produzione » della teologia
liberale, salvo ohe... nel suddetto senso
negativo. 3) Se poi r. b. proprio vuole
ohe si contrapponga nome a nome non
esito a fare il nome di K. Barth, la cui
vita e la cui teologia è stata impegnata
in modo totale, di quel Barth che pianta
in asso i festeggiamenti del 4» centenario
dell’Università di Basilea perchè — con
una chiusura ben poco accademica, del
resto — ne erano stati esclusi i rappresentanti delle Università d’oltrecortina, o
che va fraternamente a predicare l’Evangelo ai detenuti della casa di pena di
Basilea. 4) E infine, è giusto, proprio
nel nostro tempo cosi infatuato dell’azione, contrapporle — elemento deteriore —
l’attività di pensiero e di studio? Se è
giusto e doveroso che il pensiero, e in
modo tutto particolare quello teologico,
sia impegnato (tenga cioè conto della
realtà in cui si vive, e d’altra parte non
dimentichi mai la sua responsabilità verso quanti vivono in questa realtà), non è
davvero giusto spregiarlo a vantaggio dell’azione, sia pur la più nobile e bella
e umana. Schweitzer è certo un appello
— una scheggia nella carne! — a saggiare il nostro amore per l’uomo; ma profeta dell’amore di Dio e della signoria
di Cristo nel nostro tempo è K. Barth.
La fede in Cristo è vita: pensiero e azione; non sta a noi sapere come Dio
giudicherà ogni esistenza (non dimentico
Matt. 251), ma se la vita cristiana ha
da essere testimonianza precisa resa a
Cristo, è indispensabile che un chiaro
pensiero cristiano, biblico guidi l’azione.
Gino Conte
disperato anelito verso una luce che
potrà non essere per quel mondo perduto. La religiosità d’Israele mi meraviglia, mi edifica; quella dei tragici
mi commuove... Ma sono in tre ! Quale scegliere? Ne occorre uno solo.
Per Paolo non avrei nulla da obbiettare. Porse è stato prescelto perchè tra i cinque grandi vi fosse un
rappresentante autorevole del Cristianesimo, che eliminasse la candidarura (scandalo!) di un Giovanni
Cai vino, o (scandalo aU’altro estremo!) di un Ignazio di Loyola? Eppu
re, questi due studenti del primo Cinquecento, che s’incontrano sulla scalinata del Collegio Montaigu, a Parigi (1528) per non rivedersi mai piu,
sono simboli più evidenti, a parer
mio, seppure fra loro contrastanti,
che non l'apostolo Paolo. Perchè Paolo, a voler essere sinceri, non ambisce
d esser enumerato tra i grandi. Interpellato, avrebbe risposto; «non mi sono proposto di conoscere altri che
Cristo, e Cristo crocifisso ». Si, lo concedo, Paolo è stato il più grande teologo cristiano; senza di lui, dicono i
razionalisti, il Cristianesimo non si
sareooe imposto. Bene, appunto per
questo il valore del Sermone sul monte, delle Beatitudini, si impone nel
morido anche sen^ l’apostolo Paolo
(Qui, non ho ben eapito che cosa volesse dire il commento del « Pellice »).
Segue Dante: contentino ai classici
italiani! Si poteva a degli studenti
del « classico » non parlare dell’autore del nostro massimo poema? Non
che io non mi serita italiano, o che
non ami Dante. Ma, al di là dell’altissimo Poeta, al di là del fiero politicante, al di là delle sue invettive contro preti e papi, non vedo nella sua
opera un particolare esempio di urna
nità. Umanità nei sarcasmi, nelle
apostrofi? Mi ricordo (horresco referens) di aver trattato un certo verso
dantesco, dato per tema agli studenti
della maturità classica, in ben sei modi diversi ; ma questo si può anche fare di un qualsiasi vocabolo un po’
denso di significato che si trovi là per
là nelle nomenclature del Palazzi.
Questo non è un particolare segno di
umanità.
Non Dante, ma, semmai, Shakespeare. E quale Shakespeare? Quello che,
neirotello, ha tratteggiato un detestabilissimo Jago, ma lo ha tratteggiato amandolo. Shakespeare amava
Jago. In un solo caso, che io ricordi.
Dante mostra di amare sul serio un
personaggio da lui condannato alle
pene infernali: nel canto del conte
Ugolino. Ma è un altro caso. Jago, invece, è veramente odioso, odiosissimo.
Odiato da tutti, anche da sè stesso.
Ma Shakespeare lo ama! Lo si sente,
direi che addirittura ci è rivelate.
Dante è medioevale : corrusco e inquisitoriale (che rinquisizione sia spagnuola o romana, o anche infernale,
è sempre inquisizione). Shakespeare è
già cristiano. Ama Jago come noi dovremmo amare Caino, Giuda, Hitler,
Mussolini, Stalin, Khrushchev.
Su Leonardo, non ho nulla da postillare. Ho un debole per Leonardo
da quando, ragazzo, lessi Schuré e
Mereshkowski.
Di Carlo Marx..., che vespaio! Qui
il cronista del « Pellice » non capisce
più niente, e dice che Marx « s’impone molto meno degli altri». Io direi
che dei cinque è l’unico che sta imponendosi per davvero, volenti o nolenti
gli uomini d’ogni paese! Scherzi a
parte, chi ha letto il « Capitale »? Sono contro Marx coloro che non lo
hanno letto. Chi lo ha letto non gli
si può più schierare contro. Ci si può
schierare contro Marx quando si apprende ( come riferisce « Ali », da « La
Vie Protestante») che fino al 1909 i
negri del Congo che non rendevano
abbastanza erano, dai « buoni » funzionari del Re Leopoldo, amputati di
una mano o di un piede? A conoscere
certe cose, è da stupirsi che di Carlo
Marx ne sia sorto soltanto uno (ma
sento che un lettore risponde: ma
quello basta!).
Certo, quel nome... intimidisce, odora di polvere rivoluzionaria, caccia
giù Pier le nostre vertebre un brivido
tutt’altro che onesto. Dovremmo sperimentare quel disagio davanti a Carlo Marx e non davanti a Gesù Cristo? L’Evangelo non ci turba più altrettanto? Cattivo segno. Ma se prò
prio si temono i brividi del disagio,
si poteva, al posto del fondatore del
socialismo, mettere un mite ed autorevole profeta del nostro tempxi: Alberto Schweitzer. Perfino i cattolici lo
amano: lo chiamano il San Francesco dei lebbrosi.
Un momento: dite che con costui
non sareste a disagio? Vediamo un
po'. Teologicamente, Schweitzer appartiene alla teologia oggi più screditata, al liberalismo teologico. Quella,
per intenderci, che contesta l’autenticità dei miracoli di Gesù, della Resurrezione di Cristo, e via dicendo.
Bene. Quel deprecabile liberalismo ha
prodotto dal suo seno un Alberto
Schweitzer. Capito? Si facciano avanti i corifei delle teologie impegnate,
fondamentaliste, ortodosse, dialettiche (e chi più ne ha più ne metta), le
quali, generalmente, ai nostri giorni,
non degnano di uno sguardo il liberalismo teologico. Si facciano avanti,
se hanno da far vedere un nome più
grande di quello del « medico della
giungla ». r. b.
PRESEWAMO IL FASCICOLO DI SAGGIO
Verso il nuovo Innario
E' uscito il fascicolo INNI NUOVI PER L'INNARIO CRISTIANO,
in formato piccolo, tascabile, che
potrà pertanto essere inserito nel
l’innario personale, fra l’inno 330
e la copertina. Lo si trova inoltre
in formato grande, per armonium.
’Terminato o quasi il lavoro di revisione dell’attuale innario la Commissione si è trovata a dover affrontare la seconda parte del suo compito : redigere un numero sufficiente di
inni nuovi per integrare i vecchi, in
modo che il nuovo innario sia simile come formazione al nostro Psaumes et Cantiques e lo supjeri piossibilmente. Questa parte del nostro lavoro è difficile e lunga: se è facile
per quanto riguarda le musiche, uguali per tutte le lingue, è difficile per
quanto riguarda le parole, da tradurre dal francese inglese e tedesco, o
da creare sulla base di versetti biblici, salmi, ecc.
Un campionario degli inni nuovi
finora redatti ; ecco il fascicolo sopra
menzionato, con 41 inni: la loro scelta dimostra quali criteri ha adottato
la commissione per quella parte dell’innario nuovo che sarà composta di
inni sinora non conosciuti se non dall’innario in lingua francese.
24 inni sono corali luterani e moravi; 8 sono salmi ugonotti; altri 3
sono melodie di risveglio, scelte fra
quelle che non hanno assolutamente
carattere troppo leggero e «mondano»; infine 1 melodia è di autore vivente, già n. 203 deH’irmario, ma qui
restaurata, col consenso delTAutors
nella sua linea melodica originale.
Alcune di queste melodie sono già
note almeno alle Valli, dove sono state cantate alle feste di canto degli
ultimi anni, ed anche perchè sono
contenute nelTinnario francese. Ne!
fascicolo gli inni non sono ancora disposti per argomento; ciò verrà fatio quando si pubblicherà l’innario
nuovo completo e si dovrà studiare
sia un ìndice ben fatto, sia Timpagi
nazione tecnica.
Pochi sono gli inni «popolari» nel
fascicolo: è logico che noi desideriamo farvi conoscere ora più che altro
i salmi e corali, che nell’innario sono
cosi, trascurati: nel futuro Innario dovrebbe esserci un buon equilibrio fra
gli inni popolari e quelli classici.
Vari inni sono sdoppiati, cioè hanno due o tre testi con la medesima
melodia: così, imparandone uno, si
finisce per impararne due o tre, e si
arricchisce il patrimonio di canti sacri delle nostre chiese. Anche gli in
nan. delle chiese estere seguono que
sto princip^io.
Di alcuni inni sarà abbassata la tonalità, per facilitare il canto della
melodia a tutti, dato che ormai è assai raro trovare uomini che cantino
le «parti» di basso e tenore.
Alle corali converrà alzare la tona
lità per le loro esecuzioni speciali. I
coristi troveranno una bella agevola
zione nel fatto che le parole di 2 o 3
strofe sono scritte fra le righe musicali, come nello Psaumes et Cantiques.
Concludendo, la commissione rivolge un appello
Alle Corali: studiate a 4 voci gli in
ni del fase, che vi piaceranno di più
(oltre a quelli indicati per la Pesta
di Canto) ma cercate di imparare a!
più presto tutte le melodie, passan
done una per sera a tutte le prove
settimanali della corale.
Agli organisti; eseguite più spesso
che potete (S. Cena, per esempio)
queste musiche, sia per rendervene pa
droni voi, sia per renderle abituali al
le comunità.
Ai Pastori: introducete il fascicolo
nell’uso pratico della comunità facendo studiare gli inni ai bambini della
S. D., alla Corale, alle varie riunioni
di signore; corali e bambini potran
no eseguirli durante Tinterludio, al
culto, e successivamente potrete indicare inni nuovi all’assemblea, magari
con breve spiegazione del testo (alle
riunioni quartierali anzitutto). E non
abbiate paura di indicare la stessa
melodia per 4 domeniche di seguito ! *
Nelle visite della Comm. canto sacro alle corali (visite di cui si parla,
ma che pochi richiedono...) potranno
essere illustrate queste ed altre cose
relative al nuovo innario. Si conta
sulla collaborazione di Pastori e Co
raii perchè questo non abbia ad es
sere ij frutto del lavoro di pochi, ma
di tutta la Chiesa. F. C.
TEMPO DI DIO
« Dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù
si recò in Galilea, predicando l’Evangelo di Dio e
Á, y jO dicendo: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è
illallO I. ll-JO v'iciiio; ravvedetevi e credete aU’Evangelo.
« Or passando lungo il mar della Galilea, egli vide
Simone e Andrea, il fratello di Simone che gettavano
la rete in mare perchè erano pescatori. E Gesù disse
loro: Seguitemi e io farò di voi dei pescatori d’uomini. Ed essi lasciate subito le reti lo seguirono »
« Il tempo è compiuto » : è giunto cioè al momento che Dio ha stabilito. Ma Gesù non annunzia un tempo qualunque. Egli porta il tempo
di Dio, cioè della grazia, delia pienezza della gioia e della salvezza, il
tempo in cui Dio regna e l’Evangelo è annunziato agli uomini.
Quando Gesù ha detto questo nessuno conosceva ancora questo
Evangelo e questo tempo di Dio, ma soltanto quello degli uomini.
C'è il tempo di Erode Che non .«oltanto teme, ma che apprezza Giovanni Battista e che non ostante questo lo perseguita e lo uccide.
C è il tempo della nostra civiltà atomica il cui avvento' è stato ricordato qualche mese fa dal quindicesimo anniversario della distruzione
di Hiroscima. Una strana civiltà il cui natale non è giorno di gioia,
ma di lutto! In essa gli uomini diventano sempre di più schiavi delle
loro creazioni e la tecnica ed il progresso inevitabili sono sempre più
padroni anche degli uomini che li hanno suscitati. In essa la violenza
è diventata la normalità sotto Tinsegna del fungo atomico la cui potenza si misura in megaton (misura che corrisponde all’energia sviluppata dall esplosione di un milione di tonnellate di tritolo).
C’è il tempo dei discepoli, del trin tran giornaliero necessario e senza
grandi speranze. Nel Vangelo di Luca si precisa che i discepoli avevano
pescato tutta la notte senza prendere nulla. E noi non siamo molto diversi dai discepoli con il nostro lavoro che non conclude più del loro,
con quel senso di vuoto che angoscia tanti nostri contemporanei e forse
noi stessi, con i segni chiari del fallimento della nostra civiltà e della
colonizzazione nei paesi di colore.
In questa situazione nostra, come in quella dei discepoli, Gesù Cristo ha portato il tempo di Dio.
Esso rivela Tmutiie malvagità di Erode e l’inutile durezza dell’èra
atomica e spaziale, e riscatta la fatica vana dei discepoli ed il nostro
vuoto affannarci.
Questo tempio pieno e verOj^ in cui .si fanno delle c.se non inutili;
che è venuto nel mondo perché vi è venuto il Signor Gesù Cristo e lo
ha portato con la sua persona, io mantiene presente nella Chiesa con
il suo Spirito e lo manifesterà nel giorno della venuta del suo Regno,
è annunziato nel nostro passo con un doppio invito:
Ravvedetevi, che significa: cambiate ai mentalità, di modo di vedere e giudicare le cose. Riconoscete la vanità delle opiere ohe compiete
e delle pretese che cullate in seno, la vanità della vita di pnte che
pianta alberi che saranno bruciati e case che crolleranno un giorno, che
fonda delle famiglie che la morte dividerà, che nutre degli affetti che
saranno rotti, che edifica una civiltà che la conduce verso la distruzione.
Ravvedetevi : cambiate il modo con cui avete finora considerato tutte
queste cese come le realtà vere, importanti, durature; ravvedetevi e riconoscetele per quel che valgono, per la vanità di cui sono intessute, per
il vuoto su cui sono co.stituite.
E credete alTEvangelo, al buon annunzio che il regno di Dio si è
avvicinato, che il tempo di Dio è giunto per riscattare la nostra vita che
altrimenti è inutile, per iluminare il nostro tempo oscuro, per salvare
la nostra generazione che ha vissuto la tragedia di Hiroschima, che
vive quella di Algeria, del Congo e tante altre.
E questa pienezza di vita, questa esistenza che vale la pena di essere vissuta la troviamo mettendo in pratica l’altra parola di Gesù che
è riportata dal nostro testo : « seguitemi ».
Impegnati con Cristo ad annunziare ed a vivere del suo regno i
pescatori che avevano inutilmente faticato la nottata intera sono dive;
nuti pescatori di uomini, gente che ha avuto un’importanza di prime
piano nella storia del mondo e della salvezza che Dio ha preparato per
tutti gli uomini.
« Seguitemi » dice il Signore anche a noi, oggi, a noi che viviamo
in una generazione di gente che spesso non sa perchè vive e dove sia
condotta.
« Seguitemi » ed anche il nostre tempo minaccioso ed inutile sarà
reso pieno, vero e quindi gioioso dalla presenza di Dio, dalla nostra risposta alla vocazione che Egli ha preparato per noi da ogni eternità
e che oggi ci rivolge ancora nella sua grazia e misericordia. F. Davite
3
14 ottobre 1960 — N. 41
L’ECO DELLE VAIXI VALDESI
pag. 3
Teologia del laicato scritta da un laico
LA PARTE DIMENTICATA
Suscita sempre una certa diffidenza la parola « teologia » in quelli che si sono raramente accostati a ciò che, indica, ed è
circondata da una certa aureola di mistero
per quelli che non vi si sono mai accostati: subisce un po’ le sorti comuni anche
alla parola « filosofia ». Credo che i sentimenti di cui sopra si accentuino ancora
quando i lettori vedranno che ai tratta di
una teologia del « laicato », perchè di solito le due parole sono in antitesi: dove
c’è teologia non c’è laicato e viceversa.
Ed è in parte contro questa prevenzione
che l’autore di « A Tlieology of thè laity »,
uscito recentemente nella traduzione italiana, si è preso la briga di scrivere e pubblicare un libro.
Si parla spesso di rivalutazione del lavoro dei laici nella Chiesa, ma Hendrik
Kraemer si è reso conto che un lavorò
svolto secondo una più o meno bene impostata praticaccia non riuscirà mai ad inserirsi organicamente nella missione della
Chiesa ma rimarrà sempre un qualcosa di
fluttuante ed irregolare. Perciò è necessaria una teologia del laicato : non solo e
non tanto una teologia per il laicato, adatta ad informarlo sul pensiero dei teologi
di professione in modo accessibile, ma
una teologia che metta in evidenza quali _
sono le prerogative, i compiti e le possibilità dei laicato alla luce dell’Evangelo, come esiste una teologia sugli stessi argomenti riferita al « clero » o, se preferiamo
ai pastori. Ed è soddisfacente che il Kraemer sia un laico, perchè in questo modo
sfuggo al rischio di essere accusato sia di
volersi scaricare del suo lavoro sulle spalle dei poveri laici che hanno già tanto da
fare, da parte dei conservatori; sia di voler continuare a conservare certe prerogative e ceni onori al clero, da parte dei rivoluzimiari troppo estremisti.
La jtresa di coscienza anche da parte
cattolica del valore del laicato ci spinge,
d’altronde, a considerarne i punti di vista
nuovi e a discuterli. 11 Kraemer cita spesso i « Jalons pour une théologie du lai'cat »
del Padre Yves M. J. Congar, pubblicato
nel 19,i3, per cui la sua opera ha da considerar-si di notevole utilità anche in questo campo.
Do])o un’acuta disamina storica della valutazione del laicato in cui è messo in evidenza il posto che hanno avuto i laici nella
storia della Chiesa — si citano nomi come
Terluìliano, Cipriano, Agostino, per l’antichità cristiana e come Calvino per l’epoca della Riforma — l’autore si sofferma
ad esaminare il processo di clericalizzazione verificatosi non solo nella Chiesa
Cattoliia, dove ha raggiunto la massima
spudoratezza, e nella Chiesa Orientale, ma
anche nelle Chiese riformate, ad eccezione
di certi movimenti settari. Contemporaneamente si è sviluppata una ecclesiologia,
una concezione della Chiesa in parte volta
a scusare questo stato di cose. Perciò, per
impedire che « teologia del laicato » sia
una .semplice appendice più o meno importante alla teologia generale e tradizionale, è necessario rivedere l’intera ecclesiologia; e, per conseguenza, se si vuole
ridare al laicato la sua posizione ed il suo
valore, è necessario riformare la Chiesa :
e veramente di riforma parla U Kraemer.
E’ necessario, in sostanza, comprendere la
dinamicità della Chiesa — una avventura
sempre rinnovata.
In questa prospettiva il nostro imposta
quello che potrebbe dirsi il suo saggio di
teologia del laicato, che non ha la pretesa
di essere esauriente ma che vuole comunque dare un contributo valido all’esàme
del problema.
Poiché non è possibile in una recensione
dire tutto quello che si dice nel libro, mi
limito a rilevare alcuni aspetti della teologia del laicato come la imposta il Kraemer.
Innanzitutto il fatto che la Chiesa in cui
è dato ai laici il posto che loro compete è
missione; noi pensiamo di solito che la
Chiesa ha delle missioni, molto lontane,
là dove ci sono gli elefanti, come argutaimente ai esprimeva qualche anno fa il
compianto pastore Peyronel alla riunione
del Colle delle Fontane, ma non pensiamo
che l’essenza stessa della Chiesa sia la
Missione, nemmeno nei che 'abitiamo in
una terra da evangelizzare, perchè per noi
la missione è quasi esattamente quello che
fanno i pastori nei confronti dei laici;
invece tutta la Chiesa deve essere missione, nel suo pastoratò e nel suo laicato.
La Chiesa anche è un Ministero: non solo ha un Ministero nei suoi pastori, ma è,
anche nel suo laicato. Ministero e, di questo passo, è diakonia, servizio, nel senso e,
soprattutto sul fondamento della diakonia
di Cristo, il Servo sofferente per eccellenza. E questo contribuisce a sventare il rischio di vedere nel Cristo solo il famoso
muntis triplex: sacerdote, re, profeta, trasformandolo in munus quadruplex: diakonos, .sacerdote, re, profeta. In questo senso la teologia del laicato ha una ripercussione anclte sulla cristologia; proprio per
questo è un fatto nuovo ma assolutamente
urgente.
Queste possono sembrare considerazioni
teoriche e un pochino difficili per chi non
è abituato ai termini tecnici, le quali non
hanno nessuna importanza pratica, ma il
Kraemer aggiunge anche le conseguenze
nella vita della Chiesa e nella testimonianza della stessa nel mondo, senza tralasciare le « nuove vie » possibili per un ripristino del valore del laicato e, perciò, per
¡ una nuova vita della Chiesa,
i La Chiesa in cui si dà il dovuto valore
al laicato è necessariamente una Chiesa cari.smatica, cioè una Chiesa che vive dei
doni dello Spirito Santo come sono enumerati in I Corinzi 12, aspetto messo in
evidenza come si conviene, oggi, solo da
sette, con gli elementi settari che, naturalmente, non si possono accettare. Perciò
una Chiesa laica non è una Chiesa in cui
tutti, sono dello stesso colore, pastori e laici, senza alcuna differenziazione, ma in
cui le differenziazioni sono quelle relative
ai doni di ciascuno e non, in certo modo,
alla casta.
E’ da notare ancora che nella Bibbia la
parola greca « laos », da cui deriva « laico », indica il « popolo » di Dio, nella sua
interezza, compresi i sacerdoti, e che
« Kleros », donde deriva « cIcto », indica,
non una classe « scelta » dagli altri, dagli
uomini comuni, ma tutti gli uomini « scelti » da Dio, perciò è giusto nell’essenza affermare che tutti i cristiani sono il laicato — popolo — di Dio e che tutti sono
il clero — eletti — di Dio.
Queste, alcune delle osservazioni del
Kraemer. Tutte sono di un interesse immediato per la nostra Chiesa dove, da una
parte abbiamo un laicato pigro e disimpegnato in modo impressionante, ma dall’altra è triste il dover riconoscere che anche membri del corpo pastorale non sollecitano o addirittura rifiutano il lavoro
laico. Certo, i laici dovrebbero lavorare
anche senza che i pastori fossero sempre
intenti a sollecitarli, ma bisogna essere
realisti e considerare che per decenni certi
lavori sono stati svolti dai pastori e che
sembra volerli spodestare dalla loro carica l’essere troppo zelanti: tanto per fare
un esempio, ci vuole un certo fegato anche
in un laico impegnato, per andare dal
proprio pastore e dirgli: a Domenica predico io » o : « La tale riunione la faccio
io ». Se si pensa alla polemica ospitata
dalla « Luce » due anni fa contro una liturgia adottata in una comunità valdese
che allargava la partecipazione laica allo
svolgimento del culto, tanto per non citare casi privati che non farebbero che alimentare pettegolezzi, si rimane un po’
scoraggiati nei tentativi di lavoro laico.
Non possiamo fare a meno, dunque, per
un aggiornamento della nostra Chiesa in
tutti i suoi membri, di auspicare che il
Kraemer sia letto e meditato: non si tratta di una lettura più o meno dilettevole
o utile per essere aggiornati su un problema di più e poter esprimere la propria
opinione facendo bella mostra di ciò che
si sa, ma del richiamo su di un problema
la cui soluzione è questione di vita o di
morte. c. t.
HENDRIK KRAEMER - La parte
dimenticata - Trad. di Nella Grep.
pi, con pref. di Tullio Vinay ■
Claudiana - Torre Pollice - 1960 •
L. 400.
IL MINISTERO CRISTIANO E LA DONNA^ 3
Alcune note sui ministeri
detti “femminili,,
Concludiamo la pubblicazione dell’artico'.o delle Sig.na Barót, com;.orso su
a Communuuté des disséminés » (Juillet 196*!). A coloro che volessero ulteriormente meditare il posto della donna credente nella chiesa e nel mondo, indichiamo
fra l’altro gli studi di Charlotte von Kirsclibauni : « Découverte de la femme. Les
bases biblUiues et théologiques d’une éthique réformée de la femme », Genève 1961,
e di Odette Grosjean-Darier: & La femme
protestante dans la société », Genève 1952.
Malgrado le autorizzazioni, poche
donne hanno finora chiesto di entrare nel ministerio pastorale. Tale compito sarebbe troppo schiacciante per
una donna? le sue forme tradizionali
troppo maschili? E’ ancora troppo
presto per dirlo. Non pare comunque
da temere un’invasione massiccia.
D’altra, parte, come l’avevamo constatatC' nella prima parte di quest’articolo, le chiese moltiplicano i posti
di ausiliari femminili. destinate ad
I lettori ci se
Presidenti
e sovraintendenti
Ho letto con interesse quanto scritto sull’Eco circa l’awenula riforma distrettuale
dal past. Geymet, dal Sig. Long e dal past.
Rostan, e mi è parso di cogliere tra le righe di questi scritti un qualche dubbio e
taluna perplessità, specie in merito ai rapporti che dovranno intercorrere tra « sovraintendenti » e « Presidenti delle Commissioni distrettuali ».
Tali dubbi, a me sembra, possono ritenersi superati dalle considerazioni contenute nell’articolo del past. Geymet (Eco
30 ®ett.) laddove egli precisa che « un anno di esperienza ci aiuterà a chiarire le
idee », confidando che « l’avvenire ci mo
strerà il giusto equilibrio tra le varie esi
genze ». Non resta, a mio avviso, che fare
affidamento sulle nuove possibilità offerte
alla Chiesa dall’avvenuta riforma, per at
tuare una valida collaborazione tra i « con
siglieri ecclesiastici » (Statuto Tavola, a
III) a cui la Tavola ha affidata la cura di
rappresentarla presso le Commissioni Di
strettuali ed i Presidenti eletti dalle Con
fetenze e gli altri membri delle Commis
sioni. E qui torna opportuno valutare quan
to la Tavola ha deliberato nelle sne ultime
sedute circa l’attuazione provvisoria delle
disposizioni sinodali del 1960, in attesa che
— come ha giustamente ricordato il past.
Roistan — il Sinodo elabori il nuovo testo
di taluni articoli dei R. O. La Tavola, in
armonia col deliberalo sinodale, ha infatti
da un lato precisalo le funzioni ecclesiastiche che sono proprie dei Presidenti e del
le Commissioni Distrettuali e quelle invece
riservate ai suoi « consiglieri ecclesiastici »
perché di pretta natura amministrativa e
perciò rientranti nella competenza esclusiva della Tavola; dall’altra ha previsto
che gli ex sovraintendenti « siano d’ufficio membri delle Commissioni distrettuali
con voce consultiva » (A. T. XXXVII - 262
del seti. 1960).
Questo inserimento di una rappresentanza della Tavola nelle Commissioni distrettuali non mira a far si che ogni cosa proceda come prima insabbiando la avvenuta
riforma, tutt’altro ; esso tende ad attnare
una efficace collaborazione tra la spinta allo
svilnppo dell’azione ecclesiastica die proviene dalle Chiese, dalla Conferenza e dalla Commisisione di Distretto e quell’organo
al quale la Chiesa tutta (il Sinodo) ha affidato la responsabilità della gestione economica e la direzione degli affari amministrativi: la Tavola. Tale lavoro in équipe, che
a ieri non aveva modo di espandersi, trova ora, nella delimitazione delle competenze e delle rispettive responsabilità, la sua
naturale veste e potrà dare i suoi frutti. E
siano gli uomini artefici delle cose; le norme da sole non poBspno se non dar loro
una occasione felice di manifestare i loro
intenti, la loro volontà, le loro capacità.
L’avvenuta riforma distrettuale non ha
creato nuovi comandanti, nè nuove gerarchie; neppure dei « Capi Distretto », voce
che non ricorre nei nostri R. 0. e che bisogna bandire dalle nostre menti, perchè
Ordinamento
distrettuale
Più di dodici anni or sono proposi al
Sinodo alcune modificazioni al regolamento delle Conferenze Distrettuali, nella certezza che con tali modificazioni un maggiore impulso avrebbe avuto l’opera di
Evangelizzazione. Avevo assistito a più di
una Conferenza Distrettuale ed ero rimasto colpito, come non corrispondessero al
loro scopo.
Se non era il loro mandato di dover
elèggere delegati laici al Sinodo sarebbero
cadute nel dimenticatoio e nessuno se ne
sarebbe accorto, e sarebbe, rimasto stupito
nel vedere che nei nostri regolamenti un
capitolo intero di 12 articoli tratta dei Distretti e delle Conferenze Distrettuali.
Proponevo l’aumento del numero dei
Distretti secondo i bisogni e le caratteristiche delle varie regioni, l’elezione del
Presidente ed almeno due riunioni l’anno,
una prima e una dopo il Sinodo.
La questione che mi pareva così semplice e la cui soluzione portava ad un
così manifesto utile all’opera della Chiesa,
sollevò un sacco di dubbi e di opposizioni
e si è strascicata fino ad oggi.
Si poteva sperare che in questo frattempo
in cui l’attenzione era volta alle Conferenze Distrettuali, si vedesse nelle medesime
una maggiore attività o, per lo meno, aumentato il numero dei Distretti, secondo i
bisogni deU’opera. Ma questo non è successo.
Con sorpresa da due anni si è visto un notevole risveglio nell’interesse della questione, e si poteva sperare che questa volta il Sinodo la risolvesse in pieno. Ha preferito invece trascurare molti particolari
della questione ed ha preso la rincorsa con
tanta vivacità che ha saltato tutti gli ostacoli ed è giunto alla meta deliberando che
i Presidenti delle Commissioni Distrettuali saranno nominati dalle rispettive Conferenze, entro il mese di ottobre 1960.
Ha deliberato poi che il Seggio nomini
una Commissione che prosegua lo studio
con particolare riferimento ai rapporti fra
Commissione Distrettuale e Tavola e alla
composizione della Tavola stessa.
La questione co.n si sposta dalle Conferenze Distrettuali alla composizione della
Tavola col rischio di trascurare la sistemazione dei Distretti.
Sarebbe stato opportuno che tale Commissione sulle cui spalle pesa una forte responsabilità fosse stata nominala dal Sinodo
stesso. Questo dovrebbe valere per tutte
le Commissioni di una certa importanza.
Per rimediare alla anomalia della situazione presente, rispettare il regolamento ed
ubbidire alle disposizioni del Sinodo sarebbe opportuno che le Conferenze Distrettuali votassero quest’anno i Soprintendenti a loro Presidenti.
Dott. L. Rochat
A proposito
di un nuovo Innario
Abbiamo letto con sommo piacere e
interesse l’articolo critico del Sig. Adriano Donini comparso sul n. 18 de « La
Luce » del 9 ottobre. Approviamo loto
corde le sue obbiezioni ed i suoi ragionamenti ; anche noi troviamo strano che
si parli di eventuali eliminazioni di inni quali p. e. il n. 271 I. C. ed il n.
263 e tanti altri melo'diosi come il 198
e 205 vibranti di devozione religiosa. Lo
attuale Innario conta jltre 300 Inni e non
crediamo di esagerare asserendo che un
buon terzo sono ancora sconosciuti dalle
nostre Comunità. Pèrchè dunque voler
affrontare .spese ingenti per un nuovo
innario, tenuto conto della disastrosa situazione finanziaria della nostra Chiesa?
Vi sarebbero altre spese più utili ed urgenti da affrontare.
Se si lanciasse un referendum a tutte
le Comunità pro e contro questa innovazione, non crediamo di errare affermando
che forse o senza fo.rse i tre qnarti voterebbero contro. Speriamo che altri più
di noi competenti e forse più ottimisti
interloquiranno in merito a tale importante questione. Giov. Vicino.
Pensiamo non sia giusto giudicare il
futuro Inrutrio esclusivamente in base al
fascicolo di saggio: esso contiene infatti
— ci pare .— in misura prevalente proprio inni di quel periodo cinque-secentesco che sono quasi assenti nel nostro
'.binario attuale. Ciò non significa che
tutto il nuovo Innario avrà questo carattere. Del resto, rimandiamo alle chiarificazioni del Ma Corsani, in 2« pag. La
discussione avviata sui nostri periodici intorno al nuovo Innario e al canto sacro è
comunque assai utile e interessante.
red.
di Capi nella Chiesa ve ne è uno solo. E’
stato solo data a ciascuno l’opportunità
di assolvere i propri compiti con rinnovato
spirito di collaborazione e serenità d’animo per lo sviluppo di un’opera comune.
Non è forse vero che è dalla buona volontà e dall’ossequio di tutti alla volontà
sinodale che « il nuovo ordinamento potrebbe as'Snmere concretamente la sua figura?». Dalla salutare esperienza di questo primo anno, il Sinodo venturo e la
Commissione dei regolamenti, die dovrà
aipportarne il progetto, trarranno gli spunti per quelle poche modifidie che si renderanno necessarie al testo di qualche articolo di regolamento.
Le perplessità sulla portata della riforma
e .sulla « procedura seguita dal Sinodo »,
mi sembrano fuori tempo (proprio sul piano procedurale) e destituite di ogni fondamento nel merito. In riferimento aU’arti'Colo votato dal Sinodo 1960 si è fatto richiamo ad un « contrasto con lo Statuto
della Tavola e con i R. O. ». Orbene nello
Statuto della Tavola non si fa menzione
di « sovraintendenti », nè di Commissioni
distrettuali ohe debbano esser presiedute
da componenti la Tavola. AR’art. Ili si dice solo die la Tavola, tra gli altri, è composta « di un numero di consiglieri, parte
ecclesiastici e parte laici, determinato dai
Regolamenti ». Consiglieri quindi, secondo
10 Statuto, e non «sovraintendenti»; ed
in numero non prefissalo dallo Statuto nè
dalla Costituzione ecclesiastica. Se so ancora leggere un testo normativo comprendendovi qualcosa, il presuto contrasto di norme non aippare nè nell’art. Ili, nè in alcun
altro del detto Statuto!
Quanto ai R. O. non v’è contrasto nè
conflitto di norme con l’avvenuta modifica
distrettuale. Non con l’art. 48 die tratta
della composizione ddle Conferenze, nè
col 57 che parla di elezione della Commissione distrettuale da parte della Conferenza. Nei R. O. si trovano solo gli arti. 58
e HO ohe precisavano: l’uno, che la Commissione distrettuale doveva essere presieduta da mi membro della Tavola, l’altro
che la sovraintendenza di uno o più distretti era affidala ai membri della Tavola che
fossero pastori ; mentre le funzioni di tali
sovraintendenti non sono stabilite dai R.
O-, ma di volta in volta fissate dalla Tavola (art. 110 cpv);. e ciò essa ha fatto andie neUa presente circostanza.
Orbene le disposizioni contenute nei detti arti. 58 e llO (anche se gli stessi sotto
l’aspetto letterale-formale trovami ancora
nei R. O.) sono siate cambiate appunto dall’articolo votato dal recente Sinodo. Non
si tratta quindi di contrasto di norme, nè
di incostituzionalità .— come taluno ha ventilato — ma di mutamento legislativo e di
sostituzione di norme in via provvisoria in
attesa che il prossimo Sinodo emani la
nuova stesura letterale dei suddetti articoli 58 e Ilo. Questa è la prassi seguita
da vari anni dal Sinodo, il quale mentre
vara una riforma di struttura con un dato
SUO articolo (che ha valore cogente pari a
qualsiasi altro articolo di regolamento per
11 suo aspetto formale e sostanziale) si riserva di operare letteralmente la sostituzione degli articoli dei R. O. che per via di
quella data delibera han perso di efficacia
e non pos.sono più oltre trovare applicazione, alla sua prossima sessione, per dar
tempo alla Commissione dei regolamenti
di preparare i nuovi testi coordinando con
esisi altri eventuali articoli cointeressali.
I predetti articoli 58 e 110 stabilivano
l’agganciamento delle funzioni di Presisidente della Commissiene distrettuale (a.
58) e di sovrainlendente (a. 110); il nuovo
articolo sinodale ha invece stabilito lo
sganciamento delle due fmizioni affidandole a persone fisiche diverse. Dov’è il contrasto in atto nella legislazione vigente?
Dove l’irregolarità procedurale? Non si
tratta di contrasto, ma solo di superamento di norme; e ciò si verifica sempre
quando la norma vecchia viene sostituita
da una nuova che regola in modo diverso
la stessa materia. La vecchia norma rimane priva di efficacia perchè la nuova è
entrata in vigore. Disapprovare la procedura seguita dal Sinodo richiamandosi ad
un presunto vigente contrasto di norme è
del lutto fuori luogo e fa pensare a ritorni
sul merito che risultano, oltre tutto, inopportuni nell’iiiteresise del buon andamento
e della attuazione di quelle « norme provvisorie » che la Tavola ha indicate all’osservanza di tutti.
Gioar.io Peyrot
aiutare il pastore per l’insegnamMito,
il diaconato, il lavoro fra la gioventù,
eoe... Una preparazione ed una ctanpetenza sempre più approfondite e
specializzate sono richieste a queste
ausiliari. La maggior parte delle donne che vi si dedicano sarebbero pa
stori o sacerdoti se fossero uomini.
Entrare in questi ministeri ausiliari
significa per loro la stessa qualità di
consacrazione personale che se si
trattasse di un ministero completo.
La maggior parte, del resto, continuano a vita questo ministero, poiché si
condannano 'più o meno inconsciamente al celibato, assorbendosi totalmente nel loro compito professionale.
Tuttavia, il loro lavoro è raramente sanzionato da ima consacrazione
(ordinazione). Rimangono impilate
laiche della Chiesa, anche quando si
qualifica il loro lavoro come «ministero femminile» per riguardo verso
la loro consacrazione al proprio compito o verso la loro formazione teologica, sempre più spesso uguale a quella dei loro « superiori» maschili. Certo, c’è sempre la possibilità ohe esse
si sposino, e abbandonino cosi il lorc
laverò. Altre con gli anni cambiano
tipo di lavoro, e il loro «ministero»
non è definito e continuo come quello pastorale. E tuttavia, come sostenere, assumere queste donne in un
modo responsabile? Per gli uomini la
consacrazione pastorale è promessa
di grazia particolare, U segno dell’entrata in una fraternità e una garanzia di esser presi a carico a vita dalla
Chiesa. Come sanzionare i ministeri
ausiliari in generale e quelli detti
femminili in particolare?
La Chiesa d’Inghilterra, e al suo
seguito la Chiesa deU’India del Sud.
ha risposto a questo problema istituendo un ordine di diaconesse, l’appartenenza al quale è segnata da una
ordinazione ricevuta dalle mani del
vescovo. L’ordine è apierto alle donne
che desiderano servire la Chiesa a
vita e che hanno una formazione precisa e specializzata per questo, senza
precisare quali forme assumerà il loro
lavoro e senza escludere la possibilità
di riacquistare la loro libertà in caso
di matrimonio. L’ordine è esclusivamente femminile.
Però finora poche donne hanno trovato la loro via in questa direzione e
utilizzano con disagio sempre crescente il vocabolario tradizionale ohe
parla di «ministeri femminili». E’ realmente giusto parlare di «ministeri
femminili», di un ordine femminile?
Non ci sono ministeri maschili e ministeri femminili, ma tutt’al più dei
ministeri generalmente esercitati da
uomini e ministeri generalmente esercitati da donne.
CONCLUSIONE
Alla domanda posta all’inizio di
questo articolo : l’ammissione delle
donne al ministero della Chiesa è dimissione davanti alla pressione del
mondo o segno di rinnovamento? è
chiaro che il Consiglio ecumenico delle Chiese non può dare una risposta.
Spetta ad ogni chiesa di prendere la
sua decisione. Personalmente credo
che nessuna chiesa potrà evitare che
il problema si ponga, un giorno o l’altro, anche per lei, e scartarlo senza
un serio esame teclogico è pericoloso.
Si vorrebbe già sapere se l’esperienza è buona, e concorre al bene della
Chiesa e all’efficacia della sua missione. Per il momento, le rare donne ammesse a pàrteepiare al ministero degli uomini non hanno ancora avuto il
tempo necessario per dominare il sospetto tradizionale, per non esserne
più ferite. Sono ancora troppo poco
numerose, troppo disperse per potersi
affermare. L’esperienza non è stata
nè su scala abbastanza vasta nè per
un tempo abbastanza lungo per poterne trarre alcuna conclusione.
Infine credo che accettando di ammettere delle donne nel suo ministero, ogni chiesa accetta implicitamente di rimettere in discussione le forme tradizionali di questo ministero.
Non penso che una classificazione fra
« ministeri maschili » e « ministeri
femminili » sia possibile, ma non credo neppure alla necessità per le donne di mimetizzarsi agli uomini. Sia
loro concessa sufficiente libertà, siano
circondate da sufficiente fiducia perchè possano essere creatrici: con la
collaborazione di tutti, non nel sospetto o nella condiscendenza. Questa creazione di forme nuove di ministeri riguarda la totalità della Chiesa.
Madeleine Barot
Colombo, Ceylon. — Un nuovo episodio
di intoUeranza anticristiana nel mondo
afroasiatico: il ministro delTeducazione di
Ceylon, Badiudin Malimud, ha annunciato
che la nazionalizzazione delle scuole -cristiane dell’isola non sarà compensata da
alcun indennizzo. Secondo lui sarebbe anzi
« immorale » domandarlo per la nazionalizzazione, conseguenza della vittoria del
« partito della libertà ».
Del resto il governo di Ceylon prepara
una legge secondo cui nessuna chiesa potrà
essere costruita senza l’autorizzazione dello Stato, e questa non sarà concèssa se là
comunità non conta un minimo di mille
fedeli in un raggio di Vi miglio; gli attuali templi che sorgono vicino a ■ monù-i
menti archeologici dovranno essere -disirutti. S.OE.P.I.
4
paff. 4
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
N. 41 — 14 ottobre 1960
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
PRAMOILO
Il 9 ottobre, circondati da un grande numero di parenti ed amici, si sono uniti in
matrimonio Ida Sappè (Pellenchi) e Guido Rivoira (S. Gerinano). A questi due
giovani sposi, che si stabiliscono a Porte
di Pinerolo, rinnoviamo i nostri migliori
voti di benedizione e di molte gioie nel
Signore.
Siamo grati ai Pastori C. Tourn, di Lucerna S. Giovanni, e T. Pons, di Rodoretto, e agli Studenti in Teologia E. Pecoraro
e F. Giocane, per i culti da loro presieduti rispettivamente il 4 e 25 settembre e
il 2 ottobre. Li ringraziamo della loro visita molto gradita e del messaggio della
Parola del Signore che ci hanno portato.
Ricordiamo a tutti i membri l’Assemblea
di Chiesa indetta la domenica 23 ottobre
per la relazione dei lavori al Sinodo e per
Telezioiie dei delegati alla prossima Conferenza Distrettuale.
SAN SECONDO
Un lungo corteo ha accompagnato, venerdì pomeriggio, all’estrema dimora terrena le spoglie mortali della sorella Giulia Gardiol in Paschetto, deceduta alla
età di anni 55 nella sua abitazione in
frazione Lombarda.
La cara Eìstinta aveva molto sofferto
in questi ultimi anni e proprio quando
le sue condizioni di salute sembravano
migliorate, un collasso improvviso troncava in pochi minuti la sua esistenza.
Il servizio funebre è stato celebrato
nel Tempio dal pastore Genre che ha
rivolto un commovente messaggio ispirato al versetto : « Io so in chi ho creduto », scelto dalla stessa sorella quando,
nei momenti di sofferenza più acuta, attingeva dalla Parola di Dio il balsamo
per il suo male e la fede necessaria per
sopportare la prova.
La preghiera di intercessione per il
conforto divino ai parenti in lutto è stata pronunciata dal pastore Deodato dopo
l’inno della speranza cristiana « O beati
su nel cielo i redenti del Signore » suonato dall’organo.
Mentre esprimiamo ai familiari tutti
ed in modo speciale al marito. Anziano
della nostra parrocchia, ed alla figlia la
nostra fraterna simpatia nel dolore, invochiamo su di loro le consolazioni divine. d. g.
POMARETTO
Ringraziamo di cuore i collaboratori che
hanno presieduto i culti recentemente : Insegnanti Tron Claudio, Calvelli Franco e
Gianni Jahier. Siamo lieti per questa collaborazione laica molto apprezzata dalla
comunità.
Domenica 23 ottobre alle ore 10,30 avrà
luogo un culto solenne con assemblea di
Chiesa alla quale tutti sono caldamente
invitati.
Federazione Femminile
Il 29 sett. a Verona al Campo Americano di Passalacqua ha avuto luogo un convegno dei Gruppi delle P.W.O.C. (Protestant Women of thè Chapel) di Verona
e di Vicenza cui furono invitate l’Unione
femm. Valdese di Verona e un membro
del C. N. della nostra Federazione. Il
Convegno inizia con un culto nella raccolta cappella che serve per i culti protestante, cattolico e israelita; una sessantina
di donne americane sono riunite per esaminare quanto hanno fatto i loro gruppi
durante un anno di lavoro e per ricevere
dalla Presidente delle P.W.O.C. Europee
il programma base di lavoro per l’anno
che inizia e il resoconto di un incontro a
Berclitesgaden che ha raccolto 500 donne
Americane attualmente in Europa. La delegata della F.F.V. è in seguito invitata
a parlare del lavoro delle nostre Unioni
ed è ascoltata con interesse e simpatia: le
nostre Unioni Femminili lavorano sulla
stessa base dei gruppi delle P.W.O.C. e
hel medesimo intento: valorizzare e utilizzare i doni di tutte le donne che spinte
dall’amore di Cristo vogliono consacrarsi
e lavorare per la loro Chiesa. Prende la
parola il Capo dei Cappellani C. Adams,
buon amico dei Valdesi, il quale si dice
fiero della donna americana protestante
(ha sentito nei vari gruppi delle preghiere
meravigliose, una serietà di intenti notevole) e chiude con la benedizione.
Dopo una rapida colazione in comune
al N.C.O. aub e un po’ di uuona musica,
Mrs. Buschmeyer giunta dall’America per
visitare i Gruppi femminili in Europa tiene la sua conferenza sulla missione della donna protestante nel mondo attraverso
la Chiesa e pone ad ognuna di noi 6 domande: chi sei? dove vai? cosa porti nelle
tue mani? se tu dici di esser una donna
cristiana cosa fai per esserlo veramente?
Se tu dici die vai verso il Regno di Dio
perchè ti occupi solo delle cose del mon
do? nelle tue mani porti una lampada ac
cesa oppure la tua lampada è spenta? Sii
dunque vigilante e lavora finche è giorno
Alcune signore e cappellani americani
si recano quindi in visita alla Chiesa Val
dese di Verona e le Sig.re Tassoni e Fi
lippi, attive socie della locale lega femmi
nile valdese fanno da guida. Ci si ripro
mette di intensificare i contatti: un grup
po di sig.re americane verrà fra breve in
visita a Milano e parteciperà ai nostri fu
turi convegni perchè diversi possono esse
re i nostri paesi, le lingue che parliamo ma
uno solo è l’amore di Cristo che ci unisce.
Ade Forese Theiler.
rorA
— Domenica 16 coir., alle ore 9, inizieranno i corsi della Scuola Domenicale. Ci
auguriamo che lutli i bambini siano presenti sin dalla prima lezione.
— Town Domenico, membro della nostra comunità da poco trasferitosi a San
Giovanni e tutt’ora membro onorario del
nostro concistoro, è stato vittima alcuni
giorni fa di una brutta caduta da un castagno dal quale voleva far cadere i frutti.
Si trova ora ricoverato all’ospedale di Luserna. Siamo tuttavia felici di poter dire
che le sue condizioni non sono gravi e gli
auguriamo a nome di tutta la comunità
una pronta guarigione.
— Facciamo un appello affinchè in ogni
famiglia si faccia uno sforzo per frequentare i culti con maggiore assiduità. Ormai
non c’è neanche più la scusa dei lavori
estivi!
— Diamo un cordiale benvenuto alle insegnanti evangeliche Sigg.re Bellion e Alliaud che si occupano dei nostri bambini
al Centro e alle Fucine e ci auguriamo
che possano rimanere per parecchio tempo tra di noi.
— Per l’interessamento di una persona
amica di Rorà abbiamo potuto fornire lo
appartamento della Scuola delle Fucine di
parecclii preziosi mobili. Esprimiamo qui
la nostra viva riconoscenza a chi ci ha permesso di realizzare questo passo avanti.
— Si ricorda che il Convegno degli uomini delle Valli avrà luogo ad Agàpe, domenica 23 corr. 1 rorenghi non devono
mancare.
— Domenica scorsa un po’ di calore e
un po’ di fumo ci hanno accolti nel tempio. Alcuni nidi di uccelli che occupavano parte dei tubi delle nostre stufe ci hanno fatto questa sorpresa. Però, se tutti non
faranno uno sforzo, presto non avremo più
neanclie il fumo! Manca legna; ricordatevi di provvedere al più presto.
Tempo di « ripresa ». Sabato scorso ha
riaperto le porte l’U. G. del Centro. Domenica si è avuto il culto di apertura dei
corsi di catechismo, e poi il culto, insieme
alla comunità, d’inizio dell’anno delle
Scuole domenicali-, piuttosto pochi i bambini, e anche i membri di chiesa... Ai nostri bimbi e ai nostri giovani, ai catechisti
Prof. E. Bein e Ins. E. Paschetto e alla
folta schiera di direttrici e monitrici l’augurio più vivo di un buon anno di lavoro
biblico. Lunedi mattina si è infine avuto,
nel tempio, il culto d’inaugurazione dell’anno scolastico deUe Se. Elementari: anche ai bimbi e agl’insegnanti il nostro augurio cordiale.
Domenica pom. si è riunita l’Assemblea
di Chiesa, anche stavolta non molto numerosa, ma interessata e partecipe. 11 nostro
delegato al Sinodo, Dott. E. Bosio, ha
presentato una bella e viva relazione dei
lavori sinodali, molto apprezzata. Quindi
si è passati all’elezione dei nostri delegati
alla prossima Conferenza distrettuale straordinaria (che si terrà a Torre P. il 1» novembre) e sono risultati il Prof. A. Jalla,
il Prof. E. Bein e il Sig. V. Bellion. E’ seguita una discussione sull’opportunità che
il Presidente delle Commissioni distrettuali sia un laico, o almeno, alternativamente, un laico e un pastore; la maggioranza
dell’Assemblea ha ritenuto prematura, per
quest’anno, una tale decisione, ma ha incaricato i delegati di presentare il problema alla Conferenza e di chiedere che
nello studio che prosegue delle modifiche
deU’ordinamento distrtettuale si tenga conto anche di questo elemento. Sono stati
poi considerati vari aspetti della vita della
nostra comunità, come sempre avviene alla
ripresa; e come sempre il problema finanziario ha avuto largo spazio... Infine ai
Sigg. Carlo e Giulia Arnoulet, che dopo
vari anni hanno dovuto lasciare la custodia dell’Asilo, è stata espressa la più viva
riconoscenza per l’opera svolta così bene
in questo periodo, e l’augurio migliore
per il futuro della loro famiglia.
Mercoledì sera ha ripreso la sua attività
pure la Corale, e le auguriamo un buon
anno di lavoro e di servizio nella chiesa.
hìijilfj;
Ringraziamo sentitamente gli insegnanti
Signor Gianni Jahier di Perosa Argentina
e Signor Claudio Tron di Massello per gli
apprezzati messaggi che ci hanno rivolto
rispettivamente le domeniche 11 e 25 settembre durante il culto presieduto in assenza del Pastore.
A MILANO
Domenica 2 ottobre, nel Tempio Valdese di Milano, il Past. A. Ribet ha unito
in matrimonio la sig.na Arlette Ricca e il
Mo Ugo Armoni. Formuliamo i migliori
auguri per questo nuovo focolare.
RETTIFICA
Prima del Sinodo avevamo presentato il
Pastore neo-consacrato, il Sig. Giulio Vicentini, che aveva lasciato il cattolicesimo. Ma erroneamente avevamo scritto che
egli era stato frate dell’Ordine domenicano, mentre egli aveva appartenuto all’altro grande ordine di frati predicatori, quello francescano. La notizia ha nel frattempo suscitato articoli e polemiche su numerosi giornali cattolici, ultimo l’Eco del
Chisone della scorsa settimana. Ci scusiamo con i lettori, anche cattolici, per aver
trascurato di rettificare l’involontario errore, che il Pastore Vicentini ci aveva subito
fatto notare. red.
BOBBIO PELUCE
Lunedì mattina, 3 | ottobre, alla frazione
Sarsenà ha avuto luogo il servizio funebre
della nostra sorella Siichelin Maria coniugata ¡\egrin deceduta sabato pomeriggio
1« ottobre in seguito a malattia alla etàdi anni 64.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, alla
borgata Ferrera, abbiamo reso le ultime
onoranze al nostro fratello Bertinat Stefano
fu Stefano deceduto dopo lunga malattia
sopportata con pazienza e fiducia alla età
di anni 60.
Ai familiari ed ai parenti tutti provati
da questi lutti ridiciamo la nostra viva
e fraterna simpatia cristiana, fondati sulla
sicura c ferma speranza nella risurrezione
alla vita eterna per la fede in Gesù Cristo
il Signore della morte.
Mercoledì sera 5 ottobre verso le ore 21
abbiamo avuto una riunione di studio biblico a ViUanova. Ptirtroppo la pioggia torrenziale non ha permesso alla fratellanza
delle borgate viciniori di intervenire alla
riunione; in compenso essa ha accolto
tutti i residenti in Villanova e si è svolta
in una quanto mai simpatica atmosfera
di fraternità cristiana. Un vivo grazie ai
sigg. Maghi! che ci hanno gentilmente
concesso ospitalità 'nel loro alberghettto
per tenervi la nostra riunione. e. a.
Nella comunità
F / •
di Livorno
Ai primi del mese di Giugno u. s. il Pastore Colucci è stato chiamato a presiedere
il funerale della nostr^ sorella Angela Farinetti ved. Prando'^ e mell’agosto il Past.
Ricciardi ha presieduto il servizio funebre
della sorella Luisa Pucci ved. Meli.
Le due nostre sorelle, entrambe in tarda
età, ci hanno lasciato per rispondere alla
chiamata del loro Signore nel Quale avevano fermamente credùto.
Alle Signorine Teresa e Yvonne Prando,
alla sorella Vincenzina Monti nata Meli
ed ai suoi familiari rinnoviamo l’espressione della nostra viva simpatia cristiana.
— Due « atti liturgici » hanno rallegrato
il Culto della domenica 25 settembre: in
prima la piccola Susanna Maia di Enzo e
Marisa Rosi ha ricévuto nel battesimo il
segno dell’entrata hello famiglia cristiana,
e subito dopo la éélebrazione del matrimonio religioso coti effetti civili del Signor Domenico G. Colucci figlio del nostro
Pastore, con la Signorina Ines Maninat di
Lamy, di S. Secondiò di PinerolO.
La cerimonia è stata presieduta dal Pastore Seiffredo Coluoci: testimoni i sigg.
Guido Comba, Pàslorè Valdese e il Dr.
Diego Troyia, Vice‘'Direttore di Dogana a
Torino. ‘
Anche il Pastore Guido Comba ha rivolto un affettuoso messaggio agli sposi e ci
ha poi condotti in preghiera.
La Comunità strétta intorno agli sposi
formula i migliori àuguri per una vita vissuta sotto lo sguardo del Signore.
Agli sposi Colucci-Martinat, alla famiglia Rosi che presentiamo a Dio in preghiera perchè siano da Lui benedetti, rinnoviamo gli auguri affettuosi e cristiani.
— Col Culto celéOrato il 2 ottobre, se
guito dalla celebrazione della S. Cena, abbiamo dato inizio alla attività invernale
che ci auguriamo benedetta dal Signore e
ricca di frutti alla gloria del Suo Nome e
per l’avanzamento del Suo Regno sulla
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