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Anno 126 - n. 43
2 novembre 1990
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
APERTI LUNEDI’ 29 OTTOBRE I LAVORI DELL’ASSEMBLEA DELLE CHIESE BATTISTE ITALIANE
Lo spirito gioioso deii’impegno cristiano
Le Chiese battiste aumentano di numero - L’Assemblea ne ha riconosciute 4 nuove: Arzano, Rapallo, Casavatore
e Foggia Lucerà - Il Comitato esecutivo chiede collaborazione con i battisti di Gran Bretagna, Polonia e Germania
(Dal nostro inviato)
L’arrivo è un po’ alla spicciolata, tra uno scroscio di pioggia e
l’altro; ma ben presto il canto
unisce nell’espressione della fede
comune la diaspora battista, la
compatta, la rende una comunità
di preghiera e di ascolto della Parola. Si apre la XXXI Assemblea
dell’Unione cristiana evangelica
battista d’Italia (UCEBI).
Risuona una parola forte del
Deuteroisaia: « Giubila, o sterile,
tu che non partorivi! Da’ in gridi
di gioia ed esulta,..; allarga il luogo della tua tenda...; allunga i tuoi
cordami... poiché tu ti spanderai a
destra e a sinistra... » (Isaia 54:
2-3).
« In questi anni abbiamo lavorato — dice il past. Paolo Spanu,
presidente uscente, nella sua predicazione —, abbiamo faticato, abbiamo insistentemente pregato;
una crisi dietro l’altra: anche di
recente, l’attacco alla tipografia di
Altamura, il furto al nostro centro
SPAV... », ma a fronte di questa
situazione sta la Parola di Dio:
« ...allarga le tue tende! ». « Ciò
vuol dire —• prosegue Spanu —
che bisogna avere la fede di chi
sa che ciò che è impossibile agli
esseri umani è possibile a Dio».
In questi ultimi anni le chiese
battiste hanno cercato di raccogliere la sfida che viene dalla Parola:
hanno rischiato, anziché cedere alla tentazione di tirare i remi in
barca davanti alle molteplici difficoltà. Hanno lavorato, e lavorato
sodo, « ed ora — continua Spanu
— si vede, meglio di allora, che
SCHEDA
L'assemblea
battista
L’Assemblea delle Chiese battiste che aderiscono all’Unione si
tiene ogni due anni.
L’Assemblea che si è aperta lunedì 29 ottobre al Villaggio della gioventù a Santa Severa —
che proprio quest’anno compie
40 anni — è presieduta da Mario
Marziale (presidente), coadiuvato da Anna Matífei (vicepresidente) ed Elio Canale (segretario).
Tra i primi atti dell’Assemblea,
dopo il culto presieduto dal past.
Paolo Spanu, vi è stata l’ammissione nell’Unione di quattro nuove chiese: Arzano, Casavatore,
Foggia Lucera e Rapallo.
Sono presenti all’Assemblea
67 delegati delle chiese, 47 pastori, 12 membri del Comitato esecutivo, 14 membri consultivi, 17
invitati e 20 osservatori.
Il nostro settimanale pubblicherà un ampio servizio su questa Assemblea che dal 1° al 4 novembre terrà seduta congiimta,
a Roma, con il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste.
la ragione della fede è più forte
della fede nella ragione ».
Non c’è però in questo suo dire
alcun cenno di trionfalismo. Piuttosto la constatazione, meravigliata, della verità della promessa. « Il
Signore non ci chiede solo di
credere: ci chiede anche di osare.
E per osare bisogna essere un po’
pazzi. La pazzia sembra essere
una delle virtù della fede, a patto
che si tratti della pazzia di Dio!
E la pazzìa di Dio, oggi, ci chiede
di impegnarci, come in un nuovo
patto, un po’ come abbiamo fatto
a Seoul, a lavorare nell’ipotesi che
alle soglie del terzo millennio noi,
piccola unione di chiese battiste,
contribuiamo grandemente all’evangelizzazione dei popoli che
vivono in Europa».
Nelle preghiere spontanee, ehe
hanno seguito la predicazione, i
delegati hanno risposto in piena
sintonia. Si guarda avanti, alle
« messi ormai mature », ai popoli
e ai singoli che attendono la grande parola della liberazione.
In questi ultimi anni l’Unione
ha fatto un grosso balzo in avanti.
Ha dovuto intanto imparare a vivere come chiesa autonoma, sotto
il profilo economico, facendo progressivamente a meno dei contributi del Mission Board americano;
a poco a poco ha acquistato sempre più consapevolezza della propria identità; si è data una struttura giuridica; ha formulato dei
piani di sviluppo, dei programmi
anche per quanto riguarda la gestione del patrimonio immobiliare
Una delle palazzine del Villaggio della gioventù (Santa Severa), dove
si svolge la prima parte dell'Assemblea battista.
secondo una prospettiva missionaria comune, che riguardasse cioè
l’insieme delle chiese facenti parte
dell’Unione.
C’era il rischio che questa linea venisse travolta dal congregazionalismo, ma è stato evitato. Oggi l’Unione si pone come polo di
aggregazione delle comunità locali, e lo dimostra il numero crescente di chiese, anche di quell’area « evangelical », con una fede cioè di tipo risvegliato, che domandano di entrare nella comunione rappresentata dall’Unione.
I dati statistici dimostrano in
modo inconfutabile che le chiese e
l’Unione sono in crescita, sia sotto
il profilo numerico che finanziario.
Anche in questa Assemblea 4 nuove chiese hanno chiesto di far
parte dell’Unione; e si tratta di
realtà spiritualmente forti e numerose.
Ma come guarda oggi l’Unione
al prossimo futuro, quali sono i
compiti che l’attendono nell’immediato? Ne ha parlato Paolo
Spanu nella relazione introduttiva
ai lavori dell’Assemblea.
« Abbiamo oggi grandissime responsabilità nei confronti dell’Europa — dice Spanu —. Noi siamo gli unici ad avere un semina
IL SENSO DELL’APOSTOLATO
Il saluto cristiano
« Paolo, servo di Cristo Gesù, chiamato ad essere apostolo, appartato per l’Evangelo di Dio, ch’egli
aveva già promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sante scritture... a quanti sono in Roma, amati da Dio, chiamati ad essere santi, grazia a voi e
pace da Dio nostro padre e dal Signor Gesù
Cristo» (Romani 1: 1-2, 7).
Le forme epistolari dell’epoca di Paolo prevedevano una soprascritta col nome del mittente, la
sua carica o professione, l'indirizzo e le qualifiche
del destinatario con l'indicazione eventuale della
parentela e dei legami di affari. L'apostolo segue
la consuetudine, ma non ne è imprigionato; fa di
sé una presentazione rapida ma esauriente che
esprime ad un tempo grande dignità e forte modestia: Paolo, servo di Gesù Cristo, chiamato ad essere
apostolo (v. 1 ). Nome, qualifica, rapporto con le comunità, il suo ministerio e nel mezzo una definizione che colloca tutto al suo posto: servo di Gesù
Cristo.
L'apostolato non è un mandato di dominio sugli altri, un conferimento di potere divino ad alcuni
perché signoreggino sugli altri, ma è piuttosto
un comando che implica obbedienza nell'annuncio a tutti della salvezza in Cristo. Vi è una dignità
in questo servizio — che solo chi è nato dallo Spirito può afferrare in tutta la sua portata (I Cor.
2: 12-15) — che nobilita il credente e lo rende capace, nella sequela di Cristo, di affrontare disprezzo, insulti, disagi e sofferenze, tutto quello che la
bestia umana può immaginare. Dopo aver fatto ri
ferimento alla promessa divina e al suo compimento nell'incarnazione di Cristo, inserisce in questo disegno la comunità di Roma.
Non lui l'ha fondata, ma neppure lo sfiora il
dubbio del suo buon fondamento in Cristo. E se
grande è la sua attesa di poter predicare e comunicare qualche dono spirituale a quella comunità,
altrettanto viva è la certezza di riceverne anche lui
grande conforto (1: 10-12).
Loda addirittura quella comunità perché attraverso la sua opera « la fede è pubblicata in tutto il
mondo » (1: 8).
Quando con sincerità e in spirito di verità ci si
incontra fra credenti, senza porsi fuori dal contesto in cui le chiese vivono, ma uniti invece nel compito della testimonianza e del servizio per il mondo
che ne ha bisogno, trovano con naturalezza la loro
collocazione sia gli incontri ecumenici, sia l’integrazione fra chiese di diversa denominazione ed
origine.
E' in questo spirito di Cristo — che unifica nell'ubbidienza alla fede la vocazione dell’apostolo e
le varie esigenze ecclesiali — che Paolo invia i suoi
saluti a Roma.
Ed è in questo spirito che dobbiamo e vogliamo
salutarci ogni domenica al culto e in ogni occasione di incontro, come segno di appartenenza alla
famiglia di Cristo, sì che ci possiamo confortare « a
vicenda mediante la fede che abbiamo in comune »
(1: 12).
Bruno Costahel
rio teologico europeo a Ruschlikon. Gli italiani sono i soli che
fanno proposte di trasformarlo, tenendo conto dell’area meridionale
dell’Europa. Per non parlare, poi,
dell’evangelizzazione dell’Europa:
noi riteniamo che questa sia la cosa più importante all’ordine del
giorno, non solo delle chiese battiste, ma anche di tutte le chiese.
Va approfondito il discorso dei
migranti, cioè delle popolazioni
che passano, o che si stabiliscono
in Europa; pensiamo all’est europeo, dove i battisti sono presenti.
Noi, tenendo conto di questo contesto, proponiamo tre cose importanti, che vanno ad accompagnare la nostra azione europea, attraverso la Federazione battista
europea ».
« La prima è un rapporto bilaterale con l’Unione battista di
Gran Bretagna, che è la nostra matrice storica; un rapporto, bilaterale con l’Unione battista polacca, perché più vicina a noi dal
punto di vista della cultura e delle
dimensioni. Vogliamo con loro entrare in un rapporto organico e di
sostegno economico, conoscendo le
enormi difficoltà che esse attraversano. Ci sarà una condivisione delle nostre risorse con loro. E poi
vogliamo un rapporto bilaterale
con l’Unione battista tedesca ».
«Accanto a questo c’è poi anche
una grossa aspettativa sui lavori
dell’ “Assemblea-Sinodo”, perché
noi pensiamo che questa questione
dell’ evangelizzazione coordinata,
impostata in modo riformato, tesa
alla emancipazione della gente,
dei popoli dal dolore, dai condizionamenti culturali in mezzo ai
quali vivono, è il problema. Se noi
riusciamo a trovare questa unità di
intenti e piano piano allarghiamo
alle chiese questo impegno che noi
sentiamo fortemente, penso che
questo diventerà un momento nodale, storico della nostra evangelizzazione comune in Italia ».
Ma che cos’è l’evangelizzazione? Per Saverio Guarna, responsabile del Dipartimento evangelizzazione, questa è da intendere in
senso ampio: « è il compito della
chiesa e concerne tutto ciò che è
l’evangelo, la storia di Gesù, i
suoi atti e i suoi discorsi, i suoi
insegnamenti e così via dicendo.
Riguarda l’uomo nella sua interezza. Da qui l’interesse anche per
i diritti umani, che si tratti della
lotta contro l’apartheid o dei migranti ».
E’ in questo ampio contesto,
guardando da un lato all’Evangelo, alla storia di Gesù, all’annuncio di liberazione/consolazione
della parola del profeta e dall’altro
all’Europa dei popoli e all’impegno concreto nella realtà quotidiana d’Italia, con i suoi problemi, le sue lotte e le sue speranze,
che si som avviati i lavori dell’Assemblea delPUnione battista.
Lucrano Deodato
2
commenti
2 novembre 1990
FRANCIA
E’ morto il
pastore Doucé
L’itinerario problematico di un uomo
di fede - Restano inquietanti domande
Il pastore Joseph Doucé
è morto. Il giornale aveva
dato notizia del fatto che
si era verificato il 19 luglio,
quando il pastore era stato
prelevato da parsone che si
erano presentate come poliziotti. Nei giorni scorsi è
stato annunciato il ritrovamento del suo cadavere,
nei boschi di Rambouillet,
presso Parigi.
Chi era il pastore Doucé? Pastore battista, belga
di nazionalità ma da tempo operante in Francia,
aveva fondato in Parigi il
« Centro du Christ Libérateur», per seguire le varie
minoranze sessuali (omosessuali, transessuali, pedofili). Omosessuale dichiarato egli stesso, era un pastore scomodo e con le
chiese protestanti francesi
il rapporto non era sempre
facile, anche se la sua competenza, non solo pastorale
ma come psicologo e sessuologo, veniva utilizzata
trovando in lui una disponibilità incondizionata.
Joseph Doucé era stato
tra i relatori al primo campo che Agape aveva organizzato, nel 1980, su omosessualità e fede cristiana,
e ancora era venuto nel
corso del 1989, in occasione
dell’assemblea annuale del
« Forum Gay » (una organizzazione ecumenica che
raccoglie circa 25 gruppi
europei di omosessuali credenti).
Nei primi incontri che
avevamo avuto con lui non
avevamo compreso la sua
linea politica, di stampo
piuttosto conservatore; ci
attendevamo che una persona attenta alle minoranze dovesse essere progressista in tutti i campi. Più
tardi abbiamo compreso
che la dignità della persona umana va difesa e promossa al di là di qualsiasi
« ricatto » ideologico (io sostengo la tua battaglia per
le tue minoranze se tu sostieni la mia battaglia per
le mie minoranze); e lo
stesso Doucé modificava le
sue posizioni politiche, con
un atteggiamento di maggiore ascolto e attenzione
alla globalità dei problemi
(non solo la sessualità va
liberata, nella dignità della
persona umana).
L’episodio di cui è stato
vittima resta oscuro. Da
un articolo comparso sul
numero del 7 ottobre de
« L’Espresso » apprendiamo di una inchiesta promossa dalla polizia e di cui
em incaricato un ispettore
di polizia di destra e addestrato per l’antiterrorismo, e di episodi in cui la
polizia s’era comportata
con durezza nei confronti
di Doucé e del suo Centro.
Nel numero di settembre
del bollettino del Centro
diretto da Doucé sono documentate le pressioni di
polizia precedenti il rapimento del pastore. E’
preoccupante che, in Parigi, due uomini, vestiti in
borghese ma che si dichiarano poliziotti, possano sequestrare una persona (il
19 luglio), che verrà ritrovata tre mesi dopo cadavere, uccisa probabilmente a
poca distanza dal rapimento.
Sperando che questa vicenda, nata nel quadro di
una preoccupante emofobia, possa venire un giorno chiarita, ci resta il ricordo di un fratello che ha
tentato di testimoniare dell’amore di Cristo in un ambiente scomodo, pastoralmente e umanamente impegnato a tentare di capire
alcuni dei misteri della
psiche umana.
Uno dei « capi d’accusa »
che gli venivano rivolti era
quello che Doucé si sarebbe prestato a celebrare matrimoni tra omosessuali.
Chi lo ha potuto ascoltare,
proprio a questo proposito,
sa quale fosse la prudenza
di Doucé. Protestante, non
considerava il matrimonio
im sacramento, ma non
proponeva un matrimonio
per gli omosessuali; accettava invece di chiedere la
benedizione di Dio su coppie omosessuali, dopo im
approfondito esame della
situazione della coppia interessata, con colloqui pastorali, e dopo un corso biblico per verificare la comprensione cristiana ed evangelica che la coppia aveva o intendeva farsi per
comprendere ogni rapporto umano alla luce della
Parola di Dio.
S. R.
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PROTESTANTESIMO IN TV
ISRAELE-PALESTINA
Saper sperare
per due popoli
Una lettera aperta che, prendendo spunto da
quella di alcuni fratelli milanesi (n. 40),
cerca di superare ogni visione schematica.
Cari fratelli,
ho sempre pensato che lo scambio di epiteti fra
la gente serva a poco, e spesso nuoccia gravemente ad
uno spirito di riconciliazione, se non è documentato. E’
facile dare dell’« antisemita » o dell’« antisionista » a
qualcuno o a qualcosa, come voi fate, e altrettanto
facile rispondere, accusando di essere « antipalestinesi » o « amici dell’oppressore israeliano ». E’ meglio
evitare tutto questo.
Potreste indicare in maniera più circostanziata
perché considerate antisionista la trasmissione di Protestantesimo del 23.9 scorso?
Cominciamo col considerare quelle testimonianze
raccolte dalla trasmissione che denunciano l’uso comune della detenzione amministrativa.
Il complesso documento di Amnesty International
« Israele e i territori occupati. Detenzione amministrativa durante l’Intifada » riferisce a pag. 31 che
« si ritiene che in totale, dal dicembre 1987, oltre 5.000
persone sono state detenute in detenzione amministrativa, cioè senza accusa né processo, in genere per
^periodi di 6 mesi ». La maggior parte di questi detenuti
è stata sottoposta a dure condizioni di vita nel deserto, a Ketziot.
Fra queste persone molte sono in carcere, come
denuncia Amnesty International, a causa delle loro
idee e non hanno né usato violenza, né incitato al
suo uso; alcuni sono attivisti per i diritti umani, altri membri della comunità palestinese, altri ancora
soldati israeliani che si sono rifiutati di compiere il
servizio militare nei territori occupati per motivi di
coscienza. Vorrei ricordare che si tratta di violazioni di diritti umani fondamentali sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Che ne direste poi se si denunciassero, come Amnesty International denuncia, le misure decise dal
gabinetto israeliano nell’agosto 1984, che includono la
deportazione e la demolizione delle case? Anche di ciò
parla la trasmissione. Giudichereste antisionista la
denuncia dell’uso improprio di gas lacrimogeni che
dal dicembre 1987 ha causato più di 40 morti? E l’uccisione di civili con armi da guerra da parte di membri delle forze armate israeliane (altro documento
AI pubblicato il 17 giugno 1987?). Denunciare tutto
questo è antisionista o può essere I’inizio di una presa di coscienza che porti ad una riconciliazione fra
popoli in una situazione politica così tormentata come quella dello Stato d’Israele?
Come cristiano sono poi rimasto assai sorpreso
dal fatto che consideriate la ricostituzione dello Stato
d’Israele addirittura come un segno del prossimo ritorno del Messia. Mi viene in mente quel passo che
dice: « Il frutto dello Spirito è amore, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà, dolcezza,
temperanza» (Calati 5: 22).
Lasciate che vi dica con franchezza, e con dolore,
che io, e molti altri con me, proprio non vediamo
questo frutto da parte dello Stato d’Israele. Questo
non deve impedirci di vedere che anche in quellò
Stato, così drammaticamente diviso fra due popoli,
non mancano persone che operano con spirito di riconciliazione.
La trasmissione, secondo me, ha il merito, nel
clima di odio che si è creato in Israele, di far parlare qualcuno di questi testimoni, sia palestinesi che
israeliani e arabo-cristiani. Questi ultimi sono una
piccola minoranza che, nelle testimonianze raccolte,
si dimostra capace di operare e di «sperare contro
speranza» (Romani 4: 18). Vogliamo sperare così
anche noi?
Ezio Ponzo
No ai pregiudizi
Cisgiordania. Bambini palestinesi di ironie a una casa
distrutta dalla polizia.
La trasmissione di domenica 21 ottobre (ore 23 circa) era di vario contenuto.
La prima parte è stata dedicata, con iniziativa insolita e lodevole, a discutere
del « numero speciale » del
23 settembre che trattava
dei cristiani palestinesi
(presenti per il 10 per cento della popolazione nei territori occupati, accanto ad
arabi ed ebrei). La ragione
va ricercata nelle reazioni
negative, apparse anche sul
nostro giornale (v. la rubrica « A colloquio con i
lettori » del 19 ottobre). Abbiamo ascoltato P. Naso,
uno dei curatori del servizio in questione (di cui la
Claudiana ha recentemente
pubblicato Sull’argomento il
libro « Pietre viventi ») e D.
Garrone, docente di Antico
Testamento alla Facoltà di
teologia. L’iniziativa, apprezzabile come detto, ha
permesso sia di chiarire ancora una volta che non si
deve confondere l’antisemitismo (atteggiamento pregiudiziale che blocca ogni
discorso) con il dissenso
dalle scelte e dalla politica
del governo israeliano, sia
di completare il quadro con
le opportune puntualizzazioni del prof. Garrone (responsabilità degli stati arabi, arbitrarietà dell’equazione sionismo-razzismo).
Per le radici stesse del
cristianesimo e dopo l’Olocausto, l’argomento « Israele » tocca sensibilità profonde e suscita reazioni
emotive: a maggior ragione
è quindi necessario imporsi obiettività ed equilibrio,
il che non significa scivolare nell'indifferenza, né rinunciare a valutare le situazioni, ma anzi aiuta ad
impegnarsi per un processo di pace e riconciliazione
(obiettivo appunto di molti
cristiani palestinesi).
La seconda parte della
trasmissione verteva sul recente convegno a cura della FCEI, dedicato ad evangelici italiani e immigrati
sul tema « Essere chiesa in
sieme », un’occasione per le
nostre chiese di dare una
testimonianza all’ esterno
su un problema ’’caldo”
che va affrontato con serietà e cognizione di causa.
Del convegno si è già riferito sul n. 40 del nostro
settimanale. Velocemente
perciò annotiamo che le
esperienze fin qui attuate
da questi nostri fratelli in
fede sono di tre tipi:
inserimento « tout court »
nelle comunità del luogo
( con le immaginabili difficoltà dovute alle differenze di lingua, di cultura
ecc.); creazione di comunità omogenee di immigrati
con culti nella propria lingua e conseguente difesa
del proprio patrimonio spirituale; collocazione di
gruppi all’ interno delle
chiese italiane con culti
propri e collegamenti periodici con le medesime. Il
convegno ha visto la partecipazione di 130 persone
che hanno lavorato insieme, reciprocamente dando
e ricevendo.
La trasmissione si è chiusa con la rubrica delle lettere dei telespettatori. Una
di esse vedeva in contraddizione alcune note affermazioni dell’apostolo Paolo
sulle donne con il pastorato
femminile. Ha risposto il
pastore Maria Bonafede
spiegando come una corretta lettura porti ad appianare delle contraddizioni
che spesso sembrano insanabili all’interno della Bibbia stessa.
Mirella Bein Argentieri
Protestantesimo
in TV
Domenica 4 novembre
ore 23 circa - RAIDUE
Replica
Lunedi 12 novembre
ore 10 - RAIDUE
CULTO CONCLUSIVO
DELL’ASSEMBLEA
SINODO ’90
FONDO DI SOLITARIETA’
Due progetti
Non pubblichiamo il consueto elenco mensile (relativo a settembre) dato che
purtroppo non ci sono
praticamente pervenute offerte.
Per quanto riguarda le
iniziative in corso, ricordiamo che esse attualmente sono due. La prima concerne gli aiuti a Prarostlno, la cui zona è stata gravemente danneggiata dall’incendio di alcuni mesi fa.
Come già comunicato, in
cassa abbiamo circa L. 9
milioni e mezzo: una volta
raggiunta la cifra di 10 milioni, provvederemo ad un
secondo invio, dopo quello
precedente di 20 milioni,
dopo di che (a meno che
non pervengano ulteriori
cifre di una certa entità)
chiuderemo questa sottoscrizione.
L’altra iniziativa è il progetto salute in Madagascar
patrocinato dalla Cevaa,
relativamente al quale sono stati dati ulteriori dettagli nel numero del 12 ottobre scorso. Ricordiamo
ad ogni buon conto che si
tratta di sostenere la messa a punto di farmacie in
otto villaggi per una popolazione complessiva di circa 30 mila abitanti — essenzialmente contadini —
onde evitare loro lunghi e
disagiati viaggi nei grandi
centri urbani. In cassa disponiamo di circa L. 3 milioni: sollecitiamo in modo particolare i lettori a rispondere a questo progetto in modo da metterci in
grado di inviare il più presto possibile la prevista cifra di 5/6 milioni di lire.
Infine, confermiamo di
avere inviato, a mezzo banca, la somma destinata all’attività della Chiesa evangelica in Eritrea (Lire
5.545.000). Ricordiamo che
con detto invio questa sottoscrizione è chiusa. Eventuali somme che dovessero
ancora pervenirci verranno
destinate alle altre iniziative.
Le offerte vanno inviate
al conto corr. postale n.
11234101 intestato a La Luce, Fondo di solidarietà,
via Pio V, 15, 10125 Torino.
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2 novembre 1990
vita delie chiese
CHIVASSO; ASSEMBLEA DEL IV CIRCUITO
CORRISPONDENZE
Nuclei di fede H futuro dei servizio cristiano
La variegata storia delTevangelismo nel Canavese e in va! di Susa: speranze e progetti
L’assemblea del IV Circuito si
è svolta il 6 ottobre a Chivasso
sotto la presidenza dì Daniele Perini: una piccola assemblea tanto più significativa. Il pastore
Mario Castellani, che ci ha accolto, ci ha descritto la zona del
canavese e la storia di Ivrea; nel
secolo scorso la « buona società »
era raccolta nella sinagoga, e contava 17 famiglie (Olivetti, Foà,
Cohen...) di cui alcune si assimilano per matrimoni con cattolici
e protestanti (valdesi che portavano nomi come Durand-Canton,
Revel, ecc...). La società era segnata da un’attiva e studiosa
presenza massonica.
Lo stesso Castellani conosce
perfettamente l’ebraico; è stato
battezzato nel 1938, figlio dì una
Foà e nipote di una Cohen e di
una Durand-Canton.
Dopo un breve culto l’assemblea si costituisce in un clima
di fraternità e allepezza: Ivrea,
con le cinque predicatrici locali,
Aosta, che presenta una protesta
per la decisione della Tavola,
che ha venduto lo stabile di
Courmayeur e affittato anche
l’ultima camera disponibile per
il culto, che dovrebbe riprendere per gli stranieri.
La valle di Susa, a dire del
pastore Baldi, si avvicenda tra
chiese valdesi e battiste: storia
di divisioni fra famiglie e nelle
famiglie, che originano i gruppi
dehominazionali. L’ambiente è
favorevole ai protestanti. I corsi
per la terza età e i centri di cultura locale hanno invitato dei
pastori per presentare la Riforma e la diaconia (Taccia). Coazze
è rappresentata da Giuliana Gandolfo e dalla giovane Rosa Brusio; a Carema il culto domenicale è frequentato da tre sorelle
anziane, memori delle antiche
glorie di una comunità formata
in una vecchia scuola valdese,
travolta dall’emigrazione. A Chivasso e Terrazza Piemonte la
comunità si trasforma: comunità di pugliesi vicini alla Chiesa
dei fratelli, nuovi membri venuti da gruppi pacifisti, alcuni intellettuali e professionisti; per
loro la parola « denominazioni »
non esiste nel Nuovo Testamento, e non ha senso.
Qualcuno ha insistito sull’evangelizzazione: viene richiesta
una relazione preparatoria sul
tipo di comunicazione, sugli elementi cui rivolgersi. I « figli della secolarizzazione »? I figli e nipoti dei pochi protestanti? I cattolici con accentuazioni evangeliche?
Il quadro ci parla di pochi nuclei che resistono, in locali che
furono apprezzati (ora esposti
alla fatiscenza), con aperture
verso nuovi ambienti, con l’innesto dei Fratelli su una linea storica e « didattica » tipica dei vaidesi o del dolcinianesimo.
Eugenio Bernardini, pastore a
Torino, ha presentato la variabile
più nuova: le speranze e i problemi degli immigrati, l’accoglienza, i culti in inglese e per
gli africani. I rapporti «con l’esterno » sì precisano in corsi di
formazione evangelica, nella linea ecumenica del SAE, nell’Amicizia ebraico-cristiana, in una fitta rete di rapporti con gli enti
locah (per l’Ospedale evangelico
e con il Servizio migranti). Il
centro evangelico di cultura « A.
Pascal » e i gruppi giovanili, da
sempre collegati anche ai battisti, e anche le corali interagiscono a vari livelli.
Nel pomeriggio il pastore Taccia ha definito le linee della nuova diaconia disegnata dal Sinodo:
il significato dei corsi di formazione diaconale a Firenze, dalla
formazione di operatori per l’assistenza a quella per direttori di
centri giovanili o case per ferie:
non c’è diaconia senza predicazione e viceversa.
L’assemblea ha appreso dell’attentato alla Cooperativa tipografica di Altamura, segno dì ostilità nei confronti delle piccole
imprese che cercano di rispondere alla grave disoccupazione
giovanile al Sud. E’ stato votato
un documento di protesta, e fatta una colletta per le sette famiglie (dei dipendenti) colpite
da questo gesto.
Alle 16 l’assemblea si è sciolta;
tanti fra i presenti si ritroveranno a Roma a novembre per il
Sinodo straordinario.
Carlo Gay
FRALI: ASSEMBLEA DEL III CIRCUITO
Realtà sociale
E’ ormai a conoscenza di tutti la crisi dell’occupazione nelle
Valli Chisone e Germanasca, dove, per varie cause, i posti di
lavoro hanno subito una lenta
ma costante diminuzione.
Gli scioperi prolungati alla
Tecnomaiera di Inverso Pinasca
e alla Martin di Porte, oltre al
passaggio di proprietà della
« Val Chisone », sono stati argomenti di discussione anche nell’assemblea del III circuito, che
si è svolta a Prali il 26 ottobre.
Invitato a presentare le questioni relative al nuovo assetto
delle miniere, Valdo Fornerone
ha ripetuto quanto già espresso
nell’articolo comparso su queste
colonne, aggiungendo che è più
che mai necessario vigilare perché gli accordi con la società
non rimangano sulla carta e si
possa ricavare dal cambiamento il maggior vantaggio possibile per il futuro dell’attività produttiva.
Diversa è la situazione della
Tecnomaiera, dove lo sciopero
mette in difficoltà le famiglie che
non hanno altri redditi. Perciò
l’assemblea è stata invitata ad
un gesto di solidarietà mediante una colletta che si è avuta
al termine della riunione.
Altro tema scottante è il progresso della droga, soprattutto
tra i giovani. Il pastore di Prali, Gregorio Plescan, ha elencato alcune iniziative che si possono prendere, ma che non sono alla portata di persone inesperte, anche se piene di buona volontà. E’ invece possibile,
nella nostra situazione, riunire
tutti quelli che sentono vivamente il desiderio di far qualcosa, per parlare insieme e confrontare le eventuali esperienze.
Il pastore Plescan si è detto disponibile a seguire e coordinare
un gruppo di questo tipo.
Altri appuntamenti invernali
saranno una veglia per la pace,
che si terrà a fine novembre a
Porosa Argentina su invito della parrocchia cattolica, la settimana di preghiera per l’unità
delle chiese sul tema dell’eucaristia, la serata storica, in una
data non ancora fissata, dedicata a Giovanni Miegge e al suo
lavoro biblico.
L. V.
RIESI — Il Comitato generale
del Servizio cristiano si è incontrato il 27 ottobre, con la presidenza del moderatore Giampiccoli, per esaminare la realtà dei
vari settori di lavoro, la situazione economica e le prospettive.
E’ stato fra l’altro esaminato lo
Statuto approvato dal Sinodo ’90.
Dobbiamo ancora trovare un
coordinatore/trice per il settore
scolastico e un agronomo; per il
settore dell’agricoltura sì è deciso un potenziamento idrico, per
produrre di più e meglio, e il
Comitato sottopone perciò agli
amici il progetto di bacino idrico. Sono attesi per fine febbraio
gli studenti di ingegneria del territorio, in base alla convenzione
con lo CSEA di Torino.
Il Comitato ha appreso con
gioia che l’appello lanciato lo
scorso febbraio per ripianare il
deficit ’89 ha fruttato 83 milioni
(di cui 13 raccolti in Riesi). Il
deficit complessivo, a fine settembre, ammonta a 113 milioni:
l’opera non può vivere senza i
doni di chi la sostiene.
Stiamo preparando il programma per il « trentennale » del Servizio, che si svolgerà nei giorni
25-27 ottobre ’91. Positivo, infine, rincontro tra Comitato e
gruppo residente.
Vita della comunità
PISA — In settembre alcuni
nostri predicatori locali si sono
avvicendati per tenere i culti a
Siena, ben accolti dalla comunità.
• Due fratelli cinesi, insieme
al pastore e ad altri membri di
chiesa, hanno partecipato all’incontro « Essere chiesa insieme », organizzato dalla FCEI a
Ecumene a fine settembre, occasione per riflettere su come
renderci concretamente partecipi delle difficoltà degli immigrati in Italia e su come esser loro vicini anche spiritualmente.
• Domenica 7 ottobre anche le
Scuole domenicali della Toscana
hanno ripreso la loro attività:
presto pastori e monitori si incontreranno per programmare
il lavoro comune.
• Martedì 9 ottobre abbiamo
avuto la visita del past. Frank
Gibson, della American Waldensian Society, che, sulla scorta
del testo, paoüno « Noi siamo testimoni in quanto lo Spirito ci
manda fino all’estremità della
terra », sta girando per le chiese italiane per far conoscere il
lavoro dell’AWS. Uno « spiritual» per l’Africa ha chiuso il
simpatico incontro.
Convegno SAE
TORINO — Nel salone di c.so
Vittorio ha avuto luogo, sabato
29 settembre, il convegno interregionale Piemonte e Valle d’Aosta organizzato dal SAE. Una sessantina di persone di diversa denominazione ha affrontato nella
mattinata, in una tavola rotonda,
le problematiche, gli aspetti positivi e negativi dell’ultima sessione del SAE alla Mandola sul tema : Parola e silenzio di Dio. Nel
pomeriggio ha avuto luogo im incontro con un gruppo di sorelle
evangeliche dell’ex Germania
Orientale che ha dato luogo a un
vivo e interessante scambio di
conoscenze e informazioni.
Gradito ospite
FORANO SABINO — Mercóle
dì 17 molte persone hanno passato la giornata con il pastore
Frank Gibson, direttore dell’American Waldensian Society, in
visita alla nostra comunità. L’agape serale, conclusa con una serie di canti, ha rinnovato lo spirito che unisce la comunità.
• Domenica 21 è iniziata la
Scuola domenicale e il catechismo. Durante il culto tenuto dal
prof. Paolo Ricca è stata battezzata la piccola Elena, figlia di
Claudio e Laura Scarinci. Il Signore aiuti i genitori a testimoniare sempre la loro fede in
Cristo alla loro figliuola e conceda alla bimba di vivere sotto il
segno della sua grazia.
I ragazzi e i canti
TORRE PELLICE — Un bel numero di catecumeni e di bambini della Scuola domenicale ha
partecipato al culto di domenica 21 ottobre. Presente anche il
coretto, che ha animato buona
parte dell’« elemento musicale »
del culto, coinvolgendovi anche
l’assemblea, i ragazzi hanno potuto avvicinarsi, fase per fase, ai
vari momenti che compongono
la nostra liturgia, trovando spiegazioni, didattiche ma non didascaliche; lo stesso discorso va
fatto per la predicazione, sulla
quale i ragazzi ritorneranno nel
corso dell’anno con i loro monitori.
• Domenica scorsa si sono
uniti in matrimonio Paolo Vola
ed Anna Pons; agli sposi, che
si stabiliranno a Frossasco, la
comunità esprime i più sinceri
e vivi auguri.
• Si sono svolti lunedì scorso
i funerali del dott. Enrico Gardiol; ai familiari nel dolore la
comunità tutta esprime i sentimenti di fraterna simpatia.
Elezioni
LUSERNA SAN GIOVANNI —
L’assemblea di chiesa, convocata domenica scorsa dopo il culto, ha proceduto alla rielezione
degli anziani: Enrico Fratini, Ada
Bertalot, Ferdinando Girardon,
Enrico Malan, Sergio Gay ed ha
eletto quali nuovi anziani Franco Cangioli e Paola Pontet.
Il pastore Bellion ha ringraziai» i membri uscenti Nini
Boer, per scaduto quindicennio
e Silvio Tourn, dimissionario,
per. la preziosa collaborazione
che hanno sempre dato.
Ai nuovi eletti il nostro augurio di un lavoro benedetto dal
Signore.
Nozze
BOBBIO PELLICE — La comunità si è stretta gioiosamente intorno a Patrizia Geymonat
e Italo Pontet nel giorno del loro matrimonio e rinnova l’invocazione della benedizione del Signore nella loro vita di coppia.
• L’unione giovanile ha avuto
il suo primo incontro venerdì 19
ottobre, in cui sono state tracciate le linee operative per l’anno appena aperto.
• Ricordiamo a tutti i membri di chiesa che ha avuto inizio la raccolta delle offerte in
natura per i nostri istituti.
figlia di Silvano e di Fernanda
Bertot. Alla mamma, al papà, ai
nonni vanno i nostri più cari
auguri. E preghiamo di cuore
il Signore perché voglia benedire la piccola Anna e farla crescere serena circondata dall’affetto di tutti i suoi cari.
Ancora, anche se un po’ in ritardo, facciamo i nostri auguri
a Claudio Arnoul e a Ivana Baret che si sono uniti in matrimonio nel tempio del Serre il
15 settembre.
Grazie!
VILLAR PEROSA — Ringra
ziamo Florence Jones Vinti per
il culto che ha presieduto domenica 21 ottobre. Il culto di
domenica 4 novembre sarà presieduto da Diana Lanfranco e
da questa domenica i culti si
terranno nella sala del Convitto.
• L’assemblea di chiesa si terrà domenica 11 novembre, alle
ore 10, al Convitto.
• Durante il mese di ottobre
ci hanno lasciato la sig.ra Lina
Fornerone in Subilia, la sig.ra
Ortensia Grili ved. Pascal e la
sig.ra Clementina Ribet ih Della Libera. A tutti i familiari
esprimiamo ancora una volta la
nostra più sincera simpatia cristiana.
Giornata
della Riforma
PINEROLO — Abbiamo ricordato la giornata della Riforma
con un culto di Santa Cena insieme alle Comunità di base del
Piemonte, che erano convenute
a Pinerolo per una giornata di
studio sul tema: « Leggere la
Bibbia oggi ».
• E’ stato battezzato, durante il culto del 7 ottobre, il piccolo Simone Depetrls,
• Si sono svolti i funerali di
Lea Pagetto in Rlvoiro e di Irma Barai ved. Breuza. La comunità tutta si è stretta intorno a quelli che le piangono.
Catecumeni
POMARETTO — Sabato 3 novembre il concistoro incontrerà,
nei locali della scuola latina, alle ore 17.30, i catecumeni del
IV anno ed i loro genitori. Il
concistoro si riunirà anche sabato 17 novembre in vista dell’assemblea di chiesa di domenica 18 che dovrà affrontare il
tema dell’avvicendamento pastorale.
• Domenica 28 ottobre si sono uniti in matrimonio, durante il culto, Cristina Reynaud di
Pomaretto e Giorgio Pons di
Torre Pellice; agli sposi, che si
stabiliraimo a Perosa Argentina,
un caldo benvenuto ed auguri
vivissimi dalla comunità tutta.
Attività
ANGROGNA — Nell’ultima settimana di ottobre sono iniziate
le attività ordinarie della nostra
chiesa. Tra gli appuntamenti settimanali ricordiamo; il catechismo, che si tiene tutti i giovedì
nel presbiterio di San Lorenzo
dalle ore 15.30 alle 16.30; il
gruppo dei giovani che, sempre
pronti ad accogliere tutti coloro che volessero prender parte
alle loro attività, si ritrovano insieme nella scuoletta del Prassuit-Vernè alle ore 20.30 del giovedì; la Scuola domenicale, i cui
incontri sono in programma il
sabato pomeriggio dalle ore 15
alle 16.30 nella scuola grande di
San Lorenzo.
• Siamo estremamente lieti
di annunziare la nascita, martedì 23 ottobre, di Anna Bertin,
Sabato 24 novembre
□ LA NOSTRA EREDITA’
E LA NOSTRA FORZA
TORRE PELLICE — Presso la Foresteria, con inizio alle ore 15, si tiene
l'incontro di animazione delle Unioni
femminili.
Il programma, che continua anche
domenica 25, prevede una ricerca biblica a gruppi, un laboratorio di ricerca
storica personale, il culto con la comunità dei Coppieri, testimonianze e
percorsi di vita. L'incontro si chiude
alle ore 16.30 della domenica.
Informazioni e prenotazioni (entro il
18.11) presso Lidia Noffke, telef. 0121/
51372 oppure Vanda Rutigliano, tel.0121/
92731.
4
4 prospettive bìbliche
2 novembre 1990
VERSO L’ASSEMBLEA DI CANBERRA - 5
Vieni spirito di unità
Riconciiia ii tuo popoio
CILOF CHURCHES
ASSEMBLY
RRA 1991
Numeri 11: 16-30
Giovanni 4: 5-24
I Corinzi 12: 1 - 13: 3
Riconciliare significa ricostituire una relazione. Nell’Antico Testamento la « riconciliazione » aveva a che fare principalmente
con la ricostituzione delle relazioni di
Israele con Dio. Nel Nuovo Testamento
questo significa anche ricostituzione delle
relazioni umane. L’affermazione di Paolo
che « Dio ha riconciliato il mondo con sé
per mezzo di Gesù Cristo » (2 Cor. 5; 19)
estende l’ambito della riconciliazione al
mondo intero.
Lo Spirito ci permette di fare nostra la
riconciliazione cosmica, perché nessuno può
dire « Gesù è il Signore » se non per mezzo dello Spirito Santo (v. 3b). La signoria di
Cristo non è una scoperta umana; è una
confessione di fede a cui lo Spirito ci conduce. E’ attraverso lo Spirito Santo che lavora in noi che noi ricostituiamo la comunione con Dio e con il mondo.
Il passo principale scelto per il nostro
•studio è tratto dalla I lettera di Paolo ai
cristiani di Corinto. Corinto, capitale di una
provincia romana, era una prosperosa città
cosmopolita. Era un centro commerciale
con una popolazione attiva culturalmente,
ma moralmente corrotta. Paolo aveva trascorso più di 18 mesi in questa città, « insegnando la parola di Dio »; quando partì
lasciò dietro di sé una chiesa forte, composta in maggioranza da gente povera. Ma
ora a Paolo giunge notizia di gravi problemi nella chiesa di Corinto — casi di immoralità, di pratiche di idolatria, di faziosità,
di litigi e dissensi. Questi erano i problemi
di cui trattava la lettera.
Nel passaggio che noi stiamo analizzando, la preoccupazione principale di Paolo è
l’unità della chiesa. Ma sono stati proprio
i doni dello Spirito a provocare delle divisioni, perché presi in considerazione in sé,
senza riferimenti a quello che era il loro
scopo: la crescita della comunità. In questo processo i membri della comunità hanno sviluppato una specie di « gerarchia dei
carismi », dove quelli che possedevano i doni più evidenti probabilmente occupavano
i gradini più alti.
Paolo afferma che tutti questi doni sono
doni dello Spirito, ma sono tutti per il bene
della comunità e la loro utilità può essere
valutata soltanto in base al loro contributo
per il benessere della comunità. Usando
questo criterio. Paolo crede, per esempio,
che il dono della profezia abbia un valore
più grande del dono delle lingue. Ma tra
tutti i doni la pratica dell’amore è il più
importante, senza il quale tutti gli altri non
hanno più né scopo né valore alcuno. Il capitolo 13 è un inno di lode all’amore. Non
è una digressione, ma un argomento centrale per Paolo, che lo riprende nel capitolo
successivo.
L’argomento di Paolo in sostanza vuole
dimostrare che le parti individuali o le funzioni del corpo non hanno alcun valore in
se stesse. Questi doni non hanno alcun valore se non sono messi al servizio del ministero complessivo della comunità. Qgni dono spirituale ha valore solo nel momento
in cui ha un suo posto nel corpo della comunità.
Lo spirito di unità, quindi, « tiene il corpo unito », fornendo la forza della autentica partecipazione e collaborazione. La riconciliazione è il processo attraverso il quale una persona o un gruppo — portato a
Prosegue la pubblicazione degli studi biblici in vista déll’assemblea del
Consiglio ecumenico delle chiese che si terrà a Canberra nel febbraio dell’anno prossimo. Questa quinta riflessione si sviluppa attraverso i concetti
dell’unità della chiesa, dei diversi carisimi di fronte all’unicità dello Spirito e della potenza liberatrice dell’amore, (red.)
una nuova relazione con Dio e con il prossimo — diventa parte del « corpo », invece
di essere una entità separata in se stessa.
Ci sono infatti alcuni tipi di doni, ma un
solo Spirito. Ci sono diversi modi di servire, ma c’è un solo Signore. L’unità dell’uno che noi serviamo è la base della nostra unità. All’inizio della prima lettera ai
Corinzi Paolo aveva scritto: « Voglio dire
che ciascuno di voi dice: Io sono di Paolo; un altro: Io di Apollo; un terzo sostiene: Io sono di Pietro; e un quarto
afferma: Io sono di Cristo. Ma Cristo
non può essere diviso! E Paolo, d’altra parte, non è stato crocifisso per voi e nessuno
vi ha battezzati nel nome di Paolo » (I Cor.
1: 12-13). Sarà interessante interpretare questi versetti nell’ambito delle divisioni della
nostra chiesa anche là dove abitiamo.
In molte delle nostre chiese i « carismi
straordinari », che spesso attraggono l’attenzione popolare, tendono ad essere sopravvalutati, come lo furono nella chiesa di Corinto. Ma Paolo fornisce una nuova prospettiva per la valutazione dei doni dello
Spirito. Nel primo studio, abbiamo messo
in evidenza quanto lo Spirito di Dio ci parli
sottovoce. La nostra risposta allo Spirito
può anche essere espressa attraverso atti
silenziosi e parole d’amore.
Lo Spirito crea l’unità e ci aiuta a suddividere le responsabilità in molti modi.
Mosè fu guidato dallo Spirito di Dio. Nel
racconto di Numeri vediamo Dio dare lo
stesso Spirito ai settanta anziani, affinché
essi condividano con Mosè la responsabilità del servizio dell’unità e del benessere dell’intera comunità. Ma la manifestazione dello Spirito non è limitata al luogo sacro. Anche nell’accampamento fuori dalla tenda lo
Spirito è al lavoro (Numeri 11: 25). Giosuè
è comprensibilmente geloso. Vorrebbe il
controllo dello Spirito tutto per sé, ma Mosè è generoso e di larghe vedute: « Ma Mosè rispose: ’’Sei geloso di me? Invece, volesse davvero il Signore comunicare il suo
Spirito a tutto il popolo di Israele e tutti diventassero profeti!”» (v. 29). Quanto spesso
anche noi, come Giosuè, rivendichiamo il
completo monopolio di tutti i doni dello
Spirito!
Negli ultimi anni molte cose sono state
scritte e dette riguardo all’incontro di Gesù
con la samaritana. La nostra preoccupazione, nel brano che stiamo considerando, è
quella di evidenziare l’insegnamento che lo
Spirito di Dio non è limitato al monte Garizim in Samaria o al monte Sion a Gerusalemme. Dio non predilige nessuno rispetto
agli altri, non ha favoriti. Lo Spirito di Dio
agisce nella libertà, nella verità e nell’amore
— con uomini e donne, gente di tutte le
razze e di tutti gli strati sociali. C’è una visione ecumenica nel racconto dell’incontro
di Gesù con la samaritana, che può dare spunti e far approfondire le nostre riflessioni sulla riconciliazione.
I nostri occhi
sono stati aperti
Il corpo di Cristo, la chiesa,
« madre chiesa », così ho sentito
che la chiamavano, ma questa chiesa
ha un corpo maschile e un volto maschile,
apostoli, profeti, maestri, preti.
Mi avevano insegnato che soltanto un uomo
può rappresentare Cristo
— perché egli era un uomo —
« Dio si è fatto uomo ».
Mi avevano insegnato che Dio
ha dato a ciascuna parte del corpo
il proprio posto,
secondo la sua volontà,
e ciascuna ha un dono differente
affidatole dalla grazia di Dio.
Mi avevano insegnato che l’amore
è il dono specifico assegnato alle donne
e che l’amore è paziente e premuroso,
che l’amore non è geloso,
non si gonfia di orgoglio;
l’amore è rispettoso e non va in cerca
del proprio interesse,
l’amore scusa tutto e sopporta tutto.
Mi avevano insegnato che il mio corpo
ha delle parti meno onorevoli
e impresentabili; che, perciò,
io non sono pura abbastanza
per toccare il corpo di Cristo; che, a causa
del sangue che fluisce dal mio corpo,
io non ho il permesso di toccare la coppa
riempita con il sangue di Cristo.
Un giorno mi alzai
e andai a trovare le mie sorelle,
e ci rendemmo conto che
quando un membro soffre,
tutte le membra soffrono insieme
condividendo le nostre lacrime
e le profonde ferite,
le nostre segrete speranze e i desideri,
noi ci guardammo l’una l’altra
e vedemmo l’immagine di Dio.
Improvvisamente sentimmo
una leggera brezza
e udimmo una voce dire: « Non sapete
che i vostri corpi sono membra di Cristo,
sono i templi in cui io dimoro? »
e aggiunse: Non dimenticate!
Voi siete state battezzate in Cristo.
Così non c’è giudeo né greco,
né schiavo né libero,
né maschio né femmina;
perciò voi siete tutt’uno in Gesù Cristo ».
I nostri occhi furono aperti
e noi sentimmo i nostri cuori bruciare.
E ci alzammo in quel momento
e ritornammo dai nostri fratelli.
Ingrid R. Kitzberger, PRG
L’amore come potere
poiitico e spirituale
alle donne e agli oppressi, è stato fatto credere di « essere » deboli e sono stati costretti ad accettare la loro posizione subordinata come un « comandamento di Dio ».
Tutte le forme di potere oppressivo hanno
sottovalutato le esperienze, diminuito il
contributo e il valore di una larga parte
della popolazione, alla quale è stata tolta
la dignità e la fiducia in se stessa.
Ma un nuovo vento soffia sul mondo, i
deboli e gli oppressi hanno ripreso coscienza di essere indispensabili, hanno capito che
« sembrano » solamente essere parti deboli
del corpo. Questa presa di coscienza li ha
portati a reclamare i loro diritti e la loro
posizione di coeredi di tutta la bellezza e
di tutte le risorse del creato.
Essi hanno dato al capitolo 13 della I Corinzi una nuova vitalità — l’amore è un potere spirituale e politico: il potere di credere in un nuovo ordine dove tutto il creato
vivrà in giustizia, pace e integrità. Anche
questi sono doni dello Spirito Santo e devono essere fatti propri da coloro che « sembrano deboli » perché vengano accettati come una parte indispensabile del tutto.
Anna Guadanoson, India
Domande
per la discussione
1. I doni dello Spirito sono presenti
nella nostra comunità? Dove si vede l’azione dello Spirito fuori dal mondo cristiano?
2. Continuamente nel nostro mondo
vediamo emergere nuove divisioni confessionali. Come emergono e come sono portate avanti?
3. In quali cose e in quali modi senti la chiamata all’esercizio del ministero
della riconciliazione nel tuo contesto religioso, politico, sociale ed economico?
4. Riflettendo sul titolo di questo studio biblico: « Spirito di unità, riconcilia
il tuo popolo! » ci siamo chiesti quanto desideriamo questa riconciliazione, quante
volte chiediamo nelle nostre preghiere di
ricevere lo Spirito Santo affinché si possa
lavorare per ricostruire l’unità dei cristiani.
Cerchiamo lo Spirito d’amore? Lo chiediamo per andare verso le altre parti del corpo
o fuori, verso il « diverso da noi »? E questi
doni di cui parla Paolo li abbiamo mai chiesti?
« Anzi, proprio le parti del corpo che ci
sembrano più deboli, sono quelle più necessarie ». Nonostante questo passo sia stato interpretato per affermare che ogni parte
contribuisce al tutto, la chiesa ha fatto pochi sforzi per affermare il fatto che « le
parti più deboli sono le più necessarie » e
che una nuova comunità in Gesù Cristo può
essere vista solo attraverso la prospettiva di
quelli che non rientrano nella storia.
Infatti questo passo è stato spesso utilizzato per incoraggiare le donne e tutte le
persone oppresse ad accettare il ruolo a loro imposto da una chiesa e da una società
patriarcali e gerarchiche. Ma il versetto 22
dice soltanto che alcune parti del corpo
« sembrano essere deboli ». Invece a loro.
5. Come si vivrebbe nella nostra comunità la presenza durante un culto di una
persona che dichiari: « Ho il dono della
profezia ed ecco cosa ho da dirvi... »? Come reagiremmo? Mettendo forse questa persona da parte e dicendo che è « un originale », oppure pensando che non fa per
noi? Ascoltando la profezia e cercando dì
coinvolgere la comunità affinché questo sia
un dono utile, un dono di Dio per la nostra
comunità? Siamo pronti ad accogliere queste persone? Non succede forse che essi,
percependo il nostro disagio, scelgono di
andare verso altri gruppi ed altre chiese che
sono sensibili a questi doni?
Non sappiamo come reagiremmo, né come reagirebbe la nostra comunità. Ci sembra comunque che queste domande non
vengano quasi mai poste, come se questi doni non esistessero più e fossero stati sepolti
con i primi cristiani.
a cura di
Angelo Arca, Flavia e Gigi Farricella, Gianni Fornari, Gianni Genre, Anne Pilloud, Guido Rossetti
della Chiesa valdese di Ivrea
á
5
2 novembre 1990
marta e mana
UN VOLUME FONDAMENTALE PER LA TEOLOGIA FEMMINISTA
« Com’è difficile essere donna
nei testi biblici ». E’ il titolo di
un editoriale di Franco Ferrarotti
comparso sull’« Unità » dei primi di ottoibre, dove si accenna
al tentativo che da vari anni si
fa, soprattutto negli Stati Uniti,
per « demoschilizzare » la Bibbia,
quanto meno sul piano di una
revisione e traduzione attenta a
restituire le tracce di una presenza femminile ignorata o cmcellata. Per la verità la questione non è solo quella di una revisione linguistica; lo dice bene
sullo stesso giornale Wilma Gozzini («Dio un po’ più materno?
Suvvia... »), che pone con forza
il problema delle donne come
« soggetto inedito per la riflessione teologica ».
« Demaschi lizzare »
la Bibbia
Che « demaschilizzare » la Bibbia non sia una semplice operazione di revisione lin^istica
. lo dimostra pienamente il libro
di Elisabeth Schüssler Fiorenza,
In memoria di lei ^ recentemente pubblicato in italiano dalla
Claudiana. Si tratta infatti di
un’assai ampia ricostruzione delle origini cristiane in prospettiva femminista, che si propone,
prioritariamente, due obiettivi:
da una parte, « restituire le donne alla Bibbia », ricostruire la
storia delle origini cristiane come storia delle donne, che ne
sono state estromesse, finalizzandola ad una percezione più ricca e più complessa del fenomeno, più largamente « umana », in
quanto comprensiva della storia
di uomini e di donne; d’altra
parte, c’è anche un movimento
inverso, che « restituisce la Bibbia alle donne »; se è vero che
essa ha avuto una funzione determinante nel fondare la tesi
contraria aU’emancipazione feinminile, tanto più è necessario
riappropriarsene, l'ivendicare la
storia cristiana come passato
personale ' delle donne, recuperandone l’eredità ed il riferimento di fede.
Bibbia e teologia
sono « sessiste »?
Una domanda preliminare può
essere così formulata: dal punto
di vista delle donne, qual è la
valenza di un libro come la Bibbia? Larga parte del femminismo
cosiddetto « post-biblico » sostiene che non solo la Bibbia, ma
anche la teologia è radicalmente sessista, e dunque inservibile
per la causa delle donne; per
questo, da una parte rimuove
o abbandona le sue radici bibliche femministe, dall’altra spezza il legame di solidarietà con
le donne che professano la fede
biblica.
La Schüssler si pone invece
nel solco di una tradizione che
accetta il confronto, tenta di risolvere il « cortocircuito » tra
donna e Bibbia, donna e fede
cristiana: proprio nella misura
In memoria di lei
Un testo che certamente farà discutere; analogie con la teologia
della liberazione e ermeneutica femminista - Un’utile pubblicazione
Su questo numero apriamo il dibattito sul libro
della teologa cattolica tedesco-americana Elisabeth
Schüssler Fiorenza, docente di Nuovo Testamento e
teologia alla « Harvard Divinity School » del Massachusetts. In memoria di lei. Una ricostruzione
femminista delle origini cristiane, pubblicato ora
in Italia dalla Claudiana a cura di Mirella Corsani
Comba. Si tratta di un avvenimento molto atteso
e molto importante per la ricerca in atto nella teologia femminista: il testo, già tradotto nelle principali lingue europee, sta suscitando partecipazione
e interventi a vari livelli, e non solo tra le studiose
del movimento delle donne.
Il saggio, di cui si è detto che equivale ad una
« laurea ad honorem » del massimo valore nel
campo degli studi neotestamentari, si compone di
tre parti. La prima, la più complessa e « scientifica », affronta il problema metodologico di una
«ermeneutica critica femminista», cioè di come
interpretare criticamente i testi del cristianesimo
primitivo da un punto di vista femminista. La seconda e la terza, che, su indicazione della stessa
autrice, sono più accessibili alla lettrice e al lettore
non specialisti e quindi possono essere affrontati
per primi, trattano rispettivamente del ruolo ricouosciuto alla donna nel « movimento di Gesù » e
nel cristianesimo primitivo e degli adattamenti della tradizione post-paolinlca all’etica greco-romana
contemporanea, costituita in base all’« ordine patriarcale della famiglia».
Le conclusioni del libro vanno nella direzione
di una « spiritualità biblica femminista », la quale
« deve rimanere una spiritualità biblica e comunitaria », e che rivendica, dice l’autrice, « l’ekWesìa
delle donne, cioè le donne come popolo di Dio,
come nostra eredità biblica ». E
in cui la fede biblica esercita ancora oggi la sua infiuenza, e, soprattutto in occidente, le donne
« non sono in grado di rirnuovere completamente o di dimenticare la loro storia cristiana personale, culturale o religiosa », è
necessario che il femmirdsmo
« si faccia carico della storia biblica e dell'impatto storico della tradizione biblica », se vuole
trasformarle in « un nuovo futuro liberante » (p. 21).
Ma questo recupero della Bibbia non avviene in una chiave
riduttivamente revisionista-, salvare il salvabile, tutto quanto
nella Bibbia si riferisce alla donna, con un approccio esegeticotopico di tutti i luoghi relativi,
per rivendicare il passato e la
tradizione biblica come eredità
propria delle donne (ed è questo l’approccio del movimento
The Woman’s Bible, già dalla fine del secolo scorso); oppure selezionare, aH’intemo della Bibbia, tradizioni « critiche » liberanti (ad esempio, lo schema del
pensiero messianico-profetico)
che possano essere usate nell’interesse del femminismo, separandole da tradizioni « patriarcali » e « androcentriche » (ed è
questo un modello neo-ortodosso
di interpretazione femminista:
la ricerca di un canone nel canone).
Il tentativo della Schüssler va
nella direzione di un'ermeneutica critica femminista di liberazione. Rispetto ad altri modelli
interpretativi, essa mi sembra caratterizzata da due importanti
determinazioni: in primo luogo
il recupero critico (non l’abbandono), da parte delle donne, di
tutte le tradizioni ed i testi biblici (androcentrici), e di tutta
la storia (patriarcale), di cui sono espressione, rivendicandoli
come propri testi rivelatori e propria storia. Una rivendicazione
di appartenenza che non è semplice avallo della tradizione biblica, ma che aH’intemo di essa valuta criticamente e respinge « quegli elementi che in tut
I! testo qui presentato offre stimoli alla discussione tra le donne
credenti e all'interno delle chiese.
te le tradizioni e in tutti i tesH
biblici, perpetuano, nel nome di
Dio, violenza, alienazione e subordinazione patriarcali », e insieme recupera « tutti quegli elementi che nei testi biblici e nelle tradizioni della Bibbia esprimono le esperienze e le visiti
di liberazione del popolo di Dio »
(p. 55).
Quale criterio
per l’interpretazione?
Sembrerebbe di essere ancora
aH’interno di uno schema neoortodosso di selezione delle diverse tradizioni: ma in base a
quale criterio teologico? Qui_ interv'iene la seconda determinazione metodologica, che mi pare
anche un punto critico di qu^
sta proposta ermeneutica: « ...il
criterio rivelatore per una valutazione teologica delle tradizioni
bibliche... non può essere tratto
dalla Bibbia stessa, ma può essere formulato solo all’interno
della e attraverso la lotta delle
donne per la liberazione da ogni
oppressione patriarcale ». La lotta di liberazione, cioè, diventa
un luogo teologico di rivelazione,
la situazione esclusiva a partire
dalla quale soltanto è possibile
una valutazione delle tradizioni
e dei testi biblici.
L'na impostazione come questa condivide con le teologie di
liberazione quella sorta di « apriori » logico che è « la presa di posizione a favore degli
oppressi », l’unica ottica per valutare « le rivendicazioni di ciutoritù » della Bibbia.
Un’impostazione
problematica
Inutile dire che un’impostazione del genere appare alquanto
problematica. Tanto più in quanto essa si inquadra in un più
generale orientamento metodologico che sposta « il fuoco » della
rivelazione biblica fuori del testo e lo rinvia ad un contesto
storico-^sociale, sia esso attuale
(« la comunità contemporanea
delle donne che lottano per la
liberazione »), sia esso l’originario contesto storico-sociale di
cui il testo è l’espressione (androcentrica): la vita e il ministero di Gesù e la comunità di
uguali, uomini e donne, da lui
chiamata. I testi biblici androcentrici, si dice infatti, non possono essere considerati come
« prove documentarie degne di
fede », come « dati informativi » e « rapporti accurati » della
realtà di cui parlano. Un’ermeneutica critica femminista deve
perciò « spostarsi dai testi androcentrici per passare ai loro
contesti storico-sociali », deve
rompere i « silenzi » del testo e
leggerli come « prova e indicar
zione di quella realtà di cui non
parlano », perché ci forniscano
« chiavi per la conoscenza della
realtà ugualitaria del movimen
to cristiano primitivo » (p. 59).
In particolare quest’ultimo rimando, dal testo alla vita e al
ministero di Gesù ed al rnovimento di donne e di uomini da
lui chiamati, come ad un « locus
della rivelazione » (p. 53) appare teologicamente problematico
almeno quanto il primo (il rimando alla lotta di liberazione
delle donne). L’idea che sia possibile, sviluppando metodi di ricerca storico-critici femministi,
cogliere oltre il testo androcentrico e fuori di esso la realtà
storica della vita di Gesù e della sua comunità di uguali mi
sembra un’operazione che per
certi aspetti ricorda quella della
sì densa di conseguenze in futuro, tra il Gesù storico dell’indagine liberale (der historische Jesus) ed il Cristo biblico,
il Cristo predicato e creduto dalla fede, che solo è realmente storico (der geschichtliche biblische
Christus). Metteva cioè radicalmente in questione la stessa premessa teologica dell’indagine liberale, che si potesse fondare
storicamente la fede.
Così anche il metodo della «storia delle forme » che ha letto
i testi evangelici come espressione di un contesto vitale, e li ha
compresi come risposte teologiche a concrete situazioni religiose della comunità, riconoscendovi le tradizioni che vi sono confluite, ne ha fortemente arricchito e allargato la comprensione, non ha preteso di spostare
fuori di essi la rivelazione, nella convinzione che solo attraverso la tradizione contenuta nei
vangeli fosse possibile conoscere non il Gesù storico _ « secondo la carne », ma il Cristo predicato e creduto nella fede.
In altri termini la tradizione
contenuta nei vangeli, comunque
arricchita ed illuminata, non e
superabile, non può mettersi tra
parentesi: è l’unica traccia che
resta, ed è anche, abbiamo visto, sufficientemente ricca per restituire tutto intero il centro dell’annunzio cristiano.
Mi sembra dunque difficile che
possa cogliersi altrove che nel
testo biblico e nella tradizione
che esprime ima rivelazione non
androcentrica, o « che valorizzi
appieno il contributo delle donne come parte integrante della
proclamazione del vangelo »; si
rischia di andare alla ricerca di
im kerygma (femminista) diver
Brasile '89: uno scorcio sul Womens’s Workshop all’Assemblea ecumenica europea.
teologia liberale del secolo scorso. Anche in quel caso, infatti,
utilizzando i risultati della scienza storico-critica applicata alle
fonti neo-testamentarie, si credette possibile ricostruire l’immagine storica autentica di Gesù di Nazareth e la si pose a
fondamento della fede cristiana,
scavalcando tutta la ^ tradizione
ecclesiastica per cogliere il nucleo essenziale del cristianesimo
primitivo (Harnack).
Può la fede fondarsi
sulla storia?
Ma può la fede fondarsi sulla
storia? E’ possibile, in altri termini, sostenere che la rivelazione (un kerygma femminista?)
non è nel testo, ma nell’esperienza storica di Gesù e della
comunità primitiva, cioè nella
storia? Tutta la ricerca critica
successiva all’indagine liberale
sul Gesù storico, per tutto l'arco del Novecento, lo smentisce.
Ancora alla fine del secolo
scorso, un teologo sistematico,
Martin Kahler, contestava la possibilità di giungere ad un’immagine di Gesù storicamente attendibile, constatando che i vangeli (anche Marco) non sono biografie, ma iruno di una neiaborazione cristologica; allo stesso
tempo gettava le basi per quella fondamentale distinzione, co
samente centrato che su Gesù
Cristo.
Può darsi che sia solo un rischio. Ma ho l’impressione che
l’obiettivo principale di questo
lavoro, la ricostruzione delle origini cristiane in prospettiva femminista (seconda e terza parte),
nel merito della quale non entro, ma che mi sembra assai stimolante e ricca di intuizioni, resti in una certa misura compromessa da questo rilievo critico
preliminare.
La discussione dovrà essere ripresa in altra sede. Tanto più
in quanto il clima di restaurazione che si respira con Patínate papato sui temi femminili
spingerebbe a smorzare le critiche, farebbe venir voglia di
sposare tout court le tesi della
Schüssler, che per tanti aspetti
sono condivisibili. L’auspicio è
che il libro venga discusso non
come problema settoriale di donne, o delle sole donne credenti,
ma come problema complessivo
di comprensione e di interpretazione delle origini cristiane, da
discutere con gli specialisti, uomini e donne, del settore.
Un ringraziamento non formale alla Claudiana per questa iniziativa editoriale.
Rosanna Ciappa Nittl
' E. SCHUESSLER FIORENZA, In
memoria di lei. Una ricostruzione femminista deiie origini cristiane, Torino,
1990, pp. 397, L. 45.000.
6
valli vald^i
2 novembre 1990
TORRE PELLICE
Semaine du français
Un inizi9tìv3 dsl Contro culturslo vsIdosG por riisncisro l9
ca dol bilinguismo: no pubblichiamo la storia... anch’ossa in
FERROVIA PINEROLO-TORRE PELLICE
Perché 14 mesi?
prati
lingua
La connaisance du français aux
Vallées vaudoises, un chapitre de
l’histoire d’hier ou une proposition réalisable aujourd’hui?
Autour de ces deux affirmations se joue le projet mis au
point et réalisé par le « Centro
culturale valdese » de Torre Pel
lice. Le Comité du dit Centre
culturel, en collaboration avec le
Centre culturel français de Turin, a pris en charge l’organisation de la première semaine du
français aux Vallées vaudoises.
Du lundi 15 au samedi 20 octobre
nous avons pu assister, à Torre
Pellice, à toute une série d’activités ayant pour objectif l’approche des enfants et des jeunes
à la langue française. Les possibilités de cette approche ont été
fournies par différentes initiatives:
— un spectacle, « L’heure du
conte », pendant lequel M.me M.
F. Cardelli a raconté deux histoires aux enfants avec la collaboration de M. E. Ponzio et sa guitare;
— une séance de vidéo a eu
lieu tous les jours (du lundi au
samedi) pour les enfants de 5 à
12 ans (mais les plus grands ont
été les bienvenus). Les sujets,
ciblés sur les bandes dessinées
et Astérix, ont réjoui petits et
grands;
— une exposition ayant pour
titre « Grands yeux et petites
oreilles » était composée d’ime
vingtaine de tableaux illustrant
un livre; les illustrations ont
captivé les enfants et les ont
aidé à reconstruire l’histoire écrite en grandes lettres;
— la présentation d’une centaine de livres pour les enfants,
choisis parmi la plus récente
production des maisons d’édition françaises, a attiré l’atten
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 8 novembre, ore 16.45, avrà luogo una riunione
nella nuova sede del Gruppo Amnesty
Italia 90 Val Pellice in via della Repubblica n. 3, 2° piano. L’o.d.g. è il
seguente: a) Appelli per la Settimana
A.I.: per il peruviano Escobar Jurado,
scomparso dopo l'arresto, per il rrrassacro di 47 persone compiuto dalle
forze armate in Somalia, per il siriano Munii Muibim, detenuto senza accusa e processo e torturato: b) Investigazione per il caso del vietnamita
Mai Huu Nghi; c) Domenica 2 dicembre "Trattenimento pomeridiano per
Amnesty", con tè, mercatino delle pulci ecc. alla Foresteria valdese. Torre
Pellice.
___________Cinema____________
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma: giovedì r nov., ore
20 e 22.10, « Revenge »; venerdì 2, ore
21.15, « Mondocartoon »; sabato 3 e domenica 4, ore 20 e 22.10, «Ottobre
rosso ■>; domenica 4, ore 16 e 18,
Bianca e Berny » (cart. anim.).
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tion des enfants eux-mêmes, des
parents et des instituteurs.
— à côté de cette production
contemporaine, le Centre culturel vaudois a présenté et mis en
relief un certain nombre de livres anciens pour les enfants;
ceux-ci font part de l’ensemble
de livres disponibles auprès de la
bibliothèque du centre;
— une séance de projection du
film « La trace » de Bernard Favre a été présentée au cinéma « Trente » le vendredi 19
octobre; elle a réuni jeunes et
moins jeunes et a fait dire à
beaucoup d’entr’eux que la compréhension du français n’est pas
aussi difficile qu’on le croit.
Mercredi soir, 17 octobre, une
table ronde a vu réunies des personnes qui ont réfléchi sur les
« chances » qui pouvaient être
accordées à l’enseignement et à
la pratique du français dans la
Vallée du Pélis.
Tout en tenant compte de la
disponibilité du Centre culturel
français et du Bureau linguistique de Turin, chacun s’est découpé un espace de réflexion et
d’action:
a) le Centre culturel de Torre Pellice continuera à organiser
des séances de vidéo pour les
enfants et envisagera la possibilité de prêt de livres pour les
enfants. En collaboration avec le
Centre culturel français de Turin
« l’heure du conte » sera offerte
aux enfants des écoles primaires
de la vallée avec des échéances
régulières.
b) Les Directions didactiques
(Torre Pellice et Luserna San
Giovanni), en collaboration avec
le Bureau linguistique de Turin,
organiseront un stage de 10 heures au printemps 1991 pour les
enseignants sur les techniques
pour conter des histoires aux
enfants.
c) Les mass media (journaux
locaux et Radio Beckwith) seront
contactés pour qu’ils prennent
part au projet de sensibilisation
à la compréhension et à, la pratique du français.
d) Les municipalités de la
vallée seront appelées à s’intéresser afin que la réception des
programmes de la télévision française puisse se réaliser dans les
délais les plus brefs pour la
vallée.
Projet ambitieux celui que de
vouloir proposer le français comme langue véhiculaire pour les
vallées de Pignérol, mais un projet qui est soutenu par la tradition, par le fait que la France
est toute proche, par la considération que dans la scolarité obligatoire future (de 6 à 16 ans)
deux langues étrangères devront
être apprises.
Le Centre culturel vaudois de
Torre Pellice, qui a parmi ses
objectifs aussi celui de récupérer le patrimoine culturel des habitants des vallées, se réjouit
d’avoir lancé cette « provocation »: la semaine du français
sera répétée sur demande à Luserna San Giovanni et à Pinerolo. Au printemps 1991 les activités de cette semaine «française»
se déplaceront dans la vallée du
Chisone et de la Germanasca.
Franco Calvetti
L’alternarsi di voci circa la
sospensione o meno dei servizio
ferroviario sulla Pinerolo-Torre
Pellice a partire dal 1« novembre ha rimesso in allarme pendolari, cittadini, amministratori,
personale delle FFSS.
Proprio mentre venivano rese
pubbliche le dichiarazioni rassicuranti del direttore compartimentale da noi intervistato, fra
gli operatori locali delle ferrovie si diffondeva la notizia del
trasferimento di personale con
l’inizio di novembre e della cessazione del servizio. Il comitato di difesa della ferrovia, riunitosi tempestivamente, ha deciso
di organizzare una manifestazione pubblica presso la stazione
di Porta Nuova, a Torino, per la
mattinata di mercoledì 31 ottobre.
Il problema di fondo riguarda la reale esigenza di chiusura,
per i lavori di automatizzazione
dei passaggi a livello, della linea
per un periodo così lungo (fino
al 31 dicembre 1991).
« Occorre andare ad un confronto con la Direzione compartimentale », questa l’esigenza
espressa dai pendolari e dagli
amministratori; « i lavori possono essere effettuati senza interruzione del servizio », aggiungono anche ex ferrovieri.
Nel frattempo il prefetto ha
comunicato agli enti locali che
si sta interessando al problema;
la stessa Direzione compartimentale comunica che gli appalti
stanno per essere aggiudicati e
che comunque la linea non verrà chiusa dal 1<> novembre in
quanto i lavori non possono ancora avere inizio. « In ogni caso, prima di chiudere la linea e
iniziare i lavori — aggiungono
le FFSS — incontreremo gli enti locali presentando i progetti
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L’economia della castagna
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La Stagione particolarmente
secca non è certo risultata favorevole alla coltura del castagno da frutto; quantità ridotte
di produzione, pezzatura non eccellente, elevato grado di presenza di parassiti nel frutto: questo il bilancio di quest’autunno.
I prezzi di conseguenza sono aurnentati, ma ancora una volta
ciò si è verificato più al consumo che all’ingrosso.
L’amministraizione di Torre Pellice ha inteso dare un suo contributo al rilancio della coltura
del castagno organizzando una
serie di momenti che si sono appena conclusi, di cui castagnata
tradizionale, esposizione e vendita di prodotti sono stati i momenti qualificanti.
Nel corso di una serata che
ha visto la partecipazione di tecnici delle comunità montane della vai Pellice e della vai Gesso,
si è fatto il punto sul recupero
in atto di una coltivazione che
alcuni decenni fa riguardava molte delle valli piemontesi, all’incirca nella striscia di territorio compresa fra i 600 ed i 1,000 metri
di quota.
« Fino a qualche anno fa —
ha esordito Enzo Negrin della
Comunità montana Val Pellice
— la cura del castagneto era
un tutt'uno con la cura del prato sottostante; il parziale abbandono di questi prati si è ripercosso ovviamente sui castagni.
Del resto 10-15 anni fa il mercato non dava economicamente
grosse soddisfazioni mentre oggi, almeno in parte, sembra di
cogliere segnali positivi in tal
senso. La vendita avviene quasi
esclusivamente tramite i grossisti che settimanalmente vengono
in valle a ritirare il prodotto;
un’indagine condotta a campio
ne alcuni anni or sono aveva fatto presumere in 1.500 quintali la
quantità di castagne acquistata
in vai Pellice. Se pensiamo che
nella provincia di Torino ci aggiriamo sugli 8.000 quintali, possiamo capire iUimpo^tanza che
ha la nostra zona nell’economia
regionale della castagna ».
Se si considera che il prezzo
quest'anno si è mantenuto oltre
le 1.000 lire/Kg., è evidente che la
somma in denaro che ne deriva
per la valle non è indifferente,
soprattutto se si considera il lasso di tempo in cui avviene la
raccolta e la non concomitanza
con altre pratiche agricole.
In vai Pellice, per incentivare
un recupero della coltura del castagno, pur senza arrivare ad un
vero e proprio censimento (spesso gli alberi non si trovano in
grandi appezzamenti ma sono distribuiti a macchia di leopardo
un po' in tutte le proprietà e i
pascoli della valle), fin dall’83 si
è comincialo a propagandare la
possibilità offerta dall’IPLA (Istituto piante da legno e ambiente) di distribuire astoni innestati con varietà tipiche.
« Sono stati erogati da parte
della Comunità montana, attingendo ai fondi derivanti dal rilascio del tesserino dei funghi,
dei contributi sia per l’innesto
di nuove piante che per la sostituzione; inoltre più di 300 alberi sono stati potati ed è noto
quanto questa pratica sia importante per rinforzare la pianta
bloccando la diffusione di malattie del castagno », aggiunge
ancora Negrin.
Certo resta il problema della
commercializzazione: si potrebbe andare oltre la vendita del
prodotto fresco per trasformarlo
in farina o semplicemente essic
cando le castagne; la vendita diretta o un maggiore coordinamento potrebbero comunque essere una risposta ai grossisti che,
di fatto, impongono ai produttori il prezzo che a loro più conviene. T
Interessante anche il confronto con esperienze analoghe ma
situate in contesti di maggiore
estensione della coltivazione: nelle valli Gesso, Pesio e Vermenagna il castagneto da frutto occupa una superficie di oltre 5.000
ettari, c’è un mercato importante intorno al castagno.
« Da noi — afferma uno dei
tecnici che segue il settore, il sig
Adamo — i primi discorsi circa
l’opportunità della potatura sono partiti alla fine degli anni
’70. all’inizio con diverse perplessità dei coltivatori, poi con un
certo successo. Per riuscire a
operare a fondo sulla potatura
abbiamo avuto accesso a dei contributi regionali che coprono almeno in parte le spese di intervento ».
Di notevole interesse anche
due altri interventi concretizzati
in quelle valli: l’interramento,
in molti casi, delle foglie al posto deH’abbruciamento (« che
danneggia ed impoverisce il bosco ») e la creazione di veri e
propri vivai di castagni con innesto delle migliori varietà locali. « L'inserimento di varietà
nuove, come il cosiddetto castagno "giapponese” — ha aggiunto Adamo — non si è dimostrato molto valido, anzi, in molti
casi la qualità di queste castagne, di eccezionale pezzatura, si
è rivelata bassa, ingenerando nel
consumatore una diminuzione di
interesse rispetto alla castagna
in generale ».
Piervaldo Rostan
esecutivi e le reali esigenze di
chiusura ».
Al momento in cui il giornale va in macchina, è noto che
il prefetto è disponibile a ricevere la delegazione valligiana,
meno disposto pare essere il capo compartimento, « in quanto
non abbiamo nulla da aggiungere a quanto già detto ».
L’ultima segnalazione riguarda
l’impegno degli enti locali: in
pochi hanno partecipato attivamente alle riunioni sul problema e questo, lamentano i pendolari, si va ad aggiungere alla
scarsa disponibilità mostrata in
passato rispetto alia possibilità
di annullare alcuni passaggi a
livello praticamente inutili.
P.V.R.
Una giornata per
l’Ospedale valdese
POMARETTO — Si svolgerà
domenica 11 novembre la giornata dell’Ospedale valdese.
Alle ore 10, nel tempio avrà
luogo il culto; alle ore 15, convegno, presso il cinema Edelweiss, sul tema: « Il problema
delle tossicodipendenze nelruSSL 42 ». Interverranno il
coordinatore sanitario dell’USSL
42, dott. Paolo Laurenti (Epidemiologia delle tossicodipendenze da oppiacei nell’USSL 42),
la psicoioga Marina Da Como
(E’ possibile una riabilitazione?)
ed il primario dell’Ospedale di
Pomaretto, dott. Flavio Mairia
(L’approccio al paziente con
problemi alcol correlati).
A seguire si svolgerà un concerto vocale del gruppo Turba
concinens di Pinerolo, dirotto
dal maestro Aldo Sacco.
Pra: ruspe in azione
BOBBIO PELLICE — Divenu
ta esecutiva la delibera della Comunità montana circa il subappalto di parte (quanta?) dei lavori per la pista agro-silvo-pastorale da Villanova al Pra, dalla
ditta Tecnocostruzioni di Torino
alla ditta Paschetto di San Secondo, le ruspe sono entrate in
azione la scorsa settimana. La
prima parte del tracciato prevede
la riapertura della strada che
oltre vent’anni fa doveva portare al Colle della Croce ed i cui
lavori vennero interrotti.
La sede della Lega
TORRE PELLICE — Domeni
ca scorsa la Lega Nord Piemont
della vai Pellice ha inaugurato
una seconda sede, dopo quella di
Luserna che era stata aperta negli anni in cui gli autonomisti
erano vicini alle posizioni espresse dal Piemont di Roberto Grommo; la sede si trova in via Alfieri 3.
Mistero sul delitto
VILLAR PELLICE — E’ diven
tato un vero e proprio giallo che
sta occupando le pagine dei giornali nazionali il ritrovamento del
corpo di un anziano uomo, Emilio Bertin, carbonizzato all’interno del cofano della propria auto.
La scoperta è stata effettuata
dai vigili del fuoco, accorsi per
domare le fiamme da cui era avvolto il casolare del Bertin in frazione Cognetti; solo successivamente è stata ritrovata, all’interno, l’auto col corpo di Emilio
Bertin.
Naturalmente sono in corso
le indagini per individuare il o
i responsabili del delitto.
7
valli valdesi
2 novembre 1990
DIBATTITO AD ANGROGNA
ENTI LOCALI
Non siamo tutti un’opzione “alpina
teledipendenti
n
L'autrice di «Ascanio e Margherita» a confronto con i tre relatori e un pubblico partecipe
Con la lettura « recitata » delle
prime righe di Ascanio e Margherita da parte di Jean-Louis
Sappé, si è aperto nel primo pomeriggio di sabato 27 ottobre ad
Angrogna un incontro-dibattito
sui temi e gli spunti offerti dall'ultima fatica letteraria di Marina Jarre, autrice appunto del romanzo storico Ascanio e Margherita, ispirato e ambientato
nelle Valli valdesi all’epoca del
« Glorioso Rimpatrio ».
L'incontro si è tenuto nella Sala unionista della chiesa valdese,
neH’ambito delle manifestazioni
dell’Autunno in Val d’Angrogna.
Di fronte ad un pubblico numeroso ed attento, hanno preso parte
alla tavola rotonda, moderata da
Jean-Louis Sappé, l’autrice, il sindaco di Angrogna Franca Coïsson e i tre relatori: il pastore
Giorgio Bouchard, l’avvocato Ettore Serafino e don Vittorio Morero di Pinerolo.
11 primo ad intervenire è stato
l’avvocato Serafino, il quale ha
spaziato lungo il romanzo della
Jarre citandone vari passi e sottolineandone varie tematiche con
calore ed ammirazione.
Brillante e cordialmente critico è stato poi l’intervento di Giorgio Bouchard, che ha messo in luce tre aspetti centrali del romanzo; le valli viste e descritte
dall’autrice con l’amore tutto particolare di chi ha trascorso in esse una parte della sua giovinezza;
la Torino della Controriforma e
infine l’amore « trasgressivo » tra
la valdese Margherita e il nobile
cattolico Ascanio.
Dell’amore che è presente nel
romanzo e della sua storicità ha
poi parlato don Morero.
Agli interventi dei tre relatori
ha poi fatto seguito un vivace
dibattito con la partecipazione di
varie persone del pubblico. In
particolare Massimo Rocchi, autore della recensione ad Ascanio e Margherita apparsa qualche tempo fa su questo giornale,
ha trovato un possibile limite nel
romanzo storico della Jarre proprio nel suo essere un romanzo
puramente « storico », senza aperture all’attualità.
Per terminare, il fatto che una
tavola rotonda su un libro abbia
richiamato oltre cento persone
(tanti erano i presenti) è la dimostrazione che forse non è vero
che siamo tutti dei « teledipendenti », ed è stato un incoraggiamento al comune di Angrogna,
promotore ed organizzatore di
quest’iniziativa culturale, a proseguire su questa strada anche negli anni futuri.
Carmelina Maurizio Marchetti
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
L’entrata in vigore della legge
142/’90 sulla riforma delle autonomie locali e la proposta di riforma della riforma sanitaria ripropongono con forza il problema mai risolto della montagna
italiana e della sua autonomia
politica ed economica.
Io credo che, responsabilmente, sia per tutti noi una occasione da non perdere per un territorio come il pinerolese per por
mano ad un serio e necessario dibattito con le forze politiche e le comunità locali sulle
varie opzioni possibili sia sotto
l’aspetto del riordino delle competenze, sia sotto l’aspetto degli
ambiti territoriali.
In questi mesi, partecipando a
seminari, tavole rotonde e convegni ho notato un certo interesse ad una mia proposta certamente non ben chiara e neppure tanto nuova dei « distretti alpini », non nuova in quanto
da sempre sostenuta da Gustavo
Malan, figura ben nota a tutti noi.
Distretti alpini, dunque, che se
da un lato richiamano alla nostra memoria la Carta di Chivasso del '43 e il Federalismo
europeo di quegli anni, oggi potrebbero porsi con forza all’attenzione del legislatore in una
regione di frontiera come il Piemonte.
Come sappiamo, la Regione
Piemonte entro il giugno 1991 dovrà, con proprie leggi, porre mano al riordino degli enti locali
territoriali soprattutto di programmazione e di gestione dei
servizi, e quindi non solo sotto
l’aspetto delle competenze, ma
USSL 44 - PINEROLO
La solidarietà che cura
Accanto ad una cultura che
esalta l’individualismo, l’edonismo, che valorizza la posizione
sociale e i beni deU’individuo, si
è affermata in questi anni anche
una cultura che esprime valori
alternativi come la condivisione
e la solidarietà.
Spesso le associazioni di volontariato hanno dato una risposta a bisogni sociali cui il servizio pubblico non era in grado
di rispondere, come per esempio le comunità terapeutiche per
tossicodipendenti, o hanno stimolato i servizi pubblici.
Il Servizio tossicodipendenze e
il Servizio socioassistenziale dell’USSL 44 hanno sempre prestato attenzione al volontariato.
Ora il Servizio tossicodipendenze ha maturato la convinzione
che im intervento efficace in questo campo (droghe, alcol, psicofarmaci) non può essere delegato solo ai tecnici (medici, psicologi, assistenti sociali): le tecniche staccate dalla vita diventano
vuote. Pensiamo inoltre che l’inserimento in comunità residenziali non deve essere visto come unica possibilità di intervento: spesso la comunità è molto
lontana dal contesto di vita della persona, ha pochi scambi con
il territorio in cui è inserita. Il contesto vitale della persona e della sua famiglia è il
territorio « inteso come lo spa
l’eco
delle valli valdesi
Via Pio V n. 15 - 10125 Torino
tei. 011/655278.
Registrazione n. 175 Tribunale di
Pinerolo. Resp. F. Giampiccoll.
Stampa: Coop. Subalpina Torre Peilice.
zio di tutte le relazioni familiari ed extrafamiliari fondamentali; dal lavoro alla scuola, allo
sport... »: non una zona « off limits » da cui il tossicodipendente deve fuggire, ma tmo spazio
in cui si può con il tempo creare una rete sociale più sensibile e preparata, più capace di
pensare alla prevenzione. Un intervento efficace deve allora saper coinvolgere e valorizzare tutte le energie vive del territorio.
Il volontariato può far crescere nel tessuto sociale la cultura della solidarietà e della condivisione.
Le poche esperienze di collaborazione tra volontari e Servizio tossicodipendenze si sono rivelate valide e stimolanti, e il
volontariato ha dato un grande
contributo nel fornire al tossicodipendente stimoli per nuovi
rapporti sociali e nuovi interessi, nella preparazione degli inserimenti in comunità terapeutiche, operando a sostegno di famiglie carenti di risorse, nel sostegno ai ragazzi in ricoveri
ospedalieri, nel sostegno a soggetti alcoldipendenti soli, nell’accoglienza di ragazzi privi di famiglia e bisognosi di ospitalità.
In questa ottica si situano le
varie iniziative che l’équipe del
Servizio tossicodipendenze delrUSSL 44 di Pinerolo sta promuovendo e attuando; in primo
luogo sono state contattate varie associazioni culturali, sportive, di impegno civile per studiare insieme la possibilità di
inserire in attività varie dei ragazzi tossicodipendenti che stanno attuando un piano terapeutico e di ricupero, consentendo
loro di formarsi un nuovo contesto relazionale. Di tutte quelle contattate, ha risposto una
sola, inviando il presidente e
l’obiettore in servizio civile al
corso di sensibilizzazione all’aiuto verso soggetti tossicodipendenti. Questa è xm’altra iniziativa che, rivolta a tutte le persone di buona volontà, diventerà im appuntamento periodico.
Inoltre c’è una forma di aiuto impegnativo, che è l’affido a
famiglie disponibili, indispensabile in mancanza della famiglia
stessa, o a causa del deterioramento dei rapporti, o perché la
famiglia è troppo coinvolta nel
problema.
Sarebbe indispensabile trovare famiglie disponibili a offrire
ospitalità, affetto e educazione.
Esse dovrebbero avere la possibilità di inserire il ragazzo in
un ciclo di lavoro (agricolo, artigianale...), e sarebbero scelte
dagli operatori del Servizio, preparate con una serie di incontri
(così come i giovani). Per tutta la durata dell’affido esse non
saranno mai lasciate sole; gli
operatori stenderanno con esse
e con il ragazzo un programma
di ricupero, e saranno disponibili a seguire costantemente l’andamento con consigli, visite, ecc.
Viene inoltre previsto im rimborso spese per le famiglie. Tale iniziativa richiede da parte
della comunità locale una cultura nuova, in grado di superare i pregiudizi: non serve ’’deportare” il disagio all’esterno;
forse si tratta di affrontarlo nella comunità locale dove nasce.
Renato Gaietto
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anche dal punto di vista territoriale (aree programma).
Dato per scontato che, almeno in questa prima fase, non
entreranno in gioco i comuni
(unione o associazione dei comuni più piccoli), il discorso riguarda innanzitutto: USSL, comunità montane, aree programma e, limitatamente alla città
di Torino e il suo hinterland, la
provincia metropolitana.
Non per presunzione ma per
l’esperienza acquisita in campo
professionale e amministrativo,
penso si possa convenire con me
sulla necessità di tenere in debito conto l’attualità di almeno
tre principi fondamentali per la
tutela della montagna;
— la necessità prevalente di autonomia;
— la necessità di poter governare i processi di sviluppo
economici e sociali;
— la necessità di poter operare
razionalmente su un territorio certamente omogeneo ma
anche sufficientemente vasto.
Pertanto, dato per scontato
che l’imipegno di tutti deve essere quello di salvaguardare il
principio deH’autonomia e delle libertà democratiche delle comunità e minoranze locali, è ovvio che il problema della specificità e della necessità di autonomia della montagna piemontese intesa come anello di congiunzione o ponte verso l’Europa diventa non solo di grande
attualità, ma anche di urgente
necessità.
Qui non si vuol certo dire che
è con nuovi assetti territoriali
o leggi di riforma che si pone
fine ai mali della montagna; però certo è che maggior autonomia di governo e maggior rappresentatività democratica possono dare nuovo impulso a quel
processo di trasformazione e
sviluppo sociale ed economico
avviato e non concluso in passato dalle comunità montane.
Enti che se potranno diventare non solo sulla carta soggetti « istituzionali » non solo saranno in grado di esprimere la
propria specificità sociale, economica e culturale, ma un altro
grande passo in avanti sarà compiuto sul recupero di una grande civiltà.
Ed allora perché non pensare
seriamente alle nuove comunità montane, magari accorpate o
associate, come nuove aree programma, ovvero distretti alpini,
ovvero province alpine?
Soggetti in definitiva che, al
pari di altri, siano in grado di
gestire quei servizi e quelle politiche locali che peraltro hanno dimostrato, ampiamente, di
saper fare e fare onestamente.
E’ un’opzione possibile? Io
credo di sì.
Piercarlo Longo
sindaco di Luserna S. Giovanni
RINGRAZIAMENTO
« Io so in chi ho creduto »
(II Timoteo 1: 12)
La moglie ed i familiari del caro
Arturo Bernard
riconoscenti per la grande dimostrazione di .stima e di affetto tributata al
loro caro, ringraziano tutti coloro che
in questa triste circostanza hanno partecipato al loro dolore.
Pomaretto. 22 ottobre 1990.
RINGRAZIAMENTO
« /Voi abbiamo conosciuto l’amore che ha per noi, e vi abbiamo
creduto; che Dio è amore »
(I Giov. 4 ; 16)
Sensibili alla grande dimostrazione
di stima e di affetto ricevuta in questo triste momento di separazione, i familiari di
Claudio Bertin
esprimono commossi la loro gratitudine
a tutti coloro che in vari modi sono
stati loro vicini.
Ivrea, 25 ottobre 1990.
« Or la fede è certezza di cose
che si sperano, dimostrazione di
cose che non si vedono »
(Ep. Ebrei 11: 1)
Il Signore ha richiamato a sé il nostro caro
dott. Enrico CardioI
Con riconoscenza, profondo dolore e
fede lo annunciano la moglie Ade Theiler, la figlia Claudette con Giosy e Vittorio, frateUi, cognati, nipoti, parenti
ed amici. La nostra riconoscenza va al
dott. Silvio Boér che l’ha assistito con
devozione filiale, ai dottori Debettini,
Mathieu, Peyrot e Scarognina, a Grazia
Bricco, René Musset e Donatella Jourdan, ai volontari della C.R.I. e a quanti
l’hanno curato amorevolmente. Il funerale ha avuto luogo nel Tempio valdese
di Torre Pellice lunedi 29 ottobre aUe
ore 9,45. Offerte al Collegio e Ospedale
valdese e alla Croce Rossa Italiana di
Torre Pellice.
Torre Pellice, 28 ottobre 1990.
Il Cionsiglio femminile, il ConsigRo
maschile, i volontari del soccorso e i
pionieri del sottocomitato della Croce
Rossa Italiana di Torre Pellice ricordano con riconoscenza il loro presidente
dott. Enrico CardioI
e sono vicini alla signora Ade con affetto.
Il Comitato del CoUegio valdese si
associa alle espressioni ed ai sentimenti
di rimpianto e di riconoscenza della
comunità valdese di Torre Pellice e
della popolazione della vaRe per la
scomparsa del
dott. Enrico CardioI
Esprimendo alla signora Ade la solidale partecipazione deUa famigRa del
Collegio non può non ricordare a tutti
l’impegno fattivo, la dedizione, l’ottimismo evangelico con cui entrambi si sono dedicati al sostegno di questa opera
della nostra chiesa.
La Società di cucito deUa Chiesa valdese di Torre Pellice esprime la sua
partecipazione affettuosa alla presidente Ade Theiler Gardiol nella dolorosa
circostanza della dipartenza deU’amato
consorte
dott. Enrico CardioI
Torre Pellice^ 28 ottobre 1990.
RINGRAZIAMENTO
« E fattosi sera Gesù disse:
passiamo alValtra riva »
(Marco 4: 35)
La. famiglia Rostagnol, profondamente commossa ringrazia tutti quanti, amici e vicini di casa, che si sono
prestati a dare a
François
rultimo aiuto e Thanno accompagnato nel suo ultimo viaggio. Un grazie al
dott. Marinaro e al pastore Bellion per
le sue parole di fede e di incoraggiamento nel doloroso momento.
Grazie di cuore a tutti.
Lusema S. Giovanni, 29 ottobre 1990.
RINGRAZIAMENTO
« Il suo sole è tramontato
quand'era ancora giorno »
(Geremia 15: 9)
Papà, mamma e parenti del caro
Marco Poët
nell’impossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano di cuore tutti coloro che
con fiori, scritti, presenza, parole di
conforto e opere di bene hanno partecipato al loro profondo dolore.
Torre Pellice, 29 ottobre 1990.
RINGRAZIAMENTO
« Il mio orecchio aveva sentito
parlare di te, ma ora l occhio
mio ti ha veduto »
(Giobl>e 42 ; 5)
I familiari del caro
Valdo Balmas
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro, ringraziano amici,
conoscenti e tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare al past. Paolo
Ribet per il suo prezioso messaggio ai
funerali, all’Associazione marinai in
congedo -sez. di Pinerolo per aver onorato il loro congiunto, agli amici di
Trillan (Francia) e ai numerosi amici
intervenuti da vicino e da lontano.
S. Germano Chisone, 2 novembre 1990.
8
8 ecumenismo
novembre 1990
BATTISTI E LUTERANI
Stretta collaborazione
Le diverse concezioni del battesimo non possono diventare pomo della discordia - Una tappa importante per il riconoscimento reciproco
Echi dal mondo
cristiano
Con I’8 ottobre scorso ha concluso i suoi lavori il gruppo misto di teologi luterani e battisti,
licenziando un documento dal titolo: « Battisti e luterani in dialogo: un messaggio alle nostre
chiese e alle nostre comunità ».
La commissione, che vedeva
rappresentanti qualificati della
Federazione luterana mondiafé è
dell’Alleanza battista mondiale,
aveva iniziato i lavori nell'86,
sotto la guida del luterano francese Marc Lienhard e del battista svizzero Thorwald Lorenzen.
Due i problemi maggiori sul
tappeto: il primo, ovviamente, la
questione del battesimo. La pratica, largamente sostenuta dalle
chiese luterane, del pedobattismo
è in netto contrasto con quella
del battesimo dei credenti, che
caratterizza le comunità battiste.
Ma dietro alla prassi diversa sta
una differente concezione del
battesimo, della chiesa, della fede e della grazia. Nel documento si prende atto delle profonde divergenze che tuttora esistono in questa materia, e non
si cerca un qualche improbabile pxmto d’incontro. Tuttavia viene affermato che le diverse concezioni battesimali « non devono
diventare il pomo della discordia » tra le due confessioni.
L’altro grande problema è costituito dall’eredità storica del
passato. Nelle confessioni di fede del XVI secolo i riformatori
— e in particolare quelli luterani — hanno rifiutato radicalmente i battisti, giungendo anche ad episodi di persecuzione '
sanguinosa contro di loro. La
storia dei battisti, dùnque, è una
storia di sofferenza e martirio,
di testimonianza condotta fino
alle estreme conseguenze, e ciò a
causa non dei « turchi » né dei
« papisti », ma degli stessi riformati! «/Le persecuzioni del tempo passato — è detto nel documento finale, forse in modo ancora un po’ blando — sono un
avvertimento contro ogni discriminazione in base alla fede ed
al pensiero ».
Più che al passato si ha l’impressione che il documento vo
glia guardare al futuro: battisti
e luterani sono invitati a riconoscersi reciprocamente « comunità all’interno della chiesa di
Gesù Cristo » e dunque a partecipare insieme alla Cena del Signore. La commissione chiede
inoltre che, ovunque sia possibile, vengano studiate insieme la
teologia e la prassi del battesimo, per giungere ad una migliore conoscenza reciproca, in vista
di una comprensione maggiore.
Per quanto poi riguarda l’eventuale nuovo battesimo di chi abbia fatto l’esperienza della « conversione », sia i luterani che i
battisti si sono dichiarati contrari a una prassi del genere.
MADAGASCAR
Contro il socialismo
ANTANANARIVO — Liberare
il Madagascar dal peso ideologico del « socialismo malgascio »
è una delle più importanti priorità politiche emerse dalla Conferenza delle « forze vive della
nazione », svoltasi nella capitale
dal 16 al 19 agosto sotto gli auspici del Consiglio delle chiese
cristiane del Madagascar
(P.F.K.M.). Quest’ultimo organismo riunisce le Chiese cattolica.
PINEROLO: COPPIE INTERCONFESSIONALI
I figli raccontano...
Il figlio di una coppia interconfessionale sceglie una delle
chiese, ma lo fa essendo già stato scelto da Gesù Cristo: questa affermazione sintetizza, credo, il primo incontro dell’anno
del gruppo che si ritrova a Pinerolo per affrontare l’argomento « matrimoni misti » (coppie,
sacerdoti, pastori, persone impegnate nelle chiese).
Dal confronto fra genitori e figli (in realtà erano questi ultirni i veri protagonisti), è scaturita una serie di racconti che
testimoniano delle esperienze di
libertà, di ricerca, di dialogo, di
sguardi condotti senza pregiudizio dall’una e dall’altra delle
« sponde » che caratterizzano
questi nuclei familiari.
Storie che, raccontate da figli
ormai sposati o comunque ver
so i vent’anni, si presentano anche come storie individuali, molto personali. Non potrebbe essere che così: diverse le storie particolari dei genitori, diversi gli
ambiti, le comunità di provenienza, gli itinerari di forma;.ione,
diversi i « climi » in cui maturano le scelte, diverse le sensibilità (essere coppia interconfessionale a Milano è altra cosa <'all’esserlo nel pinerolese).
Così ogni coppia, ogni famiglia ha seguito un itinerario suo,
ed ogni figlio ha sviluppato u’;a
propria propensione alla tede secondo una strada personale, c’è
chi ha scelto di far frequentare
ai figli i corsi di catechismo cattolico e di scuola domenicale,
lasciando poi libertà al credente maturo di scegliere (con l’ingenerarsi, casomai, di una sorta
di surplus di istruzione religiosa), chi ha privilegiato una sola
delle confessioni, senza per questo prevaricare sul coniuge o sui
figli. In generale, nelle parole di
questi ultimi, è prevalsa la volontà di proseguire nella ricerca di fede, maturando la convinzione di affrontare i vari passi
che la contraddistinguono rite
nuti praticabili a seconda dei casi: da qui sono emerse scelte
molto diverse in fatto di comunione, battesimo, confermazione;
ma è emersa soprattutto la consapevolezza di essere stati, nella scelta operata dai genitori,
messi in dialogo con Dio e sulla strada della fede, e questo
sempre privilegiando l’attenzione per ciò che unisce; la scelta
successiva può essere legata alle circostanze, quella fondamentale è quella della fede.
Dopo i racconti dei figli si è
aperto un confronto più ampio
e certamente ricco di stimoli per
tutti: è stata rilevata come carente la dimensione comunitaria della ricerca di fede (ma l’osservazione non era estensibile a
tutti i casi illustrati), per cui
c’è il rischio che poi la scelta
sia una scelta relativa, che non
si colgano le differenze « non solo formali » tra un modo di vivere ed esternare la fede e l’altro.
D’altra parte è stato anche rilevato che il problema non è
solo dei figli delle coppie interconfessionali: chi ha a che fare
coi giovani credenti verifica come diverso sia l’approccio esistenziale alla fede da parte di
una nuova generazione. Si cerca Dio, si cerca di dialogarvi in
forme che non siamo abituati a
conoscere. Ed è questione su cui
occorre riflettere. E’ giusto, tuttavia (altro intervento), che le
chiese chiedano in un certo senso di schierarsi? Ed è giusto,
come pure è stato denunciato,
che molto spesso esse continuino a lasciare che queste famiglie vadano un po’ allo sbaraglio, o quanto meno in avanscoperta? Le domande per le chiese sono dunque molte e complesse, e richiedono la volontà
di affrontarle: per ora i genitori
ci hanno messo la chiarezza, i
figli la sincerità e la spontaneità,
Alberto Corsani
riformata uniata, luterana e anglicana. Hanno partecipato alla
Conferenza oltre 170 delegati in
rappresentanza delle quattro
chiese membro del consiglio e
delle altre chiese non membro e
numerosi rappresentanti dei partiti politici, dei sindacati, delle
associazioni popolari e delle diverse istituzioni dello stato. Tali delegati hanno chiesto, oltre
all’abolizione del « socialismo
malgascio », la redazione di una
nuova costituzione, una nuova
legge elettorale, la formazione di
un’assemblea costituente e un
governo di transizione. Hannn
richiamato inoltre l’attenzione
sull’importanza del multipartitismo e indicato alcune linee economiche da perseguire.
(ADISTA)
Nuova edizioné per
la Bibbia di Zurigo
ZURIGO — Il Sinodo della
chiesa! riformata del cantone di
Zurigo ha votato un finanziamento di 3,2 milioni di franchi svizzeri’:! al cambio pari a più di
2,5 miliardi di lite) per la revisione della traduzione della Bibbia, detta di Zurigo (Zürcher
Bibel). t
,J1 comitato dei revisori, presieduto per il.Nuovo Testamento dal prof. Herbert Köhler e
per l’Antico dal prof. Jakob Hausheer, ha reso noto che il lavoro dovrà e.ssere esteso su un
ampio arco di tempo, per cui
si valuta che la traduzione completa del Nuovo Testamento non
potrà essere pronta prima del
2000 e quella dell’Antico prima
del 2010.
E’ chiaro, quindi, che più che
di una revisione si tratta di procedere ad una nuova traduzione
che tenga conto di molteplici
fattori. Anzitutto, come è stato
notato, la lingua tedesca si è
profondamente modificata. Non
è possibile procedere semplicemente ad uno svecchiamento del
linguaggio (la revisione precedente datava del 1931). Inoltre
bisogna tenere conto degli enormi progressi degli studi compiuti in questi ultimi decenni sul
testo greco. Infine vanno anche
tenuti presenti i profondi mutamenti culturali del nostro tempo.
La nuova « Bibbia di Zurigo »
non si propone di essere una
versione in lingua corrente, ma
uno strumento di alto valore
scientifico e culturale.
Pino a questo momento la
commissione (che è al lavoro già
dall’87) ha tradotto l’evangelo di
Matteo, quello di Marco e metà
di quello di Luca; per l’Antico
SVIZZERA
Rimesso il debito
Il Consiglio nazionale della Federazione protestante svizzera
ha dato il via, il 20 settembre
scorso, al fondo per la remissione del debito, corrispondente
a 700 milioni di franchi, e proposto dalle organizzazioni umanitarie delle chiese svizzere. Il Consiglio è incaricato di presentare,
nel quadro dei festeggiamenti
del 700° anniversario della Confederazione, un progetto che vada in aiuto dei paesi più indebitati del mondo, come atto di
solidarietà con il terzo mondo.
La Camera del popolo ha fatto
propria la richiesta.
L’idea di un fondo di 700 milioni per la remissione del debito era stata oggetto di una petizione degli organismi di solidarietà delle chiese, sostenuta anche da altre organizzazioni umanitarie, che aveva raccolto 250
mila adesioni.
Appoggiata dalla Federazione
delle chiese protestanti e dalla
Conferenza episcopale svizzera,
prevede che 700 milioni di
franchi, prelevati innanzitutto
sull’imposta anticipata sui depositi bancari provenienti dal terzo mondo, siano messi a disposizione: con questo fondo i paesi più indebitati potrebbero riscattare quanto devono ai creditori svizzeri (cioè alla Confederazione, a banche e imprese d’esportazione).
L’ammontare del « riscatto »
dovrebbe essere fissato « al ribasso » in accordo con i creditori, tenuto conto della loro corresponsabilità nella attuale crisi
debitoria sul piano internaziona
le. I governi destinatari del fondo (soprattutto quelli africani,
meno indebitati, ma più poveri) dovrebbero impegnarsi, in
cambio, a versare il « contro-valore » dei debiti rimessi in un
fondo di contropartita nei loro
paesi. Questo permetterebbe alle economie dei paesi destinatari
(in particolare per quanto riguarda il commercio e l’agricoltura) di uscire almeno in parte
da quel circolo vizioso provocato dall’indebitamento.
Il principio di questa originale
forma di aiuto, e la stessa somma di 700 milioni di franchi sono stati recepiti dalla Camera del popolo, sotto forma di
mozione, con 105 voti contro 11.
Solo l’Unione democratica del
centro ha opposto un netto rifiuto. I radicali avrebbero preferito che il Parlamento non si pronunciasse sull’ammontare globale dell’intervento, e che il Consiglio federale decidesse non solo le modalità di istituzione del
fondo, ma anche il suo ammontare finale.
I socialisti hanno avvertito i
loro colleghi di non considerare
questo fondo un gesto caritatevole, ma come l’inizio, per la
Svizzera, di una nuova politica
di aiuto allo sviluppo. Gli ecologisti hanno reso nota la loro
attenzione al fatto che questo
denaro, nei paesi indebitati, serva non solo a delle « élites » ma
anche alle popolazioni, che subiscono in maniera drammatica
le conseguenze del debito.
(SPP/APIC)
Testamento sono stati tradotti
il libro della Genesi e i primi
72 Salmi.
Valutando positivamente il lavoro fin qui condotto il Sinodo
ha deciso questo stanziamento
che può, a prima vista, apparire
esagerato, ma che in realtà non
lo è, se si considera l’alto valore scientifico che si vuole dare all’opera.
Primate uniate
contro gli ortodossi
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Il cardinale Lubachivsky, primate dei cattolici ucraini uniati.
ROMA — Il Sinodo dei vescovi
è in questi giorni diventato anche
lo strumento per amplificare accuse fortemente provocatorie
nei confronti dei cristiani ortodossi dell’Est. A usare i 221 padri sinodali presenti come platea per le proprie rivendicazioni
è stato il card. Myroslav Iva»
Lubachivsky, l’anziano primate
dei cattolici ucraini di rito greco
(uniati), arcivescovo maggiore di
Lvov, che ha sparato a zero sul
Patriarcato di Mosca. « Lancio un
appello a tutti i padri sinodali —
ha detto Lubachivsky intervenendo mercoledì mattina, 3 ottobre — perché ci aiutino a difenderci dalle calunnie gettate su di
noi dal Patriarcato di Mosca. Esso dice che rubiamo le chiese e
i preti. Non è vero. E non è vero
— ha continuato minaccioso —
che noi siamo d’accordo con il
governo. Altrimenti voi (gli ortodossi, ndr.) stareste in carcere, come noi lo siamo stati nel
passato ».
Accuse violente, che hanno
messo in imbarazzo non solo i
vescovi che ascoltavano il discorso del cardinale, ma anche la
Santa Sede, che negli ultimi
tempi aveva tentato una mediazione per risolvere la delicata
« questione uniate » direttamente con la gerarchia ortodossa.
Non è improbabile che questo
nuovo atteggiamento rigido del
primate dei cattolici ucraini provochi una nuova rottura nelle
trattative con la chiesa ortodossa.
Licenziato perché
sposa un’ebrea
KARLSRUHE — Il pastore
Klaus Muller della Chiesa evangelica del Baden è stato licenziato dalla sua chiesa perché si
è sposato con una ebrea. Commentando il fatto il settimanale ebraico statunitense « Aufbau »
— che si pubblica in lingua tedesca a New York — ita affermato: « Cristiani ed ebrei hanno
la stessa opinione: nel matrimonio di pastori e rabbini la fede
deve essere identica ».