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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 ANGROGNA
Seltimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 38
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TORRE PELLICE - 27 Settembre 1968
\inmiii Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
MENTRE SI RIAPRONO LE SCUOLE
Il mono d'nna scuola aMva; "Il liinor
dell'Eiemo e principio
sapienza
(Prov. 1, 7)
Contro F imperialismo sovietico
Una dichiarazione della Giunta Latinoamericana di “Chiesa e Società” (¡SAL)
Il libro dèi Proverbi è molto vicino
ad una linea precisa di molti giovani
di oggi; accentua cioè l’idea della ricerca di Dio nell’esperienza, nel concreto della vita; cioè l’etica della mia
esistenza deve esprimere un contenuto, un legame profondo con Dio. Nel
caso specifico della scuola la sapienza e l’istruzione, nella prospettiva dei
Proverbi, mettono in movimento l’uomo verso il timor dell’Eterno e scambievolmente il timor dell’Eterno muove l’uomo verso la sapienza e l’istruzione.
Che cos’è allora questo timor dell’Eterno che è sapienza? In origine
il timore era permeato di paura, di
fronte ai segni della potenza diviria,
riscontrabili in momenti, in luoghi
particolari, per cui l’uomo esprimeva
il suo timore reverenziale di fronte alla potenza divina in luoghi scelti come
il tempio, « gli alti luoghi », che diveritavano sacri cioè consacrati alla divinità. Successivamente l’uomo, per grazia di Dio ha scoperto nell’Eterno la
vera, assoluta Potenza d’amore e di
giustizia per cui il rapporto tra la
creatura ed il creatore era di ’’timore”
più che di paura, cioè di fiducia gioiosa, di sicurezza.
Un giorno la Potenza « si è manifestata in Cristo » nel quale, come dice il profeta Isaia « è sceso lo spirito di
sapienza, intelligenza, consiglio, forza, conoscenza e timor deH’Eterno ».
In Lui il credente avrà pienamente
tutto, perchè è il capo d’ogni, priricL
pato, potestà e in lui soltanto « c’è là
potenza e la sapienza di Dio ». La croce e la risurrezione hanno spogliato
i troni d’ogni potenza e l’uomo può
avvicinarsi a Dio mediante Cristo con
timore, cioè con la coscienza della sua
debolezza ma con la gioia della fede
nel vincitore.
La sapienza di Dio è quindi Gesù
Cristo stesso che è venuto nel mondo
come nostra « sapienza, giustizia, santificazione e redenzione»; tanto che
l’apostolo Paolo esclamava: «Mi proposi di non sapere altro fuorché Gesù
Cristo e lui crocifisso ».
In Gesù siamo una creatura nuova
in vista d’un mondo nuovo; questo
mondo sarà la Scuola domenicale ad
esempio ; per un monitore il rapporto
coi suoi ragazzi non sarà soltanto
centrato sul versettino o la pericope
biblica bene imparata ma terrà sempre presenti le esperienze, i problemi d’ogni giorno, le difficoltà,
le notizie del giornale di natura sociale o politica nonché le molte brutture affinchè ogni cosa sia vista alla
luce della Parola che li aiuta a spiegare ed a comprendere tante cose
della loro vita.
Il discorso si può estendere a tutte
le attività della Scuola dove docenti
ed alunni possono, costituire un centro di formazione, di costruzione d’una
società diversa, non classista e con
uno • stile di vita che indichi la vera
origine della sapienza: Gesù Cristo, solo capace di distruggere le potenze
negative e di orientare verso la potenza
dell’amore che ci è data dal Salvatore.
In una scuola di Stato, ad esempio,
revangelo è solo: c’è il rischio
di attrupparsi subito con «gli inconc.uclenii » oppure di essere un buon
coin’ormista che punta sul 10 di condotta e sulla buona media senza valutare la realtà dei suoi compagni ed
anche del docente; il suo concreto inserimento può rendere viva, profonda
la discussione, nell’affrontare i problemi del giorno come le molte eresie
di certi testi che falsano la visione
della vita e della storia. La Parola di
Dio può essere perciò comunicata in
forme diverse e per vie diverse in vista d’un radicale cambiamento del
contesto umano della scuola come della società futura dove egli opererà.
Questo discorso si estende a tutti
gli incontri della giornata, quando lo
studente prende il pullman, o quando
si diverte ; lo studente o l’operaio evangelico non possono staccarsi dalla sapienza del Signore né dal timor dell’Eterno dei quali sono gli ambasciatori in ogni momento della loro vita
perchè la loro condotta aiuti l’altro a
scoprire la sorgente d’una vita nuova, d un mondo nuovo, più interessante, piu aperto, più ricco d’amore e di
servizio per gli altri. Per mezzo della
apienza della Parola essi potranno
niale e potranno
valutare meglio le letture, le pellicole,
la televisione con uno spirito critico
diverso e potranno spendere con gioia
un po’ del loro tempo libero per un
ospedale, un Rifugio ecc. invece di consumarlo in cose .insulse.
Il discorso dovrebbe naturalmente
essere diretto subito ai maggiori responsabili del mondo dei ragazzi, cioè
ai genitori.
A loro posso domandare se almeno
aiutano i loro ragazzi a conoscere la
Parola della Sapienza delTEterno, negli incontri seppure brevi della giornata, nel piccolo culto, nel dialogo,
nelle confidenze, oppure se si reputano
paghi di averli smistati nei vari reparti della Scuola domenicale e catechetica mentre loro mostreranno uno
splendido isolamento da tutto ciò che
è chiesa. Parola di Dio ecc. convinti
di aver fatto il loro dovere. Poveretti!
non pensano che così facendo rivelano una miserà «pedagogia religiosa»,
per adoperare un termine comprensive. Nella misura in cui mostrano ai
loro figli l’attaccamento alla Parola di
Dio, sia nella discussione quotidiana,
sia nella frequenza ai culti, sia in
rapporto agli avvenimenti politici essi
potranno avere molte speranze di comunicare ai figli in modo vivo la Sapienza delTEterno; diversamente la
loro missione di educatori evangelici
sarà un perfetto fallimento. Non li salverà nè la loro comparsa coi figli nel
« sacrum » del tempio nei momenti
« solenni » nè qualche visita del messaggero del sacro, cioè del Pastore.
I nostri ragazzi ci sono stati affidati
totalmente affinchè oltre al vestito, al
cibo indichiamo loro una linea,
uno scopo concreto della vita mediante
la Parola: non in vista della carriera
o d’un buon posto ma d’una testimonianza concreta per gli altri, per gli
ultimi, nello spirito del Signore Gesù
Cristo che è venuto a servire e non
ad essere servito. Lfinfiuénza dei genitori in questo senso sarà preziosa per
il sorgere di vocazioni di varia natura, sia nel conte.sto dell’umile lavoro,
che d’una chiamata specifica, proprio
in vista del mondo nuovo di Gesù
Cristo, dove si è tutti fratelli.
Gustavo Bouchard
Le Chiese latinoamericane unite neWlSAL
(Iglesia y Sociedad en America Latina) non
sono certo state mai tenere nei confronti dell'imperialismo statunitense nel loro sub-continente. Tanto più significativa questa dichiarazione. rilasciata in seguito a una riunione della Giunta dell’ISAL, a Porto .Alegre
(Brasile), il 25 agosto 1968:
La Giunta Latinoamericana di ’’Chiesa e Società” (ISAL), coerente con la
linea di condanna di tutte le forme di
oppressione e di imperialismo, sia capitalista sia sovietico, di fronte all’invasione della Repubblica socialista
cecoslovacca da parte degli eserciti
delTimperialismo sovietico, che ha
manifestato la determinazione di dominare e controllare, anche con la forza, le nazioni più deboli che vivono
nella sua zona d’influenza, negando
loro l’autodeterminazione e violando le
norme più elementari del diritto internazionale ;
in base alla propria convizione che
una società più giusta potrà essere
edificata soltanto se i popoli che la costituiscono ne saranno essi stessi gli
artefici, in un contesto di libertà, di
autodeterminazione e di responsabilità, fondamenti imprescindibili per
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1 OTTOBRE: TEMPO DI SCUOLA
Educazione oppressiva o alla contestazione?
Ogni attività umana segue dei ritmi
particolari, capaci di attribuirle una fisionomia ed anche dei contenuti; cosi,
capita per il mondo dello studente, dove certe scadenze (come gli esami, le
interrogazioni, l’apertura e la chiusura
dell’anno scolastico) caratterizzano la
condizione di chi studia. Il 1 ottobre
è uno di questi elementi condizionanti
che, quest’anno, rappresenta un vero
punto interrogativo, almeno per un
gran numero di persone. Con questo
non si vuol dire che le scuole non si
riapriranno o che ci saranno subito
dei notevoli cambiamenti rispetto al
passato, a parte il tentativo di riforma universitaria; la domanda che ci
si pone riguarda invece le prese di posizione che, in seguito, si riveleranno,
sia da parte degli studenti che da parte dei docenti, dopo la pausa estiva.
E’ inutile negare che le critiche lanciate contro il « sistema » scolastico
tradizionale hanno colpito nel vivo
e che tutti si sono resi conto che bisogna fare qualcosa per uscire da questo stesso « sistema », pur vivendo attualmente nel suo ambito. Dopo la. fa
mosa lettera dei ragazzi di Barbiana,
c’è addirittura chi ha creduto opportuno riprendere la penna per sottolineare quanto già era stato detto, arricchendolo con dati più freschi, come
fa Maria Ricciardi Ruocco nella sua
risposta ai ragazzi di Barbiana (Risponde una professoressa aj ragazzi
di Barbiana, Lacaita, 1968). La contestazione studentesca ha fatto crollare molti miti, ha condannato i metodi di insegnamento ed i programmi
tradizionali, compiendo una salutare
revisione dei valori ritenuti universali ed immutabili.
Il nuovo anno scolastico si apre
nella prospettiva di dover affrontare
una gran quantità di problemi, di ordine pratico e di ordine teorico, preludendo ad una fase che vorrei definire ricostruttiva, anche se il periodo che Tha preceduta è stato a suo
modo costruttivo. In quest’opera di
rinnovamento e di adattamento alle
esigenze del mondo d’oggi, il parere
dello studente, che è il vero protagonista del momento educativo, ha una
importanza di primo piano, anche perchè questa nuova posizione dei giovani significa consapevolezza dei propri limiti da parte del docente e del
« sistema » e adozione di metodi che
stimolino la creatività personale
e sviluppino il senso di responsabilità.
In un recentissimo Convegno europeo sull’educazione cristiana, svoltosi
a Madrid, dopo un attento esame della situazione scolastica (e quindi sociale e politica) attuale, si è identificato la scuola di tipo tradizionale
con un’educazione di tipo oppressivo,
mentre la vera scuola dovrebbe essere quella che educa alla contestazione. Questo principio è valido sia sul
piano teologico che su quello pedagogico. In primo luogo, la pace di cui
parla la Bibbia non è la muta sotto
missione all’altrui volontà, non è l’accettazione dei valori tradizionali e
statici, ma è l’impegno a rinnovarsi,
ad essere veramente se stessi al di
fuori di ogni casistica umana. Quindi,
è inutile voler chiamare in causa la
Parola di Dio a sostegno della tesi
delTimmutabilità dei valori, come
unico strumento valido per conseguire la pace interiore ed esteriore. Questo tipo di tranquillità stagnante corrisponde alla morte spirituale e l’educazione che cercasse di conseguire
questo fine sarebbe contraria al discorso di Paolo ai Corinzi o ai Pilippesi, quando parla di « cose vecchie »
e « cose nuove » o di guadagni umani
che diventano « spazzatura ». La missione del cristiano è quella di essere
proiettato in avanti, alla ricerca del
suo vero io peccatore e delTattualizzazione del sacrificio di Cristo.
Dal punto di vista pedagogico, la
educazione deve sempre avere presente il suo scopo, che è quello di fare del
ragazzo un essere adulto, autonomo,
libero e responsabile e convincersi che
solo attraverso l’uso di questi attributi
nelTambito della vita scolastica di tutti i giorni può raggiungere il suo
obiettivo. Il lavoro scolastico deve permettere a ciascuno di affrontare i
problemi del mondo, di farsene una
idea la più precisa possibile e di agire di conseguenza. L’ascolto passivo
della spiegazione o l’esercizio di grammatica non basta a risvegliare nell’alunno uno spirito responsabile e
creativo, perchè egli non si sente impegnato nel concreto della vita.
Quest’ultima affermazione pedagogica è valida a qualsiasi livello, dalla
scuola materna e domenicale fino all’Università, e non ha affatto il sapore
di un principio astratto, in quanto esiste un certo tipo di lavoro scolastico
che può realizzare questa forma di educazione. Il primo passo va compiuto
in direzione di una reale individualizzazione dell’insegnamento che, pur tenendo conto delle esigenze di ciascuno,
non trascura il contesto sociale e comunitario. Inoltre, si deve agire partendo dal dato concreto, intuitivo per
poi raggiungere lo stadio della definizione e dei principi che hanno un significato solo se possono intervenire
e trasformare la realtà.
Queste esigenze di fondo vanno sfumate in rapporto alle età degli studenti, ma non si deve dimenticare che esse hanno un significato concreto e cioè
di obbligo a sentirsi cittadini del mondo, componenti di una società condizionata da ogni parte. L’apertura verso
i problemi contemporanei è ciò che deve distinguere la posizione dell’educazione cristiana protestante rispetto alle
altre forme di educazione, nel senso di
riuscire a promuovere un atteggiamento critico ed operante da parte degli
studenti nei confronti degli avvenimenti di cui sono più o meno direttamente partecipi.
Quest’opera di responsabilizzazione
interessa non solo gli studenti e gli insegnanti, ma anche i genitori. Non è
raro trovare dei giovani, ad esempio,
che, di fronte alle rivendicazioni e alle
lotte degli ultimi mesi, non hanno avuto il coraggio di assumere un atteggiamento deciso, proprio per paura di
deludere in qualche modo le aspettative dei genitori. Su questo piano, la
distanza che separa molti genitori dai
figli è un vero abisso, che può essere
colmato solo con l’accettazione dei
principi tradizionali di vita e di studio
che coincidono con i bei voti e la promozione e che non si preoccupano della formazione di base della personalità. Le riunioni tra insegnanti, genitori
e — secondo i livelli — studenti possono favorire la nascita di nuovi punti
di vista e di nuovi rapporti; questo
tipo di incontro, in cui si discutono
argomenti di interesse generale che
non riguardano il profitto individuale,
dovrebbe essere alla base del movimento di ristrutturazione dei nostri Istituti alle Valli, in quanto la ricerca
comunitaria e la discussione fraterna
possono far germogliare nuove forme
di vita e di lavoro scolastico.
In sostanza, non è possibile dare delle soluzioni prestabilite soprattutto
quando si tratta di una crisi che investe tutto il sistema scolastico e, in
particolare, i nostri Istituti di istruzione valdesi. Bisogna, però, convincersi
che è difficile, se non impossibile trovare da soli la perfezione o la soluzione di tutti gli interrogativi; la funzione evangelica della comunità è proprio
quella di creare un clima favorevole
alla realizzazione della personalità del
singolo, attraverso la ricerca e la discussione comune.
Mi sembra importante sottolineare
questo aspetto comunitario del ripensamento del lavoro scolastico, in quanto esso implica un nuovo atteggiamento di fronte ai problemi del momento. Se la questione scolastica diventa veramente una questione comunitaria, molti individualismi e molti
pregiudizi finiscono per cadere ed il
1 ottobre può rappresentare, anche per
coloro che lo guardano con un certo
timore, un punto di partenza meno
preoccupante ed essenzialmente positivo.
Roberto Eynard
l’eliminazione di qualunque imperialismo,
condanna quest’atto di violenza com,
messo dall’Unione sovietica, dalla Polonia, della Germania orientale, dall’Ungheria e dalla Bulgaria contro uri
popolo che cercava nuove alternative
per una società più umana ;
e spera che il popolo della Cecoslovacchia abbia il coraggio, la forza e le
opportunità per continuare la sua lotta, per raggiungere una società aperta,
fraterna, democratica e giusta, che
possa offrire un nuovo modello di ispirazione a tutti noi, impegnati nelle
medesima ricerca.
Il OoDsiglio delle Chiese
cecoslovacche invita credenti
e cittadini alla verità e all’amore
Praga (Iwf). - Ai cristiani cecoslovacchi è
stato chiesto, in un messaggio rivolto loro da
24 membri di chiesa protestanti, cattolicoromani e ortodossi, di rispondere alla situazione politica del loro paese « da posizioni di
verità e di amore ». Definite « un messaggio
di gratitudine, di consolazione e d'incoraggiamento durante questi giorni di dura prova per
il nostro paese », è stato formulato in un incontro tenutosi a Praga il 2 settembre, convocato dal Consiglio ecumenico delle Chiese
cecoslovacche. Era la prima volta che sette
vescovi cattolico-romani prendevano parte a
un incontro del genere. Oltre alle 24 firme,
il messaggio affermava di essere appoggiato
da « altri leaders della Chiesa cattol.co romana e delle Chiese protestanti y>.
« Ringraziamo Dio per averci protetti durante questi giorni e per averci fortificati mediante la nostra comune fede in Gesù Cristo,
per averci riempito di un amore reciproco e
per aver riempito i nostri cuori di una fresca speranza », così iniziava il messaggio, e
continuava : <c Ringraziamo tutti i nostri rap.
presentanti costitu'donali, guidati dal presidente L. Svoboda, i quali hanno deciso
— nelVinteresse della vita e delVonore delle
popolazioni del nostro Stato socialista in questo frangente — di intraprendere un consolidamento graduale della situazione sorta in
seguito aWinvasioiie del nostro Stato da parte di nazioni appartenenti al Patto di Varsavia. Prendiamo atto del fatto che la situazione, nella nostra Repubblica socialista cecoslovacca, sta consolidandosi grazie agli sforzi del nostro popolo, guidato dai suoi capi...
n Vi ringraziamo, fratelli e sorelle, perche
durante la prova delle ultime settimane avete dimostrato tanta forza morale, tanta decisione, tanta unanimità, tanta capacità di sacrificio, e perche vi siete guardati dal fare
alcunché potesse danneggiare la speranza di
risolvere questa situazione diffìcile.
« Affermiamo che, in base alla nostra coscienza cristiana, desideriamo promuovere la
verità, la giustizia, la libertà e Vuguaglianza
nel socialismo democratico. Questa e la base
che ci spinge a sostenere Vord'.ne socialista
con lealtà.
<( NelVinteresse del normalizzarsi della vita, grazie alla vostra avvedutezza, al vostro
senso di responsabilità, alla vostra capacità
di sacrificio e al vostro duro lavoro, vi facciamo urgenza di essere un lievito di buona
influenza nel nostro paese, un esempio per
tutti gli uomini. Restiamo sinceri. Proteggiamo i nostri vicini da ogni forma di tentazione morale e di errore politico. Nelle
prove risulta se siamo degli eroi o dei codardi,
« La nostra azione parta da posizioni di
verità e di amore. Restiamo calmi, serbiamo
una coscienza limpida. Non rinneghiamo le
promesse che facciamo, non siamo falsi con
i nostri amici, non perdiamo speranza! In
quanto cristiani non rispondiamo agli eventi, in cui le nostre popolazioni sono state
coinvolte, con la paura o con l'odio, ma con
la pazienza, per vincere il male con il bene.
« Abbiamo il coraggio di vwere meglio,
attraverso un sincero ravvedimento. Uniamoci in preghiera a Dio. con il quale qualun^
que cosa è possibile. Badiamo a che nessuno
fra noi sia abbandonato e patisca ingiustizia.
Lottiamo, affinché Dio sia con noi con la
forza delVamore ».
iHIIIMIIMIIHHtMIMl
Contro la fame nel monedo
Abbiamo ancora ricevuto queste offerte al*
1 indirizzo delle popolazioni affamate del
Biafra, tramite TEPER :
Da S. Germano Chisone: Margherita Pascal L. 500; Gustavo e Ivonne Balmas, in
occasione del matrimonio di Olga e di Armando 2.000; id. id. per il battes’mo del pie.
colo Diego 2.000; mamma e papà in occasione del battesimo del figlio Diego 3.000;
N. N. 10.000; Guido Peyronel 15.000; in ri
cordo di Eugenio Barzaghi 5.000; in ricordo
di Irma Beux Rostan 5.000: N. N. 5.000.
Totale: L. 47.500. Totale precedente:
L. 708.350. Totale generale: L. 755.850.
Ricordiamo che i versamenti a questo scopo vanno effettuati preferibilmente sul conto corrente postale n. 2/39878 intestato al
Dr. Roberto Peyrot, Corso Moncalierì 70,
10133 Torino, indicando la causale. Grazie!
02283813
2
pag. 2
27 settembre 1968
N. 38
«Ognuno di voi che non rinunzi a tutto quello che ha,
non può essere mio discepolo» (Luca 14: 25 - 35)
llinerario
GESÙ’ E LE MASSE
in Campania e
Attratti forse dai Suoi miracoli o
dalla Sua parola, molti uomini
e molte donne accompagnavano Gesù nei Suoi viaggi. Ma, secondo questi versetti, sembra che il Signore
non si compiaccia di questa folla
che cammina con Lui. E’ un successo solo apparente e che non lo lusinga.
Difatti, perchè quella gente seguiva Gesù? Molto probabilmente quegli uomini e quelle donne andavano
dietro a Lui perchè, avendo notato
il Suo potere prodigioso, speravano
di essere da Lui protetti da ogni
male e di trovare con Lui la tranquillità di un’esistenza sicura.
Ma non sono questi i sentimenti
Ch’Egli vuole nei Suoi seguaci! Non
sono queste le folle ch’Egli desidera !
Questo fatto delle molte turbe che
vanno con Gesù, fa pensare alle attuali masse che si proclamano seguaci di Cristo. Pensiamo ai 700 o
800 milioni di Cristiani sparsi in
tutti i continenti... Una vera folla
che cammina col Cristo! Ma ancora
oggi, il Signore Gesù non si compiace di questa immensa folla, ed ancora — come allora — Egli si rivolge alle turbe che vanno con Lui per
richiamarle alle responsabilità che
esse si assumono stando al Suo seguito.
Le condizioni che Gesù pone a chi
vuol essere Suo seguace sono
quasi assurde: Egli chiede addirittura di « odiare padre, madre e tutta la famiglia ». Ovviamente questa
parola « odio » suona male nel linguaggio di Gesù! Ma noi sappiamo
ch’Egli usava parlare spesso con paradossi per rafforzare le Sue espressioni. Perciò il senso di questa parola di Gesù va ricercato non nell’odio, ma nel sentimento di rinuncia che deve essere nel Cristiano;
rinuncia che arriva fino alla propria
vita.
Quale effetto avrà fatto quel richiamo di Gesù sulle molte turbe
che lo seguivano? Non abbiamo elementi che ci possano dire se quella
molta gente avrà continuato ad andare con Lui, oppure se si sarà
scandalizzata della Sua parola e non
lo avrà più seguito. Ma a noi interessa sapere non tanto quello che
avvenne allora, bensì quello che avviene adesso.
Cosa può pensare e decidere oggi
l’enorme folla di seguaci di Cristo
di fronte al Suo richiamo al senso
di responsabilità, che deve condurre il Cristiano fino alla rinuncia di
se stesso? Cosa possiamo decidere
noi? Sì, noi, perchè anche noi facciamo parte della grande massa di
uomini e donne che oggi segue Gesù. Siamo forse anche noi come quei
lontani Suoi seguaci che andavano
con Lui solo perchè speravano di
trovare in Lui la tranquillità di una
esistenza sicura? Temo di sì!
Infatti, noi sappiamo che il nostro Signore è potente sopra tutti i
mali..., che è sempre pronto ad intervenire per liberarci da ogni situazione difficile... Ed allora ecco
che, per questo, noi andiamo con
Lui. Ma il nostro seguire Gesù è ridotto a venire al Culto una volta
tanto, a sfogliare la Bibbia a tempo
perso, ad elevare qualche, preghiera quando non sappiamo più a chi
rivolgerci!...
Mentre il Signore Gesù ci chiede
qualcosa di assai più impegnativo!
E’ molto comodo e facile fare i cristiani così, come si usa comunemente! Ma il cristianesimo non è il tranquillante contro il logorio della vita
moderna! La fede in Cristo implica
rinuncia, ed il Signore ci chiede appunto la rinuncia di noi stessi; ci
chiede che rinunciamo ad una vita
simile a quella dell’uomo mondano
per poi iniziare con Lui una nuova
vita di redenti. « Se uno vien dietro
a me e non rinuncia alla sua propria
vita, non può essere mio discepolo ».
Ma perchè tutto questo? Non sarebbe sufficiente ottenere dalla
fede in Cristo solo un po’ di pace
per noi e pei nostri familiari? Per
chè, per poter essere veri cristiani,
occorre rinunciare a noi stessi?
Perchè « fede in Cristo » è sinonimo di « amore », e a chi non ama
— scriveva l’apostolo Giovanni —
non ha conosciuto Iddio ». E poi
gli è perchè il Cristo non ammette
le incoerenze, le fedi false, le ipocrisie. Ed inoltre gli è perchè Gesù
vuol fare di ogni creatura umana
dei collaboratori di Dio nella divina Sua opera di amore verso il
mondo.
Nei piani di Dio c’è da costruire,
da edificare; e c’è anche da lottare.
E per questo occorrono degli uomini che siano coscienti della serietà
dei compiti che li aspettano.
E’ stato detto — e può essere anche esatto ,— che « Dio ha bisogno
degli uomini ». Ma gli uomini dei
quali Dio ha bisogno debbono essere uomini disposti a rinunciare a
tutto, a spogliarsi di tutto quello
che li tiene avvinti alle cose effimere di questo mondo. Degli altri
uomini. Egli non sa cosa farne!
Ed ora parliamo di noi. Noi intendiamo davvero essere collaboratori di Dio? Essere veramente
discepoli di Cristo? Come singoli e
come Chiesa, vogliamo costruire
qualcosa di solido? Se è così, oh,
allora dobbiamo — come dice Gesù
— « metterci a sedere » e far bene i
calcoli per vedere se abbiamo la
possibilità di compiere seriamente e
coerentemente la nostra missione.
Che vuol dire questo « mettersi a
sedere e fare i conti »? Vuol dire
esaminare noi stessi, esaminare la
nostra fede, esaminare la nostra vita di credenti... E vedere un po’ se
siamo davvero all’altezza della nostra missione; cioè se veramente siamo disposti a seguire Gesù portando anche noi la nostra croce.
Nel fare i nostri calcoli, temo che
ciascuno di noi debba riconoscere
le proprie manchevolezze. Manchiamo e difettiamo proprio di quel sentimento di totale consacrazione che
Gesù pone alla base del vero Suo discepolo : « Ognun di voi che non rinunzi a tutto (/nello che ha, non può
essere mio discepolo ».
In tutte le nostre Comunità, siamo alla ripresa delle attività ecclesiastiche dopo la sosta estiva, e stiamo studiando che cosa fare nei prossimi mesi. Ma se non sappiamo e
non sapremo rinpnoiare alla nostra
vita di peccatori, alle nostre concupiscenze mondane, ai nostri sciocchi orgogli, e continueremo a farci
chiamare cristiani conservando il
nostro amore per il mondo e per le
cose di questo mondo..., non riusciremo a fare mar, niente di buono,
non costruirei no ^'mai niente di solido, non riusciremo mai a vincere
il maligno clic è ¿più forte di noi!
E diventeremo' simili ad un sale
insipido che non'serve più a niente
e che si butta vi^!
(c E chi ha orecchie da udire, oda ».
Amen ! S
Giuseppe Anziani
iiiiimiiiiiuiiiiiimiiiiiiiiiM
limmmiiiliitiiii
iimiiiMiiiilliiiniiiiMiimiiMit
Roberto
iiiiiimiiiiiiiiiiiimiiiiimiiiimiiirmimmimiiiiiiimMiii
einer
Ricordando un\\hatello, dopo laezzo secolo
di anzianato vivace, scrupoloso e generoso
AH’inizio del Sinodo, nel momento
dedicato al ricordo dei fratelli e dei
compagni d’opera scomparsi, è stato
menzionato anche il nome del Signor
Roberto Steiner, deceduto in Bergamo pochi giorni prima, il 19 agosto.
Sofferente già da qualche tempo, egli
aveva ancora partecipato con fervore
alle attività della chiesa fino al principio di giugno. L’anno scorso aveva
celebrato le nozze d’oro con la Signora
Bianca Steiner Stampa, circondato
dall’afEetto di un folto gruppo di parenti ed amici. Noto non soltanto nella comunità di Bergamo, ma anche
nella vasta cerchia degli amici di Agape come lo « zio Roberto », egli lascia
un ricordo di vivo interessamento per
la gioventù e di dedizione all’opera
della nostra chiesa.
Nato il 2 giugno 1882 Roberto Steiner
apparteneva a una di quelle famiglie
di origine svizzera che da lungo tempo
si erano insediate nella bergamasca costituendovi il nucleo di quella « colonia » che aveva fornito la base per la
formazione della comunità evangelica
della città. Dedicatosi dapprima all’industria e poi aH’amministrazione in
proprio, il Sig. Roberto Steiner si era
fatto notare per la modernità delle
sue vedute e per la capacità di accogliere favorevolmente le novità. Era
stato tra i pionieri dell’automobilismo
bergamasco, ma la sua vera passione
era l’alpinismo, che soltanto l’avanzare
dell’età e della malattia l’avevano costretto ad abbandonare con rimpianto.
Nell’ambito della Chiesa Valdese il
Sig. Steiner era noto soprattutto come
benefattore estremamente generoso e
discreto; ma vi sono altri aspetti del
suo carattere cristiano che meritano
di essere ricordati per il significato di
eredità spirituale che hanno per noi;
primo fra tutti il costante impegno
e la direttà partecipazione alla vita
della chiesa.' Non v’era riunione, conferenza o studio biblico a cui non fosse presente, non per un formale senso del dovere, ma per intima partecipazione. Per più di cinquant’anni non
aveva mancato una sola Assemblea di
Chiesa. Entrato molto giovane nel Consiglio di Chiesa ne era stato membro
per più di mezzo secolo ed aveva contribuito in maniera decisiva, intorno
al 1934, a far si che la Comunità Evangelica di Bergamo, allora indipendente, si avvicinasse alle valdesi ed entrasse a far parte del Sinodo Valdese.
Da allora aveva partecipato al Sinodo praticamente tutti gli anni, sia
come deputato di questa comunità, sia
come uditore attento e interessato.
L’opera di Agape lo affascinò fin dall’inizio e vi partecipò con fervore non
soltanto nella parte del mecenate, ma
in quella del « campista » che ascolta
gli studi, assiste alle discussioni e si
sottopone per quanto possibile alla
disciplina del camp a La facilità con la
quale lo «zio Roberto» poteva condividere la vita di u ¿a gioventù da cui
lo separavano non molto meno di 60
anni di età è di per sè un indice di
apertura di spirito. Certo egli non approvava tutte le id e che venivano espresse, nè tutte le simpatie politiche,
nè tutte le decisioi è che vi si prendevano, ma tuttavia continuò a dare il
suo appoggio materiale e la sua solidarietà morale a un’opera della cui
finalità cristiana era convinto, mostrando in ciò uno .spirito di tolleranza
e di umiltà degni di esser presi ad
esempio oggi da molti; mostrava cosi
che i suoi doni erano veramente disinteressati, e non condizionati dalle proprie opinioni personali.
Per la chiesa di Bergamo lo «zio
Roberto » è stato ne ¡¿’ultimo mezzo secolo una colonna alla quale molti si
sono appoggiati; anche ì pastori che
si sono susseguiti in questa comunità
hanno costantemente trovato in lui
un fraterno incoraggiamento nelle difficoltà ed una collaborazione efficace,
scrupolosa e preveniente. La comunità
Evangelica di Bergamo, nel salutare
commossa la memoria del Signor Roberto Steiner è grata a Dio per tutto
il bene che Egli ha fatto a questa comunità ed alla Chiesa Valdese nel suo
insieme attraverso la persona dello
« zio Roberto ».
, a.c.
DiiiiiiiiKirimiMiKimiii
iiiiimimmmiiiitiiiimiKimiiii
LETTERA AL DIRETTORE
Per favore, parlare chiaro
Vattelapescii. 20 settembre 1968
Caro direttore,
ho letto con viva tensione il numero 35
de « L'Eco*Luce » (6 settembre), in cui il
gruppo redazionale intraprende il compito,
non certo facile, di mediare a tutti i membri
della Chiesa valdese ì risultati e il s'gnificato delTultimo Sinodo.
Solo un rilievo vorrei muoverti: a pag. 3,
neU arllcolo « Significato di un volo », alludendo al mazzetto di schede bianche che è
stato presentato al Moderatore della Tavola
Valdese, dici che non si tratta di sfiducia,
ma di una « riserva che circa un quarto dei
membri del Sinodo hanno tenuto ad esprimere ». Cotesta tua frase mi sorprende: se ci
fosse stala veramente la volontà di ^esprimere una riserva », mi sembra che sarebbe stato più onesto attaccare il moderatore in sede
di discussione suiroperalo della Tavola, e
quindi dare un voto sfavorevole o un astensione al momento dell approvazione delToperato della Tavola: invece, se la memoria
non mi tradisce, questo non è accaduto, e
Tordine del giorno che approvava Toperato
della Tavola è stato volato a grandissima
maggioranza. Non ti sembra un po‘ strano
questo comportamento: approvare un comitato e poi, in sede di votazione, ritirare la
fiducia non a questo comitato, ma solo al suo
presidente (come se fossimo in una chiesa
episcopale), e per giunta non dando dei voti
ad un altro nome, ma nascondendosi dietro
Teleganza della scheda bianca?
Un fenomeno analogo mi sembra si sia
prodotto per quanto riguarda il Consiglio
della Facoltà di Teologia: l’operato del Con
sìglio è stalo approvato, in base a una relazione che comportava, per il passalo o per il
futuro, un notevole contributo di Mario
Miegge e di Aldo Comba al lavoro della Facoltà (vedansi i programmi dei corsi 1967-68
e 1968-69): se ben r cordo, nessun rilievo è
stalo mosso pubblicamente all’operato o alla
linea teologica di questi due uomini; ma poi,
in sede di elezioni, ambedue sono stati estromessi dal Consiglio della Facoltà. Anche qui.
mi sembra che sarebbe stato preferibile che
discussione pubblica e voto segreto andassero avanti di pari passo. Non tì pare?
Un saluto cordiale
Giorgio Bouchard
Ognuno si esprime come sa e può. Per
parte mia ho espresso qui esplicitamente il
senso della mia personale riserva. Ma sono
d'accordo che non saremo mai abbastanza
aperti e sinceri.
Gino Conte
Doni ricevuti
per Eco-Luce
Da Torino: Mariuccia Jon Scolta L. 1.000;
Liliana Ribet 1.000; con. Quara 1.000; Enrichetta Conte, in memoria di Giuseppe Pagliano 5.000.
Graziella Jalla, Torre Pell’ce L. 2.000;
sorelle Borsalino. Como 2.000.
Grazie! (continua)
evangelico
Calabria
in
D.ciotto Valdesi di Torre Peilice hanno vis tato ultimamente la Campania e la Calaria. Una prima sosta di quattro giorni a
orlici^ ospiti di « Casa Materna », accolti dal
past. Santi e dalla sorella Luisa Zaccaro, che
pur vivendo nella Pennsylvania si sente semallopera iniziata dai genitori
nel 1905.
Indimenticabile la visita a Ercolano, la bella cittadina romana distrutta con Pompei
nell’eruzione del Vesuvio, nel 79 d. C. Non
ci saremmo stancati di percorrere le strade
regolari, di passegg are nei giardini ancoj-a
cinti di mura di fango, e immaginavamo, attraverso le rovine il lusso, la bellezza, della
città, tragicamente sommersa da un torrente
di fango che portò via ville e case sulle pendici del monte e travolsè Ercolano sommergendo lutto c Ü che faceva ostacolo alla sua
corsa verso il mare. Il destino di quelle città patrizie dovrebbe essere un richiamo a
noi, popoli del XX secolo, troppo orgogliosi
delle nostre scoperte, troppo s'curi delle nostre industrie, troppo dimentichi, in quest’era
di benessere, che « L'Eterno, l'Iddio nostro, è
Punico Eterno ».
La giornata trascorsa a Ischia, Pisola verde, fu tutta impregnata di luce, mare e sole.
Isola turistica, ci spiegano gli autisti, ville e
proprietà dei « capitalisti ». e per metà vigneti : nella roccia si scorgono spesso le porte delle cantine in cui si conservano i vini
locali.. Abbiamo fatto una scappata a Forio,
a « Concordia », il nuovo centro dell’Esercito
della Salvezza : una vecchia, amp'a casa è
stata restaurata dagli ufficali deU’E.d.S. e
trasformata in ameni piccoli appartamenti,
pur lasciando ampiamente posto per la colonia giovanile. Accolti dal brigadiere D’Angelo, una vecchia conoscenza, abbiamo potuto rallegrarci con loro del successo del Campo Biblico che ha raccolto un centinaio di
giovani; gite sulPEpomeo,.dolce vita di bagni e di sole sulla splendida spiaggia; il contatto con la popolazione sembra facilitare
l’annuncio delPEvangelo,
Un pomeriggio il past. Santi ci fece visitare il nuovo Ospedale Evangelico di Ponticelli, che sarà inaugurato il 20 ottobre alla
presenza del presidente Saragat e di duemila
invitati. L’ospsdale — modernissimo, con
una splendida attrezzatura — si trova nella
zona più depressa e povera di Napoli e già la
popolazione sa che nessuno sarà mandato via
se non può pagare. La giovane direttrice tedesca .si sente già a suo agio, in queirenorme
edificio: altre sue compatriote si stanno ambientando. alcune napoletane pre.stano già
servizio e si attendono infermiere italiane.
L'ultima sera il past. Santi ci fece fare
un giro attraverso le luci di Napoli, nel pulmino di « Casa Materna » : fantastico, irreale, come un sogno, pieno di un fascino tutto
napoletano; il porto pittoresco con le miriadi di luci e splenditi pini illuminati inno
rultìma immagine fissata nelle nostre pupille. dando Taddio a Napoli, alla volta della
Calabria,
Scesi dal treno a Paola, salimmo sempre
più in alto, per la trada asfaltata che allaccia Guardia Piemontese al litorale. Eravamo
tutti ansiosi di visitare il borgo montano
che ospitò dei Valdesi sin dal 1340; salivamo silenziosi, commossi ì viottoli che serpeggiano tra le dimore di pietra, tutti a gradini
e scale. Pulita e restaurata, Guardia Piemontese non ha dimenticato le tragedie dì
cui quelle pietre furono testimoni. La via
dei Valdesi, la Porta del Sangue — come a
Cosenza la Piazza Valdese —, ne avevamo
sentito parlare infinite volte, ma trovarci .sul
posto, circondati dai monti che ci fanno pensare ai nostri, immaginarci la vita di quei
Valdesi che chiedevano solo un pezzo di terra
da lavorare per nutrirsi e che furono an
(continua in 4“ pagina)
I lettori
ci scrivono
Grazie,
amici i
Caro direttore,
in attesa dì salire sull'aereo che mi
riporta nel Gabon, desidero esprimere
la mia viva gratitudine a quanti, durante il mio soggiorno in Italia, mi
hanno manifestato in tanti modi la
loro fraterna sol'darielà.
Ringrazio anche di cuore le Chiese, i Pastori e gli amici che mi hanno fornito dei mezzi per poter meglio
organizzare il mio lavoro fra i bambini delle Scuole duinenicali del Gabon :
Riunione del X\ Agosto a Torre
Peilice L. 96.000; F.F.V. Torre Peilice 33.350; Culto del 18 Agosto a
Torre Peilice 60.365: Culto del 18
Agosto a Villar Perosa 12.980; offer
te alla porta del tempio di Torre Peilice 25.550; Società missionaria di
Torre Peilice 25.000; Comunità di
Pomaretto e Villasecca : riunione al
le Eiciassie 62.040; Culto 1° settem
bre a Pinerolo 60.000; Unione Fem
min’le Valdese di Napoli Voinero
15.000; Unione Femm. Valdese di
Luserna San Giovanni 20.000; Culto
Angrogna Capoluogo 8.580: Gruppo
della Baptist Union of Great Britain
and Ireland 6.000; Riunione trombettieri a Torre Peilice 26.350; Diaspora Riviera Ligure di Ponente
15.000; Chiesa di San Remo 10.000;
Riunione a Vallecrosia 20.000; Unione Femminile di Sanremo 10.000;
F.M.G. Sanremo 5.000; Elsa Garibbo,
Porto Maur'zio 5.000; Lino De Nicola 7.000; Ire amiche, Bordighera
3.000; N.N. 1.000; N.N. 10.000; N.N.
2.000; N.N. 5.000; N.N. 1.000; N.N.
5.000; Unione Femm. di Vallecrosia
20.000; N.N. 10.000: un’amica 50
mila: un'amica 10.000; prof. Dazzi
Vasta Maria 10.000.
Laura Nisbet
B. P. 80, Libreville, Gabon
Un cittadino
senza paraocchi
Un lettore, da Milano :
Gentile direttore,
vedo che in due recenti note del
suo giornale (« E’ comincialo Tanticoncilio? » e « Religiosità italiana »,
rispettivamente sui numeri del 30
agosto e del 13 settembre scorsi) sono
citati una mia inchiesta sulla cacciata di Lercaro dalTarchidiocesì di Bologna e un mio intervento al 26° corso
di studi cristiani della Cittadella di
Assisi.
Le due citazioni mi fanno francamente piacere e la ringrazio. Ma sento il bisogno di precisare a lei e ai
suoi lettori che la mia « penna », con.
trariamenle a quanto suppone « L'Eco ». non è « cattolica ». Essa è al
contrario — o almeno spera di essere
— strumento di indagine civile. Sono
insomma un cittadino che tenta di
guardare, senza preconcetti ma anche
senza paraocchi, a tutto quanto accade nello Stato e che non ritiene di
dover in nulla limitare l’esercizio di
questo suo diritto-dovere soltanto perchè anagraficamente e involontariamente cattolico.
Con un cordiale saluto,
Giorgio Pecorini
P. S. - A parte le spedisco una mia
vecchia inchiesta su Chiesa e Mafia
in Sicilia, in cui si affronta il tema
dei frali di Mazzarino e si dà conto
delTiniziativa della Chiesa valdese, e
un recentissimo volumetto che spero
possano interessarle.
Certo! E grazie.
3
N. 38
27 sfllembrc 19968
pag. 3"
Ufi dibattito nel prntestnntesinin francese, dopo Uppsaln
Sì alla Chiesa di Roma?
A SAN GIACOMO DEGLI SCHIAVONI
Su un recente fuscicolo del hip, il seryiz.ojtompa della fed. protestante di trancia, si
può legf^ere un interessante dibattito fra la redazione di iiSetnailles ». uno dei mensili regionali della Chiesa riformata di Francia, e il
piai. Unger Mehl di Strasburgo, nuovo membro del CoÈiiitato centrale del CEC e membro
del Consiglio della Federazione protestante di
Francia.
« A nome dei discendenti degli ugonotti, la
redazione di "Semaillcs” esprime inquietudine » circa « Fapprovazione unanime dell’Assemblea di Uppsala all enliata eventuale della
Chiesa cattolica romana nel CEC ». :\oin di
non parlare in nome di un anticattolicesimo
chiuso e preconcetto, ma in base alla constatazione che i( la Chiesa cattolica non è oggi
unac.iinc »: ili fronte agli slanci rallegranti di
rinnon,mento, ma anche alle prese di posizione di Paolo VI, « alla vigilia di Uppsala con
la Confessio ¡idei che condanna le ricerche di
una teologia rinnovata e che (questo ci concerne direttamente) rifiuta alle altre^ confessioni cristiane il nome di Chiese; all indomani di Uppsala con TEnciclica sui mezzi contracettivi, rifiuto che il papa "vicario di Cristo” oppone alla maggioranza dei vescovi del
Concilio e ai laici ilei Sinodo romano ». la redazione (lì “ SemaiUes ” si domanda: « È possibile die i jirotestanti non facciano le distinzioni die si impongono? Si crede davvero che
potremo dire unanimemente, incondizionatamente (per usare un termine politico) ’Vi!
alla Chiesa cattolica”? Le sole vie sulle quali
possiamo avviarci senza rinnegarci non sono
forse quelle del "no! se...” o, tutt’al più, del
'Vi, ma...”? ».
Il prof. Roger Mehl, decano della Facoltà di
teologia delVUniversità di Strasburgo, ha risposto:
(( Rispondo moilo volentieri alle domande
. e alle inquicliidirii - dei responsabili e dei
lettori di " Semaillcs”. Sono per me un indioc prezioso. Eletto di recente nel Comitato
centrale tlel CEC, su proposta degli uffici delle nostre quattro Chiese luterane e riformate
di E"rancia, sarà infatti mia prima preoccupazione esservi il portavoce di tutto il popolo protestante del nostro paese. La stampa protestante. come pure gli organi direttivi delle nostre Chiese possono contribuire a questo dialogo. senza il quale non avrei alcuna qualità
rappresentativa.
« È ])cri‘eUanienle comprensibile die reventualilà di un'entrata della Chiesa cattolica romana nel CEC possa suscitare nna certa emozione. Occorre lullavia sottolineare con forza che non si tratta che di una eventualità.
Perchè si realizzi, occorrerà :
1) die la Chiesa cattolica romana prenda
riniziativa ili porre la propria candidatura, il
che implicherà die ai^celli di stare al gioco e
che consenta a non ixmsidcrarsi. sul piano ecumenico, che cniiic una Chiesa fra le altre. Si
può misurare (jualo conversione ciò implichi
per essa. È fuori duljbio che molti teologi cattolici di grande autorità sono pronti a lavorare
a questa entrata. La notevole conferenza data
a Uppsala dal p. Tucci attesta tale volontà.
2) die il Comitato centrale e, in ultima
analisi. !‘.\sseini)}ea mondiale del CEC (previsla per il 1974 o 1975) accettino questa
candidatura. Non potranno farlo se non rivedendo prol'oiidarncnle gli Statuti del CEC.
in particolare gli articoli che prevedono che la
rappresentanza delle Chiese all Assemblea è
proporzionale alla loro importanza numerica.
So questa norma non fosse modificata, la rappresentanza cattolica romana avrebbe da sola
la maggioranza, le Chiese minoritarie sarebbero
schiacciate e il dialogo ecumenico sarebbe sterilizzato. Da parte del CEC come da parte della Chiesa romana si ha piena coscienza di
qiKsta difficoltà e il p. Duprey, osservatore
ufÌii ialc a Uppsala, diceva con humour: "Stati* iranqudli die non entreremo nel Consiglio
remnenieo come un elefante in un negozio di
pot rdianc! ”.
(( Dirò con molta franchezza che Tentrala
della Chiesa cattolica nel CEC mi pare rientrare nella logica stessa del movimento ecumenico. Mentre nel 1928 il papa condannava
•questo movimento con Fencidica "Mortalium
ánimos”, alcuni anni più lardi eminenti teologi cattolici, fra cui il p. Congar, si prefiggevano il compito di studiare il movimento ecumenico e con i loro scritti contribuivano dav' ero al dialogo. Dopo la guerra, essi crearono
I bc una commissione ufficiosa, ma autoriz/ ;)cr rafforzare la collaborazione. Per la
. '.din nel 1961 il papa Giovanni XXIII
iinic,<. ire osservatori ufficiali aU’Assemblea
di J^e\^ Dolili. Contemporaneamente la commissione ufficiosa era diventala un organo
ufficiale, il Segretariato per l’unità, che doveva avere una parte benefica nel Concilio. Nel
1964, poi. su proposta del Comitato centrale
del CEC riunito a Enugu, fu creala una commissione mista fra il CEC e il Segretariato romano per l’unità. L’esperienza doveva mostrare che era possibile una collaborazione positiva. in particolare sul piano dell'assistenza ai
sottosviluppati. Infine l'Assemblea di
S > ! M¡a. conformemente agli statuti del CEC,
().i ciori/./.alo la sua commissione teologica,
della c Costituzione’, a cooptare una
quindicina di teologi cattolici, che ne faranno
parte di ])icno diritto. Tutta questa evoluzione è avvenuta lentamente, lucidamente, senza
passione. Non sarebbe stata possibile senza il
nuovo clima creato dal Concilio, senza il decreto conciliare sulFEcumenismo e senza la dichiarazione conciliare sulla Libertà religiosa.
Facendo un passo ulteriore, il papa Paolo VI
ha inviato un messaggio personale alFAssemblea. mentre nello stesso decreto suirecumenismo il CEC non era espressamente citato.
« Vuol forse dire che tutti i problemi sono
risolti? Certamente no! Ma problemi dello
stesso genere sussistono pure fra la Chiesa
ortodossa e le Chiese protestanti, e questo non
impedisce loro dì collaborare nel CEC su un
piede di parità.
(( È vero che il Concìlio VatieanoII è lungi
delFaver prodotto tutti i suoi effetti e che il
papa attuale dà sovente l’impressione di es.«ere spaventato dalle conseguenze del Concilio.
Lo attestano soprattutto la sua recente Confessione di fede, che segna un irrigidimento integrista, e la sua decisione per quel che
concerne i mezzi contracettivi. Si comprende
d'altra parte Finquietudìne del sommo pontefice : migliaia di sacerdoti hanno abbandonato la Chiesa negli Stati Uniti, il cattolicesimo olandese è in stato di larvata ribellione, gli
ordini del papa che vietano i mezzi anticoncezionali detti artificiali non saranno seguiti
da una gran parte dei fedeli, le rivendicazioni dei sacerdoti contro il celibato che viene
loro imposto si fanno sempre più vivaci e il
laicato prende gradatamente coscienza di essere maggiorenne. Quante novità nella tradizione cattolica! Qua e là sacerdoti e fedeli
cattolici prendono la Cena con i loro fratelli
protestanti e, sebbene riprovati dalla gerarchia, non vengono nemmeno più scomunicati.
Senza dubbio i dogmi specificamente cattolici
restano immutati, continuano a essere proclamati immutabili. Ma come molti di essi ■ e in
particolare i dogmi mariologici - non sono stati
altro che la consacrazione di pratiche della
pietà popolare, un'evoluzione purificatrice della pratica (largamente avviata dalle élites cattoliche) potrà a lunga scadenza produrre una
modificazione dogmatica profonda.
« S’intende che in questo lungo cammino
vi saranno ancora per i protestanti numerose
delusioni. Ma le conosciamo pure con i nostri
fratelli ortodossi. Questi partecipano pienamente ai lavori del CEC, ma a Uppsala era
evidente che gli ortodossi di oltre cortina si
rinchiudono sempre più in un rigido integrismo. certamente in conseguenza della situazione dì queste Chiese, impossibilitate ad
aprirsi al mondo. Sono profondamente convinto che soltanto la presenza dei cattolici romani
potrebbe operare una specie di disgelo nell’atteggiamento degli ortodossi. Sotto questo aspetto l’entrata della Chiesa cattolica nel CEC è
altamente auspicabile. Malgrado tutte le delusioni a cui ho accennato, è incontestabile che
questa Chiesa è agitata da profonde correnti di
rinnovamento. Il pensiero bìblico vi guadagna
terreno quotidianamente e i laici cattolici si
mettono allo studio della Bibbia con un fervore che purtroppo non si conosce più nelle
Chiese della Riforma. Se crediamo alla potenza riformatrice del messaggio biblico, dobbiamo anche credere che questa potenza agisca in
seno alla Chiesa cattolica. Già, qua e là, appaiono i segni di un rinnovamento della predicazione cattolica.
- « Ma la ragione fondamentale che ci fa desiderare la presenza della Chiesa romana in
seno al CEC è il fatto che non vi è ecumenismo autentico se non dove si trovano riunite tutte le Chiese che invocano lo stesso Signore. Se il CEC fosse una Chiesa, diremmo che
la Chiesa romana non vi ha ancora posto; ina
non è una Chiesa, è semplicemente un’associazione fraterna di Chiese le quali, nella confessione dello stesso Signore, cercano le vie
dell’unità. L’ora di questa ricerca è venuta:
un dialogo fraterno su un piede di parità è
possibile. Ciò che i nostri padri del xv e del
XVI secolo avevano domandato invano, si realizza ora. Non facciamo dunque gli schizzinosi dì fronte all'occasione che ci è offerta e che
essi avrebbe certamente afferrata con gioia ».
Come lutti sanno, siamo di questi 'schizzinosi'': e non siamo affatto convinti che se i
nostri padri del XV e del XVI secolo vivessero oggi, coglierebbero con gioia questa occasioiK^.. Non sappiamo se redattori e lettori
di ^'SemaiUes'' saranno stati rassicurati da
questo scritto del prof. R. Mehl. Per parte
nostra, dato che il teologo invita al dibattito
e vuol farsi portavoce delle Chiese, e dato che
non siamo rappresentati direttamente nel Comitato centrale del CEC e che un vincolo particolare lega fra loro le Chiese evangeliche
dei paesi latini, ci permettiamo di presentare
alcune considerazioni critiche, che sono sostanzialmente le stesse già rivolte al segretario generale del CEC, E. C. Blake :
1) Non si può parlare soltanto di ^'dialogo^^;
si tratta di fare insieme e pensiamo che non
si possa fare insieme — precisamente, testimoniare insieme di Cristo in parole e in atti
— se non si è insieme. Siamo insieme? siamo in comunione di fede?
2) Il problema non e anzitutto rappresentato dal come la Chiesa cattolica romana possa o meno entrare nel CEC. ma piuttosto
dal contenuto che essa porterà, all'interno del
CEC. Ora. è vero che vi è già presente quello
che viene chiamato il ^'cattolicesimo non romano'’ degli ortodossi e di certe tendenze anglicane, ma si tratta pur sempre di teologie
profondamente diverse da quella romana.
3) E' vero che la (eiientuale) decisione di
porre la propria candidatura al CEC implicherebbe per la Chiesa romana una certa conversione: non bisogna tuttavia sopravvalutarla: il riconoscimento di altre Chiese sarebbe
pur sempre condizionato dalla ecclesiologia che
ha cominciato a elaborarsi nei documenti conciliari e che possiamo rappresentare come il
nucleo centrale di vari centri concentrici; si
riconoscono gli elementi di verità e di vita
ovunque presenti neU'ecumene cristiana, ma
non si hanno dubbi sul centro rispetto al
quale vanno ordinati.
4) Di fatto, poi. rischia di diventare abbastanza formale l entrata ufficiale o meno della
Chiesa romana nel CEC: essa vi è già pienamente inserita e attiva. A Uppsala è giunta
a vedere accolti 15 suoi membri di pieno diritto nella commissione ’’Fede e Costituzione'*,
che dovrebbe rappresentare il cuore e la mente del movimento ecumenico. Non rassicura
affatto il modo in cui questo sviluppo è avvenuto ed e stato sanzionato. A Uppsala, Vapprovazione da parte dell’Assemblea generale e
stata puramente formale, tutto era stato pre
parato dagli esperti fi nostri partecipanti ci
hanno unanimemente fatto rilevare questa
spiacevole situazione); e tutto fa prevedere
che sarà lo stesso in avvenire, cioè che tutto
si giocherà a livello di commissioni, fra un’Assemblea e l'altra, lasciando a questa l’onore di
sanzionare, magari con un applauso...
5) Non comprendiamo in che senso l'apporlo cattolico romano contribuirebbe al disgelo
delVintegrismo ortodosso. Potrebbe piuttosto
rafforzarsi e farsi schiacciante il blocco ’’cattolico".
6) Infine (e questa nota spiega tutte le ore
cedenti) non pensiamo che il Concilio — non
una certa involuzione postconciliare, ma appunto il Concilio — giustifichi una valutazione ottimistica del nuovo cattolicesimo, in una
prospettiva riformata. L’abbiamo ripetuto fino
alla nausea e ne siamo più convinti che mai.
Certamente abbiamo speranza che il messaggio biblico attacchi alla radice il cattolicesimo, lo lavori in profondità; ma ciò significherebbe la distruzione o Vabbandono del cattolicesimo. anche del nuovo cattolicesimo e la
formazione di una chiesa nuova, diversa, generata dalla parola di Dio. Si tratta insomma
di ben altro che didle ribellioni contro il divieto della pillola o contro la riaffermazione
del celibato sacerdotide. Nè ci pare sostenibile
quanto il prof. Meni afferma parlando della
mariologia: anche in foijna rinnovata e purificata, essa è costitutiva del cattolicesimo; non
è solo la codificazione dottrinale di una forma
di pietà popolare f/rimitìva, destinata a essere
superata, ma esprima queU’accostarnento della
creatura al Creatori — blasfemo per orecchie
riformate — che è nelVessenza stessa del cattolicesimo, anche t proprio del cattolicesimo
delle ’’élites” coìK ìiari. A questo proposito
ricordiamo questo r.iudiào di un teologo luterano svedese, il f 'orsson: a Maria, colei che
è senza peccato, la mediatrice di tutte le grazie, diventa cosi n ulUtna analisi la personificazione della CJi!- ' K infallibile e mediatrice
di tutte le grazie. i manologia non è affatto
un prodotto casual' iella teologia romana, ma
una chiara conse^ nza della sua concezione
della Chiesa e <b:i suo ministero cristiano e
per conseguenza d. ■ \ sua concezione della redenzione. I dogli»> tiariam rappresentano in
definitiva una doi'i iizzazione della concezione che la Chiesa aiana ha di sè stessa. Se
si rifiutano questi ■ bisogna anche rifiu
tare la concezione »e! ministero che si esprime nell’idea di ra-presentazione ».
Per queste ragù n non ci sentiamo a tutVoggi di parlare di nssociazione fraterna” con
la Chiesa cauolica • oniana e non possiamo vedere nella sua eveiuuale entrata nel CEC uno
sviluppo ’’conforme alla logica del movimento
ecumenico”. Occorre un minimo di comunione
che finora non ci è dato di riscontrare; la confessione della fede, anche se espressa in termini talvolta simili e magari identici, ha contenuti troppo diversi, apposti. red.
Convegno valdese
abruzzo- molisano
A San Giacomo degli Schiavoni ha avuto
luogo una riunione, il 15 settembre, con le
altre comunità dell'Abruzzo e del Molise. In
una zona ben scelta, facilmente raggiungibile abbiamo trascorso una bella giornata
della Chiesa. Ci sono motivi per lamentarci
delle nostre comunità, tuttavia va detto che
la riunione del 15 settembre ha manifestato
una insospettata vitalità della fede comunitaria. Il pastore Carco ha aperto il convegno
con un culto su Ef. 31: 14-21; subito dopo
ha letto una relazione per illustrare il tema
del convegno : I matrimoni misti nelle nostre comunità.
I punti della discussione, che in alcuni
momenti è stata alquanto accalorata, sono
stati i seguenti: 1) Matrimonio misto; 2) Ce.
lebrazione del matrimonio misto; 3) Questione del battesimo e dell'educazione dei figli
nel matrimonio misto. Quasi tutti hanno
concordato che non può esistere matrimonio
misto e non misto senza amore, fiducia,
uguaglianza e reciprocità. Per la celebrazione, da più parti si è augurato che si ritorni
alla sìtuaz’one preconcordataria (celebrazione
davanti all’ufficiale civile). Questo significa
che dovrebbe abolirsi il rito canonico romano che è un atto di vera e propria dittatura
religiosa che calpesta la dignità, la fede e la
libertà umana; è un sopruso che i credenti
cattolici ed evangelici in nome dì Gesù Cristo dovrebbero respingere, rifiutare e combattere apertamente con il coraggio della
fede e della libertà di Cristo. Si eliminerebbero così tanta confusione di idee e il tacito
compromesso accettato dalle chiese evangeliche dopo il concordato. I genitori dovrebbero non battezzare ì loro figli da pìccoli, ma
educarli soprattutto con il loro esempio di
vita, facendo loro conoscere le testimonianze
bìbliche in vista e nella speranza della loro
confessione di fede da adulti.
Tutto il pomeriggio poi è stato occupato
da canti e g’ochi, tra i fratelli delle varie
comunità. Alle 18,30 nei locali della chiesa
è stato offerto un rinfresco ai presenti, dalla
TORRE PELLICE
Collegio Valdese
L’inaugurazione dell’anno scolastico
1968-69 avrà luogo martedì; 1° ottobre,
alle ore 15, nell’Aula Sinodale.
La prof. Anna Ribet terrà una conversazione dal tema : Impressioni di
un viaggio al Madagascar.
I genitori degli allievi e il pubblico sono cordialmente invitati.
Le lezioni avranno regolare inizio
mercoledì, 2 ottobre, alle ore 8,30.
I Presidi
comunità di San Giacomo, dopo di che vi
sono stati i saluti e la partenza. Un ringraziamento particolare al proprietario del terreno, il quale ci ha messo a disposizione un
ampio campo, e alle giovani che hanno fatto
in modo di far funzionare il buffet con perfetto ordine, venendo incontro alla richiesta
che si è dimostrata superiore al previsto. Insomma una bella giornata : per questo siamo riconoscenti al Signore, per tutto quello
che ci ha dato, e in particolare modo per
averci dato una schiera di persone, che hanno avvertito sia nei giorni precedenti, sia il
1.3 settembre una chiamata al servizio dal
Signore. Un grazie alla comunità di San
Giacomo degli Schiavoni.
G. S.
Editrice Ciaudiana
Via Principe Tommaso, 1
10125 . TORINO
Giorgio Girardet
Chiese a confronto
dopo i’Assemblea
ecumenica di Uppsaia
Attualità protestante
n. 21 . pag. 35 - L. 100
L’essenziale per chi vuol conoscere
significato e prospettive della grande
assemblea delle chiese cristiane.
Gustavo A. Comba
A vent'anni daila
dichiarazione dei
Diritti deil'uomo
(pag. 48 - L. 200)
IIIIIIIIIIIMIItlIHUimMlllll
iiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiii
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iiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiimiimiiiiiiuiuiiiimiMimnimiiiiiiNmimmiiiiiiiiii immitiuiiii
MiiiiiiHiimitimtimiiiiiiiiiiiiiMNiiiii^iiiiMiitiinitimiiiiiimimniiimitiiiiiiiiii
Il terzo fflODdo e la lotta per lo sviluppo
Occorre una maggiore giustizia distributiua tra i popoli
I paesi del mondo, clic, attraverso innumerevoli fatti storici, hanno fatto funzionare a
piena capacità le loro forze di lavoro, sono assai pochi. E in questi pochissimi paesi comincia a presentarsi, come uno slogan, ripetuto
da ogni parte, l’affermazione che viviamo oggi una rivoluzione senza jirecedenti nella storia del mondo. Senza precedenti per il ritmo
esplosivo con il quale questa rivoluzione procede. Nonostante questa constatazione che si
impone ai nostri occhi, secondo la quale il
mondo vive una vera metamorfosi, mutando
nella forma e nel modo di essere, in questa
seconda metà del secolo ventesimo vi sono ancora paesi in cui il reddito reale per abitante
è solo una esigua frazione di quello dei paesi
altamente sviluppati.
E ciò che è maggiormente grave è che coloro, i quali fino ad un certo momento hanno partecipato alla rivoluzione materiale del
mondo, ma non vogliono ora partecipare alla
sua rivoluzione spirituale, hanno in mano i
destini dell'umanità: sono i rappresentanti
delle élites dominanti nei centri di decisione
mondiali, in cui la scienza e la tecnologia
hanno messo a disposizione di questi gruppi
dirigenti una forza schiacciante, con Fuso della quale una minoranza tecnicamente sovrasviluppata domina e piega la maggior parte
dell’umanità, posta ai margini dei benefìci
del progresso sociale: gli aiutanti del Terzo
Mondo, che sono i due terzi di tutta l’umanità.
Giammai si è avuto tanto bisogno di un
pensiero rinnovatore, dì una nuova filosofia
dell'azione, come in quest'epoca nella quale il
processo storico si accelera, poiché tutto si
compie non attraverso un'evoluzione progressiva, ma por mezzo di brusche esplosioni travolgenti.
La tecnologia si è trasformata, nei nostri
giorni, in teologìa dell'Occidente. In essa si
ripongono ciecamente tutte le speranze di
salvezza del mondo, che è minacciato da totale annientamento dalle forze sproporzionale di distruzione che la scienza ha messo a disposizione di uomini mentalmente e spiritualmente impreparati a servirsi di una forza così tremenda, di un così smisurato potere.
Potere che possiamo chiamare originariamente sfruttamento economico di tipo coloniale, il quale invece di stimolare ha sempre
impedito con ogni mezzo il vero sviluppo economico autonomo, chiudendo tutte le porte
del progresso alle grandi masse immobilizzate
nella propria economia di depressione.
Il fenomeno più importante che si manifesta in questi paesi poveri è che i loro abitanti stanno diventando sempre più coscienti
di queste enormi ineguaglianze internaziona
li e del fatto che esse continuano ad aumentare. ,
Vediamo quindi che questi popoli e i loro
leaders mostrano giustamente una tendenza ad
attribuire, in parte, la responsabilità della loro
situazione di sottosviluppo al resto del mondo e in particolare ai paesi più progrediti.
Essi imputano le ineguaglianze al sistema
economico mondiale che li tiene in stato di
soggezione, rendendo appunto impossibile ogni
progresso, mentre le altre nazioni diventano
sempre più ricche.
La seconda guerra mondiale ha contribuito
a togliere parecchi di quei freni e controlli
che vincolavano questi popoli. Una delle conseguenze è stata la liberazione su vasta scala
dei popoli soggetti al dominio coloniale. Tutti
questi popoli rivendicano oggi con diritto
l’eguaglianza di possibilità rispetto agli altri
e la libertà.
Queste nazioni povere, una volta toccate
dal grande risveglio, rivendicano tanto lo sviluppo economico quanto l’indipendenza nazionale. Ecco perchè oggi si considerano queste
nazioni non più come paesi arretrati ma come paesi sottosviluppati. Cioè prima sussisteva una statica, oggi una dinamica. Ieri questi popoli non avevano nessuna coscienza della loro inferiorità rispetto agli altri paesi;
oggi, acquistandola, sussìste in loro un certo
fermento, quindi una tendenza alla evoluzione. Mi auguro che questo passaggio da una
situazione statica ad una dinamica implichi
nei paesi ricchi il determinarsi di una atteggiamento positivo nei confronti del grande
risveglio nei paesi poveri e quindi il riconoscimento che questi paesi hanno ragione di
rivendicare più alti livelli di reddito, una
quota più grande di benessere e una maggiore uguaglianza nelle possibilità.
Ma qual è il modo migliore per realizzare
una maggiore giustizia distributiva tra i popoli?
La soluzione non risiede solo nel fare diminuire drasticamente la popolazione di questi due terzi del mondo (anche se ciò avrebbe
una certa importanza), come consigliano i
neomalthusiani, ma nel porre questa popolazione in grado di utilizzare razionalmente le
risorse potenziali che la natura pone a sua
disposizione.
Purtroppo questa battaglia per lo sviluppo
finora non è stata • intrapresa razionalmente
e con decisione e ciò che è stato fatto, in maniera disordinata e discontinua, ha condotto
più al fallimento che al successo.
I piani di cooperazione internazionale miranti allo sviluppo del cosidetto Terzo Mondo hanno, invero, conseguito risultati che so
no ben lungi dal raggiungere gli obiettivi desiderati. La verità è che la distanza economica che separa il gruppo dei Paesi ricchi
dal gruppo dei Paesi poveri invece di accorciarsi si sta allungando sempre più. Non possiamo dunque essere ottimisti sul fatto che la
lotta contro il sottosviluppo possa portare in
breve termine a risultati palesi che si traducano in un sensibile miglioramento e conducano alla scomparsa dello spettro della fame
dalla terra.
Questa speranza è ben remota, principalmente se si pone in evidenza che ha luogo nel
nostro momento storico l’esplosione demografica che aggrava sempre più lo squilìbrio esìstente tra le risorse alimentari disponibili e
le necessità biologiche delle popolazione in
vertiginoso aumento.
Difronte a questa situazione, nello stesso
tempo in cui il problema deve essere affrontato dai responsabili dei destini del mondo
con assoluta priorità e nella sua prospettiva
globale, è necessario che ci si adoperi con
tutti ì mezzi con ì quali sia possibile elevare
non solo i livelli di alimentazione, ma soprattutto i livelli socio-culturali degli abitanti di
queste aree di depressione economica, sociale
e culturale, nelle quali il progresso si fa
sentire estremamente lento.
Quindi per risolvere questo grande problema occorre soprattutto una più umana solidarietà da parte delle nazioni più progredite
nei confronti dei paesi poveri.
E’ necessario che i popoli ricchi accolgano
dai popoli sottosviluppati ì giovani studenti
e gli emigrati, che mandino esperti in questi paesi, ad assistere ed a collaborare con le
popolazioni per la soluzione dei loro problemi
di sviluppo.
Occorre insegnare ad essi che lo sviluppo
di una nazione viene determinato dagli sforzi
collettivi degli uomini.
Dove non esistono questi sforzi collettivi,
dove l’uomo è ancora sotto il dominio della
fantasia e quindi cerca di spiegare i fatti ricorrendo a forze occulte, a energie misteriose
presenti negli esseri della natura, non esiste
progresso e tanto meno sviluppo.
Occorre inserire quei progressi scientifici
non soltanto per applicazioni tecniche sem- .
pre più idonee, ma perchè trasformino le forme esterne di esistenza.
Tale principio di solidarismo economico-sociale si dimostrerà peraltro assai conveniente,
in quanto a lungo andare renderebbe positiva
anche la valutazione dello s^’iluppo economico.
Sofia Casnedi
4
pag. 4
27 settembre 1968
N. 3S
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
PRAMOLLO
Ringraziamo vivamente i fratelli che ulti
mámente c¡ hanno data la loro preziosa col
laborazione portandoci il messaggio della Pa
rola di Dio durante i culti da loro presieduti
Pastori sigg. P. L. Jalla (18 agosto) et
U. Bert (8 settembre) ed il gruppo di giova
ni dell’Unione di Pomaretto (22 settembre)
Il nostro cordiale benvenuto a Norma d
Guido e Ada Peyronel (Tournim). Ai geni
tori le nostre vive felicitazioni e le benedi
zioni del Signore siano su questa bambina e
sui suoi familiari.
Domenica 1 settembre è stato posto il segno del battesimo su Gabutti Cinzia di Ettore e di Long Alice (Villar Perosa). Il Signore accompagni con la sua grazia questo
agnello della sua greggia e chi l’ha presentata al S. Battesimo.
Mercoledì sera 11 settembre un gruppo di
trombettieri delle Chiese Riformate di Germania, guidati dal Pastore sig. Theodor
Immer, insieme ad un gruppo di trombettieri valdesi accompagnati dal Pastore sig.
E. Geymet, ci hanno offerto nel tempio
un’ora di meditazione nel corso deUa quale
abbiamo ascoltato diverse esecuzioni musicali alternate dai messaggi dei Pastori Berns
(Lubecca) ed Immer (Leer), gentilmente tradotti dalla sig.na Geymet, e del giovane
Claudio Bertin (Villar Perosa), seguito da un
saluto del Pastore Geymet.
A questi frateUi il nostro sentito ringraziamento per quanto ci hanno dato insieme
ad un « arrivederci ».
Itinerario evangelico
in Campania e in Calabria
(segue dalla 2® pagina)
nientatì dall'odio religioso... ci pareva di sen.
tire la loro presenza.
Un fratello evangelico di Catania ci imprestò un libro di D. Andreotti, scritto nel
1869; ne stralciamo qualche periodo: nUn
tale Antonio Anania di Taverna, cappellano
presso lo Spinelli marchese di Fuscaldo e
barone di Guardia, avendo contatto con quelli genti, si accorse della loro fede, che denunciò tosto nel 1561 a Roma, al cardinale
Alessandrino, Inquisitore generale, che poscia fu Papa Pio V. E così si scatenò la terribile persecuzione contro i Valdesi. Tra coloro che presero alla campagna e. molti altri
tra uomini e donne che si sono venuti a presentare, passano il numero di 1400. Sono stati gettati in prigioni, in MonfAlto. È certo
compassione a sentirli esclamare, piangere e
dimandar misericordia. Il Signor Ascanio ha
fatto dar fuoco a tutte le case e avanti aveva
fatto tagliar le vigne. Il marchese fece abbruciare S. Sisto e presi certi uomini della
Guardia li fece impiccare e buttare per le
torri al numero di 60. Occorre dire come
oggi, a buon’ora, si è cominciato a far Vorrenda giustizia di questi Luterani, che solo il
pensarvi è spaventevole. Tutti erano serrati
in una casa e veniva il boja e li pigliava ad
uno ad uno e gli legava una benda avanti
agli occhi e lo Inenava a un luogo poco distante da quella casa, lo faceva inginocchiare e con un coltello gli tagliava la gola e
lo lasciava così. Dipoi prendeva quella benda
cosi insangu nata e coltello insangu nato ritornava a pigliar l’altro e faceva il simile.
Ha seguito quest'ordine fino al numero 80, il
quale spettacolo quanto sia compassionevole,
10 lascio pensare a voi! I vecchi vanno a morire allegri e i giovani più impauriti. Da
Moni’Alto, 11 giugno 1561.
« In due giorni si è fatta esecuzione di
2000 anime e ne sono in prigioni 1600 condannati ed eseguita la giustizia di 100 e più
ammazzati in campagna, trovati con Varme
circa 40 e Valtri tutti in disperazioni, a 4.
" a 5. bruciate Vuna e l’altra terra e fatte tagliare molte possessioni. Questi eretici portano origine dalle montagne d Angrogna nel
principato di Savoia. Qui si chiamano gli
Ultramontani. Non si sa che vivano male, sono gentili, semplici, ignoranti, zappatori ed
al morire si "sono ridotti assai bene alla religione e all’obbedienza della Chiesa Romana.
12 giugno 1561 ».
Ecco la tragedia di Guardia : morire trucidati o rinnegare TEvangelo. Siamo stati invitati a entrare in una cameretta: le donne,
gentili, ci mostrano il costume dai colori vìvaci, tanto mutato che non si riconosce più
11 sobrio costume delle nostre Valli. Hanno
capito che siamo come loro d’scendenti della
stirpe valdese, e pen.sosi, commossi ridiscendiamo in riva al mare, incontro a un panora.
ma magnifico e luminoso.
Trascorriamo due notti a Cosenza, per
visitare la Sila, Il sole si nasconde, i laghi
riflettono le nuvole grigie, ma nono.slante il
maltempo ci rendiamo conto della bellezza
di queirallopiano, lutto valloni e pinete. A
sud. nella Piccola S';la l’Ente S la ha elevato
il tenore di vita dei contadini, sistemati in
graziose cascine grigie fornite d acqua e di
luce. Abbiamo amni rato la vastità della regione, salendo fino a 1600 m. costeggiando i
laghi pittoreschi e le celebri pinete, purtroppo tanto danneggiate dagli invasori, ancora
fino alFultima guerra; ma bisogna riconoscere che è in alto una grande opera di rimboschimento, in tutta la regione.
L’indomani visitiamo la pittoresca Cosenza,
quindi la partenza per Catona, dove ci sì
gode per una settimana lo splendido mare e
la vita comunitaria. La vigilia della partenza. una domenica, andiamo a Messina, che
visitiamo prima di prender parte al culto e
ritrovarci con il past. Brìanle e 1« signora
Santina. ... , .
A tutti gli amici lontani e vicini i saluti
fraterni dei diciotto Valdesi tornati a Torre
Pollice e riconoscenti.
GrA7.IEU.A Jalea
Direttore responsabile: Gino Conte_____
Reg. al Tribunale di Pinerolo
__________n. 175. 8-7-1960 __
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
VÍLL ASECCA
Nel corso degb ultimi mesi abbiamo amministrato i seguenti battesimi: Bounous
Ester di Silvio e Bertocchio Alma di Pomaretto; Dario Francesco Massel di Amedeo e
Laura Bernard di Chiotti Superiori; Bertalot
Ivano di Enzo e Ferrerò Irma, di Chiotti Superiori; Cialone Silvia di Giovanni e Bounous Virginia di Torino; Castellano Paolo e
Castellano Marco di Renato e Bounous Margherita di Pinerolo; Clot Varizia Lorena di
Alberto e di Barai Ines, di Chiotti Inferiori,
Che il Signore benedica i teneri agnelli che
Egli si compiace di aggiungere al suo gregge!
Abbiamo pure celebrato i seguenti matrimoni: Simondi Carlo con Piera Clot e Dormelandi Vittorio con Peyronel Odetta. Alle
due nuove famiglie che si sono stabilite rispettivamente a Perosa e a Torino rinnoviamo i nostri auguri di felicità nella comunione col Signore.
Diversi gravi lutti hanno rattristato la
nostra comunità : Bertocchio Armando di
Chiotti Inferiori. Ferrier Giovanni di Serre
Giors, Peyronel Giovanni Alessandro, ex por.
talettere, del Trussan, Pons Maria ved. Rostagno, deceduta a Marsiglia e sepolta nel cimitero di Faetto, e recentemente Viglielmo
Amandina, ex insegnante di Villasecca Inferiore. Alle famiglie in lutto esprimiamo ia
nostra simpatia cristiana, ricordando le luminose promesse della Parola di Dio!
Un’altra famiglia ancora ha lasciato in
quest’ultimo mese la nostra comunità. I nostri fratelli Ferrerò Norberto e Irma con i
loro figliuoli Valdo e Paolo si sono trasferiti
a Villar Perosa. Il Signore li accompagni nella loro nuova residenza. Cogliamo l’occasione per inviare a tutti gli emigrati della nostra Comunità il nostro saluto affettuoso.
Durante l’assenza del Pastore i culti sono
stati tenuti dai nostri fratelli Giosuè Ribet e
Claudio Tron; la domenica 1 Settembre abbiamo avuto la gioia di avere con noi il Pastore Bert, originario di Bovile : ha presieduto
il culto del mattino e nel pomeriggio alla
riunione agli Eiciassie ci ha parlato della situazione in cui i nostri fratelli in fede di
Trieste sono chiamati a rendere la loro testimonianza. In tale circostanza abbiamo pure
avuto la gioia si rivedére fra noi la missio
naria Signorina Laura Nisbet che ci ha parlato del suo interessante lavoro nel Gabon.
Ringraziamo molto sentitamente tutti questi fratelli per i loro messaggi.
La sera del .31 agosto abbiamo ricevuto la
visita di un gruppo di trombett'eri tedesch
e Valdesi diretti dal Maestro Em’l Stober
Nel nostro ampio tempio di Chiotti il grup
po di trombettieri ci ha dato un ottimo con
certo di musica sacra. Li accompagnavano
Pastori Enrico Geymet con la figlia Dott
Amalia, e il Pastore Ernesto Ayassot di To
rino che ci ha rivolto una vibrante predica
zione. Li ringraziamo con tutto il cuore.
Nonostante l’estate piovigginosa e fredda
abbiamo potuto tenere tutte le riunioni programmate all’aperto : Bovile, Villasecca, Seiletta, Albarea, che sono state ben frequentate. Ora è tempo di prepararci seriamente alla
ripresa delle attività invernali.
UCCIA
E
PESCA
Fame e menu
Letto sul « Canard enchaîné» del 22-8*1968:
« Dichiarazione del Papa, a Castelgandolfo : ’’Aspetto con impazienza di incontrare i
poveri di Colombia, tutta quella popolazione
immensa che manca di onore e di pane”.
« Menu servito nell’aereo speciale del S.
Padre (secondo i giornali): Caviale — Fegato grasso — Melone al prosciutto — Zuppa di
tartaruga — Sogliole — piccioni ’’landais” —
Dessert vari — Vini finì di marca francese.
« Buon appetito. Monsignori! »
iiiiiiiimiimiiiiiiiiiiiniii
iiJiiiiniiiiinmiiliiiiiiiimi
Echi della settimana
UN PROBLEMA INSOLUBILE
È evidente che la politica sovietica, a
cominciare dal giorno deiroccupazlone della
Cecoslovacchia, ha subito un cambiamento
violento e profondo che non può essere motivato esclusivamente con queiroccupazione
per se stessa (questa anzi avrebbe dovuto
indurre l’URSS a gettare, subito dopo, quanta più acqua sul fuoco fosse possibile). Come
si spiega tale cambiamento?
È passato più d’un mese da quel giorno,
e il problema s’impone ormai in modo preoccupante. Le numerose soluzioni che, in mancanza ìjati sufficienti, vengono proposte a
guisa di congetture più o meno verosimili,
si possono classificare in tre diversi tipi:
1) Del primo tipo diamo esempio con
la seguente citazione dall’« Astrolabio » (del
22 c.):
« La ’’Pravda” del 15.9 sosteneva che gli
imperialisti occidentali, dopo aver puntato i
loro occhi ^lla Cecoslovacchia, cercano proseliti in Romania e in Jugoslavia, trovando
un terreno fertile alla ’’Controrivoluzione
per via della politica di ’’non allineamento
(praticata apertamente da Belgrado ’’contro
gl’interessi della Jugoslavia”^ e in modo ’’più
subdolo” da Bucarest).
I romeni e gli jugoslavi temono addirittura un secondo intervento generali^ato, che
investirebbe contemporaneamente la Cecoslovacchia e gli altri paesi dissidenti, nel quadro di una brutale operazione di polizia a
largo raggio. (Questa congettura caratterizza
precisamente il primo tipo). Romania e Jugoslavia hanno detto apertamente che resisterebbero, a costo di una prolungata guerra partigiana. non potendo opporre una difesa frontale. Si fa strada, in quelle capitali,
il giudizio pessimistico che la scelta del
Cremlino, il 20.8 notte, non ebbe caraifere
’’accidentale”, ma anzi rispondeva a un calcolo nel quale erano già previsti i contraccolpi negativi emersi nel movimento comunista mondiale e nei rapporti Est-Ovest. Il
calcolo sarebbe di liquidare, costi quel che
costi, ogni tendenza centrifuga, riportando le
armate sovietiche alla vecchia ’cortina di
ferro” dei tempi di Stalin, e compiendo quel
che perfino Stalin aveva eiùtato quando era
esplosa la dissidenza jugoslava. (...) Una
scelta di questo genere sarebbe dettata dalla
convinzione che le ’’vie nazionali ul socialismo” contrastano con gl’interessi strategici
di Mosca, nel quadro della competizione
USA-IJRSS, e quindi si deve tornare a rtn
edificio monolitico di pretta marca staliniana, salvo tollerare le dissidenze d’impraticabile riassorbimento. (Allusione alla Cina) »
(Luciano Vasconì).
Se quesCipotesi si avverasse, sarebbe ima
singolare soddisfazione per i « falchi americani. i quali non desiderano altro per imporre la loro gendarmeria da questa parte
della cortina ». Ma « tutti comprendono il
disastro di una simile concezione, se veramente è alVorigine della tragedia cecoslovacca. È una ’’teoria del dominio ’ alla rovescia
che vedrebbe americani e sovietici disputarsi
il mondo senza alcuno spazio democratico a
Est come a Ovest. (...) La teoria e la pratica
nefasta dei blocchi rischia di .scaienare dappertutto un’ondata reazionaria ».
2) Del secondo tipo è la congettura di
progetti sovietici d’invasione dell’Europa Occidentale, magari anche in piccola parte (occupazione di Berlino?). Tale congettura è
cara alla stampa reazionaria deU’Occidente
che la ripete su tutti i toni, forse credendovi
poco, eppure ovviamente... non sperandovi!
Ma, come spauracchio, essa serve magnifica
a cura di Tullio Viola
mente ai <c falchi » (’slPOccidente! Lo dimostra all’evidenza la scc^uente affermazione della «Frankfurter Rundafchau » (del 22.8 .’68):
« La nostra relativa libertà non si basa
sulla volontà di essere Voleri, ma sulla nostra
appartenenza alla sfera degl’interessi USA.
E quanto si ripropone prepotentemente alla
nostra coscienza proprio in questi giorni,
malgrado tutto il raccapriccio per il comportamento degli USA nel Vietnam ».
La congettura è confutata, in modo abbastanza convincente, dalla « Gazette de Lausanne » del 22.9 (a firma J. A. Dumur):
« In che misara l’invasione della Cecoslovacchia ha realmente modificato l’equilibrio
delle forze in Europa? (...) Il totale delle
truppe del blocco sovietico in Europa non è
cambiato. Inoltre lo spiegamento delle divisioni sovietiche alla frontiera della Germania Occidentale non presenta soltanto dei vantaggi al comando del Patto di Varsavia: infatti non soltanto le linee di comunicazione
di quelle truppe passano attraverso un paese
ormai ’’ostile”, ma la cooperazione dell’esercito cecoslovacco è ben lontana dall’essere
assicurala. Infine (...) uon è certo la presenza avanzata di 225 mila soldati sovietici
supplementari, che potrebbe modificare i dati
della terribile dialettica nucleare (-.-)- Giò
spiega il fatto che, contro le grida allarmiste
lanciate ai quattro venti da certi dirigenti
cristiano-democratici, come Schröder e
Strauss, il sig. Willy Brandt non abbia esitato a dire che Berlino Ovest, così come l insieme del territorio della Repubblica Federale, si trovano in condizioni di perfetta sicurezza (“.). Ed è far prova di realismo il riconoscere che. non essendo stata la sicurezza
deirOccidente messa direttamente in causa
dallo spiegamento dei carri armati sovietici
in Cecoslovacchia, Virrigidimento al quale si
assiste, particolarmente negli USA, resta di
ordine puramente verbale ».
3) Congetture su complicazioni interne
neirURSS. Anche dì queste, sebbene ancora
più incerte delle precedenti, si parla spesso
nella stampa occidentale.
Ma nessuno può oggi pronunciarsi con sicurezza sulla verità dell’uno o dell altro dei
trp tipi di congetture. Ci sia tuttavia concesso di dich ararc'. coerentemente coi commenti che andiamo facendo da molto tempo, personalmente propensi per il terzo tipo.
LA NUOVA TENSIONE
FRA URSS E CECOSLOVACCHIA
Intanto un fatto r corto: che i rapporti
fra questi due Stati tendono nuovamente al
peggio, a Da una parte il Cremlino moltiplica le pressioni sui dirigenti di Praga avanzando, particidarmente sulla stampa^ esigenze d^ogni geilere, che non hanno più che lontani rapporti con gli ^^accordi di Mosca: il
Cremlino chiede il siluramento, o addirittura la messa sotto accusa, di diverse personalità ufficiali che non gli vanno a genio, e
chiede anche una ’’ridistribuzione delle forze su una base marxista-leninista” nell’ambito del partilo, cosa questa che equivarrebbe
ad un cambiamento di tutto il gruppo al potere. D’altra parte i dirigenti cecoslovacchi si
irrigidiscono davanti a questa crescente i)ivadenza. Essi comprendono che, presto o tardi,
bisognerà pur finirla con la situazione attuale. Finche non si sarà trovata una nuova
soluzione. Mosca continuerà a rimproverare
i governanti di Praga di cercare di sottrarsi
ai propri impegni con delle mezze misure, e
questi potranno rimproverare i sovietici di
voler sfruttare al massimo la loro posizione
di forza. Gli ’’accordi’ di Mosca, niente affatto ’positivi” come, troppo rapidamente,
sono stati giudicati da certi partiti comunisti, non hanno risolto il ’’problema” cecoslovacco più di quanto non l’avesse fatto Vìntervenlo militare ».
Nell articolo (apparso su « Le Monde » del
21 c.) si segnala il fatto, uno dei più salienti
nel r.velare l’indipendenza e la fierezza cecoslovacche, che « il capo dello Stato ha congedato, ’’su raccomaìidazione del governo”
'(...), il sig. Hoffmann, ministro delle telecomunicazioni, uno dei rari ’’uomini di Mosca” che ancora erano rimasti al loro posto.
L’HofJmann era già stato direttore della radio, poi ministro della cultura e dell’Informazione durante tutto il periodo della repressione che precedette la caduta del regime novotnyano (.-•). Ecco che anche in tale
questione i ’’duri” del Cremlino potranno
qualificare la situazione come ’’intollerabile”
e lagnarsi delle ’’mezze misure’' adottate a
Praga. Si arriverà fino alla rottura, soprattutto se risulterà confermato essere proprio
Dubeek il primo a lavorare per vanificare
l'incontro di Mosca, e che insomma (proprio
come due mesi fa a Varsavia) rifiuta di venire a ’’dar spiegazioni”?
Concludendo, a forza di troppo richiedere,
Brejnev rischia veramente di scontrarsi, un
giorno o Valtro, con un ’’non possumus” ».
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
ALCUNE CHIESE RIFORMATE
CONSERVATRICI
NON VOGLIONO ADERIRE AL CEC
Lunteren, Olanda (soepi) - Il Consiglio ecumenico riformato, composto essenzialmente da
chiese riformate di tendenza evangelica conservatrice in varie parti del mondo, ha raccomandato ai suoi membri di non aderire al
CEC.
Questa decisione, presa aUa maggioranza
dalle chiese membri, ha incontrato ropp6sizione delle chiese riformate dei Paesi Bassi e
dell’Indonesia. Alcuni delegati delle chiese riformate dei Paesi Bassi hanno inoltre espresso il loro rincrescimento nei riguardi della
decisione presa dal Consiglio di non permettere alle donne di celebrare delle funzioni.
Il Consiglio ha anche adottato un testo
della maggioranza che non condanna l’apartheid. Però, per quanto riguarda i matrimoni fra sposi di razze diverse, si riconosce che
gli interessati sono liberi e responsabili.
Le chiese riformate dei Paesi Bassi e d’Indonesia si sono però dichiarate nettamente
contrarie aH’apartheid.
L'ASSEMBLEA MONDIALE LUTERANA
ED I GIOVANI
Ginevra (soepi) — Alla quinta assemblea
della Federazione Luterana Mondiale (FLM)
i giovani fra i 18 e 25 anni rappresenteranno airincirca un quinto dei 250 delegati
con diritto di voto.
Questa decisione è stata presa dal comitato esecutivo della FLM in occasione di una
sua riunione.
Riconoscendo il dilèmma posto dall'-Assemblea del CEC ad Uppsala dai giovani che
potevano prendere la parola, ma non votare,
la FLM ha aumentato il numero dei delegati
delle sue 75 chiese membri, specificando che
42 fra di loro dovevano essere dei giovani.
Prima deH’assemblea di Porlo Aiegre, una
conferenza della gioventù informerà i g:ovani delle questioni all’ord ne del giorno. Durante i mesi prima deH’inconlro, i partecipanti faranno un viaggio attraverso l'America latina nel quadro di uno studio a livello
mondiale che ha luogo attualmente fra i
gruppi giovanili sul problema della fame in
lutti i suoi aspetti. I giovani parteciperanno
aH'Assemblea le loro esperienze, redigendo
un rapporto.
Fra i 42 giovani delegati. 15 verranno
dall’Europa. 9 dall’Asia, 7 dall Africa. 6 dalFAmerica latina e 5 dal Nord Amer.ca.
Tre Chiese hanno chiesto di diventare
membri della FLM: la Chiesa evangelica luterana del Baden, la Chiesa evangelica luterana, del Sud Africa ed infine quella della
Malaisia.
AVVISI ECONOMICI
PENSIONE Riviera Levante assumerebbe ragazza sana, volonterosa, bella presenza,
preferibilmente diciotto-ventenne. Impiego
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qualità. Trasporto e recipienti compresi nel
prezzo. Per informazioni e listino completo
di altre confezioni scrivere a: SCEVOLA
PAOLO . Casella Postale 426 . 18100 IMPERIA ONEGLIA.
Notiziario
Evangelico
Italiano
Dalle Chiese PenLecustali
L'ultimo numero di Risveglio Pentecostale^
mensile delle -Assemblee di Dio in Italia riferisce che nei mesi scorsi sono stati inaugurati due nuovi locali di culto: uno a MoM 23 giugno, e uno a
Menii (Agrigento), aperto il 21 luglio. Menfi
e una delle cittadine siciliane investite dal
terremoto di quest’inverno. Un fratello della comunità pentecostale locale scrive: a Non
facilmente dimenticheremo gli eventi disastrosi dello scorso mese di gennaio. In mezzo
a tanto disastro, possiamo dire di aver veduto
la mano di Dio che ci ha tratto fuori e l’amore dei fratelli che ci hanno offerto la loro
mano di solidarietà nel momento di estremo
bisogno. Iddio voglia retribuire copiosamente quanti ci sono stati vicini nell’ora della
prova. Ora, fra tante afflizioni che durante
questi mesi ci hanno resi a volte perplessi,
il Signore ci ha dato la gioia di vedere anime venire ai suoi piedi ».
Il mensile pentecostale comunica anche
che SI sono svolte azioni evangelistiche a
beici Umbro (Perugia), a S. Pietro in Amaiitea e Nocera Terinese (Catanzaro). Talvolta,
in qualche località, si fa ancora sentire là
tenace opposizione del clero cattolico. Cosi
a Castrignano del Capo (Lecce) : « Il Signore ,e stato presente per benedirci e propizio
j^r consolarci, dopo tante lotte sostenute con
il clero romano che sta facendoci una forte
propaganda contraria, spaventando le persone con minacce di scomuniche se soltanto
leggono uno dei nostri trattati o si soffermano ad ascoltarci. Noi abbiamo in cuore e
stiamo pregando il Signore per questo, di
tenere culti all’aperto sulle piazze affinchè
la nostra fede sia conosciuta a tutti gli uomini e il Testamento di Gesù Cristo predicato a tutti ».
Infine, vengono segnalati battesimi in diverse comunità: 4 a Mola di Bari, 13 a Lioni (Avellino), 2 a Ventimiglia, 3 a Trapani,,
3 a Castrignano (Lecce), 2 a Riesi, 2 a Tito
(Salerno). 6 a Menfi (Agrigento).
Il prossimo 1° novembre inizierà a Roma,
presso la Scuola Biblica delle Assemblee di
Dio, il 15^ Corso Biblico, della durata di sei
mesi, destinato a tutti coloro che desideranodedicare un periodo di tempo della loro rita
a meditare e studiare la Parola di Dio c soprattutto a quelli che realizzano di dover rispondere alla chiamata di Dio al servizio ( ristiano, per l’avanzamento del Suo Regno.
E’ ritornata improvvisamente al suoSignore
Giorgina Jahier Downie
Fiduciosi nelle promesse Divine, lo
annunciano a funerali avvenuti, il marito Gino, il figlio Mario con la moglie
Lidia Cantatore, i nipotini Pierenrico
ed Andrea, cognati e parenti tutti.
Si prega di non inviare fiori ma di
devolvere le eventuali offerte alle opere della Chiesa Valdese di Luserna S.
Giovanni.
« Io alzo gli occhi ai monti.
Donde mi verrà l’aiuto? Il mio
aiuto viene daH’Eterno che ha
creato i cieli e la terra »
(Salmo 121)
Luserna S. Giovanni,
27 settembre 1968
« Venite a me voi tutti che siete
stanchi»... Ev. Matt. 11: 28
« Io sono la Risurrezione e la
vita ». Giov. 11 ; 25
La mattina del 22 settembre il Signore ha richiamato a Sè
Amanudina Viglielmo
maestra a riposo di anni 85
Ne danno l’annuncio, addolorati ma
confortati dalla fede, le sorelle :
Eugenia ved. Boretti (U.S.A.); Esth-:""
V. Di Nardo; Elena; i fratelli Carlo
Alberto e Armando; le cognate, i nipoti e i cugini.
I familiari ringraziano quanti hanno
dimostrato simpatia in questa luttuosa circostanza.
Villasecca 24 settembre 1968
Il 19 settembre 1968 in New York
il Signore ha richiamato a Sè,
Maddalena Jacumin
ved. Ribet
I nipoti Pino e Anita Giaccone ringraziano quanti, nei giorni della Sua
lunga malattia l’hanno circondata di
simpatia e affetto. Un ringraziamento
particolare al Pastore Signor A. Janavel e ai Sig.ri Letizia e Freddy Ventura.
« Il dono di Dio è la vita eterna
in Cristo Gesù nostro Signore»
Romani, 6: 23