1
Anno 119 - n. 38
30 settembre 1983
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice.
Sis. Elio
Via Ca-E..it,i Libarla’ 3
lOObO 'ICRHE FELLICS
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
Non sarà in Europa la questione che potrebbe far scoppiare
una nuova guerra mondiale,
magari non nucleare ma convenzionale. La nuova Danzica potrebbe essere il Libano se non ci
si affretterà a porvi rimedio in
tempo. Le possibilità di riunifìcare il Libano sotto il controllo
del governo di Beirut appaiono
remote. Da una parte Israele vuole salvare la corrente falangista
che combatte a fianco di Gemayel per avere domani nel Libano un fedele alleato contro i
palestinesi., Dall’altra la Siria
vuole rivedere l’accordo del ’43
ed ottenere un nuovo assetto del
potere nel paese più favorevole
alle componenti musulmane e
progressiste. E dietro ciascuno
di loro ci sono i governi degli
USA, della Francia, dell’Italia,
dell’URSS, di molti paesi arabi.
Il Libano è dunque una fucina
di tensione internazionale che rischia di coinvolgerci nella guerra: no'ire truppe vi sono già e
i nostri soldati sperimentano ogni giorno la vita di guerra. Siamo in quel paese ufficialmente
per una « missione di pace », ma
in pratica diamo sicurezza ad
una delle parti in causa, a quella falangista che appoggia e combatte con le truppe del governo
Gemayel. Come nel ’39, non siamo neutrali, siamo in una condizione di non belligeranza con
tutti i rischi che ciò comporta.
Inoltre il Libano è nel cuore del
Mediterraneo, uno dei crogioli
. più importanti degli interessi e
dei fenomeni strategici mondiali
ed in cui si confrontano le superpotenze. 11 controllo del Mediterraneo è altrettanto centrale negli equilibri strategici che la questione degli euromissili. Nel Mediterraneo si giocano infatti i
problemi di controllo delle aree
fluttuanti in Africa e Asia, si sta
svolgendo un fenomeno di rinascita nazionale incontrollabile
come la cosiddetta « rivoluzione
islamica », ed inoltre alcuni paesi
europei si sono creati loro autonomi spazi di mercato.
Per questo USA e URSS hanno
fatto un salto di qualità nella loro presenza militare nell’area:
nuove basi, nuovi distaccamenti
militari armati con tutto il necessario per una guerra ad alta
tecnologia. Così gli USA hanno
introdotto nel Mediterraneo la
Rapid deployment joint task force, che ha un ambito operativo
che collega il Mediterraneo ad
un’altra zona calda come il Golfo Persico, e l’URSS sta sviluppando una produzione di mezzi
navali e aerei che la rendano operativa in tutta l’area.
Una ^ situazione dunque grave.
Preludio della prossima Apocalisse. Non ancora, per fortuna. Ma
occorre porvi rimedio finché si
e in tempo. Vi è urgenza che i
temi della pace colleghino la distensione e la denuclearizzazione al diritto internazionale del
mare (demilitarizzazione del Mediterraneo), alla cooperazione intemazionale che prescìnda da
rapporti di scambio diseguali tra
le nazioni. Andrebbe inoltre lanciata con forza l’idea di un Mediterraneo neutrale.
Le Chiese europee stanno orS^***®**ndo una conferenza sul
Mediterraneo. Una occasione da
non perdere per contribuire alla
PS'Ce. Giorgio Gardiol
VERSO IL 22 OTTOBRE: INTERVISTA A LUCIANO DEODATO
Un appuntamento per la pace
Sganciate (Jai partiti e senza essere supporto alla politica (dei propri governi, le chiese possono
svolgere un ruolo incisivo per un processo (di (disarmo che avvenga aM’interno dei due blocchi
Manifestazione europea a Bruxelles per il disarmo unilaterale.
— Vorresti fare il punto sul
movimento per la pace in Italia?
— NeUgennaio scorso a Roma
si tenne un’assemblea nazionale
dei comitati per la pace. Se non
sbaglio anche TECO/LUCE ne
parlò a suo tempo. In quell’occasione venne deciso di cercare di
sganciare il movimento dalla ipoteca dei grandi partiti. Tanto per
intenderci, dal PCI; ma non solo. Non mi pare che il PCI avesse prevaricato sulle linee del movimento, ma certo, data la sua
consistenza, esso rischiava di avere un peso non indifferente.
Perciò, nell’ipotesi dei partecipanti aH’assemblea, sganciandosi
dai partiti il movimento sarebbe
stato in grado di elaborare una
propria linea più autonoma e
quindi anche più autorevole;
inoltre avrebbe permesso l’ingresso e l’adesione a tutti coloro
che, pur essendo a favore della
pace, ma militando in partiti diversi dal PCI o non militanti in
alcun partito, si sentivano trattenuti daH’aderirvi temendo a torto o a ragione una propria strumentalizzazione.
Personalmente, devo dire, ho
giudicato in modo negativo là de
cisione assunta dai comitati nel
gennaio scorso, ritenendo che il
movimento per la pace abbia le
gambe ancora troppo malferme
per permettersi il lusso di fare a
meno della organizzazione capillare e quindi anche della capacità di vasta mobilitazione delle
masse per azioni specifiche, come
per es. quella del referendum
popolare autogestito (che sta
dando, infatti, risultati un po’
scarsi).
— Comunque quali furono le
conseguenze di quella decisione?
— La mia impressione è che
per molti mesi i comitati per la
pace ebbero una grande difficoltà a riorganizzarsi, tranne che
in quelle regioni dove già erano
una realtà consistente, prima tra
tutte la Sicilia. Ed è solo con
Testate, quando incominciano i
primi blocchi a Comiso, che il
movimento riesce ad essere una
bandiera aggregante diversi elementi, ed intorno alla quale molti si radunano.
— Quale è stata l’azione delle
nostre chiese?
— In questa fase, cioè da gen
II CORINZI 4: 5-6
Sulle frontiere delVEvangelo
Poiché noi non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù qual
Signore, e quanto a noi ci dichiariamo vostri servitori per amor di
Gesù; perché l’Iddio che disse: Splenda la luce fra le tenebre, è
quel che risplendé nei nostri cuori affinché noi facessimo brUlare
la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di
Gesù Cristo (II Corinzi 4: 5-6).
Questo testo fa parte di una
sezione della seconda lettera ai
Corinzi in cui Paolo si occupa
di quella che chiama la “diakonia” dell’evangelo (4; 1), cioè
l'annuncio di Gesù Cristo Signore. In particolare Paolo produce
qui una appassionata difesa del
suo ministero, difendendosi dagli attacchi di chi gli nega l'autorità di predicare. Paolo non ha
alcuna credenziale umana o ecclesiastica per parlare, eppure
rivendica una grande autorità.
Non è tuttavia in alcun modo
l'autorità della sua persona, bensì quella del messaggio che porta. Paolo si sente coinvolto in
un grande rivolgimento che Dio
opera: è questa la forza del suo
annuncio, è questa la sua autorità...
Nello sviluppo di questi appassionati pensieri il nostro testo è un crocevia importante.
Noi arriviamo a questo crocevia avendo in comune con Paolo
la passione per la “diakonia",
per il servizio dell'evangelo. E'
soltanto per questo che noi siamo qui oggi e non vediamo altra ragione, altro senso per tutto il nostro lavoro di credenti.
Esistiamo come chiesa soltanto
per questo. D'altro lato arrivia
mo a. questo crocevia con tutto
il peso del nostro vissuto, come
si dice oggi. Parlare della diakonia dell'evangelo è per noi parlare non di un impegno, non di
un'attività, non di un'idea, ma
di una passione e una passione
che è al cuore della nostra vita.
Arriviamo a questo crocevia come pastori che hanno sulle spalle e nel cuore la fatica, i dubbi,
le ferite, le ansie di un lun^o
servizio. Vi arriviamo come giovani candidati, che portano con
sé la profondità della loro ricerca, ma anche la loro fragilità.
Vi giungiamo come militanti
evangelici che portano con sé la
ricerca di una testimonianza nei
mondo dai contorni ancora incerti. Non vi arriviamo come
esercito baldanzoso, ma come silenziosa pattuglia. Nei cuori di
tutti l'interrogativo sul che fare,
davanti a tutti l'esiguità delle
nostre risorse.
Ed è proprio dal testo di Paolo
che ci viene incontro un evangelo, dall'ultima parte di esso, per
cominciare.
Come quando un fascio di luce colpisce un oggetto e ne fa
apparire distinti i contorni, e
l'oggetto subisce passivo l'azione, così Dio prende l'iniziativa
di rivelarci la sua luce. Non c'è
qui nulla da fare, soltanto da
ricevere. Non c'è da cercare, si
è trovati. Non c'è da faticare per
giungere alla verità, perché Dio
incide nei nostri cuori, cioè nel
profondo delle nostre esistenze
la sua verità, apparsa sul volto
di Cristo. Non c'è da preoccuparsi per la propria salvezza,
perché Dio con l'evangelo ci mette a parte della sua gloria. E
non è un caso che Paolo usi qui
il linguaggio della creazione. Non
sta parlando di una illuminazione interiore, ma dell'azione dello Spirito Santo che dischiude
ai credenti gli orizzonti del mondo nuovo di Dio. Più tardi Paolo
dirà: « chi è in Cristo è una nuova creazione » (5: 17). Ecco l'inizio della nostra passione per l'evangelo e della nostra militanza.
Dio in Cristo ha aperto un tempo nuovo nella sua storia con
l'uomo, ci ha mostrato il nuovo
che irrompe nel vecchio mondo
irredento.
Questo non vale soltanto per
Paolo o per gli inizi della nostra
fede. L'azione di Dio ci porta, ci
coinvolge in un progetto i cui
orizzonti sono più vasti della nostra chiesa, i cui esiti dipendono non dalle nostre forze, ma
dalla sua gloria.
Ci preoccupiamo delle nostre
debolezze, e oggi ci viene ricordata la gloria di Dio che rifulge
in Cristo e crea un mondo nuoDaniele Garrone
(continua a pag. 6)
naio fino ad agosto grosso modo,
le nostre chiese hanno dovuto assumersi nraggiori responsabilità
Nqn- serapre questo è stato capi
tò e quindi, tradotto in un mag
giore sforzo. Ci sono state co
munque le debite eccezioni e credo onesto e doveroso rendere atto al gruppo EGEI della Sicilia
di aver intuito per tempo la cosa e di non essersi risparmiato
nel riorganizzare le fila del movimento e nel riuscire ad allacciare tutta una serie di rapporti
soprattutto a livello internazionale- Ed è grazie a questo sforzo
che è stato possibile avere un
successo sia per quanto riguarda
la riuscita del campo IMAC, e
sia per quanto riguarda il blocco della base nei primi giorni di
agosto.
— Tu sai certamente che quanti nelle nostre chiese sono attivi
nella lòtta per la pace sono spesso accusati dì far parte di lun
movimento per la pace che sarebbe a senso unico, quasi una
quinta colonna dei russi nei paesi
occidentali.
— Voglio affermare nel modo
più netto che questo non è assolutamente vero. E’ una menzogna, e io mi domando fino a che
punto chi formula tale accusa
sia in buona fede. Ho la netta
impressione, anzi meglio, la certezza, che il movimento per la
pace occidentale dia non poco
fastidio alla stessa Mosca, per
ciò che esso può provocare alTinterno dei paesi dell’Est.
Chiaramente sganciate dai partiti e senza essere un supporto
alla politica dei propri governi
le chiese (e forse solo loro) possono pienamente svolgere un ruolo incisivo per un processo di disarmo che avvenga all’interno
dell’uno e dell’altro blocco.
Vorrei qui ricordare tre elementi. Primo: il fatto di essere inseriti, come chiesa, nel movimento
per la pace, ci ha permesso quest’anno di stabilire un dialogo
con le chiese « storicamente paciflste », vale a dire i quaccheri, 1
mennoniti, gli anabattisti ecc.
Non si tratta di chiese legate al
carro di questo o quelTaltro partito, di questa o quelTaltra potenza. Si tratta di chiese che hanno
sofferto 'normemente nei secoli
passati a causa della loro ferma
testimonianza a Gesù Cristo e
che ancora oggi soffrono una certa emarginazione per il loro pacifismo evangelico. Secondo: una
nòstra delegazione ha partecipato quest’anno alla consultazione
della Conferenza Cristiana per la
Pace. E’ questo un organismo
che raggruppa quasi tutte le chiese ortodosse e protestanti del- l’Est, accusato negli anni passati — forse anche a ragione — di
essere troppo appiattito sulle posizioni moscovite. Nel documento finale, alla cui stesura anche
la nostra delegazione ha partecipato, è stata inserita a chiare
lettere una condanna di tutti gli
armamenti nucleari (dunque
dell’Est come dell’Ovest) ed è
Intervista a cura di
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 2}
2
2 fede e cultura
30 settembre 1983
/P
IL DIBATTITO SU RAPPORTI INTERPERSONALI E FEDE EVANGELICA
Il miraggio e ia reaità
Sono stata profondamente
coinvolta dalla lettura degli articoli su fede e rapporti interpersonali, forse perché è la domanda chè mi sono sempre ri- volta quando tento di capire cosa c’entro io con Dio e perché
mai continuo a farmi torturare
dal volerlo scoprire.
La politica e il movimento delle dome sono stati due ambiti
in cui ho conosciuto e vissuto
intensi rapporti interpersonali e
dove ho maturato scelte di vita
che porto a tutt’oggi con molta
passione e, sovente, dolore, sulle
spalle. La stessa cosa può valere per il mio «essere nella chiesa ». In un primo momento, forse per effetto della giovinezza e
della radicalità politica espressasi negli anni ’60, mi sembrava
facile spaccare sempre la realtà
in bianco e nero, giusto e sbagliato, corretto e scorretto. Come ha scritto Rita Gay « apparentemente c’erano persone che
facevano del male e persone che
lo subivano »; poi, col passar degli anni, delle storie mie e di
altri e di altre sotto i miei occhi, mi sono accorta che sovente a livello di relazioni fra gli
esseri umani (diverse sarebbero
le valutazioni a livello collettivo, di popoli e paesi), questa distinzione spariva e i valori stessi potevano essere capovolti. In
alcune situazioni, ad esempio,
la bontà, ritenuta da tutti un
indiscutibile valore, poteva trasformarsi in un ricatto, in una
prolimgata richiesta di dipendenza che non lascia crescere
chi ci circonda. Cosi il «servizio », la disponibilità verso gli altri, se praticato per ordinaria
amministrazione, come rispondere al telefono ed essere cortesi, può diventare falsa cordialità.
Ma torniamo agli articoli. Ciò
che scrive Giampiccoli, o ciò che
può essere letto tra le righe, mi
è apparso un sogno, un miraggio... quasi la realizzazione del
regno dei cieli! Non si può non
essere d’accordo. Tutte le donne e tutti gli uomini desiderano
trovare un compagno o una compagna nel completamento rispettoso della differenza nella
parità, tuttavia la realtà si sbriciola fra le nostre mani e per
le nostre irriducibili parzialità
(questo sì,, segno di peccato) è
impossibile incontrare o essere
un soggetto così,, in più, per
sempre. Una persona ha idee,
gusti, movimenti, impegni, lavoro, dolori e piaceri, quando ha
una identità un minimo cosciente, che non coincidono o non si
incastrano mai perfettamente
con un altro, oppure l’incastro
genera sofferenze e richiede energie così grandi da rendere svuotati e senza gioia di vivere. L’incontro reale è sempre un « contratto » che può avvenire solò a
partire da un piano di vera parità che oggi non esiste per le
donne, neppure per le più emancipate. Quindi l’auspicata fusione
non è possibile, perché dire fusione è dire la donna soccombe.
Oppure uno dei due, uomo o
donna, si trova in una posizione di perenne attesa di segnali
dall’altro.
In questo quadro, poi, si sventagliano le scelte ed i percorsi
di molte donne, di molte coppie, di molti matrimoni. Alctme
scelgono di convivere, altre il
matrimonio, altre ancora (e sono in aumento) la vita da sole.
Dico vita da sole perché è diverso dal dire solitudine, che
meriterebbe un discorso a parte.
La solitudine è una condizione
di vita di donne e di uomini, con
prezzi diversi e gioie diverse,
certo, ma palestra di vita, senza attraversare la quale, secondo me, non si possono imbastire rapporti nuovi fra maschi e
femmine.
In ogni caso, non è assolutamente possibile giudicare sul
modo di vivere di ognuna o
ognuno, anche se è importante
invece riuscire a leggere consapevolmente ciò che ci sta accadendo perché è la consapevolezza che ci permette di misurare
le nostre forze, non fare il passo più lungo della gamba, valutare le nostre paure e arrivare
a delle dignitose mediazioni o a
scelte coerenti.
Un altro punto mi solleva profondi dubbi ed è questo: Giampiccoli vede l’eros e l’agape, momenti linearmente successivi,
per cui chi si ferma all’eros è
mancante rispetto a chi tenta,
e quindi alla fine ha il premio,
di maturare l’agape. Non mi
sembra cosi. Eros e agape sono
componenti delle relazioni interpersonali, quasi un’attitudine di
vita. Se molti tendono, e non
solo giovani direi guardandomi
un po’ attorno, a sottolineare
l’eros, non sono per questo con, sumisti, ma forse, spaventati
dall’agape, perché oggi la condivisione non ha ancora canali
nuovi di espressione, né legali
né sociali, ma solo tentativi e
c’è il timore di scadere di nuovo in ruoli che fissano la subalternità di uno rispetto all’altro.
Quando io mi avvicino all’altro o all’altra non lo faccio semplicemente perché l’altro/a serve al mio piacere, bensì perché
può essere la situazione dell’essere in due, in quel momento li,
che dà piacere ad entrambi. Allora può esserci eros o agape o
tutti e due. Un’agape però che
non necessariamente deve sfociare in un rapporto di coppia,
stabile e per sempre. L’esigenza di continuità può anche essere un sentimento profondo di
seguire l’altro/a nella sua storia, nel suo modo di vivere ecc.
La condivisione di una vita
accade non solo con ima persona, ma con un « giro » di persone con le quali si ha qualcosa in
comune e altro no. Così, come
credente vorrei avere una vera
condivisione con una comunità,
non solo nei momenti liturgici.
Condivisione non come raccontare i fatti propri a tutti perché
mi sembra sia da evitare la tendenza a universalizzare i rapporti umani, solo Gesù Cristo
è riuscito ad amare e morire per
tutti, mentre io, come tutti, non
posso condividere la mia vita
reale con ognuno perché, detto
banalmente, con molti/e non ho
niente in comune e al tri/e mi
sono antipatici!
Posso condividere il senso della solidarietà umana, ma è cosa
diversa da quanto ho cercato
di trattare fino ad ora, molto
« corporalmente », a partire proprio dalla mia vita di tutti 1
giorni.
In questo contesto, da ultimo.
anche la fedeltà assume ima valenza diversa. Per sceglierla occorre aver provato il suo contrario altrimenti non è una scelta, o almeno aver ammesso la
possibilità della sua rottura.
Giustificarla con la passione mi
sembra sia, almeno nelle generazioni dai quarantenni in giù,
non corrispondente al vero. Le
passioni, come dire, sono sempre meno!, in ogni ambito di
esistenza e mi sembra piuttosto
un folclorismo utile a eclissare
un problema di scottante quotidianità. E’ difiScile essere fedeli,
credo, in generale, perché la fedeltà non è più un valore, se non
rispetto a Dio per i credenti e
forse, con le ambiguità del caso, a se stessi, ma allora diventa coerenza.
I cosiddetti tradimenti non implicano solo due persone, ma se
mai tre, perché pensare sempre
alla coppia legalizzata da salvare
e mai all’altro/a che soffre e
gioisce come gli altri?
Queste battute per dire che le
situazioni sono sempre più complesse di quanto sembri e che
non sempre le coppie e i matrimoni si sfasciano per i tradimenti (è un cliché pure questo).
Il matrimonio infatti come istituzione, non è funzionale ad un
tipo di vita che alla base abbia
la libertà (questo sì un valore
da ripensare seriamente), specie
quella di una donna che non viva il ruolo di madre e moglie e
che invece di vivere nella casa,
viva fuori, fra gli altri, guarda
caso questa volta visti in modo
concorrenziale e non spazio di
rapporti interpersonali. Ciò che
io provo, tuttavia, è il profondo
desiderio di discutere con i fratelli e le sorelle della mia chiesa
di questi problemi, afiìnché non
si attui un’altra rottura dalla
quale sarebbe diffìcile guarire.
La politica, in passato, per certi
versi positivamente, per altri no,
ha spaccato e separato molti
credenti; non vorrei che altri allontanamenti avvenissero su questi problemi, perciò ringrazio
con affetto Giampiccoli per aver
rotto il muro del silenzio.
Bruna Peyrot
A colloquio
con i lettori
Perchè non dirlo?
Vorrei ringraziare Rita Gay
Cialfi (Eco-Luce 35.9.’83) per
avere così chiaramente e pacatamente sottolineato il pericolo
di «saperla lunga». C’è sempre
dentro di noi, più o meno sonnecchiente, un fariseo con le ricette in tasca, sia nel campo dei
rapporti interpersonali (sessua-li, nello specifico), sia in altri.
Condivido, dunque: non ci sostituiamo a Dio, impariamo innanzitutto ad ■ ascoltare, a capire, a non imporre agli altri
modelli nostri.
E tuttavia, non posso vincere
l’impressione che questo discorso non lo possiamo fermare qui.
E’ solo mezzo discorso; e forse
si deve andare avanti. Voglio dire. che, senza paternalismi, senza
preconcetti, in fraternità ed
umiltà, non possiamo limitarci
a comprendere. Bisogna poi anche dire qualcosa. E’ chiaro che
non imporremo i nostri modelli,
ma non dimenticheremo neppure che « il cuore dell’uomo è malvagio fin dalla sua fanciullezza »,
e che Cristo è morto e risuscitato per farci la grazia di vivere
in modo nuovo con Lui in mezzo ai fratelli, anche nei rapporti
interpersonali di ogni tipo.
Se non erro, nel N.T. troviamo molte indicazioni sul piano
dell’etica. Non mi interessa qui
discutere se le condividiamo o
no, se fossero modellate sulla
mentalità del tempo o altro. Registro il fatto che le troviamo,
e molto spesso collegate con
quel vivere «in Cristo» che la
morte e la risurrezione di Gesù
ha reso possibile. Quei credenti
avran pure sbagliato, ma hanno
fatto la fatica di tradurre la vita nuova in Cristo in dei « sì » e
dei « no ».
Possiamo noi limitarci a « capire » e basta? Sono convinto di
no. Sia chiaro: non ho ricette,
non voglio averne. Ma ritengo
che, come credente, sono anche
in debito verso il mio fratello di
proporgli, anzi, di cercare con
lui, per lui come per me delle
scelte di vita che siano improntate a quell’amore « che non fa
male alcuno », che non considera il prossimo come un oggetto
da usare. Ribadisco, per restare
nel campo specifico : non credo
che un « matrimonio » sia, in sé
più « santo » di una « convivenza » ; ma credo che, in una scelta
come nell’altra, il punto di partenza debba essere il rispetto
dell’altro, ivi inclusi i sentimenti, le paure, le incertezze, i bisogni di sicurezza dell’altro.
E questo, è chiaro, non vale
solo in questo campo. Mi pare
valga molto di più. Perché non
lo possiamo dire?
Salvatore Ricciardi
LA DIVERSITÀ’
Caro Direttore,
in uno dei resoconti dei lavori del
Sinodo, Aldo Ferrerò ha riassunto il
dibattito sulla pace mettendo in evidenza che ci sono diverse posizioni.
Questo fatto può esser letto in modi diversi ed io vorrei, ad ogni buon
conto, aggiungere qualche considerazione. Gli ordini del giorno sinodali non
sono penosi compromessi di una chiesa priva di forza profetica, ma testi oltre i quali mi par difficile andare, se il
pacifismo non consiste neH'imporre a
tutti le idee di un solo gruppo. Per .me
il pacifismo è ben altro.
La forza del pacifismo sta nelle argomentazioni, nelle ragioni, nei confronti e nei dibattiti; sta negli argomenti
che si svolgono e si adattano alle circostanze ed esigono nuovi dati, nuove verifiche, nuove proposte; sta nella
pretesa di conoscere piani e obiettivi
militari, per poterne parlare liberamente. Solo attraverso questi fatti cresce
il pacifismo vero e la partecipazione.
Ora gli atteggiamenti fideistici sono tutt'altro che questo e più sono assoluti,
più fanno regredire la causa per la quale apparentemente si battono.
Esiste tra il nostro impegno etico e
Gesù Cristo ancora uno scarto. Il pacifista non è Cristo, né i discepoli formano una serie di Cristi in formato ridotto, Per questa ragione la chiesa resta luogo di discussione e diversità. Solo gli gnostici hanno diviso la gente in:
quelli che hanno capito tutto, quelli
che si avviano a capire, e gli altri, che
non capiranno mai. Nella chiesa vi sono
soltanto persone che cercano di comprendere e la presentazione di posizioni come assolute ed inequivocabilmente cristiane crea sempre qualche sospetto.
Detto questo, riaffermo però che le
chiese hanno oggi un ruolo specifico
da giocare nella questione della pace e
del disarmo: si tratta di resistere contro la nuova (ma molto vecchia) resa
dell’uomo moderno alla fatalità del caso
e della violenza.
Sergio Rostagno, Roma
GRATIS!
Ai nuovi abbonati 1984 l'Eco-Luce viene inviato in omaggio gratuitamente per
l’ultimo trimestre del 1983. Ecco una
notizia da inserire nelle circolari di
chiesa e tra gli annunci del culto domenicale!
Un appuntamento
A meno che...
Ho letto con attenzione quanto hanno scritto nel n. 35 le signore Rita Gay e Claudia Peirone. D’accordo: il d.ivieto e, aggiungerei, la stoltezza di giudicare i fatti umani dev’essere
sempre una norma del nostro
comportamento che deve sempre ispirarsi, invece, all’amore
verso tutti e tutto, come espone
in modo insuperabile l’apostolo
Paolo in I Cor. 13. Questo però
non deve portarci alla conclusione che non ci sia « alcun peccato da riconoscere ». Non possiamo noi riconoscerlo, perché
la nostra etica può essere tarata
da egoismo individuale e collettivo, perché la nostra vista è
troppo corta, e soprattutto perché il « peccato » sa molto bene
nascondersi e camuffarsi. Ciò
non toglie che esso esista. Chiamiamolo errore iniziale, imperfezione, disordine: non mi pare,
purtroppo, che nella storia passata e nella tremenda cronaca
presente si possa negare che il
male esiste e, pur sotto controllo, agisce in modo assai potente.
Quello che esiste di male —
senza virgolette — sulla faccia
della terra ha giustificazioni profonde, concatenate le une con le
altre, come bene aveva intuito
xa signora Rita, anche se ora
sembra rinnegarlo. Quindi decentriamoci pure dalle nostre
false sicurezze, smantelliamo
quegli stereotipi etici con cui
tanto facilmente colpiamo il nostro prossimo, leggiamo la realtà senza miti e senza « istituti »
civili o religiosi, ma persuadiamoci che il male esiste, e che
nella sua opera universale e millenaria si ripercuote da soggetto
ad oggetto, anche attraverso i
secoli, in una logica ferrea cui
nulla può sottrarsi, a meno che...
A meno che non comprendiamo
finalmente che il rimedio c’è, e
si è manifestato duemila anni fa
su di una croce.
Lino de Nicola
{segue da pag. I)
stato affermato il principio della
autodeterminazione dei popoli. Il
terzo: Vancouver. Le chiese di
tutto il mondo, facenti parte del
CEC, si sono pronunciate senza
ambiguità contro la costruzione,
il possesso e l’uso delle armi nucleari. Ritengo che un tale consenso, tanto unanime, ci debba
far riflettere e ci possa far trovare la forza per andare avanti
con molto coraggio nella nostra
battaglia. Se le chiese di cinque
continenti, se i 400 e più milioni
di credenti che esse contano, diventano strumento di pace, allora, io ritengo, i governi delle singole nazioni debbono cominciare
a riflettere e rivedere anche l’impcstazione della loro politica. Il
documento sulla pace e la giustizia votato dall’assemblea di
Vancouver è molto chiaro ed avanzato, esso costituisce una
piattaforma — come si suol dire — che ci consente di impegnarci nel nostro piccolo, sapendo di poter contare sulla solidarietà più ampia nel mondo ecumenico. In questo senso ogni nostra azione si inserisce in un contesto più vasto; è un pezzetto di
mosaico, ma indispensabile affinché l’insieme abbia valore.
— Il 22 ottobre si svolgerà a
Roma una manifestazione per la
pace nel contesto di manifestazioni simili previste il 22 e 23 in
tutta Europa. Cosa vuol dire que
sto per le nostre chiese?
— Il Sinodo ha votato un odg
in cui invita le chiese a partecipare a questa manifestazione. Per
la prima volta, credo, nella sua
storia il Sinodo chiede alle chiese di nartecipare ad una manifestazione. Ci troviamo certamente
in una situazione nuova, ma ricca di aperture e di possibilità! Io
spero che le chiese percepiscano
quale grande possibilità d’impegno e di testimonianza ci è oggi
offerta e sappiano rispondere con
slancio, facendo ogni sforzo affinché la presenza degli evangelici alla manifestatone di Roma
possa essere significativa.
— Vi sarà un programma particolare per gli evangelici?
— Le chiese di Roma stanno
montando un programma che
comprende canti, messaggi, letture bibliche, preghiere, interventi, mostre ecc. per il pomeriggio
del 21 (venerdì) e per la mattinata del sabato. La manifestazione nazionale avverrà infatti nel
pomeriggio, ma molti giungeranno già fin dal mattino. Non appena si sarà sicuri su certi aspetti organizzativi (concessione o
meno della piazza Cavour, ecc.)
si darà notizia dettagliata della
cosa. Ma già fin d’ora si può
chiedere alle chiese di mobilitarsi per quelle date, portando il
maggior numero di membri e
simpatizzanti.
3
30 settembre 1983
fede e cultura 3
RIFLETTENDO SU UN SERMONE
La passione e lo Spirito
Il legame tra queste due realtà non sta nel tentativo di provare l’azione di Dio, bensì nel praticare l’autenticità della predicazione
IL RISCHIO DELLA PROPAGANDA
Noiosa retorica
Nel corso del suo sermone di
prova ' precedente la consacrazione, avvenuta all’ultimo Sinodo, uno dei candidati ha parlato
di passione e la narola ha evocato negli ascoltatori una serie
di immagini e di sensazioni presumibilmente intense e contrastanti. Poiché parlava di passione riferendola al pastorato ed in
particolare alla predicazione, tutti i credenti e, vorrei sottolinearlo, non solo le donne, si sono sentiti interpellati. Questa partecipazione a proposito di una parola
che, almeno apparentemente, non
riguarda la razionalità, è stata
esplicitata in alcuni interventi
maschili. Questo mi sembra un
segno della trasformazione che
sta avvenendo forse anche per
merito del movimento delle donne, nel campo della prassi, e
quindi del linguaggio: si sta facendo strada una maggior autenticità nei rapporti fra le persone,
persino in occasione di assemblee molto numerose. Anche un
uomo, ormai, può ammettere di
essere stato colpito a livello emotivo.
Paura o adesione?
La parola passione può provocare paura e Quindi bisogno di
difesa, o desiderio di adesione
incondizionata oppure ancora
speranza di autenticità.
Perché la paura? Ci si può domandare: è lecito che un predicatore che provoca passione nell’atto stesso del predicare riconosca in se stesso/a questa forza o
non dovrebbe piuttosto reprimerla, fingere che non esista, o riferirla ad « altro da sé »? Eppure è
un fatto che non si può negare:
chi vive nella passione, la provoca negli altri anche senza aver
nessun desiderio di esercitare un
potere sulle coscienze altrui. La
nostra prima enunciazione difensiva di protestanti che non sempre sanno provocare molta adesione a ciò che vanno predicando è, a questo punto, la seguente:
il predicatore non deve provocare passione ma annunciare l’Evangelo. Il problema è che nessuno diventa vero maestro (nel
senso di produrre insegnamenti
pieni di senso), senza passione.
C’è un grande bisogno di passione in tutti noi. E’ qui che sta in
agguato il pericolo reale, e molte
donne sono state per secoli vittime di questo bisogno di passione che ha impedito loro di riconoscersi. Tento di spiegarmi: la
partecipazione, l’emozione che la
passione vissuta da un altro può
provocare in noi, possono essere
talmente grandi da farci credere
che ciò che egli vive sia anche
ciò che noi viviamo; i suoi pensieri diventano i nostri. Ma qui
la « colpa » ( se di colpa si può
parlare) non sta tanto nel modo
di porsi del predicatore quanto
nella debolezza di chi si lascia
andare alla suggestione dell’abbandono totale e non sa trovare
m sé l’energia per vivere a sua
volta la vita, e quindi anche la
lede, con nassione.
Speranza
_ Resta la speranza di autenticità, ed è qui che il discorso si
fa diffìcile. Mi è sembrato di cogliere, nella apparente contraddit
torietà degli interventi dei pasto
ri durante il dibattito un elemento comune, che del resto essi
stessi riconoscono essere anche
l’elemento problematico nei loro
rapporti con i parrocchiani e che
possiamo sicuramente assumere
come desiderio fondamentale della gente del nostro tempo: il bisogno di sapere che l’altro (in
cui si ha fiducia) non mente. Non
è che le persone vogliano da noi
in quanto credenti una risposta
assoluta e definitiva, vogliono essere sicure che non gli diremo
delle menzogne. A questo punto,
io credo, la passione si lega con
la predicazione. Se non vuoi mentire, non puoi dire, parlando di
Dio e di Gesù Cristo, formule che
non hanno significato per te, mediante l’opera dello Spirito. Ne
consegue che, per la ricerca della verità, devi spendere la vita.
« Io spenderò la vita per la predicazione delTEvangelo » vuol dire: io non dirò mai una parola
a proposito di Gesù Cristo sapendo che per me quella parola non
vuol dire nulla. Il problema è
che spesso, nel mondo di minaccia in cui viviamo, per la debolezza della nostra fede, ci riesce
difficile superare la sensazione
di essere stati abbandonati o di
dover annunciare un messaggio
che ci pare inconsistente. Ammetto che questa può essere una carenza di coloro (specie le donne)
che pretendono di « predicare »
senza aver studiato teologia; d’altra parte proprio la nostra presenza nel mondo femminista ci
mette continuamente di fronte a
delle richieste di testimonianza
alle quali siamo obbligate a far
fronte senza poter delegare le risposte agli « esperti ». Può capitare che vogliamo farci paladini
di un Dio che, a nostro giudizio,
risulta essere poco operante. Possiamo essere tentati di dire, in
una preghiera pubblica apparentemente piena di slancio e di
umiltà: Signore, io so che la tua
azione nel mondo è presente perché io ho vissuto momenti di intenso coinvolgimento intellettuale. di comprensione di me, degli
altri e della vita leggendo la Tua
parola, sentendo la predicazione
nelle mie chiese. L’intensità -del
nostro coinvolgimento o, se vogliamo, la passione con la quale
tentiamo di comunicarlo, testimonierebbe della attiva esistenza
di quel Dio del quale ci riesce
così difficile parlare. Stiamo attenti perché il racconto delle proprie « esperienze di fede » può anche essere un segno dèlia inconsistenza della pròpria fede, che
si sgretolerebbe appena fossimo
messi di fronte ad altre esperienze analoghe ma che non si riferiscono per nulla a Gesù Cristo.
Infatti la stessa emozione, lo
stesso coinvolgimento intellettuale, la stessa profondità di interpretazione del senso della vita si possono trovare accostandosi con serietà ad una qualsiasi
religione esistente, come stanno
a testimoniare i cambiamenti di
vita di moltissime persone che
vengono a contatto con religioni orientali o pseudo-cristiane.
Un conto è quindi vivere con
doverosa passione la propria ricerca di fede, un altro conto è
indicare tale coinvolgimento come prova della presenza e dell’azione dello Spirito nel mondo.
Il nostro entusiasmo non deve
perciò tramutarsi in una involontaria bestemmia. Se noi crediamo
che lo Spirito possa davvero agire nel mondo, io penso che non
tocchi a noi indicare qua o là la
Sua opera.
Mi rendo conto che affermare
questo potrebbe significare non
dover più dire nulla, smettere di
predicare, perché qualunque cosa si dica rispetto a Dio può essere sbagliata, cioè sotto il segno del nostro peccato. In questo ci sentiamo peccatori: più
cerchiamo di andare a fondo delle cose, di capire, di spiegare, più
rischiamo di dissolverci nel nulla, come una cosa inconsistente,
insieme al nostro « messaggio »
che nessuno vuol sentire; eppure,
per dovere di coerenza con la nostra coscienza, siamo obbligati a
cercare la verità con passione.
Lo Spirito però ci fa conoscere
che al centro di questa contraddizione insuperabile nella quale rischiamo di perderci in una fatalistica disperazione, trasparènte
e sfaccettata come un cristallo
che non si rompe, sta quella parte di ciascuno di noi che è unica
e separata da tutto ciò che è informe, che ha ricevuto esistenza
e valore nel momento in cui ha
saputo, mediante lo Spirito appunto, ciò che Dio ha fatto per
lei.
Attraverso la nostra predicazione delTEvangelo, se Dio vorrà,
tutti gli uomini verranno a conoscenza di questo. Tutti sapranno
di essere stati messi da parte per
un compito insostituibile affidato loro da Colui che li ha amati.
Graziella Tron Lami
‘ Pubblicato in questo numero col titolo » Sulle frontiere delTEvangelo »
(n.d.r.).
Anni fa vidi un film in TV;
era un film dei primi anni ’40
se non vado errato ed era stato
prodotto e diretto da im regista
poi diventato famoso, il quale,
a quei tempi, non aveva trovato
di meglio per sostenere il morale della Patria in guerra che fare questo film di aperta propaganda antitedesca. I pochi tedeschi che si vedevano in quest’opera erano tutti creature disumane, truci e paranoiche, mentre,
d’altro canto, gli inglesi vi erano
rappresentati come maestri di
umanità, esempi di virtù, modelli di perfezione civica. Non
so l’effetto che fece ai suoi compatrioti, ma certo vedendolo a
più di trent’anni di distanza (pur
conoscendo meglio di allora di
che cosa erano stati capaci i tedeschi) non ho potuto fare a meno di alternare crasse risate a
un senso di fastidio.
Ultimamente ho cercato di seguire le vicende del Nicaragua
e tutte le volte che ho potuto
sono andato a sentire le ultime
notizie dalla viva voce di qualcuno che di là veniva o che là
era stato per molti anni, sperando di capire un po’ meglio le
cose che, almeno cosi mi sembrava, stavano complicandosi
sempre di più. A dire il vero dopo ogni conferenza o dibattito
uscivo con più dubbi di quando
ero entrato e con un senso di fastidio di cui non sempre riuscivo
a spiegarmi la ragione. Oggi, leggendo « Ministri di Dio, ministri
del popolo » ' mi è rivenuto in
mente il film anti-tedesco e ho
inquadrato con chiarezza l’origine del mio disagio; esso non
dipende dalla preoccupazione
che la rivoluzione sandinista possa essere stata tradita subendo
un’involuzione antidemocratica,
nè dal fatto che il Nicaragua vada sempre più (sia costretto ad
andare sempre più) verso l’Unione Sovietica. No, queste sono
considerazioni manichee che non
rendono giustizia della complessità della situazione. Quello che
in realtà mi infastidisce è una cosa più semplice e più profonda
ad un tempo: è una questione di
forma, di gusto (che nasconde
un preciso contenuto, ovviamente; non si tratta di fare del forrnalismo...) e cioè la noiosa, straripante, insopportabile retorica
di questo libro, una retorica che
dovrebbe urtare non solo chi ha
un po’ di senso critico e magari
un po’ di prevenzione nei confronti dei sandinisti, ma anche
e soprattutto chi vuole sinceramente capirli e se possibile aiu
tarli. Tutto nel libro invita al
dubbio (quando non al sogghigno). Questi preti-ministri sono
umih, ubbidiscono solo a Dio e
per Lui fanno la Rivoluzione,
fanno i ministri controvoglia
(è anzi la loro croce), mentre
preferirebbero pregare; devono
viaggiare quando preferirebbero
scrivere poesie, andare a banchetti diplomatici, quando vorrebbero stare in contemplazione
o con il rosario in mano; sono
solo « ministri » cioè servi e non
hanno altro potere che quello di
servire il popolo; sono cristiani,
anzi cattolici al 100%, hanno fatto tutto con l’appoggio o almeno
col permesso della gerarchia
cui proclamano assoluta fedeltà
( « non disobbediremo mai alla
Chiesa »), sono sacerdoti che soffrono moltissimo di non poter dire messa, ma sanno di seguire la
voce di Dio e sono sicuri di evangelizzare; dalla Rivoluzione hanno tutti imparato a pregare di
più o almeno di sicuro meglio e
come stupirsi visto che « la Rivoluzione è amore » come dfce
uno di loro e anzi «la Rivoliizione cubana è amore del prossimo, vangelo messo in pratica,
carità efficace »...; però « in Nicaragua è molto meglio perchè a
Cuba a un cristiano non è consentito far parte del partito »...
mentre qui può diventare segretario nazionale per la formazione politica e la propaganda (sic!)
della Gioventù sandinista. Non
c’è che dire: è un enorme passo
avanti.... Ma al di là dello spirito
caùstico è bene che dica, a scanso di equivoci, che sono proprio
coloro che credono nel passo
avanti nella storia che ha saputo
fare la rivoluzione sandinista,
che devono smettere di propinare questa propaganda ingenua
ed infantile che, se può far sorridere qualcuno, può convincere
altri, in negativo, più delle calunnie di Reagan. Nessuno nega
gli infiniti motivi, di dolore e di
sopravvivenza, che spingono questi rivoluzionari all’esaltazione e
alla propaganda (non era così
anche nella borghesissima Rivoluzione francese?) ma non sono
forse gli amici, e soprattutto i
cristiani, che dovrebbero fare in
modo che dall’esaltazione e dalla propaganda non si passi al
fanatismo e allá dittatura?
Luigi Panaroni
Teopilo Cabestrero : Ministri di Dio,
ministri del popolo, testimonianze
di tre sacerdoti nel governo rivoluzionario del Nicaragua - Cittadella
Editrice, pp. 184, L. 8.000.
UN SAGGIO DI ERNESTO POZZANGHERA SU JOHN DEWEY
La scuola progressiva
In elegante veste tipografica è
uscito recentemente questo saggio sul grande filosofo e pedagogista J. Dewey « La concezione
filosofica e pedagogica in J. Dewey » (Ed. Megalini, Brescia,
L. 6.000). Si tratta di un’opera
di esposizione critica sulla concezione del pensatore americano,
sia dal punto di vista filosofico
che da quello riguardante la problematica educativa, dove il tema della « esperienza » (che il
Dewey pone a base di una filosofia delTeducazione), nonché
quelli che riguardano il « lavoro », la « socialità » e la « democrazia », sono gli argomenti più
interessanti e stimolanti per una
riflessione pedagogica, che crediamo sempre attuale.
Ernesto Pozzanghera, come è
detto nel retro della copertina,
ha messo in evidenza « i motivi
che indussero il Dewey ad abbandonare gli studi di filosofia
teoretica e astratta per dedicar
si interamente agli studi di filosofia pratica, e cioè ai problemi
delTeducazione e della organizzazione scolastica. Da qui, per
TA., la necessità di fare una breve introduzione storica delTAmerica USA al tempo della Guerra
di Secessione (1861-1865) e post
bellum, che consente al lettore
di cogliere non solo lo spirito
yankee, ma soprattutto le motivazioni sociali e culturali che
spinsero il filosofo americano a
farsi promotore di una unità nazionale (non certo raggiunta da
una guerra vittoriosa), attraverso un’opera di educazione dei
giovinetti, di cui la scuola progressiva deweyana doveva esserne promotrice e formatrice ».
Conoscevo Ernesto Pozzanghera quale validissimo poeta, critico letterario, nonché pubblicista interessato a temi di varia
cultura, di carattere politico-religioso oltre che di letteratura
in senso specifico. Con questo
libro su Dewey egli dà prova
d’una sua propria versatilità
specifica anche nella trattazione
di problemi scolastici e pedagogici.
Ernesto Pozzanghera è un educatore per vocazione, oltre che
studioso di problematiche inerenti alla filosofia delTeducazione, giustamente considerando la
funzione della scuola come componente primaria del patrimonio
storico di civiltà d’im popolo nel
suo progressivo sviluppo.
Egli pertanto, in questo suo
libro, non si limita a fare l’esposizione sic et simpliciter delle
teorie deweyane, ma si sofferma
criticamente sui pimti non condivisi o che comunque generino
in lui qualche perplessità. E ciò
fa con pacato e meditato senso
di argomentazioni, rilevando antinomie o contraddizioni di pensiero. vuoi nei confronti dello
stesso Dewey, vuoi nei confronti
dei suoi critici, vuoi infine nei
confronti del marxismo e delThegelismo, di cui le teorie deweyane portano i segni di qualche
assimilazione.
Specie nella prima parte del
libro si rileva con maggiore disinvoltura ed autonomia di giudizio la padronanza, da parte
del Pozzanghera, del pensiero
deweyano. Ma dobbiamo riconoscere che in tutte le pagine di
questo volume i concetti sono
sviluppati ed esposti all’insegna
della chiarezza e della essenzialità, che comprova ancora una
volta le sue doti di scrittore lineare ed attraente, senza pose
accademiche o sofisticazioni cerebrali.
Diciamo infine che quest’opera
di Pozzanghera si rivela di notevole interesse non solo per gli
specialisti della cultura pedagogica, ma per tutti coloro che, in
un modo o nell’altro, s’interessano dei problemi delTeducazione
in una prospettiva sociale e democratica.
Francesco Fiumara
4
4 vita delle chiese
30 settembre 1983
2« CONVEGNO NAZIONALE PER LA
COSTITUZIONE DELL’ASSOCIAZIONE
EVANGELICA DI VOLONTARIATO
FIRENZE 8-9 OTTOBRE
A pochi giorni dalla costituzione di una Associazione evangelica di volontariato, vogliamo rispondere ad alcuni quesiti
che sono stati posti in varie sedi.
Quali sono gli scopi principali che l’organizzazione si prefigge?
Ne possiamo individuare alcuni;
a) raccogliere e coordinare sia le offerte di lavoro volontario, che le richieste provenienti da chiese, opere, movimenti e farle conoscere;
b) preparare i volontari facendoli partecipi dei progetti, informandoli delle condizioni di impegno a loro richieste e
così via;
c) mantenere il collegamento fra i volontari, raccogliere
esperienze ed osservazioni al fine di migliorare il servizio;
d) coordinare le questioni economiche e normative per
giungere, nel limite del possibile, aH’unificazione delle procedure;
e) mantenere i contatti e promuovere gli scambi con
analoghe organizzazioni all’estero e, nel nostro paese, tramite
convenzioni con le strutture pubbliche;
/) porre le basi per l’organizzazione in situazioni di
emergenza.
Esistono già delle strutture che ospitano dei volontari —
centri giovanili, ospedali, centri per minori ed anziani — ma
ognuno si è mosso di propria iniziativa.
E’ chiaro che il volontario deve essere la figura in appoggio e non coprire posti di lavoro previsti stabilmente nella
pianta organica dell’opera in cui presta il suo servizio.
Quali sono i problemi che prevedibilmente si porranno,
costituita l’Associazione?
Anzitutto, il Consiglio che verrà eletto dovrà intraprendere un dialogo con tutte le forze disponibili, affinché l’Associazione sia veramente uno strumento al servizio sia dei volontari, sia delle strutture. Il compito non è indifferente, data
la molteplicità delle iniziative in campi molto differenziati
tra di loro. '
Come in tutte le cose nuove, sarà necessario un paziente
lavoro di contatti. Sta però anche ai singoli ed alle strutture
richiedere al Consiglio di farsi promotore di iniziative, di cui
una delle più qualificanti potrà essere la formazione e la preparazione dei volontari tramite corsi od altre forme similari.
Ciò che invece dovrà essere escluso, sarà la burocratizzazione dell’Associazione. Chissà se l’Associazione di volontariato saprà essere efficiente ed agire con impegno volontario?
COLLEGIO VALDESE DI TORRE PELLICE
Inaugurato l’anno
scolastico 1983 - 84
Sabato 1 ottobre
C’è qualcosa di sempre nuovo,
innestato sul tradizionale, nella
festosa cerimonia di apertura
dei corsi. Quest’anno il nuovo
ha forse prevalso sul tradizionale
per tutta una serie di « novità »
più o meno attese e non tutte
liete. Innanzitutto, nel numeroso gruppo delle « Medie », mancavano le giovanissime « matricole », quelli della «prima » la
cui abolizione segna il primo
scalino di una «escalation » alla
rovescia, in vista del completo
esaurimento delle inferiori, in
seguito alla decisione del Sinodo.
C’è stata poi la notizia ufficiale del pensionamento del Preside del « Classico », il Prof. Ermanno Armand Hugon, che per
tanti anni ha svolto così bene il
suo compito, sia di insegnamento che di direzione, guadagnandosi la più sentita riconoscenza
degli allievi e dei colleghi. Gli
applausi che gli sono stati tributati erano certamente spontanei
e sentiti! Qui gli rip>etiamo il nostro « grazie » a nome di tutti.
In compenso la novità buona
è stata che il « Linguistico » ha
confermato la sua validità iscrivendo per il primo anno ben 20
nuovi alunni, non solo, ma avrà
una seconda senza perdita alcuna, perchè tutti gli allievi della
prima dello scorso anno, anche
se hanno dovuto presentarsi
« fuori » per gli esami, sono stati
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Ospiti da Walldorf
TORRE PELLICE — Una cin
quantina di amici di Walldorf ha
partecipato al culto al centro, domenica 18. La predicazione del
pastore di quella comunità, nata
circa 400 anni fa dalPemigrazione dei Valdesi espulsi dalla Val
Chisone, è stata fatta in tedesco
e tradotta dal past. Tourn.
• Domenica 2 ottobre verranno
inaugurati, alle ore 15, i restauri
alla Scuola dei Chabriols. La Società di Cucito organizza il thè
e chiede la collaborazione per la
buona riuscita della festa, a cui
tutti sono invitati.
• La Società Missionaria riprende la sua attività martedì 4
ottobre agli Appiotti alle 14.45.
'Tutti i membri di chiesa sono
invitati ad unirsi al gruppo che
si occupa delle opere della
CEvAA e del campo missionario.
Alla scoperta
delle Langhe
ANGROGNA — Scoprire le
Langhe in settembre ha riscosso
l’interesse di quaranta sorelle
che hanno trascorso, domenica
25, una giornata serena e fraterna. Notizie storiche (a Monforte
d’Alba nel Medioevo operava la
setta dei Catari vicina ai Valdesi) alternate a visite di alcuni
centri hanno pimteggiato la rapida scoperta di un mondo diverso dal nostro: la terra di Einaudi, il ritiro culturale di Silvio
Pellico, le immagini di Cesare
Pavese e naturalmente le « strade del vino » nell’area viticola
più pregiata del Piemonte.
• Per tre volte, in questa settimana, ci siamo recati al cimitero
per la scomparsa di: Edoardo
Benech (Baussan) deceduto improvvisamente a 68 anni; Giovanni Ricca (Bertot) deceduto, dopo lunga malattia, a 63 anni; Lorenzo Fraschia, originario delTArvura, deceduto dopo sofferenze.
a 82 anni. Ai familiari colpiti esprimiamo la nostra solidarietà
in Cristo.
Confermazione
POMARETTO — E’ deceduto,
in seguito ad incidente stradale,
Umberto Laidetto del Clot di
Inverso Pinasca. Al funerale, una
grande folla si è stretta attorno
alla moglie, ai giovani figli, alla
mamma ed ai parenti per testimoniare la propria solidarietà e
la volontà di non lasciarli soli in
un momento dalle prospettive
cosi diffìcili. Il Signore possa
aiutare con la sua presenza e
con la sua speranza questa famiglia.
• Domenica 25 settembre abbiamo avuto la confermazione di
Mario Giacomino che dopo aver
interrotto il catechismo è venuto maturando la sua fede in contatto con ambienti evangelici in
Italia. Egli si prepara ora a lavorare nella chiesa valdese di Zurigo. La comunità si è rallegrata
con Mario facendogli cari auguri per il servizio che si appresta
a compiere.
Dibattito
sulla Facoltà
VILLASECCA — A causa del
maltempo la riunione degli Eiciassie è stata tenuta nel tempio
dei Chiotti, domenica 28 agosto.
Il prof. Sergio Rostagno e la
studentessa in teologia S. Rutigliano ci hanno parlato della Facoltà. Ne è seguita una interessante conversazione con la partecipazione di molti. La comunità di Pomaretto, era ampiamente rappresentata.
Un piccolo rinfresco offerto
dal Concistoro di Villasecca ha
concluso questo fraterno incontro. Grazie di cuore a tutti.
• Domenica 4 settembre la nostra Unione Femminile ha fatto
visita ai pochi fratelli rimasti
nella spopolata frazione di Bovile, in occasione della riunione
estiva.
• La comunità esprime alle
famiglie Menusaiì - Gardiol la
propria simpatia e la propria
speranza cristiana nella resurrezione dei morti per la perdita
della loro cara Lidia.
Ripresa delle
attività
VILLAR PEROSA — Ringraziamo Erica Tomassone, Tom Noffke, Flavio Micol e Luigi Marchetti, che hanno presieduto i culti
del 28 agosto e delle 3 prime domeniche di settembre.
'• La Scuola Domenicale e il
Catechismo riprenderaimo sabato 1° ottobre, alle 14.30 (per
Scuola dom. e I e II anno di catechismo), alle 16 (III anno), alle 17 (IV anno).
• Il Concistoro avrà la sua seduta sabato 1° ottobre, alle 20.30.
• Al culto di domenica 2 ottobre parteciperà una rappresentanza deU’AVIS.
'• L’Unione Femminile dell’Inverso Pinasca avrà la sua prima
riunione domenica 2 ottobre, alle ore 14.30.
• Rinnoviamo il nostro augurio a Giovanni Badariotti e Claudia Ribet (Vivian), che si sono
sposati il 27 agosto, e a Gianfranco Bieynat e Anneros Schweizer, che si sono sposati a Frali
il 17 settembre e si stabiliranno
a Villar Pellice, Borgata Teynaud.
• Lunedì 26 settembre è stato
celebrato il funerale di Ida Rochon in Leporatti, una sorella che
ha vissuto coscientemente e serenamente gli ultimi mesi della
sua grave malattia.
• Scusandoci per non averlo
potuto fare prima, ricordiamo
Ortensia Léger in Coucourde di
Vivian, deceduta il 9 agosto, e
rivolgiamo un pensiero affettuoso all’anziano coniuge e alla famiglia.
tutti promossi. Si spera che per
il prossimo anno le pratiche per
il riconoscimento della Scuola
giungano a compimento, anche
se la Scuola di Rivoli, dove si sono svolti gli esami, è stata molto
ospitale e... ha portato fortuna!
Una seconda notizia piacevole
è stata quella della accettazione
da parte del Professore Felice
Bordino di Pinerolo, ben conosciuto anche nelle nostre Valli
di cui è amico, delTincarico di
Preside del Classico, almeno per
Tanno entrante. La sua opera fra
noi non sarà che un prolungamento felice per noi, e, speriamo,
anche per lui, di una lunga e meritevole attività scolastica.
Dopo un breve periodo di meditazione, nel quale il Pastore
Emerito Ernesto Ayassot ha brevemente accennato ai ricordi
che l’Apostolo Paolo conservava
dei suoi anni scolastici « ai niedi di Gamaliele » ed alle cose
che vi aveva imparate, c’è stato
il saluto e l’augurio della Associazione « Amici del Collegio »,
espresso dal Dott. Enrico Gardiol
ed una presentazione, da parte
dell’Avvocato Gay, delle novità di
cui abbiamo fatto cenno, con un
particolare, cordiale saluto riconoscente al Preside uscente e un
non meno cordiale benvenuto al
Prof. Burdino che lo sostituirà.
E’ stata poi la volta dei Presidi che hanno brevemente relazionato sulle rispettive classi: la
Signorina Tron per le Medie, il
Prof. Giaccone per il Linguistico,
il Prof. Armand Hugon per il
Classico e per un commosso saluto di commiato.
A coronamento del programma una prolusione, tanto dotta
quanto interessante, del Prof.
Burdino sul tema « Gobetti Editore ». Non è possibile riassumere in poche righe le cose, tante e succose, esposte dall’oratore, anche per gli accenni, crediamo inediti, a certi riferimenti
del Gobetti ai Valdesi. Cose troppo interessanti per venir contenute in un riassunto forzatamente breve, che ne sminuirebbe il
valore.
L’interesse dell’uditorio e Tappiauso finale avranno sufficientemente espresso al Prof. Burdino
l’interesse che ha suscitato... anche se gli allievi del Classico
avranno probabilmente cercato
di intuire dalle espressioni e dal
volto del loro futuro preside, cosa possono aspettarsi e sperare
dalla sua direzione.
La riunione si è conclusa con
brevi parole riassuntive, di saluto e di augurio del Pastore Ayassot che presiedeva.
E. A.
n CONVEGNO MONITORI
1° CIRCUITO
TORRE PELLICE — Alle ore 16.30
presso la Casa Unionista si incontreranno i monitori delle scuole domenicali del r Circuito per prendere visione del programma annuale. Il Convegno
terminerà alle ore 19.
L’incontro prevede l'esame della prima parte del programma, la figura del
patriarca Abramo, che sarà posta all’attenzione dei gruppi delle scuole domenicali sino agli inizi dell’84.
Un pastore del Circuito introdurrà l’argomento, dopo di che dibattito e problemi organizzativi.
□ TELEPINEROLO
CANALE 56 - 36
Alle ore 19 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l’Evangelo •
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
Domenica 2 ottobre
a RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
Mercoledì 5 ottobre
□ INCONTRO PASTORI E
PREDICATORI LOCALI
1» CIRCUITO
LUSERNA S. GIOVANNI — I collo
qui circuitali di studio e programmazione dei culti sono ripresi mercoledì 28
settembre e proseguiranno ogni mercoledì, a partire dal 5 ottobre, alle ore
9.15 presso il presbiterio di Luserna S.
Giovanni.
Naturalmente in questi incontri, in cui
accanto allo studio biblico in vista della predicazione si svolge il consueto
scambio di informazioni sulle realtà ecclesiastiche della Val Pellice, sono invitati, oltre ai pastori e ai predicatori
locali, anche tutti i laici valdesi interessati.
Domenica 9 ottobre
n INCONTRO CONCISTORI
DEL 1« DISTRETTO
TORRE PELLICE — Alle ore 14.30
presso la Foresteria. Tema centrale:
I ministeri dall'anziano e del diacono.
— G, Tourn: I ministeri dell’anziano e
del diacono nella tradizione riformata.
— B. Bellion: I compiti degli anziani e
dei diaconi secondo le discipline e
la liturgia valdese.
— Discussione a gruppi.
— Conclusioni.
L’incontro si conclude con la cena.
Si pregano i Concistori di comunicare
alla Foresteria il numero dei partecipanti.
Ili CIRCUITO
Ripresa delle attività
Il Consiglio di Circuito si è
riunito martedì 13 settembre ed
ha analizzato i mandati che la
Assemblea di primavera gli ha
affidato. Si tratta di indicazioni
estremamente concrete che ora
il Consiglio di Circuito ripropone a tutti i membri di Chiesa che
possono essere interessati.
1) E’ stato chiesto di rilanciare
il collettivo biblico di Perosa.
La riunione di organizzazione è
fissata per il 27 settembre alle
ore 20,30 presso la sala Lombardini di Perosa. In questo primo
incontro si potrà verificare l’interesse che suscita un incontro
di studio biblico e definire nei
dettagli il programma.
2) Negli anni passati si riuniva
almeno un paio di volte all’anno un gruppo di collaboratori
della Val Germanasca dell’EcoLuce in cui si discuteva dell’andamento del giornale, si lanciavano idee per articoli, inchieste,
interviste... Da un paio d’anni
questo non avviene più, ed è un
peccato. Su indicazione dell’Assemblea, il Consiglio di Circuito
convoca per giovedì 13 ottobre
alle ore 20,30, presso il Convitto
di Pomaretto, tutti coloro che
desiderano aiutare il nostro giornale a riportare con maggiore
regolarità ciò che avviene nella
Val Germanasca.
5
ST
30 settembre 1983
vita delle 4:hiese 5
IMPRESSIONI DEGLI INVITATI AL SINODO
ARGENTINA, UN CANALE RIAPERTO
Pace e Meridione
“ Reencuentro ”
Fritz Weissinger^ pastore e segretario del Diakonisches Werk
della regione dell’Hessen-Nassau
in Germania Occidentale, da molti anni frequenta e conosce gli
ambienti della chiesa valdese.
Gli chiediamo una prima valutazione di questo Sinodo.
« Mi sono molto rallegrato —
ha detto Weissinger — delle tematiche che questo Sinodo ha
affrontato e ho notato con piacere che molte preoccupazioni
dell’assemblea ecumenica di Vancouver sono ripetutamente rimbalzate anche durante i lavori
sinodali. Mi è parso chiaro durante il lungo appassionato dibattito sulla pace e sull’impegno
attuale della chiesa che non è
possibile lottare per la giustizia
senza fare prima ordine in casa
nostra. Personalmente mi sono
sentito molto coinvolto nel dibattito sulla pace innanzitutto
perché c’è un nostro collaboratore evangelico che lavora attualmente a Comiso nel quadro dell’impegno per la pace della Chiesa valdese e poi perché sono
sempre più convinto che questo
problema può essere affrontato
solo in una dimensione ecumenica.
In Germania — continua Weissinger — sul tema della pace siamo molto impegnati attraverso
il ’movimento di riconciliazione’
che cerca di persuadere l’attuale
governo a non installare i missili atomici. L’opinione diffusa
nelle chiese tedesche nei confronti della nuova corsa agli armamenti è che essa non è giustificabile di fronte a Dio e alla sua
creazione. Una importante personalità della nostra chiesa durante Uh congresso internazionale scientifico, cui hanno partecipato fisici, biologi e medici, ha
affermato che chi dice sì agli
armamenti nucleari in realtà pronuncia una bestemmia contro
Dio stesso. Certamente questa
affermazione non è rappresentativa del modo di pensare di tutte le comunità. Però tutte oggi
cercano di comprendere quale
dev’essere, nel quadro della corsa al riarmo, la nostra testimonianza nei confronti del Cristo
risorto. Sono personalmente convinto, e con me molti altri, che
mai come oggi è diventata fondamentale la nostra responsabilità verso il creato di Dio e perciò non possiamo far altro che
dire un no categorico, assoluto,
al riarmo da qualsiasi parte esso avvenga. Se ho ben compreso
i lavori del Sinodo ritengo che
la stragrande maggioranza dei
suoi membri pensa, sul tema della pace, in termini simili ai nostri ambienti evangelici in Germania. E questo ci permette non
solo di lavorare insieme (malgrado la barriera linguistica) ma
di farlo con una certa efficacia ».
Impegno nel Sud
Il Diakonisches Werk, attraverso l’opera paziente e costante di Weissinger, ha dato un contributo economico e di pensiero
fondamentale nell’azione che le
nostre chiese conducono nelle
zone terremotate. Ma il suo impegno nel Sud data da prima degli eventi legati al terremoto. Ricostruiamo, in breve questo itinerario.
« Io sono chiaramente in Italia
— ammette Weissinger — uno
straniero che però ha vissuto con
intensità e per lungo tempo nel
Sud con i vostri fratelli con cui
l^ècto. Ricordo che nel
1954 Tullio Vinay mi disse che
una volta avviata l’opera di Agape nelle Valli Valdesi occorreva
spostarsi nella Sicilia della po‘^crtà e delle più gravi situazioni
sociali. Mi colpì, allora, questa
intuizione di Vinay che cadeva
proprio nel momento in cui intere masse meridionali emigravano verso le grandi industrie
del Nord. Ricordo inoltre che nel
1967 con il pastore Panasela e
sua moglie decidemmo di dare
una risposta concreta riguardo
ai bisogni dell’infanzia attraverso il Centro diaconale “La Noce"
di Palermo. Ma sino ad allora,
malgrado queste iniziative e
questi progetti per i quali lottavamo, avevo avuto l’impressione
che la Chiesa valdese non avesse
preso realmente sul serio la questione meridionale. Poi si è arrivati al novembre del 1980: il
terremoto. Coi metodisti, con i
valdesi e con tutta la Federazione delle chiese ci siamo gettati
in questo atto di solidarietà con
le popolazioni colpite e un luogo
m cui abbiamo particolarmente
concentrato i nostri sforzi è stato a Monteforte Irpino. Il resto
è cronaca di questi mesi. Ho così capito che nel Sud non agivano soltanto personalità carismatiche come Vinay e Panascia ma
anche la famiglia Santi che da
anni cerca di dare una testimonianza cristiana in una città ingovernabile come Napoli. E accanto a loro tanti altri evangelici lottano e sperano in una società più giusta. Ho apprezzato
molto questo lavoro ma — ripeto — mi sono sempre chiesto se
la vostra chiesa fosse realmente
al corrente di questi importanti
sforzi: perciò è con grande soddisfazione che ho visto finalmen
te, quest’anno, il Sinodo valdese
alle prese con il problema del
Mezzogiorno. Insomma, non ci
si può impegnare a risolvere i
problemi del Terzo Mondo, dell’America latina o dell’Asia ignorando i problemi di casa nostra:
mi pare che una testimonianza
credibile deve necessariamente
prendere sul serio la realtà immediatamente circostante ».
Pace e Meridione: un accostamento non casuale. Il Sinodo ha
centrato gli argomenti più urgenti?
« Direi proprio di sì. Abbiamo
compreso, ancora una volta, lo
sfruttamento al quale il Sud è
sottoposto non solo da parte del
Nord Italia ma di tutta l’Europa
centrale. Anche l’installazione
dei missili è un’espressione di
questo sfruttamento nei confronti della Sicilia la quale invece
ha bisogno soltanto della creazione di nuovi posti di lavoro
in un quadro sociale rinnovato.
In conclustotie io spero che saremo capaci, nel prossimo futuro, di continuare a vedere in coloro che soffrono e che sono
emarginati il volto di Cristo e
insieme di saper costruire una
nuova speranza per continuare
a vivere ».
Intervista a cura di
G. Platone
Da mOjiti anni ormai le chiese
valdesi della zona del Rio de la
Piata non avevano più nessuna
possibilità di informazione diretta: nessun giornale, nessun bollettino sia pur minimo che arrivasse a tutti. Unica fonte di notizie con un minimo di circolazione era rimasta la circolare della
Tavola Valdese che ogni mese arrivava nelle case dei responsabili
delle attività locali (ma, come si
può ben pensare, si trattava —
per la maggior parte dei casi —
di notizie di carattere interno e
con funzioni operative). Ci giunge ora notizia che nel mese di
agosto, nel pieno dell’inverno
sudamericano, è uscito il primo
numero di « Reencuentro », periodico delle chiese valdesi in Argentina. Una possibilità di incontro, dunque, riprende.
Come dice l’editoriale del primo numero « ogni possibilità di
avvicinamento tra gli esseri umani contiene, potenzialmente, una
ricchezza illimitata di nuove esperienze. La comunicazione umana — questo meraviglioso dono che ci è stato concesso —,
quando si avvia per i canali che
le sono naturali (cioè l’inquietudine per l’altro, la ricerca del
« noi », lo spirito di solidarietà
e tutto ciò che può produrre solo la comunione di due creature
capaci di pensare, soffrire e amare) supera le barriere temporali
CORRISPONDENZE
Una scommessa per gli anni ’80
MILANO — Vi interessa sapere che in Italia ci sono persone
che si professano credenti senza essere cattoliche? Questa la
proposta che due anni fa ricevettero gli ospiti di un club situato nei sotterranei di un casermone della periferia di Milano.
Intorno il panorama desolante
di un quartiere-dormitorio, il
Gallaratese, poco distante dalla
zona signorile di S. Siro, eppure
tipico della depressione periferica di una grande città. Nessun
cinematografo, niente teatro, inesistenti banche, ufficio postale,
centri culturali. Al giovani in
particolare non rimane che gironzolare attorno ai caseggiati,
rintanarsi nei rari e tristi bar, o
tirare quattro calci al pallone in
uno degli avvallamenti brulli che
punteggiano la spina dorsale del
rione, ove i progetti parlano vanamente da anni di un centro
commerciale atto a rivaleggiare
con i servizi più centrali.
La proposta non fu lasciata
cadere. Cosi,, per tre serate, a cavallo tra l’inverno e la primavera del 1981 la ’cantina’ del Gallaratese ha ospitato l’esposizione di
diapositive e filmati sulla storia
valdese, un’apprezzata esibizione
della corale evangelica, che ha
permesso di approfondire il ruolo delTinnologia nella fede dei
protestanti, e un discorso sulla
partecipazione valdese alla Resistenza come indicazione delTimpegno protestante nel civile. In
seguito, durante la campagna
per il referendum sull’aborto,
nella primavera deH’81 Maria
Soggin ha tenuto un’apprezzata
esposizione della posizione protestante presso un Centro sociale della zona. L’anno successivo
ha mostrato segni ancor più favorevoli. L’esiguo gruppetto di
valdesi abitanti nel quartiere è
percepito localmente come una
componente a pieno titolo del
tessuto socio-culturale del quartiere. Aderisce al ’cartello’ delle
forze che si battono per la pace
ed è tra i promotori di una serie di tre manifestazioni ad una
delle quali il pastore Claudio
Pasquet presenta una preziosa
riflessione teologica che suscita
particolare interesse.
Contemporaneamente ha preso avvio una collaborazione regolare a « Milano 19 », il mensile
distribuito in tremila copie nelle case e nelle edicole della zona. Sulle colonne di questa testata diversi fratelli e sorelle
hanno puntualizzato le posizioni del mondo protestante su
questioni di attualità (aborto,
concordato, insegnamento della
religione nella scuola) trattato
tematiche sociali, recensito volumi editi dalla Claudiana.
Nel maggio di quest’anno sono
iniziate riunioni di studio biblico in casa di una famiglia valdese della zona, sulla falsariga
delle riunioni che da tempo si
svolgono a Milano in diverse zone della città...
Questo è stato l’inizio. E il seguito? La Chiesa di Milano si
pone questo problema anzitutto
cercando di coinvolgere maggiormente la comunità nel «Progetto del Gallaratese» per attingere nuove forze dalla comunità
stessa. A' questo scopo una mostra è allestita e sarà esposta
nella saletta della libreria Claudiana durante i primi giorni di
ottobre nelle ore di apertura della Libreria e nella mattinata di
domenica 9. «Una scommessa per
gli anni ’80 », è stata definita l’attività nel quartiere Gallaratese:
alla comunità la risposta a questa sfida.
Riparte il collettivo
PADOVA — Sabato 15 ottobre, con una riunione di preghiera alle ore 15, riprèhdono le
attività del Collettivo Assistenza Pastorale Omosessuali presso la Chiesa Metodista di Corso
Milano 4.
Subito dopo, la prof.ssa M. P.
Landi, traduttrice del volume
della Claudiana « Omosessualità
e coscienza cristiana» in questa
medesima veste presenterà il
nuovo libro delle edizioni Gruppo Abele di Torino: «Omotropia », scritto da un frate cappuccino olandese. Dopo la pausa con
rinfresco, come sempre offerto
dalle sorelle della comunità, seguiranno consigli di un medico
e di un giurista in quanto il collettivo sta estendendo la sua assistenza anche ai transessuali.
Lutti a GE-Sestri
Il decano della nostra chiesa
di Sestri Pietro Volpi è mancato qualche tempo fa ed il servizio funebre è stato celebrato
con la collaborazione del pastore Alfredo Scorsonelli.
Con rincrescimento vediamo ridursi la schiera dei primi credenti della comunità, con un passato
di lotte, di grandi difficoltà per
la loro testimonianza; alla famiglia Volpi ed in particolare a
Olga che Tha assistito con tanto amore la nostra profonda
simpatia.
All’ospedale San Martino è pure deceduto Pasquale Abbattista
della comunità di Corato, assistito con tanto affetto dai familiari nei due mesi di degenza e
con la distanza di mille km.
circa.
Alla famiglia, a Rosetta in
particolare, miei antichi parrocchiani, la nostra vicinanza, specie della famiglia Mazzarello,
Monica e Gianni per la loro assistenza.
Convegno degli
amici dei Servizio
Cristiano
RIESI — A cominciare da venerdì 30 settembre sera sino a
domenica 2 ottobre si terrà a
Riesi un convegno degli amici
del Servizio Cristiano per fare
il punto della situazione e riflettere suil’immediato futuro. Sono previste relazioni del prof.
Sergio Rostagno della Facoltà
Valdese, del past. Franco Giampiccoli e dei responsabili delle
singole attività in cui si articola
il Servizio Cristiano. I lavori
verranno aperti da un culto di
Tullio Vinay.
E’ prevista la partecipazione
del Moderatore Giorgio Bouchard accanto ai vecchi e nuovi
amici, italiani e stranieri, del
Servizio.
e le permea ». Quando si sperimenta cosa voglia dire non poter
comunicare si capisce l’importanza di potersi di nuovo, in qualche
modo, incontrare.
« Crediamo — continua l’editoriale — che la nostra pubblicazione possa cercar di coprire, con
umiltà e speranza, lo stato di
orfanità nel quale ci troviamo oggi a questo livello e siamo convinti' che un maggior avvicinamento tra di noi significhi anche
un passo di più verso il reincontro permanente con Colui che è
Signore delia vita».
Ogni inizio è difficile, sta scritto in un’altra pagina. Ma ci viene
anche detto che, prima e più in
là dei nostri difficili ed incerti
inizi, al principio già c’era la Parola. « Dio ha parlato e la sua
parola è Gesù di Nazareth. A partire da questo momento non c’è
più silenzio di Dio per il mondo
e dunque abbiamo la possibilità
di rompere definitivamente il silenzio tra gli uomini ed i popoli
per parlare il „linguaggio della
fraternità in Cristo ».
Il nuovo periodico si struttura in una serie di rubriche (storia del valdismo, ecumenismo,
educazione cristiana, U ’’tema” —
che in questo numero è la guerra, con la traduzione di un articolo apparso in Italia nel 1928
—, il servizio/la diaconia); inoltre ci sono informazioni (in questo numero: il problema delle
inondazioni nel Nord-Est argentino, « in Argentina c’è fame », il
conflitto australe con il Cile), recensioni, e notizie delle comunità. Siamo così informati che il
19 giugno è stato dedicato, con
un culto a cui hanno partecipato
più di 250 persone, il nuovo luogo
di culto della chiesa di Colonia
San Gustavo, nella zona di Entre
Ríos. La costruzione — dopo la
decisione delTassembleà locaie
— è stata realizzata in due anni e
mezzo di lavoro con il denaro
ricavato da quattro collette speciali organizzate localmente. Il
giornale così commenta: «Questo
nuovo locale appare come una
sflda alla situazione di emigrazione verso le città, ed anche alla
realtà socio-economica del nostro paese. Ma soprattutto appare come una sflda per la vita di
testimonianza della comunità
valdese della Colonia. Questo
sforzo mostra che, quando la comunità vuole un obiettivo e si
organizza per questo, può raggiungerlo. Il Signore illumini i
nostri^ fratelli di San Gustavo
perché con questo strumento rispondano con maggior forza alle
sfide della Missione in mezzo agli uomini e alle donne della nostra società ».
Direttore del nuovo periodico è
Delmo Rostan pastore valdese a
Buenos Aires; la periodicità è
mensile. Mentre ci rallegriamo
profondamente ner questa possibilità di comunicazione che è
offerta, mandiamo gli aug^iri più
sinceri al grupoo di lavoro in
questo non facile impegno di cui
si è assunta la responsabilità.
Eugenio Rivoir
S. FEDELE INTELVI
Convegno e
assemblea
Sabato e domenica 8-9 ottobre
avrà luogo al Centro evangelico
« P. Andreetti » di S. Fedele d’Intelvi (Como) un convegno sul
tema « Coscienza e responsabilità di essere chiesa di Cristo ».
Il convegno inizierà alle ore 17
del sabato e terminerà col pranzo dì domenica. Seguirà nel pomeriggio (14.3()-16.30) l’Assemblea degli amici del Centro.
>5^
6
6 prospettive bibliche
30 settembre 1983
Sulle frontiere dell’Evangelo
(segue da pag. 1)
vo. Ci chiediamo « che fare » e
ci viene annunciato che Dio opera. E’ in questo orizzonte che ci
è donato il senso di quello che
facciamo.
L’opera di Dio non significa
per noi passività, inazione. Questo massiccio intervento di Dio
non ci schiaccia ma ci coinvolge, non ci mette da parte ma ci
mobilita. Questo è il senso della
“diakonia” délVevangelo di Paolo, questo è il senso dei nostri
ministeri, dei nostri tentativi,
della nostra militanza di oggi.
Noi predichiamo Gesù Cristo
Signore. Se in Cristo Dio ha fatto apparire la nuova realtà che
egli intende costruire, chi è testimone dei volto di Cristo diventa araldo di un nuovo mondo, battistrada della nuova realtà, portatore di una parola di
frontiera, se così posso dire, una
parola che è. di casa proprio dove il vecchio trionfa, dove sembra essere vero e definitivo il
mondo così com'è.
Annunciare Gesù Cristo Signore è per Paolo opporsi all’Iddio
di questo secolo (4: 4) e confessare Cristo come Signore è sconfessione degli altri dei e signori
(1 Cor. 8: 6). Annunciare Gesù
Cristo Signore è schierarsi nella
lotta che oppone Dio ai principati e alle-potenze che soggiogano la creazione.
Noi predichiamo Gesù Cristo
Signore. Anche noi lo facciarno
nella contrapposizione con « l’iddio di questo secolo ». Anche per
noi l’evangelo è un annuncio liberatore sulle frontiere della
massima illibertà, dischiudersi
di un orizzonte nuovo nella totale mancanza di speranza. Mi
sembra che oggi due frontiere
in particolare si impongano all’attenzione per la nostra predicazione di Gesù Cristo Signore.
Proverei a chiamarle l’ambito del
« gemito della creazione » e l’ambito del « mestiere di vivere ».
Noi siarno oggi chiamati a dire pubblicamente e con forza
che il futuro del mondo appartiene a Dio soltanto che ce ne
ha rivelato il destino in Gesù
Cristo. Non ai signori della guerra, ma al signore del mondo appartiene il futuro dell’umanità.
Non abbiamo alcuna ricetta politica da proporre, nessuna strategia e nessun equilibrio. Ma abbiamo l’annuncio che Dio ha rivelato qual è il senso della storia nella morte e nella resurrezione di Cristo. Di fronte all’Iddio di questo secolo che è oggi
presente nel cinismo di una sicurezza costruita sulla follia dello sterminio di massa, noi annunciamo che non esiste alcuna
sicurezza, alcun realismo, alcuna difesa, alcuna pace se non in
Dio. Diciamo che la verità non
è nel mondo così come esso è
ma nella sua veniente trasformazione.
Di fronte alla illibertà, all’arbitrio, di fronte alla sistematica
ingiustizia, di fronte alle sconfitte che, anche a costo di vite
umane, vengono inflitte a chi cerca un reggimento migliore di
questo mondo, noi annunciamo
che le lotte hanno un senso, che
la sconfìtta non è l’ultima parola, perché Dio ci ha rivelato in
Gesù Cristo una giustizia che è
il rovesciamento dell’ordine di
questo mondo.
Ed annunciamo che chi sceglie di vivere contro il realismo,
contro il cinismo, contro la rassegnazione ed « osa per fede il
cammino della pace e della giustizia » è beato perché cammina
verso l’orizzonte che Dio ha dischiuso.
C’è poi l’ambito che ho chiamato del « mestiere di vivere ».
In particolare la nostra generazione scopre in maniera drammatica il problema del senso della vita, la necessità di costruire
una vita che resista di fronte al
male e all’assurdo. Ed è così che
vediamo crescere intorno a noi,
e forse fra noi e in noi, un bisogno di spessore, di umanità profonda, di solidarietà vera. Su
questa frontiera l’iddio di que
sto secolo miete molte vittime
e ne mieterà sempre più.
Noi non abbiamo da insegnare
a vivere a nessuno, ma annunciamo che in Gesù Cristo Dio ci
dischiude una nuova umanità.
Dio ci fa diventare uomini con
Gesù, ci fa trovare nell’evangelo
una solida realtà con cui intessere la nostra vita. Di fronte al mito secondo cui la vita avrebbe il
suo senso nell’avere, nel potere,
nel ritagliarsi uno spazio vitale
in un mondo di lupi, noi annunciamo che Dio ci ha dischiuso in
Gesù Cristo il vero senso della
vita che è la conversione della
vita.
Noi non siamo capaci di consolare nessuno e mai come di
fronte al dolore e alla morte, alle
esistenze ferite o lacerate, le nostre parole si rivelano incapaci
di incidere. Noi annunciamo che
in Gesù Cristo Dio ci ha dischiuso la sconfitta della morte e del
dolore e che la sua divinità, la
sua gloria, è tale proprio nella
solidarietà con l’umanità perduta.
« Non predichiamo noi stessi...
quanto a_ noi ci dichiariamo vostri servitori per Gesù Cristo ».
Qui c’è Paolo e qui siamo noi.
Il non predicare se stesso è per
Paolo più una constatazione, una
consapevolezza che una limitazione, è anzi la sua forza. Egli
predica solo perché è stato coinvolto da Dio in Gesù Cristo. Sa
di non predicare se stesso, ed è
anzi questa la sua consapevolezza, la sua autorità, ciò che gli dà
la forza di resistere agli attacchi
dei suoi avversari.
Noi dopo di lui dobbiamo anche rileggere queste parole come
monito, come messa in guardia.
In questo facciamo nostra fino in
fondo la posizione dei riformatori, che hanno visto nel ministero una pura funzione. Noi non
predichiamo noi stessi, cioè non
possiamo proporre modelli, identità morali, forme di esistenza
ecclesiastica, tradizioni.
E’ un monito di qualche rilevanza anche per le nostre piccole realtà, proprio nel momento in cui siamo coccolati come
minoranze e in cui la nostra cultura e le nostre radici destano
interesse.
Ed è un monito attuale nella
discussione ecumenica, in cui il
dibattito sui ministeri assume un
peso che non gli spetta. Si discute più di ministeri e delle
questioni più “canoniche” del ministero che non dell’annuncio
di Gesù Cristo Signore e delle
sue frontiere!
Il « non predichiamo noi stessi » non vuol dire la scomparsa
del testimone, anzi. E’ significativo che Paolo proprio dopo aver
detto di non predicare se stesso,
parli di se stesso. Ma il fatto determinante è che ne parli in terreni di servizio. Noi ci dichiariamo vostri servitori, letteralmente schiavi. Questo non vuol
dire solo che Paolo e dunque il
cristianesimo non conoscono alcun ministero che sia potere, autorità. Vuol dire che il testimone è II in funzione dei destinatari del messaggio, è lì in funzione di un’attesa. Non è lì per
essere maestro o docente o animatore o consulente o consigliere o terapeuta ma per essere servitore, e il servizio consiste appunto nell’annuncio dell’evangelo. In questo servizio all’attesa
di evangelo che c’è fra gli uomini
si gioca e si investe tutta l’umanità del testimone. Non siamo
chiamati a mettere da parte la
nostra umanità, sia essa quella
di uomini sicuri o dubbiosi, di
uomini forti o deboli, di uomini
saldi o fragili. Non dobbiamo rimuovere questa dimensione così
personale, siamo chiamati a viverla carne servizio, direi quasi
riconvertirla in termini di servizio. Le lettere apostoliche mostrano come in questo servizio ci
sia donata una gioia profonda.
Trarrei da questo testo due
incoraggiamenti per proseguire
nel nostro cammino.
a) Non reprimete le vostre
ansie e le vostre tensioni, non
nascondetevi i vostri problemi.
Non vi vergognate delle vostre
debolezze, non vi lasciate disorientare dalla vostra fragilità. La
luce che Dio ha fatto risplendere nei vostri cuori, la realtà che
Dio ha inciso in voi vi farà scoprire il senso della vostra vita e
del vostro servizio e sarà più
forte di ogni opposizione.
b) Affrontate con coraggio
l’impegno che vi è richiesto sulle frontiere dell’evangelo portando con voi, nella debolezza
delle vostre vite, l’annuncio di
Gesù Cristo Signore, quella parola di Dio che, come ha detto
Calvino, permette di « osare ogni
cosa... edificare la Chiesa di Cristo, demolire il regno di Satana,
pascolare le pecore e uccidere i
lupi... che permette di costringere a cedere ogni potenza, ogni
gloria e ogni altezza del mondo ».
Daniele Garrone
(dal sermone di prova precedente la consacrazione)
AL SERVIZIO DELLA PAROLA
Guido Miegge
Nel suo numero di maggio-agosto, «La parola», periodico dell’Alleanza Biblica Universale in Italia, ricorda il pastore Guido
Miegge, per molti anni segretario della Società Biblica, deceduto recentemente. Ne riportiamo il testo con un pensiero di gratitudine
per l’opera preziosa che Guido Miegge ha svolta.
Il pastore Guido Miegge, già
direttore della Società Biblica e
membro onorario della Società
Biblica Britannica e Forestiera,
è stato richiamato dal Signore.
Nato l’8 giugno 1901 a Savona
ci ha lasciati il 13 maggio 1983.
Dal 1919 al 1922 ha frequentato
la Facoltà valdese di teologia
studiando in seguito a Glasgow
fino al 1924. Si è laureato a Ginevra con una tesi su John Knox.
Ha svolto il suo lavoro a favore della diffusione della Bibbia in Italia dal 1936 al 1967.
Erano gli anni difficili del fascismo e del dopoguerra. Attraverso la sua attività le chiese evangeliche hanno sempre avuto i testi biblici necessari alla loro vita e all’evangelizzazione. Ricordiamo alcune sue parole scritte
nel 1967 al momento di lasciare
il lavoro attivo.
Sono una chiara indicazione
dei tempi nuovi in formazione e
un invito alla perseveranza nella
fede cristiana:
« Udii perciò con piacere un
Prelato della Chiesa romana affermare in una conferenza che
il lavoro della diffusione biblica
è così grande in tutto il mondo
che domanda la collaborazione
di tutti coloro che sono convinti
della bontà della causa.
E così abbiamo finito. Gli uomini passano e talvolta passano
anche le istituzioni.
Rimane in eterno il problema
dell’uomo davanti a Dio. Chiunque abbia fatto o farà qualche
cosa per stabilire la giustizia e
la speranza in questa relazione
tra l’uomo e Dio, non può non
ricevere una benedizione che come è stata largita ieri lo sarà
anche domani ».
DOCUMENTO
Tra i punti salienti della dichiarazione votata
essere limitato, il rifiuto del concetto di ’’primo
Tra i documenti di Vancouver riteniamo utile offrire
alle chiese e ai singoli la traduzione di quello su Pace e giustizia che ci pare essenziale per la nostra testimonianza in
questo tempo.
1. L’umanità vive oggi nell’incubo di una corsa agli armamenti
più intensiva e di sistemi ingiusti
più diffusi, pericolosi e costosi
che il mondo abbia mai conosciuto. Mai prima l’umanità è stata
più vicina alla totale autodistruzione. Mai prima d’ora un numero tanto elevato di persone è vissuto neH’indigenza e nell’oppressione.
2. All’ombra di questa minaccia
ci siamo qui riuniti nella VI Assemblea del Consiglio Ecumenico
delle Chiese (CEC) per proclama
re la nostra fede comune in Gesù
Cristo, vita del mondo e per annunciare a tutti gli uomini:
— non temete, perché Cristo ha
sconfitto le forze del maligno; in
Lui tutte le cose rinascono a nuova vita;
— non temete perché l’amore
di Dio si leva a favore della giustizia e della pace;
— abbiate fiducia nella potenza
di Cristo che regna sopra tutto;
testimoniatelo a qualunque prezzo con le parole e con l’azione.
Per mancanza di spazio siamo
costretti a rimandare al prossimo numero la rubrica « All’ascolto della Parola » con la conclusione dello studio biblico di Paolo Ricca su « Dio e Cesare ».
Crescenti minacce aiia
giustizia e aiia pace
3. Considerando con allarme la
rapidità con cui le minacce alla
giustizia e alla sopravvivenza sono cresciute dall’ultima volta in
cui ci siamo riuniti, ci sentiamo
spinti a pentirci. La frenetica corsa verso una conflagrazione nucleare ha avuto una brusca accelerazione. In un brevissimo periodo di storia siamo passati dagli orrori di Hiroshima e Nagasaki — e la minaccia che potessero ripetersi da qualche altra
parte — alla prospettiva, verosimile a meno che non interveniamo subito, della devastazione totale dell’intero pianeta.
4. Per molti di noi, la minaccia
nucleare non è prospettiva futura ma drammatica realtà del presente. Queste armi mietono vittime persino in assenza di guerra
per mezzo dei persistenti effetti
dei bombardamenti nucleari, del
collaudo di armamenti nucleari e
del deposito di scorie nucleari.
5. Per molti milioni, comunque,
la minaccia alla sopravvivenza è
una terribile, presente realtà.
Conflitti locali nazionali e internazionali infuriano nel mondo.
Il risultato di questo incrocio di
conflitti tra Est e Ovest, Nord e
Sud è gigantesca ingiustizia, siste,
matica violazione dei diritti dell’uomo, oppressione, fame e morte per grandi masse di esseri umani. Ci sono milioni di senza
patria, rifugiati ed esuli.
6. Il CEC ha costantemente attirato l’attenzione delle Chiese
sulle minacce economiche alla
pace. Anche senza guerra miglia
ia di persone muoiono ogni giorno di fame sia nelle nazioni ricche sia in quelle povere. La sofferenza umana come risultato
dell’ingiustizia ha raggiunto livelli mai toccati in epoca moderna. C’è un allarmante risorgere
del razzismo, spesso già in sé
causa di guerre. I popoli continuano a essere spinti, come unica possibilità, a prendere le armi in pugno per difendersi dalla
violenza sistematica o per rivendicare i loro diritti all’autodeterminazione o all’indipendenza.
7. Mentre quasi due miliardi di
dollari (USA) vengono spesi al
giorno per gli armamenti, l’economia mondiale è ingolfata in una crisi prolungata e crescente
che minaccia i singoli paesi e la
sicurezza internazionale. Lo spettro della guerra economica, della
svalutazione per concorrenza e
del collasso finanziario è onnipresente. La crisi contribuisce a
creare un’ingiustizia ancor più
grande nei paesi in via di sviluppo, negando a milioni di persone i mezzi necessari alla sussistenza. Il fallimento dell’UNCTAD VI ha distrutto la speranza di un significativo dialogo tra
Nord e Sud. Il legame tra la corsa agli armamenti e lo sviluppo
economico, gli effetti della spesa
crescente per la difesa e dell’accelerata dipendenza delle nazioni industriali dalla produzione di
armi con la conseguente distorsione del sistema internazionale,
sono altrettanti precisi attentati
alla pace e alla giustizia.
Non c'è pace senza giustizia
8. I popoli del mondo hanno
bisogno di pace e giustizia. La pace non è semplicemente assenza
di guerra. La pace non può essere basata suJl’ingiustizia. Essa richiede un nuovo ordine internazionale fondato sulla giustizia e
sul rispetto della dignità umana,
che è un dono di Dio. La pace,
come ci insegna il profeta Isaia,
è la conseguenza della giustizia.
9. Le chiese oggi sono chiamate
ad una rinnovata confessione di
fede, pentendosi per il periodo
in cui i Cristiani hanno taciuto
di fronte all’ingiustizia e alle minacce contro la pace.
La visione biblica di una pace
nella giustizia per tutti, di pienezza, di unità per tutte le creature di Dio non è una tra molte
possibili scelte per i seguaci di
Cristo; è l’imperativo del nostro
tempo.
10. Fin dal suo sorgere, pace e
giustizia sono state lo scopo del
movimento ecumenico. Il CEC è
stato concepito in un periodo in
cui la guerra mondiate era imminente. Fin dal suo sorgere ha
condannato la guerra, si è impegnato nel prevenirla e nell’aiutare le vittime. Ha reso pubbliche
le ingiustizie che portano al conflitto, proclamato la sua solidarietà con gruppi e movimenti che
si battono per giustizia e pace e
ha tentato di stabilire canali che
portassero a risoluzioni pacifiche
dei conflitti. Ha ripetutamente
richiamato l’attenzione delle
Chiese e, attraverso loro, dei governi e dell’opinione pubblica
sugli attentati alla pace, alla sopravvivenza e sull’aggravarsi della crisi.
Ora però ci troviamo di fronte ad una situazione ancor più
critica. Più che mai è importante che i cristiani e le Chiese uniscano i loro sforzi per combattere per là pace e la giustizia.
7
-S- ìfrS
m..
»
30 settembre 1983
obiettivo aperto 7
DALLA VI ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE, VANCOUVER 1983
SULLA PACE E LA GIUSTIZIA
a Vancouver la ripulsa incondizionata della guerra nucleare, la denuncia dell idea che un
uso” e di ’’deterrente”, la qualifica di crimine contro l’umanità per la produzione, I installazione e 1 uso di armi n
Militarismo rampante
11. Attraverso il lavoro del CEC
sul militarismo (a partire dalla
V Assemblea di Nairobi, 1975) abbiamo colto a fondo le tremende conseguenze della prescente
dipendenza delle nazioni dalle
forze armate come capisaldi della loro politica estera e spesso interna. La scala delle priorità è
stata pericolosamente deviata e
l’attenzione è stata distolta dai
diritti e dai bisogni delle nazioni povere e dei poveri delle nazioni ricche. E’ cresciuto il numero dei regimi militari, cosa
che incrementa il processo — a
deciso predominio maschile —
di militarizzazione generale. La
giustizia è sacrificata sull’altare
di egoistici provinciali interessi;
i conflitti razziali, culturali, ideologici, religiosi sono esacerbati,
la corruzione è endemica, paura
e sospetto sono alimentati dal costante ritrarre gli altri come nemici.
12. Con veemenza ribadiamo
l’appello del Comitato Centrale
alle Chiese perché:
a) mettano in questione le politiche militari e militaristiche
che assorbono le risorse occorrenti invece di far fronte agli urgenti problemi sociali ed economici delle nazioni;
b) ostacolino la tendenza a
caratterizzare erli appartenenti ad
altre nazioni come il nemico, cosa che favorisce odio e pregiudizi;
c) smitizzino le attuali teorie
sulla sicurezza elaborandone di
nuove, basate sulla giustizia e i
diritti dei popoli;
d) prestino seria attenzione
ai diritti degli obiettori di coscienza;
e) richiamino l’attenzione sulle radici della guerra, soprattutto
sullfiiagiustìzia sociale, l’oppressione e lo sfruttamento e sulle
conseguenze di crescenti tensioni
incluse ulteriori limitazioni ai diritti umani.
Giustizia e sicurezza
13. Ci preoccupa profondamente il cattivo uso del concetto di
sicurezza nazionale volto a giustificare repressione, interventi
esterni e crescenti investimenti
in armamenti. Nessuna nazione
può reputarsi al sicuro fino a che
i legittimi diritti alla sovranità e
sicurezza delle altre sono negati, o trascurati. La sicurezza perciò può essere raggiunta solo di
comune accordo con le altre nazioni ed è inseparabile dalla giustizia. Il concetto di sicurezza
delle nazioni va rinforzato mediante quello di sicurezza dei popoli, che include il totale rispetto
dei diritti deH’uomo, incluso il diritto aH’autodeterminazione, giustizia economica e sociale per
tutti in ogni nazione e un contesto politico che la assicuri.
Soluzioni pacifiche
14. Il crescente rifiuto di molti
governi rispetto alle proposte
delle Nazioni Unite per la risoluzione pacifica dei conflitti è profondamente inquietante. Ci appelliamo ai governi perché riaffermino la loro piena adesione alla Carta delle Nazioni Unite e
sottopongano al Consiglio di Sicurezza i conflitti tra stati non
appena si manifestano quando
una risoluzione può ancora essere possibile prima che si passi
Armi nucleari e disarmo
15. Da ormai più di 10 anni nessuna sostanziale misura di controllo sulle armi è stata ratificata. Da quando è avvenuta la nostra ultima Assemblea le spese
militari sono triplicate. In questo
anno si è giunti ad un nuovo acme nel confronto tra la NATO e
le forze del Patto di Varsavia. La
prospettiva è che se i negoziati
di Ginevra non lo impediranno,
la riserva mondiale di armi nucleari aumenterà drammaticamente nei prossimi 10 anni.
La nuova generazione di armi,
più sofisticate, accurate e mobili
rende la situazione più pericolosa e destabilizzata che mai.
16. Ci appelliamo alle Chiese,
specie quelle europee (dell’Est
come dell’Ovest) e nordamericane perché raddoppino i loro sforzi nel convincere i loro governi
a raggiungere accordi per la stabilizzazione e abbandonare ora,
prima che sia troppo tardi, ogni
piano per ulteriori stanziamenti
nucleari in Europa, iniziando da
ora a diminuire per poi eliminare del tutto l’attuale potenziale
nucleare.
17. Facciamo pressione sulle
Chiese perché intensifichino gli
sforzi per arrestare il crescente
cleari e il disarmo (Amsterdam,
1981). Ripetiamo l’invito alle
Chiese a studiare e usare la risoluzione conclusiva che contiene
accurate analisi e indica urgenti
compiti per le Chiese.
20. In particolare il Comitato
Centrale raccomanda alle Chiese
di prendere posizione sottolineando i seguenti punti contenuti
nel rapporto deirUdienza di Amsterdam:
a) una guerra nucleare non
può mai per nessun motivo, in
nessun luogo e in nessun sistema sociale esser giusta o giustificabile, dato che la grandezza
della devastazione sarebbe troppo sproporzionata rispetto a
qualunque possibile vantaggio;
b) ess^ difficilmente rimarrebbe limitatia e perciò va scoraggiata ogni idea di un uso « limitato »
deile armi nucleari, in quanto
dannosa fin dal suo stesso sorgere;
c) tutte le nazioni con potenza nucleare dovrebbero senza equivoci rinunciare alla politica
del « farne uso per primi », come
passo immediato nel creare fiducia;
d) il concetto di deterrente —
la cui credibilità si basa sul possibile uso delle armi nucleari —,
va respinto come moralmente
inaccettabile e inadatto a salvaguardare pace e sicurezza a lunga scadenza;
e) la produzione e l’installazione di armi nucleari costituisce
un crimine contro l’umanità
tanto quanto il loro uso; perciò
ci deve essere un totale arresto
nella produzione, nella ricerca e
nello svilupno in tutto il mondo e
tale principio va rapidamente fissato mediante un trattato; tale
posizione aiuta la lotta perché
ogni nazione decida di non possedere o usare armi nucleari malgrado il periodo di vulnerabilità
Rullano i tamburi della pace nella veglia
Vancouver ha ricordato il 6 agosto Vanntversano della bomba atomica di Hiroshima.
all’uso della forza. In particolare
sottolineiamo l’importanza delr« Anno Internazionale per la
Pace » bandito dalle Nazioni Unite per il 1986 e la « Campagna per
il Disarmo Mondiale », facendo
pressione sulle Chiese perché li
usino come validi strumenti per
il rafforzamento della sicurezza
internazionale e per la promozione della pace, della giustizia e
del disarmo.
nucleare, e solidarizza con i cristiani e coloro che rifiutano di
cooperare e non accettano di essere impiegati in nulla che abbia a che fare con armi e guerra
nucleari;
f) tutte le nazioni devono ratificare un trattato di messa al
bando degli esperimenti come
passo necessario per fermare ulteriori svilunpi della tecnologia
TA1 lol OEI T*P *
pi tutti i mezzi che conducano al disarmo — nucleare e convenzionale — vanno incoraggiati
perché si completano e rinforzano a vicenda: conferenze multilaterali, negoziati bilaterali, iniziative unilaterali che aiutino la
distensione e la creazione di mutua fiducia fra le nazioni.
21. Inoltre spingiamo le Chiese
a far pressione sui loro governi
perché si arresti la ricerca, la
produzione e lo spiegamento delle armi nello spazio, di tutte le
armi per la distruzione di massa
o daU’effetto indiscriminato, iriclusi i mezzi chimici e biologici.
Sfida alle Chiese
dispiegamento di armi nucleari
negli Oceani Pacifico e Indiano e
facciano pressione sui loro governi perché in quelle regioni ritirino o rifiutino la concessione di
basi e di servizi per navi e aerei portatori di armi nucleari.
18. Il rischio di una guerra nucleare è reso sempre maggiore
dalla crescente dipendehza dalle
armi convenzionali. Enorhii depositi di armi non nucleari stanno crescendo in modo quasi incontrollato. Il volume di commercio altamente remunerativo
di armi convenzionali è duplicato negli ultimi 5 anni, e larga parte di esso è diretto verso i paesi in via di sviluppo dove già i
conflitti armati non sono più in
grado di esser limitati. La capacità distruttiva di tali armi cresce costantemente rendendo ormai difficile la distinzione tra
guerra nucleare e guerra convenzionale. E molte strategie per il
disarmo nucleare puntano a un
maggior dispiego e produzione
di armi convenzionali.
19. A partire daH’Assemblea di
Nairobi il CEC ha svolto parecchie conferenze, la più recente e
degna di nota delle quali è stata
l’Udienza pubblica sulle armi nu
22. Nel nostro sforzo di perseguire lo scopo fissato dalla nostra ultima assemblea e cioè che
« le Chiese si preoccupino di servire i bisogni dell’umanità, infrangendo le barriere tra i popoli e sviluppando un’unica famiglia umana aU’insegna della
pace e della giustizia » siamo stati sostenuti dalla forza dello Spirito Santo. Esso ha sorretto le
Chiese neU’intranrendere nuove
iniziative. In tale processo di conversione la guida da parte delle
donne e dei giovani è stata spesso di decisiva importanza. Ora
però la nostra fede comune e la
situazione attuale richiedono
sforzi ancora maggiori da noi
come servitori della Creazione di
Dio.
23.1 Cristiani non possono considerare i pericoli del momento
come inerenti alla natura delle
cose. E nepnure possiamo abbandonarci alla disperazione. Come
credenti in un Signore e Salvatore, Gesù Cristo, il principe della
pace, noi siamo i « servitori »
della speranza di Dio per il futuro della creazione. Conosciamo
il Suo amore e crediamo in un
Signore della storia in cui abbiamo la promessa della pienezza di
vita. La misericordia divina è eterna e lo Spirito Santo si muove tra noi, sollecitando l’amore
che supera la paura, rinnovando
la nostra visione della pace, ispirando la nostra immaginazione,
guidandoci attraverso il deserto,
rendendoci liberi e uniti. In crescente numero i popoli del mondo si uniscono nel chiedere giustizia, anelando alla pace. Questi
sono segni presenti di speranza.
24. Spesso le nostre opinioni
sulla giustizia e la pace differiscono perché diversa è la storia,
la tradizione e la situazione in
cui ciascuna delle nostre Chiese è chiamata a testimoniare.
Noi ora ci appelliamo alle Chiese perché:
a) intensifichino gli sforzi per
sviluppare una testimonianza comune in questo mondo diviso,
si confrontino con rinnovato vigore con le minacce contro la pace e la sopravvivenza e si impegolino a combattere per la giustizia e la dignità umana;
b) divengano testimonianza
vivente della pace e della giustizia attraverso la preghiera, l’adorazione e l’impegno concreto;
c) compiano passi avanti verso l’unità aumentando le possibilità per le Chiese di condividere
i problemi i;»>muni, imjparàndo e
comprendendo i punti "di vista
rispettivi, sconfiggendo ogni tentativo di divisione o separazione;
d) sviluppino progp'ammi più
innovativi per l’educazione alla
pace e alla giustizia.
25. Stando alla convenzione di
Ginevra dell’80 l’uso di certe armi dall’effetto indiscriminato è
proibito dalla legge internazionale. Siamo fermamente convinti
che le armi nucleari rientrino in
questa categoria. Siamo del tutto
concordi con le opinioni espresse dalla Tavola Rotonda dell’Udienza pubblica del CEC sulle
armi nucleari e il disarmo, a conclusione dell’esame di testimonianze di una gran quantità di
esperti:
« Crediamo che sia giunto il
tempo in cui le Chiese debbano
dichiarare senza equivoci che la
produzione e l’installazione, cosi
come l’uso delle armi nucleari
sia un crimine contro Tumanità
e che tali attività vadano condannate eticamente e teologicamente.
La questione delle armi nucleari, per la sua importanza
e minaccia all’umanità, è una
questione di disciplina cristiana
e fedeltà all’Evangelo. Sappiamo
che le armi nucleari non spariranno solo in virtù di una simile
affermazione da parte delle Chiese. Ciò però coinvolgerà le Chiese e i loro membri in un esame
fondamentale del loro implicito
o esnlicito appoggio a linee politiche che implicitamente o esplicitamente si basino sul possesso e sull’uso di queste armi ».
Noi sollecitiamo le Chiese a
spingere i loro governi, specie nei
paesi che sono potenze nucleari,
ad elaborare e ratificare uno
strumento legale intemazionale
in grado di porre fuori legge, come crimine contro l’umanità,
l’uso e anéhe solo il possesso di
armi nucleari.
26. Sulla stessa base e nello
spirito dell’appello della V Assemblea alle Chiese « a proclamare a gran voce la loro disponibilità a vivere senza la protezione degli armamenti », crediamo che i Cristiani debbano testimoniare la loro intenzione di
non partecipare ad alcun confiitto collegato all’uso di armi per
la distruzione di massa o a effetto indiscriminato.
27. Facciamo queste affermazioni con un profondo senso di
responsabilità pastorale. Metterle
in pratica non sarà facile per
nessun cristiano e nessuna chiesa, ma sappiamo che le conseguenze di queste prese di posizione saranno molto più serie
per alcuni di quanto non lo siano per altri. Affermiamo queste
convinzioni non come condanna
o giudizio nei confronti altrui,
ma confessando la nostra debolezza appellandoci ai Cristiani
e alle Chiese perché si sostengano a vicenda in amore nel ricercare insieme, mediante queste,
di essere fedeli alla nostra comune vocazione di testimonianza e
servizio nel nostro unico Signore, Gesù Cristo, principe della
pace, vita del mondo.
TIRATURA EXTRA
Questo documento Vancouver, come supplemento « La Luce documenti », è a disposizione delle chiese
e dei gruppi che io vogiiano studia-.
re comunitariamente nel quadro
della « educazione alia pace » raccomandata dal Sinodo. L. 150 ia copia,
per un minimo di 20 copie,
spedizione inciusa. Ordinazioni per
teiefono entro domenica 16 ottobre. (011/655.278). Oltre tale data
maggiorazione delle spese di spedizione.
8
8 ecumenismo
30 settembre 1983
CAMPO STUDI ECUMENICO A BETHEL
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Necessità di andare oltre Cristiano a modo mio
Dal 14 al 22 agosto ha avuto
luogo presso il Centro Evangelico Bethel, nella piccola Sila,
l’annuale campo studi ecumenico, un cainpo che, da oltre un
lustro, registra una partecipazione sempre crescente di evangelici e di cattolici del dissenso,
che ha messo quest’anno in evidenza i limiti delle strutture del
centro e la necessità di attuare
il progetto di ampliamento previsto.
Tema del campo di quest’anno: il problema deH’ecumenismo.
I lavori si sono svolti lungo
tre momenti successivi: iniziati
con una trattazione storica del
past. S. Tattoli e del prof. B.
D’Avanzo — che hanno tracciato rispettivamente l’iter del movimento ecumenico e le linee di
un ecumenismo cattolico sviluppatosi al di fuori di organismi
ufficiali (personalismo francese,
comunità di base) — hanno avuto
rm importante momento nello
studiò dei punti più salientr del
Dèbrétó del Concilio Vaticano II
e'del Documento del Sinodo Valdese suU’ecmnenismo, illustrati
dal prof. B. D’Avanzo per la parte cattolica e dal past. G. Lento
per la parte protestante.
II documento finale del campo
ha affermato in proposito che
« i passi fin qui compiuti nella
direzione dell’unità non ci lasciano soddisfatti. I cristiani che
credono in un autentico cammino ecumenico non possono non
porsi in un reale atteggiamento
di conversione:
1) confessando innanzitutto i
peccati storici, lontani e recenti, delle rispettive chiese;
2) rifiutando le proprie certezze di chiesa;
3) cercando di vivere una vi
VICO EQUENSE
Luterani
europei
_(nev) — « L’Europa cristiana
vista dai vari continenti » è stato il tema della Conferenza delle
chiese luterane europee, riunita
a Vico Equense (Napoli) dal 5
all’ll settembre. Il senso dell’incontro, al quale hanno partecipato circa 90 rappresentanti delle chiese luterane di 25 paesi europei, dalla Scandinavia all’Italia, dalla Francia all’Unione Sovietica, è stato quello di ascoltare le osservazioni spesso critiche che cristiani di altri continenti, nel caso specifico dall’America, dall’Asia e dall'Africa,
avevano da presentare alle chiese della « vecchia Europa », con
le sue tradizioni culturali, le sue
chiese di stato, le sue divisioni
confessionali. I luterani nel mondo rappresentano infatti una
grossa imità internazionale, con
forti presenze nei continenti non
europei; lo_ stesso presidente della Federazione luterana mondiale è attualmente tm cittadino della Tanzania, il vescovo Kibira.
Hanno presentato le loro relazioni il pastore Arteno Spellmeier,
brasiliano, il dr. Cari E. Braaten
degli Stati Uniti, il dr. Choong
Chee Pang, di Singapore, il dr.
Sibusiso Bengu, sudafricano. Extra programma una relazione del
vescovo luterano rumeno Albert
Klein.
La conferenza di Vico Equense
è stata anche un momento preparatorio in vista dell’assemblea
luterana mondiale che si svolgerà a Budapest nel 1984. I luterani europei si incontrano ogni
tre anni; la precedente ha avuto
luogo a Tallin, in Estonia.
ta nuova in Cristo {come singoli
credenti e come chiese) con la
testimonianza dei valori dell'evangelo.
Se come cristiani siamo impegnati a dare ì segni del Regno
(giustizia, pace, fratellanza), starno anche chiamati ad impegnarci per l’unità che già emerge nel
momento stesso in cui testimoniamo assieme le esigenze fondamentali dell’Evangelo. Inoltre
in questo nostro cammino verso
l’unità siamo ben lungi dal considerarci, noi cristiani, gli unici
portatori dei più profondi valori umani che emergono dalla Parola di Cristo; spesse volte proprio movimenti considerati estranei al Cristianesimo sono stati'elemento essenziale di stimolo alla riscoperta dei valori evangelici ».
Tensione e
fraternità
Il lavoro di questa prima parte del campo è stato segnato da
alcuni istanti di tensione, dovuta
airemergere della diversità dei
punti dottrinali di partenza. Questa tensione è stata tuttavia superata ben presto dalla constatazione che il confronto critico
non giova alla causa ecumenica
quanto la visione unitaria del
nostro impegno di credenti nel
mondo d'oggi. Pertanto l’ultima
parte dei lavori è stata assorbita dal dibattito sull’impegno per
la pace, introdotto da A. Mucciardi: il tema della pace, vista
nei diversi aspetti, rispecchia situazioni concrete che coinvolgono tutti e può costituire quindi
il momento di un’aggregazione
unitaria, ecumenica nel senso
più ampio.
La pace, afferma il documento finale, « deve essere una pace che ci coinvolga nella vita
quotidiana nei nostri rapporti
personali, che significhi giustìzia e rispetto reciproco, che non
vada però intesa come subalternità e rassegnazione. Questa concezione della pace implica un
riesame continuo dei rapporti socMi e una capacità di inventare
di volta in volta forme nuove di
lotta alle situazioni di privilegio
e di potere che assumono aspetti sempre diversi. Tale atteggiamento deve valere anche all’interno delle stesse chiese, ovunque si verifichino posizioni di
chiusura e di consolidamento di
ruoli.
In conclusione, essere operatori di pace comporta uno sforzo continuo nella direzione di
quella pace, che è propria del
Regno verso cui è proiettato l’ecumenismo-. implica altresì un’educazione alla pace intesa come
rifiuto dei valori dominanti in
questa società, basati sulla logica di potere, mediante l’affermazione dei valori opposti, quelli
della fratellanza e della condivisione ».
Un fatto da sottolineare è che
il campo, nel rispetto delle diverse posizioni, è riuscito a realizzare quella fraternità che è alla
base^ di un fattivo cammino ecumenico. Tale fraternità ha raggiunto il suo momento culminante con la celebrazione della
S. Cena, preceduta da una meditazione su passi biblici di Melo
Labate, membro di una comunità di base e di Ester Santoro,
membro della Chiesa Valdese di
Messina, cui hanno fatto seguito
vari interventi spontanei di riflessione e di preghiera.
G. L.
La nostra lotta per la pace ha
avuto nuovi echi nella stampa,
soprattutto per due aspetti: lo
sviluppo del pacifismo nella Germania orientale, capeggiato ormai in modo aperto dalla Chiesa Evangelica locale, in contrasto con le posizioni ufficiali delle autorità, che sembrano tollerare solo un pacifismo unilaterale anti-Nato. E gli avvenimenti di Comiso dove cariche della
polizia hanno dato risalto alle
manifestazioni antimissili dei
pacifisti, lasciati praticamente
soli da partiti e sindacati e sostenuti soprattutto dalla consistente presenza di giovam evangelici e cattolici di base.
Non sono ancora finiti gli
scritti in ricordo di Lutero, in
riferimento al centenario, specie
nella stampa cattolica più aperta ecumenicamente (vedi ad es.
i n. 30 e 33 di Famiglia Cristiana). Anche la Convenzione del
Capitolo generale degli agostiniani è stata occasione per ri. cordare che da quelLOrdine è
uscito anche Lutero. E il Gazzettino completa lo studio su
Lutero, di cui abbiamo già parlato, con due interviste allo scrittore cattolico Pomilio e allo slavista V. Strada, che illustrano
vari aspetti ancora attuali del
pensiero e dell’opera di Lutero,
visti in ottica ecumenica ed in
ottica laica.
La caduta del dittatore guatemalteco Bios Montt, già ricordato in questa rubrica, ha rilanciato informazioni sulle attività in
Centro e Sud America delle varie sette fondamentaliste californiane, che operano con larghi mezzi a sostegno della politica reaganiana. Interessante a
questo riguardo un lungo articolo dell’Europeo, ripreso dal
Sunday Times, sulle attività della New Tribes Mission per dif
fondere un tipo di cristianesimo
integrato alla cultura pagana
delle tribù dell’interno del Venezuela e di altri paesi, con metodi che l’articolista paragona a
quelli applicati dai gesuiti nella
prima forzata cristianizzazione
di quel continente.
E, spigolando qua e là:
— un serio studio sul Battismo,
pubblicato da Tempi di Fraternità, organo delle Comunità di Base piemontesi;
— un analogo rapporto sulle
Chiese valdesi e metodiste
dell’Abruzzo pubblicato dal
mensile II Punto di Pescara;
— la critica dell’Avvenire alla
decisione anglicana di ammettere il matrimonio religioso tra divorziati;
— echi della riunione degli zingari « evangelici », respinti da
Cesano Maderno ed accettati a Paderno Dugnano (MI);
— una interessante analisi sulTAvvenire sull’atteggiamento
dei giovani della’ diocesi di
Carpi verso la religione cattolica, da cui risulta una larga affermazione del principio
« Sono cristiano, ma a modo
mio » ;
— una positiva segnalazione sul
Gazzettino del libro di R. Colonna Romano pubblicato
dalla Claudiana ;
— un articolo di G. Spini, pubblicato dal Messaggero, che
chiarisce il significato storico dei termini «protestante,
evangelico e riformato ».
Niso De Michelis
9 Segnalazioni e ritagli per
questa rubrica vanno inviati
direttamente al curatore:
Niso De Michelis, via S. Marco 23, 20121 Milano.
I Luterani
e il culto
(PLM Inf.) — I rappresentanti delle 19 chiese che fanno parte della Federazione Luterana
Mondiale si sono incontrati per
discutere sul culto. Partendo dall’identità della chiesa si è cercato di vedere « l’essenza e la
funzione del culto ».
In una dichiarazione sono
enunciati diversi progetti di missione della Chiesa : « promuovere la riscoperta del carattere essenziale della Santa Céna, per
stabilire un giusto equilibrio fra
parola e sacramento; promuovere la partecipazione dei bambini al culto curando una educazione alla vita cultuale; sostenere i pastori ed i musicisti nello sviluppo di tecniche nuove e
di metodi ecumenici ».
« La riscoperta della celebrazione regolare della Santa Cena
e di una preghiera eucaristica
completa è un passo verso una
fedeltà maggiore alla Confessione di Ausbourg, verso una nuova pietà biblica ed una più fedele ubbidienza ai comandamenti. Nel culto comunitario la volontà di Dio per una vera comunione fra gli uomini nei diversi
contesti sociali, politici, economici e culturali è annunciata, festeggiata e resa visibile. Una dimensione globale della solidarietà viene rivelata nell’assemblea eucaristica se vi associamo
tutti coloro che hanno sete della
giustizia di Dio, mettendo tutta
la loro speranza nelle mani del
Cristo, speranza del mondo ».
Vescovo luterano
nero negli USA
(PLM Inf.) — La Chiesa Luterana americana ha eletto suo
vescovo Nelson W. Trout, professore al seminario luterano di
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Oofsson
Columbus. E’ il primo vescovo
luterano nero negli U.S.A. Il nuovo vescovo ha detto che spera
che la sua elezione incoraggi i
giovani neri a lavorare per la
chiesa. Trout ha sottolineato
che è la cultura razzista del paese che fa si che i neri non occupino posti direttivi nella Chiesa
luterana americana. Le chiese
nere servono per i neri. Questi
non correranno mai il rischio di
essere ricevuti male nelle chiese dei bianchi. La Chiesa deve
dunque vegliare a che i neri si
sentano accolti dalla fiducia di
tutta la chiesa.
Etiopia: grave
difficoltà per la chiesa
(FLM Inf.) — « La Chiesa Evangelica d’Etiopia, Mekane Yesus, è gravemente minacciata
nella sua esistenza » ha dichiarato il missionario Christof Lutkeholtzer. La chiesa è considerata
come « un mezzo di importazione del capitalismo » e combattuta in quanto tale.
Il missionario che da due anni lavora nella regione occidentale del paese ha riferito delle
difficoltà incontrate dai cristiani. Circa 300 delle 370 chiese protestanti sono state chiuse dal
governo e le riunioni ecclesiar
stiche sono state vietate. Nelle
chiese rimaste aperte i culti possono aver luogo soltanto molto
presto al mattino. I bambini non
vi possono assolutamente entrare. La maggioranza dei respon
sabili della chiesa si trova in
prigione, ciò che in gran parte
paralizza il lavoro.
I servizi sociali sono accettati
perché gratuiti, ma una massiccia propaganda antiecclesiastica
cerca di distruggere le chiese. Le
chiese più colpite da queste difficoltà sono la chiesa cattolica
romana e quella luterana, in misura minore la chiesa ortodossa
a causa del profondo radicamento nella storia e nelle tradizioni
del paese. Quanto ai musulmani essi sono lasciati tranquilli
grazie a simpatie politiche nei
confronti del libico Gheddafi.
I membri della chiesa Mekane
Yesus affrontano con coraggio
questa situazione, in particolare
i giovani che, malgrado le intimidazioni delle autorità, non
mancano né agli studi biblici, né
alle riunioni di canto.
Rifugiati etip^ici
rimpatriati alòrza
(Soepi) — Secondo il «Berliner Missionwerk » le autorità di
Gibuti hanno rimpatriato di forza molti rifugiati etiopici; nella
sola giornata del 21 giugno 1983,
i soldati di Gibuti hanno arrestato e costretto a ripassare le
frontiere 40 rifugiati etiopici.
« Per molti di noi — scrive un
rifugiato — ripassare le frontiere equivale ad una morte sicura ». Questa operazione di rimpatrio è realizzata nel quadro di
un accordo fra il governo di Gi
buti e l’Etiopia, firmato anche
dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, accordo che parla però di ritorni
volontari.
Si apprende anche che, dopo
una detenzione di 5 mesi, è stato liberato all’inizio di luglio
Terfassa Yadessa, presidente del
Sinodo di Addis Abeba della
Chiesa Mekane Yesus. Terfassa
era stato arrestato il 1° marzo
senza che le autorità abbiano
mai detto il perché. Il predecessore di Terfassa, il past. Gudina
Tumsa era stato arrestato da
degli sconosciuti nel luglio 1979
e di lui non si è mai più saputo
nulla.
La Bibbia tradotta
in lingua fulbé
(FLM Inf.) — La Bibbia è stata tradotta in lingua fulbé e presto verrà finita di stampare.
Questa lingua è parlata da circa
10 milioni di persone che vivono
nell’Africa Occidentale, soprattutto nelle regioni del Sahel. Questa traduzione sarà molto utile
per il lavoro missionario in regioni abitate in gran parte da
musulmani.
Il dialogo
con i marxisti
(FLM Inf.) — Secondo il prof.
Jan Michalko, arcivescovo luterano in Cecoslovacchia, la Chiesa non deve rompere il dialogo
con i marxisti. Essa deve restare
in contatto con tutti coloro che
non sono condizionati da dogmi
di sorta. Non deve comunque
fare delle concessioni sull’essenziale del messaggio. La Chiesa
ha una importante missione da
compiere nello stato di divisione dell’Europa. I cristiani non
devono lasciarsi dividere dalle
frontiere politiche.
9
30 settembre 1983
cronaca delle Valli 9
TORRE PELLICE
Funghi
E' rargomento del giorno. Tutti ne parlano e ne scrivono: giornali, radio, televisione affrontano
l'argomento da un po' di tempo,
con maggior rilievo dopo l'approvazione della legge regionale
32 e, soprattutto, in questa stagione quando molte persone, per
hobby o per trarre profitto, perlustrano i boschi per raccogliere funghi.
Dall'anno scorso è necessario
un tesserino che si può usare
solo in tre giorni settimanali e
la raccolta è limitata a pochi
esemplari.
Da aw incominciano le difficoltà. Molti raccoglitori si lamentano che questa legge non funziona e bisogna modificarla. Alcune persone fermate per un controllo asseriscono di essere allo
oscuro della legge; altre vogliono
a tutti i costi fare le loro raccolte senza tesserino « perché così
hanno sempre fatto ». l proprietari dei boschi possono impedire il raccolto nel loro fondo a
chi porta via i porcini sotto i
loro occhi? O tutti dovranno recintare le loro proprietà?
E tutti i soldi raccolti dalle
comunità montane, 10.000 lire
per ogni tessera (si dice quasi
quaranta milioni in Val Pellice)
come saranno utilizzati? A beneficio dei boschi o dei loro proprietari?
E' giusto poi che alcune persone .siano autorizzate a raccogliere quantitativi illimitati di
funghi o altre specie di frutti
0 fiori di montagna?
Tale osservazione mi faceva
l'altro giorno un amico pramollino abituato da lunghi anni a
bere tisane di genzianella. Visto
che questo flore si fa sempre
p'iii raro sulle nostre montagne
a lui è consentito di raccoglierne solamente sette, mentre un
suo conoscente può portarne via
una grande quantità per poi farne commercio purché sia munito della apposita autorizzazione
rilasciale cìalla Regione (o chi
per essa).
La tessera, poi, è valida solo_
per un cerio numero di comuni
(rnmimilà montane e pedemontane). ma nei boschi non c'è l’indicazione del comune e si può,
seuz.ci volerlo, oltrepassare i limiti della zona e non trovarsi
piii in regola. Chi conosce tutti
1 confini fra Prarostino e Angrogna o fra Pinerolo e Porte?
Fra i raccoglitori molti sono
esperti e onesti e colgono i funghi di un certo volume, senza
arrecare danno al sottobosco;
altri con bastoni e rastrelli sconquassano tutto, come fanno i
cinghiali e portano via esemplari
di pochi grammi di peso.
E' poi giusto che chi è libero
solo alla domenica non possa andare per funghi nelle Valli Chisone e Pellice?
Anni fa i cercatori erano del
mestiere e, da padre in figlio,^
si tramandavano i segreti dei
« giardini » e vi ritornavano sovente a fare la raccolta senza
deturpare nulla e nessuno^ si accorgeva del loro passaggio.
Oggi, troppi vandali rovinano^
tutto portando a casa anche i
funghi velenosi causando avvelenamenti e persino la morte
degli incauti che non sanno distinguere le varie specie e arrecando danno al bosco che ha
bisogno dei funghi velenosi più
ancora dei mangerecci.
Fra qualche giorno è previsto
un incontro tra le comunità montane per studiare il problema e
valutare le proposte di modifica
della legge 32 che, appena nata,
deve già essere cambiata. Speriamo che vengano sentite persone veramente esperte in grado
di migliorare questa legge.
Vera Long
Partecipazione alle decisioni:
esigenza di giustizia
Anche nelle piccole cose si misura la crescita democratica - Lo stile
di Vancouver e il nostro vivere quotidiano
Più d’uno si sarà stupito di
leggere a suo tempo su « L’Eco
delle Valli» (nn. dell’8 e 15 luglio 1983) alcune lettere al Direttore riguardanti una questione
così marginale e locale come
quella delle fognature e della
viabilità di una piccola frazione
di Torre Pellice. Dietro a quelle
lettere c’era in realtà la questione della partecipazione della gente alle decisioni che la riguardano, c’era il rimprovero alle autorità comunali di non aver favorito tale partecipazione anche
e precisamente in piccole questioni materiali come quelle di
una fognatura o di una deviazione stradale: c’era la richiesta
che tale partecipazione venga
considerata come bene primario
della comunità. Infatti senza
partecipazione effettiva della
gente alle decisioni che la riguardano non c’è democrazia reale
né nella chiesa né nella società,
anche quando sono stati osservati i canoni della democrazia
formale.
Quell’intervento sulla specifica questione della fognatura della frazione Coppieri di Torre
Pellice è l’ultimo della lunga militanza di mio padre. Gustavo
Comba, a favore delle esigenze
di giustizia degli umili, comprese in primo luogo quelle della
partecipazione alla formazione
delle decisioni che li riguardano.
A poche settimane dalla sua
scomparsa voglio ricordare e
sottolineare che la lotta per la
partecipazione dei piccoli alle
decisioni non è un hobby personale 0 una singolarità individuale, bensì una delle esigenze
più sentite da gruppi, popoli,
chiese, oggi.
La partecipazione dei «minimi» alla formazione delle decisioni che li riguardano è stata
infatti una delle richieste che
hanno percorso tutti i lavori dell’Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Vancouver, ed è del resto da anni una
delle preoccupazioni costanti del
Consiglio Ecumenico delle Chiese. Tra i lavori di un’Assemblea
mondiale (che ha preso importanti misure organizzative e finanziarie per permettere al proprio interno la partecipazione di
donne, di giovani, di gruppi
emarginati) e le richieste di partecipazione degli abitanti di una
frazione c’è una stretta relazione. Le decisioni di un’Assemblea mondiale sarebbero vuote
parole se non ci fosse chi lotta
nel quotidiano sulle piccole cose
a livello locale, prati, fognature,
deviazione di strade. A loro volta coloro che conducono queste
lotte per la partecipazione a livello locale possono trarre incoraggiamento e stimolo dal sapere che non sono soli, bensì inseriti in un movimento e in una
aspirazione di dimensioni mondiali.
Mi sembra infine che tra i
compiti più importanti della nostra Chiesa valdese vi sia quello
di vigilare affinché a tali esigenze di partecipazione venga dato
spazio ed accoglienza positiva,
tanto al proprio interno, quanto
nell’ambiente in cui essa vive.
Aldo Comba
PINEROLO
GUARDIE ECOLOGICHE Crisi ai
Educazione preventiva
per la tutela dell'ambiente
Mai come in questo periodo
la raccolta dei frutti del sottobosco ha provocato discussioni
e polemiche tra la gente. La ragione di tanto interessamento
sta nella entrata in vigore della
legge regionale del 2 novembre
’82 che porta come titolo « Norme per la conservazione del patrimonio naturale e deH’assetto
ambientale », che tra le altre cose limita le quantità di fiori e
frutti di bosco che si possono
raccogliere. Circolano voci su
presunte sanzioni amministrative (la legge ne prevede da L. 200
mila a 2 milioni), su intimidazioni che alcune guardie ecologiche avrebbero subito... Abbiamo a questo proposito incontrato il coordinatore delle ^ardie
ecologiche della Comunità Montana Val Chisone - Germanasca
per fare un po’ il punto sull’applicazione della legge. Innanzitutto, ha tenuto a precisare, la
legge non ha ancora avuto la necessaria divulgazione in quanto
è entrata in vigore solo all’inizio
dei 1983; come spesso accade una
legge ha bisogno di rodaggio, deve essere capita ed eventualmente criticata alla luce però di una
conoscenza approfondita dei suoi
vari aspetti; succede invece che
la gente ne parli esclusivamente
come di un codice fiscale e punitivo.
Le comunità locali dovranno
pertanto farsi carico di informare la popolazione, di spiegarne
i contenuti, anche visivamente,
mediante l’installazione di nuovi
cartelli attualmente allo studio;
occorrerà impostare un discorso
di prevenzione e di educazione
al rispetto deH’ambiente.
In questo senso si sono indirizzati gli interventi delle persone preposte a far rispettare la
legge (guardie ecologiche, forestali, caccia e pesca, polizia locale...) ed anche nel futuro bisognerà privilegiare questa impo
stazione. Solo in un secondo tempo, se necessario, occorrerà intervenire applicando le sanzioni
previste.
Indubbiamente la consapevolezza che l’ambiente è un patrimonio di tutti e che come tale
deve essere protetto dallo sfruttamento irrazionale non fa ancora parte della nostra coscienza civica;, la legge regionale rappresenta un primo intervento, suscettibile di modificazioni, per
conservare il più possibile integro il nostro patrimonio ambientale.
Il coordinatore delle guardie
ecologiche ci ha anticipato che
prossimamente la C. M. organizzerà un nuovo corso di formazione per integrare il numero
tuttora operante sul nostro territorio costituito da una trentina
di persone.
Franco Tron
Comprensorio
Il comprensorio di Pinerolo è
in crisi. Due assessori democristiani hanno infatti rimesso al
loro partito il mandato in attesa che si chiarifichi la situazione
della presidenza e l’atteggiamento che la D.C. vuole assumere
su un problema delicato quale
quello del progettato insediamento residenziale in Val Troncea.
Ad una parte della D.C. non
sta assolutamente bene che questo progetto venga approvato e
approfitta di questa occasione
per far pagare duramente al presidente Celeste Martina la sua
scelta a favore del progetto e la
candidatura alla Camera alle
scorse elezioni. Martina infatti
per essere candidato aveva dovuto cambiar corrente e alla sua
non elezione hanno giocato anche le beghe in casa D.C. che gli
hanno fatto venir meno molti voti di preferenza.
Inoltre per un rimpasto in
giunta premono anche i socialisti che finora hanno appoggiato
dall’esterno la giunta DC-PLI.
Fin quando non si risolverà questa situazione, l’attività del Comprensorio (per altro scarsa) rimarrà paralizzata.
UN SINGOLARE FURTO
Rubano le schedine
I numerosi tredicisti pinerolesi, coloro cioè che hanno azzeccato i pronostici del totocalcio della scorsa domenica, non
fanno festa. Non verrà loro pagata la vincita, ma verrà rimborsata solo la giocata. Cosi stabilisce infatti il regolamento di
questo gioco in caso di furto o
smarrimento delle matrici delle
schedine.
Questa settimana, il trasportatore di queste matrici , dopo
che aveva fatto il giro delle ricevitorie del pinerolese, è stato
rapinato dei sacchi che le contenevano.
• Quasi al termine del suo giro
l’auto dell’incaricato del Totocalcio è stata fermata da banditi mascherati e armati che
hanno preteso la consegna dei
sacchi.
Evidentemente i banditi pensavano di trovare insieme alle
schedine i soldi — oltre 50 milioni — delle giocate. 1 soldi
c’erano, ma sotto forma di assegni non trasferibili e quindi non
utilizzabili in alcun modo dai
rapinatori.
Così ventimila matrici non sono arrivate agli uffici del Totocalcio e ai vincitori pinerolesi
non rimane altro che rammaricarsi della mancata vincita.
Iniziano le mense
scolastiche
PINEROLO — Sono iniziate il
26 settembre le mense scolastiche, dopo che genitori e l’opposizióne politica al comune si erano mobilitati con riunioni, assemblee in municipio, comunicati e interrogazioni, richiedendo
l’apertura immediata del servizio che la giunta comunale aveva
indicato per il 20 ottobre.
La giunta ha inoltre deciso l’aggiornamento delle tariffe limitando l’esenzione dal pagamento
per quelle famiglie che hanno
un reddito inferiore alla pensione sociale o al quarto figlio che
frequenti la mensa. Per gli altri
il costo di 1.400 lire (1.0()0 per il
secondo figlio, 700 per il terzo,
gratuito per il quarto), mentre
chi ha un reddito familiare superiore ai 25 milioni annui pagherà 2.500 per pasto. Gli insegnanti
pagheranno 600 lire.
Mancano
gli scuolabus
per gli handicappati
PINEROLO — Se il problema
mensa è stato risolto, non cosi è per il problema del trasporto allievi handicappati. Il servizio non è ancora iniziato in attesa delle determinazioni della
giunta comunale. Questa infatti
ha intenzione di far contribuire
le famiglie al costo. Il comitato
di base per i diritti degli handicappati lamenta inoltre che il servizio discrimini gli allievi handicappati. Questi sono costretti dal
modo con cui era organizzato il
servizio ad un orario ridotto (ritardo nell’ingresso e anticipo
nell’uscita). Il comitato di base
sottolinea la necessità che sia
realizzata una vera integrazione
scolastica degli handicappati e
non un « inserimento ».
Volontariato
PINEROLO — Il comune e la
USSL stanno effettuando un censimento delle organizzazioni che
fanno del volontariato e che sono disponibili a partecipare all’attività pubblica di gestione dei
servizi sociali. Il Concistoro della chiesa valdese ha risposto positivamente all’invito del comune ed ha inviato una sua delegazione agli incontri del comune. Ha inoltre discusso al suo
interno il problema su cui sarà
convocata prossimamente una
assemblea di chiesa.
La situazione in
Nicaragua
TORINO — Il comitato pinerolese per la pace e il disarmo
informa che venerdì 30 settembre alle ore 21 presso il Cinema
Colosseo (via Madama Cristina
a Torino) il ministro degli interni del Nicaragua Thomas Sorge
si incontrerà coi cittadini per un
dibattito pubblico sulla situazione in quel paese.
Il comitato per la pace sottolinea l’importanza dell’incontro
per la conoscenza dei problemi
che oggi mettono in questione la
pace e i rapporti tra le nazioni.
Iniziativa dell’AVO
TORRE PELLICE — Sabato 1” ottobre
1983, alle ore 17 nel salone delle Scuole medie in Viale della Rimembranza
l'Associazione Volontari Ospedalieri
« AVO », sezione di Torre Peliice, avrà un incontro con la popolazione e
le autorità locali.
Verrà trattato il problema dell'aiuto
volontario negli ospedali.
Saranno presenti il dr. prof. Longhini - Primario dell'ospedale di Sesto San
Giovanni (Milano) e gentile Signora che
parleranno sul tema < Riflessioni sui
volontariato ».
10
ÍO cronaca delle Valli
30 settembre 1983
ECUMENISMO
OCCUPAZIONE
La cura pastorale dei
matrimoni interconfessionali
Scioperi all’lndesit
Le tre riunioni sui matrimoni
interconfessionali che durante
l’anno scorso hanno fatto seguito all’incontro di Agape (marzo
1982), hanno lasciato il gusto e
la voglia di continuare soprattutto sull’ultimo tema affrontato; la pastorale comune delle
coppie miste. Domenica 25 settembre il gruppetto responsabili
della prosecuzione di questi incontri si è ritrovato a S. Lazzaro a Pinerolo, presenti alcune
coppie miste, due sacerdoti e tre
pastori, per programmare l’attività futura. Nel dialogo, centrato appunto sul problema della
cura pastorale delle coppie miste, è emersa la proposta di organizzare un paio di incontri,
l’uno in Val Pellice e l’altro in
Val Chisone-Germanasca, per
raggiungere in particolare appunto le coppie miste, stabilire
un contatto, cercare di dissipare impressioni di rigetto da parte delle rispettive chiese, intavolare un dialogo sui problemi e
le esperienze delle coppie miste.
Essenziale sarà a questo proposito l’apporto di due coppie che
partecipano all’animazione di
questa attività, Luna recentissima e l’altra di più matura esperienza.
Perché questa attività non
naufraghi subito nell’insuccesso
è tuttavia necessaria una approfondita preparazione locale. Si
è detto che a poco o nulla servirebbe una « circolare » inviata alle coppie interessate o da interessare : sarebbe invece essenziale che i sacerdoti e i pastori
locali si impegnassero in una
serie di visite allo scopo di far
conoscere l’iniziativa e farla sentire come una possibilità concreta di un nuovo coinvolgimento. Si sono così, prospettati dei
contatti tra le riunioni periodiche che tanto pastori che preti
tengono nelle tre zone (compresa la zona di Pinerolo) per proporre e organizzare questa iniziativa. Si tratta come si vede di
una proposta di collaborazione
concreta che emerge direttamente dall’esperienza dello scorso
anno.
Questo non significa che tutto
sia risolto e appianato: il cammino è appena ripreso, dopo l’inizio degli anni ’70, e a volte ci
si trova di fronte a scoraggianti
immobilismi. Ma nel pinerolese le
cose si muovono ed è importante cogliere con serietà e lealtà
queste possibilità. Per questo si
è parlato anche della prosecuzione degli incontri di studio del
problema che dovrebbero riprendere in gennaio con un’informazione sullo stato attuale del problema e sul lavoro compiuto su
questo tema alla Sessione annuale del Segretariato Attività
Ecumeniche lo scorso agosto.
Il Sinodo del 1980 ha individuato nel problema dei matrimoni interconfessionali un terreno particolare del dialogo ecumenico, una sorta di test per la
autenticità di questo dialogo. E’
da sperare che le chiese valdesi
si impegnino in questo campo
riconoscendo la propria responsabilità complessiva anziché lasciarlo ai pochi che hanno « il
pallino » dei matrimoni interconfessionali o incappano personalmente in questo problema affrontandolo in modo non individualistico.
F. G.
PINEROLO — Il caso dell’Indesit — che nelle settimane scorse ha annunciato la necessità di
tagliare l’organico di 3.409 unità
— non è ancora chiuso. Mercoledì scorso le parti si sono incontrate per discutere il piano
che il sindacato ha preparato
nell’intento di evitare la cassa
integrazione a zero ore. Il piano
stesso era stato sollecitato dall’azienda che si era mostrata disponibile a trattare.
I rapporti, invece, sono diventati più tesi dopo il confronto di
mercoledì. L’intesa sperata dalla
Firn non è stata raggiunta, ma,
nello stesso tempo, non si è arrivati alla rottura. I 3.000 posti
rimangono in pericolo, ma forse
qualche cosa può ancora essere
fatto per evitare misure definite
dal sindacato troppo drastiche.
Le parti stesse hanno convenuto che la trattativa per affrontare
i diffìcili problemi produttivi ed
occupazionali del gruppo riprenderà il prossimo primo ottobre.
Intanto un comunicato della
Firn sottolinea che il documento
presentato al dibattito è stato respinto dall’azienda con « inconsistenti giudizi sul merito » rendendo così « estremamente difficile proseguire il negoziato dalle
rispettive posizioni ». Il coordinamento sindacale del gruppo ha
deciso pertanto di dare corso
« nel quadro dell’uso di un pacchetto di almeno 4 ore di sciopero, a tutte le iniziative di movimento e attivazione dell’insieme di forze capaci di far concludere positivamente la vertenza ».
Secondo il sindacato la cassa
a zero ore potrebbe essere evitata con l’introduzione del parttime, della riduzione d’orario e
con la rotazione dei periodi di
sospensione.
ECO DELLE VALLI
CATTOLICESIMO LOCALE
Una giornata
ogni due anni
Riformare l’ora di religione
La commissione animatori e
catechisti e i preti della parrocchia cattolica di San Lazzaro di
Pinerolo hanno recentemente
scritto una lettera alle parrocchie cattoliche, al vescovo e all’ufficio catechistico in merito'
all’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole elementari.
Ne riportiamo qui di seguito il
testo.
« Desideriamo fare alcune proposte in merito all’insegnamento
della religione nelle scuole elementari statali.
1 — Come segno di buona volontà e per essere credìbili, rinunciamo esplicitamente alle « 20
lezioni integrative », dichiarando
la nostra disponibilità a collaborare gratuitamente con la
scuola nella ricerca religiosa, se
e quando i competenti organi
scolastici ci rivolgono l’invito.
Le « 20 lezioni integrative » sono facoltative, hanno un’origine
non molto bella e diffìcilmente
si armonizzano con la programmazione scolastica (piovono dall’alto e dall’esterno).
2 — Evitiamo la nomina di
« supplenti di religione » e favoriamo invece la ricerca di un approccio laico - culturale al fatto
religioso da parte di quegli insegnanti che dichiarano la loro non
disponibilità aH’ìnsegnamento
confessionale cattolico.
3 — Incoraggiamo la sperimentazione di un insegnamento religioso non confessionale nel
quadro della programmazione
scolastica ed esprimiamo il nostro sincero rispetto per quelle
famiglie che chiedono l’esonero
dei loro figli, in quanto non si
sentono di accettare la normativa vigente che prevede ancora
l’insegnamento della religione
cattolica.
Non basta dire a parole che
siamo per una scuola laica e democratica, continuando però a
tenere stretti certi « privilegi »,
che nuocciono alla nostra testimonianza evangelica.
Certi passi concreti renderebbero anche più credibili le prese
di posizione del vescovo e della
diocesi ».
Venerdì scorso il gruppo di
collaboratori della « Giornata
dell’Eco delle Valli Valdesi », tenutasi il 27 agosto, si è incontrato per una valutazione presente il sovrintendente di Circuito.
A parte alcuni piccoli inconvenienti derivanti da smagliature
organizzative che, in futuro, si
potranno migliorare, da parte dei
presenti si è espresso un parere
positivo sull’andamento e i risultati della « Giornata ». Positiva per partecipazione, per scelta di temi e anche come coinvolgimento di persone che hanno
lavorato a questa iniziativa con
passione e generosità e positiva
per il sostegno finanziario al
giornale: al netto delle spese la
« Giornata » ha fruttato quasi tre
milioni e mezzo. La redazione
ha inviato una lettera di ringraziamento ai collaboratori che
hanno così avviato una breve
discussione sul futuro. In linea
di tendenza si vorrebbe riproporre la stessa « Giornata », sempre
a Torre Pellice e a fine Sinodo
non ogni anno ma seguendo l’attuale cadenza biennale. Diffìcile,
infine, accanto al gruppo dei responsabili, rintracciare tutti quelli _ che hanno sostenuto questa
iniziativa: da chi ha regalato
torte o oggetti a chi ha regalato
il proprio tempo e la propria
disponibilità.
A tutti quindi grazie... sino alla
prossima volta.
SI AGGRAVA LA CRISI IN PIEMONTE
100.000 disoccupati nelia
INIZIATIVA
Inchiesta nelle famiglie
DELL’ISTAT provincia di Torino
Nel 1971 le famiglie italiane
non arrivavano ai 16 milioni; il
censimento del 1981 ne ha contate oltre 18 milioni e mezzo, registrando contemporaneamente una minor crescita del numero
dei componenti (una famiglia
« media » è composta da 3 persone). Si assiste insomma ad una
evidente tendenza da parte delle famiglie a scindersi in nuclei
distinti, riflesso, in una certa misura, del desiderio di sottrarsi
per tale via all’applicazione di
norme contenute nella legislazione più recente (si pensi ai giovani che formano famiglia « a
sè » per risultare privi di reddito
all'iscrizione nelle liste di collocamento, oppure alle coppie che
ottengono residenze diverse per
non pagare la tassa sulla seconda casa).
Se la famiglia « reale » non
corrisponde più a quella « anagrafica », come è cambiata la famiglia italiana, quale è la sua
vera struttura e quali i suoi comportamenti? A queste domande
darà una risposta un’indagine
campionaria dell’Istat che si rivolge a 30 mila famiglie in oltre
500 comuni di tutta Italia e che
verrà effettuata dal 26 settembre
al 2 ottobre; si tratta di una novità assoluta, che intende colmare una lacuna informativa sulle
caratteristiche e le « strategie »
familiari e che si inserisce nel
potenziamento delle indagini a
carattere sociale promosso dalristat per meglio seguire il rapido sviluppo della società italiana.
I quesiti contenuti nel questionario (e quindi le informazioni
che saranno disponibili), oltre a
toccare temi « tradizionali » come il grado di istruzione e il lavoro, affrontano argomenti particolari e di estrema attualità, sui
quali molto si dibatte, ma con
scarsi elementi oggettivi di conoscenza. Si indaga quindi sull’affidamento dei figli, sulle fonti
di reddito, sulle invalidità, sul ricorso alle istituzioni di servizio
pubbliche e private, sugli aiuti
che vengono prestati all’esterno
della famiglia.
Nel pinerolese sono interessate alla iniziativa una trentina di
famiglie di Torre Pellice.
TORINO — Millenovecento
aziende in crisi nella provincia
di Torino, circa 26 milioni e mezzo di ore di cassa integrazione
ordinaria e 70 milioni di ore di
straordinaria nelle imprese della regione, costituiscono i dati
più drammatici dello stato occucupazionale e produttivo del Piemonte.
Circa 56 mila lavoratori cassaintegrati e — nel mese di luglio — 95.557 iscritti alTUfficio
di collocamento nell’area torinese, sono il corollario della crisi.
La nota congiunturale della Provincia di Torino, non lascia spazio alle speranze : la situazione
è peggiorata rispetto allo scorso
anno. I giovani e le persone, comunque, in cerca di prima occupazione a luglio ammontavano a
45.398, pari a 6,59% in più rispetto all’82. Inutile aggiungere che
la mobilità non ha funzionato e
che soltanto il 30 per cento degli 8.000 lavoratori posti in mobilità hanno trovato una collocazione.
Per non parlare, poi, delle vertenze sul tappeto; Pianelli-Traversa di Cascine Vica, Centro Ricerche Eni di Borgaro, la Cir di
Coazze, l’Hydromac, la Michelin,
la Ceat, la stessa Fiat auto, la
Riv-SKF, l’Indesit.
L’assessore al lavoro Luciano
Rossi ha preparato un documento dettagliato che presenterà nella prossima seduta del Consiglio
provinciale. Esporrà delle proposte per fronteggiare la crisi?
Quali? Si tratta di iniziative
che certo non può promuovere
soltanto la Provincia, ma anche
altri Enti pubblici e privati e riguardano: un progetto per un
servizio di accesso alle Banche
dati nazionali e internazionali
per l’esigenza della piccola e media industria, da farsi in collaborazione con l’Api e il Csi; sostegno e promozione di consorzi per il marketing, la diffusione
e commercializzazione dei prodotti; uno studio sull’artigianato.
TESSUTI
CONFEZIONI
ARREDAMENTO
Via Duca degli Abruzzi, 2 - PINEROLO (To) - (Telef. 0121/22671)
11
30 settembre 1983
cronaca delleValli li
Cara magna Linota,
che cosa ne pensi di questo
strombazzato ritorno all’ora solare? E con che logica poi la
chiamano solare, se è convenzionale quanto quella estiva? Se
non sbaglio, da Otranto a Torre
Pellice, l'Italia si estende da est
a ovest per più di dieci gradi,
e c’è quindi quasi un’ora di differenza nella vera ora solare,
cioè quando il sole a mezzogiorno proietta l’ombra più corta.
E ancora, se i giornali scrivono
che in questi sei mesi si sono
risparmiati non so più quanti
miliardi di elettricità, perchè
non si continua così? Non ti pare che sarebbe più semplice?
Ti saluto cordialmente.
Magna Berta
Cara magna Berta,
ti dirò che a me personalmente piacerebbe se l’ora estiva durasse tutto l’anno. La mattina
non faccio fatica ad alzarmi pre
sto, e tanto, anche con l’orario
invernale, si deve uscire per alcuni mesi quando è ancora buio;
la sera poi è molto triste veder
tramontare il sole a metà del
pomeriggio. Mi pare che sarebbe
anche più pratico non fare tutta
questa commedia di spostare le
lancette degli orologi due volte
all’anno, perchè le persone che
hanno orari obbligati fanno una
certa fatica a cambiare abitudini; specialmente in autunno, continuano, almeno per qualche
giorno, a svegliarsi alla solita
ora, senza più riaddormentarsi.
Per i contadini invece non fa
molta differenza, perchè si lavora fuori finché ci si vede, senza
badare troppo all’orologio. Mi
consolo pensando che, se non si
adotta definitivamente l’ora estiva per tutto l’anno, ci sarà pur
qualcuno a cui questo farà comodo, anche se non so proprio
immaginare chi sia. Così siamo
contenti sei mesi noi e sei mesi
Alpeggio ’83
La Comunità Montana Val Pellice informa che coloro che hanno presentato domanda di contributo per l’alpeggio nell’anno
’83 dovranno far pervenire entro
e non oltre il 18 novembre 1983
airufflcio Tecnico della Comunità
Montana Val Pellice la seguente
documentazione sia per gli ovini, sia per i bovini;
— dichiarazione rilasciata dal
Sindaco del Comune ove è
stato effettuato l’alpeggio, attestante il numero dei capi
alpeggiati e la data dell’inizio
e del termine delTalpeggio.
Questa dichiarazione deve essere presentata obbligatoriamente da tutti coloro che hanno presentato domanda di
contributo;
— copia del certificato di origine
e sanità rilasciato dal veterinario (mod. 7 foglio giallo).
Questo documento deve essere presentato solamente da
coloro che hanno monticato
su alpeggi in Comuni diversi
da quello di residenza.
In base alle disposizioni della
Regione Piemonte per ottenere
il contributo di alpeggio occorre
TECNIDEAL
di geom. Gl AVARA
Estintori portatili e carrellati
di ogni tipo e capacità per
tutti gli usi industriali e civili.
Impianti fìssi di rivelazione
e spegnimento incendio.
Tubazioni antincendio, idranti
Serv. manutenzione e ricarica
per tutti i tipi di estintori
via Rismondo,45 @ 606.07.77
10127 TORINO
STEREO HI-FI
APPARECCHIATURE STEREO
PROFESSIONALI
E AMATORIALI
Viale de Amicis, 27 - Tel. 90.98.60
LUSERNA SAN GIOVANNI
gli altri.
Grazie di avermi scritto, e
buon inverno.
Magna linota
Le lettere a Magna Linota, vanno indirizzate a Eco delle Valli Valdesi, casella postale, 10066 Torre Pellice (To).
Manifestazioni
che l’allevamento sia in regola
con le norme del risanamento.
Credito artigiano
XOBRB FETJjICE — La Cooperativa di Garanzia della Comunità Mentana Valpellice CO.
GA.V. annuncia agli artigiani
della valle di aver aperto in zona i seguenti recapiti;
— Bibiana - Via Bagnolo, 46 Studio Italproget - Geom. Fenoglio Claudio.
— Lusema San Giovanni - Via
Vittorio Veneto, 10 - Studio
Progettazione Valpellice, tei.
90625 - Geom. Ohibò - Jourdan - Cerutti.
— Torre Pellice - C.so Gramsci,
15/7 - c/o Detachetis Sergio,
tei. 91300.
In detti Uffici si potrà trovare ogni informazione occorrente
per ottenere i crediti agevolati.
Corso per guardie
ecologiche
Sono aperte le iscrizioni per
il II corso dì formazione ed aggiornamento per guardie ecologiche volontarie facenti capo alla Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca.
Le domande per Tiscrizione e
la partecipazione al corso dovranno essere depositate presso
l’Ufficio Agricolo dal giorno 26
settembre al giorno 18 ottobre
1983.
Si ricorda che l’età minima di
18 anni e l’aver frequentato la
scuola delTobbligo sono requisiti indispensabili per la partecipazione al corso.
Il corso avrà una durata di
140 ore ripartite con frequenza
bisettimanale dal mese di novembre ’83 al mese di aprile ’84.
Per ulteriori informazioni rivolgersi airuffìcio Agricolo ed
Ecologico della Comunità Montana (tei. 0121/81.497 - 81.190).
BAGNOU
Gli angrognini da sempre hanno chiamato » Bagnóu » quella splendida terrazza naturale ai piedi del Monte Servin, delimitata a sinistra dai crestoni
della Rocciaglia e a destra dal combaie dell'Arcia.
« Bagnóu », un po’ come il piemontese bagnur », innaffiatolo. E la zona
del « Bagnóu » appare in effetti come
un enorme serbatoio di acqua che serve a mantenere fertili le zone a nordest di Pradeltorno, una terra che senza le fontane sottostanti al « Bagnóu »
sarebbe invece arida ed asciutta.
« Bagnóu », dunque; e non «Bagnau»!
Un nome, quest’ultimo, senza senso,
usato soltanto dal forestieri. Un nome estratto da quella carta militare
che porta innumerevoli deformazioni nei
nomi delle località che in epoca fascista erano stati italianizzati.
Voltiamo dunque pagina e torniamo,
anche dalle colonne dell'Eco-Luce, al
« Bagnóu »!
A. S., Angrogna
CHI PAGA
I PACIFISTI?
L'Eoo del 27 maggio ha gentilmente
pubblicato una mia lettera con la quale,
tra l'altro, segnalavo una corrispondenza apparsa sul quotidiano milanese Il
Giornale »; tale corrispondenza presentava praticamente la chiesa valdese come un feudo del comunismo. Il dubbio che la nostra chiesa non sla libera
da ingerenze partitiche (comunismo o
qualsiasi altro partito) mi preoccupa
seriamente; mi sono tuttavia rallegrato leggendo la Sua nota di commento;
tanto meglio se le accuse sono una
menzogna, per cui suppongo che la chiesa valdese dimostrerà d'ora innanzi,
con i fatti, di essere veramente apartitica.
Ecco però che il solito lettore del
quotidiano milanese non perde l'occasione per sottopormi articoli che denunciano situazioni nelle quali possono, in qualche modo, essere coinvolti
gli evangelici: un articolo pubblicato
nel numero del 23 agosto denuncia le
manovre dell'Unione Sovietica a sostegno dei movimenti cosiddetti pacifisti
che operano nei paesi europei aderenti
alla NATO. Vi si afferma, fra l’altro,
che l’URSS spende annualmente oltre
155 miliardi di lire per finanziare la
campagna propagandistica contro l’installazione degli euromissili nonché
l'attivismo dei movimenti che si battono per II disarmo unilaterale naturalmente dell’Occidente.
Mi rendo conto che sarebbe una pretesa eccessiva chiedere all'Eco di appurare la fondatezza di notizie relative
ad intrighi internazionali di tale portata;
ma forse l'Eco potrebbe darci categorica assicurazione che tutti gli evangelici che si interessano delle manifestazioni pacifiste hanno le mani pulite.
Ringrazio per l'attenzione e porgo
cordiali saluti.
Guido Baret, Pomaretto
• Hanno collaborato a questo
numero: Ernesto Ayassot Renato Coisson - (jiovanni
Lento - Marco Rossi - Aldo
Rutigliano - Erica Scroppo Franco Taglierò.
DA NOSTE PART
Dal 17 settembre al 2 ottobre 1983
si svolge nei Comuni di San Secondo
di Pinerolo e di Prarostino, la 2‘ edizione della festa della Comunità Montana
Pinerolese Pedemontano denominata
« Da nòste part » che lo scorso anno
ebbe come teatro il Comune di Cantalupa.
Sono previste manifestazioni ed iniziative aventi lo scopo di riscoprire e
diffondere le tradizioni, i costumi e le
attività locali.
PROGRAMMA
DEI PROSSIMI APPUNTAMENTI
Sabato 1° ottobre a Prarostino
ore 21; Concerto corale con Coro
Santostefanese di S. Stefano Roero;
Domenica 2 ottobre a Prarostino
Tradizionale festa della vendemmia;
Gimkana trattoristica; Mostra-mercato
dei prodotti agricoli prarostinesi; Sfilata carri; Pranzo sociale;
ore 16.30: Premiazione gare sportive;
ore 20.30: Serata gastronomica presso la Trattoria » Tarin ».
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Pervenuti nel mese di agosto 1983,
L. 5.000: Malan Gaydou Maddalena
(osp. Asilo); Grua Pietro (Torino).
L. 10.000: Grill Paimira, in mem. del
fratello Paolo; Ester Grill, in mem. del
fratello Paolo; Nella Malan Depetris;
Balmas Juliette, in ,mem. di Clara Revel; Pons Alma e Nida, in mem. dei loro cari; ErcoMn Emma (Genova); Flora e
René Pens, in mem. di Clara Revel;
Flora e René Pens, in mem. di Pauline
Albarin; Reynaud Lea (osp. Asilo).
L. 20.000: Ricordando la cugina Paolina Albarin; Mariucoia Grill, in mem.
di Anita Mathieu Eynard; Costabel Aldo e Giuseppina, in mem. dei genitori (Milano); Ines Colucci Martinat, In
mem. della mamma; Liliana Ribet; N.
N.; Lidia e Edgardo Paschetto (Torre
Pellice); Mina Terruzzi Signoretti, in
mem. della cara Pauline Albarin; Ivonne Godine Costantino (Torino): Fiori in
mem. dell’ing. Mario Cattaneo, la moglie Elena Capezze Cattaneo e figli (Torino); Bellion Lena, in mem. di Riccardo e Elena Ossola.
L. 25.000; In mem. di Benedetto Pietro, Elda, Rosalba e Fiorentino.
L. 30.000: Mariuccia Grill, ip mem.
di Lidia Valerio; Graziella Revel, ih
mem. di Clara Revel; Liva e Zizi, in
mem. di Clara Revel; Liliana e Paolo
Varese, in mem. di Giuseppe Belfbrte;
Ester Balma, in mem. di Lidia Valerio
Vola.
1. 50.000: Anna Malanot Alliaud, in
mem. dei suoi cari; Anni Vasario Albarin, in mem. della cognata Pauline Paschetto Albarin; In mem. della sig.ra
Maria Malan (dei Pecoul), la famiglia;
Enrica e Aldo Malan, in mem. di Clara
Revel; Aurora Bastia Albarin; Mathieu ’
Roberto (Torre Pellice); Coniugi Gnone;
Alda, Tullio e Samuele, in mem. di tante Clara; Alda e Tullio Beux, ricordando i nostri cari; Gaydou Ada, ricordando Lilly e Pauline; Renette Albarin; A.
G., in mem. dei suoi cari zii; In mem.
di Pellegrin Lidia Silvia, i figli; Laura
Rostagno Avondetto; In mem. di Giuseppina Airaudo Delpero; Livio Gobello,
ricordando con affetto Lidia Gay.
L. 60.000; Chiesa Evangelica Valdese
di Susa; Graziella Jahier.
L. 80.000: Lina Revel Marcel, in memoria della sorella Clara.
L. 1CO.OOO: Adele e Eugenio Long,
in mem. di Clara Revel; Laura e Jofer
Lodi, in mem. di Clara Revel; Ricordando Mariuccia Jon Scotta, la famìglia: Iolanda Rivoiro Pellegrini, in ricordo di mio padre (Torino); In mem.
di Letizia Boero Rol in Aschwanden;
Roberto e Renato, in mem. del padre
Arturo Balma; Ester Balma, in mem.
del marito Arturo Balma: Hélène e
Ermanno Jalla, in mem. della cara Ottavia, riconoscenti per tutte le attenzioni e cura a Lei prodigate; Ada, Emma e Relio, ricordando Clara con riconoscenza; Scroppo Piera e Ulrico; Renata, Lillina e Neretta, in rico,rdo del
loro carissimo Guido Bounous; Germana e Roberto Juvenal (Torino): In memoria di Giulia Tron Roman, le figlie
(giunto in maggio c.a.).
t. 200.000: Maria e Lidia Vay, In memoria dì Mariucoia Jon Scotta (Torino).
L. 300.000: In mem. di Enrico Pons,
la figlia pastore Giovanna Pons.
L. 728.0>30: Hanny Wartenweiler (Svizzera).
« L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà ».
(Salmo 23)
II 18 settembre dopo lunga malattia il Signore ha chiamato a sè
Margherita Menotti
Milano, 18 settembre 1983.
RINGRAZIAMENTO
« Certa è questa Parola: che se
moriamo con Lui, con Lui anche vivremo ». (II Tim. 2 : 11).
La moglie, i figli, le nuore con le
nipotine e tutti i parenti di
Edoardo Benech
68 armi .
ringraziano tutti coloro che con la loro
presenza, con le parole o scritti si sono
uniti al loro dolore.
Un grazie particolare al Pastore Platone che ha annunziato la risurrezione
di Cristo che vince la morte. Un grazie anche all’Associazione regionale
dell’Arma dei Carabinieri, ai Vigili
del Fuoco di Torre Pellice, alla Squadra antincendio boschivi e alla Croce
Rossa per l’affetto dimostrato. Un senso di riconoscenza ai vicini di casa che
hanno voluto raccogliere spontaneamente una somma in memoria da devolvere alla Chiesa Valdese di Angrogna.
Lusema San Giovanni, 20.9.1983.
AVVISI ECONOMICI
INFERMIERA valdese cerca alloggio
in affitto, 2 camere e servizi a Torre Pellice o Luserna. Tel. al (011)
68.46.45.
FAMIGLIA valdese cerca urgentemente a Torino 3 camere -f servizi
in affitto zona centrale. Marletlo V. G. Bove, 14 - Torino,
TRASLOCHI e trasporti per qualsia«
destinazione, preventivi a richiesta:
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino - tei. (Oli) 6270463 - 6272322.
USL 42 - VALLI
CHI80NE-CERM ANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 81000 (Croce Veraci
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 2 OTTOBRE 1983
Pinasca: FARMACIA BERTORELLO
- Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
'Cniaràia Medica;
Notturna, prefestiva, festiva; telatone 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo; 22664.
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 2 OTTOBRE 1983
Bricherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Villar Pellice: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pell.ee. telefono 91.996.
12
12 uomo e società
30 settembre 1983
^MUNIONE E LIBERAZIONE E STAMPA NAZIONALE RIFLETTENDO SUL DIGIUNO PER LA VITA
Cristo si è
fermato a Rimini
Dai «baschi verdi» dell’Azione Cattolica a padre Pio, dagli
splendori medicei di S. Pietro
alla madonna di Lourdes, dagli
anni eucaristici a Zefflrelli, il
mondo cattolico è e rimane affascinato dal meraviglioso, dalle
folle plaudenti, dalle regie operistico-trionfalì dei suoi momenti più importanti, di quella che
potremmo definire « spiritualità
diffusa » o spiritualità di massa.
Tale fascino non manca di
ghermire i colti ed avanzati dirigenti di Comunione e Liberazione & Movimento popolare
che da quattro anni organizzano
a Rimini « Meeting dell’amicizia tra i popoli».
L’incidente politico-ortopedico
inerente alla mancata presenza
di Sandro Pertini è cronaca ormai consumata e dimenticata
nella ridda di notizie quotidiar
ne, ma quest’incidente diplomatico può essere spunto per una
ingenua e candida analisi della
natura di questo movimento attraverso le cronache della sua
massima kermesse, della sua
massima presenza sui mass media, del suo più alto « indice di
ascolto ».
Comunione e Liberazione nasce nei primi anni ’60 dalle ceneri dell’Azione Cattolica così
com’era stata vissuta negli anni
’50 (La Pira che vive in convento, Carretto che si fa frate nel
deserto. Moro che fa dell’« entrismo nella D.C.», Gino Bartali che imperterrito vince maglie gialle e rosa con lo stemma
dell’Azione Cattolica). Nel ’62
Rocco Buttiglione, ideologo del
movimento, è un adolescente che
si forma su Tommaso d’Aquino
e Maritain, che ama Gilson e
1’« Ortodossia » di Chesterton.
Don Giussani, padre spirituale
del movimento, tende le reti di
un grande rinnovamento del cattolicesimo giovanile.
Tali reti portano in vent’anni
risultati inequivocabilmente clamorosi. 300.000 tra i 15 e i 40 anni convengono a Rimini e fanno impallidire le adunate dell’Azione Cattolica del dopoguerra.
Ma non solo i giovani con chitarra e le comunità familiari
« L'Eco delle Valli Valdesi •: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Franco
Becshino, Mario F. Beruttl, Franco
Carri. Dino Ciesch, Niso De Michells, Giorgio GardioI, Marcella Gay
Adriano Longo, Aurelio Penna. Jean
Jacques Peyronet, Roberto Peyrot
Giuseppe Platone, Marco Rostan
Mirella Scorsonelli, Liliana Viglisi
mo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino ■ tei. 011/
655.278 - c.c.p. 327106 Intestato a
• L'Eco delle Valli - La Luce >.
Abbonamenti '84: Annuo L. 21.000;
Semestrale 12.000; Estero 40.000 (posta aerea 64.000); Sostenitore 40.000.
Decorrenza 1“ genn. e 1” luglio (semestrale).
Redazione Valli: Via Arnaud, 25 10066 Torre Pelllce.
Pubblicità: prezzo a modulo (mm
49x49) L. 7.000 (oltre IVA).
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza. larghezza 1 colonna: mortuari
280 - sottoscrizioni 150 - economici
200 e partecipazioni personali 30P
per parola (oltre IVA).
Fondo di solidarietà c.c.p. 112341G1
intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
confluiscono nel movimento, anzi. La sua forza nasce e scaturisce da quadri intellettuali come Buttiglione, managers come
Formigoni e politici come Sánese che, guarda caso, fa dell’« entrismo » nella D.C. Il loro anticomunismo non è viscerale ma
« dialogante », la loro casa editrice, Jaca Book, non è parrocchiale ma aggiornata, il loro giovanilismo è attento ai tempi, la
loro conoscenza dell’uso dei
mass media è professionale e
seria. Non hanno letto solo le
encicliche, ma hanno saputo leggere la lezione dei « Festival dell’Unità » e della loro capacità di
coinvolgimento, ed hanno studiato le tecniche dei concerti rock
di massa alla luce della loro cultura multicentenaria da « Giubileo & Congresso Eucaristico ».
Così a Rimini questo nuovo
«ordine religioso trionfante» ci
mostra le sue scelte e la sua interpretazione del rapporto con
l’Evangelo.
Assistiamo a conversioni clamorose narrate in presa diretta:
André Frossard, 68 anni, giornalista, figlio del primo segretario generale del P.C.F., protestante fino al 1935, confessa la
sua conversione. «Avvenne il 18
luglio, entrai per caso in una
chiesa di Parigi ed ebbi una folgorazione... ».
L’epamante di Vallanzasca,
banditessa sprovveduta, racconta la sua attuale vita monastica.
Il tutto tra la commozione generale con un utilizzo molto ampio di termini diffìcili da comprendere e da comunicare: fede.
Cristo, amore, bene, male, umanità, amicizia, carità, ecc.
Il tema generale del convegno
è « l’uomo, la scimmia, il robot » ;
essendo un incontro, mille sono
i dubbi e i problemi sollevati.
La problematicità del rapporto
’uomo - natura - tecnologia’ è
affrontata, ma la risposta è già
pronta e traspare fin dalla prolusione di Formigoni : « ...se l’uomo mantiene il senso della sua
specificità allora sono chiari i
suoi rapporti con la natura e
con la tecnica... ».
Parole rassicuranti, certe, « religiose», che pongono la centralità dell’uomo nell’universo ed il
suo « libero arbitrio » come chiave e soluzione di ogni problema.
L’« umanesimo integrale » di Maritain, caro a Buttiglione, si pone candidamente come ricetta e
risposta a tutti gli interrogativi
umani. Ma finora, paroioni a
parte, non troviamo in questi
nuovi profeti un solo accenno
ad una cosa forse ancora più
semplice: la centralità del messaggio evangelico.
Nelle parole dei dirigenti e
nell’entusiasmo delle, masse tuttavia non possiamo non riscontrare una spiritualità genuina,
una agilità intellettuale e delle
doti interpretative nuove per il
cattolicesimo italiano. Eppure
anche nelle più evangeliche delle
affermazioni ci viene da cogliere una nota dissonante. Porse
l’eccesso di sorrisi (l’amore?) o
l’eccesso di buona volontà (le
opere?) o l’ostentazione di ottimismo (la fede?)? Porse tutto
questo c’è, ma poi, alla luce del
piccolo incidente, leggendo di
Formigoni che si precipita in
elicottero in Val Gardena, leggendo le interviste del suddetto
e di Buttiglione che parlano di
congiura massonica, leggendo
tra le righe della faraonica organizzazione del meeting, leggendo tra le espressioni furiose per
lo smacco, ci vien da dire che la
vera nota stonata con l’Evangelo è «l’arroganza». L’arroganza
intima della paura, della mania
di persecuzione e dell’ansia di
protagonismo.
Tra preghiere comunitarie,
chitarre, dialoghi con Cacciari e
Ingrao, tra «battaglie per la vita » e « entrismi » nella D.C. ci
viene insomma il sospetto che
vogliano costringere Cristo a
modificare la sua affermazione
« Il mio regno non è di questo
mondo ». Per farlo regnare a
tutti i costi qui e subito.
Paolo Cerrato
E' giusto
«sacrificarsi»?
E’ terminato da alcuni giorni
il « digiuno per la vita », che ha
visto impegnate 15 persone in
un digiuno gandhiano (a sola acqua) a durata illimitata, cioè
eventualmente fino alla morte
dei digiunatori.
Lo scopo di questo digiuno,
fatto contemporaneamente negli
Stati Uniti, in Francia, Germania
occidentale e Canada, e spiegato
ili un appello ai governanti del
24 aprile ’83, era quello di ottenere il congelamento al livello
attuale degli arsenali nucleari,
ed in particolare per l’Europa la
non installazione dei missili Pershing e Cruise della Nato e lo
smantellamento degli SS20 sovietici già esistenti. Cioè l’obiettivo per cui si battono oggi i movimenti per la pace europei.
Il digiuno era iniziato il 6 agosto, anniversario dello scoppio
della bomba di Hiroshima, e si
è protratto per circa 40 giorni.
A Roma si è unito ai digiunatori
anche Thomas Siemert già ricercatore per ben 23 anni presso la
Pockwell mìssile divisìon, mia
delle maggiori fabbriche di armi
statunitensi, e dal 1976 impegnato attivamente nel movimento
per la pace degli USA: egli chiedeva una parola di condanna del
papa allo sviluppo, al dispiegamento ed all’uso delle armi nucleari.
Più che del significato politico
di questo tipo di lotta, sul quale
ci sarebbe molto da discutere,
credo sia importante iniziare a
riflettere su queste pagine, anche
alla luce degli ordini del giorno
approvati dall’ultimo Sinodo, sul
significato del digiuno per dei
credenti oggi; magari partendo
da questa forma estrema che
può portare al sacrificio volontario della vita del digiunatore.
Si tratta di un fatto col quale
GLI EFFETTI DEL RAZZISMO
Sud Africa: bianco e nero
Due teologi metodisti inglesi,
David Stacey e Morna Hooker,
di ritorno dall'Africa del Sud dopo tre settimane di visita ai collegi ed alle facoltà di teologia,
hanno dato una descrizione triste
e dei>rimente della situazione in
questo paese. L’agenzia dì stampa SOEPI del Consiglio Ecumenico delle chiese, riferisce che i
due teologi sono rimasti stupiti
di come tutti i problemi diventano problemi razziali. « Tutte
le questioni personali, teologiche,
liturgiche, ecumeniche ed i problemi di struttura e di organizzazione sono considerati come
aspetti diversi del problema razziale» hanno scritto in un opuscolo dal titolo « Riflessioni su
una visita in Africa del Sud » edito dal Christian Instltute Fund.
« Non è un cliché quello di definire i bianchi ed i neri come
nevrotici, la paura determina tutto. Il sudafricano che sia in
grado di ragionare logicamente,
che possa essere convinto dall’evidenza dei fatti e che possa
cambiare idea su un problema
razziale è raro. Per questo abbiamo imparato molto di più
dai presupposti e dai simboli
che dagli argomenti. Ci siamo
presto abituati al fatto che le
persone cercavano di convincerci dei loro presupposti ».
Riferendosi alTanarchia che regna fra i giovani neri, i due teologi scrivono che « le vecchie
strutture tribali sono state di
strutte e con loro le regole e gli
usi sui quali si basava la morale
sociale. Non bisogna aspettarsi
che i neri delle città adottino le
leggi degli uomini bianchi che li
umiliano ».
In generale, hanno ancora dichiarato, la Chiesa in Africa del
Sud rispecchia le tensioni che ci
sono nella società e fa poco per
superarle: «era triste ascoltare
un sermone sul prossimo in una
parrocchia di soli bianchi. Non
c’era alcuna menzione dei neri
proprio mentre il villaggio dei
neri era poco distante e questo
sermone era pronunziato in una
chiesa dei bianchi che ospita nei
suoi locali una chiesa dei neri ».
Le due chiese erano entrambe
metodiste ma non facevano niente in comune.
« Era anche triste vedere dei
sinceri cristiani considerare normale il fatto di avere dei servitori neri. Ci sono alcuni bianchi
molto coraggiosi, ma in genere
i cristiani bianchi sono molto
conformisti. Per quanto concerne le ingiustizie della società ci
è stato ripetuto mille volte che
la maggioranza dei bianchi non
sa o non vuole sapere nulla ».
Una conseguenza preoccupante
dell'opposizione fra bianchi e
neri è il nascere di una polarizzazione totale in teologia. « E'
probabile che i neri, con il loro
profondo sentimento di solidarietà familiare, tendano a sotto
lineare l’aspetto comunitario del
cristianesimo, mentre i bianchi,
con il loro individualismo stretto post vittoriano, insistano sull’aspetto personale.
Questo ha preso dimensioni assurde. In ima discussione sul Regno di Dio, abbiamo realizzato
che esiste una scissione totale
fra i bianchi che pensano in termini pietisti aU’altro mondo, ed
i neri che sperano il Regno di
Dio sulla terra in un tangibile
contesto di giustizia. I neri sono
portati a parlare come se l’espressione sociale del cristianesimo fosse tutto... i bianchi rendendosi conto dei problemi enormi che porrebbe loro un appoggio incondizionato a qualsivoglia progetto sociale, tendono
a^ rinchiudersi in una pietà individuale eccessiva e si lamentano
del fatto che la solidarietà familiare riduce la j fede personale ».
« Questo indebolimento del
fondamento biblico della fede,
scava un fossato che è riempito,
per quanto riguarda i neri, dalle
religioni tradizionali. La tappa
successiva sembra essere la costruzione di una fede sincretista... I bianchi non sono in grado
di impedire questa ricaduta. Al
contrario è proprio il loro atteggiamento che ne è la causa.
Dal momento che non vi è alcun
bianco innocente nessuna credenza dei bianchi può essere totalmente accettata dai neri ».
dobbiamo confrontarci, soprattutto teologicamente, sia perchè
in questo digiuno erano impegnati dei credenti, episcopali,
' protestanti, quaccheri, cattolici,
insieme ad un monaco buddista,
sia perchè anche dei nostri fratelli evangelici hanno intrapreso
azioni di digiuno in soiidarietà
con essi.
In una lettera inviata ai delegati all’Assemblea del Consiglio
Ecumenico delle Chiese a Vancouver, da Dorothy Granada, una
degli organizzatori del digiuno,
si può leggere: «...Dopo preghiera e riflessione, siamo pronti, se
necessario, a dare la nostra vita
per il bene dell’umanità... Nel
passato, molti altri cristiani sono stati chiamati ad offrire la loro vita cercando di salvare la vita di un solo fratello o sorella.
Noi stessi pensiamo di dover
prendere dei rischi seri per salvare la vita di tanti poveri che
muoiono ogni minuto a causa
delle risorse stornate verso il
profitto della corsa agli armamenti ».
Una risposta
Una risposta che mi pare significativa a questo modo di impostare l’impegno del credente
oggi sulla strada della pace, e
che mi pare possa aprire un dibattito sul senso del digiuno, viene dalla lettera che la Commissione pace e disarmo delle chièse valdesi, metodiste e battiste,
ha inviato agli organizzatori del
digiuno per la vita.
In questa lettera, dopo aver
espresso la solidarietà ed il senso di apprensione con il quale è
stato se^ito il cammino dei digiunatori, e dopo averli inforrnati delle ultime prese di posizione del Sinodo, si dice: « Siamo tuttavia lieti nell'apprendere
che avete interrotto l'azione di
digiuno. Un vostro "sacrificio”
non avrebbe infatti, a nostro modesto parere, avuto alcun significato particolare.
Già Videa stessa di sacrificio
è qualcosa che ci pare essere
estranea allo spirito del messaggio biblico. Il credente si trova
esposto, a motivo della testimonianza, al rischio di perdere la
propria vita; ma non ricerca mai
la morte. Questa può essere il
prezzo da pagare, ma non può
mai essere tip modo di espiazione. Anche i grandi testimoni del
nostro tempo, Gandhi, M. L.
King, p. Bonhoeffer, tanto per
citare i nomi più noti, non hanno sacrificato la loro vita: è stata loro tolta in maniera violenta
dal potere. Ogni credente può
guardare con serenità ai rischi
che corre, sapendo che il suo Signore è il vincitore della morte.
...Una vostra morte non avrebbe avuto probabilmente alcun significato. I vostri amici vi avrebbero per un po’ di tempo ricordati con commozione; forse sareste anche stati proposti per la
beatificazione. Ma noi in puesto
momento non abbiamo bisogno
di santi. Abbiamo bisogno di
persone che percorrano con noi
le strade del mondo per predicare la pace; abbiamo bisogno
di persone che partecipino ai
blocchi non violenti delle basi
in costruzione; abbiamo bisogno
di persone che ci aiutino a vincere il fatalismo e la rassegnazione; abbiamo bisogno di persone che ci aiutino ad elaborare
proposte economiche, politiche
alternative a quelle attuali; abbiarno bisogno di persone che ci
aiutino ad inventare un’educazione alla pace ».
Aldo Ferrerò