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LA
UONA NOVELLA
GIORNALI-:
DELL’ EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
ANNO Vir, MDGCCLVm,
SECONDA SERIE
cì7a
TORINO
TIP. CLAUDIANA DIUETTA DA RAFF. TROMBETTA
3
INDICE DELLE MATERIE
PARTE BOTTRINALE
Di alcune oliliiozioni che si fanno contro la Bibbia.........22, 59
Dottrine distintive della Chiesa romana; Dio non è ogydto esclusivo di cuito.. 37
Il giusto jiecca sette volte al giorno............................107
Cristo davanti a noi, Cristo in noi e Cristo per noi..................156
La serva cristiana........................................184
Base della fede.....................137.213
Del culto e del governo della Chiesa............................204
Rtudj Biblici : il jt)ri/no omiWrfw................................315
Pensieri sulla fede........................................33G
POLEMICA
Marianesimo. ossia culto idolatro di Maria distiiUtivo del Cristianesimo.. 2, 40
La Chiesa papale giudicata dal breviario romano..................71
Covruzione del culto cristiano................85,133
h'Armonia ed il viaggio di S. Pietro a Roma . . . ...............90
11 Culto e la mediazione dei Santi condannati dall'antica tradizione . . 102,117
Avviso aU’/lrmonia........................................110
Un'ultima risposta all'Armonia dell'autore del viaggio di S. Pietro a Roma 123
Risposta sAVApohgisfa del 25 maggio..........................162
La Religione fatta stromento delle passioni politiche................1G9
Falsificazioni Romane...................181,197
Quale è la vera controversia fra l'Evangelo ed il Romancsimo..........189
Le due lettere circolari dei vescovi di Pinerolo e di Nizza............215
Polemica..............................................220
L’Apostasia..................... 229, 245, 277
Tu sei Pietro..............................................339
Fedsiñcazioni Tornane: alcii/ie osservazioni nel Concilio di Sardica .... 261
I preti ai bagni..........................................290
II fanciullo ebreo di Bologna ed i giornali clericali................293
Il Cattolico e V Opinione a proposito del Tempio Valde.se di Genova . . . 301
Altre falsificazioni romane: l'assunzione della B. V. Maria............309
La salvazione : differenza tra la dottrina romana e l'evangelica .... 325
I quattro preti di Pavia ed il dogma dell’ Immacolata..............331, 346
La Libertà Cattolica ed il tempio Valdese in Genova................334
Alcune riflessioni suU'atfare Mortara..........................341
La diffusione dell'Evangelismo in Italia, causa indiretta, ma infallibile
della nazionale concordia ............................358
La Libertà Cattolica o la Buona Novella.........................362
Della libertà religiosa in Inghilterra............................309
I Valdesi cd il Campanile............ .... 373
MISSIONI — EVilNGELIZZAZIONE — SCUOLE DOMENICALI
L'Evangelizzazione........................................69
L'Evangelo a Courmayeur..... ......................75
L'Evangelo a Genova......................................78
Una festa nella scuola della domenii'a di Nizza........K . 80
II missionario evangelico Livingstoue e le sue .scoperte nell' Africa. . . 87
4
Aiioora l'Evangelo a Counnayeui-..............................109
Sinodo della Chiesa Valdese................149,165
L’Evangelo si spande......................................l’i'>
Scuole della domenica......................................223
Scuole della domenica nelle Valli v'aldesi........................256
Dedicazione al Signore del Tempio valdese in Genova................296
Preghiera recitata nell'occasione della dedicazione del Tempio A'aldese in
Genova..............................................299
Società dei Trattati religiosi per l’Italia............. . . 319
L’Evangelo in mezzo ai soldati.............. 349
Un granello nel deserto................. • 851
Uno sguardo retrospettivo sul movimento religioso degli Stati Uniti . . 364, 37G
BIOGIIAFIA — ANEDDOTI
Roberto Maxwell Hanna....................................9
Ultimi istanti di un soldato cristiano..........................68
Il Barone Van-der-D’huyn ................................101
Un confessore della fede nelle Indie............................135
Il padre Gossncr....... ........................234
Il giornale d’una giovine donna................................268
VARIETA’
Gli emigranti Valdesi per l’America..........................12, 42
Due discorsi reali........................................'Ì5
Stabilimento di cucitura a prò delle operaje povere................47
Resoconto delle operazioni della società di Previdenza..............139
Gl’indecisi in materia di Religione............................250
BIBLIOGRAFIA
Impossibiliti storica del viaggio di S. Pietro a Roma, dimostrata sostituendo alla falsa tradizione la vera..............62
Roma e Londra per D. Margotti..............................113
La Bible et la Traduction Lemaistrc de Sacy....................282
Un nuovo giornale........................................329
POESIA
Due sonetti...........................04
CORRISPONDENZA DELLA BUONA NOVELLA
Nhm........................26, 97, 143
S. Pier ^Arena............................29
Vandoemres, presso Giruera..................................95
Courmayeur..............................................141
Valli Valdesi............................................256
Genova..............................................271
Ferrerò................................................355
CRONACA DELLA QUINDICINA
Pagina 15, 31, 48, 65, 82, 129, 168, 177,192, 208, ,226. 242, 259, 291, 806,
322, 337, 352, 370, 380
Annxjhzii pastint
5
Asno vii — N. 1. II SERIE 16 Qesnajo 1858.
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
•xAAA/XOXAAaz'
Sepaendo la verità nella carità. — EfES. VI. 15.
LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
In Torlvo airUffizio del Giornale, vìa del Principe
Tommaso dietro il Tempio Valdese.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE
Per lo Stato [franco a destinazione].... £. 3 00
Per la Svizzera e Francia, id........... „ 4 25
Per l’Inghilterra, id. .................. „ 5 50 j Nelle Peotijtcib presso tutti gli Uffìyj postali per
Per la Germania id................... „ 5 50 ì mezio di Vaglia, che dovranno essere inviati
Non 8i ricevono associazioni per meno di un anno. ^ fftinco al Direttore della Buosa Noveixa.
AU’estero, a’ seguenti indirizzi : Parigi, dalla libreria C. MeyrueÌR, me Rivoli ;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMARIO
Avviso — Marianesimo, ossia culto idolatra di Maria, distruttivo del cristianesimo ; V. — Necrologia :
Roberto Maxwell Hanna — Gli Emigranti Valdesi In America — Cronaca della quindicina.
AVVISO IMPORTANTISSIMO
Preghiamo caldamente quei signori Associati alla Buona
Novella che non intendessero rinnovare la loro associazione a volercelo manifestare, reiqmigendo l’uno o l’altro
dei DUE primi numeri che mandiamo a tutti. Il ritenerli
sarà da noi considerato come espressione della volontà
che hanno di riabbuonarsi.
Nello stesso tempo, e non meno caldamente, preghiamo
quei nostri amici che nell’amio scorso, con tanta gentilezza, ci prestarono l’opera loro allo scopo di raccogliere
dei soscrìttori alla Buona Novella ad usarci, ancora in
quest’ anno, la medesima cortesia, per la quale possono
andare sicuri della viva nostra gratitudine.
La Direzione.
6
MARIANESIMO
OSSIJ
rÜLTO 1LH)LATR0 1)1 MARIA I>TSTUrTTIVO DEL CKIHTIANEKIMO
V.
Negli articoli precedenti fu trattata da noi la parte clit%
senza dubbio, rinchiude quello che di più splendido viene
raccontato di Maria, e nulladimeno abbiamo noi fatto toccare con mano, ben ponderati i testi, che da essi in niun
modo si può legittimauiente dedurre un titolo solo, un'attributo qualunque di quelli che jìresero voga, mediante lo
zelo pervertito e cieco della chiesa romana. Ora entreremo
noi in un campo più propizio alla tesi che so.steniamo ; imperciocché dall’istante che comincia la carriera pubblica di
Gesù, i quattro evangeli unanimi, ogni qualvolta fanno
apparire Maria (e la fanno spesso apparire), non per altra
ragione sembrano essi porla nel cospetto del di lei Figlio,
che per rendere tra essa e Lui forte non meno che significativo il contrasto. Non havvi dubbio, e ogni mente un po’
perspicace n’andrà facilmente convinta, che altro, assolutamente (diro è il carattere di Maria, stibito dal momento che Gesù
Oliera in pubblico, parla ed ammaestra. Questo è sì vero che
nel quadro stesso in cui per la prima volta, all’età di dodici
anni, Gesù smarrito da’ suoi parenti, si riscontra da es.'si nel
tempio in mezzo ai dottori, il linguaggio di Maria rispetto
al Figlio è di donna ignara, e da quel che pare, si direbbe
colpevoknente ignara della missione del Salvatore, del cÌL-e
ne è ripresa. Infatti non ci porge ella giusto motivo di crederla ignara, ben considerando quello che ci lasciò scritto
S. Luca? — ‘'Lo trovarono nel tempio, sedendo in mezzo
dei dottori, ascoltandoli e facendo loro delle domande.
“ E tutti coloro che l’udivano, stupivano del suo senno e
“ delle sue risposte. E quando essi lo videro, sbigottirono.
“ E sua madre gli disse : figliuolo, perchè ci hai fatto così?
“ Ecco, tuo padre ed io ti cercavamo, essendo in gran trava“ glio ”. In verità questo sbigottirsi di lei, e sopratutto il rimbrotto espresso con tali termini, sono iufiuitanient<3 lontani
7
dal darci quell’idea che si fece prevalere, iu contraddizione
colla sacra Scrittura, che Maria leggeva neH’av\^euire quanto
concerneva il di lei Figlio, e che seco Lui ella era unita di
mente in un modo intimo e perfetto ! ! ! Si avrebbe dovuto,
anzi dal linguaggio ch’ella gli tiene, crederla in condizioni
ben opposte, particolarmente riflettendo a questa risposta
che Gesii le fo, non meno viva, e che ha tutti i caratteri
di replica alle interrogazioni di lei die certamente rìj/rende :
“ Ma egli disse loro, perchè mi cercavate? Non sapevate
“ voi ch’egli mi conviene attendere alle cose del padre mio?
“ ED ESSI NON INTESERO LE PAROLE CH’EgLI AVEVA LOR DETTE.”
Quest’ultimo tratto pinge in modo gagliardo il vero stato
tanto di Maria che di Giuseppe, in questo caso agguagliati,
stato d’ignoranza dell’indole di questa prima manifestazione
di Gesìi, che per loro è un enimma oscuro e confuso, anzi
un non so che di strano da rimanerne sorpresi ed atterriti I ! !
Ma dove veramente l’antagonismo, se così po^so esprimermi, o dh'ò meglio, l’antitesi tra Gesìi e Maria appai’e
sistematica, si è allorquando raccolti i primi pochi discepoli, tre giorni dopo della loro vocazione, recasi Gesù con
essi alle nozze di Cana, alle quali è invitato congiuntamente
a sua madre. S. Giovanni ci specifica che da quest’ istante
Gesù comincia la vita sua pubblica, ed è ora appunto che
tra lui e Maria segnalasi il primo contrasto, che come
stiamo per vedere, è rimarchevolissimo sotto ogni rapporto.
Se solo in questa circostanza si riscontrasse contrasto siffatto, bisognerebbe cercare di approfondirlo per rendersene
ragione, ma si tratta di ima serie di contrasti che si succedono più e più notevoli, e che formano come una lunga
muraglia deliberatamente costrutta attraverso tutti gli evangeli, fino all'agonia della croce, e questa è una muraglia di
separazione tra Gesù e Maria, che non può spiegarsi, se non
supponendo uii’ intenti), uno scopo, anzi un sistema di precauzione ; imperciocché rimane impossibile di addurre altro
ragioni di una condotta sì ben determinata e tanto patente
in tutta l’ordiniitura evangelica.
Prima ch’io entri in questa materia, si ascoltiuoqiiuii gravi
8
obbiezioni fa il padre Ventura stesso nel suo libro L(t rnadi
<11 Dio (parte 1® pag. 36). Così va esclamando : “ Se Mari
chiede di vederlo e di parlare con lui, “ ecco tua madri
od i tuoi fratelli sono là fuori cercando di parlarti, ” Gesì
Cristo si ricusa, e quasidi non riconoscerla, rispon
deiido : chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? e stes.
la mano verso i suoi discepoli, disse : ecco la madre mia eci miei fratelli ; perciocché, chiunque avrà fatto la volont;
del padre mio che è nei cieli, esso è mio fratdio, sorella <
madre. Che più ? costantemente chiamandola dorma,
pare che le nieglii ancora il titolo, il nome e la qualità d
sua madre. Perchè dunque la tratta con sì poco riguardo 1
perchè le niega ogni dimostrazione pnhhlica di filiale tene
rezza ? Al convito di Cana, per imica ragione di negarli
il chiesto prodigio, assegna di non essere giunta per anc(
la sua ora. Ritrovato nel tempio, per unica ragione del sue
volontari^ smarrimento, dichiara che pria di tutto dev<
egli occuparsi della missione di cui il suo Padre celeste It
ha incaricato. Quando Maria lo domanda, per unica ragiom
ONDE RICUSI DI VEDERLA, protesta che non riconosce per suo
congiunti se non le anime docili ad ascoltar gh oracoli d
Dio, e fedeli ad eseguirli. Ora che cosa mai significa tuttociò, dice S. Ambrogio, se non che Gesù Cristo crede d
dover tutto sè stesso più che agli affetti della sua madrt
terrena, al ministero di che l’ha investito il suo Padre celeste ? Questo è dire che egli crede di dovere tutti assoluta
mente i suoi momenti, tutte le sue azioni alla salute degl
uomini ; che questo grande interesse è la regola di tutta 1;
sua condotta e di tutti i suoi prodigj ; ch’egli si riconosce
si riguarda ed opera maisempre come il mediatore univer
sale del mondo, non come il figlio privato di Maria”. Coi
quest’ultima riflessione, il solo spediente che abbia, cerc;
il padre Ventura eludere un vasto complesso di testi cht
in modo sì chiaro rilegano dd continuo Maria in fondo
ddla scena, per non lasciarle mai prendere minima parte ,
anche una sol volta a qualunque mediazione tra quelli che
hanno bisogno di grazie e il Piglio che no è la fonte. Ve-
9
risMÌnio che Gesù è tutto inteso alla sua opera della salute,
uia «e questa sola lo assorbe, non mai distratto da cure f>])poste, e se è giusto ch’egli non permetta che altri lo distolga, perchè se Maria era destinata, siccome dicono i
divoti di lei, a cooperare alla salute comune, ad essere
in second’ordine mediatrice con Cristo, e perfino corredentrice, perchè mai, dico, gli evangelisti, o piuttosto lo Spirito
Santo che dettò le loro carte, tanto pertinacemente persistono nel rifiutarle un tal concorso, e ben più, non per altro
fine vaimo introducendo Maria, se non perchè il ri finto di
associarla al Figlio si dimostri con prove sempre più chiare
e maggiori ? Mentre Gesù convei’te anime, sana morbi, e
nel cerchio di sua missione irradia la luce e la vita, perchè
ella è sempre respinta da questo cerchio, nè la luce, nè la
vita sono mai comunicate una sola volta pel di lei mezzo? 1
quattro evangeli ci aprono il teatro delle operazioni di
Gesù; su questo teatro periodicamente è condotta Maria,
non poche volte, ma intanto ogni apparizione di lei non è
forse riferita nell’intento manifestissimo appunto di escluderla da ogni ingerenza, da ogni partecipardone, perfin da
ogni contatto con Gesii, intendo dire nel senso di comunicare con lui, per essere poi un riverbero ad altri? Questi
fatti positivi evangelici, fatti che riempiono e dominano
l’intero sistema, sono di peso cotale che quanti non lo sentono in tutta la sua forza, bisogna dire che la loro ritlessione sia scarsa e' assai lieve il loro senno !
Nelle nozze di Cana, nel mentre stesso Maria vede Gesù
cingei'si di discepoh, e che è per mostrarsi con quel carattere divino, che fin allora era stato celato, mancato il vino
ai commensah, fa un paiiso innanzi e prende V iniziativa
verso di lui, perchè operi un prodigio. Quest’iniziativa è
ella accolta? No, ma è respinta. Il passo che Maria fa, è
forse incoraggiato ? No, ma s’intende dire, “ l’ora mia non
“ è ancor giunta”. Gli adoratori di Maria solo s’arrestano
alla circostanza che pure il prodigio fu fatto ; però la negativa è certissima, nè può conchiudersi, che ciò non
ostante. Maria fu ascoltata. Il prodigio ebbe luogo dunque.
10
non in ragione della domanda, ma per una convenienza ed
uno scopo di cui Gesù solo fu giudice, e rimane in tutto
il suo valore, nel suo nerbo inconcusso, questa risposta a
lei fatta da Gesii ; “ che ve fra te e me, donna ì l’ora mia
“ non è ancora venuta ”. Si cercò a forza di sottigliezze di
passare l’asperità del linguaggio, ma vana fatica. Si trovano
frasi identiche nella Scrittura ed hanno sempre un carattere ostile, nè può loro mai attribuirsi un senso anche al((uanto temperato. Fra tanti esempj mi contenterò di un
solo che dovrà bastare. Quel celebre indemoniato che aveva
per unica dimora i sepolcri e si picchiava con pietre, che
urlava e spaventava tutti, visto Gesii da lungi, dato un
gran grido, esclamò ; “ Che v’è fra me e te Gesù fìgliuol del“ l’iddio Altissimo? io ti scongiuro per Dio che tu non mi
“ tormenti ” (Marco V. v. 7). Laonde l’aver Gesù adoprato
espressione sì forte che anche il padre Ventura è costretto
di tradurre in questa forma, “ che v’è tra me e te di comune,
donna ?” è evidente segno che all’asprezza dell’espressione
voleva egli collegare un’intento corrispondente ; qual può
essere ? 11 seguito farà vedere che precauzioni continue e
antidoti sono prodigati ^in tutti i vangeli coìitro tendenze
previste a far di Maria un oggetto di omaggi speciali e di
fiducia divota. Come altrimenti spiegare dichiarazione sì
formidabile : che v’è tra me e te di comune, donna ?
Ma quello che forse pochi hanno indagato, tanto si suole
poco riflettere sulle cose stesse più gravi, si è che la casa
di Maria riassumeva lo stesso genere d’ostilità contro Gesù,
che fu visto spiegarsi in Nazareth e in Gerusalemme. Penetriamo ben a fondo quello che Gesù attesta : “ Che niun
“ profeta è dismiomto, se non nella sua patria e fra i suoi
“ parenti ed in casa sua ”. Osserviamo che fra tutti i popoli quello che più sprezzavasi dagli altri, fino a fame ludibrio, era il popolo ebreo. Gesù nacque ebreo. Nella Palestina o Giudea, la Galilea si componeva di tale mistura
di ebrei e di gentili, e tutti erano sì poveri ed abbietti, che
le altre provincie avevano in sommo disdegno gli abitanti
della Galilea ; e Gesù fu galileo. Di più, nella Galilea, Na-
11
7iiri.*th ora in sì poco credito che Natanacd quando udì cho
Gesù vi dimorava come cittadino, schimò prevalendosi di un
proverbio corrente ; “ Può egli esservi bene alcuno da Nazareth? ” Ora Gesù l’aveva scelta per sua patria, e fu detto
Nazareno. Se si voglia proseguire il contrasto, non è egli
vero che la famiglia a cui apparteneva Gesù doveva in
«luella stessa città essere la meno curata, anzi la più avvilita? In questa casa Gesù si riconosce disonorato!!! Lo era
in Nazareth da suoi concittadini, e parimenti in casa sua,
dicendo S. Giovanni: “che i fratelli suoi stessi non credevano in lui Gesù si stava in Galilea, perchè in (ìerusalemme i Giudei “ cercavano di ucciderlo ”. La festa dei tabernacoli era prossima, “ laonde, prosegue S. Giovanni (cap.
VII, V. 3), i suoi fratelli gli dissero, partiti di qui e va nella
Giudea, acciocché i tuoi discepoli ancora veggano le opere
che tu fai. Perchè ninno che cerca d’essere riconosciuto in
pubblico, fa cosa alctma in occulto ; se tu fai tali cose, palesati al mondo. Perciocché no,n pure i suoi fratelli credevano iu lui. Laonde Gesù disse loro : il mio tempo non è
ancora venuto; ma il vostro tempo è sempre presto. 11
mondo non vi può odiare, ma egli mi odia ; impercioccliè
io l’endo testimonianza d'esso che le sue opere sono
malvagie. Sahte voi a questa festa, io non salgo ancora
a questa festa ; imperciocché il mio tempo non è ancora compiuto. E dette loro tali cose, rimase in Galilea ”. In questo dialogo i fratelli di Gesù si mostrano
seco lui acerbi, di una famigliarità arrogante, l’accusano
di non saper francamente prodursi in pubblico, promuovon
dubbj sul potere di lui, e, cosa rimarchevole, dicendo egli
di loro : “ il mio tempo non è ancora venuto, ma il vo“ stro tempo è sempre presto, ” si esprime con analogia
manifesta a quanto già disse alla sua madre. Aggiungendovi; “ 11 mondo non vi può odiare” ; non gli dichiara egli
con ciò perv^ertiti e tutti intenti a secondare quanto il
mondo opera di malvagio ? Questi pochi tratti sollevano
la cortina alla casa di Gesù, e ce ne mostrano i membri
iu guerra con lui, degno tipo questa casa del quadro più
12
vasto, ma identico, che la Giudea e la Sinagoga presentano, egualmente incredule, e cercando un Messia che secondi le loro brame ambiziose.
Convinto ora che Gesii come nella sua patria, come
tra i suoi parenti, così tra quelli di sua casa è un profeta
non creduto, anzi disonorato, vediamo ciò che ci riferisce
S. Marco che corrobora quanto teste ora abbiamo detto.
Allorché tra i discepoli sono scelti i dodici che Gesù
chiama apostoli, così segue a narrare S, Marco (cap. iii,
V. 20 ecc. ) “ Poi vennero in casa. Ed una moltitudine
“ si raunò di nuovo, talché non potevano più prender
“ cibo. Oi’a i suoi, udite queste cose, uscirono per pi“ gliarlo, perciocché dicevano : egli e’ fuoh di se’ Nel
greco la forza delle ultime parole é assai più grande : il
latino della Volgata è esatto ( Et cum audissent sui,
exierunt teìiere eum, dicebant enim ; Quoniam in furoeem
VERSUS est). Già si sa che Scribi e Farisei di lui dicevano :
delira ” ( insanit ) ; ma qui lo stesso dicono quelli di
ìua casa, in modo energico chiamati i suoi. Sono questi
ohe lo trattano come frenetico, e vengono per impadronirsi di lui. Ma si risponderà, però nulla è detto di Maria ; ma questo silenzio stesso sarebbe grave trattandosi
di quelli di sua casa che sa bene ella esser nemici aperti
di Gesù, che indegnamente lo maltrattano fino a tentare
di porgli le mani addosso, giudicatolo degno di catene!!!
Io non esagero. Ogni testo citato mi viene in appoggio, e ogni
testo è fulgido di evidenza. Ma non è già vero che si taccia
di Maria ; subito dopo, nel capitolo stesso, farisei e scribi
si addensano intorno a Gesù con feroci accuse, “ che egli
“ cacci i demonj per lo principe dei demonj, ” dicendo
che egli “ ha lo spirito immondo S. Marco, senza interporre una sillaba, così soggiunge : i suoi fratelH adunque
“ e sua madre verniero, e fermatisi fuori mandarono a
“ chiamarlo. Or la moltitudine sedeva d’intorno a lui e
“ gli disse ; ecco tua madre ed i tuoi fratelli son la’ di
“ FUORI e ti cercano. Ma egh rispose loro dicendo : chi
“ é mia madre e chi sono i miei fratelli ? e guardato in
13
“ giro coloro che (¡li sedevano intorno, disse : ecco mia
“ madre ed i miei fratelli ; perciocché chiunque avrà
“ fatta la volontà di Dio, esso è mio fratello è mia so
‘‘ rolla é mia madre ”. Varie altre volte Maria^ collo
stesso seguito, si reca in pubblico per ricercar del suo
Figlio, stando sempre al di fuori, non mai introdotta nel
circolo dei discepoli, e l’annunzio fatto a Gesù dell’apparire di lei, o dei suoi fratelli o sorelle, vien sempre
accolto con quella replica che ora si è intesa, replica
gravida di sensi ^ come quella parimenti che fu fatta a
quella donna che esaltava tra la turba il seno che lo
portò e le mammelle che lo allattarono. Non é egli vero
che Gesù con forza reagisce contro idee di tal sorta? reazione simile, che si può ben dire opjìosizione, costituisce
l’elemento dominante dei quattro evangeli, posto come
barriera insormontabile contro ogni tentativo di creare
una divozione a Maria, o anche un simulacro di mediazione. Quello che ci rimane a dire, abbracciando l’economia intera del pensiero evangelico, arUimarianico per
ogni lato, non farà che viemmeglio convincerci che la parola divina rinchiude un sistema predisposto, preciso e
chiaro come cautela e insieme ostacolo non solamente contro
t)gni mariolatria, ma perfino contro l’idea la più remota
di fare di Maria, nell’economia della redenzione, un mezzo
qualunqm, o un ausiliare per tenue che sia, nell’ opera
della salute, che secondo il disegno perfettamente armonico del Nuovo Testamento, unicamente appartiene a Cristo,
solo Mediatore e solo Salvatore degli uomini. Teofosfilo.
NECROLOGIA
ROBERTO MAXWELL HANNA
Torre, 30 Dicembre 1857.
Si(j. Direttore.
JPeriuettetemi di compiere, col mezzo della Buona Novella, il penoso
ufficio di annunziare agli amici della causa di Cristo in Italia ed ai nostri
■ amici particolari l'assai grave perdita che han fatto per la morte prematura del rev. Roberto Maxivell Hanna^ pastore della chiesa Ubera di
t^cozia. a Firenze.
14
Colto da febbre gastrica al principio di novembre p. p., subito dopo
il suo ritorno dal viaggio fatto nella di lui patria, egli cadde giù rapidamente e s’addormentò nel Signore, fra le braccia del tenero ed
affezionato di lui amico il rev. D. E. Stewart di Livorno, gabbato 19
corrent« alle ore 8 di sera. Fin dal conilnciamcnto la malattia prese
un’aspetto allarmante, e questo eccellente amico vedea arrivare la morte
con quella perfetta rassegnazione e divina calma eh’erano sempre scolpite sull’amabile e dolce di lui viso, il quale dagli amici suoi può essere
assai facilmente raffigurato. Le testimonianze di simpatia che gli furono
prodigate eccitarono fino alla sua ultima ora un forte sentimento di riconoscenza. Sin dal principio del suo ministerio pastorale egli fu cooperatore attivo, zelante, prudente e benedetto nella vigna del Signore, nel
centro della nostra misera Italia. Figlio di un pastore, Giovanni Hanna,
di buon’ora manifestò il desiderio di diventare pastore egli stesso; sebbene di fisico assai delicato sin da fanciullo, si distinse nei corsi de' suoi
studj accademici e diede chiare prove di elevato ingegno e di pietà profonda, pura ed illuminata. Ei ricevette l'imposizione delle mani e fu installato pastore della greggia di Gratehouse nel sud della Scozia ai primi
del dicembre 1843. Ma, con suo grande rammarico, si vide costretto a
separarsi dalle sue pecorelle di Gatehouse; la di lui salute gl’imponeva
l'imperioso dovere di cercare un clima più dolce. Ei fece un viaggio sul
Continente, visito il mezzodì della Francia e l’Italia centrale. Si fermò
qualche tempo a Firenze e trovò non soltanto che il clima conveniva
particolarmente allo stato della di lui salute , ma che 'cotesta città gli
offriva una sfera d'attività accordante affatto co’ suoi rari doni e colla
sua tendenza cristiana pratica assai decisa.
Venne dunque eletto pastore della chiesa presbiteriana libera di Scozia
ed incaricato di prestare le di lui cuj-e pastorali a’ suoi correligionarj
pcmanenti o di passaggio nella città dei Medici. Ma questo fervoroso
cristiano , quest’ ambasciatore fedele di Cristo , questo distinto lettei-ato
non tardò ad estendere la cerchia delle di lui conoscenze e della di lui
attività. Ei si guadagnò la confidenza delle più cospicue famiglie d’Inghilterra e d’America che visitavano Firenze e seppe interessarle aU’opera sua, all’opera del Salvatore in Italia. Egli era il benvenuto alla
Legazione inglese, e le sue dichiarazioni favorevolmente accolte, in guisa
ch’ebbe più d’una volta il privilegio di fare, co’ suoi modi calmi ed ignorati dal mondo , per addolcire la sorte di coloro che dovettero soffrù-c
persecuzioni a cagione del Vangelo, assai più di quelli i di cui passi furono romorosi, ed i nomi proclamati come liberatori dei figliuoli di Dio
nella fornace. H signor Hanna per ben servire la causa della verità in
Italia fece due cose che non devono mai esser neglette da chiunque
vuole in realtà essere utile ad un popolo; egli studiò a fondo la lingua
del paese , ne divenne maestro e si famigliarizzò collo spirito ed il carattere del popolo.
Se noi ci rappresentiamo questo duplice acquisto al servizio di un oc-
15
chio penetrante, di uno spirito calmo e pazienta, d'una volontà energica
e di mi cuore riempiuto di quell'amor divino che non ^^^ole la morte del
peccatore, ma la sua conversione e vita, comprenderemo quali duraturi
servigi afcbia reso il nostro amico, ora nella gloria, alla causa del regno
di Dio nella nostra patria. Per la di lui corrispondenza attiva ed i ragguagli
periodici eh’ ei dava ai suoi compatrioti nelle colonne di varj giornali
religiosi, egli nutriva l’interessamento e la simpatia de’ cristiani d'oltremare e l’illuminava sul vero stato ed i bisogni dell’opera di Cristo fra
noi; ed aveva la confidenza loro così completa che era divenuto, per
Tnoltissimi, economo fedele delle loro diiTerenti liberalità a pro del figli
di Dio in Italia. Il sig. Hanna non si è limitato a cotesta azione indiretta
ed esteriore; egli lavorò direttamente nell'evangelizzazione italiana; imperciocché,oltre alle sue conversazioni affettuose ed insinuanti che sapeva tanto
bene e facilmente introdurre in lingua nostrale coi primi venuti fra i nostri
compatrioti ; oltre a quelle piccole riunioni che non trascurava mai di formare per leggere e meditare la parola di Dio, senza esporre coloro che ne
partecipavano a divenir vittime di una polizia inquisitoriale, spiatrice, 'gelosa; oltre a ciò, egli si è occupato senza posa della difusione delle verità
evangeliche per la pubblicazione di libri e di trattati religiosi. La nostra religiosa letteratura italiana gli deve un gran numero di assai eccellenti produzioni, e la morte venne a sorprenderlo in mezzo di un bel lavoro di questo
genere.
E’ impossibile terminare coteste linee consacrate alla memoria di un
amico i di cui pregi ingrandivano a misura che più da vicino lo si conosceva e che si entrava nella sua intimità, senza dire qualche parola delle di lui
particolari attinenze colla chiesa Valdese. Ei l’amava e s’interessava di tutto
ciò che la concerne come se fòsse stata la sua propria chiesa. Più d’una
volta stanco dal lavoro, dal caldo e dai disinganni di Firenze, ei si rifugiò in
(juelle valli delle Alpi,appartate, solitarie, ma così viventi per belle memorie
e per le grandi testimonianze della fedeltà di Dio. Egli si compiaceva di
fare dei paralleli fra il popolo e la storia di Scozia cd i Valdesi, colla lunga
■serie delle sanguinose persecuzioni che hanno patito pel nome di Cristo. E
nelle suddette valli scorgevasi giugnerc quel dolce viso di purissima gioja,
pieno d'affezione, di candore, di benevolenza; era una beatitudine la di lui
società, da cui si traeva ogni specie di buoni fratti. Portando sempre con sè
Io spirito del di lui augusto mandato, egli era tuttavia così compagnevole,
d’umore tanto gioviale e spesso così finamente scherzoso, che è impossibile di
figurarsi un compagno più delizioso onde percorrere, nella bella stagione di
Citate, quelle montagne e quelle valli illustrate pel sangue di tanti martiri.
I bisogni, le miserie come i destini e le speranze di questo travagliato popolo occupavano particolarmente il di lui pensiero e tenevano largo posto nel
di lui cuore; quanti soccorsi, quante preghiere e buoni consigli non ha egli
offerti! sementi preziose d’un anima nobile e generosa che, inafiSate dalla
grazia divina, daranno frutti a suo tempo.
Ed era sopratutto allorquando la chiesa valdese riunivasi a sinodo, nel mese
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di maggio che ognuno si rallegrava nel veder giungere il sig. Hanna col suo
nobile amico, l’energico, il generoso, il dotto rev. dott. Stewart, Lo testimonianze loro di simpatia, le lor parole d’esortazione e d’incoraggiamento
erano sempre bene accolte, sempre utili e preziose, perchè sempre avevano
l’impronta della più cordiale afiFezione, ed erano l’espressione costante e fe dole del principio si felicemente formulato da un venerabile fratello di
Londra, che in una recente pubblicazione raccomandando a’ suoi compatrioti
d’usare discernimento nella maniera di soccorrere i fratelli stranieri; così si
esprime: “ consentite che facciano l’operaa modo loro.Noi possiamo avere le
“■ nostre viste particolari sui migliori mezzi di fare dinanzi a Dio un’opera
“ più solida e più durevole, ma in tutti i nuovi campi di lavoro vi ha chi è
meglio impiegato a preparare il terreno, chi a spargervi la semente, per“ ciocche fu così fino dal principio. Sarà abbastanza tempo di fare il parco
‘‘ quando la greggia sarà raccolta e pronta ad esservi rinchiusa; entrerà.
‘‘ uscirà, troverà pascolo
Tutte le volte che separazioni simili a quella che ci afflige ora ci soprav
vengono, il primo nostro moto è di dire: “ perchè , o Signore, così presto?
“ L’opera del tuo servitore non era ancora finita”. Indi ci accorgiamo assai
presto che ciò che ci fa così parlare si è la nostra mancanza di fede e
di confidenza in quel buon Maestro, a servire il quale in luogo migliore
sono chiamati gli amici nostri che sloggiano ; si è la poca riconoscenza per
conservarcene tanti altri ch’Egli potrebbe egualmente ritirare a sè; si è il
nostro dubbio che Ei non possa suscitarne ancora camminanti sulle traccie
de’ primi; si ò, sopra tutto, la nostra viltà che ci fa tremare all’idea che il
peso nostro ci divenga più pesante, perchè un compagno d’opera entrò nella
gioja del suo Signore.
Non così, non così, o mia anima; specialmente nel cominciare un novello
anno! ma piuttosto, anima mia! benedici l’Eterno e non obliare un solo dei
suoi bencficii.
n tutto vostro ed affezionatissimo
• G. P. R.
GLI ExMIGRANTI VALDESI PER L’AMERICA
Dall’ottimo sig. Charbonkier pastore della Chiesa Valdese in Genova, abbiamo ricevuto sui cari nostri emigranti
i seguenti ragguagli, che da tutti con sommo interesse, ne
siamo certi, sarannno accolti ;
Genova, li 31 dicembre 18.57.
Caro Signore e Fratello,
Il nunero del 30 novembre scorso della Buona Novella, avendo accennato alla partenza per l’America di alcune famiglie Valdesi, non vi
.«ara forse discaro di sentire alcuni particolari relativi a quegli emigranti ;
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e siccome la maggior parto di essi mi pregarono di scrivere ai loro rispettiñ Pastori, onde farli consapevoli del loro stato fino al momento
della loro partenza da questo porto, se crederete d'inserire (juesta mia
nel vostro giornale mi farete un vero favore, poiché così mi rispaniiierete la fatica di scrivere molte lettere , per ripetere in tutte qua.si le
medesime cose.
Giunti a Genova il sabbato 28 novembre scorso, buon numero di essi
già si trovarono l'indomani nella nostra cappella al servizio della mattina ; altri domandando delLi chiesa Protestante furono diretti chi alla cappella Svizzera , chi alla riunione della Società evangelica. Nella sera
poi essi assistettero in gran numero aUa predicazione fatta nella nostra
cappella.
Nei due giorni successivi non mi fu pos.sibile di riunirli, essendo essi
occupati a fare le necessarie provviste per il viaggio ed a trasportare a
bordo le famiglie ed il bagaglio.
Mi portai a bordo il mercoledì 2 dicembre in compagnia del signor
F. Betti, il quale prese personalmente un grande interesse per ijueste famiglie, visitandole più volte a bordo e dimostrando loro ogni premura.
Per ciu-a sua gli emigranti furono largamente provvisti di Bibbie e trattati religiosi iu lingua spagnuola ; egli regalò loro parecchi Nuovi Testamenti italiani, e mi cedette a loro vantaggio trenta e più Nuovi Testamenti francesi ed italiani al prezzo minimo di 15 cent, la copia, cioè allo
stesso prezzo che si danno ai soldati. Non vi posso dire quanto egli si sia
adoperato gentilmente in loro favore, senza risparmio nè di tempo nè di fatica.
n signor Gvaydon , agente della Società biblica, trovandosi in quel
momento a Genova, visitò anch'egli i nostri emigranti, e fu lui cho, sulla
domanda del signor Betti, cedette loro gratuitamente una cassa di Bibbie in lingua spagnuola, le quali difficilmente si sarebbero smerciate in
questa città, mentre potranno essere utilissime prima agli emigranti stessi,
e poi anche, giova sperarlo, a quelle popolazioni in mezzo a cui essi
vanno a stabilirsi, e le quali di cristianesimo non conoscono altro che
i nomi di Gesù e Maria. E vi so dire che quello Bibbie non marciranno
in cassa, poiché immediatamente i più giovani si munirono ognuno d’una
copia per leggere durante il viaggio, paragonando la versione spagnuola
colla francese o Titaliana, onde ritrarne dalla lettura il doppio vantaggio
dello studio della Scrittura e della lingua che ormai essi dovranno necessariamente conoscere , quantunque per amor di patria e di antiche
ricordanze siano gelosi di conservare sempre il linguaggio del natio paese.
Siccome essi erano molto affaccendati nell'assestare i loro bagagli sul
bastimento, non mi fu possibile, per quel giorno, riunh-li onde rivolger
loro la parola in comune ; quindi presi con loro appuntamento per l’indomani alle ore 9 di mattina.
Mi vi recai accompagnato di nuovo dal signor Betti ; e giunti a bordo
vi trovammo il caro signor Jorand, che si era pure colà recato a visitare
gli emigranti.
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Avendo allora potuto riuiiire i capi di faiiiiKlia nella stanza del capitano, clic gentilmente la cedette a quest’uopodiste.'se, un catalogo circostanziato di tutti i membri della piccola colonia, di cui non credo inutile darvi in compendio il risultato. Vi sono ventisette famiglie e (juiiidici individui isolati, ascendenti al numero totale di 136 persone , ed
appartengono a cinque diversi Comuni; cioà di Bobbia 35 persone appartenenti a sci famiglie, delle quali quattro sole contano 22 individui ;
del Villar dieci famiglie ascendenti a 45 persone, compresi 3 invididui
isolati, di questo numero 16 persone appartengono a due sole famiglie;
di Torre 28 persone, cioè cinque famiglie e 7 individui isolati ; di San
Giovanni 5 individui appartenenti a due famiglie; di Prarostino 28 persone, cioè quattro.famiglie, una delle quali conta 8 membri, più 5 in<lividui isolati. Sopra il numero totale 8 individui non hanno compiuto il
loro primo anno ; 40 sono al disotto dei 15 anni ; 9 hanno oltrepassato
i 50 anni, ed uno, venerabile vecchio ancora verde e di robusta complessione, ha compiuto già gli 82 anni. Io battezzai questo buon vecchio
il patriarca della colonia; e vedendolo partire così risoluto per andare
a collocare il suo giovane figliuolo nel Nuovo Sfondo, involontarLamente
mi ricordava il patriarca Abramo, cho già attempato lasciava la terra
natia per andare in cerca del paese della promessa.
Terminato il catalogo , io rivolsi la parola a tutti, esortandoli caldamente a non distaccarsi gli uni dagli altri quando sarebbero sbarcati
sulla riva americana , anzi a faro ogni possibile per rimanere sempre
rimiiti, quantunque dovessero per ciò fare gi-andi sacrificj, stantechè dalla
loro unione sarebbero ben presto risultati preziosi vautaggi, mentre la divisione, l'allóntanamento gli uni dagli altri avrebbe ben presto partorito
le più funeste conseguenze. L'unione fa la forza, diceva io, parola vera
non solo in politica e por le cose di questo mondo, ma speeiahnente ancora in religione e nelle coso spirituali. Non solo tutti i presenti aderirono a quel consiglio, ma dichiararono di aver già presa fra loro la risoluzione di non separarsi, ma di rimanere riuniti ad ogni costo : iutìi
jter uno, cd imo per tuffi, era il loro motto. Uno di loro mi presentò xin
progetto di Statuto, preparato dall’ottimo signor Chambeaud, maesü'o di
scuola a Torre, acciocché io loproponesi airaccettazione di tutti. Ne lessi
gli articoli che mi parvero eccellenti, e dopo di averli spiegati, li proposi
.successivamente, domandando se avevano l’universale assentimento di tutti.
Essi furono ammessi aH’unanimità ; ed ognuno apponendovi la sua firma
prese l’impegno solenne di non dipartirsi dalle regole e disposizioni di
quello Statuto. Eccone un breve sunto : promessa di rimaner fedeli nella
professione della pwa religione evangelica, quale fa sempre professata dai
nostri padri ; — promessa di non separarsi, ma auzi di fare ogni possibile
per rimanere uniti ; — promessa di osservare religiosamente il giorno del
Signore, cessando in esso da ogni terrena occupazione, onde consacrarlo al
culto e ad opere di carità ; — risoluzione di stabilh-si quanto prima in congregazione organizzata, incaricando il più atto fra loro di presiedere alle
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religiose adunanze, finché nou avranno un Pa.store; — risoluzione di stabi
lire quanto prima una scuola, ondo i loro bimbi non crescano nell'ignoranza. ma sieno bene istruiti, essendoché l'istruzione sia la base di ogni
vero e solido progi’esso ; — infine risoluzione di esercitare caritatevolmente
la disciplina fra loro e di non tollerare lo scandalo.
Osservando che non eravi fra loro alcun ordino riconosciuto, alcuna direzione , ma che erano anzi, se non nel fivtto almeno in diritto , in uno
stato di assoluta anarchia, proposi loro di nominarsi un Comitato di cinque persone aventi la fiducia di tutti, il quale fosse incaricato della direzione e della sorveglianza di tutti gl'interessi comuni all' intiera emigrazione fino al definitivo loro stabilimento sul suolo americano ; facondo
loro bene osservare che tal Comitato una volta nominato, essi lo dovevano
considerare come il loro direttore legittimo, e quindi rispettare le sue
decisioni e sottoporvisi di buon grado. La proposta fu aggradita da tutti,
e si stabilì che il Comitato verrebbe nominato nel seguente modo: il
presidente sarebbe nominato il primo, con facoltà di prenderlo di qualunque Comune, acciocché il più capace potesse essere scelto per (piella
ciuica ; gli altri membri del Comitato poi si dovrebbero nominare prendendone uno in ogni Comune degli cmigi-anti, acciocché nou vi fosse alcuna gelosia, nè lagnanza fra di loro.
Quelli di San Giovanni essendo in così piccolo numero furono contati
come appartenenti al Comune di Torre, e subito si passò alla votaaione.
Lo spoglio dello scrutinio diede il seguente risultato : Presidente Giovanni Costabel di Torre ; altri membri, per Bobbio, Giovanni Negrini ;
Villar, Stefano Planchon ; Torre, Paolo G ardici ; Prarostino, Giacomo
Fomeron.
Una tale scelta, e quella del presidente in special modo, che fu eletto
si può dire airimanhnità, dimostra in quegli uomini uno spirito buono e
disposizioni pio. In questa guisa il Comitato si trova composto non solo
degli uomini i più capaci, ma ancora dei meglio intenzionati.
In altra mia lettera vi narrerò alcuno altro particolarità e la partenza
medesima degli emigranti ; ma por tranquillizzare i loro parenti, aggiungerò ancóra in questa che, al momento della partenza, tutti stavano in
perfetta salute, salvo un uomo piuttosto attempato del Villar, che era già
malaticcio a casa sua, ma che ieri stava discretamente, e Michele Long di
San Giovanni ancora un po’ debole di una scossa avuta giungendo in
Genova. — H tempo è magnifico , e non si poteva desiderare più propizio.
Credetemi, ecc. D. C.
CRONACA DELLA QUINDICINA
L’anno 1858 non comincia in Francia troppo, propizio al partito colà
rappresentato Univers e da noi daH’.£d?-?7toi!io. Una lezione piuttosto
severa egli ha testé ricevuto nella persona di uno dei suoi addetti, il si-
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gnor L. A. Martin, antico .stonografo del Monll(^ni-^ ed ora ritirato e
vivendo di redditi. Questo signore, sotto il titolo: Les vrais et les fanx
ratholìqves, uvea dato alle stampe nello scorso dicembre, un volume in cui
ira le altre belle cose imparate alla scuola del sullodato giornale, chiamava la tolleranza civile in materia religiosa im fnitto dell'ateismo) sosteneva la missione che compete alla Chiesa di estirpare l'idolatria e di
iììHefjuire l'eresia, offrendole come esempio da imitarsi lo sterminio d'intieri popoli eseguiti nei tempi andati, allo scopo di placare l ira di Dio,
e facendo l'apologia dèìl'inquisizione, dei roghi, degli auto-da-fe, ecc.
TI Tribunale correzionale della Senna, sesta Camera, scorgendo in siffetto scritto: 1. un attacco alla libertà dei culti guarentita dalla Costituzione ; 2, un’offesa al rispetto dovuto alle leggi ed all inviolabilità dei
diritti dalle stesse consacrati ; 3. infine l’apologia di fatti comtemplati
come delitti dalla leggo penale, ha condannato l’autore a sei mesi di
carcere e 2000 fr. di multa, e lo stampatore a 1000 franchi.
E’ pm‘ vero cho nella stessa Francia aumenta il numero delle comunità fratesche (ora, per esempio, sono i Barnabiti che sorgono) ; ma sia
pui-e, se ciò è conseguenza della libertà religiosa ; vedremo alla fine se i
preti e i frati prevaleranno ai discepoli del Vangelo. Ingiustizia è la libertà per gli uni e l'intolleranza per gli altri ; la libertà per tutti è giustizia ; ed è per questo principio che oi rallegi'iamo di vedere i progi’essi,
lenti, a dir vero, che la libertà religiosa fa nella Svezia contro i ministri della parola, i quali hanno colà non solo conservato il nome di preti,
ma eziandio la cieca intolleranza loro ; se non che si trovano sconcertati por la voce dei giornali che propugnano altamente i principj della
libertà religiosa, per le molte predicazioni evangeliche pure , e il gran
numero di colportori che spandono analoghi trattati in ogni angolo dello
Stato.
Non così sconcertati si trovano i clericali papisti, in causa della loro
forte organizzazione e mezzi di cui dispongono; infatti la reazione papista sì mostra eziandio nella Svizzera. Quando il signor Bovieri nunzio
del papa si trovava nel cantone Valíese, dove soggiornò a lungo , fu
raggiunto ivi da vaij membri di comunità religiose ; c siccome per la
Costituzione non potevano quelli essere accolti in nessuna parte della
Svizzera, così il Governo federale reclamò presso le autorità cantonali,
che non fecero nessun calcolo di simili rimostranze : anche il gran Consiglio di Friburgo sembra influenzato dai clericali, specialmente dopo il
ritorno del vescovo Marilley : due recenti decreti ce lo dimostrano ; col
primo si ristabiliscono le corporazioni religiose soppresse nel 1847, e lor
vengono restituiti i beni ; col secondo è ridata al clero romano l'amministrazione di certi beni ch’erano stati affidati all’autortà cirile. Sono di
certo piccoli trionfi cotesti di cui la reazione clericale può menar vanto,
fivuto riguardo specialmente alla qualità del luogo dove succedono, vale
a dire nella libera Svizzera : ma potrà quella mai giungere a stabilirvi
di nuovo il dispotismo e la sovranità?— Speriamo di no.
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l'iia buona notizia che siamo lieti di poter dare di quel paese, si il'apparizione a Losanna d una rivista religiosa: Le Chrétien fJvanyéliqni
nu XIX siede diretta, da due distinti Pastori della Chiesa libera Vodese, e che mentre risponde ad un bisogno altamente sentito, è chiamata, così crediamo, ad esercitare un’ottinui influenza, per la larghezza
di veduta, non disgiunta dalla massima fedeltà in quanto alla dottrina di
cui pare che abbia da essere tale periodico informato.
Se dalla Svizzera europea noi passiamo all'altra Svizzera situata al di
là dell'Atlantico, alla Confederazione degli St.vti-Un'iti. pare che colà lo
condizioni del Cattolicismo sieno assai diverse da quello che vorrebbero
darci a credere YArmonia e compagnia. Ecco infatti come si esprime
in proposito, non un giornale evangelico , ma un giornale clericale che
si pubblica a Nuov-York:
“ Noi o.siamo dire che poche Compagnie di a.ssicurazionc vorrebbero
“ rischiare qualche cosa sugli accidenti della vita che offre una cre'• denza , la quale mette ogni giorno iu terra 500 persone contro una
“ che ne riceve nella sua comunità. Eppure ecco ciò che il Cattolicismo
'• romano fa negli Stati-Uniti ora che parliamo ”.
Jla i due paesi cattolici a cui è toccato ai clericali lo smacco maggiore, sono senza verun dubbio Belgio e Piesionte.
Nell'uno e nell’altro l’anno 1857 finì con due grosse battaglie, in cui
l'impotenza dei clericali non poteva riuscire più evidente. Nei due paesi
i vescovi scesero nel campo elettorale colle mitre e i pastorali, invocando
gl'interessi della Chiesa, cioè gl'interessi loro, identici per es.si a quelli
del cielo. La dura intolleranza dei vescovi belgi diede la vittoria alla libertà,
i candidati papisti furono respinti. Fra noi, nelle recenti elezioni, coi maneggi secreti, colla violenza morale, cogl’inganni e peggio ottennero i clericali, nelle campagne, di far nominare parecchi de’ loro. A principio tutto
il Piemonte fu in agitazione, vedendo cotesto inaspettato trionfo ; ma, che
avvenne ? Cosa rimarchevole ! ciò .che ogni volta accade al clero di Roma
(prodigio di Dio), che allorquando si crede, o per fino calcolo o per azzardo
felice, forte e padrone del campo, e potendo camminare verso le conqui.ste
della sua ambizione, la terra gli si apre sottto i piedi, perchè Iddio vuole clic
il mondo avanzi, non che indietreggi. Nè l’impotenza dei clericali, quando
sieno lasciati soli, deve sorprendere : l’intoUeranza è l'arma delle religioni impotenti; la violenza attesta l’incredulità nelle verità divine; il
romani.smo che nei liberi dibattimenti teme la sconfitta, è già sconfitto i
metà, appunto perchè gli manca la fede in se stesso, anzi in Colui ch(
non può permettere all'errore di trionfare.
Sul finire dell’anno adunque, quando il Parlamento s’aperse, cominciò
ad occuparsi della ricognizione delle elezioni, che mentre scriviamo dura
tuttavia. La voce e la pubblica stampa e alcune ]>roteste di elettori sulla
pres.sione morale esercitata dai preti con armi spirituali nei villaggi, indussero alcuni deput:iti liberali a proporre che sia fatta una inchiesta in
proposito, la quale posta ai voti venne dalla (’ameia approvata. Simile
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ineliiesta non ha per -iscopo di allontanare in massima gli ecclesiastici
dalla lotta elettorale, ma di preservare le elezioni dal più remoto sospetto
di violenza: tanto esige l’onore del Parlamento, come al Governo deve
importare di far sì che lo dette elezioni sieno l’espressione genuina del
voto del paese. L’inchiesta non fu di certo adottata per la religione, ma
qualunque ue sia il risultamento rimane intanto il fatto che la pressione
morale del clero fu condannata. E questo atto eminentemente liberalo ,
riguardante il diritto della Camera d una libera investigazione, intorno ai
mezzi adoperati nelle elezioni, venne dal presidente dei ministri conte di
Cavour propugnato valorosamente ; egli disse fra le altre cose :
“ Guardate alla vicina Svizzera, e vedrete i conati possenti che ivi va
“ facendo il clero per risvegliare l'ombra del Sonderbund. Volgete lo
“ sguardo alla ricina Francia, e, ad onta ch’ivi esista im governo alle
“ discussioni non troppo favorevole, vedrete gli sforzi continui del clero
“ per abbattere lo antiche libertà gallicane, e far ritornare quel paese
“ allo dottrine anteriori al secolo xvri. Passate al Belgio , e vedrete il
“ clero lottare con grandissima energia per ivi ristabilire in tutta la sua
“ pienezza la mano-morta clericale. Varcate lo stretto , e vedi-ete nel“ l'Inghilterra , ncU’Irlanda il clero , riconquistata la libertà d’azione,
“ scendere né’ couiizj elettorali, non ancora, se si vuole, per riafferrare
“ i privUegj, ma certamente per impedire il regolare sviluppo dell’istru" zione e della civiltà ”.
Se poi dall'inchiesta venisse dimostrato che il clero ha usato le armi
religiose, il conte Cavour ha osservato che incomberebbe al Governo
l’obbligo di esaminare se la legislazione attuale somministri al potere i
mezzi per impedire questi abusi, e che se ciò non risultasse, sarebbe dovere di lui chiedere al Parlamento i mezzi d’impedir la ripetizione degli
abusi constatati.
Procedendo nella verificazione delle elezioni, il Parlamento ebbe a discutere intorno alla incompatilnlità dei canonici di sedere come deputati
della nazione : non pochi di essi erano stati eletti, e il voto della Camera fu per l’esclusione , applicando un articolo della legge elettorale ,
che, secondo la lettera e secondo lo spirito, mira ad impedire che sieno
ammessi all’ufficio di deputati quegli ecclesiastici che per posizione, influenza sulle popolazioni ed attinenze che hanno possedono troppi mezzi
d'intrigo nelle elezioni, ov^^ero «he hanno doveri da compiere , incompatibili coUa rappresentanza del popolo. Por dare poi im'idea del valore di chi difendeva la causa dei clericali, basti riferire che, il canonico
Soggiù paragonò il clero alla luco ed al sole, e monsignor Scavini ebbe
<a vantare che Giovanni Huss fu ridotto al più umiliante silenzio dal
Concilio di Costanza. 11 giornale V Opinione dice in proposito : “ Non
sappiamo se vi sia più leggerezza che ignoranza a pronunciare di queste
jiarole dinanzi ad una Camera legislativa e nel secolo xix, più di quattro
secoli dopo il supplizio di quel martire della libertà del pensiero, più di
tre dopo che furono pubblicati i douumenti del i3uo processo, se processo
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si ])uò appellare Li couiianiia d'un accusato, di cut si rifiuta di udire lo
ragioni e le difese.
(Jiovanni Hu.ss è stato ridotto al silenzio, ma non a silenzio per lui
vergognoso ed umiliante , bensì por coloro clie lo giudicarono e lo abbruciarono. senza permettergli di difendersi. E’ in questa guisa che l'intolleranza riduce al silenzio i suoi avversar]. Giordano Bruno, il Vanini,
tutti i liberi pensatori, tutti i riformatori fm'ono ridotti al silenzio sopra
i roghi dell inquisizione, o fra i martorj della tortura, o nella desolazione
delle carceri. Ridurre al silenzio significa, pei clericali, spegnere il nemico e commettere un assassinio a glorificazione del fanatismo :
“ In dieci anni di vita costituzionale nou aveano ancora echeggiato
nell'aula della Camera elettiva parole sì invorocoude c contrarie non solo
alla verità storica, ma altresì alla moderazione, alla tolleranza, alla probità politica. L'onorevole Mamiani ha ri.<posto cho dalla sorte di Giovanni Huss lo salverebbe la civiltà del secolo. Egli è uomo di troppa
buona fede, poiché non do\Tebbe ignorare che se i clericali potessero
acipiistar predominio iu tutta l'Europa, forse s’indietreggerebbe di tre
secoli, 0 possiamo a.ssicurarlo che la civiltà di tre secoli addietro non
condannava ancora con bastevole efficacia gli umani arrosti.
“A' nostri tempi le cose sono cangiate, perchè la podestà civile ricusò
di far da birro o da carnefice al Sauto Uffizio, ma se mai quella podestà
cadesse sotto il dominio dell'autorità ecclesiastica, so mai il dispotismo
teocratico s'impiantas.se in tutti gli Stati, il secolo tornerebbe probabil
mente propizio agli aiTosti, ed i monsignori Scavini si vanterebbero che
gli awersavj sono ridotti al più vergognoso ed umiliante silenzio.
“ Ei bisogna essere interamente privi di squisitezza di tatto e di sentire, e disconoscere la ragione del secolo ed i diritti d'uno Stato governato a regime costituzionale, per rinfrescare la memoria di uno degli atti
jjiù tristi dell intoUerauza, di un supplizio, i cui effetti ricaddero popra
coloro che ne furono gli autori, poiché dalle ceneri di Giovanni Huss
sorsero i vendicatori della libertà del pensiero ed i precursori della rivoluzione dell’89 ”.
Se agl'iudicati eventi parlamentari si voglia aggiungere che i principali deputati della destra , che' rappresenta il partito clericale , si separarono dai capi di esso, cioè dai Solaro, dai della Torre, dai Margotti
e dai Birago, mal comportando il peso che gravitava loro addosso, l’impopolarità, da cui sono oppressi que’ medesimi antesignani della reazione,
anziché dolercene, dobbiamo rallegrarci della loro vittoria di un giorno
riportata dai clericali con ogni sorta di mezzi indegni ncUe politichb.
elezioni, giacché per essa lo macchinazioni furono scoperte, ed il partito
retrivo, intollerante, pretesco, fu preso al laccio da se medesimo, ed aperse
il cammino al trionfo di alcuni principj di libertà politico religio.sa. Nè
passeremo in silenzio un nuovo trionfo di essa libertà, e per conseguenza
una novella sconfìtta clericale cho successe nella città di Pinerolo. Noi
abbiamo avuto occasiono di parlare dell'O.sj^ùw <1c Cnlccuiiìcni ivi esistente.
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c di sostenere breve polemica col direttore di esso, per un fatto accaduto
nel mistero di quel cliiostro (vedi Buona Novella dell’anno scorso): già,
da varj anni e coUa stampa e nei Consigli Provinciale e Divisionale vennero espressi voti per erogare utilmente ed a vantaggio dei poveri i redditi del suddetto Ospizio : ora, in sul principio del mese corrente, giunse
a Pinerolo inaspettata la notizia della nomina fatta dal Governo d'una
nuova amministrazione dell’Ospizio in discorso: ai membri di essa, come
si esprime La Trihuna , giornale del luogo, incombono adunque doveri
gra\issinii verso la società intera in nome deU’umanità, verso le leggi
in nome dell'uguaglianza e del diiitto, verso la provincia che può utilizzare gran parte delle risorse di questo Istituto.
Dalle Valli Valdesi impariamo che una rispettabile Delegazione della
Foreing-aid Society, la quale visitava nello scorso autunno le Valli, le
varie stazioni di Evangelizzazione di Piemonte, ha dato alla luce, in un
ottimo rapporto, il risultato delle sue ponderate osservazioni. H Rapporto
del tutto benevolo, compenetrato di alti sensi di cristiano amore, conclude
coUa seguente importante risoluzione del Comitato: “ Dietro la raccomandazione dellaDeputazione, la Tavola Valdese è considerata come Società .Evangelica pel Nord dell'Italia, e messa in relazione colla Foreing-aid Society
ai termini dell'art. 5 ”, Tale testimonianza di affetto e di fiducia, accordataci da onorati membri della Chiesa d'Inghilterra, antica e fedele amica
dcUa Chiesa delle Valli, desterà in ognuno, ne siam persuasi, profonda gratitudine. E’ questa opera evidente, provvidenziale del Signore; a Lui ne sia
la gloria, a noi tutti raddoppiamento di zelo e di fedeltà al suo santo servigio.
emigranti di quelle Valli diretti alla volta della llepubblica Argentina non abbiamo altre notizie che quelle che pubblichiamo nella nostra corrispondenza di Genova. Da un altro nostro carteggio gli amici della chiesa
Valdese ed in genere dell’Evangelizzazione italiana, ricaveranno una notizia
a tutti dolorosissima ; la morte del reverendo ilfaa:we??-J3a»na^, Pastore
della chiesa Scozzese libera in Firenze. Iddio che fa ferite tanto acerbe sia
anche quello che le rimargini, e per un soldato che cade ne faccia sorgere molti altri che prendano il suo posto, affinchè non venga meno, anzi
si fàccia ognor più forte il combattimento della fede contro la superstizione
e l’incredulità !
Domenico Grosso gerente.
DEPOSITO DI LIBRI RELIGIOSI
Tal deposito già situato Viale del Re num. 31, trovasi ora in Via del
Pnncipe Tommaso, immediatamente dietro il Tempio Vcddese. Gli accorrenti oltre le più recenti pubblicazioni religiose così francesi che italiane,
vi troveranno un cospicuo assortimento di Bibbie e di Nuovi Testamenti
in ogni lingua-e ad-ogni prezzo.
TOKINO — Tipografia CLAVDIANA, dirttte diiH, Trombetta.