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ECO
DELLE VALLI VALDESI
(Tirino)
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Quiodicinale
deHa Cliiasa faldose
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le qu^i avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
/\nno LXXXV “ 1
Una eopia Li
¡ABBONAMENTI Í P**" Eco • La Luce: L. 12Ì0 per Tintenie | Spedila, ahh, pestale II Grappe |
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TORRE PELUCE -r 14 Gennaio 1955
Amnùn. Oaàdiana Torre Pelliee - G.C.P. 2-17557
DEI MATRIMONI
/# ricatto ait^anàorc
MISTI
9
H.I problema dei matrimoni misti,
già ripetutamente discusso, sulla nostra stampa evangelica, Evangile et
Liberté ha consacrato uno studio di
Georges Marchal. Questo articolo è
di particolare interesse anche per i
lettori italiani, in quanto il suo autore, lasciando da parte i riflessi psico.
logici o disciplinari del problema,
cerca di scoprire il vero volto della
Chiesa Roiiiana, così come si manifesta nell’atteggiamento ufficiale della Chiesa Romana stessa.
Premesso che non è intenzione dell’autore (nè del traduttore) « d’impostare una polemica volgarmente
antioattolica », G. IMarchal intende
porsi sul piano della chiarificazione,
a pro dei protestanti e dei cattoRci
stessi (sembra infatti che, in Francia,
non sia raro il caso dei cattolici che
manifestano un sincero stupore ed un
certo senso di disagio quando hanno
ìa rivelazione di quel che la Chiesa
romana esige in determinati casi).
Perciò, allo scopo di evitare ogtai equivoco, il Marchal cita le fonti.
Canone lOGl
1") La Chiesa (romana) non accorderà la dispensa dall’impedimento di
mista religione che alle seguenti condizioni:
a) Che sussistano giusti e gravi motivi per contrarre un simile ^matrimonio.
b) Che il coniuge non cattolico
prometterà di eliminare ogni pericolo di perversione del coniuge cattolico, e che i due prometteranno di
fare battezzare ed educare tutti i loro figli nella religione cattolica.
c) Che vi sia la sicurezza morale
che queste promesse saranno mantenute.
2) Normalmente queste promesse
devono essere fatte per iscritto.
Canone 1A62
Il coniuge cattolico ha l’obbligo di
operare con prudenza in vista della
conversione del coniuge non cattolico.
Canone 1063
1) Quand’anche abbiano ottenuto
la dispensa dall’impedimento di mista religione, i coniugi non possono,
nè prima nè dopo il loro matrimonio
nella Chiesa cattolica, ripresentarsi,
sia personalmente, sia per procura,
dammi ad un ministro di culto non
cattolico, per dare o rinnomre davanti a lui il loro consenso al matrimonio.
Conseguenza pratica di questi principi sono gli impegni che i due fidanzati devono firmare:
Parte coatraente cattolica
Io sottoscritto (a).. m’impegno,
col presente atto, col vincolo del giuramento, a far battezzare ed educare
nella religione cattolica, apostolica
romana, tutti i figli, senza distinzione di sesso, che misceranno dal mio
matrimonio con.... e prometto che,
in conformità alle istruzioni della S.
Sede, il matrimonio celebrato davanti al sacerdote cattolico non sarà preceduto nè seguito da un altro matrimonio davanti ad un ministro di culto non cattolico.
Parte contraente non cattolica
Io sottoscritto (a)...., m’impegno
col presente atto, col vincolo del giuramento a lasciare al (la) signor (a)
mio(a) promesso(a) sposofa), la più
completa libertà di adempiere a tutti gli obblighi che gl’impone la religione cattolica, apostolica, romana
che egli (essa) professa; acconsento
a che tutti i nostri figli (ragazzi e ra
gazze) che nasceranno dal nostro matrimonio, siano battezzati ed educati
nella religione cattolica, apostolica,
romana.
« * «
Questi testi si presterebbero a molte e svariate considerazioni, ma per
il suo assunto, il signor G, Marchal
si limita a porre in rilievo alcuni
punti ed osserva:
«... Il protestantesimo è assimilato a un pericolo di perversione.
Per tentare di giustificare una qualifica che è quasi un insulto, un mio
. amico, sacerdote cattolico, mi ha
fatto osservare che occorre dare a
questa espressione (perversione) il
suo significato etimologico; dal latino: pervertere = stornare! Mi si
vorrà concedere, spero, che è un
procedimento per lo meno singolare quello di adoprare una parola il
cui significato non può esser compreso, se non facendo ricorso alla
filologia,, giacché essa, nell’uso corrente e corretto, ha assunto un significato molto meno filologico! Ma
lasciamo stare l’etimologia, perchè
Vessenziale non è lì.
Jf: if:
Per venire all’essenziale, per scoprire il vero volto della Chiesa Romana, G. Marchal, premesso che,
teoricamente, al coniuge non cattolico è riservata una possibilità di adempiere ai suoi doveri religiosi,
rispettando l’esercizio del suo culto,
osserva quanto segue :
«... Tutti i suoi figli saranno battezzati ed educati cattolicamente:
un’esigenza assoluta che introdurrà
nel seno della famiglia una divisione spirituale particolarmente grave
— supposto che il padre (o la madre) voglia restar protestante. Inoltre la proibizione che viene fatta al
coniuge protestante, in riferimento
al matrimonio stesso, di presentarsi ad un pastore, costituisce un autentico abuso di potere che, in pratica, si traduce in un vero e proprio ’’ricatto all’amore”. Bisogna
aggiungere inoltre che se il protestante firma questo impegno sbalorditivo — come se si trattasse di un
atto notarile — la Chiesa romana,
con questa esigenza, dimostra di avere una concezione per lo meno
strana degli impegni morali, dei
motivi di coscienza, delle promesse
e dei giuramenti. Un impegno inorale infatti non può considerarsi valido che nel caso in cui esso sia preso con piena libertà; ora, in questa circostanza, il meno che si possa
dire è che questo non è proprio il
caso. La Chiesa romana, infatti, antepone ad ogni altra considerazione
il valore legale di una firma che è
priva di significato se non è dettata
da una intima convinzione; la Chiesa dunque spinge all’ipocrisia, o,
per lo meno, ad un legalismo che di
cristiano non ha neppure il nome.
« Qui è veramente il caso di parlare di ’’perversione” intollerabile,
poiché ' la Chiesa romana di fatto,
anticipatamente esautora il coniuge
protestante di ogni autorità religiosa nei confronti dei suoi figli! »
4>
Questa « perversione » pone dei
veri casi di coscienza per i pastori,
perchè, osserva Georges Marchal,
accade, in Francia, che qualche
candidato al matrimonio venga dal
pastore e gli spieghi il suo « caso »
e la sua intenzione di sposarsi « davanti al prete »; però, impegno o
non impegno, dopo il matrimonio
in Chiesa cattolica, desidera « qualco?a » della sua religione. In Fran
cia, la soluzione, generalmente è
questa :
«... Niente steanda benedizione
matrimoniale, ma possibilità (U un
culto sul matrimonio in cui vengono ricordate le grandi verità evangeliche... ».
Una vita a due che comincia con
una costrizione morale ed un equivoco spirituale: è una soluzione?
Ì! * *
E così siamo arrivati al nocciolo
della quistiohe, che Georges Marchal formula come,-segue:
« Per la Chiesa romana le cose
stanno con; quatìdo un cattolico si
sposa secondo ilrito protestante.
cessa di esser cattolico, è scomunicato de facto e perde tutto. Quando
invece un protestante si sposa cattolicamente, rimane protestante e
non è respinto dalla sua Chiesa;
dunque il protestante deve cedere.
E’ un sofisma fin che si vuole, ma
che la parte contraente protestante
non dovrebbe mai sottovalutare,
perchè poggia su un dato di fatto
che per la Chiesa Romana è fupri
discussione: la pretesa cioè del cattolicesimo di essere l’unica vera
Chiesa; con emseguente diritto di
scagliare anatemi e scomuniche:
gli altri non hanno che da prenderne atto e ubbidire.
« Per noi, protestanti, i diritti
della coscienza e dello spirito esigono un maggior rispetto ».
* * •
- Il ve!to volto deUa Chiesa Romana?
Géorges Marchal osserva malinco
nicamente: « Si ripete spesso e volentieri: i cattolici ritornano alla
Bibbia; può anche darsi che d sia
qualcosa - di vero in quest’affermatone, anche se troppi protestanti
si fanno dette illusioni ^la portata di questo ritorno. La realtà purtroppo, accanto a questo ’’ritorno”,
ci offre te mànifestazioni più sospette dal punto di vista detta Bibbia:
il dogma dèli’Assunzione, i nUrtteo- li di Fatima (e Siracusa), la b^tificazione del retrognulo papa Pio
la sconfessione, brutale, di ogni tentativo dei domenicmd in favore ètt
una ’’teologia laica”, lo straripàmento massiccio della devozione
mariana, attaccamento ostinato agU
artìcoli che regolano la materia dei
matrimmù misti.
« Bisogna riccéioscere che quespy
arido , elenco costìudsce uh contorno '
poco incoraggiante al suddetto ritorno! » T ,
lector
Contribuzioni per la Chiesq
La questione è antica, sicuramente già preoccupava i Leviti collé decime, ma è pur sempre attuale: pm
esistere, per progredire, per svolgere una qualunque attività, anche per
la Chiesa Valdese occorre denaro.
E’ triste, ma è così; senza denaro
nè si può vivere, nè si può intraprendere alcunché *da, ciò Faffatmosa nostra quotidiana ricerca di, pur
sempre, vile pecunia.
Ora, facciamo per la Chiesa tutto
quanto possiamo in questo campo?
Non lo crediamo e quel che più conta, nessuno lo crede. La Commissione d’Esame dell^anno 1953, preoccupandosi poco della popolarità e
molto della situazione economica
deUa Chiesa e particolarmente del
suo bilancio ordinario, dopo aver
lungamente esaminato il problema,
tenuto presente per ogni distretto:
i versamenti precedenti, il numero
degli operai in servizio, la loro consistenza in membri comunicanti, le
loro effettive possibilità economiche,
considerato che le Chiese delle Valli provvedono ai propri locali di culto ed affini ed hanno oneri che le
altre Chiese non hanno, propose
che la somma annua che l’Amministrazione Centrale spende per emolumenti ed assegni agli operai fosse
così ripartita:
al 1” distretto il 31,45 per cento;
al 2“ distretto R 33,87 per cento;
al 3“ distretto R 23,39 per cento;
al 4“ distretto R 6,45 per cento;
al 5® distretto il 4,84 per cento;
Il Sinodo approvò e fece sua la proposta con apposito ordine del giorno e ne risultò, per R 1® distretto,
ima quota annua media di L. 1.600
circa per ogni membro comunicante : e non abbiamo sentito dei
contribuenti lamentarsi di tale onere, bensì qualche raro dirigente di comunità. Alcuni di quelli,
cioè, che avrebbero dovuto sostenere ed aiutare l’iniziativa tendente a
normalizzare e possibilmente adeguare le contribuzioni, la ritengono
inattuabile, impossibRe e quasi la
combattono con un ardore che, diciamolo pure, potrebbe essere usato
con vantaggio in migliore causa.
La Chiesa, come d’altronde molti
privati possessori di titoli del Debito Pubblico, ebbe le sue riserve polverizzate dall’inflazione e, come tutti gli istituti umani, deve cercare
un equilibrio fra entrate e spese;
quest’equilibrio non è ancora stato
raggiunto per questo semplice motivo: le contribuzioni non sono ancora commisurate al potere d’acquisto della moneta.
In-cento modi ciò può essere dimostrato; basti dire <he 5 Hré del
1911 equivalgono esattamente a
1.500 lire attuali, che R grosso pezzo da 10 centesimi, che i giovani
più non ricordano, corrispondeva a
30 lire' attuali, e mentre i nostri nonni davano 5 lire per la colletta anima. molti,'ner Jion dim—moltiSBTmi, danno ancora 500 lire; essi deponevano alla colletta il pezzo da
10 centesimi ed ora si lasciano cadere nel borsellino dell’obolo 5 o
10 lire. Non valgono recriminazioni, scuse, attenuanti: il fatto nudo
e crudo è quello anzidetto, ma perchè anche le cose più semplici devono essere sempre complicate in
modo da generare confusione e disorientamento?
Anche nella recente Conferenza
di Ferrerò nebulose affermazioni di
varie persone su questo argomento
hanno generato un certo disagio.
Non crediamo che il compito delle
Conferenze distrettuali sia quello di
sindacare l’operato del Sinodo o
quello della Tavola; se ci sono lamentele da fare, siano fatte in adeguata sede; se vogliamo discutere,
discutiamo pure, ma con conoscenza di causa e non facciamo di ogni
erba un fascio e soprattutto non facciamo confusioni.
Ci sono aggravi per oneri patrimoniali e per nuove costruzioni:
questi non riguardano la Conferenza, ma l’Amministrazione ed R Sinodo; c’è un aggravio per una difficile situazione di tesoreria o di cassa : questo riguarda nuovamente e
l’Amministrazione ed il Sinodo; c’è
ima quota fissata per R distretto e
da versarsi annualmente aUa Cassa
Centrale a copertura di spese ordinarie e questa ci riguarda direttamente e si può discuterne a sazietà,
n Sinodo 1953 nell’approvare la
quota assegnata ad ogni distretto stabilì che le Commissioni Distrettuali
dovessero, d’accordo coi Concistori
interessati, fissare l’onere di ogni
singola comunità. Il riparto fatto
dalla Commissione distrettuale fra
le Chiese dipendenti non è di vostro
gradimento? Sia presentato altro
progetto aUa prossima Conferenza;
si discuterà e se tutti saranno d’accordo, si sostituirà R riparto attuale; si tenga solo presente che la percentuale fissata dal Sinodo per R Distretto non può essere modificata e
che perciò quanto ad una comunità
si diminuisce, deve essere accoUato
ad altra comunità consorella.
Invece di generiche affermazioni
che nulla risolvono, esaminiamo attentamente la situazione del 1® Di
stretto e vedremo che le Parrocchie
di alta montagna sono all’avanguardia nei loro versamenti alla Cassa
Centrale ed invece le Parrocchie di
fondo Valle sono le maggiormente'
deficitarie: individuiamone la causa, cerchiamo il rimediò. Ecco la sh
tuazione a fine esercizio 1953-54:
Massello, Frali, Pramollo hanno èo'?
perto la loro quota; Rorà, Ferrerò,
Angrogna Capolnogo sono deficitarie dal 10 al 20%; Bobbio, VRlar,
Pomaretto, Rodoretto, ViUasecca,
sono deficitarie di circa R 30-% ;
Toire, Luserna San Giovanni, San
Germano e Prarostino sono deficitarie del 40%. Pinerolo, con caratteristiche diverse daUe altre Chiese
delle Valli, ha una quota media individuale di molto superiore a quella generale del Distretto e l’ha raggiunta.
Non saranno ordini del giorno più
o meno ben redatti o più o meno
altisonanti a risolvere la situazione,
come nuRa risolveranno perplessità,
dubbi, velate lamentele, ma semplicemente l’opera costante, diuturna
e persuasiva dei Concistori e dei collettori presso i membri di Chiesa,
affinchè questi ultimi si rendano
conto e si convincano che anche verso la Chiesa essi debbono adeguare
le loro offerte se vogliono che essa
possa adempiere aUa sua missione.
Si spendono 30 lire per un sigaro,
per un giornale, per una scatola di
cerini e poi per l’opero del Signore
si danno sempre ancora le 5 lirette;
via, un po’ d’onestà anche in questo non guasterebbe. T. r.
“fievne Mormée,,
La Rivista è trimestrale — Numeri speciali su argomenti particolari
— Articoli di dottrina, commentari esegetici, importanti testi, studi
su vari aspetti della vita protestante riformata e sulle correnti del
pensiero contemporaneo.
Soli Dea Gloria.
Annuo L. 1.200 — Pastori e studenti L. 750.
Abbonarsi e rinnovare gli abbonamenti presso: Past. E. Rostan —
Via dei Mille, 1 — Pinerolo.
2
2 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
Le “Università deiie capre,,
-vàìv„.
2^'
Ho riletto in questi giorni, nei regietri d’un antico presbiterio delle
valli alcune cifre di somme consegnate dal generale Beckwith', nel
lontano 1839 ai dirigenti della Chiesa Valdese per la costruzione d’una
scuola di montagna. Quelle cifre, ormai sbiadite ed appena riconoscibili, sono ancora oggi un segno vivo
del sacrificio, deWimpegno del nostro benefattore, preoccupato del
problefna culturale nelle nostre valli. Rivedo, di quando in quando,
quella scuoletta alpestre, circondata
dall'edera, da frassini e querce vetuste, e attualmente adibita a depo-, sito di attrezzi di campagna. Essa
fu incautamente venduta alcuni decenni or sono, per motivi non certo
suffragati da una più attenta riflessione circa il futuro del villaggio,
nonché dai ricordi del passato: ricordi di generazioni di Valdesi, che,
in quella scuola, hanno imparato i
rudimenti del leggere e dello scrivere e soprattutto hanno conosciuto
la Bibbia, formatrice del loro carattere; ricordi delle riunioni e serate d'appello, che hanno tenuto desto il sentimento religioso e rallegrato i cuori della gioia più alta.
Beckwith si confortava del suo sacrificio con questa felice riflessione;
« Se nella vita futura incontrerò una
sola vecchierella e due fanciulli ai
quali saranno state utili le mie seminagioni, mi stimerò ricompensato di tutti i sacrifici che ho fatto
in favore di quelle università di capre, dove il poco che s’insegna è assolutamente vero e assolutamente
buono ».
La storia della vecchia scuoletta
mi riporta al problema vivo della
cultura, intesa nella più ampia accezione del termine e definita da
uno scrittore olandese in questi termini: « Orientamento verso un ideale; questo ideale può essere di specie differente. Può essere spirituale: vicinanza a Dio; o essere conoscenza del mondo naturale, dèi
proprio io o del mondo, conoscenza
di Dio. Può essere anche un ideale
mondano: onore, potenza, grandezza, ma sempre della comunità, non
dell’individuo; o può essere economica: ricchezza, benessere. L’ideale è sempre, per i fautori della cultura, una salvezza: salvezza d’una
comunità ».
Orbene la cultura delle « università delle capre » era intensa nel
suo primo significato; orientamento
verso Dio, liberazione da ogni vincolo, da ogni catena; poi, come conoscenza del mondo naturale che
consentiva alla comunità valdese di
spaziare nel mondo interiore e conoscitivo, anche se costretto, vincolato da leggi restrittive per la sua
libertà esteriore. La comunità infatti s'incontrava nelle scuolette Beckwith per la soluzione dei suoi problemi, per la cc salvezza » della comunità. Questo richiamo al passato, naturalmente sempre un po’ idealizzato, vuol essere di monito ai
nostri montanari, preoccupati del
loro benessere individuale, e non
comunitario, portati ad una deprecabile idolatria delle cose concrete:
costruzione d’una casa, acquisto di
una motocicletta, lavoro in fabbrica ecc. Ne consegue. che le professioni, un tempo tenute in onore, sono oggetto di commiserazione perchè « non rendono ». Purtroppo
questo disdegno e disinteresse per
queste delicate professioni del campo culturale e spirituale comportano deprecabili conseguenze per i
nostri « saggi » valdesi: innanzitutto l’educazione dei figli è affidata
ad insegnanti di confessione e formazione morale diversa, atte ad incidere sul carattere delle future popolazioni montane. Inoltre, la carenza di Pastori delle Valli, comporterà la necessità di affidare le parrocchie conservatrici e tradizionaliste
a Pastori di mentalità differente
non sempre qualificati per un lave
ro particolare nelle zone di monta
gna.
Non parlo delle professioni civili: esattori delle tasse, segretari comunali, notai, avvocati coi quali siamo e dobbiamo essere in perenne
contatto per la tutela dei nostri interessi. Recentemente ne "La Stampa”, in un articolo estremamente
interessante, intitolato: "Gli uomini
del Sud”, Particolista dopo aver
chiaramente parlato della irresistibile avanzata del Sud nell’amministrazione dello Stato e mosso alcune aspre critiche a quelli del Nord,
preoccupati unicamente di affari e
V ricchezze per un egoistico godimento e futile orgoglio, concludeva: « Si
tratta dunque, da noi (nel Nord),
di fare appello all’abnegazione, o,
se si vuole, ad uno spirito di rinuncia. Non serve a nulla dire con vana
modestia : : ”Io non ho l’àmbizione
di diventare ministro, o prefetto, o
scrittore, o filosofo”. Che si^ifica
ciò? Forse che l’ambizione di arricchire e di godersi gelosamente il
proprio benessere e possedere due
o tre automobili è un’ambizione più
nobile. di quella che spinge ad affrontare qualche volta la povertà
per servire il "proprio paese o per
comunicare le proprie idee e scoperte alla gente? » Applicando queste riflessioni al nostro mondo valdese, non possiamo non riconoscere
la grave carenza di interesse per
quelle profesdonit essendoli per la
vita del nostro popolo e in contrapposto l'affermarsi di attività atte ad
accecare spiritualmente le nostre comunità, togliendo loro la visione
delle necessità materiali, spirituali
che assillano il prossimo.
Questo modesto richiamo, penso
sia utile alle comunità delle valli,
alle parrocchie, le quali, come Proli
ad esempio, contribuivano in modo
cospicuo alla formazione dei quadri
del Pastorato, dei maestri elementari, dei professori è che oggi disertano la Scuola Latina, il Collegio di
Torre Pellice, non perchè siano più
povere, tuit’altro, ma per amore del
guadagno immediato, perchè « non
rende » sul piano economico. E' vero, «non rende »: impegnarsi per
il prossimo, amarlo, consacrarsi a
lui per la sua elevazione spirituale
e morale « rinunciare a se stessi ».
Anche a Gesù « non ha reso » quando è stato trafitto; anzi gli è costata
la morte e la morte infamante della croce. Ma con 'quel gesto Cristo
ha salvato il monqo, ha salvato te,
popolo valdese, perchè a tua volta
imparassi a donarti di più, a curvarti di più sull’altró, sul tuo vicino,
sul tuo prossimo, per la sua salvezza. Gustavo Bouchakd
Prima, dopo, oggi
Ho letto col massimo interesse,
sull’Eco delle Valli, lo scritto di
Vaimal nel numero del 22 Ottobre:
« Prima e dopo la Riforma ». A
parte alcime incomprensioni reciproche che hanno provocato qualche dibattito tra l’amico L. A. V.
ed il sottoscritto, il comune amore
per il nostro popolo e la nostra chiesa ci unisce ed il fatto di vedere le
varie questioni sotto angoli diversi
non deve vietarci di apportare ognuno il nostro contributo al progresso dell’uno e dell’altra.
Come Vaimal, mi sono spesso domandato se l’adesione alla Riforma
del movimento Valdese, pur dandogli maggiore coscienza di sè, non ne
abbia in certo modo alterato il carattere. H Valdismo primitivo fu
Fede soltanto; fu, come dire? biblicismo insofisticato. Era sorto al
pari di altre cosidette « eresie » del
medioevo, come reazione non solo
alle deformazioni della religione ufficiale, ma anche contro le sottigliezze scolastiche dell’universitarismo e
LE VALU VALDESI : ZONA DEPRESSA ?
Si è tenuto a Milano nei primi di
ottobre, un convegno di studi sul
problema delle aree depresse. Chi
scrive ha avuto occasione di parteciparvi per doveri professionali; ma
non ha saputo astenersi, nel seguire
i lavori, dal fare alcune, riflessioni
che, non ci sembra illecito sperarlo,
possono essere di qualche utilità anche per altri.
Illustri oratori ne^ corso del dibattito si sono sforzati di chiarire i
limiti del concetto di àrea depressa: ne è risultato che questa espressione possiede una forza di irradiamento molto superiore a quella che
solitamente si pensa, e tale da potersi applicare senza tema di smentita anche a zone ritenute solitamente prospere ed evolute.
Il concetto di « depressione » non
tanto designa fin paese insufficientemente sviluppato sul piano industriale, commerciale e urbanistico,
quanto una mancanza di coordinamento nello sviluppo delle diverse
componenti del suo tenore di vita,
cioè uno stato di squilìbrio tra possibilità economiche e condizioni spirituali, distribuzione della ricchezza e sviluppo culturale e così via. E’
in particolare risultato chiaro dai
lavori del Congresso che una delle
più evidenti caratteristiche della zona depressa è la contemporanea presenza di civiltà di diversa natura e
di diverso ordine non armonizzanti
tra loro. Si è notato ad esempio che
in un paese prevalentemente agricolo e quindi organizzato secondo
un sistema di vita familiare e patriarcale, l’introduzione degli ordinamenti e delle strutture tipiche
della civiltà industriale — la creazione di una fabbrica, l’apertura di
una miniera e cosi via — se produce un momentaneo e del tutto apparente benessere individuale, ha come contropartita l’immediato deterioramento e corruzione delle preesistenti strutture sociali patriarcali
che entrano in crisi per il solo fatto
di essere troppo bruscamente ravvicinate a strutture più evolute, risultanti di una civiltà che ha conosciuto fasi intermedie numerose, fasi
che la civiltà agricola patriarcale da
noi presa in considerazione ha per
così dire « saltate ».
Veniva naturale a chi scrive,
ascoltando simili dotte disquisizioni, di trasferire nel campo concreto
della nostra situazione valligiana
una così intelligente valutazione
della situazione e dei problemi connessi. Non vi è dubbio che le Valli
Valdesi fino al finire del secolo scorso sono vissute secondo un sistema
economico sociale e secondo ima
struttura familiare di carattere patriarcale, cui la situazione religiosa
forniva al tempo stesso una giustificazione e un importante sostegno di
carattere spirituale. Le condizioni
di indubbia arretratezza, sociologicamente parlando, delle Valli Vaidesi, riconducibili in parte all’eccessivo frazionamento della proprietà
agrìcola, erano e sono riscontrabili^
nel carattere del tutto primitivo dello sfruttamento agricolo, nell’assenza di una classe di fittavoli che, per
scopi speculativi, I industrializzi la
produzione agricola orientandola
verso settori specializzati particolarmente favorevoli, nel limitatissimo
sviluppo di un arrigianato autoctono :,-circostanze tutte che, sia detto
per incìso, confermando il carattere patriarcale dell’economia, valli
giana, contribuivano a salvaguar
darne determinati valori spirituali
cui s’era, e si è, forse a torto, prò
pensi a riconoscere un valore deter
minante. In questa situazione ven
ne ad inserirsi l’^tività del nascen'
te capitalismo' che, alla ricerca di
sorgenti di energia (le acque fluenti
dei torrenti) e di mano d’opera a
buon mercato, non tarda ad installare nelle valli dei Chisone e del
Pellice ima serie di fabbriche cui
vanno ad aggiungersi poco dopo le
miniere quando fu iniziato lo sfruttamento dei giacimenti di talco e di
grafite.
Il risultato è stato, come giustamente volevano i! dotti intervenuti
al Congresso di Milano, non un miglioramento ma un peggioramento
delle condizioni sociologiche della
regione. La struttura patriarcale
preesistente alla nuova civiltà fondata sulla macchina, pur non essendo direttamente attaccata dallo sviluppo industriale, si è rivelata incapace di mettersi al passo della nuova situazione crèata ad esempio dal
danaro circolante lin maggior quantità a seguito della introduzione delle macchine nell’economia valligìana, senza corrompere i pochi ordinamenti e le sue poche caratteristiche autonome. Il sistema di produzione, avvertono i dotti milanesi, è
il primo ad entrare in crisi, immediatamente seguito dall’istituto familiare e infine dal sistema di credenze misteriosamente legate, per
quanto sia difficile ammetterlo, alle
condizioni di vita dell’ambiente. In
altri termini lo sviluppo industriale
e il benessere economico provocano
necessariamente in una società troppo poco evoluta per essere in grado
di imporsi essa stessa quei cambiamenti che spontaneamente danno
origine alla civiltà industriale, una
lenta o rapida ma in ogni caso inevitabile corrosione del sistema di civiltà sul quale innegabilmente ogni
tipo di società riposa. Non pare
dubbio che proprio ad un fenomeno di questo genere le vicende degli
ultimi 50 anni ci permettono di assistere, nelle Valli Valdesi: lo sviluppo industriale ha significato al
tempo stesso benessere e decadenza,
cioè corrosione delle strutture tradizionali da parte delle nuove strutture imposte, o almeno acquisite,
dall’esterno a quelle interne, necessariamente meno evolute. La crisi
deU’agrìcoltura, l’abbandono delle
terre e, molto più grave, U declino
spirituale (crisi dell’istituto familia
re, a seguito del lavoro femminile
nelle fabbriche, crisi dell’istituto religioso) sono dunque il riflesso di un
fenomeno sociologico la cui portata
supera la nostra possibilità di intervento e forse di giudizio.
Simili riflessioni che suonano negative per quanto riguarda il perpetuarsi nelle Valli Valdesi di un genere di civiltà e di cultura cui restiamo affezionati per averlo conosciuto ed amato negli anni della nostra giovinezza, non ci sembrano
tuttavia contenere elementi di vero
pessimismo; ci pare anzi che ima
loro meditazione non possa che incoraggiare a concludere in senso favorevole. E’ indubbio che all’attuale periodo di squilibrio nel giro dì
alcuni anni succederà un nuovo assestamento; e se è probabile come
sembra che l’antica struttura sociologica andrà quasi totalmente distrutta è altrettanto certo che essa
sarà sostituita da un’altra verso la
quale devono appuntarsi le nostre
preoccupazioni e le nostre speranze.
L’importante ci sembra in questo
momento capire da un lato, e dall’altro vigilare a che non si verifichi
come purtroppo avviene con preoccupante monotonia in situazioni del
genere che la rovina di una struttura sociologica sia accompagnata dalla rovina totale del sistema di credenze su cui questa struttura risulta
poggiare.
Enea Balmas.
del tomismo, ima rivendicazione
dell’Evangelo riportato alle sue origini; come gli ignoranti pescatori di
Galilea ne furono i primi predicatori, così con quei movimenti artigiani, agricoltori umili ed idioti (nel
senso del tempo: di illetterati, parlanti « idiomi », ignari della dotta
lingua latina) ne furono nuovi assertori.
E come quei pescatori avevano sfidato i dottori della Legge sul loro
stesso terreno, questi nuovi discepoli potevano ora competere con i sorbonisti ed i tomisti. Con Chanforan
entrava nel movimento valdese la
Teologia e sempre più essa si affermava nella Chiesa che ad esso succedeva, dando alla sua fede una tinta di cerebralismo, che in certi momenti parve preponderante, specie
quando i suoi ministri furono preparati in ambienti ultramontani,
soggetti all’influsso delle mode filosofiche, presso chiese di origine intellettualistica. Si può dire che succedeva al Valdismo quello che era
successo alla Chiesa primitiva, quando alla semplice aspettazione escatologica dei tempi apostolici, pur
già percorsa da fermenti dottrinari,
come lascia capire Paolo, subentrarono nei IV secolo le complicate diatribe dei Dottori della Chiesa.
Di buon grado riconosciamo che
i nostri teologi, verso i quali l’amico Vaimal dimostra una certa diffidenza, non hanno finora almeno,
troppo soggiaciuto alla rabies theologica di quei dottori. In un certo
senso, Vaimal è un... nostalgico e
non è solo tra noi. Ma essi sono anche uomini del nostro tempo e non
intendono abbandonarsi a romantiche rievocazioni, ma dallo studio
del primitivo Valdismo trarre ammaestramenti per la vita attuale della nostra chiesa.
Rileva L. A. V. che i primi vaidesi risultano quasi esclusivamente
appartenenti alle più modeste classi sociali. Ma egli, che cita il Volpe,
deve pur ricordare che lo stesso autore aggiunge che al Valdismo aderirono anche persone delle classi superiori, persone che portavano, per
dirla con Giacomo, un bell'anello.
Non ricordo questa circostanza, come forse sarebbe portato a concludere qualcuno, per snobismo o per
dar lustro mondano al movimento
valdese, ma per ben altro motivo.
L’adesione di gente in situazione sociale privilegiata non va sottovalutata ed è tanto più notevole in quanto con quell’adesione essi perdevano automaticamente i loro privilegi.
Tale adesione è un argomento contro coloro che vedono nei movimenti eretici del Medio Evo soltanto un
fenomeno provocato da cause economiche, e questa teoria è sostenuta tanto da autori cattolici, come il
(continua in 4“ pagina)
Visita evangelistica
La Conferenza distrettuale tenuta a Perrero lo scorso Novembre, ha
votato il seguente ordine del giorno:
« La Conferenza distrettuale, preso atto con soddisfazione del progetto di un viaggio di rappresentanti delle Chiese delle Valli nel campo di evangelizzazione di Roma e
del Basso Lazio, ne riconosce il significato spirituale ed il valore di
testimonianza, ed invita la Commissione distrettuale a studiare la sollecita e pratica realizzazione del progetto ».
Siamo lieti di annunziare che la
visita progettata avrà luogo alla fine
del prossimo Febbraio, e pertanto
ogni Concistoro è invitato a nominare un delegato nella commissione
che andrà a rappresentare il nostro
Distretto.
Come la Conferenza ha rilevato,
l’intenzione non è quella di fare un
viaggio a scopo turistico, e neppu
re, in primo luogo, una visita a del
le comunità sorelle, che pure si ap
prestano a riceverci fraternamente
Le parrocchie delle Valli desidera
no con questa manifestazione ricon
fermare solennemente che la Chie
sa Valdese intende rimanere fedele
alla missione secolare che Dio le ha
affidata: la testimonianza evangelica.
Uscendo dalle Valli, che per secoli furono il provvidenziale rifugio
di un popolo perseguitato, la Chiesa Valdese, oggi come un secolo fa,
afferma di voler camminare sul medesimo sentiero che i Padri le hanno indicato, con la medesima convinzione che faceva esclamare all’apostolo delle genti: « Necessità me
n’è imposta, e guai a me se non
evangelizzo! » // Sovrintendente
Doni ricevuti per l’Eco delle Valli
L’amministrazione è vivamente grata agli
abbonati che hanno inviato anche un dono
per aiutare la diffusione del giornale.
Pons Laura L. 250; Avitabile Florence
150; Pozzi Carlo 150; Manfredo Decker
400; De Nicola Lino 150; Malan Cairus Li.
dia 50; Ade L. T. 50; Fopiano 100; Grill
Emanuele 150; Taccia Vincenzo 100; Gallian Bauer Meta 200; Jahier Giovanni IM;
Long Emilio 100; Beux Eli 100; Peyronel
Olinto 50; Gay Lisetta 150; Fati o Paul
1.100; Brofferio Gemma 400; Beux Clemente 300; Donna Anna e Gino 150; Peroni Armando 150; Raffa Matilde 900; Balmas
Enea 150; dot Varizia Levi 50; Bounous
Federico 300; Tourn Gustavo 150; Bonetti
Alberto Mario 400; Vay Mario 150; Crespi
Felice 150; Prelato Fanny 150; Lenta Lunati Angela Maria 150; Crespi Daniele 60;
Bertalot Gina 150; Vicino Anna 150; Carletti Maria 100; Long Emilio 50; Turck Elena 100; Sorelle Cardón 150; Pons Mario
400; Mathieu Italo 150; Beux Orazio 200;
Beux Emanuele 200.
3
L*Eœ DELLE VALLI VALDESI
— 3
LA voci DELLf COMUNITÀ
9
f
I
4
*»
I
i
Angrogna ( Capoluogo )
Il culto di Natale ha trovato raccolto nel nostro Tempio un folto udi.
torio che ha ascoltato con attenzione
la proclamazione dell’Evangelo. Numerosi i partecipanti alla Santa Cena.
La domenica 26 dicembre si è svolta nel Tempio la tradizionale festa
delTalbero con grande concorso di
fratelli e di sorelle, di bambini i quali, preparati con cura, hanno svolto
un ricco programma di recito e canti, ricevendo, alla fine, il dono loro
offerto dalla Comunità.
Ben frequentato pure, malgrado il
tempo inclemente, il culto di capodanno con una buona partecipazione alla Santa Cena.
Ringraziamo la nostra Corale per
la sua collaborazione ai Culti di Natale e di Capodanno.
Il 21 dicembre, nel corso della nostra riunione a Prassuit-Vemet, è
stato presentato al Battesimo il bimbo Bertin Aldo di Emilio ed Adelina
(Vernet). La grazia del Signore cirl'ondi ed accompagni sempre il barn,
bino ed i suoi genitori. e. a.
Luserna S. Giovanni
Periodo denso di attività varie e
culti: Giovedì 23 dicembre, festa
dell’Albero di Natale al Rifugio
r.arlo Alberto; venerdì 24 dicembre,
oltre 150 bambini hanno svolto un
interessante programma di recita e
canti nella Sala Albarin, affollata di
piccoli e grandi; sabato 25 dicembre,
rassemblea delle grandi occasioni,
con buona partecipazioni di fedeli
alla S. Cena. Domenica 26 dicsmbre,
ne! pomeriggio, alle ore 14,30, i bambini dell’Asilo infantile hanno offerto ai loro genitori una graziosa e
riuscitissima festa dell’Albero. Al
Ciabas il pastore G. Bertinatti ha
presieduto i culti del 26 dicembre e
del 2 gennaio, con celebrazione del
PRO VALLI
Si prega di indirizzare la corrispondenza
a Villar Pellice.
Il presidente.
la S. Cena; a Murcius, domenica 26
dicembre culto con S. Cena, e domenica 2 gennaio festa deU’Albero
di Natale.
Un gradito incontro con i grandi
maestri della musica sacra è stato offerto alla nostra comunità. Infatti
domenica 26 dicembre, le signorine
Lilian Bertin (N. York) (soprano).
Rita Jalla, (soprano), Gustavo Albarin (basso) hanno magistralmente
cantato brani di Haendel, Hasse, Paisiello, Hayden, egregiamente accompagnati all’organo dal prof. Ferme(do Rivoir, infaticabile organizzatore di questa audizione, la seconda di
una serie che si propone di avvicinare il nostro pubblico alla musica
classica. Il maestro Fermccio Corsani ha confermato, nell’esecuzione di
corali di Bach e di Frank, e in una
sonata di Mendelssohn, queUe doti
di squisita sensibilità artistica e di
serietà interpretativa che già avevamo avuto occasione di apprezzare. 1
limiti di questa cronaca non ci permettono un’analisi particolareggiata
dei pregi artistici delle esecuzioni
dei singoli numeri del programma,
con particolare riferimento alla esecuzione vocale. Desideriamo quindi
puramente e semplicemente rallegrarci con i tre nostri artisti per l’ora di godimento spirituale che ci hanno offerto; il pubblico ha dimostrato di sentire questa musica e questa
interpretazione, col raccoglimento
con cui ha seguito l’audizione.
Anche quest’anno la U.G.V. ha
organizzato la tradizionale serata di
Fine d’anno; buona la partecipaziòne di giovani ed anziani. Al centro
del programma, l’atto unico: Così
ce n’andremo: un lavoro « impegnativo », per il simbolismo dell’opera,
che esige una profonda aderenza interpretativa allo spirito del lavoro,
per evitare il pericolo di cadere nel
grottesco, ed una non comune maestria scenografica, nel giuoco delle
luci e dei suoni. I nostri giovani hanno lavorato con serietà e ci hanno
dato una interpretazione eccellente.
Bravo anche il fisarmonicista Martina.
In perfetto accordo col Concistoro,
i giovani hanno lanciato a tutti gli
unionisti, vicini e lontani, un appello per le urgenti riparazioni alla Ca
sa Valdese e Sala Albarin; essi sperano che i « ricordi » degli anziani
si traducano in giovanile collaborazione.
Una visita aU’Unione di Bobbio
ha avuto un ottimo successo.
La comunità è grata al Missionario
Roberto Cdisson che ha presieduto
il culto di domenica 14 dicembre,
prospettando, in uno scorcio suggestivo, i problemi fondamentali dell’attività missionaria. Domenica 26
dicembre il culto è stato presieduto
dal pastore Luigi Marauda che ha
« edificato » la comunità con il suo
limpido messaggio.
Buone notizie ci ha recato il bollettino di una Chiesa evangelica di
Messico, nei confronti del nostro diacono Guido Mourglia: egli ha dato
in quella città una apprezzata testimonianza di attaccamento all’Evangelo.
E’ stato amministrato il Battesimo
a: Depetris Graziano, Bmna di Mario e Revel Rita; a Metti Graziella
di Stefano e di Andreone Emma; a
Gaydou Vanda di Renato e Bounous
Irene.
La grazia di Dio riposi su questi
bambini e sui loro genitori.
Sono stati celebrati i matrimoni di
Avondet Renato, di Davide e fu Cesan Evelina (di Torre Pellice) con
Pons Mery fu Neri e di Monnet Hatty; di Roman Ettore, dA ixi Giovanni
Paolo e di Gardiol Susanna, con Pons
Elda di Alberto e Pons Melania.
La comunione dell’amore di Cristo santifichi queste unioni su cui sono state invocate le Sue benedizioni.
Al Rifugio Carlo Alberto sono deceduti Mondon Elisa vedova Oudry,
di Torre Pellice, all’età di 84 anni;
Geymet Susanna Giuseppina, di Torre Pellice, all’età di 85 anni; Robert
Paolina vedova Grassis, di Torino,
all’età di 85 anni; Pons Anna, al
Bras di S. Giovanni, all’età di 81 anni.
Alle famiglie provate dal lutto rinnoviamo l’espressione della nostra
cristiana simpatia.
In questo strano inverno autunnale il vento ne ha fatto delle sue, senza riguardo ai nostri stabili: la scuola di Murcius. ha avuto una parte del
Uno sguardo in casa nostra
Cattolici e Valdesi
Sotto questo titolo casalingo, che
sa di buon pane bianco fatto in casa, il confratello Eco del Chisone,
settimanale cattolico di Pinerolo, ha
servito ai suoi lettori un piatto prelibato: il capitolo conclusivo del volume che Monsignor G. B! Ottonello ha consacrato a « La Chiesa Valdese ». Un libro che ha raggiunto
la 2“ edizione, il che non è poco,
trattandosi di un libro, che ovviamente ha circolato prevalentemente
negli ambienti cattolici. Sul piano
della critica storica lasciamo ad un
competente di riferire in sede competente su questa seconda edizione.
Qui ci vogliamo limitare ad alcune
noterei le sulla filosofia della storia
che ispira Monsignor Ottonello, come risulta da questo ampio capitolo conclusivo.
Annunziato in un precedente numero dell’Eco del Chisone stesso come un contributo efficace alla distensione, alla miglior comprensione, come un passo avanti, insomma,
nella cristiana convivenza in queste
Valli, ci siamo accinti alla lettura,
con un sacro entusiasmo.
Purtroppo siamo stati alquanto
delusi, proprio cominciando dal saporoso titolo: Casa nostra, chè non
profumo di buon pane bianco vi abbiamo sentito, ma odore di bruciaticcio..,
Perchè, osserva candidamente,
monsignor Ottonello « quando un
valdese ^ssa al cattolicesimo, non
fa che tornare atta Chiesa a cui appartennero un giorno i suoi antenati »: a casa sua insomma: quella
casa da cui sono usciti un giorno
perchè « i pastori d’anime, abati.
parroci e loro fedeli » non sono stati abbastanza « vigilanti e stremai
difensori della propria fede ».
La storia valdese (quella autentica, non quella di Monsignor Ottonello) ci dimostra che « pastori di
anime, abati e parroci e loro fedeli » furono abbastanza vigilanti e difensori della loro fede! Ma non vogliamo sofisticare su dei se « fossero
stati più vigilanti ». Ci limitiamo a
prender atto che tutto quello che è
stato, persecuzioni ed esilio, appare
all’autore come insufficiente! Energia, ci voleva! Energia e perseveranza! E la mala erba si sarebbe
sradicata per sempre: nei campi di
casa nostra (cioè di casa sua). Monsignor Ottonello non avrebbe più
raccolto amara erba valdese.
Ci viene un dubbio: quel titolo:
Casa nostra non sarebbe poi, forse,
così innocente come sembra? Non
significherebbe, per caso, che i vaidesi sono degli intrusi, in una casa
ebe loro non appartiene?
Ma forse esageriamo e siamo cattivi; in fondo Monsignor Ottonello non ha voluto scrivere un libro
di storia, e non ha fatto della filosofia della storia: ha scritto semplicemente, così, come il cuore gli dettava, un’appendice quasi storica a
qualche manualetto di cosidetta
« dottrina » per far paura ai buoni
cattolici, svelando i misteri del bau
bau valdese, da cui bisogna stare
in guardia: non ha più un occhio
in fronte, ma è più pericoloso, perchè ha un’attrezzatura turistica, con
cui cerca di accalappiare i villeggianti, che, per curiosità (peccato
veniale? mortale?) si lasciano adescare (horresco referens) a fare una
capatina in un tempio valdese! Ma
questo orrore non basta, chè un pe
rlcolo più grave incombe: cedere
alla tentazione di fecarsi ad ascoltare un conferenziere valdese!
Monsignor Ottonello vede ora nero, sempre più nero: egli sente che
l’ora tragica del contagio sta per
scoccare: « Più tardi verrà la decisione, magari, di inviare i propri
figli alle loro (valdesi) scuole secondarie ».
Patatrac !
Oh! se si trattasse solo del perico.
10 degli orecchioni! Eh! no! signori
miei: vi è qualcosa di più spaventoso: quando si conoscono da vicino
questi Valdesi, si vede che non sono
poi quegli esseri terribili veduti con
gli occhiali nero-fumo; e questo è
grave, per Monsignor Ottonello, che
trova parole alate: « Si produce quel
fenomeno di filovaldismo, il quale,
se non si concreta in una formale apostasia dal cattolicesimo, opera tuttavia, un fatate sgretolamento di coscienze e credenze, e un immancabile slittamento verso l’indifferentismo
religioso, a tinta larvatamente anticlericale ».
A questo capitolo, U confratello ha
dato tre titoli; il terzo, stralciato da
un nobile messaggio del defunto generale Barberis, di Bricherasio, dice : « La separazione non può durare eterna ». Confessiamo candidamente che non riusciamo a vedere
come si possa conciliare questo ideale, con il ragionamento del monsignore che dottamente afferma che se
11 cattolico non si tiene lontano
dal Valdese come l’uomo sano dall’appestato, egli è maturo per l’apostasia o quanto meno per l’indifferentismo religioso, ecc. ecc.
Forse la III“ edizione ci darà maggior luce.
L. .4. Vaimal.
suo tetto scoperchiato e solo una parte delle « lese » ha potuto esser raci.
molata nei dintorni! Di un camino
dell’Asilo dei Vecchi poche e scarse... notizie; delle grondaie dei vari
stabili, da segnalare curiosi atteggiamenti e migrazioni imprevedibili.
rep.
Pomaretto
Battesimi: Sono stati presentati al
S. Battesimo i seguenti bambini:
Long Marco di Attilio e Costabel Elsa (Vivian); Rochon Roberto di Enrico e Carlier Lea (Vivian); Borei
Carlo Emilio di Guido e Rostan Ida
(Pomaretto); Rivale Anna Maria di
Michele e Peyronel Mafalda (Pomaretto); Bouchard Remo di Levi e
Vola Nesina (Fleccia); Gelso Paolo
Giovanni di Silvio e Brunetto Elena
(Maurini); Coucourde Arianna di
Bario e Barai Alma (Clot Inverso);
Giraud Elio di Enrico e Griset A«ia
(Fleccia); Rossi Lia di Lodino e Giraud Èva (Perosa).
La benedizione del Signore sia sopra questi bambini.
Matrimonio. Il 13 Dicembre è star
to celebrato il matrimonio di Pastre
Arturo (Pomaretto) e Busato Aurelio (Perosa). A questi cari sposi i
nostri più vivi auguri di vera felicità
sotto lo sguardo del Signore.
Funeredi. Nel mese di dicembre
abbiamo avuto il dolore di perdere
due cari membri della nostra comunità:
Coucourde Bruno, di anni 19 (Pinasca), deceduto in seguito ad incidente motociclistico. Appena due anni fa egli era stato ricevuto in chiesa, e lo ricordiamo pieno di gioia e
di vita coi suoi compagni di catechismo. Giovane simpatico, dal carattere aperto, era sinceramente affezionato alla sua chiesa ch’egli aveva
preso l’abitudine di frequentare. Le
sue esequie furono l’occasione per
parecchie centinaia di persone non
solo di testimoniare del loro cordoglio alla famiglia così duramente coi
pita da questo lutto, ma anche d
ascoltare la proclamazione dell’E
vangelo di Gesù Cristo che davanti
alla caducità delle nostre cose urna
ne e terrene e davanti al mistero del
la morte, rimane la sola base, il solo
punto fermo su cui fondare la nostra
speranza. « Ogni carne è come erba,
e ogni sua gloria come il fiore dell’erba. L’erba si secca, il fiore cade,
ma la Parola del Signore permane
in eterno » (1 Pietro 1: 24).
Augusto Pastre, di anni 77 (Poma,
retto). Egli ci ha lasciato quasi improvvisamente. Uomo di pace, scrupoloso nel lavoro, credente sincero
che non trascurava mai l’occasione
di un culto o di una riunione per gustare la comunione con Dio e coi suoi
fratelli, lascia di sè un ricordo veramente benedetto. Egli era un autentico valdese « de la vieille roche »:
e questa roccia era per lui non solo
una tradizione, ma una solida e sicura fede in Cristo. La comunità lo
ricorda anche come anziano che con
rare qualità di tatto, di fedeltà e
d’amore seppe assolvere il suo compito per molti anni, e considerò sempre la sua carica come un apostolato e non solo come un semplice incarico amministrativo. « La memoria del giusto è in benedizione »
(Proverbi 10: 7).
Torre Pellice
Dalla fine dì novembre al 31 dicembre, la Chiesa registra purtroppo un numero assai rilevante di funerali: Arnoulet Giulia n. Cesan, di
anni 70 (26 nov.); Costabel Giuseppina, di anni 73 (28 nov.); ved. Goss
Luigia Maria, n. Rivoira, di anni 54
(3 die.); Rostan Guido, di anni 47
(7 die.); Frache Guido, di anni 62
(19 die.); ved. Jalla Giuseppina n.
Morè, di anni 70 (20 die.); Albarea
Davide, di anni 78 (24 die.); Bertinat Anna n. Jung, di anni 70 (27
die.); Long Carlotta, n. Boer, di anni 72 (29 die.). « Piangiamo con quelli che, piangono », invocando per essi le consolazioni divine atte ad avvalorare le nostre gloriose certezze
immortali.
Altri atti liturgici: matrimonio di
Toscano Renato Felice con Avondet
Elena; battesimo di Rostan Giovanna, di Attilio. L’allegrezza del Si
gnore santifichi le gioie di questi snoi
figliuoli.
Lo stesso periodo di tempo è stato contraddistinto — com’è normale
— da intensa attività: sia nelle varie
Unioni e Società che lavorano in seno alla Chiesa; sia nelle otto Riunioni settimanali tenutesi regolarmente;
sia infine nelle Celebrazioni Natalizie e di Capodanno, La festa dell’Albero di Natale ed i sei Servizi
religiósi — di cui tre con S. Cena —
hanno segnato una frequenza notevole e sostenuta, e sono stati fonte di
benedizione spirituale ; contribuirono validamente alla edificazione i due
cori natalizi magistralmente eseguiti dalla Corale (dirett. V. Abate) e,
a S. SBvestro, l’assolo (C. Eynard)
con organo (dott. F. Corsani).
Dopo il culto del 31 dicembre nel
tempio, una beUa assemblea gremiva
l’Aula Magna per salutare l’anno
nuovo; ottimo spirito fratreno ani'
mò il trattenimento familiare, di na
tura... speciale: alludiamo, ¿a Pai
tro, alla rappresentazione dei oc qua
dri di vita ecclesiastica 1954 a Tor
re Pellice » (basta il titolo!). Ai prò
motori ed agli esecutori della riusci,
tissima serata, come in genere ai
molti Compagni d’Opera, la Chiesa
rinnova l’assicurazione della sua gratitudine.
La Chiesa rinnova pure i sentimenti che furono espressi in quella
occasione: di commiato commosso al
Cand. theol. Gino Conte, al quale
vanno i ringraziamenti della Comunità per l’apprezzata sua opera qui
compiuta ed i migliori auguri di
buon lavoro a Trieste; e di affettuoso benvenuto al pastore Alberto Taccia ed alla sua gentile signora.
Società di Studi Valdesi
L’opnscolo del XVII Febbraio è stato curato per quest’anno dal pastore Carlo Davite, ed ha per argomento « I Valdesi in
Vaile di Susa ».
Esso verrà messo in vendita al prezzo di
L. 35 la copia. Per coloro che si prenoteranno entro il 30 c. m. per almeno venti
copie, il prezzo è ridotto a L. 28 la copia.
Prenotazioni presso la Tipografia Subalpina, Torre Pellice.
f WICMH DELIA CLAEDMM
E’ USCITO:.
Edina Ribet Rostain
Cisterne screpolate
L. 260
Giorgio Girardet
ha fede cristiana evangelica
L. 400
ULTIMI ARRIVI:
Francesco Ruifini: / Giansenisti
Piemontesi e la conversione della madre di Cavour L. 800
Ern. Troeltsch: Il Protestantesimo nella formazione del mondo
moderno » 450
Paul Wernie: La rinascita del cristianesimo nel secolo XVI » 300
Fr. Church: I Riformatori Italiani » 2.500
Jean lléring: L’épitre aux Hébreux » 1.800
Si ricevono gli abbonamenti al mensile
L’Illustré Protestant L. 1.200
Prenotazione alla Libreria Editrice Claudiana - Torre Pellice, Torino, c.c.p. 2-17557
Fiori in memoria del Sig.
Per Orfanotrofio di Pomaretto: Corrado
e Alice Peter L. 1.000; Ferruccio e Elisabetta Avondetto 2.000; Pina Fabroni 500.
Per la Casa delle Diaconesse: Corrado e
Alice Peter L. 2.000; Ferruccio e Elisabetta Avondetto 3.000.
L’Istituto Bancario S. Paolo in Torino,
Agenzia di Perosa Argentina, ha elargito
alia Parrocchia di Pomaretto, per beneficenza, la somma di L. 15.000, in occasione
del trasferimento degli uffici nella nuova
sede.
AVVISI
CERCASI per Londra per famiglia francese
cuoca e cameriera veramente finite madre
e figlia, o sorelle, o amiche, conoscenza
elementare lingua francese, e di molto
serie referenze. Indirizzare le offerte: So.
cietà Michelin (via Livorno 57) Torino.
MEZZADRO cercasi subito, per cascinotta
pianeggiante, giornate 7 circa formanti un
solo appezzamento, prati, campi e vigna.
Rivolgersi a G- Vicino, S. Secondo.
ON DEMANDE pour le Canton de Vaud
(Suisse), dans maison de repos pour vieillards, à la campagne, ayant tout confort,
une jeune fille pour aider à tous les travaux de maison. Vie de famille et congés
réguliers. Salaire 150 frs. par mois. Voya.
ge payé. Références à disposition. S’adresser à M.me A. Freymond, directrice Asile Soerensen Gimel sur Aubonne.
4
♦ —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
Prima, dopo, oggi
ro, ricco di esempi tratti dalla vita; <^poi
capitolo, sempre breve, è segnilo dalla Indicazione di una l^tura biblica. Nel
stro ambiente, il lilnro è una novità.
no
e. r.
(continua da pag. 2)
Bargellini, quanto^ da epigoni di
dottrine matèrialiste.
D Medio Evo non fu quell’epoca
di quiete religiosa che la Storia uf^
ficìale vorrebbe far credere. Il lievito che doveva portare più .tardi
alla Riforma era già in atto. Oltre
ai dissensi di origine disciplinare o
politica, quali gli scismi d’Oriente
e d’Occidente, la chiesa dovette affremtare altri attacchi a Roma; ed
accanto a stravaganti, ma non per
questo meno popolari, deformazioni, ebbe contro di sè movimenti vitali e seriamente riformatori come
quello valdese.
D’altre parte l’adesione di persone eminenti a questo come ad altri
movimenti ereticali si è voluta spiegare con motivi politici. Che questi
talvolta giuncassero è innegabile,
ma sarebbe puerile il voler negare
a tali movimenti un’origine spirituale. E di questo troviamo una
prova nel fatto della adesione di
rappresentanti di ogni classe, che
poi nella nuova comunità perdevano i connotati sociali in un’uguaglianza che l’epoca conosceva solo
nell’interno degli ordini monastici.
Ed è perciò che vediamo nella condanna del Valdismo, pronunziata
?alla Curia papale, un fatto provvidenziale; se Valdo fosse stato riconosciuto da Roma come doveva
esserlo più tardi Francesco d’Assisi, avremmo avuto un ordine monastico in più, forse un terz’ordine.
destinato a degenerare, come degenerarono i quasi contemporanei Umiliati. La fiaccola valdese, invece
di splendere sul candeliere si sarebbe eclissata sotto il moggio del q[uietismo e del conformismo. L’abbraccio di Roma è soffocante.
A parer nostro, l’originalità del
movimento valdese non sta nel suo
interclassismo nè nel suo internazionalismo, perchè tutti _ i movi
menti religiosi del tempo, ortodos
si o ereticali, ebbero analoghi ca
ratteri, ma nella sùa irriducibile fe^
deità alla Scrittura, fedeltà che gli
permise di sopravvivere a tutti i
movimenti contemporanei. Ed è
questa caratteristica che importa
non perdere nè lasciare affievolire.
Mi dice im sacerdote cattolico: « A
che valgono le prediche che facciamo nelle nostre chiese? Per conto
mio la migliore predica è la lettura
(in italiano, naturalmente) di un
brano delle Epistole di S. Paolo ».
Non vi pare che il diffondersi di
questo spirito tra il clero cattolico,
spirito al quale, dice lo stesso sacerdote, si sarebbe guardato con orrore cinquant’anni fa, non vi pare sia
un po’ frutto di quella nostra fedeltà? Sarebbe gran peccato che proprio ora i nostri predicatori se ne
dipartissero in nome di un qualche
sia piu: rispettabile a ismo »!
Sì, amico Vaimal, beati i primitivi Valdesi che non si impacciavano
di (c ismi »!
M. Eynard.
Direzione e Redazionei Pati. Emwnao Rostaa ■ Via dei Mille 1 - Pinerolo - Tel. 2009
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo, con decreto del 27-XI-1950.
Tip. Subalpina s.p.a. Torre Pellice (Torino)
Sta bene buono e fedele servitore: entra nella gioia del tuo Signore ” Matteo 25: 21. — Nel pomeriggio di domenica 19 novembre si è . addormentato nella
pace del Signore.
Adolfo Glampiccoli
La moglie e i figlioli, QOn le loro famiglie,
ne danno Vannuncio, addolorati per la durezza della separazior^f ma fiduciosi nella
promessa del Signore, -— il funerale ha avuto luogo martedì 21 dicembre alle ore 15.30,
nel Tempio Valdese di via Francesco Sforza, — Milano, 21 dicembre 1954.
Prendono parte al lutto:
— I nipoti: Jalla, Parere, Boggeri.
— Auguste Gihert e famiglia.
— Adolphe Gibert e famiglia,
— Ben Gibert e famiglia,
— Il prof. Mario Alberto Rollier e famiglia. ^
— Il doti. Guido Rollier e famiglia.
Eugenio, Desi, Annalisa, Donatella e
Claudio Greppi; Mariella e Silvana Giampiccoli; Daniele, Marco e Daisy Gay piangono il loro caro
nonno Adolfo
- Milano, 20 dicembre 1954.
Partecipano al lutto:
— Sandra- Terraneo e Terenzio Ducei.
he famiglie Pastre^e Coisson profondamente commosse dalla dimostrazione di affetto e di simpatia, ringraziano tutti coloro che con la presenza, con scritti o con
fiori, hanno preso parte al loro grande dolore per ta perdita del loro caro marito e
padre.
RECENSIONI
Henriette L. T. De Beaufort — Le Taciturne — Editions Labor et Fides —
Ginevra — pagg. 230.
Sul « Moro della Riforma » a Ginevra
è scolpita, con altre figure, quella di Guglielmo d’Orange, il Taciturno. Le Edizioni ginevrine « Fides et Labor » pubblicano una bella, ricca rievocazione storica di
quel personaggio, inserito nei suoi tempi
e nel suo ambiente.
Il libro si legge con interesse sostenuto,
anche se la terminologia storica è persin
troppo pesante, a causa della frequenza di
molti dettagli e di molti riferimenti a nomi e cose del tempo. Ma, dall’insieme dell’opera, emerge la nobile figura del Taciturno, al centro delle lotte che, nel XVI
secolo, opposero strenuamente i Paesi
Bassi alla Spagna di Filippo II ed al suo
luogotenente, il sanguinario Duca d’Alba.
Si lotta per la fede, per una libera fede
contro la tirannia e l’inquisizione ; la Riforma si estende e si urta contro l’assolutismo cattolico e spagnuolo. Guglielmo
d’Orange, già cattolico eppoi calvinista,
vuole la tolleranza religiosa e la libertà di
coscienza. Ma i fatti precipitano; un piccolo popolo di pescatori, di contadini e di
mercanti, con nn principe onorato, ma
senza mezzi, si erge contro la più grande
potenza militare d’Europa in quel tempo:
la Spagna e gli Asburgo.
I colori della famiglia d’Orange sono
ancora quelli della attuale Casa Reale d’Olanda. Anche per i legami che uniscono i
Valdesi all’Olanda, la conoscenza del « Taciturno » sarà particolarmente utile ed
istruttiva. Guglielmo d’Orange è degno di
esser conosciuto e ricordato. e. r.
Roland de Pury — La foie du Père Editions Labor et Fides — Ginevra.
Il numero XI dei « Cahiers du Renouveau » è opera del Past. Roland de Pury,
già ben noto a causa di altre pubblicazioni. Sotto il titolo: «La joie du Père»,
l’autore riprende la Parabola del figlino!
prodigo e, con finezza di pensiero non disgiunta da una chiara psicologia spirituale, ne espone il contenuto ed il significato
La seconda parte è intitolata: « Les fiançailles de Joseph et de Marie ». Scritto in
forma poetica e dialogata, « ce dialogué essaye d’imaginer la situation concrète de
ce conpie de fiancés tout ordinaires, auquel est arrivé exactement ce que la Bible
nous raconte — l’Evénement sans pareil,
scandaleux — et qui a dû l’intégrer dans
sa foi, dans son amour conjugal, dans sa
vie quotidienne et sociale ».
Il fidanzamento di Maria e di Giuseppe
e considerato nella sua concreta e pura
realtà umana, in cui s’inserisce la divina
promessa: « ciò che in lei è generato è dallo Spirito Santo ». Poche pagine, ma in
esse vibra la fiamma della fede e della
purezza cristiana. e. r.
Charles Spurceon — La Parola del mattino — Edizioni Religiose Biginelli —
Via Viti. Veneto 120 - Arezzo — 370
pagine.
In questo volume, del tipo di « Più
presso a Te, Signor » sono raccolte per
ogni giorno dell’anno le meditazioni del
famoso predicatore inglese, nella loro traduzione italiana dovuta a E. Fanelli. Le
stesse meditazioni sono anche riunite in
fogli staccati per calendario.
Un passo biblico ed una pagina per ogni
giorno, per alimentare la fede con il messaggio della Parola di Dìo. e, r,
Gustave Isely — Chrétiens, sectaires et
mécréants — Editions Labor et Fides
— Ginevra — pagg. 141—.
E’ un libro di grande interesse storico
e spirituale. L’autore è un « non conformista »: fin dalla gioventù è stato attratto
dall’Esercito della Salvezza dove ebbe posti di grande responsabilità. Ma non ha
assolutamente nn animo settario; anzi, con
spirito molto evangelico, si è accinto allo
studio dei vari nomi e delle varie categorie di cristiani i quali, per motivo di coscienza, hanno creduto di non dover appartenere alla chiesa ufficiale o se ne sono
allontanati; e ciò attraverso i secoli, dai
tempi deU’impero romano ai dì nostri.
Il sottotitolo è interessante: « Brève étude des mouvements évangéliques et des
noms, surnoms ou sobriquets qui furent
donnés à leurs membres an cours des âges ».
E Marcel Pradervand, nella prefazione,
Aggiunge : « Ce faisant, l’auteur nous a
donné une véritable histoire de la chrétienté... ce livre nous rappelle que ceux
qui portent le beau titre de chrétiens ne
peuvent pas être renfermés dans les limites étroites de telle on telle Eglise... A
1 époque actuelle, on tend de plus en pins,
à cause de la grande espérance oecuménique, à considérer que le péché essentiel
est le schisme. Nous croyons que c’est une
erreur. Le péché essentiel, c’est l’infidélité des chrétiens, de l’Eglise dans son ensemble ».
Tutto ciò è vero e costituisce un motivo
di più per leggere il libro. Non vi si parla dei gruppi settari contemporanei che
hanno goduto di un’atmosfera di tolleranza. Un capitolo è dedicato ai Valdesi.
Everett P. Smith . Questions d’enfants
Editions Labor et Fides, Genève.
Questo libro di circa 130 pagine è destinato ai genitori, agli educatori e ai pastori
affinchè ne ricevano aiuto quando debbono
rispondere alla domande di carattere religioso, poste da bambini dai 10 ai 15 anni.
E’ il risultato di una lunga esperienza pastorale ed è piuttosto unico nel suo genere.
Le domande e le risposte non sono riunite
secondo un ordine sistematico, ed è cura
dell’autore evitare le pesanti definizioni
dogmatiche. 11 lingnaggio è semplice, chia.
UnT ringraziamento particolare all’Ospedale Valdese di Torino per l’amorosa assistenza, ai pastori Marauda e Ayassot, ai
medici, ai parenti e vicini di casa.
Pomaretta 3-1-1955.
La famiglia ed i congiunti della rimpianta
A. Henriette Poet Giraud
nell impossibilita dij^farlo personalmente,
ringraziano guanti sono stati di conforto
nel loro dolore. In particolar modo il pastore Franco Davite, la famiglia del pastore
Luigi Marauda, il Dr. Quattrini, la Banda
Musicale di Pomaretto.
Riclaretto-Chiotti, 2 gennaio 1955.
Nel giorno di Natale è mancata ai suoi
Anna Bertinat nata Jung
I familiari esprimono la loro riconoscenza al dr. Lanza, ai vicini di casa e a tutte
le persone che amorevolmente la curarono.
Torre Pellice, 27-12-1954.
Dopo lunghe sofferenze sopportate con
grande fede ci ha lasciati per le celesti dimore
Maddalena dot Peyronel
La famiglia e congiunti sentitamente ringraziano il Pastore Davite per le sue parole di conforto, e tutte le persone che si
sono prestate nella triste circostanza.
« Venite a Me, voi tutti che siete
travagliati ed aggravati ed Io vi
darò riposo» (Matt. 11: 28).
Combagarino Riclaretto 2-1-1955
Il 2 gennaio, dopo lunga malattia, è stata
tolta all’affetto dei Suoi Cari
Bounous Elvira
naia Bounous, di anni 55
La famiglia, riconoscente, ringrazia tutte
le persone che hanno preso parte al suo do
lare e che le hanno manifestato la propria
simpatia in occasione della malattia e dell’accompagnamento funebre della Cara
Scomparsa.
Un ringraziamento particolare desidera
rivolgere al Pastore Micol per le sue parole di conforto, al Doti. Bertolino per le sue
affettuose cure, ai parenti ed ai vicini di
casa per il loro generoso aiuto e per l’assistenza prestata alla Scomparsa.
Pramollo (Pomeano), 4 gennaio 1955
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