1
Riguardate alla roccia onde foste tagliati!
(Isaia LI, 1)
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Torre Pellice, 21 ^#émbre 194NXX
DELLE
S«»Ì:4im»n.
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25 —
Semestre L. 8
15
AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, 1 bis - Torre Pellice
REDAZIONE: Via Arnaud, 27 - Torre Pellice
.SACRE OFFERTE
I
i menicali
^ il
*"■ Ogni interdetto , è cosa intie
F ramente consacrata alVEterno.
fc Lev. 27: 28.
« Sacre ojferte »: sono le parole che
U leggiamo quasi sempre sulle cassette
i per le elemosine di tante chiese cattoli£ che e sono quelle stesse che molti boL
p lettini parrocchiali ed opuscoli illustraI', tivi di santuari, di orfanotrofi e di altre
F opere religiose di beneficenza premetP tono alle liste delle offerte a loro fatte,
P Noi adoperiamo spesso, in tali casi, le
S"- semplici espressioni « Sottoscrizioni »,
. «Note delle sottoscrizioni», «Elenco
fé dei sottoscrittori », «Oblazioni», « Ofp ferte in favore di... » ecc. ecc.
p Nel nostro legittimo anelito di spirili tualizzare sempre più la religione, di
^ togliere il carattere sacro ad atti che
•• possono anche essere puramente proc fani, di dare al solo spirito il valore,
spirituale, restituendo alla materia
quello che solo sembra competerle, non
abbiamo forse qui esagerato?
Alcune chiese anche nostre, o del
protestantesimo in genere, si sono pre^^occupate di lasciare alle offerte per la
^chiesa, e per ogni opera della chiesa,
^ quel carattere sacro, o di consacrazione,
che compete loro, facendo portare sul
fc tavolo della Sacra Mensa le offerte dooppure implorando su di esse
suggello della divina benedizione.
In altre parole, per far comprendere
'■ che l'offerta a Dio fa parte integrante
dell’adorazione che a Lui dobbiamo, ne
“ hanno fatto una parte liturgica, o quasi,
del culto; qualcuno anzi ha detto che
^ la colletta è « parte integrante del
culto .»
I Questa definizione, ad ogni modo,
dovrebbe, se mai, essere integrata da
una chiara nozione di quel che è il
■ culto, poiché se noi diciamo che la colletta è « parte integrante del culto »,
• intendendo parlare solo del culto pub, blico, ne escluderemmo tutte quelle
’’ (e sono di molto le più importanti) che
si fanno fuori culto e non in chiesa.
Meglio dunque, io credo, ritornare all’antico e far comprendere, conte leggasi nell’Antico Testamento, che ogni
interdetto, che ogni offerta dovuta e
fatta a Dio, è cosa intieramente consa. crata a Lui, intieramente sacra. « Tout
■ interdit, traducevano le vecchie Bibbie
yn lingua francese, sera très-Saint à
■J^Eternel. » « Très-Saint, » del tutto,
assolutamente, integralmente consacrato a Lui.
Da questo concetto consegue quello
delVinterdetto, delTìnviolabilità, dell’intangibilità di qualunque anche più
piccola parte delle offerte dovute alla
carità cristiana, per la Chiesa e per
qualunque opera sua o figliuol suo,
perchè esse appartengono assolutamenite, per consecrazione, a Dio ed a Cri< sto soltanto: « Chi avrà dato da bere
anche soltanto un bicchier d’acqua ad
Uno di questi piccoli, perchè è mio discepolo » (cioè perchè, mentre così fa,
agisce da vero discepolo di Cristo) sarà
h
come se l’avesse dato a Cristo stesso,
sarà come se avesse fatto cosa sacra a
Lui, cioè a Luì consacrata, e quindi essa
farà parte, intangibile dell’interdetto
cqnsacrato a Dio.
Da questo.concetto fondamentalmente, anzi squisitamente divino, che già
troviamo nell’Antica Legge è lentamente scaturito il canonico concetto dei furti
sacrilegi che già troviamo accennato
nella dottrina israelitica, dei quali il
primo e più grave è quello del toccare
alle elemosine, ai tributi dati per la
chiesa o per ogni istituto suo, cioè dato,
consacrato assolutamente a Lui. Sacro
è dunque l’obolo della ,vedova, che
offre quanto può offrire, com’è sacro
il lascito del miliardario che dà in ispirito di povertà e di consecrazione.
Sacro è il centesimo come il milione.
Sacri sono perchè « ogni interdetto è
cosa intieramente consacrata all’Eterno, » per cui chi li toccasse tocca cosa
di Dio, chi li. rubasse deruberebbe Iddìo. Peggior peccato forse non v’ha, per
cui è bene che ne sia illuminata la coscienza cristiana, tanto più che il male
che spesso ne derivò alle chiese è stato
incalcolabile, profondo, anche se talora
latente o benevolmente sopito. Che
scandali del genere possano avvenire
nel profano mondo del peccato è intuibile, se pure non perdonabile, ma
che avvengano a danno e detrimento
di quello spirituale corpo di Cristo che
è la Chiesa è inconcepibile. Chi tocca
all’interdetto tocca alla Chiesa; chi ruba la Chiesa ruba Cristo.
Ma un approfondimento maggiore
del valore delle sacre offerte è necessario anche da parte di chi le fa e non
solo da parte di chi le, riceve, da parte
di chi ne è il sacro custode, il sacro
gestore.
E’ necessario che chi offre all’Eterno
si renda conto che la sua offerta è fatta
al suo Dio, anche se essa è devoluta ad
un semplice benefico istituto. Per cui
(scusate 1’,espressione!) offrireste a
Dio.... una sigaretta o il suo solo equivalente? Eppure quante volte non accade di offrirgli un obolo così vergognoso che non oseremmo neppure darlo
ad un povero per paura ch’egli lo riceva in malo modo o che ce lo butti in
faccia, per lo meno intenzionalmente-!
« Ogni interdetto, ogni o//erta a chiese, ad enti, ad istituti cristiani, come
ogni elemosina dettata dalla cristiana
carità, è cosa consacrata a Dio, al Re
dei Re, al Signore dei Signori, al Sovrano dei Sovrani, al Principe della
vita, ed a lui consacrata intieramente. »
Ricordiamocene sempre! — E se ce
ne ricorderemo sapremo, e non dimenticheremo m,ai, di adeguare l’offerta a
chi è veramente rivolta, cioè a Dio, e
non ci permetteremo mai di offrire a
Dio un obolo vergognoso, indecoroso
non dégno d’un cristiano sacrificio.
S. P.
li*
Gesù ha compiuto, in modo perfetto,
' l’opera deirEvangelista. Nella Sinagoga’di Nazaret Egli apre il libro dèi profeta Isaia e legge: « Lo Spirito del Signore è sopra me,
per questo egli mi ha unto per evangelizzare i poveri;
mi ha mandato a bandir liberazione ai
prigionieri,
ed ai ciechi ricupero della vista;
a riifiettere in libertà gli oppressi,
e a predicare l’anno accettevole del Signore.
Dopo quella lettura (Luca 4: 18) Egli
dichiara, in modo solenne,' che in Lui sì
adempiono quelle parole della S. Scrittura. E non è forse per compiere quell’opera eh’Egli ,spendie interamente i
tre anni del suo ministerio terrestre a
percorrere la Giudea, la Galilea, la Samaria, la Perea, cogliendo tutte le occasioni per proclamare che in Lui si
compie la redenzione umana ?
L’opera iniziata dal Signore non doveva estinguersi con la sua morte.
Egli stesso aveva detto ai suoi discepoli: « come il Padre mi ha mandato, anch’io mando Voi ». Ed aveva ordinato
loro, nel modo più esplicito, di proclamare la Buona Novèlla ad ogni creatura. Egli li istituiva cosi continuatori
della sua opera promettendo l’assistenza del Suo Spirito fino alla consumazione dei secoli. Gesù aveva detto « andate » ed i discepoli vanno malgrado la
loro debolezza, la loro povertà, la loro
ignoranza. Essi non temono i potenti di
questo mondo e la persecuzione cruenta; vanno a Gerusalemme, in tutta la
Giudea, nella Sam,aria e fino alle estremità della terra . Ed è sacrificando la
loro vita e versando il loro sangue che
hanno portato al mondo l’annunzio della vera vita. E’ il Cristo glorificato che
opera, con il suo Spirito, per mezzo di
coloro che Egli chiama. E mentre il suo
ministerio terrestre non ha avuto, apparentemente, alcun successo duraturo
- Egli muore abbandonato da tutti il ministerio del Cristo che siede alla
destra del Padre ed opera sulla terra
con potenza, registra ì risultati più
grandi ed impensati.
Il giorno stesso della Pentecoste sono
3 mila anime che si convertono; uh po’
più tardi il numero dei credenti si eleva a 5 mila. Il libro degli Atti (5: 14 e
6: 1 e 7) ha cura di dirci ancora che
il numero di quelli che credevano al
Signore, uomini e donne, aumentava
del continuo. Sono quindi (Vili) moltitùdini di Samaritani, tutti gli abitanti di Lidda e di Saron (IX) e (X)
tutti quelli che sono riuniti nella casa
di Cornelio che si convertono. Anzi noi
possiamo dire che tutto il libro degli
Atti ci fa assistère a continue conversioni non solo di alcuni individui ma
di folle intere; mentre le epistole di S.
Paolo ci pongono dinanzi a comunità
cristiane regolarmente costituite.
Quale immenso lavoro di Evangelizzazione nel corso di una sola generazione ! Pietro evangelizza i Giudei, Andrea fonda le chiese della Cappadocia,
della Bitinia e della Galazia, Matteo
porta l’annunzio della Buona Novella
fin nel lontano Oriente, Filippo percorre l’Asia Minore, Mattia l’Etiopia, Giacomo l’Egitto, ^ Simone lo Zelota la
Mauritania e lai Libia mentre Toma
si sarebbe spinto fino in India !
Per quanto riguarda S. Paolo la sua
opera di evangelista è meglio conosciuta ed è documentata dagli Scrìtti Sacri. Egli evangelizza Damasco, Tarso,
Cipro, Antiochia, Iconio, Listra, Derba,
Filippi, Tessalonica, Atene, Corinto,
Efeso, la Galazia, la Berea, la Frigia...
I successori immediati degli apostoli
sono i continuatori di un’opera così
grandiosa condotta con risultati così
evidenti.
Già sotto Traiano imperatore - principio del II secolo - numerosi credenti
vendono ì loro beni e li danno ai poveri
e quindi partono con la sola ricchezza della loro fede per portare l’Evange
10 fin nelle contrade più remote, agli
estremi limiti dell’immenso impero romano. Nel corso del II e del III secolo
continua la conquista delle anime.
E’ da notare che, durante i primi secoli, non nasce alcuna società di Evangelizzazione o di Missione per il semplice fatto che la' Chiesa nella sua totalità si volge verso la conquista di
nuove anime. Ogni Chiesa è un centro
di Evangelizzazione ed alcuni uomini,
chiamati ad un compito speciale, si
spingono fin nelle contrade più remote
ove imperano le tenebre del paganesimo.
Più tardi anche quando la Chiesa
abdicherà, in buona parte, alla sola potenza dello Spirito per rivestire una
potenza temporale e nel corso di tutto
11 Medio Evo, Dio suscita ancora nel
seno di quella stessa Chiesa, spesso pervasa dallo spirito di questo mondo,
uomini pieni di Spirito Santo che percorrono il mondo sforzandosi dì compiere ugualmente quell’opera di Evangelizzazione che la Chiesa nel suo insieme sembra aver dimenticato. I missionari si spingono, l’uno dopo l’altro,'
nelle terre più inospitali per incontrarvi, non di rado, il martirio.
Nel secolo XII spicca l’opera di Pietro Valdo e dei suoi discepoli che, in
buona parte dell’Europa, hanno compiuto un’opera di Evangelizzazione rimasta celebre negli annali della storia.
Quando, nel secolo XVI, scoppia la
Riforma essa si spande ovunque in virtù del ministerio itinerante dei sìngoli
credenti.
Tutti i movimenti di risveglio di questi ultimi secoli e la gigantesca opera
delle missioni in terra pagana sono
sempre scaturiti dal’unico e perennel
ordine di Cristo alla sua Chiesa, ordine
categorico con il quale Matteo e Marco
chiudono il loro Evangelo.
(Continua) u. h.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
Nulla è piccolo ‘quando si ama molto, e nulla è grande quando poco si ama.
Si è ricchi solo di quello che si dà,
si è poveri solo di quello che si rifiuta
di donare.
Non basta essere buoni, bisogna apparirlo; bisogna che la bontà sia amabile. Stahl.
2
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L’ECO DELLE VALLI VALDESI
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Il normale procedere della Vita consiste nfiU’accumulare pazientemente
delle energie e di scaraventarle poi
con scatti improvvisi contro, le forze
dell’inerzia che tentano di ostacolare la
sua marcia conquistatrice. D’altra parte i progressi ottenuti faticosamente
dall’uomo nella sua graduale conquista
della natura altro non sono che lo sfruttamento di quelle energie accumulate
ottenute scaricandole lui stesso a proprio vantaggio dove, quando e come
giudica più conveniente. Quando faccio
precipitare le acque della gora vicina
sulle pale del mio mulino o nelle turbine della mia officina altro non faccio
che scaricare le energie che la natura
ha accumulate succhiando sotto forma
di vapore su nelle alte sfere dell’aria
l’acqua dei mari, dei laghi e dei fiumi.
Quando, per scaldarmi, brucio un pezzo di quel minerale prezioso che si
chiama carbone fossile, altro non faccio che, scaricare le calorie che per millenni i raggi solari hanno immagazzinate in antichissime foreste. Quando faccio scoppiare in ima mina un po’ di
dinamite, semplicemente faccio scattare una molla cioè libero improvvisam,ente delle masse enormi di gas che
la natura, sollecitata dall’arte dell’uomo, hanno imprigionate in piccolo spazio.
Quel che si dice delle energie naturali si può dire ugualmente delle energie spirituali e ripetere che, come per
la natura, cosi per lo Spirito, la Storia
è un alternare costante di due momenti: la carica e la scarica.
In un precedente articolo abbiamo
studiato brevemente il secondo momento facendolo precedere al primo benché
logicamente avremmo dovuto fare il
contrario. Questo abbiamo fatto però
perchè il secondo momento è più appariscente e più rumoroso e perchè, da
grandi bambinoni che siamo, ci dilettiamo a tutto quel che fa del chiasso e
che nulla c’interessa di più che di vedere scoppiare dei fuochi pirotecnici.
Perciò la storia, per la maggior parte
di noi, non è che un seguito di guerre
e di rivoluzioni nel quale passano inosservate le vere forze costruttici del progresso sociale. Non dobbiamo dimenticare però che dei due momenti è di
gran lunga più importante il primo, e"'
su questo perciò non sarà male indugiarci un istante con la benevola attenzione dei lettori.
Caratteristica importante del primo
momento è anzitutto il fatto che esso
dissimula ai nostri sguardi la sua azione, tanto che, per afferrarla dobbiamo
talvolta risalire a delle origini molto
umili e remote. Come per il fiume che
solca maestoso la p/ianura si debbono
cercare le origini in umili scaturigini
sperdute nei monti, cosi ogni avvenimento sensazionale della vita sociale o
individuale ha delle cause molto lontane e apparentemente insignificanti. I
Tedeschi solevano dire a proposito della loro vittoria sui Francesi nel 187Ù
che il merito principale, spettava al
maestro di scuola. Lo stesso possiamo
ripetere per la guerra presente. L’eroico slancio dei nostri soldati, il loro disprezzo della morte, la mirabile resistenza con cui sopportano stenti, fatiche e privazioni di’ogni genere, tutto
insomma il magnifico scatto di energie
a cui assistiamo nella presente crisi non
è rimprovvisazione di un momento ma
il frutto di un paziente allenamento, di
una lunga macerazione a cui sono stati '^sdttoposti non solo estì personal*mente ma le loro famiglie, le passate
generazioni, tutta la razza in una pa
rola. E questo si può dire non solo delle
grandi azioni, ma di tutta la nostra vita individuale. Se, grazie alla sua intelligenza, alla sua forza, alle sue ricchezze, qualcuno di noi ha potuto ottenere qualche, successo, egli lo deve
non solo alle energie che può individualmente avere accumulate nel passato, ma agli sforzi coniugati dei suol
genitori e forse di una lunga serie di
antenati. E come egli è debitore al passato, cosi parimenti tutto quello che
fa, tutte le sue minime azioni, hanno
una ripercussione, non solo sulla sua
vita individuale ma su quegli esseri che
dormono ancora nel mistero dell’Eternità e che avranno la fortuna (o la disgrazia !) di nascere da lui. Sta scritto
che Dio retribuisce le azioni cattive, degli uomini fino alla terza e alla quarta
generazione ed usa benignità per quelli che lo amano sino a mille generazioni:
Dio non paga il sabato, cioè le energie
fisiche e morali si accumulano talvolta traverso una lunga serie di generazioni prima di rivelarsi con una scarica sensazionale. Non vi sono improvvisazioni nè nella storia dei popoli nè in
quella degli individui. Riesce chi si è
preparato di.lunga mano. Gli antichi,
che su molti pimti la sapevano più lunga di noi, solevano dire che la virtù non
è una cosa fortuita (nemo fit casu bonus), ma è l’abitudine del ben fare.
•h
Altra caratteristica del primo momento è lo sforzo che esso esige e la
sofferenza che ne consegue. La scarica
non domanda alcuno sforzo, anzi avviene automaticamente per forza d’inerzia ed è sollecitata da cause affatto esterne. La molla compressa della
catapulta, una volta avvenuto lo scatto, non fa che ritornare da sè alla sua
posizione normale ed è da questo semplice ritorno automatico che il sasso
viene lanciato con violenza contro la
fortezza nemica. Gosì pure i grandi cataclismi sociali sono scatenati da forze
superiori a noi che ci rapiscono nel loro vortice come i fuscelli vengono travolti dalla piena dei torrenti.
Il primo momento domanda invece
il nostro concorso diretto ed intero e
questo concorso significa per noi fatica e dolore. Se la vittoria coronerà, come fatalmente dovrà coronare, la nostra guerra contro le forze del male
questo avverrà per merito vostro, o
umili operai che sudate nelle nostre officine sonanti, umili contadini che, nelle valli più sperdute, fate crescere il nostro pane quotidiano inaffiandolo col
vostro abbondante sudore. Io penso a
voi tutti con profonda commozione;
penso alle vostre fatiche quotidiane, alle privazioni di ogni genere che, da tempo avete sopportate con cristiana rassegnazione; penso alle mamme che con
pazienza amorevole hanno allevato
quella bella gioventù che sfida oggi la
morte sui campi di battaglia; penso ai
padri che hanno più con l’esempio che
colle parole, foggiato i loro forti caratteri. Continuate fiduciosi la vostra bella missione, la patria, la Chiesa, l’umanità diventeranno grandi grazie alle
vostre fatiche e alle vostre sofferenze.
La sofferenza causata dal primo mom,ento è inoltre l’effetto di uno squilibrio, poiché la carica può definirsi un
equilibrio instabile. Ma l’equilibrio instabile in realtà .non è altro che un
vero e proprio squilibrio e questo squilibrio è la causa principale della sofferenza che ne viene risentita. E più.
grande è lo squilibrio, più aumentano
le sofferenze; vuoi nella società, vuoi
nell’individuo. Le rivoluzioni furono
sempre precedute da grandi squilibri sociali che andarono crescendo sino allo scoppio della scintilla fatale.
Basti ricordare, per persuadersene,
l’esempio più classico, la Rivoluzione
Francese. In nessun paese difattì e* in
nessuna epoca della Storia, forse, vi'
erano più squilibri stridenti come nella
Francia dell’ultimo 700. Non solo squilibrio tra le classi, con un massimo di
ricchezza, di lusso e di sperpero, da una
parte, e un massimo di miseria e di
' abbiezionì dall’altra, ma anche squilbrio tra la dura realtà dei fatti e gl’ideali che s’intravvedevano vagamente
dalla massa del popolo e venivano pro-‘
pugnati apertamente dagli spiriti eletti del secolo; ed un profondo senso di
disagio teneva le menti di tutti. La
molla della catapulta sociale compressa da secoli di ingiustizie doveva, scat* tando, far crollare sotto le macerie le
vecchie mura della cittadella feudale.
Il disagio sentito dal popolo in quella grande crisi della storia, è sentito
anche da te, amico lettore, in questo
momento. Anche tu soffri? E'vuoi che
ti dica quale è la cagione segreta delle
tue sofferenze ? Perchè anche tu sei uno
àquilibrato. Uno squilibrato di fronte a
te stesso e di fronte alla società in cui
la Provvidenza ti ha fatto nascere. Vi è
in te non solo lo squilibrio cosi drammatico espresso da San Paolo: faccio
quel che non vorrei fare, e quel che
vorrei non lo faccio; ma lo squilibrio
tra gli ideali più cari che nutri nel tuo
cuore e lo spettacolo miserando in cui
si trova il m.ondo ai giorni nostri. Più
alti sono gli ideali che tu accarezzi e ti
sforzi di raggiungere, più grande è il
tuo squilibrio e più grande è la tua sofferenza. Non cercare di alleviarla quella tua sofferenza tentando di evadere
dalla tragedia provvidenziale di cui Dio
ti ha fatto attore, la ferita che sanguina nel tuo cuore deve essere tenuta
aperta; la tensione della molla che accumula le forze per domani deve essere aumentata ancora. Dal tuo dolore
come dal dolore di tutti quelli che soffrono con te dipende se le energie morali che si stanno accumulando sboccheranno, in un avvenire che speriamo
prossimo, in una grande crisi che farà
avanzare di un passo questa povera ma
gloriosa umanità sofferente, ai cui destini siamo tutti legati in una indissolubile solidarietà. S. Tron.
Segnalazioni
Sotto gli auspici della Commissione
delle Pubblicazioni della Chiesa Valdese
vede la luce il corso di Lezioni di Religione per la Seconda Classe elementare *. Siamo lieti di annunziarne la pubblicazione, poiché il suo contenuto, la
disposizione delle lezioni, la veste tipografica, e l’abbondanza delle illustrazioni felicemente riuscite, fanno di questo
volumetto un’opera veramente riuscita
che interesserà certamente i nostri scolaretti. Siamo lieti, ripetiamo, di vedere
che anche nel nostro modesto e ristretto
campo di attività editoriale stà da qualche tempo soffiando una ventata rinnovatrice cui ci auguriamo corrisponda
sempre più il solo successo che ci si
possa augurare: una sempre maggiore
diffusione, e, in questo caso, uria generale adozione del testo nelle nostre
scuole. Nelle sue linee generali il volumetto segue l’indirizzo del primo. E’ diviso in due parti: 1) l’antico Testamento
(I patriarchi fino a Giacobbe in Egitto);
2) il nuovo Testamento (la figura del
Battista; la predicazione di Gesù: alcune parabole; alcuni miracoli).
Particolarmente felice ci sembra la
scelta dei versetti del nuovo Testamento, spirituale riassunto della lezione, che
l’autore ha posto alla fine di ogni esposizione di fatti dell’A. Testamento. E così pure ci pare opportuno di non aver
riservato tutto il manuale al solo A. Testamento, ma di aver posto subito, fin
dai suoi primi passi, il ragazzo di fronte
alla realtà dell’unità della Rivelazione:
Tutti coloro che hanno la fede sono he- t:
nedetti col credente Abramo (Galati 3:
9), (Versetto chiave della prima lezione: ' j
Àbramo) - Il dono di Dio è la vita eter- i
na (Rom. 6: 2^). (Versetto chiave del- I
l’ultima lezione (Il figlio della vedo- I
va di Nain).
Non abbiamo citato il nome dell’auto- .1
re, perchè esso non figura in nessuna *
parte, ma crediamo di poterci comunque ^
felicitare col prof. Giovanni Miegge per |
la sua opera instancabile, che è sempre, ^
un affinato ministero a prò di tutto l’Evangelismo.
* Lezioni di religione ad uso delle
classi elementari evangeliche (Classe
seconda) - Libreria Editrice Claudiana
- Torre Pellice - pagg. 56 con illustra
I
«
ziorii - L. 4. E’ uscito ora anche il volume per la III classe.
Un veterano'délVopera di Evangelizzazione in Italia: Gustavo Beri (18ÜJ- ^
1941 - Paolina Beri - In vendita presso la Libreria Editrice Claudiana Torre Pellice - 1 voi. - pagg. 20 - I,. 3. á
Ispirato da un profondo amore filia- 1
le, questa biografia sa mantenersi libe- ^
ra dalle vesti di una sentimentalistica a- *
pologia, e sarà quindi letta con profitto ~
da quanti s’interessano alla storia del
nostro movimento evangelistico. Coloro
che hanno potuto conoscere il compianto. " I
nostro venerato Anziano Evangelisia
Gustavo Bert, ritroveranno in queste
pagine la figura e l’attività dinamica che
essi avevano potuto apprezzare e lo v
riaccompagneranno con simpatia nelle 3
sue varie peregrinazioni. Gli altri non *
trascurino questo libricino che è uh po’la storia di un cinquantennio della nostra opera in tutti quei piccoli centri do- w
ve non era possibile di avere un operaio |
fisso, e dove bisognava cumulare il ministero dell’insegnamento, con la vocazione dell’Evangelista. E l’opera di Gustavo Bert fu indubbiamente uno strumento efficace di testimonianza nella
Valle d’Aosta, nell’Abruzzo, nella Valle m
di Susa, nella diaspora di Torino e di ^
Cuneo, nella Valle del Chisone, in tutti ^
quei campi dove con appassionato amore M
lo segue con il suo racconto senza retori- J
ca, con fedele semplicità, la figlia, signo- i
rina Bert. Si parla molto oggi, e si di- ' %
scute, sui me.todi migliori di un evange- , 5
lismo pratico, sulla dispersione delle ^
forze nella dispersione dei piccoli centri; **
Gustavo Bert non era un teorico, ma un
uomo d’azione, e ci piace rilevare, oggi, a
distanza di tempo, che il seme che egli
ha gettato, con fede, con travaglio ed allegrezza, ha pure portato qualche frutto,
alla gloria di Dio. Cl.
•R
In clima di Vangelo con Gaio Gay - ;1
Stamperia Romana - Via Firenze ^
38, Roma - L. 12.
Questo libro è un omaggio alla memoria del Pastore della Chiesa Cristiana
del Vomere, deceduto a Napoli, dopo un
ministero di 32 anni in quella città,
Esso contiene uno schizzo biografico, dovuto al fratello dell’estinto,
emerito Howard Teofilo Gay, una testim.onianza della Signora Ornella Grassi ^
Chambeyronts al pastore del Vomere,
una scelta di articoli scritti in vane *3
date dal pastore Gaio Gay per i ■ 1
settimanali LUCE ed EVANGE LISTA,
ìw
pastore
e nella seconda parte del volume un
saggio di quattro discorsi suoi. Alcuni
passi del sermone commemorativo pre- j
dicato dal pastore V. C. Nitti nella Ghiesa del Vomere il 2 marzo 1941 aprono
il volume « in luogo dì prefazione », e '.'k
un messaggio fraterno del pastore H. T. h
Gay in occasione dell’inaugurazione del
ricordo marmoreo posto per volontà
degli amici sul cimitero in cui riposa, . y
lo conclude. Si tratta dunque espres- fti
sámente di una pubblicazione commemorativa, dedicata a coloro che conob- ¿íj
bero ed amarono il pastore Gaio Gay. ^
Nondimeno sarebbe un errore pensare
che l’interesse del libro si esaurisca in í*
questa finalità privata. La personalità,
nella comunione della quale la com-i í:;
3
^’SCO YALpSSI
1
iinossa parola della Signora Grassi ci
I introduce, è così ricca, la sua vocazioI ne pastorale così piena, che si esce da
I questa lettura corroborati e con una
. impressione di rinnovamento spirituale.
I Si vorrebbe spigolare tra questi episodi,
I riprodurre, citare... Ma quando dagli
f' scritti commemorativi si passa agli
scrìtti e discorsi del Pastore stesso Gaio
Gay, la sua personalità si presenta direttamente, spiegandosi con una non
•■comune vivezza. Non ci vuole molto a
rivelare un uomo; bastano poche linee,
un’impronta indimenticabile. Si legga
la preghiera di intercessione per i sofferenti, a pag. 115, o l’esordio agghiacciante del sermone: « Il nostro cielo » a
157-159: che abbondanza e che forza! L uomo che poteva parlare e pregare
1« così, era certamente una delle più forti
tempre pastorali che abbiamo conosciute. E mentre la riconoscenza si eleva
a Dio che lo aveva dato, essa rende più
vivo il rimpianto per questa « parola di
Dio che ha taciuto » (pag. 174).
1 tempi cambiano rapidamente, le visuali si spostano, la sensibilità si modifica. Il nostro « clima evangelico » è per
alcuni aspetti diverso da quello in cui
il Pastore Gaio Gay iniziava, trent’annì
fa, il suo ministero napoletano. In quoti . sto nuovo clima, più ecclesiastico, non
si può non pensare a quello che avrebbe
potuto offrire quella vocazione così ricca, nell’ambito più vasto di una vita
corporativa; Gaio Gay in un Sinodo,
quale elemento di forza, e di polarizzazione spirituale! Ma ogni fedele servitore di Dio che sparisce, porta con sè,
con la sua personalità, un frammento
del tempo che fu e non tornerà. E al di
sopra, o più profondo, permane viva la
m fiamma evangelica che lo animava, ed
g; aha quale è una benedizione potersi’avvicinare. Raccomandiamo vivamente la
; lettura di questo libro.
; Giovanni Miegge.
r ^
^ Notturni, * l’ultima fatica di Mariano
■V -Morbschini, è uri libro devoto, come si
e.spnme l’autore nel suo congedo...
« Nella grande notte ho vegliato e pregato. Questo libro è un libro devoto: la
^ mediiazione d’una grande notte umana.
#- La mia umile meditazione del Vangelo.
I' Meditare è combattere. Io ho combattuto con me stesso; io ho vinto me stesso.
Sono rinato all’alba. L’alba eia mia riL, Io so-in chi ho creduto... Ho tut
^ to con me: io sono mio perchè sono di
Dio. La grazia di Dio mi basta e mi baf sti. Essa è il mio canto. La loderò nella
I cetra tricorde ». E farà bene il lettore a
^ leggere anzitutto questo Congedo che,
integrato dalle parole rivolte A chi
p, ascolta potranno chiarire meglio, in
P qualche modo, gli intenti dello scrittog-’ re, in quanto al contenuto ed alla fama, poiché il futuro loderò ci sembra
¥/ abbia da intendersi qui come un passato. Per chi poi abbia dimestichezza con
g la produzione poetica del Moreschìni,
I quest’opera si presenta come un ulteP riore sviluppo dello stadio che potremmo chiamare, mi si perdoni l’accozzaF mento verbale, romantico francescano
già sensibile in alcune poesie ed in alfe cuni inni musicati per il passato. Dal
p punto di vista formale, si rimane cioè
i^jSempre perplessi per esempio davanti
fa Mattutino con cui l’autore chiudo i
suoi saggi; è possibile di avvicinarsi al
g Cantico delle creature per risuscitarne
I la forma, quando si è incurabilmente e
modernamente romantici? Inoltre, e sia
fi detto astraendo dal caso presente, abI biamo l’impressione, ogni volta che uf diamo esaltare San Francesco, che la uS, miltà di molta pròsa moderna nascon|i da una tremenda ricchezza di artificio e
» di ricchezza verbale ! Comunque, ritor^■nando a Notturni, i lettori ne trarran, no indubbio beneficio, poiché quest’opera li porrà di fronte ad una messe
1^ notevole di problemi, che ogni persona,
di una certa cultura, potrà risolvere
_con suo personale vantaggio. Abbiamo
scritto cultura, ma sarebbe più esatto
parlare qui di aspirazioni religiose, e ci
auguriamo che quest’opera possa destare risonanza nel cuore di molti lettori.
Ed. Religio - In vendita presso la
Claudiana. „ x.
PERSONALIA
Vivi rallegramenti al pastore Roberto
Comba, che si è laureato in Filosofia il
7 corrente, presso la R. Università di
Milano.
QRONAlC/1 V/ILbESE
ANOROGNA (Serre)
Nella notte di domenica corrente, decedeva al Sali, in seguito a malattia, Rivoir Giovanni Davide, dì anni 72. Alla
vedova, ai parenti tutti l’espressione
della nostra simpatia cristiana.
— Le varie attività della nostra Comunità sono cominciate. Altre nuove
attività si sono aggiunte a quelle già
esistenti. Abbiamo anche quest’anno le
riunioni settimanali al Serre, Cacet,
Pradeltorno e quelle mensili negli altri
quartieri. In queste riunioni continueremo lo studio dell’Evangelo di Marco.
Invitiamo tutti i fratelli a seguire regolarmente questo studio.
Anche le nostre tre Unioni Giovanili
stanno cominciando la loro attività. Invitiamo tutti i giovani della nostra Comunità a volervi portare con la loro
presenza e partecipazione, il loro contributo. Le file delle nostre Unioni sono
assottigliate dalla assenza di molti giovani chiamati e richiamati alle armi.
Pensiamo a loro con vivo affetto e li
raccomandiamo al Signore.
Le nostre due Corali stanno pure cominciando la loro attività. Il loro scopo preciso é quello .di approfondire ed
estendere la conoscenza degli inni del
nostro Innario. Tutti, giovani e non giovani vi sono cordialmente invitati.
Le Unioni delle Madri e delle Giovani e le Unioni Cadette hanno cominciato la loro attività al Serre ed a Pradeltorno accanto alle Scuole di Storia
Valdese. Raccomandiamo a tutti di approfittare di queste opportunità che sono loro offerte per realizzare quella
« comunione fraterna » di cui parla l’Evangelo e che é creata in noi e tra noi
soltanto là dove la Parola é annunziata,
creduta, vissuta.
—• Domenica 16 corrente la nostra
Comunità riceveva la gradita visita della Corale di Torre Pellice che partecipava al nostro culto pomeridiano e eseguiva il canto dell’inno 153.
Dopo il culto aveva luogo un simpatico trattenimento nella Sala Unionista.
Furono eseguite dei cori dopo una merenda a base dì caldarroste.
Dopo il canto dell’inno 261 i nostri
ospiti scendevano al piano lasciando in
noi il benefico ricordo di alcune ore
trascorse insieme sotto lo sguardo del
Signore. e. a.
LUSERNA san GIOVANNI
Asilo per i vecchi. Doni ricevuti: Pavarin Rosina, L. 10 - Porta, 20 - A. Rosati-Buffa, 15 _ N. N., 25 - Fiori in memoria di Nancy Peyrot, la sorella, 100
- Giuseppina Primo 200 - Laura e Giulio Jon Scotta, 200 - In memoria di due
cari parenti, 50 - Long Flora ved. Perret (Bobbio Pellice), in memoria delle
care sorelle, 30 - Orlina Bonnet in mer
moria della cara madre, 20 - Coniugi
Immovilli, 25 - Davide Gaydou, 50 In memoriam di Prospero e Annetta
Costabel, 50 - Jalla Ida, 10 - Tourn Aldo, 8.
TORINO
« Ombre fosche sulla vita valdese »
questo il titolo della conferenza tenuta
dal pastore E. Geymet domenica 9 corrente nel nostro Tempio di Corso Vitto
rio. Numerosi membri di Chiesa scoio in
'“V
tervenuti rispondendo al pressante appello rivolto dal Concistoro ed hanno
seguito con interesse vivissimo quanto
esponeva il pastore Geymet. Basandosi
su statistiche e dati di fatto indiscutibili egli ha tracciato con precisione e
ftanchezza un quadro impressionante
della vita morale e spirituale alle Valli
Tutti siamo legati alle nostre Valli da
vìncoli di sangue, di sentimento e da
vincoli ideali che sono più forti ancora
dì quelli materiali e tutti siamo rimasti
impressionati dalle ombre che lentamente ed insensibilmente si sono andate addensando sulla nostra popolazione
valdese offuscandone le caratteristiche
di onestà di vita e di purezza dei costumi; ci siamo sentiti tutti colpevoli ed
umiliati per le nostre infedeltà ed al
termine della riunione l’inno che abbiamo cantato in piedi é stata una invocazione vibrante a Dio perché faccia soffiare su di noi e sulle nostre valli il Suo
Spirito di purificazione e dì vita.
Al pastore Geymet diciamo ancora il
nostro ringraziamento e la nostra certezza che la sua fatica non é stata vana.
A questa prima conferenza, D. v., ne
seguiranno altre. Speriamo di giungere
a porre tutti ì membri della nostra
chiesa di fronte alla propria personale
e precisa responsabilità. c. p.
TORRE PELLICE
Iddio ha richiamato a Sè la sig.ra
Frache Ottavia vedova Poet, all’età di
87 amu. Da molto tempo non poteva
più uscire di casa, afflitta da acciacchi
della vecchiaia, che non le permettevano più di prendere una parte attiva nella Chiesa, ciò che lamentava, poiché, fin
tanto che lo potè, si interessò delle varie opere in bene della com,unità. Ma
desiderava vivamente di essere informata della marcia della congregazione,
e poche cose la interessavano come la
narrazione di quanto concerneva la vita
della parrocchia. E’ notorio che il sig.
e la sig.ra Poet hanno fatto alla congregazione un generoso dono. La sig.ra
Poet non voleva elogi per quésto suo atto compiuto in perfetto accordo con suo
marito: e se qui ne facciamo semplice
menzione è per un doveroso sentimento
di gratitudine alla loro memoria.
Esprimiamo alla famiglia Frache ed
a tutti i parenti tutta la nostra simpatia cristiana.
SAN GERMANO CHlSONg
Unione Giovanile «Capitano Robert».
Domenica prossima faremo, tempo permettendo, una gita ai Garossini, per visitare la gioventù di quella località e del
vicino quartiere dei Martinat. Gli Unionisti di tutti gli altri quartieri si trovino
per la partenza in Villa alle ore 13.30.
Ritorno prima di notte. Ciascuno è pregato di portarsi una tazza o un bicchiere con lo zucchero per una bevanda
calda.
Il Gruppo d’Azione al com.pleto ha
avuto una buona seduta nella quale ha
fissato il programma deU’anno di attività.
Le riunioni del venerdì in Villa sono
animatissime e ben frequentate. Nella
Sala c’è ancora posto per tanti giovani
che saremmo lieti d’avere in mezzo a
. noi.
— La settimana di beneficenza ha incontrato come l’anno scorso il consenso
di tutta la parrocchia. Chi non avesse
potuto dare la propria offerta in denaro
o in natura prima d’ora, è ancora in
tempo a farlo. Gli Anziani, i Diaconi e
il Pastore le riceveranno sino alla fine
del m.ese con gratitudine per conto degli Istituti che vogliamo soccorrere.
— Nonostante l’oscuramento una
buona assemblea partecipa ai culti della domenica sera. Se ne sente il bisogno
specialmente ora con il lavoro obbligatorio della domenica mattina. Nessuno
si privi dell’opportunità di adorare il
Signore e di nutrirsi della Parola della
Vita al termine della giornata consacrata a Dio. Domenica scorsa il Pastore
ha tenuto un discorso sul Comandamento purtroppo sempre attualé « Non
commettere adulterio ».
—r Domenira 16 novembre ha ricevuto il Srnito Battesimo Bouchard Wowido di Ivo e di Balmas Noelia. Che il
Padre Cqjeste prenda sotto la sua protezione questa bambina e la guardi
sempre da ogni male.
— Il 14 corr. si è addormentato nelle
braccia del Signore, in età di anni 78
Avondet Bartolomeo dei Gaydou.
Egli era stato per trent’anni anziano
del quartiere dei Garossini disimpegnando il .suo compito con pietà, bontà e spirito di pace, talché tutti ramavano. Iddio ha voluto purificare ancor
più la sua anima con una lunga malattia che lo afflisse specialmente negli ultimi tre anni, producendogli anche la
cecità completa. Egli sopportava le sue
infermità senza lamentarsi, contento-di
sapere che il Padre Celeste vegliava su
di lui.
Non siamo noi che possiamo giudicare della sorte delle anime, ma ci piace di pensare che il Signor Gesù, accogliendo lo spirito del nostro caro anziano, gli abbia detto: « Va bene, buono
e fedel servitore... entra nella gloria del
tuo Signore ».
Alle sorelle, al fratello e in modo
particolare alla sua buona compagna che
l’ha curato con tanta devozione esprimiamo la simpatia cristiana nostra e
della parrocchia.
VILLAR PELLICE.
Dipartenze. La nostra popolazione è
stata vivamente impressionàta dall’inattesa dipartenza del nostro fratello Giovanni Gönnet dell’Inverso Cognetti che
Dio ha improvvisamente richiamato davanti a Sé, mercoledì pomeriggio 5 u.
s., in età di 67 anni, mentre, nel pieno
vigore delle sue forze, era intento al lavoro nei suoi campi.
Appena di ritorno dal cimitero, il
lungo corteo che vi aveva accompagnato le spoglie mortali del nostro fratello,
si ricomponeva al Saret, per le, esequie
della nostra sorella Rivoira Caterina
vedova Davit deceduta, dopo lunghi
mesi di preparazione nella sofferenza, il
6 novembre, in età dì 63 anni.
Alle famiglie che sono nella prova,
rinnoviamo l’espressione della nostra
fraterna simpatia cristiana mentre intensamente preghiamo Dio di rendere
efficaci per tutta la nostra comunità i
solenni avvertimenti che Egli non ci fa
mancare in questi tempi.
Visita. La domenica successiva, 9_u.
s., la nostra prima riunione serale per
il quartiere di Villa è stata presieduta
dal nostro caro amico, pastore Enrico
Geymet di Rorà, che, in qualità di segretario della Commissione « Pro Valli », ha rivolto un impressivo appello
alle nostre assopite coscenze valdesi
e cristiane. Iddio faccia fruttare al cento per uno la buona semenza che il suo
servitore ha sparsa largamente in nome
Suo.
Al nostro visitatore, già reduce quel
giorno da un faticoso giro pastorale, i
nostri rinnovati vivissimi ringraziamenti. j.
La famiglia Frache, commossa per
tante prove d’affetto ricevute nell’occasione della malattia e della dipartita
della Cara Sorella e Zia
OTTAVIA FRACHE
VEDOVA POET
ringrazia le gentili persone che si prestarono nella triste circostanza e quelle
che vollero ricordare con opere di bene
l’amata Estinta.
Torre Pellice (Giordanotti),
16 novembre 1941.
4
VALLI VALDESf
81 '<^1 foimìii^lSa
(Meditazioni preparate sui testi del Calendario Biblico della Chiesa Morava)
Lunedi Lettura: Salmi 14; Ester 4.
%4 Novera. « Se crediamo che Gesù morì e risuscitò, cosi pure, quelli 'che si sono addormentati, Iddio, per mezzo di
Gesù li ricondurrà con esso lui ».
1 Tessalonicesi 4: 14.
Li abbiamo pianti i nostri cari e tutt’pra li piangiamo perchè non possiamo
rimanere insensibili al dolore della loro separazione. Ma la nostra tristezza
non è senza speranza !
Essi non sonò morti, non sono per
sempre perduti al nostro affetto: « si
sono addormentati » e da quel sonno
Iddio li risveglierà per ricondurli in un
soggiorno di luce.
Per fugare l’ignoranza delle nostre
menti e per infrangere l’incredulità dei
nostri deboli cuor- • questo riguardo,
Iddio ci ha dato una prova inconfondibile permettendo, sì, la morte del suo
Figliuolo, ma risuscitandolo poi e facendolo primizia di quelli che dormono.
...Non lo , dimenticare, un'giorno, tu
pure sarai tra il munero di quelli che
si sono addormentati, fa in modo che
U tuo addormentarti sia un addormentarti in Cristo onde per mezzo di Lui e
con Lui. Iddio ti possa ricondurre al
suo Paradiso.
Martedì Lettura: Calati 2: 11-21;
S5 Novera. Ester 5;
« Se mentre eravamo, nemici siamo
stati riconciliati con Dio mediante la
morte del suo Figliuolo, tanto più ora,
essendo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita». Rom. 5: 10.
La logica dell’apostolo è qui ragionata e suadente: Vi fu un tempo in cui
gli uomini erano nemici di Dio, separati da Lui dall’abisso del loro peccato,
ma Iddio ha preso l’iniziativa ed in
quell’abisso ha innalzato una croce la
cui sublime altezza congiunge la terra al Cielo e nel cui segno gli uomini
trovano pace e perdono. Ora, continua
a ragionare l’apostolo, se mediante
quella croce Iddio ha riconciliato a se
il mondo che gli era nemico, quanto
più ai riconciliati che gli sono diventati amici accorderà la salvezza mediante la comunicazione della vita del
insorto suo Figliolo, l’eterno Vivente !
Logica sublime che non soltanto ci
avvince ma ci spinge ai piedi del Padre
delle misericordie per ripetergli ado-^
ranti : « Signore mio e Dio mio ! » '
Mercoledì Lettura: inalati 3, 1-5; Ester
26 Novera. 6.
« Se siamo morti con Cristo, noi crediamo che altresì vivremo con Lui ».
Romani 6: 8.
La morte di cui è qui fatta menzione non è la morte fisica, come la
vita cui è accennato non è la vita materiale. Si tratta del morire al peccato e del vivere a Cristo. Come Cristo
morì sulla croce e la sua morte fu un
morire al peccato una volta per sempre, cosi anche noi siamo chiamati a
morire con Lui al peccato per avere
vita.
Senonchè l’espressione « morire con
Cristo » può avere un significato più
semplice e più comprensivo, quello dì
addormentarsi nella sua pace sostenuti
fino aH’ultimo dal sentimento della fede in Lui e del suo perdono.
Tanto in un senso quanto neH’altro
un tal morire è l’inizio, al di qua e al
di là della tomba, della vera vita comunicataci da Colui che essendo risuscitato dai morti non muore più perchè la
morte non lo signoreggia più.
« Facciamo dunque conto, fratelli, di
essere morti al peccato, ma viventi a
Dio in Cristo Gesù ».
Giovedì Lettura: Calati 3: 6-14;
27 Novera. Ester 7. '
Sopporta anche tu le sofferenze come un buon soldato di Gesù Cristo».
2 Tkn. 2: 3.
Non è nè dalla qualità nè dalla quantità delle nostre sofferenze che può dipendere il loro maggiore o minore valore educativo, ma dal modo con il
quale sappiamo sopportarle. Se le riceviamo mormorando o lasciandoci abbattere o orgogliosamente irrigidendoci
contro di esse, esse non potranno mai
raggiùngere lo scopo di morale disciplina per il quale ci sono inviate dimostrando di essere dei vinti e dei ribelli !
Le sofferenze vanno dunque sopportate e sopportate, dice il testo, da buoni soldati di Gesù Cristo: disciplinati,
coraggiosi, moralmente forti, sorretti
da un’incrollabile fede che lungi dal
lasciarsi sopraffare dalle avverse circostanze va man mano purificandosi nel
crogiuolo della prova e che, così santificata, ci santifica. Come Cristo, il nostro Cap9, ha sofferto, anche noi soffriamo come buoni soldati suoi accettando la sofferenza come prova purificatrice.
Venerdì^ Lettura: Calati 13: 20
28 Novera. Ester 8.
Voi sapete molto bene che niun fornicatore o impuro o avaro (che è un idolatra), ha eredità nel regno di Cristo
e di Dio. Efesini 5:5.
Nei versetti che precedono l’apostolo
ha messo in guardia i suoi lettori contro alcuni volgari peccati nei quali anche il credente, adescato dalle concupiscenze, può talvolta cadere. Qui egli
mette l’accento sulla conseguenza estrema di tali peccati: l’esclusione dal
regno di Cristo e di Dio ! Tale, conseguenza è talmente logica che l’apostolo
la considera come cosa da tutti molto
bene risaputa.
Come potrebbero, infatti, e il fornicatore e l’impuro e l’avaro avere eredità nel regno di Dio ? La loro posizione
morale non è forse in assoluto contrasto
con le perfezioni stesse di Dio? Quella
del fornicatore, e dell’impuro con la sua
santità, e quella dell’avaro (che è un
idolatra) con la sua assolutezza?
Preservaci, o Signore, dal peccato e
facci eredi del tuo Regno in Cristo.
Sabat» Lettura: Calati 3: 21-29
29 Natcm. Geremia 31: 31-34.
La grazia del Signor nostro Gesù
Cristo e l’amore di Dio e la comunione
dello Spirito Santo siano con tutti voi.
2 Cor. 13 :13.
La chiusa della seconda epistola dell’apostolo Paolo ai Corinzi è commovente, non soltanto per la premura e la
sollecitudine dimostrate verso la Chiesa che è in Corinto e verso tutti i santi
che ne la compongono, ma per l’onda di
affetto verso tutti loro palesato nel triplice fervido augurio del testo. .
Succinto nella sua forma, l’augurio
può essere così completato: La grazia
del Signore Gesù Cristo sia con voi per
riconciliarvi con Dio e giustificarvi, l’amore di Dio sia con voi per infiammarvi di riconoscenza e per riempirvi di
pace e di gioia, la comunione dello Spirito Santo sia con voi per santificarvi,
per fare di voi il tempio di Dìo e per unirvi gli uni gli altri con il vincolo santo della carità fraterna.
Triplice augurio che racchiude in se
le più preziose benedizioni che immaginar si possano e la cui realizzazione basta a rendere la nostra vita una vera vita in Dio.
Un tale augurio è fatto per te, fratello, rendine possibile la realizzazione!
G. Mathìeu.
CUSTODE-GIARDINIERE cercasi
per Villa signorile in Torre Pellice. —
Rivolgersi al giornale.
Prof. Qino Costabbl, direttore responsabile
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ESTRATTI — VERIFICA ESTRAZIONI
INFORMAZIONI SU OBBLIGAZIONI
E AZIONI
CASA VALDESE DELLE DIACONESSE
Fondata nel 1901.
Ha per scopo la preparazione di
giovani cristiane, che desiderano consacrare interamente la loro vita al
Signore, curando i sofferenti.
Si mantiene mediante offerte volontarie.
Diaconesse felici 1 Un’ideale lungamente sognato che si può attuare nella
vita delle nostre giovani.
Per informazioni e offerte rivolgersi
al Direttore della Casa
SiG. Past. ROBERTO NISBET
Convitto Valdese
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