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IV.
LA BUONA NOVELLA
Si dislribuisce oyiii Venerdì. — Per aduii Numero centesimi 10. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 20.
Condizioni d*Associazione t
Per Torino — Un Anno L. S. — A4omiciUo L. 0 •
Sei mesi • a. — • S ftO
Tre mesi »9. — • « «S
— Provincie L. 0 tO.
— • S
Per Francia e Stiiiera franco a destinazione, e per Tlnghiìtcrra franco al confine lire 9 ftO
per un anno, e lire & per sei mesi.
Lti AsflociaEioni si ricevono: in Torino, airUMitln «lei C^lorimle. Tia Valeniino, nuia
Beilora, N* ri, 3* piano; e dai rrM<rlll Planm librai, via H. V. degli Angeli, ca^ia Ponilta.
~ A Genova, alla Cappella Vaidene, mura di S. Chiara.
Nelle provinole, preww tuUi gli Uffirii postali per niezio di Vaglia, che dovranno essere ÌnvIiU
franco al Direttore della BtotA Novf.lla e non altrimenti.
AU’eslero, ai Reguenti indirizii : Londra, dal sigg. NisHbeit e C. librai, 21 Berners-strrct ;
Parh;i, dallalibreriaC. Meyrucis« rue Tronchet, 2; Nimeh, dal t<ig. Peyrot-Tinel libraio; Lkim:,
dai sigg. Denis et Peiit Pierre librai, rue Neuve, J8; Ginevr.^, dal sig. E. Beroud libraio;
Lo.han.'^A; dal sig. Dclafomaine libraio.
Quasi ogni giorno giungono arnostro Uffizio richiami, e non pochi, di Associali die si
lagnano di non aver ricevuto il Giornale. Ora
persuasi quali siamo che la spedizione, meno
qualche rara eccezione, è stata fatta colla massima esattezza, ci rivolgiamo alla Direzione
delle /?/?. Poste perchè voglia prevenire, d’ora
in poi, la ripetizione di cosi spiacevole inconveniente.
IL ULTO EVANGELICO A CIAMBERI’
Domenica, 21 gennaio, ebho luogo in Ciamberì, previa autorizzazione del governo, la solenne apertura di una cappella evangelica.
Avviso ne era stato dato il giorno prima all’ intendente generale e al sindaco, non che al
comandante militare, aireffetto, in riguardo a
quest’ultimo, di ottenere la facoltà pe’ militari
evangelici stanziati in Cianiberì, d’intervenire
al culto; locchò venne concesso senza difficoltà
di sorta. Alla prima funzione della mattina, officiata dal sig. ministro Frenduler, venuto appositamente da Ginevra a tale oggetto, erano
presenti non meno di quarantacinque persone.
Il dopo pranzo officiò il signor Gonin, il futuro
pastore della piccola congregazione : oltre trervtacinque persone,'metà delle quali militari piemontesi , intervennero a questa seconda adunanza che ebbe termine con una preghiera in
lingua italiana recitata dal signor Coisson, valdese stabilito in Ciamberì.
L’LWALIDO DI ROTHE.\STEI.\
O'edi Í numeri I e 3.)
« Mi ricordo che allorquando la mia nonna portavatii sulle sue braccia davanti l’uscio per farmi
godere del benefico calore del sole, costui si
esprimeva talvolta sul conto del povero fanciullo infermo con tanta durezza ed ira, che il
mio cuore ne era agghiacciato di paura: e pure
io non gli aveva giammai fatto alcun male. La
mia nonna tacevasi, ma appena eravamo soli
Jiceva: t Giacomo, bisogna che tu preghi per
.'chele (era il nome di quest’uomo spietato);
"‘sogna che tu richieda a Dio che benedica lui
® la sua casa, e allora le maledizioni ond’ei
t opprime, si cangieranno in benedizioni per te
e per me ».
Chi non è del tutto digiuno delle cose religioso
del nostro paese, nel sentire si fausto annunzio, richiamerà immantinenti alla memoria,
adorando i disegni di Dio, il caso doloroso
di quei cinque ministri evangelici, che nel 1535,
partiti da Ginevra per recarsi in Francia, vennero
arrestati nell’atto di traversare il còllo Tamier,
e condotti in Ciamberl; dopo lunga o tribolata
prigionia, lasciarono ivi tutti quanti la vita
sul patibolo. La loro morte, che se a Dio piace,
ci faremo a narrare un giorno, non andò
punto perduta per la causa deli'Evangelo; chi!
sorse dalle loro ceneri una chiesa alla quale
nel \ 563 , ott'anni solamente dopo il luttuoso
avvenimento , l’illustre Riformatore di Ginevra
aveva campo d'indirizzaro una lettera cosi
bella in sè, e che n’è parsa così confacente allo
circostanze della nuova piccola chiesa sorta a
surrogare l’antica, che non possiamo resistere
alla tentazione di trascriverla quivi in edificazione di detta chiesa e di ogni altra. I curiosi
di storia ecclesiastica troveranno tale documento alla pagina 542 del tomo secondo della
magnifica e dotta raccolta delle lettere francesi
fin qui per la maggior parte inedite, di Calvino, fatta dal signor Bonnet di Parigi, il medesimo cui andiamo già debitori della miglior
biografia che esista della nostra Olimpia Morata. — Eccone intanto una fedele, sebbene
pallida traduzione.
Carissimi Signori e Fratelli,
«L’aver differito tanto tempo di scrivervi non
6 avvenuto per difetto di buon volere , quando
vi fosse stata l’opportunità. Ma eravamo impediti di ciò fare per una certa ragione, la quale
Noi mancammo spesso di molte cose necessarie, perchè la mia nonna, che un tempo era
vissuta nell'agiatezza, non confidava che a Dio
solo la sua miseria; ma il Signore venne in
suo aiuto giorno per giorno fin a che, di prova
in prova, egli ebbe maturalo quell'anima pel
cielo. Io non era in quel tempo che un fanciullo privo d’intelligenza, e non conosceva
che la mia sorte era in sostanza preferibile a
quella di molti altri fanciulli, perchè io gustava
beni assai pili preziosi delle vivande squisite e
dei balocchi i più belli.
La mia nonna univa ad una dolce e semplice
pietà un’attività continua; quand’ella facea
girare il suo filatoio, ed attendeva a qualche
altro lavoro, pregava, ovvero cantava quasi
sempre bellissimi cantici. Essa m'aveva insegnato a leggere; questo era il mio solo passatempo, e mi ci abbandonava con ardore ; facea
ogni giorno la lettura della sua cara Bibbia, e
sussiste tutti^ira, e ciò non pertanto non abbiamo
voluto venir meno al nostro dovere. E primieramente noi rendiamo grazio al Padre Celeste
di ciò che alla fine vi ha scossi od ha dato vigore
alla vostra fedo, la quale per troppo tempo ora
rimasta come soffocala. Perciocché era per parto
vostra soverchia pigrizia il non cercare i mezzi
di progredire nella cognizione dell’ Evangelo,
essendo che i più vigilanti stessi abbisognano
di un continuo e.sercizio, e vieinaggiormonte
i deboli ed i principianti. Rimano che voi seguitiate in questa santa impresa, o (lerciò cho vi ajtprestiato a sostenere molti combattimenti, poiché egli è cosa agevolissima lo starsene di buon
cuore quando si è in riposo o lungi dalle battiture ; ma quando sopragiiigne la prova, la maggior parte spariscono. Avvertite adunque di non
edificare senza fondamento, ma di fare buona
provvigione di virtti e costanza, onde superare
tutte quante le difficoltà che dai satelliti del
diavolo vi verranno frapposto. Vero ò cho la vos'j-a suflìcienza viene dall’allo, ma vi spinga
la vostra debolezza a pregare Iddio, ond’Egli si
compiaccia di fortificarvi col suo Spirilo. Ciò
nondimeno badate a portarvi il più quiotamento
che vi sarà possibile, non dando occasiono ai
nemici della verità di aggredirvi, ed in questo
avrete d’uopo di prudenza. L’essenziale si è che
voi vi separiate da qualunque idolatria e contaminazione , e poi che vi raduniate senza gran
rumore nò pubblicità, partilamenle, affine di
pregare Iddio, e di essero ammaestrati nella
sua parola. Vero è che ciò non è tutto, malratlasi
di manifestare nella nostra vita che siamo veri discepoli diGesù Cristo. E quanto più voi cammi
avrei di buona voglia consacrato a quella occupazione la giornata intera, ma la nonna faceami
anche lavorare perchè io poteva in quel tempo
.servirmi delle mani, e sapeva faro diversi lavoretti.
Io avea dodici anni quando piacque al Signore di richiamare a sò quella serva fedele.
Sentendo appressarsi l’ultima ora, pregò fervorosamente Iddio che prendesse curajdel povero
orfanello, facendo sempre risplendere su lui
la sua misericordia o la sua bontà. E questa
preghiera fu subito esaudita; e quando vennero
a prendere la spoglia mortale, che non potei
nemmeno accompagnare aU’ullima dimora a
causa delle mie infermità, malgrado le lagrime
che in copia io versava, sentii nel fondo del
mio cuore consolazioni fin allora sconosciute.
Parvemiche il Signore Gesù, cui la nonna mi
aveva in sul morire affidato, si stesse realmente
a me vicino, e mi dicesse: * Io d’ora innanzi
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nerete nel timor di Dio, tanto piìi i Tostri nemici avran chiusa la bocca , e sarfe 4^>sto
corno un soave odoro per attrarre grignoranti.
Checché ne sia, il nome di Dio ne sarà glorificato. Tocchiamo di queste cote brevemente, essendoché il fratello che vi mandiamo vi darà a
bocca piii ampio istruzioni. Dio gli ha donato
la grazia e la facoltà d’insegnare. Egli ò stato
impiegato già por l’addietro, talché non è la pn»tica che gli manchi. Il suo zelo deve esservi bastantemente provato da questo, ch’egli non si ò
rifiutato di venire a soccorrervi, sebbene fosse
richiesto altrove. Epperciò ricevetelo in nome
di Dio, talché gli sia occasione la vostra accoglienza di adoprarsi con tanto maggior zelo al
progredimento della vostra salute.
< Ci è stato riferito esservi costà qualche Francescano non avverso al buon partito. Ricordatevi
tuttavia che per essere approvati da Dio non è
lecito zoppicare dai due lati. Vero ò cho conviene mettere in pratica la sentenza di Gesù
Cristo, di ritenere come nostri ijuclli che non ci
sono avversi, vale a dire, per farli servire a Dio
accidentalmente od in altra guisa, ma non già
per approvare qualunque corruzione , secondo
fu dello a Geremia: non essere come loro, ma
sieno come te. Se dunque vi è in lui qualche
buona radice, fate in modo di guadagnarlo piuttosto cho di lasciarvi indurre a nuotare fra duo
acque, e non vi prestalo a nissuno infingimento
cho sia ripugnante ad una schietta professione
di cristianesimo.
tDa ultimo, carissimi signori e fratelli, dopo
esserci raccomandali di buon cuore alle vostro
orazioni, supplichiamo il Padre delle misericordie di avervi nella sua protezione, di forlincarvi
colla sua virtù, e di accrescervi tulli i doni del
suo Spirito.
c Addi 8 dicembre 4563.
Vostro umil. Fratello
Cablo d’Espeville (*).
(•) E^udonimo di Calvino usalo in molle corrispondente.
LE RELIQÜIE l^NTA TEODOSIA
I nostri lettori han già veduto con quanta facilità si fabbrichiDO, » Roma, i dogmi di fede ;
la de£oizioae deli' Immacolata Concezione, di
cui si è tanto parlato, dev’essere, per ohi ha buon
ti porterò, ti custodirò e ti solleverò ; tu non
mancherai di nulla, perchè io farò per to tutto
quello che una madre tenera fa pel figlio suo».
Infatti io godei d’una pace profonda por tutto il
tempo che io passai nella casa del mio parente,
quantunque la mia sorte vi fosse assai penosa,
— ché niuno mostravami il minimo interesse.
Finalmente il Comune mi fe’ entrare nel lazzaretto, e sono ornai cinquanl'anui che v’ho trovato cure ed asilo.
— Povero Giacomo, disse il pastore, quanta
tristezza v’avrà cagionalo quest’isolamento!
cinquant’anni passati in simil modo ! o mio Dio!
sono ben lunghi. — Eppure, rispose l’infermo,
lutto questo tempo non m'u paruto tanto lungo;
di rado mi sono trovato qui tulio solo, o abbandonato affatto. Ne’ primi due anni che passai
nel lazzaretto ebbi per compagno un vecchio
invalido che aveva perduto tutt’e duo le gambe
in gucn-a. Era un uomo rispctlabilc. .Noi tan
senso, una gran lezione, e può servire di norma
a chiunque voglia fare giudizio dagli altri dogmi
fabbricati sotto gli auspicii dal papa.
Adesso giova dare un’altra lezione sul modo
non men facile con cui, a Roma, si fabbrichino
i Santi.
Verso la fine del 1853 una straordinaria solennità ebbo luogo nella chiesa cattolico-romana di
Amiens, in Francia. V’erano presenti tre cardinali, sei arcivescovi, diciannove vescovi, non
pochi altri prelati e dignitari! della Chiesa romana, e parecchie migliaia di persone ecclesiastiche venute da* lontano. — Tutta questa magnifica radunanza salutava con entusiasmo le
reliquie della così detta santa Teodosia, che da
Roma erano state trasportate a Parigi, per la via
di Genova, e finalmente, decorate, come dicevasi,
dell’aureola de'santi e della palma del martirio,
dopa quindici secoli, toccavano il paese nativo.
Sarebbe lungo il narrare la splendida festa
cui 'diede occasione l’arrivo di quelle ossa ; non
mancarono all’uopo nè le processioni, nè gli archi trionfali, nè il concorso delle milizie nazionali ; non mancarono i soliti sermoni e panegirici per levare al cielo le peregrine virtù della
santa, il suo martirio, la sua gloria. Il Decano
del clero d’Amiens assicurava che essa non mancherebbe di diffondere, sopra la città episcopale
e sopra tutto il paese, le sue grazie ed i suoi favori tendenti ad allontanare tutte le calamità ed
a conservar la fede. — Il cardinale Wiseman che
presiedeva alla festa, dopo d’aver manifestata la
sua ineffabile gioia per quel fausto avvenimento,
aggiungeva che « santa Teodosia sarà ed è per
la città d’Amiens ciò che sono santa Lucia per
Siracusa, sant’ Agata per Catania, Santa Genoveffa per Parigi e santa Agnese per Roma». Allora il vescovo d'Amiens, a nome di tutto il
clero, rese grazie al oonte di Escalopier per avere
scoperto codesta preziosissimo tesoro, cioè il
corpo di santa Teodosia.
Ciò posto, i nostri lettori diranno ; chi è questa santa che dovrà fare tante maraviglie, e per
cui tutti questi prelati si riunirono ebbri di gioia?
Narrateci qualche cosa della sua storia , dei
suoi miracoli e delle virtù per le quali essa meritò d’intercedere per noi appo Iddio.
La risposta a tutte queste domande è molto
breve. In tutte le storie della Chiesa, in tutti gli
annali di essa, non si trova la minima traccia di
tale persona, detta ora santa Teodosia di AmiensF
Questa sola risposta ci può dare la storia della
Chiesa. E questa ci vien confessata dall’abbate
lammo spesso insieme dei cantici, ed egli sludiavasi di prestarmi sempre qualch« piccolo
servigio. Ebbi aneora in quel tempo la visita
d’un giovane e pio ministro che abitava nel
villaggio : ma era già infetto di lisichozza, o di
n a poco mori. 11 pastore avevaio incaricato
di prepararmi a partecipare per la prima volta
alla santa Cena. Ei provò una gioia somma
oeU’udire eh’ io aveva tante volle letto la Bibbia,
e che, mediante l’aiuto divino, m’era applicalo
le buono parole che la contiene. Il venerdì santo
mi diede la comunione, e poi mi disse con le
lagrime agli occhi: «Giacomo, quantiinque noi
siamo soli soli in questa misera capanna, tuttavia quest'atto santo non m’ù parnto giammai
più solenne. SI, ne sono sicuro, ci ritroveremo
dinanzi al trono di Dio: voglia il Signore farmi
la grazia d essero come voi ripieno di gioia e
di fede 1 » Questo buon giovane mi strinse nel
lasciarmi, si cordialmenlo la mauo,che io crc
Gerbet, vicario generale della diocesi di Amiens,
in un trattato che ha pubblicato sopra santa Teodosia. Ecco infatti ciò ch’egli dice : « Nous n’avons aucun monument historique qui renfermoquelques details sur sainte Theodosie. Les anciens martyrologes, Romains et Gallicans, n'ont
pas receuilli son nom! »
Dunque su che si appoggiano tante pompe,
tanti panegirici, tante speranze e tanta venerazione?
La festa splendidissima istituita dal papa ed
inaugurata dai cardinali, arcivescovi, vescovi ed
ecclesiastici non ha altra base che questa: Il
conte di Escalopier, di Amiens, essendo a Roma,
trovò un sepolcro nelle Catacombe !colla iscrizione ieguente :
Aureliae- Theodosiae,
Benignissimae et
Incomparabili feminae,. ¡j,
Aurelius Optatus ‘
Conjugi innocentissimae
Depos. Pr. Kal. Dee.
Nat, Ambiana
B. M. F.
Ecco, o lettori, a c-he si riducono tutto le notizie intorno alla pretesa santa Teodosia ! Una
iscrizione che voltata in italiano suona ,flcl seguente modo ; < Ad Aurelia Teodosia, >onna.
soavissima e senza paragone, Aurelio Optato, a
sua moglie innocentissima, seppellita il 30 di
novembre, di nazione Ambiana, a colei tanto
merirevole, egli eresse questo monumento ».
Queste sono le prove che Teodosia era santa
e martire ! degna di elevarsi a cielo come oggetto
d’invocazione! degna d’intercedere fra gli uomini e Dio !
Questa iscrizione è la base, la solábase, della
fede di coloro che cercano la sua intercessione
appo Iddio 1
Ma no ! dimenticavamo un altro fatto. — Accanto alle ossa di ¡Teodosia fu trovata una piccola ampolla di vetro! Cosa è mai codesta ampolla? Dicono i santificatori : a che uso poteva
servire se non a contenere il sangue di Teodosia? E perchè mettere il suo sangue in un’ampolla se ella non fosse stata martire?
Alcuni potrebbero credere phe queU’ampolla
anziché sangue avesse contenuto del vino : ma
costoro sarebbero all’isfante battezzati col titolo
di increduli o protestanti.
Il conte Escalopier sottomise l’iscrizione e la
ampollina di vetro a quel tribunale di Roma detto
dei che avesse il presentimento che quella fosso
l’ultima;sua visita. In falli nella settimana seguente ei si mise in letto per non più alzarsi,
e ai primi deH'entrante inverno passò placidamente di questa vita. Io versai molle lagrime
sulla morte di quell’amico fedele, di quel pietoso eonsolatorc; ma provai nel tempo slesso
un tal sentimento di pace e di gioia cHk mi
parve di pregustare quella felicità die venivagli
aciv>rdala e che io aspettava con ferma speranza.
Dopo la mia comunione io serbai a lungo una
grande serenila, e parvemi a quando a quando
d’e.ssere già entrato nel cielo. D’altronde te mio
circostanze temporali orano buone assai ; poco
soffriva, e poteva lavorare abbastanza da provvedermi il necessario, ed offrire al mio compagno un piccolo indennizzamento poi servigi
cho mi prestava.
[Continua).
3
« Con^egazione di reliquie » cui spetta giudicare sulla genv,inith delle reliquie; e sulla evidanza della iscrizione e deirampollina. Il tribù
naie non durò fatica a dichiarare che le ossa
«ran proprio quelle di Teodosia; e che Teodosia
era senz’altro Santa e Martire, e per giunta nativa di Amiens t
Nè il papa indugiò a confermare la decisione
di qu«l tribunale ; anzi decretò che il nome di
Teodosia fosse aggiunto al Rituale della Chiesa
d’Amiens; che si recitasse un ufficio in onore della
Santa; che, d’ora innanzi, si celebrassero messe
a suo onore in tutte le parocchie della diocesi di
Amiens; e che una festa annuale fosse consacrata
alla sua memoria!
Ma poiché base dì questa santità è l’iscrizione, noi domandiamo : da questa iscrizione ri«ulta che questa donna era Cristiana? Risulta
che essa era natìTa di Amiens? Nulla di ciò risulta! Almeno l’iscrizione non ne fa menzione.
E pare impossibile che la Congregazione delle
Sacre Reliquie a Roma fosse così ignorante da
tradurre la parola Nat. come abbreviazione di
Na.ta, in vece di Nationb, come suole usarsi in
tutte le iscrizioni. Dunque è chiaro che l'iscrizione non dice nulla del luogo ove Teodosia
nacque; ma fa menzione solamente della nazione
4alla quale essa ebbe origine. Il papa e la santa
Congregazione tradusseroiVat.Xmbtana per Naia
in AmieHs, ritenendo che Ambianl-jì era il nome
latino di Amiens! E vero che Ambianum era
una volta il nome di Amiens; ma troppo tardi
per servire alla causa del papa e della santa Congregazione ! Il nome originale della città era
Samanobria; e l’imperatore romano Graziano,
ne cangiò il nome in Ambianis (Sigibert, ad
A. D. 382} dopo che TImpero era divenulo cristiano
ed il TB)npo DI MAR.nRio BttA piKiTO ! E quando
anche fosse provato che Teodosia era nativa
di Amiens, che argomento é questoj per proclamarla Santa, mentre nell’ iscrizione non si dice
a quale religione essa apparteneva?
Crediamo che dopo queste considerazioni sarà
difficile a’ cattolici romani d’Amiens d’invocare
Teodosia; e tutti i membri della Chiesa di Roma
farebbero assai bene di meditare sulle parole di
Cassandre; « Est et hic error haud infrequens,
quod veteribus et compertis sanctis propemodum
neglectis, novos et incognitos valgus hominura
ardentius et impensius colat, de quorum sanctitate obscurius consiat, et nonnulli per revelationes
tantum innolu«runt, atque adeo de qutbusdam an
vnquam « rcrum natura fnerint, merito dubitaiur ». Cassa^der, Conrull. p. 971, Paris 1616.
L’infallibilità professala da Roma non si estende, com’è ben inteso, alle cose di fatto, ma
soltanto alle cose di fede e di morale. Dunque
i probabilissimo che molti sbagli sono accaduti simili a quello che succedette a s. Martino, di cui 9Ì è ricordato da Bellarmino che
« Orante Martino, apparuit anima eius qui ibi
celebratur, et confessa est. se animam damnatam esse latroois cniusdam qui prò suis sceleribus ertremi supplicii poenas inerat ». Bbllarsì.,
de .Sancì. Bpoììì. lib. I, cap. 7, tom. 4, p, 28-1.
AD U.'V AMICO
LETTER\ 1.
Amico mio. — I dialoghi tenuti insieme intorno
a cose religiose e politiche m’invogliano a scriverti alcune lettere.
Le rendo pubbliche inserendole in cotesto organo della Verità, perchè desidero far pubblici i
miei sentimenti in proposito e le ragioni che mi
determinarono ad abbandonare la dottrina religiosa stabilita dagli uomini, c a segui re, per quanto
m’è possibile, quella deH’unico Pontefice, del vero
ed eterno unto del Signore.
Taccio i nostri nomi onde evitare fra noi qualunque polemica e qualunque motivo di dispiacenza ; sento invece il bisogno di mettere accordo '
nelle poche idee nostre che si trovano in contrasto. Potrebbe forse taluno chiedere il perchè
di tale necessità? Ma io e tu sapremmo subito
rispondere: esistere cotesta necessità, imperciocché tra veri amici qualsiasi minima disparità di
opinione è causa di amarezza.
Tiprego adunque di cacciare affatto dalla mente
ogni resto di dubbio ch’io voglia quaSi violentarti con parole ad adottare le mie convinzioni
in materia di religione: qui mi fermo; ciò é il
tema di questa mia prima lettera.
Accade comunemente che tutti coloro i quali
continuano a rimanere nello stato d’incredulità o
d'indifferenza [che sono le due piaghe del secolo)
ravvisino, in quelli che ne uscirono dei fanatici,
dei settari, dei mistici; io punto non mi sorprendo;
è la conseguenza dell'educazione difettuosa cho
tutti abbiamo avuto; laonde se anche tu, pogniamo, la pensassi a mio riguardo come la maggior parte degli uomini, certo nè io di te mi dorrei, nè tu mi priveresti, per questo, della tua
cara ed antica amicizia. Ma io voglio ammettere
che sia realtà la fatta ipotesi, e che tale realtà
mi obblighi a giustificare presso di te la mia condotta.
Ora senza altri preamboli ti dichiaro subito che
le verità sublimi del Messia e degli Apostoli
suoi, travisate dagli uomini talmente da non più
riconoscerle, e sconosciute infatti da me per
tanti anni, sono il fondamento su cui poggia la
mia giustificazione.
S’è poi vero, com’è verissimo, che le dottrine
evangeliche, nascoste all'universalità degli Italiani, sono la splendida luce del mondo, nulla di
più naturale che si desideri fare altri partecipi
di cotesto sommo bene, e specialmente gli amici.
Volesse pure Iddio eh' io fossi un entusiasta del
Vangelo, ch’io fossi dominato dallo spirito dell'amore cristiano: ma sarebbe egli sentimento
cristiano se io pretendessi, coH’autorilà deH’amicizia, importi le mie credenze? No; questo pensiero si dovrebbe chiamare stoltezza od orgoglio :
io so che la fede non può venire inspirata nemmeno dagli uomini più eminenti in pietà ed in
sapienza, ma è una grazia divina che ognuno
deve cercare da se stesso colla preghiera e, cercandola, è sicuro di ottenerla. Bensì, lo ripeto,
è naturalissimo che si comunichi, agli amici primieramente, una buona scoperta.
Nelle cose filosofiche, politiche, ecc. il far sapere ad altrui il nuovo che impariamo noi medesimi è un semplice fatto che si ripete sovente,
è quasi un bisogno, un istinto, oltre d'essere un
dovere morale spesse volle; ebbene, perchè non
si dirà almeno altrettanto delle verità religiose,
che sono d'un ordini assai più elevato, ed anzi
la base dello scibile umano?
Io dunque ti prego, mio caro amico, a riguardare le mie parole come un effetto dei novelli
sentimenti or ora acquistati,! quali non possono
restarsene rinchiusi, ma vogliono es]>andersi al
di fuori : e credimi che sono abbastanza soddisfatto dicendoti : ecco, io ti appaleso quali confronti abbia instituito, qual mutamento d’idee
sia nato in me e come la pensi oggidì. ,
T'invito poi a seguire, non già la mia opinione,
ma l’esempio dei primi discepoli del Nazareno,
quand'erano ancora pescatori di pesci e non pesa*tori d’uomini; quell’Andrea che in seguito
divenne apostolo, quaud’ ebbe travato il Cristo
s'affrettò di partecipare la buona novella al fratello Simott Pietro, e Io menò tosto a Gesù; cosi
Filippo: questi veduto Natanaele, gli disse; No
abbiamo trovato colui del quale parlano Moisù
e i Profeti, ecc. vieni e vedi. Or dirami, t forse
penoso l'ascoltare il consiglio di Filippo? No, è
assai facil cosa ; quindi fa e vedi ; e quando avrai
veduto, sono sicuro che tu stesso dirai ad altri;
venite e vedete. Qui poi nota una circostanza rimarchevole. Nataoaale non erodeva alle parole
di Filippo, tuttavia si arrese tosto aH’invito deU
l’amico ; infatti l'andare e il vedere non è già piegarsi all'altruí fede, noa à perdere nulla della
propria indipendema ; è soltanto acconsentire di
esaminare qualche fatto o qualche id«a.
Pensi forse eh« il Cristo eia scomparso, o di
non poter andare a Lui? t'inganneresti. Egli c’è
sempre; ti prometto, se lo cerchi, lo troverai-,
non ti parlerà certo come allora nella sua natura
umana; tuttavia la sua voce si fari udire con
egual forza, a mezzo del sacro libro lasciato per
testamento airumanità e specialmente colla potenza del Santo Spirito ch'Egli stesso inviò sulla
terra, dandogli il pietoso nom« di Consolatore.
Credimi, eoo.
iM)ntizzo
della V. Tav»ln Valdfsc
a S. n. il Re Vittorio Emanuele 11.
Crcdinmo fnr cosa accclla ni nostri lettori
trascrivnndo loroT/juítríjío con cui la V. Tavola Valdese, a nomo della Chiesa cho rappresenta, esternava aH’ainiKo nostro Monarca i
suoi sensi di sincera condoglianza, in occasiono
del doppio doloroso avvenimento che ha immerso la Reggia nel duolo più profondo.
CniKsa Valdes*.
Torre addi 25 gennaio 1855.
Sire,
In mezzo alle testimonianze unanimi di profonda simpatia, che da tutte le parti del Regno
i vostri sudditi vengono deporre ai piedi del
Trono di V. M., i sottoscritti, rappresentanti
della Chiesa Valdese rispettuosamente Vi pregano perchè Vi degniate di benevolmente accogliere quella che si sentono la dolorosa missione
di offrirvi.
Egli è piaciuto a Colui che fa morire e che fa
vivere di privarvi ad un tempo di una Madre o
di una Sposa dilette, e di sottoporvi con questo
ripetuto duolo ad una delle prove più terribili di
questa vita.
Il ruoto che è stato fatto attorno alla Vostra
Reale Persona non potrà esser ripieno mai; la
perdita che Voi avete fatta è irreparabile.
Ma egli è in mezzo ai grandi dolori che i
grandi caratteri si manifestano e si ritemprano
a nuora energia.
Se un raddoppiamento di affetto e d’inviolabile attaccamento per parte dei Vostri sudditi
fosse capace non solo di mitigare il Vosiro cordoglio, ma di farvelo affatto dimenticare. Voi sareste ben presto pienamente consolato; ma noi
sappiamo, o Sire, che la vera ed efficace consolazione, che il coraggio e U forza devono,scendere da Quello stesso che ha afflitto ed abbattuto.
A Lui, al Re dei regi, al Signore dei signori,
i Valdesi domandano istantemente nelle loro
orazioni che spanda la consolazione nel Vostro
cuore affranto dal dolore, e che Vi stabilisca potentemente coll.i sua grazia per l’adempimento
delia missione grande e gloriosa che la M. V. ha
da Lui ricevuta in vista della prosperità dei Vostri sudditi.
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Aggradite, o Sire, l'omaggio del profondo rispeito ed inalterabile fedeltà dei Vostri umilissimi ed obbedieutissimi sudditi,
lu nome della Chiesa Valdese
I membri della Tavola Valdese
G. P. Revbl, Moderatore.
P. L.intìret, Vice-Moderatore.
G. Dcrand-CANTON, Segretario.
G. Malan, m. l.
UN FUNERALE
nel Sud deH’Afrìca.
’■ Fra le interessanti opere di missione, non è ultima quella del sud deH’Africa dei nostri fratelli
di Francia. Ella ci dimostra quanto potrebbe
questa vivace nazione, sotto l’influenzadell’Evangelo. Un’altra volta ritorneremo a questo campo
interessante ; limitiamoci per oggi a un tratto.
La signora Casalis, moglie del missionario di
questo nome, dedicavasi da più anni, col caro
marito, all’evangelizzazione de’Bassouto. La
propria famiglinola da lei educata nelle vie del
Signore, non punto rallentava l’ardente carità
per quel misero popolo, che a ragione chiamavaia sua madre. Ma ben presto allo zelo vennero
meno le forze ; ammalò nel settembre gravemente ; ma l’aspetto sereno dipingeva al vivo
la cairn» del cuore. « Fra breve, dicevale il signor Arbousset, altro missionario, sarete adorna
della candida veste ». — « Si, e non mi costò
nulla, me la regalò lo sposo celeste ». Abbracciato il marito, i quattro bambini presenti, con
una benedizione al maggiore, in Parigi per la sua
educazione, e un ultimo addio agli astanti, esclamava : « Se questa è morte, è dolce il morire »,
e sen volò al suo Dio.
Grande fu il concorso ai funerali; dopo breve
allocuzione del signor Arbousset ed un commovente addio di Casalis, sorse Moscheh, capo
della tribù, e fattosi avanti, con visibileemozione,
proferì a stento le seguenti parole;
« Uomini, donne e fanciulli, accostatevi e ri« cevete istruzione. Non è per noi cosa nuova la
« morte, ma nuovo è lo spettacolo di questo
« giorno. Vorrei rattener le lagrime, ma scor« rono mio malgrado. — Io non so gran cosa,
« ma questa tomba ci dà alti insegnamenti.
« Che ci dice infatti questo modo di seppelire ,
< o capi del popolo? Voi deponete i \ostri morti
« appiè de' buoi nelle chiese, ma oh perchè as« similarli così ai bruti? — La madre Hugenio
« invece riposa qui in acconcio cataletto, di bel
« panno adorno. — Ciò ne dimostra che pei cre
• denti vi è speranza nella stessa tomba. — Voi
« dite, che i miei antenati Pete e Alonaheug sono
« i vostri dei, e forse dopo la morte, sarà anche
« Moscheh un vostro dio. Oh perchè non ri« conoscere il Signore degli dei? non sapete che
I da un seme solo d’albero ne germogliano mi« gliaia? Così da un dio solo procedono i bian
• chi ed i neri. Quel dio o Molapo, o Mostrupa,
« figli miei, io sperava nel vostro concorso per
t farlo conoscere al nostro popolo (qui è al colmo
« l’emozione del capo), ma voi l’avete abban« donato, lasciate solo me , che ancora non
« conosco la verità. Burlerebbesi un nuotatore
« nella piena deirOr'ange, quando non vedesseal« tri tenergli dietro? Un pesce non s'arrischia solo
« ad attraversare il gran mare. Chi ci scampò dalle
• micidiali recenti guerre? Le armi nostre non
« già, ma quel Dio che implorano imissionarii ne
« guardò e protesse. Ed ora ecco quella casa
« da cui salivano per noi così fervide preci del
« missionario, gli è rovinata sul capo. Ma pure
« io rimango per] la maraviglia, che dopo aver
« egli parlato sulla tomba di tante altre persone,
« oggi su quella della propria compagna, come
« sempre, ci trattiene di resurrezione e di vita.
« Non è questo , amici miei , il linguaggio
« della menzogna. Prima di morire l’amica
« nostra esternò la ferma sua fede nel trionfo
« del Vangelo fra noi. Chi sa? era forse una
« profezia; dai sublimi colli della fede scorse
« cose velate all' occhio nostro. La nostra
« madre non scrisse libri, scrisse orme da se« gnirsi. » — Poi rivolgendosi a Casalis: Oggi tu
« sei uomo, conosci tutte le prove dell'uomo, e
« tanto più sarai atto a consolar gli afflitti ».
Questo lingilàggio così nobile di Moscheh,
ci spiega la natura e l'efficacia del Vangelo anche presso gli abbrutiti pagani, quando vien
loro annunciato nella sua purezza, scevro d'ogni
mescolanza.
La vita poi e la morte cristiana della signora
Casalis mostraci nel suo vero e santo aspetto il
matrimonio dei ministri evangelici, ben diverso
dai sozzi quadri con cui ce lo dipinge la guasta
fantasia d’un prete.
NOTIZIE RELIGIOSE.
Torino. L'Erangelo ed i frati. Un nostro corrispondente ci scrive quanto segue in data di***;
• Giunsi in ”* martedì, e mi narrarono che
vi erano stali dei frati a predicare il giubileo.
Questi non predicarono contro agli evangelici ;
ma finita Ìa missione mandarono a chiamare un
per uno i nostri fratelli, invitandoli a confessarsi
ed a dipartirsi dalle loro Bibbie ; e tutti si ricusarono. Allora si offersero se voleano cedere il
Nuovo Testamento di Diodati, di darne loro un
altro, cioè quello di Martini colle note; il che i
nostri fratelli accettarono dicendo che poco importava loro di leggere l’uno o l’altro, chè in
fondo eran poi tutt' uno. Ed anche questo riuscì
a maggior vantaggio deli’Evangelo, poiché quegli stessi che nelle famiglie dove si trovava qualche evangelico, non voleano sentir leggere la
Bibbia, ora che tal lettura si fa in libri rilasciati
dagli stessi frati, non solo non si oppongono più
mal’ascoltanolcon diletto e con avidità... Il caro
fratello *’ mi narrò che essendosi recato anche
esso dai frati, con molte belle parole e carezze,
stringendoselo af petto e baciandolo, come facevano con tutti, cercarono di persuaderlo di confessarsi ; al che essendosi ostinatamente rifiutato, gli proposero il cambio della sua Bibbia
con un Martini. — « Sì, rispose egli, purché insieme al Nuovo Testamento mi diate ancora il
V^ecchio, ché io voglio e l'uno e l’altro».— I frati
risposero che costava molto, circa una ventina
di franchi; « Ma poco importa il valore, noi ve
lo manderemo, dateci la vostra Bibbia ». —
t Quando mi avranno mandato il Martini io darò
loro il Diodati ; ma fin d’adesso gli avverto che
delle note non mi curerò pynto, essendo queste
parole d’uomo, e non volendo io se non la pura
e schietta parola di Dio ». — AI che i frati risposero che facesse come l’intendeva, purché
leggesse il Martini.... » Il fratello *** non perde
un momento di tempo, ma sempre legge la Bibbia, spiegandolaa'.tutti i suoi vicini, adulti e bambini, e mostrando loro che la Bibbia del Diodati
non è diversa da quella del Martini,... Ieri sera
potei parlare molto a lungo in una stalla in presenia di quindici o venti persone, uomini e donne,
che mi ascoltavano con ogni buona volontà. Arrivai con facilità a far loro capire che non si
devono pregare i santi, perchè non ci vedono ; e
poi che non possiamo dire il Pater noster ad^n
santo, poiché il Pater è solo diretto a Dio, e che
non possiamo chiamar Padre un santo, e meno
ancora dirgli che ci dia il pane cotidiano, c che
ci perdoni i nostri peccati, ecc. Quindi passai a
fargli vedere come si deve pregare, promettendo
loro per la sera vegnente di spiegare il Pater.
Così pregate per me e per quelli che mi ascolteranno acciocché mettano ad effetto le parole
che verranno loro diretto... '
Pari&i. Elemosinieri evangelici per Tarmata di
Oriente. Avvece di due elemosinieri mandati dalle
Chiese evangeliche di Francia ne partiranno quattro; i fondi per questa pia impresa sovrabbondando anzicchè difettare. Il solo signore André
banchiere in Parigi, si sottoscrisse per 15,000 fr.
ed il suo figlio per 5,000. Un zelo uguale si manifesta in tutte le classi, alla gloria di Dio ed alla
confusione di quelli che si sbracciano a gridare
agonizzante il protestantesimo.
Austria. Confisca e distruzione di Bibbie. Esiste nella città di Ofen una piccola chiesa
evangelica, eretta dell’arciduchessa Dorotea che
era protestante. V’ha poco tempo che una perquisizione domiciliare venne praticata in casa del signor Bauhofer, pastore di detta chiesa. Gli furon tolte 120 bibbie sotto pretesto che una sola
gli dovea bastare. Domandato da dove egli avesse
ricevuto questi libri, il pastore non volle rispondere. Scorsi alcuni giorni gli fu fatta consegnare
la somma di venti e qualche soldo. Le Bibbie
erano diventate altrettanta carta pesta ; e si costrinse il pastore a firmare la ricevuta della vii
moneta pagata dal fabbricante, per gli straccii
del santo libro.
(Le Lien)
Ecco il rispetto che si dimostra alla parola di
Dio ed alla libertà di coscienza nei paesi ove imperano i gesuiti !
BOLLETTOO POLITICO.
La più importante notizia del giorno é quella
pervenutaci per dispaccio elettrico sulla crisi del
gabinetto di Londra. Il Ministero, dopo animatissima discussione provocata dalla proposta
Roebuck, fu battuta da una maggioranza di 157
voti. Un altro dispaccio aggiunge che s’incontrano grandi difficoltà a comporre il nuovo gabinetto , e che volendo credere al Times, lord
Palmerston risulterà primo ministro , con Grey
alla guerra.
La vertenza austro-prussiana fu portata davanti'alla Dieta germanica. L'Austria presentò la
proposta concernente la mobilizzazione de' contingenti federali di cui la Prussia vorrebbe evitare
la discussione; la Dieta non si è ancora pronunciata su questo argomento.
Niljla di positivo a Sebastopoli. — Omer pascià
ha dato la sua dimissione di comandante della
truppa ottomana.
Varii arresti sono stati eseguiti, in questi ultimi giorni a Costantinopoli, a Madrid, a Milano
ed a Firenze per sospetti politici.
In Danimarca la proposta di mettere in accusa
l'ultimo ministero fu respinta nel Volhsting.
In Ispagna continuano gli allarmi per temute
invasioni carliste; furono scoperte e sequestrate
armi e munizioni pertinenti anemici. — Il portafoglio delle finanze fu affidato al sig. Mandoz,
il quale promette di ristorare con savi provvedimenti il già esausto erario, riformare le tariffe
doganali, e vendere ad ogni costo i beni del clero,
anche senza l’assentimento di Roma.—Le Cortes
han già impreso a discutere le basi della nuova
costituzione.
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Grò««» Domrnico gerente.