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ANNO LXXVII
ToFre Pelllcíe, i4 Marzo 1941-XlX
N 11
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Riguai (rate alla roccia onde foste tagliati !
(Isaia LI, 1)
le della Claiesa ^ald<
Nulla sia più forte delia vostra fede !
(Gianavello)
abbonamenti
Italia e Impero .... Anno L. 15 - Semestre L. 8
Parrocchie del Primo Distretto . » » 12 —
Estero .........................* *25 —
Oomuilieato Ufficiale
La Tavola Valdese proclama la vacanza della CHIESA DI BERGAMO.
La designazione del Pastore titolare
di detta Chiesa dovrà farsi a tenore degli art. 14, 15, 24, 25 dei Regolamenti
Organici.
Roma, 5 Marzo 1941-XIX.
Il Moderatore:
Prof. ERNESTO COMBA.
Una predica Mie
Una delle più belle prediche di cui
il Nuovo Testamento ci ha lasciato il
ricordo è certamente quella dell’apostolo Paolo ad Atene, davanti ad un’assemblea che riuniva l’aristocrazia del
pensiero greco del tempo.
L’esordio rispecchia fin dalle prime
parole i bisogni del suo uditorio. Un
altare eretto dagli ateniesi su una
delle loro piazze portava la strana
iscrizione: « All’Iddio sconosciuto », ed
era come una testimonianza dei confusi
presentimenti, delle indistinte aspirazioni di un popolo, che nelle speculazioni filosofiche non trovava che incertezza e tormento.
Nel corpo della predica, nelle sueargomentazioni, nel suo stile, nei suoi
riferimenti ai classici del tempo, l’apostolo non si dimostra inferiore ai grandi oratori contemporanei.
E finalmente giunge alla perorazione,
nella quale trionfalmente l’apostolo
conclude mostrando l’azione potente
di Dio nella risurrezione di Cristo.
Qui termina il discorso da cui S.
Paolo si riprometteva grandi conquiste.
Quale vittoria strepitosa per il cristianesimo, che dopo aver piantato in
meno di trent’anni la sua vittoriosa
bandiera sulle principali città dell’Asia proconsolare e in Macedonia, è ora
in procinto di conquistare una posizione
di primissima importanza con la conversione dei filosofi di Atene, dei rappresentanti del pensiero e della più
alta speculazione intellettuale!
Ma se questi sogni si sono presentati
alla mente dell’apostolo, ben presto
dovettero svanire. Non era ancora
spenta l’eco della sua ' ardente perorazione, che già per le scalinate dell’Areopago si sentivano delle risa ironiche, mentre altri con fare di superiorità
dicevano a S. Paolo: « Su questo noi
ti sentiremo un’altra volta ».
Così Paolo usci dal mezzo di loro.
E così fu una predica inutile.
* Sf! 4=
Delle belle prediche ne possiamo indubbiamente udire a volontà nei nostri
semplici templi delle Valli. Vi sono dei
pastori che occuperebbero degnamente
il pulpito di qualsiasi grande città, e
che umilmente spezzano il pane della
Vita ai montanari delle nostre diverse
parrocchie. Vi sono anche molti altri
pastori, che senza avere degli eccezionali doni di eloquenza, predicano tuttavia con fedeltà e con fervore. Il sermone, a torto o a ragione, è considerato
dai fedeli, come la parte più importante
del culto, eppure quante prediche inutili !
» 7
» 15
Che sia colpa dei nostri predicatori,
se i nostri culti non sono sem,pre ardenti
di vita e se i risultati non sono semore
adeguati agli sforzi compiuti ?
Gli uni vorrebbero che il Pastore parlasse senza avere il manoscritto del suo
sermone sott’occhio; altri invece nreferiscono ch’egli lo legga interamente
come indice di scrupolosa preparazione;
altri ancora vorrebbero che la predica
trattasse soltanto dei grandi fatti fondamentali della dottrina, mentre altri
preferiscono che egli si metta alla portata dei suoi più semplici uditori, e
si limiti a commentare il sermone sul
monte o il secondo capitolo di San Giacomo.
Non mi voglio fermare a considerare
quale sia il migliore metodo di predicazione, ma forse, nella mia '-'ualità di
semplice uditore, potrei dire che se molte prediche sono inutili ciò dipende dal
fatto ohe non solo vi è un m,odo migliore di predicare, ma anche un modo
migliore di ascoltare la predica.
La predica di San Paolo non ebbe
il desiderato effetto perchè il suo uditorio non si era effettivamente riunito
per udire la Parola di Dio, ma piuttosto per giudicare della forza oratoria di un uomo, e della abilità del suo
ragionamento.
Anche oggi può ben capitare che il
motivo che riunisce alcune persone nei
nostri templi sia semplicemente quello
di udire un bel sermone, che, in questo modo, non può produrre nessun effetto profondo e reale nella nostra vita. Può anche darsi che m,olti si rechino al culto solo per assolvere un dovere religioso dopo di che si ritengono
in pace con la loro coscienza, perchè
hanno santificato il giorno del riposo.
E infine qualche volta ci sarà chi si
rallegra perchè il predicatore ha stimmatizzato con energia le pecche della
sua congregazione: «Ne avevano veramente bisogno ! » esclama con convinzione, discutendo con gli amici mentre
fa ritorno a casa.,
* Hs ♦
Quando verrà il giorno in cui la predica del pastore non sarà più inutile
per tutti i suoi uditori ?
Forse certi particolari esteriori e formali, non sarebbero del tutto inutili
per giungere a questo fine: per esempio, se la congregazione fosse già compatta e in silenzioso raccoglimento,
quando il pastore sale sul pulpito; o
anche se tutti si portassero la Bibbia e
l’Innario, anche se non cantano, per seguirne le parole.
Ma questi particolari avranno un valore, anzi si manifesteranno spontaneamente, se a tutto il culto, come alla
predica, noi rechiamo una disposizione
interiore, che sia veramente degna del
luogo e dello scopo per cui siamo riuniti. In altre parole la predica sarà efficace solo in Quanto noi ricerchiamo in
essa la risposta ad un dubbio, la consolazione ad un tormento, la indicazione
per la strada da seguire.
Ma finché il culto sarà per noi soltanto una funzione o una cerimonia
per quanto solenne, noi non ne saremo
che degli spettatori passivi, e forse avrà soltanto servito a illudere noi stessi.
Direttore : Prof. DINO COSTABBL
AMMINISTRAZIONE; Via Carlo Alberto, 1 bis - TomiE Peluce
REDAZIONE: Via Arnaud, 27 - Torre Peli.ice
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 30 la copia
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Ma non ho esagerato parlando di
prediche inutili ?
Forse no, pensando alla maggioranza di quegli ateniesi, ai quali inutilmente venne annunziata la Parola di
Dio, G pensando anche a molti che oggi
frequentano i culti.
Ma il racconto della predica di S.
Paolo termina dicendo, che « alcuni si
unirono a lui e credettero, fra i quali
anche Dionisio l’Areopagita, una donna chiamata Damaris e altri con loro ».
Come allora, anche oggi la predica
dei nostri pastori non è m;ai del tutto
inutile, anche se parte della semenza
cade lungo la strada, o fra le spine, o
^ terreno poco profondo. Malgrado
tutto, nella massa pigra e inerte, Iddio
sceglie quelli che sono suoi. E così la
predica non è mai inutile anche se in
un’assemblea di cinquanta o cinquecento persone c’è una sola anima che
riceve l’assicurazione che i suoi peccati
le sono rimessi.
Sei tu, caro lettore, uno di quelli molti o pochi, non importa. Iddio lo sa
- per cui la predica di domenica scorsa
non fu inutile ? R. N.
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Ci è recentemente passato fra le mani un curioso opuscolo di un centinaio
di pagine, contenenti l’elenco di 16.000
militari degli eserciti napoleonici, fatti
prigionieri di guerra e morti poi negli
ospedali della Russia, della Polonia e
della Germania, fra il 1810 ed il 1814.
La maggior parte delle pagine del
libro, purtroppo, è costituita da elenchi puri e semplici di nomi e cognomi,
qualche volta di un solo di essi, e non
contiene alcuna altra indicazione utile
- agli effetti di una ricerca che abbia per
scopo di ritrovare il luogo d’origine
delle varie migliaia di uomini che figu
^ rano in quelle liste di com,battenti della
epoca napoleonica. Sono nomi e cognomi che si susseguono senz’ordine e
- senza alcuna indicazione, nè di grado,
nè di corpo, nè di nazionalità, che ce
li possa far individuare e ci possa quindi permettere, a distanza di più d’un
secolo, di assegnarli all’uno o all’altra
delle nazioni o delle regioni che diedero alla formazione ed all’espansione
dellHmipero dì Na{l|oleone j}a loro Or
pera efficace ed il loro ricco contributo di lotta e di sangue.
Solo le prime 22 pagine dell’opera,
contenenti da 1.800 a 1.900 nomi, hanno dei dati sufficienti - ancorché scorretti e qualche volta scorrettissimi per farci rintracciare la patria ed il
luogo natio dì questi primi martiri nazionali, caduti per una causa che non
coincideva sempre con quella delle popolazioni che più generosamente versarono il loro sangue per la gloria del
grande capo dell’800, Napoleone Buonaparte. ■
E sono queste pagine che hanno in
particular modo attratto la nostra semplice curiosità dapprima, una vigile attenzione poi, quando ci siamo accorti
che in essa anche varie regioni d’Ita
lia vi erano assai degnamente rappresentate e che non era assente, in ruest’albo d’onore, neppure la nostra piccola regione montana.
Di questi morti infatti, i cui nomi
sono provvidenzialmente accompagnati
da indicazioni sufficienti per il loro riconoscimento, circa un decimo è costituito da Italiani delle varie parti della
penisola; specialmente della Valle Padana e della regione Toscana (dipartimenti del Po, della Stura, del Taro,
dell’Arno, o di Marengo, di Montenotte, ecc., ecc.).
. Ora, fra i ranghi di queste centurie
d’« Itali prodi », « d’altra m.orte degni » perchè sacrificati per un ideale
che non era il loro, abbiamo scoperto,
quantunque seminascosti dai gravi errori di trascrizione e di stampa, i seguenti nomi di conterranei, tutti del
dipartimento del Po: Noël Baptisteyaiì
Inasle (probabilmente Pinache); Girard
Jean, di Germain (senza dubbio SaintGermain); Krön Pierre, di Valbalsili
(certamente Tron Pierre di Val Balsille); Gaido Jean, di Sanest Villa (Val
Balsille?); Ferrerò Michel, di Petzezp
(evidentemente corruzione fonetica di
Perrero).. ■ /.
Numerosi altri nomi possono sembrar
locali, nostrani, uguali a. tanti cognomi
ben noti nelle nostre Valli, ma mancano di qualsiasi riferimerito e ci è quindi
parso inutile menzionarli. Mentre abbiamo creduto di trarre dall’oblio i cinque nomi suddetti, di quasi sicura attribuzione locale, che ancora risuonano
fra i nostri monti e di cui un controllo
« in situ » non sarebbe impossibile, riferendosi essi ad uh periodo storico relativamente a noi vicino. E’ da deplorarsi unicamente che i nomi siano spesso così alterati da risultare, non di rado, irriconoscibilÉ
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La cosa si spiega benissimo, però, essendo questi nomi stati la m,assima parte registrati da persone che, molto verosimilmente, non conoscevano affatto
la lingua dei feriti o degli ammalati di
cui dovevano rilevare e trascrivere nomi e luoghi di provenienza. Poiché si
tratta, non di caduti sul campo, ma di
persone decedute in ospedali piccoli e
grandi, sperduti in ogni parte della
Prussia, della Polonia o dell’immensa
Russia.
Non sappiamo affatto quando, come
e dove ì nostri convalligiani siano stati
feriti e com.unque costretti ad entrare
in un ospedale. Forse erano soldati che
si erano dispersi durante la tragica ritirata di Napoleone da Mosca, o che erano stati feriti e fatti prigionieri dalla
micidiale guerriglia dei Cosacchi che
non lasciavano passare un sol giorno,
senza incalzare la retroguardia ed assalire i fianchi della Grande Armata
nella sua precipitosa ritirata, forse erano di quegli eroi deH’Armata d’Italia
usciti illesi da tutte le battaglie più
cruenti, che avevano provato il morso
crudele della fame e del freddo, che
avevano sopportato stoicamente i turbini di vento e gTimprovvisi uragani,
le orrende tempeste di neve e di ghiaccio... per andare a finire in un ospedale improvvisato, soli, senza conoscenti, senza amici cui confidare l’ultima
gioia e l’ultimo dolore.
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L’ECO DELLE-VALLI VALDESI
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Tutto questo ., ignoriamo;i sappiamo
solo che essi morirono in terra straniera. lontani dalla patria, lontani dai
loro cari che non hanno forse mai nulla
saputo della loro sorte e non hanno potuto confortarli, negli ultimi loro istanti, di un affettuoso pensiero o di una
calda preghiera. •
Onore dunque a questi nostri caduti,
sepolti in terra straniera, che nessuna
lapide ricorda e che forse nessun documento ufficiale menziona!
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Lector.
RioDPdando TEvangeli^ta
^u^tavo Beft
Non parlerò dell’affetto che mi legava, come nipote, alla bella e cristiana
figura deH’evangelista Gustavo Bert,
deceduto or sono alcuni giorni, e che egli intensamente ricambiava.
Non dirò neppure della riconoscenza che noi, giovani suoi compagni d’opera, gli dobbiamo, per Tamore ch’egli
ci manifestava, collaborando con noi,
animato da uno zelo esemplare e da
una cosciente, matura vocazione.
Ora che la sua caratteristica personalità è scomparsa dalla scena di questo mondo per entrare nella pienezza
della vera vita, sento il bisogno di ricordare e di additare alla riflessione
di tutti la sua intiera, costante consacrazione al servizio di Cristo.
Considerata in uno spirito di umiltà
e di fraterna carità cristiana, quella
sua consacrazione, pur recando con
sè le imperfezioni d’una natura umana,
ci apparirà ricca di un prezioso si^iifícato e sorgente d’un valido contributo
all’edificazione delle anime.
Gustavo Bert, vero evangelista itinerante, percorreva spesso i sentieri
di Pramollo durante U mio ministero
in quella parrocchia montana.
Ricordo d’averlo incontrato un giorno, con l’immancabile borsa piena di
opuscoli sotto il braccio, mentre rincasava da una visita ad alcune sue conoscenze. Subito il discorso cadde sul
terréno religioso; egli ribadiva con
energia giovanile alcuni suoi concetti
fondamentali: la necessità d’nn risveglio nelle chiese, Vimportanza dell’e
4»
I vangelizzazione fatta, con la parola e
con gli scritti, il bisogno di una collaborazione laica, il dovere della testimonianza.
Su quest’ultimo concetto egli ritornava in ogni conversazione, tanto ne era convinto. Si sentiva in lui l’imperativo dell’apostolo: « Necessità me n’è
imposta e guai a me se non evangelizzo ! »
Egli avrebbe voluto che una forte
testimonianza dell’amor di Dio e dei
principi dell’Evangelo fosse resa da
tutti. Pastori e laici, giovani e vecchi.
Con quanto interesse egli seguiva
perciò gli sforzi della nostra gioventù
in vista d’una fede più profondamente
vissuta e d’uno zelo cristiano più
fervido!
E mentre, nel corso della conversazione, egli lamentava l’indifferenza
e Fincomprensione di molti cristiani,
mi stringeva fortemente le mani ner
dirmi: Malgrado la mia età avanzata, io
debbo lavorare per Cristo e render testimonianza del suo amore; non vorrei mai che Iddio dovesse un giorno
dire di me che ho sciupato il mio tempo sulla terra, invece di consacrarlo al
suo servizio.
Quelle parole accompagnate, com’era solito fare, da una preghiera,
dopo alcuni anni non le ho dimenticate.
Esse costituiscono uno dei moventi dell’attività cristiana e sono l’eco della
parola di Cristo: « Bisogna ch’io compia le opere di Colui che mi ha mandato finché è giorno; la notte viene in ■
cui nessuno può operare ».
Il ministero dell’evangelista Gustavo
Bert, come ogni altit) ministero cristiano, non è stato perfetto. Iddio però
non ci chiede la perfezione, bensì la fedeltà; fedeltà ricercata, conquistata e
difesa anche a costo di molti sacrifizi,
anche a prezzo dell’umana incompren-.
sione.
Certo, agli occhi d’un mondo che
giudica il valore d’una vita soltanto in
base ai beni ch’essa accum,ula ed ai
successi ch’essa ottiene, una tale f^
deità a Cristo può sembrare illogica
ed insignificante. Nel vortice degli av
venimenti che sconvolgono il mondo,
la vita d’un cristiano che si sforzi di
predicare il ravvedimento e la fede ih
Cristo può passare inosservata, può anche parere sciupata. ’
Valdese
Novella di I. LOMBARDINI.
(Seguito - Vedere numeri precedenti^.
Vili.
Giulia non si era ingannata quando
aveva creduto di scorgere nel volto del
padre un velo di tristezza: Pietro, da
qualche giorno, da quando cioè si era
visto riportare a casa il figlio bianco
come un cencio lavato, non era più
lui.
Gli è che al mattino, non ostante
che Roberto avesse avuto la febbre
tutta la notte, e si lamentasse di
stare male, lo aveva spinto lui,
duramente, ad andare sul monte,
con la mucca. Lassù era caduto
in deliquio, ed era stata fortuna
che un contadino fosse passato dove
era il ragazzo svenuto, e se lo fosse caricato sulle spalle come un peso
morto, riportandolo così alla piccola sorella terrorizzata, al padre che aveva
chinato gli occhi, non osando di ringraziare e neppure di fissare il piccolo
malato, che ora, steso sul suo lettuccio
delirava.
E fu per bocca del piccolo, che durante la notte passata al suo capezzale
egli udì formulare l’atto di accusa. Il
ragazzo invocava le sorelle, Giulia specialmente, cercava di essere consolato.
— Ho paura del babbo, Giulia!! E’
cattivo!... Perchè non abtóamo un babbo come gli altri? — f*arlava lunga
mente alla sorella che credeva vicina,
con parole incongruenti, lamentandosi
smaniando, e ritornando poi ancora alle
parole martellate come un ritornello;
— Perchè è cattivo il babbo ? Perchè non vuole neppure che vada alla
scuola domenicale ? Perchè?... E quando sono stanco non mi crede... Anche
mi batte a volte ! Ma io gli voglio bene:
tutti gli vogliamo bene, vero Giulia?
Perchè dunque è così? Perchè non abbiamo un padre come gli altri?
Pietro ascoltava le accuse del figlio
con ira sorda dapprima che poi si cambiò in una cupa amarezza.
Temeva e nello stesso tempo desiderava udire le parole del figlio, che erano la sua condanna. Ecco, se il ragazzo fosse morto sarebbe stato luì, suo
padre, che l’avrebbe ucciso.
Lui, che. come diceva suo figlio, era
diverso da tutti gli altri...
Ebbene: -era diverso; che colpa ne
aveva lui ? Nessuno si fa da se stesso,
e se lui era così la colpa, caso mai era
della natura, di Dio, se era vero che
Dio esisteva.
Ma aveva appena, nella sua mente,
formulato questo pensiero che qualcosa, dentro dì luì, nel più segreto, si alzò
a protestare contro la bestemmia vigliacca e superba nello stesso tempo.
Egli non era stato sempre così; egli
aveva conosciuto Dio, egli era stato come tutti gli altri del suo popolo, quelli
ai quali suo figlio l’avrebbe ancora voluto somigliante. Egli, egli solo, si era
fatto... quello che era, quello che, non
ostante l’ira sorda con la quale avrebbe
voluto fare tacere quel qualcosa che gli
diceva apertamente di essere.
...Ma ciò non aveva importanza: Timportante, per ora, era che Roberto non
morisse con quell’atto dì accusa sulle
labbra arse dalla febbre, che egli avesse
Per nostra fortuna i pensieri di Dio
non sono i pensieri del mondo; e se è
vero che l’attività cristiana, fedele e
zelante, raccoglie talvolta nel mondo
incomprensione, è ancor più vero che
« chi avrà perduto la sua vita per
amor di Cristo, la troverà ».
Questa parola dell’Evangelo, come
fu vera per il nostro fratello Gustavo
Bert, così lo è anche per noi.
La Chiesa di Cristo ha oggi molto
bisogno di uomini e di donne convinti,
coraggiosi, zelanti, fedeli; di credenti,
3^ insomma, i quali siano animati da uno
spirito di dedizione a Cristo, anchè
nell’ora del sacrificio. '
Dio faccia sorgere tali credenti in
seno alla nostra chiesa; onde l’opera
dei servitori di Cristo i quali già ci
hanno preceduti nella vita celeste possa
essere continuata fino alla venuta del
Salvatore ed all’avvento del suo Regno glorioso. E. ROSTAN.
F. U. V.
li
Una delle norme che concorrono alla
formazione d’un buon soldato, è la sua
preparazione.
Come non si diventa esperti agricoltori, operai fidati, insegnanti, professionisti da un giorno all’altro, per un
improvviso lampo di genio o per una
qualche straordinaria virtù, ma invece
attraverso un più o meno lungo periodo d’istruzione e di allenamento, così
per essere buoni soldati sui quali la
Patria possa fare affidamento occorre
prepararsi.
Quanto più questa norma si dimostra
vera nel campo della vita cristiana,ove bisogna giorno dopo giorno combattere! Nessuno s’improvvisa cristiano
da un momento all’altro, quando ne
scorga la necessità.
Anche per essere buoni cristiani,
forti, onesti, puri, fedeli al Signore, bisogna prepararsi.
Voi sapete che S. Paolo, parlando
delle armi spirituali che il cristiano deve prendere per combattere le forze
della malvagità, allude anche alla spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio.
Questa Parola, giovani soldati Vaidesi, costituisce appunto uno dei mezzi
di cui dovete servirvi, per la formazione in voi d’una fede forte, d’una vita cristiana fedele. Preparatevi ad essere cristiani, anche nelle ore più amare, più tenebrose, più pericolose, mediante la lettura della Parola di Dio.
Essa vi aiuterà ad affrontare la vita
con tutte le sue incertezze, i suoi compiti, i suoi problemi, da giovani forti,
coraggiosi, fiduciosi.
Ma quella Parola di Dio procurate-'
vela finché è tempo. Non aspettate 'li
esser nel pericolo o nella solitudine,
come a qualcuno è accaduto.
Chiedetela a chi ha spiritualmente
cura di voi. Essa sarà la vostra guida.
« Mentre i miei compagni vanno in
chiesa la domenica, scrive un militare
Valdese isolato, io debbo rimanere solo
sul mio pagliericcio; ma leggo qualche
versetto del mio Nuovo Testamento
che a forza di stare nel tascapane si è
aià ridotto in pessime condizioni. Lo
conservo, però, sempre con cura, perchè esso è il mio più caro conforto ».
Il Cappellano Militare Valdese.
Doni ricevuti dal Cassiere
della Tavola Valdese per Istituzioni varie
dal 1 Luglio 1940 al 31 Gennaio 1941
Per Orfanotrofio di Pomaretto:
Arnaldo e Maria Comba, in
memoria del nipote Nino
Bosio L.
G. Messina e Signora, in memoria di Nino Bosio »
Ada e Cariuccio Geymonat, ricordando il loro caro Babbo »
Per Orfanotrofio di Torre Pellice:
Ada e Cariuccio Geymonat, ricordando il loro caro Babbo »
Per Istituto di Vallecrosia:
Ada e Cariuccio Geymonat, ricordando il loro caro Babbo »
Per Ospedali:
M. Larco, La Maddalena »
Louis Jourdan »
Per Ospedale di Torre Pellice:
Dora Fontana Ròux »
Per Ospedale di Pomaretto:
E. Peyrot e famiglia, Orgere,
50,—
50,—
30,—
30,—
50,
40,—
100,—
100,—
in memoria del Padre
Dora Fontana Roux
Per Ospedale di Torino:
In memoria di Eugenio De
Carlo, la figlia Zemira
Riconoscente al Signore
10,—
100,—
50,
50,
vicina la sorella che invocava, quell’altra disgraziata, che, laggiù, viveva chissà come, perchè a lui non mancasse il
denaro per il tabacco e per il vino.
Nei momenti in cui il rpalato riprendeva conoscenza, vedeva il padre curvo
su di lui, con una delle sue piccole mani
scottanti in quelle grandi di lui. Il padre tentava persino, ?enza riuscirvi, dì
sorrìdergli, e intanto gli diceva che
Giulia sarebbe tornata, presto, e che
non sarebbe partita mai più.
Il mattino seguente, molto per tempo, parti la lettera per Giulia e fu mandato a chiamare il medico, laggiù a San
Secondo. Questi salì, in m.attinata: disse che si trattava di una violenta polmonite, ordinò delle medicine, e crollò
il capo, dubbioso, alle domande di Pietro. Questi non poteva resistere al letto
del malato: qualcosa, dentro lo tormentava, lo struggeva; si cacciò avanti la
vacca, raccomandò a Maria di non lasciare il malato, per alcun motivo, prese una vanga, mise la bestia in un prato
a brucare l’ultima erba, e, in un campicello vicino,' incominciò la vangare
con furia disperata. Lavorare, stancarsi
sino ad avere le braccia spezzate e i reni rotti dallo sforzo, piuttosto che udire
la voce del bimbo, e l’altra voce sopratutto, quella che parlava dentro.
Ritornò a sera fatta, mangiò in silenzio la zuppa che Maria aveva preparata,
si pose a sedere vicino al capezzale del
ragazzo che dormiva, un po’ tranquillo.
— S’è addormentato dopo la visita
del Pastore - sussurrò Maria - era in
sè, quando il Pastore gli parlava. Ha
persino pregato. Poi s’è addormentato.
Pietro non disse nulla: era naturale
che il Pastore si fosse recato a trovare
suo figlio ammalato, e tanto meglio se
era riuscito a calmarlo, a togliergli dalla mente il pensiero angoscioso che lo
tormentava anche nel delirio, che Io
spingeva ad accusare suo padre.
...II ragazzo poteva aver pregato, ed
essere tranquillo: ma questo non toglieva che le cose che aveva dette nel
delirio fossero vere !
Volle passare la notte nella camera
deH’ammalato; volle vegliare, rinviando a casa la vecchia parente che si era
offerta, facendo coricare Maria.
Era stanco, è vero, stanco come non
mai, da anni, ma volle vegliare.
E fu felice, quando a notte fonda, il
figlio lo riconobbe e gli sorrise sentendo che Giulia sarebbe giunta, presto, il
giorno dopo. Dormi qualche breve tratto, appoggiando il capo all’origliere del
malato; poi all’alba, quando Maria si
alzò, andò dì nuovo a lavorare, ritornando a casa quando giudicò che Giulia
se aveva ricevuta la lettera, stava per
giungere.
Ed ora Giulia era lì, e lui, ecco, non
sapeva che dire, che fare, stanco della
sua vita e come vergognoso davanti ai
figli che avevano sofferto, per luì.
Nota. Per una svista sul manoscritto,
il senso dell’ultima puntata non è risultato troppo chiaro. Lo divertà
se, riferendoci ai rimprovero della
vecchia, per il ritardo di Giulia (vedi
settima puntata), si aggiungano dopo:
« Dovevi accompagnarmi » queste righe: « Fortuna che il degno sacerdote
da cui dovevo condurti, è venuto lui
stesso !» e le indicava in un angolo,
quasi nell’ombra, un sacerdote ».
N. d. R.
3
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L’ECO DELLE VALLI VALDESI
Per Diaconesse:
'■ M. Bianconi, Roma, in memori ria di Niño Bosio » 20,—
E. Peyrot e famiglia, Orgere,
in memoria del Padre » 20,-—
-"'■"Riconoscente al Signore » 50,;—
M. Larco, La Maddalena » 50,—
N. e M. Giampiccoli » 50,—
^ F. Immovilli » 25,—
' Maria Carnevali, Roma » 10,—
Per Istituto Artigianelli Valdesi:
Riconoscente al Signore » 100,—
M. Larco, La Maddalena » 30,—
Il dono del Comm. A. Cutrera per E
meritazione, pubblicato nell’ultimo numero, era iri memoria del Pastore Arturo Muston.
* + *
SETTIMANA DI RINUNZIA.
Prima Lista
Pagliai Pier Luigi, Torre P. L. 58,—
G. Schaefer, Bolzano » 455,—
S. S., Savona » 1000, Davide Cielo » 100,—
Chiesa Via IV Novembre,
Roma, 1“ versamento » 8000,—
Remigio Baldoni » 150,—
Eugenio Davit, Mondovì » 100,—
Chiesa di Torino, vers. 1-3 » 28000,—
Chiesa di Sanremo, 1“ vers. » 1500,—
Chiesa di Livorno, 1“ vers. » 1100,—
Chiesa Rio Marina, 1° vers. » 50,—
Chiesa di Piombino, 1° vers. » 100,—
Piccola Catena di Rinunzia,
Roma, per Em,eritazione, a
mezzo E. Pons » 1000,—
Chiesa di Palermo, 1® vers. » 600,—
Chiesa di Vittoria, Id. » 500,—
Chiesa di Messina, Id. » 500,—
Chiesa di Reggio, Id. » 250,—
■Wera e Aldo Vincon, Crusi-
nallo (Novara) » 50,—
Federico Hoefer, Porto Em-
pedocle » 10,—
Crosiflo Nicolò, Ovaro (U-
dine) » 25,—
Prof. A. Sciascia, Agrigento » 25,Chiesa di Pomaretto » 2700,—
Chiesa di Cerignola » 350,—
Chiesa di Orsara » 250,—
Segnalazioni
L’Eredità dei Padri - Sotto il sole: (*)
due titoli suggestivi, due opuscoli della
serie Valli Nostre, dovuti alla penna di
Giovanni Miegge, con i quali il nostro
valente pubblicista affronta con nobiltà
d’intenti e semplicità di forma un problema fondamentale per la nostra Chiesa; le relazioni tra Chiesa e Valli. Valli
nostre! Qualche buon Valdese dalla
memoria 'tenace potrebbe forse esser
portato, per una certa analogia a ricordare certe astiose e inutili polemiche
dei tempi passati sull’opportunità o
meno di parlare di Valli nostre, cioè di
Valli Valdesi; e potrebbe quindi temere
che si vogliano ora rinnovare discussioni sorpassate! Si rassereni egli, chè
con queste pubblicazioni siamo in più
svirahil aere, in una sfera più elevata,
nel campo spirituale; o meglio, dì fronte ad un problema attuale, pratico, studiato da un punto di vista spirituale.
Il primo opuscolo di questa serie è
com,e la presentazione del problema;
l’affermazione che questa eredità dei
padri non è soltanto una espressióne
più o meno utile per la retorica dei
pranzi del 17 febbraio, o le esortazioni
del 15 agosto; la dimostrazione che oltre il valore materiale, la proprietà è
intimamente spirituale. « La terra sulla quale hanno lavorato tuo padre e tua
madre, i nonni, gli avi, la terra che ha
dato loro il nutrimento per i loro figli, la terra sulla quale hanno sudato
sotto il sole d’estate o tremato alla
brezza del tardo autunno, la terra sulla quale hanno posato il loro sguardo
stanco e cercato conforto alle loro angosce, mescolando le lacrime al sudore,
o che hanno contemplato con speranza
da innamorati nella prima giovinezza,
l,a terra finisce per essere come impre
gnata dello spirito delle gehérazioni ».
La proprietà è spirituale, e la profonda
nostalgia di coloro che hanno"^^*ereduto
di rompere con essa dandole solo un si-'
gnificato materiale, valutabile in misure lineari e in denaro ne è la più
convincente riprova. La terra è sacra,
perchè ad essa è connessa tutto un culto di memorie che se non sostituiscono,
come non possono sostituire, la fede,
sono tuttavia un ausilio innegabile,
« un bene immensamente prezioso ».
Tenere fermamente l’eredità dei padri, « la terra, la bruna, la dura nostra
terra »; cosi idealmente conclude Giovanni Miegge il primo opuscolo; idealmente, ideale, parole che forse potrebbero lasciare perplessi alcuni dei nostri lettori. « Sta bene amare la terra,
tenere la nostra terra, ma la realtà
quotidiana, la necessità, le leggi economiche non sono per caso qualcosa di
più potente di ogni ideale? ».
« Si rendono ben conto di tutti i sacrifici che la nòstra vita esige, dei frutti scarsi che ne ricaviamo, coloro che ci
predicano: rimanete attaccati alla terra ? »
Obbiezioni correnti, queste ed altre,
che Giovanni Miegge non ignora, la cui
importanza egli non disconosce, ma che
egli con ragione si rifiuta di sopravalutare, conscio che «Sotto il sole» i
benefici per la vita Spirituale, e materiale sono di un ordine infinitamente
superiore. E Sotto il sole è appunto il
titolo del secondo opuscolo che noi
non ci stancheremo di raccomandarvi:
il lettore vi troverà una ricca fonte di
meditazioni nei singoli capitoletti; egli
sarà indotto a comprendere l’intìmò
valore anche di certe liihitazioni, a sentire che la semplicità della vita non è
ostacolo, ma superamento. Gli appariranno sotto nuova luce anche i suoi difetti: la famosa « testardaggine », l’incurabile individualismo, E cosi, passo
passo, il ragionamento si snoda e la
dignità del lavoro viene esaltata,
nientre la vita familiare, la vita del
villaggio, analizzate nei loro elementi
costitutivi, e descritte nei loro momenti
essenziali, assurgono ad un valore simbolico, e si concludono serenamente nel
quadro della Chiesa sulla Montagna, in
cui rivivono purificati tutti gli elementi
della vita rurale, chè « l’anima della
tua vita rurale è reli^osa ». t. y.
(*) I due opuscoli sono pubblicati
dalla Claudiana, che li vende al prezzo
di L. 0,50 L’Eredità dei Padri; di L.
0,80, sotto il Sole.
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1 —
CRON/IC/I V/CILbESE
LUSERNA SAN GIOVANNI. Giovedì scorso 6 marzo ha avuto luogo il
funerale della sig.ra Maddalena Beri
vedova Malan, deceduta ai Vola in età
di anni 81.
Rinnoviamo agli afflitti le nostre
sentite condoglianze.
perrero MANIGLIA. Il 12 febbraio decedeva alle Grangette Ferrerò
Susanna in Poet, all’età di 66 anni. Da
lungo tempo era quasi completamente
paralizzata e la chiamata del Signore
fu per lei una liberazione invocata da
tempo.
Il 5 corrente un lungo corteo accompagno all estremo riposo le spoglie mortali di Poet Francesco, delle Clutes, deceduto dopo una breve malattia all’età
di 64 anni. Era padre di sette figli, di
cui sei residenti attualmente in Francia
presso i quali, in tempi normali, soleva
passare l’inverno. Essi avranno appreso
con grave dolore la dipartenza del loro
amato padre e su tutti invochiamo le
consolazioni e le benedizioni divine.
POMARETTO. Domenica scorsa è
stata per la nostra Parrocchia la « Giornata delle Missioni ». L’hanno resa
tale sia la visita fattaci da due membri della Società Missionaria Pra del
Torno, sia il programma che in quella
occasione abbiamo seguito,. Al mattino
ebbero luogo contemporaneamente due
culti, uno nel Tempio presieduto dallo
studente Felice Canal, ed uno nella
Cappella del Clot dell’Inverso Pinasca
presieduto dal Pastore coadiuvato dallo
studente Mario Tron. Ambedue ' questi
culti ebbero buon esito sia per i messaggi che ci furono recati, sia per il numero degli intervenuti e sia per il risultato delle collette a favore delle Missioni.
Il culto nella Cappella del Clot fu una novità accolta con vero entusiasmo
e con viva soddisfazione dai nostri
membri di Chiesa dell’Inverso Pinasca.
Più di 115 persone provenienti da ogni
più piccolo villaggio della regione si
sono quivi adunate in una atmosfera di
profondo raccoglimento e di preghiera.
' Nel pomeriggio i bambini delle nostre scuole domenicali si sono ritrovati
ancora nella Cappella del Clot, e dopo
il canto di alcuni inni hanno assistito
alla proiezione di numerose vedute e
scene dell’opera delle Missioni nel
nìondo. Il Signore benedica quella giorn- ta per tutti noi ed esaudisca il voto
e la preghiera dei nostri cuori: « Il tuo
regno venga ».
i ■—; jitti liturgici. Sono stati ultimahiente presentati al santo Battesimo;
Bertalot Livio, di Battista e di Rostan
Ines (Perosa), Coucourde Marisa, di Aldo e di Rochon Yvonne (Inverso Rinasca), e Maurino Alberto, di Augusto e
di Maccari Modesta (Maurini di Pinasca). Ratifichi Dio nel cielo l’atto del
Battesimo da noi compiuto sulla terra
e benedica questi teneri fanciulli ed i
lóro genitori.
Abbiamo accompagnato al Campo
del riposo il 12 febbraio u. s. la spoglia
mortale della piccola Baret Laura, di
Adolfo (Girp di Pomaretto) di appena
20 giorni; e il 13 febbraio quella di
Guillelmet, oriundio di Perrero deceduto all’Ospedale, dopo lunga e penosa
malattia.
Alle famiglie nel lutto rinnoviamo la
nostra simpatia. G. M.
SAN GERMANO CHISONE. Tutta la
parrocchia ha preso parte al dolore della famiglia Bert per la dipartita dell’Evangelista emerito Gustavo Bert.
Rinnoviamo alla vedova ed a tutta la
famiglia l’espressione della nostra cristiana simpatia.
— Il bel bambino Soulier Ferruccio,
di Cesare e di Martinat Erminia della
Malana, sabato 8 corrente, nella tenera
età di 19 mesi è ritornato in Cielo ! Che
Dìo fortifichi la fede dei genitori angosciati e li consoli !
— Il culto mattutino della domenica
2 marzo è stato presieduto dal Presidente della Pra del Torno, il sig. Felice Canal, che ha parlato sulle Missioni. Lo ringraziamo vivamente per il suo
messaggio appropriato ed edificante. La
colletta per le Missioni ha dato la bella
somma di L. 125.
Anche nella Scuola dei Chiabrandi è
stata tenuta giovedì scorso una buona
riunione missionaria, con l’intervento
di due studenti della Pra del Torno.
-— Domenica 9 corrente sono stati
presentati al Santo Battesimo: Balmas
Claudio, Edmondo, Franco e Ugo, di
Augusto e di Yvonne Bóunous, dei
Ciampetti, e Balmas Elbana, di Attilio e
di Griot Liliana, dei Bert.
Il Pastore ha approfittato dell’occasione — non accade ogni domenica di
celebrare cinque battesimi — per illustrare nel suo sermone il significato e
il valore del battesimo dei fanciulli.
Ai cari agnellini della greggia auguriamo di crescere forti e buoni con l’aiuto del Signore !
RODORETTO. Maddalena Tron, delle Fontane, ha risposto alla suprema
chiamata, il 5 c. m. Era entrata nel suo
93“ anno dì età. Da qualche tempo essa
viveva con la sua nipote Elena Breuza,
dalla quale ricevette, fino al momento
del trapasso le più amorevoli cure. La
nostra sorella, non incontrò, durante la
sua lunga giornata, grandi sofferenze;
per questo, il suo carattere si mantenne
gioviale fino agli ultimi giorni del suo
pellegrinaggio. Con essa scompare non
soltanto la decana della nostra parrocchia ma una cristiana di grande bontà
e di fede profonda.
A tutti i parenti rinnoviamo la nostra
simpatia cristiana.
RORA’. Il Signore ha richiamato a
sè, mercoledì scorso, Carolina Morel, di
Pian Prà, una delle sorelle più anziane
della nostra parrocchia poiché compiva
ora gli ottant’annì. Una violenta polmonite la strappò repentinam,ente alle
sue attività quotidiane e la portò, in'
pochi giorni alla tomba; ma non la colse impreparata, che, una lunga consuetudine di preghiera, le aveva resa
famigliare la voce del suo Signore^ Pregò ancora a lungo durante la malattia
e disse nell’agonia di udir dei canti echeggiare lontano.
Sette famiglie della comunità prendono il lutto per questa dipartenza,
quasi tutte con numerosa figliuolanza e,
poiché dai maggiori ai più piccini, volevano tutti un gran bene alla cara
vecchia nonna, il loro cordoglio è sincero e profondo.
Il funerale ebbe luogo venerdì 7 corrente, con la partecipazione di una vera
folla di amici e di fratelli in fede. In
mezzo a tante lacrime che la morte
porta con sè, v’ha anche un posto, grazie a Dio, per le parole di simpatia di
coloro che ci amano. E la parola di simpatia, ai fratelli afflitti venne detta intera e cordiale.
VILLAR PELLICE. Visita. Abbiamo
avuto fra noi in gradita visita il prof.
Attilio Jalla che, in qualità di inviato
della Commissione Finanziaria della
Chiesa ci ha rivolto chiarissimi ed efficaci appelli, al culto domenica 9 corr.,
alle riunioni quartierali del Teynaud e
della Piantà sabato e lunedì sera 8 e
10 corr., e ad una bella adunata di giovani, domenica sera al capoluogo, nel
locale delle attività.
Rinnoviamo cil nostro prezioso amico
i nostri sentiti ringraziamenti e chiediamo a Dio di rendere fruttuose le sue
generose fatiche.
Dipartenze. Esprimiamo la nostra
profonda simpatia cristiana alle famiglie che, nel corso di quest’ultima settimana, sono state visitate dal lutto,
per la dipartenza di Bertinat Susanna
vedova Baridon di Subíase, deceduta
11 1 marzo in età di 78 anni. Rivoira
Luigi di Eli e Rivoira Annetta dei Marsili che, in età di 11 mesi, ha lasciato
i suoi 5 fratellini ed i genitori, U 3
corrente, in seguito a violenta polmonite. E Michelin Costanza Margherita
vedova Portis, deceduta all’Ospedale
di Torre Pellice, il 6 marzo, in età di
77 anni. j.
VILLASECCA. Il 17 febbraio è stato
commemorato in un culto in chiesa la
mattina stessa del 17. Abbastanza numerosi i partecipanti malgrado ü tempo
avverso e l’assenza dei bambini.
Sono stati presentati al rito del battesimo ì seguenti bambini:
Tron Romildo, di Emanuele e di
Pascal Lidia - Peyronel Graziella, di
Levi e di Peyronel Fernanda - Clot
Ermida, di Enrico e di Clot Irma Peyrot Rina, di Giulio Enrico e di Genre Albertina - Clot Mafalda Alice, di
Luigi e di Clot Irma. Benedica Iddio
questi bambini e faccia partecipi della
sua grazia i genitori, alcuni dei quali
sono attualmente sotto le armi.
— Nel quartiere del Trussan sono deceduti; Clot Maria vedova Peyronel
Giovanni, il cui funerale ha avuto
luogo il 28 gennaio scorso. - Clot Pietro fu Giacomo, di anni 82, deceduto il
16 febbraio scorso.
Agli afflitti vada ancora l’espressione della nostra simpatia cristiana.
In memoria del pastore Bartolomeo
Gardiol, i figli:
Per Emeritazìone L. 400,—
Per il Rifugio » 200,—
Per la Chiesa di S. Giovanni » 200,—
Per l’Asilo di S. Giovanni » 200,—
Le famiglie Margiunti, Turin, May, e
parenti, hanno il dolore di partecipare
il decesso del loro caro fratello e zio
VITTORIO MARGIUNTI
avvenuto in modo repentino il giorno 9
marzo 1941-XIX, a Nuova York.
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4
L’ECO DELLE VALLI VALLESI
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il €:ull«» di famai^lica
(Meditazioni preparate sui testi del Calendario Biblico della Chiesa Morava)
Lunedì Lettura: Salmo 119: 12117 Marzo 144; Js. 63: 1-9.
Prendete oltre a tutto ciò, lo scudo
della fede, col quale potete spegne-^e
tutti i dardi infocati del maligno. Prendete anche l’elmo della salvezza e la
spada dello Spirito, che è la Parola di
Dio ». Efesi 6: 16-17.
Il discepolo di Cristo è pur sempre un
soldato, egli è fatto per il combattimento. Combattimento che , « non è
contro sangue e carne, ma contro le
forze spirituali della malvagità... » Da
quella battaglia cui nessuno può sottrarsi, noi usciamo o vincitori o vinti.
Lettore, sei tu un vincitore? No. Allora un vinto, cioè lo schiavo delle tue
passioni, del tuo orgoglio, della tua avarizia, della tua concupiscenza...
Vuoi tu essere un vincitore ? L’apostolo ti apre in queste parole il segreto della sua trionfante esperienza.
E’ chiaro, la fede di cui l’apostolo parla
non è una mera adesione della mente
ad un credo o ad una chiesa, ma la tua
personale, vivente comunione con il
Cristo che diviene per te come per l’apostolo, la forza che rende « più che
vincitore ». E l’arma per eccellenza,
nel grande combattimento, è quella
stessa con la quale il Signor Gesù respinse tutti gli assalti del tentatore; la
Parola di Dio che è il quotidiano nutrimento del soldato di Gesù Cristo.
Martedì Lettura: Marco 12: 34-44;
18 Marzo Js. 63: 10-19.
Figliuoletti miei, io vi scrivo queste
cose affinchè non pecchiate; e se alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù Cristo,
il giusto. 1 Giovanni 2: 1.
Non vi è - come taluno ha pensato nessuna discontinuità di pensiero fra
queste due esortazioni dell’apostold
Giovanni. Il pensiero dell’opera che il
divino Avvocato compie presso il Padre a favore di coloro che guardano fiduciosi a Lui, non vuol essere un incoraggiamento ad una comoda indulgenza verso noi stessi o a peccare perchè la
grazia abbondi.
Ben altro è lo scopo -deH’intercessione di Cristo. Egli non è l’avvocato dei
peccatori che voglion rimanere tali, ma
soltanto di quelli che, profondamente
travagliati dal dolore della caduta, ardentemente desiderano e chiedono di
esser perdonati e liberati. .
Per loro soltanto intercede il Salvatore, isollecitando il perdono per i
peccati e le sante energie necessarie
per una vita rinnovata e trionfante
sul male.
Mercoledì Lettura: Marco 13: 1-8;
19 Marzo js. 64.
Gesù rispose loro: Il Padre mio opera fino ad ora, ed anche io opero.
Giovanni 5: 17.
La Bibbia è il libro dell’Azione di
Dio nel mondo attraverso le età. « Il
principio Iddio creò... » tale la parola
che apre il Libro Divino. Ma Dio non
si è limitato alla creazione. Durante
tutto il corso della storia « il Padre opera ». Egli opera per richiamare a Sè
quel figliuol prodigo che è l’uomo perduto. E quella attività di Dio « non
verrà meno e non s’abbatterà finché
abbia stabilita la giustizia sulla terra »
dichiarava l’antico profeta (Is. 42: 4).
Il Cristo conferma e fa sua questa
incessante Azione di Dio, nel mondo.
Ai Farisei che gli rimproveravano la
guarigione dell’impotente, operata in
giorno di sabato, il Salvatore risponde
affermando che l’attività di Dio non
vien meno neppure nel giorno del riposo.
Per questo i figliuoli di Dio sono alla loro volta arruolati in questa azione
e considerano la vita come un combattimento che tende verso uno scopo solo; lo stabilimento del Regno di Dio
sulla terra.
Giovedì Lettura: Marco 13: 9-13;
20 Marzo Js. 65: 1-12.
Il Padre mio vi dà il vero pane che
viene dal cielo. Poiché il pane di Dio è
quello che scende dal cielo e dà vita
al mondo. Giov. 6: 32-33.
Queste parole sono una protesta contro l’aspettazione materialista della
folla che non ha compreso l’alto significato spirituale della simbolica Mensa
che saziò cinquemila affamati. La folla
voleva ancora di quel pane magico e
comodo. « Voi mi cercate non perchè avete veduto. dei miracoli, ma perchè
avete mangiato dei pani e siete stati
saziati. Adopratevi non per il cibo che
perisce, ma per il cibo che dura in vita
eterna, il quale il Figliuol dell’uomo
vi darà ».
Cosi, invece di un altro miracolo,
Gesù offre alla folla una parabola; invece di altro pane. Egli offre Sè stesso!
Lettore, hai tu pensato alla divina
parabola rappresentata da quel prezioso pane che il Padre ti fa trovare ogni
giorno sulla tua mensa?
Come dalla consumazione di esso tu
attingi la vita, cosi nutrendoti del Pane
Vivente che è il Cristo, tu puoi avere la
Vita eterna.
« Il pane che darò è la mia carne,
che darò per la vita del mondo ». In
altre parole, la Croce è la risposta di
Dio alla nostra fame di perdono, di
giustizia, di vita eterna.
Venerdì Lettura: Marco 13: 14-23;
21 Marzo u. 65: 13-25.
Il Signore è pieno di compassione e
misericordioso. Giacomo 5; 11.
Questo annunzio giunge ingrato agli
orecchi dell’uomo naturale. Ingrato
perchè qualcuno ha scritto - esso « tarpa le ali al nostro orgoglio, e ci umilia sollevando il velo che ci nasconde
l’esatto stato del nostro cuore » , Al
nostro orgoglio offeso dall’offerta della
compassione divina, così risponde nelle
ultime pagine della Bibbia, « il testimone fedele e verace » : « Poiché tu dici: io son ricco e... non ho bisogno di
nulla e non sai che sei infelice fra tutti
e miserabile e povero e cieco e nudo,
io ti consiglio di comperare da me dell’oro affinato col fuoco, affinchè tu arricchisca... e delle vesti bianche, affinchè... non apparisca la vergogna della
tua nudità...» (Apoc. 3: 17-18).
Lettore, non ti fare illusioni; la misericordia divina, annunziata dallo
scrittore ispirato risponde al bisogno
più profondo della nostra povera natura e ad essa dobbiamo ricorrere come
all’unico mezzo di salvezza, come alla
medicina per cui possiamo provare in
un primo momento un senso di ripugnanza, ma che pure sola può trarci
dal malanno mortale che minaccia la
nostra vita.
Sabato Lettura: Marco 13: 24-31;
22 Marzo is. 52: 7-10.
- Il mio cibo è di far la volontà di Colui che mi ha mandato e di compiere
l’opera Sua. Giovanni 4: 34.
La religione predicata dal Cristo ha
il suo fondamento non anzitutto nella
ragione o nel sentimento, ma nella volontà.
Il punto di partenza della « vita
nuova » non è nella sfera dei pensieri
profondi, nè in quella dell’esaltazione
sentimentale, ma nella sfera della volontà che si decide. Il primo passo è la
sottomissione della nostra volontà a
Dio; la libera risposta del figliuol prodigo all’invito del Padre.
Oo3Ì nqi possiamo comprendere le
severe parole con le quali il Cristq
condanna ogni indecisione: « Chi non
è per me è contro di me ». « Nessuno
può servire due padroni ». Non importa
la nostra ignoranza o la nostra passata
depravazione: il lucignolo fumante potrà ardere di nuova splendida fiamma.
La sola disperata situazione è quella
dell’uomo indeciso.
Lettore sei tu un vero discepolo di
Colui del quale la volontà era talmente
fusa con la volontà di Dio che egli considerava suo cibo il fare la volontà di
Colui che lo aveva mandato ?
ROBERTO JAHIER.
Domenica 23 Marzo
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