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ECO
DELLE mm VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLI CE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVI - Num. 20
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TORRE PELLICE — 20 Maggio 1966
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Gesù Cristo è il Signore
La rivoluzionaria confessione di fede dei primi cristiani è divenuta una pia banalità innocua e sorpassata, o un equivoco supporto del clericalismo — Deve riacquistare tutta la sua sconcertante carica di contestazione della religione e della civiltà.
Quando i discepoli rimasero con il
naso in aria, nel momento in cui Gesù
Cristo, elevato alla destra del Padre,
scomparve ai loro occhi, non avevano
la minima idea in quale avventura li
aveva trascinati, dicendo loro : « Mi
sarete testimoni, in Giudea, in Samaria e fino alle estremità della terrà».
L’avventura cominciò presto. E, come aveva loro promesso, fu loro dato
che cosa dovevano dire. Gli studiosi
del Nuovo Testamento sono concordi
nel riconoscere che la prima confessione di fede, la testimonianza fondamentale dei cristiani fu: Kyrios Jesous, Gesù è il Signore. Ogni altra
confessione, ogni altro lato della testimonianza è ordinato a questo : poiché
la gloria di Pasqua e delTAscensione
danno un senso al suo insegnamento
e al suo sacrificio, ne fanno la meravigliosa e unica, irripetibile opera di
Dio. Perciò la loro testimonianza fondamentale, in un mondo assetato di
sapienza, non è ; Gesù è il Maestro ; e
in un mondo fin troppo religioso non
è: Gesù è il Gran Prete: bensì: Gesù è
ii Signore. Il triregno che sta sui capo
del sedicente vicario di Cristo, ha la
sua ragion d’essere; solo che su quel
capo, non è al suo posto, è usurpato;
e Gesù, unico suo titolare, è alla destra del Padre e non ha bisogno dei
nostri triregni. Regna.
Ma che cosa voleva dire, concretamente, Gesù è il Signore? Se ne accorsero presto.
Cominciò sulla piazza di Gerusalemme, alla Pentecoste. « Dio ha fatto
Signore e Cristo quel Gesù che voi
avete crocifisso ». Kyrios, il Nome santo che, nella versione greca dell’Antico Testamento (la «Settanta»), indicava Dio stesso. Ecco quello che, in
mezzo al popolo che onorava in modo
così, gelosamente esclusivo il solo vero
Dio vivente, essi osano dire : « Gesù è
Dio ». Un uomo, un rabbino girovago,
un crocifisso. E’ Dio. Più tardi i teologi diranno : « In lui abitava corporalmente la pienezza di Dio ». Ma già
quel primo giorno della testimonianza cristiana, risuonò T affermazione
incredibile, «blasfema»: Gesù è Dio.
E continuò, correndo per tutte le
strade imperiali: Antiochia, Efeso,
Tessalonica, Atene, Corinto. Qui, forse suonava meno singolare quel « Gesù
è Dio»? in un secolo fin troppo religioso, perchè non accettare nel panteon un dio di più, per singolare che
fosse? Ma in quel mondo, che non si
sapeva in che misura fosse « religioso » e in che misura « secolarizzato »
(paradossalmente sono le due facce di
una medesima realtà umana, positiva
e negativa in modo intercambiabile, a
seconda dal punto di vista) in quel
mondo la testimonianza cristiana assunse una tonalità particolare : « Gesù
è il Signore ». Kyrios, ancora ; rna Kyrios, non era solo il Dio vivente
d’Israele, nella koiné, il greco corrente
mediterraneo; risuonava un’altra^ solenne affermazione: Kyrios Kaisar,
Cesare è il Signore. Il mondo mediterraneo piegava sotto l’istituzione imperiale di cui egli era l’incarnazione vivente. Di fronte a questa potenza vorace, totalitaria, che per meglio asservire ai suoi piani grandiosi giungeva a
divinizzare la figura imperiale e a fare
deU’affermazione : Cesare è il Signo-re
una vera confessione di fede, i cristiani osano dire : Gesù è il Signore. È lui
il Padrone a cui apparteniamo; Cesare tutt’al più, è padrone dopo Dio,
dopo Gesù. Non lo dissero solo, lo vissero ; non in modo perfetto, certo, ma
lo vissero e l’ambiente avvertì come
un corpo intimamente estraneo questa strana gente che non era rivoluzionaria (ogni ricostruzione in tal senso forza in modo inaccettabile i testi
neotestamentari) ma che era «straniera e pellegrina», che viveva, lavorava, era leale, ma che non dimenticava
mai la sua « cittadinanza nei cieli »,
che ubbidiva alle autorità ma criticamente, senza mai in alcun modo identificarle con Dio. Non fu per capriccio
sadico di qualche autocrate, se per
quasi tre secoli Timpero si decimò : la
persecuzione è la diretta, inevitabile
conseguenza di quel « Gesù è il Signore » lanciato per le province dell’impero. Era un conflitto di giurisdizione e
di potere.
Poi le cose mutarono. I religiosi e i
loro preti ( non Israele, però, gente di
razza, eletta anche nella sua ribellione e cecità) incamerarono quel « Gesù
è Dio», divenne pian piano l’oggetto
del loro magistero e del loro sacrificio,
credettero di imbrigliarlo nella loro
tradizione e di rinchiuderlo nei loro
ostensori. E i politici si accorsero che
era molto più efficace blandire che
perseguitare; la croce salì sulle insegne e dal quel giorno mólte battaglie
militari, politiche, sociali, anche culturali furono combattute e spesso vinte
« in quel segno » ; ma diventava sempre più evidente che Cristo non c’entrava, che quella croce non era la sua,
che quelle battaglie non era lui a vincerle.
Tuttavia, in tutto questo tempo non
mancò il « residuo santo », Gesù Cristo non si lasciò senza testimoni. Uomini e donne, per lo più oscuri, attraverso i quali Dio ha fatto riecheggiare
fino a noi quel « Gesù è il Signore » a
doppio taglio; Gtesù è Dio, Gesù è il
Sovrano.
Anche oggi, Gesù è per molti un
illuso visionario, ovvero un semplice
maestro di vita. Anche oggi il cristiano dice: è Dio. Confidando nello Spirito Santo, si sforza di comiwenderlo
e di viverlo, per saperlo testimoniare
di fronte agli idoli della carne e dello
spirito.
Anche oggi, Gesù è per molti un fallito, una nullità tenuta su dall’interes
se dei preti d’ogni tipo, ovvero un
«utile idiota» struihentali^abile. Anche oggi il cristiano dice : è il Sovrano ;
e cerca nella sua Parola la luce e la
chiarezza, nel suo Spirito la forza e il
coraggio per comprenderlo e per viverlo, in faccia ad ogni «padrone», di
qualsiasi tipo e levatura.
Bisogna che risuoni penetrante, avvertibile, il « Gesù è il Signore », che
ritorni ad essere scandaloso, sconcertante, pericoloso, inassimllabile, fermento radicalmente critico nei confronti di ogni religiosità (anche «cristiana! »), di ogni civiltà (anche «cristiana! », senza compiacenze verso la
buona volontà degli uomini o le benemerenze delle loro religioni.
Gesù. Quel modesto ebreo, quel rabbino girovago, quel reprobo crocifisso
per lesa divinità e lesa maestà. È il
il Signore.
Cominciò quel giorno, quando dovettero lasciar le nuvole e riportare
gli occhi in terra, cominciò la dura e
ardente avventura della fede e della
testimonianza, che siocerà nel Regno.
Siamo in questa linea o siamo dei deviazionisti? siamo al nostro posto o
siamo degli imboscati o dei transfughi? Con noi o senza di noi, per noi
c contnr di noi, Gesù è il Signore.
g. c.
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LA CHIESA, ** CASA DI DIC „ « Si, MA,., ^
Due ecclesiologie inconciliabili
Nel corso delTudienza generale settimanale
accordata da Paolo VI nella Basilica vaticana
il 4 u. s., il pontefice ha rivolto un’esortazione in cni ha detto fra l’altro (L'Oss. Rom.
5-5-’66), parlando della Chiesa come « Casa
di Dio » : « E se questa casa non è destinata
soltanto a riunire la società ecclesiale, che vi
abita, ma è destinata a render possibile, a
provoeare, in un certo senso, l’incontro dei
fortunati inquilini con Dio, quella casa ci
appare sacra, diventa tempio, ci mostra come la Chiesa è luogo vero e necessario per
comunicare con Dio, è il punto focale della
sua luce, è il posto dove Egli ci attende,
dove Egli a noi si concede, dove gli possiamo
parlare con fiducia, dove possiamo godere
della sua presenza, dove si può vivere il « mi.
stero » del . rapporto istituito da Cristo fra
Dio e gli uomini. Nella Chiesa diventiamo
"domestici Dei, familiari di Dio” (Eph. 2 :
19) ».
E’ difficile esprimere
in si breve giro di frase
più compiutamente,
e con si alta parola.
il profondo, radicale contrasto fra l’ecclesiologia cattolica e quella riformata.
Anzitutto, la chiesa non è per noi il luogo, il mezzo della comunione con Dio : lo è,
per noi, soltanto la Parola (testimonianza bililica resa viva daUo Spirito Santo), in un
modo rigorosamente esclusivo. Dove la Chiesa è rigorosamente serva di questa Parola,
diventa il candeliere che reca la fiamma, non
altro, non più; per questo la chiesa non diventa mai, per noi « sacra » : perchè è annunciatrice del Regno, non Regno essa stessa.
Per motivo di fede, rifiutiamo la sacralizzazione della chiesa.
In secondo luogo, la chiesa segue alla vocazione e alla fede (è essa stessa oggetto di
jede\], non la determina. La chiesa non è
un’entità istituzionale (sacramentale, gerarchica, magisteriale), che esiste indipeiiuentemen.
te, prima della presenza dei credenti e in cui
gli uomini s’incorporano, giungendo alla fede;
la chiesa è per noi comunione dei credenti,
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
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Pentecoste 1966
LO SPIRITO SANTO
NOSTRO AIUTO
## massaggio dBl PresIdBitti ilei
Consiglio Ecumenloo dello Chiese
I presidenti del Consiglio ecumenico delle Chiese hanno ancora
una volta il privilegio di indirizzare il loro messaggio di Pentecoste e
di fare eco alle parole le quali ci assicurano che Dio è con noi come un
soccorso sempre presente. Vorremmo cogliere di nuovo il senso contenuto nell'antica traduzione di « consolatore ». Lo Spirito Santo è venuto,
viene del continuo e verrà ancora in npstro soccorso e nostro aiuto.
Ricordiamo ciò che il nostro Signore affermava nell attesa dello
Spirito Santo, promesso da Dio. Nel mondo offuscato del suo tempo,
mentre la notte già scendeva sulla sua propria vita, egli disse ai suoi
discepoli : « Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà
nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello
che v'ho detto » (Giov. XIV, 26). Pentecoste conferma la realtà storica
della nostra fede. Niente di quanto gli uomini fanno o non fanno, può
cambiare il fatto che il nostro mondo fu teatro della grande opera redentrice di Dio e che, in una vita umana, egli ha manifestata la pienezza della sua grazia e della sua gloria.
Una volta entrato nel nostro mondo e nella nostra vita, Dio non li
ha abbandonati. Nella nostra vita, nella nostra testimonianza e nella nostra attività in comune, Dio è il nostro aiuto mediante la presenza e
l'azione continua del suo Santo Spirito. Allorché noi riflettiamo alla nostra comune vocazione, all'opera di unità della Chiesa e di tutto il mondo, e noi misuriamo l'immensità dei compiti che ci stanno dinanzi, noi
prendiamo coscienza della nostra incapacità. E' in tali momenti che il
messaggio di Pentecoste risuona ai nostri orecchi in tutta la sua forza
e la sua chiarezza. Non siamo noi ad aver scelto questi compiti, ma noi
siamo stati scelti per assolverli. Se noi siamo stati impegnati in essi ciò
è buono e bello perchè Dio ci ha chiamati ad essi mediante il suo Santo
Spirito e, mediante questo stesso Spirito, egli ha suscitato una risposta
in noi. Lo Spirito Santo viene in aiuto alle nostre infermità, manifestando tutta la sua forza nella nostra debolezza. Pentecoste, messaggio
■ dello Spirito Santo nostro aiuto, è per noi, qui ed ora ed anche nelle
ore più oscure, un grande « sursum corda », « In alto i cuori ».
Pentecoste non è soltanto una assicurazione per il passato ed il
presente, ma anche per l'avVenire: «quando il Consolatore sarà venuto... vi annunzierà le cose a venire » (Giov. XVI, 13). E' per mezzo
dello Spirito che noi conosciamo la verità concernente l'avvenire, l'avvenire del nostro mondo e l'avvenire di ciascuno di noi. La potenza di
possedere l'avvenire nel nome di Gesù, il Cristo, ecco il dono di questo
stesso Spirito e di lui soltanto.
La nostra preghiera è che il messaggio di Pentecoste, Dio è il nostro aiuto, rinnovi la Chiesa ed i cristiani di tutti i paesi nei loro cuori
e nella loro fiducia in Colui che è la fonte unica di ogni durevole speranza.
I Presidenti del Consiglio ecumenico delle Chiese
Dr. Michael Ramsey, Arcivescovo di Canterbury
Arciv. Jacovos, Primate greco ortodosso
Sir Francis Ibiàm, Laico presbiteriano
Prof. David Moses, Chiesa dell'India del Nord
Past. Martin Niemòller, Chiesa evangelica luterana
Dr. Charles Parlin, Laico metodista
Dr. J. H. Oldham, Presidente onorario del ConsigLo
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¡^DIBATTITI SUL CONCILIO VATICANO 11^
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lii Chiesa tra lalRiforma e il neo - clericalisnio
Il 25 marzo e il 29 aprile hanno avuto
luogo in Torre Pellice due Tavole rotonde sul
Concilio Vaticano li, organizzate dal Circolo
Culturale «Sergio Toja ». L’argomento del
primo dibattito era il decreto conciliare Lumen gentium sulla Chiesa, mentre il secondo dibattito intendeva inquadrare la Costituzione Gaudium et spes, sulla chiesa e il mondo contemporanco (nota generalmente come
schema 13), con particolare riferimento ai
fondamenti « cristocenlrici » del documento
e alla autonomia politica dei cattolici. Nel
primo dibattito intervennero: per la parte
cattolica il sac. Prof. Angelo Cavallone e il
Prof. Nello Morra (inizialmente scelto come
« moderatore » del dibattito, ma poi entrato
nel vivo della discussione per riconosciuta
impossibilità di considerarsi neutrale); la pòsizione protestante era presentata dal sottoscritto. Nel secondo dibattito, la parte cattolica era rappresentata dal sac. don Mercol,
direttore del giornale cattolico pinerolese
« L’Eco del Chisone » e ancora dal Prof.
Nello Morra; la posizione protestante era ancora illustrata dal sottoscritto, mentre dirigeva con molta maestria il Prof. Giolito.
Al primo dibattito si ebbe un pubblico numeroso e misto, al, secondo il pubblico era
meno numeroso e fu notata l’assenza del clero locale. Non potendo riassumere ampiamente i due dibattiti, ci limitiamo alle loro
linee essenziali.
Cristo e non la chiesa è oggetto e criterio
del dialogo ecumenico ■ La tentazione del
neo-clericalismo ■ I documenti del Concilio Vaticano Il “magna Charta,, del neo-clericalismo
PUNTO
DI RIFERIMENTO ECUMENICO:
CRISTO E NON LA CHIESA
Come si è detto, TarRomento del primo
dibattilo era il decreto conciliare sulla Chiesa. Il Prof. Morra proponeva che la discus*
sione si orientasse prevalentemente sui due
primi capitoli del decreto; La chiesa come
mistero; il Popolo di Dio. Egli considerava
questi eapitoli come i più rivoluzionari, perchè il Concilio aveva in essi abbandonato il
linguaggio scolastico per ispirarsi più direttamente alla Bibbia o ai Padri della chiesa;
in particolare metteva in rilievo che la chiesa veniva definita prevalentemente col concetto di « popolo di Dio » e non soltanto col
concetto dì « corpo di Cristo » il che voleva
indicare un superamento del clericalismo e
della visione puramente gerarchica della
chiesa.
Il Prof. Don Cavallone si fermava, al contrario, prevalentemente sui capitoli 3 e 4,
cioè sulla costituzione gerarchica della Chiesa e sulla posizione dei laici nella chiesa,
poiché cosi era stato richiesto preventivamen.
te da parte cattolica. Don Cavallone precisò
in particolare Tìntrìnseca coerenza della dottrina sulla « collegialità » delPepiscopato con
quella del primato del papa e chiari la posizione del laicato del quale il Concilio aveva
meglio definite le funzioni, senza sminuire
Timportanza essenziale della gerarchia: i rap.
porti tra clero e laicato non si dovevano vedere soltanto come rapporti dì dipendenza
giuridica, ma di comunione sacramentale,
per cui il laico riceveva dalla gerarchia i
mezzi soprannaturali della sua vita e della
sua azione.
Da parte protestante si ritenne necessario
precisare, anzitutto, che — contrariamente
alla tesi del Prof. Morra -— non si poteva
considerare la prima parte del documento
conciliare, senza avere ben presente la seconda. poiché la concezione cattolica della chiesa
era concretamente illustrata soltanto nei capìtoli 3 e 4, mentre nei primi due rimaneva
mollo generica, per non dire ambivalente.
D’altra parte, neppure la presentazione della
chiesa fatta nei due primi capitoli poteva ave.
re un punto di convergenza con la concezione biblica. Anzitutto il secondo capitolo sul
Popolo di Dio risentiva, nella sua genericità,
la mancanza di coesione col resto del decreto; infatti esso venne collocato prima del capitolo sulla gerarchia soltanto nelFultima fase della discussione. In tutto il resto del decreto ridea madre è quella della chiesa come
Corpo di Cristo. Il punto fondamentale del
dissenso, tuttavia, sta proprio nel ernsiderare
la chiesa come « mistero «, mentre la Bibbia
conosce un unico « mistero » che è Cristo
stesso, poiché in Lui -- e soltanto in Lui —
Dio sì manifesta aH’uomo come Salvatore e
Signore. Il cattolicesimo attribuisce olla chicsa quello che va attribuito soltanto a Cristo,
con una forma di immanentismo clic i protestane devono rssolutamente respingere, per
fedeltà all'Evangelo. L’incarnazione di Cristo
è un fatto unico e decisivo, per cui non si
può in alcun modo parlare di « continuazione
della Incarnazione ». La chiesa è unita a Cristo non per una specie di « divinizzazione »,
ma perchè Cristo opera Incessantemente in
essa. La chiesa rende testimonianza al suo
CONTINUA
IN TERZA PAGINA
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N. 20 — 20 Maggio 1966
L’opera di Karl Barth io Italia
La personalità e il pensiero di Karl
Barth sono stati presentati fra noi,
con vero atto di coraggio, da Doxa nel
lontano 1930 o poco prima, con un breve saggio di Max Strauch tradotto da
Giovanni Miegge, che vi aveva anche
aggiunto una acuta appendice. Sfogliando le annate di « Gioventù Cristiana », « L’Appello », « Protestantesimo » si può con legittima soddisfazione notare che non sono mancate sulle nostre riviste adeguate presentazioni dell’opera barthiana e del suo significato sia ecclesiologico che politico
durante il nazismo e dopo. (Sono proprio queste aperture sulla situazione
religiosa e politica tedesca negli anni
della chiesa confessante che diedero
successo alla nostra rivista giovanile
durante il ventennio).
Ciò non ostante Karl Barth non ha
occupato, nel ?jeriodc tra le due guerre, un posto rilevante negli interessi
e nelle preoccupazioni della cultura
italiana. Molte e varie sono le ragioni
che hanno condannato al silenzio uno
dei maggiori, si può forse dire il maggiore teologo del nostro secolo. Difficoltà ambientali anzitutto: l’interesse
dell’ambiente italiano per i problemi
spirituali è sempre stato scarso, dalla
Controriforma ad oggi; Barth è un
teologo protestante e come tale sospetto a priori in una cultura cattolica. Difficoltà storiche: l’atteggiamento assunto durante il nazismo dalla
chiesa confessante non poteva certo
trovare consenziente il fascismo e la
sua politica razzista-concordataria; l’isolamento in cui fu costretta a vivere
la nostra cultura durante il ventennio, priva di contatti con i movimenti
di pensiero più vivi in Europa ed America. Si tratta di fenomeni ben noti, validi non solo nel caso di Barth
ma di molte altre figure europee.
E’ invece indice di grave carenza il
fatto che l’ambiente evangelico non
sia stato più aperto e sensibile alla
teologia barthiana: non abbiamo a
tutt’oggi pubblicato una sola pagina
della sua immensa produzione, abbiamo fatto molto poco per beneficiare
di molte sue ricerche. La scarsa conoscenza o l’ignoranza del suo pensiero
hanno prodotto nel nostro ambiente
alcune idee preconcette, veri slogan
che molto difficilmente potremo sradicare. Barth è l’uomo contrario alla
pietà, all’etica, il profeta di una teologia della negazione, tutto volontà divina e niente realtà umana, autore di
speculazioni assurde che per accrescere la gloria di Dio finiscono col distruggere ogni valore umano, è il teologo deambulante, come gli antichi,
nelle astrusità dogmatiche. Secondo
altri è invece un grande solitario che
emerge come una montagna affascinante e pericolosa dalle nebb.e del passato o una specie di Giove olimpico
che trae dalla sua canuta testa tomi
della Dogmatica e trattati come Minerve pronte alla battaglia. Queste assurdità preconcette hanno pu'.troppo
largo corso nelle nostre comunità.
Nel dopoguerra la situazione è notevolmente mutata e si assiste ad una
lenta ma costante penetra,zione del
pensiero di Karl Barth nel dialogo culturale italiano (forse non mancheranno articoli in terza pagina su qualche
quotidiano in occasione del suo 8(^
compleanno!) seguendo due vie: lesistenzialismc e la teologia cattolica
Sulla scia di Kierkegaard e del pensiero post-idealista europeo, che ha
fatto irruzione in Italia nell’immediato dopo guerra, è stato notato anche
questo singolare teologo cristiano non
tomista né liberale, che cercava una
via originale di interpretazione del
messaggio biblico.
Il Cattolicesimo europeo ha affrontato dal canto suo, molto più seriamente dei filosofi e di molti protestanti, il pensiero barthiano, ben avvertendo che non si poteva evitare il
confronto con la sua teologia. Da H.
Urs von Balthasar a H Kiìng, J. Harner e Bouillard, i maggiori e più informati teologi romani si sono lanciati
alla esplorazione del mondo Joarthiano. Quel anto di teologia cattolica
estera penetrata fra noi ha introdotto
anche, in modo indiretto, Karl Barth.
Boria ha così pubblicato La proclamazione del Vangelo. Paideia la Lettera a un pastore della Germania Orientale, Feltrinelli L’epistola ai Ro
KARL BARTH - Filosofìa e rivelazione. Introduz. e traduz. di Valdo
Vinay. Silva, Milano 1965, p. 520,
L. 5.000.
Dopo lungo disinteresse, purtroppo
condiviso dairevangelismo italiano, H
teologo riformato comincia a penetrare nel dialogo culturale italiano
mani tradotta da Giovanni Miegge e
da lui presentata, Bompiani una Antologia a cura di E. Riverso, le Ediz.
di Ethica Evangelo e Legge, ed ora
l’Editore Silva ci offre un volume, auguriamoci seguito da altri, che raccp
glie sotto il titolo Filosofìa e rivelazione
due opere a carattere storico-filosofico. Il termine filosofico va adoperato
in questo caso con una certa cautela,
non indica argomenti non teologici e
svincolati dalla meditazione teologica,
tutt’al più sta ad indicare l’interesse
non esclusivamente ecclesiastico di tali studi. La prima opera è un sag.gio
del 1930 dal titolo « Fides quaerens intellectum, la prova deU’esistenza di
Dio secondo Anseimo » ; la seconda
parte del volume è costituita da estratti di un altro saggio, edito nel 1947,
« La teologia protestante nel secolo
decimonono ». il prof. V. Vinay, della
nostra Facoltà di teologia, ha redatto
una ampia e documentata introduzione al volume, cercando di seguire l’itinerario .spirituale di Barth attraverso
la sua produzione dagli anni della gioventù liberale alla Kirchliche Dogmatik. La traduzione stessa è opera sua,
esemplare nella sua chiarezza e non
è certo merito da poco rendere in lingua italiana il tedesco di Barth.
L’importanza di questi due saggi su
Anseimo e la teologia liberale del secolo XIX è grandissima neU’evoluzione del pensiero barthiano. Barth ha
iniziato da un deceimio la sua ricerca
lanciando come un sasso nello stagno
il Romerbrief, ha pubblicato un primo
volume di dogmatica, destando vivo
interesse, ma non è soddisfatto, non
si sente a suo agio, non ha insonima
chiarito a se stesso i suoi pensieri. A
questo punto incontra Anseimo d’Aosta. Che può insegnare questo lontano
teologo medievale, accusato di razionalismo, inventore delle prove dell’esistenza di Dio ad uir pastore riformato
che ha commentato l’epistola ai Romani? Nulla, saremmo tentati di rispondere ; più umilmente Barth risponde « mi ha insegnato a fare della
teologia». Proprio le pagine del Proslogion, )gioia e disperazione dei liceali,
meravigliosi giochi di prestigio intellettuali, « trionfo della dialettica pura» come le definisce E. Gilson, hanno guidato Barth nella comprensione
del suo compito pa,storale.
V. Vinay ha così espresso questo
compito : « Seguendo il pensiero di
Anseimo; Barth ritiene che la teologia
non abbia da fondare il suo argomento, ma, movendo dalla realtà della
rivelazione di Dio in Gesù Cristo, debba cercare di intendere l’intima ragione dell’O’perare di Dio. La teologia è
« intellectus fidei », conoscenza della
fede, meditazione sul fatto della fede,
non con finalità apologetiche di consolidare la fede ma di comprendere la
rivelazione nella sua stessa incom
prensibilità. L?, domanda legittima
della teologia non è se sia possibile,
ma come sia possibile l’incarnazione
del Piglio di Dio in Gesù di Nazaret ».
Barth stesso nel paragrafo^3 sotto
il titolo « le condizioni della teologia »
Si esprime cosi: «La scienza, l’inteliectus che interessa Anseimo è l’intellectus fidei. Con ciò si afferma che
esso può consistere soltanto nella positiva meditazione delle affermazioni
della fede... m nessun caso si porrà in
manifesto contrasto con la Bibbia,
che è il testo fondamentale delle rivelate affermazioni di fede... Infine il
Suo giungere alla meta è grazia, tanto
per quello che riguarda il movimento
umano quanto per quel che si riferisce alla meta stessa; in conclusione
si tratta di una preghiera e dell’esaudimento di questa preghiera ».
Dopo il suo incontro con Anseimo
Barth riprese da capo il suo lavoro
dogmatico con nuove prospettive e
sotto un titolo nuovo : «Kirchliche Dogmatik», dogmatica ecclesiastica, a sottolineaere che la teologia è il ripensamento della fede nella chiesa in uno
spirito di comunione con il passato.
A questa visione del lavoro scientifico
della teologia è rimasto fedele e ne
fanno fede gli innumerevoli excursus
della sua opera, veri trattati di storia
del pensiero cristiano. La teologia si
muove così per il teclogo di Basilea
tra la rivelazione contenuta nella
Scrittura e la comunità dei credenti
in un muovimento constante, è meditazione scritturale e colloquio con il passato nella certezza che il Signore manifesta la sua presenza quando sia invocato con fede.
Due anni dopo il saggio su Anseimo,
nella pienezza della sua attività creatrice, egli tiene ai suoi studenti un
seminario, pubblicato poi nel 1947, in
CONTINUA
IN TERZA PAGINA
Due ecclesiologie
locDoipatibili
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
appare là dove la comunione dello Spirito
Santo diviene in qualche modo visibile, con
tutta la « discutibilità di ogni manifestazione terrena. Non quindi nella chiesa, per
mezzo della chiesa diventiamo familiari di
Dìo; al contrario, resi familiari di Dio nelTincontro personale con il Dio vivente — che
con il suo Spirito ci chiama e ci parla nella
sua Parola, portata dalla chiesa, ma non da
questa posseduta e « maneggiata » — costituiamo la chiesa con lutti coloro che la medesima chiamata hanno ricevuto. Per motivo
di fede, rifiutiamo la clericalizzazione della
chiesa.
E’ pienamente coerente che una chiesa che
si sostituisce alla Parola (o almeno se la integra) e che è convinta di generare alla fede
e di nutrire co-i la sua vita sacramentale,
che è cioè Maestra e Madre, culmini gerarchicamente nel Magistero infallibile del San
to Padre c misticamente nel Patronato « pieno di grazia » della Gran Madre.
E’ pienamente coerente che una chiesa che
vive della Parola, di essa foltaiito, t che conosce la voce del suo Pastore, rifiuti queste
voci straniere.
Federazione Femminile Valdtse
Verona 22 maggio
Le Unioni Femminili sono invitate nel
tempio valdese di Verona, domenica 22 maggio per il loro incontro distrettuale. Dopo il
culto e il pranzo in. comune (prenotarsi presso Rita Gay, Viale Viti. Emanuele 47, Bergamo) inizierà alle 14,30 la presentazione f
la discussione del tema : « La liturgia della
comunità », nel quadro generale deU’esame
de (( La comunità cristiana e la trasmission«
della sua fede ». Un fraterno arrivederci!
il Comitato Nazionale
iiiiiiiiuiMiiimimiiiiii
La Chiesa nel mondo
La comunità cristiana
di fronte alla storia
La comunità cristiana non può rimanere nascosta in imo splendido
isolamento, al riparo dai venti e dalle
tempeste che soffiano sul mondo. Non
può neppure estraniarsi dagli avvenimenti della storia, come se rion la
riguardassero, per dedicarsi interamente alla edificazione ed alla santificazione dei credenti.
Tanto la « edificazione » quanto la
« santificazione » hanno un contenuto
biblico e rispondono ad una precisa
volontà di Dio; nessuno di noi ha il
diritto di ignorare questa volontà,
neppure in tempi gravi quando il mondo è scosso da eventi che richiedono
tutta la nostra attenzione. Tuttavia il popolo dei credenti è profondamente inserito nella società umana,
ne conosce le lotte, le pene, le rivendicazioni, le speranze e gli insuccessi
I credenti in Cristo vivono di « ogni
parola che procede dalla bocca di
Dio » ( Matteo 4: 4 ) ma non possono
rimanere insensibili di fronte al nane
quotidiano ed ai problemi sociali ed
economici del loro tempo. Essi sono
stati «salvati in speranza» (Romani 8: 24) e sanno che la loro «cittadinanza è nei cieli» (Fil. 3: 20), ma
intanto non sfuggono agli avvenimeiiti del mondo neppure sul piano politico, assumono la loro responsabilità
in pace, in guerra, nelle ingiustizie del
mondo e nei rapporti internazionali.
In questa situazione, non si può dire
che la loro «presenza» nel mondo e
di fronte alla storia sia sempre facile.
Anzi, essa richiede uno spirito di vigilanza e di coerenza; certe scelte non
si possono fare e certe decisioni non
si possono prendere se non mediante
un chiaro- riferimento alla autorità
della Parola di Dio. sola capace di giudicare il mondo e di salvarlo.
Non si può dire che i profeti d’Israele vivessero fuori della storia politica
oltre che religiosa del loro tempo. Il
popolo eletto era del continuo messo
in guardia contro l’idolatria; ma, per
bocca dei profeti e mediante la testimonianza dei credenti, doveva anche
attestare di fronte alle nazioni paga
ne, specialmente ai grandi imperi di
quel tempo, la santità e la sovranità
dell’Eterno. Se i’Assiria s’innalza in
atto d’orgcglio a causa della propria
forza, l’Eterno punirà « il re d’Assiria
per il frutto della superbia del cuor
suo e dell’arroganza dei suoi sguardi
alteri» (Is. 10: 12). L’Evangelo di
Gesù Cristo si rivolge ad ogni creatura chiamandola alla fede; l’impegno del cristiano è un fatto intimo e
personale, una risposta individuale al
« Tu seguimi » del Maestro. Ciò nondimeno ^vangelo ha vaste e profonde ripercussioni d’ordine sociale, economico e persino politico, a condizione che esso rimanga se stesso, vale a
dire la Buona Novella della redenzione o, come dice l’apostolo Paolo,
« potenza dì Dio per la salvezza d’ogni
credente» (Rom. 1: 16).
Di fronte agii avvenimenti della storia, la comunità è chiamata ad annun
Culto radio
ore 7,30
Domenica 22 Maggio
Pastore ROBERTO COMBA
Roma
Domenica 29 Maggio
Pastore ROBERTO COMBA
Roma
A tre riprese, nel 1939, nel 1949 e nel
1959 la rivista americana « Tlie Christian
Cenlury » ha chiesto a Karl Barth — come
ad altre personalità — una nota aulobiograhea sul decennio precedente. Tali articoli sono stati pure tradotti in tedesco
e pubblicati su n Evangelische Theoio-gie »
(rultimo è qui apparso nel 1960).
Con lieta sonprcsa abbiamo trovalo sul
n. di aprile de « TI Mulino », la traduzione italiana del primo di questi artiroli:
« ¡1 mio pensiero noi. decennio '29-’39».
11 titolo italiano non rende pienamen'e conto di quello originale: « How my mind has
changed » (come il m'o pensiero è mutalo),
in quanto Barili, spregiudicatamente, mostra appunto — nel perdurare costante delle grandi linee impostate al momento de’la
«crisi» e dell’avvio del rinnovanien'o biblico-teologìco •— le « variazioni » che ha
ccinosciiito il suo pensiero, ne l’esperienza
della maturità, negli orizzonti più larghi
del suo personale « movimento ecumenico »
(così chiama scherzando i suoi numerosi
viaggi di docente e conferenziere nei più
vari ambienti); nel travaglio di allcntanamemti c rol tire con vari coinipagni dei pr mi anni (Gogarten, Brnnnerl; nelTapprofondiinenlo del « iVein! » (No) di fronte a
o-gni servitù della fede e della teologia a
risihio di essere accusate- di ripararsi dietro una « muraglia cinese »; da'l’anpbcazione di tale No! al nazGmo nascente e dilagante, al primo manifestarsi del suo discusso aì'.eggiamento di fi onte .t! comunismo.
Ci auguriamo che « Il Mulino » faccia seguire, nei prc-ssimi numeri, pure raulobiografia barthiana dei successivi decenni: ci
rallegriamo comunque dell’iniziativa presa.
ziare il Regno di Dio manifestato in
Gesù Cristo. Dio regna e giudica la
storia del mondo. La croce e la risurrezione di Cristo seno i grandi eventi
nei piani di Dio per la redenzione del
mondo. I cristiani hanno il dovere di
proclamare ad alta voce quegli eventi
e di metterne in luce le implicazioni
nei rapporti tra gli uomini, nelle scelte che bisogna del continuo fare tra
la libertà e la schiavitù, la giustizia e
ringiustizia, l’ordine e il disordine,
l’abbondanza e la fame, il lavoro e la
disoccupazione, la pace e la guerra,
l’uguaglianza degli uomini ed ogni sorta di discriminazione sociale o razziale. Tuttavia non è sufficiente esaminare la situazione del mondo contemporaneo per conoscere quale debba essere la missione della Chiesa,
occorre prima di tutto riferirsi alla
Parola di Dio per evitare che la Chiesa si limiti a dire ciò che gli uomini
già sanno a causa della loro cultura,
delle loro esperienze, delle loro capacità. Come si esprime il rapporto dell’Assemblea Riformata di Francoforte : « La vocazione della Chiesa è quella di ascoltare la Parola di Dio e di
renderle una testimonianza nuova nelle circostanze in cui essa si trova. Bisogna discernere gli spiriti per poter
scoprire gli ostacoli ad una chiara testimonianza evangelica e per vedere
quali possibilità la Chiesa ha dinanzi
a sè oggi. Siamo convinti che, nella
persona di Gesù Cristo, possiamo già
conoscere l’umanità nuova... Iddio ha
promesso di spandere il suo Spirito su
ogni creatura. Questo, però, non significa che il mondo sia divenuto Chiesa
che, nel corso della sua evoluzione, la
società umana abbia ricevuto lo Spirito Santo in modo da divenire essa
stessa mediatrice di salvezza... Dio
utilizza gli avvenimenti storici, le idee
nuove, le trasformazioni del mondo
contemporaneo per preparare la strada alla sua Parola ».
Di fronte agli uomini ed agli avvenimenti della storia, la testimonianza
della, Chiesa dovrà innanzi tutto essere umana. La comunità cristiana non
è infallibile ; i cristiani, pertanto, imparino a giudicare la storia dal punto
di vista del Regno di Dio, non unicamente in base alla loro logica ed alla
loro etica personale. E siano essi umani nel pieno si^ificato di questo termine : sensibili alle sofferenze del
mondo, messaggeri di pace e non di
gueira, umili quando parlano degli
atei e dell’ateismo, compassionevoli
nei loro atti e non unicamente a paiole dall’alto della loro sicurezza teologica o intellettuale.
Ma la testimonianza dei cristiani
dovrà anche essere libera, non ostacolata dalla presenza di forze ostili,
non alterata dalla debolezza o dalla
infedeltà dei credenti. Bisogna vegliare per conservare la Verità di Dio e
per esprimerla in un messaggio chiaro, aderente alla realtà. La Farcia di
Dio non riceve autorità dai tempi, ma
dal Signore dei tempi e degli uomini.
I credenti, essendo inseriti nel tessuto
delle attività umane in senso ampio,
si sferzeranno d’essere fedeli a Lui e
di assumere le loro responsabilità di
fronte a Lui .sapendo che Egli è « il
primo e 1 ultimo, e il Vivente» (Apoc.
1: 18). Pertanto essi dovranno talvolta
dichiarare giusto ciò che la gente chiama abitualmente ingiusto ; ma dovranno anche attestare che c’è una
giustizia più alta di ogni rivendicazione umana di fronte alle ingiustizie del
mondo. Non temeranno di inquietare
le coscienze, ma sapranno anche pronunziare alta e serena la parola della
fiducia in Dio. Non temeranno di parlare dei giudizio di Dio e del perdono
nel Suo nome. Se necessario, invece
di parlare, taceranno; c’è talvolta un
silenzio che è più eloquente di molte
parole. Ad ogni modo si sentiranno
impegnati a dare un contenuto nuovo
a molte parole umane come queste:
libertà, giustizia, pace, fratellanza, benessere economico, per non citare che
alcune delle più note e maggiormente
ripetute.
Se è vero, come dice l’apostolo Paolo, che « la Parola di Dio non è incatenata» (2 Tim. 2: 9), allora è difficile pensare ohe la comunità cristiana
non abbia nulla da dire neppure dt
fronte agli avvenimenti politici. La
Parola di Dio si rivolge anche ai re,
ai capi del popolo, alle autorità, ai governanti, a coloro che guidano i popoli nei contrasti e nei rivolgimenti
politici di ogni tempo. Tuttavia anche
a questo punto occorre che la Chiesa
di Gesù Cristo possa annunziare il
suo messaggio con queste parole :
« Cosi dice l’Eterno ».
Se la Chiesa si limita a ripetere ciò
che scrivono i giornali di partito o di
un partito soltanto allora è meglio che
taccia. E’ vero che non esiste un Evangelo unicamente spirituale, avulso dai
la realtà della storia, in modo da nor
disturbare i nostri piani e da no:r.
ostacolare i disegni dei grandi di que
sto mondo. D’altra parte, come giusta
mente dice il teologo Karl Barth, « la.
comunità cristiana dovrà sempre domandarsi se ciò che essa intende dir
in una situazione concreta è sempre
ed ancora testimonianza alla Parola
eterna di Dio o se invece non stia de
ventando una testimonianza partigia
na, vincolata ad un qualsiasi partite
e tutto ciò non si trasformi semplice
mente in un modo come un altro cv.
suonare il corno insieme con alti"’
suonatori di corno o di fare una politi
ca da caffè insieme con altri politicanti da caffè ».
L’Evangelo non rimane neutrale <'
la comunità cristiana non può isolarsi
nel santuario della propria spirituabtà. E’ una comunità di uomini e d
donne i anali hanno qualcosa da dire
a costo d’andar contro corrente e d’es
ser sospettati dai più. Una testimonianza fedele alla Parola di Dio può
anche condurre alla nersecuzione ; tuttavia la comunità dei credenti non
può fare altro che tendere verso quella fedeltà. La Chiesa cristiana, come
dice ancora Barth, « non può impegnarsi in una politica estera o farsi
una politica di Chiesa e di partito
crisL.rjno. Nel confronto con le politiche umane, la Chiesa deve riferirsi alla politica di Dio, che non è un sistema bens I la Sua azione sovrana e nascosta», annunziata e seguita dalla
comunità dei credenti nella forza e
nella debolezza.
A questo punto sorgono non pochi
problemi il cui esame necessiterebbe
un più ampio svilui-no. Bisogna almeno sottolineare quello della responsabilità personale dei cristiani impegnati in una testimonianza di fronte
agli avvenimenti della storia. La voce
profetica della comunità, scrive il teologo da noi già citato, « è forte o debole, è la voce della verità o quella dell’impostura, quella dell’Evangelo o
quella del legalismo, nella misura in
cui i cristiani che ne fanno parte sono delle vergini savie o folli, dei servi
fedeli o pigri, delle sentinelle vigilanti
0 sonnacchiose, degli spiriti liberi o
schiavi di ogni specie di potenza, sia
che ai tratti di pii figli di questo secolo o di allegri figliuoli di Dio, di pietisti tetri o fanatici o addirittura di
lucidi realisti ».
La testimonianza profetica della
comunità nel mondo dipende anche
da loro. Essi devono pensarci seriamente se vogliono essere nella realtà
dei fatti « sale della terra e luce del
mondo ». Ermanno Rostan
LIBERA DOCENZA
Apprendiamo con molto piacere
che il dott. Giorgio Bert ha conseguito la libera docenza in semeiotica
medica, presso l’Università di Torino.
Ci congratuliamo vivamente con lui
per questo riconoscimento e gli facciamo i più cordiali auguri per la sua
attività medica e di studio.
3
20 maggio 1966 — N. 20
pag. 3
Tra Riforma e neo-clericalismo
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Signore, ma non assurge mai al ruolo dì
<( mediatrice » o di « continuazione storica »
di Cristo. Perciò le divergenze teologiche tra
cattolicesimo e protestantesimo rimangono ra.
dicali, anzi sono diventate ancora più profonde. dopo il Concilio Vaticano II, perchè questo ha esaltato la chiesa come mai era avvenuto, neppure in campo cattolico.
Querto non veniva detto per cc spirito dì
dilacerazione », come il Prof. Morra pensava. ma perchè nessun dialogo utile può avvenire tra le diverse confessioni che si richiamano a Cristo, se non viene nferito direttamente a Cristo. L’errore nel quale sta
cadendo il movimento ecumenico — spinto
soprattutto dairinserimento della rliiesa cattolica nel dialogo — consiste nel ]>olarizzare
il dialogo nella « ecclesiologia », invece dì
rivolgersi alla « cristologia » e ricercare in
Cristo Teventuale punto di partenza per una
discussione veramente utile. Soltanto così le
chiese possono sottoporsi al giudizio dì Colui
che è la Parola di Dio e il a mistero » del
Suo amore.
UN CATTOLICESIMO
ANCORA PIU’ CATTOLICO
Da questa fede nella signoria unica e non
partecipabile di Cristo sulla chiesa e sul
mondo c dal conseguente rifiuto di considerare la chiesa come continuatrice dell’Incarnazione, scaturisce Fopposizìone protestante
alla struttura gerarchica della chiesa cattolica
(e degli altri cattolicesimi non-romani). Non
si tratta di preferire una forma « democratica » di governo ad una forma a autocratica »,
ma di proclamare che Cristo è realmente Capo della Chiesa e non esercita tale funzione
delegando i suoi poteri agli uomini. Il senso
profondo della concezione trinitaria della
chiesa è che Dio opera direttamente in essa,
nella sua piena ed assoluta libertà; la chiesa non è istituzione, ma « evento », creazione
sempre nuova di Dio, per cui le chiese costituite non possono avere mai in se stesse,
nella loro struttura, la garanzia di essere veramente la chiesa, ma soltanto per fede e
nelFobbedienza della fede.
La diiFerenza tra il cattolicesimo e il protestantesimo può essere bene rappresentata
dalla differenza tra la pretesa cattolica della
« successione apostolica » dei vescovi, che sa.
rebbe il fondamento della certezza della chiesa, e il fatto di un mercante (Pietro Valdo)
chiamalo da Dio alla missione profetica di
predicare il ravvedimento alla chiesa ufficiale : questa libertà di scelta dello Spirito che
suscita la fedele predicazione deH’Evangelo al
di fuori di qualsiasi schema istituzionale è il
fondamento della certezza della chiesa e la
norma del suo costante convertirsi al suo
Signore.
In riferimento alla dottrina conciliare sulla « collegialità » dei vescovi, da parte protestante si può ben concordare nel riconoscere — come aveva fatto il Prof. Cavallone —
che la chiesa cattolica non era andata oltre i
limiti della sua dogmatica, nè aveva attenuato la sua dottrina sul primato e sulla infalli,
bilità pontifìcia, ma anzi aveva superato un
vecchio contrasto interno che non era stato
mai prima del tutto chiuso, quello sorto già
nel secolo X\ col nome di « conciliarismo »,
che opponeva il concilio al papa. Attualmente
la sinistra cattolica aveva compreso che quel
contrasto era non solo pericoloso, ma del
tutto inutile e si era accontentata di ottenere
un (leccn tramenio amministrativo, cioè di
prendere di mira la Curia romana, piuttosto
che persìstere in una polemica ormai senza
significalo. Pertanto sj doveva riconoscere che,
anche su questo punto particolare, la chiesa
cattolica e*'a progredita nel senso « cattolico »,
era, cioè, più cattolica di prima, anche se in
forma più moderna.
IL « CRISTOCENTRISMO »
DELLO SCHEMA 13
Nel secondo dibattito toccò al Prof. Morra
illustrare lo schema 13. Rappresentante della
((sinistra cattolica » (non tanto in senso teologico), il Prof. Morra volle mettere a fuoco i
fondamenti crìstocentrici del documento. Nel
10 schema 13 la Chiesa cattolica ha coscienza
di essere distaccata dal mondo e, nello stesso
tempo, di essere investita di una missione nel
mondo. L’essenza di questa missione è di indicare Cristo come vertice, punto di riferimento, perfezione dell’umanesimo, sia individuale che sociale. La chiesa non condanna
la società moderna, ma ìndica ad essa che
l’autentico signifìcato dei valori che essa si
propone si realizza soltanto in Cristo.
Da parte sua, Don Mercol precisava questo (( cristocentrìsmo » rilevando che il Concilio aveva riconosciuto Fautonomic dei valori umani : compito della chies.i cattolica
— e in particolare dei laici — er.» di permeare questi valori dello spirito delFEvangelo. Compito particolarmente difficile, se si
volevano evitare gli estremi pericoli del clericalismo (svalutazione dell’umano) e del lai.
cismo (svalutazione del sacro). La chiesa doveva, quindi, salvare il sacro, senz-i alterare
11 profano.
LA « MAGNA CHARTA »
DEL NEO-CLERICALISMO
Da parte protestante si rilevava che il problema di annunciare al mondo FEvangelo era
sentito da tutte le chiese cristiane, forse anche per il fatto che la società attualmente
si organizza senza dare molto ascolto alle
chiese ufficiali. Questo problema poteva essere
affrontato (e lo era di fatto) in due modi :
riconoscendo l’infedeltà delle chiese costituite
al loro Signore e, quindi, la necessità di una
radicale conversione che le portasse ad una
vera Riforma; oppure con un c( ammodernamento » che evitasse la conversione e mettesse
in tacere le proprie infedeltà, permettendo
cosi alle chiese di presentarsi a] mondo come
non partecipi del peccato del mondo, con una
rifatta' verginità.
Mentre lo Spinto del Signore suscita alFin.
terno di tutte le denominazioni il richiamo
alla conversione, dobbiamo notare nelle chiese
ufficiali, più o meno forte, la tentazione di
risolvere il problema nel secondo modo, mediante un nuovo clericalismo, che ponga, con
ispirazione manichea edulcorata nel linguaggio, i buoni all’interno delle chiese e tra coloro che le favoriscono e i cattivi nel resto del.
l’umanità, alla quale le chiese si presentano
come maestre e guide sicure. Si deve purtroppo constatare che lo schema 13 segue
in forma imponente questa seconda via.
Il Prof. Morra aveva illustrato il « cristocentrismo » dello schema 13, ma in realtà
nello schema Cristo appare come un riferimento piuttosto lontano, mentre lo schema è
costante esaltazione della chiesa cattolica che
si propone come « salvatrice » del mondo,
come colei che « ha il compito dì rendere
presenti e quasi visibili Dio Padre e il Figlio
suo incarnato, rinnovando se stessa e purificandosi senza posa sotto la guida dello Spirito Santo» (n. 21); il compito dei cattolici
è di mostrare « al mondo la faccia della
Chiesa in base a che gli uomini si fanno un
giudizio sulla efficacia e sulla verità del messaggio cristiano » (n. 43). I catlolicr pòi
(( dimostrino che la Chiesa, già con la sua
presenza, con tutti i doni che contiene, è la
sorgente inesausta di quelle forae di cui ha
assoluto bisogno il mondo moderno » (n. 43).
Le citazioni potrebbero essere moltiplicate
all’infinito, ma già queste indicano quanto
dubbio sia il « cristoccntrismo » dello schema 13. Da questa errata prospettiva derivavano altre prospettive errate sia teologiche,
sia storiche. Dal punto di vista teologico,
non si avvertiva anzitutto che nel N. T. il
contrasto viene posto non tanto tra la chiesa
e il mondo, ma Ira lo spirilo che domina nel
mondo e lo Spìrito di Cristo, Il (( mondo »
del quale parlano in particolare FEvangelo dì
Giovanni e le Epistole di Paolo, comprendeva anche il popolo ebraico, quale entità
sociologica e religiosa costituita, e non può
non comprendere oggi le stesse chiese costituite, poiché esse stesse si trovano costantemente dinanzi alla scelta tra Cristo e il
(( prìncipe di questo mondo ». Non è mai
possibile predicare al mondo la chiesa, ma
soltanto Cristo, spesso « nonostante la chiesa».
L’altra prospettiva errata è nel campo storico, poiché il documento conciliare (e non
soltanto esso) tende a presentare al mondo
una chiesa quasi disinparnata, comf se essa
non avesse un passato, nel quale coincideva
col mondo, anzi con le potenze del mondo.
Sembra che la chiesa (e non soltanto quella
cattolica) voglia dimenticare la sua radicale
infedeltà al Cristo, col pretesto di aver predicalo Forlodossia dell’annuncio di Cristo Dio,
senza rendersi conto che questo stesso annuncio poteva essere blasfemo, nella misura
in cui l’appellativo (( Dio » non era desunto
dalla rivelazione, ma dalla religiosità umana
che si serviva di Cristo per giustificare se
stessa.
K ■ 'TO che nello schema 13 il Concilio
parla di colpe sia dei chierici che dei laici,
infatti (( la chiesa (cattolica) non ignora affatto che tra i suoi membri, sia chierici che
laici, nella lunga serié dei secoli passati, non
sono mancati di quelli che non furono fedeli
allo Spirito di Dio », ma rifiuta di riconoscere
il peccato della chiesa, anzi ne proclama la
fedeltà : (( Benché la Chiesa per la virtù dello Spirito Santo sia rimasta sempre sposa fedele del suo Signore e non abbia mai cessato
di essere segno di salvezza nel mondo... »
(n. 43).
Evidentemente la chiesa cattolica non sente
(( attuali » i capitoli 2 e 3 dell’Apocalisse e
meno ancora il linguaggio profetico di Osea,
di Geremia o di Ezechiele!
Le chiese che ora con tanta disinvoltura
fanno propri gli ideali di libertà e di socialità, dimenticano che essi sono sorti in contrasto con esse, al di fuori della oro predicazione delFEvangelo e che la violenta negazione di Dio nella società moderna ha spesso
voluto esprimere il rifiuto del (( dio » da esse
predicato. Evidentemente non si vuol giustificare la negazione, ma richiamare le chiese
ad una radicale conversione che le sottoponga
al giudizio del loro Signore.
L’insieme di queste considerazioni conferma l’assurdità di un dialogo col mondo contemporaneo che ponga la chiesa stessa come
argomento e norma. La predicazione della
chiesa non può annunciare che Crìstc giudice
e salvatore della chiesa e del mondo. Seguire
le linee del documento conciliare significava
soltanto proporre al mondo non Cristo, ma
un nuovo clericalismo, aggiornato e edulcoralo, ma non meno fallace di quello di un
tempo.
CONSIDERAZIONI
CONCLUSIVE
I due dibattiti hanno dimostrato la presenza di due mentalità diverse, di due modi di
collocarsi dinanzi alFEvangelo. Da una parte
una riedizione riveduta e corretta del costantinismo ecclesiastico : la chiesa che si sente
continuatrice dell’opera di Cristo e si propone
al mondo come colei che (( perseguendo il suo
proprio fine di salvezza, non solo comunica
all’uomo la vita divina,^ ma anche diffonde
la sua luce con ripercussione, in qualche modo, sopra tutto il mondo, specialmente per il
fatto che risana ed eleva la dignità della persona umana, consolida la compagine della
umana società, e immette nel lavoro quotidiano degli uomini un più profondo senso e
significato » (n. 40); dall’altra parte una chie.
sa resa dalla Parola di Dìo consapevole della
propria miseria e della propria infedeltà, del
bisogno dì essere radicájenente rinnovata dal
suo Signore e mandata nel mondo non a predicare se stessa, ma a rendere testimone<-nza
che soltanto in Cristo c’è salvezza, poiché
soltanto Lui può convincere l’uomo di peccato aprendogli la via ài cambiamento radica,
le di mente.
Queste due mentalità sono presenti entro i
quadri giuridici delle diverse confessioni, poi.
che FEvangelo non convalida la sicurezza lei.
le varie chiese costituite, ma richiama tutte
ad una nuova fedeltà. Se la Riforma ha richiamato i credenti e 1^ chiesa ad accusare
se stessi e a proclamare Cristo come unica
salvezza, ora le chiese sono richiamate in un
modo ancora più radicale a questo riconoscimento, non soltanto nei limiti dei loro raggruppamenti confessionali, ma dinanzi al
mondo : e il momento nel quale la chiesa
deve proclamare che Cristo è salvatore anche
se la chiesa stessa ha respinto o respinge la
Sua salvezza. L’Evangelo unisce in un unico
giudizio la chiesa e il mondo, poiché (( Dio
ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per far
misericordia a tutti» (Rom. 11: 32).
Alfredo Sonelli
Karl Barth in Italia
SEGUE DALLA SECONDA PAGINA
cui affronta il problema della teologia
liberale del XIX secolo. Barth non è
più in cerca della sua strada nel colloquio con un teologo medievale, ma
sembra dover giustificare a se stesso
ed ai suoi maestri la nuova strada che
sta percorrendo. Anche In questa ricerca di natura storico-teologica egli
compie lo sforzo difficile e rischioso di
intendere dall’interno il procedere dei
pensieri altrui. I grandi teologi dell’SOO, Schleiermacher, Blumhardt,
Ritschl, che hanno determinato la fede, la sensibilità, la pietà di generazioni, sono discussi con rispettosa obietti\dtà e filiale devozione. Al fiorire
di questa teologia, essenzialmente
fondata sull’uomo e sulle sue esigenze,
hanno però contribuito largamente filosofi e teologi anteriori; il romantico Schleiermaoher, l’amico di Schlegel
e di Fichte, non è Timprovviso ed inspiegabile delirio di ima mente romantica svincolata dalia dottrina cristiana, è il flore che affonda le sue radici
nel secolo dei « lumi ». Ecco dunque
Barth partire in paziente esplorazione del secolo XVIII, il secolo dell’assolutismo, deU’uomo « ohe ha scoperto
in Se stesso qualcosa di intrinseca
La bibliografia barthiana è slerminata,
come quella sulla figura e sul pensiero del
teologo riformato di Basilea; ci limitiamo
a indicare le sue opere finora puiiblicale in
italiano, auigurandoci che il fenomeno, che
salutiamo coii vivo piacere, si accentui.
— Epistola ni Romani. Introd. e Urad. di
Giovanni Miegge. Feltrinelli, Milano
1962, p. XXXII+ .S28, L. 3.500.
—■ Immortalità (in ooHaboraz.). Claudiana,
Torino 1962, L. 500.
— Vangelo e Legge. Ediz. di Ethica, Forlì
196-1, p. 63, L. 1.000.
— Lettera di un pastore della Germania
Orientale. Paideia, Brescia 1964, p. 48,
L. 500.
— La proclamazione dell’Evangelo. Boria,
Torino 1964, p. 112, L .700.
— Antologia, a cura di E. Riverso. Bompiani, Milano 1964, p. 236, L. 2.500.
— Filosofia e rivelazione, introd. e traduz.
di Valdo Vinay. Silva, Milano 1965,
p. 520, L. 5.000.
mente valido ,qualcosa di assoluto, e
trova in sé la ragione e la giustificazione del suo potere od esplica liberamente questo suo potere in tutte le
direzioni... ». Da questo sentimento
assoluto della propria libertà e razionalità deriva, secondo Barth, in linea
diretta la filosofia hegeliana, « la filosofia delia fiducia dell’uomo pensante nella dignità, nella potenza, nel valore del suo pensiero », e la teologia
antropocentrica di Schleiermacher.
Da questo vastissimo panorama del
pensiero tedesco dei secoli XVIII e
XIX sono tratti tre saggi: su Rousseau, Hegel, Schleiermaoher, di estremo interesse, che la brevità di questa
recensione ci impedisce di cemmentare. Non mancherà di sorprendere i
lettori l’aperta simpatia dimostrata
da Barth per i filosofi illuministi (simpatie che lo conducono a fare di Mozart il musicista prediletto) e per Hegel. A differenza dei teologi razionalisti e sentimentali della sua generazione il grande filosofo ha avuto il
merito ,secondo Barth, di richiamare
la sua generazione alla assolutezza
della verità, riscoprendone la dimensione storica ed il procedere dialettico. « Hegel Ila inteso la coscienza culturale moderna in modo per essa inaudito, affermando che in essa v’è in
fondo una pretesa della verità, pretesa possibile soltanto quando la verità
è Dio e Dio è il Signore degli uomini.
Nell’apoteosi hegeliana del pensiero si
tratta veramente del pensiero...; che
l’uomo vive della verità e soltanto della verità. La verità è il suo Dio, al
quale non può sottrarsi, se non vuole
cessare di essere uomo». Il rimprovero mosso alla teologia del XIX secolo
non è di essere stata troppo hegeliana, ma troppo .poco, di non aver osato
percorrere la strada indicata dal filosofo dello Spirito scoprendo che la
Verità non è ragione ma parola di
Dio, la storia incarnazione, la dialettica libertà divina.
Anche il dialogo con questi illuministi e romantici avviene in im modo
sorprendentemente libero, rispettoso,
filiale ; siamo lungi dalle sentenze apodittiche dei giovani studiosi pronti a
liquidare un’epoca, un uomo, una ricerca con un battuta, siamo però altrettanto lontani dalla pedante ed aggressiva critica dello studioso maturo,
•che deve dimostrare di aver ragione
contro il passato. Anseimo e Hegel non
sono avversari, giganti del passato con
cui bisogna fare i conti, monumenti
del pensiero da scandagliare, schedare, analizzare; sono compagni di ricerca, lo sono alla stregua di Schleiermacher (l’uomo agli antipodi della
« Kirchliche Dogmatik » ! ).
Gli è che per Barth sono uomini vivi, Anseimo il solitario in preghiera,
Rousseau ramingo nelle campagne
autunnali, Hegel renciclopedico docente universitario; vivi loro ed i teologi della generazione liberale e romantica : « Agostino, Tommaso, Lutero, Schleiermacher e gli altri non sono morti ma vivi. Essi parlano ancora
e vogliono essere ascoltati / come viventi, com’è vero che noi stessi, ed
essi con noi, sappiamo di essere nella
chiesa... Nella chiesa non c’è passato,
perciò non c’è neppure nella teologia.
In Lui (Cristo) vivono essi tutti. Soltanto l’eretico, assolutamente eretico,
sarebbe veramente passate, non avrebbe nulla da dire...».
Gli storici della teologia e della filosofia guardano con fare sospettoso e
riservato queste intrusioni nel loro
campo, ma proprio in questa libertà
spregiudicata, in questa metamorfosi
di uomini antichi in « compagnons
de route» sta il significato ultimo di
questi studi barthiani.
Certo Karl Barth non è un compagno da poco e nel suo sforzo filiale
di intendere i grandi del passato fa loro un po’ violenza: parte, sì,.per andare da Anseimo e leggere con lui il
« Proslogion », ma finisce col fargli
leggere i suoi prolegomeni; si muove
umile e devoto per ascoltare Schleiermacher predicare, ma finisce col dimostrargli come avrebbe dovuto scrivere
la «Christliche Glaube » 1 Leggendo
questo volume non si può fare a meno
di immaginare raccolti in una popolare brasserie della vecchia Basilea,
attorno ad un boccale -di birra, il severo Anseimo in cocolla e Mozart con
il codino incipriato, discutere l’uno col
suo latino valdostano e Ealtro con il
suo tedesco viennese i problemi della
Dogmatica con il canuto Barth che
spiega a Mozart che cosa intendeva dire il monaco nel suo « Cur Deus
homo?» ed al priore di Bec illustra
i sensi reconditi della sonata K...
o deH’ouverture del Don Giovanni !
Volenti o nolenti, sono trascinati al
suono delle nozze di Figaro nel grande
vòrtice della Do-gmatik, anche il solitario Rousseau, il severo Hegel; ce
ne lamenteremmo noi? Non se ne lamentano loro! Sottratti alla gelida e
scientifica immobilità cui sono condannati da storici e teologi, apprezzano indubbiamento la compagnia del
vecchio teologo di Basilea, anche se
un po’ spregiudicata nei loro confronti, assai più che una commemorazione
accademica. Giorgio Tourn
I LE¥TORI CI SCRIVONO
Leggeri o in malafede;
alternativa spiacevole
Un lettore, da Roma:
Signor Direttore,
mi attendevo un Suo commento sui
fatti accaduti alFUnìversità di Roma,
ma non credevo che còso fosse tanto
sìmile a quelli dei giornali di sinistra.
Premesso che le mie idee divergono
notevolmente da quelle di coloro che
Lei definisce « neofascisti », devo fare
alcuni rilievi al Suo articolo.
Lo studente Paolo Rossi non è stato affatto assassinato, come Lei asserisce, ma la Sua morte, come è risultato dall’autopsia, è stata causata dalla frattura netta della base cranica.
Sul corpo sono state riscontrate due
lievi contusioni, al gomito destro ed
alla caviglia sinistra, non tali da causare morte e palesemente conseguenti
alla caduta dal muretto. Non è stata
riscontrata nessuna altra lesione o
contusione, nè interna nè esterna, sul
corpo del giovane.
Dalla esplorazione addominale effettuata, non sono stati rilevati nè versamenti, nè segni di colpì. Sono ancora state riscontrate un’ecchimosi all’arco sopraccigliare, provocala, per
contraccolpo, dalla frattura della base
cranica, come avviene per il 90% dei
casi di coloro che muoiono per la frat.
tura sopra menzionata, ed un segno
fra il quinto ed il sesto spazio intercostale, per altro lievissime e causate
probabilmente dalla caduta stessa.
Quindi ammesso e non concesso che
il mio Collega di Università sia stato
colpito da un pugno, questo non può
essere stato tale da provocare uno svenimento che abbia portato alla caduta
dal muretto o tanto meno la morte.
Come si fa a parlare di crimine gratuito e di assassinio lo sa solo Lei ed
i giornali dì sinistra. Quanto all acquiescenza delle Forze dell’Ordine
verso i (( neofascisti », devo rilevare
che mentre esse non sono intervenute
affatto per far cessare l’occupazione
illegale, perchè compiuta da una minoranza di studenti e professori, di
otto aule, hanno invece respinto quegli studenti appartenenti a vari schieramenti politici, ed alcuni anche di
nessun partito, i quali desideravano riprendere le lezioni, interrotte ormai
da diversi giorni. E questi stessi studenti, non hanno certo lanciato sassi
e (( sampietrini », come li chiamiamo
a Roma, contro carabinieri e polizia,
come invece è successo a Milano durante lo sciopero dei metalmeccanici,
presentatici di solito come vittime della ferocia della polizia, che hanno spedito all'ospedale una cinquantina di
appartenenti alle Forze dell’Ordine
(qui, come Lei dice, ci vuole proprio
la (( 0 » maiuscola).
In definitiva, caro Direttore, escludendo una Sua eventuale malafede, se
non altro in quanto Lei è un Pastore
Valdese, debbo pensare che sia stato
male informato su quanto accaduto a
Roma, e spero che in un domani, prima di scrivere articoli di tale genere,
voglia rendersi edotto con precisione
su quanto accaduto in realtà.
Cordiali saluti. Roberto Zeni
deUa Facoltà di Medicina e Chirurgia delFUniversità di Roma
A sentirLa, si direbbe quasi che
Paolo Rossi sia morto in modo del tutto accidentale e fortuito... Quanto ah
la autopsia, il referto definitivo non
è ancora stato dato, e Lei sa che v’è
ora collegata una querela dei genitori
del giovane contro il prof. Papi, che
ha sostenuto in un’intervista che il
giovane soffriva di crisi epilettiche.
Riconosco che il termine ’’assassinio”, nel titolo del mio corsivo, sarebbe giuridicamente improprio^ trattandosi di concorso in omicidio preterintenzionale. Tuttavia, proprio come cristiani sappiamo che Vistinto malvagio
che ci spinge a colpire, anzi a odiare,
è già omicida. Il culto fascista della
violenza ( un parlamentare missino
se nè apertamente vantato nel dibattito alla Camera), della maniera forte — indipendente dall’assenza di
idee — è omicida.
Se Lei mi accusa di usare linguaggio e idee dei giornali di sinistra, io
potrei semplicemente ritorcere che Lei
usa quelli dei giornali di destra. Non
lo faccio, perchè penso che sarebbe
scorretto, come sento scorretto il Suo
appunto. Tra l’altro, il mio quotidiano è ’La Stampa”, che certo non può
essere accusato di sinistrismo ( malgrado l'appoggio al centro-sinistra, che
mi pare illuminato dal recente accordo FIAT-URSS, concomitante con la
udienza di Gromyko in Vaticano).
Questa unilateraìità mi è anzi spesso
rimproverata da fratelli di impostazione diversa dàlia Sua. La questione
della malafede è senz’altro esclusa,
non perchè io sia ’’pastore valdese”,
ma perchè sono un credente, come
Lei; che come Lei può sbagliare, certo, ma che in questo caso non è convinto di aver sbagliato.
Su un punto concordo con Lei: non
è con virtuose crociate antimissine,
con retorici sdegni, mobilitando la
pubblica riprovazione nella caccia alle
streghe fasciste, che si risolvono i nostri dolenti problemi nazionali, fra gli
altri quello della scuola, e dell’università in particolare. In certi unanimismi delle ore calde, gridano ’’dalli
all’untore’' anche quelli che hanno
ogni interesse a deviare l’immaginazione dell'opinione pubblica su problemi secondari.
Non ho detto che le forze dell’ordine siano fuori posto quando scioperano i metalmeccanici, ho detto il contrario: solo che quando esse sono tiepide in altre occasioni, si ha diritto di
fare dell'ironia sul mantenimento di
un certo Ordine costituito (quello che
nota è quanto è avvenuto dopo, quando ormai lo ’’scandalo” faceva chiasso; ma prima, e da anni, le cose sono
andate diversamente). Se so e deploro le violenze che negli scioperi talvolta sorgono, per lo più ad opera di
agitatori, non posso mettere sullo stesso piano la condizione di uno studente
o di un dipendente di fabbrica, sia
per le pressioni che quest’ultimo subisce, sia per le responsabilità vitali
che gravano su lui.
Concordo in linea generale con la
Sua lezione di correttezza professionale, ma constato che cojnunque anche
la Sua informazione non è esente da
unilateralità. E che non mi ha convinto. Cordialmente, Gino Conte
Siamo rospi
da ingoiare...
Un lettore, da Frauenfeld:
Signor direttore,
ho letto d’un fiato, attirato dal titolo, la lettera (( S’ode a destra uno
squillo ». Da quell’ignorante che sono,
mi è difficile rispondere al dott. Fusacchìa. Ma dovessimo avere un giornale che soddisfa tutte le idee individuali, anch’io dovrei chiedere, immediatamente, la sospensione del giornale, per aver letto uno scritto che non
posso ingoiare. Ho sempre ammirato il
nostro caro settimanale per il suo spirito di libertà e non potrei mai dìsdegnarla per le molte volte che leggo
articoli che non mi piacciono, anzi
l’ammiro di più perchè pubblica le
critiche che gli si fanno.
Personalmente, penso che nessun
cristiano evangelico possa essere comunista (si pensi alFart. 7, ad es...):
ma non per questo possiamo infilzare
i comunisti!
Quanto poi alFecumenismo con Roma, ripenso ai tempi di Elia : se in
quel tempo il Signore si è riservato
7.000 le cui ginocchia non si piegarono davanti a Baal, sono certo che
molto più numerosi sono . saranno
quelli che nel nostro tempo non piegheranno davanti a Roma e anzi daranno nuovo impulso alla causa delFEvangelo di Cristo, solo vero Re e
Giudice. I nostri nostalgici, cHre a ricordare la storia, dovrebbero visitare
gli emigranti e conoscere l'opera che
Roma compie fra loro tramite le sue
missioni. Con i più cari saluti.
Domenico Di Toro
lavoratore del braccio in Svizzera
A ognuno
il suo
Una lettrice, da Torre Pellice:
Al mio ritorno da un viaggio ho
letto sul n. del 28 aprile u. s.. un articolo sulFOspedale Valdese di Pomaretto. L’ho riletto per ben tre volte €
nel successivo numero, cioè quello
del 6 maggio corr. ho avuto la speranza che si facesse cenno di Suor Valentina Vottero che fu per molti anni
la Direttrice del nominato ospedale.
Nulla!
Così succederà che chiunque abbia
letto tale articolo, non conoscendo
I ospedale in parola, non potrà farsi
un concetto della persona che per anni s adoprò in tutti i sensi e per tutto
quello che concerne un lavoro ospedaliero con tutti gli annessi e connessi.
E Se a sua volta Suor Valentina ha
visto il giornale, che cosa potrà pensare.'^ E’ lecito citare certe persone e
non nominare chi merita di essere
giustamente ricordata?
Parlo con cognizione di causa perchè sono stata alle sue dipendenze e
non posso che dirne « un gran bene »,
senza partigianeria, con grande riconoscenza e vivo apprezzamento.
Unicuique suum! A ognuno il suo.
Clara di Felino
4
pag. 4
N. 20 — 20 Maggio 1966
Fratelli tedeschi visitano
la comunità di Villar Porosa
Pcovenienti da Pinache, Serres, Gross Villar e Klein Villar
del Württemberg hanno visitato anche altre comunità
Zoflngen (Berna), 3 settembre 1882
Zollikerberg (Zurigo), 18 aprile 1966
Suor Maria Kaderly
Guidati dal pastore Dr. Eiss, questi cari
fratelli sono venali per la terza volta a vederci in numero di una cinquantina, affrontando un viaggio costoso e ricco di disagi,
per vederci e per trascorrere alcuni giorni
in comunione fraterna con noi, splendido
esempio di quell’amore « in Cristo » che
unisce i credenti anche se mille motivi umani li dividono o se i loro rapporti di parentela sono stati interrotti da 200 anni.
Giunsero puntualissimi il 26 aprile a
mezzogiorno e dopo essersi rifocillati presso « Olivero ), cominciarono senza neppur
tirare il dato, la loro presa di contatto con
l’antica patria : la prima visita fu per il cimitero dove si soffermarono a leggere i tanti nomi valdesi scritti sulle lapidi e dove
gentilmente il Rev. Don Gay aprì loro la
tomba della famiglia Agnelli e ne illustrò i
pregevoli mosaici tutti intesi ad illustrare in
modo evangelico il fatto della Resurrezione.
Quindi, a piedi il gruppo sale a visitare il
quartiere del Serre di Rinasca, dal quale è
nato il Serres di Germania donde una parte
dei convenuti provenivano: borgata semplice, .pulita, ma isolata, dove, mentre il gruppo affollava la via, qualche volto occhieggiava dalle porte e dalle finestre... Ad un
tratto, dopo che qualcuno s’era fatto avanti e aveva attaccato discorso, successe qualcosa di straordinario; quelli del luogo, saputo chi erano, gli ospiti, si passarono in un
battibaleno la voce : da tutte le case giunsero bicchieri e bottiglie che Serresi dal voi.
to amico presero a sturare e ad offrire agli
ospiti stupiti e commossi.. Seguirono canti,
saluti, scambi di indirizzi...
Onnai era tardi e neUe « catacombe » era
pronta la cena. 11 gruppo del ristoro (signore capeggiate dalla sorella Ida ‘Costantino!
aveva preparalo una cena succulenta alla
quale gli ospiti, con qualche villarese, fecero onore...
Pei, nella cappeUa, il culto solenne di
benvenuto. Una parte dedicata alle presentazioni, poi i messaggi dei pastori Eiss e
Geymet, i canti degli ospiti, della corale
villarese e dell’assemblea. Malgrado il giorno feriale il tempio è affollato : ormai la
famiglia è « ricomposta » e gli ospiti possono essere avviati ai loro alloggi, metà
presso famiglie singole e metà presso l’Albergo Oli vero.
Mercoledì 27 è il giorno dedicato al Val
Pellice. Col magnifico pullman « Mercedes »
degli ospiti si superano senza difficoltà
monti, valli e distanze. Rapidamente son
visitati i cimeli della Valle d’Angrogna, poi
Rorà, pod Torre e il monumento di Sibaud.
Fra i tanti ricordi belli restano l’agape eccellente alla Foresteria di Torre e la sorpresa della sorella Palraira di Rorà che attende gli ospiti in marcia a un passaggio
obbligato con una cesta di mele per offrire
a ciascuno — come già era avvenuto al Serre — un piccolo .segno spontaneo della
ospitalità valdese.
La sera, dopo il rinfresco offerto dal fratello Dino aU’Hotel Rio — altro fiore di
spontaneità —. ha luogo una serata sociale
nella cappella, organizzata dall’Unicne Femminile. Canti in quantità degli ospiti e della
corale, sorprese di « papà primavera » per
i giovanissimi, cherme dei costumi valdesi,
comunione fraterna con lingua mista, seduta
nelle catacombe ccn thè dolci e dovizia di
cordialità.
Giovedì 28 è il giorno che apparliene alle
Valli Chisone e Germanasca: Massello, Frali e le tappe intermedie sono visitate rapidamente e il pomeriggio è dedicato a Pramollo, ancora sconosciuta agli ospiti.
Per la cena, con un generoso servizio di
macchine volontarie, gli ospiti sono riportati presso le varie famiglie della chiesa dove la comunione fraterna viene fortemente
incrementata. Alle ore 21 son tutti di ritorno nella cappella dove in mezzo a nna profonda commozione, la giornata è conclusa
con un culto di S. Cena al quale partecipano anche i Pastori C- Toum e L. Rivoira.
Venerdì 29 è il momento del commiato,
ma in mattinata si visitano ancora le istituzioni di Pomaretto iUustrate con eloquenza dal pastore Bouchard e si fa una corsa
verso Fenestrelle. 1 nostri ospiti sentono
fortemente il richiamo di questa loro terra
di origine... Alle 12,30 ha luogo il pranzo
VILLAR PEROSA
conclusivo da « Olivero » ed è nostro ospite il vice-Moderatcre Deodato, il quale con
un applaudito discorso informa gli ospiti sui
problemi della Chiesa Valdese. Seguono
anccira dei messaggi: una signora del
Württemberg legge una poesia in tedesco
sulle bellezze delle nostre Valli e ¡1 pastore
Eiss ricorda una canzone in « patois » ancora familiare a quelli del Serres e che si
cantava con un ritmo di danza:
Margarite, Margarot
la patata bulgien trop
tir arieire la tupin
la sun pru per lu malin
e ancora :
Margarite, Pierre Roux
quaire cent ave-u d’eibu
cinq à la vi(g)ne sei ai pra
se(o)tà la guerre per souda...
Ritmi ingenui ed anticlii, .ohe ci uniscono.
Anche il sindaco Olivero rivolge un nobile, cordiale saluto.
L’ultimissima tappa è nella cappella dove
già attendono molti villaresi: atmosfera di
intensa commozione; una sorella villarese
offre due magnifici mazzi di fiori, uno per
mettere sul tavolo della S. Cena della Chiesa di Pinache, l’altro per recarlo alla signora Eiss... Gli ospiti che già ci han
ricolmi di regali, decidono un’ultima colletta per il nostro futuro tempio e partendo
ci lasciano ancora nella borsa L. 75.000.
Poi la preghiera di intercessione degli
uni per gli altri dice la (parola conclusiva.
Si parte... corre qualche lacrima... si grida ancora « Addio » e si salda nel cuore un
ricordo profondo, benedetto e ispiratore.
Enrico Geymet
Ritengo che qualcuno di coloro che lavorarono a fianco di Suor Maria Kaderly nel
lungo periodo che Essa ebbe a trascorrere
a Milano (LO anni), troverà opportuno di
prendere la penna per sottolineare i punti
salienti dell’opera da essa compiuta e l’ammaestramento che ne deriva per ognuno di
noi.
Preme a me invece rendere soprattutto
testimonianza di quello che ha significato,
per il corso della mia esistenza, l’incontro
delle nostre strade.
Quando, nel 1928, feci la conoscenza di
Suor Maria era Direttrice dell’Asilo Evangelico di Milano e rammento come a questa
Clinica internazionale, tecnicamente assai
qualificata, avesse saputo imprimere un’impronia tipicamente proiteslante, pur mantenendola immune da qualsiasi indirizzo
confessionale.
Legata da saldi vincoli di simpatia alle
Valli Valdesi, ne aveva compreso tutta Firnportanza nell’ambito del protestantesimo
italiano ed iniemazLonale e l’assidua frequenza ai Sinodi Le avevano permesso di
maturarne la conoscenza su basi non semplicemente affettive ma alla luce di (precise
nozioui di fatto. Fu per queste convinzioni
che si adoperò in maniera determinante
affinchè la mia famiglia mi inviasse alle
Valli per la mia educazione.
Avevo allora nove anni e Suor Maria ritenne che, per la mia situazione familiare,
i miei contatti con l’ambien.i evangelico di
Milano, anche se accentuati dai particolari
rappcirti con l’Asilo di via Monte Rosa 12,
non avrebbero potuto incidere in maniera
sufficiente. Del resto anche per altri giovani miei coetanei la Sua linea di pensiero
e di azione si manifestò nel medesimo
orientamento.
Fece quindi opera di persuasione sui
miei e, risolvendo anche problemi di carattere materiale, mi fece inviare al Convitto di Pomaretto ove il contatto con l’ambiente valdese influì decisamente sulla mia
formazione mentale e su tutta l’impostazione della mia vita.
Non potevo rendermi conto, allora, quanto la via scelta fosse lungimirante, ma col
passare degli anni l’esatta valutazione non
poteva mancare.
Anche quando., per la lontananza, dovetti
diradare sempre più le visite, i rapporti
epistolari con Suor Maria non vennero mai
meno. Essa desiderava essere sempre informata di tante .piccole attività del nostro
piccolo mondo valdese e gli incoraggiamenti ed i consigli non mancavano mai. La
mia ultima lettera di Pasqua non potè più
avere risposta : pochi giorni dopo Suor Maria Kaderly doveva concludere la sua luminosa esistenza terrena.
Debbo scusarmi, se, volendo parlare di
Suor Maria, ho dovuto parlare soprattutto
di me stesso, ma se altri vorrà sottolineare,
meglio, di quanto possa farlo io, la Sua
opera, ho ritenuto per me più confacente
ricordare ciò che per me Essa è stata.
Certamente non dobbiamo dimenticare
che gli uomini sono semplici strumenti e,
attraverso la loro opera, dobbiamo saper
risalire alla Volontà di Colui da cui tu to
proviene, ma credo non sia inutile se, nella
riconoscenza verso il « Vasaio » viene fasto
un (po’ di posto per un commosso e devoto
ricordo alil’umile « creda ».
Guido BoUuri
BOBBIO PELLICE
Giovedì 5 maggio abbiamo deposto nel
cimitero di Bobbio Pellice la sipoglia mortale del no.9l.ro fratello Rostagnol Paolo fu
Paolo deceduto in seguito a malattia all’età
di anni 72 alla sua aibitazione alla borgata
Ciastel il giorno 4 maggio u. s. Alla moglie,
ai figli ed ai parenti tutù esprimiamo la
noistra viva e fraterna simpalie cristiana
e. a.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
CERIGNOLA
Il 22 aprile il Signore ha richiamato a se
la nostra sorella Caterina Long ved. Costabel di anni 86 di Vivian.
Era la decana della nostra comunità ed era
rimasta particolarmente affezionata ai ricordi
del buon tempo antico che serbava nel suo
cuore.
Agli otto figli sparsi in varie nazioni che,
accorsi al Villar, Vhanno circondata con amorevole affetto durante tutta la sua malattia
esprimiamo la nostra fraterna e cristiana
simpatia.
li 24 maggio la nosta Unione femminile
ha trascorso una giornata benedetta. Invitala dalle sorelle di Rorà che si sono prodigate
per loro, le nostre unioniste hanno assistito
al culto e poi consumato un delizioso pranzo preparato dalle Rorenghe nella accogliente sala unionista. Nel pomeriggio: visita alla
Baita del Camoscio, al Museo Valdese e poi
dinuovo nella sala per udire vari messaggi.
Il simpatico incontro ha avuto termine con
la tradizionale tazza di tè arricchita da belle
fette di torte casalinghe.
Al ritorno, interessante tappa alla Scuola
delle Fucine ecc. ecc.
Esprimiamo la nostra gratitudine al Pastore Rutigliano e Signora e a tutte le care
sorelle di Rorà per la loro accoglienza così
fraterna ed affettuosa.
Per la cronaca dobbiamo registrare alcune
gradite visite e sottolineare quanto feconde
esse siano state per la Comunità. Ne riferia
mo in ordine cronologico : subito dopo Pa
squa cinque sorelle in fede, Assistenti So
cìali nella città di Zurigo, interessate al lavoro che si compie in seno alla Chiesa di
Cerignola, furono nostre simpatiche ospiti.
Esse volevano esaminare da vicino l’ambiente dell’emigrante meridionale per poter
avere un’idea più chiara dell’opera in quel
servizio particolare cui il Signore le ha chiamate.
Cerignola era rultima delle loro tappe e
offrì loro un vasto documentario.
Lusinghiero fu per noi il loro apprezzamento per quanto si fa attraverso l’Asilo ed
il Laboratorio che esse definirono un’opera
bella e coraggiosa.
Durante la serata ricreativa, erganizzata
dalla nostra Unione Giovanile in loro onore
nel salone del Ricreatorio, si conversò e si
cantò molto attorno ai rituali rinfreschi, sentimmo tutta la bellezza del vincolo di Cristo per il quale facilmente si superano barriere linguistiche e di popolo e ci si sente
tutti una famìglia.
Quest’anno la vìsita di Chiesa la effettuò il
Segretario della Commissione Distrettuale Pa.
store Enrico Trobia.
Egli potè presiedere il Consiglio di Chiesa
ed avere un quadro esatto della vita della
Comunità che sotto molti aspetti possiamo
definire, per l’aiuto del Signore, positivo.
Domenica 8 maggio era in mezzo a noi il
caro prof. Martin H. Scharlemann accompagnato dalla Sua gentile Consorte e figliuolo.
L’ex cappellano evangelico al servizio delle
truppe americane, ritornava dopo 23 anni a
rivedere una Comunità che gli era cara.
Infatti egli, destinato a Cerignola in quel
tempo priva di Pastore, volle assumere il
compito di conduttore della Chiesa.
Quanta gioia quest’incontro ha suscitato
nel cuore della parte più anziana della Comunità è facile immaginarlo.
Dopo il Culto presieduto dal Pastore locale c 5] messaggio appropriato alla circostanza
sul testo Ebrei 13: 7, il caro nostro ospite
volle aggiungere poche parole ed impartire
la benedizione.
Simpatiche parole furono dette, alLindirizzo del caro ospite, dal nostro Anziano
Francesco Scarano.
Da queste colonne, airindimenticabile prof.
M. H. Scharlemann la cui carriera al servizio della Parola è stata veramente benedetta
Se si pensa che è stato invitato ad un seminario con gli studenti della Facoltà di Teologia di Roma, esprimiamo un vivo ringraziamento per questa visita e gli auguriamo
un felice prosieguo nel suo ministerio.
PESCOLANCIANO
A fine maggio, il gruppo vaUlese della nostra diaspora molisana, curata dalla comunità di Campobasso e dal suo pastore Elia
Lihonati, si prepara a celebrare il SO® annivrsario della costituzione del gruppo c della
fondazione della cappella. Ci rallegriamo di
avere ulteriori notizie di questa celebrazione : il programma prima (e certo molti fra
telli delle comunità evangeliche viciniori
vorarnno associarsi), la cronaca poi. E fin
d'ora formuliamo a questi fratelli e alla loro
comunità l'augurio più vivo per la loro vita
e testimonianza.
In occasione deU'anniversario deU’emancipazione dei
Valdesi, festeggiato a Zuri
go, la comunità della Chiesa Evangelica di lingua
italiana dì Berna, il cui
Pastore è il Dottore Carlo
Neidhart, è intervenuta a
detta celebrazione, invitata
gentilmente dal Past. Eynard. Ecco il gruppo bernese, la maggior parte del
quale è Valdese, trapianta
to in terra Elvetica da qua.
si un ventennio, ma fedele
alla sua chiesa di origine ed
alla cara « madre patria ».
Adalgisa Schräg La Scola
S. GERMANO CHISONE
Volgendo al termine* l’anno ecclesiastico
TAssemblea di Chiesa è chiamata a pronunciarsi su numerosi temi, che nel corso dell’anno sono stati discussi nelle riunioni quarlierali c di gruppo.
Così rAssemblea delTS maggio scorso ha
approvato, dopo attenta discussione e dopo
avervi apportato non poche modifiche, i seguenti ordini del giorno proposti dal Concistoro e che verranno trasmessi alla Conferenza Distrettuale.
/. . Sul cattolicesimo.
La Assemblea di Chiesa di San Germano
esprime la sua viva preoccupazione per i
sintomi di confusione e di disordine apparsi
nella Chiesa per ciò che riguarda i rapporti
con il Cattolicesimo,
riconferma la sua fiducia in un unico Signore e Mediatore, fiducia che comporta la totale
eguaglianza di tutti i credenti, la necessità
di schierarsi dalla parte dei poveri e degli
oppressi anziché dalla parte delle potenze di
questo mondo, la libertà responsabile dei figlioli di Dio chiamati a giudicare gli spiriti, la attesa del vero Regno di Dio che abolirà la morte e il peccato,
riafferma il suo fraterno affetto per tutti
i Cattolici, con i quali collabora in tutti i
settori della vita sociale;
ma ritiene che, nessuna sostanziale modificazione essendo apparsa nella dottrina cattolica, questa contìnui atl essere totalmente
inaccettabile per i credenti.
Pertanto, la Assemblea di Chiesa di San
Germano
invita tutti i credenti a star saldi nella libertà che è stata loro data per grazia e a non
lasciarsi porre di nuovo sotto il giogo della
servitù,
chiede al Sinodo di evitare con ogni mezzo per il futuro la confusione arrecala nella
Chiesa dalla partecipazione non autorizzata
di persone responsabili a cerimonie vaticane
e a colloqui privati tra gruppi di Pastori
e di sacerdoti cattolici,
invita questa e le altre Chiese Valdesi a
mostrare con i fatti la realtà della Parola che
è stata loro annunciata, costruendo delle Comunità sempre più conformi alla fede che
esse dichiarano e concenlrando in quest’opera tutto il tempo e le energie disponibili,
li. - Sul rapporto della commissione mista
valdo'metodista.
La Assemblea di Chiesa dì San Germano
ha nuovamente preso in esame il progetto
di unione valdese metodista, dopo che esso
è stato discusso in una serie dì riunioni qu^jrticrali.
La Assemblea di Chiesa dì dm Germano
afferma che la unità è data da Dio e»! è
fondata in Cristo, unico Signore e unica
verità,
TORRE PELLICE
Al Collegio
Valdese
Si preannunciano per gli studenti
del Collegio (e anche per i professori!)
le settimane di fine anno: le più dure
e impegnative, specie per coloro che
hanno qualche esame in programma.
L’anno scolastico è stato finora buono, e in genere gli studenti si sono impegnati nel loro lavoro, salvo le classiche eccezioni... L’affiatamento tracompagni di scuola e la serenità del
Colloquio tra professori e studenti sono come sempre un lato positivo e interessante della nostra piccola comunità: è un aspetto, forse quello più
simpatico, della vita del nostro istituto, che colpisce ohi arriva di fuori,
come dicono parecchi studenti che
quest’anno sono venuti a Torre Pellice da un vicino liceo, e che da noi si
sono trovati subito molto bene.
Qualche settimana fa, la seconda e
la terza liceo, con la guida di alcuni
insegnanti, si sono recati a Roma, per
la solita gita istruttiva di ogni anno;
la visita ai monumenti della città dei
Cesari e dei papi è stata per tutti interessante, e per alcuni anche rivelatrice di certi aspetti della religiosità
italiana ohe da noi non hanno luogoEssi hanno anche potuto rilevare nella città eterna la presenza valdese,
con le sue due chiese e la facoltà di
teologia, di cui qualouno è stato pure
ospite.
Ê prevista prossimamente anche
una presa di contatto tra alcuni membri della Comimissione sinodale per
l’istruzione e gli studenti delle classi
superiori: per i primi, un mezzo di
rendersi conto di quello che pensano
e vogliono le attuali generazioni cii
studenti, e per questi un incontro dai
quale apprenderanno che le sorti dei
Collegio sono seguite da vicino df,
molti amici.
Avremo occasione di riparlarne.
Intanto in qualche parrocchia delle
Valli è già stato présentât oil film documentario sul Collegio fatto prepo
rare dall’Associazione Amici del Collegio : sonoro, a colori, esso dà un’idea
esatta a chi non conosce le nostre
istituzioni scolastiche, della loro funzione e della loro importanza. Esso
verrà proiettato anche all’estero pt; '
far conoscere quanto hanno fatto
ancora stanno facendo i Valdesi ne:
campo dell’istruzione, così strettamente legata alla testimonianza evange
fica.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pellice (T-i I
avvisi economici
ricorda che questa unità spirituale già esiste tra tutti coloro che credono, non a causa
di una qualsivoglia unità visibile e organica,
ma per la sola grazia di Dio,
riconferma quindi la necessità primaria
di sperimentare l'unità della fede nel comune atteggiamento da assumersi nei riguardi
degli idoli del nostro tempo e delle espressio.
ni religiose che ci circondano,
riconosce che, quando esista tale identità
nella espressione della fede e del servizio, è
utile che la collaborazione si esprima anche
attraverso strumenti unitari.
In considerazione di quanto sopra, la Assemblea di Chiesa di San Germano.
afferma che non si debba prima proclamare l’unità e poi attuarla, ma che debba venire seguito .1 cammino inverso,
ritiene quindi che il progetto in esame non
sìa accettabile nella sua forma attuale ed invita gli organi competenti a realizzare quelle
forme di collaborazione che in esso sono previste.
La prossima Assembela avrà luogo D. v.
mercoledì 1® giugno alle ore 20.30 per discutere i seguenti argomenti :
— relazione sinodale sulla non violenza;
— rapporto annuo provvisorio:
— nomina di delegati al Sinodo e alla Conrenza distrettuale.
ANGROGNA (S«rre)
IN TORRE PELLICE affittasi luglio-agost i
villa con giardino, sei letti tutti i confort .
Scrivere alla libreria Claudiana Torre Pellice.
A ROMA, zona tranquilla, famiglia evange
lica alloggerebbe due pensionate o coppi i
Longo, Via Salerai, 21.
SVIZZERA diciottenne cerca per giugno
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RINGRAZIAMENTO
La figlia e i familiari del comjidanto
mico LEVI EUEiVEEiE
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore; in particolare i Pastori di S. Secondo e di Pinerolo ed i vicini di casa.
S. Secondo, 10 maggio 1966
1! 1 maggio Ila avuto luogo la solida assemiblea di Cltiesa per la chiusura dell’anno
eeclesiasiieo, divisa in due sessioni, una a
Pradeltorno ed una a Serre, all’ora corrispondente ai culli.
Dopo nn breve cullo liturgico, si è passati airesame degli argomenti ali’o.d.g.,
quest’anno pinttosto carico, ed inladti 1 assemblea ba durato molto di p ù della solita
ora. Non si sono infatti sol auto dovute leggere e discutere (in veridà senza discussioni !)le relazioni morale e finanziaria, ma anche gli ordini del giorno discussi precedentemente in molte riunioni quarlierali, riguardanti il parere della nostra Comunità
sulle questioni delle Relazioni fra la Chiesa
Valdese e ia Chiesa Metodista in Italia e del
problema della Chiesa davamj alla violenza.
.Si sono poi eleni: un deputato al Sinodo,
nella nersona della Signora Annand Bosc
Emma ved. Bertalot e due deputati alla
Conferenza Distrettuale di primavera: Signor Rivoira Pierino e Monnel Ida (supplente Sig. Daniele Costabel).
Pensione Balneare
Ualdese
BORGIO VEREZZI (Savona)
Direttore: F. Chauvie
Aperta tutto F anno
Spiaggia propria
Ideale per soggiorni
estivi e invernali
RADIO-TÏ
SVIBIIA ITlllAIA
Domenica 22 maggio — Ore 9.15: conver.
sazione evangelica alla radio (past. 0, Ranch);
alla fine delle trasmissioni televisive: La Farola del Signore (past. G. Rivoir).
Dal 29 giugno il Convitto Maschile Valdese di Torre Pellice
(Torino) accoglie ragazzi dai 7
ai 15 anni per le VACANZE o le
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anche le iscrizioni per il prossimo anno scolastico.