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Anno 125 - n. 45
17 novembre 1989
L. 900
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
L’EUROPA E LA QUESTIONE TEDESCA
LA GERMANIA EST DOPO LA ’’BRECCIA” NEL MURO
Di qua del muro Un cammino autonomo
Anche «dall’altra parte» ci sono dei cristiani
- Come unire i popoli già divisi dalla guerra?
Gli occhi occidentali sono tiitti puntati a quello che accade
al di là del muro. Si parla e si
scrive della « rivoluzione democratica » inaspettata, della «grande fuga », del suicidio della Sed.
Ora che il muro sta andando
giù sotto i picconi della pressione popolare, è anche opportuno guardare al di qua del muro, in casa nostra.
Fino a poco tempo fa, nelle
nostre teste, l’Europa era la
CEE. Quando discutiamo del
1992 tutti pensiamo ad una Europa « carolingia » che raggruppi i paesi « liberi », cioè quelli occidentali dell’Europa. Una
Europa che si arresti ai confini
con la Repubblica democratica
tedesca.
Fino a ieri la « cortina di ferro » era la linea di demarcazione di una Europa incarnazione
dei valori cristiani (cattolici)
dell’Occidente. Ora invece i valichi aperti nel muro ci fanno
intravedere che, anche dall’altra parte, esistono altri cristiani (e le chiese evangeliche sono
state il luogo dove è nata « la
rivoluzione democratica »), altri
valori che non sono meno democratici di quelli occidentali.
Senza contare l’evoluzione dei
sistemi politici in Polonia, in
Ungheria e in Unione Sovietica.
Allora, ancora una volta, la
questione tedesca è la cartina
di tornasole per la futura Europa. « Chi riflette all’Europa —
ha scritto Egon Bahr — non potrà fare a meno di pensare al
suo centro. L’Europa troverà
la pace se si farà la pace con i
tedeschi ». Già, quella pace che
i vincitori dell’ultimo conflitto
non hanno finora mai stipulato.
Le tre potenze occidentali, con il
trattato del ’52, entrato in vigore
nel ’55, « conservano i diritti sin
qui esercitati in riferimento a
Berlino e all’intera Germania ».
I diritti cioè alla presenza militare, che continua ad esserci.
Presenza militare ed armamenti
nucleari che sono lì, a disilluderci
circa un processo rapido che veda le Germanie come « Mitteleuropa», ponte tra Est e Ovest, e
anche tra Nord e Sud, di una
Europa profondamente diversa
da quella voluta dagli eurocrati
per il 1992.
Di qua dal muro poi, nella
Repubblica federale, ci sono le
tendenze revansciste e nazionaliste dei « Republikaner », che
trovano sempre più spazio nell’opinione pubblica. Il governo di
Bonn è vissuto come non abbastanza nazionalista. Adesso
che il muro è aperto queste tendenze spingeranno perché la
nuova Europa non sìa di eguatt. ma situata ancora una volta
sotto un ombrello protettivo; se
non sarà possibile quello americano, almeno Fombrello si basi sul terzo polo militare francotedesco. Se l’Europa deve essere più larga, questa deve essere almeno squilibrata a favore dell’Occidente.
C’è dunque molto da fare per
chi voglia lavorare per l’Europa.
D disarmo e la pace sono nuovamente temi centrali. La caduta
del muro ci ha fatto capire che
non esistono due Germanie, ma
una sola nazione culturale, economica e familiare, cioè una sola società che vìve in due Stati
distinti e che può costituire la
premessa per una vera federazione europea. L’unione degli
uomini e delle donne non passa
necessariamente per l’uniflcazione degli stati e per la scomparsa della Repubblica democratica,
come si vorrebbe in Occidente.
L’opposizione politica nell’Est
tedesco ha gridato nelle strade la
sua volontà di mantenere gli stati distinti. Questa situazione
inaspettata può essere un’occasione per riunire, in Europa,
i popoli separati dalla seconda
guerra mondiale. Repubblica
federale e Repubblica democratica potrebbero trovare nella
federazione europea la sperimentazione di un destino comune
che va oltre il muro e gli attuali confini degli stati.
Per questo la pace, il disarmo
anche ideologico vanno fatti innanzitutto al di qua del muro.
Al di là i tedeschi vivono un sogno negato loro 40 armi fa. Vo
gliamo sognare insieme’?
Giorgio Gardiol
Per giovani e meno giovani è sembrato di vivere un sogno, ma la
realtà ripropone l’incertezza per il futuro e l’attuale crisi economica
BERLINO, 12 novembre — A
Berlino è tempo di festa. Da due
giorni è aperta la frontiera e
ogni ora migliaia di cittadini della RDT arrivano a Berlino ovest.
Vengono come visitatori, coloro
che non intendono ritornare a
casa sono rimasti in pochi. Tutta la città somiglia ad un grande ballo popolare e nessuno può
evitare di commuoversi.
Per i meno giovani, che ricordano bene l’agosto 1961, quando Tincredibile costruzione del
muro, in una sola notte, chiuse
completamente la frontiera tra
la RDT e la RFT, per coloro che
ricordano i primi anni '60, questa
notte dal 9 al 10 novembre sembra veramente un sogno. In una
notte le frontiere, rimaste chiuse per più di 28 anni, si sono
riapei'te. Il muro c'è ancora, ma
le porte sono aperte.
Anche per i più giovani, anche per me, che Berlino senza
muro non l'ho mai vista, gli eventi degli ultimi giorni sembrano un sogno: una situazione improvvisa, che rende possibile una
Un’assemblea presso
chiesa del Getsemani di Berlino est.
visita degli amici della RDT; ero
andato a trovarli molte volte,
ma loro non conoscono casa mia,
perché non avevano il permes
PER UNA CHIESA SENZA GERARCHIA
Gesù, il diacono
« Abbiate in voi lo stesso sentimento che è
stato in Cristo Gesù il quale (...) abbassò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte e alla
morte della croce... » (Filippesi 2: 5-8).
Questi versetti della lettera di Paolo ai Filippesi sono il commento più meditato e più eloquente, e più pratico e semplice, di una parola di
Gesù che gli evangeli ci hanno trasmesso: « Chiunque s’innalzerà, sarà abbassato; e chiunque si abbasserà, Sarà innalzato » (Matteo 23: 12 - Riveduta).
« Chi vorrà farsi grande, Dio lo abbasserà; chi
resterà umile, Dio lo innalzerà » (Matteo 23: 12 riLC).
Qui il contesto è quello di un discorso di giudizio su « scribi e farisei » e l’invito-ordine: non
fatevi chiamare « maestro »..., non chiamate nessuno « padre », non fatevi chiamare « guide » (o
« capi », leader)... Avete tutti un Maestro, avete
tutti un Padre, il vostro Capo è uno.
Ma la parola di Gesù ritorna in altri contesti;
risuona, pari pari, a conclusione della parabola
del fariseo e del pubblicano (Luca 18: 14). Non si
tratta dunque di una virtù, la modestia; è in gioco
il no.stro rapporto stesso con Dio. Il fariseo della
parabola è, all’incirca, quel che siamo noi, e magari quel che ci aspettiamo in particolare da un
membro di un concistoro: un « buon membro di
chiesa », attivo, scrupoloso, « fedele »; solo che
noi, dopo secoli — o, personalmente, decenni —
di ascolto della parabola suddetta, siamo più smaliziati, e ci mettiamo in regola con la confessione
di peccato: eppure... «Non c’è un solo giusto, nemmeno uno ». E « abbassarsi » significa riconoscerlo
sempre, non scordarlo veramente mai, anche e
soprattutto quando più si fatica, più ci s’impegna,
più si cerca di essere credenti seri, membri attivi
della chiesa. L’atmosfera, il clima che deve regnare nella comunità di Cristo è la gratuità, il senso
debordante delia .sovrana generosità di Dio, nel
suo Figlio Gesù. Abbassarsi non è un atto virtuoso
di modestia, è elementare realismo, vedere come
stanno realmente le cose.
Ancora una volta, secondo la testimonianza di
Luca, risuona questo insistente avvertimento di
Gesù (Luca 14: 11): è il quadro vivace della « corsa
ai primi posti » (che notoriamente non si verifica
nei nostri luoghi di culto evangelici, almeno come
posti nei banchi...). Tu, invitato alla «cena di nozze dell’Agnello» (Apocal. 19: 9), tu invitato al banchetto del Regno, mettiti all’ultimo posto, è il
tuo: la generosità, del padrone, del Padre, ti farà
« risalire »...
Non si tratta di un savio insegnamento morale, di una sensata e sobria regola di elementare
buona condotta; si tratta di un rovesciamento
della mentalità corrente e istintivamente radicata
in noi. Nel « mondo », nella vita corrente è normale farsi valere, farsi strada, farsi avanti. Nella
chiesa, nella comunità di Cristo è, o dovrebbe esr
sere, anormale. In realtà anche nella chiesa ridiventa sempre, istintivamente, irresistibilmente,
tristemente normale farsi avanti (e il non farsi
avanti può naturalmente anche essere pigrizia, disimpegno, viltà). Ebbene, la parola di Gesù, così
efficacemente riecheggiata e applicata da Paolo,
butta per aria, sovverte la costituzione della chiesa, le sue abitudini, la sua scala di valori. E il
punto di riferimento, tacito, in Gesù (salvo che,
ad es., in Mat. 20: 20-28; Marco 10: 35-45, ecc.; soprattutto Luca 22: 24-21: « ...Io sono in mezzo a
voi colui che serve »), ben chiaro e sviluppato in
Paolo, è l’« abbassamento », Paolo dice addirittura
/’« annientamento » di Gesù: per chi l'ha conosciuto nella fede, e ne vive, quella è la norma.
« Abbiate in voi e fra voi i pensieri che si
devono avere nel Cristo Gesù », la stessa mentalità, Io stesso spirito (e lo stesso atteggiamento
che ne deriva).
Tutta la nostra vita di ubbidienza e di servizio
non è che una costante pedagogia per cominciare
a convertirci a questi pensieri, per giungere ad
avere questa mentalità nuova fondata su Cristo,
sul .suo amore indicibilmente generoso e operante,
sull’immensità del dono che Dio, il Padre, ci ha
fatto in lui.
Gino Conte
(Nel quadro di un culto al termine del quale
l’assemblea era convocata per la designazione di
alcuni diaconi).
so di venire a trovarmi. Ora verranno tutti.
Ho pensato alle parole del salmista: « Quando l'Eterno fece
tornare i reduci di Sion, ci sembrava di sognare» (126: 1). Ma
quando sono sceso in strada e
ho sentito l’odore delle auto
con motore a due tempi, quell’odore tipico delle macchine della RDT, mi sono reso conto che
non stavo sognando.
E’ comunque una situazione
straordinaria, che rende impossibile qualunque previsione sugli
sviluppi futuri; il tempo sta correndo, e ogni sera le notizie del
mattino sono già superate. C’è
molta speranza, ma tra le voci
della speranza si trovano anche
voci preoccupate; le decisioni
prese precipitosamente non sono sempre di aiuto alle riforme
politiche.
La libertà di movimento era
giustamente una delle prime rivendicazioni da parte delTopposizione e delle chiese in RDT,
ma a questa decisione seguiranno conseguenze politiche ed economiche: una destabilizzazione
della RDT non solo impedisce
10 sviluppo di una democrazia
parlamentare, ma porta anche
un rischio politico per tutta l’Europa.
Anche la parola « riunificazione » della Germania può causare, secondo me, più danno che
benefici nel frangente di oggi.
Il vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche della RDT, Stolpe, aveva criticato
già la settimana scorsa la discussione vSuH'unificazione della
Germania est nella RFT: infatti
l’idea dell’unificazione circola soprattutto fra i gruppi conservatori, che la pensano in un’ottica
nazionalistica tesa ad assorbire
11 crollo del socialismo dell’Est.
L’opposizione politica c le chiese della RDT non reclamano libertà di opinione e di stampa,
libere elezioni ed istruzione al
fine di imitare reconomia dell’Ovest, ma chiedono tutto questo per trovare un cammino proprio, non volendo ripetere an
Stephan Mühlich
(continua a pag. 2)
2
commenti e dibattiti
17 novembre 1989
PER LA
SCUOLA LAICA
Il tempo è maturo per compiere delle scelte coraggiose ed appoggiare apertamente ogni tentativo di affermare
la dignità del cittadino, che ha diritto alla non interferenza dello Stato
per ciò che riguarda la sua formazione, religiosa o politica che sia.
I drammatici avvenimenti di Pechino sono un ulteriore monito per chi
ancora potrebbe, anche solo inconsciamente, nutrire dei sentimenti nostalgici per un certo tipo di « ordine » imposto dai vertici, a prezzo
delle libertà individuali.
Faccio parte di una piccola comunità cristiana, che appartiene alla più
grande famiglia delle Chiese evangeliche italiane, impegnate, come pochi
sanno, nella difficile battaglia contro
l'insegnamento religioso — e non
solo cattolico — nelle scuole pubbliche. Sono notevoli i progressi compiuti in questo campo, anche con
l'appoggio degli uomini migliori della
sinistra italiana; ma molto resta ancora da fare, soprattutto perché, nonostante la recente, importantissima
sentenza della Corte Costituzionale,
le cose sembrano essere rimaste come prima. Si continuano a distribuire
nelle scuole i modelli in cui si è costretti a scegliere l'I.R.C. oppure
una oscura, ipotetica materia alternativa, 0 ancora ad avventurarsi in un'ora
di « prigionia » sotto la custodia di
« agenti » non meglio identificati, che
potrebbero essere dei bidelli, qualche
insegnante di buona volontà o... nessuno.
Esclusa sembra, a tutt’oggi, la possibilità di entrare un'ora dopo l’inizio
delle lezioni o uscire un'ora prima, per
i non awalentisi: situazione peraltro
prevista dalla legge 449/84 dell'Intesa
stipulata tra lo Stato e le Chiese evangeliche rappresentate dalla Tavola Valdese.
Ritengo che, a questo punto, sia di
fondamentale importanza sensibilizzare
l'opinione pubblica per appoggiare questa battaglia che non riguarda solo i
credenti, ma ogni cittadino nella libera espressione della sua personalità e
nell'esercizio delle sue scelte.
I partiti e tutti gli uomini che si
sentono di rappresentare la sinistra italiana, con la sua storia ricca di impegno per il rispetto dei « minimi » della
società, non possono non allinearsi con
chi si batte per il riconoscimento dei
diritti fondamentali dell’uomo, tra i quali quello di non essere discriminato per
le sue scelte religiose o politiche.
Chiedo l'impegno del PCI, che sembra orientato in modo sempre più deciso a dare voce a chi non ne ha, in
coerenza, del resto, con la sua storia
passata migliore;
del PSI che ha. nel passato, difeso
il senso laico del cittadino, in coerenza
con la sua storia di partito non confessionale;
di DP, che esprime volontà innovatrice con le sue campagne referendarie e presenta proposte pacifiste e
non violente;
mi rivolgo, infine, agli Indipendenti
di sinistra, che sono un costante punto di riferimento per chi è attento
alle esigenze di libertà, da qualunque
parte esse vengano.
Chiedo che venga detto a voce alta
ed in modo facilmente comprensibile
che lo Stato è un ente laico e che
l’istruzione religiosa riguarda solo le
chiese e le famiglie; bisogna precisare che, in ogni caso, si tratterebbe di
un diritto e non di un dovere da parte
del cittadino; occorre altresì fare attenzione all’uso appropriato dei termini,
per sfatare il luogo comune della presunta identità del binomio cristianesimo-cattolicesimo, introducendo c'osi elementi nuovi di una cultura moderna e
scientifica che chiama le cose con il
proprio nome; e contribuendo anche in
questo modo ad abbattere i monopoli
delle classi dominanti.
Come cristiani, nella sequela di Gesù
Cristo, ci sentiamo impegnati sul piano
dell’affermazione dei diritti delle minoranze e, quando I cammini si incontrano, ci uniamo ad altri compagni di
viaggio per percorrere un pezzo di strada insieme.
Il cammino irreversibile della storia impone oggi delle scelte coraggiose, quali segnali indicatori per l’opinione pubblica; e in campo politico ciò
può essere fatto solo da quelle forze
che si sono sempre adoperate perché
si creassero le condizioni di libertà
per potere esprimere al meglio le positive potenzialità umane.
Spinti dalla passione comune per la
libertà e la giustizia, possiamo impegnarci per far crescere la nostra società.
Ornella Gaetano Stillitano, Asti
L’ORA DI RELIGIONE
SERVIREBBE
Sono un'insegnante di religione e
vedo quanto proficuo è per gli alunni
portarli a conoscere e dialogare con
le altre espressioni religiose della città,
IsIam compreso. Serve a far acquisire ai ragazzi culture diverse, una
mentalità più aperta ed accogliente e a
far cogliere quanto di buono c'è nell’ambito della cultura religiosa, molto
vasta e inesauribile.
Vedo però che voi disapprovate
l'ora di religione e vi avete rinunciato.
Desidererei sapere quali sono i valori che perdereste qualora accettaste invece l’IRV (ora di religione vailese) e quale significato date alle
parole di Paolo quali si trovano in 2
Timoteo 3: 1 e specie in 2 Timoteo
4: 2.
Grazie della gentilezza e saluti cordiali.
Flavia Pendin, Vicenza
LA SCUOLA HA
ALTRI PROBLEMI
Da anni la polemica sull’ora di religione trova ampio spazio sul nostro
settimanale. Vorrei dire la mia opinione in proposito, senza alcuna pretesa di detenere la « verità ■> assoluta. Sono di sinistra da sempre e ho
vissuto intensamente gli anni della
contestazione studentesca pinerolese:
allora si lottava contro la selezione,
si chiedeva la sufficienza politica, si
metteva in discussione l’autoritarismo
di certi docenti... Possibile che adesso tutte le problematiche scolastiche
si riducano all’ora di religione? Eppure
ci sono delle classi che a dicembre
aspettano ancora i professori, dei
bambini con gravi difficoltà che non
possono contare sull'insegnante d'appoggio quando sarebbe necessario, inoltre... non credo affatto che i professori « vecchio stampo » siano estinti! Siamo sicuri che non esistano
bimbi e adolescenti valdesi con problemi ben più seri e angosciosi dell'ora di religione? Che senso ha parlare tanto di ecumenismo se poi abbiamo paura che i nostri figli ascoltino un’altra campana? Come potranno orientarsi, fare delle scelte, se
non imparano a valutare e a conoscere un’alternativa al credo degli antenati? I ragazzi di oggi cresceranno,
lavoieranno insieme ai cattolici, alcuni
sceglieranno di sposarne e il dialogo,
il confronto saranno inevitabili: perché allora non dialogare fin dai banchi di scuola, senza fanatismi superflui? Creando dei problemi dove non
ci sono rischiamo di non risolvere
quelli realmente esistenti. Grazie per
I ospitalità.
Edi Morini. Torre Pellice
PROVINCIA D’OC
Egregio Direttore,
la lettera di Gustavo Malan sul n.
43 del giornale apre l’uscio a parecchie considerazioni su quelle che nello Stato italiano sono chiamate minoranze linguistiche, ma che nelle nostre vallate sono gruppi perlomeno
paritari. Anch'io sono del parere, come dice anche G. Malan, che « il problema non si risolve solo neH’ambito della scuola »; è perciò utile ragionare su tre punti diversi: l’insegnamento della lingua, l’uso della lingua, il territorio, anche se poi le
considerazioni si intrecciano.
Do per scontato ciò che è già stato discusso ampiamente altrove: che
la Costituzione tutela le minoranze,
che il piemontese e l'italiano sono
state parlate colonizzatrici, che esiste
la Carta di Chivasso di tutela delle
popolazioni alpine (firmata dai rappresentanti valdostani e delle valli vaidesi).
L’insegnamento della lingua. Giustamente, dice Malan, ■■ il francese e l'occitano non sono nelle nostre valli lingue straniere di cui sia opportuno
promuovere la conoscenza ». Infatti,
allo stato attuale coesistono tre lingue (il francese, l’occitano, l'italiano) e un dialetto gallo-italico (il piemontese).
Non ha avuto seguito la proposta
dell’Insegnamento del piemontese nelle scuole della Regione: questa avrebbe procurato una grande confusione,
subordinando, ancora una volta, la
cultura montana a quella pedemontana.
Essendo le valli trilingui, la questione potrebbe porsi in questi termini;
dare uguale dignità alle tre lingue
prevedendo una opzione (nella scuola media) per la lingua su cui studiare alcune materie (ad es. letteratura,
storia). Non una imposizione o una
aggiunta, ma l'erogazione di un servizio all'utenza che desidera fruirne.
Se per l'italiano o il francese sarebbero facilmente reperibili insegnanti,
libri, ecc., per l’occitano nascerebbe
almeno il problema che, non essendo
stata mai lingua riconosciuta e per di
più di tradizione soprattutto orale, pur
essendo ricco di letteratura e storia,
non vi è ancora una grafia unificata.
L’uso della lingua. L’insegnamento
delle lingue francese e occitana servirebbe anche a rafforzarne il loro
uso quotidiano e pratico. L'uso occasionale in discorsi pubblici o anche in
funzioni religiose diventa un fatto marginale 0 addirittura folklórico. L'uso
della lingua è l'identità e l'unità culturale di un popolo, più di altri aspetti (musica, architettura o persino religione). Questo l’aveva capito bene
il fascismo che sterminò tutte le altre lingue, tanto che la Costituzione
cercò di porvi rimedio.
Il territorio. Le culture vivono e si
sviluppano su un territorio (questo
vale anche figurativamente come per
la cultura di un popolo). Perciò l'identificazione culturale avviene sul territorio e quindi vi deve essere da parte
del popolo l’autonomia di gestione del
territorio. Completa autonomia amministrativa, s'intende.
Sono state, o saranno presto, create
due nuove provincie piemontesi: Biella (da Vercelli) e Verbania (da Novara).
Non sarebbe quindi utopistico pensare che anche le provincie di Torino
e di Cuneo si smembrino formando
una o due provincie d'Oc, comprendenti le valli « torinesi » e le valli
« cuneesi ». Si può scegliere, anche per
coinvolgere il popolo, la strada dell'iniziativa di legge popolare o del referendum.
Per concludere le strade, le scelte
possono essere due, a seconda di
cosa si intenda privilegiare.
Una è quella di salvaguardare la
propria identità culturale.
La seconda è quella di accettare
l'imperialismo linguistico e salvaguardare la possibilità di comunicazione
per un viaggio turistico o di affari e,
più praticamente, la possibilità per un
impiego. Indubbiamente in questo secondo caso serve di più la scuola
tradizionale italiana con l'aggiunta
della lingua straniera. L'inglese in
questo caso potrebbe ‘ben rimarcare
la resa all’Imperialismo americano,
Gigi Sapone, Luserna S. G.
NON SONO STATI
AVVISATI
Egregio Direttore,
tacendo seguito alla lettera della
signora GardioI, come parente di una
anziana ospite di Villa Olanda, vorrei
esprimere alla Tavola valdese il mio
stupore per non aver sentito il dovere
di parlare agli ospiti di quello che
sarà il loro futuro. Queste persone,
tutte molto anziane, vivono ora in uno
stato di perenne ansietà, dato che
nessuno ha detto loro nulla, eccetto
che se ne dovranno andare.
Questo modo di fare mi sembra una
grave mancanza di umanità nei loro
confronti, e certamente non consono
ad un Istituto della Chiesa valdese.
Renata Armand Ugon, Torre Pellice
• Dal 17 al 19 novembre — ROMA — Presso la Domus Pacis si tiene il Comitato centrale del SAE. I lavori di domenica 19 (ore 8.30), a cui parteciperanno Renzo Bertalot, Lea Sestrieri, Traian Valdman, Saverio Guarna, Giovanni
Cereti, sono aperti al pubblico. Per informazioni tei. 06/6374033.
• Dal 17 al 19 novembre — PALERMO — Presso l’Excelsior Palace Hôtel (via
Marchese Ugo 3) colloquio sul tema « Donna e ministero: problema ecumenico ». Per informazioni tei. 091/6256173.
• Dal 17 al 19 novembre — ECUMENE (Velletri) — Campo teologico sul tema « John Wesley: rinnovati a immagine di Dio ». Per informazioni tei.
06/9633310.
• 20 novembre — CUNEO — Alle ore 21 presso la sala della Consulta giovanile si tiene l’Assemblea regionale del Coordinamento nonviolento.
• 23 novembre — TORINO — Riunione sul « Sud Africa » in via Dandolo
40/a promossa dall’AssociaziOne per la pace. Per informazioni tei. 011/
5612012.
• 25 novembre — RIVOLI — Ore 17-19 fiaccolata su » Educare - non punire » (contro la proposta di legge sulla droga) promossa dalla Associazione
Daniele Leandri.
• 27 novembre — TORINO — Presso il BIT (corso Unità d'Italia 123), ore
16-19, assemblea del Coordinamento di educazione allo sviluppo. Per informazioni CEAS tel. 011/655866.
• 18 e 19 novembre — FIRENZE — Al Palazzo dei congressi si tiene un convegno internazionale organizzato da Mani Tese su « America Latina: es tu
hora ». Intervengono Adolfo Perez EsquiveI, Luisa De Souza, Lucio Pinto, Augusto Alves da Roca. Per informazioni; Mani Tese tei. 02/4697188.
• 18 e 19 novembre — ROMA — Presso la Facoltà valdese di teologia si
tiene un convegno internazionale per i 70 anni del Movimento Internazionale della Riconciliazione. Intervengono Giovanni Gönnet, Daniele Garrone, Tani
e Donata Latmiral. Valentino Savoldi. Per informazioni tei. 06/630434.
Un cammino autonomo
(segue da pag. 1)
che i difetti dei paesi più sviluppati.
Non vogliono, ma temono, la
svendita del socialismo, e le dimostrazioni di generosità da parte del governo federale fanno
ogni tanto un’impressione ambigua. All’ovest toccherebbe non
comportarsi da vincitore, ma dimostrarsi rispettoso dell’autonomia della RDT, e solidale con
le domande che vengono da quella popolazione. Un aiuto economico sarà certo necessario, ma
non è questo il primo passo.
All’estero è diiRcile capire perché nella RDT si parla con prudenza dell’unificazione: ma penso
che anche le chiese evangeliche
in Italia avvertano la medesima
preoccupazione quando la chiesa cattolica parla di « unione »
nell’ambito dell’ecumenismo. E’
ovvio che la Repubblica federale tedesca si trova in una situazione economicamente più forte;
ma la generosità del più forte
può anche servire a nascondere
i suoi difetti. Non dimentichiamo che anche all’Ovest le riforme sono sempre da fare.
Stephan Muhiich
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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via Pio V, 15
il n. 44/'89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino l'8 novembre e a quelli delle valli valdesi il 9 novembre 1989.
Hanno collaborato a questo numero.- Maria Luisa Barberis, Ivana Costabel,
Dino GardioI, Mauro GardioI, Bruno Giaccone, Gregorio Plesoan, Teofilo
Pons, Aldo Rutigliano,
3
17 novembre 1989
chiese e stato
III CONGRESSO MONDIALE SULLA LIBERTA’ RELIGIOSA
CHARTA ’89
Stato e chiese nel mondo l’Sv»» non è
autofinanziamento
Dalle nuove prospettive per le chiese dell’Est ai difficili rapporti
con il mondo islamico - Si va verso una convenzione internazionale?
Si è svolto a Londra, dal 23
al 26 luglio, presso il Queen Elizabeth II Conference Centre, il
terzo congresso mondiale sulla
libertà religiosa, organizzato dall’International Religious Liberty
Association (I.R.L.A.) in collaborazione con l’Association Internationale pour la Defense de la
Liberté Religieuse (A.I.D.L.R.).
Il tema del terzo congresso
era: « Church-State Relations and
thè Freedom of Conscience » (Le
relazioni fra chiesa e stato e la
libertà di coscienza) e ha visto
la partecipazione di circa 200
delegati provenienti da cinquanta nazioni.
Gli oratori, uomini politici, professori universitari, magistrati,
leader o rappresentanti di varie
confessioni religiose e di varie
associazioni, hanno messo l’accento sulla situazione dei rapporti fra stato e chiesa nei vari paesi ed hanno anche denunciato le
violazioni alla libertà di religione e il verificarsi di atti di intolleranza che ancora oggi vengono perpetrati in varie parti
del mondo.
Molto atteso era l’intervento di
Konstantin Kharcev, ex presidente del Consiglio sovietico degli affari religiosi: « Un nuovo
clima elico, morale e spirituale
nei confronti dei cristiani pervade rURSS. Un credente non è
piu un nemico... Una persona che
crede è meglio di una persona
che non crede a nulla. Una persona che ha perduto le sue convinzioni, la Sua spiritualità, i suoi
imperativi morali si trova in uno
stato terribile... Ma atei e credenti hanno bisogno di unirsi per
aiutarsi reciprocamente a sopravvivere... Se qualcuno avesse
detto ciò pochi anni fa, sarebbe
stato bruciato sul rogo. Noi avevamo una crisi di coscienza nel
tempo in cui fu introdotta la pere.strojka, tra la fine del 1985 e
l'inizio del 1986. Tradurre le nuove idee nella pratica non è facile perché incontriamo incrollabili posizioni di conservatori dogmatici ».
Kharcev ha affermato anche
che 3.000 luoghi di culto sono
stati restituiti ai fedeli. Il numero dei monasteri è raddoppiato, così come la presenza nelle chiese. I credenti hanno ricevuto nello scorso anno circa
due milioni di Bibbie.
E’ stata abbozzata una legislazione che sarà discussa nel prossimo autunno in Parlamento. Se
accettate, le leggi assicurano che
le chiese abbiano il diritto legale di esistere, operare e provvedere un libero insegnamento
religioso ai bambini.
« La relazione ideale tra chiese e stato è ancora lontana —
ha commentato Kharcev — ma
il disegno della nuova legge sulia religione indica i significativi
progressi che sono stati fatti in
questo settore... La nuova legge
permetterà alle chiese di avere
uno statuto legale. Il disegno di
legge vorrebbe permettere l’educazione religiosa dei bambini, un
forte cambiamento spesso non
apprezzato all’Ovest. Il servizio
alternativo può essere un’opzione per gli obiettori di coscienza
al servizio militare. Le pensane
potranno professare la loro fede
senza una registrazione governativa e la registrazione ufficiale,
che permette alle chiese di godere della nuova legge, .sarà solo
a livello informativo ».
Ungheria
Altri due interventi attesi erano quelli dei rappresentanti dell’Ungheria e della Polonia. Per
l’Ungheria era presente Barna
Sarkadi-Nagy, ministro incaricato
dell’Ufficio degli affari umani, che
ha stupito molti partecipanti con
il suo rapporto sui recenti sviluppi politici nella sua nazione.
« La nazione ungherese sta assistendo ad un esperimento senza precedenti — ha detto il ministro —. Comprendiamo chiaramente che il precedente sistema
economico ha esaurito le sue risorse e non è in grado di fornire un ulteriore sviluppo. Sono
necessari radicali e fondamentali cambiamenti. Il risultato sarà
una nuova vita economica, un
mercato libero e una nuova vita
politica, un pluralismo democratico e il rispetto dei diritti umani. I diritti dell’uomo sono universali e indivisibili. La libertà
di coscienza e di religione e tutti gli altri diritti umani possono
esistere solo se procedono di pari passo ».
Il ministro ha detto che la
nuova legge ungherese sulla libertà di coscienza e il libero esercizio della religione sarà il supporto per una reale separazione
fra stato e chiese, un concetto
che è stato praticato « con considerevole inadeguatezza » sotto
la precedente legislazione ungherese che regolava i rapporti chiesa-stato.
Dal primo luglio, ha spiegato il
ministro, nella stragrande maggioranza dei casi non si avrà più
bisogno dell’approvazione governativa quando si dovrà nominare ed eleggere dei candidati
per delle cariche ecclesiastiche.
Le chiese ungheresi ora potranno fondare istituzioni educative, dall’asilo fino ai più alti
livelli di istruzione: potranno
portare avanti opere assistenziali, ha aggiunto il ministro, e le
donazioni fatte alle chiese per
attività di pubblico beneficio potranno essere dedotte dalle tasse.
« La legge sarà applicata in futuro, ma la sua natura presuppone che il presente governo sia
in grado di rivelare sinceramente gli errori gravi del passato —
ha specificato il ministro —. Sto
ora pensando, soprattutto, alle
passate discriminazioni contro
i responsabili di chiesa e i fedeli
e, in alcuni casi, a processi politici basati su false testimonianze. Sebbene la pratica umana
del presente possa guarire le lagnanze umane del passato, le violazioni della legge non dovranno
mai essere dimenticate ».
Polonia
.Aleksander Merker, segretario
generale deH’Ufficio degli affari
religiosi della Polonia, ha affermato: « Il Parlamento polacco in
maggio ha votato tre leggi concernenti la previdenza sociale del
clero, le garanzie di libertà di
coscienza e di religione e la relazione fra lo stato e la chiesa
cattolica romana ».
Se un nuovo vento di libertà
religiosa spira da alcuni paesi
dell’Est, i problemi non mancano in alcuni paesi musulmani dove si assiste ad una mancanza
di libertà religiosa o ad atti di
fanatismo e di intolleranza. Dei
progressi, comunque, si sono fatti in diversi paesi.
IsIam
Bahadur Khan, ministro degli
affari religiosi e delle minoranze del Pakistan, ha presentato
il punto di vista islamico sulla
libertà religiosa: « Il governo in
Islam, .sia nella forma che nella
pratica, è un fenomeno totalmente diverso dal sistema occidentale di governo e democrazia. I
diritti, in Islam, non sono considerati come fatti dagli uomini
e non .sono neppure l’espressione di ciò che una nazione vuo
le. Non sono fatti da un parlamento. Provengono direttamente
da Allah e perciò non sono soggetti a cambiamento. Sono applicati ugualmente a tutti, senza
badare a forza o debolezza, casta, credo, lingua o religione.
In Islam non esiste il concetto di separazione fra chiesa e
stato e, se sono separati, il sistema politico sottoscrive il barbarismo.
Cattolici
Atteso anche l’intervento di
Roland Minnerath, rappresentante della chiesa cattolica: « Nella
tradizione cattolica romana —
ha dichiarato mons. Minnerath
— la nozione di libertà religiosa
include tutti i diritti riguardanti
la pratica religiosa di un individuo a livello personale e in una
comunità. La libertà religiosa è
fondata sulla dignità di una persona considerata come fonte di
inalienabili diritti che lo stato
ha il dovere di proteggere. Il diritto alla libertà religiosa fa parte del naturale ordine creato da
Dio. per cui tutti gli uomini dovrebbero essere nella condizione
di cercarlo con giustizia di cuore e riconoscerlo liberamente ».
Battisti
Dal canto suo, il dott. Dentoz
Lotz, segretario generale dell’Alleanza mondiale battista, ha rivolto un appello a tutti i delegati
affinché si facciano promotori di
un maggior impegno in favore
della libertà religiosa: « Mi appello agli uomini e alle donne
dello Spirito non per combattere
l’estrema libertà o l’estrema disciplina (anarchia e totalitarismo)
con armi fatte da mani d’uomini,
con bombe e pallottole, con camere di tortura ed esecuzioni, ma
piuttosto per combattere con libertà e disciplina il buon combattimento con il potere dello
Spirito Santo.
Il segretario generale delI'I.R.LjA., Bert B. Beach, durante
la sessione conclusiva ha riassunto gli Scopi del Congresso, che
erano quelli di fornire diverse
prospettive sulle teorie internazionali e sulle pratiche di libertà
religiosa e dei rapporti fra stato
e chiesa, per sviluppare sensibilmente il rispetto dei diritti religiosi delle varie confessioni religiose, siano esse di maggioranza
o di minoranza.
Inoltre, ha invitato tutti i partecipanti ad adoperarsi nei loro
rispettivi paesi e aH'interno delle rispettive confessioni religiose ad applicare il paragrafo conclusivo della Dichiarazione dei
principi deiri.R.L.A.: « Noi crediamo che lo spirito della vera libertà di religione sia riassunto
nella regola d’oro: ’’Fai agli altri
quello che vorresti che gli uomini facessero a te” ».
Il dott. Cari Man, presidente
deiri.R.L.A., chiudendo i lavori
del Congresso, ha invitato tutti i
membri governativi delle Nazioni
Unite a lavorare per una convenzione internazionale sulla libertà
di religione e di convinzione.
Senp libertà e uguaglianza di
tutti i cittadini, di tutti gli abitanti del nostro pianeta, non c’è
piena libertà e piena uguaglianza
e non può esistere la pace. E’ necessario quindi vegliare mediante
un'azione vigile, continua e costante affinché la libertà di religione, di convinzione, di coscienza sia preservata e rafforzata là
dove esiste e che abbia a trionfare nelle società nelle quali è ignorata e calpestata.
(BIA)
Non è autofinanziamento, ma
finanziamento pubblico e obbligatorio per fedeli e non. E’ questa la tesi del gruppo laico
« Charta '89 » sul nuovo sistema
di finanziamento della Chiesa
cattolica italiana, considerato
uno dei tanti fmtti amari del
nuovo Concordato Craxi-Casaroli. Ecco, in un documento', gli
argomenti contrari di « Charta
'89 ».
Mentre il Parlamento si accinge a discutere la legge finanziaria, destinata ad imporre nuovi sacrifici ai contribuenti, la
Chiesa cattolica celebra nelle sue
25.826 parrocchie una « giornata
di sensibilizzazione » per ottenere il sostegno economico dei fedeli. In realtà anche dei non fedeli.
A partire dal 1989 i contribuenti possono dedurre dal reddito
dichiarato fino a due milioni da
loro eventualmente destinati a
« erogazioni liberali » per il sostentamento del clero cattolico.
Dal 1990 i contribuenti dovranno anche scegliere se destinare
l’8 per mille dell’IRPEF a scopi
sociali gestiti dallo Stato (che
non si preoccupa di predisporre
alcuna informazione, tanto meno propaganda) o a scopi religiosi gestiti dalla chiesa cattolica (che organizza le sue giornate di sensibilizzazione).
Inoltre, per quanto riguarda
l'8 per mille complessivo di tutta riRPEF «in caso di scelte
non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte
espresse » (art. 47.7 della legge
222/1985). Così se, per esempio,
il 20% dei contribuenti si sarà
espresso a favore della chiesa
cattolica ed il 5% a favore dello
Stato, di fatto andrà alla chiesa cattolica l’80% e allo Stato
il 20% delle imposte pagate da
tutti i cittadini. Lo Stato dovrà
sempre chiedere a tutti i cittadini l’importo cospicuo, che secondo calcoli attendibili potrebbe superare i 1.000 miliardi, elargito alla chiesa cattolica.
Sia per l’obolo (le erogazioni
liberali deducibili) sia per le percentuali (l’8 per mille dell’IRPEF)
tutti saranno obbligati a devolvere parte del proprio reddito
a Una spesa non pubblica, contro quanto stabilito dall’art. 53
della Costituzione.
Tale normativa, come già quella sull’insegnamento religioso
cattolico, costringe i cittadini a
manifestare scelte che, comunque, riguardano solo la loro coscienza, nella quale né lo Stato
né altri hanno, il diritto di indagare; al contrario il governo intende, attraverso l’abolizione del
modello 740, far carico agli stessi datori di lavoro dell’onere di
richiedere ai loro dipendenti la
destinazione delT8 -per mille dell’IRPEF.
Qualunque siano le modalità
che saranno assunte, verrà messo in atto un referendum a voto
palese con prevedibili esiti di
potenziamento del conformismo
perbenista.
Per « Charta '89 »: Piero Bellini, Eugenio Garin, Filippo Gentiioni, Cesare Luporini, Mario AManacorda.
RELIGIONI IN TV
Più
ascoltatori
In Italia i telespettatori che
seguono i programmi religiosi
dell’ebraismo e del protestantesimo sono più numerosi delle
persone che praticano queste religioni. Inoltre il numero dei telespettatori che seguono alla televisione la messa e il notiziario
cattolico « Parola e vita » è molto alto: circa due milioni. Questi gli indici di ascolto dei programmi religiosi del mese di marzo di quest’anno.
« Sorgente di vita », il programma religioso della comunità ebraica, che va in onda la domenica notte, il giorno 26 marzo,
a mezzanotte,, ha avuto 517.000
telespettatori, mentre in Italia gli
ebrei sono complessivamente 40
mila. « Protestantesimo », la rubrica religiosa dei protestanti italiani, andata in onda il 19 dello
stesso mese alle 24.19, ha registrato 228.000 telespettatori, ma
la media è di circa 500.000 (gli
evangelici in Italia sono oltre
mezzo milione). « Culto Radio »,
il programma RAI degli evangelici che va in onda sul GRl tutte le domeniche alle 7.30, ha oltre un milione di ascoltatori.
Per quanto riguarda « Parola
e vita », programma televisivo
per i cattolici, lunedì 20 marzo
ha avuto 560.000 telespettatori,
il sabato seguente ne ha avuti
1.597.000 e il 26 marzo i telespettatori che hanno seguito la messa cattolica e il notiziario hanno raggiunto la cifra di 2.525.000.
(ADISTA)
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4
ecumenismo
INTERVISTA AL PROF. VALDO VINAY
Quel pallido Cristo
di Basilea
COLLOQUIO CATTOLICI-LUTERANI
Incontro con la CEI
Il problema dei matrimoni interconfessionali
al centro del primo colloquio tra CEI e CELI
Nel documento approvato dai delegati delle chiese europee è poco
chiara la questione della giustizia - Banale la visione della creazione
83 anni. Alcuni mesi fa la malattia sembrava dovesse vincerlo
per sempre. Poi, inaspettata, la
ripresa. E’ riuscito a predicare
per l'ultima chiusura dell’anno
accademico della Facoltà valdese, di cui è stato docente per
oltre quarant’anni. Con lo storico e teologo Valdo Vinay discutiamo del documento « Pace nella giustizia », votato a larghissima maggioranza dall’assemblea
di Basilea svoltasi dal 15 al 21
maggio 1989.
Vinay non condivide la scelta
che a suo tempo fece il nostro
settimanale di pubblicare net suo
speciale dossier su Basilea (vedi
Eco/Luce del 9.6.89) soltanto il
sesto ed ultimo capitolo dello
storico documento, che contiene
« le affermazioni fondamentali,
gli impegni, le raccomandazioni
e le prospettive per l’avvenire »
e di ignorare « il cuore stesso
del documento » che si trova
nel 3« capitolo ( « La fede che
professiamo »). Quest’ultimo esplicita le premesse teologiche
sulle quali si fonda la presa di
posizione dell’assemblea ecumenica. Secondo Vinay, nel nucleo
teologico centrale del documento non è chiarito a sufficienza
il senso della giustizia di Dio.
« Il documento — precisa Vinay — sembra più preoccuparsi
di una giustizia retributiva, ma
non è su quella che la Parola
di Dio pone l’accento. Occorre
sottolineare invece la giustizia
come misericordia di Dio, di un
Dio che sta dalla parte dei poveri, dei reietti. Le tesi del capitolo conclusivo di Basilea andavano argomentate teologicamente ».
Quindi lei non condivide la linea di tendenza del documento?
« Credo che siamo tutti d’accordo con la tendenza espressa da
Basilea. Come si potrebbe volere il contrario? Per esempio siamo tutti solidali con i popoli
del Terzo Mondo, sentiamo an
A ni ^,
A ni^TL
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00186 Roma
Di ADISTA hanno serillo
L i ADISTA redatta con intenti critici e con taglio apertamente ecumenico, svela sovente anche f-altra facciadelia realtà ecclesiale, i -nodi- che la stampa diocesana non
sempre ha il coraggio di affrontare, so per oggettiva marKanza
di mformaziorte adeguata sia per un certo timore reverenziale che ancora si avverte m molti periodici di casa fwstra quarxfo
e in gioco l'istituzione J J
Angelo Montonat'
(Vita pastorale n 5/89i
i i ADISTA e tl mighof oss'irvaforro esistente m Italia per
Quanti sono interessali a seguire l'allMtà del mondo religioso J J
Enzo Forcella
(Epoca 13 8 19871
Un’immagine ormai storica: il voto finale del documento di Basilea,
approvato a larghissima maggioranza.
che la necessità di vivere una
vita più semplice, essenziale, non
così pesantemente e violentemente condizionata dal consumismo
imperante. Di fatto, però, quanto
ci è difficile rinunciare a questo
nostro benessere al quale siamo
così abituati! Le conclusioni di
Basilea sono ricche di ovvietà ».
Ritorniamo allora al « cuore »
del problema. Cosa c’è che biblicamente non sta in piedi nel
capitolo sulla « fede che professiamo »? « Intanto — aggiunge
Vinay — mi pare che l’antropocentrismo sia stato sottilmente
sostituito con un biocentrismo.
II teologo cattolico Carlo Molari — e questo è significativo —
dice, parlando di Basilea, che
il centro della creazione non
è l’uomo ma la vita biologica.
Non c’è qui il rischio di scivolare verso l’induismo, con i suoi
eterni cicli di vita biologica autorinnovantesi? Al contrario il
Nuovo Testamento ci parla della vita eterna.
Tutta la Bibbia è antropocentrica. Cristo non è morto per le
foreste dell’Amazzonia ma per la
redenzione dell’uomo. A partire
da qui può, anzi deve nascere
un nuovo rapporto con la creazione. Come diceva Calvino,
tutto l’universo è teatro della
gloria di Dio e nella gloria
di Dio è inclusa la salvezza
dell’uomo. Nel documento di Basilea occorreva dialettizzare maggiormente il rapporto tra l’uomo
e la creazione in una prospettiva
cristologica. Anche la visione della creazione, nel documento in
questione, è povera e banale. Non
si avverte il resipiro dei salmi
o la profondità del Deutero-Isaia
o la forza interiore di Paolo nel
capitolo ottavo della lettera ai
Romani, in cui ”Ia creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio". C’è
tutta una parabola che attraversa la Scrittura e che ci spiega
come la redenzione dei figli di
Dio includa la redenzione della
creazione. Lo stesso Cantico delle creature di San Francesco è
ispirato ai salmi e al DeuteroTsaia.
Tommaso da Celano, il discepolo delTassisiate, dice che Francesco chiama le creature, tutte
le creature, "frate e sora” perche 'egli aveva conosciuto la libertà dei figli di Dio della lettera ai Romani.
L’iniziativa di Basilea è lodevole, ma nell’insegnamento sulla
creazione il documento presenta
parecchie deficienze. Dice insomma cose che tutti dicono. Se non
si scava profondo anche le pa
role si logorano. Non basta ripetere airinfìnito dei concetti, bisogna scoprire il tesoro nascosto nel testo biblico. Non si attualizza la Parola di Dio appiccicandole un po’ d’ideologia o
di sociologia corrente. L’attualità è nella stessa Parola di Dio.
Per queste ragioni — conclude vigorosamente Vinay — mi
auguro che nelle prossime assemblee ecumeniche — penso
particolarmente a quella di Seoul
nella primavera del prossimo anno — i teologi riformati parlino
di più. E più chiaramente, con
l’intenzione di collocare i problemi gravi ed urgenti del nostro
tempo in una prospettiva rigorosamente cristologica. Questo è
il servizio che ogni chiesa dovrebbe rendere al mondo affinché la forza della Grazia giustificante di Dio chiami l’uomo alla
conversione e alla salvezza ».
Mi congedo da questo lottatore delTEvangelo. Nel suo modesto appartamento nella Facoltà
valdese Vinay, malgrado gli anni e la salute malferma, continua a ricevere studenti e professori. E’ lui il patriarca della nostra piccola e vivace università
teologica. La sua casa è questa.
I libri gli hanno consumato la
vista ma la franchezza e la serenità del testimone restano intatte. E sa anche discutere con
passione e severità quando ritiene che sia in gioco la fedeltà
all’Evangelo di Cristo.
Giuseppe Platone
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Il 16 ottobre scorso il Segretariato per Tecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale
italiana (CEI) si è incontrato
con una delegazione ufficiale del
Concistoro della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI).
L’incontro si colloca nell’impegno che il Segretariato cattolico
si è assunto di sviluppare e approfondire il dialogo con le
chiese cristiane presenti nel nostro paese. Erano presenti all’incontro il decano del Concistoro della Chiesa luterana, pastore Hans Gerch Philippi, il
vicedecano Juerg Kleemarm, il
presidente del Sinodo Hanna
Franzoi, oltre al past. Hartmut
Diekmann di Napoli e a Bar bel
Naeve, del Servizio informazioni.
Mons. Alberto Abiondi, presidente del Segretariato CEI, che
era accompagnato da mons.
Clemente Riva, mons. Giuseppe
Chiaretti, mons. Pietro Giachetti, don Elio Bromori, Maria Vingiani e dai rappresentanti di
cinque istituti ecumenici, ha introdotto i lavori con la riflessione su tm brano della Bibbia e
ha sottolineato in particolare la
comune vocazione cristiana al
servizio dell’Evangelo e degli
uomini che le due chiese hanno
il compito di svolgere nel nostro paese. Sono stati quindi
affrontati alcuni dei principali
problemi che stanno a cuore
alla Chiesa luterana, e in particolare quello dei matrimoni misti.
Si è sviluppato su questo tema
un ampio e approfondito dialogo
per conoscere le rispettive posizioni e far emergere utili orientamenti, soprattutto sul piano pastorale, per superare le incomprensioni e le difficoltà che
talvolta si incontrano.
Mons. Clemente Riva, richiamandosi al cammino positivo
in corso tra la Commissione
cattolica e quella valdese che
stanno trattando proprio lo stesso tema dei matrimoni misti, ha
sottolineato l’esigenza che il problema sia adeguatamente approfondito da entrambe le parti,
avvalendosi anche di concreti
riferimenti a esperienze di altri
paesi europei. Tutti i partecipanti hanno espresso la loro soddisfazione per il clima di fraternità e cordialità con cui si
è svolto rincontro e hanno auspicato che il dialogo avviato
possa continuare ad approfondirsi su questo e su altri terni
di comune interesse.
( nev )
UNA VOCE DALL’ORIENTE
Dal Laos a Roma
Il presidente delle chiese evangeliche laotiane per la prima volta in visita in Italia
Il 23 ottobre i rappresentanti delle chiese evangeliche italiane hanno incontrato a Roma
il past. Kamphone, presidente
della Chiesa evangelica del
Laos. Il past. Kamphone ha illustrato la situazione delle chiese nel suo paese dopo l’avvento del regime socialista nel 1975.
A quel momento numerosi pastori e missionari hanno lasciato il paese e gli evangelici, sotto la pressione del governo,
hanno dovuto fondersi in una
unica chiesa evangelica. La situazione delle chiese è gradualmente migliorata in questi ultimi anni ed è stato possibile
riallacciare i contatti ecumenici. Per il 1990 è prevista una
Consultazione di tutte le chiese
evangeliche del Laos, a cui sa
ranno invitati anche rappresentanti di chiese estere. Resta invece grave il problema della preparazione dei pastori, che devono svolgere un lavoro laico nella società e hanno solo possibilità occasionali di incontrarsi per
corsi di formazione biblica.
Il past. Kamphone lavora nel
suo paese come funzionario
delle Nazioni Unite e in questa
qualità ha frequenti occasioni
di viaggi all’estero, di cui approfitta per visitare le chiese evangeliche. In questi giorni era a
Roma per una conferenza della
FAQ. Gli evangelici nel Laos
sono circa 10.000, una minoranza
in mezzo alla maggioranza buddista, cioè lo 0.05% della popolazione.
(nev)
COMMISSIONE CHIESA-SOCIETA’
Le chiese verso il ’92
Le chiese europee: attenzione all’Integrazione economica e alla nuova politica comunitaria
La delegazione delle chiese evangeliche mentre discute le modifiche da apportare al documento.
Si è svolta a Bruxelles il 27
e 28 settembre l’Assemblea generale della Commissione ecumenica europea su chiesa e società, un organismo che riunisce
le chiese protestanti, anglicane
e ortodosse degli Stati membri
della Comunità europea e del
Consiglio d’Europa.
L’Assemblea ha trattato, in
particolare, due temi di particolare importanza per il programma d’azione della Commissione:
la dimensione sociale del pro
cesso di integrazione economica e la politica della Comunità
europea riguardo ai problemi
ecologici. I due temi sono stati
introdotti da rappresentanti
della Commissione delle Comunità europee. Nel 1990 la Commissione ecumenica si occuperà
soprattutto degli effetti del mercato unico (previsto per la fine
del 1992) sui popoli europei e
dei problemi a lungo termine
del processo di integrazione.
(nevi
5
17 novembre 1989
fede e cultura 5
CASA CARES
UN VOLUME DI CESARE DE MICHELIS
Diaconia: progetto
di formazione
Dalle « giornate diaconali » alla ricerca di
un rapporto più stretto con la predicazione
E’ possibile realizzare un progetto di formazione diaconale
nella nostra situazione italiana
di minoranze evangeliche? Su
questo interrogativo a Casa Cares (FI) si sono confrontati sabato 4 novembre i partecipanti
al corso per operatori nei servizi e nella diaconia. Presenziavano
i membri della Commissione per
la diaconia, il moderatore e Marco Rostan per la Tavola valdese,
il pastore Ermanno Gerire per la
Facoltà di teologia, una rappresentanza delle Assemblee dei fratelli, mentre erano forzatamente
assenti i battisti, impegnati in
un convegno a Santa Severa.
Lo spunto per l’approfondimento è venuto da un documento elaborato dalla Commissione
per la diaconia che, nelle premesse, prende in esame l’evolversi della situazione, dal dopoguerra sino alle tematiche più
recenti. Il documento ricorda
come, all’inizio, vi fossero solo le
diaconesse come unico ministero, a tempo pieno, riconosciuto
per le opere sanitarie e assistenziali. Poi si giunse con gli
anni ’60 alle proposte di « giornate diaconali » organizzate
dal Centro diaconale e aperte
non solo al personale delle opere
valdesi ma a tutti i valdesi impegnati professionalmente nelle
strutture pubbliche, sino alla presentazione al Sinodo 1982 di una
« bozza di progetto » per un servizio diaconale nella chiesa di cui
uno dei presupposti era appunto
la formazione.
La proposta, contenuta in quel
progetto, di appoggiarsi alla Facoltà di teologia per un corso di
diploma o alla Commissione permanente studi non fu praticamente utilizzata dai diaconi che
nel frattempo erano entrati a
far parte dei ruoli della Tavola,
in quanto la loro disponibilità
avveniva in seguito ad esperienze lavorative svolte altrove e nell’urgenza di immetterli nei ruoli
scoperti. Il documento rileva ancora che i diaconi, oltre al problema della preparazione professionale, spesso molto diversa
dal servizio che era loro chiesto,
hanno sentito l’esigenza di avere
apporti non solo tecnici, e di acquisire attraverso un approfondimento biblico e teologico una
migliore consapevolezza del loro
ruolo nella chiesa e nella società.
Contemporaneamente, neH’ambito fiorentino si andava sviluppando una più stretta collaborazione, proprio nell’ambito della
diaconia, fra realtà ecclesiastiche assai diverse. Infatti, in diversi Comitati che hanno la responsabilità di gestione di strutture, quali Casa Cares, il Gould,
il Gignoro, e in diverse iniziative evangelistiche, si trovano
impegnati insieme battisti, fratelli, luterani, metodisti, nazareni e valdesi.
Da queste considerazioni generali, la Commissione traeva le
conclusioni che proprio nell’area
fiorentina si sono create le premesse ed i supporti logistici per
l’avvio di un centro di formazione diaconale interdenominazionaIc che permetta ad una dozzina
di giovani, nell’ambito di un triennio, di formarsi sia dal punto
di vista professionale presso le
scuole pubbliche come educatori. assistenti sociali, infermieri,
sia dal punto di vista della forniazione diaconale, che nel progetto si è configurata con cicli
semestrali, vivendo nel contempo
un’esperienza comunitaria presso
l’Istituto Gould.
I costi relativi a questa perma
nenza sarebbero suddivisi in tre
parti, di cui la prima a carico
dello studente, la seconda coperta da un prestito che lo studente si impegnerebbe a restituire
con l’inizio della sua attività lavorativa, la terza come borsa di
studio. Affiancherebbe il gruppo di studenti un monitore che
li seguirebbe nelle varie fasi,
mentre il ruolo di docente dovrebbe essere svolto a rotazione da persone impegnate nell’ambito della chiesa, professori universitari e della Facoltà,
pastori e laici da reperirsi nell’area tosco-laziale.
Nel dibattito ci si è chiesti a
chi avrebbe potuto essere diretta
questa proposta. Solo a chi aspira a diventare diacono al servizio
della chiesa? Oppure è aperta a
tutti coloro che desiderano approfondire il rapporto fra una
professionalità acquisita e il loro
essere credenti? « Se l’indicazione è quest’ultima — dice Stefano
Woods delle Assemblee dei fratelli — ritengo che a questa
formazione diaconale possano
essere interessati anche numerosi studenti che scelgono Firenze
per i loro studi universitari ».
Per il moderatore Franco Giampiccoli « la proposta è un passo
avanti, in quanto i corsi di diploma c di laurea in teologia
non potevano poi essere utilizzati all’esterno, mentre in questo progetto il titolo professionale acquisito è ricercato sia
all’interno sia all’esterno delle
nostre opere. In questa prospettiva, la Tavola potrebbe anche
avvalersi di coloro che hanno
seguito questo iter formativo,
ma si riserverebbe comunque
la libertà di analizzare le situazioni ».
In altri interventi si sottolinea
che potrebbero sorgere delle difficoltà nel momento in cui, a
fianco di corsi professionali a
tempo pieno, si affiancassero attività interessanti egualmente
impegnative; sarà quindi necessario analizzare attentamente il
piano di studi. Gianluca Barbanotti, direttore del Gould, sottolinea l’aspetto interdenominazionale della presenza evangelica
fiorentina e mette l’accento sul
tipo di esperienza comunitaria
che si pensa possa essere fatta in
un contesto così ricco di opere
sociali e di istituti. Emerge ancora la preoccupazione che la
struttura che si vorrebbe creare
diventi nel tempo «pesante», anche dal punto di vista economico,
anziché essere uno strumento
agile e adattabile alle situazioni.
« Abbiamo bisogno di motivazioni molto forti tenendo però il livello burocratico amministrativo
il più basso possibile », afferma
Giovanni Anziani, membro della
Commissione.
Alla fine vi è concordanza fra
i presenti nel privilegiare uno
strumento di formazione aperto,
che sia attento alla coniugazione
diaconia-predicazione e che permetta, proprio nel tessuto evangelico fiorentino, un’apertura a
tutti coloro che sono interessati
a questa ricerca. Nel frattempo,
sta già partendo una prima sperimentazione nell’ambito del programma « Una professione sociale » avviato dal Gould e dalla Commissione. Tre giovani,
Davide Arca, valdese, Emilia
Cappella, metodista, e Gloria
Vece, delle Assemblee dei fratelli, sono stati prescelti ed iniziano in questi giorni i corsi
professionali nelle scuole pubbliche di Firenze.
Adriano Longo
Il «papa-anticristo»
nelia cultura russa
Un concetto luterano ripreso all’Est - Vicende più vicine a noi: i
rapporti tra gli ortodossi e i protestanti - Il taborismo e gli bussiti
Nella prospettiva dei futuri incontri tra (lorbaciov e il papa
polacco, mai argomento è diventato di tanta attualità quanto la
ricerca dì Cesare G. De Michelis su; I nomi dell’avversario:
il « papa-anticristo » nella cultura
russa b
L’impianto del volume è lineare; una Introduzione^ con nell’occhiello una frase di K. Barth
( « Il clericalismo è il dominio
di coloro che credono di avere
le idee ben chiare suH'unità di
natura e grazia. Nessun dominio
può essere più potente di questo; esso è, in tutte le sue forme, il dominio dell’Anticristo »),
in cui l’autore delimita il suo
scopo, chiarire come si è operata la « russificazione » dell’idea
luterana del papa-anticristo (p.
3); tre capitoli, trattanti rispettivamente di II papa-anticristo in
Moscovia (I, pp. 7-32), L’Anticristo russo: dal papa a Pietro il
Grande (II, pp. 33-51), e Dell’Anticristo, del papa e di altro: Russia e rivoluzione (III, pp. 53-76);
una Bibliografia in ordine alfabetico (pp. 77-85); un’Appendice
documentaria, contenente le testimonianze di una disputa pubblica avvenuta a Mosca nel febbraio 1582 tra il messo papale
Antonio Possevino S. J. (ben noto ai valdesi per un’altra memorabile disputa del 26 luglio 1560
al tempio del Ciabas con l’ex
frate domenicano Scipione Lentolo) e lo zar Ivan IV il Terribile; gli indici dei nomi e dei
riferimenti biblici; e l’indice finale.
Com’è noto ai lettori delle Sacre Scritture, non molti sono i
passi della Bibbia in cui si parla dell’Anticristo; innanzitutto
dove il nome appare per la prima volta (Lettere di Giovanni I,
2; 18 e 22 e 4; 3; II, 7); poi, i
nomi diversi sotto i quali ci viene presentato; l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, l’avversario di 2 Tessalonicesi 2; 34; la bestia di Apocalisse 13 e
17; oppure colui che oserà « mutare i tempi » di Daniele 7; 25,
in cui molto più tardi si vedrà
configurato il papa Gregorio XIII
che proprio nel 1582 riformerà
il calendario (cfr. De Michelis,
p. 36), ecc.
La cronaca
dei fatti
La cronaca dei fatti è semplice; il 21 febbraio 1582 ebbe luogo a Mosca quella disputa di
cui sopra. Il gesuita Possevino
si era recato colà con il preciso
rnandato « di riportare la Moscovia all’obbedienza romana, nel
quadro di un’Europa ormai irrimediabilmente divisa dalla Riforma » (p. 8). Alla base del dibattito, un libro trasmesso allo zar da
mercanti inglesi residenti a Mosca, « col quale un certo eretico
cercava di mostrare che il Pontefice Massimo fosse l'Anticristo »
(p. 9). Quel libro, tradotto in
russo, pare non sia stato reso
di pubblico dominio, forse « per
considerazioni di opportunità politica » (anche allora!), ma certamente fu decisivo sull’andamento negativo dei « colloqui sulla fede », malgrado che il gesuita,
venuto « a conoscenza della cosa tramite un misterioso confidente », si fosse premurato anche lui di presentare allo zar
un suo scritto apologetico, pur
esso tradotto in russo, « per parare a posteriori la mossa degli
inglesi » (ivi).
Purtroppo, quel pamphlet an
tipapista andò perduto insieme
con tutta la biblioteca dello zar,
per cui uno dei principali intenti di De Michelis è stato proprio
di individuarne e l’autore e il
contenuto, valendosi prima degli
scritti del Possevino, poi di una
relazione antico-russa di carattere diplomatico. Vengono così le
classiche domande del quando
(nell’imminenza dell’incontro del
gesuita con lo zar), del come (per
via mare, in occasione delle tante missioni della « Russia Company ») e del perché (in un primo tempo solo « per diletto e/o
edificazione dei residenti moscoviti » di quella « Company », e
non « per fini politici antipapisti », pp. 12-13). Circa l’autore,
dopo aver esaminato tre possibili « candidature » (The Acts of
Christ and of Antichrist di Thomas Becon, il Tractatus de Antichristo di Lambert Daneau e
l’Antithesis Christi et Antichristi
di Simon Du Rosier, rispettivamente degli anni 156V1577, 1576
e 1557/1578), opta per quest’ultimo, soprattutto perché gli sembra « la realizzazione più compiuta di un genere letterario che
ebbe ampia diffusione nel Cinquecento... alla cui origine c’è
un’operetta attribuita a Martin
Lutero e illustrata da Lucas Cranach. Passionai Christi und Antichristi » del 1521 (p. 15).
L’illustrazione
delle antitesi
L’opera del Du Rosier, che De
Michelis ci dà in ristampa anastatica nella sua Appendice documentaria, è indubbiamente il
« pezzo » per noi più interessante; arricchita di 18 coppie di incisioni lignee che illustrano le 18
antitesi tra Cristo e l’Anticristo,
era seguita, nell’edizione Vignon
del 1578, da altri tre « pezzi » sulle
vite dei papi Gregorio VII e di
Paolo III (quest’ultima di Plació Illirico), nonché della papessa Giovanna (p. 16). Ora, perché
tanto interesse per queste vite
di papi (e papesse)? Probabilmente perché, durante la disputa tra lo zar e Possevino, avendo quest’ultimo ricordato il « trono di Pietro », lo zar avrebbe risposto che lui e i suoi correligionari riconoscevano anche i successori di Pietro almeno fino al
II Concilio di Nicea del 787 (settimo ecumenico) sotto Adriaho
I. Si tratterebbe di papi buoni
in opposizione ad altrettanti cattivi del secolo XI, corrispondenti
nel nome (ovviamente non nel
numero ordinale) a quelli dei
primi sette secoli. Se poi in tutta questa cronologia papale si
dava più peso alla favola della
papessa Giovanna che alla pseudo-donazione di Costantino (tranne che presso Bucharin, p. 72),
è un’altra questione certamente
da approfondire, a proposito della quale assume un certo peso
polemico l’insulto che durante la
disputa del febbraio 1582 lo zar
avrebbe rivolto al papa (era allora Gregorio XIII); « I] romano Pontefice non è pastore... ma
un lupo! » (p. 19), come da effigie sulla copertina del volume di
De Michelis tratta dalla Antithesis Vili del Du Rosier.
I personaggi
più rappresentativi
Non potendo in questa breve
presentazione giornalistica tratiare con la dovuta ampiezza tut
ti i punti dei tre ricchissimi capitoli dell'indagine demichelisiana, mi limiterò a indicare quali
sono stati gli anticristi via via
presenti nella cultura russa, e
quali i personaggi o testi più
rappresentativi (oltre il Possevino e il Du Rosier) che hanno
attratto l'attenzione dell’autore.
In quanto al primo punto, tre
sono i tempi « epocali » da prendere in considerazione; il primo,
in cui campeggia la figura del
papa romano, per diretta influenza del pensiero protestante, a
partire da Lutero; il secondo,
dove a turno appaiono il patriarca Nikon, lo zar Alessio e infine
lo zar Pietro I il Grande; il terzo, dove successivamente figurano Napoleone, il capitalismo, la
rivoluzione d’Ottobre 1917, per finire con Stalin! Nella doviziosa
documentazione di De Michelis
mi preme segnalare il quacchero Kuhlmann, condannato al rogo a Mosca nel 1689 (pp. 48-49),
una « plaquette » avventista edita in russo a Tallinn nel 1908,
L’anticristo è già apparso (pp.
5.3-54), nonché le opere classiche
di Dostoevskij (Fratelli Karamazov), Nietzsche, Solov’èv (Racconto breve sull’Anticristo), Merezkovskij (Cristo e l’Anticristo nella letteratura russa). Bucharin
(Il capitale finanziario nel manto papale) fatto fucilare da Stalin nel 1938, ecc.
« Qual cosa
sia Antichrist »
Naturalmente, il lettore rimane spesso con la sua fame, specialmente quando De Michelis
tratta, sia pure « en passant »,
di questioni che, se non specifi
catamente pertinenti al suo proprio tema, toccano però argomenti a noi più vicini; per es.
i tentativi di unione tra ortodossi e protestanti (p. 35), la Bibbia di Ostrog (p. 37), le riforme
nikoniane (p. 39), la cosiddetta
« Terza Roma » (pp. 41-42), il
confronto tra i dissidenti ortodossi e il taborismo (p. 43), con
la citazione di quel trattato valdese Oual cosa sia Antichrist (p.
53) che apre uno spiraglio sui
valdesi medievali che, prima e
dopo rincontro con la riforma
ussita, avevano centrato la loro
polemica con Roma proprio sul
tema dell’Anticristo.
Dato il continuo riscontro con
la cultura russa, l’autore cita
spesso movimenti e sette in russo, per cui sarebbe stato utile
per i lettori « non addetti ai lavori » aggiungere un piccolo vocabolario dei termini relativi. E
che dire dello stile proprio di
De Michelis, che non disdegna
parole che non compaiono ancora nei comuni vocabolari italiani? Per es. i sostantivi o le
espressioni esercizio di ghematria e modelUzzazione; gli aggettivi antifrastico, collettaneo, fattuale, narratologico, paronomastico. sin-semico, .sintagmatico;
gli avverbi assiologicamente, callidamente, eponimamente, latamente. ecc.
Ma queste sono solo quisquilie, che non tolgono nulla al
valore della ricerca di De Michelis, anzi acuiscono la curiosità del lettore.
Giovanni Gönnet
' CESARE G. DE MICHELIS, I nomi deH'avversarìo: il "papa-anticristo" nella cultura russa, Albert Meynier editore, Torino, 1989, pp. 114, lire 20.000.
6
6 prospettive bìbliche
17 novembre 1989
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
PREGATE
PER I VOSTRI PASTORI
« Gesù andava attorno per tutte le città e per i villaggi, insegnando nelle loro
sinagoghe e predicando l’evangeio del Regno, e sanando ogni malattia ed ogni infermità. E vedendo le turbe n’ebbe compassione, perch’erano stanche e sfinite,
come pecore che non hanno pastore. Allora egli disse ai suoi discepoli: Ben è la
messe grande, ma pochi son gli operai.
Pregate dunque il Signore della messe che
spinga degli operai nella sua messe »
(Matteo 9: 35-38).
« Pur essendo libero da tutti, mi son
fatto servo a tutti, per guadagnarne il
maggior numero... Coi deboli mi son fatto
debole, per gruadag^nare i deboli ; mi faccio
ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni
modo alcuni. E tutto fo a motivo dell’Evangelo, affin d’esserae partecipe anch’io » (1 Corinzi 9: 19, 22-23).
« Or la fine di ogni cosa è vicina ; siate dunque temperanti e vigilanti in ogni
cosa. Soprattutto abbiate amore intenso gli, uni per gli altri, perché
l’amore copre moltitudine di peccati.
Siate ospitali gli uni verso gli altri, senza
mormorare. Come amministratori della
svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo
il dono che ha ricevuto, lo faccia valere
al servizio degli altri. Se uno parla, lo faccia come annunziando oracoli di Dio, se
uno esercita un ministerio, lo faccia come
con la forza che Dio fornisce, onde in og^ni
cosa sia glorificato Iddio per mezzo di
Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e l’imperio nei secoli dei secoli. Amen »
(1 Pietro 4: 7-11).
Il momento solenne
della consacrazione
Vi confesso la mia commozione nel leggere e nell’udire le dichiarazioni di fede
dei quattro candidati che sono stati consacrati (termine in disuso, ma per noi significativo) al santo ministerio. Uno,
metodista, figlio di pastore (quale miglior
testimonianza sulla figura e sull’opera del
padre e qual migliore preparazione, immerso sin daH’infanzia nelle ristrettezze,
nelle molteplici mansioni, nelle luci e nelle
ombre del pastorato e delle comunità!) e
tre provenienti dal cattolicesimo. Tre diverse personalità giunte al ministerio della Parola, dopo regolari studi alla Facoltà di teologia, e attraverso strade ed esperienze diverse l’uno dall’altro (uno di essi
era parroco a Roma). Com’è possibile che
questo sia avvenuto, quando si pensa alla
distanza che passa fra gli ambienti cattolici e quelli protestanti e alle differenze
sostanziali fra le due teologie, pur nell’unità di alcuni punti comuni?
Eppure eccoli lì, nel tempio valdese di
Torre Pellice, al Sinodo del tricentenario
del rimpatrio: se quest’ultimo non fosse
avvenuto, non ci sarebbero il tempio, né i
nostri fratelli metodisti e di altre chiese
evangeliche d’Italia e dell’estero, compresi i rappresentanti di quei discendenti delle valli che son rimasti radicati, jjer forza
maggiore, nelle accoglienti terre di Germania, e neppure i quattro giovani a promettere dinanzi a Dio e alla Chiesa di
esercitare con fedeltà il ministerio pastorale nelle piccole, povere chiese evangeliche! Ne lodiamo il Signore con senso
sincero di indegnità.
E’ questa l’occasione per pensare, per
guardare ai nostri pastori, ai quali in vario modo siamo legati : per il tempo della
scuola domenicale, del catechismo, dell’unione giovanile, per le circostanze liete
e tristi della nostra vita, per la collaborazione in varie attività, per l’ascolto della
predicazione al tempio e nelle riunioni,
cibo preparato per l’alimentazione e per
l’edificazione della nostra anima, dato che
sappiamo cosi raramente andare direttamente alla fonte, la Parola di Dio.
Fermiamoci dunque alcuni minuti a parlare dei nostri pastori, non all’orecchio
ma apertamente, con la libertà dei figliuo
Che cos’è e che cosa ha da essere il pastorato e la figura del pastore, uomo o donna che sia? In questi ultimi anni molte cose sono cambiate, creando talora disagio e perplessità tra i membri di chiesa e dando
luogo a un dibattito che non è ancora Unito.
Il testo che qui pubblichiamo (un sermone trasmesso recentemente da
« Radio Beckwith », l'emittente valdese di Torre Pellice) raccoglie i pensieri e le riflessioni di un pastore emerito, condivise probabilmente da
molti, (red.) I
li di Dio e con la riconoscenza che ci lega
e ci deve legare ai pastori degli anni passati, a quelli di oggi e, perché no, ai pastori dei tempi che verranno. Molti sono
i problemi sui quali riflettere, solo su due
ci possiamo fermare brevemente:
1 - l’avvicendamento nel corpo pastorale ;
2 - l’identità del pastore.
Argomenti questi non riservati all’esame delle categorie più interessate o a specialisti ma, come vedremo, necessario
scambio d’idee fra i membri di chiesa.
La preghiera: associazione
al ministero pastorale
Gesù ha detto : « Ben è la messe grande,
ma pochi sono gli operai. Pregate dunque
il Signore della messe che spinga degli
operai nella sua messe». Sentite spesso
pregare per i pastori e per le vocazioni
pastorali? Molto molto raramente e forse
mai, tranne (non è detto) nella rituale domenica della Facoltà.
Se Gesù ci esorta è perché dobbiamo
farlo, noi suoi discepoli, membri della
Chiesa di Gesù Cristo. Le occasioni non
mancano, fin dalla scuola domenicale e
dal catechismo ai culti di confermazione
che raccolgono il più gran numero di famiglie con giovani e adolescenti e in àltre
occasioni.
Gesù, con l’immagine della messe, vuol
dirci che le biade sono vicine alla mietitura, cioè siamo vicini al gran raccolto
degli ultimi tempi. Per questo motivo ci
vogliono urgentemente molti operai perché Israele è disperso in tanti piccoli
campi, e oggi la cristianità è dispersa su
tutta la terra, geograficamente e spiritualmente, anche se le popolazioni si concentrano sempre più nelle megalopoli.
Se Dio solo agisce nella storia, non è
vero che l’uomo non possa far altro che
accettare passivamente gli avvenimenti.
Al contrario, poiché Dio conduce la storia
ai fini da lui stabiliti, il lavoro degli operai non è vano perché essi avvertono gli
uomini, i credenti freddi o tiepidi in modo particolare, della scadenza vicina, per
chiamarli al pentimento mentre sono ancora in tempo.
L’esegesi di questo testo mette in luce
qual è il compito del pastore, dell’operaio della messe : annunciare a tutti :
« Ravvedetevi e convertitevi perché il Regno di Dio è vicino ».
Nell’adempimento di questa missione il
pastore, armato della Parola di Dio dell’Antico e del Nuovo Testamento, adempie
il suo ministerio secondo le necessità e le
possibilità dei tempi e degli ambienti, con
le loro culture e le loro particolarità. Lavoro complesso, centrato sempre sull’appello al pentimento, in vista del ritorno
del Signore.
Quale compito! E chi ha il coraggio e i
doni per adempierlo? Da qui la necessità
della preghiera di tutti i membri di chiesa.
Chi erano i valdesi nei primi tempi?
I barbi, i colportori, evangelizzatori, pastori ambulanti. Coloro che non se la sentivano di partire per portare l’Evangelo
al mondo ed edificare le anime, prima
apertamente in pubblico, e poi segretamente, in riunioni clandestine nei cosiddetti ospizi, o nelle case private, si consideravano amici, aderenti dei valdesi, ma
non osavano chiamarsi in tutto e per tutto valdesi, discepoli di Valdo. Per i discepoli di Valdo, lo studio della Parola di Dio
a Pradeltorno o a Manfredonia, e poi
via, a due a due per il mondo.
Ricollegandoci con i discepoli di Valdo
degli inizi, prima dell’adesione alla Riforma (Sinodo di Chanforan), se siamo vaidesi dovremmo tutti partire. Non possiamo farlo e dobbiamo avere l’umiltà necessaria per riconoscerlo. Però possiamo
in vario modo aiutare chi si è sentito chiamato a questa missione, e per prima cosa,
pregare perché il Signore della messe
spinga degli operai nella sua messe.
Vorrei invitarvi, quando entrate nel
tempio, quando seguite un culto in una
riunione o alla radio, o vi raccogliete in
preghiera in famiglia o nel silenzio della
vostra cameretta, a pregare, con spirito
di amore e simpatia fraterna, per il vostro pastore, per tutti i pastori, circondandoli di un’atmosfera che li aiuti a lavorare con gioia.
Vorrei anche invitarvi a pregare per i
docenti e gli studenti della Facoltà di
teologia, chiedendo al Signore di chiamare nuovi giovani a diventare operai della
sua messe, fissandovi magari su quelli che
conoscete e che un giorno potrebbero diventarlo. Trattasi di cosa vostra, del benessere e deH’avvenire della vostra chiesa,
della testimonianza dell’Evangelo nel nostro paese. Dio ci conceda di perseverare
in questa preghiera!
Edificare: compito primario
del pastore
L’identità del pastore. C’è nei valdesi di
media età e specialmente nei più anziani
un senso di disagio, che può anche degenerare in critica mormorata o stampata, nei
riguardi dei giovani pastori che non sono
più come quelli di una volta. E’ fenomeno generale che gli uomini e i tempi del
passato siano da preferirsi a quelli di oggi. Io non ne sarei tanto convinto. Non si
può tracciare una demarcazione fra gli
uni e gli altri, non si può generalizzare.
E poi bisogna tener conto che tante cose
sono cambiate.
Dobbiamo ammettere che per i «laudatores temporis acti » c’è fra i vecchi e i
nuovi pastori, in certi casi, una differenza di stile che salta agli occhi. Una volta
si cercava di non essere eccentrici (pure
delle eccezioni talvolta interessanti ci sono sempre state), almeno si cercava di
non urtare nessuno con le proprie abitudini di vita.
Oggi, i giovani pastori — non tutti e non
sempre — sembra che dicano: io faccio
quel che mi pare, che m’importa di quel
che può pensare la gente e la mia comu:aità?
Atteggiamento pericoloso! C’è sempre
la possibilità, il pericolo, di sconfinare dall’esteriore all’interiore, dal comparire all’essere e al fare, nella vita personale,
nell’attività pastorale, nella vita coniugale e di famiglia, nella società, in virtù del
diritto a essere liberi anche se pastori,
proprio perché pastori.
Non ci sentiamo in grado di discutere o
confutare queste posizioni con nostri argomenti.
Lasciamo la parola all’apostolo Paolo.
Gli capita qualche volta di dare consigli
in riferimento a situazioni del suo tempo,
oggi superate. Spetta a voi giudicare se
quanto egli dice è valido oggi ancora, se è
secondo la lettera e lo spirito dell’Evangelo oppure no, se risponde ancora alle
esigenze reali, vere, della comunità cristiana e delia società.
Romani 15: 1-2 : « Or noi che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei
deboli e non compiacere a noi stessi. Ciascuno di noi compiaccia il prossimo nel
bene, a scopo di edificazione ».
1 Cor. 9: 19, 22-23 : « Pur essendo libero
da tutti, mi sono fatto servo a tutti, per
guadagnarne il maggior numero... Coi deboli mi son fatto debole per guadagnare
i deboli; mi faccio ogni cosa a tutti per
salvarne ad ogni modo alcuni. E tutto fo
a motivo dell’Evangelo, affin d’esserne
partecipe anch’io ».
Parole che non hanno bisogno di commento, tanto son chiare, e non solo nelle
cose secondarie, di poco conto, ma anche
nelle cose fondamentali.
La passione per
il Regno di Dio
Se un credente decide, sentendosi chiamato dal Signore, di entrare nel numero
dei suoi discepoli, dei suoi operai, dei suoi
servitori, non può non accettare per sé,
non applicare a sé le parole di Gesù :
« Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e
mi seguiti».
Il rinunziare a se stessi — o come traduce la versione interconfessionale in una
espressione riduttiva ma in determinati
casi efficace, smettere di pensare a se stessi — è gravido di conseguenze, e implica
necessariamente l’abbandono di comportamenti, di atti, di prese di posizione, di
decisioni che potrebbero ferire, offendere, scandalizzare chi non ha raggiunto un
certo livello di maturità spirituale e morale.
L’invito radicale di Gesù vale per tutti
i veri credenti, ma in modo speciale per
chi ha consacrato tutta la sua vita, tutto
il suo tempo, tutto il suo essere e tutti i
suoi pensieri alla persona di Cristo e alla
causa dell’Evangelo, nell’intimo della coscienza, e con riconoscimento e mandato
ufficiale pubblico della Chiesa.
Chi non se la sente, è meglio che rinunci al pastorato. I pastori sono sempre in
primo piano, osservati da tutti, da amici e nemici, tenuti a dover sempre, in ogni
circostanza, essere di esempio a tutti.
L’apostolo Paolo dice di sé e dei suoi
collaboratori: «Noi abbiamo voluto darvi
noi stessi ad esempio perché ci imitaste »
ed esorta il giovane collaboratore Timoteo : « Tu devi essere d’esempio per i credenti, nel tuo modo di parlare, nel tuo
comportamento, nella fede, nell’amore,
nella purezza» (1 Tim. 4: 12).
Ciò significa: tu devi adempiere i doveri della tua missione fedelmente, senza
tentennamenti, senza paura di rinunzie,
senza concessioni al mondo, animato senapre da una passione, la passione per Cristo, la passione per il Regno di Dio.
Proprio di questa passione ha parlato il
Moderatore nel culto a Sibaud con un
sermone che è stato degna conclusione delle celebrazioni del rimpatrio là,
sul luogo del Giuro. Di quel messaggio,
che ci ha avvinti tutti, voglio citare alcune
parole che debbono preparare i valdesi
ad affrontare l’avvenire, tutti i membri di
chiesa, i pastori, gli operai impegnati nel;
la predicazione e nell’assistenza, i giovani
ed i vecchi indistintamente : « Nel Regno
di Dio si entra solo con passione. E cioè
con una spinta ideale che coinvolge l’intera esistenza e con la capacità di soffrire. Passione evoca in noi l’idea di una forza travolgente e insieme comprende il verbo patire che ha la stessa radice.
Passione è lasciarsi coinvolgere fino in
fondo. Passione è saper soffrire per ciò
in cui si crede. Che valore ha infatti quello in cui si crede se per esso non si è disposti a soffrire? E che fede è mai quella
che è disposta ad impegnarsi solo a condizione di non doverne patire alcuna conseguenza? ».
Gustavo Bertin
7
Stop nel 2000
al surriscaldamento della terra
DaM’eccessiva emissione di anidride carbonica nell’atmosfera deriva un progressivo riscaldamento che rischia di
causare nuove zone di siccità e inondazione - Una delle prime iniziative per studiare seriamente un problema epocale
« Non ci sono più le stagioni »:
è un’afCermazione che sentiamo
spesso nelle discussioni quotidiane. All’osservazione popolare fa
riscontro un dato scientifico: l’attuale inquinamento atmosferico,
l’effetto serra stanno cambiando
il clima del mondo.
« Dopo il problema della pace
nel mondo — aveva detto all’Assemblea ecumenica di Basilea
Christian Schonwiese dell’Università di Francoforte — il problema della salvaguardia dell’ambiente è uno dei più urgenti. Abbiamo la memoria corta, ma i
problemi dell’ atmosfera dovuti
alle emissioni di anidride carbonica, che aumenta di due milioni di tonnellate l’anno, e che stanno producendo un riscaldamento
progressivo, sono quelli di nuove
aree di siccità e delle inondazioni ».
Né si può dimenticare il « buco di ozono », causato dai fluorocarburi impiegati nei frigoriferi,
nelle bombolette spray, e in numerose lavorazioni industriali.
I rischi di danni irreversibili all’ambiente sono molti: « Se non
si fermano queste emissioni —
aveva detto a Basilea il prof. F.
Warner dell’Università dell’Essex
— tra dieci anni avremo milioni
di morti nel Bangladesh, sommerso dai mari che crescono ».
Le convenzioni internazionali
in materia prevedono che gli stati si adoperino per limitare questi rischi, ma per ora sono pochi
quelli che le applicano. L’Italia, ad
e.sempio, ha stipulato quella per
arrestare il buco di ozono, ma
non ha ancora adottato misure
concrete in questo campo.
Qualcosa però si muove. A
Noordwijk (Olanda) si è tenuta
nei giorni scorsi una Conferenza
interministeriale sul clima, che
alla fine è arrivata ad un primo
accordo, nonostante l’opposizione
di Giappone, Gran Bretagna, USA
e URSS.
Due sono le decisioni principali: studiare la fattibilità di una
riduzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera entro il 2005; l’avvio
di un programma di riforestazione per 12 milioni di ettari annuali a partire dal prossimo secolo.
Poca cosa, hanno commentato i
verdi presenti all’incontro, ma
si tratta almeno della presa di
coscienza del problema. Problema che sarà nuovamente riaffrontato tra un anno nella Conferenza mondiale sul clima che si terrà a Ginevra. A questa conferenza riPCC (International Panel
for Climatic Change) dell’ONU
farà delle proposte tecniche che
gli stati dovrebbero poi tradurre
in pratica.
Le misure dovrebbero consentire ohe nel 2000 le emissioni di
anidride carbonica siano ai livelli di quelle del 1988 e che il fabbisogno energetico sia assicurato
attraverso un uso maggiore (del
2% annuo) di gas naturale ed
una contemporanea riduzione
dell’impiego degli idrocarburi.
Inoltre occorrerà incentivare lo
sviluppo delle aree più povere del
mondo con finanziamenti che
rendano possibile il decollo di industrie con tecnologie rispettose
dell’ambiente, e non semplicemen
te esportare in questi paesi le
tecnologie obsolete nei paesi occidentali.
«■Tutto questo — ha osservato
Eduardus Nijoels, ministro olandese aH’ambiente — costerà un
sacco di soldi. Il ruolo dei paesi
più industrializzati è quello di
agire al proprio interno attraverso un costante monitoraggio
dell’aria e, contemporaneamente,
di incentivare lo sviluppo delle
aree più povere con investimenti
che coniughino la crescita economica con la compatibilità ambientale ».
Un progetto dunque di sviluppo delle energie alternative, di
protezione delle foreste, di sviluppo della ricerca scientifica,
che •— se attuato — comporterà
qualche rinuncia anche sul piano
della vita quotidiana degli abitanti del Nord del mondo.
Per la prima volta si è annimciato un progetto globale. Le misure concrete da prendere dovranno tendere a ridurre le ineguaglianze tra le varie parti del
mondo e dovranno essere caratterizzate dalla capacità di essere
compatibili con l’ambiente. In altre parole non potranno essere
prese misure che risolvendo un
problema, ad esempio, ne aprano
altri forse più gravi. Una ricerca
interdisciplinare di soluzioni reversibili.
Terra e cielo sono visti come
una unità di cui si vuole salvaguardare l’integrità.
Da Noordwijk, paese che rischia in futuro di essere sommerso dal mare, una decisione
di speranza. Giorgio Gardiol
Dall’inquinamento al surriscaldamento dell’atmosfera, al buco
nell’ozono. Gli scenari ambientali per i prossimi decenni si
prospettano come drammatici ed è urgente che i responsabili
dei vari paesi studino i mezzi per invertire la tendenza, reimpostare i consumi, ridimensionare i fabbisogni energetici.
Ecco i capitoli della dichiarazione modificata su cui i 68
Paesi partecipanti hanno raggiunto l’intesa.
(1) La composizione dell’atmosfera terrestre si sta seriamente alterando a una velocità senza precedenti a causa dell’attività dell’uomo. Sulla base
della nostra attuale conoscenza, la società è ora minacciata
dai cambiamenti prodotti dall’uomo sul clima globale.
Anidride
carbonica (COO
(14) Invita tutti i Paesi a prendere provvedimenti, individualmente e collettivamente, per
promuovere una migliore conservazione ed efficienza dell’energia e l’uso di fonti di energia, pratiche e tecnologie sicure
dal punto di vista ambientale,
senza o con minime caratteristiche di danno per l’ambiente.
Queste politiche devono essere riflesse nelle politiche energetiche a breve ed a lungo termine e devono essere perseguite da tutti i principali settori,
compresi industria e trasporto,
tenendo conto delle esigenze dei
Paesi in via di sviluppo che necessitano di un periodo di adattamento per poter soddisfare tutte le esigenze tecnologiche e di altro tipo legate allo
sviluppo.
Un mezzo diretto per consentire ai mercati di incorporare
il rischio del cambiamento di
clima potrebbe essere assicurare che i prezzi di tutti i combustibili riflettano tutti i loro costi e vantaggi sociali, marginali
ed ambientali a lungo termine.
(16) Riconosce l’esigenza di
stabilizzare, pur assicurando u
DAL DOCUMENTO FINALE
I capitoli dell’intesa
no sviluppo costante per l’economia mondiale, le emissioni
di CO2 e le emissioni di altri
gas da effetto serra non controllate dal Protocollo di Montreal. I Paesi industrializzati
concordano nel dire che tale
stabilizzazione dovrebbe essere
raggiunta da loro il più presto
possibile, a livelli definiti dalla
Ipcc e dalla seconda Conferenza mondiale sul clima del novembre 1990. Secondo numerosi
Paesi industrializzati tale stabilizzazione si dovrebbe raggiungere quale primo provvedimento
entro e non oltre il 2000.
Invita tutti i Paesi industrializzati a sostenere il processo di
Ipcc tramite l’indagine della
possibilità di raggiungere obiettivi per limitare o ridurre le
emissioni di CO2, compresa una riduzione del 20 per cento
dei livelli di emissione di CO2
entro il 2005, come raccomandato dalla Conferenza mondiale
scientifica sul cambiamento di
atmosfera tenutasi a Toronto
nel 1988.
Invita tutti i Paesi industrializzati ad intensificare i loro
sferzi su questo punto, assicurando contemporaneamente uno sviluppo sostenibile e tenendo conto delle circostanze
specifiche dei singoli Paesi.
Finanziamento
(25) Raccomanda che le istituzioni esistenti per l’assistenza
finanziaria e lo sviluppo, comprese le banche multilaterali dello
sviluppo, i programmi bilaterali di assistenza, le principali
organizzazioni delle Nazioni Unite e gli enti specializzati, nonché le organizzazioni scientifiche e tecnologiche, prestino una maggior attenzione ai problemi del cambiamento di clima
nell’ambito dei loro programmi
ambientali e di altri importanti programfni, fornendo un maggior finanziamento, compreso
il finanziamento di concessioni.
Inoltre deve essere rinforzata e
finanziata la cooperazione regionale e subregionale in modo da
affrontare e attuare i provvedimenti richiesti a quel livello.
(27) Raccomanda che, inizialmente, il finanziamento internazionale sia destinato a:
I) finanziare un ritiro graduale dei Cfc nei Paesi in via di
sviluppo nel contesto del Protocollo di Montreal;
(II) promuovere un uso efficiente dell’energia, comprese le
tecnologie adeguate per uso finale, aumentando l’uso di combustibili non fossili e passando
a fonti di energia con emissioni più contenute di gas da effetto serra, e l’uso di fonti di
energia rinnovabili;
(III) un maggior sostegno finanziario per la protezione
delle foreste e per migliorare
la gestione delle foreste, ad esempio tramite il Piano di azione per le foreste tropicali
(Tfap), il Piano di azione per
combattere la desertificazione,
l’Organizzazione internazionale
per il legno tropicale (Itto) ed
altre importanti organizzazioni
internazionali;
(IV) assistere i Paesi in via
di sviluppo nel pianificare le
modalità con cui affrontare i
problemi posti dal cambiamento
di clima;
(V) sostenere i Paesi in via di
sviluppo per permettere la loi;o
partecipazione al processo di
Ipcc e ad altre conferenze internazionali sull’argomento;
(VI) condurre ricerche ed indagini di controllo;
(VII) organizzare il trasferimento della tecnologia verso i
Paesi in via di sviluppo e lo
sviluppo della tecnologia nei
Paesi in via di sviluppo;
(Vili) promuovere la coscienza, l’istruzione del pubblico e lo
sviluppo delle istituzioni e della forza umana.
(29) 1. Invita tutti i Paesi ad
unirsi e ad intensificare il continuo lavoro con l’Unep e la
World Meteorological Organization tramite Ipcc per quanto
riguarda la compilazione di elementi per una convenzione di
massima sul cambiamento di
clima, in modo che le trattative sull’argomento possano iniziare il più presto possibile dopo
l’adozione del rapporto provvisorio deiripcc.
2. Raccomanda che tale convenzione sia strutturata in modo
tale da raccogliere il consenso
del maggior numero possibile
di Paesi sparsi nel mondo nel
modo più equilibrato possibile.
3. (Concorda) (raccomanda)
che, a tal fine, la convenzione
di massima impegni le parti,
inter alia, a:
— consolidare la ricerca e
l’osservazione sistematica del
clima, allo scopo di individuare
e tenere sotto controllo le variazioni o il cambiamento di
clima;
— agire nei confronti delle
emissioni di gas da effetto serra
e degli effetti del riscaldamento
globale;
— affrontare le particolari esigenze finanziarie dei Paesi in via
di sviluppo nell’accesso e nei
trasferimento di tecnologie; e
— rafforzare una gestione sostenibile delle foreste.
4. Concorda inoltre che, nello
stilare la convenzione di base
sul cambiamento di clima, sia
prestata una particolare attenzione per assicurare che siano
presi i provvedimenti per le adeguate procedure e gli adeguati
poteri decisionali.
5. Invita tutti gli interessati
o i futuri interessati alle trattative a compiere ogni sforzo
possibile per concludere tali trattative per assicurare l’adozione
della convenzione entro il 1991,
se possibile, e non oltre la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e sullo sviluppo nel
1992.
6. Considera che nella preparazione della convenzione di base e dei protocolli gli aspetti rilevanti della Convenzione di
Vienna sulla protezione dello
strato di ozono dovranno essere
presi in considerazione, così
come gli approcci innovativi
che possono essere richiesti dal
carattere complesso del problema.
8
8 vita delle chiese
17 novembre 1989
135« ANNO ACCADEMICO DELLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA
POMARETTO
Predicazione evangeiica
Nel pensiero di Alexandre Vinet emerge la rivendicazione della soggettività del predicatore nell’annuncio della Parola di Dio
Si è aperto il 14 ottobre a Roma il 135® anno accademico della
Facoltà valdese di teologia, con
una prolusione del prof. Ermanno Genre, docente di teologia
pratica presso la stessa Facoltà,
dal titolo; « Oggettività della
predicazione e soggettività del
predicatore: una rivisitazione dell’omiletica di Alexandre Vinet ».
Il prof. Genre ha messo in rilievo l’interesse del pensiero del
teologo svizzero Alexandre Vinet
(1797-1847), che nella prima metà del secolo scorso ha rivendicato il ruolo predominante della
soggettività del predicatore nell'annuncio della parola di Dio.
Il testo biblico non basta, dice
Vinet, bisogna prendere gli apostoli nella complessità della loro testimonianza; ciò che conta
è la spiritualità del predicatore.
Quale può essere l’attualità di
Vinet per una generazione come
quella dei nostri pastori, formatisi alla scuola del teologo svizzero Karl Barth, il quale rivendicava invece il carattere oggettivo della predicazione? Di fronte al problema della scarsa comunicabilità della predicazione
odierna, Genre ha indicato l’opportunità di prendere in considerazione il portato della psicologia e delle scienze umane nel
loro complesso nella formazione
dei pastori e degli studenti in
teologia e la possibilità di una
omiletica protestante che assuma il problema della soggettività del predicatore, senza che la
teologia diventi dipendente dalla
psicologia. Oggettività e soggettività della predicazione devono
rimanere in una relazione dinamica, ha detto Genre citando il
teologo francese André Dumas,
che le ha paragonate alle due
BMV
Inizia la
discussione
nelle chiese
L’anno prossimo un’AssembleaSinodo riunirà i rappresentanti
delle chiese battiste, metodiste e
valdesi d’Italia. Il presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI) Paolo
Spanu, il presidente dell’Opera
per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI) Claudio
H. Martelli, e il moderatore della
Tavola valdese Franco Giampiccoli hanno inviato alle chiese
una circolare in vista della preparazione di questo avvenimento. Nella lettera è preannunciata,
tra l’altro, la diffusione di quattro documenti preparatori sui te‘
mi già decisi dalle rispettive assemblee. Il tema centrale è quello del reciproco riconoscimento;
vi sono poi tre temi riguardanti un possibile impegno comune; l’evangelizzazione, la collaborazione territoriale e la creazione di un giornale unico per le
tre denominazioni. Altri strumenti di lavoro saranno una videocassetta contenente una esposizione del progetto che sta alla
base dell’Assemblea-Sinodo prevista per il novembre del ’90, un
poster che descriverà visivamente il cammino che le chiese battiste, metodiste e valdesi sono
chiamate a compiere fino ad allora, una nota omiletica che proporrà un testo biblico per una
meditazione comune.
(nev)
ruote dentate di un ingranaggio.
La soggettività dell’uomo vive
dell’oggettività di Dio.
La Facoltà valdese di teologia
ha attualmente una cinquantina
di studenti, divisi tra quelli che
frequentano i primi quattro anni presso la Facoltà e quelli che
stanno preparando la tesi di laurea, più una quindicina di studenti esteri che compiono un
corso annuale di studi presso la
Facoltà. Vi sono inoltre una cinquantina di studenti iscritti al
corso di diploma, che prevede
una preparazione teologica sen
7J3. abilitare al ministero pastorale. Oltre alle specifiche responsabilità d’insegnamento, la Facoltà rimane un luogo di riferimento culturale e di elaborazione teologica; i suoi docenti sono
impegnati in numerose occasioni a rappresentare il protestantesimo italiano e la Facoltà è
in costante rapporto con altre
istituzioni similari europee, con
scambio di docenti e studenti.
Alcuni professori svolgono inoltre dei corsi presso atenei pontifici cattolici.
(nev)
DUE RICORDI
La «zia Selma»
« La signorina Selma » oltre
sessant’anni fa era monitrice della Scuola domenicale di via Serragli, a Firenze; una grande persona, un viso che faceva partecipi di una sorta di soave contentezza nel ’’raccontarci i racconti”
del Vangelo; poi il suo sguardo
tra il serio e il divertito ci incoraggiava a ripetere decentemente
i versetti imparati a memoria.
« La signorina Selma Longo », o
« la zia Selma », ebbe la sua
parte nelle letture di generazioni
di bambini, dei ragazzi che ricevevano L'amico dei fanciulli: la
monitrice trascriveva sulla pagina la testimonianza di fede, cercava un rapporto, una comunicazione che il volgere dei tempi
rendeva sempre più ardua. Scrisse dei racconti, verso la fine degli
anni '30 pubblicò un romanzo.
Questo lavoro, che ancora incanta per la semplicità cristallina
della pagina, fu anche una sassata nello stagno del conformismo,
nacque dalla intuizione che v’era
spazio per una narrativa di cultura protestante e che era importante coprirlo.
« La signorina Longo » appartenne alla seconda metà del Novecento; segretaria del moderatore, della Tavola valdese, archivista, a Roma e a Torre Pellice
poi solo nella seconda località. Furono anni di lavoro intenso, discreto quanto fedele, accurato; il servizio che rendeva
quotidianamente alla Chiesa aveva in sé la gratificazione. La ricchezza delTimmaginazione, la capacità creativa che prima s’adattava in sorridente semplicità al
colloquio con i bambini, adesso
cedeva il campo ai verbali, corrispondenze d’ufficio, copia di documenti, collazione di carte d’archivio. Era il suo servizio, la diaconia di una credente.
Nel dopoguerra essa dava vita
a un servizio di straordinario significato; l’assistenza ai carcerati. Su questo impegno convogliava l’interesse di tanti e tanti
credenti, sottolineando sempre
l’importanza di un rapporto che
non si esaurisse in mera beneficenza ma fosse testimonianza di
fede. E così la signorina Longo
aggiungeva qualcosa di nuovo a
una sua caratteristica, l’uso del
rapporto epistolare per tenere
viva un’amicizia, portare la consolazione delTEvangelo, e adesso
proporre l’Evangelo come prospettiva di libertà ai carcerati.
E la signorina Selma che, quand’ero bambino, mi sembrava così
grande, diventava piccola, sempre
più piccola e curva. Al tempo del
Sinodo passava, filtrava tra la
gente che ormai poco conosceva;
a ogni incontro, chi l’aveva conosciuta la ritrovava nel suo volto
luminoso, negli occhi che aveva
no sempre la forza d’esprimere
qualcosa deH’affettuosa partecipazione alle vicende del vivere e
della stupita allegria con cui le
seguiva. In questi giorni, a 95 anni, ha compiuto il lungo itinerario di vita assegnatole dal Signore. La ricordiamo con tanta gratitudine.
Luigi Santini
Gli anni di
Villa Elisa
Ha varcato la soglia per vivere in una nuova dimensione di vita la nostra cara Selma Longo.
Ha varcato la soglia con la lampada accesa; lampada alimentata
dalla fede in Dio e dall’amore
per tutti.
Le parole pazienza ed amore
erano sottolineate in un suo taccuino, ed erano le parole che voleva rendere reali, che voleva vivere, che effettivamente ha concretizzato durante il suo cammino terreno.
Per quindici anni Villa Elisa
la ebbe ospite e le sue compagne
la ricordano e non serbano di lei
un ricordo passivo, ma un ricordo vivo e stimolante. Commovente quello che ci disse un’ospite ricordandola; « Io la pregherò
perché mi aiuti a diventare buona »! Questo atteggiamento di
unione nella preghiera non è forse quello che noi definiamo « comunione dei santi »?
Appeso al muro della prima
rampa di scale della nostra casa
vi è un cartello che riporta il v.
6 del cap. 41 di Isaia; « Si aiutano a vicenda ed ognuno dice al
Suo fratello; coraggio ». La nostra cara Selma lo mise in pratica sempre e con tutte le sue forze. La finestra della sua cameretta aveva per sfondo le Alpi. Lei
amava contemplarle e sicuramente ne traeva conforto. « L’Eterno
è colui che mi protegge », diceva
quando la si esortava ad avere
cura di sé e serena al suo tavolino sbrigava la numerosa corrispondenza con persone che ricorrevano a lei per aiuto o per nn
graziarla di un bene ricevuto. Siamo riconoscenti al Signore per il
dono concessoci della .sua presenza fra noi.
Tutto ciò che si è seminato con
amore fiorisce o fiorirà col tempo, e come una scia luminosa il
frutto delle sue opere solcherà a
lungo il nostro cielo, a volte grigio e triste.
Saint-Exupéry scriveva; « Morire è lasciare la terra, ma non
la vita ». Sì, la nostra cara Selma
vive oggi nella luce del suo Signore.
(Da Villa Elisa)
L’uomo
di fronte ai dolore
Il ricupero (del paziente come essere umano Verso una diversa formazione professionale?
Sembra quasi una banalità asserire che il dolore fisico è presente nella vita umana dalla nascita alla morte; noi lo temiamo e lo odiamo, pur sapendo che
è ineliminabile dalla nostra esistenza. A volte esso è un’utile
spia di uno stato patologico e
denuncia malattie che altrimenti
rimarrebbero ignorate. Tuttavia,
quando ci rivolgiamo a cure mediche od ospedaliere, non chiediamo che venga soppresso il
dolore, bensì le sue cause, e siamo disposti a sopportare una
ragionevole dose di sofferenza
pur di guarire.
Viene, invece, un triste momento in cui la scienza medica
si arrende di fronte al male e
il dolore prevale su ogni altra
considerazione, quando non c’è
più niente da fare e si spegne
nell’ammalato la speranza della
guarigione.
Che cosa si può e si deve fare
a questo punto è stato il tema
della tavola rotonda che ha
avuto luogo in occasione della
giornata dell’ospedale valdese di
Pomaretto, domenica 12 novembre.
Nella sala del cinema Edelweiss si sono succeduti gli interventi di vari operatori del settore sanitario, rivolti ad una nlatea di persone ovviamente in
sufficiente buona salute, ma molto confortate dalla prospettiva
di non essere trattate come stracci vecchi nell’ipotesi, purtroppo
non mai escludibile, di venire
colpiti da una malattia inguaribile.
E’ a questo momento, dunque,
che le cure mediche cessano di
combattere la malattia per dedicarsi al ricupero del paziente
come essere umano, dotato di
una personalità libera e cosciente. Gli deve essere concesso,
quando è possibile, di ritornare
in famiglia, di svolgere anche
delle attività compatibili con la
sua condizione.
Una parte importante delle cure che gli vengono rivolte è appunto destinata ad alleviare il
dolore fisico, che può diventare
intollerabile, ma è anche necessario fornire un’adeguata alimentazione, con mezzi diversi a seconda dei casi.
Non è difficile capire come questo trattamento richieda una diversa formazione professionale
del personale ospedaliero, una
conoscenza psicologica del malato che va ben oltre la somministrazione di farmaci o l’intervento chirurgico. Si deve perciò prevedere un lavoro di équipe, anche con personale volontario,
che non si limiti all’ospedale ma
segua il paziente sul territorio,
dando un aiuto cònsistente alle
famiglie.
Dopo questi interventi, in cui
si sono susseguiti i medici Maina, Beiforte, Ombra, Morgagni e
suor Paola Ingaramo, il pastore
Taccia ha concluso ricordando la
responsabilità dei credenti in
■questo campo. E’ certo che nella nostra società odierna la sofferenza e la morte, enfatizzate
dai mezzi di comunicazione, sono sempre più presenti e sempre più respinte ai margini dell’esistenza. Non sembra più così inevitabile soffrire, ma la nostra fuga dal dolore è a volte
pagata con un prezzo molto elevato. Basti pensare agli stupefacenti, citati dalla dott.ssa Beiforte come mezzo per alleviare la
sofferenza dei malati inguaribili,
ma che sono anche usati da molti come fuga dalla realtà e ricerca di una felicità illusoria.
Non c’è stato il tempo di approfondire gli aspetti filosofici e
teologici dell’argomento, tuttavia
l’interrogativo è ancora aperto
alla riflessione di tutti.
Liliana Viglielmo
CORRISPONDENZE
Ebrei in Italia
NEW YORK — Il pastore Janavel ha recentemente partecipato all’inaugurazione della mostra
allestita al museo ebraico di
New York su duemila anni di
presenza ebraica in Italia. La mostra, che resterà aperta fino ai
primi di febbraio, è un affascinante spaccato di storia italiana
alla quale — osserva il ’’New
York Times” — la minoranza
ebraica ha dato contributi ed impulsi notevoli.
• La piccola comunità valdese ha registrato, nei mesi scorsi,
alcuni lutti. Sono scomparse
Sandrine Costabel, originaria dei
Chiotti ; Céline Tron di San Martino di Ferrerò; Male Menusan
di Perosa ed Henriette Poèt, originaria di Frali.
• L’eco delle rievocazioni del
Rimpatrio — scrive il ’’Waldensian Messenger” — è ancora vivo
grazie anche al fatto che alcuni
membri di chiesa hanno partecipato alla ricca estate di rievocazioni storiche in vero clima internazionale.
La nuova
comunità ecumenica
ASTI — Sabato prossimo, 18
novembre, saranno inaugurati i
nuovi locali della « Comunità cristiana ecumenica » di Asti in
corso Galileo Ferraris n. 81.
Fanno parte della Comunità
membri delle chiese rappresentate dalla Tavola valdese, dalrUCEBI e delle comunità di
base.
Il culto inaugurale inizierà alle ore 17 e sarà presieduto da
Bruno Giaccone; seguirà un momento di fraternità.
Abbonamento
1990
Italia
Annuo L. 42.000
Costo reale L. 65,000
Sostenitore L. 80.000
c.c.p. 20936100 intestato AIP
- via Pio V, 15 - 10125 Torino
A chi si abbona, gratis i numeri fino a dicembre 1989.
9
17 novembre 1989
vita delle chiese
LA TAVOLA INFORMA
Verso un centro di
formazione per diaconi
Incontro fra esocutivi sull attività social© della FCEI - Proparazione biblico-teologica e tecnica - Alcune preoccupazioni finanziarie
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Quale ruolo per il Circuito?
Il Centro di Ecumene ha accolto, l’ultima domenica di ottobre, una giornata di incontri interevangelici, a cui sono seguite
due giornate e mezzo di sedute
della Tavola.
La mattina del 29 ottobre la
Tavola al completo ha partecipato alla riunione annuale del
Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
con gli esecutivi delle chiese
membro, che ha discusso principalmente del futuro delle attività sociali e culturali sorte quasi 10 anni fa nella zona del terremoto (Senerchia, Monteforte e
Ponticelli). E’ seguito nel pomeriggio un incontro di delegazioni
degli esecutivi battista, metodista
e valdese. Tema centrale della
riunione BMV è stato ciò che
comincia familiarmente ad esser
, chiamato con la sigla AS-90: l’Assemblea battista che si terrà insieme al Sinodo valdese-metodista nel novembre dell’anno prossimo. Gli esecutivi BMV hanno
messo a punto 4 documenti che
Sono ora in corso di stampa e
saranno inviati alle chiese per
guidare il lavoro preparatorio
delle assise congiunte, aventi
al centro il tema del riconoscirnento reciproco e la collaborazione nell’evangelizzazione, nella
cura territoriale e nel progetto
di un giornale unico. Passi avanti sono stati anche compiuti per
la produzione di un poster sul1’AS-90 e del materiale audiovisivo destinato a sostenere il lavoro preparatorio.
La giornata si è conclusa con
uno dei periodici incontri tra
la Tavola e il Comitato permanente OPCEMI. Tra i diversi punti all’ordine del giorno il più
complesso è stato quello degli
aumenti al trattamento economico degli iscritti a ruolo della
Tavola (pastori, diaconi, emeriti
vedove, valdesi e metodisti).
L’accordo sugli aumenti, che vengono fatti generalmente una volta all’anno a gennaio, è stato reso difficile quest’anno dalla diversa impostazione dei preventivi 1990 valdese e metodista approvati dal Sinodo. Una rapida
convergenza si è avuta invece
sull’ipotesi di uno spostamento
degli uffici della Tavola di Roma da via Firenze a via Marianna Dionigi, per consentire all’amministrazione metodista di mettere a reddito un alloggio di alto valore commerciale nel centralissimo palazzo di via Firenze angolo via XX Settembre. La
proposta della Tavola richiede
tuttavia una modifica del Patto
di integrazione tra valdesi e metodisti, che specifica anche le sedi
degli uffici.
Due argomenti
di fondo
Restati soli nei giorni seguenti, i sette della Tavola hanno affrontato, tra le molte voci par
ticolari dell’ordine del giorno,
due argomenti di vasta portata.
Il primo riguarda la formazione. La Tavola ha discusso un
progetto, presentato dalla Commissione di studio per la diaconia, concernente Tipotesi di un
centro di formazione diaconale
da organizzare a Firenze. L’idea
centrale consiste nell’offerta a
giovani delle chiese evangeliche
di una formazione biblico-teologica che dovrebbe affiancare in
contemporanea quella tecnica,
fornita da scuole professionali
della città nel settore socio-assistenziale, sanitario, educativo, secondo un programma sufficientemente elastico di corsi e seminari e di convivenza comunitaria
ne] palazzo Salviati, nel quadro
delTattività dell’Istituto Gould.
Come possibili sbocchi per i giovani che frequenterebbero questo centro di formazione, la Tavola nella sua discussione ha
ipotizzato tre livelli: 1) L’inserimento nel mondo del lavoro
socio-assistenziale, sanitario o pedagogico con una specifica formazione evangelica che aiuti i
singoli a realizzare quella unione di testimonianza evangelica e
diaconia che gli ultimi Sinodi
hanno indicato come prioritaria.
2) La stessa formazione per un
inserimento nelle opere della nostra chiesa, che hanno molto bisogno di personale evangelico
consapevole e impegnato. 3) La
vocazione rivolta, specie dopo
una adeguata esperienza lavorativa, a determinate persone che
abbiano acquisito una formazione di questo genere e siano adatte ad assumere funzioni diaconali di tipo direttivo nella nostra chiesa. Con questo esame
del progetto, la Tavola si è preparata per partecipare il sabato
successivo (Moderatore e Marco
Rostan) ad un dibattito sullo
stesso tema a cui erano invitati
a partecipare, a Casa Cares, oltre a valdesi e metodisti, anche
battisti e fratelli.
L’altro argomento concerne le
finanze. Ma mentre ciò che di
solito occupa e preoccupa la Tavola è l’andamento del conto economico, questa volta la Tavola
ha dovuto prestare la massima
attenzione anche alla situazione
patrimoniale. Già durante Tanno la Tavola aveva avvertito il
progressivo calo della liquidità,
collegato all’assorbimento di fondi da parte di alcune importanti
opere in via di realizzazione. La
situazione si è fatta ancor niù
« tesa » negli ultimi due mesi e
la Tavola ha dovuto far ricorso
a linee di credito per far fronte
alle spese correnti. Sulla scorta
di uno studio compiuto sugli immobilizzi per restauri, acquisti e
altri scopi, la Tavola ha iniziato
una analisi molto dettagliata sulla situazione patrimoniale (che
proseguirà nelle sedute di gennaio) e ha cominciato ad elaborare un piano di smobilizzi che,
mediante una serie di vendite
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINBROLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
a breve e medio termine, consenta di riequilibrare il patrimonio immobiliare della Tavola.
Una pausa per il
campo di lavoro
Poco spazio la Tavola ha dedicato questa volta alla sistemazione del campo di lavoro; nel
complicato scacchiere delle assegnazioni pastorali la Tavola ha
segnato una pausa, in attesa che
le chiese autonome con sedi vacanti compiano la loro scelta
tra fine novembre e inizio dicembre. Una sola decisione è stata
presa in questo campo: su richiesta del Concistoro di una di
queste, Roma Piazza Cavour, la
Tavola ha deliberato il proprio
benestare per l’eleggibilità del
pastore Maria Bonafede. Per concorrere nella designazione del pastore titolare di una chiesa autonoma è infatti necessario il
consenso della Tavola, qualora
un pastore abbia meno di cinque
anni di servizio dalla consacrazione.
La Tavola si è anche occupata particolarmente di due opere
che mancano attualmente di un
comitato responsabile: la Libreria di cultura religiosa di Roma
e la Casa per ferie di Rio Marina, in via di ricostruzione. Passi
avanti sono stati fatti verso la
loro costituzione e verso la designazione della gerente che sostituirà Elena Senn nella libreria
di Roma. Ha iniziato un tirocinio in questa direzione Rossella
Luci, finora membro del personale Tavola degli uffici di Roma.
Per l’altra opera. Rio Marina,
siamo ancora lontani dalla designazione di un direttore.
Le sedute della Tavola hanno
avuto luogo poco tempo dopo il
terremoto di S. Francisco e di
quello meno spettacolare e meno illuminato dai fari televisivi
delTAlgeria. La Tavola ha contribuito con una modesta cifra,
a nome delle chiese valdesi e
metodiste, ad un programma delle chiese negli Stati Uniti a favore della popolazione povera di
S. Francisco rimasta senza tetto
per il sisma. Affida invece a singoli doni tramite il Fondo di solidarietà delTEco-Luce la partecipazione a programmi di aiuto
all’Algeria, qualora siano proposti dal Consiglio ecumenico.
Le prossime sedute della Tavola si svolgeranno nei giorni
2-4 dicembre a Milano in via Porro Lambertenghi e comprenderanno una visita al Centro J.
Lombardini di Cinisello.
Commissione esecutiva
del I Distretto
INCONTRO DEI CONCISTORI
DEL I DISTRETTO
E INCONTRO DEI CASSIERI
L'annuale incontro dei concistori del I distretto, aperto a tutti i
membri delle chiese, avrà luogo
presso i locali della chiesa valdese
di Pinerolo domenica 26 novembre;
il tema di discussione sarà: « Valutazioni e riflessioni sulle celebrazioni del MI centenario del Glorioso Rimpatrio >•.
ORARIO DEI LAVORI
ore .15: presentazione del lavoro
nei gruppi;
ore 15,15: lavoro in gruppi di discussione;
ore 17,15: pausa;
ore 17.30: riunione plenaria conclusiva;
ore 18.30: conclusione dell’incontro.
N.B. L'incontro dei cassieri delle
chiese è fissato, stessa data, stesso luogo, alle ore 17.30.
La CED
TORRE PELLICE — L’assem
blea del 1° circuito, convocata
per rieleggere il consiglio, in parte dimissionarie, ha fornito la
occasione per una discussione
più ampia sul significato e sul
ruolo di un circuito nel contesto particolare delle valli.
Perciò la relazione introduttiva
del sovrintendente uscente Franco Taglierò è stata presentata
rileggendo in parallelo la pagina dei regolamenti della nostra
chiesa relativa ai circuiti; l’istituto circuito, « sorto nelTordinamento metodista come raggruppamento di comunità contigue,
in vista della loro collaborazione
in un dato territorio per il coordinamento delle attività ecclesiastiche ed evangelistiche», nell’attuazione dell’integrazione ha
mantenuto queste caratteristiche, comprendendo anche le chiese valdesi.
Si è realizzata questa collaborazione? Ovvero, è necessario il
circuito per raggiungerla?
Accade sempre più che le persone chiamate ad un incarico
siano in realtà già assorbite in
molti altri impegni, ed allora?
Alleggeriamo le strutture, è stato detto da alcuni; comimichiamo al Sinodo che il collegamento fra le chiese esiste anche
senza la presenza di un livello
in più, quello del circuito appunto, è stato suggerito da altri.
Né dalla relazione introduttiva né dai successivi interventi
è però uscita questa convinzione: se la predicazione è curata e organizzata nei settimanali incontri dei pastori, in altri campi la partecipazione delle singole chiese, e attività di
chiesa, non pare essere sempre
numerosa e convinta.
Scegliere degli obiettivi su cui
operare, questo era un invito
del sovrintendente; considerando
che nel 1990 avrà luogo a Roma
un’assemblea congiunta tra vaidesi, metodisti e battisti; è possibile avere anche in vai Pellice
incontri comuni in vista di tale
appuntamento.
Con questo obiettivo e con la
decisione di collaborare ad una
iniziativa di tipo evangelistico
nel cuneese, che la commissione
evangelizzazione della chiesa di
Torre Pellice ha proposto di organizzare, l’assemblea ha proceduto all’elezione del consiglio
di circuito che risulta composto da Franco Taglierò, sovrintendente, Adriana Prochet Bellion ed Aldo Lausarot; in chiusura di lavori è stato presentato
all’assemblea quale predicatore
locale il sig. Sergio Burroni, che
ha concluso positivamente i suoi
studi in teologia.
Grazie!
PRAMOLLO — La sorella Florence Vinti ed i fratelli Gianni
Long e Aldo Garrone ci hanno
rivolto dei messaggi molto vivi
ed attuali nel corso dei culti da
loro presieduti, rispettivamente
il 15 e il 29 ottobre e il 12 novembre. Li ringraziamo di cuore, anche per la loro disponibilità.
• Domenica 19 novembre, nel
corso del culto, si terrà un’assemblea di chiesa in cui la nostra deputata presenterà la relazione sui lavori del Sinodo.
• E’ stato fissato il calendario
per le prime riunioni quartierali:
— 15 novembre: Bocchiardi-Sa
piatti;
— 17 novembre : Ciotti ;
— 22 novembre: Ruata;
— 23 novembre: Pellenchi.
LUSERNA S. GIOVANNI — Il
culto di domenica scorsa è stato presieduto dal pastore emerito Paolo Marauda che ha sostituito il pastore Bellion, in
missione per conto della Tavola.
Lo ringraziamo per la sua disponibilità e per la sua convincente predicazione.
Assemblea di chiesa
VILLAR PELLICE — Nel corso dell’assemblea di chiesa di domenica scorsa Marina Barolin
in Charbormier, che ringraziamo
vivamente, ha presentato una
dettagliata relazione sui lavori
del Sinodo ’89; peccato che la
partecipazione non sia stata molto numerosa!
• Un benvenuto a Didier Rambaud di Marco e Noemi MichelinSalomon e felicitazioni ai genitori.
• Dopo lunghe sofferenze ci ha
lasciati la sorella Elena Bonjour
in Bonjour all’età di anni 78; all’anziano compagno ed a tutti i
familiari rinnoviamo la fraterna
solidarietà della chiesa e nostra.
Agape fraterna
VILLAR PEROSA — Domenica 24 settembre abbiamo salutato, con commozione e riconoscenza, il pastore Rostagno, Giovanna e Sara che ci lasciavano,
dopo un settennio qui a Villar
Perosa, per la comunità di Torre Pellice.
Domenica 5 novembre, invece,
abbiamo accolto con un’agape
fraterna il nostro nuovo pastore
nella persona di Thomas Noffke.
• Si sta organizzando una gita
a Stupinigi, per visitare una mostra di ceramica cinese per mercoledì 29 novembre; chi è interessato deve prenotarsi presso il
pastore.
Violenza e
nonviolenza
VILLASECCA — Giovedì 9
novembre l’Unione femminile ha ricevuto la gradita visita
dell’Unione femminile di Pomaretto. Un’ospite particolare. Redi
Vaccaro, ha intrattenuto le oltre
40 presenti sul tema: «Violenza,
nonviolenza ».
• In occasione della domenica
del predicatore locale, ha presieduto il culto Dario Tron, al quale
esprimiamo la nostra fraterna riconoscenza.
Riunioni
ANGROGNA — Le riunioni
sul tema della Santa Cena si concludono al Serre (limedì 20); a
Buonanotte (martedì 21) e al
Prassuit - Vernò (mercoledì 22).
L’argomento, sentiti i pareri nei
vari quartieri, dovrebbe rimbalzare nell’assemblea di chiesa di
fine mese.
Pranzo comunitario
PRALI — Domenica 19 novembre, dopo il culto, l’Unione
femminile preparerà un pranzo
comunitario. Dopo il pranzo,
proiezione della videocassetta
« Il grande viaggio », dedicata al
glorioso rimpatrio. Il film è stato
in parte girato a Prali.
Prenotarsi per il pranzo presso
il pastore.
Lunedì 20 novembre
□ COORDINAMENTO
FCEI I" DISTRETTO
PINEROLO — Alle ore 20.45, presso
I locali della chiesa valdese di via
dei Mille 1, si riunisce il coordinamento EGEI del 1” distretto; sono
invitati tutti i gruppi evangelici della
zona, anche non aderenti alla EGEI.
10
10 valli valdesi
17 novembre 1989
1
Grandi
manovre
CAVOUR
Dieci anni di «Tuttomele»
800 ettari coltivati a meleto nella provincia di Torino - Le varietà
locali più « attrezzate » per resistere all’attacco di alcune malattie
Siamo ormai giunti al decimo
anno di Tuttomele, una rassegna che ha raggiunto un’importanza che supera i confini regionali.
Si torna a parlare di autostrada. La Giunta provinciale ha approvato una delibera che raccoglie i vari ordini del giorno della
DC, dei socialisti, dei repubblicani ed ordina all’ATIVA di studiare e progettare la nuova autostrada per Torino-Pinerolo. Ma
un progetto non c'era già?
L’iter prevede che PATIVA, una
volta fatto il progetto, dovrà fare un piano finanziario, chiedere
la concessione all’ANAS, ottenere
i finanziamenti e appaltare i lavori. Ben che vada, se ne riparlerà nel '92. Ma di mezzo ci sono le
elezioni amministrative dell’anno
prossimo ed è opportuno far credere che l’autostrada si farà.
Intanto, dal 1984, 41 miliardi
sono stanziati per migliorare la
viabilità da Torino a Pinerolo
delle due statali, ma si è speso
poco o niente. La gente continua
a protestare e a morire. Il consigliere verde Franco Berruto ha
deciso di vedere che fine hanno
fatto i miliardi e, poiché dalle autorità amministrative non sono
venute le risposte, si è rivolto alla Procura della Repubblica.
Ci dovrà pure essere qualcuno
responsabile del fatto che questi
soldi non sono stati spesi, se siano state fatte pressioni perché t
lavori non fossero appaltati,
dato che « tanto si farà l’autostrada », perché i lavori già appaltati dello svincolo del Bros so
(da Beinasco alla circonvallazione di Piossasco) non siano mai
iniziati. La domanda è diretta,
oltre che all’ANAS, anche all’ATIVA che ne è la concessionaria.
Insomma, attorno all’autostrada sono iniziate le grandi manovre. I soldi della Coilombiade del
'92 dovrebbero servire a finanziare l’opera da 200 miliardi (si sa,
Cristoforo Colombo è vissuto dalle parti di Pascaretto! O no? Ma
non si è sempre detto che il fine
giustifica i mezzi?). L’ATIVA vuol
giustificare la sua esistenza con
la prospettiva di una costruzione
autostradale. I politici che la dirigono vogliono acquistare meriti
per la prossima campagna di primavera.
E la situazione peggiora sempre più. Nessun miglioramento è
previsto per la sicurezza di coloro che in auto o in autobus vanno a Torino sulle statali 23 e 589.
A questo proposito sarebbe interessante sapere che fine ha fatto
il progetto dell’ANAS per allargare la statale 23 (da Riva al bivio di Candiolo) a 10,5 m. con
due banchine laterali di 1,5 m.
(contro i 7,5 attuali), per il quale erano stati chiesti i pareri —
un anno fa — ai comuni interessati. Pareri che erano stati tutti
positivi, compreso quello della
Provincia di Torino.
Il tempo stringe e questi lavori (come quelli del Drosso)
sono urgenti e finanziati. L’opinione pubblica esige una risposta su come si sono non spesi i
soldi pubblici. Non si può prendere ulteriormente del tempo per
poi dimostrare che l’unica soluzione è l’autostrada. Prima si facciano questi lavori che sono indispensabili per la sicurezza delle
strade e, se si vuole, si facciano
anche i progetti dell’autostrada
con la valutazione di impatto ambientale prevista dalla legge. Si
chieda alla gente, ai comuni di
pronunciarsi su di essa. Non si
dica invece « o autostrada o niente ». La proposta sa tanto di ricatto e di illusione.
Giorgio Gardioi
Tuttomele si svolge ogni anno
a Cavour (To) nel periodo di fine ottobre - inizio novembre e
rappresenta un appuntamento
per decine di migliaia di visitatori. Cavour è un po’ il centro
di una zona fmtticola che, soprattutto con l’attività del CIFOP
(Centro incremento frutticolo
ovest Piemonte), un consorzio
formato da dieci comuni della
zona (Bibiana, Bricherasio, Campiglione Fenile, Cavour, Garzigliana, Luserna S. G., Lusemetta,
Osasco, Pinerolo, San Secondo),
ha in questi ultimi anni visto
uno sviluppo considerevole. La
Provincia di Torino, in una recente pubblicazione (Amica mela)
presentata proprio nell’ambito
della rassegna, stima circa 800
ettari coltivati a meleto nella
zona, con una produzione media
annua di circa 240.000 quintali,
dati questi che fanno del pinerolese la zona con la maggior
produzione della provincia. Dal
punto di vista delle varietà le
mele più coltivate sono le Golden Delicious e simili (70% della superficie), segue la Red Delicious (20%). Il resto degli impianti viene diviso tra le varietà
di tipo Spur, ottenute cioè da
variazioni genetiche delle Delicious, e vecchie varietà locali.
A questo proposito è importante segnalare l’attività dell'Istituto professionale per l’agricoltura
« libertini », sezione di Osasco,
che, in collaborazione con ii
CIFOP stesso, da alcuni anni
svolge un interessante lavoro di
raccolta, classificazione e sperimentazione, tramite l’istituzione
di un campo catalogo costituito
attualmente da una sessantina
di varietà, sulle vecchie « cultivar » locali. Questo lavoro è particolarmente importante perché
mentre le varietà del gruppo Delicious (gialle e rosse), molto produttive, sono però anche molto
sensibili alle malattie crittogamiche e ai parassiti animali, le
cosiddette vecchie varietà locali
presentano al contrario una notevole resistenza alle avversità,
cioè si prestano molto bene alla coltivazione di tipo biologico,
senza l’uso di prodotti chimici
di sintesi.
Questa attività va indubbiamente sostenuta e potenziata con
ricerche scientifiche più approfondite.
Molto importante è poi l’attività che il CIFOP, avvalendosi
della collaborazione di Piero Latino,_ un tecnico con esperienza
pluridecennale, porta avanti nei
SAN SECONDO
Eliminare le barriere
architettoniche
Alcune iniziative per la viabilità e per rendere l’edificio scolastico accessibile a tutti
Tradizionalmente il Consiglio
comunale di novembre si caratterizza per l’iscrizione all’ordine
del giorno della delibera di variazione ed assestamento del bilancio. Vale a dire che, in prossimità delle ultime operazioni
dell’esercizio finanziario, vengono compensate le partite di bilancio a motivo delle maggiori
o minori entrate e delle maggiori o minori uscite. Quest’anno
un maggior gettito di 85 milioni
rispetto al previsto della nuova
Imposta com.le sulle attività economiche (l’ICIAP) e di 11 milioni di entrate dallo Stato consentiranno di incrementare alcuni
stanziamenti di spesa rivelatisi
insufficienti e di spendere qualche risorsa in lavori urgenti di
piccole manutenzioni stradali.
Con un mutuo di 230 milioni
della Cassa DD.PP. saranno finanziati i lavori della nuova strada di collegamento tra via S.
Rocco e via Codino Delio, a valle della « Casa Turina », e di sistemazione di piazza Tonello.
E’ stalo deciso di rinviare ad
una prossima seduta dclTassemblea consiliare la decisione di
prorogare il servizio di trasporto della « Cavourese » da S. Secondo a Pinerolo, a motivo del
fatto che Pazienda di trasporti
di Cavour sta studiando come
realizzare la proposta del Comune di estendere il servizio al territorio comunale di via Val Penice (Airali-Cantine-Bima).
E’ stato approvato il progetto
stralcio dei lavori di eliminazione di barriere architettoniche.
Con un mutuo di lire 46.872.000
a carico dello Stato si comincerà con l’eliminare le difficoltà di
Claudio Rivoira
accesso all’edificio scolastico di
via Roma che, spostate ora le
scuole elementari in via Repubblica, sarà utilizzato come Centro culturale polivalente.
Altre decisioni che meritano
nota: la vendita, al prezzo di 4
milioni ciascuna, di alcune vecchie edicole funerarie in disuso,
la realizzazione di un marciapiede che verrà ad allargare un
tratto in curva della strada provinciale nel concentrico di Miradolo (costo 9 milioni e mezzo).
C’è poi l’incarico del riordino
dell’archivio storico comunale.
Lo eseguiranno, neH’arco di un
anno circa, operatori specializzati che saranno seguiti nel lavoro dalla sovrintendenza archivistica del Piemonte e della Valle
d’Aosta: è prevista la spesa di
20 milioni, per il 50% a carico
della Regione.
Infine due delibere intese a
migliorare l’efficienza operativa
del Comune: un provvedimento
volto a coprire con personale interno una posizione di lavoro di
qualifica superiore attualmente
vacante. Si libererà così un posto di esecutore di cui si avverte necessità stringente. Ed un
tentativo di introdurre per la prima volta negli uffici una moderna gestione per obicttivi. L’An>
rninistrazione comunale ha individuato e misurato nel tempo
alcuni progetti ed obiettivi di
lavoro e li assegna al personale
(con risparmio di risorse): il personale riceverà un premio di
produttività nella misura che
avrà ottenuto i risultati gestionali mirati.
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frutteti che costituiscono la maggior parte di quelli attualmente in produzione: la lotta integrata. Per lotta integrata si intende un insieme di pratiche di
difesa delle colture che comprendono diversi fattori: sistemi di
allevamento, concimazioni, lavorazioni del terreno, uso dei « nemici » naturali dei parassiti, oltre che l’uso dei prodotti chimici.
Con questa pratica si riesce a
ridurre notevolmente sia la quantità di prodotti chimici di sintesi utilizzati, sia il numero di
trattamenti fatti, riducendo così
di molto sia l’impatto ambientale che i costi di produzione dei
frutticoitori. Di queste tematiche
si è ampiamente trattato nell’ambito di un convegno, « La
frutticoltura degli anni ’90 », convegno inserito nel calendario delle manifestazioni di Tuttomele.
Abbiamo così sentito dal dott.
Oberhofer, direttore del centro
di consulenza per la frutti-viticoltura dell’Alto Adige, l’evoluzione delle tecniche colturali sul
melo secondo le direttive di lotta integrata applicate nell’Alto
Adige; mentre una relazione sulle tecniche di produzione agricola integrata e sulle esperienze
in questo senso fatte è stata svolta da alcuni tecnici della Piemonte Asprofrut, associazione di
produttori orto-frutticoli legata
alla Coldiretti.
Da segnalare che, intervenendo al convegno, l’assessore provinciale all’agricoltura Bonansea
ha parlato dell’azione della Provincia per la realizzazione di un
« centro agro-alimentare » per la
commercializzazione dei prodotti, centro che, a quanto si è potuto capire, dovrebbe avere una
importanza a livello sovraregionale.
TORRE PELLICE — Nell’ulti
mo numero di ’’Val Pelis”, portavoce del Grup d’assion piemonteisa della Val Pellice, un organismo aderente al movimento
Piemont, è contenuta una dura
critica al leader storico del movimento, Roberto Gremmo. I piemontesisti della Val Pellice non
gradiscono la proposta dei coniugi Gremmo di lanciare una lega
antidroga e antimmigrazione
clandestina, che « rappresenta la
naturale conseguenza di quella
sorta di ambiziosa gestione familiare che ha già causato non pochi problemi all’intero movimento ». Per questo i piemontesisti della Val Pellice chiedono
le dimissioni di Gremmo dalla
direzione.
PCI e viabilità
PINEROLO -- Lunedì 20 novembre, alle ore 21, nella sala del
Consiglio comunale, organizzata
dal gruppo consiliare del PCI alla Provincia di Torino, si terrà
una riunione pubblica sul problema della viabilità. Intervengono
i consiglieri provinciali Barbero,
Barbieri e Bolzoni.
DP si divide
PINEROLO — Anche nel pinerolese, dove Democrazia Proletaria ha un consenso molto maggiore che nel resto del paese, si è
manifestata la divisione tra le varie componenti di questo piccolo
partito della sinistra. Mentre le
componenti sindacale ed operaia
e quella giovanile hanno dichiarato di voler continuare l’esperienza del partito, gli esponenti
istituzionali e quelli legati all ambientalismo e al pacifismo hanno
lasciato il partito. Prossimamente il gruppo consiliare al comune
cambierà nome.
CONVEGNO
Radio: quale legge?
Servizi
pubbiici
e voiontariato
LUSERNA S. GIOVANNI —
« Servizi pubblici e volontariato :
un’integrazione produttiva» è il
titolo di un incontro organizzato
dalla Comunità montana vai
Pellice e dal Comune, che si terrà giovedì 23 alle 20,45, presso
TAudìtorium (via Deportati e internati, 26).
Il rapporto tra le strutture
pubbliche dei servizi e le molte
forme di risposta in termini di
solidarietà sarà affrontato a partire dalla relazione introduttiva
tenuta da mons. Giovanni Nervo,
coordinatore dei rapporti Chiesa
e territorio della CEI e presidente della fondazione « Zancan » di
Padova.
TORINO — Due proposte di
legge sulla radiofonia sono state poste in discussione in Parlamento a partire dalla settimana
in corso; questo è stato comunicato lunedi scorso ai rappresentanti delle radio del Piemonte, riuniti presso la sede del Consiglio regionale, che da una
quindicina di anni attendono una
legge in materia.
A lungo si è temuto che una
regolamentazione del settore radiofonico dovesse essere sottomessa all’approvazione di una
legge sulle TV ; su pressione degli operatori di molte radio (e
oggi anche della redazione del
GR 1 ) questo pericolo dovrebbe
essere evitato. La Regione, da
parte sua, dovrebbe approvare
entro la fine dell’anno una leg
ge che definisca gli ambiti territoriali e le frequenze di ciascuna emittente.
Sono previste anche agevolazioni a favore di radio « comunitarie », cioè espressione di
gruppi culturali, con sostegni
specifici a fronte di servizi di
informazione diffusi dalle emittenti stesse.
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CONVEGNO
Le lingue straniere
negli anni novanta:
prospettive didattiche e culturaii
Torre Pellice, 25 novembre 1989
Comunità Montana Val Pellice
Corso J. Lombardini, 2
PROGRAMMA
ore 9
- Apertura dei lavori.
- Presiede il dott. Roberto Eynard,
direttore didattico della Scuola elementare « G. Rodar! » di Torre Pellice.
- Saluti: dott. Marco Armand Hugon,
sindaco di Torre Pellice; ardi. Piercarlo Congo, presidente della Comunità Montana.
ore 14,40 - Un’esperienza di Baccalaureato internazionale al Liceo linguistico internazionale di Bologna, prof.ssa Gea
Anzalone, preside, e prof.ssa Maria
Giovanna Buracchini.
ore 9,30 - Le lingue straniere in una realtà
multinazionale, prof.ssa Giuliana Bertoni Del Guercio - CEDE Frascati,
segretaria nazionale LEND.
ore 15 -Le lingue straniere nelle valli del
pinerolese: storia e cultura, dott.
Giorgio Tourn, direttore del Centro
culturale valdese di Torre Pellice.
ore 15,20
ore 10 - l linguaggi comunicativi nella scuo
la di base, dott. Franco Calvetti Direzione didattica Scuola elementare « C. Collodi » di Torino.
L'insegnamento del francese nella
Scuola materna ed elementare statale di Luserna S. Giovanni. Illustrazione di un'esperienza (video), a cura della Direzione didattica e degli
insegnanti coordinatori.
ore 10,30 - L’insegnamento della lingua straniera nella scuola secondaria di 1« grado alle soglie del 1993, prof.ssa Emma Carro - Sovrintendenza scolastica Piemonte e Val d’Aosta.
ore 15,40 - Un’esperienza di insegnamento di due
lingue straniere nella Scuola media
statale di Torre Pellice, a cura degli
insegnanti coordinatori.
ore 11 - Coffee break.
ore 16 - Sperimentazione linguistica al Liceo
sperimentale valdese di Torre Pellice, a cura dei docenti di lingue straniere.
ore 11,15 - Innovazione e sperimentazione nell’area linguistica, prof.ssa Franca Bozzato - IRRSAE Piemonte.
ore 16,20 - Dibattito.
ore 17 - Conclusione dei lavori.
ore 11,45 - Lo studio delle lingue straniere all’università: aspettative dei docenti
e aspettative degli studenti, prof.ssa
Maria Teresa Prat Zagrebelsky - Università di Torino.
Autorizzazione ministeriale n. 2365 del 16.10.1989
per l’esonero dall’insegnamento dei docenti elementari e di lingua straniera nelle scuole di 1“ e 2“ grado
di Torino e Provincia.
ore 14,30 - Ripresa dei lavori.
- Presiede il prof. Roberto Giacone,
preside del Liceo sperimentale valdese di Torre Pellice.
Si prega di dare l’adesione al Convegno telefonando
al Liceo valdese: 0121/91.260 (orario di segreteria:
8.30-12.30).
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CONFCOLTIVATORI
A Roma per
proporre
Riuscita la manifestazione della Confcoltivatori di giovedì 9
novembre a Roma. Circa 200.000
coltivatori provenienti da tutta
Italia si sono ritmiti in piazza S.
Giovanni per chiedere una maggiore attenzione del governo verso l’agriccltura. «Una manifestazione di protesta, ma anche di
proposte » ha detto il presidente
Avolio. Proposte per un piano di
emergenza sull’agricoltura che si
può riassumere in alcuni punti
principali quali rafforzamento
delle imprese agricole, un piano
di servizi, riconversione dell’agroindustria, ristrutturazione del1’« agricoltura debole» (Mezzogiorno e montagna) e riforma
delle pensioni.
Diversi gruppi folcloristici provenienti da varie regioni hanno
animato la manifestazione, fin
dal giorno precedente, con balli,
sfilate in costume, carri allegorici e con distribuzione di prodotti
agricoli allo scopo di coinvolgere
anche i cittadini consumatori.
Il pullman dei partecipanti delle nostre valli ha approfittato
dell’occasione per fare anche
un giro turistico, rimanendo un
giorno di più a Roma.
Buona la partecipazione delle
donne.
M. G.
Convegni
TORINO — Venerdì 24 novembre,
presso il centro congressi del museo
dell’automobile, si svoigerà ii terzo
congresso regionaie degli albergatori sui tema: « li sistema turìstico piemontese ».
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 16 no
vembre, ore 16.45, avrà iuogo al Centro d’incontro (via Repubblica 1) una
riunione con ii seguente o.d.g.: a)
Appeiio rivolto aiie autorità della Cina per i’aboiizione delia pena di morte;
b) Azione urgente in arrivo; c) Impostazione dei lavoro dei soci ed amici
per il "Trattenimento pomeridiano per
Amnesty” che avrà luogo domenica 26
novembre, con inizio alle ore 15, a
Luserna S. Giovanni - Sala Albarin,
via Beckwith 50, con tavolino Amnesty per ia raccoita deiie firme, bazar,
tè con doici, pesca, eoe.; d) Varie.
Cinema
TORRE PELLICE — li cinema Trento ha in programma : « Campo di Thjaroyè », venerdì 17, ore 21.15: «Indiana Jones e l’ultima crociata», sabato 18 e domenica 19 novembre.
Conferenze
P'NEROLO — La Società storica pinerolese ha organizzato per venerdì
17 novembre, ore 21, presso il salone
di palazzo Benevello in via Archibugieri 27, una conferenza del dott. Renato Storero sul tema: « La rivoluzione francese: nascita delle società
polìtiche. Precorritrici dei partiti moderni? ».
Concerti
PINEROLO — Si concluderà domenica 26 novembre la quarta rassegna
corale pinerolese organizzata dal coro
Brio Boucle in collaborazione con gli
assessorati al turismo, cultura e spettacolo: presso l’expo Fenulli, alle ore
16, si esibiranno il « Coro rio Fontano » e la « Corale Isorelle .
Programmi di Radio Beckwith
91.200 FM
Radio Beckwith ha lanciato, in occasione del nuovo campionato di ho
ckey su ghiaccio, una nuova edizione
del programma « Hockey time » con
notizie in diretta, interviste, giochi
con il pubblico: prossimo appuntamento domenica 19 noveimbre ore 19;
segnaliamo inoltre che il programma
in francese « La poêle percée » (giov.
ore 10 e ven. ore 17) ospiterà nella
prossima puntata una scheda sulla
situazione in Libano.
« Dio ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non
a motivo delle nostre opere, ma
a motivo del suo progetto di salvezza e della grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fino dall'eternità »
(II Timoteo 1: 9)
Selma Longo
serenamente fiduciosa nel Signore, ha
terminato il suo cammino terreno il 5
novembre 1989.
Ne danno notizia i nipoti Lina, Ernesto e Franco Sommani con le loro
famiglie.
Ringraziano vivamente il comitato,
la direzione e tutto il personale di Villa Elisa per rassistenza affettuosa che
le hanno dato nei 15 anni della sua
permanenza nella casa; ringraziano
ino'ltre il gruppo di visitatori della comunità di Pinerolo e tutte le amiche
per l’assistenza continua offertale durante la sua degenza nell’Ospedale civile di Pinerolo.
Torre Pellice, 8 novembre 1989.
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Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 19 NOVEMBRE 1989
Torre Pellice; FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza ;
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Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
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12
12 fatti e problemi
17 novembre 1989
CARCERE E CONDIZIONE GIOVANILE
Rieducazione o diritti?
L’attualità di un dibattito che non può coinvolgere solo gli operatori, ma che deve essere estesa a tutto l’insieme della nostra società
« Mery per sempre » di Marco
Risi è un film interessante per
chi concepisce la pellicola non
tanto e non solo come svago,
ma anche come strumento destinato a produrre cultura e
quindi capace di far riflettere e
pensare, perché apre la flnestra
su mondi sconosciuti, volutamente ignorati, in quanto offrono problematiche conturbanti. Tanto più è apprezzabile l’opera fìlmica se si considera
che oggi le televisioni utilizzano le loro tecnologie principalmente per divertire, in minima
percentuale per sensibilizzare
l’utente sugli enormi problemi
che lo sovrastano, per conoscere
ciò che non si può ignorare, per
educarlo a riflettere su cose più
importanti di Maradona e company.
Il tema svolto dal regista è
la vita e le condizioni di vita
dei minori dentro le nostre carceri. E’ un’amara denuncia fatta contro lo stato, che pur proclamando solennemente nella
Costituzione l’uguaglianza di
tutti i cittadini, di fatto, nelle
istituzioni da lui gestite, conculca ed ignora sistematicamente i diritti fondamentali di certe categorie di cittadini. In nome di chi? Del popolo italiano?
Nonostante i progressi, le evoluzicni e le riforme, le carceri di tutto il mondo restano tuttora gli « inferni » delle società
contemporanee.
Il carcere è diventato tema di
grande attualità e la « questione carceraria », in questi ultimi
anni, si è imposta al pubblico
dibattito, in tutta la sua drammaticità. Si ricordi il movimento di rivolta nelle carceri, che
iniziato tra il 1968-69, si estenderà poi a tal punto da coinvolgere tutti i principali istituti.
Nei due ultimi decenni, in Europa è stato pubblicato un numero notevole di libri sulla vita carceraria; in USA sono uscite relazioni fatte da commissioni
speciali sui tumulti nelle prigioni e sulle condizioni carcerarie;
da ultimo in America Latina si
è avuto il contributo di resoconti personali sull’esperienza carceraria.
L’immagine che emerge da
questi scritti è quella di un
carcere — il moderno — che si
caratterizza per maltrattamenti,
sovraffollamento, mancanza di
igiene, carenza di assistenza sanitaria, per consumo di droga,
abusi sessuali e per i danni arrecati aH’equilibrio emotivo dei
detenuti.
Quando la città
fu coinvolta...
Nel 1976 alle « Nuove » di Torino si ha un’esplosione di rivolta senza precedenti: quel carcere è in lotta per tre mesi e
costituisce il punto di riferimento di tutti gli istituti penitenziari italiani. A differenza di
altre città della penisola, Torino
sa ascoltare il messaggio scomposto delle Nuove e opera una
profonda riflessione, che porta
la cittadinanza ad elaborare il
progetto di prendere il carcere
minorile come problema proprio.
In quel periodo la prigione
torinese dei minori era praticamente ingovernabile; c’erano
sette-ottocento ingressi l’anno; il
periodo medio di carcerazione
preventiva di ogni ragazzo era
lungo; la struttura era scvraffollata; quasi ogni giorno nel
carcere i giovanissimi detenuti
si ribellavano, commettendo altri reati cui seguivano decine e
decine di processi (per cui l’esperienza del carcere riprodu
ceva il carcere).
E’ bene mettere in evidenza
che quanto fatto finora ha portato a dei risultati concreti: in
meno di dieci anni il numero
di ragazzi che entrano al « Ferrante Aporti » di Torino si è
dimezzato. Allora dominava un
modello di stato centralizzato,
fatto di istituzioni nazionali, erogatore di assistenza. Era ancora l’epoca delle grandi istituzioni assistenziali. Certo non
mancavano le eccezioni e specialmente non mancavano le felici intuizioni di operatori illuminati e preparati. Ma i binari
normali erano questi.
In quel quadro le famiglie erano giuridicamente più istituzioni che comunità ed avevano
la loro gerarchia interna, avevano schemi fìssi e rigidi, si ponevano come « impenetrabili »,
costituivano un’entità a sé stante, che trascendeva i suoi membri e le loro necessità, tanto che
per certi aspetti non era tanto
la famiglia in funzione dei
suoi membri quanto invece i
membri in funzione della istituzione-famiglia. Il Tribunale per i
minori aveva un proprio servizio sociale, che però si occupava
solo dei casi penali ed amministrativi. Per gli interventi civili
si serviva appunto dei grandi
enti assistenziali.
Nei provvedimenti dei giudici
ricorreva spesso una parola emblematica: « ricovero ». Essi disponevano il ricovero in casa di
rieducazione, oppure in istituto
di osservazione, oppure il ricovero in idoneo istituto.
In sintesi, anche i giudici erano per la delega e la segregazione. Si stabiliva « dove » il ragazzo doveva stare (e poi tutto finiva lì), piuttosto che indicare il progetto educativo da
farsi nei suoi confronti.
Ma contemporaneamente era
in atto una rivoluzione culturale. I giovani irrompevano sulla
scena come protagonisti. Si parlava di « diritti » del minore. Intanto cresceva il movimento
culturale della « non istituzionalizzazione », si prendeva coscienza di quanto sosteneva la psicologia sui guasti della lunga permanenza in istituto.
I giudici minorili entravano
nell’ottica di essere i garanti del
diritto all’educazjone, non già e
non più i « controllori » della
devianza ed intervenivano nel
processo educativo.
II naturale approdo di questo movimento culturale era
che la collettività doveva farsi
carico dei problemi dei suoi
membri, evitando deleghe, e che
l’ente locale doveva, sempre più,
farsi carico anche dei cosiddetti
ragazzi « diffìcili » o « delinquenti ».
Che cosa cambia
con il nuovo Codice
LE CHIESE IN URSS
Perché sono stato
destituito
Il problema religioso resta tuttora una « mina vagante » sul
percorso della « perestrojka ».
In un’ampia intervista rilasciata al settimanale « Ogoniok »,
l’ex presidente del Comitato del
Consiglio dei ministri per gli
affari religiosi, Konstantin Kharcev, ha rivelato i retroscena della sua rimozione dall’incarico,
avvenuta nel giugno scorso, ed
ha espresso pesanti critiche sulla politica religiosa del partito e
sugli atteggiamenti del Sinodo
della Chiesa ortodossa.
Il disagio giovanile e la comprensione dei ragazzi vanno impostati
in un’ottica di rispetto dei diritti.
Di questo progetto la parte
qualitativamente più innovativa
e originale è quella relativa alla
prevenzione ed agli interventi
nel settore della devianza, articolata sui seguenti capisaldi culturali ed operativi: rifiuto di ogni ghettizzazione assistenzialistica, coinvolgimento sociale
invece di delega a specialisti, e
collaborazione effettiva tra giudici minorili, ente locale ed operatori sociali.
Il 24 ottobre ’89 è entrato in
vigere il nuovo Codice di procedura penale, che riguarda anche i minorenni. Ogni modifica
mira alla educazione del « giovane deviante » nel rispetto della sua personalità.
In futuro, per i minori, la
prigione non servirà più, almeno per quelli in attesa di giudizio: il nuovo codice la considera « ultima ratio », a cui ricorrere in casi davvero estremi.
La custodia cautelare in cella
è possibile solo quando ci siano concreti pericoli di fuga o
di inquinamento delle prove da
parte dell’imputato e poi solo
per i reati che prevedono una
pena superiore ai 12 anni di
reclusione.
Niente carcere preventivo
quindi, in linea di massima. Solo per chi risulta refrattario ad
ogni forma di recupero il giudice potrà disporre la custodia
cautelare. Il legislatore ha optato per una scelta civile, rivalutando i diritti deH’imputato.
Il recente varo del nuovo codice, che rappresenta una delle
più importanti riforme nella
storia della Repubblica, non ha
potuto fruire di un decimo dell’impegno, né di un centesimo
dell’enfasi e dell’interesse che
stanno accompagnando, in questi mesi, l’organizzazione dei
mondiali di calcio. All’appuntamentc del 24 ottobre si è giunti senza aule, senza cancellerie e
stenotipisti, senza scrivanie. La
legge finanziaria 1990 confina le
spese della giustizia a meno
deH’1% della spesa totale dello
stato.
Tocca dunque ora al cittadino
recepire il messaggio del legislatore e collaborare con le forze
più progressiste per estendere
a tutta l’Italia l’esperienza di
Torino, che alcuni amministratori vogliono affossare. E’ un modo di esprimere concretamente
il nostro grado di civiltà democratica, cioè un modo diverso
di concepire i rapporti cittadinostato.
Secondo Kharcev, uomo della ’’nomenklatura” che si dichiara ateista convinto ma anche
assertore della necessità di
« cambiamenti essenziali » nei
rapporti tra Stato e religioni, la
spiegazione della propria destituzione va ricercata nell’irritazione suscitata dai suoi tentativi di applicare pienamente la
pur restrittiva legislazione vigente fra i funzionari locali del
partito ed i responsabili degli
affari religiosi all’interno del Dipartimento ideologico del Comitato centrale del PCUS. Quando questi « hanno capito che
noi eravamo inclini a considerare conciliabili il socialismo e
la chiesa — afferma nell’intervista l’ex ministro — ogni comprensione tra noi è finita ». Il dirigente sovietico enumera poi
i numerosi casi in cui le sue
iniziative sono state sistematicamente frustrate, come quando
ha tentato di sottrarre l’attività
del suo dicastero al controllo
del KOB o quando ha proposto
di « eliminare del tutto il Comitato per gli affari religiosi, formando al suo posto una corrispondente Commissione del Soviet Supremo delTUrss ». Né è
passata una risoluzione che prevedeva la riduzione dell’apparato del Comitato, firmata dal primo ministro Nikolai Ryzhkov.
Inoltre « con grandissime difficoltà » è stata ottenuta da Kharcev la registrazione della comunità degli Hare Krishna e solo
un suo colloquio personale con
Mikhail Gorbaciov è riuscito a
modificare l’atteggiamento negativo dell’apparato nei confronti delle celebrazioni per il Millennio della cristianizzazione della Russia, svoltesi nel giugno
dello scorso anno.
Ma nonostante quest’ultima
vittoria (« un passo che ha significativamente determinato la
politica nei confronti della chiesa »), nell’apparato del partito,
sostiene Kharcev, « ci sono sempre le stesse persone e in una
serie di casi, purtroppo, sono
arrivate persone ancora più conservatrici ». E la sua sostituzione
con il più moderato Juri Khristoradnov sta a dimostrare tutta
« la forza dell’apparato ». Né un
aiuto viene, in tal senso, dagli
attuali atteggiamenti della Chiesa ortodossa. « Ho il sospetto —
dice in proposito il dirigente sovietico — che alcuni membri
del Sinodo, per una vecchia abitudine, contassero più sull’appoggio dell’autorità che sulla
propria autorità all’interno della chiesa ». Membri di cui l’ex
ministro si è attirato l’ostilità
sia per il suo atteggiamento favorevole alla legalizzazione della Chiesa cattolica ucraina, sia
per la sua pro'posta di elezioni
democratiche, con più candidati,
per la prossima successione del
patriarca Pimen.
Kharcev si dice comunque fiducioso non solo circa la solusione del problema ucraino ma
anche sulla prossima approvazione del progetto di legge sulla
libertà religiosa, dichiarandosi
anche favorevole alla possibilità
per le chiese di esercitare in
proprio attività caritatevoli.
(ADI STA)
Fernando lachini
daudiana editrice
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pp. 208 + 8 ill.ni n.t. + 38 ill.ni f.t., L. 19.000
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