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da
Anno VI
numero 25
del 19 giugno 1998
L. 2000
spedizione in a. p. 45%
art. 2 comma 20/B legge 662/96
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PROGETTI EFFICACI
«Accostatosi, fasciò le sue piaghe,
versandovi sopra dell’olio e del vino;
poi lo mise sulla propria cavalcatura,
lo condusse a una locanda e si prese
cura di lui»
Luca 10,34
Lf INTENZIONE misericordiosa del
samaritano è già stata espressa
dalla sua accettazione dell’interferenza costituita dall’uomo ferito, ora egli
si fa carico dell’altro per una soluzione della situazione di sofferenza. Non
è un’azione lasciata a metà, ma un
percorso che mette in campo vari interventi in una sequenza: il samaritano dà il primo soccorso, condivide la
sua cavalcatura, trova un luogo coperto perché il ferito si riprenda, se ne
prende cura personalmente. La serie
diversificata di interventi è orientata
dalla necessità di guarigione del ferito. L'intervento quindi è completo e
competente. Può sembrare scontato,
ma non sempre è così ovvio che i
grandi o piccoli interventi diaconali
che noi facciamo siano completi e
competenti. Completo significa utile
alle persone cui si viene in soccorso,
dall’inizio alla fine del percorso. Per
questo la progettazione diaconale è
estremamente importante. Non basta
accettare di farsi toccare da un problema, è necessario progettare un intervento efficace. Quando si è avviato
un progetto, si deve procedere e avere
come fine l’efficacia nei confronti delle persone da soccorrere. Noi, invece,
facciamo spesso l’esperienza, progettando nell’ambito della diaconia, che
in itinere dobbiamo correggere i nostri interventi, lasciare continuamente che le necessità degli altri interferiscano con i nostri piani.
Alcuni anni fa ero pastora in una
chiesa che aveva deciso e pianificato un progetto di accoglienza di immigrati dall’Africa. Molte volte il progetto ha rischiato di interrompersi
perché l’interferenza costituita da ciò
che erano queste persone con il gruppo che se ne occupava aumentava rispetto alle aspettative. Il potenziale
conflitto tra magrebini e centroafricani, la sporcizia della cucina e dei bagni, la facilità con cui gli immigrati
offrivano il «nostro» tetto a loro connazionali: tutto questo provocava non
solo vivaci discussioni, ma addirittura
delusione come se fosse bastato mettere in campo un aiuto per dover ricevere in riconoscenza comportamenti
corretti. Chiudere il progetto avrebbe
comunque significato interrompere
l’intervento, come se il samaritano
avesse scaricato il ferito alla locanda e
se ne fosse andato per la sua strada.
HO in parte ripetuto questa esperienza, con il progetto che ci ha
coinvolti come Servizio cristiano a
Rissi, nell’accoglienza a pranzo di un
gruppo di bambini e bambine delle
scuole statali come parte di un intervento contro la dispersione scolastica.
Anche in questo caso abbiamo speritnentato la necessità di continuare ad
c^cettare l’interferenza, nei suoi aspetti piacevoli o spiacevoli, costituita dalle persone che si vogliono aiutare. Ancora una volta, prendersi cura degli
ctltri non significa semplicemente essere buoni, significa confrontarsi con
tealtà e vissuti reali e concreti di persone e essere disposti a lasciarsi intertogare in profondità da essi. Una buatta azione nei confronti di qualcuno
tton è veramente buona se non lasciattto che l’altro faccia ingresso nella nostra vita interrogandola. In questo
^^nso non si può dire che il samarita? Sia la figura assai nota della chiesa
c compare sulla scena dei disastri
ella storia umana, come la Croce
°^sa. Egli è piuttosto figura di chi si
J Carico, in un senso vero, degli altri.
___ Erika Tomassone
SETTIMANALE DELIRE CHIESE EVANCÌEIJCHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Un convegno alla Camera dei deputati per il 150° anniversario delle Lettere Patenti
Il lungo cammino della libertà
Promosso da valdesi ed ebrei, con ii patrocinio di Camera e Senato; hanno partecipato ie aite
cariche delio Stato, rappresentanti cattolici, ortodossi e le varie denominazioni evangeliche
CLAUDIA ANGELETTI
Roma, piazza Montecitorio, ore
9,30 di martedì 9 giugno. Avvicinandosi airingresso principale del
palazzo del Parlamento si avverte
l’animazione tipica delle occasioni
particolari: fra i campanelli di persone si riconoscono, come a un Sinodo valdese, i volti più noti del
protestantesimo italiano. Poi, mentre saliamo la scalinata d’onore che
ci conduce alla Sala della Lupa, ci
passano accanto tonache ortodosse,
qualche abito talare, diverse teste
coperte dalla kippà (il caratteristico
copricapo ebraico), la divisa dell’Esercito della Salvezza: il variegato
mondo cristiano ed ebraico si trova
riunito da un invito del presidente
della Camera dei deputati, Luciano
Violante, che ha voluto celebrare
con un convegno di studio il 150°
anniversario delle Lettere Patenti.
Franca Long, membro della Tavola valdese, apre i lavori con la lettura di un telegramma di saluto inviato dal presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro; alle sue
spalle due targhe marmoree ricordano che questo luogo è stato teatro di due avvenimenti significativi
del lungo cammino della libertà in
Italia: la secessione dell’Aventino
delle coscienze all’indomani del delitto Matteotti, nel 1924, e la proclamazione della Repubblica dopo il
referendum del 2 giugno 1946. Per
quanto singolare possa sembrare, il
fatto che proprio qui, dove fu posta
la parola fine al potere della monarchia sabauda in Italia, ci si soffermi
a ricordare l’inizio, nel 1848, del
suo protagonismo nel processo di
unificazione della penisola, evidenzia l’esistenza di una linea di continuità tra i due eventi, come sottolinea il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky nella sua relazione «Dallo
Statuto alla Costituzione».
Infatti i vari provvedimenti legislativi di Carlo Alberto a favore di
valdesi ed ebrei aprirono alla mo
derna concezione della libertà religiosa come problema generale, regolabile attraverso una legislazione
universalistica. In altre parole, la libertà religiosa venne a èssere costituita da una serie di diritti civili e
politici, fino ad allora negati, dei
singoli cittadini credenti e non da
un rapporto tra lo stato da una parte e chiesa e sinagoga dall’altra. Invece, con i Patti Lateranensi e la famigerata legge sui culti ammessi,
durante il fascismo, si tornò al concetto di una divisibilità dei diritti
della religione e a un’idea di chiesa
come istituzione dotata di potestà
sui propri fedeli. In conseguenza di
ciò, la Costituzione fatica ancora
oggi a uscire dall’ambiguità della
difficile convivenza tra leggi bilaterali (Concordato e Intese, artt. 7 e 8)
e il riconoscimento deU’universalità
dello status di credenti (artt. 3 e 19).
Il risultato dell’emancipazione
dei singoli e non delle comunità,
secondo lo storico Alberto Cavaglion, fu invece un elemento di debolezza per l’ebraismo ottocentesco: gli ebrei aderirono per convincimento al liberalismo, illudendosi
di poterne raddrizzare le storture
con il loro protagonismo individuale, finendo per secolarizzare persino il monoteismo, la speranza che
spira dallo Statuto e la maggiore serenità dell’attuale momento storico
della ricorrenza (rispetto ai due
cinquantenari precedenti) dovrebbe stimolare le comunità ebraiche
italiane a riflettere sia sulla propria
identità religiosa, sia sul ruolo politico da giocare in questa società.
Laicità, libertà religiosa e democrazia
Il convegno «Il lungo cammino della libertà», promosso da valdesi ed ebrei, con il patrocinio di Camera
e Senato, in occasione del 150° anniversario della concessione dei diritti civili da parte del re Carlo Alberto
alle minoranze valdese (18 febbraio 1848) ed ebraica
(29 marzo e 15 aprile 1848), è stato presieduto da Franca Long e Micaela Procaccia a nome, rispettivamente,
della Tavola valdese e dell’Unione delle comunità
ebraiche.
Nel primo intervento il presidente della Camera, Luciano Violante, ha detto che «il riconoscimento della libertà religiosa è stato il banco di prova di tutte le altre
libertà ed è andato di pari passo con la costruzione dei
sistemi democratici. Esiste una relazione dimostrabile
tra dittature e negazione o forte attenuazione della libertà religiosa, cosi come esiste un rapporto fra le democrazie liberali e le socialdemocrazie da un lato e il
progressivo allargamento della libertà di fede». Per
questo, ha proseguito, oggi è necessaria «una forte affermazione da parte dello Stato della propria laicità»,
sia per risolvere i «problemi aperti» dell’eguaglianza di
tutte le fedi di fronte alla legge (Violante ha citato il
problema deU’insegnamento della religione nelle scuole e la questione delle confessioni prive di Intesa) sia
per rispondlere alla sfida della crescente molteplicità di
fedi, culture ed etnie presenti nel nostro paese.
Sono seguiti i saluti di Tullia Zevi, presidente
dell’Unione delle comunità ebraiche, e di Gianni Rostan, moderatore della Tavola valdese. Zevi ha ricordato
la solidarietà tra le due minoranze, ebrei e valdesi,
«quella solidarietà di cui rese testimonianza il pastore
vàdese Amedeo Bert che nel 1848, tardando a venire la
concessione del diritti politici agli ebrei, accompagnò il
rabbino di Torino Elio Cantoni da re Carlo Alberto per
sollecitarli». Una solidarietà, quella fra valdesi ed ebrei,
che «si cementerà nell’antifascismo, nella lotta partigiana, nell’impegno condiviso per un’Italia laica, democratica e pluralista: Solidarietà che si perpetua nel dibattiti sulla parità scolastica e la libertà reli^osa, nella
lotta contro razzismo, xenofobia e antisemitismo, nel
dialogo ebraico-cristiano e nella ricerca di interlocutori
musulmani per la promozione di un dialogo fra le tre
religioni abramitlche». In riferimento alla discussione
su un possibile regime di parità fra scuola pubblica e
privata, la presidente dell'Unione ebraica ha sottolineato l’urgenza che la scuola pubblica resti «l’asse portante
della formazione di tutti ì giovani, una “casa comune”
laica, aconfessionale, pluralista e interculturale».
Solidarietà con gli immigrati, con i rifugiati, i disoccupati e con tutte le minoranze religiose è stata espressa anche dal moderatore Rostan, che a sua volta ha
riaffermato l’impegno «per la costruzione di una Europa che sia la patria di donne e uomini liberi e uguali».
Dopo il costituzionalista, e membro della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelsky, e lo storico ebreo Alberto Cavaglion, è intervenuto il valdese Mario Miegge,
deirUniversità di Ferrara, che ha centrato il suo intervento sull’importanza del «separatismo» fra chiese e stato, ricordando che la prima società civUe in cui si realizzarono libertà religiosa e separatismo fu Rhode Island il
cui fondatore, il pastore Roger Williams, affermava che
runiformità religiosa «produce ipocrisia 6 persecuzione,
e quindi fine della pace civile». Vi è dunque un nesso essenziale fra la lealtà che esiste fra i cittadini che si associano in uno stato e il riconoscimento delle loro differenze religiose. Infine è intervenuto il professor Bauberot, docente alla Scuola pratica cU studi superiori di Parigi e autore di varie opere sul protestantesimo. (rm)
Questa dimensione propositiva,
volta al futuro, è stata la nota dominante del convegno: mentre si
va costruendo una «città» europea,
è necessario individuare valori e finalità comuni che fondino l’unità
simbolica degli individui. L’identità europea, ha affermato il sociologo francese Jean Baubérot, non
potrà nascere dall’uniformità religiosa imposta dall’alto, né dalla
giustapposizione indifferenziata
dei diversi culti, bensì dal confronto dialogico e trasparente teso a
evitare i conflitti. La lunga tradizione di libertà delle minoranze ha
costruito un pluralismo che dà diritto, a un tempo, all’uguaglianza e
alla diversità. Come ha sottolineato
Luciano Violante, la garanzia che
gli stati europei potranno offrire alle libertà civili è la loro laicità, che
non è relativismo ma autonomia
delle istituzioni dalle religioni.
Quanto alle fedi, il loro contributo
specifico sarà la solidarietà «con i
diversi di oggi, gli stranieri che affluiscono dal Sud e dall’Est del
mondo in cerca di una vita migliore». Proprio nei loro confronti la
presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, Tullia Zevi, ci ha
richiamato a esaminare la nostra
responsabilità di «guardiani» delle
nostre sorelle e dei nostri fratelli.
In Italia ciò significherà appoggiare
le richieste di Intesa avanzate dai
musulmani e vigilare affinché nella
scuola pubblica anche i/le loro
bambini/e possano integrarsi senza il rischio di perdere la propria
identità religiosa e culturale.
L’emergere di questa sensibilità
verso la libertà di tutti ha evitato il
rischio che la mattinata celebrativa
si risolvesse nell’autoincensamento di due élites religiose paghe della
loro integrazione e dei riconoscimenti ottenuti. Il retaggio delle lotte combattute dai nostri padri e
dalle nostre madri, da Roger Williams a Frida Malan, ci spinge a
non accontentarci. Peccato, però,
che il nostro sforzo di portare al
centro dell’attenzione i temi di
fondo di una democrazia che salvaguardi, coltivi e ampli le libertà
sia stato ignorato dai telegiornali e
dalla grande stampa.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della Parola
VENERDÌ 19 GIUGNO 10^ ^ENER
sua grazia,
mediante
la bontà che egli
ha avuto per noi
in Cristo Gesù.
Infatti è per grazia
che siete stati
salvati, mediante
la fede; e ciò non
viene da voi; è il
dono di Dio.
Non è in virtù
di opere affinché
nessuno se ne
vanti; infatti
siamo opera sua,
essendo stati
creati in Cristo
Gesù per fare
le opere buone,
che Dio ha
precedentemente
preparate affinché
le pratichiamo»
(Efesini 2,4-10)
«Umiliatevi sotto
la potente mano
di Dio»
(I Pietro 5, 6)
«Rallegratevi
sempre nel
Signore. Ripeto:
rallegratevi»
(Filippesi 4, 4)
«Il bene che voglio,
non lo faccio; ma
il male che non
voglio, quello
faccio»
(Romani 7,19)
«Ricordati che sei
stato schiavo nel
paese d'Egitto e
che il Signore, il
tuo Dio, ti ha fatto
uscire di là con
mano potente...
perciò il Signore, il
tuo Dio, ti ordina
di osservare il
giorno del riposo»
(Deuteronomio 5,15)
«Dio, che è ricco
in misericordia,
per il grande
amore con cui ci
ha amati, anche
quando eravamo
morti nei peccati,
ci ha vivificati
con Cristo
(è per grazia che
siete stati salvati),
e ci ha risuscitati
con lui e con lui ci
ha fatti sedere in
cielo in Cristo
Gesù, per mostrare
nei tempi futuri
l’immensa
ricchezza della
LA FESTA DEL PERDONO
Ci rallegriamo perché il peso del nostro peccato va sulla bilancia del Cristo
e perché sulla nostra c'è la spinta verso il mondo nuovo e la vita nuova in Dio
CLAUDIO TRON
Il culto nelle chiese di tradizione riformata lascia un notevole
spazio liturgico alla cosiddetta
confessione dei peccati.
Dalla Messa
al culto evangelico
A fonte di ouesto momento
I è la Messa che, dopo l’inizio,
prevede un analogo momento,
che ha lasciato traccia anche
nel linguaggio laico: il «confiteor» («confesso») che è una
preghiera di confessione in prima persona ma che, recitata comunitariamente, ha il valore
anche di confessione comunitaria: «Confesso... a Dio... e a voi
fratelli». La confessione di peccato non avviene solo nella preghiera segreta a Dio, ma associa
i migliori e i più deboli di una
comunità in un’unica preghiera
di confessione, in cui ci si scopre non solo davanti a Dio, ma
anche gli uni di fronte agli altri,
in una comune richiesta di solidarietà e di perdono. Il mio peccato è anche peccato degli altri
e quello degli altri è anche il
mio. Non posso lasciare che si
arrangino da soli davanti a Dio.
Altra espressione che ha lasciato traccia fuori dal linguaggio liturgico è il «Mea culpa».
Ho grandemente peccato per
mia colpa, per mia grandissima
colpa. Qui incontriamo una privatizzazione del peccato che è il
rovescio della medaglia del
pensiero precedente. Il mio
peccato non è solo quello in cui
sono coinvolti anche gli altri,
ma è anche quello in cui mi sono sottratto agli altri. E, ancora,
il «Kyrie eleison»: espressione
nel greco del Nuovo Testamento rimasta non tradotta nella
Messa in latino, e che significa:
«Signore, abbi pietà».
Festa
Umiliazione o allegrezza?
Preghiamo
Signore, siamo peccatori e per questo ci umiliamo davanti a te. Ma prima che peccatori siamo giustificati e salvati per grazia e per questo, prima di umiliarci, ci rallegriamo.
Fa’ che ogni volta che ti incontriamo siamo aggrediti
dalla gioia del perdono che ci doni in Gesù Cristo. Fa’ che
la nostra prima preoccupazione di testimonianza sia
quella di comunicare questa gioia.
Aiutaci a essere persone capaci di umiliarsi dinanzi a te
anche quando viviamo la gioia. Il tempo della nostra
schiavitù è finito; nessuno può umUiarci. Ma noi ci ritroviamo umiliati da noi stessi. Ci umiliamo perché le nostre
intenzioni non sono sempre buone. Ma ci umiliamo, soprattutto, perché anche quando le nostre intenzioni sono
buone, fanno cilecca. Delle nostre cattive intenzioni possiamo pentirci, dispiacerci, ma conservare loro malgrado
un certo senso di libertà. Se abbiamo voluto noi U male,
siamo anche liberi di abbandonarlo. Ma la nostra umiliazione viene soprattutto dal fatto che operiamo male anche quando vorremmo far bene. È questo che ci umilia.
Rialzaci, Signore, nel nome di Colui che si è abbassato
per noi. Amen.
UN elemento comune in liturgie di confessioni cristiane diverse è naturalmente una
ricchezza. E non vogliamo perderla. Ma questo non toglie che
il peso della cosiddetta «confessione dei peccati» o «del peccato» nella liturgia tradizionale in
molte chiese nate dalla Riforma
crei qualche problema. Se TEvangelo è innanzitutto «buon annunzio», se la domenica è il giorno in cui festeggiamo la risurrezione di Cristo, se questo giorno
ha sostituito il sabato ebraico
che è la festa del riposo di Dio e
dell’uscita dall’Egitto (Esodo 20,
11 = riposo di Dio; Deuteronomio 5, 15 = festa dell’esodo), è
proprio il caso che l’avvio di un
culto, poco dopo l’invocazione e
una lettura poco caratterizzata di
un salmo, sia così marcatamente
segnato da un momento di umiliazione? La gioia cristiana deve
essere prevalente sulla stessa
umiliazione. Un volto sempre
corrucciato tipo cardinale Tonini non è una buona testimonianza all’Evangelo.
Non facciamo neppure sempre
chiarezza, tra l’altro, sul senso di
questa confessione. È quella del
«nostro peccato» comunitario, o
quella dei «nostri peccati» personali? Se è quella del nostro peccato, va bene che la facciamo insieme. Ma se è quella dei nostri
peccati personali, allora è più
opportuno che ognuno la faccia
per conto suo e non stemperi le
sue colpe in un tutto indistinto
che è buono solo a una fuga dalle
responsabilità ma non a un esame serio della propria vita. Ma,
appunto, comunque si intenda la
confessione di peccato, è giusto
che abbia tanto peso in un culto
di qualsiasi denominazione e/o
confessione cristiana?
La domenica è innanzitutto
festa. Festa della risurrezione, festa della vittoria di Cristo
sulla morte, festa dell’esautorazione del peccato e del diavolo.
Per questo è giusto che ci sia anche un momento liturgico in cui
ci si ricorda che il peccato esiste,
ma questo andrebbe caratterizzato innanzitutto come festa del
perdono. La domenica, proprio
perché festa della risurrezione, è
anche, come conseguenza inscindibile, festa del perdono. La
domenica è il perdono di Dio
verso di noi e il perdono nostro
verso gli altri. È il giorno in cui si
può dire: «Rimettici i nostri debiti e aiuta anche noi a rimetterli
ai nostri debitori». È il giorno in
cui, prima di ricordare che potremmo essere morti nei peccati, diciamo che Dio che è ricco in
misericordia ci ha vivificati con
Cristo. È il giorno in cui ricordiamo, prima dei nostri peccati, il
fatto che siamo salvati per grazia, non in virtù di opere. E il
giorno in cui diciamo che i vanti
umani derivanti dai comportamenti personali sono ridicoli di
fronte alla grandezza della vita
in Cristo. È il giorno in cui abbandoniamo la mania di enumerare le nostre azioni (come il
fariseo della parabola, che non
rubava, praticava la giustizia, digiunava, pagava la decima, non
faceva le corna alla moglie) e,
pur riconoscendoci peccatori,
lasciamo questo computo a Dio.
È il giorno in cui riconosciamo
come peccato nostro non solo le
trasgressioni volontarie, ma anche i fallimenti delle nostre scelte: non faccio nemmeno il bene
che vorrei. È il giorno in cui questi fallimenti nostri sono l’eccezione e la grazia di Dio è la regola. La regola è quello che non
viene da noi, è il dono di Dio,
come dice l’epistola agli Efesini.
Potranno ancora esserci molte
cose negative che non vengono
da noi. L’apostolo scrive ai Romani che non può fare il bene
che vuole nella stessa epistola in
cui parlerà, poche pagine dopo,
delle sofferenze del tempo presente, della vanità a cui è sottoposta la creazione, della schiavitù della corruzione... Esperienze tremende, in cui si ha la sensazione che il peccato e il male
si autoriproducano. Il male che
commetti non è sempre, o forse
non è mai, il prodotto di una
scelta libera che parte da zero. È
molto più spesso il risultato di
una catena che sfugge ormai al
tuo controllo. Più che causa del
male, allora, il peccato ne è il
prodotto. La chiese cristiane
non sono sempre state abbastanza avvertite su questo punto
e hanno colpevolizzato con leggerezza e superficialità persone
che erano più vittime che colpevoli. Per fortuna il giudizio di
Dio non è spietato come quello
delle chiese.
Un peso da alleggerire
Resti pure, dunque, nel culto, un momento in cui si ricorda il peccato. Ma lo si viva innanzitutto come festa del perdono. Non introduciamo questo
momento dicendo «Ci umiliamo
davanti a Dio», ma introduciamolo dicendo: «Ci rallegriamo
davanti a Dio in questa festa del
perdono, in questa festa in cui
ricordiamo che la nostra umiliazione è stata assunta dal Cristo,
in questo giorno di vittoria». Ci
rallegriamo perché il peso del
nostro peccato va sulla bilancia
del Cristo e perché sulla nostra
c’è la spinta verso il mondo nuovo e la vita nuova, la spinta verso
la fioritura del seme delle «opere
buone» che Dio ha già predisposte perché le pratichiamo.
Non confessiamo il nostro
peccato per prepararci ad ascoltare l’Evangelo della grazia, ma
perché siamo già stati raggiunti
da questo evangelo. La confessione del peccato è un segno di
insufficienza, ma più che questo
è un salto in avanti. Visto che festeggiamo il perdono ricevuto
da Dio, festeggiamo anche il
perdono che diamo agli altri, festeggiamo anche un impegno
rinnovato nel seguire Gesù, ma
innanzitutto festeggiamo. Dopo
la festa complessiva di questo
perdono possiamo anche ascoltare una parola specifica di
buon annunzio che riceveremo
nella meditazione biblica, nella cena del Signore, nel dibattito fraterno di un’assemblea di
chiesa, ma anche tutto questo
sarà festa e gioia.
Note
omiletiche
L'intenzione della ca
fessione di peccato nsi
Messa è chiaramente
versa dall'anaiogo m
mento in un culto ev»
gelico. Nel primo caso
tratta di confessare un'i
sufficienza di meriti*
fedele partecipante al
celebrazione liturgica r,
cui si mette in movimént
tutto il «tesoro»
non sol
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
del Cristo, ma della «bej
ta sempre vergine Mari
degli angeli, dei santi
perché la partecipazio,
ai «santi misteri» pos,
essere comunque effica,
e, anzi, suppiisca a que»
insufficienza. Nel casoi
un culto evangelico ;
tratta di confessare unir
sufficienza di risposta ali
grazia di incontrare il 5
gnore dell'amore, chei
comunque data.
L'epistola agli EfesiniI,
parte del cosiddetto coi
po «deuteropaolinicoi,
cioè degli scritti che, p*
non risalendo all'apostolf
Paolo nella loro stesuti
attuale, ne hanno raccoì
to il pensiero in modo al»
bastanza vicino. Abbiamo
anche le lettere «tritopao
Uniche», cioè delia terzi
generazione che si rifai
Paolo: le epistole a Timoteo e a Tito. Già nelie lettere deuteropaolinichi
(Efesini, Colossesi) molti
»autori trovano elementi
di «protocattolicesimo»»
particolare per la visione
della chiesa e per quelli
della salvezza. La chiesi
assume un peso che non
aveva nei primi decenni
della predicazione cristiana e la visione dell'unità
(Efesini 4, 1-6) è intesa in
senso molto rigido. La salvezza, inoltre, anziché
speranza dei tempi ultimi,
diventa qualcosa di localizzato «nei cieli» (anche
nel nostro passo: v. 6).
Non possiamo ess»
più paolinici di Paolot
dei continuatori della sua
opera. L'insieme degli
scritti del Nuovo Testamento ci offre una ricchezza di prospettive che
non possiamo abbandonare senza cadere in nuovi legalismi. Il fatto chele
prospettive della speranza siano sentite in modi
diversi toglie la presunzione di poter mettere
per iscritto i progetti di
Dio. Resta comunque evidente in queste lettere
deuterio e tritopaolinr
che, che alcuni elementi
della predicazione dell'apostolo non potevano essere superati: la salvezze
per grazia, come nel nostro passo; il Cristo come
unico meciiatore (I Tiinoteo 2, 5); il rifiuto di u»
legalismo ascetico che ini;
ponesse divieti relativi*
cibi e al matrimonio (1
moteo4, 1-5). ,
Questa prospettiva jr
blica è rilevante aricn
per quello che riguarda»
confessione del
Tra i vocaboli ebraici de
indicano quello che
contrario alla Torà, all
segnamento di
dei più importanti
• I - A (Ji
semplicemente il ,
fallimento. Il
sbaglia bersaglio; il P.
genista sbaglia i calcoli.
giovane sopravvaluta ,
sue forze. Il peccato 61
che trasgressione voloni
ria, ma il fallimento 1^
lontario non nsces
dell'aiuto di Dio m
della trasgressione
inten
zionale. Questa è la
dezza dell'annunzio ,
salvezza per grazia.
Per
approfondif^
- W. Kreck, Dogm¡ '
evangelica, Torino,
diana, 1986.
- G. Miegge, (a
Dizionario biblico.
no, Feltrinelli, 19^®; ^
peccato giustizia, g .
Voti
- V. Subilla, La gr
razione per fede, Bt
PflirÌPifl- 1976.
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La vocazione ci costringe a ripensare ogni nostro progetto di vita
Il nostro tempo è consacrato a Dìo
La fede si confronta con tutto ciò che la nostra quotidianità ci sottopone
esperienze positive, negative, drammatiche e le innerva di un nuovo spessore
___PAOLO MOBLACCHETTI
Quante volte ai culto mi
è capitato di cantare l’inno 113: «Non foglie no che il
vento invola», senza prestare
eccessiva attenzione al testo,
come succede spesso quando
ci si confronta con un italiano che non ci appartiene più.
Eppure, fermandomi a rileggerlo con un po’ di attenzione, mi accorgo che contiene
jn sé una verità. Questa verità
non sta certo nell’immagine
romantica di gioventù ardente e passionale, immagine
che non manca di farmi sorridere pensando a quanto io
stesso sia restio ad ardere,
ma in quel a Te così breve,
così discreto, ma che riempie
di significato tutto. La gioventù non sempre porta con
sé ardore, entusiasmo, spesso è un momento critico e
difficile: penso a quanta gente non ne ha mai avuta una!
Ricordo che quando ero
bambino, una volta mia nonna mi disse: «Io ormai sono
troppo vecchia» e io risposi:
«Non sei vecchia, hai soltanto
molti armi».
Quante persone, anche se
di anni ne hanno pochi, sono
ormai segnate da ciò che
hanno vissuto... questo è
normale, fa parte della nostra
realtà. Ma è proprio in questo
tempo, in questa storia, in
queste esperienze, a volte
drammatiche, altre belle, difficili o irreparabili, che noi
siamo chiamati a vivere la
nostra fede. È dunque un
tempo donatoci da Dio e a lui
dobbiamo consacrarlo in tutte le nostre contraddizioni e
in tutta la complessità della
nostra quotidianità. E i nostri
giorni sono così pressanti,
caotici, che non è facile riappropriarsi del tempo che ci è
dato. Per il nostro modo di
vivere, il tempo è l’unità di
misura che determina il nostro agire, il nostro produrre.
Certo siamo maestri nel misurare il tempo, ma alla fine è
il tempo che misura noi, ci
misura e ci consuma senza
darci la possibilità di riflettere. Non alle stagioni, agli anni, ma alle ore e ai minuti bisogna rendere conto. E quando ci si volta indietro ci si accorge che questi minuti, ore,
giorni, sono diventati mesi e
anni, interi capitoli della no
Tra aspettative e realismo
Non possiamo dimenticare
che viviamo nel presente
«MTTEO RIVOIRA
Diverse immagini mi
vengono in mente pensando a quello che per me è
lo svolgersi del tempo. Alcune
di esse mi spingono a soffermarmi sugli aspetti positivi di
questo incessante fluire: «Il
seme non potrà mai crescere
senza la "fuga utile dei giorni"» (Victor Hugo); così come
la crisalide necessita di un periodo più 0 meno lungo per
diventare farfalla. Altre immagini pongono l’accento
sull’aspetto angoscioso che
fondamentalmente non è alto che l’impossibilità di fermare per un po’ l’inarrestabile processo: la clessidra con la
sabbia che scivola via impercettibilmente, ma inesorabile.
%o entrambi questi modi
m vedere e pensare il tempo:
ria una parte la voglia di veriere passare in fretta gli anni
per gustare il frutto di investimenti quali lo studio; dalaltra l’irrealizzabile desideto di rimanere per sempre in
guasta dimensione così ricca
rii potenzialità ancora incutesse che è la giovinezza.
Tta un lato la voglia di realizza i mille sogni che coltivo
c dall’altra la consapevolezza
^e a un certo punto la vita
to costringerà a scendere
mie nuvole su cui posso ancora proiettarmi ora.
Questa dinamica mi perette di pensarmi in cammii°’i Put cui la giovinezza non
altro che una tappa del pertso che dalla nascita porta
che e oltre, ma an
fi che non viva proiet, nel futuro, dimenticando
jy®te il presente, o spre
Pensa°rmi momenti.
dpiiZ^ superare l’angoscia
fi,,„i”'^°mpletezza, che in un
e npii° essere superata,
op . ® stesso tempo mi spin
mia specifico della
Cix°*?'^*^ione di giovane.
Che per me caratterizza
1 in questi termini mi
un batteai^«IJ^ban,«adi.la
questo specifico è il sentirmi
alla ricerca: di sapere, di
emozioni, di incontri, di serenità, di Dio. Il mio modo di
vivere la fede è sicuramente
fondato su questa prospettiva in movimento, per cui non
riesco, né voglio fissare il rapporto con Dio in un equilibrio saldo e assodato. Dio va
cercato costantemente e solo
se non riesco mai a dare una
definizione univoca di ciò
che per me è la relazione con
lui potrò mantenere questa
tensione. Il rischio è di rimanere dilaniati da questa tensione e di non riconoscere
più quale deve essere la propria posizione nei confronti
dei diversi poli del discorso.
La dimensione della ricerca
inoltre è di per sé faticosa,
perché implica uno sguardo
sempre rivolto in avanti, teso
alla continua rielaborazione
di ciò che si è acquisito.
«Ardor di giovinezza» è la
capacità e la possibilità di incendiarsi e di entusiasmarsi
per la ricerca; è saper sognare
anche quando la realtà ti dice
che sbagli. È ciò che ti spinge
a non sederti sui gradini già
raggiunti, che ti porta a vedere cosa c’è dopo. È sapere
che anche se sbagli percorso
quel giro in più che hai fatto
non rappresenterà energia
sprecata ma che bene o male
sarà uno dei mattoni che costruiscono la tua vita. Certo è
che per accettare di aver sbagliato o di poter sbagliare bisogna accettare di vivere fino
in fondo un periodo confuso
e con,traddittorio, il che vuol
dire lasciarsi attraversare da
questa confusione e contraddittorietà.
È il periodo per eccellenza
della formazione della propria identità che si presenta
sovente come luogo in cui
immagazzinare ogni sorta di
elementi. Mi succede a volte
di perdermi in questa confusione e di sperare in un ordine più facile da vivere, ma se
davvero lo trovassi penso che
rischierei di impoverire la
stupenda ricchezza che posso permettermi di assaporare
in quanto giovane.
stra vita dei quali non abbiamo letto che i singoli paragrafi senza coglierne l’unità. È un
rischio che noi tutti corriamo
nella frenesia del nostro cammino. Ma quel a Te ci chiama
a riflettere. Le nostre età, il
nostro tempo non al denaro,
al lavoro, ma a Te Signore, la
mia giovinezza, la mia maturità, la mia vecchiaia, a Te il
mio tempo, tutto me stesso.
Decidere di studiare teologia non è stata per me una
scelta facile. Avrebbe significato rinunciare a tanti progetti, a tante strade già intraprese. Eppure sentivo dentro
di me che queste strade non
avrebbero più avuto lo stesso
significato se non avessi messo le mie energie, le mie capacità al servizio del Signore.
E forse più facile compiere
delle scelte radicali quando ci
si trova in una situazione di
disagio o di insoddisfazione:
io mi trovavo perfettamente
a mio agio, amavo la mia
città, Torino, ed ero contento
di ciò che facevo. Tutto questo ha fatto i conti con una
vocazione, una chiamata che
è entrata prepotentemente
nella mia vita, mettendomi in
condizione di rivedere tutto:
lo studio, la musica, gli amici,
i miei interessi. Se non avessi
fatto questa scelta forse la
mia vita sarebbe stata diversa: chissà dove mi avrebbero
portato le strade che percorrevo allora, i miei progetti.
Ma io sentivo che la mia strada era questa, e nonostante
le difficoltà del cammino sono contento di percorrerla.
Il salmo 19 dice: «I cieli raccontano la gloria di Dio e il
firmamento annunzia l’opera
delle sue mani. Un giorno rivolge parole all’altro, una
notte comunica conoscenza
all’altra. Non hanno favella
né parole, la loro voce non
s’ode ma il loro suono si
diffonde per tutta la terra». In
questo creato costantemente
in movimento si manifesta la
gloria di Dio. E anche se noi
inscatoliamo questo movimento in meccanismi al
quarzo o nelle nostre agende
rimaniamo sempre parte di
esso. Nei giorni a volte piatti,
a volte felici della mia vita mi
sforzo di ascoltare il racconto
meraviglioso dei cieli e del
firmamento e di raccontarlo
a mia volta.
I L'inizio di un percorso di fede
I giovani e i bambini
sono la chiesa di oggi
VIRGINIA MARIANI
"VTESSUNO disprezzi la
tua giovane età, ma sii
di esempio ai credenti, nel
parlare, nella condotta, nell’amore, nella fede, nella purezza». (I Timoteo 4,12). È da
un po’ di tempo che queste
parole mi accompagnano, da
quando, alla ricerca di un
versetto che siglasse il dono
del Vangelo per una giovanissima che usciva dalla scuola
domenicale, mi balzarono
dagli occhi direttamente al
cuore. Sono evangelica da
sempre, e da sempre presente e attiva nella comunità che
mi ha vista crescere e accettare, all’età di 15 anni, Gesù
Cristo come mio unico Signore e Salvatore; ma proprio
dopo il mio battesimo, con
l’aumentare degli impegni,
sono aumentati problemi e
dubbi: parte integrante della
comunità, da allora ho avvertito che così non mi percepiva più di qualche fratello e
sorella. Come interpretare altrimenti la frase «I giovani sono la chiesa di domani», che,
pur non diretta a me, lascia
comunque trasparire l’atteggiamento generale di fondo?
Certo non è disprezzo, ma è
sempre una forma di disattenzione che, anche se soltanto verbale, può nascondere gravi insidie... quale quella
di non avere più un domani,
e non c’è cosa che mi angosci
e mi tormenti più di questa.
Come, allora, far comprendere che i bambini e i giovani
sono la chiesa di oggi e che,
se da oggi non ne hanno uno,
domani l’unico spazio esistente sarà quello di un locale
di culto vuoto? Paolo esorta
ad essere esempio nei parlare, nella condotta, nell’amore... esorta un giovane,
che riveste già un ruolo di responsabilità al quale, quindi,
è stata espressa fiducia e approvazione. Chi più di un giovane, all’inizio del proprio
percorso di fede, ha bisogno
di sostegno e di continue
esortazioni? Troppo spesso si
tende ad associare la giovane
età all’inesperienza e alla
immotivata irrequietezza;
quante volte, invece, a essere
mal interpretata è la voglia di
partecipare maggiormente, e
fraintesa è la volontà di innovare una chiesa che è sempre
da riformare. Troppo spesso
incontro giovani che non
partecipano al culto e che
non hanno uno spazio, se
non sporadicamente e in occasioni particolari che non
hanno continuità nel reale
cambiamento liturgico e spirituale della comunità di appartenenza. Troppo spesso
parlo con giovani e giovanissimi che non vivono in armonia con i propri fratelli e sorelle più adulti... e mi sorprendo mentre li esorto ad
insistere, a perseverare, a
non perdere la fiducia, magari ritagliandosi con forza e
determinazione i propri spazi. Credo che nelle nostre comunità non si possa vivere
tutto questo come un semplice conflitto generazionale:
è un lusso che non possiamo
permetterci. Voglio credere,
allora, che anche i contrasti
possano essere motivo di riflessione per una vita comunitaria vivace e dinamica:
continuerò, perciò, a pregare
il Signore affinché guidi con
la sua costante presenza i nostri giovani passi incerti su
quelle strade che potrebbero
arrestare il nostro cammino.
Ricordando che chi «onora
Dio» è di esempio sempre e
crede nel valore della sua testimonianza, solo e soltanto
per la gloria del suo Creatore.
Dall'«lnnario cristiano»
Non foglie no
Proseguendo la nostra riflessione di fede sul tempo, abbiamo iniziato ad accogliere le testimonianze su come viviamo in un'ottica di fede il nostro tempo, cioè la nostra
età. Lo facciamo sulla falsariga di un vecchio inno che canta la consacrazione dei credenti al Signore in tutte le stagioni della vita. Dopo aver dato la parola a coloro che vivono
la loro esperienza di credenti avendo anche molti anni di
fede alle spalle, e a coloro che si trovano nella maturità della propria esistenza oggi intervengono i più giovani. {a.m.)
Non foglie, no, che il vento invola,
ma fiori e frutti io ti darò;
non il sospir, non la parola,
ma la mia vita offrir ti vo'.
(rit)
A te l’ardor di giovinezza,
a te degli anni ilpien vigor,
a te il seren della vecchiezza,
a te soltanto, o mio Signor.
La lode a te del canto mio
e della mente il più bel fior,
a te i miei beni, o sommo Iddio
ed ogni affetto del mio cor.
(riti
W Appunti fra le pagine della Bibbia
Amare e raccontare
la propria testimonianza
LUISA NITTI
UN collage di testi. Capita
che io dimentichi dei foglietti sparsi fra le pagine
della mia Bibbia, piccoli segnalibri che indicano un versetto o un passo. Sono come
segni delle letture che si succedono, si ripetono, si richiamano fra loro. Di solito sono
le altre persone che ritrovano
proprio quei segnalibri che
restavano in silenzio fra le
pagine e li fanno ancora parlare. Quando qualcuno rilegge quelle «mie» parole, mi ricorda che la mia storia si è
intrecciata con quella di Dio:
l’altro/a fa risuonare la testimonianza di Dio nella mia
vita. La mia fede la paragonerei oggi a un collage di testi che si sovrappongono e si
intrecciano, e mi ricordano
deH’incontro con Dio. Sono
«testi» della mia fede i ricordi, le relazioni, le voci delle
persone da cui ho ricevuto
testimonianza; le preghiere e
le parole che gli altri e le altre
dedicano a me e a Dio; le
canzoni, i ritmi, le poesie e i
testi biblici che rendono colorata la vita e concreto il
rapporto con Dio.
Amare e tradire. L’incontro
con Dio si nutre per me
dell’ascolto delle narrazioni
di fede degli uomini e delle
donne credenti che mi stanno di fronte e del desiderio di
raccontare di nuovo queste
storie. Amare e raccontare di
nuovo una storia di fede significa svelarne ancora una
volta (o per la prima volta) il
senso, e fame dono a chi ne è
stato protagonista. L’altro/a,
che ci sta di fronte, ha il potere di svelarci il senso della
nostra storia. Dio, che ci sta
di fronte, è l’Altro che ci racconta la nostra storia e ci svela chi siamo. Noi che siamo
posti di fronte a Dio gli sveliamo ogni volta di nuovo
(ogni volta che raccontiamo
di nuovo una storia di fede)
la sua storia con il genere
umano. Ma raccontare di
nuovo una storia vuol dire
sempre anche raccontare
una nuova storia, «tradire» la
storia ascoltata per rischiare
una nuova narrazione, fare in
modo che la trama non sia
mai conclusa. Amare e tradire le storie di chi ci ha preceduto significa secondo me
sentirsi parte della rete di
narrazioni che lega la nostra
storia con quella degli altri e
quella di Dio; significa altresì
inventare parole nuove, le
nostre parole, che ricordano e
creano novità, che generano
nuove narrazioni. Ogni gene
razione di credenti può e deve scoprire se stessa attraverso l’amore e la frattura con il
passato. Ogni generazione
può e deve assumere il rischio della narrazione.
Scritto sul corpo*. La scorsa Pasqua ho assistito per la
prima volta a dei battesimi in
una comunità battista. Sapevo bene che in queste chiese
il battesimo si svolge per immersione, ma non mi era ancora mai capitato di assistervi
di persona. Un corpo che si
immerge completamente in
acqua per poi riemergere fa
molto rumore. Quello scrosciare dell’acqua, in una
chiesa, io non lo avevo mai
sentito. In chiesa spesso noi
non portiamo il nostro corpo,
i sensi li lasciamo fuori. La
scoperta sorprendente è invece che la mia fede mi sta
«scritta sul corpo»: tutti i sensi sono coinvolti nell’incontro con la Parola, non posso
ignorare il sapore buono del
vino e del pane durante la
Santa Cena, né posso evitare
di muovermi al ritmo dei
canti più coinvolgenti, meno
che mai posso ignorare gli
occhi sorridenti di un fratello
o di una sorella, che mi ricordano il sorriso di Dio per me.
È per me una scoperta graduale e imprevista, è la scoperta che per Dio sono preziosa e «intera».
La fede mi sta «scritta sul
corpo»: per me significa anche che, come il corpo, il rapporto con Dio è aperto al
cambiamento. Durante la vita il corpo cambia: cresce, ingrassa, dimagrisce, genera la
vita, si ammala, rifiorisce, si
stanca, a volte tradisce il nostro stato d’animo, mostra
agli altri le nostre debolezze o
la nostra gioia, nostro malgrado. Il corpo cambia con il
tempo, ma anche a causa del
nostro intervento: noi lo possiamo curare, trascurare, lo
possiamo «scolpire», tatuare,
bucare, dipingere, maltrattare... il corpo non è mai integro, si muove sempre verso
qualcos’altro; non possiamo
«conservare» il nostro corpo.
Così è per la mia fede. Non
posso pensare di «conservarla» gelosamente al riparo dal
tempo, sarebbe già morta.
Non voglio usare creme antirughe per fermare il tempo,
mi piacciono i segni che
cambiano il viso, mi piace
pensare che non so se e come
crederò ancora in Dio, fra
due, cinque, dieci anni.
(*) L’espressione mi viene suggerita dal libro di Jeanette Winterson Scritto sul corpo, A. Mondadori editore, 1993.
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 19 GIUGNO
lERD
Dopo la manifestazione di «Jubilee2000» a Birmingham durante il G8
Giubileo vuol dire cancellare i debiti
Più di cinquantamila persone hanno invaso le strade della grande città inglese
I responsabili di «Jubilee 2000» chiedono l'aiuto delle chiese per il prossimo G8
FLORENCE VINTI
PUÒ essere considerata un
i
successo, dal punto di vista numerico, la prima tappa
della campagna «Jubilee
2000» (Giubileo 2000), organizzata da una coalizione di
più di settanta chiese e movimenti sociali laici che si batte
per la cancellazione del debito estero dei paesi più poveri
del mondo entro la fine del
millennio. Più di 50.000 persone infatti (c’è chi stima
70.000), di ogni età e di etnie
diverse, moltissimi del quali
indossavano qualcosa di rosso quale colore simbolico del
debito, hanno invaso le strade di Birmingham, grande
città industriale nel centro
deiringhilterra, il 16 maggio
scorso. Sono scesi dai treni,
dai pullman, sono arrivati in
bicicletta, con le navi (dall’Irlanda del Nord un gruppo di
giovani cattolici e protestanti
insieme ai loro insegnanti),
armati di tamburi, fischietti,
clacson e persino di pentole,
creando un baccano che, insieme alle campane di numerose chiese, ha risuonato intorno al Bull Ring, punto nevralgico commerciale di questa antica città.
«È stata la più grande manifestazione dai tempi delle
Chartist Marches*! -, ha scrit
Alcuni partecipanti aiia manifestazione di Jubilee 2000 a Birmingham
altoparlanti
to Barry Weetman sul Methodist Recorder La catena
umana era lunga 10 km,
quando ha circondato totalmente rinternational Convention Centre dove si era
svolto fino a poche ore prima
il vertice dei capi di stato e di
governo degli otto paesi più
ricchi del mondo». Purtroppo
(coincidenza?), prima dell’arrivo dei manifestanti, i membri del G8 si erano rifugiati a
Western Park, nella zona rurale della vicina contea dello
Shropshire. Mentre la voce di
Ann Pettifor, direttrice del
«Jubilee 2000», attraverso gli
Elezioni politiche in Ungheria
Vescovo riformato schierato
con partito di estrema destra
Controversia in Ungheria
dopo la diffusione di un volantino di sostegno a un partito di estrema destra durante
la campagna per le elezioni
politiche: il volantino è stato
redatto da Lorant Hegedus,
vescovo della Chiesa riformata ungherese. Intitolato «L’
Ungheria deve essere salvata», è stato distribuito prima
del secondo turno delle elezioni del 24 maggio ed esortava i cittadini a «non tradire
l’Ungheria, neanche per il
Regno dei cieli».
Il volantino appoggiava
esplicitamente il partito «Verità e vita» (Miep), il cui leader, Istvan Csurka, ha chiesto
nel corso della campagna
elettorale l’instaurarsi di una
«grande Ungheria» e ha dichiarato che l’Ungheria era
«prigioniera delle grinfie di
capitalisti ebrei occidentali».
D’altra parte, aggiungeva il
volantino, il «programma radicale» del Miep (che ha ottenuto soltanto 14 seggi su
386), potrebbe essere paragonato al «sangue che scorre
dall’albero della croce del
Cristo». Le elezioni sono state
vinte dal Fidesz, partito civico del centro che è prevalso
sul partito socialista (Mszp) e
che dovrebbe formare un governo di coalizione che non
comprenderebbe il Miep.
Il volantino del vescovo
Hegedus ha provocato le proteste di 150 pastori e laici che
hanno diffuso una dichiarazione sull’argomento, nonché del presidente del Sinodo
della Chiesa riformata, il vescovo Gusztav Bolcskei, che
ha precisato che il vescovo
non aveva il «diritto di parlare a nome della Chiesa». Per
uno dei firmatari della dichiarazione, Istvan Szabo, il
riferimento al sangue del Cristo è «blasfemo» e le sofferenze del Cristo vengono
«strumentalizzate a fini politici». «Non possiamo accetta
re un punto di vista teologico
che mette sullo stesso piano
la salvezza dell’Ungheria e un
partito politico», ha detto.
D’altra parte, ha aggiunto,
secondo il regolamento della
Chiesa riformata ungherese,
è vietato «appoggiare direttamente un partito, o condurre
una campagna politica nell’ambito delle chiese».
Il vescovo Hegedus ha subito respinto le critiche, facendo notare che «questa elezione non era soltanto politica, ma rappresentava una
svolta nella vita morale» del
paese. Hegedus ha denunciato la corruzione, l’abuso di
droghe, l’alcolismo, gli aborti
e l’Aids che sono stati in costante aumento durante
«quattro anni di regime comunista», ricordando così
che l’Ungheria è stata governata finora da una coalizione
diretta dal Mszp, successore
dell’ex partito comunista.
«Quello che ci vuole è il radicalismo senza l’estremismo,
un radicalismo che è anche la
via di Gesù Cristo - ha spiegato il vescovo il partito “Verità e vita” riconosce che siamo confrontati a questioni di
vita e di morte e intende chiamarle con il loro vero nome».
Il vescovo ha affermato
inoltre di essere stato designato come una delle dieci
personalità pubbliche più rispettate da quando è scoppiata questa controversia: «Il
radicalismo è valido per le
questioni essenziali, in particolare in occasione di un’elezione. Ma poi subentrano i
compromessi politici, che si
stanno già verificando nel
momento in cui si apre una
nuova era storica», ha proseguito. Secondo il World
Churches Handbook, pubblicato a Londra, i riformati rappresentano un po’ più del
20% dei dieci milioni di ungheresi, mentre i cattolici sono oltre il 60%. (eni)
comunicava
questa notizia, essa incoraggiava le migliaia di persone
presenti a continuare comunque la loro protesta: «La
catena umana è ugualmente
un simbolo covincente di
gente comune che si è incontrata per protestare contro
l’ingiustizia dei debiti che
tengono schiavi i poveri di
questo mondo».
Scrive ancora Weetman sul
Recorder: «Il comportamento
dei leader del G8 è un esempio di quello che succede tutti i giorni: migliaia e migliaia
di persone gridano il loro bisogno disperato mentre chi
avrebbe il potere di aiutarli si
rende assente per non sentire
il loro grido». Come c’era da
aspettarsi, la manifestazione
e i milioni di firme raccolte e
presentate (1,5 milioni solo
dagli alunni e delle alunne di
una scuola londinese), non è
stata considerata notizia da
prima pagina nei paesi inte
ressati, Italia inclusa. Né ha
avuto risposta positiva dai
«grandi»; solo una promessa
di qualche alleggerimento del
debito per alcuni paesi, a certe condizioni. Tony Blair, che
in un discorso dell’aprile
1997 si era impegnato a considerare «la riduzione del debito internazionale come
priorità assoluta», è stato
convinto telefonicamente a
lasciare i suoi colleghi nel
verde della campagna inglese
per incontrare i rappresentanti di «Jubilee 2000» alla fine della giornata.
Ha detto la Pettifor: «Anche
se siamo delusi del comunicato finale del G8, il premier
Blair ha preso un impegno
personale e noi speriamo che
egli trasformi questo impegno in azione e che agisca
per la questione del debito
come ha fatto per il processo
di pace in Irlanda del Nord».
Il prossimo G8 dovrebbe aver
luogo a Colonia (Germania)
nel 1999 e gli organizzatori di
«Jubilee 2000» chiedono fin
d’ora l’aiuto e l’impegno delle chiese e dei movimenti laici tedeschi, ma anche di tutte
le chiese europee. Il comitato
Fdei (Federazione delle donne evangeliche in Italia) ha
tradotto in italiano molto del
materiale di questa campagna alla quale ha intenzione
di chiedere alle donne evangeliche di aderire durante il
prossimo congresso straordinario della Federazione che
avrà per tema: «Parla tu a favore di chi non può difendersi, sostieni i diritti di chi è
senza aiuto» (Prov. 31,8).
* Movimento politico della
classe lavoratrice inglese nel
XIX secolo
Nicaragua^ il paese più indebitato
Il Nicaragua è il paese con U più alto debito estero: deve 6
volte più di quel che riesce a produrre. È seguito da Mozambico, Congo, Guinea-Bissau e molti altri paesi dell'Africa e
dell’America Latina. Alcuni paesi hanno già pagato il prestito-capitale (la gran parte del debito estero dei paesi poveri
risale agli Anni Settanta-Ottanta, quando i paesi ricchi investivano con grande larghezza il flusso dei petrodollari) ma
non potranno mai pagare gli interessi, che ammontano a
dieci volte più del prestito originale. Mentre è vero che
spesso i governi dei paesi debitori hanno speso male il denaro ricevuto, in armi, guerriglie, progetti di poca utilità
pubblica, ecc. e che chi faceva i prestiti non vigilava su come venivano impiegati i fondi, chi paga le conseguenze sono sempre i più poveri. Studi dell'Onu dimostrano che i
paesi più indebitati sono afflitti da più malattie, da un tasso
più alto di mortalità infantile, dalTanalfabetismo.
'Il
Lettera del segretario generale del Cec
al primo ministro del Pakistan
GINEVRA — «La scelta del confronto sul piano nucleare
non
può che portare rovina e pericoli per il popolo pachistano, e j
riflesso per tutta la regione asiatica»: così ha scritto al prìn,.
ministro del Pakistan, Mohammed Sharif, il segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Konrad Raiser. -------
chiese del Cec - conclude la lettera - si augurano che, seguen. p •
do l’esempio di altre nazioni che hanno abbandonato la sceltirp
dei test nucleari, anche il Pakistan aderisca al più presto al trati n' ^nii
tato sulla non proliferazione atomica». Questa nresa rii
--------------proliferazione atomica». Questa presa di posizio.?.,,prra (
ne del pastore Raiser segue un analogo invito al premier india Pn'li
no subito dopo i test svolti dall’India il 13 maggio. (nev/en^^loi
Usa: ì battisti del Sud preoccupati per
l'eventuale cancellazione del debito
moritie
ATLANTA — Preoccupazione per le possibili conseguenzepoi^iM^
negative che potrebbe avere la cancellazione del debito este-Mle min
ro dei paesi più poveri in occasione del nuovo millennio mforma,
stata espressa da Thomas Elliff, presidente della Convenzionepo dalla
battista del Sud. «Non vorremmo che così venissero favoritipetttice
anche paesi in cui è in atto una persecuzione contro i cristia-pi Won
ni», ha dichiarato Elliff, che presiede la più grande associazio.Pli'ivers
ne di battisti del mondo: 42 mila chiese con oltre 15 milioni di
membri battezzati. (nev/alc)
aario dell
Svezia: 150 anni di presenza battista
Mrtimei
P'Univi
7 aprile Í
STOCCOLMA — L’atto di nascita del battismo in Svezia risa- luna venti
le al 1847 con la conversione di un marinaio F. O. Nilson, bai- e relatori
tezzato dal tedesco Gerhard Oncken. Nilson ritornato in Svezia venienze
comincia un’opera di predicazione e nel 1848 battezzò 5 perso- distudi ir
ne a Vallersvik. A causa delle leggi restrittive in vigore in Svezia Un la’
che vietavano ogni forma di fede diversa dal luteranesimo, reii- un’idea i
gione di stato, il gruppo di credenti fu perseguitato e nel 1850
Nilson fu mandato in esilio. Già pochi anni dopo i battisti svedesi si impegnarono in un’opera missionaria in Birmania e ora
hanno missionari in Zaire, India, Tailandia, Giappone, Austria
e Francia. Nel 1866 fondavano il loro seminario teologico. Oggi
vi sono in Svezia 278 chiese con 18.553 membri battezzati. Le comunit;
celebrazioni sono iniziate il 20 maggio con un culto solenne te- gosa in
nuto nella prima chiesa battista di Stoccolma. Il 22 maggio c’è diverse r
stato un pranzo per le unioni femminili: ospite d’onore è stata solonelli
la pastora Birgit Karlsson, già segretaria dell’Unione battista cuzioni
svedese ed ex presidente della Federazione battista europea, anche i
Sabato 23 maggio si è svolto un convegno sul futuro del batti- immagi
smo, con la presenza del presidente della Federazione battista minile ¡
me nota
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europea, il pastore inglese David Coffey.
Usa: distrutto da una bomba
il tempio delle Assemblee di Dio
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DANVILLE — Secondo l’Fbi è una bomba la causa
dell’esplosione che domenica 24 maggio ha devastato a Danville (Illinois, Usa), provocando 33 feriti, il tempio locale delle
Assemblee di Dio. L’esplosione è avvenuta alle 10,30 durante
il culto e, sempre secondo l’agenzia federale, sembra essere
collegata ad un altro attentato ad una chiesa evangelica di un
paese vicino. Il pastore della comunità colpita, Dennis Rogers, poche ore dopo l’attentato ha riunito nuovamente i fe- diqygj|*
deli nel tempio devastato «per pregare il Signore di darci la jjIjj ^
forza di proseguire la nostra testimonianza senza cedere al
desiderio di vendetta». (nevi (¡g,prQpj.j
mologico
Francia: i 100 anni della Piace
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emozioni
- Ha festeggiato i suoi primi cento anni di attivitàla )
ì francese delle Associazioni cristiane degli studen- , „®8®di
PARIGI — 1
Federazione francese delle Associazioni cristiane degli siuuv,. l ,,, °--ti (Fface), organismo che organizza e coordina campi di fot- ^ ?ah,
mazione, week-end teologici, animazioni e studi in stretta col- • un
laborazione con le chiese evangeliche francesi, con un’ampia
apertura ecumenica. La Fface è tra i membri fondatori della
Federazione mondiale degli studenti cristiani. Petcors*
Una questione aperta: i tribunali ecclesiastici e i divorziati - 2
L'Esortazione apostolica «Familiaris consortio»
ALFREDO SORELLI
La gerarchia cattolica afferma deci
5
I sámente l’indissolubilità del matrimonio, ma nello stesso tempo è gravemente preoccupata per il costante aumento dei cattolici divorziati risposati.
Si moltiplicano sia le attestazioni di
«materno interessamento» della gerarchia verso queste persone che (a suo
giudizio) si trovano in condizione di
peccato e, d’altra parte, sono sempre
più insistenti le richieste della base cattolica per una qualche forma di accettazione dei divorzi e di riconoscimento
delle seconde nozze. Che conseguenze
può avere in questo contesto il consiglio di «prendere in considerazione la
possibile nullità del loro matrimonio»?
In data 22 novembre 1981, Giovanni
Paolo II indirizza ai cattolici l’Esortazione apostolica Familiaris consortio,
sui compiti della famiglia cristiana.
Nella IV parte, che tratta della Pastorale
familiare, il papa assicura: «La sollecitudine pastorale della Chiesa non si limiterà soltanto alle famiglie cristiane
più vicine, ma si mostrerà ancor più vi
va per l’insieme delle famiglie in genere, e per quelle, in particolare, che si
trovano in situazioni difficili e irregolari. Per tutte la Chiesa avrà una parola di
verità, di bontà, di comprensione, di
speranza, di viva partecipazione alle loro difficoltà...». Fra questa sollecitudine
c’è l’indicazione della preparazione al
matrimonio: remota (fin daH’infanzia);
prossima (collegata alla catechesi) e
immediata (ultimi mesi e settimane
che precedono le nozze). Le Conferenze episcopali devono poi emanare un
Direttorio per la pastorale della famiglia, ciò che la Conferenza episcopale
italiana ha fatto nel novembre 1990.
Questa cura pastorale è rivolta ai nubendi cattolici perché possano affrontare gli impegni matrimoniali in modo
adeguato alla serietà del sacramento.
Nonostante questo, ci sono i divorzi,
«una piaga che va, al pari delle altre, intaccando sempre più largamente anche gli ambienti cattolici».
A proposito dei divorziati risposati, il
papa afferma: «Ci sono infine coloro
che hanno contratto una seconda
unione in vista dell’educazione dei fi
gli, e talvolta sono soggettivamente
certi in coscienza che il precedente
matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido» (FC, n.
84). Questa affermazione è di estrema
gravità. Cosa significa «soggettivamente certi in coscienza che il precedente
matrimonio... non era mai stato valido»? Avevano fatto finta di sposarsi,
mentendo coscientemente, oppure tale
coscienza di invalidità è sorta dopo anni di convivenza, spesso pacifica e a lietata da figli?
Il Diritto canonico dice: «Perché ci sie
il consenso matrimoniale è necessari
che i contraenti non ignorino che il nw
— U»
trimonio è una unione permanente
un uomo e una donna ordinato alla prf^
creazione mediante una cooperazion
sessuale» (c. 1096), ma afferma
«L’errore circa l’unità, l’indissolubiln
la sacramentalità non vizia il consen
matrimoniale, se non determina la
lontà» (c. 1099). Per invalidare il
dente matrimonio ci dovrebbe
stata all’atto di esprimere il consenso
precisa volontà contraria dei
meno di uno degli sposi. (2 - contiti
«mancipi
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5
PAG. 5 RIFORMA
I Si è svolta in aprile una Conferenza internazionale organizzata dall'Università di Reading (Inghilterra)
Ebree e protestanti: donne delle minoranze religiose in Italia
Oue realtà accomunate da una storia di persecuzioni ma anche dal fatto che le rispettive comunità non presentano
una propria «immagine-modello» del femminile e tendono a organizzarsi piuttosto nel dialogo e nella creatività
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Ìonne protagoniste; organizPl" latrieii studiose, oggetto di
Ldagine. Il tema è nuovissiestpcnL e ardito: Womenfrom thè
\norities: thè Jewesses and
ieguenzepoWMnfs of Italy - Donne
aito eskMe minoranze: ebraismo e
llennioèi/ormfl, ed è stato organizvenzionegto dalla prof. Verina Jones,
3 favoritllettrice del «Centre for Itaicristia.fcWomen’s Studies» delsociazio-plaiversità di Reading, La
nilionidilata anche è significativa,
(nev/akì perché festeggia il cinquanteWo della fondazione del dipartimento di Italianistica
I dell’Università stessa: dal 5 al
*¡f aprile si sono confrontate
ezia risa-'una venticinquina di relatrici
son, bat e relatori delle più varie proin Svezia yenienze, università e centri
15 perso- di studi internazionali,
in Svezia Un lavoro che risale a
imo, reli- un’idea nata tre anni fa, conci 1850 me nota Verina Jones nella
:tistisve- sua introduzione al convenia e ora gno, e che è anche una sorta
ì, Austria di «scommessa»: analizzare i
ico. Oggi percorsi del femminile in due
ìzzati. Le comunità di minoranza relilenne te- giosa in Italia, due comunità
aggio c’è diverse ma paragonabili, non
e è stata solo nella loro storia di persebattista cuzioni e emarginazioni, ma
¡uropea. anche nell’assenza di una
lei batti- immagine-modello del fem! battista minile al loro interno, come è
(ebpsì la madonna per il cattolicesimo. Tre casi di ideazione e di
mcontri, di confronti intessutv(b presenze di donne diverse, nota Verina Jones, «cresciuto in alcune case, a Roma, 0 nelle valli valdesi», secondo i ritmi di un’amicalità
e di emozioni che costitui
causa
I a Dan1I0 (Ì6llc
(turante sempre il modo di
_ pccprp ^ di produrre e lavoraL n “^femminile,
i dq. per partire proprio dalle
te i fe. ®erioni per riferire il senso
HarHla Comune percorso
. al ^ ‘conoscenza ma anche
fnevì i’^^oodamente comprensio'■a, proprio nel significato eti®elogico del termine) partirò
dalle ultime relazioni, nella
pomata conclusiva, che hanttivitàla ae visto il nostro secolo, con
studen- “^®gedia incancellabile delti di fot- ®®pah, al centro e al culmiettacol- di un lungo percorso di
n’ampla ®®tenza, ma anche di lotte,
ori della minoranze. Se per le
(Ws4 nel ’900 si apre un
Patcorso significativo di
■Jtancipazione, come ha teoniato la ricerca di Clara
unous sulla figura di Lidia
et, «una valdese impegna«civili delle donne
800 e ’900», anche per le
«(ti ® P^Ulcolare di zone
teleur-^®'^^” aperte alla Mit
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Una colpevole trascuratezza
NelTultimo decennio si è consolidato un filone di studio
della storia delle donne europee centrato sull’esperienza religiosa ài femminile nelle varie epoche- Molto spazio è stato
dato a sante, mistiche e eroine della fede in area cattolica.
Poca attenzione, invece, ha esercitato il mondo protestante,
nel suo complesso e nella parte che riguarda le donne. Esso
non è stato ignorato quanto piuttosto tenuto in sottofondo;
se ne conosce Resistenza, spesso lo si apprezza, ma non si
compie il passo che porta verso la sua indagine scientifica
Se il mondo storico non interpella la componente femminile protestante, del resto neppure la storiografia protestante ha dedicato loro ampio spazio. Le donne, sia nelle fonti
coeve sia nella ricostruzione a posteriori assumono un carattere corale, di presenza massiva, notata ma non declinata; «le donne» è termine con il quale si pronuncia la loro esistenza, anche se qua e là appaiono con nomi e cognomi, per
lo più non seguiti da altri dati biografici.
Non possiamo quindi che porci una serie di domande: la
storia delle donne protestanti non interessa? E se così è, perché ciò accade? Quali possono essere le ragioni di tale silenzio, sia del mondo protestante stesso, sia dal mondo storico
generale? (Bruna Peyrot)
della giovane studiosa dell’
Università ebraica di Gemsalemme Manuela Consonni, è
seguito in sala da un silenzio
terribile, interrotto soltanto
dalle lacrime irrefrenabili
della presidente di turno, la
studiosa cattolica Corinna
Salvadori Lonergan, lacrime
che erano nel cuore di tutte
noi. L’espressione delle memorie, la condivisione delle
memorie, diventano un nodo
ineludibile per l’oggi, per
l’elaborazione del lutto, quel
lutto gigantesco che percorre
la storia delle minoranze,
nello snodarsi dei secoli e
che ha nella Shoah il suo acme e quasi per così dire il
suo emblema.
Una infinità di piccole e
grandi figure emergono dalla
ricostruzione paziente e
amorosa delle storiche che
hanno dato loro voce: per gustarle appieno auspichiamo
un’ampia diffusione degli Atti che sono in via di stampa.
Accenniamo qui in particolare, per le protestanti, alle ricerche della teologa Giovan
na Pons sul ministero pastorale della donna, della scrittrice Marina Jarre («Dai documenti al racconto: la donna valdese nel ’600»), e di
Giulia Cartini su «Le lettere
delle maestre delle scuole
elementari protestanti in Italia dal 1860 al 1915», nonché
due interventi di Bruna Peyrot, di cui uno iniziale, metodologico («Chiavi di lettura
della storia protestante al
femminile»), mentre Susanna
Peyronel ha affrontato il tema «Mogli, madri, figlie: donne nei gruppi eterodossi italiani del ’500». L’iconografia
(Genoveffa Palombo), il ghetto nei vari secoli, Tlnquisizione e i suoi documenti, la superstizione (Anna Foa) sono
temi ricorrenti delle varie relazioni sulla storia dell’ebraismo, che è impossibile citare
per esteso, ma anche il gusto
dell’ironia tipicamente ebraica nel racconto, (vedi per tutti Ariel Toaff in «Mogli violente e mariti picchiati nell’Italia
ebraica del Rinascimento»,
un capolavoro di spirito sottile). Anna Foa, a sua volta,
aveva introdotto tutta la tematica della donna nella storia degli ebrei in Italia
nell’ampio studio iniziale articolato su diversi punti riguardanti il complesso status
femminile nelle comunità
ebraiche prima e dopo TEmancipazione.
Una vivace tavola rotonda
conclusiva, presieduta da
Tullia Zevi, ha visto la partecipazione delle studiose Bruna Peyrot, Anna Foa e Susanna Peyronel. Presente e partecipe durante tutti i lavori
del convegno, Tullia Zevi ha
sottolineato l’importanza di
questo primo impegno a
«raccontare i cammini paralleli» delle minoranze religiose in Italia lungo la storia.
«Per noi ebrei - ha detto Tullia Zevi - c’è stata la Shoah, e
il problema dell’antisemitismo e oggi del Medio Oriente. Ma abbiamo con i protestanti delle caratteristiche comuni, una condizione di
“doppia identità”, Taver corso dei pericoli mortali nella
nostra storia, il dovere della
memoria e della trasmissione
della memoria, e trovare il
linguaggio per dirla. E anche
l’elaborazione del lutto, che
va fatta, e che è però ancora
lenta a venire. Le nostre qualità comuni sono state nei secoli: l’alfabetizzazione, una
forma di “bilinguismo”, l’educazione religiosa di maschi
e femmine insieme, la difesa
ai tentativi di “conversione”,
l’impegno per i diritti di aconfessionalità dello stato e
l’impegno nel sociale. Il 1848
Tahbiamo vissuto insieme, e
anche la Resistenza, soprattutto nelle valli valdesi, Tabbiamo vissuta insieme, e poi
la battaglia per le Intese».
Da sinistra: Anna Foa, Bruna Peyrot, Tuiiia Zevi, Susanna Peyronel
Le donne dei ceti popolari nei processi inquisitoriali del '500
SUSANNA PEYRONEL
Le donne di cui parlerò sono coloro che appartennero ai ceti urbani, artigiani e
popolari, e che vennero coinvolte in vari modi, come vedremo, nei processi dell’Inquisizione nel corso del Cinquecento. Dalla trattazione
saranno escluse, dunque, tutte quelle gentildonne italiane
che simpatizzarono 0 aderirono alla Riforma in Italia e
sulle quali si sono soffermati
maggiormente gli storici.
Quantitativamente le donne protagoniste di processi
inquisitoriali sono assai poche. Dal punto di vista statistico si può parlare, per tutta
Italia, di un numero che varia dal 3 al 15% circa, processate e non semplicemente
accusate dall’Inquisizione.
Generalmente si trattava di
donne socialmente in vista
come nel caso assai clamoroso delle nobildonne processate a Mantova negli anni
’60, che per vent’anni intrecciarono rapporti tra Mantova, Padova e Venezia. Sono
assai rari processi a donne o
gruppi di donne dei ceti popolari. Questi dati richiedono una spiegazione: sono ricavati generalmente dai nomi cui sono intestati i fascicoli processuali.
Leggendo i processi inquisitoriali ci si rende conto che
le presenze femminili sono
assai più fitte: in alcuni contesti urbani sembrano addirittura prevalenti. Le donne
accusate, sovente citate come «moglie di», «figlia di»,
sono assai numerose ma raramente hanno l’onore e
l’onere di vedere a loro intestato un fascicolo processuale. Curiosamente gli inquisitori annotano i loro nomi ma
non ne consegue poi un’inchiesta personale. Quasi che
mettere una donna al centro
di un’inchiesta inquisitoriale
rendesse il pericolo «luterano» ancora più preoccupante. Assai frequentemente,
inoltre, si ritrovano presenze
Da sin. Bruna Peyrot, Marina Jarre, Verina Jones e Tullia Zevi
femminili tra coloro che accusano i «luterani»: sono soprattutto mogli che denunciano i mariti, dopo anni di
complicità a volte coatta,
quando, dopo gli Anni 60,
l’Inquisizione comincia a
usare il confessionale come
strumento per spingere alle
delazioni. Sono suocere che
vedono nelle nuore la causa
della deviazione religiosa dei
propri figli. Sono figlie che rifiutano l’educazione evangelica clandestina che i padri
impongono a casa.
Se si vuol parlare di donne
nel movimento riformato italiano bisogna, dunque, guardare attentamente ai tempi,
ai modi e anche alle sfumature esistenziali in cui si svolgono questi processi. Dal punto
di vista umano la condizione
femminile nelle scelte religiose appare infatti assai più incerta e difficile di quella maschile. Per limitarsi a un’area
che va dal Veneto alTEmiliaRomagna, Tanalisi di molteplici processi permette di
proporre alcune considerazioni che dovranno naturalmente essere in seguito più
attentamente confrontate:
1) Le donne nell’età rinascimentale furono protagoniste attive di una religione
cittadina che si esplicava in
una devozione sovente superstiziosa ma che, con le
grandi festività urbane, le
processioni, le confraternite,
tendeva a coinvolgere tutti i
membri della comunità. Erano momenti pubblici, di socialità fuori dal contesto familiare che le donne animavano; momenti che era difficile mettere in discussione.
Anche altri momenti più privati e difficili come il parto e
la nascita dei figli erano circondati da questa devozione,
soprattutto per i santi protettori che il timore per la morte
rendeva più intensa. Perciò
nei processi si trovano molte
donne che fanno concreta
resistenza a rinunciare alle
propone tradizioni religiose
che altre donne mettono in
discussione.
2) Le città italiane, anche le
più piccole, hanno conosciuto all’inizio del Cinquecento
un’apertura culturale, attraverso la diffusione di libri e di
idee, che ha coinvolto anche
la parte femminile del mondo urbano. Il coinvolgimento
è avvenuto anzitutto attraverso le discussioni domestiche e la predicazione. Ben
presto si trovano, tuttavia,
gruppi di donne che leggono
o discutono autonomamente
di questi problemi fuori dalle
mura domestiche, che fanno
proselitismo, a volte più
combattive dei propri mariti
e compagni in fede. Le criti
che e le convinzioni religiose
che queste donne divulgano
sono sovente speculari a
quelle che più fortemente
vengono difese dalle loro
concittadine cattoliche: la
devozione ai santi, alle reliquie, i rosari, la devozione alla Vergine, la credenza nel
purgatorio che concentra soprattutto attorno al momento della morte il maggior
sforzo di preghiere e lasciti
testamentari.
3) La diffusione delle idee
riformate e l’azione dell’Inquisizione scardinano la famiglia tradizionale, la famiglia con forti legami parentali
da cui la donna veniva in
qualche modo difesa. La clandestinità impone una chiusura nell’ambito familiare ristretto (la moglie, il marito, i
figli) e nello stesso tempo la
formazione di altri rapporti,
non di sangue ma di parentela spirituale, con gli altri
membri del gruppo riformato.
Quando l’inquisizione spezza
la solidarietà parentale, incitando alla delazione anche
nel gruppo familiare la donna, anello più debole della catena, è più facilmente spinta,
per salvare sé e i figli, e non
ultimi i beni, a denunciarne i
membri sospetti. Quando
l’uomo fugge, affrontando
l’esilio, sono poche le donne
che lo seguono, sono numerose quelle che si dissociano.
4) Proprio perché la scelta
delle donne appare in contesto più difficile, accade che
esso quando abbracciano le
idee riformate, siano più radicali, più determinate, più
combattive. Uscendo da un
ruolo che tutta la cultura del
tempo ribadiva essere subordinato, vi sono casi, bisogna
dire eccezionali, in cui le
donne governano le scelte religiose della propria famiglia
e la resistenza degli uomini.
5) Per meglio comprendere
quali siano state le modalità
che hanno determinato molti
di questi comportamenti, il
modo a mio parere migliore è
quello di prendere un caso
esemplare: una piccola città
in cui si sia sviluppato temporaneamente un forte movimento riformato come potrebbe essere il caso di Bagno, minuscola cittadina
istriana nella diocesi di Capodistria, coinvolta nel 1548
in una vasta inchiesta, motivata dalie accuse contro il vescovo Pier Paolo Vergerlo,
che di lì a poco fuggirà dall’Italia. Questo caso che farà
emergere una vasta rete di alleanze, più di 80 persone
coinvolte nelle accuse con interi gruppi familiari, una ricca gamma di posizioni religiose, di critiche alla Chiesa e
al potere costituito, può permetterci di meglio esemplificare quanto sopra detto.
Un momento dei lavori della Conferenza
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 19 GIUGNO 1
Si è svolto a Napoli un seminario in preparazione all'assemblea delle Nazioni Unite convocata a New York
Minori; consumo di droga e narcotraffico internazionale
Funzionari, operatori e politici hanno affrontato un problema che ha radici complicate da contingenze più recenti
e specifiche a seconda dei contesti. La necessità della prevenzione e dell'educazione che deve partire da ognuno di noi
Le molte Italie dell'illegalità minorile
MARTA D’AURIA
IL 25 e 26 maggio si è svolto
a palazzo Serra di Cassano
(Napoli) il convegno-seminario «Minori, consumo di droga e narcotraffico» organizzato dalla Fondazione internazionale Lelio Basso e dall’Istituto per gli studi filosofici,
con la collaborazione dell’associazione «Libera». Scopo
dell’incontro, a cui sono intervenute all’incirca 200 persone, che ha preceduto il vertice speciale dell’assemblea
delle Nazioni Unite sul problema delle droghe tenutosi a
New York dall’B al 10 giugno,
è stato di approfondire la conoscenza e l’analisi dei temi
relativi al consumo di droga e
al coinvolgimento dei minori nel narcotraffico. Esperti
del settore e personalità del
mondo politico-culturale,
che hanno fornito delucidazioni e aggiornamenti sul tema in esame, sono stati gli
interlocutori di questo momento privilegiato di riflessione. Nella sessione d’apertura c’è stata la presentazione da parte di Paula Benevene e Roberta Rondini, ricercatrici della Fondazione intemazionale Lelio Basso, della sintesi del rapporto di ricerca su «Minori, consumo di
droga e narcotraffico: un’indagine qualitativa».
Le ricercatrici hanno proceduto individuando un
campione qualitativo (non
rappresentativo in senso statistico) di realtà urbane significative, raccogliendo informazioni e materiale sul campo grazie alla presenza e alla
disponibilità di testimoni privilegiati. Oltre agli assistenti
sociali, gli psicologi, gli operatori di strada, i volontari, gli
educatori delle strutture di
prevenzione e di recupero,
negli ultimi anni i giudici minorili si sono rivelati conoscitori profondi delle questioni
riguardanti i minori problematici e dei contesti ambientali, socio-economici e culturali nei quali questi ragazzi
agiscono. Sono seguiti gli interventi di Staffan de Mistura
e di Stefano Berterame, funzionari delle Nazioni Unite.
Le conclusioni, invece, sono
state affidate al presidente
della Camera dei deputati,
Luciano Violante, per il quale
è possibile riflettere seriamente sul recupero minorile
soltanto quando i «grandi»
sapranno costruire una società garante della dignità e
dell’autostima di ogni singolo
individuo.
Nel pomeriggio alcuni giudici minorili sono stati protagonisti della tavola rotonda
sul tema «Illegalità minorile e
contesti culturali: quante Italie?». I magistrati hanno dichiarato con toni appassionati che non ai tribunali e ai
penitenziari ma alla scuola è
affidato il ruolo primario di
fare corretta educazione alla
legalità. Martedì 26 i lavori,
presieduti da Amato Lamberti, presidente della Provincia
di Napoli, si sono aperti con i
saluti che la pastora valdese
Teodora Tosarti ha portato a
nome della Tavola valdese,
che ha contribuito alla realizzazione del convegno. Sono
seguite le testimonianze di
Da sin. Stefano Berterame e don Luigi Ciotti
alcuni operatori sociali che
lavorano in istituzioni e associazioni di volontariato dislocate sul territorio nazionale.
Poi la parola è stata data a
don Luigi Ciotti, presidente
del gruppo Abele, che ha parlato su «Le politiche sociali di
prevenzione».
Per i minori e per qualsiasi
soggetto debole l’educazione
è un diritto fondamentale.
Certamente ci si riferisce alla
prevenzione, ma non come
difesa dalla droga, dalla violenza ma come «promozione». «La vera prevenzione ha detto don Ciotti - è quella
che sa proporre nuove opportunità, spazi, diritti e relazioni. C’è un forte bisogno di
educazione di cui non abbiamo ancora autentica consapevolezza: non siamo chiamati a trasmettere dei comportamenti ma dei valori; i
bambini, i giovani non sono
dei contenitori da riempire,
ma delle persone libere che
Una rete per costruire progetti educativi
La seconda giornata del seminario si è aperta con l’intervento di Paolo Giannino
che ha condiviso con i presenti alcune riflessioni, partendo dalla propria esperienza di vicepresidente del Tribunale dei minori di Napoli.
Attualmente circa il 65%
dei presenti negli istituti penali minorili sono imputati o
condannati per reati connessi
alla tossicodipendenza. Circa
il 90% di essi provengono da
quartieri dell’emarginazione
e disagio da sempre ben individuati (Barra-Ponticelli, Secondigliano, i quartieri spagnoli, Forcella e Sanità). In
questi ultimi anni, inoltre, alcuni minori sono stati denunciati per associazioni a delinquere e molti altri sono stati
imputati in concorso con familiari. Questi dati interrogano in prima istanza la coscienza sociale che sempre
più spesso chiede pene e punizioni severe nei riguardi del
minore, e che addirittura
avanza la richiesta dell’abbassamento dell’età imputabile a 12 anni, senza comprendere che il luogo di intervento sul minore deviante
non è il tribunale ma la scuo
la, la famiglia, i servizi che sono ambiti privilegiati per una
sensibilizzazione della cultura che deve imparare ad essere puerocentrica.
«La giustizia minorile - ha
detto Giannino - è una giustizia debole, e lo sarà sempre più se non si comprende
che il diritto minorile è l’avvenire del diritto di tutti.
L’intervento giudiziario dipende dalla qualità e quantità dei servizi presenti sul
territorio che si possono offrire ai minori. Si consideri
che non esistono comunità
terapeutiche, servizi specializzati esclusivamente per i
minori». La denuncia diventa
più forte quando Giannino
sottolinea che, a fronte di un
codice di procedura penale
minorile, esistono normative
che ignorano completamente
il diritto minorile. Ad esempio la legge sulla tossicodipendenza ha completamente
ignorato la competenza amministrativa del tribunale dei
minorenni e ha affidato, ancora una volta, soltanto ed
esclusivamente al prefetto
l’intervento nei confronti dei
minori consumatori di droghe. «Mi vergogna e umilia
Abbonamento
per l’anno 1997-98
Abbonamento per l’interno ..........L. 30.000
Abbonamento sostenitore per l’interno.L. 50.000
Abbonamento per l’estero .............L. 34.000
6 0 più abbonamenti
allo stesso indirizzo (l’uno).......L. 27.000
da versare sul c.c.p. n. 1834SZ23 Intestalo a «Comllalo Scuole Domenicali», via
Porro Lambertenghi 28 - 20159 Miiano
profondamente - ha detto
Giannino - che i minori si ritrovino in carcere perché non
abbiamo i servizi sufficienti e
idonei al loro recupero. Paradossalmente non avendo
adeguate strutture di accoglienza, l’istituto penale minorile è l’unico luogo che offre un intervento strutturale,
con tutti i limiti che un’istituzione chiusa porta con sé».
Secondo il magistrato, infatti, un progetto educativo
ha valore se il minore è inserito nel suo contesto. Le comunità, i centri di accoglienza devono essere inseriti nei
quartieri dell’emarginazione
e della devianza e contribuire
a cambiarli. È necessaria una
ristrutturazione del problema assistenziale. Il Sud risente ancora una volta di un’errata concezione del servizio,
che deve essere Taffermatore
dei diritti sostanziali dei soggetti deboli, e non l’elargizione di benefici. Solo in questo
modo anche il tribunale per i
minorenni può svolgere la
sua reale funzione, che è
quella di essere il garante ultimo dei diritti violati del minore che è un soggetto debole. «È possibile creare una
reale opera di supporto al
minore - ha concluso»Giannino - soltanto partendo da
un lavoro d’équipe, in cui
ognuno rinuncia a una parte
della sua "onnipotenza” per
acquistare in specificità. Il
tribunale dei minorenni, i
servizi, i direttori dei carceri
minorili credono infatti spesso di essere "onnipotenti”, è
necessaria invece la costituzione di una rete che deve,
con umiltà, mettere insieme
le varie componenti per costruire un efficace progetto
educativo».
vanno riconosciute e amate».
Il vero obiettivo è di lavorare
per costruire la «città educativa», dove educare non è solo un problema della famiglia
e della scuola.
Data la complessità della
società di oggi ognuno, dalla
polisportiva al centro sociale, dall’associazione alla
scuola, dalla famiglia alla
chiesa, deve portare il suo
contributo per un reale cambiamento della realtà. «Perché la società cresca, perché
il diritto alla sicurezza sia un
diritto di tutti, perché la legalità diventi un impegno di
tutti, perché i diritti sociali si
realizzino - ha concluso don
Ciotti - tutti dobbiamo lavorare insieme. E se è necessario, dobbiamo essere pronti
anche a tirare fuori le unghie». Il coraggioso annuncio
della Parola e la comune volontà di azione, possono rappresentare il reale senso
dell’impegno verso i minori.
Le nuove droghe
Stefano Berterame, funzionario nel Programma delle
Nazioni Unite per il controllo internazionale delle droghe (Undcp), ha illustrato la
relazione «Le nuove droghe,
quadro internazionale, prevenzione e politiche sociali».
Il «Rapporto mondiale» preparato dall’Undcp parla di
oltre 200 milioni di persone
nel mondo che hanno usato
varie droghe nel corso dell’ultimo anno. Oltre alla eroina, alla cocaina e alla marijuana c’è stato un vistoso
aumento della produzione e
consumo di droghe sintetiche come le anfetamine, e
Tecstasy.
Circa trenta milioni di persone usano droghe sintetiche: un numero superiore a
quello dei consumatori di
eroina e di cocaina messi insieme. Due aree di problemi
possono condurre un giovane all’abuso di droga. Innanzitutto c’è la curiosità, la
pressione dei coetanei, la
noia e il senso di ribellione,
tutti fattori legati alla particolare fase dell’adolescenza
durante la quale ognuno cerca di ridefinire la propria
identità rispetto alla società
e alla famiglia. In secondo
luogo, esistono situazioni di
disagio e marginalizzazione
all’interno delle quah l’uso di
droga o di altre sostanze disponibili è più una strategia
di adattamento e di sopravvivenza.
La scarsa stima di sé è il
problema fondamentale che
molti educatori di strada devono affrontare. «L’esperienza di molti anni di lavoro
ha detto Berterame - ciK
insegnato che la prevenziol
è meglio della cura e cS
quindi è necessario intensi}
care i programmi educatili
Molti di questi utilizzani
metodi di prevenzione e rii
bilitazione innovativi dir
raggiungono i giovani e som
più efficaci di “lezioni” sii
droghe di tipo scolastico.?
esempio un gruppo di ban|, '
giovanili di Città del Messici
ha scoperto che attraverso) '
murales e i graffiti si posso« I
produrre messaggi controlli
droga e la violenza e alli -Í
stesso tempo dare uno sboo
co professionale ad altri gi»
vani. Il gruppo è spesso chia
mato a decorare caie, super
mercati e altri edifici. Mentri
un gruppo del Kenia diffonde messaggi contro la drogii
e per la prevenzione deli
Aids portando il teatro dei
bambini di strada nelle bi'
donvilles di Nairobi».
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I problemi dei minori Rom a Firenze
Firenze è una città dove
non esiste una forte presenza
di criminalità organizzata,
bensì un’offerta di servizi che
quantitativamente è adeguata ai bisogni della fascia italiana della popolazione. Eppure Firenze è una realtà solo
apparentemente diversa da
quella di Napoli e di altre
città del Sud. Con questa premessa Daniela Pierini, assistente sociale presso la Prefettura di Firenze, ha dato
inizio al suo intervento su «1
minori Rom». Perché parlare
di Rom a un convegno il cui
tema principale è «minori e
consumo di droga»? Nei campi nomadi fiorentini il 45%
dei soggetti è sotto i 18 anni,
e l’uso di sostanze stupefacenti è praticato quasi esclusivamente da minori.
Da circa trent’anni i Rom
sono a Firenze in pianta stabile. Oggi sono essenzialmente localizzabili in due
campi: il Poderaccio e TOrbatello. Il primo si trova su una
piccola collina (dove vengo
no depositati rifiuti ospedalieri) che è nella massa di
espansione dell’Arno, zona
ad alto rischio in caso di alluvioni. Nato in maniera spontanea, il Poderaccio è stato
poi autorizzato dal Comune.
In esso vige il senso della comunità e dell’appartenenza,
si sono mantenuti i legami
culturali e tradizionali e c’è
stato anche un processo di
integrazione con la popolazione cittadina esterna. La
maggioranza dei capofamiglia Rom ha un permesso di
soggiorno, lavora regolarmente e tenta di uscire dal
campo dove non esiste, se
non in casi sporadici, il problema della tossicodipendenza.
Invece il campo dell’Orbatello, che ha una popolazione
di circa 200 persone, è completamente devastato dalla
tossicodipendenza e dallo
spaccio. È un campo creato
artificialmente dal Comune
per raccogliere tutte le famiglie che avanzavano sul territorio. Questa operazione di
«assemblaggio» è stata fatta
senza tener conto delle diverse etnie, spesso in contrasto
tra loro. Dunque tutti i codici, le regole e i rapporti tradizionali tipici all’interno dei
gruppi familiari sono saltati.
L’80% delle famiglie Rom
deirOrbatello è coinvolto
nell’uso e nello spaccio di
droga. Nessuno di loro ha il
permesso di soggiorno e
dunque, per legge, nessuno
più accedere a interventi terapeutici se non a quelli di
pronto soccorso. Con un
espediente i servizi per il recupero dei tossicodipendenti
di Firenze hanno stabilito
che dare metadone per prevenire la crisi di astinenza era
un intervento di pronto soc
corso.
«L’unica cosa che le auto
rità riescono ad offrire a ((Ut
ste persone - ha detto la Pfc
rini - è il metadone e noni
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un percorso terapeutico co
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Fondato nel 1848
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A PINEROLO UNA SALA PER I TESTIMONI DI
GEOVA — È stato inaugurato sabato scorso a Pinerolo in
via Novarea, nel pieno del quartiere Tabona, l’edificio che
ospiterà le riunioni dei Testimoni di Geova. Costruita su un
terreno messo a disposizione dal Comune la struttura è costituita essenzialmente da due sale; la casa è stata costruita
quasi esclusivamente col lavoro volontario dei fedeli che
per oltre due anni hanno dedicato molto del loro tempo a
questa impresa. La storia dei Testimoni di Geova è del resto
strettamente legata al Pinerolese. Fin dal 1908 esisteva a
San Germano una congregazione; negli Anni 30 entrarono a
fame parte anche Vittorio Paschetto e Aldo Fomerone, di
Prarostino. Ad un certo punto, durante il fascismo, l’ufficio
di rappresentanza dei Testimoni di Geova era stato trasferiI to da Pinerolo in una sede clandestina a Torino.
]•!*
Ï Í
VENERDÌ 19 GIUGNO 1998 ANNO 134 - N. 25 LIRE 2000
Una delle parole oggi di
moda è certamente «pluralismo». Si accompagna
spesso con giuste considerazioni sulla società multietnica
e multiculturale; intende mettere in evidenza il fatto che
sempre più appare limitato
credere che una serie di acquisizioni maturate nella società occidentale ed europea
debbano essere ritenute valide per tutto il resto dell’umanità. Quando si parla di pluralismo si sottolinea la necessaria convivenza di punti di vista diversi, la loro legittimità
e la loro uguale dignità. Purtroppo se ne parla molto ma
lo si è ancora realizzato poco;
nonostante tante televisioni e
tanti telegiornali, abbiamo
molti doppioni ma poco plu
MARGINE ALLA CONFERENZA DISTRETTUALE
PLURALISMO
MARCO ROSTAN
ralismo. Altrettanto si potrebbe dire della scuola.
Ma c’è un aspetto più insidioso in questo gran parlare
di pluralismo, che in qualche
modo si ripercuote negativamente anche nelle chiese e
nelle assemblee: si dimentica
cioè che, come anche la laicità, il pluralismo non è un
contenuto ma un metodo.
Perché un’assemblea funzioni
non è sufficiente che ci siano
delle idee diverse, ma è necessario che queste idee dialoghino, si confrontino, si
scontrino e finalmente trovino lina sintesi. Le nostre assemblee di chiesa, sia locali
che regionali, come la recente
Conferenza distrettuale, hanno un gran bisogno di ritrovare questa passione per i contenuti e per delle «sane litigate» sui contenuti: cioè per una
feconda discussione teologi
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Inaugurata
la nuova sede
del Parco
È stata inaugurata sabato
f; scorso la nuova sede valsusina del Parco Orsiera-Rocciavré, situata in frazione Foresto di Bussoleno; dopo varie
sistemazioni provvisorie l’evento rappresenta la fine
dell’incertezza e l’inizio di
una riorganizzazione. La decisione del Consiglio direttivo del parco, a fine ’97, precedette di poco l’approvazione da parte della Regione Piemonte, avvenuta all’inizio di
aprile, della riserva di Foresto
poi affidata alla gestione del
parco Orsiera. Finisce così
l’epoca di Giaveno come sede a vantaggio di Bussoleno
dove è stato individuato l’edificio di proprietà della curia
che si è accollata anche alcune importanti opere di ristrutturazione tra le quali il rifacimento del tetto.
«Nella nuova sede valsusi•ta - ha detto il presidente del
parco. Mauro Deidier - troveranno spazio un’ampia sala
proiezioni per lo svolgimento
dell’attività didattica e deieducazione ambientale supportata da strumenti didattici
moderni e informatici; accanto alla parte educativa ci sarà
. ufficio di accoglienza e
1, ormazioni turistiche, fra
altro aperto ogni sabato e
pmenica, un punto di esposizione per mostre naturalistiotte, una biblioteca specializza, l’ufficio agricolo e am•nistrativo, una foresteria
por 1 guardaparco».
E stata anche aperta al pub“ria mostra di cartoline
oche sul territorio dell’area
• ? *°no stati premiati i
0 S!*®ri del concorso foton ICO bandito dal Parco.
“*>ohe alla bella gioreff».. anche possibile
o- Ì“ore delle escursioni
dai guardavidù«^^-^ hanno consentito ai
di conoscere al medi p,Mollezze delle riserve
lanocco e del Foresto.
Dibattito a Pinerolo sull'inefficienza dell'ente diventato Spa e le sue prospettive future
Poste^ un potenziale tuttora inespresso
SERGIO N. TURTULICI
T e poste sono state soNvX-i prattutto il laboratorio
dove il mondo politico e
quello sindacale hanno messo
a punto la ricetta del consociativismo nostrano: insomma un terreno di scorribande
usato per scopi elettorali, per
piazzare sindacalisti-dirigenti, per ottenere trasferimenti e
promozioni spesso solo grazie a una tessera: una stagione che tutti adesso dicono tramontata... Intanto, a poco più
di tre mesi dalla trasformazione dell’ente in Spa, le poste sono diventate una sorta
di giungla. Insomma, tutti
contro tutti». Un’affermazione dura che esprime bene una
delle tante contraddizioni del
governo dell’Ulivo che ha nel
Pds il detentore del pacchetto
di maggioranza azionaria.
Per farle funzionare un po’
meglio si stanno organizzando le poste in Società per
azioni, ma lo scontro lavoratori contro azienda e governo,
azienda contro lavoratori e
governo, è al calor bianco.
Non è espressione dell’opposizione la frase che abbia
L’ufficìo postale di Angrogna
mo trascritto ma di forze che,
seppure in modo strano, alla
maggioranza di governo partecipano. È tratta dalla relazione di un convegno sulle
poste italiane in questa fase di
trasformazione in Spa e modernizzazione organizzato
dall’Alp e da Rifondazione
comunista. Vediamo alcuni
dati. È un dato che ogni cittadino americano fa uso del servizio postale con 700 invii
all’anno contro i nostri 100,
per non parlare dell’uso del
telematico. La posta ha quindi
un potenziale di utilizzo da
noi minimamente espresso.
Ma è un dato che siamo gli
ultimi in Europa nei tempi di
consegna. È un dato che circa
77.000 impiegati postali lavorano nel Nord Italia, 42.000
nel Centro, 50.000 nel Sud
ma globalmente il Nord smaltisce il 66% di invii postali, il
Centro il 24%, il Sud solamente il 10%. «Sulla necessità di far funzionare il sistema non vi è alcun dubbio», riconosce il sindacato Alp. «O
si cambia o si chiude», hanno
avvertito Vaciaggo e Passera,
manager della nuova Spa (che
è in mano pubblica, del ministero del Tesoro, e ora deve
cercare col servizio il profitto). Ma finora non è stato presentato il piano aziendale. I
lavoratori non sanno dove
vanno le poste (titolo del convegno era, appunto, «La posta
in gioco»), quanti tagli di personale e di sportelli ci saranno
e dove, come saranno organizzati tempi e metodi di lavoro. E per intanto, tutti gli
interventi hanno sottolineato,
l’utenza non ha visto un servizio migliore.
Il dibattito è stato vivace.
C’erano voci «governative»
in campo: Giorgio Merlo, deputato dell’Ulivo, e Vittorio
Morero, direttore de L’eco
del Chisone-, e voci contrapposte: Roberta Reali di Re,
sindacalisti e lavoratori delle
poste. I governativi non hanno avuto buon gioco nel dibattito, forse la partita era difficile, forse non l’avevano
preparata al meglio. «Sentire
parlare lei - ha ribattuto un
lavoratore all’on. Merlo - è
come sentire un politico alla
tv: parlano, parlano ma sono
lontani dai problemi della
gente reale».
Il talco, presente in abbondanza in vai
Germanasca, venne sfrattato a partire
dal XVIII secolo utilizzando gli affioramenti del minerale che c’erano nel vallone di Massello e in quello di Frali a quote abbastanza elevate.
Usato dapprima per impieghi domestici nella varietà più dura e compatta, la
steatite (la stessa che è usata anche dagli
eschimesi per le loro lampade e altri oggetti domestici), e esportato per la fabbricazione di tracciatori per sarti, il talco incominciò a essere usato dall’industria
all’inizio del nostro secolo, e per soddisfare la richiesta che andava rapidamente
aumentando si iniziò a scavare delle gallerie sui luoghi stessi dei primi ritrovamenti che, soprattutto a Frali, erano spesso lontano dalle strade e dalle borgate.
Successe che due dei più grandi filoni furono localizzati a Frali al Sappatlé e a
Envie, a quasi 2.000 metri di altitudine e
nonostante la scomodità dei luoghi vennero sfruttati fino a dopo l’ultima guerra
IL FILO DEI GIORNI
GRAND
COURDON
FRANCO DAVITE
mondiale. Fer il trasporto del minerale,
dapprima fatto scendere fino alle alte
borgate su grandi slitte, ma anche portato
nella gerla dalle donne (che «per non
perdere tempo» facevano la calza mentre
camminavano), vennero rapidamente costruite delle grandi opere: le teleferiche
da Envie a Ghigo, dal Sappatlé a Villa e
soprattutto il complesso ferrovia a scartamento ridotto più teleferica, chiamato il
«Grand Courdoun», che dal Sappatlé fa
ceva arrivare il talco direttamente fin sotto Ferrerò da dove poteva essere caricato
sui carri prima, sui camion poi. Questo
complesso, molto interessante, è illustrato sulla galleria del museo di Frali.
Ma i minatori non avtevano facilitazioni. Essi dovevano ogni giorno salire
dalle borgate, qualche volta con più di
un’ora di marcia, d’estate e d’inverno,
nel caldo o nella neve fino alla cintura.
Solo più tardi si pensò di costruire delle
baracche vicino alle miniere. Locali più
simili a prigioni che ad abitazioni, in cui
d’inverno l’acqua di condensazione colava dal soffitto e dalle pareti, e si dormiva sulla paglia dopo 12 ore di lavoro
in galleria. Solo più tardi la ditta concessionaria fece costruire dei ricoveri più
accoglienti con stufe, letti a castello e illuminazione, prima a carburo e poi elettrica. Ma a condizioni migliori di lavoro
(48 ore alla settimana) e di accoglienza
corrispose l’aumento di quello che divenne la piaga della valle, l’alcolismo.
ca. Ci sono infatti diverse
teologie, diverse idee di chiesa, diverse idee sulla testimonianza e sulle cose più importanti che, come chiese delle
Valli, dovremmo sostenere.
Abbiamo tante strade parallele, siamo per l’appunto pluralisti, ma non si va al dunque. Si dedica molto tempo
(forse troppo) alla Sindone,
troppo poco a una discussione
su come vivere il discepolato
a Cristo nella vita quotidiana,
nella famiglia, nelle chiese,
sul territorio. Non si litiga più
in nome di Gesù Cristo e
dell’Evangelo. Bisogna imparare di nuovo a farlo. È questo
confronto che coinvolge, fa
crescere, suscita vocazioni e
fa sì che la chiesa sia meno
noiosa, anche per i giovani.
In Questo
Numero
Legname
Una panoramica sulle
varie attività che nelle Valli sono legate al legno,
dall’artigianato al riciclaggio dei materiali di scarto
per impiego nel riscaldamento come cippato. Il bosco è dunque una risorsa
preziosa per il territorio, a
patto che lo si valorizzi e
lo si tuteli adeguatamente.
Pagina III
Radio Beckwith
Una serie di avvicendamenti riguardano sia la gestione sia la conduzione da
studio deirémittente evangelica: la tradizionale festa
estiva invece si svolgerà
concentrata in una sola
giornata, il 9 agosto prossimo a Torre Pellice.
Pagina IV
Sindone
La Conferenza delle
chiese valdesi del primo
distretto, svoltasi il 6-7
giugno, ha approvato un
documento relativo all’ostensione della Sindone e
alle sue implicazioni con il
processo ecumenico.
Pagina V
Villar Perosa
I bambini delle scuole
elementari hanno realizzato con le insegnanti uno
spettacolo improntato alle
(hverse lingue e alla nutrita
tradizione musicale della
«complainte».
Pagina VI
Osservatorio
Cresce la passione per
gli astri in vai Pellice: è
stato allestito a Luserna
San Giovanni un nuovo osservatorio a cura dell’associazione «Urania»: del telescopio e della proposta
astronomica fatta ai più
giovani parliamo con Mauro Ferrando.
Pagina vn
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TORRE PELLICE: FIABE E MULTICULTURALITÀ —
Si è concluso con uno spettacolo (nella fotografia) al cinema Trento di Torre Pellice, lo scorso 10 giugno, l’anno
scolastico 1997-98 per l’istituto comprensivo «Rodari».
Hanno partecipato tutti gli allievi della scuola materna e
della scuola elementare, coordinati dai loro insegnanti. Sul
palco, davanti a oltre 400 spettatori, i bambini più piccoli
hanno rappresentato con l’accompagnamento di musiche e
oggetti di scena e costumi realizzati durante l’anno scolastico alcune delle fiabe più note (da Pollicino a Hansel e
Gretel, da Biancaneve a Pinocchio). Poi è stata la volta dei
più grandi che hanno letto, mimato e recitato la nascita
dell’universo. I bambini delle elementari hanno lavorato
per tutto l’anno su vari temi legati alla multiculturalità, alla
solidarietà, alla diversità e lo spettacolo di fine anno voleva
essere proprio il punto di arrivo del lavoro svolto. Sulla
scena si sono viste così rappresentate con grande cura e uso
di tecniche varie (ombre cinesi, luci fosforescenti, cartoncini coloratissimi, dinosauri giganti) diverse leggende che
narrano nelle varie culture la nascita dell’universo.
NOVITÀ IN CLAUDIANA — Da metà giugno la libreria
Claudiana di Torre Pellice ha cambiato l’orario di apertura;
il negozio sarà aperto dal martedì al sabato dalle 9,30 alle
12,30 e dalle 14,45 alle 19,30. Il giorno di chiusura è spostato dal mercoledì pomeriggio al lunedì, tutto il giorno.
GLI OCCITANI INCONTRANO GLI ALTRI POPOLI —
Da 20 anni la Pro Loco di Celle Macra, in vai Maira, organizza per l’ultima domenica di giugno un incontro fra occitani delle valli. La festa nasceva nel momento in cui molti
originari dalle vallate ritornavano per l’estate ai paesi di origine per trascorrere un periodo con i parenti e i vecchi amici. Perché non rendere partecipi della festa anche altri popoli
che hanno vissuto vicende migratorie? è stato il pensiero
della Pro Loco di Celle; ed ecco che quest’anno è nata la
proposta di estendere rincontro, a partire dalla numerosa
comunità filippina già profondamente integrata in zona. Il
tutto si svolgerà il 27 ed il 28 giugno; proprio domenica ci
sarà un pranzo con scambio di piatti etnici e nel pomeriggio
racconti, musiche e giochi dai vari paesi presenti. Ci sarà anche spazio per uno spettacolo in occitano realizzato dagli
alunni della scuola di Celle. Informazioni al 0171999190.
EUROPESCI — Da domenica 21 giugno fino al 12 luglio Villafranca Piemonte ospita «Europesci», la rassegna che si
svolge da diversi anni per valorizzare il Po e le attività fluviali ad esso connesse. Mostre, spettacoli, musica, incontri,
acquari, cucina, folclore locale, saranno protagonisti di questa festa del fiume e di una cittadina che vive sul Po. Si comincia domenica 21 con «Città d’arte a porte aperte» a partire dalle 9 a Villafranca. Per informazioni più dettagliate
sul programma ci si può rivolgere all’associazione «Amici
del Po», che organizza la manifestazione, tei. 0119800005.
PRAROSTINO: E TEMPO DI VINO DOC — Si rinnova
l’appuntamento, a Prarostino, con la presentazione del vino
Priistinenc e Priistinenc rosé doc; venerdì 19 giugno, alle
18,30, per il terzo anno si ripeterà quella che è sicuramente
una iniziativa azzeccata, capace di rilanciare la viticoltura
sulla collina, garantendo lavoro e redditività capaci di allontanarla un degrado ambientale altrimenti irreversibile. Il fine settimana si contraddistinguerà anche per la 31“ festa del
faro, simbolo della resistenza partigiana al nazifascismo,
che sabato vedrà una fiaccolata serale e domenica mattina
una cerimonia ufficiale con la banda musicale e il pranzo.
CORSA IN MONTAGNA A POMARETTO — Dopo i brillanti risultati ottenuti domenica dal gruppo sportivo vai
Chisone e Germanasca a Ciriè con Monica Ghigo e Francesca Ferrerò prime nelle rispettive categorie e numerosi piazzamenti dei giovanissimi atleti, domenica prossima ci sarà
un appuntamento a Pomaretto con una corsa in montagna,
9“ prova del campionato Uisp, sulla distanza di 8 km. È una
corsa aperta a tutti e competitiva per i tesserati Uisp; ritrovo
alle 8,30 agli impianti sportivi e partenze dalle 9,30.
MUORE MENTRE VA IN MONTAGNA — Viva commozione ha destato l’improvvisa scomparsa a soli 45 anni, di
Enrico (Ricu) Buttigliero, assai conosciuto in vai Pellice,
che sabato scorso, mentre saliva al Pra è stato colpito da infarto. Inutile l’intervento dell’elisoccorso; i funerali si sono
svolti lunedì a Bobbio Pellice.
NUOVA SEDE PER L’UNIVOL-CSV — Il 5 giugno è stata
inaugurata a Torino, in via Andrea Doria 27, la nuova sede
amministrativa e organizzativa del Centro di servizio per il
volontariato Univol-Csv. L’Univol-Csv, istituito in base alla legge quadro sul volontariato, è stato promosso da 78 associazioni piemontesi, tra cui l’Anpas, l’Avo, l’Auser,
l’Anapaca, l’Associazione per la lotta contro i tumori, sezioni provinciali dell’Avis, la Bottega del possibile nonché
prestigiose fondazioni quali la Faro e la Fondazione Raffini. L’area di servizio del Centro comprende oltre metà del
territorio della Regione Piemonte, con delegazioni a AlbaBra, Alessandria, Cuneo, Ivrea, Asti, Torino, per un totale
di oltre 800 associazioni interessate.
t Eco Delle Yalu ^ldesi
VENERDÌ 19 GIUGNO 19„,
Intervista al consigliere Marco Bellion sull'attuale crisi politica
Quale futuro per la Regione?
È crisi dal 2 giugno nella
giunta regionale del Piemonte; il presidente Ghigo si è dimesso. «Mi era stato richiesto, al momento dell’approvazione del bilancio dopo una
lunga impasse, di giungere a
un rinnovo della giunta entro
tempi brevi (da tempo manca
il sostituto dell’assessore Angeleri, dimessosi a seguito di
vicende di strani finanziamenti alle Apt, ndr). Non mi
sottraggo all’impegno assunto e quindi rassegno le mie
dimissioni» aveva detto
l’esponente di Forza Italia;
nemmeno oggi c’è la soluzione. Marco Bellion, dal ’95
consigliere regionale del Pds
e dunque del maggior partito
di opposizione, crede in una
soluzione con un semplice
rimpasto o ritiene davvero
ipotizzabile il ricorso alle elezioni anticipate?
«Con un bilancio di 13.000
miliardi la Regione dovrebbe
svolgere un ruolo nevralgico
verso il territorio; oggi con
questa crisi si è determinato
un grave blocco dell’attività.
La crisi ha radici lontane, basti pensare alle dimissioni
prima di Viglietta e poi di
Angeleri e alla costante corsa
alle poltrone da parte della
maggioranza di centro-destra.
In questi anni Alleanza nazionale ha dovuto rinunciare a
importanti deleghe o a ruoli a
cui probabilmente in relazione ai voti ottenuti avrebbe potuto ambire. Dalla crisi di
questa giunta al Piemonte deriva una situazione di “desviluppo” mentre invece ci sarebbero molti settori su cui
intervenire, dai trasporti alla
viabilità e altre materie su cui
i decreti Bassanini hanno delegato alle Regioni».
-L'approvazione del bilancio è stata sospesa per mesi;
sono saltate tutte le scadenza
date per arrivare alla fine
dell’iter a maggio; ma cosa
ha ottenuto l’opposizione?
«Avevamo indicato l’occupazione come una delle priorità e invece la prima stesura
del bilancio era totalmente
carente sul punto, così come
la formazione professionale.
In tema di viabilità siamo riusciti a far mettere a bilancio
20 miliardi per il completamento dell’autostrada TorinoPinerolo».
- Con l’approvazione della
legge sulla montagna avvenuta proprio all’inizio di questa legislatura, le Comunità
montane si sono trovate finalmente con qualche finanziamento in più; in vai Pellice si
sta realizzando la nuova sede
della cantina sociale di Bricherasio e stanno partendo i
lavori di ampliamento della
Latteria sociale di Bobbio
Pellice. Una nuova attenzione alla montagna?
«L’intervento a Bricherasio
va a dare un grosso contributo al settore vitivinicolo che
negli ultimi anni ha conseguito importanti successi di qualità, compreso il riconoscimento della doc pinerolese.
La cooperativa di Bobbio ha
subito i contraccolpi di una
crisi del settore lattiero-caseario; ora ci è parso importante,
con il concorso delle tre Comunità montane del Pinerolese realizzare un intervento
che davvero consenta la trasformazione del latte direttamente in montagna offrendo
formaggi di qualità che garantiscano ai produttori un ritorno economico legato anche
allo sviluppo turistico».
Un convegno dei Verdi a Torino
Le vaccinazioni sono
tutte necessarie?
FEDERICA TOURN
I bambini hanno davvero bisogno delle vaccinazioni
obbligatorie? È vero che alcuni vaccini contengono sostanze tossiche? E vero che
non esistono studi accurati
sulle possibili conseguenze
indesiderate delle vaccinazioni? E certamente vero che i
bambini non vaccinati non
potrebbero, secondo la legge,
frequentare la scuola pubblica. Un gruppo di genitori,
l’associazione Sophia (per la
libertà di scelta su vaccinazioni e terapie) e il Gruppo
Verdi e democratici del Piemonte hanno messo insieme
dubbi ed esperienze in un
convegno su «Vaccinazioni
obbligatorie. I lati oscuri: tra
tutela della salute e diritti dei
cittadini», che si è tenuto il
13 giugno presso la Galleria
d’arte moderna di Torino.
Lo scopo dei promotori è
innanzitutto quello di informare con competenza e completezza sull’argomento, per
arrivare a un’eventuale obiezione di coscienza, o meglio,
a una piena libertà di scelta
delle terapie di cura. È una
battaglia che da tempo la cosiddetta «medicina alternativa», combatte contro l’uso indiscriminato di farmaci, spesso non testati a sufficienza, in
particolare sulla delicata fisiologia dei bambini: «Nel vaccino contro l’epatite B, per esempio, c’è una concentrazio
ne di mercurio che supera di
14 volte la dose che, secondo
le norme europee, il bambino
può assumere dal cibo», spiega Giuseppe De Micheli, rappresentante delle Associazioni
dei genitori per la libertà di
scelta terapeutica.
In Italia sono quattro le
vaccinazioni previste per legge: l’antidifterica (istituita
dalla legge 891/39), l’antitetanica (legge 262/63), l’antipolio (legge 151/66) e l’antiepatite B (legge 165/91); quest’ultima è obbligatoria soltanto in Italia. «Le vaccinazioni sono più che altro un
presidio culturale ancora molto forte in Italia - afferma De
Micheli - perché in realtà il
rischio di prendere queste
malattie è oggi marginale rispetto ad altre priorità sanitarie». Il grosso scoglio che si
presenta ai genitori che vogliono intraprendere una strada diversa per i loro figli (la
legge 689 del 1981, ribadita
dalla sentenza 928/97 della
Corte di Cassazione, ha depenalizzato la mancata vaccinazione) è la concreta possibilità di trovare sbarrata la porta della scuola pubblica, anche se neH’ultimo anno sono
state emesse dal ministero
della Pubblica istruzione alcune circolari per risolvere il
problema dell’ammissione a
scuola dei bambini non vaccinati, tutte basate sull’articolo
34 della Costituzione, che garantisce il diritto allo studio.
La cooperativa di Bobbio
- Le Comunità montane, e
più ancora il governo regionale, hanno lamentato che
mentre la Regione ha fatto la
sua parte, dal governo centrale si sono tagliati i fondi...
«È verissimo; fino alla metà
degli Anni 90 la montagna italiana (che rappresenta il 60%
del territorio nazionale) riceveva circa 50 miliardi, cioè
meno di un quarto di quanto si
è speso nel 1990 per realizzare lo stadio delle Alpi a Torino. Col governo dell’Ulivo
siamo passati a 300 miliardi;
quest’anno c’è stato un taglio
che abbiamo criticato anche
noi. Ci sono comunque dei
correttivi che potranno compensare queste minori entrate;
penso ad esempio a una modifica che abbiamo voluto come
opposizioni alla legge regionale attuativa della legge Galli sulle acque: rispetto alle tariffe che verranno pagate dalla popolazione piemontese,
almeno il 3% dell’incassato
tornerà alla montagna per
opere di prevenzione del dissesto. Solo grazie a questo articolato nel Piemonte potrebbero arrivare 20 miliardi alle
Comunità montane».
Villar Perosa
Due mostre
sulla scuola
Quest’anno nell’Istitm,
comprensivo di Villar Pero«
fra le tante iniziative in cartel
Ione per la fine dell’anno scÌ
lastico, sono state allestite di»
mostre, che saranno aperte a|
pubblico nella sezione dj
scuola media fino al 30 giu,
gno, dalle ore 8,30 alle 13, jj
tratta di una produzione molto
varia che evidenzia come i ra.
gazzi siano molto creativi: li
prima mostra illustra il lavón
dell’intero anno scolastico
che ha permesso agli alunni di
raggiungere tutti gli obietti«
programmati e di far loro stabilire un rapporto tra l’arte tla collettività. I piccoli artisj|
si sono cimentati in varie for-i
me espressive: attraverso!
traforo e la pittura su legno,,
prendendo come spunto li'
mondo dei dinosauri e i personaggi di Walt Disney; attraverso i lavori di gruppo, che
toccano aspetti e problemi
della nostra società con messaggi di denuncia contro la
droga, il fumo, l’Aids, e infine
rendendo omaggio agli artisti
dell’800 e alle avanguardie
del ’900 con libere interpretazioni dei più famosi pittori.
La seconda mostra presenta
invece i lavori del concorso a
premi «Disegna il tuo paese»,
promosso dalla Comunità
montana valli Chisone e Germanasca, e centrato sugli
aspetti della vita dell’Ottocento. La vittoria è toccata a
Marco Liviero della scuola
elementare di Pomaretto; secondi classificati ex aequo Sara Breuza della scuola elementare di Pomaretto e Daniele Poét della scuola medi;
di Perrero, e infine terze Sara
Toye e Chiara Piton della
scuola media di FenestreJJe.
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ecologi
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Rievocata a Perosa la figura del pastore
Rodolfo Peyran
animatore culturale
LILIANA VIGLIELMO
Al di fuori di una ristretta
cerchia di studiosi di storia valdese, sono certamente
pochi a conoscere il nome e
l’opera del pastore Rodolfo
Peyran, vissuto tra il XVIII e
il XIX secolo, per buona parte della sua vita, a Pomaretto
e Villar, in vai Germanasca.
Chi invece abbia letto il ritratto che fa di lui il canonico
Gilly nel volume Viaggiatori
britannici alle valli valdesi, si
trova davanti un uomo vecchio e malato, costretto a trascorrere i suoi ultimi giorni in
una situazione di estrema miseria, certo molto simile a
quella in cui si trovava la
maggior parte dei suoi parrocchiani. Ma ben presto il
Gilly rimane affascinato dalla
personalità dell’anziano pastore, con il quale può conversare in latino, e dalla sua
incredibile cultura.
A distanza di parecchi decenni, la stessa ammirazione
ha colpito tre studenti: Stefania Salma, Milena Martinat e
Roberto Morbo, i quali hanno
dedicato la loro tesi di laurea
all’esame di una minima parte della straordinaria produzione letteraria di Rodolfo
Peyran: terminati gli studi, ne
hanno ricostruito il percorso
nell’ultimo degli incontri culturali organizzati a Perosa
Argentina dalla Comunità
montana valli Chisone e Germanasca.
Nella forzatamente somiMria descrizione dei testi esaminati, risulta evidente ritfluenza che hanno sul pensiero del Peyran le idee del suo
secolo: l’enciclopedismo, ossia lo sforzo di sistemare!
sapere per divulgare la cono
scenza e la convinzione, «
stampo rivoluzionario, cheli
popolo può diventare protagonista del proprio destmOi
risollevandosi da una secol^
oppressione. L’interesse deh:
studioso spazia in tutti i campi ed ecco uno studio sul seii
so del gusto paragonato ^ j
musica: con i vari j
può costruire una scala co |
con le note e creare delle
monie oppure cadere in diss i
nanze che producono un J
fetto sgradevole. Ma il P^*
re non dimentica la sua m
sione e oltre a trattateli! su
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serie di sermoni ben calib ^
Per esempio, in un serin|L
incoraggia i suoi parrocchi
a non temere la morte;, eso ^
zione tanto più
in un’epoca assai poco pm
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concessa soltanto la sepoit
Purtroppo ai tre relator
mancato il tempo P®L |k
profondire i vari aspetti
conoscenze di Rodolfo
ran, ma anche questi p
accenni sono riusciti a m ,.
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della chiesa valdese
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Delle Valli Wldesi
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Un patrimonio indispensabile da gestire con oculatezza
Il bosco: problema o risorsa?
Ogni valle ha nel suo territorio centinaia di
’Istituì, emri di bosco; molti di quei terreni che ancora
ir Perosii oggi risultano catastalmente prato o addirittura
in cartel, ^seminativo» o «vigneto», in realtà sono foreste
^nno SCO. oviotneno inestricabili. Specie la fascia altimeestite do, dai 500 ai 1.000-1.200 metri ha visto i praaperte i ^ coltivati diventare col tempo semplici «franco^i°ne dì jjoiii» su penda dove il bosco la fa da padrone.
i giii' A 0tte alcuni deleteri episodi di incendi, il bolle 13. Sj esercita una sua capacità innata di trattenerne molto ce l’acqua, di ancorare la terra alla montagna,
omeitj. di offrire ossigeno all’umanità. Ma il bosco ha
■nativi: li ])isogno della presenza dell’uomo che ne curi la
il lavoro crescita. In questi anni si è assistito nella magolastico, giorparte dei casi all’abbandono, per cui r raalunni i schiantati dalla neve o dal vento restano al
obiettili suolo interrompendo i vecchi sentieri o creando
loro staa l’arte ti
vmietl Tecnologie innovative in vai Pellice
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pericolosi sbarramenti lungo i corsi d’acqua.
Ma anche quando l’uomo si è ricordato delle
grandi opportunità economiche che il bosco
può ojfrire lo ha fatto spesso badando troppo al
profitto, aprendo piste di esbosco senza particolare attenzione, facendo crollare muretti a secco trascinando il legname, accumulando i residui nei canaloni. Eppure siamo convinti che la
cura del bosco e un suo utilizzo razionale possano rappresentare per l’alpe una grossa opportunità; non serve riforestare, in molte situazioni occorre gestire. Le grandi alluvioni arrivano sempre dall’alto: ma non il bosco è l’imputato, bensì l’uomo con le sue omissioni e le sue
disattenzioni. Bisogna riprendere antiche professionalità con metodi e tecnologie nuove; ne
abbiamo parlato con alcuni operatori.
CÍ sì scalda a legna
con nuovi impianti
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Da alcuni anni, quando si
arriva verso la metà dell’inverno, se si cerca della legna
da ardere da acquistare ci si
può trovare in difficoltà: i
tradizionali fornitori hanno
quasi esaurito le scorte e se si
accetta l’offerta di legna appena abbattuta il tepore in casa è tutt’altro che assicurato.
Insomma a dispetto delle varie opere di metanizzazione,
specie nelle valli molti si
scaldano ancora a legna;
semmai sono cambiati i sistemi e si è passati alla termocucina, alla caldaia a legna, al
caminetto. Ma si può anche
ragionare più in grande.
Se ne parla da diversi anni,
nelle Valli. Un’alternativa
teologica, che utilizza prodotti locali e che potrebbe dare lavoro sul posto è rappresentata dal «cippato di lepo» per il riscaldamento. In
Svizzera e in Austria la tecnologia è avanzata e gli impianti assai diffusi: il combustibile che riscalderà l’acqua
dei termosifoni è rappresentato da legna sminuzzata (il
rippato, appunto) che viene
enstodita in un silos (generalmente interrato) dal quale,
tramite un sistema computerizzato, verrà portata nella
caldaia. A seconda della temperatura da raggiungere verrà
stilizzata più o meno legna;
{elemento interessante è che
u legname può anche derivane dagli scarti, dai rami delle
potature o dalla pulizia del
“OSCO, dunque favorendo il
necupero di quello che oggi è
sn fastidioso rifiuto, sia per
I Ita un giardino attorno al® propria casa, sia per chi las'ora nei boschi e lì abbandotts tutta la ramaglia. C’è di
Pttt- la legna brucia anche
®ti umidità intorno al 50%,
snque quasi «verde». I fumi
“no costituiti per la massima
P«rte da vapore acqueo e co
munque assolutamente controllati.
Negli ultimi dieci anni anche in diverse realtà piemontesi si è iniziato ad installare
impianti a cippato di legna; la
stessa Regione Piemonte, dopo alcuni incontri e convegni,
ha inserito il sistema fra le
tecnologie meritevoli di finanziamento come esempi di
risparmio energetico e di uso
di fonti rinnovabili le caldaie
a cippato. Anche nelle Valli
qualcosa si sta muovendo. Il
progetto più prossimo alla
realizzazione è quello di Torre Pellice dove i lavori per la
trasformazione del riscaldamento di tutto il complesso
scolastico di viale Dante inizieranno la prossima settimana. Scuole elementari, medie,
istituto turistico, palestra e
biblioteca dovrebbero con
l’anno nuovo avere il riscaldamento a legna. Almeno
due terzi della materia prima
utilizzata dovrà provenire
dalla valle e sarà pertanto da
verificare la ricaduta che
questo avrà sugli interventi di
gestione del bosco o più semplicemente di taglio regolare
della vegetazione che cresce
nel letto del Pellice. Anche il
Comune di Bibiana ha in fase
avanzata l’ipotesi di installare una caldaia a cippato di legna per riscaldare le scuole e
il municipio, un interesse legato sia al valore ambientale
dell’iniziativa che alla disponibilità di parecchi boschi comunali.
Attualmente il massimo del
costo si ha con l’investimento sugli impianti (a meno di
interventi regionali a sostegno); la gestione dovrebbe
invece essere assai economica: i produttori svizzeri di
caldaie calcolano i costi del
legname nell’ordine di circa
1/6 di quelli del gas metano o
dei combustibili liquidi.
.-db
Faiire
Associazione Culturale
«Abitare in Valle» Pinasca
^ Giuseppe Paure e Figli s.n.c.
^tichìtà. Mobili. Restauri d’Arte.
Corso Galliano Rocco 2, Pinasca (To).
^ Tel. 0121800716-809101
Viaggio nelle imprese del Pinerolese, oltre 100, che operano nel settore del legno
Un^economìa antica, vitale per le valli alpine
Fra valli valdesi e Pinerolo,
secondo le iscrizioni al registro delle imprese, almeno
135 ditte lavorano il legno.
C’è chi lavora da solo e chi, e
parrebbe essere la maggioranza, ha almeno un operaio; si
potrebbe dire che sono diverse centinaia le famiglie che
lavorano sul legno o sull’indotto. C’è chi gli alberi li abbatte, chi ne trasforma i tronchi in pesanti assi o travi e
chi li lavora trasformandoli
sapientemente in mobili, oggetti di arredamento, porte o
serramenti.
Ne abbiamo incontrati alcuni, di questi artigiani; c’è chi
ha alle spalle decenni di espe
vende oltre 2.000 metri cubi
di legname all’anno «prevalentemente in Toscana - precisa Poét -; certo il mercato è
abbastanza statico e su alcuni
tipi di legno si nota un vero
crollo: ad esempio il frassino
oggi pare completamente fuori moda. Almeno il 60% del
legno che trasformiamo è castagno, seguono tiglio, ciliegio e piante resinose». Dall’albero consegnato in azienda all’asse rivenduto c’è una
grossa componente di scarto;
Giorgio Poet parla del 3040%: «La maggior parte fiiusce all’industria per la realizzazione di pannelli in truciolato, poco viene acquistato
Artigiani del legno
Angrogna 2 Pinerolo 44
Bibiana 3 Pragelato 3
Bobbio Pellice 5 Prali 3
Bricherasio 12 Pramollo 1
Fenestrelle .. 5 Roure 3
Inverso Pinasca 3 San Germano 4
Luserna S.Giovanm 7 San Secondo 5
Lusemetta 2 Torre Pellice 10
Massello 'I Usseaux 2
Perosa Argentina 6 ■Villar Pellice 3
Perrero 1 Villar Perosa 5
Pinasca 4 totale 135
rienza o addirittura generazioni che hanno avviato, in
altri tempi e con altre metodologie di lavoro, l’attività.
C’è chi lavora nel settore da
pochi anni, magari dopo aver
iniziato in una falegnameria
più grande e a un certo punto
ha deciso di fare il salto a piccolo imprenditore.
«Direi che il 90% del legname che utilizziamo è di provenienza locale - dice Giorgio Poèt, dell’omonima segheria di Torre Pellice -; mio
padre Paolo iniziò con gli abbattimenti nei boschi e negli
Anni 60 si passò alla trasformazione in assi e travi». La
segheria Poèt conta su 4 dipendenti oltre ai titolari, ri
per riscaldamento». Problemi
per il settore? «Quello di tutti
gli artigiani: la burocrazia!».
Da chi prepara i tavolati in
legno a chi li trasforma con
perizia e precisione in infissi o
mobili, restando in vai Pellice,
il passo è relativamente breve;
a Bobbio Pellice troviamo la
falegnameria Charbonnier.
L’azienda è costituita dal
1968 ma in realtà ha radici
ben più lontane; già il nonno
dell’attuale titolare. Renato
Charbonnier, faceva il falegname e dalla sua scuola è
passata tutta la famiglia. Oggi
nell’azienda lavorano 8 persone, compresa la figlia e i figli
del titolare. I mobili e soprattutto i serramenti Charbonnier
ESpOsiziONE E UbORATORÌO:
vkS. SEcoNdo, ?8-«012l201712
ABBADIA ALPINA ^ PINEROLO (To)
{di Fronte aIìa caserma AlpiNi «BERARdi»)
Vetrina novità - vìc<rfo GÌRAud/poRTid via CMappero
hanq,^ pesso varcato anche i
co'4' , nazionali «Abbiamo
lavorato in Francia e in Svizzera - commenta soddisfatto
Renato Charbonnier - ma
molto anche in "Valle d’Aosta
0 a Cesana Torinese». Ci sono
molte «tracce» della falegnameria Charbonnier anche nel
Pinerolese; ricordiamo i serramenti del Rifugio Carlo Alberto o dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice, il villaggio
Gianavello a Luserna San
Giovanni. Tanto attivismo, legato a qualità e precisione ha
portato anche, nel 1993, a un
riconoscimento importante a
livello nazionale: la certificazione Uni dei serramenti che
pone le sue basi di valutazione
in alcuni parametri ben definiti: resistenza agli agenti atmosferici, qualità termiche, l’isolamento acustico. I risultati
sono stati addirittura superiori
a quelli richiesti per ottenere ‘
la certificazione. «Il legno di
importazione, se di qualità precisa Charbonnier - è caro.
Fra i legni locali lavoriamo in
modo particolare castagno, ciliegio, rovere, frassino; utilizziamo poi larice d’America,
Douglas canadese. Pino di
Svezia, legni africani».
Ci vuole passione in questo
come in altri lavori artigianali; ma la passione non basta e
per poter sfondare occorre saper puntare sulla qualità, ovviamente ricorrendo alle tecnologie attuali, ma senza dimenticare quelle caratteristiche e quello spirito che consente comunque sempre di
definire un prodotto «artigianale». Sconfina nell’artigianato artistico chi, come Delio
Martin di Pinerolo, lavora da
anni pazientemente col suo
tornio; «Questo non mi impedisce di esercitare la mia attività in modo fiscalmente corretto e del tutto professionale.
Anzi aggiungerei che il lavoro che svolgo ha un alto contenuto di manualità che permette di ottenere alla fine
prodotti di qualità, pezzi unici
per i quali se il cliente dovesse confrontare il prezzo con
mobili fatti in serie e distribuiti capillarmente, ci troveremmo in grossa difficoltà. Il
rischio concreto è di trovarci
a fare i conti con una fascia di
potenziale clientela decisamente ridotta».
C’è poi chi, come la ditta
Paure di Pinasca, ha fatto la
scelta di usare esclusivamente
legno nostrano facendo mobili in piccola serie e restauri:
«Ma il problema - dicono
all’azienda Paure - è anche
che non si fanno più tagli. Noi
abbiamo molto materiale
stoccato in magazzino, ma
oggi dopo i tagli indiscriminati compiuti anni fa il problema è che occorrerebbe investire per il futuro reimpiantando alberi, cosa che non sempre avviene. È un futuro però
che si dilata nel tempo tenendo conto degli anni necessari
a che le piante raggiungano le
dimensioni necessarie». Per i
Paure, la cui attività principale è ormai il restauro dei mobili antichi utilizzando legno
nostrano, a volte anche di recupero, è però importante sottolineare iPvalore culturale
che molti manufatti in legno
hanno oltre al valore della
formazione professionale in
falegnameria. Attraverso l’associazione culturale «Abitare
in valle» e il nascente museo
del legno, che avrà sede, come la ditta, presso l’ex cascina Cottolengo a Pinasca (i lavori di ristrutturazione dei locali per il museo, che utilizzeranno anche fondi della Regione Piemonte inizieranno a
settembre) hanno da alcuni
anni dato risalto a questo
aspetto organizzando incontri,
corsi e stage formativi per le
scuole. Un modo anche questo per valorizzare una risorsa
nostrana.
Pagina a cura di Piervaldo Rostan. Ha collaborato
Davide Rosso
Veduta aerea della falegnameria Charbonnier a Bobbio Pellice
10
PAG. IV
Alla Chiesa valdese di Pinerolo
Restauri al tempio
e Centro culturale
E EiX) Delle ’^lli ìMdesi
Secondo rapporto del progetto «Atlante»
La presenza straniera
in provincia di Torino
VENERDÌ 19 GIUGNO ]%' veN*
DAVIDE ROSSO
Il tempio di Pinerolo a quasi 140 anni dalla sua costruzione ha bisogno di un
maquillage, nonostante che
nel corso degli anni siano stati diversi gli interventi
sull’edificio (radicali in particolare i lavori di restauro
compiuti nel ’26 che hanno
portato addirittura ad una reinaugurazione nel ’27). L’Assemblea di chiesa di Pinerolo
ha approvato in maggio la relazione morale presentata dal
Concistoro che vede tra le linee di azione proprio i futuri
interventi di ristrutturazione.
«È un restauro - dicono in
Concistoro - da vivere come
una sfida. Quando il tempio è
stato costruito era un avamposto fuori delle valli e i vaidesi dell’epoca lo hanno voluto grande, visibile. Ora questo tempio, anche se qualche
volta lo preferiremmo più
piccolo e con minori costi di
manutenzione, dobbiamo restaurarlo perché una struttura
malmessa e fatiscente è sempre simbolo di un sogno perduto, di una speranza che si è
esaurita, di un progetto tramontato. E invece noi vogliamo dimostrare visibilmente
che siamo qui». Lo sforzo
economico per la ristrutturazione, che riguarderà sostanzialmente la parte esterna
dell’edificio (le facciate, l’illuminazione del giardino, e il
muro di cinta della chiesa)
sarà di circa 300 milioni. Per
far fronte alla spesa la Chiesa
di Pinerolo ha già richiesto
alla Regione Piemonte e al
Comune di Pinerolo un finan
ziamento ottenendo per ora
una cinquantina di milioni
circa; la rimanenza dei fondi
verranno reperiti attraverso la
ricerca di finanziamenti presso le banche e attraverso le
contribuzioni.
La comunità pinerolese si
sta facendo promotrice anche
di un’altra iniziativa, la costituzione di un centro culturale
che nelle intenzioni della
chiesa «dovrebbe contribuire,
almeno a Pinerolo e dintorni,
a contrastare alcune insidie
che ogni giorno minano subdolamente la comprensione e
10 sviluppo del protestantesimo in Italia». In particolare, il
nascente Centro culturale si
pone come scopo quello di
combattere la diffusa disinformazione (che coinvolge
spesso anche i più autorevoli
mezzi di informazione nazionali) su tutto ciò che è protestantesimo «storico» e le sue
posizioni teologiche ed etiche. Il Centro, che è nato per
preparare le celebrazioni per
11 XVII Febbraio a Pinerolo
ed è composto da un gruppo
di lavoro di cinque o sei persone, vuole essere più che altro un centro organizzativo
culturale che promuove incontri e dibattiti.
Il nuovo organismo non intende porsi in concorrenza al
Centro culturale di Torre Pellice ma semmai vuole proporsi come punto di appoggio, di
collaborazione ad esso. Una
voce contro «l’appropriazione continua dei valori del
protestantesimo che oggi vengono “venduti” come proprie
scoperte proprio da coloro
che li avevano contrastati».
Nella provincia di Torino al
31 dicembre scorso erano registrati 33.961 permessi di
soggiorno validi, concessi per
lavoro, studio, famiglia, turismo e altri motivi; sono invece 23.171 i cittadini extracomunitari iscritti all’anagrafe di
Torino alla stessa data, che
rappresentano il 2,5% della
popolazione residente: provengono innanzitutto dal Marocco (9.532 residenti nei 314
Comuni della provincia, 6.929
nel capoluogo), dalla Romania
(2.542 in provincia, 1.184 a
Torino), dal Perù (2.105,in
provincia, 1.570 a Torino),
dall’Albania (2.(X)1 in Provincia, 857 a Torino) eMalla Cina
(1.594 in provincia, 1319 a
Torino). Questi sono i primi
dati che emergono dal secondo rapporto del progetto
«Atlante», avviato un anno fa
dalla Provincia di Torino per
rendere più accessibili le
informazioni relative al fenomeno dell’immigrazione.
Dal progetto «Atlante»
prendiamo qualche dato, tenendo sempre conto che i numeri delle inchieste sul fenomeno migratorio non sono
mai precisi, visto che tengono
conto soltanto degli stranieri
regolari e non possono rendere conto se non vagamente
del mondo sommerso degli
irregolari (a questo proposito,
si registra che in questo periodo sono in aumento i provenienti dall’Europa orientale, dal Perù e dall’Albania).
Un modo per conoscere seppure approssimativamente il
numero di immigrati non inseriti l’ha avuta la Cisl di Torino, che ha organizzato una
preiscrizione a una sorta di
collocamento sindacale per
gli irregolari in vista di un’
eventuale sanatoria: il risultato ha evidenziato circa 5.0(X)
iscrizioni, di cui più di 1.200
romeni, che si sono riversati
nel capoluogo e a Pinerolo
nel 1997.
«Atlante» rileva inoltre che
il mercato del lavoro dei migranti si presenta con caratteristiche molto diverse da
quello degli italiani marginali
e il numero dei migranti
iscritti al collocamento, cioè
disoccupati o precari, resta
fuori misura rispetto al numero di migranti, dato che rivela
l’alta percentuale di lavoratori in nero. Per quanto riguarda la scuola, nonostante l’inserimento dei minori immigrati, la presenza nelle scuole
secondarie resta bassa; i ragazzi marocchini e albanesi
in particolare studiano per
imparare i vecchi mestieri industriali, come il fresatore o
il tornitore, mentre le ragazze
si dedicano all’informatica.
A Pinerolo si registrano
374 regolari (di cui 286 extracomunitari) mentre non si riscontra neanche un extracomunitario a Angrogna, Lusernetta. Massello, Frali, Pramollo, Rorà e Salza di Pinerolo; inoltre, l’immigrazione
nell’Asl 10 è, rispetto alla vai
di Susa, più africana e meno
europea, più americana e per
nulla australiana, per un totale di 844 extracomunitari presenti: rilevante il numero dei
marocchini (41%), degli albanesi (10,8%) e dei romeni
(9%), solo a Pragelato sono il
23,7% della popolazione.
L'emittente Radio Beckwith evangelica
Nuovi programmi
nuovi collaboratori
Novità a Radio Beckwith.
Il mese di giugno ha portato
cambiamenti sia a livello redazionale che di Consiglio direttivo dell’associazione culturale Francesco Lo Bue, proprietaria deiremittente. Già
durante l’inverno grazie ai
fondi dell’8%0 erano state in
gran parte rinnovate le apparecchiature in studiò, consentendo un miglioramento del
segnale. Nelle scorse settimane è stato formalizzato l’ingresso nell’organico redazionale di Gianmario Gillio, che
sostituisce una voce ormai
storica, quella di Giorgio
Boaglio per più di dieci anni
conduttore della fascia mattutina su Rbe, e quello di Massimo Gnone che ha iniziato
un periodo di formazione
presso remittente di Lusema
San Giovanni. «Dopo aver investito molto sulle apparecchiature tecniche è ora la volta del settore giornalistico»,
commentano positivamente i
responsabili della radio. I primi frutti di queste collaborazioni sono due programmi,
una di taglio più evangelistico «Tempi protestanti» realizzato con la lettura di brani
dai libri della serie Claudiana a 5.000 lire, la seconda,
«Men in black» che propone
l’ascolto guidato al gospel e
allo spiritual che verrà proposto in diretta il lunedì e il giovedì pomeriggio. «Ci sono
ancora altri settori del panorama musicale che vorremmo
“coprire” con programmi ad
hoc - aggiunge la redazione
-; la musica classica, il canto
corale hanno ad esempio una
ricca tradizione in zona e per
ciò stiamo cercando collabi^
ratori disponibili a condurti
trasmissioni di quel genere»
Si stanno definendo anche i
cambiamenti nel Consigli,
direttivo della radio; dopo vj
ri anni in prima linea non sah
più presidente Paolo Gay,j
cui mandato è scaduto in ph.
mavera. Nel Consiglio diretti,
vo appena eletto sono entrai
per la prima volta Livio Go.
bello, Marinella Lausarott
Francesca Biglieri che afflaicheranno Marco Rostan, Attii
lio Sibille, Wanda Bertaloij
Stefano Ricca, Daniele Ceii-i
cola e Lucia Canale; in que.¡
sto gruppo dovranno essetij
individuati gli incarichi speci-i
fici. Intanto è in fase di organizzazione la festa di Radio
Beckwith; quest’anno il Consiglio direttivo ha pensato li
concentrare la festa in una
giornata, che si svolgerà il 5
agosto presso il Collegio valdese. Nel corso dell’anno
probabilmente ci saranno altre giornate dedicate all’einittente, questa volta ospiti di
alcune chiese delle valli.
Mario Ratsimba alla consolle
Sinc
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visita
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Il palinsesto di Radio Beckwith - fm 91.200 - 96.500
LUNEDI’ MARTEDÌ’ MERCOLEDÌ’ GIOVEDÌ’ VENERDÌ’ SABATO DOMENICA
7.00 Voci in città Voci in città Voci in città Voci in città Voci in città Voci in città Voci in città 7.0|!
7.45 A tu per tu con la Bibbia Vita nuova Gesù, la via che porta a Dio Comment ca va? 7_^
8.30 Notiziario Notiziario Notiziario Notiziario . Notiziario Notiziario S.M
9.00 Storia del cinema Storia del cinema Antepr. Riforma-EcoVaili 9.00
9.45 Per l’ora che passa Per l’ora che passa Per l’ora che passa Per l’ora che passa Per l’ora che passa Per l’ora che passa _J^
10.15 Tempi protestanti Tempi protestanti (programmi mensili) 10.15
10.45 Fra le righe Fra le righe JlJ
11.30 L’arqomento L’argomento L’arqomento L’argomento L’argomento Voce delle chiese Culto evanoellco JL30
12.30 Notiziario Notiziario Notiziario Notiziario Notiziario Notiziario
12.45 Un giorno una parola Un giorno una parola Un giorno una parola Un giorno una parola Un giorno una parola Un giorno una parola JZ45
13.45 Tempi protestanti A tu per tu con la Bibbia Tempi protestanti Gesù, la via che porta a Dio Comment ca va?
14.45 Voci in città Voci in città Voci in città Voci in città Voci in città Voci in città Voci In città
15.30 Planet of music J5j0
16.00 Notiziario Notiziario Notiziario Notiziario Notiziario J0
16.30 Men in biàck Men in black
17.30 Storia del cinema Storia del cinema ITj
18.00 Fra le righe Fra le righe 1400
18.45 Notiziario Notiziario Notiziario Notiziario Notiziario _J|5
19.00 L’arqomento L’arqomento L’argomento L’arqomento L’argomento J0
19.30 (programmi mensili) Vita nuova Culto evangelico Antepr. Riforma-EcoValli
21.00 Libero emblema Men in black Men in black _2^
22.00 Acoustic distortion J^oo
s
I
Programmi mensilh 1® e 2® sett. Amnesty International; 3® sett. Handicap & Società; ultima settimana Cristiani all’opera nel mondo
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11
lío I9g| y/OÆRD^ 19 GIUGNO 1998
marnassi E ECD DELLE Vaì.II mDESI
ica Sindone: dalla Conferenza del primo distretto un appello alla chiarezza ecumenica
Non è la chiesa che «gestisce» il perdono
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22:00
Lo straordinario afflusso di
visitatori alla Sindone, la
martellante propaganda fatta
dai mass inedia a questo fatto la constatazione che da
parte della Chiesa cattolica
Orciaie v’è una certa reticenza a esprimersi con chiarezza
e che l’ambiguità contribuisce a creare un alone di mistero intorno a quello che viene chiamato «il sacro lino»,
ci obbligano a porvi alcune
domande e interrogativi.
Abbiamo preso molto sul
serio i risultati del Vaticano II
e al di là delle valutazioni positive e delle critiche, una cosa
in particolare ci ha rallegrati :
la posizione centrale della
Bibbia aH’interno della chiesa.
11 gesto, ripetuto quotidianamente, durante i lavori del
Concilio, cioè la Bibbia portata in processione e collocata al
centro della basilica vaticana,
esprimeva in modo emblematico le intenzioni dei padri
conciliari. Da quel momento è
cominciata una nuova stagione nei nostri reciproci rapporti; abbiamo cominciato a guardarci con minore diffidenza,
ostilità e pregiudizi ed è stato
possibile fare alcune cose insieme. Tra queste ci piace ricordare la traduzione intersonfessionale della Bibbia, e
le assise di Basilea ’89 e Graz
’97. Lungo sarebbe menzionare i piccoli e i grandi passi fatti daH’una e dall’altra parte.
Diciamo solo che abbiamo
con speranza intrapreso un
cammino verso il Cristo, vero
elemento di unità, e abbiamo
tutti con convinzione affermato che «il cammino ecumenico
èimetsMe».
È questo cammino abbiamo
badato più alle cose che ci
uniscono che a quelle che ci
dividono; perciò l’ostensione
della Sindone si colloca oggi
come un grave intralcio su
questo percorso. È un intralcio
perché non comprendiamo come si possa definire, come la
Sindone è stata definita, il
«quinto vangelo» quasi che,
oltre alla Parola rivelata nelle
Scritture dell’Antico e del
Nuovo Patto, sia possibile e
lecito aggiungere alcunché.
Sulla sua autenticità le perplessità sono di gran lunga superiori alle certezze, al punto
che perfino fonti autorevoli
della Chiesa cattolica si astengono dal definirla una reliquia
e preferiscono usare il termine
icona. Con franchezza dobbiamo dirvi che anche questo termine è per noi inaccettabile
perché ci riconduce al divieto
delle immagini contenuto nel
Decalogo: Colui che i cieli dei
cieli non possono contenere,
non può essere contenuto in
alcuna delle nostre immagini
create. Gesù Cristo nella sua
vita, nella sua morte, nella sua
resurrezione ci rivela il volto
di Dio, il «Dio per noi», il Dio
che perdona e salva. È in questo senso che noi intendiamo
l’espressione neotestamentaria
di Cristo, immagine di Dio.
Una cosa è presentare un
oggetto antico, espressione di
una fede e della cultura di
un’epoca, e tutt’altra attribuire a esso significati particolari, in ordine anche alla remissione dei peccati. Alludiamo
qui alla questione del perdono collegato alla venerazione
della Sindone. Il problema,
come sapete, è esploso in modo drammatico nel XVI seco
lo con la Riforma protestante
e è all’origine della spaccatura della cristianità occidentale. Riproporlo oggi, sia pure
in un quadro diverso, significa che quattro e più secoli di
acceso dibattito teologico non
hanno scalfito, se non forse in
superficie, la questione cruciale del perdono, che è il
cuore dell’Evangelo. L’operazione della Sindone si configura come uno snaturamento del perdono che, come già
a suo tempo aveva osservato
Lutero, non è a «buon mercato». Noi non crediamo inoltre
che la chiesa cristiana sia autorizzata a gestire il perdono:
essa lo annuncia e lo vive
nella debolezza della carne e
nelle contraddizioni della storia. Pensavamo che su questi
argomenti noi fossimo sul
punto di trovare un consenso
sia pure di massima con voi,
come traspare dal dialogo tra
cattolici e luterani. La Sindone ci fa comprendere che la
nostra speranza e le nostre attese sono da rivedere e ne siamo, francamente, costernati.
L’afflusso di pellegrini è
espressione del desiderio
profondo degli uomini e delle
donne del nostro tempo di
trovare una risposta alle molte domande che ci assillano,
al «desiderio di Dio», alla sete di perdono e di vita autentica. Ma la risposta che la
Chiesa cattolica romana dà a
questa angoscia e ricerca esistenziale a noi sembra, e ci
dispiace dirvelo, una pura illusione. La «metànoia» di cui
parla l’Evangelo è un percorso di fede ben più profondo e
radicale di quello che viene
proposto con la visita a un
oggetto che, come tutte le cose della nostra storia, è ambiguo, evanescente, problematico, e dai mille significati diversi. Crea probabilmente
un’emozione, ma questa è cosa ben diversa dalla Parola
della vita che ci incontra
nell’Evangelo illuminato dallo Spirito Santo.
La predicazione della chiesa
è annuncio che il crocifisso è
il Vivente! La potenza della
morte è stata da lui spezzata
una volta per sempre, le tenebre del venerdì santo sono state dissolte, travolte dalla luce
di Pasqua. La chiesa è debitrice nei confronti di ogni creatura di questo Evangelo, potenza di Dio e Sua sapienza.
Qui noi vediamo il perdono
dei nostri peccati, la vita nuova, il nuovo mondo di Dio.
Noi non vogliamo che questo episodio blocchi il cammino ecumenico intrapreso,
ma per poterlo proseguire abbiamo bisogno che voi ci diciate francamente qual è il
vostro pensiero sulla Sindone, e sulle questioni a cui abbiamo accennato e che riteniamo centrali per la vita della fede.
La Conferenza delle chiese
valdesi del I distretto
Un libro di disegni di Andrea Nisbet
^incubo macchina
a distanza ravvicinata
ALBERTO CORSANI
Il primo elemento che colpisce nel libro di disegni di
Andrea Nisbet* è la forma
grafica: una dimensione stretta, con le immagini tutte sulle
pagine dispari di destra, centrate a mezza altezza e, nella
pagina pari corrispondente,
titolo (in italiano e inglese) e,
quasi sempre, citazioni da
trattati teorici di estetica, pittura e disegno. Leonardo Da
Vinci, Van Gogh, Malevic,
Picasso, Klee e tanti altri sono chiamati a suffragare con
le nozioni teoriche i tratti lapidari, le linee e le sfumature
che caratterizzano una produzione di due anni (1996-97).
Sembrano nella confezione
del libro, un quaderno di bozzetti, schizzi preparatori e
provvisori (non a caso il titolo si nega da solo e sembra rimandare a qualcosa ancora da
venire), appunti di viaggio di
un automobilista che vaga per
una città inesistente.
Eppure i disegni hanno una
loro coerenza e una loro finitezza in sé: sono di ispirazione spesso cinematografica,
come viene suggerito anche
dalla presentazione di Demetrio Paparoni, ma forse si potrebbe dire scenografica. Indicano degli spazi in cui potrebbe avvenire qualcosa, o
potrebbe esservi avvenuto, si
presentano ora come presagi
ora come possibili ricostruzioni dei fatti, quasi come
materiali di un’indagine poliziesca o scientifica (alcuni ti
toli sono evocativi in questo
senso: «Disegno anatomico»,
«Disegno di macchine», «Disegno funzionale», «Disegno
entomologico», «Disegno botanico»). Della visione cinematografica assumono ora
connotati classici, come una
visione dall’interno del parabrezza (che rimanda a alcune
celebri sequenze di Hitchcock), ma soprattutto assumono, se visti in successione,
l’andamento scandito dal
montaggio e dall’alternanza
dei piani; ora un dettaglio,
ora un paesaggio urbano, ora
un piano ravvicinato, ora un
particolare minuzioso e microscopico. Il tutto è come un
cortometraggio, o lungometraggio, a seconda del ritmo
che si dà il lettore visitatore
che percorre questa galleria
rilegata. Un viaggio da fermi,
un’avventura del pensiero e
della suggestione, che evoca
atmosfere lontane, ma che a
pensarci bene sono quelle
delle nostre strade, dei crocicchi e degli incroci, dei giardini e dei boschi, visti da vicino
come mondi lontani. Il tratto
è deciso ma i controni sono
sfumati, ad aggiungere altra
indeterminatezza.
Il volume, stampato a tiratura limitata, raccoglie i disegni
che sono stati esposti dal 18
aprile al 20 maggio presso la
galleria d’arte contemporanea
«En plein air» di Pinerolo.
(*) Andrea Nisbet; Senza
titolo. Luserna San Giovanni,
Segni d’arte-Adgroup, 1998,
£ 30.000.
- inserzione pubblicitaria
Il ciclo completo
del recupero del vetro
Ricordiamoci che le campane
non sono contenitori per i rifiuti
e che, gettandovi qualsiasi cosa
diversa dal vetro, provocheremmo
danni e difficoltà a tutta la successiva
fase di recupero e riciclaggio.
Il riciclaggio: un diverso modo di rapportarsi ai rifiuti
Differenziare per riciclare
La raccolta differenziata dei rifiuti ha acquistato un'importanza sempre crescente nello
smaltimento degli scarti che la
nostra società produce. Il Consorzio Acea da anni ormai si è
impegnato nella diffusione di
questo metodo di raccolta dei
rifiuti sia dislocando sul suo
territorio di azione diversi tipi
di contenitori per la raccolta
dei diversi materiali sia portando avanti i progetti e la costruzione di apposite aree (le aree
sovracomunalì e le piazzole
ecologiche) dove i cittadini
possono trovare tutti insieme i
diversi contenitori per la raccolta differenziata. Ma una
volta raccolti, in che modo
vengono riciclati o smaltiti materiali come vetro, plastica, oli
minerali, carta o pile? L'Acea si
affida per lo smaltimento dei
materiali che vengono raccolti
nel proprio bacino a diverse
aziende e consorzi specializzati che provvedono poi a seconda dei casi a smistare, a riciclare, o a smaltire il materiale in
I
ADESSO CE!
discariche appositamente autorizzate (caso quest'ultimo
delle pile e dei farmaci). Vedendo più nel particolare il riciclo di alcuni materiali vediamo che il vetro (il più riciclato
in assoluto in Italia e anche il
Pinerolese si allinea a questa
tendenza) dopo essere stato
raccolto viene riutilizzato per
la fabbricazione di nuovi contenitori con un notevole vantaggio anche ambientale favorendo la riduzione dell'estrazione delle materie prime come sabbie silicee e dolomite e
limitando così anche l'attività
delle cave tutelando il territorio. La plastica che gettiamo
negli appositi contenitori invece necessita, per essere riutilizzata, che le diverse materie
plastiche siano separate e purificate prima di venire reimpiegate nella costruzione di altri
manufatti. Tra le numerosissime applicazioni delle materie
plastiche provenienti dal riciclo vi sono le imbottiture per
piumini e secchi a pelo, i fogli
aree mracomunali per la raccolta differenziala, le puoi trovare a Torre Pellice e, tra pochi giorni, a Luserna.
del ferro.
I »«»w wuc ùUWiUlUIIIUllUn f/CI IH lllllvliu wIllBlwilifciMiw» bv fjwi levwiuv w m/iiv i viiivw Vf iiu
13^^ “'■eee, comode e organizzate, trovi i cassoni per ì rifiuti ingombranti, quelli per la raccolta disi ft
^»gno, della carta, della fuoslka, dei medicinali scaduti, degli olii minerali, degli accumulatori esauriti,
non più utilinabili, ecc. Ogni materiale ha un suo posto specihco: in questo modo i diversi rifiuti
fmeno più m discarica ma vengono smaltiti in modo differenziato per essere riciclati,
aiSPAmiO PER IL CITTADINO E UN GRAN VANTAGGIO PER L MBIENTÌ
che non c'era adesso c'èl... vicino a casa tuo.
rma (PiAnufORMA ecologica urbana-tipo)
Diritto airombiente
CONSORZIO ACEA ENERGIA AMBIENTE ■ Vio Vigone, 42 ■ 10064 PINEROLO - Tel. 0)21/2361
OUI mettili
BAmsiimo '
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umile iiiuMiHio '
meiunsoiiDi umili '
me/Sineme '
am
Meoiamu '
rosna '
AREA
SOVRACOMUNALE
DI RACCOLTA
DIFFERENZIATA
in funzione
nel comune di
Torre Pellice
per le serre agricole, i secchi
per la nettezza urbana, tapparelle, bottiglie per i detersivi.
Un altro importante settore di
riciclo è quello della carta.
Questa costituisce da sola circa
un terzo dell'insieme dei rifiuti
solidi urbani e per fabbricarla
sono necessarie grandissime
quantità di fibre vegetali provenienti da piante di pini, abeti, larici, pioppi, castagni ecc.
Da un po' di tempo però la
tendenza sembra esse variata
e oggi l'industria cartaria ricicla oltre 3 milioni di tonnellate
l'anno di carta, permettendo
tra l'altro anche un risparmio
dei costi di discarica dì alcune
centinaia di miliardi l'anno. A
servirsene di più sono soprattutto le cartiere che producono cartone e cartoncino da imballo ma sta crescendo l'utilizzo anche nei settori delle carte
grafiche e di stampa per gli usi
domestici e sanitari. Tra gli altri materiali raccolti in maniera
differenziata nel Pinerolese
troviamo poi i vestiti (riutilizzati o sfilacciati e utilizzati per
la produzioni di nuovo tessuto) gli sfalci verdi e il materiale
organico (da cui viene ricavato
il compost utilizzato poi come
fertilizzante), gli oli minerali
che vengono rigenerati e le
batterie da cui si recuperano i
materiali costituenti. Quel che
sembra emergere al termine di
questa nostra sìa pure parziale
ricognizione sul riutilizzo dei
materiali raccolti in maniera
differenziata è che la raccolta
differenziata è uno degli strumenti per ridurre la quantità
di rifiuti che finiscono in discarica e i relativi costi di smaltimento ma soprattutto è spesso
un modo per salvaguardare
l'ambiente, per produrre ricchezza dallo scarto, e soprattutto un modo per gettare via
in maniera intelligente i nostri
rifiuti.
Davide Rosso
12
f
PAG VI
E Eco Delle mLi moESi
VENERDÌ 19 GIUGNO Igo» ^£F
Festa di fine anno alle scuole elementari di Villar Perosa
Inglese^ francese^ musica e teatro
Creare a scuola un clima «europeo» con i lavori interdisciplinari lnter\
La «Compiainte di Roussel» Ni
Le classi quarte dell’Istituto
comprensivo di Villar Perosa,
partendo dalla ricerca di motivazione per un giorno di vacanza di tutta la scuola, il 17
febbraio hanno costruito un
tratto di percorso interdisciplinare, che ha coinvolto lingua, storia, francese, musica e
immagine, dedicato in parte
allo studio della storia locale.
Secondo noi, i valdesi costituiscono un elemento essenziale, a tratti dominante, della
storia e della cultura delle nostre valli.
Il 150° dell’Emancipazione
ha fornito quindi l’occasione
per approfondire il significato
di questo momento. Un momento che non vogliamo più
dimenticare perché dimenticare, come dice la maestra
Loredana, «significa ipotecare il nostro futuro». Lo scopo
di questo lavoro è stato quello
di far crescere nei bambini il
desiderio profondo di scoprire e conoscere per capire e
amare la storia e la cultura di
queste valli valdesi, così a ridosso della Francia, con la
quale condividiamo tradizioni
popolari suggestive. Riteniamo importante suscitare emozioni per spingere alla ricerca
di sé, della propria identità,
per accrescere la consapevoleza di ciò che siamo, delle
nostre speranze e dei nostri
ideali. Inoltre, questo tipo di
lavoro interdisciplinare ha
coinvolto le insegnanti in una
programmazione più attenta e
aperta all’altro, avviando
sempre più alla discussione e
al confronto dialogico.
Il lavoro è passato attraverso la realizzazione di mappe
concettuali; gli allievi hanno
ricostruito la storia del popolo valdese, cercando di cogliere gli elementi strutturali
della loro vicenda. Hanno
cioè raccolto e organizzato le
informazioni, desunte dai testi e ritenute importanti, elaborando dei testi storiografici
individuali che sono stati raccolti in due libri, uno per
classe. Negli ambiti di francese, musica e immagine, la
complainte è stata proposta ai
bambini nel suo insieme e
poi si è analizzata una strofa
per volta. Ogni alunno è stato
invitato a fornire il proprio
contributo, illustrando il contenuto di ciascuna strofa in
Un momento dello spettacolo
due modi diversi: l’uno rappresentativo del fatto narrato,
l’altro dell’aspetto simbolico
(ad esempio, per la terza strofa, sono stati disegnati fili di
lana arruffati che rappresentano la frase iniziale «Herode
ni Babilone,/ ne viendront jamais à bout (...)» e un groviglio di vermi per la frase conclusiva della medesima strofa). Questi disegni sono stati
raccolti in un libro a fisarmonica che porta i colori della
bandiera francese.
Per quanto concerne l’insegnamento della lingua straniera. riteniamo che esso costituisca un elemento essenziale nell’alfabetizzazione
culturale dei bambini, ed è
perciò importante trovare i
giusti stimoli per facilitarne
l’apprendimento. Inoltre, reputiamo che la musica e il
canto veicolino messaggi
emozionali particolari: partire
dall’analisi di un canto, qual
è stata la complainte di Roussel, ha fornito la possibilità di
entrare, sia nella lingua francese, sia nella cultura valdese, in un contesto di classi
aperte attivo e stimolante. Infine, la rappresentazione scenica è stata l’elemento che ha
unito i diversi tentativi per far
crescere la conoscenza della
storia locale. Stimiamo infatti
che drammatizzare uno o più
eventi rafforzi cognitivamente le nozioni che diventano
esperienza e quindi parte integrante di sé.
11 momento conclusivo del
lavoro è stato quindi la messa
in scena dello spettacolo presentato mercoledì 10 giugno,
dove i bambini hanno indossato dei costumi delle valli.
Torre Pel lice, Centro culturale valdese
Come gestire
il nostro patrimonio
Il patrimonio è una ricchezza: può consistere in oggetti o
ricordi, cose o valori; è una
ricchezza che permette di vivere. Un patrimonio si può
custodire, perdere o far fruttare o, come si dice oggi, «gestire». Le chiese valdesi alle
Valli sono oggi in possesso di
un ricco patrimonio materiale
e ideale: il problema è farlo
fruttare. A questo tema vo
L’ingresso alla Gheisa d’Ia tana
gliono consacrare rincontro
di giugno, il terzo dopo quello sulle borgate, per affrontare un aspetto pratico del problema: l’organizzazione. Per
gestire bisogna organizzare:
come farlo senza perdere
l’apporto positivo del volontario, e come essere operativi
restando comunitari?
Sabato 20 giugno a Torre
Pellice, presso la Biblioteca
della Casa valdese, alle ore
15, il Centro culturale valdese
organizza un convegno dal titolo «Il patrimonio culturale
valdese tra volontariato e management». Intervengono Donatella Sommani, sul tema
«Progetto 2000. Un’ipotesi di
lavoro» e Bruno Ricca, su
«Spunti per un management
dolce»; presiede il pastore
Giorgio Toum, presidente del
Centro culturale. Alle relazioni seguirà il dibattito; tutti sono invitati a partecipare.
confezionati circa trent’anni
fa, dalla signora Giai Gianetto Carla in Artero, per la Riv.
Questi costumi sono stati custoditi dal signor Bruno Marsura, che gentilmente ce li ha
prestati. Al termine della rappresentazione, il sipario è calato sulla nera prigione che
rinchiude Roussel, quando la
madre è ormai uscita di scena. Ma per sdrammatizzare
l’atmosfera cupa, i bambini
hanno scelto di ballare una
«courenta» intorno al falò e
far festa perché la morte di
Roussel davvero non è stata
vana. Sono perciò iniziate le
danze accompagnate dal dolce suono dell’armonica del
maestro Gino Long. Abbiamo
così voluto rendere memoria
alla fede e alla tenacia di un
gruppo di persone che hanno
fatto storia. Crediamo infatti
che i bambini con le loro famiglie debbano sentirsi protagonisti della storia in genere e
di quella delle nostre valli
valdesi in particolare.
(le insegnanti Claudia Berton,
Ada Binelli, Ivana Costabel,
Paola Lerda, Omelia Viola)
Mercoledì 10 giugno si è
svolto un momento di festa
all’Oratorio di Villar Perosa:
protagonisti alunni e insegnanti dell’istituto comprensivo di Villar Perosa. Si tratta
di un tipo di proposta ormai
consolidata da alcuni anni; i
bambini infatti presentano ai
genitori un saggio delle loro
capacità artistiche e canore a
conclusione dell’anno scolastico. Così il pomeriggio teatrale si è aperto con lo spettacolo in lingua inglese delle
classi terze «The children’s
bridge», tratto dal libro «Il
ponte dei bambini» di Mark
Bolliger e ridotto in lingua
dall’insegnante specialista
Magda Glauco. Successivamente, in stretta collaborazione con le insegnanti di classe
Marina Blanc, Anna Pons,
Stefania Prot e Loredana
Prot, è stata preparata la rappresentazione scenica.
«The children’s bridge» è
la risultante di un lavoro interdisciplinare tra l’insegnante di lingua inglese e le insegnanti del team. Il racconto è
stato infatti oggetto di analisi
linguistico-espressiva, prima
di diventare intreccio e trama
per l’animazione scenica, arricchita di stacchi musicali,
melodici e ritmici. Inoltre, tre
interventi in classe di un attore di madrelingua hanno consentito ai ragazzi di giocare
con la lingua straniera e hanno fornito spunti per l’adattamento teatrale.
Ai genitori è stato consegnato un «libretto di sala» con
il testo della recita in inglese e
la relativa traduzione in italiano. In seguito, le classi quinte
hanno presentato un miniconcerto in collaborazione con
una parte degli alunni delle
classi seconde e terze della
scuola media. Sono stati eseguiti tre brani di stampo medievale: gli alunni della scuola
elementare, diretti dall’insegnante Teresina Carrera, si
sono esibiti nella parte corale,
mentre i ragazzi della scuola
media, coordinati dalla professoressa Cristiana Succio,
erano impegnati al flauto.
Questa piccola esperienza
vuole essere un saggio della
nascente collaborazione fra i
vari ordini di scuola da quest’anno riuniti in un unico istituto comprensivo sotto la presidenza del dirigente scolastico Maria Filomena Amico.
Infine, le classi quarte hanno interpretato la complainte
«Hélas, écoutez la plainte»: la
triste vicenda che narra il lamento della madre di Roussel, giovane pastore imprigionato a causa della sua predicazione, è stata rappresentata
da un coro (presente sulla
scena e diretto dall’ins. Ivana
Costabel) che ha cantato le
strofe in francese, da un gruppo di «attori» che hanno animato la scena e da tre lettori.
Tra questi, una narratrice e
due bambini che hanno dato
voce Luna alla madre, l’altro
a Roussel. Al termine del
canto, i bambini hanno danzato intorno a un simbolico
falò in memoria del 150°
dell’Emancipazione, riscattando, almeno in parte, la
morte di Roussel. Il risultato
complessivo degli spettacoli
ha entusiasmato il pubblico in
un clima di serena amicizia e
gli alunni hanno dato prova di
possedere ottime capacità di
esteriorizzare le proprie competenze.
Il pomeriggio di festa si è
chiuso con un rinfresco e con
«La parola dell'ascolto», un recente libro di Grazia Ayassot
Riflessioni per tutti i giorni
PIERVALDO ROSTAN
Si può rifiutare il Dio che
tu, figlio di pastore, senti
predicare tutte le domeniche e
di cui senti parlare ogni giorno in famiglia? Certo che si
può ed è accaduto più di una
volta. Così come è accaduto
che questo figlio, trascorso un
certo tempo venga al padre a
chiedere di quel Dio che negò,
lo riconosca e nasca la fede. E
la scoperta di Dio difficilmente avviene per caso; può accadere davanti a un fatto straordinario, nella gioia come nel
dolore e nella sofferenza.
Questa storia è anche quella
di Grazia Ayassot, di cui nei
giorni scorsi è stato presentato
il secondo libro. La parola
dell'ascolto*. Figlia di Ernesto Ayassot, pastore valdese
deceduto nel 1996 dopo una
lunga malattia in cui proprio
Grazia fu costante compagna,
l’autrice del libro propone 365
pagine, ognuna delle quali
contiene quello che lei stessa
definisce un «piccolo insegnamento». Le pagine sono tante
quanti i giorni dell’anno; si
direbbe un bel compagno per
ogni giorno: «Basta aprire a
caso - dice Grazia Ayassot affinché il proprio ascolto si
possa aprire in riferimento a
ciò che leggete. Imparare ad
ascoltare è un lavoro lungo,
quoditiano, di sofferenza e di
preghiera». E di sofferenza e
preghiera si parla molto nel libro. Grazia ha incontrato la
malattia «inguaribile», il cancro, quattro volte, la prima a
vent’anni: «Bisogna capire il
perché della sofferenza - dice
l’autrice -; c’è chi ha una reazione di odio e chi di amore:
c’è la sofferenza che ti permette di ritrovare Dio. Certo
non è la fede che ti guarisce
da sola ma è la fede che in
qualche modo sostiene la medicina; e prima delle operazioni a cui mi sono dovuta sottoporre ho pregato, come prego
tutti i giorni».
È un «Dio ecumenico»
quello che emerge dal libro;
non è il «Dio aspirina» che
sembra di vedere dietro certe
religiosità. E il Dio creatore
che ha voluto farsi carne. E
seppure la Bibbia non appaia
mai chiaramente manifesta
nella pagine di «La parola
dell’ascolto», se ne ritrovano
le frasi, la poesia, l’inquietudine, gli insegnamenti, quegli
stessi insegnamenti che da
giovane l’autrice ebbe a rifiutare per «overdose» e che poco per volta seppe ritrovare
proprio nel padre pastore con
cui seppe intessere un profondo dialogo e una ricerca
comune di fede. Non c’è un
rapporto con la Chiesa valdese, sebbene Grazia Ayassot si
senta tale e ricordi con grande coinvolgimento i dialoghi
col padre, e col fratello Marco, entrambi pastori. Ma sfogliando il libro l’occhio cade
sulla pagina «Libertà»: «Voi
siete liberi quando avete
compreso che la libertà è
amore, è essere liberi nello
scegliere fra il bene e il male,
è essere liberi di percorrere la
via che ognuno di voi possiede e deve percorrere. Essere
liberi significa anche e soprattutto riconoscersi figli di
Dio e a Lui riconoscere la
propria esistenza».
«Dolce canto per coloro che
non ci sono più» è il titolo
dell’ultima pagina: «A coloro
che non sono più, a tutti coloro che hanno seminato sulla
terra il seme dell’amore e della speranza nella resurrezione,
ad essi vada il pensiero di chi
ha compreso e accettato la sfida della vita e l’ha resa fertile
e la restituisce arrichita nella
fede e nell’amore» è la frase
quasi conclusiva: chi non c’è
più o vive nel nostro spirito o
resta nell’insegnamento e
nell’impronta, dice Grazia
Ayassot; e il pensiero, come
la dedica del libro, corre ai
genitori scomparsi.
Il libro è in vendita presso
la Libreria Claudiana di Torre
Pellice, la libreria Perlo (ex
Taio) a Pinerolo e presso
Verde libri a Torino, via Nizza 133.
(*) Grazia Ayassot: La parola dell’ascolto. Edizioni Verde
libri, Torino, 365 pp, £ 29.000
la visita alla mostra che è stata allestita presso la scuola
elementare. Qui sono stati
esposti i libri e i cartelloni
maggiormente rappresentativi
del lavoro svolto dagli allievi
delle diverse classi durante
l’anno.
CASA DELLE DIACOMESSE — Martedì 23 alle
15 diapositive sulla Turchia a cura di Mauro Pons.
PINEROLO — Domenica
21 giugno festa d'estate;
nel giardino del tempio
giornata comunitaria, con
culto al mattino a cui farà
seguito un pranzo self Service e nel pomeriggio vari
intrattenimenti fino alle
ore 17,30.
PRAROSTINO — Culto
alle 9 per permettere a
tutti di partecipare all manifestazioni per il XXXI anniversario dell'inaugurazione del Monumento del
faro. Giovedì 25 giugno
riunione estiva ai Cardonatti alle 16.
SAN GERMANO - Alle
ore 20,30 di mercoledì 24
giugno, all'Asilo dei vecchi
si tiene una serata di incontro sul Bangladesh con
proziezione di una videocassetta sul Centro «Rishilpi» di Satkhira. La serata
sarà condotta dai responsabili del centro Laura Melano e Enzo Falcone.
TORRE PELLICE — Do
menica 21 giugno assemblea di chiesa.
Regione Piemonte
Slow food
piatti tipici
e genuini
Per una regione come la nostra, caratterizzata da una
spiccata vocazione enogastronomica, ecco due novità sul
fronte della buona tavolal’amministrazione regionale
del Piemonte, insieme f
«Slow food», ha deciso oi
partecipare alla progettazione
e alla realizzazione degli Stati
generali dell’enogastrononna
piemontese e di essere presente al «Salone del gusto», c»
si terrà dal 5 al 9 novemn
prossimi al Lingotto. Il
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l’importanza di esaltare qu
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nari Intervista a Mauro Ferrando, dell'Associazione astrofili «Urania»
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Poche domeniche or sono
sulla collina di Luserna San
Giovanni è stato inaugurato
un nuovo «cupolone» astrononiico, la cui realizzazione è
stata curata dall’associazione
astrofili Urania, un gruppo di
appassionati che da oltre 10
anni sotto l’appassionata guida del dott. Giovanni Peyrot,
opera in vai Pellice. Poco a
uionte della scuoletta Beckwith del Eric è stato inaugurato l’edifico con due locali di
servizio e una cupola che ospita un telescopio newtoniano del diametro di 27 cm; «È
un telescopio “datato ”, del
1950 - spiega Mauro Ferrando, direttore scientifico dell’
associazione - ma è comunque uno strumento molto valiio per le osservazioni: permette di osservare parte del
cielo oscuro che con telescopi
amatoriali difficilmente viene
visto e costituisce un buon
punto di inizio». Gli astrofili
lusemesi sperano di poter presto installare un secondo telescopio funzionante in collegamento con un computer.
«Il progetto è in un cassetto
- aggiunge Ferrando - abbiamo bisogno di aiuto economico»', in effetti è impensabile
che i 114 soci dell’astrofili
Urania, da soli, possano trovare tutto il denaro necessario.
Fra l’altro l’associazione svolge un’azione rivolta a tutti;
non soltanto aprendo i propri
impianti a quanti possono essere interessati ma anche organizzando, un sabato sera al
mese una conferenza aperta al
pubblico su temi specifici legati all’astronomia. Urania
svolge inoltre una intensa attivjtà divulgativa con le scuole:
«Da anni - spiega Mauro Ferrando - spingiamo, grazie anche al supporto dei direttori
didattici e della Comunità
ite
montana, affinché gli insegnanti inseriscano nel programma annuale una gita
all'osservatorio di Luserna
San Giovanni. Spesso si organizzano viaggi lontano rna si
finisce col dimenticare le belle
cose che abbiamo vicino a
noi, in valle. I bambini passano con noi la mattinata: se il
cielo è sereno si inizia con
l’osservazione del sole e delle
macchie, poi c’è una visita alla sede, una piccola storia
dell ’astronomia e poi il planetario. Questo strumento ci
consente di “osservare” il
cielo anche in caso di nuvolo
o di forte inquinamento luminoso. Sulla superficie sono
rappresentate oltre 500 stelle,
ci sono le costellazioni più importanti, possiamo rappresentare il moto apparente del sole: possiamo dunque fare un
“viaggio” nello spazio che
appassiona sempre i ragazzi».
Negli Anni 70 era diffusissima la passione per la luna;
c’era la lunga serie delle
«missioni» americane, ci fu la
discesa dell’uomo sul nostro
satellite. Oggi che cosa coinvolge i più piccoli? «Si osservano ancora le stelle e i pianeti; ci sono però delle domande classiche: che cosa
sono i buchi neri? Esistono
gli extraterrestri? E più di recente, sotto la spinta di vari
film più o meno catastrofici,
ci viene chiesto notizia degli
asteroidi. Sicuramente i bambini sanno davvero appassionarsi all’astronomia».
Chiediamo ancora come si
collocano gli impianti di Urania, sotto il profilo qualitativo, nella nostra regione: «Posto che fra i nostro soci ci
possiamo avvalere della preziosa collaborazione anche di
alcuni docenti universitari,
posso far notare come il no
La nuova cupola sulla collina di
San Giovanni
stro planetario fino a poco
tempo fa fosse l’unico in Piemonte - puntualizza Ferrando
-; c’è stato un planetario costruito temporaneamente ad
Experimenta ma è stato in seguito smontato. A livello di
associazioni abbiamo una ottima collaborazione con l’Astrofili Polaris di Pinerolo. In
Piemonte c’è poi l’osservatorio di Pino Torinese, ma in
questo caso siamo di fronte a
professionisti, ad astronomi e
non ad astrofili».
La presenza di forti sorgenti luminose, dai fari delle auto, all’illuminazione di, campi
sportivi o ai laser che segnalano le discoteche, danneggia
chi vuole scrutare nel cielo;
finirete relegati sulle alte vette alpine? «Fra le varie attività abbiamo dei campi estivi
alla Vaccera o al colle Barant; le osservazioni, nella
serate estive, in mezzo a una
natura incontaminata, sono
molto suggestive - commenta
Ferrando -. Speriamo inoltre
di poter posizionare un telescopio al colle Barant dove
recentemente la Comunità
montana ha ristrutturato la
casermetta collegato via computer con Luserna».
Aprono i rifugi alpini dell'Alta vai Pellice
Due case per l'estate
Oltre ai tradizionali rifugi
alpini del Cai Uget Valpellice
al Barbara, al Fra e al Granero, gli amanti della montagna
e della natura potranno presto
contare su altri due punti di
appoggio. Col mese di luglio
riaprirà il bivacco Soardi, al
monte Boucle, e aprirà con
una gestione autonoma il nuovo rifugio escursionistico al
colle Barant. Inaugurata la casermetta, completamente ristrutturata, nello scorso settembre alla presenza della
giunta provinciale quasi al
completo, la stmttura offre un
ottimo punto di appoggio sia
per gli escursionisti (la casa, a
2.373 metri di altitudine è a
metà strada tra i rifugi Jervis e
Barbara con i quali è collegato), sia per gli appassionati di
botanica.
Il rifugio escursio-nistico si
trova infatti nel cuore dell’oasi faunistica del Barant, a poche centinaia di metri dal giardino botanico alpino «Bruno
Peyronel», un ambiente ricchissimo di flora alpina. Nella
struttura si può dormire (ci sono 40 posti letto) e consumare
i pasti. La casa è stata affidata
alla gestione di un appassionato di naturalismo. Paolo Priot
ti, ma per ora per prenotare
occorre telefonare alla Comunità montana vai Pellice
(0121953131).
Dall’inizio di luglio riaprirà
anche il bivacco Soardi. La
struttura sarà custodita é a disposizione di alpinisti ed
escursionisti che vogliano scalare quella che qualcuno ha
definito la più bella montagna
della vai Pellice. L’impostazione sarà quella già sperimentata la scorsa stagione:
non sarà svolta regolare attività di ristorazione ma gli
escursionisti potranno utilizzare la piccola cucinotta esistente e le stoviglie in dotazione. Per i soci sarà in funzione
un servizio di bar-ristoro con
bibite e caffè. La sezione Cai
Uget Valpellice propone anche per il 1998 brevi turni di
3-7 giorni a contatto con l’essenzialità della vita in alta
montagna, per ragazzi dai 13
ai 18 anni. Il soggiorno sarà a
carico del Cai, ai giovani
verrà chiesto di collaborare
con l’ordinaria gestione e partecipare ai lavori previsti per
rendere più ospitale il bivacco; chi fosse interessato a queste esperienze può telefonare a
Mauro Pons (012159240).
Il rifugio al colle Barant
A Lusernetta
La cappella di
S. Bernardino
Lusernetta quest’autunno
sarà meta di «Città d’arte a
porte aperte» e fra i luoghi da
visitare va annoverata la cappella di San Bernardino. Situata all’interno del cimitero
comunale, è del XV secolo;
era la cappella gentilizia dei
conti di Rorà e fino al 1784
dipendeva dalla parrocchia di
Bibiana. La facciata esterna è
in stile gotico e il rivestimento di mattoni è recente. Alr interno un affresco raffigurante la «Madonna della misericordia con bambino» del
XV o XVI secolo. C’è pure
un ciclo pittorico nell’abside
dell’inizio del ’400, di autore
ignoto, che raffigura San Bernardino da Siena, San Chiaffredo e Santo Stefano. In alto
c’è un’altra madonna con
bambino con a fianco Maria
Maddalena e Giovanni Battista. Sulle pareti laterali i dodici apostoli e sulla volta i quattro evangelisti. È un’opera
d’arte nel cuore della vai Pellice; per visitarla occorre rivolgersi al Comune di Lusernetta; ora, in attesa dei turisti
di Città d’arte, si è deciso di
intervenire con opere di risanamento; il Lions club Luserna e Torre Pellice ha recentemente donato al Comune di
Lusernetta tn progetto redatto
gratuitamente dall’ing. Ripamonti. Con il progetto il
Lions ha anche offerto un primo contributo di un milione
di lire. «Ci riteniamo disponibili ad offrire gratuitamente
anche in futuro consulenza
tecnica e direzione lavori in
modo da salvaguardare e valorizzare un bene artistico di
notevole importanza per tutta
la valle», ha scritto Umberto
Inversi, presidente del Lions,
in una lettera inviata al sindaco di Lusernetta, Cesano.
Ferrovia Torino - Torre Pellice - Torino — orario valido fino al 26 settembre
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642 X 1 717 1 743
X649 7 25 s 1 X7 50
4343 4345 4347
Reg feriale Reg feriale Reg feriale
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649 720 (751
653 724 755
X656 X727 X758
10175 4355 4374 10180
10149 10151 10155 10177 10157 10159 10161 10163 4365 4375 10165 10181 10169 10171 10173 4373 4405 4407 001
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824 947 l 1 12 31 1346 14 47 (1547 1651 M751 1834 1852 1952 2051 2144 2227 23 22 ¡2327
827 9 50 ì 1 12 34 1350 14 50 (1550 1654 D754 1837 1855 1955 2054 21 47 ^2 30 2325 ¡2334
835 958 11 51 1239 13 58 1458 (1558 1659 17 37 17 59 h842 1900 2003 2059 21 55 (22 34 (23 29 ¡2340
840 1003 1156 1244 (14 03 1503 1603 17 04 1804 1851 1905 2008 2104 2200 2239 2334 ¡2347
844 1007 1200 1248 14 07 15 Q7 1607 1708 1744 ÌI5.O8 1|Q9 2012 2108 2203 Ì2242 (2337 ¡2355
845 1(f(38' (12 01 1249 (14 08 1508 (1608 17 09 (1748 (18 09 1910 2013 21 09 2204 (22 43 (23 38 ¡2356
8 50 1 1013 1 1206 ( 1 1254 1 1413 1513 1613 '' 1 1713 1 M813 1915 2019 21 13 2209 ^22 48 23 43 ( 006
8 58 10 20 X1213 13 02 s I X1420 I 15 20 X1620 1720 |l7 57 s I X1820 X19 03 1 1922 1 2026 1 2120 1 2216 S 1 X22 55 +2350 ( V 0 n 15
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4349 4351 Reg 007 4357 4359 4361 4363 Reg Reg 4371 011 003
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832 948 X1048 V1254 13 33 1448 1548 1648 1748 X18 22 X1854 ®19 35 2003 2059 V2159 ♦ 027 X 045
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PAG. Vili
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VENERDÌ 19 GIUGNO 1998 VENEl
Intervista a Andrea Bertin, dello Sport Club Angrogna
La dura disciplina dello ski-roll
Con il ritorno della bella
stagione ricompare nelle nostre valli anche uno sport assai diffuso, specie in vai
d’Angrogna dove il locale
Sport club ne ha fatto una
bandiera; lo ski-roll, una disciplina che sicuramente richiede molto allenamento e
impegno e che dunque vede
gli atleti sudare e faticare ben
sovente dopo il normale orario di lavoro. Uno dei portacolori della formazione angrognina, da diversi anni nelle categorie seniores, è Andrea Bertin, «nipote d’arte»;
suo zio infatti è quel Willy
Bertin che per poco mancò il
podio olimpico a Sapporo nel
biathlon (sci di fondo più tiro
di precisione). «La mia è una
passione profonda, nata da diversi anni - dice Bertin
questa attività sportiva è sostanzialmente nata come forma di allenamento estivo in
vista del fondo invernale. Poi,
piano piano si è cominciato
fare delle gare anche a livello
intemazionale fino a diventare un vero e proprio sport a
sé». La maggior parte delle
gare italiane si svolgono nel
Nord Italia ma, ricorda ancora Andrea «abbiamo fatto anche delle puntate sulle pendici dell’Etna, in Abruzzo o
sull’Appennino emiliino; addirittura il campione del mondo è siciliano».
Molte delle gare si dipanano
su impegnative salite (la scorsa settimana c’è stata la Lusema-Rorà, circa 1.000 metri
di dislivello); le discese sono
assai limitate non essendovi
possibilità di effettuare frenate; dunque solo brevi tratti in
discesa, giusto per riprendere
un po’ il fiato. «Non mancano
poi i circuiti in piano - aggiunge il portacolori dello
S.C. Angrogna si tratta per
lo più di circuiti cittadini, a
cronometro o a inseguimento.
Ci sono poi gare di durata eccezionale come la 100 km o la
“24 ore di Pinzolo’’».
La vai d’Angrogna sembra
diventata la patria dello skiroll, almeno nel Pinerolese; ci
sono bambini che provengono da tutta la valle e svolgono
l’attività a partire dagli 8 anni
distribuiti in varie categorie,
ma ci sono persone, fra i praticanti di questo sport, che
hanno abbondantemente superato i 70, eppure ogni domenica sono al via di impegnative prove. Da giugno
all’autunno gli atleti sono impegnati nella Coppa Alpi oc
Andrea Bertin in gara
cidentali; nel programma ci
sono varie gare soprattutto in
Piemonte e Valle d’Aosta con
qualche puntata in Liguria e
Lombardia. In vai d’Angrogna, in occasione del tradizionale «Autunno», si svolge
una gara decisamente inconsueta, il «Triathlon», con tre
frazioni in ski-roll, di corsa a
piedi e di ciclismo: «È stata
un po’ un’invenzione di mio
padre Roland che ha voluto
organizzare questa manifestazione; ne sono state poi organizzate altre analoghe in
Trentino e in Val d’Aosta. La
gara di Angrogna è da anni
un momento di festa che vede
la partecipazione di atleti di
grande livello».
A parte le categorie dei più
piccoli che si confrontano su
distante assai brevi e spesso
arrivano in gruppo, lo sla-roll
può essere definito uno sport
di grande impegno fisico e di
«lupi solitari»; spesso, sia in
gara che in allenamento, si
compiono tanti chilometri in
totale solitudine, immerso
nella natura. Un po’ come le
gran fondo di sci nel Nord
Europa. E ritornando allo sci
di fondo, quanto ha contato
l’aver in casa un personaggio
come Willy Bertin? «Il mio
primo paio di sci mi è stato
regalato a tre anni - commenta Andrea Bertin -; si può dire che abbia imparato a sciare
mentre imparavo a camminare. Col tempo sono venute le
gare e una grande passione
prima per il fondo e poi per lo
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skiroll; l’anno scorso anche la
convocazione per una gara di
coppa del mondo; fra tanti
professionisti una bella soddisfazione».
Lei ha dei bambini piccoli;
regalerà loro a sua volta un
paio di sci per avviarli verso
queste discipline? «È una
grossa soddisfazione vedere la
mia famiglia seguirmi durante
le gare - conclude Andrea
Bertin -; se me lo chiederanno sarò il loro maestro; penso
però che i bambini non vadano forzati a fare uno sport solo perché piace ai genitori».
Cantavalli
Chiusura
occitana con
Í «Senhal»
Si conclude all’insegna della musica occitana il Cantavalli ’98 che sabato 20 giugno, ore 21,15, porta agli impianti della Pro Loco di Pomaretto il gruppo Senhal. È
questa una formazione ormai
classica del folk revival occitano, che esegue con rigore e
aderenza ai moduli espressivi
la musica tradizionale delle
vallate cuneesi e può quindi
incontrare il favore dei «puristi» di questo repertorio. .Silvio Peron e Gianrenzo Dutto
agli organetti, Gabriele Ferrerò e Lucia Norbiato ai violini
costituiscono l’ossatura del
gruppo, arricchito da altri
strumenti come armonica a
bocca, mandolino e galoubet.
Senhal è un termine che si incontra sovente nella storia occitana e che serviva, fra l’altro, a indicare il medaglione,
o la moneta, che veniva imposto come contrassegno al
bambino sorpreso a parlare in
patuà a scuola; un marchio
infamante che il gruppo intende invece far diventare
simbolo della rinascita della
cultura occitana. I Senhal
stanno completando l’incisione di un nuovo disco con un
repertorio che accanto ai canti in patuà della vai Varaita e
del bovesano e alle danze tipiche delle diverse vallate,
presenterà numerose nuove
composizioni, cantate e suonate, in stile tradizionale.
Le proposte culturali a Pinerolo
Arcipelago estate
con altre nuove idee
Ha preso il via all’inizio di
giugno a Pinerolo «Arcipelago estate 1998», il programma di incontri, spettacoli,
concerti e cinema, patrocinato e coordinato dal Comune.
«Si è voluto allargare - dice
il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero - rispetto a quanto avveniva negli anni passati, la tipologia e il numero
delle manifestazioni individuando nuovi spazi e coinvolgendo varie parti della
città (centro, periferia, frazioni)». Il nome Arcipelago
estate vuole, nelle intenzioni
degli organizzatori, «sottolineare da un lato la pluralità
dei luoghi e delle iniziative,
dall’altro come queste non
siano separate ma partecipi
dello stesso sistema». Insomma un insieme di appuntamenti, ne abbiamo contati
quasi una cinquantina, che si
svolgeranno in diversi luoghi
della città e che vuole essere
un modo per coinvolgere e
far vivere le diverse parti di
Pinerolo.
Il ruolo principale del Comune nell’organizzazione
della manifestazione è consistito nel mettere in contatto e
in dialogo realtà diverse della
cultura e dello spettacolo cittadino. «Arcipelago estate
vuole essere - sottolineano
gli organizzatori - un’occasione per coordinare ogni
forza positiva all’interno di
un’unica importante manifestazione». L’iniziativa, che
coinvolge svariate realtà culturali cittadine (dalla Pro Pinerolo alla Terra Galleggiante-Teatro Allegre, da Nonsoloteatro all’Istituto musicale
Gorelli, dalla Fondazione
teatro nuovo all’Unione italiana sport popolare) avrà tra
i suoi punti forti innanzitutto
gli svariati appuntamenti cinematografici (caratterizzati
tra l’altro da una rassegna di
cinema all’aperto), e il IV
Teatro di figura «Immagini
dell’interno», i cui diversi
spettacoli si terranno in vari
luoghi della città e a cui verranno invitati a esporre le loro collezioni di marionette e
burattini vari costruttori e
collezionisti italiani, ma anche gli appuntamenti di cabaret, con la presenza il 18 luglio del duo cabarettistico «Il
duo di picche», e poi una vasta scelta di spettacoli musicali dall’opera lirica alla musica etnica, alla musica rock
dei gruppi giovanili del Pinerolese e infnje svariati incontri e gare sportive organizzate dall’assessorato allo Sport.
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Via Raviolo, 10/A
Tel. 0Ì2Ì79459Ó
10064 Pinerolo
FA) 0121/95572
19 giugno, venerdì — PINEROLO; All’Expo Fenulli,
ore 16-18, laboratorio di burattini, alle 20,30 in piazza San
Donato «Le disgrazie di Fagiolino», e alle 22 presso lo spazio
adiacente la chiesa di Sant’
Agostino «Zirk».
19 giugno, venerdì — TORRE PELLICE; Nel tempio, alle
21, musiche al clavicembalo
eseguite da Elisabetta Guglielmin. Ingresso libero a offerta a
favore della ricerca scientifica
sulle malattie degli occhi.
20 giugno, sabato — PINEROLO; Nel parco del Veloce
Club, piazza Santa Croce, alle
21,30 nell’ambito di Pinerolo
estate 1998, «L’isola del ballo»
con l’orchestra Ennio Chendi,
ingresso lire 15.000, consumazione compresa.
20 giugno, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI; Alle 21 nel tempio concerto prò
«Rifugio Re Carlo Alberto»,
con la partecipazione dell’istituto musicale «Gorelli».
20 giugno, sabato — PINEROLO; Dalle ore 20,30 alle
23.30 gran finale di «Immagini
dall’interno» in via Principi
d’Acaja.
20 giugno, sabato — TORRE PELLICE; Presso la civica
biblioteca «Carlo Levi» alle
16.30 incontro con la storica e
scrittrice Bruna Peyrot.
20 giugno, sabato — PINEROLO; Alle 21, nello spazio
espositivo «En plein air», str.
Baudenasca 118, concerto di
pianoforte di M. Ponti Licitra.
20-22 giugno — SAN PIETRO VAL GEMINA; Agli impianti sportivi comunali, sabato
20 alle 21, partita di calcio scapoli contro ammogliati, domenica 21 dalle 14 gare di bocce, e
lunedì 22 dalle 20,45 gara di
bocce a teme.
21 giugno, domenica —
SAN GERMANO; alle ore 15
inaugurazione della mostra
«Mura fortificate, opere difensive lungo le valli Chisone e Germanasca» del parco comunale di
Villa Widemann. La mostra rimarrà aperta fino al 28 giugno,
ore 15-18 giorni feriali e 10-20
festivi.
21 giugno, domenica — LUSERNA SAN GIOVANNI; Al
«Rifugio Re Carlo Alberto», alle 15, pomeriggio di musica liscio con alcune orchestre locali,
ingresso libero.
21 giugno, domenica — RINASCA; Festa a Tagliaretto.
21 giugno, domenica —
POSSANO; Tradizionale festa
con giostra dell’oca e palio dei
borghi.
21 giugno, domenica —
PAESANA; Il Gruppo «Mare
Tera» organizza la settima edizione di «Cantacammina, da la
Ghisola a Naiasc», ritrovo alle 9
a piazza San Martino di Ghisola.
21 giugno, domenica —
CONCA DEL PRA; La sezione Ana di Pinerolo organizza al
prima edizione di «Concerto tra
le vette». Ritrovo dei partecipanti alle 8 a Villanova, partenza alle 10 dei gruppi composti
da trenta persone; pranzo a
prezzo fisso (lire 25.000) al Rifugio Jervis, alle 14,30 concerto
tra le vette eseguito dalla banda
musicale Ana di Pinerolo.
21 giugno, domenica — CAVOUR; Dalle 9 «Città d’arte a
porte aperte».
21 giugno, domenica —
SAN GERMANO CHISONE;
Nel parco di Villa Widemann
«Memorie di pietra, fortezze e
OTere difensive nelle valli ChiIbne e Germanasca», il gioco
del Forte presentato dalla scuola
media «Marro» di Villar Perosa,
interverrà il gruppo storico Marsaglia di Rivoli.
24 giugno, mercoledì —
ROURE; Festa patronale in frazione Villaretto.
25 giugno, giovedì — SAN
PIETRO VAL GEMINA; Al
«Palachiale» alle 21 gara di ballo liscio tradizionale piemontese
aperto a tutte le federazioni; seguiranno gare aperte al pubblico.
26 giugno, venerdì — PINEROLO; In piazza San Donato
alle 21,30, per Pinerolo estate
1998, «L’isola del Cabaret» Arturo Di Tullio presenta «Sei personaggi che hanno trovato l’autore», ingresso gratuito.
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Osp. Pomaretto, tei. 012181154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 21 GIUGNO
Rinasca: Farm. Bertorello - v.
Nazionale 22, tei. 0121800707
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa; tei. 81000
Croce Verde, Porte ; tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica;
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 0121932433
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 21 GIUGNO
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22, tei.
012191328.
Ambulanze:
Torre Pellice, tei. 0121953355
Bricherasio, tei. 0121598790
TORRE PELLICE — Al
Trento: giovedì 18, ore 21,15 e
venerdì 19, ore 21,15, I figli di
Annibaie; sabato 20 e domenica
21, ore 20 e 22,15 e lunedì ore
21,15, Arancia meccanica.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì
19, ore 21,15, Parole, parole,
parole; sabato, ore 21,15, Soluzione estrema; domenica, ore
15,15, 17,15, 19,15 e 21,15 lunedì, martedì e giovedì, ore
21,15 Break down, la trappola:
PINEROLO — L’Italia ha in
programma, alla sala «Scento»,
L’angolo rosso; feriali e festivi
20 e 22,20, sabato 20 e 22,30; alla sala «2cento» è in visione Sesso e potere; feriali e festivi 20 e
22,20, sabato 20 e 22,30.
L'azione
dei Sert
Ho letto, su L’eco delle valli valdesi di venerdì 12 giugno, l’articolo riguardante
l’iniziativa su «Ecstasy e dintorni» a firma della signora
Sandra Pasque!. Voglio fare
alcune precisazioni che hanno
l’intenzione di inserire l’articolo citato e l’iniziativa stessa nel loro giusto contesto.
L’iniziativa è frutto di una intensa collaborazione fra l’Asl
10 e l’associazione Arcobaleno di Lùsema San Giovanni.
L’argomento (le «nuove droghe») rientra in un piano più
generale di intervento, attivato dalla Asl 10 attraverso
l’Uoa Seti e ha come obiettivo principale il contatto con
quelle fasce di popolazione
che possono rappresentare
un’«area di rischio». Va in
questo senso la campagna
informativa lanciata sul periodico «Come e dove» nel
corso del 1997 e va in questo
senso un intervento che alcuni operatori dell’Uoa Sert
collaborando con il Gruppo
Abele di Torino effettueranno
presso i locali di una nota discoteca del Pinerolese nei
prossimi giorni.
Maurizio Martucci
coordinatore del presidio
Sert della vai Pellice
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121323422; fax 0121323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121933290; fax 0121932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa': La Gbisleriana Mondovi
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Con la dichiarazione dei redditi, e senza oneri aggiuntivi, si può scegliere a chi destinare l'otto per mille dell'lrpef
Le chiese evangeliche e gli aiuti umanitari, sociali e culturali
Fra le sette possibili opzioni, quattro riguardano chiese evangeliche: avventisti, luterani, pentecostali delle Adi, valdesi
e metodisti. Un'esperienza di trasparenza, autonomia e solidarietà concreta con i più svantaggiati in Italia e nel mondo
Le chiese valdesi e metodiste
gaelle courtews
Dovrebbe avvenire entro la fine di giugno l’erogazione alla Tavola valdese, da parte del ministero del
Tesoro, della quota parte
dell’otto per mille del gettito
Irpef che i contribuenti hanno destinato alle chiese vaidesi e metodiste nel 1995
(con la dichiarazione dei redditi relativa al 1994). È il secondo anno consecutivo che
la Tavola valdese ottiene i
fondi erogati con l’otto per
mille da quando, nel 1993,
l’Intesa fra lo Repubblica italiana e la Tavola valdese fu
integrata per quanto concerne la materia finanziaria (deflscalizzazione e otto per mille). L’anno scorso i primi fondi ammontavano a 5, 2 miliardi di lire (per la ripartizione in vari progetti vedi Riforma numeri 2 e 3 del 9 e 23
gennaio 1998).
«L’otto per mille destinato
a valdesi e metodisti non viene utilizzato per le attività di
evangelizzazione, ma solo ed
esclusivamente per interventi
a carattere sociale, assistenziale e culturale - spiega il
moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan -. I fondi
vengono assegnati solo in base a progetti precisi, anno per
anno, le richieste di quest’
anno verranno esaminate
dalla Commissione per l’otto
per mille i prossimi 23 e 24
giugno. Verranno poi approvati dalla Tavola e infine dal
Sinodo stesso. Per il ’98 la Tavola ha ricevuto 84 progetti
per l’Italia e 35 per l’estero,
progetti che esamineremo
anche in funzione della cifra
che ci arriverà».
Per quanto riguarda i progetti, il moderatore precisa:
«C’è una varietà notevole di
progetti nostri e altri che cofinanziamo, appoggiandoci a
strutture protestanti già collaudate in Italia e all’estero. I
canali che utilizziamo per
gestire i soldi dei contribuenti sono canali sicuri di cui abbiamo il controllo. I nostri
progetti, suddivisi in vari settori, garantiscono una copertura del territorio mondiale
veramente considerevole: ci
occupiamo di bambini e giovani, sanità, cultura, rifugiati,
occupazione, criminalità,
pace, incontro tra popoli e
culture e altro ancora. Questo ci permette di governare
le eventuali correzioni nella
ripartizione dei fondi. Il Sinodo, per esempio, quest’anno desidera che si dia maggiore priorità ai progetti culturali rispetto all’anno precedente, e noi terremo conto di
questo».
Il moderatore Rostan tiene
moltissimo alla trasparenza
con la quale la Tavola valdese gestisce i fondi dell’otto
per mille: «Credo che siamo
gli unici ad aver pubblicato
con tanta dovizia di particolari il rendiconto dei fondi ricevuti, rendiconto che esiste
anche sul nostro sito web
nella rete Internet (www.
chiesavaldese.org). È una
cultura che abbiamo e che
manterremo, anche per permettere delle domande di
chiarimento che possano
aiutarci a correggere 0 tiro».
Le altre chiese evangeliche
«L’Unione italiana delle
chiese cristiane awentiste del
settimo giorno (Uicca) spende i miliardi dell’otto per mille per promuovere l’educazione, lo sviluppo e il soccorso prevalentemente in Italia
oltre che nei paesi più poveri», si legge nel pieghevole
predisposto dalla Uicca per la
«campagna otto per mille» del
1998 con il motto: «Agli avventisti puoi credere anche se
non credi». Con i fondi dell’
otto per mille ricevuti nel
Uno dei progetti dell’otto per mille
contro la lebbra
riguarda la Missione evangelica
Nel corso del Convegno nazionale del Sie (Servizio istruzione-educazione) tenutosi a Ecumefje nel novembre 1996 (e a cui la Rivista «La Scuola Domenicale» ha dedicato l'intero numero
oe marzo 1997) era stato richiesto a gran voce che il Sie organizzasse un campo a livello nazioper la preparazione dei monitori e delle monitrici delle scuole domenicali; il campo è ora
pronto e avrà luogo di nuovo a Ecumene (centro metodista che si trova a Velletri, ad un'ora cir<^ada Roma) dal 26 luglio al 1° agosto prossimi (inizio con la cena della domenica e fine con il
pranzo del sabato).
E un appuntamento importante innanzitutto perché intende rispondere a un bisogno
'^presso da monitrici e monitori, cioè da quelle persone che settimana dopo settimana hanno il
™rnpito di trasmettere e attualizzare il messaggio biblico per le bambine e i bambini delle nochiese e di coinvolgerli nella vita della chiesa e prima di tutto nel culto, essendo essi parte
migrante e importante della comunità.
Il campo affronterà tutti i diversi aspetti di un incontro di scuola domenicale, e non solo In
modo teorico, ma anzi puntando a «far lavorare» le monitrici e monitori stessi nella prepararne e gestione della «lezione» stessa. Per ogni argomento-è quindi prevista una breve introuzione da parte di un membro della staff, composta dalle collaboratrici e dai collaboratori dei
®' ® poi il lavoro in gruppi. Nel corso del campo ci si occuperà dunque della preparazione dei
°[|'^0''i, delle tecniche di narrazione del racconto biblico, dei metodi di animazione di un inca eli scuola domenicale, di attività manuali, della conduzione e gestione del gruppo, di
® musica. Verrà tra l'altro presentato il nuovo canzoniere per le scuole domenicali, dal
mpatico titolo «Cantancora».
tra I mancheranno, ovviamente, momenti in cui monitrici e monitori potranno confrontarsi
chi ® campo sulle loro esigenze particolari, problemi, difficoltà, o fare ri
j e proposte per migliorare ulteriormente il lavoro del Sie. Per fare una pausa di stacco
¡I ®''P''i, un pomeriggio sarà dedicato alla gita che avverrà a Sermoneta, dove si potrà visitare
ostello Caetani.
a ai invitare molto calorosamente tutte le monitrici e tutti i monitori
toair^^° campO' che sarà sicuramente un utilissimo contribuqy® ' della loro attività, considerando che incontri di
iHanH accadono molto frequentemente; e racco
re in chiese di pubblicizzarlo diffusamente e di veni
Probl’°^^'^° a quelle monitrici e quei monitori che avessero
alla ®.®°'^omici (il costo dell'intero campo, grazie anche
to L^'^PObibilità di Ecumene che ha tenuto le sue tariffe mol'Jittio di L. 220.000, costo della gita compreso). Il lavoro
Postrp k'*'' ® '^o'^d^ori è infatti un importante ministero delle
nuovo ® il campo ha lo scopo di dare loro nuove idee e
entusiasmo per valorizzarlo sempre di più.
P
® informazioni potete rivolgervi al Sie (tei.
oppure al centro di Ecumene (tei. 060/9633947) entro la fine di giugno.
a partecipare
Reggio Calabria
La Bibbia
e il mondo
dell'arte
Martedì 9 maggio, nella sala adiacente la chiesa evangelica valdese di Reggio Calabria, si è tenuta una conferenza sul tema «La Bibbia come fonte di ispirazione per il
mondo dell’arte». Due le sezioni in cui si è articolato l’argomento. La prima ha avuto
come relatore il prof. Francesco Fiumara che grazia alla
sua incisività e sinteticità è
ben riuscito a percorrere il
variegato cammino dell’arte
ispirata alla Bibbia tenendo
sempre desto l’interesse dell’uditorio. Dalla letteratura al
cinema, dalle arti figurative ai
grandi pensatori e storici, sono emerse via via le figure
più rappresentative che in
questo campo hanno lasciato
opere di grande rilievo artistico e culturale: alcune citazioni sono state accompagnate da brevi letture bibliche a cui si sono ispirate.
La seconda sezione, con
impronta prettamente teologica, ha avuto come relatore
il pastore Bruno Gabrielli della Chiesa valdese di Catanzaro, che con un’oratoria discorsiva e vivace ha affermato che la Bibbia non parla di
arte ma fa arte. Di Dio si può
parlare solo per immagini
perché Dio è troppo più
grande di noi ma soprattutto
vivo quanto noi. Per questo la
Bibbia è un caleidoscopio di
immagini anche se non figurative, delle quali però nessuno può vantarsi di potere
esaurire l’essenza di Dio. Così anche per noi oggi, nessuno può vantarsi di disporre di
Dio, ma tutti in Gesù Cristo
possiamo incontrarlo. Ben
venga dunque l’arte che parli
di Dio, ma guai a sostituirlo
diventando essa stessa oggetto di culto. (r.m.p.)
1997 (4.174 milioni di lire)
l’Uicca ha aiutato, tra gli altri,
centinaia di famiglie ad uscire
dal ricatto dell’usura attraverso l’opera della Fondazione
Adventum; ha realizzato decine e decine di scuole e di progetti di sviluppo agricolo nei
paesi più poveri, dando ai
contadini l’opportunità di avviare un’attività per provvedere al proprio mantenimento e questo attraverso scuole
di formazione; migliaia sono
le persone che con i «Piani dei
cinque giorni» hanno smesso
di fumare. E poi ha finanziato
numerosi progetti di assistenza sanitaria e interventi umanitari di soccorso specialmente nei paesi deH’America
Latina e dell’Africa; questi alcuni dati contenuti nel volantino. Chi vuole saperne di più
può collegarsi nella rete Internet con il loro sito web
(www.tin.it/awentisti/ottopermille) oppure può telefonare allo 06-3609591.
«Non rifiutare un beneficio
quando è in tuo potere farlo»
(Proverbi 3, 27) è il motto delle chiese cristiane evangeliche Assemblee di Dio in Italia
ebe informano di sostenere
programmi di aiuto alimentare, medico e sociale, umanitario e di istruzione a favore
delle popolazioni del Burkina
Faso, dello Zaire, del Congo,
della Romania, della Russia e
dei paesi dell’ex Jugoslavia. In
Italia, le Assemblee di Dio
hanno sostenuto progetti per
anziani e tossicodipendenti,
nonché un programma di
soccorso e assistenza a 234
bambini della Bielorussia,
colpiti dalle radiazioni di Cernobil e ospitati nel Centro comunitario evangelico di Caccuri (Cz) e in Sicilia.
Ultima in ordine di tempo
(1996) fra le chiese evangeliche beneficiarie dell’otto per
mille, la Chiesa evangelica
luterana in Italia (Celi) quest’anno ha predisposto per la
prima volta una campagna
informativa, anche se i primi
fondi le saranno erogati non
prima del 1999. Nel suo volantino la Celi invita i contribuenti a scegliere «chi ha a
cuore la solidarietà, i diritti
dell’uomo, l’ambiente».
L’impegno, la solidarietà
sociale, la cultura sono valori
ebe la Celi pone al centro
delle sue attenzioni, tant’è
che è già impegnata, a prescindere dai fondi dell’otto
per mille, in opere sociali e
sanitarie per il recupero dei
minori a rischio, per l’ammodernamento di tecnologie
in istituti scolastici, per case
di accoglienza per anziani e
ospedali, ma anche per produrre cultura attraverso l’impegno delle comunità di lingua italiana e tedesca, (g.c.)
Chiesa battista di /Viottola
Rendere testimonianza
airamore di Dio con l'arte
ROSARIA lACOBINO
T > ARTE è un dono che
>> Dio, nella sua bontà,
fa all’uomo». Questo pensiero di Calvino era stampato
sul volantino che descriveva
la serata che tre sorelle, Carmela, Maria Teresa e Gabriella Pizzulli hanno dedicato alla spiritualità il 20
maggio nella chiesa battista
di Mottola. Quello che le sorelle Pizzulli ci hanno offerto
è stata una serata all’insegna
dell’arte, esprimendo appunto la spiritualità attraverso la musica e la pittura; Carmela e Maria Teresa, Luna
violinista e l’altra pianista, si
sono esibite in duo eseguendo alcuni brani di Max Bruch, Ernest Bloch, Serge Kaufmann e Robert Schumann,
mentre Gabriella ci ha dato
la possibilità si ammirare i
suoi dipinti.
I compositori dei brani che
abbiamo ascoltato si sono
ispirati alla storia del popolo
ebraico {Suite Hébraïque di
Ernest Bloch) oppure a testi
biblici. I brani musicali erano
intervallati da letture e commenti che descrivevano il
brano o fornivano alcune notizie sul compositore, al fine
di rendere la serata più completa e fare in modo che tutti
potessero essere coinvolti.
L’ultimo brano della serata,
Vanitas Vanitatum, op. 102 di
Robert Schumann, è stato introdotto da una lettura biblica (Ecclesiaste 3, 1-8) a cui il
compositore si è ispirato.
È stato veramente interessante vedere come queste
tre sorelle pentecostali, nate
a Ginosa e diplomate a Matera ciascuna nella propria
specializzazione, siano riuscite a comunicarci tanto attraverso la loro arte; hanno
veramente talento: ognuna
ha partecipato a diversi concorsi, vincendo premi e diversi titoli. Se l’arte è un dono di Dio come è citato nel
pensiero di Calvino, possiamo dire che Dio è stato veramente generoso con le tre
sorelle Pizzulli che, d’altro
canto, hanno una profonda
fede nel Signore. «Dobbiamo
essere riconoscenti al Signore che ci ha donato il modo
di comunicare attraverso
l’arte», ha detto Maria Teresa
(che oltre a dedicarsi alla
musica studia teologia alla
Facoltà valdese di Roma)
quando, alla fine della serata, è stata invitata dal pastore a avvicinarsi al microfono
per salutare la comunità, che
si è dimostrata molto compiaciuta.
Gabriella è la più giovane
delle tre ed esprime la sua
arte sin dalla più tenera età;
adesso vive a Milano dove
sta per completare i suoi studi presso l’Accademia di Belle Arti «Brera», stilando una
tesi sul pittore Paolo Paschetto. I suoi dipinti esprimevano la spiritualità attraverso paesaggi oppure attraverso un’arte surrealista ricca di colori, tra cui erano ricorrenti il blu e il giallo che
secondo l’artista rappresentano il primo Dio, perché il
blu ricorda il cielo (e quindi
la vicinanza a Dio) e l’acqua
(il battesimo e la consacrazione a Dio), e il secondo la
vita, perché il giallo è un colore che esprime molta vitalità e ricorda il sole. «Nei momenti più cupi della tua vita
non abbatterti, perché Dio
continuerà a proteggerti...»,
è stata la spiegazione che
Gabriella Pizzulli ci ha dato
commentando uno dei suoi
dipinti.
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 19 GIUGNO 19q¡¡
V0CRD
Un seminario delle chiese battiste di Puglia e Basilicata
Linnologia dell^ecumene
rimonio di inni della tradizione riformata ha coinvolto
fratelli e sorelle provenienti in gran parte dalle comunità
Il pah
ROSANNA GIACCHETTA
La chiesa battista di Gravina e l’Associazione delle
chiese evangeliche battiste di
Puglia e Basilicata hanno organizzato un seminario sull'innologia dell’ecumene internazionale con insegnamento di nuovi canti, tenuto
da Carlo Leila e Marta D’Auria. Sabato 23 maggio si sono
incontrati a Gravina fratelli e
sorelle delle chiese di Policoro, Valsinni, Conversano,
Mottola, Santeramo e Altamura. La partecipazione è
stata sorprendente: da circa
40 presenze al mattino si è arrivati a 60 nel pomeriggio, segno evidente dell’interesse
per la musica e il canto. L’introduzione storica sul canto
cristiano, con esempi di inni
e canti presentati dalle belle
voci di Carlo e Marta, ha fornito notizie sconosciute ai
più e ha presentato il patrimonio innologico comune al
cristianesimo fino alla Riforma. Il tutto è stato seguito
con grande interesse e partecipazione. L’insegnamento di
nuovi canti, accompagnati da
strumenti musicali inediti
nelle nostre chiese, è stato accolto con entusiasmo e ha suscitato nei presenti gioia e
forti emozioni. La passione
per il canto è stata manifestata anche con l’esibizione di
singoli e gruppi (Mottola,
Conversano, Gravina), rendendo vivace e utile rincontro. Altro momento di sentita
condivisione è stata l’agape
comunitaria e ringraziamo le
sorelle della comunità di Gra
vina per la preparazione delle
pietanze. Davvero con rammarico si è giunti alla conclusione della giornata. Invece
domenica 24, Carlo e Marta
hanno animato la liturgia del
culto conclusivo del seminario nella chiesa di Gravina, inserendovi parte dei canti imparati il giorno precedente e
coinvolgendo nella lode al Signore tutta la comunità. Ci
auguriamo che altri incontri
della stessa natura si possano
ripetere per ridare centralità
al canto nelle nostre chiese e
per ricreare un sano entusiasmo spirituale. È sempre bello quanto fratelli e sorelle si
ritrovano assieme, seguendo
l’esortazione di Paolo, «cantando di cuore a Dio, sotto
l’impulso della Grazia, salmi,
inni e cantici spirituali» (ColossesiS, 16).
B Concluso l'anno alla Chiesa valdese di Catania
Nuovi membri, locali rinnovati e concerto
La comunità di Catania ha
concluso questo anno di attività con il culto di Pentecoste nel quale è stata ammessa Anna Marcantonio, mentre Andrea Greco, Erika Albert, Nadia Scuderi hanno
confermato il loro battesimo.
Anna, laureata in biologia,
si occupa di animazione socio-culturale, conosce il protestantesimo nell’ambiente
pacifista pescarese, città nella quale ha vissuto fino al suo
trasferimento nella città etnea. Tramite amici si avvicina alla locale Chiesa valdese
nella quale inizia ad approfondire lo studio della
Bibbia, frequenta i culti, studia i fondamenti della fede
evangelica: in questo tempo
matura la decisione di essere
ammessa nella Chiesa valdese, una decisione che si colloca nella continuità della fede
M Tempo di Pentecoste e di anniversari nella chiesa di Riesi
La musica, strumento per aprirsi alla città
KLAUS LANGENECK
Nel periodo di Pentecoste
il Servizio cristiano e la
Chiesa valdese di Riesi hanno
avuto come ospiti il coro di
ottoni della Chiesa evangelica
di Leonberg Eltingen (Wiirttenberg). I nostri ospiti non
volevano fare semplicemente
i turisti che si godono le bellezze della Sicilia, e per questo oltre ai loro bagagli hanno
portato anche i loro strumenti: trombe, tromboni, corni e
anche un’enorme tuba, leggii
e spartiti, per portarci la loro
musica: un piccolo concerto
per gli ospiti della Casa di ri
poso di Vittoria, un concerto
insieme alla corale di Riesi, la
partecipazione al culto di
Pentecoste, che le chiese di
Riesi e di Caltanissetta quest’anno hanno celebrato insieme e in cui è stato ammesso in chiesa Vincenzo Falzone
di Caltanissetta. Per i trombettieri però, e anche per noi
a Riesi, il momento più particolare è stato il saluto musicale alla città di Riesi, un piccolo concerto domenica sera
nella piazza Garibaldi.
Il Comune di Riesi, nella
persona del suo primo cittadino, Lino Carrubba, ci aveva
promesso un palco in piazza
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per questa occasione. Il palco
naturalmente non c’era. Ma
nel contesto delle elezioni comunali (la nostra iniziativa di
Pentecoste è caduta proprio
sulla domenica tra le elezioni
e il ballottaggio), che già da
mesi hanno messo fuori funzione l’amministrazione comunale e hanno animato le
discussione in piazza, non
potevamo aspettarci una cosa diversa. Per i nostri ospiti
tedeschi anche questi retroscena sono stati interessanti;
forse, per chi viene da fuori,
addirittura un po’ divertenti.
Comunque i venti trombettieri hanno suonato senza
palco, in un semicerchio sulla piazza; per i pezzi più facili, il direttore del gruppo ha
prestato la sua bacchetta ai
bambini che ascoltavano in
prima fila; e forse, tutto sommato, l’iniziativa è stata più
simpatica così.
Nell’entrata della chiesa
madre, che era ancora aperta
dopo la messa serale, spiccava il manifesto con cui avevamo invitato la gente di Riesi
alle nostre iniziative musicali, segno tangibile dei rapporti costruttivi tra noi valdesi e
la Chiesa cattolica. C’era parecchia gente in piazza, come
al solito. La musica dei trombettieri riempiva la piazza:
pezzi classici, pezzi di jazz,
canzoni popolari tedesche,
inni protestanti. La cerchia
più stretta intorno al gruppo
applaudiva, altri ascoltavano
senza sbilanciarsi. Soltanto
quando il gruppo come ultimo pezzo ha suonato «Va’
pensiero», anche gli ascoltatori impassibili si sono mossi.
Per noi a Riesi le iniziative
musicali di Pentecoste erano
l’inizio della seconda parte
delle manifestazioni di quest’anno, perché a Riesi festeggiamo quest’anno non
soltanto i 150 anni delle Lettere Patenti di Carlo Alberto,
ma anche il centenario dell’inaugurazione della chiesa
che, con annessi i locali della
vecchia scuola evangelica, è il
testimone visibile del ruolo
che la Chiesa valdese nel passato giocava nella città. La
chiesa con la sua testimo
manza ci ammonisce a conti
nuare a nproporci come protestanti alla città di Riesi nella situazione attuale. Una
piccola parte di questo impegno è stato il saluto musicale
dei trombettieri evangelici alla città. Forse è anche importante far vedere che noi valdesi non siamo soltanto quelli che discutono, problematizzano, criticano ma che abbiamo anche altre cose da offrire, per esempio i nostri
rapporti con la cultura protestante europea.
cristiana nella quale è cresciuta, come ha sottolinea- to
nella sua professione di fede,
ma nella diversità ora di poterla vivere nel quadro di una
chiesa riformata. Andrea,
Erika e Nadia, studenti delle
scuole superiori, appartengono invece a famiglie evangeliche, inseriti in un contesto,
come hanno sottolineato nelle loro dichiarazioni, nel quale l’egemonia e la cultura cattolica rendono arduo definirsi tali. In questo senso questa
decisione rappresenta per loro anche un’identità maggiormente definita. I nuovi
membri hanno letto, secondo una tradizione in uso in
alcune chiese il giorno di
Pentecoste, il testo della discesa dello Spirito Santo nella versione greca, francese,
tedesca e inglese.
Nel mese di aprile, alla presenza del moderatore Gianni
Rostan, del past. Bruno Gabrielli e di alcuni componenti della Ced, nel corso di un
culto serale, sono stati inaugurati alcuni locali ristrutturati adiacenti al tempio di via
Naumachia. In quei giorni
era particolarmente viva in
città l’impressione delFa«.
guato nel quale anche un
bambino dello stesso quar.
tiere ha perso la vista. Par.
tendo dal testo dell’incontro
di Gesù con i discepoli, y
giorno di Pasqua il pastore
ha sottolineato come aver
voluto restare nel quartiere
di San Cristoforo, luogo dove
si trova il nostro tempio, significa vincere la paura e vincerla può voler dire essere
credibili nel contesto nel
quale si predica e si opera.
L’incontro si è concluso
con un concerto di musica
vocale offerto da alcuni solisti del teatro Bellini. Nei locali rimessi a nuovo, voluti dalla chiesa locale e sostenuti
dall’intervento della Tavola
valdese, domenica 10 maggio
è stata ospitata l’assemblea
del 15“ circuito nella quale il
candidato Italo Pons ha tenuto il suo sermone di prova.
Il 16 maggio, dopo il matrimonio civile, è stata invocata
la benedizione del Signore
sulla coppia di Clara Panasela e Antonio Licitra, alla
quale vanno i nostri auguri.
iign
ed
DO
SAN GERMANO — Domenica 24 maggio è stata battezzata Dana Soulier, di Moreno e di Susi Coucourde. Il Signore conceda le sue preziose benedizioni a questa bimba che, non
essendo piccolissima, è stata interessata, durante il culto,
dalla proiezione di diapositive su episodi della vita di re
Davide parallelamente ai passi della vita di Gesù. I bambini
della scuola domenicale hanno preso parte allo svolgimento del culto stesso con il canto preparato con cura. Grazie
alle monltrici, al monitore e alle animatrici musicali.
• La sorella Eugenia Melchiori ved. Peyronel ha risposto alla chiamata del Signore dopo anni di sofferenza. La sua debolezza fisica però non aveva indebolito la sua vita spirituale. Riflettendo sulla salda fede della sorella Nini Peyronel siamo aiutati a capire meglio le parole scritte daH’apflstolo Paolo ai Corinzi: «Quando son debole, allora sono forte». Alla figlia, al figlio e a tutti i parenti della scomparsa va
il pensiero affettuoso dell’intera comunità.
ROMA (Monte Sacro) — A un anno esatto dal battesimo della
sorella Emilia Merida, domenica 7 giugno la nostra chiesa
battista ha avuto la gioia di un’altra festa battesimale. Alla
presenza della comunità e di numerose persone invitate
per l’occasione, hanno dato la loro testimonianza di fede,
scendendo nelle acque battesimali, le sorelle Adriana Fossile, Marisa Bardella, Stella Di Meo e il fratello Alfonso Fiore. Il pastore Piero Suman ha spiegato il senso del battesimo predicando sul testo di Romani 6, 1-14. Come già nel
corso del catecumenato, il pastore ha sottolineato il grande
amore di Dio che ci raggiunge con la sua grazia attraverso
l’azione dello Spirito Santo. La fede è l’umile risposta a
questa grazia e il battesimo è il primo atto visibile di ubbidienza e testimonianza al Signore che l’ha comandato
(Marco 16, 16); immerso nella morte di Cristo, i credenti risorgono a nuova vita con lui e sono uniti alla sua chiesa.
Dopo il dono della Bibbia e di un libro di meditazioni (e un
bel mazzo di fiori alle sorelle), i neobattezzati hanno partecipato alla Santa Cena presieduta dall’anziano Ettore Zetbinati. L’agape fraterna che è seguita è stata anche un’occasione per parlare delTEvangelo ai tanti invitati.
Fa par
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MILANO — Domenica 31 maggio, durante il culto di Penteco
ste, sette nuovi membri sono stati accolti nella Chiesa vai
dese. Di questi, quattro sono catecumeni che hanno ter
minato il loro percorso di studio; Elia Adamo, Giuseppe
Corcella, Gionatan Lombardi e Guido Trevisani (con battesimo). Oltre a questi ragazzi ci sono tre adulti che, al termine eli percorsi diversi, hanno chiesto di entrare a rat
parte della comunità: Marco Mori (con battesimo). Armando Bondi e Silvia Viola. Abbiamo vissuto questi tno
menti con gioia e riconoscenza al Signore; possa Egli bu
nedire questi fratelli e sorelle e guidarli in ogni istante de
la loro esistenza. Dio ci renda consapevoli della grande^
del dono della sua grazia, siano la nostra fede e la nos
speranza fondate saldamente in Gesù Cristo.
TORRE PELLICE — In occasione del centocinquantenario delle Lettere Patenti di Carlo Alberto e deU’emancipazio ’
una folta rappresentanza di valdesi di Germaiiia ha
scorso una settimana alle Valli; il gruppo era guidato d
pastora Susanne Labsch, che la domenica di Pentecoste
predicato al culto nel tempio del centro. Abbiamo rim ^
con molta gioia lei e la sua famiglia e ci auguriamo c
contatto con loro continui nel tempo
BARLETTA — Domenica 7 giugno nei locali della Ch
evangelica battista tre catecumeni hanno ricevuto il sa
mento del battesimo. I tre candidati hanno
chiamata di Cristo per percorrere il cammino della
Prima di scendere nelle acque battesimali,
martino, Marianna Fiore e Emanuela Fiore hanno
una testimonianza di fede veramente molto commov
Il pastore David Me Farlane ha parlato sul significa
battesimo, e la sua parola è stata molto convincente e
to di grande preparazione. I canti accompagnati c
chitarra hanno stimolato la comunità, ben
Un’agape fraterna ha allietato la serata e la chiesa t
stata particolarmente grata al Signore per il suo sostegi
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Vita Delle Chiese
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0 I L'attività della Commissione costituita appositamente dalla Fcei
Strumenti di servizio sul tema lavoro
Il gruppo, nella sua seconda riunione, ha fatto un inventario dei bisogni attuali
e delle opportunità che si possono offrire ai giovani in cerca di occupazione
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fede,
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onlo
irata
itta^
rnO
^____dobiana giudici______
|-iA parte della storia del
f protestantesimo coniugare l’annuncio della parola
di Dio con la volontà di rispondere alle esigenze imfflédiate e concrete di giustizia. Ce li ricordano anche
due recenti testi: i «Principi
sodali» della Chiesa metodista unita degli Usa (fascicolo
interno a Riforma n. 21 del
22 maggio) e «Il Vangelo a
confronto con l’ingiustizia
economica e la distruzione
della terra» dell’Alleanza
riformata mondiale (opuscolo in lingua inglese distribuito dall’Arm). Non può quindi
sorprenderci se la Federazione delle chiese evangeliche
in Italia (Fcei) ha deciso di
costituire una «Commissione
lavoro» con una duplice finaià; 1) mettere «in rete» ogni
esperienza o iniziativa delle
comunità in relazione alle
questioni del lavoro; 2) fornite un «servizio» di assistenza
e consulenza.
Il gruppo, riunitosi per la
seconda volta il 30 maggio a
Roma, ha fatto una prima
analisi dei bisogni esistenti e
delle varie modalità di servi
zio già operanti (per esempio
Riesi, La Noce, Ponticelli,
ecc.). Ci si è soffermati su due
questioni: che cosa fanno in
Europa e nel mondo le chiese
protestanti (in particolare,
Antonella Visintin ha svolto
una relazione sul recente incontro di Malaga del World
Economy Network, Wen, già
oggetto di un articolo su
Riforma) e come aiutare chi
deve entrare nel mercato del
lavoro. Ci si è chiesti come far
crescere sensibilità e strumenti di servizio, nelle nostre
comunità, anche svolgendo
alcune funzioni di tipo «minimale», come permettere ai
giovani di seguire corsi all’estero per apprendere una
seconda lingua (ormai indispensabile per le nuove generazioni che dovranno lavorare
Giornata di festa per quattro battesimi a Gioia del Colle
Una nuova vita nell'appartenenza a Dio
C/OWHW ARCIDIACONO
Festa battesimale il 24
maggio alla chiesa battista di Gioia del Colle (Bari),
fa sorella Grazia Gabriele e i
ftatelli Rocco Abbinante,
Calmine Notaristefano e
Mark Sheldom hanno fatto
pubblica testimonianza della
loro fede scendendo nelle acrile battesimali e confessando la signoria di Gesù Cristo
sodi loro. Il battesimo, amotinistrato dal predicatore
locale Edoardo Arcidiacono,
ha coinvolto tutta la comunità che, con inni di lode e
preghiere di ringraziamento
al Signore, ha risposto con
gioia e partecipato con commozione alle singole testimonianze dei catecumeni.
Particolarmente toccante la
testimonianza della sorella
Grazia che, privata recentemente del proprio compagno di vita, Gianni Orflno, ha
sperimentato personalmente
la grandezza dell’amore di
Ricerca del Capo contabile
per la Tavola valdese
Caratteristiche e competenze richieste
titolo di studio
diploma di ragioneria o laurea in economia
competenze professionali
•^capacità di assicurare la tenuta della contabilità e la
produzione del bilancio e dei suoi allegati secondo i
principi contabili adottati ed alle scadenze previste:
^9nolità delle informazioni e tempestività,
r^npocità di governo del personale amministrativo e
contabile favorendo il lavoro di gruppo, l'acquisizioP® della conoscenza globale delia contabilità, lo svi^hjppo professionale delle persone.
capacità di analizzare i processi amministrativi e con^ ®bili e di organizzarli in modo lineare ed efficace,
conoscenza delle leggi fiscali, tributarie ed altre atti,®nti alla corretta tenuta della contabilità ed alla recezione del bilancio.
^ caratteristiche personali
^^®'-'®'one, tempestività, rispetto dei tempi, comunicati0 chiarezza nell'esposizione, volontà e capacità di
ontenere aggiornato il sistema contabile nel tempo.
•'la
costituiscono titolo preferenziale
dpi|'^°'^P®c:enza dell'ambiente e dell'organizzazione
i/| ® chiese evangeliche in Italia.
conoscenza dell' inglese o del tedesco.
»r ip . s'offre
Un '0 autonomia di un settore importante con
^Pos persone,
le ad sviluppo: estensione del sistema contabi
seryizj nell'ottica della creazione di un centro
" Sedo adeguata alle responsabilità.
Valdese, via Firenze 38, 00184 Roma
Dio anche quando la morte
presenta la sua pretesa di affermare i’uitima parola sulla
vita. Rocco, Carmine e Mark
hanno avuto ciascuno percorsi diversi prima di riconoscere che Gesù Cristo è il loro
Signore e Salvatore. La tentazione di aliontanarsi daila
chiamata del Signore è stata
vissuta da ciascuno di loro,
come per molti di noi, nella
propria quotidianità dove
tuttavia lo Spirito di Dio ha
operato, piegando le ultime
resistenze alia decisione di
chiedere il battesimo. Per
Mark, pilota militare già in
forza presso l’aereoporto di
Gioia del Colle, ciò ha significato scendere in Itaiia dall’Inghilterra per testimoniare
della propria fede nella comunità dove ha conosciuto il
Signore.
Neila predicazione su Atti
19, 1-7, lo scrivente ha posto
in luce un particolare significato del battesimo, quello
di essere amministrato nel
«Nome di...», quale segno di
suggello e di appartenenza al
Signore: «Tutto vi appartiene... ma voi appartenete a
Gesù Cristo, e Gesù Cristo
appartiene a Dio». Col battesimo infatti, non solo si compie un atto di ubbidienza e di
umiltà (immersione) mortificando la carne ma si attesta,
emergendo dalle acque (emersione), che la nuova vita
è segno tangibile dell’appartenenza a Dio, è cioè segno
del trasferimento della proprietà dalle signorie della
morte all’unica signoria,
quelia di Colui che è tempo e
luogo della Grazia di Dio in
cui crescono la fede, la speranza e l’amore. Sostenuta
dalla Parola, la comunità di
Gioia si è quindi riunita con i
neobattezzati intorno alla
mensa del Signore confermando, guidati dal pastore
David Me Parlane, la comunione fraterna e l’impegno
della comunità a sostenere i
doni che lo Spirito suscita in
essa. La festa battesimale è
poi proseguita con un’agape
fraterna in località San Basilio in una splendida cornice
di sole e di fraternità.
in Europa e con l’Europa) o
come informare puntualmente sulle occasioni di lavoro o
di formazione. Ha una grande
valenza «libertaria» il non dover ricorrere a canali clientelari 0 parentaii per esercitare i
propri diritti di cittadinanza;
una comunità evangeiica
può, con trasparenza e correttezza, supplire o collaborare con il servizio pubblico, là
dove esso è carente; soprattutto nell’informare sul mercato del lavoro.
La riunione si è conciusa
incaricando Luciano Cirica di
verificare la possibilità di organizzare a Napoli un breve
corso, rivolto a diaconi e pastori, soprattutto del Sud, per
puntualizzare meglio la nostra azione. Nel frattempo è
importante che chi è interessato al tema invìi proposte o
suggerimenti ai gruppo di iavoro (presso ia Fcei, via Firenze 38, 00184 Roma). La
concretezza, l’aderenza alle
necessità, l’urgenza del confronto fra esperienze, sono i
criteri su cui intende muoversi il gruppo con l’obiettivo
di fornire, i’anno prossimo,
un primo quadro deila situazione alla Fcei.
Pinerolo
La scuola
domenicale
a Vallecrosia
Sabato 16 maggio siamo
partiti in 120 bambini, genitori, nonni e monitori deile
scuole domenicali del 2“ circuito per raggiungere la Casa
valdese di Vallecrosia, dove
ad attenderci c’era un pranzo
veramente squisito. Nel pomeriggio ci siamo divertiti a
giocare con i nostri monitori;
più tardi siamo andati tutti in
spiaggia e non è mancato
certo ii tradizionale bagno!
Dopo cena ci siamo ritrovati tutti, grandi e piccoli, per
cantare e per preparare il culto della domenica mattina a
Bordighera. Un culto senza
un ordine preciso, ricco di
canti accompagnati dalle chitarre di Milena, Stefano e
Marco. Abbiamo presentato
alla comunità ii lavoro svolto
la sera precedente: un lenzuolo azzurro raffigurante il
mare con sopra un grosso pesce, formato da tanti pescioiini con i nostri nomi e l’indicazione delle comunità a cui
apparteniamo. Abbiamo seguito con molto interesse
una storia che ci è stata narrata: un piccolo pesce da solo
si rifugia dietro uno scoglio
perché ha paura dei pesci più
grandi. Ma aH’improvviso
con molto coraggio propone
ad altri piccoli pesci di formare una squadra, e così tutti insieme non temono più
nulla perché si sentono uniti.
Sarebbe bello se anche noi
riuscissimo a formare un
grande gruppo per rivivere
altre esperienze così speciali,
ricche di amore fraterno e nel
nome del Signore.
Tutto è stato organizzato in
modo impeccabile. Cogliamo
l’occasione per ringraziare i
pastori Anne, Luciano e Davide, che si sono resi disponibili per la buona riuscita di
questa iniziativa. Se altri
bambini vorranno unirsi a
noi, avremo l’occasione di
conoscere nuovi amici... Vi
aspettiamo numerosi!
La scuola domenicale di
Pinerolo
Agenda
19 giugno
NAPOLI — Alle ore 20,30, nella sala della Comunità luterana (via Fontano 1), il pastore Hartmut Diekmann parla sul
tema: «C’è bisogno dell’ansia», nell’ambito del ciclo di studi del Gruppo ecumenico su «La libertà-Dio e l’uomo».
VITERBO — Alle 18, in piazza Repubblica, si tiene uno spettacoio di musiche e danze iiturgiche del Chancel Choir della
Wake Forest Baptist Church (North Carolina) diretto da Ginger Smith-Graves, per i’organizzazione del Dipartimento di
evangelizzazione delTUcebi e dell’11° circuito delle chiese
valdesi e metodiste. Informazioni ai 0761-305622.
CASORATE PRIMO —Alle ore 21, nella sala parrocchiale di
Sant’Ambrogio, la parrocchia e ia Chiesa evangelica battista organizzano un incontro sul tema: «A un anno dall’Assemblea ecumenica europea (Graz 23-29 giugno 1997):
problemi, dubbi e speranze di un cammino ecumenico».
Intervengono Marisa Milazzo e la pastora Lidia Maggi.
20 giugno
VITERBO —Alle 10 in largo Benedetto Croce e alle 21 nel
parco comunale di La Quercia, si tiene uno spettacolo di
musiche e danze liturgiche del Chancel Choir della Wake
Forest Baptist Church (North Carolina) diretto da Ginger
Smith-Graves, per l’organizzazione del Dipartimento di
evangelizzazione delTUcehi e delTll° circuito delle chiese
valdesi e metodiste. Per informazioni tei. 0761/305622.
I
21 giugno
CIVITAVECCHIA — Alle ore 21, al teatro Buonarroti, si tiene uno spettacolo di musiche e danze liturgiche del Chancel Choir della Wake Forest Baptist Church (North Carolina) diretto da Ginger Smith-Graves.
TORINO — Alle ore 21, nella Chiesa battista di via Viterbo,
la corale di Lucento-Venaria canta una selezione di inni
evangelici e di musica sacra.
Uugno
CELLENO (Vt) —Alle ore 21, presso il Centro comunitario,
si tiene uno spettacolo di musiche e danze liturgiche del
Chancel Choir della Wake Forest Baptist Church (North
Carolina) diretto da Ginger Smith-Graves.
SARONNO (Va) — Alle ore 21, al teatro Giuditta Pasta,
l’Associazione culturale protestante di Saranno inaugurerà la sua attività con un concerto polifonico di musica
sacra e canti spiritual eseguiti dalla Rogue Valley Chorale
(Oregon, Usa). La manifestazione è patrocinata dall’assessorato alla Cultura della città. L’ingresso è libero.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9 circa. Domenica
28 giugno va in onda: «A un anno da Graz: luci e ombre
suH’ecumenismo; Incontri (rubrica biblica)». La replica
sarà trasmessa lunedì 6 luglio. Lunedì 22 giugno replica
della trasmissione: «Il lungo cammino della libertà: il presidente della Camera Violante festeggia con le comunità
ebraiche e valdesi il 150° anniversario dei diritti civili».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quìndici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
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18
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 19G1UGN0t^ ^eRE
Riforma
Piccoli e mediocri
Piera Egidi
Bene, bravi, sette più. L’inflnita crisi strisciante del nostro paese non ha alla fine prodotto gli esiti aurei di una
Bicamerale, sul cui fallimento pasticciato non piangeremo
di certo, e neppure sarà in grado di partorire una Costituente, per la quale è necessaria linfa nuova e robusta, e
non i sussulti senza fine di un corpo politico malato. Ha
partorito invece un incerto maggioritario, che dalla tradizione italiana ha prontamente acquisito i volteggi trasformistici e le piroette da Pulcinella che soli sappiamo inventare per non scannarci l’un l’altro.
La battaglia è tutta aH’interno del mondo cosiddetto cattolico e, superata la boa dei cinquant’anni di braccio di
ferro guelfi-ghibellini, adesso è tutta concentrata (ahi, serva Italia!) tra guelfi bianchi e neri. Così abbiamo assistito
allo sconcio di una tv di stato tutta consegnata a cattolici
di sicura appartenenza, dote fondamentale si sa per essere
buoni giornalisti, anche se di tessere politiche diverse. La
lottizzazione procede oggi in questo modo, nel nostro
sgangherato paese. E subito, pagani e al tempo stesso faziosi come siamo, l’appartenenza confessionale diventa la
bussola conformistica dei comportamenti. L’abbiamo vissuto con molto disagio e dolore a Torino (ancora una volta
città-laboratorio), dove nei discorsi della gente e sui mass
media andare o non andare a piegare il ginocchio alla Sindone diventava sicuro senso di cittadino-modello: si fa la
conta dei «buoni» e dei «cattivi», come sempre. Si è spostato solo l’oggetto del contendere.
Così abbiamo visto i soliti mass media tutti prontamente
colonizzati al più forte (secondo la vecchia massima italica
«Pranza o Spagna, purché se magna») bombardarci da più
di un armo con questa ossessione monotematica, ignorare
o liquidare in due battute distorte le posizioni delie minoranze, e barare continuamente al gioco: ci sono posizioni
ufficiali delle altre confessioni religiose, con seri e sofferti
argomenti? E chi se ne importa? In compenso, titoloni su
singoli individui appartenenti alle stesse confessioni in dissenso, ma possibilmente stranieri e ignari dei dibattito tra
le chiese italiane, che vanno disciplinati in processione.
Che cosa sta succedendo? È veramente triste che un’icona di Cristo produca tutta questa zizzania. Ogni confessione religiosa ha legittimamente il suo linguaggio, per comunicare la testimonianza della sua fede. Se un’icona mi
dà la possibilità di riflettere sull’Eterno, non mi scemdalizza. Mi .scandalizza (e tanto, invece) che questa occasione,
che potrebbe anche essere un modo per riavvicinare un
popolo sempre più immerso nel consumismo e nell’amoralità alle radici del mistero cristiano, sia utilizzata con un
piglio d’assalto e di protervia civile. Quali rese dei conti ci
sono dietro a tutto ciò? Che cosa si cela oggi nella città-laboratorio? In questi mesi tutti i credenti in minoranza
hanno moito sofferto. In questi mesi mi sono sentita cittadina di serie B; venti di guerra e non di pace hanno soffiato. Dove stiamo andando, verso il Millennio, credenti delle
diverse confessioni religiose? Stiamo tornando in Italia,
nella più proterva alleanza tra trono e altare, edla religione
di stato? In questo modo abbiamo scavalcato di fatto concordati e Intese. I trattati sono pezzi di carta: chi lo diceva?
Perciò, con un’opinione pubblica così manipolabile o
inerte e con un personale politico mediamente così impreparato, rozzo e opportunistico, quando non corrotto e corruttibile, meglio lasciare tutto più o meno così com’è. Non
c’è fine al peggio, nel nostro sventurato paese. Fare la Costituente? E chi ci mandiamo? Le nostre ciccioline? I pluri
inquisiti? I nani e le ballerine? Riformare la Costituzione? E
quale sarebbe la pagina nuova da aprire, di una nuova epoca civile? Accontentiamoci. Facciamo qualche piccolo e
modesto ritocco: alla legge elettorale, alle funzioni delle
due Camere, al decentramento amministrativo. Piccolo e
mediocre come sono i migliori di noi, in questo scorcio di
miilennio. Teniamoci la nostra cinquantenaria Costituzione: con l’allungamento della vita media è soltanto una giovinetta. E pensiamo invece a tirar fuori il paese dai guai, remando forte tutti insieme, almeno quelli di «buona volontà», gente piccola e mediocre come siamo.
Riforma
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Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
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DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis,
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aitila conLteo <Me vtílí vaktesi:
1998
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periodica italiana
Tariffe inserzioni pubbiicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1 000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata da' Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951 Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 24 del 12 giugno 1998 è stato conseq pe' l'inoltro
postale all'Ufficio CMP Nord, via Reiss Romei' l ' ' Torino
mercoledì 10 giugno 1998.
Si discute il disegno di legge sulla libertà religiosa
Confessioni e collettività di fede
La proposta ha intenti lodevoli ma è necessario migliorare
la difesa delle forme più semplici di associazione religiosa
FRANCO SCARAMUCCIA
LO scopo del disegno di
legge «sulla libertà religiosa e abrogazione della
legislazione sui culti ammessi» è, come ha dichiarato in
commissione il relatore on.
professor Domenico Maselli,
quello di «porre principi generali di tutela della libertà
religiosa come elementi integranti di un organico sistema
di garanzia». L’intento è lodevole e non può essere che
visto con favore e interesse; il
superamento del sistema ancora basato sulle leggi del
’29-30 era auspicato e atteso
da tempo: anzi è legittimo il
rammarico per il fatto che ci
siano voluti ben cinquant’anni dalla Costituzione repubblicana per arrivarvi.
Bisogna anche prendere
atto dei miglioramenti apportati al testo iniziale del ’90
e del proposito di «ascoltare»
in audizione informale nel
corso dell’esame del provvedimento (sempre secondo il
relatore) i soggetti interessati,
che potranno così dare suggerimenti e formulare proposte. Questo pure è un segnale
positivo che indica una diversa volontà rispetto al passato di avvicinarsi ad una
questione, che non può essere risolta con mentsdità giurisdizionalista ma necessita di
approccio dialettico e costmttivo.
Il tentativo di dare a chi
non vuole (per motivi organizzativi o di fede) avere
un’Intesa con lo stato una
condizione ugualmente tutelata rispetto alle confessioni
con Intesa costituisce anch’
esso un notevole passo avanti, perché cerca di porre rimedio a una situazione che,
così com’è ora, è carente d
insufficiente. Come sostiene
giustamente Gianni Long
nella sua intervista su Riforma del 1 maggio ’98 a pag. 6,
questo è però anche il punto
più delicato. In realtà si ha
l’impressione che il risultato
raggiunto sia quello di dar vita a una sorta di «diritto comune delle confessioni», che
è inaccettabile perché confligge palesemente con la volontà dell’art. 8 della Costituzione, che vuole che le norme che riguardano le confessioni abbiano una sostanziale
origine pattizia.
Diversa sarebbe la situazione se si predisponesse, come
ha proposto in commissione
l’on. Maselli, un modello di
Intesa-tipo, a cui le confessioni potrebbero aderire, aggiungendo magari secondo le
proprie esigenze alcuni ele
Evangelici nella società in Itaiia: culto in piazza S. Stefano a Milano,
maggio 1998 (foto Zibecchi)
menti specifici caratteristici
di ciascuna confessione, una
previsione questa che non
sarebbe contraria alla volontà del costituente perché,
comunque, per avere efficacia e validità nei confronti di
una confessione necessiterebbe dell’adesione della
confessione stessa, il che salverebbe nella sostanza il requisito della bilateralità.
La soluzione del problema
sta probabilmente nel valutare la differenza fra chi ha coscienza di essere confessione,
organizzata secondo propri
statuti (e quindi portatrice di
ordinamento) e che intende
rapportarsi con lo stato per
tutelare l’autonomia e l’indipendenza del suo ordinamento, e chi invece (intendo
da un punto di vista giuridico
perché teologia, sociologia e
religione hanno altri criteri
distintivi) è soltanto una «collettività di fede», un mero sodalizio di credenti o unicamente un’associazione religiosa. Ora la «collettività di
fede» ha diritto ad essere tutelata e garantita nell’esercizio della sua libertà ed è giusto che lo stato provveda unilateralmente, visto che non è
possibile addivenire ad un
accordo: ma lo stato non può
legiferare unilateralmente nei
rapporti con le confessioni.
Preoccupa poi la categoria,
che pare emergere dall’articolato, della «confessione religiosa avente personalità
giuridica». A parte il parere
del Consiglio di Stato, su cui
esprime correttamente i suoi
dubbi Eugenio Bernardini
nel numero citato di Riforma,
resta difficile digerire questa
nozione. È vero che c’è un
miglioramento rispetto al
precedente «confessione riconosciuta», però anche questo concetto desta non pochi
dubbi. Il conferimento della
personalità giuridica lascia
intravedere sempre una pretesa di legittimazione della
confessione da parte dello
stato. E la richiesta del parere
del Consiglio di Stato non
tranquillizza.
La confessione, se tale è e
ai fini di una trattativa bilaterale con lo stato, non ha e
non può avere il bisogno della concessione della personalità giuridica. La confessione
esiste in quanto «confessa»
una fede e in quanto risponde a un’esigenza interiore,
che non abbisogna di alcun
riconoscimento. A me pare di
scorgere in questo la pretesa
dello stato, neppure tanto
nascosta, di concedere o meno la patente di «confessione». Sono evidenti le esigenze dello stato e dei suoi burocrati, ben lieti di operare in
regime monoconfessionale e
ora a disagio di fronte a un
corretto e utile pluralismo
anche in campo religioso. Mi
rendo conto (anche s6 non
concordo) delle paure e dei
sospetti ma essi non bastano
per giustificare un atteggiamento restrittivo.
Forse il problema sta a
monte ed è quello, irrisolto
finora in maniera definitiva,
di cosa sia da ritenere «confessione». Forse dovremmo
prendere l’esempio di altri
paesi dove questo problema è
stato risolto, pare per ora con
soddisfazione. Penso all’Olanda, dove si afferma essere
«confessione» qualunque «associazione di persone avente
come fine il soddisfacimento
di una domanda religiosa comunque formulata e che vuole essere considerata come
tale sotto il profilo giuridico».
Mi pare una definizione non
solo condivisibile ma perfettamente rispettosa del dettato costituzionale e tale da
consentire una base di soluzione per i problemi che esistono in questo campo.
WaUè.
Simboli al cinema
D^paolo S
re un otti
che un ci
da ex cad
a svariati
con lui. Si
dimentic
era in gra
arricchire
re (biblic
di farci di
gare. Nei
gno lui c’i
I due set
c
mor
__COI
tadino (Schabbach) dalla pj; all
ma guerra mondiale fino ai'Iva
Anni 80, mentre la seconl
accompagnava un giovaj Snioi
del paese che dopo il ’45 vai l“fvalei
tton crea’
Le pagine culturali dii
nedì 1“ giugno riferiscono l
progetto del regista tede®
Edgar Reitz di dar vita a m
terza serie del suo
mentale film a episodi «Hj i„j
mat». La prima serie seEtii.
gli eventi di un villaggio
studiare e
(26 ore). L’ultima serie èi
dicata al trapasso da unni in
lennio all’altro e dovrei! fernva"
terminare proprio con l’aim
2000. Nel ripercorrere effic»
cernente le due precedeni
serie (forse l’unico vero capi
lavoro cinematografico dejl
Anni 80-90) Roberto Brune!
scrive: «Nessuno aveva mi
raccontato quel “grande mi
lato" che è la Germania cu
uno stile visionario ai limii
del barocco, del tutto atipia
nel panorama tedesco, pte
fondamente permeato dai
senso "protestante” del sin
bolo...». L’osservazione è il
teressante, ma che cosa sia!
concezione protestante di
simbolo non viene spiegato.
Awnire
Simboli sui monti
L’alpinista ReinholdMsisner, intervistato il 4 giivg®.
si scaglia contro la mania i
deporre croci o simboli rei:
giosi sulle vette [il tema è i
proposto dal fatto che un «
piano. Si
ma e corp
notte per
te lungo i
suo letto 1
porte di i
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centro, 1
asciugava
paviment
me, al par
Indubb
grande u
suoi aspe
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Italia, seg
voluto fos
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mentlche
Ciac
Domeni
corso dell
feuito, i
iella dipi
ftolo Sba
cerdote scalatore, don Lui)
Bianchi, vorrebbe portare la
croce sull’Everest): «Le croi
mettiamole nelle chiese, o»
cino ai santuari - dice Me
sner - o su un’altura fuori í
nostri paesi (...) Lasciamoi citàintelle
montagne come erano». Et ^pcora: «...che diritto abbia® chiesa, di
di piantare la croce sullj|
Iide rici
ension
malaya? Forse per dire chel ¡jg ^inist
■ ■ ■ ■ Signore, l’I
■em tap„„ .-_j
religione degli sherpa e s
gliata? Caso mai dovrem® ta con ind
dare spazio ai simboli reh® za, incisivi
si locali, non certo ai nosj sapevole c
non siamo più ai tempi » za e della
colonialismo religioso (.. )■ ogniminis
uno scalatore è cristiano, ® gerla, È t:
la sua preghiera in cima, morte di q
l’Everest, perché no? Ma p lo, poj jg ^
ché lasciare a tutti i costi l’haaffron
simbolo? (...). Io rispetto» serenità e
le religioni, ma rifiuto du®,
portavoce di chi vuole poi»
la croce in tutto il mondo. ,
che perché sappiamo che,
ignita npl na.9SatO ha aVUl
volta nel passato ha
fetti negativi».
E apparsa su alcuni quotidiani, questa settimana,
la notizia che la più consistente (dal punto di vista numerico) associazione di chiese battiste americane, durante una sua convenzione, ha
indicato come norma da seguire che la moglie deve essere sottomessa al marito, sulla
base di una parola dell’apostolo Paolo, che viene citata
staccandola dal suo contesto:
«Come la chiesa è sottomessa
a Cristo, così le mogli devono
essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa». Un modo
fondamentalista e conservatore di interpretare la Bibbia.
Immagino che molti lettori
saranno rimasti perplessi di
fronte a questa notizia data,
fra l’altro, con molte inesattezze, come sempre accade
quando si tratta di cose riguardanti noi protestanti.
L’ignoranza dei giornalisti su
di noi è senza confini. Per i
^ li,
PIERO bensì
battisti la chiesa è essenzialmente la comunità locale, la
quale è autonoma nel governare se stessa. Le chiese possono nei vari luoghi formare
delle associazioni di chiese o
unioni, su base rigorosamente volontaria. Pertanto le delibere delle Assemblee generali (dette anche convenzioni) di queste associazioni
hanno soltanto un valore indicativo, mai normativo per
le chiese membro. Ogni comunità rivendica la propria
libertà nel leggere e interpre
tare la Bibbia. Suppongo che
questo discorso potrà sembrare strano ai nostri amici
cattolici, abituati a pensare la
chiesa come una realtà monolitica, fortemente gerarchica e centralizzata, anche se di
recente i vescovi hanno rivendicato una maggiore autonomia da Roma per le diocesi.
Moltissime chiese battiste
non sono né fondamentaliste
né conservatrici, grazie a Dio.
In questi quattro secoli della
loro esistenza i battisti, che
costituiscono oggi una delle
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dalla Fcei andata m ona»
nica 14 giugno)
19
19 GIUGNO 1998
PAG. 1 1
RIFORMA
Vita ain
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) ■ ■
le
Paolo Sbaffi
pastore e amico
Paolo Sbaffi, oltre che essere un ottimo pastore, era anche un caro amico. Io parlo
da ex cadetta, ho partecipato
^ a svariati campi a Tramonti
• con lui. Sono estati difficili da
dimenticare, perché Paolo
lema era in grado sia di insegnarci,
arricchirci e aiutarci a crescerai! dii, j.g (hiblicamente e non), sia
•iscono4 di farci divertire, giocare, sfotedesi gjje. Nei momenti di bisogno lui c’era sempre, in quelle due settimane di luglio era
con lui che condividevamo
ogni momento della giornata... dallo studio biblico ai
giochi, alle gite, ai litigi.
., Sapeva sempre come aca secondi contentarci, ci capiva al volo
n giova® g jjgj momenti giusti sapeva
* M feisi valere. Era una persona
a Mona# meravigliosa, anche perché
, non creava una sorta di gerarchia in cui lui era al vertice. Eravamo tutti sullo stesso
piano. Si dedicava a noi anima e corpo, anche quando la
notte per non farci camminate lungo i corridoi, metteva il
suo letto trasversalmente alle
porte di contatto tra il lato
maschile e femminile. Quando pioveva e si allagava il
centro, lui in piena notte
asciugava con noi camere e
pavimenti. Ci portava al fiume, al parco, al bar, in gita.
Indubbiamente è stato un
grande uomo, sotto tutti i
suoi aspetti. Al suo funerale
ho incontrato tantissime persone di tutte le età e da tutta
Italia, segno di quanto benvoluto fosse. Io ringrazio Dio
per avermi dato la possibilità
di conoscerlo e ringrazio anche Paolo per tutto quello
che mi ha dato. Non lo dimenticherò.
da un mi
dovrebli
con rana
■ere effio
'recedenf
vero caps
afico de¡!
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mania c*
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cosa sia!
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spiegato.
Giada La Fata - Treviso
don Luif
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: «Le et«'
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abolirei
^®“>cnica 17 maggio, nel
. 5orso dell’assemblea del 16°
feuito, è giunta la notizia
idla dipartita del pastore
felo Sbaffi. Egli ha lasciato
®D’evangelismo italiano un
^ pide ricordo di sé, della sua
a , tensione culturale e capa‘^intellettuale, del suo conspirito di servizio alla
^ i™ di amore e fedeltà,
sulla sua fede profonMinistro della parola del
® J %ore, l’ha sempre predicaJ ‘i‘5n indiscussa competenincisività ed efficacia, con^ ni di della sua importan
j e della responsabilità che
‘’S’y ministro assume nel por^ triste pensare alla
ni' questo nostro fratel
P; ^ J, ?dPt*r se consapevoli che egli
' t j Jt® affrontata con edificante
¡petto tu' serenità
Ito di
e accettazione. È la
conclusione di una esperienza di anni dedicati alla pastorale evangelica nella molteplicità delle sue forme: vogliamo
ricordare così il pastore Paolo
Sbaffi. Vediamo la sofferenza
della separazione dalla sua diletta Letizia, da Emanuele, da
Andrea e dalla famiglia Vezzosi tutti legati a lui da costante
affetto e che oggi vediamo ancorati alla speranza e alla promessa del Signore risorto che
ne attenua la sofferenza e che,
con l’apostolo Paolo, può far
loro ripetere: «Né vita, né
morte... né alcuna altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio in Gesù Cristo...». Pensiamo che questa
sia la forza con cui essi potranno affrontare con fiducia
l’avvenire e proseguire il cammino della fede. Noi credenti
sovente amiamo ripetere la
consolante parte del salmo
23: «Il Signore è il mio pastore... quand’anche camminassi nell’ombra della morte, io
non temerei male alcuno». È il
sì che il cristiano dice alla vita
contro la morte.
Chiesa metodista di Scicli
14” circuito
Mi sorprende che Riforma
non abbia divulgato l’esperimento in atto nel 14° circuito
valdese-metodista per farne
oggetto di discussione. Mi riferisco all’introduzione della
figura del pastore di zona, in
sostituzione della tradizionale figura del pastore delle comunità. È noto che ogni novità registra reazioni positive
e negative. La relazione morale della Chiesa valdese di
Taranto (inclusa nella zona
Taranto, Grottaglie, Latiano,
Brindisi, Lecce, Matino, Bernalda) recita: «La proposta
della Tavola di dislocare dei
pastori di zona e non di chiesa, con un maggiore orientamento al lavoro di équipe, vive dei momenti di crisi come
di entusiasmo».
Su questa proposta sarebbe utile sapere: 1) Con quali
motivazioni vengono scelte
le «zone» pastorali: 2) Quali
sono i parametri chilometrici
usati per delimitare una «zona»: 3) In che modo si intende procedere per sensibilizzare le comunità ad accettare
una sporadica presenza pastorale: 4) Se altri circuiti, oltre al 14°, abbiano avviato tale innovazione: 5) Quali sono
le valutazioni espresse dai
circuiti a due anni dall’inizio
dell’esperimento. Mi auguro
che Riforma si faccia strumento di informazione su un
argomento di così grande interesse per le comunità.
Vera Velluto - Taranto
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'•«¡'e valli del Penice, di Lu® ® Angrogna.
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Continua il dibattito fra le chiese battiste sull'eventuale accettazione deil'8%(
Un chiaro sì, ma solo per aiutare più efficacemente gli altri
PIERO bensì
PREMETTO, facendo riferimento agli articoli in favore del «no» all’Otto per mille (Opm) di Maurizio Girolami e di Paolo Spanu [Riforma
n. 19 e 23), che non ho mai
sentito dire da nessuno di noi
che siamo fermamente sul
fronte del «sì» che l’Opm potrebbe servire per sanare i
conti dell’Unione battista.
Nessuno di noi, a mia conoscenza, l’ha mai pensato,
nessuno l’ha mai scritto. Se
qualcuno ha detto questo, ha
sbagliato.
1) «Sola Gratia» è uno dei
principi fondamentali della
Riforma, al quale le nostre
chiese battiste sono chiamate
a rendere testimonianza. Con
quali «segni»? La nostra predicazione, il nostro battesimo,
la Santa Cena, il nostro essere
comunità. Dio ci chiama a basare la nostra vita sulla sua sola grazia. Vivere per grazia:
questa è la nostra vocazione
come chiese e come singoli
credenti. Già: i singoli credenti. Ci siamo posti il problema,
la mia giovane sposa e io,
quando mezzo secolo fa abbiamo iniziato la nostra vita
coniugale e di servizio.
Abbiamo fatto (non senza
esitazioni) una scelta cosciente e voluta: dedicare interamente la nostra vita al
servizio e «abbandonarci nelle mani del Signore» (come
dicevano i riformatori) per
tutto il resto. Vivere per grazia insomma, o come preferiscono alcuni «per fede». Così
come vari altri colleghi, siamo vissuti unicamente con il
modesto assegno pastorale e
con quello abbiamo allevato
tre figlie, sostenendole fino al
diploma e all’Università. Non
è stato facile, ma così abbiamo ritenuto di dover testimoniare concretamente la grazia di Dio, contro il consumismo, l’opulenza e lo spreco
della nostra società.
Una testimonianza silenziosa, ma efficace. Una scelta
di povertà, accompagnata da
una convinta pratica della
decima. Una scelta gioiosa,
pur fra mille rinunzie: il coraggio di vivere con quello
che resta. Non c’è, non può
esserci, nessun vanto in tutto
questo (il nostro essere poveri è pur sempre una ricchezza
di fronte alla fame del mondo!) e tantomeno alcun giudizio nei confronti di chi ha
operato altre scelte. Voglio
soltanto affermare che per
noi il vivere per la sola grazia
di Dio è stato tanto la predicazione dal pulpito e la vita
nella comunità, quanto la
""■■'•'ir
Il convegno dell’Ucebi sull’otto per mille, tenutosi a Santa Severa
nel dicembre ’97 (foto Zibecchi)
nostra modesta testimonianza personale.
2) Ho voluto dare questa
testimonianza (più che mia,
dell’indimenticabile mia
compagna, che ha sopportato il peso maggiore della scelta) perché credo fermamente che «tutto è per grazia»
(Spurgeon). La solidarietà al
fratello, alla sorella, allo straniero nel bisogno, non è
qualcosa di diverso dalla predicazione della grazia: è sempre lo stesso annunzio, presentato in maniera diversa.
Gesù mi sembra molto chiaro
al riguardo: «Io ti ho condonato tutto quel debito (...)
non dovevi anche tu...» (Matteo 18,32). Non penso che
possiamo noi porre dei paletti limitatori alla grazia di Dio.
Sappiamo che si è manifestata in modo pieno e totale nella persona di Cristo. Ma poi,
nella quotidianità dell’esistenza umana si manifesta
«ubi et quando visum est
Deo», quando piace al Signore. Non possiamo incanalarla
secondo i nostri schemi. Nessuno di noi dubita che Àbramo, Isacco e Giacobbe siano
in vario modo espressioni
della grazia di Dio. Ma con
nostra meraviglia leggiamo
che lo è anche il re Ciro (Isaia
45,1-13) e persino, magari alla rovescia, il Faraone d’Egitto (Esodo 10, 27).
Per non dilungarmi vorrei
qui rendere la mia seconda
testimonianza personale. Ripenso al periodo angoscioso
del terremoto nelTIrpinia. In
seguito agli appelli da me fatti (nella mia veste di presidente della Fcei) alla radio in
favore dei terremotati, insieme alle offerte straordinarie
giunte dalle chiese e dalle organizzazioni protestanti,
giunsero anche varie offerte
confixmìi
GIUGNO 1998
Giubileo
Nessuno disturbi i manovratori
Sviluppo
E poi costruirono una grande diga
Politica
Discutendo del «Libro nero del comuniSmo»
Cuba
Molto cattolici e molto santeros
Islam
Indagine sui musulmani del Nord-Est
Cànfrontk Una copia lire 8.000; abbonatnentó annuo lire 65.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop, Com Nuovi Tempi, via Mrenzè 38, 00184 Roma.
Chiedete ma «qàa omaggio telefonando allo 064820503, fax 064827901,
(indirizzo Internet: Http:/Aiella.8tm.it/markeVsct/home.htm)
da parte di persone che (a
nostra conoscenza) nulla
avevano a che fare con le
chiese evangeliche. Alcuni
miei conoscenti, del tutto
estranei al nostro mondo, mi
consegnarono personalmente i loro doni, con la motivazione che si fidavano più di
noi che dello stato. Il Comune di Napoli (non esattamente un esempio di pietas Christiana) ci donò in uso per 99
anni il terreno su cui abbiamo costruito il villaggio Caracciolo. Che cosa dovevamo
fare con tutte queste offerte,
chiamiamole così, «estranee»? Rifiutarle perché non
odoravano d’incenso? «Pecunia non olet», dicevano i nostri padri: il danaro non ha
odore. Noi le abbiamo considerate parte della grazia di
Dio, che ci ha permesso di
compiere un’opera straordinaria, inimmaginabile, viste
le nostre deboli forze, in favore dei terremotati. Così come abbiamo sempre ritenuto, senza eccezioni, che il nostro operare, in quel preciso
momento storico, fosse la
forma che doveva assumere
la predicazione della grazia
di Dio. Come sempre inadeguatamente rappresentata
dalle nostre persone. Tuttavia, ogni volta che percorrevo
quelle strade, per verificare
l’andamento delle nostre iniziative e incoraggiare i nostri
operatori e operatrici, non
avevo l’impressione di fare
altra cosa se non annunziàre
la grazia di Dio, in quel determinato modo.
3) Acuta e puntuale Tanalisi storico-politica di Maurizio
Girolami, con la quale concordo in gran parte, ma giungendo alle conclusioni diametralmente opposte. In Italia esiste la legge delTOpm.
Volenti o nolenti è una legge
dello stato: ogni cittadino italiano deve versare l’otto per
mille delle proprie tasse per
fini sociali o umanitari. Per
ambigue che siano state le
motivazioni che hanno promosso questa legge, bisogna
pur dire che è una di quelle
poche leggi che sono, almeno in certa misura, in mano
ai cittadini. I cittadini infatti
che non hanno alcun interesse per le organizzazioni religiose, possono indicare lo
stato come destinatario del
loro Opm, per i fini stabiliti.
Ed è certo possibile influire
sullo stato, attraverso i deputati, per cambiare, migliorare, aumentare i fini che lo
stato stesso stabilisce di raggiungere con la sua notevolissima fetta delTOpm. I cittadini che non sbarrano nessuna casella fanno molto
male: devono incolpare la
propria apatia, non la malvagità della legge. Il fisco non
elargisce nulla; fa da notaio
passacarte e basta.
Stando così le cose, mi domando: se alcune migliaia di
cittadini italiani desiderano
fare un breve tragitto con noi
e aiutarci, con il loro Opm, ad
aiutare gli altri; se le loro offerte possono contribuire a
rendere più efficaci i nostri
sforzi per migliorare la qualità della vita di tante persone
che non hanno nessuno che
le difenda: non potrebbe essere anche questo una manifestazione delTinfinita grazia
di Dio? Commentando il fatto che Dio si serve deUa figlia
del re d’Egitto per allevare e
educare Mosè, Lutero esclama: «Questo significa proprio
afferrare il Faraone per la gola e per le narici!». Proprio
così io vedo TOpm: uno stato
fondamentalmente iniquo,
che viene obbligato da una
sua stessa legge a fare da
contabile per organismi che
vogliono predicare la grazia
nell’aiuto al prossimo.
È fuori discussione che
TOpm non può, non deve
servire per il bilancio delTUnione; per questo i rimedi
già indicati sono gli unici: ridurre drasticamente le spese
di gestione; evitare le avventure finanziarie disastrose;
aumentare i contributi delle
chiese. L’Opm serve per altre
cose. Non lo riceviamo dallo
stato, lo riceviamo da alcuni
cittadini che sono strumenti
(forse inconsapevoli) della
grazia di Dio per aiutarci ad
asciugare qualche lacrima. In
questo senso io auspico che
la prossima Assemblea dell’
Ucebi dica un «sì» chiaro
all’Otto per mille.
(TECIPAZIONI
Mercoledì 3 giugno 1998, presso la Casa di riposo Caprotti Zavaritt di Gode (Bg) è mancata la
sig.na professoressa
Elena Eynard
Ne danno l'annuncio ii fratello
Giancarlo con i figli Daniele, Valdo e Annaflora Ginoulhiac, la cognata Margherita Diener Eynard
con i figii Wiili, Silvia e Marco, ia
cognata Gabrieiia Steiner Eynard
con le figlie Fernanda Cristini e
Donateila Bernardini, tutti con le
rispettive famiglie, riconoscenti ai
Signore per averla messa loro accanto durante la sua vita terrena.
Gode, 3 giugno 1998
RINGRAZIAMENTO
«O Eterno, fammi conoscere le
tue vie, insegnami i tuoi sentieri»
Salmo 25, 4
Il 7 giugno, a Sanremo, è mancata all’affetto dei suoi cari
Evelina Rivoira ved. Tron
i famiiiari ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro
dolore. In particolare ringraziano
la pastora Dorotea Müller e tutta
la comuntià di Sanremo, ii pastore Vito GardioI, tutti gli amici e parenti di Prarostino, San Secondo
e Massello.
Sanremo, 9 giugno 1998
ABBONAMENTI 1998
ITALIA
ESTERO
■ ordinario
■ ridotto
■ sostenitore
■ semestraie
£ 105.000
£ 85.000
£ 200.000
£ 55.000
• ordinario
■ via aerea
- sostenitore
- semestraie
£ 160.000
£ 195.000
£ 250.000
£ 80.000
■ cumuiativo Riforma + Confronti £ 145.000 (soio italia)
Per abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
20
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 19 GIUGNO 1998
Impressioni di un viaggio a Marrakech, città «californiana» del Marocco 2
La drammatica frattura sociale tra Nord e Sud del mondo
FRANCO CALVETTI
COME dice Abdellah E1
Amrani, caporedattore di
La Gazette du Maroc, «nel
paese c’è come un vento malsano, il vento dell’impotenza
di una società e dei suoi governanti incapaci di impedire
l’accrescersi inesorabile del
fenomeno della povertà». Anche con l’operazione di «maquillage» della città di Marrakech (che oltrepassa il milione di abitanti ed è scalo turistico per eccellenza) non si
riesce a camuffare lo storpio
che si trascina, il bimbo che si
muove senza scarpe nel fango, la donna in stracci, il cieco che invoca. La povertà è
trattata come una malattia di
cui vergognarsi. La si evoca,
nei clan dei potenti, con un
sussurro che sembra un mugolio: si tenta di giustificarla
con l’inattività dell’azione di
governo, con il temperamento del marocchino doc, con il
destino di Allah inesorabile.
A questo flagello si unisce
quello dell’analfabetismo
che denuncia che il 54,2%
della popolazione attiva non
sa leggere e scrivere neanche
un poco. Nell’intervista rilasciatami dal Provveditore
agli studi di Marrakech c’era
un pressante appello perché
si faccia qualcosa, anche poco, a livello di stato italiano o
a livello di volontariato di
gruppo 0 individuale. Il Provveditore ha cercato di spiegarmi il perché vedevo accresciuto il numero dei poveri
nella Marrakech «dalle mura
rosa e dagli ibiscus ardenti»;
si è assistito anche qui, come
in tutto il mondo africano,
all’urbanizzazione selvaggia
di tanta gente ex contadina
Il venditore di polvere magica... a Marrakech
(foto F. Calvetti)
proveniente dalle campagne
rese desertiche dalla siccità.
E alla mia domanda sul ruolo
dell’Islam rispetto a questo
dramma della mendicità, di
indigenza, di morte, mi ha risposto con un mesto sorriso.
È vero che gli atti di carità in
favore dei nullatenenti, per
esempio i pranzi dei poveri
detti Ftours, sono richiamati
a gran voce nel mese di Ramadan e che la Zakat, uno
dei cinque pilastri dell’Islam,
viene ricordata ai credenti
ma la realtà dice che la generosità della borghesia non è
poi tanta e costtmte.
In mezzo a tanta tragedia il
volontariato, organizzato in
associazioni o in cooperative,
svolge un compito insostituibile sul piano sociale. Ho potuto avvicinare alcuni re
sponsabili di associazioni di
solidarietà [L'heure joyeuse,
Essalam, Fondation Zakoura)
e sono rimasto sorpreso dell’impegno, fuori di ogni pretesa religiosa, e dei progetti di
ampliamento. Ma le cifre dei
beneficiati sono basse: 500
persone, 150 famiglie, 1.300
assistiti distribuiti in sei città.
Quali vie da seguire per fare arretrare tale stato di cose?
Tutti invocano una politica di
governo più solidale (solo il
5,1% del Pii è destinato alle
opere sociali) ma molti indicano vie più innovative: valorizzare lo spirito di impresa
(le grandi famiglie detengono
le grandi industrie), creare
posti di lavoro (il tasso di disoccupazione è del 31,4%, e
ogni anno su 2000.000 persone da immettere nel mondo
del lavoro solo la metà trova
un posto), diminuire Tevasione fiscale collegata alla corruzione, tassare le «fortune»
personali, investire i capitali
delle imprese e dei privati
che spesso giacciono in banche estere, limitare l’esagerato tenore di vita (le numerose
residenze secondarie, l’alto
numero di auto di grossa cilindrata).
Senza una drastica inversione di tendenza (riuscirà il
socialismo a fare qualche
passo?) lo scontento, la ribellione, la violenza creeranno
(ci sono già) crepe sempre
più evidenti e presaghe di catastrofi nella società marocchina. Qualcuno ha utilizzato
il termine di Cernobil per
evocare l’ampiezza del disastro socio-economico a cui il
paese va incontro. Lo stesso
re, Hassan II, che è di formazione culturale francese, ha
parlato di frattura sociale come il nemico da combattere
per evitare turbolenze esplosive in avvenire.
Ma la frattura sociale che
interessa anche noi è quella
di sempre: il Nord e il Sud, il
paese dei padroni e quello
degli sfruttati, il bimbo ingozzato alimentare e quello
dal ventre cavo. Chi prenderà
mai sul serio questa frattura?
Il farlo disturba gli interessi
nazionali e particolari. L’egoismo delle nazioni è palese
e la solidarietà planetaria una
parola vuota. Soffrivo mentre
pensavo a tutte queste cose
nella Marrakech del 2000,
voltando di proposito le spalle alle piscine in stile californiano, ai saloni dai tappeti
sontuosi, agli ori dei costumi
di parata.
(2 -fine)
Gli immigrati in Europa
dal Mediterraneo Est e Sud
Nel 1995 4,8 milioni di abitanti dell’Unione europea, su
un totale di 370 milioni, provenivano dai paesi situati
all’Est e al Sud del Mediterraneo. Rappresentavano quindi
l’l,3% della popolazione dell’Ue. D’altra parte il 95% di loro
era formato da turchi, marocchini, algerini, tunisini o libanesi e fra loro il 45,5% risiedeva in Germania, il 33,6% in
Francia, il 7,3% in Olanda, il 5,2% in Belgio, il 3% in Austria
e il 5,5% in totale in uno degli altri paesi dell’Ue.
Nel 1995 il 94,7% degli abitanti dell’Ue erano cittadini
europei che vivevano nel paese di cui avevano la nazionalità: l’l,5% era di europei che vivevano in un paese dell’Ue
di cui non avevano la nazionalità: l’l,3% proveniva dal Mediterraneo Est 0 Sud e il 2,5% era originario di un altra regione del mondo.
Fra gli abitanti dell’Ue privi della nazionalità del loro
paese di residenza, si contavano il 31,9% di europei che vivevano in un paese diverso dal loro, il 27,6% di cittadini dei
paesi europei non membri dell’Ue. Inoltre il 9% degli abitanti non nazionali proveniva dall’Asia, il 5,8% dall’Africa e
il 4,9% dalle Americhe.
Fra gli immigrati che sono arrivati nell’Ue nel 1995 in
provenienza da paesi esterni al Mediterraneo, il 61,5% è
andato in Germania, il 13,1% in Francia, il 6,3% in Olanda,
il 5,7% nel Regno Unito, il 4,8% in Belgio, il 4,1% in Italia e il
4,5 % in un altro paese delTUe. (Eurofocus 16/98)
D
«Pren
. Musulmani nella Repubblica ceca
Inaugurata la prima moschea
È stata aperta al culto alla
fine di aprile, nella città di
Brno, la prima moschea in
territorio ceco. L’amministrazione della città non ha
però permesso che fosse costruito un minareto, ha detto
Mohamed Ali Silhalv^, presidente della comunità islamica in Cechia.
I costi per l’acquisto e l’adattamento delTedificio, circa 160 milioni di lire, sono
stati sostenuti interamente
da privati. Infatti, poiché i
musulmani presenti nella Re
pubblica ceca non sono riconosciuti dallo stato come comunità religiosa, non è stato
possibile usufruire di alcun
sowenzionamento pubblico.
Secondo le stime di Silhalvy
nella Cechia ci sono circa
20.000 musulmani, in maggior parte studenti e commercianti che vengono dai
paesi islamici; molti di questi
ultimi vivono da parecchi anni nel paese con le loro famiglie. A questi si aggiungono
oltre 500 cechi che si sono
/L sai
sua t
nalme,
frammt
importi
teressai
volgere
to, l’osti
ripagai
quel feì
tare avi
mno c
sua pe
soccors
gramn
efficac
contini
condiv
dire eh
cristiar
ra dell
problei
convertiti all’Islam.
(epd)
Per questo le chiese valdesi
e metodiste hanno destinato
il 30% del loro otto per mille
a progetti umanitari
all’estero: per lo sviluppo
dell’economia rurale
in Albania
così come per reinsediare 3
villaggi indigeni costretti a
lasciare il loro territorio
in Brasile;
per sostenere progetti
ecologici in Bolivia
o per dare un tetto ai
bambini di strada
K
di Bucarest.
E gli aitri fondi ricevuti sono
andati a progetti
assistenziaii,
educativi, culturali e di
sviiuppo in Itaiia.
Non una lira al culto o al
sostegno delle chiese.
Un dettagliato rapporto dell’utilizzo dei
fondi ricevuti è stato pubbiicato sui
maggiori organi di stampa e su Riforma
(numeri 2 e 4 dei 9 e 23 gennaio 1998)
UÍ
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strada,
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incorai
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dicap i
te, vis.
mente
Tutti i fondi
deirs per mille
destinati alle
chiese valdesi e
metodiste sono
stati investiti
esclusivamente
in progetti
sociali e
umanitari in
Italia e
alTestero.
E sarà così
anche in futuro
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 3S - 00184 Roma - tei. 064745537; fax 0647885308; E-mail: TVmode@tin.it
enti pi
LAc
tal
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re alla
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