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14 maggio 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale BlR'.ÌOTPr»« .
1 Gruppo /70 , ^ vj ‘ i S.CA VALDESP
Joow torue P£r£f
flfe/fe valli valdesi
RFTTIMANAI E DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Tra Pannello e Gramsci
La battaglia per le minoranze è un impegno civile ed evangelico
corre farlo diventare coscienza di massa
oc
li telegramma di solidarietà, inviato dalla Tavola Valdese e dal
Comitato Permanente della Chiesa Metodista a Pannella, in occasione del suo digiuno, e di cui abbiamo dato notizie nell’ultimo numero del giornale ha lasciato perplessi alcuni amici che mi hanno
fatto parte delle loro riserve. Le
enuncio brevemente perché mi
sembrano degne di riflessione
per quel tanto di critico che contengono e tali da aiutarci nella
presa di coscienza della nostra
collocazione come evangelici in
Italia.
La prima osservazione, a cui
non ho potuto dare che risposta
interlocutoria, è questo: come
mai gli organismi amministrativi
delle due chiese si sono sentiti in
dovere di intervenire in questa circostanza e non in altre?
Parlare ora e tacere in altri casi che significato può avere? O si
parla sempre (nei casi certo di un
rilievo nazionale) o si tace; ed a
quanto consta pronunciamenti di
questo tipo non ve ne sono stati
negli ultimi anni. L’opinione nazionale potrà dire « gli evangelici hanno preso posizione sul caso
Pannella ma non sul caso Vaipreda », dico a caso un altro nome che ha polarizzato l’attenzione nell’opinione pubblica.
Non è tanto il fatto di prendere posizione e di compromettersi
che fa problema, si sa che parlando ci si compromette e la politica
si fa comunque parlando o tacendo ma fa problema il parlare in
certi casi e tacere in altri.
Perché nel caso Pannella? Forse perché, come dice la dichiarazione, ci troviamo nell’ ambito
della battaglia delle libertà civili,
nella lotta per il diritto delle minoranze. Questa è stata dal 45 ad
oggi la battaglia, che come evangelici abbiamo condotto nel nostro paese, in modo responsabile
e lucido, battaglia per la libertà
religiosa non come privilegio ma
come diritto di tutti, battaglia non
settoriale ma generale; ora si delinea un fronte di questo tipo ed è*
naturale che ci troviamo coinvolti
e particolarmente sensibili.
Ma la battaglia di Pannella non
è forse vicina a noi anche per altri motivi? Non è forse di tipo più
« civile », e perciò morale, che politica, individuale più che popolare, con un non so che di cavalleresco, ma anche di scenico, in fondo personalistico borghese e cioè
consona alla nostra formazione
borghese? Questo non significa, è
bene ricordarlo, una svalutazione
della battaglia di tipo civile da lui
condotta ed in cui tutti, come cittadini democratici, oltreché come
credenti ci riconosciamo; significa semplicemente verificare, se ve
ne fosse bisogno, che i nostri condizionamenti culturali e di classe
giocano anche nelle nostre prese
di posizione ideali. Questo almeno il parere degli amici con cui
ho dialogato, parere meritevole, a
mio avviso, di qualche attenzione.
11 pericolo è non tanto nelle
motivazioni nostre, nello spirito
con cui operiamo a questo livello,
quanto nella valutazione che dei
nostri gesti possono dare gli estranei che vedono le cose, i fatti
come stanno. 1 protestanti, o alcuni di loro, si riconoscono nella
battaglia civile radicale perché in
sostanza sono una minoranza essi
stessi, che cerca la sua sopravvi
venza, che deve garantirsi, che
deve resistere, al limite, si potrebbe dire: una minoranza che non
si interessa alla sorte del paese in
quanto tale ma alla sua sopravvivenza. Giudizio, a nostro avviso,
del tutto errato, ma rifletterci non
è forse inutile. ^
11 terzo motivo di perplessità,
mi dice il mio interlocutore, è
questo: Pannella può rappresentare un riferimento da proporre
come esempio alle nostre giovani
forze? Come atteggiamento s’intende, come persona è uno qualsiasi che vive la sua vita. È questo
tipo di atteggiamento che possiamo indicare, personalistico, un po’
egocentrico, isolato? Caso mai la
coerenza sì, anche l’inventiva, direi, si può proporre nella vita politica. italiana così statica e conformista in cui il dissidente comunque sia è sospetto (ma è solo
da noi che accade questo?) ma la
linea è meno proponibile.
Quale alternativa? 11 mio amico ha un nome immediato, quello
che tutti i giovani intellettuali sognano di essere: Gramsci. Se fosse vivo non sarebbe probabilmente in un albergo a digiunare (non
è nemmeno detto che sarebbe in
via delle Botteghe Qscure però),
ma avrebbe cercato il suo ruolo
nella formazione di una maturità
politica e civile del popolo. Anche questo è parzialmente vero a
pensarci bene. Essere individui coraggiosi inseriti in una battaglia
ma anche essere costruttivi e formativi, maestri di vita. Gli è che
i maestri di questo tipo sono rari,
anche al giorno d’oggi.
Nessuna conclusione, ma molti interrogativi sorti da un telegramma che la maggioranza degli
evangelici ha certo approvato, un
caso in più che dimostra come sia
facile rifare la storia dei padri ma
più difficile districarci nella nostra storia. Giorgio Tourn
Dio è luce e in lui non vi
sono tenebre. In Cristo Dio si
è rivelato agli uomini, ha manifestato agli uomini il suo
amore. Ora, avete ottenuto misericordia. Lo sguardo misericordioso e buono si è posato su
ciascuno di noi, e su questa misericordia di Dio poggia la fede dei credenti, la speranza del
Regno, la vita nuova nella libertà e nell’amore; su questa
ma solo se inserita nella più
grande famiglia di Dio che è il
popolo di Dio sulla terra.
Questo popolo costituisce
nella lunga storia umana, una
novità. Prima non esisteva ed
ora esiste come popolo di Dio:
voi che non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di
Dio.
Il popolo di Dio è un popolo che Dio stesso si è acquista
Una mano per uscire
dalle tenebre
_________NELL'EVANGELISMO ITALIANO
Battisti a congresso
A Rimìni 130 delegati delle comunità battiste
decidono l’adesione al CEC in una delicata
fase di autocritica
La XXIV Assemblea Generale
dell’UCEBI ha avuto luogo a Rimini-Rivazzurra dall’l al 4 maggio. 130 i componenti di diritto
dell'Assemblea e circa 10 gli osservatori presenti con voce consultiva: Federazione, Chiesa valdese, Chiesa metodista, alcuni
rappresentanti esteri. I lavori
sono stati presieduti dal past.
M. Marziale. I 4 culti mattutini
sono stati tenuti dai pastori:
Bensi, Tomasetto, Tuccitto e
Guarna.
La Relazione del Comitato Esecutivo è stata in parte contestata non per la linea che è stata
portata avanti ma per le aspettative di una conclusione della
fase di trasformazione delle
strutture dell'UCEBI, trasformazione che è stata solo parziale.
Aspetti particolari di questo
malcontento sono stati ordinatamente ben esposti nella relazione dei Revisori. Peccato perù
che nel corso dei lavori la relazione del C.E. non è stata discussa paragrafo per paragrafo ma
globalmente: ciò ha causato una
certa confusione, problemi importanti sono stati poco approfonditi, problemi più secondari
hano avuto troppo spazio e fatto
perdere tempo. Nel complesso
comunque si è avuta l’impressione che l’UCEBI stia attraversando una fase di autocritica, senz’altro positiva.
Accenniamo soltanto ad alcuni
aspetti dei lavori.
AH’intemo la questione più
importante è stata la ristrutturazione del Comitato Esecutivo: si
è avvertita l’esigeriza di un C.E.
che possa intervenire maggiormente e più efficacemente per
coordinare il lavoro delle chiese
locali e delle opere, per correggere ad es. certe situazioni.
Ogni membro del C.E. avrà
d’ora in poi un preciso incarico
(decentramento interno). Particolare attenzione è stata prestata all’esigenza di avvalersi di un
Ufficio tecnico che aiuti a rivalutare il patrimonio e di un Segretariato per l’evangelizzazione
che sia veramente organo pro
pulsore di una attività di testimonianza delle chiese.
Un momento molto importante è stato quello in cui l'Assemblea ha dato, con una maggioranza di 9/10, la sua adesione
al Consiglio ecumenico delle
Chiese. Il C.E. curerà ora l’informazione alle chiese ed in pari tempo farà i passi necessari
perché l’UCEBI sia accolta nel
Ennio Del Priore
(continua a pag. 2)
misericordia poggia la vita e
l’opera della Chiesa, e di questa misericordia vivono i credenti e la Chiesa.
L’Evangelo ci annunzia che
Dio ci ha chiamati...
Quando si parla di vocazione si pensa ad un ministero
particolare: ministero pastorale, missionario, diaconale, e via
dicendo. Ma il nostro testo ci
ricorda che prima ancora di
ogni vocazione ad un ministero particolare vi è una vocazione comune a tutti credenti
ed è la vocazione alla fede, alla vita nuova, alla speranza del
Regno. Dio vuole renderci partecipi dell’opera sua. Non vuole che restiamo nell’ignoranza
di quello che Egli ha fatto, fa
e farà perjxoi. Perciò üríché la
conoscenza dell’Evangelo, della
Bibbia è il fondamento indispensabile per la fede e la vita
nuova.
Perciò anche si è cristiani
per vocazione e non per nascita o per tradizione o per altri
motivi ancora.
Con la vocazione il Signore
inserisce il credente nella sua
comunità che è il nuovo popolo di Dio. Infatti, se la vocazione è una vocazione personale, individuale che il Signore
rivolge ad uno ad uno, la vita
cristiana è una vita comunitaria. I credenti non possono crescere spiritualmente e realizzare la loro vocazione vivendo
isolati, ma solo formando una
comunità; ma anche la comunità non può operare da sola.
to. E t’Evangelo ci dice quale
è stato il prezzo di questo acquisto: la croce di Cristo. Cristo, con la sua morte e la sua
risurrezione, è il fondamento
unico di questo nuovo popolo.
Perciò anche il testo specifica:
voi siete una generazione eletta, persone scelte da Dio e rigenerati a vita nuova mediante
la potenza dello Spirito; e ancora un reai sacerdozio e una
gente santa, cioè un popolo di
Sacerdoti del Re dei re che non
apoartiene più a se stesso, ma
che appartiene a Dio.
* # *
In queste caratteristiche è
già contenuto lo scopo della
vocazione che ora l’Autore formula in modo esplicito: affinché ’-'roclamiate le virtù di Colui... £ cioè una vocazione missionaria. Le virtù del Signore
sono le sue opere potenti. Dio
ci ha chiamati perché annunziamo l’Evangelo a tutti i popoli della terra. Le opere potenti del Signore sono i suoi
vàri e successivi interventi nella storia degli uomini.
4c s}i
Da molti anni si parla di
’’crisi di identità” come se i
credenti e la chiesa, alla pari
del mondo, non sapessero più
bene chi sono e che cosa debbono fare. Questo testo è la Mostra carta di identità: ci dice
chi siamo e che cosa siamo venuti a fare nel mondo.
Cipriano Tourn
La tragedia del Friuli
La terra continua a tremare
in Friuli. Dopo la prima grande
scossa di giovedì 6, ne son succedute altre, che aumentano lo
stato di paura e tensione della
popolazione. Nel 1925 le scosse
di terremoto durarono, nella
stessa zona, quattro mesi; stesso
fenomeno si registrò nella valle
del Belice. Sono .scosse di assestamento che dovrebbero progressivamente diminuire.
Il bilancio delle vittime e dei
che conosce da generazioni l’emigrazione, e ben più grave la falcidia di quelli che son rimasti
presi tra le macerie. In questi
giorni tutta l’Italia segue con apprensione gli sviluppi della situazione e gli esem’^i di solidarietà
concreta sono andati moltinlicandosi. Come evangelici ricordiamo che la Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia, in
accordo con la Tavola Valdese e
il Comitato Permanente Metodi
Le eventuali offerte vanno inviate a: past. Mario Sbaffi (Federazione Chiese Evangeliche - Roma), c.c.p. n. 1/31882 oppure
sul nostro « fondo solidarietà » intestato a Roberto Peyrot, C.so
Moncalieri 70, Torino, c.c.p. 2/39878. In entrambi i casi segnalate la causale del versamento.
organizzative con l’invio di viveri e di materiali di prima necessità.
Il Consiglio Ecumenico delle
Chiese di Ginevra che segue attentamente la situazione ha già
inviato, tramite il gruppo d’emergenza, materiale di sussistenza.
Infine il Diakonisches Werk di
Colonia a Stoccarda ha inviato
alcuni camions con viveri, tende
e coperte.
Il pastore Giuseppe Tuccitto
di Pordenone, presidente della
Federazione delle Chiese evangeliche del Triveneto, è sui luoghi
del disastro e, con gli evangelici
di Udine, sta organizzando le prime forme di soccorso.
danni causati dal terremoto è
ancora da definire ma le cifre
che emergono via via aggiornate
presentano l’enormità di questa
tragedia. Com’è noto più di 10
mila edifici sono crollati (solo a
Gemona 1980 case son rase al
suolo) 400 i dispersi, più di 900
le vittime accertate e il numero
dei senzatetto s’awicina a quota
100.000. Nel giro di un minuto si
è schiantato un patrimonio frutto del lavoro disperato di gente
sta ha lanciato una sottoscrizione a favore delle vittime del terremoto.
I fondi raccolti saranno trasmessi alla Federazione Evangelica del Triveneto che ne curerà
r utilizzazione localmente, con
particolare riguardo alle esigenze delle famiglie evangeliche della
zona. 'i,> ;
L’Esercito della Salvezza ha
messo a disposizione delle popolazioni colpite le sue strutture
Dalle nostre chiese
Note politiche
Evangelici in.
Puglia
4-5
Cronaca delle Valli 6-7
2
14 maggio 1976
a colloquio
con i leiiori
I Vettori noteranno che il no-strp numero presenta alcune novità di fórmato, di impaginazióne e sistemazione delle pagine.
Si tratta di un piccolo esperimento che intendiamo compiere
nel mese di maggio per migliorare il giornale e soprattutto per
saggiare sia le nostre forze che
le reazioni dei lettori. La pagina
S, che presenta la situazione delle Valli Valdesi è la prima di
di una serie di 4 che illustreranno i Distretti delle chiese valdesi e metodiste; qualora l'iniziativa dovesse rivelarsi rispondente
si potrebbe prevedere in futuro
l’avvio di una pagina mensile distrettuale.
Di un' altra innovazione non
tutti i lettori si renderanno conto: rimpaginazione della LUCE
e dell’Eco delle VALLI è in questi numeri diversa, mentre sulla
LUCE viene pubblicata la pagi
na dei Distretti, sull’Eco
I ..viene antpltàìd Va cronaca locale che si estende
L \cost da due a tré pagiI ne. Ci auguriamo che
questa iniziativa possa
essere l’avvio di un miglioramento del giornale
stesso, una tappa in vista di renderlo sempre più rispondente alle attese di molti.
Nel quadro di questo lavoro
stiamo sollecitando il rinnovo degli abbonati morosi, purtroppo
accade che qualche affezionato
lettore, pienamente in regola,
venga sollecitato per una dimenticanza, ci scusi e non ce ne voglia. Stiamo anche spulciando
l’elenco dei fratelli membri dei
consigli di Chiesa, di Commissioni Distrettuali, di Consigli di Circuito, che non ci risultano abbonati al giornale; faremo loro un
fraterno sollecito invitandoli ad
abbonarsi... è il meno che possa fare un evangelico responsabile di chiesa.
Il direttore
MILANO
BOLOGNA
Protestantesimo
Il grido: Dio lo vuole!, di storica
memoria, continua a correre sui campi di battaglia, dove tutti, a loro dire, si battono per la giustizia e la libertà, mentre al di fuori delle parole,
la tortura e Tassassimo continuano a
restare realtà del nostro mondo.
La rubrica Protestantesimo ha voluto questa settimana cercare di chiarire l’interrogativo che è lecito porsi:
che cosa fanno di concreto le Chiese
Cristiane per porre rimedio a tutto
questo?
Un filmato, seguito da un intervista
a Fernanda Combà, delegata italiana
alTAssemblea del Consiglio Mondiale
delle Chiese, ha dato un quadro esauriente della situazione attuale, cercando di inquadrarla in un’esatta cornice
storica. Ma il risultato non cambia;
la risposta purtroppo è solamente una :
poco vien fatto.
Documenti, prese di posizione, condanne morali, enunciazioni di principi. questo si, ma da parte di associazioni non governative e di gruppi di
opinione e la cui esecuzione pratica
non potrà mai avvenire.
Forse non è possibile fare di più,
forse l’uomo è destinato per sempre
a cibarsi del proprio simile, a torturarlo. ridurlo in catene, versare il suo
sangue.
Ma forse non è così : forse è possibile che lutto questo un giorno finisca. E sta a tutti noi dimostrarlo.
P. Andreotti
PROSSIMAMENTE
GIOVEDÌ’ 20, II CANALE, ORE 18
La trasmissione di giovedi 20 tratterà T<t Informazione religiosa alla
TV » collegandosi ad un recente convegno sn questo tema che si è svolto presso la Facoltà Valdese di Teologia.
Domenica 16 i ragazzi dell’Istituto Gould di Firenze, su
invito della scuola domenicale e
di un gruppo di catecumeni della chiesa metodista, presenteranno nei locali della comunità
una interessante « pièce » teatrale. L’incasso verrà devoluto
ai terremotati del Friuli.
• Problemi e vita del nostro
settimanale son stati presentati
dal redattore G. Platone nel corso di un fraterno incontro, ' domenica 9, con la comunità bolognese e quella di S. Marzano
Inf. Dopo aver presieduto il culto nelle due località, il giovane
redattore ha presentato problemi e storia della stampa periodica evangelica con particolare
riferimento al settimanale valdo-meto dista.
La comunità bolognese, particolarmente numerosa, ha ascoltato con interesse la relazione a
cui è seguito uno scambio d’idee
sul problema abbonamenti (che
verrà ripreso dal consiglio di
chiesa) e sulla struttura attuale del giornale. A S. Marzano, in
un piccolo gruppo contadino, si
è deciso di tentare una venditamilitante nelle famiglie. L’incontro con i lettori e gli abbonati
è stato estremamente fraterno
ed ha sottolineato il vivo interesse con cui il giornale è seguito.
Nel quadro degli incontri della « domenica della diaspora »,
presso la Chiesa Metodista di
via Porro Lambertenghi 28, il 9
maggio alle ore 14.15 il pastore
Sergio Aquilante, presidente della Chiesa Metodista, introdurrà
sul tema : « L’ideologia cattolica
nei suoi due momenti fondamentali, gerarchia e mediazione,
e la testimonianza evangelica in
Italia ». Per l’agape delle ore
12.30 prenotarsi telefonando a:
(02)6886612.
• Giovedìi 13 maggio alle ore
21.15 nella Sala Valdese di via
Francesco Sforza 12/a il pastore Sergio Rostagno ed Armando
Rizzi ci parleranno sul « Gesù
di Fernando Belo » e sulla « Lettura politica delTEvangelo ». Seguirà libero dibattito.
• L’Assemblea congiunta Valdo-Metodista si terrà domenica
16 corr. alle ore 15 in via Francesco Sforza. All’ordine del giorno figurano il problema della
istruzione biblica permanente ed
il lavoro della Claudiana.
• L’incontro di primavera della
nostra Comunità, organizzato
dalla Lega Femminile, avrà luogo domenica 23 maggio a partire dalle ore 16. Dopo il thè,
verrà proiettato il film « Family
Life », sul problema dell’educazione, quale complemento al tema trattato nell’Assemblea della domenica precedente.
• Giovedìi 27 corr., giorno dell’Ascensione, la gita della Scuola
Domenicale e del Catechismo
avrà come meta il « Baradello »
nei pressi di Como. Appuntamento alle ore 8.15 alla Stazione
Nord in P.le Cadorna con colazione al sacco. La gita avrà luogo solo in caso di bel tempo.
• A partire dalle 19.30 di sabato 29 maggio presso il centro
« P. Andreetti » di S. Fedele di
Intelvi (Como) avrà luogo il
convegno Fede e Testimonianza.
Il pastore Sergio Rostagno parlerà su « La teologia di D. Bonhoeffer e la testimonianza evangelica oggi». I lavori si concluderanno alle 14.30 di domenica
30. Per prenotazioni telefonare
a (031)273440.
San Marzano Oliveto (AT)
•Si
Dal 1° luglio al 29 agosto la casa evangelica per
ferie è aperta per soggiorni di riposo e svago
nella campagna astigiana. Quota giornaliera
L. 3.000 per adulti fino al 17/7 e 3.500 oltre il
18/7 (bambini fino ai 9 anni riduzione del 15 per cento).
Rivolgersi a ALDO CHIARA, via Plana 105, 15100 Alessandria (tei. 0131/55.995).
Precongresso ÍFGEI
centro Italia
IV CIRCUITO
L’Assemblea del VI Circuito
Valdo-Metodista (Lombardia e
Piemonte Orientale) è convocata per il giorno 27 maggio a partire dalle ore 9.30 nei locali della Chiesa Metodista di Intra
(Novara).
Il 25 aprile si è tenuto a S. Severa il precongresso della FgeiCentro e Toscana, per discutere
le proposte dei vari gruppi relative al IV Congresso Fgei, fissato
per l’autunno; prossimo. Benché
non molto rappresentativo di
tutte le realtà Fgei e in particolare di quelle toscane, il preoongresso, dopo una verifica del lavoro e della riflessione in atto
nei diversi gruppi, ha individuato una serie di proposte sia per
il Congresso che per il futuro lavoro Fgei. Per il Congresso si è
proposto che esso sia essenzialmente un congresso di lavoro su
alcuni temi specifici, in grado di
programmare su questi un lavoro serio per i prossimi anni, e
condiviso dei gruppi. I temi prin
Pubblicazioni recenti sui valdesi
Un rorrianzo del tutto particolare, che ha avuto peraltro discreto successo, è costituito da
« Il quinto evangelio » di Mario
Pomilio: in esso l’autore immagina l’esistenza di un « quinto »
evangeio, misterioso, ed anche
pressapoco sconosciuto, ma che
ha ispirato a diverse riprese nel
corso della storia degli atteggiamenti più o meno eterodossi e
delle posizioni religiose del tutto particolari. Non seguiremo lo
autore nel suo itinerario un po’
bizzarro un pò realistico, ma vogliamo citare il capitolo intitolato « Il Cristo di Guardia » (pp.
175-211): Vi si tratta precisamente di Guardia Piemontese e dei
suoi abitanti valdesi al momento
della repressione sanguinosa del
1561. Mario Pomilio immagina
che un giovane, Giosuè Borgogno, battezzato dal pastore Giovanni Negrino "personaggio reale), ritrovi un esemplare del misterioso « quinto » evangeio: ha
così inizio la strana vita ascetica
e profetica di Giosuè, che comincia a predicare a (juardia Piemontese e nei paesi vicini, ma si
stacca dai Valdesi, scandalizza e
commuove la gente, viene arrestato ed interrogato; il governatore Caracciolo si rifiuta di farlo
giustiziare, perché la popolarità
di Giosuè è ormai grande, ma in
cambio accetterà l’istigazione del
prete Anania, e cioè l’eccidio di
Guardia Piemontese.
Un racconto in cui si fondano
realtà e finzione, e comunque interessante perché non sai dove
cessi Tuna e cominci l’altra...
* * *
Di tutt’altro tipo e livello il
volume Pragelato - Notizie storiche, ad opera del sacerdote
Michele Mensa. Il 'rrosso volume (che ha già ricevuto una severa critica sulTEco del Chisone) è costituito da una silloge
mal combinata di notizie tratte
dalle cronache dell’abate Cot e
di altri scrittori locali e di riassunti dovuti alla penna dell’autore. Come è stato osservato, l’autore continua a parlare di « errori » dei valdesi, di « religione
pretesa riformata », secondo la
terminologia delle guerre di religione: ma soprattutto nel volume si nota l’impossibilità di cogliere gli sviluppi, i fatti generali, i nessi delle vicende storiche.
E quando il bravo parroco tenta
la sintesi, rischia delle grosse
avventure, come quella di p. 69,
che dovrebbe presentare la vicenda valdese del 1686/87, e cioè
l’attacco congiunto franco-piemontese, la prigionia nelle fortezze piemontesi, l’esilio in Svizzera e Germania. Orbene, la vicenda è presentata in questo modo, che non vogliamo definire:
« Il Duca mise in opera il suo
mandato, ma i Religionari non
vollero ubbidire. Questi preferirono lasciare il loro paese, nascondendosi nei boschi e fra le
rocce, donde, dopo esservi rimasti qualche tempo furono obbligati ad arrendersi. Quelli che
abiurarono, ricevettero il vitto,
gli altri invece furono portati
nelle città del Piemonte per essere istruiti; ma siccome erano
numerosi, fu permesso loro di
uscire dallo Stato e poi si portarono a Ginevra e dintorni. Questa emigrazione avvenne in seguito all’invito degli Svizzeri ».
Non è il caso di polemizzare:
certo però speravamo che il tempo di simile storiografia fosse
per sempre scomparso...
* * *
Maurice Pezet, scrittore provenzale già noto per i suoi lavori di divulgazione e di narrativa,
si è impegnato in un grosso volume, Lépópée des Vaudois
(pp. 256, ed. Seghers, Parigi,
1976). In una forma un pò giornalistica un pò storica un pò espositiva la vicenda valdese è
presentata con simpatia e con
sufficiente precisione. Le varie
inesattezze rimaste qua e là non
impediscono al lettore di cogliere i poli di interesse dell’autore
nel vasto affresco che egli presenta: la povertà medievale, la
diaspora, le pagine eroiche della resistenza, la ’^ermanenza di
valori etici e tradizionali. Questa
storia dei Valdesi è troppo poco
conosciuta, sembra voler dire il
Pezet; facciamola conoscere, perchè è valida.
L’opera è completata, oltreché
da molte illustrazioni, da un’appendice in cui sniccano sonrattutto le pagine di Teofilo Pons
dedicate alla •'arlata delle Valli,
e agli usi e costumi della ponolazione valdese.
Augusto Armand-Hugon
cipali proposti sono tre: il rapporto con la chiesa, la presenza
e il ruolo della Fgei nella ’’sinistra cristiana” e in particolare
nei confronti delTideologia cattolica, la questione giovanile e i
problemi ad essa connessi. Il
primo tema riguarda sia l’estensione a tutta la Fgei di un’analisi
delle varie comunità nella linea
iniziata da alcuni gruppi (come
quello di Luserna S. Giovanni),
sia Tindividuazione di alcuhe questioni cruciali per la riforma
della chiesa (lavoro nella chiesa,
uguaglianza reale fra laici, finanze, meccanismi decisionali, ecc.)
sia il rapporto con le varie assemblee e con la Federazione
delle chiese, finora piuttosto acritico.
Il secondo riguarda, da un lato, il lavoro Fgei all’interno di
Cnt o di Cps, dall’altro più in
generale Tanalisi e la critica della cultura cattolica. Il terzo dovrebbe stimolare la Fgei a riflettere su alcuni temi finora non
affrontati (dai problemi cosiddetti ’’personali”, alla droga, alla
cultura alternativa, ecc.) e' soprattutto ad intervenire tra i più
giovani per evitare che la politicizzazione o l’adesione a gruppi
politici avvenga, come spesso
succede, in modo acritico e qualche volta casuale. Si è fatta anche, per il Congresso, la proposta di una tavola rotonda pubblica centrata sul tema del confronto con i ’’capisaldi” della riforma protestante da parte delle
avanguardie cattoliche ed evangeliche che oggi si impegnano
nella lotta per il socialismo. Il
precongresso ha espresso alcune
critiche riguardo a certe carenze organizzative della Egei e dei
suoi strumenti di comunicazione
(in particolare del notiziario)
chiedendo un miglior funzionamento e un maggior rapporto
con i gruppi delle commissioni.
Traendo spunto da una specifica
richiesta, il precongresso ha inoltre a lungo discusso la questione di candidature di evangelici
nelle liste di sinistra alle prossime elezioni: a maggioranza si è
deciso che, come Fgei, si è contrari all’inserimento di nominativi evangelici qualificati come
tali, non ovviamente alla presenza in lista di militanti evangelici.
Infine, per migliorare i rapporti
fra i gruppi all’interno della regione, il precongresso ha stabilito di avere per il Lazio-Abruzzo
un coordinamento mensile di tuti gruppi. ■ ■ •
R. R.
Battisti
a congresso
(segue da pag. 1)
CEC secondo la prassi congregazionalista.
Importante anche l’insistenza
da parte di alcuni del senso del
congregazionalismo che si vuole
molto più interdipendente, anche
per quanto riguarda le opere.
Questa indispensabilità di un
reale collegamento sembra sia
stata ben recepita dalla grandissima maggioranza dell’Assemblea
e dal C.E.
Non è mancata la voce della
FGEI nell’invito a fare una riflessione di fede che tenga conto
dei problemi reali del proletariato, a non fare un lavoro di conservazione delle chiese ma un
lavoro di inserimento nella realtà. Per quanto riguarda la Federazione, per il modo un po’ frammentario e confuso con cui se ne
è discusso, per Taffiorare in altri momenti dell’Assemblea di
esigenze denominazionali, non
sempre operativamente ’molto
chiare, in relazione ad es. al lavoro per le Scuole domenicali e
a convegni in ambito battista
(anche se intesi dai proponenti
come l’opportunità di una chiarificazione per ritrovare se stessi nell’ambito dell’evangelismo
italiano e della società italiana),
la prima impressione è stata di
una forte resistenza, con polemiche anche aspre, nei confronti
del lavoro federativo. A ben riflettere si è trattato piuttosto di
ripensamento, importante per
un impegno più approfondito e
per un appoggio più consapevole al lavoro nella Federazione.
L’Assemblea, anche se non ha
operato scelte fra le 4 alternative proposte dal Consiglio della
Federazione per l’incontro di
Bari, ha infatti votato a grandissima maggioranza il contributo
delTUCEBI alla Federazione per
gli anni 1976-77-78 ed ha altresì
raccomandato al C.E. di tener
presente, nel coordinare l’attività delle chiese e dei pastori, resistenza della realtà delle federazioni regionali.
Affrettato purtroppo, per motivi di tempo, il dibattito sulla
stampa. Si è comunque deciso
che il Testimonio e La lampada
confluiscano e che ci sia una
maggiore periodicità di pubblicazione, possibilmente mensile,
con una linea più chiara e meno antologica. Rimane in vita
anche il Seminatore.
Appena sfiorata, e quasi per
caso, la problematica relativa
alla ristrutturazione delle opere
assistenziali. L’informazione e la
riflessione portata avanti dal
Servizio di azione sociale della
Federazione tramite Diakonia
era dai più sconosciuta o disattesa.
Se si considera il momento
difficile, soprattutto dal punto
di vista finanziario, che l’Unione battista sta attraversando, si
comprende facilmente il fatto
che l’Assemblea abbia avuto una
certa difficoltà a prendere alcune decisioni operative. Questo
non è un giudizio negativo. Anzi, a me pare, che anche sul problema delle finanze si sia fatta
una certa chiarezza. Semmai, se
è lecito dirlo, di non positivo c’è
stato il fatto che, a parte alcuni
interventi, l’Assemblea si è troppo limitata a constatare la situazione, ad esaminare ad es.
gli effetti della mancata evangelizzazione o gli effetti di una
mancata corresponsabilità sul
piano finanziario o a rilevare,
con una certa preoccupazione,
la diminuzione dei membri delle comunità e i pochi battesimi
ecc..., ma ha trascurato di individuarne le cause, di discuterle,
di interrogarsi più da vicino sulla testimonianza al Signore che
Oggi TUCEBI è chiamata a dare
nel paese.
Il nuovo Comitato Esecutivo
risulta composto da: Past. P.
Bensì, presidente: Past. M. Marziale, vice-presidente; Past. L.
Spuri, segretario: M. Girolami.
tesoriere; Past. S. Guarna, segretario per l’evangelizzazione;
Past. P. Spanu, Past, A. Chiarelli, Past. S. Rapisarda, P. Landi,
A. Casonato. A. Di Pierro, E. Girolami, D. Troia, membri.
3
14 maggio 1976
della scuola superiore
riforma della società
La riforma
implica la
La crisi del capitalismo investe anche la scuola - Ristrutturazione o
democratizzazione? - L’inserimento del lavoro meta della nuova scuola
RAI - TV
Il partito radicale
“ legalizzato »
La legislatura sciolta in anticipo in questi giorni lascia sospese molte importanti riforme, che
avrebbero dovuto determinare
una svolta decisiva nella conduzione e nell’ organizzazione del
Paese per rendere reali e credibili i troppo frequenti richiami
verbali alla democrazia.
Più volte si è detto che la crisi
attuale non è un male passeggero da curarsi con rimedi improvvisati, ma è la crisi di tutta una
ipotesi di sviluppo capitalistico
e della sua ideologia consumistica: se ne può uscire solo modificando sostanzialmente le scelte
che orientano la produzione, attraverso impegni economici e sociali che comportano anche nuovi rapporti politici. La domanda
di democrazia partecipativa oggi
non è velleità populistica, ma la
sola proposta politica capace di
dare fondamento a qualunque
programmazione economica. Nasce da qui la necessità di procedere alla riforma di molti settori
sociali e istituzionali dello Stato.
Alcune iniziative erano già state
prese e lo scioglimento delle Camere ne ritarda la conclusione.
Così per la riforma della scuola
e della scuola secondaria superiore in particolare. Fin dal 1972
giaceva presso la Commissione
P. I. della Camera la proposta
del PCI e ad essa l’anno scorso
si sono aggiunte le proposte degli
altri partiti PSI, DC, PSDI, PRI.
Vi è anche una proposta di pura
e semplice restaurazione del MSI
ma non vale la pena di parlarne.
Tutte avevano vari aspetti in comune e potevano confluire in un
unico progetto e pertanto un comitato ristretto ha lavorato per
vari mesi, fino a giungere alla
stesura curata dall’on. Ballardini, che è ampiamente unitaria,
pur lasciando alcune alternative.
Operazioni del senere possono
dar luogo a soluzioni compromissorie ed è bene che siano seguite con vigilanza. D’altra parte
l’assenza di un progetto ministeriale (presentato tradivamente a
lavori praticamente ultimati) ha
imposto ai partiti un impegno di
estrema disponibilità pluralistica, ma è stata anche il segno dell’incapacità delle forze di governo di affrontare i problemi più
urgenti.
Non è il caso di insistere sulla
urgenza di dare alla scuola strutture e finalità adeguate alla nuova realtà sociale. L’intreccio
scuola-nuova ipotesi di sviluppo
economico è reso evidente dal
fatto che masse sempre crescenti di forza lavoro si preparano
nella scuola (anche per esplicito
dettato costituzionale) e non sono pensabili conquiste del movimento dei lavoratori nei vari settori della produzione che non siano sostenute da corrispondenti
garanzie sul terreno della formazione e delTappropriazione degli
strumenti della cultura, intesa
come complesso di conoscenze
tecnologico-opefative (professionali), storico-critiche (politiche)
ed espressivo-logico-matematiche
(la « cultura » tradizionale). Questo però presuppone che la riforma non sia una semplice ristrutturazione razionalizzante del vecchio sistema scolastico, ma sia
Comitato di Redazione ; Bruno
Bellion Valdo Benecchi, Gustavo
Bouchard, Niso De Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore; GIORGIO TOURN
Dir. responsabile: GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese,
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50 - economici 100 per parola.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice
piuttosto la creazione di uno
strumento nuovo di democrazia,
il che non esclude, anzi implica
una maggiore serietà e una vera
qualificazione.
Scuola e mercato del lavoro
Per avere questa connotazione
la riforma deve istituire una
scuola realmente unitaria: non
più gerarchia di orientamenti di
studio, corrispondenti a ruoli sociali gerarchicamente predisposti, non più iSeparazione tra lavoro e cultura. D’altra parte la stessa esigenza di ricondurre la formazione scolastica ad un rapporto dinamico con il mercato del
lavoro, impone l’eliminazione
dell’attuale settorializzazione e
delle attuali specializzazioni. Nell’attuale sistema si va dalla generica preparazione priva di qualunque reale professionalità (licei, magistrali ed in parte gli
Istituti Commerciali), alla professionalità specifica (Istituti
Tecnici e Professionali) ma priva
di sbocchi occupazionali. Occorre invece che la nuova scuola offra a chi Tavrà compiuta una
preparazione culturale complessiva che non sia deprofessionalizzata, ma neppure troppo specializzata e che apra una pluralità
di sbocchi professionali. Una
scuola di massa che si risolva in
una scuola di basso livello culturale e incapace di sviluppare operatività tecnologiche, oltre ad essere una beffa per coloro che la
frequentano, sarebbe di ostacolo
al nuovo sviluppo economico e
produttivo proposto dal movimento dei lavoratori.
Viene abbastanza spontaneo a
questo punto la definizione di
quello che viene solitamente
chiamato « Tasse culturale » della nuova scuola. Il punto di riferimento di tutta l’istruzione è il
lavoro, inteso come acquisizione
di capacità tecnologiche, come
oggetto di studio scientifico e
storico-critico al fine di chiarire
la sua evoluzione o la sua funzionalità rispetto a questa o a quel-.
la classe sociale, nonché a questa
o a quella forma di organizzazione politica e statale. Ed è
sempre il lavoro che suggerisce
un metodo didattico che abitui,
fin dai primi anni di scuola, ad
un approccio con il reale privo
di mistificazioni spiritualistiche.
Ma è proprio qui che si evidenzia
ancora una volta che la DC non
è matura per compiere i passi
necessari per liberarsi dai tradizionali condizionamenti integralistici.
Contro la visione clericale
Il progetto DC è l’unico a collocare anche la nuova scuola secondaria superiore nell’ ambito
del rispetto letterale delTart. 36
del Concordato, per cui, essendo
fine e coronamento delTistfuzione l’insegnamento della religione cattolica, Tasse culturale è
appunto quello religioso, anche
se la formazione religiosa è accompagnata a quella civica e fisica!
Il fallimento del monocolore
Moro, che ha portato alla fine
prematura della legislatura è in
fondo tutto qui, nell’incapacità
del partito di Fanfani e di Zaccagnini di fare i conti con la realtà
e di rinunciare alla pretesa di
mistificare con i valori della religione cattolica gli interessi ecomomici, sociali e politici^ che
rappresenta. E- Nitti
La Tavola valdese ed il Comitato Permanente metodista (come si è letto sul numero del 7
maggio scorso) hanno mandato
un messaggio alla presidenza
della RAI-TV ed alla Commissione parlamentare di vigilane
in appoggio al digiuno ed Mlazione condotta da Marco Pannella e da vari altri aderenti o
simpatizzanti del partito radicale. Un altro messaggio hanno
inviato direttamente allo stesso
Pannella, in segno di solidarietà colla sua azione «per ottenere la piena libertà di accesso»
alla Radiotelevisione italiana.
Com’è noto, le richieste del
partito radicale sono state accettate ed infatti Pannella, unitamente al segretario G. E. Epadaccia ed al presidente Adele
Faccio hanno fruito di una tavola rotonda televisiva. La RAf,
con un sistema già ben noto in
altre occasioni per trasmissioni
non troppo « gradite » ha concesso il richiesto spazio televisivo « riparatore » dopo yent anni di emarginazione, all’improvviso, giovedì; 6 maggio scorso,
con una trasmissione praticamente «a sorpresa».
Sorvoliamo su detta trasmissione, perché questa non è la
sede per parlarne. Quello che
invece riteniamo giusto ed opportuno porre in rilievo e la costante azione svolta da questo
partito, volta a richiamare le
istituzioni democratiche ad un
corretto funzionamento ed a richiedere per tutti Tadempimento delle garanzie costituzionali,
fra cui quella fondamentale di
manifestare liberamente il proprio pensiero. Non possiamo dimenticare che è per merito precipuo di questo movimento se
alcuni temi (divorzio, Concor
dato, aborto, sessualità, referendum popolari) sono diventati problemi di coscienza per
tutti gli italiani, sia pure spesso fra l’incomprensione, la derisione e la sospettosa dififidenza delle altre formazioni politiche. Sono gli unici che ancor
oggi si battono a fondo contro
il regime democristiano e (da
sinistra) contro i pericoli delTintegralismo comunista. Né si può
scordare inoltre che, se oggi in
Italia esiste una legge sull’obiezione di coscienza (sia pure imperfetta e discriminatoria), la
si deve a loro.
Ciò premesso, riteniamo che
abbiano fatto bene gli organi
esecutivi delle nostre Chiese ad
assumere la posizione che hanno
assunto (a prescindere dalle
opinioni politiche che ognuno
di noi ha) nei confronti dell’azione di un uomo e di un movimento che si battono per i diritti di tutte le minoranze, unicamente pagando di persona secondo la propria etica socialista, libertaria e nonviolenta. E,
francamente, in un paese in cui
la classe politica dirigente si distingue per i propri « appetiti »,
il fatto che qualcuno digiuni per
vedere accettati i propri e gli
altrui diritti di minoranze contro la violenza del potere non ci
pare poca cosa.
Roberto Peyrot
Prigionieri
dimenticati
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE a cura di Tullio Viola__
Incidente o assassinio politico?
Morte di
Alessandro Panagulis
AlTalba di sabato 1.5.1976,
uno dei più grandi, più fulgidi
eroi della Grecia antifascista ha
perso la vita in im incidente automobilistico alla periferia di
Atene, all’età di 38 anni. Dopo
aver compiuto, nel periodo della
resistenza alTinfame regime dei
colonnelli, atti di grandissimo
coraggio ed aver patito, per anni
nelle carceri, sofferenze inenarrabili, ivi comprese atroci torture, Alessandro Panagulis era rimasto con entusiasmo, con energia indomabile, nella lotta politica. Era deputato dell’« Unione
democratica di centro » e rtiilitava precisamente nell’ala sinistra di tale partito. Poteva quindi definirsi un « socialdemocratico », qualifica che non deve però
confondersi con la stessa in uso
attualmente in Italia (per quanto ne sappiamo, in Grecia tale
qualifica non significa subordinazione, e neppure collusione col
sistema capitalista).
Sulla sua morte regna il più
fitto mistero. Si sa soltanto che
una macchina ha urtato a più riprese la Fiat 131 guidata dal Panagulis ed ha proseguito poi la
corsa rendendosi irreperibile. Il
Panagulis, perso il controllo della guida, è andato a cozzare contro un muro ed ha ivi trovato la
morte, quasi istantanea. Le versioni sono due: quella della disgrazia fortuita, sostenuta dalla
polizia di Atene, e quella dell’assassinio politico sostenuta da
molti amici e compagni di lotta.
Ma nessuna delle due versioni
(lo ripetiamo) risulta sufficientemente provata.
Chi lo ricorda
Paolo Guzzanti, su « La Repubblica » del 4 c., riferisce sui suoi
ultimi incontri col Panagulis.
« ”Il compito della resistenza non
è finito (gli disse il Panagulis un
giorno della scorsa estate). Adesso viene la parte più difficile, meno eroica. Bisogna impedire che
accada in Grecia ciò che è accaduto in Italia dopo la Liberazione. Dobbiamo impedire che i vecchi servi del regime, i vecchi tiranni, i vecchi burocrati della
dittatura, emigrino nei ranghi
della democrazia. Io sbarrerò il
passo ai torturatori. Loro lo sanno bene, e per questo cercheranno di uccidermi” (...)
Panagulis aveva gran senso
della misura: persino troppo, per
chi ama le figure grossolanamente eroiche. Raccontava di aver
staccato di netto un dito al suo
torturatore, e di aver risposto
con disprezzo insultante ai suoi
aguzzini. (...) Fra lui e i suoi nemici il conto era rimasto aperto:
sapeva che non basta un colpo
di spugna su sette anni di terrore, per fare come se nulla fosse
mai stato. "Vedi”, mi diceva ad
Atene, "tutte quelle guardie hanno collaborato con i fascisti. Noi
non li perseguitiamo. Ma i capi
sì: quelli non la passeranno liscia. Oggi si nascondono, ma sono ovunque, negli uffici, nell’esercito, nelle strade. Fra me e loro
c’è la guerra. Anche loro lo sanno E cercheranno di eliminarmi” ».
Pericoloso per il regime
Di temperamento allegro e socievole, legato da profondo affetto alla madre, della quale prediligeva la compagnia al disopra
d’ogni altra, il suo carattere integro, rigoroso, indomabile effettivamente gli aveva procurato e
gli manteneva tuttora i più pericolosi nemici. Si sa che egli
era in possesso di documenti
compromettenti « sulle responsabilità di funzionari del governo
attuale nelle imprese del regime
dei colonnelli, non escluso il colpo di Stato a Cipro ». Tali documenti, a quanto ha assicurato il
fratello Statis, sarebbero già in
mani sicure, all’estero, insieme
con la registrazione d’una telefonata fra lui e l’attuale ministro
della difesa Averoff, registrazione raccolta da Andrea Papandreu. In quella telefonata, « il
Panagulis avvertiva duramente
Averoff che U trasferimento in
Macedonia di un certo maggiore
Alexakis era considerato da lui
come un provvedimento punitivo, perché Alexakis collaborava
nelle sue ricerche sul passato regime dei colonnelli. Averoff rispose ancor più durarnente, ripetendo tre volte: "Lei stia attento a non minacciarmi” ».
La madre del Panagulis « è una
donna forte, spiccia, vestita sempre di nero, i capelli scuri raccolti sulla nuca ». Ha raccontato
al giornalista Ennio Carette (y.
«La Stampa» del 3 c.) « della
morte misteriosa del figlio Giorgio, tenente della marina militare, cospiratore, e delle romanzesche imprese di Statis prima dell’arresto. Disse (al Caretto) delle
torture subite da Alexandros dopo il fallito attentato a Papadopulos nel 1968 (...) ».
Della madre il Caretto ricorda
una frase: « Mi permisero di visitarlo dopo sei mesi nelle prigioni di Boiati, la caserma della
polizia militare. Mio figlio era
irriconoscibile. Lo avevano chiuso in una cella di due metri, ammanettato alle sbarre della porta, quasi senza cibo. Mi sussurro
che lo tenevano così dal giorno
dell’arresto. "Figlio, gli risnosi,
abbi fede. Tennero San Paolo
incatenato per due anni, perché
predicava il Vangelo”. Non dubitai mai che l’avrei rivisto libero, in una libera Grecia ».
Uscendo dal carcere, disse:
« Se si trattasse di ricominciare
da capo, non esiterei ».
Il ministro della difesa polacco
restaura
una chiesa protestante,
destinandola al culto cattolico
L’ex-chiesa protestante di Wroclaw, dedicata a Santa Elisabetta, è stata restaurata a spese del
Ministero della Difesa polacco e
proclamata « chiesa militare »,
per i militari cattolici. Sinora,
però, informa l’Agenzia Relazioni
Religiose, nella suddetta chiesa
non si è ancora svolta alcuna cerimonia religiosa.
Il settimanale «La Vie Protestante » di Ginevra ha iniziato
la pubblicazione settimanale di
schede! biografiche_ su prigionieri
nei contronti dei quali siano
stati violati i diritti dell’uorno, o
che si trovino in situazioni tali
da richiedere l’intervento dell’opinione pubblica.
La rubrica, a cura del giurista
lean-Jacques Gautier, ha presentato questa settimana:
Vasyl Romanyuk
(UNIONE SOVIETICA)
Questo cittadino sovietico è
pope ortodosso, figlio di un contadino ucraino, ha attualmente
cinquant’anni.
Aveva diciannove anni quando la sua famiglia fu deportata
in Siberia; il fratello quattordicenne venne ucciso mentre tentava di sottrarsi all'arresto, il
padre è morto in un campo siberiano.
Condannato a dieci anni per
« attività religiosa e nazionalista » fu riabilitato quindici anni
più tardi e potè compiere gli
studi teologici sino all’ordinazione nel 1964.
Durante gli otto anni del suo
ministerio si è distinto per il suo
particolare zelo attirando molti
fedeli alla chiesa.
Arrestato nel gennaio 1972 è
stato processato a porte chiuse
come « recidivo » pericoloso e
condannato a 7 anni di detenzione a regime speciale ed a tre anni di deportazione.
Attualmente lavora in un campo di concentramento della Mordovia in un ambiente di lavoro
estremamente tossico. Dopo numerosi quanto inutili tentativi
per ottenere una revisione del
suo processo, Vasyl Romanyuk
ha iniziato uno sciopero della
fame in segno di protesta contro il trattamento disumano che
viene infetto ai prigionieri di
coscienza. Scopo del digiuno è
anche quello di poter ottenere
il permesso di avere una Bibbia
nel campo.
Secondo alcune fonti egli
avrebbe ripreso ad alimentarsi,
secondo altre proseguiva invece
il digiuno ancora nello scorso
febbraio, rischiando una morte
di inedia.
La « Vie Protestante » chiude
la scheda con un invito ad indirizzare (All’ambasciata sovietica
a Berna richiesta per la revisione del processo di Romanyuk.
4
14 maggio 1976
Il senso di questa pasina Cenno storico
___________________________________I M Orsara di Puglia, centro a pochi gonese nel Regno di 1
^ nViiìnmefT*i HqIIq cfafolo ■».<» ^ lo T^o<ii*-«io
Il senso di questa pagina
su Orsara non è solo quello
di analizzarci o di farci conoscere, ma è anche quello di
rivolgerci ai nostri concittadini e ai nostri fratelli. Infatti c’è bisogno di una volontà
di azione e di mutamento, affinché ci si riscopra come uomini che partecipano coscientemente alla lotta per
la giustizia e per la libertà,
determinanti per un futuro
diverso.
Per quanti si riconoscono
credenti, questa volontà di
azione e di mutamento è motivata dall’attesa della società veramente nuova, che è
quella del Regno di Dio, promesso dal Signore.
Allo stato attuale il paese
si mostra dimezzato rispetto
a dieci anni or sono. L’emigrazione ha portato via figli,
fratelli, genitori, amici, intere famiglie. La causa di queste partenze: la mancanza di
lavoro sicuro. Fra dieci anni
forse saremo la metà di oggi! Perché deve essere così?
Un sentimento fatalistico
sembra pervadere molti, specie i giovani, i quali, pur sentendo il disagio di una condizione precaria, volendo far
qualcosa, trovano difficoltà
nell’ambiente stesso, dove si
vive spesso solo cercando di
trovar vie d’uscita personali.
Come in tutti i piccoli centri
c’è poi la difficoltà che ci si
conosce e l’uno rimprovera
sempre qualcosa all’altro, affibbiandogli giudizi ed etichette spesso indelebili.
Eppure Orsara è un paese
a maggioranza di sinistra dove, per vitalità di carattere e
per diffusa cultura, sarebbe
possibile portare avanti un
discorso più democratico.
Tutta la base popolare deve risvegliarsi dalla sfiducia,
per inserirsi in quella vasta
lotta del nostro sud proletario, da tutti troppo dimenticato.
I valdesi ad Orsara sono
stati varticolarmente decimati dall’ emigrazione. Nel
dopoguerra i protestanti sono stati tra i primi ad emigrare, forse perché in un certo modo facilitati.
Da molti anni la comunità
è inserita nella città soprattutto nel servizio del Centro
Sociale Betania, che raccoglie una trentina di bambini
nella Scuola materna. In merito i progetti sarebbero tanti, ma avremmo bisogno di
più aiuti e solidarietà, anche
per sviluppare attività parallele come incontri, convegni,
dibattiti, nel quadro del centro sociale.
I giovani valdesi adulti si
sono impegnati nel passato
progressivamente in un’attività FGEI, in un Circolo
Salvemini, infine nell’ARCIUISP, attività tutte che, dopo un inizio pieno di speranze, si sono esaurite per mancanza di perseveranza. Attualmente questi ed altri giovani lavorano per attuare I
una cooperativa zootecnica.
Recentemente per uscire I
dall’isolamento e per rinno- !
vare il discorso, abbiamo
avuto diverse riunioni ed invitato il fratello Marco Rostan, direttore di Gioventù
Evangelica, che ha discusso
con noi le possibilità di impegno. Successivamente abbiamo organizzato dal 19 al
31 marzo un fine settimana
con tema: impegno e servi
zio dei giovani, al quale hanno partecipato una quarantina di giovani di Foggia, Cerignola. Lucera, Napoli e naturalmente molti altri intervenuti da Orsara. Una delle
serate organizzata da una sorella valdese dell’UDI, ha fatto dibattere il problema attuale dei Consultori.
Un gruppo di giovani sotto i vent’anni ha quindi deciso di impegnarsi per sensibilizzare altri giovani.
Il ruolo dei valdesi oggi ad
Orsara dovrebbe essere quello di essere disponibili per
un’alternativa alla religiosità
tradizionale, statica, individualista.
I credenti, anche quelli
che lo sono in potenza, se si
ritroveranno insieme, potranno essere un gruppo di
cristiani diversi, che vivono
nella speranza, impegnandosi concretamente nell’amore
e nella giustizia.
Gli amici orsaresi sono
tutti invitati a porsi il problema della fede in Cristo. Li
interpelliamo personalmente
affermando che Cristo è veramente risorto dai morti. Il
suo Nuovo Mondo viene e
chi crede non può che impegnarsi per la creazione di un
tipo di società più giusta,
giacché, credere non è assicurarsi un posto in paradiso,
come vorrebbero certi gruppi pseudo cristiani, che non
hanno alcun amore a cambiare la storia ( tra gli altri
anche i Testimoni di Geova il giorno di Pasqua hanno
organizzato un’attività proselitistica), ma significa servire, amare, sperare secondo
la nuova mentalità di Cristo.
Orsara di Puglia, centro a pochi
chilometri dalla statale che collega la Campania àllà Puglia, a 35
Km. da Foggia, capoluogo della
Daunia, è forse di antica fondazione.
A 650 m. sul livello del mare, gode di ima posizione geografica felice, con clima collinare.
Orsara, nei resti delle sue mura
ed in alcune costruzioni civili e religiose, mostra un certo patrimonio storico, che purtroppo non è
stato mai interamente valorizzato.
Mancano infatti studi, monografie, saggi che possano illustrare i
due momenti più importanti del
centro storico di Orsara: la chiesa dell’annunziata ed il palazzo baronale dei duchi di Guevara, che
furono fondatori di Orsara. Ma già
nel sec. XIII Orsara svolse un ruolo importante nella storia della nostra regione. Infatti il Papa Gregorio IX, nella difesa della sua politica teocratica, minacciata e diminuita dal nuovo senso dello Stato di Federico II, sistemò ad Orsara
la Casa dei Cavalieri dell’ordine
militar-religioso di Calatrava, che
avrebbe dovuto ostacolare la vita
stessa dello Stato federiciano.
Ma anche nel periodo che vide
rafforzarsi la giovane dinastia ara
gonese nel Regno di Napoli, Orsara e la Daunia videro svolgersi fatt
ti importanti. Nel 1458 il conte dif
Nola e conte di Ascoli Satrianoì
Orso Orsini, investe la città (|
Manfredonia saccheggiandola e dj,
rigendosi poi sullo stesso capoluogo daunio, che si arrende alle armate degli Orsini.
Secondo gli storici Pantano e
Sansovino, il « castrum » di Orsara fu la chiave di volta di una fa.
mosa battaglia, passata alla storia
come battaglia di Troia. Lo stesso
re Ferdinando d’Aragona disse di
dovere non soltanto la vittoria, ma
lo stesso « stabilimento » del regno,
alla difesa e alla prudenza del con
te Orso, attestato intorno alla roccaforte di Orsara, sulle alture della Daunia.
Al seguito degli Aragonesi venne in Italia una nuova nobiltà spagnola che soppiantò la vecchia aristocrazia. Di questa nuova nobiltà
facevano parte i Guevara che tennero il feudo di Orsara.
I resti del palazzo baronale dei
Guevara e di una chiesa adiacente, dovrebbero essere restaurati,
perché sono patrimonio di tutti i
cittadini e non essere nelle mani
di privati.
Lucia Cerrato
II
C’è un futuro? e in quale direzione?
Risponde Domenico Buccino, dirigente deli'Alieanza Nazionaie dei
Contadini.
Non credo che sia possibile affrontare questo problema tenendo
conto solo della situazione di Orsara, perché il problema è nell’intero contesto deU’agricoltura italiana che versa in contraddizioni
profonde ed insostenibili.
L’agricoltura italiana è in diiRcoltà. Infatti l’Italia deve spendere circa dieci miliardi di lire al
giorno per comprare all’estero carne, grassi, latte, zucchero, cereali
per il bisogno interno, aggravando
paurosamente il suo indebitamento con l’estero. Nello stesso tempo
milioni di ettari di terra sono incolti o mal coltivati. Enormi risorse, come l'acqua, sono in larga
parte inutilizzati, centinaia di aziende contadine non hanno i mezzi per
realizzare trasformazioni e conversioni colturali, per usare appieno
le possibilità offerte dalla tecnica
e dalla scienza. Infatti i mezzi dei
beni strumentali per l'esercizio
agricolo aumentano di continuo
(soltanto per l’energia motrice dal
'73 al '74 i prezzi sono aumentati
del 92,6%), mentre non si assicurano prezzi remunerativi ai prodotti delle imprese coltivatrici sia
per l’errata politica del Mercato
Comune Europeo, che orienta le
produzioni nel senso opposto al
fabbisogno di mercato, sia per la
subordinazione delle piccole imprese contadine al capitalismo agrario ed industriale. È chiaro che,
perdurando questa situazione, i giovani cerchino lavoro in settori più
remunerativi come Tindustria e
quindi tendono sempre più ad abbandonare le campagne.
Questo lo si può notare benissimo ad Orsara dove ci sono rnoltissimi disoccupati, i quali non si fanno minimamente tentare di mettere a coltura le vaste zone di terreni incolti, appunto per gli elevati
costi dei mezzi tecnici e per la
scarsa remuneratività dei prodotti
agricoli.
Per alleviare il male dell’agricoltura un mezzo c’è ed è quello della ■ cooperazione. Cioè acquistare
collettivamente concimi fertilizzanti ecc. oppure formare dei consorzi gestiti dai contadini, però in modo da ammassare i prodotti e venderli collettivamente. Ciò per avere più peso di contrattazione sul
mercato. Ma anche questo discorso è un po’ difficile farlo ad Orsara,
non per la mentalità dei coltivatori, ma per la mancanza di strutture quali magazzini per l’ammassamento di prodotti.
Qualche possibilità di sviluppo
si potrebbe avere con la zootecnia,
sfruttando gli oltre mille ettari di
bosco di proprietà comunale. Qualche cosa si sta muovendo in questo settore, ma è chiaro che la cooperativa zootecnica in formazione,
non può dare lavoro a tutti. Una
larga parte di giovani continuerà
a rimanere disoccupata.
Con ciò non voglio dire che l’agricoltura Qrsarese è destinata a morire, ma tutto dipende dallo svi
luppo che può avere l’intera agricoltura italiana ed è chiaro che il
Governo deve necessariamente finanziare quei piani di sviluppo zonali e settoriali elaborati dalle Regioni. Si tratta di riorganizzare il
rapporto agricoltura mercato, eliminando le attuali strozzature ed
ipoteche monopolistiche, per assicurare i mezzi tecnici in larga quantità e a prezzi ragionevoli, per garantire prezzi alla produzione, che
siano remunerativi del lavoro, dei
risparmi e dei capitali impiegati.
po se ci sarà una volontà politica
nazionale che punti realmente allo
sviluppo del Mezzogiorno e della
agricoltura, visti come sviluppo
complessivo dell’Italia, una politica che utilizzi quegli Istituti esistenti, costituzionali, che consentano la partecipazione effettiva
delle masse, quali le Regioni, i Comuni, le comunità montane, gli
stessi Consigli Comunali e di quartiere. Strumenti questi che dovrebbero avere un ruolo fondamentale
per realizzare lo sviluppo del nostro Mezzogiorno e quindi di Or
Come la pensano i giovani.
Le prospettive di Orsara come le
vede il sindaco valdese Onorio
Cerrato
La situazione socio economica
del nostro Comune ha subito negli anni passati una degradazione
profonda, che ha costretto migliaia
di nostri concittadini ad emigrare
al nord e all’estero.
Quella che era una comunità viva, attiva, con una tradizione e cultura tipiche di un aggregato che
trovava sostentamento dall’agricoltura e pastorizia, si è improvvisamente fermata. L’esodo dalle campagne ha significato anche la degradazione del territorio; là dove
c’erano colture fiorenti ora spesso
esistono frane. Tutto ciò è stato
voluto da un tipo di sviluppo economico programmato a livello na
La situazione giovanile ad Orsara è abbastanza critica. Ciò è
dovuto al fatto che nel nostro paese non esiste alcuna forma di impiego del tempo libero, che permetta una crescita della propria
cultura ed il raggiungimento di
una coscienza di massa. Indubbiamente a questa situazione contribuiscono non poco la mancanza
totale di strutture che permettano
al giovane di uscire dal disinteresse e dal Qualunquismo.
In alcuni di noi è nata l’idea
di creare un’alternativa a questo
stato di cose, che ha come scopo
principale di riuscire a coinvolgere buona parte dei giovani orsaresi. Questa alternativa dovrebbe
essere un modo nuovo di comunicare con gli altri basato su iniziative che vanno da concerti e momenti creativi all’allestimento di
libera di fare quello che voglio,
però se si creassero dei gruppi capaci di organizzare gite, giochi ed
anche discussioni capaci di impegnare seriamente tutti i giovani
senza discriminazioni, mi sentirei
più soddisfatta. L’unico dato certo
è che in un prossimo futuro dovrò
lasciare il paese ”er mancanza di
nrosnettive concrete di lavoro.
(una giovane studentessa).
— Per me l’ambiente orsarese
è abbastanza negativo perché si
riscontrano molte carenze. 11 giovane condanna la mentalità retrograda dei genitori, nero nell’atto
pratico riscontro che agisce secondo la stessa mentalità. Si sente la
mancanza di valide strutture che
abbiano la funzione di formare
culturalmente i giovani (circoli
senza etichetta politica e anticlassisti).
Non prevedo imnieghi di lavoro ad Orsara. Il mio titolo di studio non mi permetterà di sperare
in questo senso, a meno che non
ricorra a mezzi, per me illeciti,
come portare avanti campagne
elettorali, anche contro i pronri
ideali, o’^nure dare la bustarella
per ottenere il sospirato imniego.
Certo è che per non abbandonare
la propria terra, spesso si finisce
per adottare contro la propria volontà questi metodi.
(uno studente).
AA-
zionale, che ha privilegiato alcuni
settori industriali e trascurato la
possibilità di una seria produzione
agricola.
Il modello di sviluppo, che ha
funzionato fino a qualche tempo
fa, si è inceppato e si ripropone
l’urgenza di sostituirlo.
La nostra comunità che ha fin
qui patito, potrebbe riunirsi in un
nuovo tipo di sviluppo di produzione, tutto da realizzare, in cui si
tenesse conto delle effettive risorse naturali ed umane a disposizione. Ad Orsara c’è terra, acqua, uomini non utilizzati e ci potrebbero
essere possibilità elevate di sviluppo in termini di occupazione e benessere per i propri abitanti. Ma
questo non può essere realizzato
tenendo conto delle sole capacità
dei nostri concittadini. Ad Orsara
sarà possibile realizzare lo svilup
spettacoli (teatrali e musicali),
che mirino a far solidarizzare i
giovani.
Il gruppo oltre ad iniziative teatrali e musicali si propone di impegnarsi a portare avanti una politica di controinformazione trattando problemi fra i più urgenti
e scottanti della nostra società.
Per illustrare meglio qual’è la
situazione di Orsara. abbiamo deciso di raccogliere alcune opinioni di giovani. Da queste a<‘'naiono
abbastanza evidenti le carenze e
le lacune dell’ambiente orsarese.
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sia
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Li
— Attualmente mi trovo in una
situazione precaria, soprattutto
sul piano lavorativo: infatti sono
disoccupato! Le mie speranze sono soprattutto a carattere comunitario: raggiungere l’uguaglianza sociale.
Le mie prospettive future, sono
principalmente quelle di mettere
su famiglia e nel garantire possibilmente ai miei futuri figli un avvenire diverso da quello che sto
vivendo io.
(un giovane operaio)
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L’
di
Qual è la tua situazione di giovane
ad Orsara e quali le prospettive
ed alternative presenti e future?
— Personalmente sono contenta
di quello che faccio, perché sono
— Insoddisfazione profonda
nei giovani. La causa principale
è la mancanza di un sincero rapporto tra ragazzi e ragazze. Constato una reciproca incomprensione, stanchezza, lassismo, mancanza di una propria identità. Il giovane dovrebbe essere messo in
condizione di conoscersi e quindi risolvere in un colloquio comunitario i propri e gli altrui problemi.
(un ’universitario).
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5
Alle origini della comunità
Alla fine dell'SOO, la struttura so|o-economica di Orsara (abitanti
}63 al censimento del 1901) non
jveva presentarsi in maniera moldiversa da queila attuale, se si
sccettua, forse, per l’aspetto econonico, una maggiore presenza ed incidenza del latifondo, oggi pressocché scomparso. Per il resto, doveva prevalere un regime di piccola
proprietà, con una agricoltura estremamente povera e arretrata,
diretta all’autoconsumo. Sul piano
sociale, una rigida divisione in classi, quasi delle caste, a struttura piramidale, tipica di una civiltà contadina ed in ispecie dei paesi meridionali: il contadino (cafone) alla base, e, via via, l’artigiano,' lo
impiegato, il libero professionista,
quasi sempre anche ricco proprietario terriero. Pochi quelli che sapevano leggere e scrivere, in genere appartenenti alla piccola borghesia artigiana-commerciante o alla
borghesia intellettuale degli impiegati e dei liberi professionisti (avvocati, medici, notai).
Le condizioni di vita
Istruzione e cultura, quindi, monopolio di questi intellettuali e del
clero locale che se ne servono a
danno delle classi subalterne: contadini, braccianti, artigiani, ecc.
Condizioni di vita estremamente
precarie: basta una « malannata »
per metttere in crisi le famiglie di
questi piccoli contadini e di conseguenza, l'intera economia paesana,
basata prevalentemente sul baratto; alimentazione insufficiente e irrazionale. Si mangiava (e per molti
si mangia ancora oggi), una volta
al giorno cucinato, in genere la sera e il pranzo consisteva solo in un
primo, per lo più pasta fatta in
casa, o polenta o legumi di vario
tipo; la carne era un lusso, e chi
poteva la mangiava una volta la
settimana. Condizioni igieniche spaventose: niente acqua potabile, ga.binetti o bagno nelle case; le abitazioni in genere costituite di un solo vano, dove vivevano ammucchiati tutti insieme genitori, figli, spes' so anche nonni, nonché gli animali
domestici, mulo o asino, galline,
maiali ecc. Si capisce perciò come
la mortalità infantile fosse altissima e le malattie infettive (tifo, peste, colera) mietessero centinaia e
migliaia di vittime.
L’Evangelo giunse
da Pittsburgh
_È in questo contesto che agli inizi di questo secolo, nella comunità
turale di questo piccolo paese, si
Produce un fatto nuovo, che viene
a turbare l’equilibrio della tranquilla vita del borgo, il solito trantran e l’ordine stabilito, come il
sasso in uno stagno. E ciò ad opera
di due uomini che, emigrati sul fitóre del secolo XIX in America del
Nord in cerca forse di un destino
migliore, ritornano portando con
sé qualcosa di assolutamente nuovo per il paese: l'Evangelo di Cristo, e, cosa più scandalosa, cominciano a predicarlo!
Le origini della Comunità Valdese di Orsara risalgono ai primi mesi del ’900, quando il colportore
Cornei si incontra ad Orsara con
Cericela Donato e Pagano Donato,
i quali erano da poco ritornati dagli USA dove avevano ascoltato la
predicazione dell’Evangelo da parte di pastori italiani, il primo a
Youngstown nell’Ohio, il secondo a
Pittsburgh. Ritornati al paese natio, avevano parlato di questa loro
esperienza religiosa con alcuni amici, costituendo così il primo nucleo di quella che sarebbe stata la
futura Comunità Valdese. Al passaggio, nel febbraio del 1900, del
Cornei ad Orsara, esprimono a questi il desiderio che il pastore di Napoli Teofilo Gay, già ascoltato dal
Pagano nel novembre 1899 a Pittsburgh, si rechi ad Orsara per predicare l’Evangelo. Il Cornei trasmette al Gay la richiesta, il quale si
reca subito ad Orsara, portando
con sé l’evangelista di Benevento,
Virgilio Clerico. Le difiìcoltà per
questo gruppo di pionieri iniziano
subito.
Al loro arrivo ad Orsara il Gay
ed il Clerico vengono accolti con
fischi ed invettive, e, successivamente, la casa del Pagano, dove i
due vengono ospitati e si tiene la
riunione dei simpatizzanti locali,
viene fatta oggetto di una fitta sassaiola. Non solo, ma l’indomani
quando il Gay si reca dal maresciallo per notificargli la richiesta di una conferenza pubblica da tenersi
la sera, questi cerca di dissuaderlo,
prospettandogli la possibilità e il
pericolo non solo di baruffe, bensì
anche di morte! Al che il Gay rispose: «io farò il mio dovere, che è
di predicare l’Evangelo, e lei farà il
suo, che è di impedire i disordini ».
La conferenza comunque si svolse senza incidenti e affollatissima:
le basi della Comunità Evangelica
erano ormai poste e a nulla valsero
successivamente le intimidazioni,
le scomuniche, i ricatti, le sollevazioni di popolo, la propaganda massiccia svolta dal clero cattolico con
predicatori speciali, che dai pulpiti
e sulle piazze tuonavano contro i
protestanti, e con la venuta e permanenza ad Orsara, per alcuni gior
ni, del vescovo, per tentare di soffocare sul nascere la nuova comunità, fino a giungere nel 1914 al
presidiamento del paese da parte
delle forze dell’ordine perché i vaidesi potessero commemorare liberamente la data del 17 febbraio,
essendone stati impediti da una
sollevazione di popolo, fomentata
dai preti locali. Tutto ciò che gli
avversari misero in opera per ostacolare raffermarsi della nuova fede fu vano, e la piccola comunità
resistette impavida ed indomita,
rafforzandosi al contrario sempre
più.
Sviluppo
e stabilizzazione
Nella storia della nostra comunità, infatti, questi sono gli anni,
fino al 1948-50, che possiamo chiamare di sviluppo e stabilizzazione,
in cui la comunità va conquistando
una stima ed un prestigio vieppiù
crescenti nel paese e un numero di
fedeli sempre più grande (dei 43
membri del 1900, già nel 1926-27 la
comunità era passata agli 80 membri), nonché quelli in cui maggiore
è la penetrazione e l’influenza religiosa e culturale nel paese e dintorni, grazie alle molteplici attività
che la comunità svolge: oltre al
culto domenicale, studi biblici nel
corso della settimana, conferenze
pubbliche, attività del Circolo Giovanile, scuole domenicali, unione
cadetti, feste dell’albero di Natale,
filodrammatica, culti rionali ecc.,
tutte attività nuove e rivoluzionarie per un paese e un contesto sociale e culturale arretrato ed emarginato com’era TOrsara di quei
tempi. La comunità insomma era
viva ed attiva, gli anziani e i diaconi coadiuvavano validamente i
pastori, fino a sostituirli ed assumersi la direzione della comunità
nei periodi (e ve ne furono parecchi) in cui i pastori, per svariati
motivi, non potevano venire ad Orsara. La presenza e l’attività tuttavia di questi primi credenti protestanti non si esauriva nell’ambito
ecclesiastico-religioso, ma continuava ed in un certo senso si integrava con quella più strettamente politica, nel senso che anche in questo campo gli stessi uomini rappresentavano l’avanguardia del movimento operaio, promotori o ade
renti come furono, in massima parte, del nascente PSI, nel quale militavano i Curcio, i Cericela, i Fragassi, i Marottoli ecc., tutti valdesi:
come pure successivamente molti
valdesi furono tra i promotori e i
primi aderenti del PCI nel 1943-44
(Tozzi, Ruscito, Fragassi ecc.).
Socialisti
Cosa che ci è testimoniata dal
fatto che già nel 1909-10, in occasione della festa e del cornizio del
1° maggio il diacono Curcio Antonio « ha proclamato la verità delTEvangeio davanti a 3.000 persone », come si legge nella relazione
pastorale di quell’anno, e dal fatto
che successivamente il problema
della collocazione politica della comunità valdese in occasione di elezioni amministrative provocò in essa delle spaccature drammatiche e
dolorose. Ciò malgrado, l’anima e
la componente socialista è rimasta
sempre maggioritaria nella comunità valdese, non solo, ma nelle
prime elezioni democratiche comunali, avvenute nell’immediato secondo dopoguerra, l’amministrazione del paese vedeva come proprio sindaco il compianto avv. Pietrantonio Loffredo, valdese, affiancato nella giunta da altri socialisti,
valdesi pure loro. È questo il periodo di massimo splendore della
comunità valdese di Orsara, il punto culminante di una parabola
ascendente, in cui si raccolgono i
frutti dei semi gettati negli anni
precedenti, in un quarantennio di
lotte, di presenze e testimonianza
nel paese. Negli anni seguenti inizia il declino, la fase discendente
della parabola, che condurrà la comunità ad un lento, fatale ed inesorabile declino, e, pensiamo, nel
giro di pochi anni (i prossimi) alla
morte e alla scomparsa della comunità valdese di Orsara. Quali le
cause di questo declino? Certamente molteplici e complesse, e non
analizzabili nello spazio concesso a
questo articolo. Possiamo solo elencarne alcune.
Senza nuove scelte è la fine
Emigrazione
★ Hanno collaborato: Arturo, Lucia, Angelo, Lucio, Michele,
Odoardo.
1° - L’emigrazione ha certamente
svolto un ruolo importante nel declino della comunità, col privarla
di elementi giovani costretti ad abbandonare il paese in cerca di lavoro prima all’estero, poi al Nord
d’Italia. Questo fenomeno, parallelo e conseguenziale al processo di
disgregazione socio-economico delle
regioni meridionali a seguito delle scelte economiche compiute dal
capitalismo italiano, comincia a
verificarsi in maniera tangibile dopo gli anni ’50, in ispecie dal ’55-56
in poi. Per quanto riguarda la nostra comunità, nel solo blennio
1956-58, ben 53 evangelici (maschi
e femmine) tra i 18 e i 40 anni lasciano il paese per recarsi a lavorare in Svizzera. In questo periodo
la chiesa Valdese si trasforma in
una specie di ufficio di collocamento per l’estero.
Predicazione
borghese
2" - 11 tipo di predicazione e di
testimonianza praticati nel passato
si rivela inadeguato rispetto alle
mutate condizioni sociali. Alle masse bracciantili e contadine che si
sono affacciate, specie nel secondo
dopoguerra, alla ribalta della scena politica, con tutto il loro carico
di miseria materiale e morale, con
l’ansia profonda di giustizia, di rinnovamento, di emancipazione e redenzione politica c sociale, con la
richiesta di condizioni di vita e di
lavoro più umane, la chiesa Valdese non sembra avere nulla da dire,
anzi, non ha nulla da dire. In fondo, essa non ha fatto altro che riprodurre in miniatura in questi
paesi del meridione la propria
struttura ecclesiastica, il proprio
tipo di predicazione e di religiosità « borghese », cioè nata in un
contesto socio-politico e socio-economico profondamente diverso e
ad esso funzionale, ma in quanto
tale estranea alla cultura ed alla
mentalità meridionale.
Non è un caso del resto che ad
Orsara la comunità valdese, fin dagli inizi e nei suoi stessi fondatori,
è costituita in grande maggioranza
da niccoli borghesi proprietari terrieri, artigiani, commercianti, persone insomma che rispetto alla
massa stavano discretamente bene,
non solo, ma possedevano per l’epoca un grado di istruzione superiore a quello degli altri (braccianti,
contadini ecc.) perché erano andati
a scuola; quindi erano in grado di
leggere direttamente la Bibbia ed
altri libri, il che dava loro una cultura ed un sapere che gli altri non
possedevano. Cosa questa che nella
struttura gerarchica delle classi sociali esistente nel meridione, li poneva oggettivamente in una situazione privilegiata, differenziandoli e
separandoli dalla massa, di cui tuttavia godevano la fiducia e la stima, in quanto persone oneste, laboriose, serie, ecc. Ma le differenze e la lontananza rimanevano! Ciò
serve anche a spiegarci da una parte come malgrado fossero quasi
tutti militanti socialisti, si siano
impegnati pochissimo sul piano sociale, cioè non abbiano tentato di
modificare la struttura economica
esistente, cercando di creare e sviluppare quanto meno movimenti
corporativistici ed associazionistici, ed abbiamo, al contrario, privilegiato un tipo di lavoro e di presenza culturale, quindi ideologico e
sovrastrutturale, che la chiesa valdese del resto era ben lieta di fornirgli.
Il loro in fondo era un tipo di socialismo molto umanitario e sentimentale, che si esauriva nell’ambito di più o meno dotte discussioni
tra amici. Con ciò tuttavia non si
vuole sminuire o negare né la sincerità della loro fede sul piano religioso, né la serietà e la continuità
del loro impegno, e in quanto credenti e in quanto militanti socialisti. Si vogliono solo indicare alcuni limiti, riscontrabili nella loro
azione e visione della realtà, riconoscendo altresì che operavano in
un ambiente a loro ostile e difficile
comunque, ancora oggi, da modificare. Tutto questo, in conclusione,
per dire che non c’è da sorprendersi se le speranze delle masse meridionali si siano riversate e rivolte,
specie nel secondo dopoguerra, ai
partiti del movimento operaio, e in
ispecie al PCI, che sembravano
maggiormente in grado di interpretare e soddisfare i loro bisogni, anche se in ultima analisi le loro speranze sono state da questi in gran
parte deluse e disattese.
L’alibi del disimpegno
3°) Strettamente legata a queste
ultime considerazioni, è il terzo elemento di crisi della nostra comunità: la convinzione da parte di
molti giovani valdesi che comunque Cristo non ha più niente da
dire all'uomo contemporaneo, e che
pertanto non vale la pena di per
dere tempo nella parrocchia, ma
che sia preferibile impegnarsi solo
sul piano politico nei partiti della
sinistra, preferibilmente nel PCI,
perché tanto ormai Marx ha detto
che « la religione è Toppio dei popoli », quindi anche il cristianesimo è superato. Meglio perciò impegnarsi per migliorare le condizioni degli sfruttati solo sul piano
sociale, molto più concreto e l’unico che permette di raggiungere risultati tangibili. Il ragionamento
che fanno questi compagni fratelli
non farebbe una grinta, se effettivamente si impegnassero a livello
politico sociale nei partiti. Il fatto
è che almeno qui da noi il più delle volte essere di sinistra si riduce
ad avere la tessera del PSI o del
PCI o a dirsi extraparlamentare di
sinistra, senza che poi ci si impegni seriamente per cambiare le cose. Per cui si ha l’impressione che
spesso si fa quel discorso per crearsi più o meno consapevolmente
un'alibi per il disimpegno più totale e per sfuggire ad un discorso
più serio e approfondito tanto sul
marxismo quanto sul cristianesimo. In fondo è molto più comodo
ripetere banalità orecchiate malamente del tipo sopra riferito, che
affrontare in profondità il discorso
sui rapporti tra cristianesimo e
marxismo, e soprattutto vedere
che senso ha oggi, nella nostra
realtà specifica, dirsi marxista o
cristiano.
Che fare, dunque, in queste condizioni? Quali prospettive vi sono
per la nostra comunità in via di
estinzione? Ha ancora un ruolo,
una funzione da svolgere in questo contesto sociale? La risposta
realistica è: NO!
Detta così, può apparire brutale;
ma più o meno consapevolmente,
più o meno esplicitamente è la risposta che emerge dall’atteggiamento di disimpegno dei compagni
fratelli-suddetti e della linea strategica perseguita dalle nostre gerarchie ecclesiastiche.
Arturo Cericola
6
14 maggio 1978
Cronaca delle Valli
TORRE PELLICE
Il Sindaco rende noto che all’apposito albo del Comune è pubblicato un
avviso concernente l’assunzione di uno
o due operai-muratori in possesso di
patente guida : termine presentazione
domande 24 maggio; informazioni
presso la Segreteria Comunale.
Il Sindaco: G. Steffanetto
AMICI DELLA MUSICA
SACRA
Domenica 19, alle ore 20,45,
presso il salone delle Scuole
Mauriziane, si terrà un concerto di flauto dolce con musiche
d’autori del ’500 e Beethowen.
Proiezione film
e canti di montagna
al Cinema Trento
L’Associazione Pro Torre Pellice presenterà lunedì 17 maggio
alle ore 21 presso il Cinema
Trento di Torre Pellice il film
del dott. Piero Scarognina «I
boscimani del Kalahari ».
La serata sarà allietata dalla
partecipazione del famoso coro
« Edelweiss » del C.A.I. di Torino che eseguirà un concerto
di canti popolari e di montagna.
L’ingresso è ad offerta libera
che verrà destinata ai paesi disastrati del Friuli tramite il
quotidiano « La Stampa ».
La popolazione è cordialmente
Invitata.
MASSELLO
L’assemblea di chiesa del 2
maggio ha eletto Marco Pons
delegato alla Conferenza distrettuale e Giovannino Tron al Sinodo.
ANGROGNA
RODORETTO
Il 16 maggio riceveremo la visita delle scuole domenicali di
Luserna S. Giovanni e Coppieri
(Torre Pellice). Il culto, insieme
ai ragazzi avrà luogo nella scuola delle Fontane alle ore 10.
Si ricorda che chiunque vuole portare bestiame ai pascoli comunali, a
norma dell’art. 3 dell’apposito Regolamento, deve chiedere l’autorizzazione
al Sindaco almeno 15 giorni prima,
precisando il numero approssimativo
dei capi di bestiame, le località e il
periodo in cui intende pascolare.
Si avverte che i moduli per la domanda sono in distribuzione presso il
Municipio e la guardia comunale.
Il Sindaco: Franca Coisson
PRAROSTINO
La festa dei lavoratori è stata organizzata il 1 e 2 maggio a
S. Bartolomeo; favoriti dalle
magnifiche giornate di sole, un
gran numero di persone ha partecipato alle varie manifestazio"
ni in programma.
• Le celebrazioni del 25 aprile
hanno avuto luogo anche quest’anno con folta partecipazione
di partigiani dalle diverse zone
del pinerolese.
Nel corso delle manifestazioni è stata scoperta una lapide
a ricordo dei caduti per la libertà, nel nuovo parco della rimembranza. In questa occasione è stato anche inaugurato il
parco, che è stato interamente
sistemato negli scorsi mesi con
lavoro volontario dei membri
della Pro Loco e di volontari
che hanno risposto all’appello
dimostrando cosi un encomiabile spirito di collaborazione.
Il 26 aprile ha avuto luogo il
funerale di Massel Lidia ved.
Potit, di anni 86. La nostra solidarietà cristiana vada alla sorella, alla figlia e nipoti.
• Il 23 maggio assemblea di
chiesa a Perrero-Maniglia per eleggere i delegati al Sinodo e
alla Conferenza distrettuale e
discutere la relazione del Concistoro.
• Il 16 maggio pomeriggio riunione a Perrero dei Concistori
per esaminare le proposte della
Tavola relative al cambio pastorale.
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— sab. 15 e dom. 16 (ore 20):
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— sab. 15 e dom. 16:
L’eredità dello zio Buonanima.
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Il marito, il figlio e la nuora della
cara
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ringraziano tutti coloro che sono stati di aiuto e di conforto durante la
lunga mariattia e la dipartita della
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famiglia e tutti i parenti.
CJn sentito ringraziamento a tutti
coloro che si sono prodigati in cure
e assistenze e a tutte le persone che
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« UEleriio è il mio pastore,
nulla mi mancherà ».
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Dopo lunga malattia, il Signore ha
chiamato a Sé
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I familiari ringraziano vivamente
tutti coloro che hanno preso parte al
loro dolore.
Rivolgono un particolare ringraziamento al dottor De Beltini, per le cure prestate con sollecitudine e cristiana simpatia e al Pastore Sonelli„ per
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POMARETTO VIOLAR PEROS^ SAN SECONDA
Scuola a tempo pieno
il discorso va avanti
Questo articolo del gruppo di Informazione di Pomaretto è il secondo intervento generale sul problema della scuola
a tempo pieno. Ad esso ne seguiranno altri su temi più particolari e probabilmente anche una intervista ai direttori
didattici della zona che, speriamo, vorranno affrontare pubblicamente questo discorso e non evitarlo (come è già successo ) per poi esprimere ad alcuni insegnanti valutazioni pesanti e del tutto gratuite sull’argomento.
Sabato 8 maggio c’è stata una
assemblea di genitori ed insegnanti di Pomaretto e dei comuni vicini alla quale hanno partecipato la maestra Mariella Griso della scuola N. Costa di Torino; Bruna Peyrot, maestra
della scuola di Angrogna e il
maestro Bianco di Luserna San
Giovanni.
L’argomento della discussione
è stato: « che cosa sia e come
possa organizzarsi una scuola a
tempo pieno ».
Per introdurre la discussione,
Mariella ha fatto vedere una serie di diapositive sul lavoro nella sua scuola. Gli aspetti affrontati dalla proiezione sono stati
molti: dai contenuti dell’insegnamento ai metodi didattici
utilizzati; dalla organizzazione
della giornata scolastica al ruolo dei genitori ed alla loro partecipazione alle attività scolastiche. Le diapositive, commentate con semplicità e chiarezza
da Mariella, hanno dato ai presenti una misura di come la
scuola oggi possa essere rinnovata ed hanno fornito molti
spunti per il dibattito.
L’intervento di Bruna è stato
un prezioso contributo alla comprensione di parecchi aspetti
della scuola a tempo pieno in
quanto la sua esperienza di lavoro è più vicina alla situazione
di Pomaretto.
Il maestro Bianco ha riferito
sulla scuola di Luserna S. Giovanni. Egli ha insistito particolarmente sulla necessità che una
scuola nuova, sia pure a tempo
pieno, non deve comunque essere imposta dalle autorità scolastiche, ma voluta dai genitori
coscientemente e richiesta, anche contro l’opposizione di chi
ha interesse che le cose restino
come sono.
Le domande e gli interventi
sono stati molti, segno che l’interesse è vivo fra i genitori e
che molti di essi hanno capito
che la scuola deve appartenere
a tutti e che un suo rinnovamento passa soltanto attraverso una
loro partecipazione attiva alle
decisioni.
L’assemblea ha avuto uno scopo prevalentemente informativo: si è ribadito più volte il fatto che, ascoltando esperienze
PRAROSTINO
maturate altrove, non si vuole
semplicemente trasferirle qui,
ma che il tempo pieno a Pomaretto, se i genitori e gli insegnanti avranno il coraggio e la
forza per ottenerlo, avrà le sue
caratteristiche particolari e dovrà essere una esperienza costruita insieme, con la collaborazione di tutte le forze seriamente impegnate al rinnovamento della società, e quindi della
scuola.
Sono stati affrontati, nel corso della discussione, il problema
del voto e della selezione, che
nella scuola tradizionale distingue i bravi dai -meno- bravi, occupandosi dei primi ed emarginando gli altri; di come tale
scuola serve a mantenere la società tale e quale com’è ora, con
i primi della classe che decido
Domenica 2 maggio ha avuto
luogo l’assemblea di chiesa con
la relazione morale e finanziaria dell’anno ecclesiastico appena terminato. Durante l’assemblea sono stati eletti i delegati
alla conferenza distrett. Avondet Bruno, Paschetto Claudio,
Plavan Valdo, supplente Alma
Gardiol. I delegati al sinodo saranno eletti il 6 giugno.
CHIOTTI
no e comandano e tutti gli altri
buoni solo per lavorare e star
zitti. Rispondendo a quanti da
più parti dicono che nella scuola a tempo pieno si fa « politica » e che pertanto questa è una
cosa cattiva, si è detto molto
semplicemente che non si farà
più la loro politica, come è stato in questi anni. Non è questione di indottrinamento, anzi;
la scuola deve far in modo che
tutti i ragazzi possano formarsi
delle opinioni sulle cose che vedono e sappiano dirle; che imparino a parlare, senza timore, nelle assemblee, di fronte a tanta
gente. Solo allora si potrà cominciare a parlare di vera democrazia, quando tutti abbiano
gli strumenti per analizzare la
realtà e la capacità di dire a voce alta le loro opinioni.
In conclusione, l’assemblea ha
deciso la costituzione di un gruppo promotore per il disbrigo
delle formahtà burocratiche della richiesta di sperimentazione
di tempo pieno e l’organizzazione di corsi di preparazione per
insegnanti e genitori da tenersi
durante l’estate su aspetti specifici dei metodi e contenuti dell’insegnamento.
■ ■ ■' i ^ f 1.
La benedizione del Signore è
stata invocata' sul matrimònio '
già registrato in sede civile di
Genre Ulisse con Giai Angela;
a questi sposi rinnoviamo l’augurio fraterno di una vita colma di celesti benedizioni.
• La corale s’è recata a Torino pèr là festa di canto. Secondo lo schema proposto quest’anno, al mattino abbiamo partecipato col canto di un coro e di
un inno al culto nel locale di
Via Nomaglio, dove abbiamo
ascoltato l’incisivo messaggio del
pastore Gino Conte ed incontrato, sia pure un pò velocemente, i fratelli e le sorelle di quella
comunità.
Il pomeriggio ci siamo ritrovati con le altre corali delle Valli nel tempio di Corso Vittorio
per lodare insieme il Signore.
Ringraziamo vivamente il Comitato organizzatore e la Chiesa
di Torino per la loro fraterna
accoglienza.
• Il culto di domenica 9 maggio è stato presieduto dall’anziano della Chiesa di Pomaretto,
sig. Flavio Micol, a cui va il nostro sentito ringraziamento per
la sua sempre preziosa collaborazione.
BOBBIO PELLICE
ANGROGNA
L’Assemblea di chiesa per la
designazione del nuovo pastore
è convocata per domenica prossima 16 maggio alle ore 9.30 nel
Tempio. Si ricorda che l’Assemblea per essere valida deve essere composta dalla maggioranza
dei membri elettori. Nella stessa
Assemblea verrà presentata la
relazione annua e verranno eletti i deputati alla Conferenza Distrettuale ed al Sinodo.
• È deceduta Piston Suscita
originaria dei Coisson ma da
anni residente a Luserna S. Giovanni. Il funerale ha avuto luogo martedì! 11 maggio nel cimitero del Capoluogo. Alla famiglia rinnoviamo la nostra simpatia. , ■#'
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Domenica pomeriggio si sono
svolti i funerali della sorella
Borno Alina in Chiavia, deceduta all’età di anni 68 dopo quindici anni di sofferenze. Era
oriunda di San Secondo di Pinerolo ed attualmente risiedeva
ai Malanot di S. Giovanni.
La comunità esprime alla famiglia in^ lutto tutta^ la simpatia cristiana nel dolore.
SAN GERMANO
PINEROLO
Domenica 15 alle 10,30 avrà
luogo, dopo il culto, l’Assemblea di Chiesa presieduta dalla
Commissione Distrettuale per lo
votazione del nuovo pastore titolare della comunità. Tutti i
membri elettori sono vivamente
pregati di partecipare. Perché la
Assemblea sia ritenuta valida si
ricorda, infatti, che devono essere presenti almeno la metà dei
membri elettori.
Hanno collaborato: Renato
Coisson, Giovanni Conte, F.
Davite, Ivana Gardiol, Dino
Gardiol, A. A. Hugon, Gruppo
Informazione Pomaretto, Teofilo Pons, Roberta Rostan,
: Liliana Viglielmo, G. Platone.
Domenica 9 ha avuto luogo la
preannunziata assemblea di chiesa al termine del culto per la
relazione della commissione stabili e l’esame delle sue proposte
in merito alla ristrutturazione
dell’edificio di via dei Mille in
previsione della cessazione di
attività del Convitto. L’assemblea è stata informata dei diversi progetti e dei preventivi.
Decisioni in merito verranno
prese ulteriormente.
• Un gruppo di catecumeni
del 4° anno, purtroppo reso esiguo dal cattivo tempo, ha effettuato la visita ad Angrogna. Abbiamo partecipato al culto nel
vecchio tempio di S. Lorenzo
con i fratelli della comunità. Il
frutto delle nostre riflessioni sul
problema del terremoto in Friuli è stato cosìi messo in comune
in un incontro molto fraterno ed
informale. Il resto della giornata è trascorso in una gita alla
Ghiesa d’ia Tana (sotto il diluvio!) ed una conversazione sui
progetti per il futuro della attività giovanile. Al paSt. Coisson,
che ci ha trasportati, ed alla signora Ida Rivoira, che ci ha rifocillati, il nostro ringraziamento sincero.
PERRERO
Ci è giunta notizia che nel corso delle ultime sedute la Tavola
Valdese ha nominato il pastore
Paolo Ribet titolare della chiesa di Perrero in sostituzione del
past. Luciano Deodato che si
trasferirà, prossimamente, a Riesi in Sicilia. Il past. P. Ribet,
figlio del past. Alberto Ribet che
molti ricorderanno ' a Massello,
è attualmente pastore a Milano
e si, occupa, in special modo, del
lavoro giovanile.
• Una grande folla ha circondato la famiglia di Rino Soulier
di anni 40, che ci ha lasciati dopo un lungo periodo di malattia
e di grandi sofferenze. Che il Signore ci insegni a vivere i nostri giorni nella speranza e nella fiducia di chi sa che i suoi
giorni sono nella sua mano ma
anche nella consapevolezza che
la nostra esistenza passa presto
e che va posta sul buon fondamento di Cristo, dal quale non
saremo smossi. La nostra sincera simpatia ai suoi cari,
Ci hanno lasciati anche la signorina Peterniaga e Carlo Comba (barba Charles) che hanno
tutt’e due trascorso l’ultimo periodo della loro vita alla nostra
Casa di Riposo. La sig.na Peterniaga è stata seppellita a Villar
Penice. Barba Charles, dei Martinat, era stato uno dei maestri
delle scuolette valdesi di quartiere.
• La Corale ha partecipato con
gran gioia alla festa di canto di
Torino. Desideriamo ringraziare di tutto cuore il comitato organizzatore, che ci ha permesso
di vivere cos i una bella giornata, la comunità di Corso Vittorio, che ci ha accolti al mattino,
il past. Aime ed il maestro Corsani che, con la nostra direttrice Sig.na Turk, hanno diretto
gli inni d’insieme. È stata davvero una'bella giornata di incontro fraterno e di lode. Ricordiamo che la Corale si recherà a
Verona la domenica 23 maggio.
Prenotarsi al più presto per il
pullman !
• Domenica 16 maggio, giornata della famiglia cristiana, con
partecipazione al culto dei ragazzi della Scuola domenicale.
I?i pregano i ragazzi di essere
presenti alle ore 9,15.
• Ricordiamo sin d’ora anche
la gita della scuola domenicale
a Ivrea-Lago di Viverone, il 2
giugno (anche per quella prenotarsi al più presto) e il Bazar
dell’Unione femminile di domenica 6 giugno, domenica di Pentecoste.
Nel corso del culto di domenica 9 maggio è stata presentata al battesimo Monica Bertramino di Pierino e Divina Favai, residenti a Torre Pellice. La
Chiesa augura a questa creatura e ai suoi genitori l’assistenza del Signore.
• I bambini della nostra scuola
domenicale hanno partecipato
alla festa di canto al Serre di
Angrogna, sotto la direzione del
sig. Dino Ciesch, che da qualche tempo si è assunto il non
facile compito di insegnare il
canto nella scuola domenicale.
I nostri bambini stanno preparandosi ad un incontro di tutta
la giornata per la domenica 16
maggio con i loro colleghi di
Torre Pellice. Appuntamento alle 10,30 per la partecipazione al
culto.
• Anche la nostra chiesa ha
aperto una sottoscrizione di doni a favore delle vittime del terremoto del Friuli. I doni si ricevono presso gli anziani, il cassiere e il pastore fino al 23 maggio. Essi saranno inoltrati tramite la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, la quale prevede, come appare in altra parte del giornale, di curare
direttamente l’utilizzazione delle
somme raccolte, in collaborazione con gli enti locali interessati.
U>ue lutti hanno 'cOlpìÌQ ^
glie della nostra ^Comunità. - in
questi ultimi giorni. Ivonne Romano n. Tron della tVeirolera
(Brusiti) l’8 maggio dopo lunghe
e gravi sofferenze sopportate con
coraggio e speranza. Il 5 dello
stesso mese è morta improvvisamente la sorella Adelina Pagetto V. Rostan di Saretto Comba (Brusiti). La chiesa rinnova
il suo affetto e la sua solidarietà
alle famiglie colpite, ' come pure
esprime la sua simpatia a Carlo
Long di Miradolo per la morte
del padre avvenuta ad Abbadia
Alpina ed al pastore A. Genre
per la perdita del fratello.
• Ringraziamo il pastore G.
Bertin che ha predicato domenica 2 maggio in sostituzione del
pastore locale impegnato per la
CEvAA.
• Ci rallegriamo con Silvana
Durand Canto e Giuseppe Passuello per la nascita della loro
primogenita Barbara.
• Domenica 16 maggio i ragazzi della scuola domenicale si recano a Prarostino per trascorrere la giornata con le S. D. di
Prarostino e di Pinerolo. Partenza da S. Secondo alle ore 9.
• L’Unione femminile partecipa al congresso FFV di S. Severa, rappresentata da Edmea
Grassi (Centro) e Elvina Godino dei Barbé.
• L’Assemblea di chiesa è convocata per domenica 23 mag^o,
subito dopo il culto. AlTordine
del giorno la relazione del Concistoro, destinazione di alcune
somme per gli Istituti, attività
estive ed autunnali.
• La gita del 27-28 maggio a
Ravenna, Rimini, S. Marino, Delta del Po è confermata. Vi sono
ancora alami posti liberi. Chi
desidera partecipare alla gita si
affretti ad iscriversi.
PRAMOLLO
ROR A’
Sabato 1” maggio, sotto gli
auspici della Corale, la nostra
Comunità ha effettuato una gita a Cannes visitando l’Ile S.te
Marguerite, dove, durante le
persecuzioni, molti ugonotti vennero imprigionati.
Favoriti dal bel tempo, è rimasto in tutti i partecipanti un
buon ricordo della magnifica
giornata vissuta sotto il segno
della fraternità.
• Con una immensa partecipazione di folla si sono svolti
giovedì 6 maggio i funerali del
fratello Rino Soulier (Rue)
stroncato a soli 40 anni da un
male inesorabile.
Alla moglie, alla figlia ed a
tutti i familiari porgiamo le nostre più sincere condoglianze e
partecipazione al loro grande
dolore. .
• Nel tempio di Ruata si sono
uniti in matrimonio, sabato 8
maggio Edina Bounous e Renato Long (Ribatti) con la benedizione del pastore T. Pons.
Nel pomeriggio del medesimo
giorno il pastore A. Genre ha
benedetto l’unione di Uomba
Margherita M. Maddalena (Bagnolo P.) e Saccaggi Giampiero
(Luserna S. G.).
A queste giovani coppie di
sposi giungano i nostri migliori
auguri per una vita felice sotto
lo sguardo del Signore.
• Tutta la Comunità augura
ancora tanti anni di vita serena
e benedetta al Sig. Alessio Sappé
e a sua moglie Enrichetta (Bocchiardorii) che domenica 9 mag,
gio hanno festeggiato i loro 5(1
anni di matrimonio.
• Il « Centro sociale di educazione permanente » ha organizzato nell’ambito delle sue attività ricreative, con l’intervento
del Provveditore agli Studi di
Torino, un viaggio turistico a
Napoli nei giorni 14 maggio.
Una dozzina di rorenghi ha così
visitato Napoli, Capri, Pompei
mettendo insieme interessi culturali e turistici e ripromettendosi di ripetere l’esperimento.
• Domenica 9, giornata della
mamma, i nostri bambini hanno
dato nel corso del culto una loro piccola partecipazione con
canti e recite.
• Al past. Coisson, ricoverato a
Torino per un piccolo intervento chirurgico, i nostri migliori
auguri di pronta guarigiorie.
• Da oltre tre mesi Ha iniziato
la sua attività nel comune la signora Raimonda Pons Tomassini in qualità di «visitatrice domiciliare ». Questa nuova attività si svolge nell’ambito dei servizi sociali gestiti dalla Comunità Montana vài Pellice, in collaborazione col comune di Rorà.
Attualmente la sig.ra Tomassini
svolge la sua attività due giorni
per settimana, il martedì, ed il
giovedì, con visite domiciliari e
intervenendo laddove ve ne sia
bisogno. Ci rallegriamo di questa iniziativa e formuliamo i nostri migliori auguri per questo
ministero laico di visitatrice.
TORRE PELLICE
Al termine delle Attività di
quest’anno, l’Associazione Pradeltorno del Collegio Valdese di
Torre Pellice desidera ringraziare le comunità nelle quali gli
studenti hanno tenuto le riunioni quartierali sia per l’accoglienza sia per la generosità delle offerte. Per quel che concerne il
lato finanziario a Torre Pellice
sono state raccolte L. 25.930, a
Prarostino L. 30.000, a Pramollo L. 63.700 e a San Germano
L. 19.000 per un totale di lire
138.630. La somma sarà devoluta quest’anno a favore dell’Asilo dei Vecchi di S. Germano.
La Corale Valdese di Torre
Pellice e il Mlnicoro del Collegio
valdese terrarmo un concerto
vocale nell’aula sinodale della
Casa Valdese la sera di sabato
22 maggio p. v. alle ore 21. Ingresso libero, offerte a favore dei
lavori di restauro ' deU’organo
della Chiesa Valdese di Torre
■ Pellice e del Collegio 'Uàldese.
8
8
SUECO DELLE VALLI VALDESI 14 maggio 1976 Cronaca delle Valli
Alle Valli OQoi FRALI PINEROLO
Occupazione
ed Enti iocaii
// 26 aprile a Perosa Argentina
ed il 7 maggio a Torre Pellice si
sono tenuti due incontri, organizzati dalle comunità montane,
sul problema dell’ occupazione
giovanile. Si tratta dell’inizio di
una serie di consultazioni preliiTiinuTi in vista della conferenza
regionale sull occupazione giovanile che avrebbe dovuto tenersi
nel mese di maggio, ma che a
causa delle elezioni è stata rimandata ad ottobre.
Il problema dell’ occupazione
giovanile, ma più in generale di
tutta l occupazione, sta assumendo toni drammatici: oltre un milione e trecentomila disoccupati
in Italia; quasi 800 mila giovani
diplomati e laureati in cerca di
prima occupazione. Migliaia di
operai che da un giorno all’altro
si vedono chiudere i cancelli delle fabbriche; decine di migliaia
in cassa integrazione, che, come
molti lavoratori hanno provato
sulle proprie spalle, significa essere nell’anticamera dei licenziamenti.
Anche nel Pinerolese la disoccupazione si fa sentire in modo
sempre più pesante. Si calcola
che siano oltre duemila i disoccupati od i giovani in cerca di un
posto di lavoro; a questi vanno
aggiunti i lavoratori con occupazioni precarie o sottopagate. Il
numero dei pendolari per i quali
la giornata di lavoro si allunga a
II-I2 ore sono ormai più di diecimila.
In questa situazione, il problema della disoccupazione giovanile rion va visto a sé, in modo settoriale ed assistenziale, come è
emerso dalla proposta governativa di impegnare 50 mila giovani
per un anno, a 100 mila lire mensili, nei servizi od in corsi di formazione-lavoro, ma deve essere
collegato alle lotte degli operai
occupati per la difesa del posto
di lavoro, ed alle lotte dei disoccupati organizzati. Importante in
questo senso è l’unità d’azione
tra le organizzazioni dei lavoratori ed il movimento degli studenti, in riferimento anche alla
progettata riforma della scuola
secondaria, che rischia ancora
una volta di cambiare soltanto
delle cose marginali, lasciando
inalterato il ruolo selettivo della
scuola superiore.
È chiaro che gli enti locali,
siano comuni o comunità montane di fronte al problema dell’occupazione, possono avere soltanto una funzione di supporto
alle lotte che il movimento operaio porta avanti per la difesa
del posto di lavoro e per una
nuova politica di investimenti
che privilegi i consumi sociali
(case, trasporti, sanità, ecc.) al
posto dei consumi privati.
In una situazione del genere,
mi pare che il problema centrale per il Pinerolese, oppì, sia
quello dell’occupazione, della lotta alla riduzione dei posti di lavoro, alla ristrutturazione selvaggia, alle mistificazioni sui futuri sviluppi industriali. In tal
senso, occorre che i progetti della futura zona industriale diventino di pubblico dibattito, affinché non vengano gestiti da pochi
centri di potere e si sappia realmente se ci saranno dei posti di
lavoro in più o solamente spostamenti di industrie che si trovano
già nella zona.
Estremamente importante,
quindi, diventa l’organizzazione
del movimento operaio, sia come
rofforzamento delle strutture esistenti (consigli di fabbrica, sindacato) nelle situazioni più forti, sia come costruzione di strutture organizzative il più unitarie possibili (coordinamenti tra
le varie fabbriche, gruppi di base, ecc.) nelle situazioni più deboli e nelle quali il sindacato è
meno presente.
A partire da questa centralità
del problema dell’ occupazione,
vanno visti anche i programmi
delle comunità montane che puntano soprattutto sui servizi, perché senza la sicurezza del posto
di lavoro non si può pretendere
di mobilitare la popolazione su
questi temi, pur importanti ed
indispensabili.
Aldo Ferrerò
Potenziare ia Seggiovia?
I pareri sono discordi
Frali, stazione di sport invernali: questa è la prospettiva in
cui si pongono oggi molti discorsi, quando si parla del futuro
della seggiovia. Da quando la
seggiovia è entrata in funzione,
il paese è cresciuto (male, dico>
no alcuni; poteva essere molto
peggio, dicono altri), si sono costruite molte case, sono stati
realizzati altri impianti di risalita per gli sciatori, è aumentato il numero dei negozi e dei
bar. Per il fine settimana gli alloggi si riempiono, i parcheggi
straboccano di automobili (tanto da obbligare il Comune a
porsi il problema della regolamentazione dei parcheggi), davanti alla seggiovia e agli skilifts le code si fanno sempre più
lunghe.
Sono appunto le code davanti agli impianti di risalita a impensierire coloro che hanno a
cuore il turismo a Frali. «Chi
prende il biglietto giornaliero
non ha piacere di passare il suo
tempo in lunghe attese prima
di poter fare una discesa ». Si
teme che la gente si stanchi e si
diriga verso altri centri. Sulla
necessità di potenziare gli impianti sono dunque tutti d’accordo. Il problema è di vedere
realisticamente che cosa è possibile fare, e in che modo si
possono reperire i fondi necessari.
Circa un mese fa si è tenuto
un incontro, indetto dagli am
niinistratori della Società seggiovie Tredici Laghi, a cui hanno partecipato villeggianti, operatori economici e, in numero
ridotto, la popolazione locale. Il
presidente della Società seggiovie ha presentato la situazione
in un modo giudicato da alcuni
troppo pessimista. L’avv. Floreale aveva però dalla sua parte la logica delle cifre. Una nuova seggiovia in una zona non ancora sfruttata verrebbe a costare più di 400 milioni. Fiù accessibile la spesa per uno ski-lift che
affiancherebbe l’attuale seggiovia, raggiungendo una zona bene innevata sulla destra di Fian
dell’Alpet. Costo: 150 milioni.
Come si vede, il problema principale è quello del reperimento
dei capitali.
È in corso un sondaggio per
conoscere la disponibilità dei
soci e di altri interessati allo
sviluppo della zona, a sottoscrivere nuove azioni. I villeggianti
vorrebbero che i primi ad impegnarsi fossero i pralini. Ma
questi hanno già dato prati e
capitali quando si è trattato di
costruire la prima seggiovia.
Ora, essi dicono, dovrebbero impegnarsi i proprietari di alloggi
e coloro che hanno tratto vantaggi dallo sviluppo turistico, insomma tutti coloro che dovrebbero essere più interessati ad
evitare una decadenza della stazione. b. r.
Fumata bianca
in Diocesi
Dal 4 maggio la diocesi di Finerolo conosce il nome del suo
nuovo vescovo: Fietro Giachetti, 54 anni, originario della diocesi di Ivrea. Il suo curriculum
è il seguente: è stato assistente
delle AGLI (associazione cristiana lavoratori italiani) nella diocesi di Ivrea, quindi vice-assistente nazionale ; ha tenuto i
rapporti con la GEI (conferenza episcopale italiana), scrivendo sulla rivista « Studi sociali ».
Quando i vescovi sconfessano le
AGLI dopo la loro scelta a sinistra, entra a far parte del
gruppo sacerdotale nazionale
per la pastorale del lavoro guidata dall’ex vescovo di Finerolo
mons. Quadri. L’ultimo incarico
Un altro
asilo nido
Il 23 aprile il sindaco Bernardi ha
ricevuto l’autorizzazione dal consiglio
comunale a presentare alla Regione
ristanza per un contributo per la costruzione di un nuovo asilo nido nella
zona Serena (sarà il quinto).
L’unico asilo in attività è però quello dell’ex ONMI, di 70 posti, mentre
le richieste concernono circa 1.600
bambini. Gli altri 3 asili sono in fase
di progettazione o di costruzione (San
Lazzaro, Tabona, Abbadia Alpina).
VAL GERMANASCA
Un progetto urbanistico
anche per i villaggi disabitati
Una trentina di persone, amministratori e cittadini, si sono
riunite a Ferrerò il 7 maggio
per discutere un paio di argomenti sui quali più che mai si
accentra l’interesse degli enti
pubblici e dei privati : i piani
regolatori intercomunali e il regolamento di polizia rurale. Erano presenti, oltre ai sindaci e a
parecchi consiglieri di Frali,
Ferrerò, Salza e Massello, anche l’arch. Faolo Bertalotti, assessore all’urbanistica della Gomunità Montana e l’ing. Luigi
Vignetta, assessore all’ecologia.
Dopo la presentazione fatta
dal sindaco di Frali, ha parlato
l’assessore Bertalotti, presentando a grandi linee il piano urbanistico di valle che la Gom.
Montana sta elaborando.
La proposta della Gom. Montana è che ogni zona (ne sono
state individuate tre: vai Germanasca, alta vai Ghisone, bassa vai Ghisone) si dia il suo piano, studiato anche con la popolazione e che in seguito i piani
regolatori intercomunali confluiscano nel piano urbanistico globale della Gom. Montana.
I piani di fabbricazione attualmente in vigore in quasi tutti i
Gomuni sono stati giudicati insoddisfacenti perché preparati
a tavolino e troppo ristretti. La
Regione richiede piani regolatori intercomunali precisi e circostanziati per i quali si prevedono contributi fino al 100%. La
discussione su questo argomento è stata molto vivace, perché
ogni partecipante alla riunione
aveva da riferire le proprie esperienze, purtroppo per lo più in
chiave pessimista. Farticolarmente critici sono stati i consiglieri di Massello, i quali hanno osservato che a poco servono i progetti urbanistici, quando nel Gomune abitano solo più
poche famiglie. Altri hanno aggiunto che le leggi in materia di
costruzioni non sono adatte alle
zone di montagna, dove il territorio ha caratteristiche molto diverse rispetto alla pianura. Altre perplessità sono emerse sulla possibilità di far convivere il
turismo con l’agricoltura, date
le esigenze spesso contrastanti
delle due attività. Si è deciso
tuttavia di riprendere l’argomento in una prossima riunione e di esaminare le proposte
di attuazione più immediata per
un lavoro comune.
A causa dell’ora tarda, la relazione dell’assessore Vignetta è
stata' ridotta ai minimi termini.
La bozza di regolamento di polizia rurare preparata dalla Gomunità Montana è stata inviata
a tutti i Gomuni e potrà essere
esaminata e discussa. I punti
del regolamento sono questi :
prevenzione incendi, inquinamenti, strade e sentieri, rumori
molesti, cani, siepi, fauna e flora, raccolta dei funghi, tutela
della proprietà comunale. Ovviamente, l’obiezione già scontata
dei presenti è stata che i regolamenti di polizia non servono a
niente, se non c’è chi li faccia
rispettare. Il problema delle
guardie non è di facile soluzione, perché è evidente che un
servizio volontario, anche se
molto utile, non si adatta a tutte le situazioni. Esiste forse la
possibilità che la Regione crei
un corpo di guardie regionali
non militarizzate, in sostituzione delle attuali guardie forestali statali.
Gollegata a quest’ultimo argomento, è ancora stata presentata la questione delle aree attrezzate per il turismo da individuare sul territorio della Gom.
Montana, per evitare i già lamentati danni alle proprietà
agricole.
Non è stata trattata, per mancanza di tempo, la proposta di
acquistare mezzi adatti alTasfaltatura delle strade, per cui occorreva, invece, una decisione
abbastanza urgente. L. V.
Alle manovre NATO
congelati 9 alpini
Il quotidiano «La Repuhhliblica » ha riportato la settimana scorsa la notizia che
riassumiamo.
I soldati democratici della « Pinerolo » hanno denunciato in una
conferenza stampa e a Radio Torino alternativa, alcuni gravi fatti avvenuti durante le esercitazioni NATO Atlas Express, svoltesi in Norveglia dal 9 al 19 marzo scorso.
II battaglione di alpini e la batteria di artiglieria da montagna
che hanno preso parte alle manovre hanno rischiato il congelamento a causa della inadeguatezza di mezzi e di materiali, in un
clima polare di 40 gradi sotto
zero.
Già durante la preparazionedelia manovra erano state denunciate delle carenze e la pericolosità delle operazioni, ma era
stato loro risposto che avrebbe
ro operato ad una temperatura
non inferiore ai 5 gradi
Le denunce degli alpini sono
queste: 9 soldati sono stati ricoverati in ospedale militare per
congelamento agli arti. Tra il 12
c il 13 marzo, a Spartvasser, la
36" compagnia di Pinerolo è rimasta senza rifornimento viveri,
mentre gli elicotteri di rifornimento venivano usati per ispezioni definite inutili. Mentre i
colleghi delle nazioni alleate se
ne stavano al caldo nelle loro
tende i soldati italiani hanno
passato le notti sulle campagnole. Altre denunce riguardano
l’inadeguatezza di scarponi, di
un servizio mensa, l’addebito ai
soldati di un milione e mezzo
per materiale mancante e poi
quasi interamente recuperato.
In seguito alle denunce pubbliche, i militari sono poi stati costretti dal comando a firmare
una smentita.
del nuovo vescovo era la direzione della pastorale del lavoro
in Piemonte, che ha sede a Torino. Pare però che questo incarico non riscuotesse le sue
simpatie, essendo la realtà torinese delle AGLI e di molte comunità, oltre che la situazione
operaia, troppo a sinistra rispetto alla sua linea.
L’Eco del Ghisone ne ha dato
notizia con un comunicato ufficiale del canonico Ferrerò che
merita di essere segnalato per
la sua chiarezza teologica. Dopo
aver precisato che l’attesa non
è stata lunga (!), «comparativamente parlando », afferma :
« Ghi ha il vero senso della Ghiesa sa che si tratta di un evento
importante, anzi decisivo. Il vescovo è il Padre, o se si vuole
il fratello maggiore o il servo,
che agisce a nome e per l’incarico di Gristo stesso nella triplice funzione di Maestro, Sacerdote e Pastore del suo popolo.
Una comunità che si raccolga
intorno alla Parola e all’Eucarestia, deve necessariamente raccogliersi anche intorno al suo
Vescovo. Non si può fare a meno, per costruire la Ghiesa, del
suo servizio pastorale ».
Se qualcuno pensava che su
questo punto la teologia cattolica diocesana fosse stata ritoc
cata dovrà arrendersi di fronte
a tanta evidenza!
Il « Giornale di Pinerolo e valli » invece, ripromettendosi di
riprendere prossimamente il discorso, lancia una proposta assai interessante al nuovo vescovo ed una raccomandazione. La
proposta, già formulata ai tempi del vescovo Quadri è questa:
il nuovo vescovo « si prenda una
parrocchia e ”da parroco” continui a svolgere il suo ministero di unità e di comunione tra
le comunità locali ». La raccomandazione : « non sembrerebbe
opportuno che il nuovo vescovo
andasse ad abitare in Seminario, perché in Seminario sarebbe molto condizionato e controllato » ( qui infatti abita chi detiene il potere in diocesi).
Dal Baden
alle valli
Nei giorni scorsi, un gruppo
di 44 professori tedeschi, provenienti dal Baden e dal Württemberg, ed appartenenti alla
Lega degli insegnanti evangelici, hanno visitato le Valli, in
particolare alcune comunità e
luoghi storici.
Poiché il loro interesse specifico era il mondo della scuola,
essi hanno seguito delle lezioni
sia al Gollegio sia alla Scuola
Latina; e si sono incontrati con
gli insegnanti delle nostre scuole per uno scambio di idee e di
esperienze. Il problema che
maggiormente è stato dibattuto riguardava l’insegnamento di
religione nella scuola e la testimonianza dell’insegnante evangelico. Si è constatato come
nell’ambiente tedesco le ore di
« religione » sono considerate tuttora valide e non discutibili,
seppure presentino molta varietà di impostazioni e di programmi : la questione concordataria
italiana, che potrebbe avere la
sua analogia nelle scuole protestanti tedesche, è evidentemente vista e sentita in altri termini e dimensioni.
Gosì anche la testimonianza
dell’insegnante evangelico assume proporzioni diverse che da
noi: in un paese e in scuole a
maggioranza protestante, il problema si pone con molto minore evidenza.
Il discorso intorno alle singole esperienze ha comunque messo in risalto il denominatore comune, e cioè il bisogno per il
cristiano di testimoniare in mezzo ai giovani su una scelta di
vita, dove la responsabilità e la
libertà dell’Evangelo diventino
pratica quotidiana.