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Torre PeUic^ l A Marao 1947
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Nulla aia più forte della vostra tede
(Gianavello) TI M A H A*liB “ Diiittt
Italia .
Svizzera
ABBONAMENTO ANNUALE E SEMESTRALE
■ Lire 250 150 Francia . Franchi 250 150
. Franchi 4 3 Stati Uniti Dollari 2 1,25
Ogni cambiamento d’indirizzo costa Lire CINQUE - La copia Lire CINQUE
Kit . _ _ _ . ______RIffuardjafe alia roccia onde foste tagliati
CMIBSA VALDESE i^aia Li : i.
REDAZIONE : Via dei Mille, 1 - Pinerolo
AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, 1 bis - Torre Pelllce
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I FARISEI
Verso tutti gli uomini Gesù ebbe della
comprensione e della benevolenza: verso
i ladroni, i furfanti, le prostitute, gli assassini. Soltanto nei riguardi dei Farisei il suo
giudizio fu sempre duro ed ostile. L’ipocrisia è veiìamente l’anticristo, per cui non possiamo meravigliarci dell’ostilità di Gesù verso questa categoria di religiosi, che l'ipocrisia avevano innalzato a loro vessillo; e
nessuna forma di ipocrisia è più offensiva e
nauseante della ipocrisia reigiosa.
Il Far i seo è colui che insegna e vuol
illuminare, colui che crede di saper ogni co
sa, per cui è portato facilmente a giudicare
il prossimo, colui che non si accontenta della v(a maestra ma conosce anche tutte le
piccole viuzze, strette e tortuose (dove è
così ^cile perdersi/) della cittadella della
legge, della tradizione e della dottrina. Egli,
il Fariseo, sa tutto e non deve essere ammaestrato da alcuno, ha nella mente tutto
il decalogo, tutti i precetti, le regole, i codicilli della legge mosaica. E riuscito a irasforrrtare in un atto formalistico ogni aspetto
e fisionomia del dramma religioso,- per ogni
ansia ha creato quella data regola, per ogni
interrogaH'vo quei doto rito. La fede,
questa passione inesprimibile, è stata i^a lui
colata entro la regola in una maniera fissa,
rigida, schematica, inamovibile; da fenomeno interiore è stolta portata a gesto esteriore; da intimo colloquio con fl'o, la fede t
diventata uno spettacolo da recitarsi dcevanti
agli uomini.
La religione del Fariseocosa Più
lontana dalla divina religione di Gesù,
ma è anche lontana dalla nostra urna n a
pensosa esigenza religiosa...
Nessun tipo umano ha avuta tanta fortuna
e fatiti imitatori quanto quello del Fariseo.
In ognuno di noi c'è il momento farisaico,la
più grave di tutte le bassezze, quella che è
furlupinaiiuna di rf'o. del prossimo, di se
stessi.
Il maleficio nmggiore di tutte le religioni
ritualistiche e dottrinarie è quello di addormentare. smorzare l'intimo nostro dramma
religioso, riducendolo ad una modesta esigenza altrettanto modestamente esaudibile
Solo quando il fptto religioso è dialogo
intimo, appassionato, concitato tra la nostra
coscienza e quella universale di Dio. l'animo e il cuore avvertono quanto Insufficiente
e dannosa sia quesfia forma religiosa, che
tenta di esprimere ciò che solo può dirsi —
ed è ancora balbettio — con le infinite possibilità di questo nostro vivere umano, individuale e sociale.
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La forma, e per essa i farisei che l'avevano sposala, ebbero in Cristo un avversario
spietato.
Essi, i Farisei, avevano chiuso Dio dietro
pesanti cortine e in continuazione vi montavano vigile scolta, perchè nessuno vi si avvicinasse, se non condotto, e fino ad un certo punto soltanto, dalla loro privUegiatla mano. Al contrario il Cristo pare che di altro
non si preoccufi:, se non di portare DUr in
mezzo agli uomini, in un contatto così diretto che sembra ai religiosi quasi una profanazione di Dio. Nelle strade e nelle piazze
dove si traffica e si ruba, s’inganna e $!■
froda, si bestemmia e si maledice, si spera
e si piange, qui in mezzo alla nostra più
v^ra umanità il Figlio di Dio si muove ed
opef-a- Fuori dai luoghi sacri e dai templi,
in ntezzo agli stanchi e agli sfiduciati, ai
malati nella carne e nello spirito, Gesù cerca i suoi. Perchè egli ha un buon annunzio
da recare ■ Dio è con noi,' senza più intermediari, senza più cortine, perchè nessuno
sulla terra è degna di rappresentarlo, se non
Lui il Cristo di Dio; e ñ suo contatto con
gli uomini è diretto, personale, a tu per taEgli domanda con degli interrogativi e scruta con degli sguardi che scendono sin nel
profondo dell'anima, laggiù dove si crede
di essere soli a sapere. Qui Egli ci sospinge, iti questo ultimo angolo della coscienza
dove Ognuno evita di sofferniarsi. perchè
qui bisogna pensare e qui bisogna rispondere ai mistero sospeso dì quésto rmstro
vivere.
Il medesimo sforzo che i Farisei avevano
impegnato per esteriorizzare la religione è
da Cristo speso per interiorizzare questa nostra esigenza. Gesù sembra quasi irridere
ì loro scrupoli ipocriti: Egli vuol vedere il di
dentro, perchè quanto di noi gli altri possono vedere troppo spesso è un abito falsamente pietistico che non sempre riesce a
nascondere la miseria interiore.
Come tutte le parole del Cristo, anche le
sue invettive, hanno un valore eterno- Scribi e Farisei ipocriti! Come è attuale questa
sua rampogna! La nostra ipocrisia religiosa, o amici cristiani, è oggi così evidente,
che non solo il Cristo la rileva, ma il mondo
stesso, che non ha creduto neU'Evangelo, se
ne rende ertamente conto. La vita d'. oggi
è troppo impegnativa, sollecita forze troppo
possenti - sia in male che in bene - perchè
una fede cristallizzata in espressioni sopratutto esteriori riesca a nascondere l’interiore
povertà spiFtuale e l’assenza di una vera
vita.
Anche oggi, come ieri e come sempre,
il Fariseo si orge infallibile tra Dio e gli
uomini che affannosamente Lo cercano; e si
grida allo scandalo della superbia se la coscienza vuol accostarsi a Dio direttamente
in uno slancio di rimorso sincero, in un bisogno quasi parossistico di giustizia, di amore, di libertà. Anciora una volta essi, i
Farisei, si erigono davanti ai tempi' custodi
di una fede che non posseggono, dispensatori di una vita che non hanno. Ma la parola di Gesù Cristo riecheggia possente
contro di essi : ((Scribi e Farisei ipocriti, guai
a voi, perchè voi serrate il regno dei cieli
davanti agli uomini, poiché nè vi entrate voi-^
nè lasciate entrare coloro ohe cercano di
entrare» (Matteo 23: 13>
Bisogna guardarsi da questo putrido lievito dei Farisei, disintossicare questa divina
speranza cristiana da assurde pretese paternalistiche e rest'tuire al messaggio evangelico il suo originario e forte sapore di libertà e di redenzione universale.
Non c'è chelino che noi possiamo scrutare
sino in fondo senza trovarvi colpe, incoerenze. errori: il Cristo. All'infuori di Lui tutto
è cosi trágicamente guasto. Solo una fede
profonda in Lui costituisce la certezza che
ci rende cristiani. Acquistiamo questa fede.
(La Via - gennaio 1947). A, M, P.
di Z. B E R T O L È
XVII
F E B B R AI O
Queste note retrospettive sulla tradizionale celebrazione del 17 Febbraio trovano i!
loro motivo occasionale della polamicihetta
affacciatasi su queste pagine fra il Pastore
T. Balma e rUnc'one Giovanile dà Torre
Penice. Non voglio inserirmi (nella questione; vedo piuttosto la cosa da un punto
di vista più generale e di questo voglio parlare.
Non sarà forse inutile fermarsi un istante a considerare questa nostra celebrazione
nella sua manifestaziane pratica, specie in
vista di quello che potrebbe accadere in occasione del centenario. Non so che cosa
fosse la celebrazione ne: tempi più remotii ;
è un fatto ohe, salvo la breve parentesi
della guerra in cui le popolazioni delle nostre Valli sembrava avessero trovato lo spirito dei padri nel raccogliersi in comunione
di preghieina ad' elevare a Dio le loro azioni
di grazia e di speranza, ritornata una pace
relativa, il 17 febbraio sembra ben avviato
a ridiventare la classica festa del paese, con
relativo culto, pranzo e serata finale,
I maligni sostengono ohe quest’anno in
alcuni paesi di montagna, in cui le popolazioni soffrono di tutti i mali di questi anni,
la quota del pranzo sorpassava le L. 500 a
testa; non mi 'consta che le mense siano
state deserte, anzi furono assai numerosi i
partecipanti, sempre stando alle affermazioni
dei suddetti malign:. Questa, che potrebbe
sembrare cronaca contingente, purtroppo è
indice di stile ed è questo che deve preoccupare chi guardi leggermente più in là della
punta del proprio naso.
Se si voleisse fare della facile polemica si
potrebbero confrontare le contribuzioni versate alla loro Chiesa, da coloro che parteciparono al pranzo del 17 febbraio, con la
quota del medesimo; e qui il divario apparirebbe in tutta la sua cruda evidenza, qui
non servirebbe la comoda media delle contribuzioni di tutta la Chiesa Valdese, a formare la quale tanto grande fu il peso delle
Comunità della cosidetta evangelizzazione,
le quali, fra parentesi, non mi consta celebrino il 17 febbraio cosi vistosamente come
alle Valli. Mi si potrebbe eccepire che non
c’è alcun male ad approfittare di una occasione per gioire insieme, che ésiste una tradizione, che il pranzo è un’agape, ecc. ecc.
Conosco questi discorsi ed ho detto sopra
ohe non voglio polemizzare a vuoto; se mai
la polemica vuol essere costruttiva.
La vera natura dell’editto
E ’inutile parimenti tornare sulla natura
del provvedimento emanato ’l 17 febbraio
1848 ; dopij un secolo finalmente abbiamo
scoperto bhe la libertà religiosa non c’entra
va affatto e che solo dopo essersi assicurato
che i Valdesi non avrebbero contagiato gli
altri sudditi, magari un pò spinti da pressioni interne ed esterne (sempre generosi e forti i Savoia), il ((grazioso concedente» firmava il famoso editto, in virtù del quale i
nostri padri, fratelli e figli poterono anche
farsi ammazzare in Italia ed aH’estero, od
alleviare le plaghe degli altri amatissimi sudditi, ambito premio a aquel popolo che lo
accoglieva con tanto affetto » (la 'fontana con
obelisco di Torre naturalmente come giunta).
Non festa de*l paese quindi, non antistorica celebrazione, nè con commedie ohe cambiano titoli nè coi soliti drammi dì ambiente
valdese, ■come se non avessimo altro da fare, che bearci delle glorie, vere o finte, dei
nostri antenati, con rimmancabile monaco
falso ed ignorante, il crudele armigero e ìa
candida fanciulla, ecc. ecc.
Se crediamo che il popolo Valdese o meglio la Chiesa Valdese abbia qualcosa da dire e sopratutto da fare, non sarà certo attaccandoci alla tradizione che lo dimostreremo. La tradizione è valida solamente se ita
in sè quegli elementi e quelle forze ohe la
rendono attuale, altrimenti è sogno vano c
forse sonno profondo.
Se il ricordo del 17 febbraio, che può
diventare qualcosa di vivente, non troverà
m'odo di esserlo, sarà meglio che lo> lasciamo
appassire in qualche vecchio cassetto; i nostri maggiori potranno andarlo a rimirare
di tanto in tanto, passerà con la loro genera. zione e nion ci disturberà più.
Se vogliamo invece ohe questa celebrazione acquisti novità e sapore per noi. per
la nòstra genertazione, fatta precocemente
pensosa nella sua fanciullezza da una prima
guerra, disgustata dal fascismo, maturata sul
finire della giovinezza da una seconda guerra e, dalla lotta di resistenza e di liberazioine, che sia di guida e stimolo per i più
giovani, confortati tutti dalla simpatia della
generazione più anziana, altro deve essere
lo spirito che la anima. Se in quel giorno ci
vorremmo trovare facciamolo pure, ma troviamoci insieme sotto lo sguardo di Dio per
ringraziarlo «felle Sue benedizioni, per umiliarci di fronte a Lui, per invocare il Suo
aiuto affinchè .la Sua volontà sia fatta.
Ricordiamoci ohe solo da una comunione
vera può nascere una decisione, che non sia
una vuota quanto sterile promessa, e la comunione vera può anche formarsi in un
pranzo, ma forse è più facile che si formi
leggendo e meditando la Parola, pregando,
cercando di comprendere, tutti insieme, quale
sia il messaggio di Dioi al tempo pre^nte
Davanti al bivio
Tempo estremamente serio, pome del resto ogni tempo per chi vuol essere figlio di
Dio in Cristo; la cristianità, il protestsuitesimo in ¡specie, forse quello italiano in modo
particolare, si trova davanti ad un imperativo
dì scelta che presto o tard.i (forse molto
presto) lo porrà al bivio : o rinnovarsi p perire. Sembra che il cattolicesimo, almeno
quello ufficiale, abbia scelto la via della conservazione ed in questa lotta disperata ohiama
a raccolta tutta una civiltà confondendo in
un solo fascio valori e ¡interessi, morali, religiosi, materiali, economici, politici e purtroppo il oosìdetto mondo protestante, quello
anglosassone in particolare, che è il solo
che oggi abbia un peso reale, lo aiuta moralmenlie e materialmente, lo sostiene, lo
incoraggia rimuiciando alla sua protesta, per
garantirsi o illudersi di garantirsi la borsa.
Il protestantesimo italiano è in una situazione privilegiata : estremamente libero perchè estremamente povero, non ha interessi
da difendere e può, se è fatto della tempra
dei padri, fare a meno della simpatià (leggi
aiuti materiali) dei fratelli oltremarini; libertà di scelta assoluta e, fotse per poco
tempo.
Libertà assoluta e quindi necessità di scelta sincera, in ispirito veramente umile, ssnza pregiudizi, senza riserve, ma fino in. fondo, impegno realmente impegnativo, fino allo scandalo, come fu scandalo la Croce.
Il tempo è vicino, le fiamme, ci avvolgono
e noi giochiamo col fuoco, pronti a piangere
se il fuoco ci brucerà noi e le nostre case
ed a gridare : Signore, Signore!
Siamo proprio convìnti che Iddio ci abbia
conservati attraverso i secoli per i nostri
particolari meriti o perchè ci compiacciamo
della nostra fedeltà, ed ancora per questo il
cristianissimo e cattolicissimo Carlo Alberto
ci abbia concesso quella tal libertà? Se tale
è la nostra convinzione possiamo chiuderci,
e questa volta volontariamente, nelle nostre
Valli a piantar patate e lentìcchie, a salmodiare sommessamente per non svegliare '
nostri antenati, avendo cura di scegliere quei
passi bìblici che ci preparino un trapasso sereno e calmo.
Ma se noi crediamo, ancora nella nostra
missione, che è dedizione assoluta a Dio,
dovere verso il prossimo, pur qualcosa ci
rimane da fare in questo tempo, nel nostro
paese.
L*ora della testimonianza
Dobbiamo sentire le voci che chiainano,
che cercano. Noi, non per merito niostro, ma
per volere di Dio, abbiarrio la Parola, non
solo consolatrice, ma animatrice, la parola
di vita, di vita vera e non domani o lassù,
ma oggi e quaggiù.
Comprendere anzitutto il linguag^o del
tempo e ■cercare di parlarlo per farsi comprendere, tradtirre il ntessaggio diviino in
tenminii attusili e oomprensdibili, prqicedej'e
piuttosto per tehtativi che con la falsa sicurezza e superbiadel puro, sempre chiedendo
l’aiuto di Dio, nella consapevolezza del nostro peccato, ma sempre con tenace e sincera volontà del Regno.
Non è ormai più il tempo dei ma e dei se,
non c’è da nulla da distìnguere, ci vuole
una fede, ed una fede operante, è tempo di
profeti, di Battisti che annuncino ohe continuamente la Parola si la carne, carne umana, tangibile, visibile, sofferente ,tesa alla
nuova nascita, alla risurrezione in Cristo crocifisso e risorto.
2
L'ECO DELLE VALLI VAT23ESI
.* 4
II
II ministro Quintino Sella, in un celebre
discorso del 1881 sulla scuola italiana, diceva; «L'Italia ìm undovere verso sè stessa e
verso Vumanità: essa deve adoperarsi in
tutti i modi perchè appaia bene la verità la
tjuale risulta incontestabile dalla indagine
scientifica. Per noi la sci enza a Roma è dovere supremo ; fuori i lumi! Pari elettrici anzi devono essere, imperocché noi abbiamo u
fare con gente che si, chiude gli occhi e gì
tappa le orecchie, AbìX'amo a fare con gente
che vuol pigliare i giovani fin dall'infanzia,
avviarli alle proprie scuole secondmie; e poi
vuole dare a costoro i più alti uffici che si
possano affidare^ all'umànìtà, come, la direzione delle coscienze è l’educazione della gioventù ». Dopo oltre mezzo secolo, la situazione
è di nuovo la medesima ; si tratta allora di
lottare, per la scuola laica, di rivalutarla, di
perfezionare una nobile tradizione italiana.
Cile cos*è la scuola laica
, La scuola laica è quella in cui il metodo
critico è sostituito al metodo dogmatico. Suo
compite è di istmirev di ricercare la verità
scientifica e di stimolare continuamente ad
una nobile gara di safare : come tale la scuola lai<^ ba come prima esigenza l’indipendenza as^iuta dà t^ni dogma politico o re-:
ligioso. Nella scuola laica non c’è accesso
nè per lo stato nazionalista nè per 1 partiti
nè per le cbiese.- essa è il tempio dello studio e null’altro.
„11 che inOti significa che la scuola non educhi : ma educa in quanto istruisce, e non
può educare a| comuniwno o al cattolicesimo : educherà invece, attraverso l’istruzione
e lo sviluppo dell’intelligenza, a porci di
fronte al problema del comunismo o del cattolicesimo. E questo naturalmente vale per
o^i ordine dis cuole, da quelle infantili a
quelle universitarie. Richiede naturalmente
dagli insegnanti una profonda, spassionata
diligenza del proprio metodo,, una continua
sorveglianza delle proprie parole perchè, meno nelle materie più scientifiche (matematicà. latino), moJtissàmo,in altre (storia, filosofia) il loro insegnamento sia strettamente obbiettivo, sia solo una guida imparziale per
Talimno, Richiede che i libri df testo non
siaro compilati (qui è proprio il caso di dirlo) «ad usum Delphini », ma siano di valido
sostegno all’opera del maestro.
La scuola laica non è atea o irreligiosa o
antíreligiosa (come cerca di farla apparire
la pnofraganda cattolica) : se lo fosse, non sareb^ più scuola laica, è ovvio dirlo; ad
ogni modo non più di un Dante ohe relega
aU’inferno numerosi papi e scaglia invettive
jontro il potere temporale, o di un Manzorn
che ci presenta Don Abbondio e la Monaca
di Monza. Eppure Dante e Manzoni sono i
principi della scuota.
La scuola laica rispetta le opinioni politiche e le credenze religiose di ognuno : non
siamo più nel Medio Evo, in cui era um
societas perfecta, un corpus mysticum, in.
cui il^temporale e lo spirituale erano
tutt’uno, e la filosofia era anelila teologiae;
oggi la scuola ha un compito ed una responsabilità di fronte alla civiltà e proporre il
problema della scuola significa porre il problema della civiltà. Civiltà che oggi è in crisi, poiché tra il laicismo democratico oocidenfale ed il misticismo politico orientale, si
riaffaccia Tombra della teocrazia cattolica. La
scuola ha specialmente un compito immane
in questa Italia, che, più di ogni altra cosa
deve ricostruire la coscienza civile dei cittadini.
Necessità della scuòla laica
Naturalmente i cattolici, temono la scuola laica, e la relazione del democristiano MoroBillaprima sottocommissione della Oostituente diceva : l’educazione deve essere affidata alla famiglia per diritto naturale ; e
quindi fare largo a quelle scuole private che
indulgono ai desideri ed agli interessi privati della famiglia (leggi : scuole cattoliche).
Ma, è lecito domandarsi, quale sarà, secondo loro, il confine tra il diritto''naturale
ed il diritto positivo, garantito dallo stato?
Solo quello che comprende lo stato nell’orbita della Chiesa, lo stato confessionale : e
perciò ben si possono comprendere le parole
del mmistro Gonnella a] primo congresso democristiano : affidare alla scuola pubblica una funzione « ausiliaria » rispetto a quella
della scuola privata (leggi scuola cattolica)Come si vede, le posizioni sono invertite,
poiché tocca alla scuola privata, che lo stato
laico non disfrute, mettersi a fianco della
scuola pubblica, in nobile gara di scienza, o
fungere da « ausiliaria ».
Ancora del
potente grido
(/ Tesjt, 4: i6)
« Le tre risurrezioni individuali narrate
nei Vangeli e i gridi di Gesù che le causa
rono, costituiscono lo schema e la- caparra
della futura risurrezione collettiva dei credenti, predescritta nella la Tessalonicesi ».
Questa,, in riassunto, la tesi svolta nella
precedente puntata.
Ma di un’altra risurrezione e di un altro
grido dobbiamo ora discutere. Del grido,
dirò ainzitutto. che uscì dalle riarse labbra
del Signore negli ultimi istanti della sua agonia.
Terreno sacro quant’altrii mai e da calcarisi con le gi-rioophia (del cuore e della
mente inchine.
Per cominciare, notevole che tal grido sia
registrato in tutti e tre i sintetici.
— E Gesù, avendo di nuovo gridato con
gran voce, rendè lo spirito (Matt. 27: 50).
— E Gesù, gettato un gtVn grido, rendè
lo spirito (Marc. 15 ; 37).
—■ E Gesù, gridando con gran voce, disse : Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito
mio (Luca 23 : 45).
Triplice testimonianza di un fatto che deve
aver colpito i presenti più ancora delle altre
parole del divino suppliziato.
Non per nulla risulta dal contesto che quel
grido contribuì a sconvolgere rahimb dèi
centurione e a fargli esclamare a sua volta.
Veramente quest’uomo era Figliuol di D.'o.
Diversiià di pareri
Va,le perciò la pena di trattarne a fondo, esaminando in primo luogo ciò che quel grido non può essere stato. Un’espressione di
angoscia o qualcosa di simile; un lamento
inarticolato? Cosi può dubitarsi di prim’acchito e così la pensa il pastore Rombeau,
ma la spiegazione riesce difficile ad accettarsi, poiché l’angoscia s'era già manifestata
nel ben definito e percepito : Eli, Eli, lamà
sabactant. I] vescovo Martini ritiene invece
che Gesù con quel grido dava a vedere che
moriva nella pienezza della sua vitalità. Ma
qual vitalità poteva mai sussistere ;'n quel
povero corpo dissanguato, che prima ancora
di giungere al Golgota s’era ridotto a non
poter reggere la croce e che cedette rapidamente alla morte, tanto ohe Pilato ne fu
meravigliato?
E perchè, se la vitalità fisica sussisteva ancora, non ne venne una seconda esclamazione distinta e accessibile ai presenti? Più
verosimile quindi il pensiero di un commentatore cattolico moderno sacerdote A. MAnzini — il quale, riconoscendo che le forze del Signore erano totalmente esaurite,
vede in quel grido una estrinsecazione di
ordine sovrannaturale, un miracolo.
Ma e la sostanza del miracolo stesso? Qui
sta il mistero, a risolvere ¡I quale diversi
Interpreti sostengono che il grido di Gesù
nonva ritenuto come a sè stante, bensì che
esso corrisponde e s’identifica con l’ultima •
parola usata dalla bocca del moreaie. In altri
termini, Gesù avrebbe proferito con gran
voce la frase : Padre nelle tue mani rimetto
lo spirito mio.
Di questo avviso è anche Karl Barth. Ma
ad onta di tanto nome, pare a me che l’asserita identità non abbia solido appo^io,
vuoi perchè Matteo e Marco scindono chiaramente il grido di Gesù dal suo rendere lo
spirito ; vuoi perchè il passo parallelo di Luca (23: 45). riprodotto in principio di questo articolo, il quale si presta un poco a suffragare la detta identità, vien reso da altri
■in maniera diversa e talora in guisa da mar
della pubbiicairistruzìóne, nm mfolàerór-di
educazione ct^olica.
Oggi la scuola italiana è in serio pericolo ; !
dopo aver goduto mezzo secolo di prosperità, 1
ricevette i colpi più duri dal fascismo, che là |
trasformò in scuola nazionale fascista, come
ognuno sa : la riforma Gentile e la Riforma
Bottai rindebolirono, e vennero in seguito ‘
quelle disposizioni che hanno introdotto la
parifica tra la scuola pubblica e scuola privata nei riguardi dell’esame di Stato. Non vogliamo dilungarci ; affermiamo soltanto che
la scuola laica, conquista faticosa delFetà
moderna e sede di travaglio scientifico, non
deve cedere il posto alla scuola di carattere (
religioso : non si avrebbe più un ministero ì
(continua)
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mini LI invi iMiaEiici i
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DIFFOnOBTE I GI0I9IL1 ÉVMGELIUI
i;eco delle valli valdesi e LA LUCE sono in. vendita presso l’edicola situata in
Piaxza Cavour a Pinerolo, vicino alla fermata della tramvia.
Quando i Valdesi scendono a
Pinerolo per il mercato, acquù
stino anche i nostri giornali /
LE /CRITTUfiE!
care anch esso il distacco fra il grido e l’esclamazione successiva. Di'odati per esempio, traduce ; E Gesù, dopo aver gridato con
gran voce, disse-,, ecc. Il citato Rombeau,
conviene anch’egli sulla differenza fra le due
cose, scrivendo : « Dopo il grido delta carne crocifìssa, ecco le parole dell'anima trionfante )).
D’altra parte come concepire che la pacata, figliale, fidente locuzione ; Padre, nelle
tue mani, ecc., abbia potuto venir gridata
■ con gran voce?
Per completare l’elenco dei comimenti a
mia conoscenza, menzionerò infine lo Stewart, ohe vuol individuare il grido di Gesù
non neU’ultima, ma nella penultima parola
della croce, cioè nell’« £’ compiuto » di Gio
vanni 19 : 30. Spiegazione che, per le ragioni appena dette, si presenta ancor meno
credibile della Barthiana, ma che aggiungendosi alle altre tutte, concorre a dimostrare
la varietà dei pareri suscitati da un luogo biblico cotanto enigmatico. Nè lo scrittore di
queste righe avrebbe mai supposto di giungere lui a decifrarlo un po’ meglio, se non
si fosse convinto in primo luogo, e per
quanto disse testò, che effettivamente devesi
trattare di un grido a parte, e quindi di una
probabile ottava parola della croce; eppoi,
se non gli fosse venuto in mente di indagarlo con l’aiuto di altri passi scritturali. E’
questo infatti, senza dubbio, uno dei casi a
cui più si conviene la troppo negletta, aurea
sentenza : la Scrittura si spiega con la
Scrittura.
Una nuova interpretazione
Seguendo questo criterio e tenendo conto
anche della somiglianza fonica con i^ gridi
precedenti del Signore, specie col suo : «Lazzaro, vieni fuori n, io mi faccio lecito di ritenere dunque che il grido emesso da Gesù
avanti di spirare, dev’essere stato della natura medesima di quelli che risuonarono alla
bara dèi figlio della vedova di Nain, al letto
della figlia di lairo e vicino alla grotta dov’era stato deposto il corpo del fratello di Marta
e Maria. Superfluo aggiungere che il dato fonetico soltanto varrebbe men che niente. Altri gridi — Giov. 7 : 37 — e lo stesso « Eli,
Eli, lamà sabactani», erano usciti dalla bocca del Salvatore senza aver punto a che fare
coi defunti. Ma ¡1 dato in questione, e 'a
stessa anonim:a del grido, assumono viceversa il loro valore riguardo alia ipotesi da
me avanzata, quando si colleghimo con l’avvenimento che. secondo Matteo, immediatamente ne susseguì : (( Ed ecco, la cortina del
tempio S' squarciò in due, da cima a fondo, e
la terra tremò, e le rocce si schiantarono,
e le tombe s’aprirono, e molti corpi dé santi,
che dormivano, risuscitarono » (Matt. 27 :
51-52). Tralasciando i fenomeni del versetto
51, non è forse chiaro che siamo anche qui
di fronte ad una sorprendente analogia di
cause e di effetti? Ad una nuova conferma
che l'ora era venuta in cui i morti avrebbero
ud'ta la voce del Figliuol di Dio e quei che
l’avrebbero udita sarebbero vissuti?
Il grido di Gesù, inesplicabile, come vedemmo, ai testimoni della crocifissione, ma
tale da colpirli iper la sua possanza, fu dunque udito pure, ma altrui ben compreso dai
santi ohe dorinivano (come la .fanciulla di
Jairo che non era morta, ma dormiva ; come
Lazzaro che s’era addormentato) e che per
esso furono vivificati.
Perciò, grido veramente sovrannaturale
che non potè uscire da un organismo fisico
rklòtto a^Wfremo, iia dall’itttatta efficieniEa;
fio Spirito, Di quelfc Spirito che
IO |iver oprato , quest’ultimo ineffabile
pottetito.' vei^ rim<^sso da Gesù nelle mani
del Padre clìe glie l’aveva dato (Giov. 3 :
34).
Grido quindi che spiega la risuirezione
misteriosa in questione e che da essa è spiegato.
Grido che può definirsi quale una sillaba
’del divino esperianto che si park in cielo »
che più ancora dei precedenti rafflgu.ra l’altro destinato a produrre k risurrezione profeticamente esposta da Paolo ai fratelli di
Tessalonica.
Tale rinterpretazioBe che mi arrktdiio di
avanzare.
. In base ad essa appare chiaro che non 1®
morte di Gesù, ma il grido di comando proceduto dallo spirito ch’era in lui, fu k cagione per la quale quei molti santi riebbero k
vita, d ventando così k trionfante avanguardia delie miriadi ohe nel gran giorno Udranno del pari il segnale deiret'eirna re(dènzione.
D, Argentieri
La nostra giustificazione
S A N P A O L O
« E’ per grazia die siete stati salvati, mediante la fede ; e ciò non viene da voi, è il dono di Dio. Non è
in virtù di opere, affinchè nessuno si
glori. Poiché se Abramo è stato giustificato per le opere, egli avrebbe di
che gloriarsi ; ma dinnanzi a Dio egli
non ha di che gloriarsi ; infatti che
cosa dice la Scrittura ? c Or Àbramo
credette a Dio, e ciò gli fu messo in
conto a giustizia ». Ora a chi opera
la mercede non è messa in conto per
grazia, ma per debito ; mentre a chi
non opera ma crede in Colui che giustifica Tempio, la sua fede gli è messa in conto a giustizia. Ora non per
Àbramo soltanto sta scritto che ciò
gli fu messo in conto a giustizia, ma
anche per noi ai quali sarà così messo
in conto ; per noi che crediamo in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù,
nostro Signore, il quale è stato dato
a cagione delle nostre colpe, ed è risuscitato a cagione della nostra ^ustificazione. Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo
di Gesù Cristo, nostro Signore,, mediante il quale abbiamo anche a^'^uto,
per la lede, Taccesso a questa grazia
nella quale stiamo saldi ».
(Lettera agli; Efesini 2: 8-6
e ai Romani 4: 2-5, 23-25
5: 1-2).
Ubbidirete voi per essere salvati f
o ubbidirete perchè siete salvati f Que/
sta scelta Iddio non ce l’ha lasciata.
Egli sapeva bene che se noi avessimo
dovuto essere .salvati per mezzo def
Vubbidienza, mai saremo stati salvati.
Gesù Gristo ha detto il vero,' in
fondo non c è che una sola opera ;
cioè credere di cuore a Colui che Dio
ha mandato.
La fede cristiana è la vittoria spi
mondo, la fede cristiana rinchiude tutti
gli elementi di una vita santa.
A. Vihet
S A N T ’ A G O S T I N O
* Non vorrebbero lasciare a Dio la
gloria di giustificare i peccatori col
donar loro la Sua gi-azia coloro i quali, non conoscendo la giustizia discendente da Dio, vorrebbero accampare
una giustizia prodotta dalle proprie azioni. Pressati però da tante alte proteste di uomini pii e timorati di Dio,
ammettono fino ad un certo punto
che è necessario Taiuto di Dio per
desiderare di lare e fare realmente oIiere buone; dico fiinn a un certo pùnto perchè pretendono che Egli è preceduto da qualche piccolo merito ;
quasi per essere loro i primi a dare
per poi essere ricompensati da Dio
del quale sta scritto : Chi può dirsi
creditore di Dio ?, e nella persuasione di prevenire Colui di cui sanno, o
meglio vorebhero ignorare, che da Lui
tutto è stato creato, da Lui dipen<>
de nel suo essere, a Lui tende. Quella grazia che giustifica il peccatore,
ossia per mezzo della quale chi prima era peccatore diventa giusto, per
riceverla non c’è bisogno di nessun
merito, perchè il peccatore non meriterebbe la grazia, ma il castigo. E d’altra parte cesserebbe di essere grazia se,
invece d essere un dono di bontà fosse una mercede obbligatoria ».
(Lettera 194, a Siato in Rana c fratello lanto e an*
ziano » insieme con Ini).
3
. J . '•■ • - 1- 's»/uJr -»
L'ECO DiLLÊ^ÀLLI VALDESI
Rff ÄH
f«He • provviste
« Se avete in casa tanto da* ‘far pane per
un annpijwr due, per cinque, come fiirete,
0 benedetti, a ptegaire cosi come insegna
Gesù : « Dacci oggi il nostro pane quotidiano » ?.
Se avete beni e sostanze da star tranquilli fiai che campate, e non solo per voi,
ma .anche per i vostri figli,© i figli dei vostri
che ne sapete voi della mano di Dio,
ohe è provvidenziale e divina a condizione
che si levi sul bisogno di ogg,', sullo sfondo
■d; un domani dhe è sempre incerto?
I granai non fanno ima bella figura nelle
pagine de^l Vangelo. Il granaio pieno e l’Evangeb sembrano davvero inconciliabili. Voi
mi direte; Ma che ci cianci di granai? Ohi
h ha questi granai pieni? Lasciamo stare,
o xxMidiscepoli di Cristo, non sono le parole
che contano. Se non è un granaio, ma solo
un magazzino o la dispensa, ben poco cambia. Non è la quantità che conta. Lo spirito
è sempre Io stesso, si/ tratti di cento sacchi,
di dieci sacch.% di un solo sacco; si provvede
perchè il domani desta ancora ansia e sollecitudine, si tiene per sè perchè non si na
fiducia biella buon|PÌ aminvnistraztiio)ne della
Provvidenza » (La Via ■ dicembre 1946).
Cristiani, in cerca di una sicurezza
umana e di uria garanzia terrena del
npstw domani^ 'abbiamo fiel continuo
bisogno di ricordarci che la nostra prima e sola sicurezza è in D'io, nel Suo
amore paterno, nel Suo perdono, nella
Sua provvidenza.
Eficorv Ulte folie !
« La guerre, l’occupation, puis la libération ont entraîné des bouleversements profonds : des milliers de femmes sont tombées
dans la prostitution. Une grande mesure
d’assainissement vient d’entrer en aipplication en France : les maisons dites de tolév
rance sont fermées. Mais 80 à 100.000 femmes, dit-on, vivent à Paris du co/mmerce de
leur corps. Beaucoup d’entre elles désireraient reprende une vie honnête. Ne feronsnous rien pour les y aider?
Que.lqueis grandes vÜ/IIes de France ont
créé des centres d’accueil pour permettre
à ces femmes de se recl^ser. Paris n’avait
rien jusqu’au jour où de jeunes catholiques
ouvrirent le « Nid » qui a déjà recueilli et
sauvé bien des femmes. Nous, protestants,
garderons-nous les bras croisés?».
La demande de J. P. Benoit dans le
■Christianisme au XX siècle du 20 Février a Sa réponse. Une petite maison s’ouvrira bientôt dans la banlieue
de la capitale. Mais cette même demande nous rappelle aussi que le message
de Christ doit nous pousser vers nos
frères et nos soeurs, vers les péagers
et les femmes de mauvaise vie, non
pas pour les juger, mais pour les aimer,
comme Jésus les a aimés le premier.
L« siritolatore di Dio
(( Lutero da un lato è stato uno spaventoso
e insieme superficiale stritolatore e liquidatore deli’uomo ed insieme — anche se può
sembrare un paradosso —■ di Dio- E’ un po^
vero e stolto' iddio quello di Lutero senza
occhi profondi per discriminare il vero dal
falso, il valore autentico dal disvalore, il
santo dal furfante, o che comunque salva
senza impegnare l’uomo non solo a sentirsi
salvo e ad aver fiducia, ma ancora ad una
interiore e reale restaurazione e sublimazione morale pur con l’interven.’enza divina »
(Il nostro temipo - settimale cattolico di Torino — 22 febbraio 1947).
Come conclusione della settimana di
preghiera per i fratelli separati, anche
e specialmente per i luterani, non c'è
male. Pensiamo che questo linguaggio
di un'alta personalità teologica cattolica
abbia per risultato di indurre molti luterani a ripetere con il Riformatore : qui
sto, non posso altrimenti!
Laicismo repubblicano
Sotto questo titolo è apparso nella Voce
Repubblicana di Roma un articolo di Gior*
gio iPeyrot. ,« Per noi repubblicani. Stato
laico significa Stato religiosamente neutrale.
Ossia uno Stato che imposta i propri rapporti con la religione — e quindi con le chiese
ohe rappresentano o confessano le differenti
fedi dei cittadini —■ sulla base della j'ecfproca indipendenza dei poteri. Uno Stato che
sia inoltre aconfessionale, e ci«pè imparziale
di fronte alle varie tendenze religiose ed alle aspirazioni della coscienza dei sing'Oli, dimostrando nella fase legislativa oome nell’a
• Ì .‘■i fiiTÌ-‘" . .
zione di governo, .una eguale comprendone
verso le esigenze spirituali di tutti i cittadini,
sia che essi professino una qualsivoglia fed«!,
sia qhe considerino la vita fuori dei fini
di una reiig'one».
Par la libarti raligiosa
M Mario RoUier ha scritto in « L’Italia Libera » dei 15 gennaio u. s. due articoli sulla
libertà religiosa. Egli sottolinea tra l’altro,
come i Patti Lateranensi violino la libertà
religiosa. «La violano dichiarando ohe l’Italia è uno Stato confessionale e concedendo
privilegi ad una determinata confessione religiosa e violano conte.tnporaneamente l’indipendenza dello Stato in quanto fanno diipendere 'l’accesso a determinate cariche ed
impieghi pubblici ■ da motivi di convincimento religioso (conversione ad altra confessione
religiosa o apostasia).,© da decisioni dell’autontà ecclesiastica; la violano gravemente
concedendo ad una confessione religiosa
particolare il monopolio deH’insegnamento
religioso a spese dell© Stato. Infine li Patti
Lateranensi violano la libertà religiosa obbligando ind:iscriminatamente i cittadini a sovvenire alle spese di culto di una determinata
confessione anche quando a quella confessione non aderiscano. Perciò, se i Patti Lateranensi saranno accolti nella Costituzione
non vi sarà in Italia l''bertà. religiosa ».
... 'j.-,''.’ ‘-r/iT»"' ■■r.' r" fXf
' .. La proàsima .discussione alla Costituente dirà se Vari. 5 comma secarlo
dèi progetto della nuova. Costituzióae
dovrà essere accolto o no., Esso cdce
testualmente : I loro rapporti fra
Staio e Chiesa^ sono regolati dai Patti
Lateranensi V.
ASM'S'iV -i
Quante i>èrpJies$Htàj quanti comproméssi fm, gU uomini di partito, quanta
paura delia-Ubertà in un paese che. non
ha mai conosciuto la libertà religjosn
chiaramente espressa nelle leggi e nella coscienza di molti dei suoi cittadini!
i .f. ' %ji/
dei^|iiiioioiii
aux egllsai
« D’où vient que vous ne sachiez pas exprimer de façon autrement impressionante
ce que vous devez avoir â nous dire?
Nous voudrions vous voir beaucoup phis
libres d’esprit, plus logiques, plus courageuses. Nous avons trop souvent l’impression qu’au fond vous avez peur ;— mais de
quoi'? Nous YO'Us voyons trop souvent intervenir trop tard, c’est-àidire quand c’est facile
quand il n’y a plus de risque. Nous vous
V'oyons si rarement nager contre le courant!
Nous ne pouv'ons échapper à l’impression
pénible que vous vous intéressez plus à vousmêmes qu’à l’honneur de Dieu et au salut
des hom,mes».
La conscience des églises, notre conscience à nous, doit être remuée par
cette demande de Karl Barth.
. .. e. r.
VALDESE
Fête dti 17 févfief
à Genève
La Colonie Vaudoise de Genève a céîeb*-e le
dimandhe 16 février le 99e anniversaire de
rEmanclpation. Cette célébration a eu cette
année un caractère très particulier en raison
de la présence de nombreux vaudois qui sont
venus travailler en Suisse au cours de ces
derniers mois.
Le samedi soir M. le pasteur E. Eynard,
envoyé à Genève parla 'Table vaudoise, donna une conférence sur ce sujet : « Vers une
renaissance évangélique en Italie», dans la
grande salle de l’Union chrétienne. Un nombreux public éooura avec intérêt l’exposéi de
M. Eynard sur la situation actuelle de l’Eglise vaudoise en face des nombreux problèmes que "posent la situation de l’Italie. M. le
pasteur Wyler, secrétaire général de l’Eglise de Genève remercia l’orateur et exprima toute la sympathie de nos églises envers
les protestants italiens en ces heures difficiles que traverse leur patrie. La presse genevoise a publié un compte-rendu détaillé de
cette soirée qui fut agrémentée par une série de projections lumineuses sur les Vallées présentéfes par M. Emile Benech.
La belle salle de paroissé des Eaux Vives
se révéla trop petite pour contenir le dimanche matin la foule des vaudois fet de^ protestants genevois réunis pour le culte solennel.
Les vaudois étaient accourus de toutèk la
Su’sse romande, de Bellelaix,- de Lausanne,
d’Orbe et d’ailleurs. 'Plusieurs personnes
assistèrent au culte dans le sous-sol où l’on
avait placé un haut-parleur. Après la partie
liturgique présidée par Je pasteur de la paroisse, M. Eynand prononça une très émouvante prédication sur ce texte : « La moisson eist grande mais il y a peu d’ouvriers ».
Il s’adressa en particulier aux vaudois qui
étaient présents, les engageant à être partout des témoins fidèles de l’Evangile, et
rappela les liens qui ont existé dans les moments difficiles entre Genève et les Vallées
Au cours de ce culte un double quatuor vaud'Ois chanta « Il Rimpatrio » et en français
le (( Serment de Sibaud ».
A la sortie, les jeunes vaudois se groupèrent et se, rendirent dans la vieille ville pour
voir la maison Turrettini où les vaudois se
réunissaient au temps de Janavel et la cathédrale.
• *
Le traditionnel banquet du 17 février réunit cette année 130 participants, au restaurant de l’Univers, chiffre jamais atteint jusqu’à ce jour, bien que la première fête du
17 février fut célébrée à Genève le 5
mars 1848; M. Emile Pasquet, /président
de la Société des Vaudois donna lecture de
nombreux messages venus de toutes les colonies vaudoises de Suisse, de rUnion vau
doise d'e Marseille et de TUnione Giovanile
di Pomaretto.
Un souvenir fut remis à M. et M.mè E.
Benech en souvenir des 40 années de présidence de iM-, Benech qui se retire accompagné par les voeux et l’estime de tous. M.
Eynard s’adressa ensuite tout spécialement
aux jeunes si nombreux à cette réunion. 11
parla en italien et en français et il fit l’appel des paroisses vaudoises. Cette initiative
suscita une /grand© animation, 15 paroisses
des Vallées étaient représent-ées, celle de
Prarustin avait le plus de représentants. Il
ne nous est pas possible de mentionner tous
les messages qui furent apjKfftés au cours
de Cette fête. Après les discours, les jeunes
sous la direction du candidat Aldo Comba
et d’Ilario Coucourde de Pomaretto se groupèrent et ce fut jusqu’au soir l’évocation des
Vallées présentes dans le coeur de chacun
et l’on se sépara en répétant les paroles d’un
chant bien connu ;
r< Et chantons en choeur, le. pays vaudois
de tout notre coeur et à pleines-voix ». ,
J. Picot
Marsiglia
Domen.ica 16 febbraio un numeroso gruppo
della nostra Co/lanla Valdese di .Marsiglia si
è dato appuntamento in Rue Milianah ove è
stata celebrata la ricorrenza del XVII febbraio. Al culto delle 10,30 il Pastore Mayer in
un ispirato discorso ha rievocata la storica
data e, i^òpo aver ricordato il fulgido esempio di fed'C dato dai Valdesi delle Alpi come
dagli Ugonotti francesi, ha invitato i presenti a voler essere sem/pre i degni discendenti
di così gloriosi padri. — Al cubo prendeva
parte, oltre al gruppo di Valdesi, tutta la
Cìongregazione di Rue Milianah. —In,mezzo alla folta assemblea abbiamo notato, e
con vero piacere, diverse valdesi nel loro
caratteristico costume.
Alle 12,30 ha avuto luogo, in un magnifico salone di Rue Milmah gentilmente
messo a nostra disposizione, l’agape fraterna
organizzata daH’infaticabile Presidente della
Società Valdese di Marsiglia Signor G. Rivoire e dalla sua solerte Signora. Hanno
preso parte rd essa circa ottanta persone tra
le quali diversi graditi ospiti d’onore. Abbiamo noìato il Pastore Mayer con la Signora
ed ‘l prof. Miroglio. Al termine del banchetto il Presidente Rivoire ha dato lettura di
diversi messaggi giunti da amici lontani ; Ira
questi, particolarmente gradito ed applaudito, quello de; Valdesi di Ginevra. Il prof.
Miroglio ha in seguito ricordato diversi episodi di storia Valdese ed ha terminato ricordandio i n’unì erosi legami che uniscono
Valdesi delle Alpi e Ugonotti di Francia.
Nel tardo pomeriggio s’è svolto il programma particolarmente riservato ai piccoli.
Si sono successivamente presentati sul pal
T"
I
icosaei^ <div«iksi picoòli
re poesie e canti di circostanza. Un plauso
a tutti questi piccoli artisti che han saputo,
sotto Tabile guida dei Signori Rivodre, far
2Viwfre,. a tuttì ufi-^ra <tí vfro jg^iraéBtol^~
.^ii^rsji co|i I canti traàiziéna^haseÿâfii dilla
'Corale vald^ hanno degnamente terminato
la posfra .giornata di festa. ' i
Unjgrazie di cuore, a quanti hanno y/okrto
eollaborare alla riuscita ideila nostra festa^
partioolarmente al iPresldente della Società
Valdese sig. G. Rivoire ed alla ,sua «gentile
pignora,per la loto instancabile.ppera ed al
pastore Mayer ed alla sua Gongr.egazione per
J’ospjialità veramente fraterna e generosa offertaci.
E- Micol.
Vers une renaissalice
évangélicfue en Italie
Nous venons d'entendre Monsieur Elio
Eynard, pasteur de Véglise de Turin
et secrétaire de la Table de l’E^ise vaudoise du Piémont, nous faire part de la situation actuelle de son Eglise; il le fit samedi
soir, â la Société des Vaudois du Piémont,
et dans un français remarquable à vrd’ dire.
Le peuple italien est aujourd'hui à la recherche de la justice et de la liberté. Après ta.
chute du fascisme, une' seule puissance est
demeurée debout: l’Eglise catholique, dont
le parti est encore le plus fort du pays. Par
contre-coüp, un mouvement anticlérical, Organisé et militant, sé développe en vue d’obtenir la iaicisation de l’Etat.
L’Egbse êHangélique, elle, reprenant son
action missionnaire, impossible naguères
sous le fascisme, doit mettfé à profit la liberté retrouvée pour évangéliser. La tâche
n'ést pas aisée, dans an pays où le mot protestant signifie pour beaucoup mécréant, où
les communautés sont petites et souvent privées de pasteurs. Mais les fidèles n’hês tent
pas à SC mettre eux-mêmes au travail, et
Poh emploie pour'atteindre la nation tout ce
qui de rtos jours est propre à rétènir son attention: la radio notamment. Ils sont nombreux du reste, et surgissent de tous les ttilUeu : universitaire, ecclésiastique, ouvrier,
ceux qd répondent à l’appel, et, laissant Id
tous leurs préjugés défavorables, acceptent
là vie nouvelle que le Seigneur de l’Evangile
leur offre....
(La Tribune de Genève, 17-2-194'7).
Manifèstazione
1£vangelica ad Asti
La sera del 12 febbraio nel Teatro Comunale di questa Città « V. Alfieri >) ebbe luogo l’annunziata conferenza del pastore di Co^
mo, sig. Carlo Lupo, sul tema ;
((La Base delle libertà civili ».
in cui l’oratore, durante quasi due ore, seppe
incatenare Tattenzioné di un numeroso pubbli/co, accorso malgrado i festeggiamenti in
corso per il passaggio del Corteo di Gianduia col suo seguito.
Vivissimi applausi hanno salutato 1© parti
più salienti del discorso e la chiusura finale.
Presero poi parte ad una buona discussione alcuni presenti, i quali provocarono pronte e brillanti risposte deirorgtoriit.
Infine, Invitati dal rappresentante della Associazione G. Varaglia di Torino (sotto i cui
auspici era stata organizzata la manifestazione) un piccolo nucleo di volenterosi si
offriva di costituire in Asti una associazione
del tipo della (( Varaglia » prendendo a segnacolo il nome del Martire Valdese di \sti (( Bartolomeo Cupini ».
Nel foyer del Teatro, nei caffè vicini abbiamo controllati molti favorevoli commenti
a questa (( inusitata » manifestazione.
La stampa locale ha preso posizione, ed in
altra corrispondenza ve ne faremo cenno.
Va da sè che al buon esito ©d all’or^nizzazione hanno partecipato i membri della famiglia del fratello Paolo Cendola a cui va il
nostro grazie riconoscente ed al signor BSchstàdt ohe ha gentilmente voluto accompagnare in maocihina la delegazione da Torino.
Il Signore vede ed apprezza gli sforzi di
ciascuno. .A Lui sia la gloria.
— La domenica 16 febbraio abbiamo proceduto alla Commemorazione del 17 febbraio in una rapida scorsa attraverso i secoli,
on/de constatare come la fedeltà del Popolo
Valdese nel passato, coronata dal riconoscimento della libertà da parte delle Autorità
civili, debba essere di sprone a noi e spingerci a lavorare affinchè la parola deH’Evangek) venga seminata sempre più lontano, in
località nuove.
Solo così si giustifloherii resistenza della
nostra 'Chiesa, annunziatrice in Italia del
Vangelo di lOristo. .
Facciamo voti ohe Tanno prossimo oi sia
possibile commemorare il 17 febbraio in nuove località, se tale è Va vol/ontà di Dio.
E. A. Beux
4
L’ECO DELLE VALU VALDESI
RELIGION
1. ' , a ,ti LiJ»-)
TRADITION
Un tel, de ma connaissance, me racontait
naguère quelle étrange opinion ont certaines personnes de la religion et de >.a tradition' -J
Cet ami à moi avait acheté dam U temps
aux Coppiers une maisoneite er:-..mret d'an
iopin de terre qu'il avait complanté de différentes espèces de conifère .il en a la marot*e. Sapins ordinaires et à haies rougés.
cèdres du LiÜbn et cèdres glawim.'. ciprés
dorésy etc. étaient venus les uns après les
autres peupler une clairière au milieu dc.s
chdtaigners.
t'hiver dernier, le matin de \oè7 du 1945
n itie brave homme s'avisa c^a: - saluer
s’s a vis branchas si beaux sous u mige
Quel ne fut pas son dés(if,pctniemcnt. i'osei ai dire sa douleur de co sluter qu'un joli
exemplaire de cèdre glauque avait été dépouille de ses plus belles branches plus
d une vingtaine en avdi'ent été coupées hâtivement laissant à même le tro presaùe
nu des moignons misérables qui donnaient
au cèdre tantôt si harmonieux et beau, un
air triste et dépenaillé.
C'était le premier Noël d'après la guerre. La foie de la paix l'emporta sur le res
sentiment et notre bonhomme fin:t par penser que l'habitude de la violence r,¿ se désapprend pas si facilement; celui qui s était
uinsi servi du bien d'autrui avait sans doute
été lut même l'objet de quelques ñolence
dépouille de quelque bien de sa k'certé; il
avail contracté l'habitude de se 'tirer d'affaire” de quelque façon, fut-ce, au besoin, aux dépens de son prochain. Cela pas
serait,
Cela ne passa pas. Et la veille ue Noël
te'nier, 1946^ des pas sur la neix rértlèrent à notre ami qu’une nouvelle incursion
avait eu lieu sur son domaine. L'intrus s’émt approché du cèdre glauque, lui av«it
sans doute trouvé un air minâble et l’avait
épargné, jetant au lieu son dévolu sur un
sapin touffu d’une dixaine d'années, -qu'il
coupa au raz du sol et emporta tout entier.
Cette fois nôtre bonhomme ne se fâcha
plus. L'intrus devait être un pauvre hère à
qui l'urbré. de Noël avec sa tradiction joyeuse — et dont sa misère ne lui consentait pas
de se pourvoir — dismi quelque chose de
plus que les complications du mien et îa
tien, de la morale et de la religion.
Que fmre? Voici ce qu'il a décidé: l'année prochaine il fera placer parmi les autres
arbres m pleinç terre deux ou trois petits
sapins planté dans des vases. Il espère, que
sofi pauvre <ai^ tëaditionnaUste revienne
l’année prochaine et qu'il se contente d’un
de ces petits sapins et épargne ceux p^és
fn pleine terre auxquels il tient beaucoup;
je vous l’ai dit, c'est sa marotte.
D’après lui cette mutuelle courtoisie rendrait plus serein et paisible le Noël de tous
les deux.
Qu’on se le dise aux Coppiers afin que
^intéressé le sache sans faute.
O. A. C.
ISTITUTO ECUMENICO
Chatoa« Bossoy CQInavroi
Corso per dirìgenti giovanili
23 aprile f giugno 1947
Il terzo corso di studi dell’Istituto ecumenico, sarà dedicato ai dirigenti dei movimenti cristiani giovanili, che hanno qualche esperienza nazionale, ma che richiedono un
ulteriore perfezionamento, sia dal punto di
vista ecumenico, sia in generale. 11 corso
è organizzato da un comitato speciale rappresentante l’Alleanza Mondiale delle YMCA,
delle YWCA, della Federazione Studènti
Cristiani e del Ckmsiglio Mondiale delle
Chiese. Il corso si propone di oftiriT© ai giovani l’occasione di uno scambio di esperienze, dei metodi e di programmi nel lavoro
tra la gioventù cristiana, di rìiflettere sulle
loro esperienze, di esaminare le relazioni
del loro lavoro con l’opera generale della
Chiesa e del Movimento ecumenico nel momento presente, e sopratutto di approfondire ila propria intelligtenza della fede
orisfiana e della Bibbia.
•Il programma sarà ricco di possibilità per
Io studio e là discussione privati. Il program
ma ufficiale comprende due ore di lezione ’à
mattina, due ore di esercitazione nel pomeriggio. L’oggetto delle lezioni ed esercitazioni sarà : 1) Studio biblfco '—■ 2) Il messaggio cristiano — 3) Cristianesimo e mondo moderno —■ 4) Cristianesimo ecumenico
—' 5) Programma e metodi del lavoro tra la
gioventù cristiana. Gli studi saranno diretti
da un forte corpo insegnante intemazionale.
Un ipomeriggio per settimana àarà dedicato
al lavoro con 1« orgianizzazioni mondWi della
gioventù’ à Ginevra. Tutti i sabati, il giorno
deirAscensione e il lunedì di Pentecoste saranno liberi per ^iirsioni.
11 numero di posti disponibili'è inferiore
a 50,’e gli studenti saranno ammessi soltanto in seguito alla nomina dei Comitati generali delle quattro organizzazioni suddette.
I candidati dovranno dunque fare là loro domanda a Ginevra, il più presto possibile,
per mezzo dei comitati nazionali della YM
'Mi
CA, YWCA, e della Federazione Studenti,
o per mezzo del Dipaftimento della Gioventù
del Consiglio nazionale delle Chiese, o per^.>
mezzo di còrpi similari, che, forniranno
moduli neces^ri per la domanda. Il costo dei;,f^ ^
corso è di 300 Fr. sv. Un numero limitatissimo di borse è disponibile. Le domande devono essere fatte aH’atlo della domanda di
isòrizione.
So ' ■ i
Le domande devono essere rivolte agli
indirizzi seguenti :
Per le YMCA e YWCA: 37, Quai Wilson.
Genèv«,j. f
per la Federazioiné Studenti ' Cristiani ; 13,
Rue iSiIviin, Genève ;
il Dipartimento, della ^ovontù del Ocinsiglio Mondiale delle Chiese : Route de Malagnou 17, Genève. ^
In ogni caso, le buste e le lettere dovranno
avere J’indicazione : Istituto Ecumenico,
Corso per Dirigenti della gioventù.
il rappresentante per l’Italia
Giovanni Miegge
VÀLDESE
ANGROGNA SERRE
Sabato 22 febbraio nel nostro Tempio del Serre abbiamo benedetto il matrimonio di Rivoira
Giosuè Ernesto (Rivoires) e Plavan Olga (Cacet). — Il Signore benedica e santifichi questo
nuovo focolare.
— Ringraziamo molto le Unioni Giovanili di
Prassuit-’Vernè, dei Jourdans, del Martel. per la
piacevole, fraterna serata familiare che ci è stato
dato di trascorrere con loro al Serre, domenica 32
febbraio. e. a.
LUSERNA S. GIOVANNI
La data deU’Emancipazione valdese fu commemorata al Culto di domenica 16 febbraio. Segui
l’agape fraterna allestita magistralmente dal sig.
Federico Marauda per più di 200 persone. Brevi,
sentiti messaggi, molto apprezzati, fra cui anche
quello del Sindaco sig. Fantonl che ha voluto
p.ender parte alla nostra celebrazione.
L’assemblea dei convenuti fu unanime "t
decisione di inviare un telegramma a! Presidet'‘’e
della Costituente, così concepito :
<( Ricorrendo 99“ anniversafio Emancipazione
valdesi, popolatone valdese Lusema San Gio
vanni attende dalla Costituente definitiva consacrazione nella Costituzione Italiana deila piena
assoluta libertà di coscienza e di culto ».
La sera di quello ste^ giorno i nostri giovani recitarono brillantemente una gustosissima
commedia, intramezzata da cori cantati dalia -ost a Corale. - *
Il 17 Febbraio ebbe luogo il tradizionale corteo dei bambini, preceduti quest’anno da un
autentico tamburino- Seguì la celebrazione delia
data nel Tempio, ove i bambini svolsero un programma dì recite e canti, ben preparati dai nostri
Insegnanti Valdesi.
La sera del 17 furono accesi numerosi fuochi
sulle alture a simboleggiare l’ardore di una
fede soffocata e mai spenta, smorzata e sempre
risorgente.
Dal mese di dicembre a tutt’oggi è stato amministrato il Sacramento del Battesimo a Ricca
Livia, di Guido e di Monnet Lina ; Gaydou Dina
Lina, di Federico e di Buffa Irma ; Grill Paola di
Adolfo e di Chiavia Maria .Margherita : Pivato
Teresanna. di Gino e di Boulard Ines ; Odin Remo, di Riccardo e di Giusiano Camilla; 4glì
Ermanno, dì Pietro e dì Martìnat Ida. Rinnoviamo
l’augurio di ogni benedizione sul capo di questi
bambini.
•Abbiamo celebrato i seguenti matriiinoni :
Rivoira Guido Benvenuto - Tourn Anita — Pittionì Edoardo - Monnet Alissa — Bertin Giovanni Arnaldo - Bertalot Albertina Giulia — Ma
lanot Pietro - Avondet Elena — Beltramo Edoardo - Miegge Mafalda Orestina.
Il Signore benedica questi nuovi focolari accesi
sotto il suo sguardo.
Abbiamo accompagnato al loro riposo Haenny
Frida, deceduta al Rifugio; Bruno Maria Margherita. deceduta aH’Ospedale dì Luserna; .*?ivoira Umberto, deceduto alle Vigne ; Rivoira Giovanni Umberto, deceduto ai Peyrot inferiori ; Paschetto Elena Gonin (Nazzarotti) ; Cocarda William (Rifugio) ; Jourdan Maddalena ''Ciaperassa) ;
Buffa Maria Maddalena (Marauda) ; Segre Emanuele (Rifugio) ; Jourdan Giacomo (Ciiaperassa) ;
Costabel Adriana (Odina) ; Carìgnano Felicita vedova Polizzi (Bellonatti) ; Mourglia Pietro Luigi
(Jalla).
Alle famiglie rinnoviamo l’espressione dalla
nostra vìva e profonda simpatia.
RORA*
COMMEMORAZIONE DEL 17 FEBBAIO —
(fPeuple heureux n’a point d’histoire» il noto adagio francese è tanto vero che anché^dopo certi
giorni di festa ben riusciti, dove tutto è stato
buono oltre il consueto si ha l’impressione di
non aver nulla da dire. Tale il nostro caso dopo
le celebrazioni del 16 e del 17 febbraio, che
hanno costiutito per la nostra parrocchia una
pagina di cronaca ecclesiastica serena e benedetta.
Al mattino della domenica, il culto è stato notevolmente frequentato eppoi seguito dalla celebrazione della Santa Cena sempre benefica e
solenne quantunque l’astensione di troppi fratelli ci abbia alquanto rattristati. Quindi l’agape
tradizionale organizzata dalla gioventù con miracoli di economia ed alla quale parteciparono cin-quanta commensali, cifra non raggiunta da molti
decenni. Alle frutta ed ai dolce vennero pronunciati numerosi discorsi e grazie ad una felice iniziativa del dott. Meynet. sottoscritti, seduta stante, un certo numero di tronchi d’albero per rifornire di banchi la Sala della Gioventù die fino
ad ora ha vissuto di prestiti, non sempre agevoli,
con il tempio e con le scuole comunali. -La spesa totale occorrente è di circa SOmila lire madopo
la sottoscrizione fatta occorrono in contanti solo
più 15-20 mila lire. Raggiungeremo anche questa
meta? Il dott. Mevnet plaudendo ai miracoli verificatisi per il ristauro del tempio, lo affermò
con sicurezza.-.
Dopo i discorsi, i canti si protrassero fino a
tarda ona del pomeriggio come in tutti i 17 tradizionali e ben fatti. La sera, siccome qualche
attore della recita preparata con tanta cuna per
la circostanza aveva avuto l’infelice idea di .ammalarsi all’ultimo momento, accorse ì] pastore
•Tahier del Villar, appositamente ed interessò a
assemblea con le sue ormai famose, magnìfiche
proiezioni a colori. In precedenza erano stati accesi, in tutta la Valle, numerosi falò, ma una
nebbia fitta fitta d impedì in modo draconiano
di goderne lo spettacolo.
L’indomani 17 febbraio, dall’antico luogo di
convegno di Cadimassa mosse il corteo deile
scolaresche verso il tempio, dove malgrado il
giorno feriale, attendeva una numerosa assemblea.
1 bimbi dei tre quartieri prindpali, accuratamente preparati dai loro insegnanti, svolsero un programma lungo ed interessante di redte e canti
sotto la direzione diei maestri Cìambellotti e
Toum, che il pubblico accolse con applausi cordiali. Recite che qualche volta parlavano del gat
tino o della disubbidienza e che pure esprimevano col loro sapore tradizionale ed inconfondibile la gioia di un popolo che a cento anni di
distanza vuole ricordare con memore riconoscenza le liberazioni da Dio accordate ai suoi avi e
li fa come può con tutti i suoi mezzi, con i culti
solenni, con 1© agapi festanti, con j fuochi di
gioia nella notte e con la voce innocente dei
suoi bimbi. Alla festa seguì un’altra agape di
quasi settanta coperti, per i bimbi delle scuole
domnicali e per i loro monitori, non meno gioiosa
di quella del giorno precedente. All’uscita, le
scolaresche inquadrate si recarono successiva
mente a cantare degli inni sotto le finestre di
vari fratelli e sorelle ammalati inviando una deputazione a salutarli e ad offrir loro delie caramelle. La serata venne ancora occupata da una
bella riunione del Circolo Gianavello allietata da
tanti piccoli dettagli privati- ((Sfiniti, ma contenti e riconoscenti ». potevano confidarsi l’uno all’ailtro il Pastore ed i suoi collaboratori prendendo
reciprocamente commiato.
IL NOSTRO PULPITO. 11 9 febbraio ed il 2
marzo i nostri culti sono stati presieduti dai
maestro sig. E- Cìambellotti che ha molto felicemente esordito in questa sua collaborazione fra
noi. lEtei membri presentì al culto hanno manifestato la loro soddisfazione inviando una offerta
speciale per la Chiesa. Sapevamo che il nostro
caro Maestro era figlio di Pastore ma siamo ancora più contenti di saperlo collaboratore di Pa
stori.
Fatti buoni e piacevoli : la sera del 15 febbraio
dicemmo alla assemblea presente : « Abbiamo
bisogno, fratelli, che la coilletta frutti mille lire ».
Nella borsa delle offerte trovammo L. 1200 Domenica scorsa annunziammo dal pulpito : » Abbiamo dovuto far rifare la chiave del tempio che
si era smarrita, per pagarne la spesa avremmo
bisogno che la colletta, oggi, fruttasse 400 lire ».
Nella borsa delle offerte trovammo L. 417. Questi fatti che sono successi già varie altre volte,
ci riempiono il cuore di commozione e di gioia.
Ora, in vista della prossima chiusura della colletta annua, per la Cassa Culto (Cassa Centrale), abbiamo comunicato alla Chiesa che la nuova tassazione proposta dalla Amministrazioine alla nostra comunità ne porta il contributo a Lire
70 000 annue. Per il primo anno, torse, la Tavola cl consentirà, come ha fatto per altre Cltìese di fare soltanto un mezzo passo e, cioè, 4:
versare L. 50-000, che sono ancora un farlello
ben grave per le esili spalle di Rorà. Poiremo,
come per quelle altre collette, dire semplicemente ai nostri fratelli : <¡ Abbiamo bisogno, entro
il 30 a«iile di arrivare a mettere insieme Lire
50.000? » Le nostre labbra sono esitanti, ma nel
cuore abbiamo una grande fiducia nei miracoli
che Dio compie e nella buona volontà dei nostri
Fratelli Rorenghi.
VILLASECCA
1 LUTTI si sono purtroppo moltiplicati anewa
nella nostra parrocchia ; nel mese di febbraio,
registriamo quattro nuove dipartenze : il 10,
Peyrot Francesco, albergatore; il 16, il cav.
Peyronel Cesare, ex sindaco (Rivoira) e Peyronei Giov. Enrico del Coliet ; il 17. Rostaing
Luigia ved. Grill. La Chiesa tutta si è stretta
con vìva simpatìa’intorno alle famiglie provate e
rinnova loro l’assicurazione delle sue preghiere.
LA CELEBRAZIONE DELLA FESTA VAL
DESE, sebbene così rattristata, si è svolta in
un’atmosfera altamente fraterna e simpatica. Indimenticabile lo spettacolo dei numert^ssimi
«falò» tradizionali... e del non meno tradizionale
corteo dal piazzale della Chiesa dei Ghiotti al
tempio di Villasecca. Da notarsi, nello svolgimento del programma, i cori ed inni di circostanza eseguiti dàlia Corale, dalla Scuola domenicale, e dai catecumeni.
A'H’agape fraterna, servita nella sala delle Attività, presero parte oltre 60 commensali, fra cui
il sindaco sig. Giacomo E. Massel, il quale,
membro attivo di questa Chiesa, aveva accettato di recarsi soltanto dopo, al Capoluogo ^ Perrero ove la sua presenza era desiderata. Discorsi
di laici, del Pastore, del maestro sig. Viglielmo,
degli anziani Stefano Grill e Edoardo Massei,
diedero il tono voluto al ritrovo.
Per i lutti suddetti la Recita che l’Unione dell’Albarea aveva preparata, è stata rinviata ; mentre quella preparata dall’Unione dei Chiotti, essendo di carattere commemorativo del 17. fu data il 23 Ancora questa volta. 1 nostri giovani
artisti si distinsero verrlnente; anche gli «júniores» ; l’incasso è stato offerto in congrua parte a favore della Chiesa..
SOCIETÀ
PEDAGOGICA VALDESE
Convegno - Il Convegno progettato
per il 19 marzo a Pinerolo è rimandato.
PRO VALII
Le famiglie di due membri del Consiglio Federale Elvetico desiderano assumere come domestìclie (cuoche) due giovani valdesi (30-35 anni).
Naturalmente sono richiesti requisiti moradi e
professionali ottimi. Per una delle due è richiesta la conoscenza del francese. Presentare immediatamente le domande all’Ufficio Pro Valli
;itwiso
Famiglia svizzera di Pastore e Professore in Teologia abitante ora a Laufen (presso Basilea) e
dall’autunno prossimo a Berna, cerca per il IS
aprile giovane valdese, parlante il francese, come aiuto di casa. La giovane verrà trattata come
membro della famiglia. '
Rivolgersi al Pastore V. Subilia - Via Gorret.
1 - Aosta.
Cotro CilanitUco di Coltora
Lunedì 17 c., alle ore S0.30, nella sala di Piazza Libertà, si terrà una sedata riservata ai soli membri iscritti, o a coloro ebe si iscriveranno.
ORDINE DEL GIORNO :
1' La libertà religiosa.
S* Costitazione del C. E. C.
NESSUNO MANCHI !
LIBRERIA CLAUDIANA
TORRE PELLICE
•-vâtà
VIATOR
IL CATTOLICESIMO
richiamato alle fonti
16" pag, 84 !> L. 50
Una esposizione chiara, popolare, serena
delle principali differenze tra Protestantesimo e Cattolicesimo.
Utilissimo per la discussione religiosa
UMBERTO BERT
Il giorno del Signore
prezxo 15 Lire
ERMANNO ROSTAN, Direttore ~
Arti Grafche <( L’ALPINA » - Torre Pollice
La famiglia del rimpianto
Costantino Oanlelo E<
esprime la sua profonda riconoscenza ai vicini
di casa, agli amici per l’aiuto prestato e per tutte le testimonianze di simpatia ricevute nella
luttaosa circostanza.
Prarostino (Collaretto), 23 febbraio 1947.
La vedova, i figli ed i famigliari tutti del compianto
Luigi Giordan fu Pietro
deceduto il 6 corrente, all'età di 67 anni, dopo
lunga e dolorosa malattia, ringraziano i vicini
per l’aiuto toro dato nonché le numerose persone
che hanno voluto esprimere la loro simpatia sia
con scritti sia accompagnandone la spoglia mortale al campo del riposo. Ringraziano pure il pastore sig- Roberto Nisbet, per il suo efficace
messaggio di cristiana consolazione,
Luserna S. Giovanni (Stallò), 8 marzo 1947.
Il Signore, l’Eterno, annienterà
por sempre la morte; Egli asciugherà le lacrime da ogni viso.
Isaia 25 : 8.
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