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Anno 118 - n. 21
21 maggio 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
BiBi.luir’CA
10066 TOaHK n-'ILICi
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
VERSO IL V CENTENARIO DELLA NASCITA DEL GRANDE TEOLOGO DI WITTENBERG
Talvolta anche a « Flash » ( trasmissione TV con 23 milioni di
spettatori, condotta da Mike Bongiomo) accade qualcosa di significativo. Uno dei giochi più segniti consiste nell’indovinare cosa
fanno o pensano gli italiani, riguardo a qualche fatto o circostanza. I dati di confronto sono
ineccepibili, perché raccolti da un
istituto specializzato su campioni rappresentativi. In una recente trasmissione abbiamo imparato cosa pensano gli italiani
prima di addormentarsi.
Anche se banale, sarebbe stato
lecito aspettarsi che quel momento rappresentasse il cantuccio (piccolissimo) della giornata,
riservato a pensieri di un certo
« spessore »; perfino a qualcosa
che abbia a che fare con 1’« angoscia esistenziaie ».
Invece no. Anche allora la gente ' continua a pensare alle banalità di sempre: cosa ha fatto oggi, cosa farà domani, soldi, debiti... Chi trova un istante per
pensare a Dio sono quattro persone su cento.
Si è discusso molto, l’indomani
del referendum sull’aborto, se la
minoranza cattolica presente in
Italia andava valutata al 32 o al
25 per cento (computando astenuti e voti nulli); valore questo
più verosimile, perché corrisponde agli italiani che vanno a messa. Ora apprendiamo — ma lo
sospettavamo già — che questa
pur modesta quota è assai go^nfiata dalla presenza nettamente
maggioritaria di praticanti per
esteriorità, abitudine o inerzia.
Non so se la situazione è migliore o peggiore nei paesi « protestanti »: del resto poco importa.
La verità generale è, detta in
termini brutali, che la gente se
ne frega di Dio; e si ricorda di
Lui solo in circostanze particolari (malattie, morti), o peggio
quando deve chiedere qualche favore. È questa la realtà alla quale cl troviamo dinanzi; che spiega tra l’altro perché le cose nel
mondo vanno in un certo modo
(e anche l’esito di tanti sforzi
evangelistici); che evidenzia la
miseria dei nostri patriottismi
denominazionali e ci inchioda nel
nostro peccato di uomini.
Continua nel nuovo Israele la
infedeltà dell’antico. Da questo
fatto, che d’altronde Gesù aveva
ben presente, scaturisce la delirante pazzia di ogni pretesa
trionfalistica; la consapevolezza
di un mondo che rifiuta Dio, o
gli è indifferente. Consapevolezza amara, ma comunque consapevolezza: che dà una dimensione
precisa alla nostra azione, ci toglie Tlllusione che la nostra testimonianza possa essere coronata
dal « successo ».
Che ci conferma quanto folle,
frustrante e fallimentare (secondo la logica umana) sìa il seguire Gesù. Ma che ci conferma anche come, per chi sia stato toccato dalla sua Grazia, Egli veramente rappresenti l’unica Via,
Verità e Vita.
Aurelio Penna
Martin Lutero, riformatore vivo
L’attualità e le diverse letture dell’opera di Lutero nel convegno di studi organizzato a Roma
dalla Facoltà valdese di teologia con la partecipazione di valenti esperti italiani ed esteri
« Nessuno riconoscerebbe l'antico monaco in quel bonaccione
panciuto, con quei labbroni. Anche se in principio era giusta, la
sua collera a poco a poco l’aveva avvelenato... — Voi pregate
forse per Lutero? — ho chiesto —
"Tutti i giorni” mi ha risposto ».
Questo rapido scambio di battute è registrato dal « Diario di
un curato di campagna » del cattolico Georges Bernanos quando
viene a descrivere il dialogo tra
due preti amici. Ma Bernanos
scriveva queste cose nel 1936.
Oggi, anche se il Concilio Vaticano II non ha cancellato l'antica condanna rivolta all’ex monaco di ’Wittenberg, nessun prete prega più per la salvezza dell'anima di Lutero. Specie dopo
il viaggio di papa Wojtyla a Magonza, due anni fa, quando (“vengo come un pellegrino all’eredità spirituale di Lutero”) i mass
media ci offrirono le immagini di
un’apparente rivalutazione papale del Riformatore. Ma solo
apparente perché Wojtyla, sembra ormai assodato, pensava più
al monaco agostiniano che non
al Riformatore.
Quale Lutero?
Dopo più di quattro secoli in
cui la storiografia cattolica ha
tenacemente tentato di demonizzare il Riformatore e di descrivere — come fa il Todesco nel
suo Manuale destinato ai giovani seminaristi italiani — la profonda anormalità del suo spirito, oggi, alla vigilia del 500“ anniversario della nascita di Lutero emergono, in campo cattolico, segni nuovi nei confronti del
grande 'eresiarca'. Come ha detto, recentemente, padre Yves
Congar: « Bisogna capire Lutero
e rendergli storicamente giustizia. Occorre superare pregiudizi
e condanne. Bisogna cogliere Lutero quale è veramente stato ». E
c'è già chi teme, in campo protestante, che nel grande ventre
di santa romana chiesa venga
assimilato, senza scosse, anche
Lutero. Certo un Lutero, in questo caso, purgato ed esclusivamente preoccupato della sua salvezza personale. Un Lutero succube della mistica tedesca dell’alto medioevo che ritorni ad
essere polo di rinnovamento interno alla chiesa cattolica.
Il Lutero invece della libertà
del cristiano, della giustificazione del peccatore per sola Grazia
di Dio, della irrinunciabile opposizione al papa, definito come
l’anticristo, questo Lutero dovrebbe — per certi strateghi delTecumenismo — impallidire e
uscire definitivamente di scena.
Il problema è dunque di sapere chi è stato veramente Lutero. Ogni secolo ha avuto il suo.
Anche sul fronte protestante non
sono mancate interpretazioni diverse e contrastanti: dal Lutero
“■ ' ■ “...........'
Nell’aula magna della Facoltà Valdese Paolo Ricca, tra gli storici Vlianich (alla sua destra) e Gaeta, apre il convegno su Lutero.
illuminista a quello intimista.
Per non dire di altre 'letture' come quella del complessato Lutero dei freudiani o quella nazionalista e antisemita della propaganda hitleriana sino alle versioni della storiogrqfia marxista
che hanno visto in lui l’iniziatore di una rivoluzione sociale
naufragata poi di fronte alla
guerra dei contadini.
E’ difficile leggere oggi con
obiettività il significato dell’opera di Lutero come teologo e ri
ASCENSIONE
Gesù, il solo Signore
Il Signore Gesù, dopo aver loro parlato, fu assunto in eielo e
sedette alla destra di Dio. (Marco 16: 19).
Anche questo, come altri racconti evangelici dell'ascensione,
è estremamente sobrio e significativo; ha il tono di tata confessione di fede simile a quella del
Simbolo apostolico che dice: « sali al cielo, siede alla destra di
Dio, Padre onnipotente ».
Malgrado la brevità di questi
testi, non si può dire che la cristianità primitiva abbia ignorato
o sottovalutato il contenuto teologico deU’ascensione di Cristo.
Se mai, ciò è accaduto più tardi,
in una chiesa troppo sicura di
sé, della sua autorità gerarchica e dottrinale o troppo scettica
•per credere al miracolo di una
elevazione corporea di Gesù Cristo dalla terra fino al cielo, incapace di fissare lo sguardo al di
là del racconto ex’angelico nella
sua forma esteriore verso il coronamento dell'opera redentrice
di Cristo e la proclamazione della sua signoria sulla chiesa e sul
mondo. JJevento dell'ascensione
può suscitare e infatti suscita
dei problemi che l'uomo moderno nel suo quadro culturale e
scientifico non può risolvere in
senso favorevole alla tradizione
ecclesiastica cristiana; ma la testimonianza autentica degli apostoli e la predicazione della chiesa cristiana primitiva interpretano l’evento dell’ascensione nella sua vera e grande portata sulla base di queste parole: « fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio ».
L’espressione « alla destra di
Dio » è simbolica, ma ricca di significato. Calvino diceva che queste parole vanno intese nel senso di "funzione” e di "autorità”
attribuite a Cristo. Secondo il
riformatore, Gesù tiene nelle sue
mani un "potere attivo”, la potenza di Dio, e « conserva quel
potere fino al giorno in cui giudicherà i vivi ed i morti ». Il termine “sedette” indica la posizione di un trionfatore, non più
quella di un combattente. Cristo
ha concluso il suo ministero terreno, il tempo della sua incarnazione e della sua presenza visibile è terminato. Ma l’ascensione di Cristo non è la sua scomparsa nel mondo degli spiriti immortali o degli esseri extra-terrestri. Secondo il pensiero dell’apostolo Paolo, Gesù Cristo è
venuto nel mondo sotto i segni
dell’abbassamento e dell’umiliazione; ha a.ssunto la « forma di
servo ed è divenuto simile agli
uomini ». Ha subito la morte sulla croce ed è risorto dai morti;
per questo Dio lo ha « sovranamente innalzato e gli ha dato il
nome che è al di sopra di ogni
nome affinché nel nome di Gesù
si pieghi ogni ginocchio ed ogni
lingua confessi che Gesù Cristo
è il Signore, alla gloria di Dio
Padre ».
Parlare dell'ascensione di Cristo non .significa dunque parlare
della sua .scomparsa, ma piuttosto della sua signoria e della .sua
sovranità: una signoria a viste
umane ancora discutibile in un
mondo dove persistono lotte carnali, guerre micidiali, ingiustiz.ie,
oppres.sioni, iniquità, dolori e
morte, ma dove l’opera di Gesù
Cristo non cessa, anzi si estende
e si prolungherà nei secoli fino al
giorno del suo ritorno glorioso.
L’ascensione di Gesù Cristo annunzia che egli è il Signore: Signore del mondo e capo della
chiesa. Qualunque evento accada
sulla scena del mondo, qualunque sia il livello delle conquiste
Ermanno Rostan
(continua a pag. 6)
formatore della chiesa. Ci ha
provato, con forte anticipo sui
prossimi festeggiamenti luterani del 1983, la Facoltà valdese di
Roma che giorni fa ha organizzato un riuscito convegno di studio su questo problema. Visibilmente soddisfatto, al termine dei
lavori, il decano della Facoltà,
prof. Paolo Ricca, ha fatto sobbalzare sulla sedia il centinaio
di partecipanti, esclamando:
« Ma Lutero è vivo! ». In effetti
le comunicazioni pronunciate
nell’austera Aula magna dell’ateneo valdese, pur da angolature
diverse, hanno ampiamente dimostrato l’attualità del pensiero
luterano.
Il convegno di Roma
Per Ferrarotti, sociologo della
Università di Roma, letteralmente affascinalo dalla genialità del
Riformatore, l’esperienza di Lutero « apre un nuovo modo di
vivere l’esperien.za religiosa come esperienza di verità ». Mentre Boris Ulianich, deH’Università di Napoli, ha sovente strappato sorrisi al pubblico ripercorrendo il Lutero della storiografia
cattolica. E’ così emerso il de.solante quadro dell’arsenale antiprotestante nostrano che dalla
dogmatica cattolica s’allunga e
sconfina — come ha dimostrato
Franco Gaeta, docente di storia
moderna aH’Univcrsità di Roma
— nella storiografia laica italiana. E qui, bisogna pur scriverle
queste cose, è apparso chiaro che
per gli ambienti storico-scientifici italiani il « Lutero » di Giovanni Micgge e le traduzioni, i
commenti, gli articoli di Valdo
Vinay (entrambi sono stati docenti alla Facoltà valdese) appaiono sempre più giganti isolati nella povertà d’interessi storici verso il protestantesimo.
Opere che abbiano realmente
cercato di comprendere la teologia di Lutero ce ne sono proprio poche e quelle che ci .sono,
sono state scritte da protestanti anche .se, per dirla col CantiGiuseppe Platone
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
21 maggio 1982
UN TRIBUNALE AMERICANO HA SEQUESTRATO L’ULTIMO LIBRO SULLA SINDONE
Un "verdetto" contestato
Nel settembre scorso un grosso battage pubblicitario televisivo e giornalistico ha preparato il terreno, anche in Italia, all'arrivo dell’atteso Rapporto dei 40 scienziati americani che, nel 1978, avevano
ottenuto il permesso di esaminare la Sindone al
termine della famosa «ostensione ». In quei giorni
« Stampa sera » era uscita con un titolo a piena
pagina: « La Sindone è autentica! ». Poi un prolungato silenzio, rotto solo da brevi commenti imbarazzati. Si è appreso infine che non si trattava ancora del Rapporto finale, ma di un libro scritto a
quattro mani da uno degli scienziati, un « ingegnere » negro del Texas, e da un «filosofo» della
Virginia, docente di «apologetica storica e filosofi
ca ». Ma il libro. Verdetto sulla Sindone, era stato
sequestrato dal Tribunale americano competente,
su istanza degli altri scienziati che avevano reagito a tutela del loro buon nome, non riconoscendosi nelle conclusioni dell’opera. Il giudice aveva dato loro ragione, dichiarando che non si potrà parlare legittimamente di un «verdetto » sulla Sindone finché non sarà stata effettuata la prova del
carbonio 14 per accertare l’invecchiamento del tessuto.
Il libro _ incriminato esce ora in italiano edito
dalla Queriniana Il prof. Pier Angelo Gramaglia
del Seminario cattolico di Torino ha accettato di
recensirlo per i nostri lettori. C. P.
Gli autori del Verdetto sono
certi che la Sindone di Torino sia
il lenzuolo funebre di Gesù (p. 10)
e dichiarano pomposamente che
« le persone ostili alla Sindone
spesso sono ostili al cristianesimo e all’uomo che sta al centro
della fede cristiana » (p. 12). Sono inoltre convinti che le Crociate siano state un movimento dell’esercito cristiano, « nato per
la gloria di Dio » (p. 27); che i
Templari — «cristiani ortodossi
che resero alla Chiesa meravigliosi servizi » (p. 29) — abbiano
tenuta nascosta la Sindone pier
150 anni in Europa (dal 1204 al
1356); che meritatamente essa sia
poi diventata proprietà dei Savoia, « una pia e nobile famiglia », promossa infine a monarchia italiana (p. 39) per i suoi
grandi meriti bellici e politici. Ci
assicurano che ad esaminare la
Sindone sarebbero stati « i prìncipi della Scienza americana »,
invitati a lavorare in un ambiente principesco, qual è il palazzo
reale di Casa Savoia (p. 87).
L’esame scientifico
L'esame scientifico avrebbe
messo in luce prove consistenti che farebbero risalire la
Sindone di Torino, al primo secolo (p. 21). Ma essi confondono
la prova del polline di M. Frei,
che ipotizza una circoscrizione
geografica, con una prova cronologica che farebbe risalire la Sindone al tempo di Cristo (p. 35).
Presentano l’ipotesi di S. Curto,
secondo il quale il tessuto potrebbe risalire al tempo di Gesù,
come una prova della sua origine
nel sec. I, perché conterrebbe
tracce micrbscopiche di cotone,
coltivato solo in Oriente (p. 36).
Identificano le presunte monete
messe sugli occhi dell’uomo della Sindone con il lepton di Ponzio Pilato, coniato tra il 29 e il
32 d. C. (p. 36), tesi già da me
confutata
Inoltre i cimiteri degli Esseni
mostrano che i morti erano sepolti adagiati sul dorso con i gomiti staccati dai fianchi e le mani incrociate sul bacino (pp. 5556); si dimentica però che gli Esseni avevano usanze particolari e
che dei due scheletri ritrovati interi uno aveva le braccia distese
lungo il corpo.
Il Codice della Legge ebraica,
nella parte concernente il lutto,
attesta che una persona giustiziata dal governo veniva sepolta con
un unico lenzuolo, senza essere
previamente lavata e senza il taglio dei capelli (pp. 55-57), e che
il mento dei morti veniva fasciato con una mentoniera (p. 60);
peccato però che gli autori si dimentichino di dirci che quel Codice è del XVI secolo! Già ho dimostrato altrove che l’ipotesi della mentoniera è filologicamente
insostenibile per quanto concerne il greco del Vangelo di Giovanni.
Vi sono altri errori storici madornali, come l’aflermazione che
il flagrum sarebbe stato usato
soltanto dai romani e da nessun
altro nopolo dell’antichità (p.
135), mentre abbiamo documentazioni esplicite sulla prassi della
flagellazione in Oriente fino ai
sec. Vl-VII.
11 crociato Robert de Clari, nel
1204 a Costantinopoli, non avrebbe visto un lenzuolo sindonico
con immagine — come egli stesso attesta — ma il famoso « Mandylion » o asciugamano di Edessa. In realtà non solo lo stesso
Robert de Clari, ma anche il Codice Ottoboniano latino 169 e i
cataloghi bizantini delle reliquie
del sec. XII distinguono tutti molto bene l’asciugamano di Edessa,
con il volto di Gesù vivo, dalle
varie sindoni sepolcrali di Gesù.
Viene inoltre data come sicura
l’ipotesi di I. Wilson che identifica l’immagine di Edessa con la
Sindone, ipotesi tutt’altro che
condivisa dagli storici.
I risultati
I risultati della ricerca scientifica sull’uomo della Sindone hanno portato ai seguenti risultati.
L’immagine è stata prodotta da
un oggetto tridimensionale; non
presenta segni direzionali e ciò
esclude che siano state applicate
sostanze estranee mediante pennelli (p. 214); non appare il fenomeno della capillarità, il che
esclude qualsiasi movimento di
liquidi sulla tela (p. 214); non si
è formata per contatto perché
sarebbe impossibile riprodurre
per contatto un oggetto tridimensionale su una superficie bidimensionale senza deformarne
l’immagine. Questa è dovuta alTingiallimento superficiale delle
fibre di lino del tessuto, prodottosi in seguito ad un processo di
ossidazione, disidratazione e coniugazione, che costituisce l'effetto tipico di una forte irradiazione di calore, di una « strinatura » o cottura a distanza.
A livello sperimentale si è infatti notato che la cellulosa ingiallisce nei primi stadi della bruciatura; se il tempo di esposizione e il calore vengono accuratamente controllati, una strinatura
sperimentale può far ingiallire le
fibre del tessuto nello stesso modo in cui sono ingiallite quelle
della Sindone. Inoltre, gli esami
di riflessione ai raggi ultravioletti e alla luce visibile hanno rivelato che l’immagine e le bruciature dell’incendio di Chambéry
del 1532 riflettono sostanzialmente la luce alla stessa maniera.
Ebbene, dopo aver asserito tut
to questo, con una contraddizione pacchiana, si sostiene che
l’ipotesi di utilizzo di una statua
in bronzo riscaldata non reggerebbe; tale esclusione è motivata
con una incredibile contraddizione nei confronti della tesi generale.
Fede e chimica
In conclusione la Sindone diventa una prova storica della risurrezione, vera e unica causa
della « bruciatura » che ne caratterizza l’immagine, spiegabile solo come effetto di un evento miracoloso. Ora, non potendo essere stata causata da un intervento
di Satana, a motivo delle grandi
conversioni al cristianesimo che
la Sindone opera in America (pp.
201-202), non resta che la risurrezione di Cristo. Non solo! G.R.
Habermas che, essendo un apologeta di professione, ha l’impareggiabile merito di aver confuso la fede con la chimica e i calcoli di probabilità, ci presenta la
Sindone come la prova più sicura dell’esistenza di Dio, nonché
come la confutazione della concezione materialistica del mondo, del naturalismo, delle teorie
di Hume sui miracoli e deU’illuminismo.
Evidentemente, d’ora in poi,
per annunciare Gesù possiamo
lasciar perdere la Parola di Dio;
abbiamo la Sindone che, almeno
in America, pare riuscirci molto
meglio, soprattutto tra la nuova
cavalleria della scienza!
Pier Angelo Gramaglia
A colloquio
con i lettori
^K.E. Stevenson. G.R. Habermas,
Verdetto sulla Sindone. Queriniana.
Brescia. 1982, pp. 244.
^ P.A. Gramaglia, Le ultime scoperte^’ sulla Sindone. Claudiana. Torino. 1981.
CINEMA
"Cercasi Gesù"
Qualcuno ha visto « Cercasi
Gesù »? Nel film tutti lo cercano, ma alla fine più nessuno lo
vuole e sarà internato in una
clinica di lusso per pazzi non furiosi ma innocui. Perché? Perché è un Gesù diverso da come
pensiamo che sia e, forse, da come vorremmo che fosse. Un Gesù che dice : « Morire è brutto,
ma uccidere è anche peggio. Voi
vi preoccupate solo dei morti,
non pensate mai a quelli che uccidono. Eppure anche loro sono
smarriti nel buio. Io provo la
stessa pena per chi muore e per
chi uccide ».
Il regista è Luigi Comencini.
Prima di questa aveva diretto
le ultime due bellissime pellicole ; « L’ingorgo » e « Vòltati, Eugenio », due analisi amare sulla
difficoltà di vivere insieme nella
società e nella famiglia. In « Cercasi Gesù » ci sono almeno due
sorprese. La prima è Beppe Grillo. L’attore genovese, comico di
cabaret o televisivo, qui è sorvegliatissimo, calibrato, senza sbavature, nei panni di un giovanotto un po’ svampito. Fa l’autostop
con una ragazza che quando
apre la borsa non tira fuori il
rossetto ma la pistola. E’ una
terrorista della solita famiglia
« bene » e cala a Roma per unirsi agli altri, devono rapire la
vittima designata. S’accosta una
auto lussuosa, la pilota un prete
faccendiere e potente che appena vede Grillo fiuta il colpo:
quella faccia ingenua e disarmata .sarà riprodotta su migliaia di
manifesti per lanciare nuove dispense sul Vangelo, un Cristo
aggiornato, piacevole. Scatta la
macchina pubblicitaria con fotografi e ti\;ccatori, mentre l’at
mosfera ovattata e subdola dell’organizzazione religiosa cerca
di manipolare non solo il volto
ma la coscienza. In strada, chi
chiede a Grillo un autografo chi
un miracolo, ma lui sconcerta
tutti con la sua insopportabile
semplicità (quella di Matteo 10:
16). Le sue povere parole sconfiggono poveri ladri da due soldi; quelli del racket passano a
riscuotere la tangente dai piccoli negozianti, ma si innervosiscono alle sue stupite domande e
lasciano perdere; i religiosi gli
hanno dato — come nel « Signor
Bonaventura » dell’infanzia —
un milione di anticipo sulle sue
« prestazioni professionali » e lui
lo dà a una ragazza madre drogata perché, se vuole, continui a
comprarsi la droga ma la smetta
di prostituirsi per mantenere il
fratello magnaccia.
Questo Gesù inedito non predica, non moralizza, non censura. Fa quello che con i paroioni
moderni si chiama coscientizzazione, responsabilizzazione. Cerca di costruire in ciascuno una
libertà canalizzata dal criterio,
dal discernimento, dalla ragione.
Soprattutto, ha scritto un critico, « non toglie a nessuno il diritto alla comprensione e all’amore », specialmente alla terrorista che ne ha più bisogno di
tutti.
Formazione
protestante
La seconda sorpresa è il regista. Comencini ha detto che l’idea gli è venuta da tre parti :
quando il prof. Bachelet, cattolico praticante, è stato ucciso.
nella chiesa di Roma il figlio ha
pregato con parole di perdono
per gli uccisori; quando è successo al giudice Galli, la vedova
ha scritto ai terroristi : « Avete
perso l’amore, siete nel buio » ;
quando il Sinodo valdese-metodista si è aperto dopo la strage
di Bologna (1980) ha sollevato
la « questione morale » : vivere in
modo pulito in mezzo al malcostume dilagante della vita pubblica italiana (classe politica,
scuole, ospedali) e, se è lecito
dirlo, anche privata (le famiglie,
l’onestà sul lavoro). Come mai
tanto strane ispirazioni per tanto strano film? Comencini ha
detto di aver avuto un’educazione e una cultura protestanti dalla madre svizzera e di considerarsi un cristiano : « Per molto
tempo un cristiano distratto...
Oggi penso che un recupero dei
valori cristiani possa essere molto importante per aiutarci a vivere almeno con decenza». Almeno.
Le nostre chiese non dovrebbero mai allentare la passione
per coltivare i giovani in senso
cristiano. Nel deserto di « Pierino contro tutti, Dallas, Eccezziunale sballato gasato », il film di
Comencini rinverdisce l’invito
all’educazione in vista della fede. E più importante di qualsiasi ordine del giorno c’è la Scrittura : « Rimani fedele nella verità che hai imparato e della quale sei pienamente convinto. Tu
conosci la Bibbia già da quando eri bambino. Essa può darti
la saggezza che conduce alla salvezza, per mezzo della fede in
Gesù Cristo » ( 2 Timoteo 3: 1415).
Renzo Turinetto
DISSENSO
Caro Giampiccoli
desidero esprimere il mio dissenso
per l'antipatica presentazione che è stata fatta sulla Luce del libro di Ezio Pinardi: « Insoliti pensieri soliti ». Se mi
permetti c'era molta sufficienza e poca
disponibilità, forse per deformazione
professionale.
Conoscendo da amico Ezio, ho acquistato il libretto per curiosità e affetto.
Ne ho letto pagine qua e là e ho riso
divertito in vari casi — ho gustato la
discrezione e l'affettuosità che pervadono molte parole di quelle forse poche pagine. Ho sentito il piacere di
una lettura libera e di un libro libero.
Poiché il pensiero di Pinardi non rappresenta potentati culturali o scientifici,
non ci costringe ad una scelta a favore
0 contro; non è necessario schierarsi
sul suo libro. GII va dunque dato atto
che egli è riuscito dove molti falliscono: il suo è un libretto che fa compagnia — che ridà fiducia a chi si sente
solo e forse inutile.
In mezzo ai grandi problemi che viene richiamando, Pinardi ha l'arte di depotenziarli in un dialogo interiore e a
cuore aperto, dove anche l'insaziabile
>• lo » alla fine, resta confuso e muto.
Ora può parlare Dio e essere ascoltato.
Un bel dialogo con gli uomini e con
Dio, ecco come definirei quest'ultima
opera di Pinardi. Un bel regalo che egli
fa a tutti i suoi amici.
Fraternamente, tuo
Gigi Ranzani, Cusano M.
Lutero
(segue da pag. 1)
mori, in teoria « non è necessario diventare luterani per afferrare Lutero ».
Sempre al convegno, da parte
protestante, Amedeo Molndr dell’Università di Praga ha evidenziato nuovi elementi nel rapporto tra riforma luterana e movimenti ereticali anteriori, mentre Gerhard Ebeling della Facoltà teologica di Zurigo, autore di
numerosi saggi su Lutero, ha
trattato i temi della fede e dell’amore nella teologia del Riformatore.
Domande aperte
,Dall’insieme sono scaturite
molte domande. Alcune sono rimaste senza risposta come quella di un segretario del cardinale
Ratzinger che ha chiesto al professor Ebeling d’insegnargli il
trucco del mestiere: giudicare la
giustezza o menò di una affermazione teologica. Sembrava di
essere in piena Controriforma.
Eppure ’mestieri’ come questi
esistono ancora dentro le mura
del Vaticano. Ma quando il dibattito su Lutero riprenderà su
scala internazionale, nei prossimi mesi, altre domande verranno: perché la teologia di Lutero,
la sua lettura della Scrittura, ha
spaccato in due la cristianità?
Cattolicesimo e Protestantesimo
sono solo due modi diversi di essere cristiani oppure sono due
diversi cristianesimi? Il Lutero
dei protestanti di oggi propone
ancora un aut-aul, una scelta radicale di vita? O forse, senza accorgercene, siamo già tutti diventati (luterani compresi) spettatori di una nuova sinfonia cristiana, diretta dalla buona Provvidenza, in cui c’è posto per tutte le tradizioni, per tutte le proteste? Compresa, s’intende, anche quella del ’cocciuto, ubriacone’ di Wittenberg?
Se è vero che il cuoi'c della Riforma protestante non si è ancora fermato, mai come ora occorre farne sentire i battiti vitali. Occorre insomma non solo
afl'ermare l’attualità della Riforma ma semplicemente viverla
con fermezza nell’incontro quotidiano con il Cristo giustificante.
Giuseppe Platone
3
21 maggio 1982
fede e cultura 3
INVITO ALLA STORIA
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Tra Riforma e Risveglio
Si conclude con questa seconda parte la rassegna di opere
storiche sull’evangelismo italiano iniziata sul numero scorso
da Giovanni Gönnet.
Per conoscere la situazione generale delle varie denominazioni operanti oggi in Italia, e in
particolare il numero dei loro
membri, tornano utili due recenti opere d’informazione, la prima di Giorgio Bouchard e Renzo Turinetto (B.-T., L’« altra
chiesa» in Italia: gli evangelici,
Torino, Claudiana, 1976, pp. 140),
la seconda di Aurelio Penna e
Sergio Ronchi (P.-R., Il protestantesimo. La sfida degli evangelici in Italia e nel mondo, Milano, Feltrinelli, 1981, pp. 273): da
esse risulta un numero complessivo di 300 - 400.000 membri e
aderenti, dai 100 - 200.000 pentecostali (ma presso di loro non
si fanno censimenti) ai 2.000 rispettivamente anglicani, nazareni e Chiesa di Cristo, passando
per i 10.000 fratelli, i 5.000 rispettivamente metodisti, battisti e
luterani, e i 4.000 avventisti, con
la necessaria avvertenza che
presso i valdesi, i metodisti, i
luterani e gli anglicani, che ammettono il pedobattismo, i numeri normalmente comprendono
adulti e bambini, mentre presso
gli altri sono in genere calcolati come membri solo gli adulti
battezzati.
B.-T. distinguono grosso modo
tra chiese dentro la Riforma e
chiese (o gruppi) sotto il segno
del Risveglio, ma tale distinzione non convince, come del resto
ammettono gli stessi autori (p.
8): infatti se — detto però con
«un minimo di cordiale irriverenza » — « gli anglicani più che
dentro girano attorno alla Riforma », è bene rilevare che tutte le chiese o denominazioni ricordate potrebbero ( o dovrebbero) stare sotto il segno del Risveglio, perché esso mi pare essere — a prescindere dai casi
specifici storicamente accaduti
(risvegli wesleyano, plimuttista,
darbista, müllerista, di Félix
Neff ecc.) — una « conditio sine
qua non» di ogni attività religiosa (teologica o etica che sia),
la quale si ispiri in prima istanza al Vangelo di Cristo.
Chiese storiche
e chiese popolari
P.-R., poi, ricordano una sommaria classificazione ( sempre
opinabile, essi confessano) tra
chiese storiche e chiese popolari:
le prime (valdesi-metodiste, luterane, hattiste) sarebbero caratterizzate da una « ricca rifiessione teologica », ed anche dalla
« esigenza che i loro membri si
impegnino personalmente sul
piano sociale e politico, come
espressione concreta di servizio
al prossimo nella situazione storica attuale, senza che ciò naturalmente significhi privilegiare
determinati partiti e ideologie » ;
mentre le seconde (pentecostali,
fratelli, apostolici, avventisti, di
Cristo, nazareni) « si basano su
una interpretazione più o meno
letterale della Bibbia, hanno origine dai vari movimenti di risveglio del XIX e XX secolo, accentuano il loro carattere ispirato e profetico, in taluni casi
anche millenaristico; hanno una
base fortemente popolare, spesso c'ontadina, danno molta importanza alla evangelizzazione »
(pp. 213-214).
Se tutto ciò è esatto in senso
generico, la caratteristica sociopolitica del primo gruppo è più
un pio augurio che una costatazione di fatto, prova il sorgere
della TEV in ambiente valdese.
L’equivoco permane quando,
trattando della Chiesa dei Fratelli e della sua separazione nel
1870 dal filone « garibaldino » del
' Gavazzi, poi sfociato nel 1904 nel
metodismo, B.-T. scrivono che
tra gli evangelici di quel tempo
vi fu chi si rivolse alla borghesia (valdesi), chi alla classe politica (seguaci del Gavazzi) e chi
alle classi più povere, contadini
e artigiani (fratelli): una tripartizione certamente suggestiva
(cfr. p. 72), ma che mi sembra
piuttosto semplicistica, quando
si pensi che la maggioranza valdese, almeno alle Valli, è fatta
di contadini e operai, e che in
talune zone (Ciociaria, AbruzzoMolise, Polesine ecc.) i valdesi
hanno predicato il Vangelo soprattutto a operai e a contadini,
tra i quali proletari e braccianti.
Con ciò ritorna a galla la problematica già fatta presente in
una delle più equilibrate recensioni fatte del volume di Vinay
(quella a firma di Arturo A. Cericola, cfr. « Eco-Luce » del 2/10/
1981), dove giustamente veniva
contestata l’affermazione che,
nell’opera di evangelizzazione, ci
si sarebbe dovuto rivolgere alla
élite spiritualmente e culturalmente più aperta « alla necessità di riforma interna della Chiesa italiana », piuttosto che « al
popolo più misero, analfabeta »
(cfr, Vinay, op. cit., pp. 477-478).
Coltiviamo la storia
Necessità, dunque, di tornare
a coltivare la storia, a cominciare dalla base, cioè dalle singole
comunità. Qualcosa già c’è, in
particolare alle Valli Valdesi
(Torre Pellice, Luserna, Prarostino e Roccapiatta, S. Germano, Pomaretto ecc.). Su Forano
Sabino c’è un buon lavoro del
Pitocco, mentre su Orsara di
Puglia è in corso una tesi di
laurea a cura di una delle nostre studentesse in teologia. Ma
bisogna fare di più, situando le
varie storie nel loro preciso contesto geografico, politico, sociale, economico e religioso. « Il y a
du pain sur la planche » per tutti, soprattutto per i giovani, universitari o non.
Giovanni Gönnet
(2 - fine)
Costruire
la pace oggi
Relazioni, interventi e documenti del Campo invernale
di Agape (Frali) 26/12/81 - 1/1/82
Collana « Dossier », n. 15, pp. 192, L. 5.600
— A che punto siamo con la mobilitazione dei Movimenti per la
pace, il più grosso avvenimento politico dell’autunno 1981? Quale è stato l’effetto psicologico dei recenti avvenimenti in Polonia
e nel Salvador? Quale direzione prenderà il Movimento popolare
nei prossimi mesi? Come fronteggiare il rischio del « riflusso »
impostando seriamente il grosso lavoro di controinformazione e
contestazione?
Insomma: come costruire la pace — giorno dopo giorno — nei
prossimi anni?
È il tema dell’ultimo « dossier » che riprende e rielabora relazioni, interventi e documenti del « Campo invernale » di Agape (Prali): « Costruire la pace », che ha emesso al termine un documento
ripreso poi da vari organi di stampa.
— La prima parte — « Relazioni » — comprende:
a) un ampio studio di Giorgio Rochat — noto specialista di storia militare — su « Armamenti ed equilibri mondiali dal 1945
ad oggi »;
b) un saggio di Alberto Tridente — sindacalista della F.L.M. —
sullo spinoso e delicato problema della « riconversione dell’Industria bellica » in Italia, che è anche un’interessante testimonianza di una coraggiosa battaglia compiuta in prima persona.
c) Ermanno Genre — Direttore di Agape — con un grosso lavoro
di sintesi fa il punto sulla « teologia della pace », cioè sull’attuale stadio di comprensione dell’Evangelo di Cristo raggiunto dalle Chiese nel campo della guerra e della pace. L’era nucleare ha rivoluzionato l’etica cristiana tradizionale della
« guerra giusta », anche se non tutti se ne sono accorti. Oggi
il rifiuto della protezione e falsa sicurezza offerte dall’ombrello nucleare è diventato una questione di fedeltà alla Parola di Cristo, è questione di fede: l’unica via coerente per la
Chiesa cristiana è quella di farsi paladina di un disarmo unilaterale.
— La seconda parte abbraccia un ampio ventaglio di posizioni in
una Tavola rotonda sul tema: « Obiettivi reali dei movimenti per
la pace in Europa » (interventi di R. Bontempi, C. Canal, A. Tridente, F. Saija e A. Ferrerò).
— La « Documentazione » comprende alcuni importanti testi di autori od organismi cristiani, per la prima volta tradotti in italiano.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO - c.c.p. 20780102
RICERCHE E DIBATTITI CHE APPASSIONANO LE NOSTRE CHIESE
Attualità di Francesco e Vaido
Su « Francesco e Valdo, due
testimonianze alKEvangelo nella
Chiesa del Medio Evo », hanno
parlato il 26 aprile al Centro
Evangelico « P. Maggi » di Vercelli padre Sereno, francescano
ed il pastore valdese Salvatore
B riante.
Dopo un’introduzione del dott.
Arena, che ha ricordato le analogie profonde che accomunano
le due figure, le due relazioni si
sono snodate secondo un filo logico interno identico, che ha
tratteggiato l’ambiente storico in
cui sono vissuti Francesco e Valdo, prima sotto il profilo politico-economico, ricordando le lotte tra papato ed impero e la nascita dei comuni e della borghesia mercantile, passando poi ad
POESIE DI EDINA RIBET ROSTAIN
Il dono
E’ in libreria una rassegna di
poesie di Edina Ribet Rostain
che coprono l'arco della sua esistenza. Il libro è introdotto da
una bella nota di Gino Conte.
Leggendo questi versi si avverte
uno stile insolito, direi profondamente ebraico e cristiano insieme. Perché c’è l’attaccamento vivissimo dcll’A. per una terra delimitata: IL Valli Valdesi. Un
amore evidente per questa patria di una fede che non fu solo
di antichi avi, un amore per la
lingua, per certe figure storiche,
per luoghi particolari di questo
angolo d’Italia antico ghetto del
valdismo. Ma at>punto nel libro
non c’è solo questo. C’è di p'ù.
l.cggendolo si avverte per esempio la notévole preparazione biblica dell'A. e la sua schietta passione per la testimonianza.
Poesie scritte bene. Lo stile è
pa.scoliano. Dunque facili. Che
si pos.sono leggere anche ai bambini. Anzi forse afferrano meglio
loro di noi la speranza che scaturisce da questi versi semplici,
che arrivano facilmente alla
mente e direttamente al cuore.
G. P.
Edina Ribet Ro.stain. il Unno. pp.
150, si pDÒ acquistare nelle librerie
evangeliche facendo una libera offerta destinata alla Commissione -itabili della chiesa Valdese di Luserna San Giovanni.
esaminare nella realtà sociale il
comportamento del clero e dei
religiosi più interessati al potere che alle cose dell’anima e quello del popolo ancora ricco di fede, ma ormai critico verso l’istituzione ecclesiastica ed attratto
dai movimenti pauperistici allora diffusi.
Di queste tensioni sociali e di
queste aspirazioni religiose furono ottimi interpreti Francesco
e Valdo.
Gli interventi
Del primo padre Sereno ha
messo in luce il concetto di povertà quale rifiuto della ricchezza, del prestigio e del potere politico, una povertà unita all’umiltà, perché Francesco « non voleva creare una aristocrazia spirituale, ma un effettivo inserimento, finalizzato al servizio degli altri », dunque una povertà
quale mezzo di promozione dell’uomo nella sua totalità. E poi
ancora il concetto di rivalutazione della natura, perché ha la stessa origine dell’uomo ed è segno e
veicolo di Cristo. Ed infine, attraverso l’identica regola, la parità dell’uomo e della donna, di»
versi ma complementari, non
l’uno superiore all’altra e viceversa, ed il modello di vita comunitaria, di fraternità con motivazioni soprannaturali, ma su
basi simili a quelle della famiglia naturale. Da questa realtà
culturale religiosa deriva il compito di evangelizzare nel senso
di condividere la vita con gli
« ultimi » e di lottare per risanare la società, rimuovendo le cause del male.
Di Valdo il pastore Briante ha
evidenziato soprattutto la povertà di vita, quale criterio di com
portamento individuale e testimonianza indivisibile di coerenza con la Parola, in contrasto
con la realtà ecclesiastica del
tempo ed il suo impegno nella
predicazione dell’Evangelo estesa anche ai non chierici ed alle
donne, che saranno le prime a
salire sul rogo, per cui fu tanto
combattuto dalla Chiesa di Roma. Egli mirava in fondo alla libertà dei credenti, in un tempo
in cui Chiesa significava gerarchia e potere, per trasformarla
e renderla veramente povera,
non soltanto per farla vivere tra
i poveri e con i poveri.
Con la sua stessa presenza al
dibattito e con la sua partecipazione, il pubblico ha dimostrato l’attualità e l’interesse per il
messaggio di Francesco e Valdo,
cogliendone i momenti d’incontro e di scelte diverse, e per questa ricerca in parallelo di valori
che, ancora oggi, costituiscono
modelli di comportamento per
molti e sono anche, per altri,
dei punti precisi di riferimento
nella vita.
L. C.
Quale pace?
Senza alcuna mozione, né un
documento, ma con serie rifiessioni proposte dai relatori all’attenzione del numeroso pubblico,
si è tenuto a Venezia domenica
25 aprile u. s. alle ere 15 — nell’accogliente salone della Scuola
di S. Teodoro, gentilmente concessoci dal Consiglio della Scuola predetta per interessamento
del teologo cattolico veneziano
don Germano Pattaro —, Rincontro sul tema : « Quale pace? »
organizzato dalla Federazione regionale delle chiese evangeliche
del Triveneto, con la collabora
zione della redazione veneta del
settimanale Com-Nuovi Tempi.
Al termine delle interessanti relazioni svolte dal pastore Valdo
Benecchi, dal prof. Giorgio Rochat e dal dott. Gianni Baget
Bozzo è seguito il dibattito —
coordinato dal pastore Alfredo
Berlendis — reso vivace da numerosi e stimolanti interventi da
parte degli intervenuti.
L. C. B.
Buonaiuti e
la 1^ Riforma
Il prof. G. Gönnet ha tenuto
al CEC di Roma (6.IV.1982) ima
interessante conferenza su « Buonaiuti e la prima riforma». Dopo avere delineato per sommi
capi la vita sofferta del Buonaiuti, Gönnet ha sottolineato la valutazione che egli diede della prima riforma (Valdo di Lione,
Francesco d’Assisi e Gioacchino
da Fiore), rispetto a quella del
sec. XVI « paurosa ed inquietante ». In un primo momento ostile a Valdo (1926) lo accettò poi
pienamente (1936) come uno dei
rappresentanti della « Grande
vera Riforma del Cristianesimo », caratterizzata dalla risconerta della fraternità, della fede
nel regno di Dio e dell’unità dei
carismi, cioè essenzialmente del
Sermone sul Monte e dell’Epi.stola di Giacomo. Riconobbe che
non solo Valdo, ma anche Francesco fu ’sovvertitore’ cioè dissenziente contestatore, e ne fece
apostoli di un cristianesimo semplice, fraterno, candido, gioioso
e pacifico. Buonaiuti cambiò idea
anche riguardo a Lutero? Le opinioni da lui espresse in occasione del IV centenario di Chanforan (1932) celebrato dai Valdesi,
lo lasciano supporre, ma l’interrogativo è destinato a rimanere
tale.
>f. C.
4
4 vita delle chiese
21 maggio 1982
PENTECOSTE ’82
FRALI, 30 MAGGIO
Insieme per
costruire la pace
★ Due anni fa ci incontravamo a Ferrerò con il
motto « Insieme oggi per costruire il domani ». Quest’anno ci incontriamo a Frali per un’altra giornata di
festa ma anche nella consapevolezza che per costruire
il domani bisogna opporsi ad ogni minaccia di guerra.
★ Chi costruisce ha bisogno di un fondamento: è
Gesù Cristo: « Io vi lascio pace, vi do la mia pace. Io
non vi do come il mondo dà » (Giov. 14; 27).
★ Chi costruisce non può agire da solo. Costruire
la pace non è opera di gente isolata ma esige il concorso di tutti.
★ Chi costruisce ha bisogno di buoni materiali. Il
materiale per costruire la pace è un amore vissuto
nella ricerca della giustizia fra gli uomini. « Una pace
che offende la giustizia e la verità non è una pace e la
Chiesa di Cristo deve protestare contro una tale pace »
(BonhoefFer).
★ Chi costruisce ha bisogno di un progetto. Il nostro progetto non può essere quello di una pace protetta dagli armamenti nucleari. Cristo è la vita del mondo. Il suo amore ci spinge a realizzare una società di
fratelli e non di nemici. « Scegli la vita onde tu viva, tu
e la tua progenie » (Deut. 30: 29).
PROGRAMMA
Sabato 29 maggio
ore 21 - Concerto nel Tempio di Fomaretto - Corali
di Crest (Francia) e di Pomaretto, Gruppo
Trombettieri Valdesi.
Domenica 30 maggio
ore 9 - Inizio dell'incontro a Ghigo - Visitate il mu
seo e la mostra nella sala (apertura 9-10 e
11-12);
9,30 - messaggio pubblico sulla piazza con le corali e i trombettieri;
10 - culto nel tempio;
11 - davanti al tempio cantano le scuole dome
nicali;
ore 12,30 - Pranzo ad Agape - Visita agli stands - Invito ad incontrarsi e fare conoscenza,
ore 15 - Incontro pomeridiano - canti delle scuole
domenicali - gruppo negro spirituals - corale di Crest - corali II e III circuito - gruppo trombettieri - messaggi;
ore 17 - messaggio conclusivo.
ore
ore
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Tel. 0121/500719
Molti ospiti ad Angrogna
ANGROGNA — È convocata
per domenica 23 alle ore 10 l’assemblea di chiesa con questo
programma: culto, elezione delegati alla Conferenza e al Sinodo,
nomina dei revisori, preventivo
1983, relazione morale annua.
Sempre domenica 23 con partenza dal Capoluogo si terrà la
gita delie Scuole Domenicali al
Cervini incontro ore 8.30-9.
• Giovedì 20 c.m. alla Foresteria di Pradeltorno giungono una
ventina di giovani protestanti
francesi guidati dal pastore Molina di Montbéliard. Essi avranno, particolarmente venerdì 21
sera, uno scambio d’esperienze
con il gruppo FGEI del PrassuitVernè.
• Riunioni di quartiere: la
prossima, mercoledi 19 è a Cacet, ore 20.30, tema; Israele oggi.
• Sabato 22 il folto gruppo del
Segretariato di attività ecumeniche visiterà i luoghi storici della
nostra valle.
• Giovedì 13 la nostra comunità è stata colpita da due dipartenze: Monnet Stefano, mancato
all’età di 78 anni. Il funerale si
è svolto ad Abbadia Alpina. Prima e dopo il rito cattolico il pastore ha annunciato ai familiari
ed ai numerosi presenti la risurrezione del Signore insieme alla
solidarietà della nostra gente. Il
secondo caso riguarda Piston Elmo, spentosi a 71 anni. Egli lavorò per 14 anni con dedizione
alla custodia della chiesa valdese
di Torino. A Caterina che rimane
vedova, ai parenti diciamo: coraggio in Cristo!
Massimo - Calvetti Giovanna;
supplenti : Tron Anita - Marchetti Luigi.
• Nascite. Sono arrivati a recare gioia al loro genitori : Nadir
di Micol Erica e Long Alberto
di Pomaretto, Borg. Lausa; Fabrizio di Rostan Giovanna e
Bounous Roberto di Perosa Argentina ; Davide di Marchetti
Ivonne e Lanzavecchia Lorenzo
di Pomaretto, Borg. Masselli.
Che questi neonati siano sino
da ora sotto la protezione e la
guida del Signore. La comunità
augura il benvenuto a questi piccoli e porge felicitazioni ai rispettivi genitori.
• Ai coniugi Giaiero Renato e
Long Ines la comunità porge gli
auguri per il loro 25° anno di matrimonio. Il Signore continui a
proteggere e a guidare questa
coppia per tutto il tempo ancora loro concesso su questa terra.
• La nostra sorella Costabel
Lisa, responsabile dei quartieri
del dot Inverso e di Combavilla deve per la quarta volta entrare in ospedale. La comunità
le è vicina in questa occasione
e le augura un pronto ritorno in
seno alla famiglia.
• Un ringraziamento al pastore emerito Lamy Coisson che ha
presieduto il culto di domenica
2 maggio, essendo il pastore locale in gita alla Toscana evangelica con un gruppo della comunità.
Solidarietà
Elezioni
POM.ARETTO — Domenica 9
maggio l’assemblea di Chiesa ha
votato i deputati per la Conferenza Distrettuale (C.D.) e per
il Sinodo. Essi sono:
Per la C.D., effettivi: Rostan
Elsa - Ribet Erminio - Ribet Luciano; supplenti; Micol Laura Rostan Viola - Di Gennaro Anna.
Per il Sinodo, effettivi: Long
SAN SECONDO — La Comunità è stata molto rattristata
dalla notizia della morte di Bruno Gay, avvenuta improvvisamente a Bruxelles il 2 maggio.
Eravamo soliti vederlo partecipare al culto quando era di passaggio alle valli ed esprimeva
sempre la sua gioia nel ritrovarsi con fratelli e sorelle di San
Secondo, luogo nativo della famiglia di sua madre.
Giunga il nostro pensiero di
solidarietà e di affetto alla mam
ff
Borse di studio
Artigianelli valdesi"
Art. 1 — Il Consiglio Direttivo dell'Istituto Artigianelli Valdesi bandisce
un concorso per borse di studio da assegnarsi nell'anno scoiastico 1982-83.
Art. 2 — Il concorso è riservato a giovani evangelici in condizioni economiche disagiate, che desiderano intraprendere corsi professionali o di
scuola media superiore o universitari, finalizzati al conseguimento di titoli
professionali, di mestiere o accademici, presso Istituti situati nella provincia di Torino.
Art. 3 — L'assegnazione delle borse di studio comporta l'obbligo di
frequentare i corsi di cui all'art. precedente con esito positivo e di sostenere gli esami relativi ai corsi universitari (secondo le condizioni previste
per l'erogazione degli assegni di studio presso l'Opera Universitaria di
Torino). Deroghe potranno essere eccezionalmente prese in considerazione dal Consiglio Direttivo su proposta della Commissione. In caso di
interruzione degli studi se ne dovrà dare immediata comunicazione al Consiglio, il quale deciderà in merito alla restituzione delle somme eventualmente erogate dopo la data di cessazione. Eventuali documenti comprovanti l'effettiva frequenza o gli esami sostenuti potranno essere richiesti a
giudizio della Commissione.
Art. 4 — L'importo di ciascuna borsa di studio è normalmente stabilito come segue:
L. 500.000 annue per la frequenza di scuole medie superiori o professionali o di mestiere, (fino a L. 1.000.000 per chi deve sostenere spese
di viaggio e/o di soggiorno);
L. 1.000.COO annue per corsi universitari, (fino a L. 1,500.000 per chi
deve sostenere spese di viaggio e/o di soggiorno).
Le borse saranno di norma erogate in rate mensili posticipate da settembre a giugno per un totale di 10 mesi.
Art. 5 — Le domande di ammissione al concorso dovranno pervenire
al Presidente della Commissione per l'assegnazione delle borse di studio
Artigianelli Valdesi, Via S. Pio V n. 15 - 10125 Torino, entro il 5 settembre 1982, documentando l'avvenuta iscrizione, non appena è possibile. Le
domande devono essere redatte In carta libera. La Commissiona non assume responsabilità per eventuali disguidi, ritardi, smarrimenti o mancato recapito delle domande e della documentazione relativa.
Art. 6 — Le domande, sottoscritte dai candidati se maggiorenni, o, da
chi esercita la patria potestà o la tutela, accompagnate da lettera di presentazione dei pastore o responsabile della Comunità Evangelica di
appartenenza, dovranno essere compilate secondo un modello da richiedersi al Comitato « Artigianelli Valdesi » via Pio V, 15 - 10125 TORINO.
ma, alla moglie ed ai figli, alla
sorella Erica Rostagno ed ai parenti che sono in San Secondo.
Nella gioia e
nel dolore
TORRE PELLICE — Si sono
uniti in matrimonio Aldino Coscarelli e Paola Rivoira, Franco
Squillace e Gemma Stringai. Alle due coppie di sposi auguriamo una vita benedetta dal Signore.
• E’ stato celebrato il funerale della sorella Elda Fornerone.
Alla famiglia nel lutto la comunità esprime la sua simpatia fraterna.
Decesso
BOBBIO PELLICE — E’ dece
duto, dopo lunghe sofferenze, il
fratello Giovanni Michelin (Cortili Danna). Alla famiglia giunga
la cristiana simpatia della comunità.
Ricordata
l’Ascensione
nella sua data
PINEROLO — Per sottolineare l’importanza dell’Ascensione
si è deciso di tenere un culto nel
tempio giovedì 20 maggio alle
ore 20,30.
• Ci siamo rallegrati con gli
sposi Giorgio Avondet - Fiorella
Besson, Paolo Bor - Silvia Rostagno che hanno chiesto a Dio
di benedire il loro matrimonio
nel tempio ii 17 e il 23 aprile u.s.
• Ci siamo stretti alla famiglia
di Armanda Rostan in Pons di
Cantalupa, deceduta a 50 anni
dopo atroci sofferenze ed abbiamo detto tutta la nostra simpatia alla nostra sorella Ida Gay
per la dipartenza del figlio Bruno avvenuta a Bruxelles.
• L’Unione femminile ringrazia il pastore Lamy Coisson e
signora per le belle ore trascorse insieme e la comunità tutta
ringrazia il past. Paolo Marauda
per aver presieduto il culto di
domenica 16 maggio.
Sabato 22 maggio
□ TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 20.05 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot. Franco Davite e Attilio Fornerone).
Domenica 23 maggio
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45; Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito.
CERCASI
La Chiesa valdese di Pinerolo ricerca a partire
dal 1° giugno prossimo, la
collaborazione — preferibilmente di una coppia di
pensionati — per la mansione di pulizia e custodia
locali tempio di. via dei
Mille, 1.
Gli interessati possono
telefonare per informazioni agli anziani C. Costantino (0121/70701) e E. Coucourde (0121 74643).
Il concistoro
5
21 maggio 1982
vita delle chiese 5
CONVEGNO MONITORI DELLE SCUOLE DOMENICALI LIGURI
Analisi deiia nuova
pedagogia evangeiica
FEDERAZIONE GIOVANILE
Una sessantina di persone hanno preso parte all’annuale convegno monitori, tenutosi alla casa
valdese; nell'accogliente ambiente deiristituto si sono incontrati
bambini, adolescenti, monitori e
genitori; quest’anno per la prima volta c’era anche un gruppo
di Bassignana - Valenza oltre al
folto gruppo valdo-battista di Genova e Sampierdarena; mancava
la sorella Anita Simeoni per molti anni preziosa collaboratrice
dei convegni ed alla quale inviamo il nostro pensiero di viva riconoscenza.
Assenti i teologi si è dato più
spazio alla pedagogia con la presenza di Franco Girardet, responsabile del «servizio istruzione ed
educazione». Dopo una breve introduzione biblica di G. Bouchard ci si è soffermati a lungo
sulla conferenza di Gérard Delteil « il nuovo modo di far scuola domenicale ha dato dei risultati? » presentato e commentato
da Girardet. Il testo pubblicato
dalla rivista « La Scuola domenicale » aprile 1982 n. 3-4 mette in
luce un modo nuovo di vedere il
bambino, l’utilità delle sequenze
bibliche che coinvolgono e impegnano monitori e bambini, l’importanza del gioco nella ricerca
scritturale, laddove la personalità dell’alunno si esprime e dove
si rivela lo spirito creativo; inoltre si crea una comunicazione nel
gruppo di idee, stimolate dalle
domande fatte anche dai più piccoli che consente di penetrare
nel cuore del testo ed in forma
spontanea.
La discussione ha coinvolto un
buon gruppo di adolescenti e giovani senza creare stanchezza nei
presenti.
Un nuovo strumento
di lavoro
La seconda novità del programma è stata la pres'entazione,
a mezzo di video-registratore
d’un video-nastro realizzato dalla
Scuola domenicale di Napoli-Vomero, commentato da Girardet.
L’esperienza napoletana è stata
apprezzata dal gruppo per cui è
valsa la spesa di far giungere un
video-registratore dalla Federazione di via Firenze, a mezzo di
Protestantesimo
in TV
RETE II, ore 22.50
LUNEDI’ 24 MAGGIO
FRA DOLCINO
Ricostruzione storica di
un eresiarca medioevale divenuto simbolo di messaggio di liberazione per gli
oppressi.
Il punto sulle attività
di quest’anno
molte telefonate e il nastro da
Napoli. Dell’esperienza del Vomero si parlerà con più calma nelle singole Scuole domenicali.
Anche quest’anno il gruppo dei
più piccoli ha messo a frutto la
tecnica del fumetto per la visualizzazione di episodi biblici guidati dall’esperto in quel campo
Umberto Stagnaro il quale ha
fatto omaggio di « Vallecrosia
’81 » ai partecipanti dello scorso
anno dove sono raccolti i« capolavori », usando la tecnica a fumetto.
In chiusura di convegno, Girardet ha illustrato il programma
dell’anno prossimo che prevede
il «Padre nostro», le parabole del
regno, e « nel principio » riferito
alla Genesi naturalmente; inoltre, ha presentato le novità librarie tra cui la raccolta dì canti
per bambini.
Ringraziamo molto Franco Girardet per la maggiore fatica di
quest’anno, Umberto Stagnaro
per l’interesse che reca sul tema
dei fumetti, Sergio Nisbet ed
il personale per la sempre simpatica accoglienza che ci è data.
Ringraziamo pure Dante Mazzarella che ha presieduto il culto
a Bordighera e il coro dei giovani, Saro Solarino, per la collaborazione nell’organizzazione.
Gustavo Bouchard
Da sabato 8 a lunedì 10 maggio, q)resso la Chiesa metodista
di Bologna, si è riunito il Consiglio Nazionale della PGEI.
Nella riunione si è esaminato
il lavoro svolto quest’anno.
Visite - nuove regioni; molto
positivo il lavoro di visite e animazione svolto o organizzato dal
Consiglio nelle Valli Valdesi e
Torino, a Zurigo, in Emilia, Toscana, Lazio, Abruzzo e Molise,
Campania, Puglia e Basilicata,
Calabria che ha portato alla ricostituzione delle segreterie e
coordinamenti regionali in Puglia, Toscana e Emilia-Romagna.
Adesioni - domenica FGEI: a
poco meno di metà anno, si è constatato il buon andamento delle
adesioni individuali e di gruppo (una quarantina di gruppi
a tutt’oggi) e l’incremento del numero delle chiese che hanno raccolto una colletta speciale per la
FGEI. Non sarebbe male, però,
se i gruppi e le chiese potessero
concludere queste operazioni entro la fine di giugno.
Pace: da parte di tutti i gruppi c’è stata una grande mobilitazione e riflessione sul tema della
pace e del disarmo. Quasi tutti
hanno aderito ai comitati locali
e regionali che si sono formati in
Italia e la FGEI siciliana ha prodotto un audiovisivo molto bello
e interessante che si sta utilizzando in tutto il paese, nelle chiese, nelle scuole e nel corso di
varie manifestazioni.
Lavoro biblico: grazie al coordinatore della commissione biblica,è stato possibile sostenere il
lavoro biblico svolto da diversi
gruppi e incominciare a conoscere e sviluppare nuovi metodi di
animazione.
Inchiesta sul catechismo: sta
procedendo l’inchiesta nazionale
sul catechismo. Si raccomanda
ai gruppi, alle chiese e ai pastori
di far pervenire al più presto i
questionari a Bruna Ricca, Agape, 10060 Prati.
Seminari e convegni nazionali:
si sono svolti in modo profìcuo
il seminario sulla Facoltà Valdese di Teologia a Ecumene il 2728 marzo e quello delle donne
della FGEI a S. Severa l’l-2 maggio. Altri sono in programma;
un convegno sul senso e le forme del volontariato, uno sull’ora
di religione e il campo studi FGEI
sull’identità protestante oggi in
Italia. I primi due sono programmati per settembre, il campo
studi per il periodo invernale.
Programmi e informazioni saranno dati al più presto.
Rapporti ecumenici internazionali; intenso come sempre è stato il lavoro svolto a livello internazionale: da settembre a giugno 23 rappresentanti della FGEI
hanno partecipato a 12 convegni
e seminari. Nel giugno dell’83
ospiteremo ad Ecumene la Conferenza Europea del Movimento
Cristiano Studenti.
E. B.
CORRISPONDENZE
Solidarietà per la pace e il disarmo
Questa rubrica è aperta per annunci
di iniziative deiie chiese iocali volte ail’esterno o riguardanti più chiese in
una zona. Per i ritardi postaii, gli annunci vanno fatti pervenire in redazione con anticipo sulia data indicata.
Assemblea di circuito
BRESCIA •— Le Chiese valdesi e metodiste della Lombardia
e Piemonte orientale si ritrovano sabato 22 maggio a partire
dalle ore 10 per la loro assemblea di circuito. I lavori si terranno nella sede della Chiesa valdese, via dei Mille 4.
Concerto
PADOVA — La Chiesa evangelica metodista, C.so Milano 6,
organizza per sabato 22 maggio
un concerto per clavicembalo di
Micaela Mingardo Angeleri.
IV Distretto
ECUMENE (Velletril — La
Conferenza del IV Distretto delle
Chiese valdesi e metodiste ( Italia
centro-meridionale) si terrà nei
giorni 4-6 giugno al Centro giovanile metodista. I lavori inizieranno alle 18 del 4 con il culto
presieduto dal pastore Salvatore
Ricciardi e termineranno il 6 alle 17.
Convegno
FRESANTI (Firenze) — L’YWCA-UCDG, Unione Cristiana delle
Giovani, organizza un convegno
sul tema « Vivere oggi per un domani migliore » dal 25 al 28 giugno. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla segreteria, via
S. Secondo 70, Torino, tei. 011/
58.95.71.
ROMA — La comunità della
Chiesa Valdese di Piazza Cavour
riunita in Assemblea ordinaria
domenica 9 maggio 1982 per l’esame della relazione annua dell’attività ha approvato alla unanimità il seguente ordine del
giorno; « L’Assemblea della Chiesa Valdese di Roma Piazza Cavour, rispondendo all’invito del
Sinodo di porre al centro della
propria riflessione l’impegno per
la pace, coerentemente con il lavoro svolto nel corso dell’anno,
esprime la propria solidarietà
per il movimento che si sta creando in vista della 2' Sessione
straordinaria dell’ONU sul disarmo. Manifesta la propria piena
adesione al convegno che le Chiese Evangeliche della Sicilia hanno organizzato dal 30 maggio al
1" giugno e decide di inviare un
proprio rappresentante. Valuta
con attenzione le iniziative che si
stanno svolgendo sul tema della
pace e del disarmo, in modo particolare la manifestazione che si
terrà a Roma il 5 di giugno, e
l’iniziativa del Comune di costituire una ’’Casa della Pace”.
Raccomanda infine, ad ogni
membro della comunità di impegnarsi a vivere concretamente il
comandamento di Cristo di essere costruttori di pace ».
Sì alia 5^ cattedra
La Chiesa Evangelica Metodista di Vintebbio (VC), riunita in
Assemblea il 2 maggio 1982, preso in esame il « Progetto di creazione di un posto di 5" professore
ordinario » presso la Facoltà
Valdese di Teologia esprime parere favorevole perché;
1) giudica importante il contributo specifico di testimonianza che la Facoltà Valdese dà, e
deve continuare a dare,, al nostro
Paese;
2) il lavoro svolto da un 5°
docente non sarà a detrimento
delle Chiese ma, al contrario,
continuerà ad essere un servizio
a favore delle stesse.
In ultimo, l’Assemblea chiede
alla prossima Conferenza del II
Distretto (Milano 19/20 giugno)
di esaminare la possibilità di presentare al Sinodo richiesta di
modifica della norma delle Discipline che impone ai professori
della Facoltà di essere pastori,
poiché anche al di fuori del corpo
pastorale vi può essere, fratello o
sorella, che abbia il carisma per
tale servizio.
Incontro ecumenico
FORANO — Il 24 e 25 aprile
si è svolto un incontro tra giovani valdesi e giovani della Lega
Missionaria composta da studenti di Forano e Roma sul tema
dell’ecumenismo.
In apertura sono stati presentati dai gruppi cinque studi su:
Ortodossi, Protestanti, Valdesi,
Anglicani, Cattolici; evidenziando
ciascuno in modo particolare la
storia ed i rapporti ecumenici.
I lavori della domenica mattina
hanno avuto inizio con un momento di preghiera comunitaria
guidata da una meditazione del
past. G. Scuderi centrata sul versetto di Ebrei « anche noi quindi liberiamoci da ogni peso, liberiamoci dal peccato che ci trattiene e corriamo decisamente la
corsa che Dio ci propone »; a
sua volta padre C. Sironi ha sottolineato il fatto che la preghiera
di Gesù per l’unità è attuale per
noi tutti: « io non prego solo
per questi miei discepoli, ma
prego anche per gli altri ». Dall’esame delle relazioni sono scaturiti i punti essenziali discussi
poi in gruppi misti che hanno riferito all’assemblea conclusiva la
necessità innanzitutto di sottoporsi al giudizio di Dio, confron
tarci senza pregiudizi iniziali ed
essere disponibili a conoscersi
nella piena disponibilità e chiarezza.
Hanno collaborato come esperti il pastore G. Scuderi e don
Mezzana. A loro e alle Foranesi
che hanno curato ottimamente
l’accoglienza va il ringraziamento dei partecipanti.
La sorella Serafina
PALOMBARO — Martedì 4
maggio u.s. hanno avuto luogo,
nella nostra sala di culto, i funerali della sorella Serafina D’Angelo Ricchiuti, deceduta, a 87 anni,
il giorno prima, a Lanciano dove,
da parecchi anni, si era trasferita insieme ai suoi familiari. Tanta gente ha manifestato la sua
solidarietà alle figlie Maria e Velia.
La famiglia di origine della nostra sorella era tra quelle che costituirono fin dai primi tempi la
comunità di Palombaro; Serafina
l’ha sempre sentito come un fatto che la coinvolgeva personalmente. Da qui il suo impegno costante nella vita della chiesa e
nella testimonianza del mondo
nuovo di Dio, all’interno della
piccola realtà palombarese.
Penso di poter dire che, certamente nel suo carattere, nei suoi
limiti e nelle sue debolezze (come accade per ciascuno di noi).
Serafina ha vissuto intensamente
la sua fede e la sua vocazione.
Il venerdì prima del suo decesso
sono stato a visitarla, ed abbiamo ripetuto insieme il Salmo 23;
lei, poi, ha canticchiato, da sola,
un nostro vecchio inno.
In questo quadro, penso dunque di poter dire che essa si è
affidata alla guida e all’amore di
Dio, e una esistenza perdonata
già assaggia la liberazione dalla
morte, già partecipa di quella vita che, nonostante la morte, ha
un futuro.
Con questa fiducia profonda la
comunità ha salutato la sorella
Serafina, e si è stretta intorno alle sue figliuole.
Il convegno dì Comiso
RIESI (RG) — Per il Convegno
di Pentecoste che si terrà a Comiso su « Fede e impegno per la
pace », organizzato dalle chiese
delia Sicilia, continuano ad arrivare adesioni di diverse chiese ed
organismi: Chiesa evangelica greca (Atene), turca (Istanbul), svedese, norvegese, spagnola. Federazione delle Chiese evangeliche
in Francia, Federazione protestante belga, ecc. Le distanze
proibitive impediscono che sp,esso queste adesioni si concretizzino in una rappresentanza, ma
sono comunque attesi gli olandesi, un rappresentante della Chiesa Presbiteriana unita in USA.
Dalle chiese italiane e particolarmente dai circuiti, si attendono
le decisioni delle assemblee di
questi giorni. Già sono annunciati un gruppo da Napoli, una delegazione dall’Abruzzo, dalla Calabria e naturalmente Sicilia.
Intanto la ricerca in loco ha
permesso di assicurare a tutti i
partecipanti sistemazioni più economiche del previsto.
6
6 prospettive bibliche
21 maggio 1982
LA FEDE INTERROGA
Il problema della continuità
Chiunque può indirizzare a questa rubrica una breve domanda su un
problema di fede che gli sta a cuore, ricevendo una risposta da un
collaboratore del giornale. Domanda e risposta saranno anonime perché
risulti maggiormente il contenuto del dialogo della fede
L'aver sentito predicare, molto
bene del resto, la Pasqua su di
un testo dell'Esodo come Pasqua
di liberazione e non come Pasqua di Resurrezione su di un testo neotestamentario, ha risollevato in me qualche dubbio circa
il valore rispettivo dell'Antico in
coììfronto al Nuovo Testamento.
Ho sempre ritenuto che l’Antico
Testamento fosse una raccolta di
libri storici e profetici, con qualche presenza poetica, tendenti a
dimostrare come Dio era presente nella storia del popolo eletto,
premiandolo o punendolo in modo “storico" a seconda della sincerità della sua Fede. Qualcosa
di simile alla Iliade o alla Odissea, o ad altri analoghi libri di
vari popoli, dove si racconta la
storia di altri popoli con l’intervento di altri Dei.
E' solo con la venuta di Cristo, e quindi col N.T., che l’A.T.
acquista la sua sacralità, in quanto è indubbia la continuità tra
l’antico patto di .Abramo e il nuovo patto di Cristo, che non riguarda più un popolo eletto, ma
ogni uomo singolarmente, e di
conseguenza rendendolo eterno,
destoricizza per cos) dire l’A.T.
trasformandolo in prefazione del
Nuovo. E a questo punto naturalmente Iliade, Odissea e tutto
il resto rimangono libri umani
non avendo avuto la continuità
di Cristo.
In conclusione l’A.T. vale solo
Se interpretato con la predicazione del N.T. che. sola, lo sacralizza.
E’ giusto quanto sopra o deve
essere in qualche modo corretto,
tenuto conto della “moda’’ di una
maggior presenza di testi dell’A.T. nella predicazione corrente nelle nostre Chiese?
Unità e continuità di Antico e
Nuovo Testamento (A.T. e N.T.)
non sono il prodotto di una « mo
da » recente, ma una convinzione radicata nella chiesa cristiana fin dai tempi del N.T. ed
esemplificata soprattutto in Matteo, in Giovanni, in Paolo e nell’epistola agli Ebrei (e poi, con
qualche esagerazione, nelTepistola detta di Barnaba e nel “Dialogo con Trifone Giudeo” di Giustino Martire). Dobbiamo ricordare che TA.T. è stato per molti
decenni la sola Bibbia delle prime generazioni cristiane, e lo è
stato ad ogni modo per Gesù e
per gli apostoli. Non era possibile che con Tapparizione del
N.T. esso venisse «squalificato»!
Lo squalificò solo Marcione, e
per questo gesto si ebbe l'approvazione di Harnack, il grande
storico liberale dell’inizio del Novecento!
Ci sono due modi in cui si può
vedere l’unità e continuità di A.
e N. T .; una continuità generale,
di orientamento dei rapporti fra
Dio e gli uomini; e una corrispondenza specifica di singoli
passi o termini. La prima consiste nelTòsservare che in certa
misura tanto TA.T. che il N.T.
parlano di un Dio personale, che
interviene nella vita degli individui e dei popoli, di un Dio che
chiama, si rivela, elegge, rimprovera, giudica, perdona, castiga ecc. (dunque ben diverso dalle divinità, cananee che erano
spesso la personificazione di forze naturali come la fecondità, o
gli astri ecc.). La contrapposizione fra TA.T. come documento di
una « religione della Legge » e il
N.T. come documento di una « religione della grazia » o « delTEvangelo » è falsa o, quanto meno, parziale; il « rinnovamento
biblico » europeo degli anni ’30-’40
ha riscoperto che anche nelTA.T.
TEvangelo precede la Legge e la
grazia precede l’impegno (cfr.
Esodo 20: 21). Poiché tutto questo modo di concepire i rappor
ti fra Dio e gli uomini (iniziativa, elezione, grazia, evangelo, misericordia, perdono, chiamata al
servizio) ha avuto la sua espressione massima nella persona di
Gesù Cristo, si può dire che
TA.T. nel suo insieme testimonia « di Cristo » o è orientato
« nella prospettiva di Cristo » (è
cristocentrico).
Il secondo modo di vedere la
continuità delTA.T. e del N.T.
consiste nel rapportare parole,
personaggi e fatti del N.T. a passi delTA.T. che potrebbero esserne la « profezia » o la « figura »
(prefigurazioni). Spesso si è ecceduto in questa ricerca di corrispondenze (Barnaba, Giustino).
Un esempio tipico è Isaia 7: 14,
che Matteo 1: 23 interpreta come « profezia » della nascita verginale, mentre è noto che solo
la traduzione greca delTA.T. (i
«Settanta») parla di vergine. Il
testo ebraico ha « la giovane
(donna) », cfr. là versione Riveduta. Una deduzione basata solo
su una traduzione in altra lingua non può essere accettata.
Tuttavia, il passo di Isaia 7: 1314 rientra bene nel quadro della
rivelazione di un Dio che ha col
suo popolo il tipo di rapporti indicato nel capoverso precedente, e quindi il bambino che deve
nascere sarà un richiamo alla fiducia in Dio (vv. 7-9) e un rim
Nel prossimo
numero
« La Parola di Dio non è rinchiusa né a Lourdes, né a Fatima, né al santuario polacco di
Jasna Gòra... La Parola di Dio,
testimoniata dalla Scrittura, risuona là dove lo Spirito del Signore la fa risuonare.,. ». Nel
prossimo numero un articolo di
Alfredo Sonelll su « I protestanti e il culto di Maria ».
provero vivente per l’ipocrisia
del re Acaz che rifiuta un segno
da Dio per continuare a fondare
la sua politica sulla forza militare, Anche il « servo sofferente »
di Isaia 53 non è direttamente
una profezia di Gesù Cristo, ma
lo pi'efigura: Gesù realizzerà in
modo infinitamente più completo quella figura.
Mostrare nella predicazione e
nell’insegnamento questa conti
nuità è dtinque legittimo, perché
il cristianesimo non è una religione « nuova » sorta dal nulla,
ma è la ripresa di un filone
« evangelico » presente già nelTA.T., per cui la fede e la comunità cristiane sono innestate nella rivelazione e nelle promesse
di Dio avvenute prima di Cristo
(cfr. Rom. 9: 4-5; Gal. 3: 28-29;
Rom. 4:20-24; Ebr. 11: 1-12; 3
ecc.).
Gesù, il solo Signore
(segue da pag. 1)
umane negli spazi infiniti del cosmo, per quanto sbalorditive possano essere le potenze umane, le
voci del mondo, le fluttuazioni
della storia, le vittorie e le sconfitie della civiltà, nulla potrà impedire che Gesù Cristo sia il solo
Signore. La fede e la speranza
cristiana si protendono al di là
delle contraddizioni e degli scandali del tempo presente e, pur
nel travaglio di un mondo che
attende la redenzione finale, i
credenti ascoltano la profezia
dell’Apocalisse che dice: « Il regno del mondo è venuto ad essere del Signor nostro e del suo
Cristo; ed egli regnerà nei secoli
dei secoli » (11/15).
Se dunque Cristo è il Signore,
se veramente Dio lo ha fatto «sedere alla propria destra nei luoghi celesti », se lo ha dato per
« Capo supremo alla chiesa »
(Efes. 1/21) allora non andremo
più alla ricerca di un grande assente. Celebriamo la sua ascensione, non la nostra, la sua signoria e la sua sovranità, non i
nostri entusiasmi sentimentali o
mistici, non le nostre scalate più
o meno spirituali. Allora la chiesa cristiana è la comunità de^li
uomini e delle donne che si riuniscono attorno a lui confessando il suo nome. Egli è il capo
della chiesa, perciò la comunità
dei credenti ascolta la sua Parola.
Commentando la prima tesi della dichiarazione teologica del Sinodo di Barmen (31 maggio 1934)
Karl Barth scriveva: « La chiesa
vive dell’ascolto di una Parola di
Dio alla quale può rispondere
con fiducia piena e obbedienza
totale e ciò in vita e in morte,
per il tempo e per l’eternità...
La chiesa sa che la Parola che
le è detta è l’unica Parola di Dio,
dalla quale è vincolata, nella
quale però è anche libera, sa che
accanto a questo Evangelo non
c’è nessun’ultra legge e accanto
a questa legge nessun altro Evangelo e accanto, dietro e sopra a
questa Parola non dobbiamo temere e venerare nessun’ultra potenza come via, verità, vita e
porta ».
Il Signore non è il capo di un
nuovo ordinamento sociale né il
custode di una vecchia civiltà.
Nessun vicario, sia pure ben visibile e trionfante, può sostituire il vero Capo della chiesa, nella pienezza del suo potere. Inoltre, se diciamo che Gesù Cristo
è il Signore, è chiaro che il tempo che scorre tra la sua ascensione e il suo ritorno in gloria
dev’essere un tempo di operosità nella fede, non un tempo di
distrazioni e di evasioni dai nostri posti di responsabilità e di
vigilanza.
Veramente, non ci si può limitare a parlare della signoria di
Cristo senza viverla nell’ubbidienza alla parola del Signore;
viverla in modo che l’ambiente
esterno avverta la presenza dei
cristiani, non signori, ma servi
del solo Signore. Sulla terra quel
servizio va incontro a molte incognite, impone nuove scelte, suscita opposizioni, richiede impegno e rinunzie. E’ il tempo in
cui occorre denunziare ciò che
contrasta con la volontà di Dio,
in uno sforzo personale e comunitario per dire la verità, affinché esso diventi per il mondo e
per la chiesa un tempo di ravvedimento e di speranza.
Ermanno Rostan
CREDENTI
DI FRONTE ALLA MORTE
« Fate conto di essere morti al peccato,
ma viventi a Dio in Cristo Gesù ».
(Rom. 6: 11 )
La paura della morte è sempre stato un
problema per l'uomo come singolo e come collettività. Come superarla? Le risposte che nella nostra civiltà occidentale
sono state date nel passato sono stati
altrettanti tentativi di affermare la sopravvivenza: o mediante la discendenza (ebraismo), o mediante l’immortalità dell’anima (platonismo) o mediante
la continuazione della militanza (marxismo).
Di queste tre forme di sopravvivenza
quella che di gran lunga ha esercitato la
maggiore influenza sulla storia dell’occidente è la seconda. L’immortalità dell’anima, così come è teorizzata nel Fedone
di Platone, è talmente penetrata nella
sensibilità occidentale che è considerata
come una dottrina specificamente cristiana.
Ora fin dal XVI secolo il protestantesimo è stato implicitamente una critica alla platonizzazione del cristianesimo.
Raffigurazioni diverse
È interessante seguire a questo proposito Tanalisi comparata che A. Tenenti fa
delTiconografla del ’4-’500 '. Nelle miniature cattoliche la morte è sempre e solo
morte del corpo. Il cadavere, la morte,
non rappresenta mai il presente o il futuro dell’anima che è immortale e incorruttibile. La morte è un fatto fisico « stabilito da Dio per restituire all’uomo la vita dell’anima » e quindi è solo un « transitus » (Cipriano), una « profectio » (Tertulliano), una « solutio animae et corporis » (Ambrogio). La morte è certo corposamente presente nel Medio Evo, ma è
a cura di Gino Conte
Sul tema della morte vista dalle grandi religioni nel mondo la Società di tanatologia di Torino ha organizzato un ciclo di conferenze. Pubblichiamo in questo numero una sintesi deU’intervento di parte protestante.
addomesticata, non è presa sul serio fino
in fondo.
Nelle incisioni protestanti prese in esame dal Tenenti è fuor di dubbio che la
morte è morte del corpo e dello spirito.
Anzi la morte spirituale balza in primo
piano come conseguenza del peccato e
realtà inevitabile per la totalità dell’essere al di fuori dell’opera di rigenerazione del Cristo.
Il fondamento su cui si basa questa
concezione è il dato neotestamentario.
« Il Nuovo Testamento — afferma P. Ricca ’ — chiama sovente morte quello che
noi chiamiamo vita e vita quello che noi
chiamiamo morte. Chi perde la sua vita
la trova chi la conserva la perde ».
In questa affermazione, che torna diverse volte negli evangeli, l’uomo è soggetto di una attività che deve poi subire
passivamente: è l’attività del vivere per
se stessi, dell’« amor sui» (Lutero), del
cercare se stessi in ogni cosa, è il nucleo
stesso delTautodistruzione per cui Paolo afferma: « Il salario del peccato è
la, morte » (Rom. 6: 23). Questa è la terribile morte dello spirito di cui l’uomo è
autore e responsabile.
Al di là della morte
Ora qual è l’atteggiamento del credente nei confronti di questa morte? Sono
essenziali a questo proposito i capitoli 6 a 8 della lettera di Paolo ai Romani.
« Fate conto di essere morti al peccato,
ma viventi a Dio in Cristo Gesù» (6: 11).
Questo significa agire come persone liberate da questa morte, che hanno questa
morte ormai dietro le spalle. Ma come?
Mediante uno sforzo titanico, morale o
religioso? Le parole che precedono il « fate conto... » danno ben altra risposta: « Il
nostro vecchio uomo è crocifisso con lui...
se siamo morti con Cristo noi crediamo
che altresì vivremo con lui» (6: 6, 8).
Cosi il battesimo è il segno dell’essere
sepolti nella morte di Cristo « affinché
come Cristo è risorto dai morti mediante
la gloria del Padre, cosi anche noi camminassimo in .novità di vita» (6: 4).
Così nella fede la vita è veramente al
di là della morte: « non sono più io che
vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal.
2: 20).
Chi pensi che questo « aver la morte alle proprie spalle » sia cosa facile e senza
problemi, non conosce la tensione della
vita della fede tra peccato e giustizia, tra
morte e risurrezione. Lo stesso Paolo che
esorta « fate conto d’esser morti al peccato » nel capitolo 7 di Romani è quello
che descrive la realtà lacerata della sua
contraddizione che lo costringe ad esclamare: « misero me uomo, chi mi trarrà
da questo corpo di morte?» (7: 24). Ma
dalTesistenza di morte che egli ben conosce è tratto fuori dalla potenza del Signore riconosciuta nella fede: « Grazie siano
rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore» (7: 25). Pur in questa tensione, la fede è infatti la liberazione dalla
morte dello spirito. È solo a partire da
questa fede che è possibile intendere parole come quella di Giov. 11: 25-26. «Io
sono la Risurrezione e la vita; chi crede
in me anche se muoia vivrà e chiunque
vive e crede in me non morrà mai ». Non
morrà di quella morte dello spirito, evidentemente, anche se il credente ha, come
tutti, davanti a sé la fine della sua esistenza.
Il volto della morte
Qual è dunque il volto della morte per
il credente evangelico?
Non è il teschio delle danze macabre
nel cupo ma sterile « Memento mori »;
non è il volto troppo sereno per essere
reale del Socrate che « guarisce » dalla
vita morendo; non è neppure il volto imbellettato dei cadaveri moderni, prodotto di una società che cerca di risolvere il
problema con una complessa operazione
di « rimozione » della morte. È invece il
volto di donne e uomini comuni, che,
quando la intuiscono, si accostano alla
niorte con la paura che si ha del nemico
più terribile (anche Gesù nel Getsemani
ha « sudato sangue » nelTapprossimarsi
della morte) eppure con il superamento
di questa paura nella fede che è legame
col Cristo, con colui che ha già portato
per noi il peso della morte più temibile,
quella della totale autodistruzione, e che
apre perciò davanti a noi la vita.
Franco Giampiccoli
^ Alberto Tenenti, Il senso della morie e
lamore della vita nel rinascimento. Einaudi 1977.
^ Paolo Ricca, Il cristiano davanti alla morte.
Claudiana 1978.
7
21 maggio 1982
obiettivo aperto 7
UN ASPETTO TRISTEMENTE ATTUALE ED EVIDENTE DELLA REALTA’ NAPOLETANA
CAMORRA, IL SOPRUSO ORGANIZZATO
La battaglia contro la camorra potrà essere vinta solo se agli interventi repressivi sapranno unirsi un azione politica
capace di scardinare il sistema di potere che la fa prosperare e una profonda trasformazione delie coscienze
Se si vuole conoscere il fenomeno camorristico al di là di un folklore fatto di
luoghi comuni e di un po’ di razzismo, e
se si vuole andare al di là dello scrupolo
cronístico nella conta dei morti ammazzati, bisogna avere le idee chiare su almeno due aspetti della questione. Essi sono:
l’evoluzione del ra.pporto fra camorra e
potere politico, e l’èvoluzione del rapporto
fra la camorra e la società nel suo insieme.
Per quel che riguarda il primo problema, negli ultimi anni si è potuto assistere
a una trasformazione spettacolare. La vecchia immagine dei politici che proteggono
la malavita organizzata in cambio di partecipazioni ai proventi delle attività criminose o di « favori » nelle campagne elettorali è ormai in larga parte superata. La
camorra ha infatti « scoperto » lo stato
assistenziale ed ha quindi allargato il giro dei suoi affari a settori che prima erano pascolo esclusivo dei suoi padrini di
centro-sinistra, come i contributi CEE per
la trasformazione del pomodoro o il mercato del lavoro nel settore pubblico (assunzioni presso enti locali e aziende municipalizzate). Di conseguenza, i vari capibanda hanno deciso di « mettersi in
proprio » a livello politico. Cosa ciò significhi è bene illustrato da quanto 'è avvenuto lo scorso ottobre a S. Cipriano,
un centro in provincia di Caserta dove si
sono tenute le elezioni comunali.
il caso di S. Cipriano
Sulla scheda, gli elettori hanno trovato
il simbolo di una lista civica; e, stranamente, candidato sotto di esso anziché sotto il garofano del proprio partito l’intero
gruppo consiliare socialista uscente. Ancora più strano, il simbolo del PSI campeggiava al primo posto in alto a sinistra.
Capolista, Ernesto Bardellino, fratello del
capo di una delle più importanti « famiglie » camorriste. Le cose erano andate
così: carpendo la fiducia di alcuni dirigenti, Bardellino e i suoi scagnozzi si erano iscritti in massa alla locale sezione
del PSI; al momento opportuno, poi, non
è stato difficile escludere dagli organismi
dirigenti e dalle candidature i socialisti
« veri ». Quello di S. Cipriano è indubbiamente un caso-limite; ma l’inserimento
della camorra nella lotta per il potere
politico è un fenomeno diffuso. Alle elezioni amministrative del 1980, in molte
liste di molti comuni della Campania convivevano politici ed esponenti della delinquenza organizzata.
Tutto ciò, naturalmente, modifica in modo profondo la natura stessa della camorra: da setta che viveva su attività tutto
sommato marginali (estorsioni, contrabbando) a movimento che interviene in
settori decisivi dell’economia e della vita
sociale, che conosce i meccanismi del sottogoverno e li sa usare per i suoi fini, che
di fatto in determinate situazioni è forza
di governo e, soprattutto che ricerca il
consenso di alcuni strati della disgregatissima società napoletana e campana (direttamente, attraverso un reclutamento senza precedenti di guappi di quartiere nelle
bande e indirettamente, attraverso le posizioni conquistate nella lottizzazione dei
posti nel pubblico impiego).
Gli artefici principali di questa trasformazione sono Raffaele Cutolo e la sua
« nuova camorra ». Ed è stato proprio
grazie all’intuizione dei vantaggi di questa
« apertura al sociale » che il boss di Ottaviano è riuscito a diventare un capo rispettato e temuto. Per la stessa ragione,
del resto, è stato finora in grado di non
soccombere in una guerra che vede contro di lui organizzazioni formidabili come la Nuova Famiglia (la camorra «tradizionale»), la mafia siciliana e i gangsters americani.
Camorra e terrorismo
Può essere utile, a questo punto, istituire un parallelismo fra camorra e terrorismo. Le analogie non mancano: ci sono i
collegamenti internazionali, ci sono le
complicità interne. C’è anche, ed è uno
dei fatti più gravi, il reclutamento in carcere: avviene neH’inferno di Poggioreale,
il penitenziario di Napoli. Vi entrano 100
Nella foto: uno dei tanti “morti ammazzati" di quest’anno a Napoli.
150 persone al mese, per lo più teppistelli
e ladruncoli. Quando ne escono, molti
hanno un tatuaggio sul polso: è il segno deH’affiliazione alla camorra.
Attraverso questo canale sono soprattutto i cutoliani che colmano i vuoti che
la guerra fra le bande apre nelle loro
file (non è roba da poco: oltre T80 per cento dei quasi 350 morti fra 1981 e i primi
tre mesi e mezzo delT82 appartenevano
alla Nuova Camorra). I loro avversari, invece, interpreti in questo della tradizione
camorrista, sono piuttosto restii ad operare arruolamenti indiscriminati. Ancora
una volta, con questo contrasto fra bande « movimentiste » e « militariste », sentiamo odore di cose note. È comunque la
linea del « movimentista » Cutolo ad avere
le conseguenze sociali più dirompenti; in
passato, infatti, esisteva una distanza enorme fra lo scippatore, il bullette, il ladruncolo e la camorra. Oggi non è più
così. Oggi, in molti quartieri della periferia di Napoli e in molti comuni delThinterland, è praticamente sufficiente invocare il nome di Cutolo per trovarsi, magari
senza mai averlo visto in faccia, inseriti
nei suoi libri paga e nella sua guerra con
gli altri capi-clan. È invece virtualmente
impossibile ripercorrere questo itinerario
in direzione inversa, a meno che non si
sia rassegnati a diventare una crocetta
nelle statistiche degli omicidi.
Le differenze
Concluso l’elenco delle analogie, viene
ora il momento di analizzare le differenze che passano fra la lotta al terrorismo
e la lotta alla camorra. La principale è
che questa volta ci si trova di fronte a
una situazione di paura e omertà che le
Brigate Rosse non sono mai riuscite a
creare, per lo meno in questi termini. Una
seconda differenza, che è fra le cause della prima, è la forza, militare e politica,
raggiunta dalla camorra. Il terrorismo
non si è mai avvicinato a questi livelli:
solo nel Napoletano ci sono più di tremila uomini in armi, e i loro capi hanno
chiavi che aprono le porte di stanze dei
bottoni piccole e grandi.
È evidente che, contro un nemico simile, la lotta non può essere sostenuta solo
da polizia e magistratura. La battaglia
contro la camorra potrà essere vinta solo
se agli interventi repressivi sapranno unirsi un’azione politica capace di scardinare
il sistema di potere che, con la sua putrefazione, la fa prosperare, e un’azione a livello morale e ideale capace di trasformare le coscienze, di far rinascere la
speranza di una società dove la legge del
più forte non valga più.
Paolo Fiorio
E5 tradizione napoletana il
gusto per raccontare “i
fatti" che succedono.
Storie di vita circolano
tra la gente e il questionario lanciato dalla redazione locale dell'Unità ha solo incoraggiato a
"parlare".
Personalmente sono convinto
che questi racconti servano più
di qualunque analisi sociologica
a capire il fenomeno camorristico.
Per questo ne ho scritti alcuni. ascoltati direttamente dai
protagonisti, e li presento con
alcune note di inquadramento.
1. Sul piano morale (come
mettono in evidenza i "fatterelli"
da me raccolti) molti aspetti della società napoletana possono
essere inglobati nella espressione
camoiTa; tuttavia le generalizzazioni che riducono la camorra a
corruzione, non aiutano a capire le novità del fenomeno e a
combatterle sul piano sociale. E'
utile invece individuare i campi
di intervento privilegiato della
malavita a Napoli e in Campania: traffico di droga, estorsioni
(racket), abusivismo edilizio.
2. Il tentativo di Cutolo di
creare con la Nuova Camorra
Organizzata (NCO) un sistema
organizzato industrialmente su
base regionale ha trovato l’opposizione della maggior parte degli
indipendenti, che preferiscono i
metodi della vecchia e nuova famiglia della mafia siculo-americana, che ha sempre lasciato libere alcune attività come il commercio delle "bionde" (sigarette). Sembra che gli uomini di Cutolo, in questa fase, siano in gravi difficoltà sul territorio, mentre controllano in modo incontrastato la vita nelle carceri. Conta inolio l’organizzaz.ione assistenziale, una specie di INPS, che
Storie di camorra e dintorni
dà una specie di pensione alle
vedove e alle famiglie dei carcerati, assicura il prosieguo degli
studi (anche all’università) ai
giovani più dotati. E’ così che i
cutoliani spuntano fuori anche
dove nessuno sapeva che esistessero (forse neppure Cutolo).
L’amplificazione del personaggio Cutolo fatta dai mass media
è nulla in confronto a quella realizzata dalla tradizione orale e
da un “aiuto umano” dato al momento giusto ad una famiglia nel
dolore.
3. Il retroterra sociale di questa situazione è il complesso delle contraddizioni che hanno caratterizzato lo sviluppo di questa
regione e l’attuale crisi del sistema assistenziale democristiano.
La disoccupazione di massa, soprattutto giovanile (e la sottooccupazione, per tirare a campare) è il gran mare in cui pesca
a piene mani la malavita.
4. Il retroterra morale è altrettanto vasto: la corruzione dei
pubblici poteri non è novità democristiana, c’è sempre stata e
te raccomandazioni, le protezioni, le piccole e grandi deroghe
dalle leggi, hanno plasmato una
coscienza collettiva che emerge
in tutti i settori della .società.
Le forze per una ricostruzione
politica, sociale e morale ci sono
e sono già all’opera: non si trovano in un solo partito o in una
sola organizzazione. Occorre che
si uniscano, collahorino. ognuna
con la propria specificità. Le nostre chiese e i nostri centri sociali, quelli in tnnz.ione da tempo
e quelli della FCEI del dopo-terremoto, non sono fuori da questo
quadro. Emilio Nitti
Alla moda
« Biglietto, signori! » ripete il
fattorino del 141 che alla fermata davanti all’istituto tecnico si è
riempito di schiamazzanti studenti, tutti con tessera di abbonamento (così almeno dicono!).
Ma il giovane robusto, che nella
confusione è riuscito a salire e
a farsi cedere un posto a sedere
da un ragazzetto, al fattorino dichiara: « I’ songo Cammurrista
e nun pavo ’o biglietto » ( Sono
camorrista e non pago il biglietto).
« Scusate tanto! » risponde il
fattorino.
I ragazzi sanno...
I ragazzi sanno che entrando
dal cancello del pronto soccorso
si può raggiungere il campo di
calcio che sta in fondo al parco
dell’Ospedale, dal lato della camera mortuaria. Il guardiano
non dice nulla e le due squadrette, 12-14 anni, entrano senza
incertezza con il pallone in mano; preferiscono fermarsi però
vicino alla piazzola degli elicotteri, dove c’è erba e si può delimitare un campo non troppo
grande.
La partita viene sospesa da un
uomo in camice bianco (un medico? un infermiere?). Dice che
deve arrivare un elicottero con
un ferito. I ragazzi si ritirano al
margine del grande spiazzo e
aspettano più di un quarto d’ora
chiacchierando. Ecco che si vede
arrivare un elicottero: è dei Carabinieri, quando scende fa un
vento enorme che solleva polvere negli occhi. Portano giù uno
in barella, mentre attorno ci sono carabinieri in tuta da combattimento e mitra spianato.
« È certamente un uomo di Cutolo » commenta un ragazzo e,
mentre aspettano che il « loro »
campo da gioco sia liberato dall’inopportuna, ma affascinante,
macchina volante, discutono di
NCO e Nuova Famiglia. Non è
più età per parlare di Mazinga
o UFO Robot, negli album di
eroi di questa generazione senza eroi accanto a Rudy Krol c’è
solo spazio per don Raffaele.
« Sono ottanta o ottantuno i
morti dall’inizio dell’anno? ».
Non lo conosco
Il giovane professore tornava
a casa, dove abita con la vecchia
madre. Erano le sette di sera e
le strade del centro del Vomero
erano ancora abbastanza frequentate. Un uomo si avvicina ad
una cantonata e, puntando una
pistola sotto la gola, dice: "Caccia ’e sorde e nun fiata” (Tira
fuori i soldi e non parlare). Il
giovane professore non si intende di armi, ma quella che gli
preme sotto la gola non è certamente un giocattolo. Nel portafoglio ci sono centomila lire, l’orologio non è di gran valore... La
gente che passa non si accorge
di nulla, non si avvede del breve
scambio di battute e della breve
trattativa « commerciale » tra i
due.
Sbigottito, il giovane professore si ritrova solo nella strada: è
un buon cittadino e va a fare la
denuncia al Commissariato. Ma
proprio lì commette un errore;
in una delle foto segnaletiche che
la polizia gli fa vedere riconosce
la persona che lo ha rapinato...
È più di un mese che il giovane
professore vive con la vecchia
madre in paese, fuori città da parenti, e aspetta con timore il
giorno in cui lo chiameranno in
tribunale per il riconoscimento.
« Non lo riconoscerò certamente!
E poi chi può essere sicuro di
riconoscere una persona vista solo pochi minuti? ». Così, tranquillizzando anche la sua coscienza
di buono e onesto cittadino, potrà tornare a casa sua con la
vecchia madre, nel centro del Vomero, un quartiere per bene.
Sfratto esecutivo
Sì, sono stato proprio sfrattato. Lo so che la legge ha prorogato gli sfratti nella nostra città
fino a dicembre. Ma il mio era
uno sfratto immediatamente esecutivo. Non me lo ha dato un
messo del Tribunale, ma la camorra. Con quelli non si scherza! Il padron di casa mi aveva
detto che voleva l’appartamento,
ma appunto io mi sono appellato
alle leggi... Poi un giorno tornando daH’ufficio, qui, ormai vicino
casa, a Via D’Antona, una macchina si avvicina al marciapiede,
un giovane mi costringe ad entrare e mi trovo, senza sapere
come, sul sedile posteriore di
questa grossa vettura, tra due tipi poco raccomandabili.
Uno parla pulito, mentre la
macchina va su e giù per la città (fino a Posillipo, e poi al centro). Mi racconta del mio lavoro,
dei miei orari. « Hai visto come
(continua a pag. 12)
8
8 ecumenismo
21 maggio 1982
SEGRETARIATO ATTIVITÀ’ ECUMENICHE
Gli evangelici e il S.A.E.
In vista del convegno di primavera del gio, pubblichiamo una presentazione del
Segretanato Attività Ecumeniche che si S.A.E. tratta da materiale fornito dal paterra a Torre Pellice nei giorni 22-25 mag- store Renzo Bertalot.
L’incontro tra cattolici ed
evangelici, in Italia, ha trovato
il suo spazio prima e dopo l’ultimo conflitto mondiale e dentro e fuori il Segretariato Attività Ecumeniche. La collaborazione degli evangelici è stata
preceduta dal lavoro ecumenico
a Venezia (ove già era nato e
aveva operato il S.A.E.) negli anni 1962-63. Allora la comunità
valdese chiese al patriarcato di
inviarle un teologo cattolico per
avere informazioni dirette sulla
dottrina romana. L’avvenimento
ebbe un’importanza decisiva ed
innovatrice sul piano del metodo. Non si era infatti abituati
ad im’informazione diretta: si
mediava, con l’ausilio di libri e
di ricerche, la posizione dell’altro in materia di fede. Diffìcilmente l’altro si riconosceva nelle nostre descrizioni.
L’incontro con il S.A.E. fu dunque una convergenza di esperienze diverse che dal 1963 in poi si
è sempre più qualificata sul piano informativo e quindi formativo. Insieme si sono stabiliti dei
« principi metodologici » che,
sulla base della ricerca del movirnento ecumenico, rifiutano soluzioni sia di tipo integrista che
di tipo irenico e sincretistico.
I principi riflettono questa
scelta di lavoro comune e costituiscono una griglia per vagliare lo spazio operativo. Essi permettono di stabilire una linea
di orientamento e canalizzano
l’evolversi della maturità ecumenica senza dispersioni nella superficialità.
L’impostazione
del lavoro
La preoccupazione prima e
persistente fu quella di impostare il lavoro ecumenico con rigore biblico e teologico, di accogliere le indicazioni che le assemblee mondiali del movimento ecumenico ci avevano tramandate e di verificarne la convergenza con la nuova apertura del
cattolicesimo sorto dal Concilio
Vaticano II. La serietà di questo
lavoro è documentata dall’approfondimento, per cicli, di una
vasta problematica ecumenica
dibattuta a livello locale e nazionale nelle Sessioni del S.A.E.
e raccolta nei 19 volumi degli
Atti.
In questo contesto, la lunga
collaborazione in « équipe » di
esperti interconfessionali ha favorito la nascita, all’interno del
S.A.E , di tre gruppi misti di lavoro « per la ricerca teologica »,
per « la catechesi ecumenica »,
per « la pastorale dei matrimoni
misti ».
Al margine di questa sua ricerca, più propriamente dottrinale, il S.A.E., attento alla situazione italiana, cercò d’inserirsi
attivamente nelle difficoltà di
volta in volta emergenti. Ad
esempio, nella discussione sorta
intorno all’Isolotto di Firenze,
propose con coraggio le tematiche del dialogo appena riscoperte e ampiamente riecheggiate dai
teologi contemporanei. Non furono momenti facili perché gli
animi non erano ancora (o non
più) disposti al dialogo, erano
esasperati dai contrasti della situazione socio-politica. Fu per
tutti un tempo di verifica e di
riflessione interna. Al S.A.E. vennero e dal S.A.E. partirono futuri collaboratori alla stampa
evangelica, studenti e studentesse in teologia, poi dottori della
chiesa valdese, e maturò la collaborazione di uomini di fede
e di apertura ecumenica poi impegnati nella politica a livello
nazionale.
Nella diversità, fortemente
marcata dai pluralismo interconfessionale sul piano dell’etica,
anche questi sono contributi, ampiamente riconosciuti all’estero,
che sono stati dati al mondo
evangelico partendo dal S.A.E.
(sia pure oltrepassando la linea
di demarcazione dei. principi metodologici).
Alcuni interventi-relazioni alle
Sessioni nazionali del S.A.E. sono
stati accolti come titoli per concorsi a cattedre universitarie e
questo non solo per il contributo intrinseco ma anche per il
contesto nel quale si ponevano.
Sempre al margine, ma non
indipendentemente dal S.A.E., fu
possibile nel 1964 vedere opere
di protestanti italiani pubblicate
per la prima volta da case editrici cattoliche. Più tardi si giunse alla ristampa del « Corpus
Domini» di Ugo Janni con la
prefazione dei consulenti teologici del S.A.E. Le riviste cattoliche accolsero per la prima volta
articoli di teologi, professori e
pastori evangelici. Gli evangelici
furono anche invitati, per la prima volta, a molti programmi televisivi al di là dello spazio loro
riservato sulla rete nazionale.
Il S.A.E. diventava un semenzaio prezioso cui attingere per
molti altri settori.
Le università cattoliche richiesero la presenza di professori e
dottori in teologia protestanti e
si rivolsero agli esperti del
S.A.E. ; così, pure molti seminari
regionali. Oggi possiamo dire
che centinaia di preti, non solo
italiani, hanno frequentato corsi e sostenuto esami con insegnanti evangelici in piena collaborazione con il S.A.E. Questo è
stato Un contributo notevole all’informazione diretta e quindi
alla formazione ecumenica delle
nuove generazioni. Alla chiesa
cattolica va riconosciuto il merito di queste iniziative accademiche portate avanti con continuità anche in tempi in cui la
reciprocità tardava a manifestarsi.
Il contributo
al mondo evangelico
Il contributo del S.A.E. si manifesta nel suo aspetto più vero
nell’informazione e nella formazione che viene data anche al
mondo evangelico. Le presenze
agli incontri del S.A.E. si intensificano raccogliendo elementi di
denominazioni diverse. E’ l’occasione più propizia per sapere a
che punto sta la ricerca ecumenica e l’attesa delle chiese.
Particolare attenzione viene
data ai documenti di « Fede e Costituzione » e della Conferenza
delle Chiese Europee. Intorno
ad essi si sviluppa il lavoro di
formazione. I contatti diretti con
questi due organismi facilitano
la circolazione delle idee e l’aggiornamento del dialogo. L’informazione passa dai centri di
ricerca alle parrocchie e alle comunità coinvolgendole attraverso i partecipanti alle Sessioni del
S.A.E. Il lavoro enorme che viene svolto, a livello locale, nelle
scuole religiose e laiche, nelle televisioni private e nelle varie attività ecclesiastiche, sfugge ormai a qualsiasi censimento.
Anche l’estero attinge da noi
per il particolare valore della
esperienza italiana nel contesto
del S.A.E. Ne è prova la costante presenza di responsabili del
lavoro ecumenico all’estero e la
richiesta di « Fede e Costituzione » e della Conferen»a delle
Chiese Europee a collaborare alla loro ricerca.
Il tema del Regno di Dio, dell’ultimo ciclo S.A.E., ha trovato
la sua via all’estero fino a diventare l’argomento centrale della
Conferenza tenutasi a Melbourne nel 1980.
Al S.A.E. si è cercato, per la
prima volta, di impostare localmente e nazionalmente, un discorso sulla figura di Maria. Alcuni studi biblico-teologici presentati agli incontri del S.A.E.
di Roma negli anni 1980-81 sono
stati raccolti nel volume « Maria
nella Comunità Ecumenica » pubblicato nel 1982 dalle Edizioni
Monfortone di Roma. Gli esperti esteri ci hanno invidiato non
solo il coraggio di questo gesto,
ma anche la qualità dei contenuti. Non esiste, infatti, una documentazione in proposito, a livello di Consiglio Ecumenico delle Chiese e di dialoghi bilaterali.
In tema d’informazione il S.A.E.
si è fatto promotore della prima
coedizione (Claudiana - LDC)
tra una casa editrice protestante
ed una cattolica. E’ stata questa
la via scelta per mettere in circolazione la documentazione proveniente dal C.E.C. e dalla Conferenza delle Chiese Europee. La
iniziativa è affiancata dalle pubblicazioni del Gruppo teologico
rnisto sui temi ecumenici oggi in
discussione. Un esempio significativo: per la prima volta in Italia è stato segnalato il dialogo
La Sig.a Maria Vingiani, presidente del Segretariato Attività Ecumeniche, apre i lavori della sessione di formazione ecumenica nazionale del 1981.
tra Alleanza Riformata e Chiesa
ortodossa seguendo i testi ufficiali.
Il S.A.E. ha dato il suo contributo alla discussione sui matrimoni misti collaborando ampiamente con la, diocesi di Pinerolo
e alla stesura del documento diocesano locale.
Non possiamo infine dimenticare la solidarietà del S.A.E. nell’opera interconfessionale di traduzione e diffusione della Bibbia. L’interesse per coprire le
spese di traduzione non è venuto mai meno, ma ancora più importante è l’aiuto costante nella
formazione di una rete di collaboratori volontari. Sono energie
preziose messe in opera, in un
contesto mondiale, che propone
enormi trasformazioni, a favore
della « riappropriazione » del
Vangelo e dell’evangelizzazione
tramite la Parola.
I vent’anni di lavoro comune
non hanno mai aperto la via al
l’intercomunione, non perché
questo problema non sia sentito, ma perché non si vuole precedere le chiese con decisioni
che non sarebbero né capite né
conformi alle possibilità dell’oggi. Si vuole infatti adoperarsi
per il rinnovamento ecumenico
nella comunità e camminare a
fianco alle chiese aprendo vie di
studio e di ricerca, gettando ponti affinché i credenti confrontino la loro testimonianza allo
stesso Signore e si capiscano tra
di loro. Questo servizio è reso
da laici cattolici e protestanti e
vuole aiutare, attraverso l’informazione, le chiese ad andare a
scuola le une dalle altre, secondo le indicazioni della conferenza di Losanna del 1927. '
Renzo Bertalot
( a nome dell’assemblea degli
evangelici presenti al Conve,gno nazionale 1981 al Passo
della Mendola)
L’origine e l’organizzazione
Sorto a Venezia nel '47 per iniziativa di Maria Vingiani, attuale presidente, il Segretariato Attività Ecumeniche si pose fin dall’inizio come « Gruppo misto di
dialogo e di servizio » nella realtà locale.
Nel ’59, all’annuncio del Concilio Ecumenico Vaticano II, si
trasferì a Roma per diventare un
« movimento nazionale » di laici
per l’impegno e la formazione
ecumenica di base.
Nel ’63 il movimento — con regolare statuto — si costituì in
Associazione nazionale di laici
articolandosi per « gruppi sociali » e poi « regionali », onde meglio servire le situazioni proprie
e particolari. I soci, che possono
partecipare direttamente all’Assemblea Generale annuale, eleggono democraticamente il presidente nazionale, il consiglio di
presidenza e i loro delegati al comitato centrale, garantendo quel
minimo di struttura organizzativa, coordinatrice e animatrice
del servizio il quale si muove in
piena autonomia nei vari ambiti,
ma in stretta comunione di metodo e di intenti.
Di iniziativa cattolica, il movimenfo (come già lo statuto prevedeva) si è gradualmente trasformato, e dal ’75 è Associazione interconfessionale di laici.
L'identità del S.A.E, è garantita dallo statuto e dalla prassi, codificata in documenti e direttive
concordate: Brevi note; Principi metodologici; Documento suli’Ecumenismo in Italia (del 1975).
La laicità del S..4.E. va intesa
non al negativo, come contrapposizione, ma nel significato positivo di ruolo di « cristiani adulti » che vivono responsabilmente
il sacerdozio dei fedeli, senza
coinvolgere le istituzioni né subirne i condizionamenti.
L’interconfessionalità va favorita al massimo per meglio garantire l’esperienza e il servizio
autenticamente ecumenico dell’associazione, la quale si impe
gna così ad una testimonianza
dell’essenziale della fede e al servizio comune ai fratelli, pur nella fedeltà di ciascun membro alla
propria identità confessionale.
Con questa identità, l’azione e
il rapporto del S.A.E. sono aperti
a tutte le espressioni ecclesiali e
laiche.
Metodo ed obiettivo: il metodo
è nella verifica e nel confronto
sulla Parola di Dio, nel dialogo
fraterno, nella preghiera, nella
cooperazione a tutti i livelli;
l’obiettivo è nel superamento
dell’ « ecumenismo del ritorno »
per una « conversione » sempre
più completa, individuale e delle
chiese, a Cristo, nel riconoscimento reciproco della realtà cristiana degli altri; nell’impegno a
fondo contro ogni « integrismo »;
nella volontà concreta di promuovere una fraternità cristiana
concorde, riconciliata e impegnata alla soluzione dei molti problemi religiosi e civili della collettività nazionale.
Affiancano il movimento due
« consulenti », uno cattolico ed
uno evangelico, che sono attualmente Mons. Luigi Sartori, presidente della Associazione Teologica Italiana, e il Pastore Renzo
Bertalot, direttore dell'Alleanza
Biblica Universale, nonché un
« comitato permanente di esperii » interconfessionali, per lo niù
biblisti e teologi.
Si muovono nell'ambito del
S.A.E. alcuni « gruppi misti » di
lavoro ecumenico per la « ricerca
teologica», per la «catechesi comune », per la paslorale'dei « matrimoni misti », per l'impegno
« biblico-missionario » a sostegno
soprattutto della traduzione e
diffusione della Bibbia ecumenica. Tali gruppi, espressi dallo
stesso Segretariato, sono con esso in comunione di metodo di
lavoro e di finalità.
Con queste chiare linee operative, le attività del S.A.E. sono
molteplici e in espansione ai vari livelli locale e regionale: impegno di preghiera e di studio bi
blico e teologico, incontri di dialogo, di confronto, di esperienza
e di servizio comune.
Una sessione di formazione
ecurnenica nazionale fa ogni anno il punto di questo articolato
dibattito, studio e impegno di
base, e si offre a tutti ma particolarmente ai laici, come occasione aperta di esperienza ecurnenica comunitaria. Delle sessioni il S.A.E. pubblica regolarmente gli Atti che sono molto apprezzati come documento storicoteologico (unico nel suo genere)
della collaborazione competente
e affiatata di una équipe di esperti interconfessionali e come contributo singolare allo sviluppo
dell’ecumenismo in Italia. A queste settimane estive si aggiunge
ogni anno un « convegno di primavera » e convegni regionali organizzati dai Gruppi S.A.E. regionali.
Attualmente sono soci effettivi
del Segretariato Attività Ecumeniche i laici cattolici, evangelici,
ortodossi, ed ebrei, che costituiscono il supporto organizzativo
ed esecutivo del servizio; ne sono membri aderenti i pastori
evangelici, i sacerdoti, i religiosi.
Il S.A.E., come è autonomo
nelle sue strutture democratiche,
cosi lo è economicamente. I suoi
responsabili e collaboratori sono
tutti volontari. Vive in povertà
di mezzi e di strumenti operativi
e assolve ai suoi impegni con il
sostegno delle quote sociali dei
propri membri e di liberi contributi di collaboratori ed amici.
Attualmente ogni socio ordinario versa una quota di L. 15.000
annue; L. 5.000 per familiare aggiunto; L. 5.000 per i giovani (1625 anni); i membri aderenti una
quota libera. Chi vuol essere socio sostenitore versa L. 20.000 e
più.
La sede del S.A.E. nazionale è
presso l’abitazione della Presidente, a Roma, in Via della Cava
Aurelia 8/3 - 00165 - c.c. postale
n. 60927001 - Tel. 6374033.
9
21 maggio 1982
cronaca delie Valli 9
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Corso Torino, 82 - PINEROLO
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L’insegnamento della religione
‘‘Coulegé
senza
Bibbia
Una domenica di aprile, dopo
il culto a Rorà segue l’agape fraterna. La polenta viene preparata usando il caminetto del museo valdese di Rorà; un museo
che cresce, va acquistando valore. Fatto significativo: cose di
ieri usate ancora oggi.
In un’altra valle, Pradeltorno,
luogo storico significativo per i
Valdesi, pare sia stato dimenticato il grosso progetto di rilancio della storia e cultura valdese. Il “Collegio dei Barba"l II quadro dell'abbandono di questo luogo è facilmente descrivibile; piove dal tetto, alcune pietre del caminetto sono crollate ed altre seguiranno; sul tavolo non c’è nessuna Bibbia. Sicuramente si è tolta l’antica Bibbia che avrebbe
potuto attirare qualche collezionista, ma perché non averla sostituita con una più recente? Privare questo luogo della Bibbia
mi sembra togliergli il suo valore. Il Collegio è stato appunto il
luogo dove uomini hanno letto e
imparato la Parola di Dio andando poi a predicare sapendo di
avere come prospettiva qualche
rogo che li aspettava. La Bibbia
e lo studio di essa è stata dunque il centro di questo luogo, per
poterla portare alla gente umile
e povera.
Se dunque i Barba hanno predicato l’Evangelo in un momento in cui questo era relegato nelle Chiese ed era monopolio di
pochi, il valore di questo luogo
e dello strumento di predicazione diventa originale ancora oggi.
Oggi non è più il "Collegio" dell'alta valle di Angrogna a formare i ministri della nostra Chiesa;
a Roma la Facoltà prepara gli uomini che predicheranno liberamente la Parola di Dio in una
Italia che di cose sacre ha fatto
indigestione, ma è digiuna ancora di Gesù Cristo.
Pure il ’’Collegio” è utile conservarlo, non dimenticando nella
ristrutturazione le due attigue
stanzette che potrebbero diventare centro di documentaz.ione storica, come viene fatto altrove.
Mentre salivo al "Collegio”, un
giorno ho incontrato due turisti,
non protestanti.
Mi hanno detto; « Quest’anno
la vostra Chiesa ricorda il 459'
anniversario dell’adesione alla
Riforma. Abbiamo sentito che ci
sono molte iniziative durante
l'estate per ricordare questa scelta. ma guardando quel luogo
(cioè il Collegio dei Barba) può
sembrare che vogliate dimenticare da dove provenite ».
Ho risposto con una battuta
ironica: « Oggi c'è la crisi del
ruolo del genitore, forse essa si
riflette anche sulla nostra Chiesa ».
Italo Pons
PINEROLO — Il gruppo che
si riunisce a Pinerolo per studial'e le questioni inerenti all’insegnamento religioso nella scuola
di Stato, con particolare riguardo per la scuola elementare, ha
esaminato nell’ultimo incontro
le possibilità di cambiamento
dei programmi scolastici proposti da partiti, sindacati, chiesa
cattolica.
Chi si aspettasse prese di posizione o interventi significativi
da partiti e sindacati, rimarrebbe deluso; i sindacati tacciono e
i partiti non rischiano certo una
crisi di governo su sciocchezzuole simili: anche se l’opinione dei
partiti cosiddetti laici (parere di
Valdo Spini) e dello stesso presidente del Consiglio è favorevole
alla facoltatività dell'insegnamento religioso.
Si è invece preso in esame in
modo più approfondito un progetto che proviene da parte cattolica e che porta la firma del
prof. Luciano Pazzaglia, direttore dell’Istituto di pedagogia dell’Università cattolica di Milano.
Questa proposta, che ha molte
probabilità di diventare operante, viene definita dall’autore:
« tesi del doppio binario » e consiste neirinserimento nei programmi scolastici di un insegnamento obbligatorio di base critico e non confessionale, con la
possibilità per chi lo richieda, di
frequentare in più un corso facoltativo confessionale. La tesi
si giustifica, secondo l’autore,
con la considerazione che la scuola laica deve favorire al massimo il confronto e la socializzazione, senza escludere dai suoi
programmi il fatto religioso e le
sue implicazioni.
Apparentemente il progetto
Pazzaglia sembra un esempio luminoso di apertura e di modernità, in realtà, come è stato osservato, non è che la riedizione
aggiornata del 'principio a cui sì
rifà una parte considerevole della dottrina cattolica: la religione è una parte insopprimibile
della natura umana e la chiesa
cattolica ha il compito di incanalare questa esigenza verso la
divinità di cui si fa mediatrice.
La società civile non ha altro
scopo che di fornire i mezzi finanziari e l’ambito più idoneo
per lo svolgimento di questo programma affascinante e ambiguo.
Tuttavia, dal dibattito che si
svolge ora in Italia sull’argomento dell’insegnamento religioso, si può almeno capire che le
soluzioni fin qui adottate stanno mostrando la corda e che la
stessa gerarchia cattolica sta cercando nuove soluzioni per non
perdere i vantaggi acquisiti.
L. V.
•
Presa di posizione
del 4® Circolo
Mentre il gruppo interconfessionale continua la .sua riflessione, il Quarto Circolo didattico di
Pinerolo si è riunito ed ha approvato la seguente mozione:
« Il Consiglio di Circolo,
preso atto della situazione
creatasi in numerose classi deile
scuole elementari del Circolo, in
seguito alle disposizioni del Provveditorato agli Studi che con decreto n. 2619 del 9/02/1982 ha
nominato insegnanti supplenti di
religione per sostituire gli insegnanti di classe che avevano dichiarato di non accettare di impartire l’insegnamento della religione cattolica, ritiene che:
— la normativa applicata dalle
disposizioni del Provveditorato,
rifacentesi al T.U. delle leggi sull’istruzione elementare R. D. n.
577 del 5/02/1928 e al regolamento applicativo R. D. n. 1297 del
26/04/1928, non risponde più alla
coscienza civile sociale e morale
dei cittadini ed allo spirito della
Carta Costituzionale che sancisce Tuguaghanza e non il privilegio confessionale;
— sia un privilegio della Chiesa cattolica usare la struttura
pubblica, in questo caso la scuola, che dovrebbe essere di tutti-,
per uno scopo confessionale e
per il raggiungimento di fini propri con insegnanti laici o sacerdòti retribuiti con i fondi statati;
— l’evangelizzazione, la catechesi, all’interno di qualsiasi scelta religiosa, debba essere testimonianza di fede in primo luogo
della famiglia e, poi, della comunità ecclesiale che se ne rendono promotori e garanti;
— il dettato dei Programmi
Ermini del 1955 che prevede che
« a fondamento e coronamento
dell’istruzione è l’insegnamento
della dottrina cristiana secondo
PINEROLO — 1 Comitati per la pace
e il disarmo, nel proseguire le loro iniziative tese, tra l'altro, ad ottenere lo
smantellamento di tutte le basi missilistiche, lanciano in questo periodo, a
livello nazionale, la richiesta agli Enti
Locali di non nuclearizzare il territorio.
Per quanto riguarda il Piemonte una
mozione in tal senso è già stata deliberata dai Consigli Comunali di Boves
e di Robassomero.
A Pinerolo il Comitato promuove una
raccolta di firme sotto una petizione
che verrà inviata al Consiglio Comunale.
La raccolta di firme avverrà sabato 22
e sabato 29 maggio sotto i portici di
corso Torino.
Nella 1‘ metà di giugno verrà organizzato un dibattito incentrato sul problema dell'energia nucleare nel campo
militare e civile.
Petizione
Perché non si accettino ordigni nucleari nel nostro territorio
— Chiediamo che i comuni del pinerolese si impegnino a non accettare
che ordigni nucleari vengano installati
sui rispettivi territori.
' Siamo convinti che le istituzioni lo
la forma ricevuta dalla tradizione cattolica » sia profondamente
ingiusto perché impone a cattolici e non cattolici l’insegnamento della religione cattolica, anche
se è salvaguardata la libertà dei
genitori di chiedere l’esonero per
il proprio figlio; esonero che richiede l’allontanamento sia pur
temporaneo, di un alunno dalla
classe: fatto che non è mai indifferente e indolore;
— la scuola debba insegnare
a rispettare gli altri nella loro
diversità, debba educare alla tolleranza e al confronto critico,
alla pluralità delle abitudini, delle credenze, delle posizioni; di
questa educazione pluralistica
deve sostanziarsi la promozione
dello sviluppo personale, intellettuale e sociale degli alunni;
— non si tratti quindi di bandire nella scuola tutto ciò che è
religioso, ma di rispettare la natura e i fini della scuola stessa
restituendo al fenomeno religioso, nelle sue molteplici manifestazioni e forme, tutto lo spessore culturale ed esistenziale che
gli è proprio. Una scuola correttamente laica non può ignorare
che il fatto religioso impregna in
ampiezza e profondità la vita sia
individuale che associata. Ignorarlo o minimizzarlo sarebbe, tra
l’altro, una superficiale operazione anticulturale.
Il Consiglio di circolo intende
con la presente:
— sollecitare una riforma dei
programmi della scuola elemen
tare all’interno della quale venga rispettata la laicità dell'istituzione scolastica;
— invitare l’autorità diocesana, al fine di favorire una chiarificazione, a soprassedere per il
prossimo anno scolastico alla segnalazione al Provveditorato dei
nominativi delle persone che sostituiscono i docenti che non acc.ettano di impartire l’insegnamento religioso secondo la dottrina cattolica;
— invitare tutti i docenti esonerati a tener conto nella propria
azione didattica ed educativa del
fatto religioso anche promuovendo confronti con esperti e nel
rigoroso rispetto delle diverse
fedi religiose dei bambini ».
Concerti
TORRE PELLICE — Sabato 22 maggio
alle ore 21, nel tempio valdese Concerto del Coro del Ginnasio di Morges
e del Coretto di Torre Pellice. Ingresso
libero.
Segnalazioni
TORRE PELLICE — Sabato 22 e domenica 23; stage a carattere nazionale di
discipline marziali nella palestra dello
Kiu Shin Kan. Ingresso libero.
Teatro
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 21 maggio alle ore 21 al Cinema
Teatro Lusernese verrà rappresentato
« Kunst IVluseum » a cura del gruppo
di danza contemporanea Bella Hutter.
PINEROLO: COMITATO PER LA PACE
Petizione popolare
cali attraverso concrete delibere possano dare un loro fondamentale contributo ad un vero e generale processo di
disarmo nell'interesse delle popolazioni.
Sul nucleare « civile »
— Poiché per quanto riguarda le centrali nucleari gli scienziati non escludono totalmente il rischio di danni nell'equilibrio ecologico, nella salute dei cittadini. nell'integrità fisica dei concepiti e dei neonati, chiediamo che ogni
possibile decisione riguardante l'impiego del nucleare in campo civile non
sia presa dai vertici politici senza una
capillare informazione e consultazione
popolare alla quale dovrà essere demandata, in ultima analisi, anche la
eventualità del rifiuto aH'installazione
stessa.
Per sospendere la costruzione della base missilistica a Comiso
— Chiediamo che il Governo Italiano
non costruisca la base per i missili
Cruise presso l'aeroporto di Comiso,
né in nessuna altra località del paese.
Con questa petizione noi ci proponiamo anche di ottenere che i paesi dell'Est e dell’Ovest Europeo smantellino
tutte le basi missilistiche in Europa, non
installino o ritirino, dove già esistono,
i missili Cruise e SS20.
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10 cronaca delle Valli
21 maggio 1982
AL COLLEGIO VALDESE DI TORRE RELUCE
Saggio scolastico ben riuscito
Sera di sabato 8 maggio. La
Sala Sinodale in Torre Pellice è
affollata all’inverosimile da ragazzini e ragazzine della Scuola
Media Pareggiata Valdese, e da
genitori e parenti, tutti convocati per il « saggio » annuale. La
Preside, prof. Speranza Tron, prima un po’ trepidante, e poi via
via, nel corso della serata, sempre più raggiante per il successo di ogni esibizione dei suoi allievi, saluta gli intervenuti; la
presentatrice spiega: « fi programma che la Scuola Media sta
per presentarvi è estremamente
vario e pieno di imprevisti... c’è
un po’ di tutto, canti corali in
tre lingue, solisti, ballerini, mimi, scenette varie ».
E lo spettacolo, con una girandola simile a quelle dei fuochi
d'artificio, che si susseguono
Luna all’altra scoppiettando, ha
inizio.
Ecco l’alunno Ferrerò (2“ A)
che alla fisarmonica interpreta
« Argento vìvo », e la 2“ A al completo che canta in coro « Téléphone des cieux », e l’alunno Gnone (2* A) che sull’organo fa abilmente scorrere le note del celebre pezzo « Per Elisa » di Beethoven.
Ecco la favola di Biancaneve
e i sette nani: la trama è letta
da Elia Barbara, ma non vi sono
otto (sette nani + Biancaneve)
interpreti: ogni personaggio è
creato, mimato, con gusto e fantasia dal bravissimo attore in
erba Davide Burraio (1* A).
Segue uno spiritual: le voci
che cantano « L’intero mondo è
nelle mani del Signore » son degli alunni della 3“ B.
fi dolce suono del flauto esce
dagli strumenti accostati alle
labbra di Ricca e Michialino
(1* B) nei motivi di « Giochi proibiti » e di « Allegro » di Brahms.
Un coro, quello della 1“ A, per
il canto « Le petit village », diretto magistralmente da un piccolo fenomeno (Chauvie) e poi altri bravi flautisti: Pascal e Seilari, con minuetti e un allegretto.
Ritorna un coro (1° A) con
« Tout simplement » e all’organo
seguono Bonjour (1“ A) con « La
Tirolese», e Laiolo (1“ A) con un
« valzer di campagna » che è di
pretesto a tre coppie di ballerini
per una aggraziata danza coreografica.
Il programma si snoda senza
soste, la 3“ B canta « C’est Tocéan », indi un « pezzo forte »
preparato dal prof. Castellucci:
il conflitto tra le maschere popolari e tradizionali (tre coloratissimi Pulcinella, contro i quali muove gli inesorabili passi un
robot) ed il prodotto (il robot
appunto) della vita moderna;
sembra che la macchina abbia
ad un certo punto il sopravvento, ma poi la... musica cambia,
l’involucro metallico meccanico
viene lacerato e... il cuore della
macchina si rivela esso pure per
un Pulcinella in tutto simile ai
tre che aveva affrontato: deduzioni, interpretazioni, meditazioni lasciate generosamente al pubblico.
Ratsimba (2’ B) interpreta
« L’organetto », Giusiano (2“ A)
una « Polka 80 », la classe 2“ A
« Kiri Kirican ».
Italiano, francese, ed ecco anche una interpretazione in inglese affidata alla 2“ B, che presenta il canto mimato « What
shall we do with thè drunken
sailor? » — che dobbiam fare del
marinaio ubriaco? — Vecchio
canto dei marinai imbarcati sui
velieri d’un tempo, ritmato sullo sforzo di manovrar le funi delle vele o la catena dell’ancora.
La fantasia e la verve dei ragazzi (e dei loro insegnanti) non accenna a diminuire, e si continua
così con la 2" B che suona coral
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mente al flauto « Susanna la fa
i ricci » ed una melodia tedesca;
con la 3” A che canta (accompagnamento di chitarra) « Le roi
fait battre tambour ».
Uragani di applausi, richieste
di bis come ad una prima alla
Scala... e poi la conclusione con
un discorsetto saggiamente contenuto del Presidente del Comitato del Collegio, Marco Gay, per
ringraziare,, preside, professori,
allievi, e sàlutar tutti.
Un commento alla cronaca
spiccia d’una così riuscita serata: di certo ci si è incontrati con
una scuola che funziona, che vive ed opera bene, con intelligenza, entusiasmo, serietà ed impegno. E’ un peccato che il problema economico, di cui tanto si è
parlato in questi tempi, rischi di
farla morire, o quanto meno di
limitarla nelle sue possibilità di
manifestarsi ed esprimersi. Uscendo dall’Aula Sinodale tra il
vocio allegro dei ragazzi artefici,
coi loro insegnanti, di quella serata, di certo molti adulti si saran chiesti se non valeva la pena di compiere ogni possìbile
sforzo per mantenere, sia pur ridotta ad una sola sezione, una
scuola COSÌ simpatica, viva e così « nostra ».
Quod est in votis...
Ettore Serafino
Le pensioni dal 1** maggio
Enti erogatori e tipo di pensione Maggio 1982 Settembre 1982 (1)
INPS-ENPALS Lavoratori dipendenti — trattamento minimo 239.700 251.700
— inferiore al minimo — —
— superiore al minimo -1-21,010 -f 26.740
— minimi con più di 780 contributi 255.200 267.950
— pensioni supplementari — —
Lavoratori autonomi — trattamento minimo 207.350 217.700
— inferiore al minimo — —
— superiore al minimo -1-4,1% + 5%
— autonomi invalidi (2) 185.300 194.550
— pensioni supplementari — —
Pensioni sociali 148.450 155.850
ENASARCO
— trattamento minimo 137.850 139.000
— inferiore al minimo — —
—■ superiore al minimo + 21.010 + 26.740
INPGI - INPDAI - BANCHE E FONDI SPEC. INPS + 21.010 + 26.740
STATO - ENTI LOCALI (3) 389.340 416.080
(1) Sono stati calcolati in via presuntiva un aumento al costo della vita (valevole per i minimi) del 5% e i punti di contingenza (per le pensioni di importo
superiore al minimo) in numero di 14 a 1.910 lire l'uno.
(2) Sono coloro che non hanno l’età pensionabile di 65 anni se uomini e di 6C
se donne.
(3) È l'importo dell’indennità integrativa speciale.
Gentilissima magna Linota,
con riferimento alla richiesta
di informazioni sulla Croce Ugonotta da parte di un lettore dell'Eco/Luce di Firenze mi permetto segnalarLe la pregevole pubblicazione « La Croix Huguenote » di Pierre Bourguet, edita
nella collana « Les Bergers et les
Mages », diffusa da « Librairie
Protestante », 140, Boulevard
Saint Germain, Paris ó.me, rappresentata in Italia dalla « Libreria di cultura religiosa », Piazza
Cavour 32, Roma. Dato però che
questa pubblicazione, da informazioni assunte presso la «Libreria Claudiana », risulta totalmente esaurita, riporto le note essenziali che possono interessare il
fratello fiorentino.
La Croce Ugonotta si richiama
per la forma alla Croce di Malta
molto nota in Linguadoca e in
Provenza fin dal XII secolo. Con
varianti, i derivati della Croce
dei Cavalieri di Malta, eredi dei
Cavalieri Ospitalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, appaiono nelle insegne di tre ordini cavallereschi francesi, l’Ordine del S.
Spirito, fondato da Enrico III il
31 dicembre 1578, l’Ordine di San
Luigi, fondato da Luigi XIV nel
1693 e la Croce al Merito Militare, creata da Luigi XV nel 1759.
7 protestanti — Ugonotti — erano esclusi da queste onorificenze,
che vengano qui segnalate semplicemente per una precisazione
storica circa eventuali agganci
formali con la Croce Ugonotta.
E’ da ricordare che la croce la
CASA EVANGELICA
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Aperta dal 3 luglio al 29 agosto
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Chiara Aldo - Via Plana, 105 - 15100 Alessandria
Telefono 0131/55995 (ore pasti)
tina era rigorosamente rifiutata
dai protestanti, sia perché simbolo delle persecuzioni e del papismo, sia per motivazioni teologiche. Le Croci Ugonotte più
antiche portavano appese, anziché una colomba, una « lagrima », più propriamente un oggetto a forma di ampolla, detta
« Trissou », che forse voleva rappresentare l’ampolla dell’olio con
il quale venivano consacrati i re
di Francia. Con quel monile i
protestanti volevano dare un attestato di fedeltà alla Corona?
Si tratta però solo di una pura
ipotesi. E’ comunque da escludere, come leggenda, che la lagrima fosse il simbolo delle lagrime della Chiesa perseguitata.
Dopo tutte queste premesse, si
può dire che la Croce Ugonotta
nella forma attuale — croce e
colomba — abbia iniziata la sua
divulgazione fra gli ugonotti ad
opera di un orefice di Nîmes verso il 1688, dopo la Revocazione
dell’Editto di Nantes (a. 1685).
Ouest’orefice unì in un solo corpo la Croce di Malta con fiordalisi e la Colomba, detta Saint
Esprit, probabilmente originaria
della Alvernia. Questo monile fu
portato dalle donne ugonotte anche come segno di riconoscimento ed assunse tale importanza
che, ad es., se una donna si convertiva al cattolice.simo per matrimonio, doveva sostituire la
Croce Ugonotta con la croce latina e produrre un attestato di un
orefice comprovante la vendita
del vecchio monile.
La diffusione di questo monile
è dovuta anche al fatto che la fine del XVII secolo e il principio
del XVIII era il periodo della
Chiesa sotto la Croce, dei profeti, dei predicanti e dei Camisardi, durante il quale in modo
estremamente evidente veniva
posto l’accento sull’azione e la
presenza dello Spirito Santo, o
più semplicemente dello Spirito.
Fu in questo periodo che l’antica lagrima assunse il significato
di lingua di fuoco secondo Atti 2.
L’autore della pubblicazione da
cui ho tratto le presenti note
osserva: « Inutile insistere su ciò
che ognuno può dedurre da sé
e cioè che il portare un “Saint
Esprit” (che mai, in nessun caso può essere assimilato a una
specie di portafortuna protestante), ha certamente il vantaggio
di presentare allo sguardo un segno di riconoscimento, ma deve
costituire una testimonianza
evangelica ».
Guido Ribet
Ringrazio il fratello Guido Ribet per le notizie fornite e aggiungo che il libretto segnalato
nella sua corrispondenza è stato
ristampato a cura del Musée clu
Désert (come mi è stato poi telefonato dallo stesso Guido Ribet). Copie possono essere richieste tramite le librerie Claudiana.
Magna Linota
A questo numero hanno collaborato: Sergio Aquilanie.
Eugenio Bernardini, Dario
Cartone, Luisa Carrara, IJdia
Casonato Busetto, Claudia
Claudi, Bruno Corsani, Franco Davite, Vera Long, Luigi
Marchetti, Osvaldo Piscini,
Franco Taglierò, Dario Varese Mario Cignoni.
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11
r
21 maggio 1982
cronaca delle Valli 11
DIBATTITO
La toga del pastore
Sul tema della toga pastorale suscitato da una lettera di due lettori di
Torre Pellice. abbiamo ricevuto alcune
lettere da parte di altri lettori e da
parte di Magna Linota. Chi volesse ancora intervenire nel dibattito lo faccia,
ma raccomandiamo la brevità e soprattutto la non ripetizione di argomenti già trattati in precedenti interventi, pubblicati sul nostro giornale.
Lettera aperta a
Ade e Enrico GardioI
Cari fratelli,
se non vi sembro presuntuosa,
vorrei provare a rispondere (anch'io) alla vostra lettera sul fatto
che oggi non tutti i pastori predicano con la toga.
Per molto tempo ho pensato
come voi; anzi, andavo ancora
più lontano e non immaginavo
che, anche fuori dal pulpito, il
pastore potesse essere vestito altrimenti che di nero.
Poi, un giorno, durante la seconda guerra mondiale, la nostra unione giovanile fece una
gita a Pramollo, dove allora era
pastore il signor Paolo Marauda.
Vederlo con un abito chiaro ci
scandalizzò; glielo dicemmo e
lui ci rispose più o meno così:
« Tutti siamo legati ai nostri
ricordi e per questo qualsiasi
cambiamento spesso ci disturba.
Così vorremmo che almeno la
chiesa rimanesse quella della
nostra infanzia. Nel medioevo
tutti gli uomini portavano la sottana, che oggi è il distintivo dei
preti. Oggi voi vorreste .che noi
pastori continuassimo ad andare
in giro con il vestito di panno
nero, che ai primi del Novecento
era semplicemente l’abito delle
feste, che la gente comprava
per il matrimonio e tirava fuori
la domenica per andare al culto.
.Ma non dimenticate che la Riforma mise ai suoi pastori la
toga, che allora era il distintivo
dei dottori, proprio per affermare che non erano, come i preti,
persone diverse dagli altri, ma
soltanto i dottori delta chiesa,
che dedicavano la vita intera a
studiare la Bibbia e perciò potevano spiegarla con maggiorò autorità e competenza.
Oggi invece la toga può anche
avere il significato opposto, essere presa per una tonaca e scandalizzare i fratelli di altre chiese evangeliche, come se i Valdesi avessero rinunziato al sacerdozio universale ».
E il pastore Marauda concluse
la sua spiegazione con parole che,
quarant’anni dopo, mi sembrano
ancora giuste; « L’importante è
predicare Cristo crocifisso e amare gli altri a fatti, non a parole.
Non perdiamo tempo per abitudini. parole o vestiti; quelli sono
soltanto la buccia, non la sostanza della nostra vita ».
Magna Linota
Simbolo della
professionalità
Caro Direttore,
ho partecipato alla conferenza
dalle chiese protestanti dei paesi
latini a Torre Pellice dal giovedì
alla domenica. Impegni che mi
attendevano a Roma mi hanno
costretto a partire la domenica
di prima mattina. Non ho potuto
partecipare al culto (con grande
rincrescimento dopo avere udito
e apprezzato le meditazioni del
pastore Rostagno gli altri giorni
del nostro incontro), ma mi è
stato riferito che c’era stata
« una predicazione molto buona ».
Ora sembra che di quel culto ciò
che ha maggiormente colpito i
presenti sia il fatto che Bruno
Rostagno non indossava la toga.
Il pastore Visser’t Hooft rispolvererebbe forse il concetto dei
« fattori non teologici » che condizionano la vita delle chiese...
più della bontà evangelica della
predicazione.
Alla sorella e al fratello che
pongono una domanda sul significato della toga, risponderei che
storicamente la toga è il simbolo
della professionalità del predicatore: essa veniva indossata da
chi si era preparato accademicamente per la predicazione e l’insegnaroento biblico. Se fosse tecnicamente possibile, vedrei volentieri la toga indossata al momento di iniziare la predicazione. A
quel momento essa ha il significato positivo ben noto, di accentuare l’oggettività del messaggio,
coprendo la particolarità dell’uomo che predica. Perché non
prima? perché prima della predicazione, nella cosiddetta parte
liturgica del culto, la toga ha
piuttosto un risultato negativo
che positivo: infatti rischia di
dare l’impressione che anche le
chiese evangeliche abbiano dei
sacerdoti, amministratori e dispensatori dei riti e misteri di
Dio (quante volte estranei che entrano nelle nostre chiese commentano: « Anche voi avete un
prete... »). Ora, quest’impressione è totalmente opposta alla natura del culto evangelico, che non
dispensa misteri, ma è il culto
della comunità che insieme prega, ascolta l’Evangelo, loda il Signore. Il ritualismo è una delle
più insidiose « quinte colonne »
delle chiese evangeliche!
Il pastore che ha studiato in
una Facoltà di teologia, lo ha fatto per prepararsi professionalmente al ministero dell’annunzio.
Quando invece « presiede » il culto, è come membro della comunità, e lo potrebbe presiedere
egualmente un anziano o un
gruppo di membri del Concistoro. Perciò vedo l’uso della toga
nella prima parte del culto come un fattore che genera equivoci di grande rilievo.
Bruno Corsani
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Tre interpretazioni
sbagliate sulla toga
(...) Sulla toga, ho avuto tre interpretazioni da tre diversi pastori, che qui indico con qualche
breve riflessione.
Se ce n’è una quarta fatemela
sapere, ma in nessuna delle tre
ho trovato il « significato bellissimo » accennato dai GardioI.
« La toga veniva usata dai pastori un tempo perché, essendo
poveri e con vestiti spesso rattoppati, potessero presiedere il
culto in maniera più decorosa ».
Motivazione quindi storica, ormai superata.
D’altra parte, il momento del
culto non è un momento mistico
e al di là della storia quotidiana,
ma dovrebbe servire a ’’preparare” la comunità a uscire all’esterno, per cui non vedo perché il
pastore doveva nascondersi soprattutto davanti al suo Signore,
che l’aveva accettato così come
era.
La sacralità del culto non sempre equivale a comunione con
Dio!
« La toga non è altro che un
segno della consacrazione del pastore, così come il medico ha il
camice bianco e l’avvocato la sua
particolare toga ».
Motivazione quindi culturale,
anch’essa già quasi superata, in
quanto anche molti avvocati ormai non la usano più.
D’altra parte, è un errore mettere sullo stesso piano un professionista con un pastore. Il pastore deve essere un tutt’uno con
la comunità: sottolinearne la “diversità" vuol dire considerarlo
’’prete” e si ha una cattiva interpretazione ed attuazione del sacerdozio universale.
« Con la toga il pastore si spoglia della sua personalità e si
umilia profondamente di fronte
alla parola di Dio che lo interpella perché venga annunziata agli
altri ».
Motivazione quindi religiosa,
ma de! tutto priva di fondamento.
Se infatti così fosse, vorrebbe
dire che il pastore in altri momenti non cultuali non cerchi di
interpretare correttamente la parola del Signore. Se invece ogni
volta — seppur rimanendo lui
con la sua umanità fallibile e
storica — cerca di interpretarla
correttamente, vuol dire che la
toga dovrebbe portarla sempre.
D’altra parte, anche il laico convinto fa questo sforzo. E allora? 0..).
Nino Gullotta
Terminata l’attività
del Collettivo Biblico
Ecumenico
Con la riunione del 15 aprile
il Collettivo Biblico Ecumenico
di Pinerolo ha deciso di chiudere
la sua attività di quest’anno 19811982. Gl’incontri si sono tenuti
presso la Chiesa valdese in Via
dei Mille 1 a Pinerolo. È stato
letto, studiato e approfondito il
Discorso della Montagna (o Sermone sul Monte) secondo il vangelo di Matteo 5, 6, 7.
Mentre aH’inizio c’era un buon
numero di presenze, col tempo
la partecipazione si è andata diradando: molti parlano deH’importanza della Bibbia nel cammino ecumenico, ma pochi purtroppo sanno sacrificare qualcosa di « confessionale » (della propria parrocchia cattolica o valdese) per una iniziativa comune.
Il Collettivo quest’anno non organizza l’incontro ecumenico di
Pentecoste e invita quelli che lo
desiderano a partecipare alla
« Festa » delle comunità valdesi
a Prali la domenica 30 maggio,
festa che avrà come tema: « Insieme per costruire la pace ».
Il Collettivo di Pinerolo
Ospedale valdese
TORRE PELLICE — Un gra
dito dono è giunto in questi ultimi tempi da parte dei coniugi
Rosalba e Gino Ricca: un microscopio binoculare Leitz, munito di contrasto di fase.
Tale dono, è giunto in un momento di crescita di richieste da
parte della popolazione di questo nostro servizio e facilita la
lettura dei preparati, diminuendo la fatica degli operatori, molto oberati di lavoro. Nel solo primo trimestre di quest’anno ben
1451 persone si sono servite ambulatorialmente di questa attività.
Per facilitare l’accesso ed al
fine di evitare lungaggini burocratiche si è ormai abolito da
tempo il servizio di prenotazione. Il personale addetto a tale
servizio è continuamente sul « tiro », coinvolgendo tale servizio
non solo il personale tecnico ma
anche quello infermieristico ed
amministrativo. E’ evidente che
dovranno essere presi alcuni
provvedimenti, quali la richiesta
di un ampliamento della pianta
organica, ormai non più sufficiente alle nuove necessità.
In questi prossimi mesi il laboratorio troverà una sede più
spaziosa e l’Amministrazione ha
già dato il via a lavori di ristrutturazione che, tra l’altro, porteranno ad una sala di attesa più
confacente di quella attuale.
RINGRAZIAMENTO
I nipoti di
Elda Fornerone
riconoscenti ringraziano tutti coloro
che hanno voluto porgere Tultimo saluto alla cara estinta. Ringraziano per
la preziosa assistenza i medici e il personale dell’Ospedale Mauriziano di Luserna e Torino e del Rifugio Carlo Alberto, il past. Severino Zotta, condomini, inquilini e amministratori del condominio « XXV Aprile ».
Torre Pellice, 17 maggio 1982.
RINGRAZIAMENTO
« Il Signore è il mio Pastore,
nulla ini mancherà »
(Salme 23)
NelTimpossi'bilità di farlo singolarmente la moglie del compianto
Elmo Piston
ringrazia sentitamente tutti coloro che
con la presenza, scritti, parole di conforto hanno preso parte al suo dolore.
Un particolare ringraziamento al
Pastore G. Platone, al Dottor Marinaro, alla Signora Vanna Bertone, a
tutti i vicini di casa ed al Circolo
Operaio e Fratellanza.
Torre Pellice, 17 maggio 1982
RINGRAZIAMENTO
« Del rimanente mi è riservata
la corona di giustizia che il Signore. il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno »
(2 Tim. 4 : 8)
Il Signore ha richiamato a sé TU
maggio
Giuseppe Castiglione
pastore valdese
Nel comunicarlo a quanti l’hanno conosciuto la Chiesa valdese di Bari,
grata a Dio per la predicazione ricevuta. memore della resurrezione e della vita nel Signore, esprime solidarietà
e affetto alla famiglia con la quale ha
condiviso anni di fraternità e di comunione.
Bari. 12 maggio 1982.
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Ambulanza:
Croce Verde Perosa; tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 23 MAGGIO 1982
Torre Pellice; FARMACIA MUSTON,
i/ia Repubblica, 22 ■ Tel, 91328.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: teiefo
no 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
12
12 uomo e società
21 maggio 1982
AMERICA LATINA
Il dramma degli “scomparsi”
Un coraggioso film statunitense di Costa Bravas denuncia attraverso
un caso particolare la piaga dell’Intero continente sudamericano
Il mensile Le Monde diplomatique (M.D.) di aprile dedica alcune sue pagine al drammatico problema degli « scomparsi » in
America latina. Il periodico ne
prende lo spunto in occasione
della presentazione dell’ultimo
film del regista Costa Bravas
«Missing» (dal verbo inglese to
miss: mancare, sparire). Come è
noto, il suddetto regista da tempo tratta temi politici. Ricorderemo « Z » sui colonnelli greci e
* « La confessione » sulla repressione in Cecoslovacchia. Nel film
«Missing» (di cui al momento
non conosciamo il titolo in italiano) viene narrato il caso autentico di un giovane americano
di sinistra « scomparso » in Cile
nei giorni tumultuosi che seguirono il golpe militare del settembre 1973, in cui venne ucciso il
presidente socialista Salvador Allende e prese il potere il generale Pinochet. La conclusione della
vicenda è tragica: il padre e la
moglie dello scomparso, Charles
Herman, dopo mille ricerche,
vengono a sapere che il loro congiunto è stato fucilato dai militari cileni, con la complicità delle autorità americane, perché egli « sapeva troppo » sulla partecipazione di queste ultime all’organizzazione del golpe.
A sua volta, questo film è stato tratto dal libro dell’avvocato
Thomas Hauser, di New York,
dal titolo « The execution of
Charles Horman ». Ma mentre il
libro — precisa M. D. — è una
vera e propria requisitoria politica contro il golpe cileno, il film
volutamente non cita mai il nome del Paese ove si svolgono gli
avvenimenti (anche se fa riferimenti inequivocabili) allo scopo
di allargare il discorso e di obbligare lo spettatore a pensare a
tutti quei Paesi dell’America latina dove le tecniche delle « sparizioni » sono una regola quotidiana.
Ne abbiamo un’ulteriore conferma da un documento emesso
da un gruppo di lavoro — sempre citato da M. D. — dell’organizzazione delle Nazioni Unite
(ONU), creato a sua volta dalla
commissione dei diritti dell’uomo nel 1980. Questo gruppo, com
1 ~ ^ ^ ^
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V___________________
posto da cinque esperti, ha presentato il suo secondo « Rapporto sulle sparizioni involontarie
o forzate » ad una sessione della
commissione stessa nel febbraio
scorso, ed inoltre il suo mandato è stato prolungato per un altro anno. Ben ventidue nazioni
sono menzionate in questo rapporto. In modo particolare, per
quanto riguarda l’America latina,
sono state prese in esame le situazioni di; Argentina, Bolivia,
Brasile, Cile, E1 Salvador, Guatemala, Messico, Nicaragua e Uruguay. Questo gruppo di lavoro
aveva ricevuto circa tredicimila
denunce di « sparizioni » di cui
ben novemila riguardavano l’Argentina.
L’impunità
Anche nel rapporto -dell’ONU
sugli « scomparsi » in Cile risulta
che ben 651 sparizioni documentate sono rimaste impunite. La
commissione di inchiesta sui diritti delTuomo in Salvador ha
denunciato che il 60 per cento
delle sparizioni consistevano in
esecuzioni extragiudiziarie, e questo man mano che le vittime venivano trovate assassinate.
Da una parte l’ONU, oltre al
l’istituire sanzioni morali e a dare la massima pubblicità a queste tragiche situazioni, sta elaborando una convenzione internazionale. Il parlamento venezuelano ha dichiarato la sparizione di
persone « crimini contro l’umanità » ed altrettanto si appresta
a fare il Consiglio di Stato del
Nicaragua.
Ma dall’altra, in Cile, un decreto permette di liberare gli
agenti di polizia accusati di aver
preso parte alle sparizioni; mentre in Argentina il futuro statuto
dei partiti politici proibirà qualsiasi inchiesta a questo riguardo
come condizione « per un ritorno
alla democrazia » ( ! ).
« Questi tentativi di scongiurare i demoni di Norimberga » (in
ricordo del noto processo durante il quale vennero condannati
alcuni criminali nazisti) — conclude M. D. — pongono una questione basilare per l’avvenire di
questa regione: o una democrazia mutilata con l’istituzionalizzazione delle forze armate, o una
democrazia vera, cosa che difficilmente si può concepire, senza
il giudizio e la punizione dei responsabili dei crimini e senza la
epurazione dell’esercito ».
Roberto Peyrot
Storie di camorra
(segue da pag. 7)
è facile incontrarti! ». E poi mi
racconta di mia figlia che fa il
secondo anno dell’Istituto per ragionieri in fondo alla strada dove
abitiamo e mi informa che la povera ragazza è costretta a fare
due turni diversi: a volte entra
alle 8.30, a volte alle 14, ma lui
sa sempre quando entra e quando esce. « Come è stato facile
oggi avere te con noi, così domani sarà facile avere tua figliai
Ora però sta’ calmo, vai a casa,
che ’o masto (il capo) ha da dirti qualche cosa». Così mi hanno
scaricato presso a poco al punto
di partenza. Con una fifa che puoi
immaginare sono andato a casa,
quasi barcollante. « Che cosa hai,
papà? Ti senti male? ». « No, no
è cosa da niente... ». In quel momento suona il telefono: « Omme ’e mmerda (uomo di merda)
stai ancora in quella casa? Vattene prima che sia troppo tardi! ».
Si ho trovato casa. Non a Napoli certamente, a S. Giorgio a
Cremano e pago il doppio di
quello che dovrei con l’equo canone, ma che ci vuoi fare? Meglio ' starsi tranquilli.
Sotto protezione
« O russo » ( il rosso ) è un muratore sulla trentina, rosso di
capelli, che abita al piano terra
del mio stabile. Nei giorni del
terremoto era uno dei pochi che
passava la notte in casa; diceva: « Io lo so come sono costruiti
questi palazzi; qui non si è risparmiato sul ferro e sul cemento, li ho visti crescere. Non sono
anti-sismici, ma reggono comunque bene ». Infatti, a parte un
lieve scollamento tra due ali dell’edificio, danni grossi non ce ne
sono stati.
L’altra sera mentre tornavo a
casa l’ho incontrato che andava
al lavoro con il suo sfilatino di
pane sotto il braccio, come fosse prima mattina. « Sto lavorando a Pianura. Mi pagano quasi tre volte la giornata normale, solo che non c’è licenza edilizia e si deve faticare la notte ».
Gli chiedo se non ci sono pericoli, se non può intervenire la magistratura e lui stesso essere coinvolto in responsabilità penali.
« C’è chi vigila sul' cantiere; siamo sotto protezione ». È un buon
muratore, vota comunista, ma
non sa che guadagnandosi il suo
pane di notte in quei cantieri, fa
il gioco dei padroni e dei padrini
e danneggia se stesso?
Raccomandazione
Riflessioni di una madre, membro di chiesa della Comunità valdese. « Ora che è stato bandito
il concorso per Vigili Urbani, occorre che trovi la raccomandazione giusta per mio figlio. Siamo fratelli di chiesa e compagni
da tanto tempo, vuoi vedere che
mio figlio resta fuori, proprio
ora che c’è l’Amministrazione di
sinistra? ». È difficile spiegarle
che per due motivi, perché evangelico e compagno comunista
non posso trovarle la raccomandazione che cerca; anzi farò di
tutto perché le raccomandazioni
non possano avere buon esito.
« Ma, allora, noi restiamo sempre fregati? ».
Un avvenire sicuro
L’operaio anziano esamina con
attenzione il laccio d’oro che gli
ha porto il ragazzo, ma il suo
compagno più giovane, scuote la
testa: « Non ti fidare. Il prezzo
è troppo buono, questo vale almeno quattrocentomila lire, non
centocinquanta! È roba rubata... ». Il ragazzo dapprima incerto, poi si fa animo e rimbecca:
« Io lavoro tutto da solo. È uno
scippo... se no il prezzo non era
questo; con un rivenditore avreste pagato il doppio! ». « Guagliò
— riprende l’operaio giovane —
tu tremi tutto quanto solo per
vendere il pezzo, ma chi te lo fa
fare di correre questi rischi? Prima o poi finisci in galera! ».
«E che devo fare? Mò mi faccio
i fatti miei. Se poi mi acchiappano trasodinto a bbanda ’e Cutolo... » (entro nella banda di Cutolo).
IL CONVEGNO DI « BOZZE ’82 »
Una parola
d’ordine
inespressa
La migliore difesa è il disarmo,
specie per un popolo come quello siciliano che, sotto la scorza
della violenza mafiosa, vanta una
antica tradizione non violenta.
Questa la conclusione del breve
discorso che Leonardo Sciascia
— citando Montaigne — ha tenuto all’apertura del Convegno «Invece dei missili», svoltosi a Ragusa l’I e il 2 maggio per iniziativa
della rivista cattolica « Bozze
’82 ».
Gli oratori
Anche se non mai enunciata
dagli oratori che si sono succeduti al microfono — a eccezione
di qualche intervento dal pubblico, circa duecento persone di diversa provenienza sia geografica,
sia culturale — la parola d’ordine
del disarmo unilaterale è riapparsa più volte tra le righe delle
diverse relazioni: quella di don
Pino Buggeri, professore al Seminario di Catania, critica nei
confronti del silenzio della diocesi ragusana sui missili a Comiso e critica anche verso le generiche prese di posizione della
Chiesa cattolica a più alti livelli;
troppa mediazione politico-diplomatica e scarsa capacità profetica in un momento in cui, secondo Buggeri, politica e profezia
dovrebbero invece coincidere.
Quella di don Italo Mancini, professore all’Università di Urbino,
tesa a portare alla luce le radici
filosofiche della giustificazione
della guerra, tipicamente occidentali. Quella di Raniero La
Valle, animatore del Convegno,
anch’egli deciso nel sostenere
l’attualità e il « realismo » dell’utopia cristiana dell’agàpe. Assai pregevole anche il contributo del prof. Barone, dell’Università di Catania, ricchissimo di
dati sulla storia economica del
ragusano; altro che deserto!
Ricordando
Pio La Torre
Un ottimo Convegno, in conclusione, sia per la qualità dei
contributi dei relatori, sia per i
numerosi interventi, a carattere
personale o a nome dei comitati
e delle forze che in Sicilia lottano per la pace e contro la base di Comiso. Quasi tutti, nel ricordare Pio La Torre e Rosario
Di Salvo, assassinati proprio il
giorno precedente l’apertura del
Convegno a Palermo, hanno riconosciuto nell’accaduto un ulteriore sprone a continuare la
lotta per la pace, per il disarmo,
contro ogni genere di violenza.
Un’eco particolare ha avuto
nella stampa locale la veglia di
preghiera davanti ai cancelli dell’aeroporto di Comiso, curata
nei testi da padre Turoldo e preceduta da una spettacolare fiaccolata.
Al solito, la partecipazione
evangelica è stata tutt’altro che
notevole : tre giovani della Federazione Giovanile Evangelica
(EGEI) di Catania, alcune sorelle del Servizio Cristiano di
Riesi, il pastore e un altro membro della Chiesa valdese di Pachino. Solo la Chiesa valdese di
Caltanissetta ha inviato un telegramma d’adesione. Un nuovo
segno di scarsa sensibilità — solo in parte attenuato dal contemporaneo svolgersi dell’Assemblea del XVI circuito valdo-metodista a Palermo — o per lo meno di scarsa attenzione nei confronti della realtà in cui siamo
chiamati a testimoniare, che getta la sua ombra preoccupante
sull’impegno per la pace che le
chiese evangeliche siciliane si
sono assunte e che non può limitarsi alla partecipazione in massa — certo assai importante —
al Convegno ecumenico internazionale che si terrà a Comiso a
Pentecoste. Possa quest’ultimo
ridarci un po’ di carica !
Il digiuno
Nel frattempo, continua ormai
da diversi giorni (29 aprile) il
digiuno di una decina di pacifisti — nella maggioranza comisani — neil’aula consiliare del
paese, cui, per alcuni giorni,
hanno aderito anche quattro giovani evangelici tedeschi. Digiuna
anche il leader del movimento
tedesco dei « verdi », Roland
Vogt. Si chiede l’immediata sospensione dei lavori per la base
missilistica e una serie di incontri con le mas.sime autorità regionali e con gli ambasciatori
statunitense e sovietico accreditati a Roma.
Bruno Gabrielli
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