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Anno 119 - n. 15
15 aprile 1983
L. 500
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
Slg. PEU-rGSlS! Elio
Via Caiuti »
10066 TORRE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
A 15 ANNI DALL’ASSASSINIO DEL PASTORE BATTISTA APOSTOLO DELLA NONVIOLENZA
M. L King: un simbolo di speranza
In mezzo a difficoltà, con l’appoggio di pochi bianchi, il movimento per i diritti civili negli
Stati Uniti prosegue la lotta sul terreno dello scottante problema della disoccupazione
La marea nera che, giorno dopo giorno, sta trasformando l’intero Golfo Persico in un mare
morto, ha improvvisamente ricordato all’opinione pubblica intemazionale una fra le tante
guerre dimenticate che quotidianamente eliminano dalla faccia
deila terra migliaia di esseri
umani. Condotta da ambo le parti nel nome di Allah, la guerra
fratricida tra Iran e Iraq costituisce un tragico simbolo dello
stato di degradazione raggiunto
nei rapporti tra nazione e nazione, tra uomo e uomo, tra uomo
e natura.
Infatti, anche di fronte a quell’enorme chiazza di greggio che
si estende su 22.000 km* e che da
oltre un mese viene alimentata
da un milione e mezzo di litri al
giorno, rischiando di provocare
il più immane disastro ecologico di tutti i tempi, i due paesi
belligeranti non riescono a mettersi d’accordo su una tregua
che permetta di fermare la fuoruscita del petrolio. Cosicché l’oro nero che da dieci anni a questa parte ha fatto la fortuna delle classi dirigenti di questi paesi
e di tutti quelli del Golfo rischia
ora seriamente di trasformarsi
in agente di morte di questi stessi paesi.
Ma commetteremmo un grave
errore a dire — come ha fatto
qualcuno — « Beri gli sta ! », come se ii problema non ci riguardasse, e non solo per le dimensioni della catastrofe ecologica.
Dietro questa guerra assurda
infatti, che si protrae da due anni e mezzo senza vincitori né vinti, ci siamo noi, con la nostra
fame di petroiio da un lato, col
nostro mercato di armamenti
dall’altro. Del resto, tutte queste guerre che stanno dissanguando l’intero Sud del nostro
pianeta, cosa sono se non la conseg^uenza diretta e inevitabile del
nostro sistema economico, ad
Ovest come ad Est, del nostro
livello di vita, di consumi, di
sprechi? In questo senso, noi del
Nord ricco, siamo corresi>onsar
bili di questa guerra, quindi di
questo disastro ecologico, cosi
come siamo corresponsabili del
recente drammatico esodo di
massa dalia Nigeria, causato anche ià dai petrolio, così come
siamo complici dei razzisti sudafricani, ampiamente riforniti
delie nostre armi più sofisticate.
Perciò la marea nera del Golfo persico aila quale assistiamo
impotenti come se si trattasse
di una calamità naturale, ci pone di fronte ad un interrogativo
cruciale, pari a quello rappresentato dalla minaccia nucleare : che uso facciamo delle risorse della terra che Dio Ci ha affidata? Fino a quando saremo così stolti da portare avanti un tipo di sviluppo economico infernale che, oltre alle guerre e alle
distruzioni, provoca la morte per
fame di 50 miiioni di persone all’anno? E’ questo l’interrogativo
drammatico che si è posto il
Congresso intemazionale degli
Amici della Terra riunito in questi giorni a Roma. Ed è quello
che, fin dai tempi di Caino, Dio
ci rivolge. Urge dare una risposta coerente con la nostra vocazione.
Jean-Jacques Peyronel
Abbiamo chiesto a Tonino Barbieri, studente in teologia,
battista, che sta compiendo un anno di studio in Virginia, USA,
di darci un quadro attuale del movimento dei diritti civili.
Nelle orecchie dei battisti americani — e certamente non solo
dei battisti, ma di tutti coloro
che hanno vissuto il suo tempo
— riecheggiano ancora quelle ormai famose parole pronunziate
da Martin Luther King il 28 agosto 1963, in occasione della storica marcia su Washington. Quella marcia, che vide la partecipazione di oltre 200.000 persone,
aveva lo scopo di sensibilizzare e
rendere attento il Congresso, perché prendesse seriamente in considerazione le questioni cruciali
dei diritti civili e della povertà.
Quella marcia che vide la presenza di persone appartenenti ad
ogni ceto sociale, di politici ed
intellettuali, di studenti ed insegnanti, di ricchi e poveri, di bianchi e neri, è una marcia che sta
continuando ancora oggi il suo
cammino e che continua a vivere
nella coscienza degli Americani
— così mi ha riferito un battista di colore che vive a Washington.
« Io ho un sogno — affermò in
quella occasione M.L. King —
che un giorno questa nazione sorgerà e vivrà il vero sienificato del
suo credo: “noi riteniamo queste
verità essere autoevidenti; che
tutti gli uomini sono creati uguali" ». Il Sud degli Stati Uniti è
stato così l’effervescente teatro
in cui i sostenitori della lotta
per i diritti civili, ispirati dall’appello di M.L. King, hanno sfidato ed affrontato nelle loro marce la dura ostilità poliziesca e la
continua minaccia costituita dai
terroristi bianchi. Si lottava perché una società con eguali diritti e possibilità per tutti succedesse ad una società incentrata
sulla segregazione e discriminazione razziale. Ed è così che giunsero le prime conquiste: l’Atto
dei diritti civili del 1964 e l’Atto
del diritto di voto del 1965. Quest’ultimo garantì il diretto controllo federale sulla registrazione
dell’elettore di colore. Gli effetti
furono subito evidenti; in Georgia, uno fra i tanti stati del Sud
in cui il problema della discriminazione razziale era più acuto, in
meno di due anni il numero degli
elettori di colore registrati salì
dal 27% al 53%.
Molti Americani di colore continuano a riflettere sul suo sogno
di uguaglianza par tutti gli uomini e si chiedono se esso diventerà una realtà. E’ bene rilevare
che qui le strade si dividono: da
Martin Luther King parla a più di 200 mila manifestanti convenuti
a Washington, nell'agosto del 1963 per la cessazione della segregazione razziale e il riconoscimento dei diritti civili ai neri negli USA.
un lato le persone di colore, generalmente, condividono l’opinione secondo cui la lotta di M.L.
King e degli altri attivisti per i
diritti civili ha avvicinato questo
sogno alla realtà.
Nel settore privato, l’Associazione nazionale per l’avanzamento delle persone di colore (naacp)
è una delle poche organizzazioni
GALATr 3; 29
II
alla promessa di Dio
« E se siete di Cristo-, siete dunque progenie di Abramo ; eredi
secondo la promessa ».
Con un gruppo di amici della
mia comunità ho partecipato, a
Gerusalemme, all'ingresso di un
adolescente ebreo nella vita religiosa del suo popolo. Dopo il
rito svolto nella piccola sinagoga situata presso il muro del
pianto il giovane è stato messo
a cavalcioni sulle spalle di suo
padre. Tutt'intorno si è formato
un piccolo corteo: cantavano tutti ritmando col battito delle mani, molti colori, molta allegria,
urla, grida. La madre del ragazzo, commossa piangeva; un rabbino, penso. Quasi danzando, precedeva l'insolito corteo tenendo
in alto la Torah: i rotoli della
legge mosaica. Insamma una
esplosione improvvisa di gioia
che quel ragazzo, al centro di
tante effusioni, non dimenticherà più per il resto della sua vita.
Il suo ingresso rituale nella religione, nella cultura e tradizione
del popolo in cui è nato rimarrà scolpito nella sua memoria.
Come non pensare a questo
punto alle confermazioni dei nostri giovani catecumeni? Guardando questa festa ebraica pensavo al nostro antico e severo
atto di confermazione, più volte
rimesso in discussione, ma che
rimane pur sempre una tappa
fondamentale sul cammino della
fede. C'è chi intende la confermazione (o il battesimo) del giovane catecumeno che ha terminato i suoi corsi quadriennali di
catechismo, come un rito della
adolescenza, una sorta di diploma che la chiesa rilascia al termine del ciclo di istruzione biblica. Non solo, ma ridotta ad
una festa privata in famiglia, occasione preziosa per farsi l'abito
e le scarpe nuove, spesso la confermazione per molti giovani
coincide con l'inizio di una progressiva sparizione dall'orizzonte ecclesiastico. Quel sì pronunciato alle Palme, a Pasqua o a
Pentecoste, davanti alla comunità riunita, prima di partecipare
alla Santa Cena è troppo spesso
soltanto un sì alla tradizione ecclesiastica, al popolo protestante. un sì alla famiglia, alla comunità al pastore.
Eppure quel sì dovrebbe spezzare ogni confine culturale e geografico perché è un sì a Gesù Cristo: Ma anche storicamente dire
sì a Gesù Cristo non è mai stato
semplice. Non è mai stato facile
per nessuno considerare la fede
in Cristo come una realtà senza
barriere, senza limiti. Gli steccati della tradizione, dell'economia
e della religione sono stati continuamente rialzati per limitare,
distinguere, precisare. Evidentemente è più semplice vivere una
unità dì tipo ritualistico o sacramentale o tradizionale anziché
dar vita ad una comunione fraterna che supera, pur non sopprimendole, le differenze esistenti. Ma esser membri della chiesa
di Cristo significa spogliarsi di
ogni prerogativa religiosa, di
ogni rivendicazione culturale per
rivestirsi di una nuova dignità
che appartiene a Colui che gratuitamente ce la dona. Perciò il
sì del giovane ebreo pur avendo
una sua carica biblica è diverso
dal sì del giovane catecumeno a
Cristo: quest'ultimo non può essere rinchiuso nei confini di un
popolo, di una tradizione, di un
sistema di salvezza ma è un sì
al Signore della vita e del mondo.
Si può anche dire no a Cristo
e sì alla tradizione, sì alla storia
di un popolo, ai suoi caratteri
peculiari. Non ci sono forse protestanti tra noi che si sentono
tali solo in forza dell'educazione
ricevuta o per scelta culturale o
per ragioni puramente storiche
ma non per Cristo? « L'appartenenza attiva alla chiesa, la sola
che importi — scriveva lapidariamente nel 1932 Piero Jahier —
Giuseppe Platone
t continua a pag. 3)
che riscontra continui miglioramenti; l’opinione predominante
è che il sogno di M.L. King potrà
essere pienamente realizzato solo
se il popolo di colore assumerà
la leadership alEinterno della
realtà statunitense. « Certo il
cammino è pieno di ostacoli —
mi diceva un pastore battista di
Washington appartenente a tale
organizzazione — ma nessuno di
essi può distruggere o far morire
il sogno di M.L. King ».
D’altro lato, non sono pochi coloro che hanno una visione della
società americana tale da suscitare solo pessimismo e delusione.
Certamente è da rilevare che
l’accesso di persone di colore a
molti qualificati p>osti di lavoro
era impensabile diversi anni fa.
Ciò nonostante, la crescente disoccupazione, il basso livello di
efficienza delle scuole, il problema della casa, la mancanza di decenti programmi sociali, per non
dire la linea deH’amministrazione Reagan, sono tutti fattori che
qualificano il sogno di M.L. King
e la realtà come due poli in perenne conflitto. In altre parole,
una società giusta, imparziale,
più umana, sarebbe irrealizzabile negli Stati Uniti.
Bisogna tener presente — come mi ha riferito un’anziana
donna impegnata da anni nella
lotta per i diritti civili in un'organizzazione cristiana di New
York sostenuta dal Consiglio
Ecumenico delle Chiese — che
molti leaders di colore che guidano questa lotta sono insoddisfatti a causa di quello che essi
definiscono lo spirito conservatore della nazione. Malgrado le affermazioni passate del presidente Reagan, che aprivano spiragli
di speranza e sembravano dischiudere nuove vie al movimento che lotta per i diritti civili, le
opinioni degli attuali leaders di
colore sono critiche: essi insistono che l’azione presidenziale ha
fatto ben noco per confermare
quelle belle parole.
Così l’esigenza che la campaTonino Barbieri
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
MILANO: CONVEGNO INTERNAZIONALE SU LUTERO
15 aprile 1983
Un patrimonio comune
Anche in Italia sta emergendo una storiografia definitivamente libera
dai preconcetti confessionali e ideologici di un tempo
Dal 16 al 18 marzo Milano ha
ospitato i lavori di un convegno
internazionale sul tema 'Martin
Lutero e il protestantesimo in
Italia : bilancio storiografico’,
promosso dall’Università degli
Studi e dalla locale sezione del
Goethe Institut con il contributo della Regione Lombardia, nella splendida cornice dell’ex Palazzo delle Stelline, cortesemente messo a disposizione dalle autorità municipali. L’avvenimento, particolarmente significativo
perché organizzato da istituzioni
culturali di carattere non religioso ha registrato la partecipazione di insigni studiosi tedeschi e
italiani, con origini nel mondo
protestante, in quello cattolico e
in quello laico. Si segnalano, tra
le presenze d’oltralpe, Martin
Greschat, Erwin Iserloh, HeinzMeinolf Stamm, Robert Stupperich e Johannes Wallmann. I
docenti italiani sono stati Giuseppe Alberigo, Attilio Agnoletto, Mario Bendiscioli, Roberto
Osculati, Enea Balmas, Ugo Gastaldi e Domenico Maselli, gli ultimi tre espressioni di rilievo
della cultura protestante.
Il tema del convegno, focalizzato sul bilancio storiografico,
non è stato rigorosamente osservato, in quanto, per garantirsi
l’adesione di alcuni studiosi tedeschi, si è dovuto lasciarli liberi di presentare relazioni aflBni al
loro campo di ricerca. Tale bilancio è stato più conformemente trattato dagli italiani. Nel complesso, è possibile parlare di interventi di buon livello, anche se
è mancato lo stimolo di particolari novità. Piuttosto, merita una
segnalazione specifica la conferma che anche in Italia sta emergendo una storiografia seriamente impegnata, e definitivamente
libera da quei preconcetti confessionali e ideologici che, per
lungo tempo, sono stati un ostacolo non minore.
Numeroso e attento il pubblico, composto da studiosi, insegnanti, esponenti della comunità
germanica di Milano e, nota sorprendente, da parecchi giovani e
studenti universitari, a riprova
che una tematica di carattere
protestante, pur se svolta in orario di lavoro e in giornate feriali, catalizza ormai un interesse
non indifferente anche in una
città dai mille richiami.
Ad aprire i lavori, nel pomeriggio di mercoledì 16, è intervenuto Mario Bendiscioli, docente
di storia moderna all’Università
di Pavia, che ha brevemente introdotto una sintesi di storia
della storiografia su Lutero in
Germania e in Italia, valutandone prospettive e interessi.
Ha preso poi la parola Martin
Greschat, della Università di
Giessen, soffermatosi, con una
ampia analisi, sulle strumentalizzazioni di cui la figura di Lutero è stata oggetto nei secoli,
sottolineando in particolare le
operazioni tentate in questa direzione da Bismarck e da Hitler,
per giungere fino ai giorni nostri, con l’utilizzazione ’di classe’,
che eroicizza Lutero quale eroe
nazionale nella DDR.
L’ultimo intervento, a cura di
Enea Balmas, cattedra di letteratura francese aU’Università di
Milano, ha posto a confronto la
fortuna critica e di pubblico delle traduzioni dell’opera di Lutero in Francia e in Italia, corredando la relazione con riferimenti ai centri di produzione, alle
tipografie e ai traduttori che ne
hanno supportato la diffusione.
In ambiente francese predominano pubblicazioni a carattere
formativo ed edificante, mentre
in Italia appare più massiccio
l’intervento a fini polemici. Patti
spiegabili con la differenza del
contesto civile e culturale, e degli interessi alla radice della politica editoriale.
Nella seconda giornata, dopo
Robert Stupperich, dell’Università di Munster, che ha trattato
i risvolti della polemica tra i
Radini tedeschi e Melantone, ha
parlato Attilio Agnoletto, docente di storia del Cristianesimo all’Università di Milano. Agnoletto è tornato sulla figura di Me
CONGRESSO LATINO
Scienza e fede
Dal 25 luglio sera al 1° agosto mattina avrà luogo a Santa Severa (Roma)
il « Congrès latin de la fédération protestante de l'enseignement ».
Il tema del Congresso è: « Nuovi rapporti tra scienza e fede oggi. Insegnamento scientifico e formazione della
persona ».
Il soggiorno sarà in camere multiple
con pensione completa ed il costo per
tutto II congresso dovrebbe aggirarsi
sulle L. 136.000; si prevedono 2 escursioni, una a Roma e l'altra a Tarquinia.
La tassa di iscrizione ammonta a lire
10.000.
Per informazioni e iscrizioni, entro
il r giugno 1983, rivolgersi a: Ethel
Bonnet - Via Fuhrmann 1 - 10062 Luserna San Giovanni (Torino) - Tel. (0121)
91125.
Centro Hladelfia
Via Colla, 20 - Tel. 011 /9586208 - Rivoli (To)
Liceo Linguistico
(legalmente riconosciuto)
Fiiadelfia School of English
(corsi di lingue inglese, francese
e tedesca)
Centro Convegni
(seminari, raduni, corsi residenziali, traduzioni simultanee, uso
di locali)
lantone, inquadrando opportunamente l’argomento assegnatogli
(il successo di Melantone in Italia) neil’ambito più generale della storiografia italiana sulla Riforma.
L’atteggiamento assunto dai filosofi italiani dell’800 e del ’900
nei confronti di Lutero è stato
puntualizzato da Roberto Osculati, cogliendo, in particolare, le
differenze fra il giudizio di Gentile e di Croce, da una parte, e
di De Ruggero e Martinetti dall’altra, più positivi, i secondi, nei
riguardi della Riforma.
Precisazioni, dunque, nel campo filosofico, e una messe di nuove scoperte nel campo storicoarchivistico. Lo ha affermato
Domenico Maselli, dell’Università di Firenze, nell’ambito di un
ricco excursus storico sulla figura di Lutero nel protestantesimo italiano, che ha consentito
una proficua rivisitazione in
chiave bibliografica attraverso i
secoli. L’approfondimento delle
ricerche, ha sottolineato Maselli, si rivela quanto più opportuno, ponendo alla luce materiali
inediti che aprono nuovi squarci in una vicenda, quella del piccolo ma attivo nucleo protestante in terra italiana, da sempre
all’avanguardia nella battaglia
culturale per sprovincializzare il
terreno religioso.
Johannes Wallmann, dell’Università di Bochum, ha illustrato
i risultati della recentissima storiografia sul controverso rapiporto fra Lutero e la guerra dei
contadini, evidenziando le convergenze che si stanno vieppiù
manifestando in una concezione
marxista che ha ormai abortito
la tradizionale opposizione Lutero-principi e Müntzer-contadini
per accostarsi alla visione prevalente nelle chiese protestanti.
Ugo Gastaldi ha tenuto la prima esposizione dell’ultima mattina di lavoro, illuminando una
tematica poco nota, quella del
rapporto tra Lutero e gli Schwaermer nella storiografia italiana.
Un mondo che ha avuto rare occasioni per inquadrarsi in una
corretta ottica interpretativa,
colmata soltanto negli ultimi anni con l’apparizione della Storia
dell’Anabattismo, ad opera dello stesso professor Gastaldi.
E’ stato compito poi di Erwin
Iserloh, dell’Università di Munster, tratteggiare le relazioni tra
Lutero (e il protestantesimo) e
i lavori del Concilio di Trento,
che, nella sua prima fase, ha
registrato anche una partecipazione di protestanti, sostenendo
che non corrisponde al vero la
versione comunemente accreditata di un concilio tridentino arroccato su una posizione di netta chiusura nei confronti degli
stimoli provenienti dalla Germania.
L’ultimo intervento, di Giuseppe Alberigo, docente di storia della chiesa all’Università di
Bologna, ha degnamente coronato lo spirito aleggiato sui lavori del convegno, rappresentando una nota felice, pur se
non del tutto nuova nell’interpretazione cattolica della figura
di Lutero. Il riformatore cessa
di essere il simbolo della demonizzazione contrapposta alla sordità dell’istituzione o il prototipo di un radicalismo volutamente conflittuale, per assumere un
connotato di patrimonio comune di tutta la cristianità. E’ la rivalutazione della fede sulla centralità della chiesa, è la sovranità della parola di Dio sulle
pratiche del magistero, è la conformità allo ’scandalo’ della croce contro un evangelo riduttivamente interpretato come codice
moralistico; l’oscurità del medioevo ha lasciato il posto alla
società moderna.
Marco Rossi
DISAPPROVAZIONE
Ho letto con molto disagio la « poesia » di Franco Barbero A Giovanni
Paolo II » sul n. 11 del 18 marzo de
■■ La Luce ». Fd ho pensato ai vari numeri di tale giornale a disposizione dei
pazienti sui piani del nostro Ospedale,
ho pensato agli amici cattolici che leggono questo settimanale che dovrebbe
essere Evangelico e mi sono profondamente vergognata.
La « poesia » in questione è quanto
mai inopportuna e di cattivo gusto, stona in un giornale « evangelico » e lascia
un senso di disgusto e di noia per
l'astio che l'ha ispirata.
Mi permetta quindi di esprimerle la
disapprovazione per averla pubblicata.
prof. Anita Simeoni Ayassot
Cons. dell'Ospedale Evang. Int.le
Genova
PERCHE’ TANTA
PAURA?
Come siamo poco coerenti, noi uomini! Nella nostra chiesa ci sono persone che amano ripetere in numerosi
bollettini » agli aderenti » che tutte le
loro energie, il loro cuore, il senso della loro vita sono posti nel predicare
l'Evangelo, nell'avere la Bibbia come
unico punto di riferimento (non politico).
Un fatto di passione, dunque. L'unica
grande passione degna di essere vissuta, sia pure esprimendola con toni
sommessi ripetendo a se stessi e ai
propri intimi quanto estesa sia, invece,
l’infedeltà degli « altri » (le femministe.
Agape, gli omosessuali, chi fa politica
• a sinistra », chi manifesta per la pace ecc.).
Improvvisamente diventa evidente che
anche « gli altri », persino un prete,
possono leggere la Bibbia e per di più
farne oggetto di una predicazione totale e appassionata. Perché, appunto, il
messaggio biblico non si lascia imprigionare.
Perché mai un annuncio di giudizio
sui potenti suscita in tanta gente il bisogno di volgere altrove lo sguardo?
Possiamo non capire questo coinvolgimento che spinge a parole di dolore perché, confessiamolo, spesso dire
« Gesù Cristo » diventa per noi che
stiamo al calduccio nelle nostre chiese
un fatto di routine, come un solido matrimonio che va avanti da numerosi anni con reciproca conoscenza e fedeltà
indiscussa.
Ma può capitare invece che per
qualcuno predicazione voglia dire rifiuto di tacere o di manifestare a mezze
parole il proprio scandalo verso un tradimento che si sente come evidente nei
confronti dell'Evangelo. Dunque, perché
tanta paura manifestata in modo così
corale da chi afferma di avere solo
l'Evangelo al centro dei propri pensieri?
Non sarà che lo stupore per esserci
trovati di colpo di fronte ad uno che
« pretende » di annunciare perfino al
papa che nella Bibbia si parla di un
Dio vivente, che può giudicare, ci ha
presi in contropiede? Oppure ci spaventa pensare che se Dio può giudicare il papa può giudicare anche noi?
Ringraziamo Franco Barbero che con
immagini bibliche ha indotto nelle nostre coscienze un sano spavento (timor
di Dio) capace di metterci in moto verso il ravvedimento.
Graziella Tron Lami, Rinasca
CONFESSIAMO
IL NOSTRO PECCATO
Mi ha profondamente sconcertata la
ondata di sdegno e di paura suscitata
dalla poesia « A Giovanni Paolo II » di
Franco Barbero, che esprime sinceramente, secondo me, una profonda sofferenza. Non sta a me giudicare se i
suoi critici siano mossi da ipocrisia o
da buona fede, se l'ecumenismo che
tutti invocano non si riduca solo a un
desiderio di quieto vivere che c’impone, per esigenze di buon vicinato, di
nascondere la verità (e questo non l'avremmo certo imparato dal Cristo). So
che è difficile per un non cattolico comprendere la profonda sofferenza che ai
cattolici autenticamente cristiani causa
" l'immonda diplomazia » di colui che
non possono non definire » faraone romano ». lo che soltanto a cinquant’anni
sono riuscita a superare questa sofferenza, separandomi infine dalla « mia »
chiesa e rifiutando come idolatra la sua
gerarchia, ne sono invece ben consapevole.
Quello che mi stupisce è che degli
evangelici, di cui io oggi sono e mi
sento sorella, siano così estranei al
linguaggio biblico da non riconoscere
la citazione quasi testuale del profeta
Malachia (anche se dalla Bibbia di Gerusalemme e non dalla Riveduta, ovviamente), tanto da definire le sue parole « insulti » e ■■ volgari invettive »;
perché nella poesia di Franco Barbero
di « volgare » non c'è altro che una
precisa parola di questa citazione. Certo non mi stupisce che un sacerdote
cattolico li definisca rifiuti » che non
l'Eco-Luce ma la « nettezza urbana » deve raccogliere: per secoli i suoi confratelli hanno buttato la Bibbia nei rifiuti perché non contaminasse la devota
innocenza del popolo. Ma dagli evangelici non me lo sarei proprio aspettato.
Certo non sta a me neppure — lo
farà il Signore — giudicare la sincerità evangelica di Franco Barbero, lo ho
letto e apprezzato un suo libro, « Maestri di nessuno » e non lo vedo qui in
contraddizione con la sua testimonianza di allora: la preghiera finale della poesia (Faccia il Signore - del tuo cuore
di sasso - 0 faraone romano - e anche
del nostro - un cuore di carne) non lo
presenta certo come il fariseo che giudica gii altri, incapace di confessare il
proprio peccato. Ed è motivo di meditazione per tutti, mi pare. Grazie dunque alla redazione della Luce di aver
pubblicato questo invito alla confessione di peccato per tutti.
Ninfa Raggi, Genova
ELOQUENTISSIMA
CONVERGENZA
C'era da scommetterlo che certi lettori « per bene » interni ed esterni alle nostre chiese si adombrassero per
il testo di Franco Barbero. La buona
educazione, che distingue i veri « signori » dal volgo, è più importante della verità, della carità e dell'Evangelo.
E non è un caso che i signori della
T.E.V., costituitisi in gruppo separato
per mantenersi, a loro dire, fedeli all’Evangelo, si trovino in compagnia dei
Trombotto locali: eloquentissima convergenza. Ecumenica, s’intende.
Dietro le insegne dell'integralismo
clericale di nuovo levate in alto per
impulso del papa polacco, gli interessi
e i privilegi di classe sono meglio tutelati di prima. Perciò non bisogna trattar male Wojtyla, soprattutto quando
accorre a dare man forte all'internazionale del denaro e del potere là dove è
minacciata.
Scandalizzatevi pure, cari signori della T.E.V., delle parole di Franco Barbero
in difesa dei poveri latinoamericani.
Che il Signore non si scandalizzi di
voi, quando sarà la vostra ora.
Giacomo Quartino, Genova
EL TACON
Fratelli della Redazione,
Riconosciamolo: pubblicare quella filastrocca (non poesia, ve’) sul papa di
Roma è stata azione di pessimo gusto.
Anzi, penso sia stato uno sbaglio.
La stessa arrampicata del Direttore
sugli specchi della giustificazione lo
conferma. Mi torna alla mente l'adagio
veneto: « 'I facon l'è pes del buso ».
Ma, detto questo: ricordata la mia vita piena di sbagli; memore di un certo
manuale dove c’è scritto ohe bisogna
saper comprendere gli errori altrui:
ebbene, cari fratelli della Redazione,
continuate pure a mandarmi la « Luce ».
Anche don Trombotto dovrebbe pensarla così, se ha letto — come senz'altro ha letto — lo stesso mio manuale.
Il rifiuto di un perdono sa certo dove
buttarlo, lui che si intende così bene
di nettezza urbana.
Fraternamente
Emilio Verardi, Genova
Rinviamo al prossimo numero molte
altre lettere invitando i lettori, se desiderano proseguire il dibattito, ad andare al di là delle valutazioni sull’opportunità 0 meno di pubblicare i versi
di don Barbero. O affronteremo il problema posto da Barbero o sarà meglio
smettere.
3
i
15- aprile 1983
prospettive bibliche 3
UNO STUDIO CHE PUÒ’ INIZIARE UNA LETTURA SERIA DEI VANGELI
Gesù, una buona notizia
Uno studio sull’Evangelo * che
si presenti con tanto di « visto,
nulia osta aiia stampa » e con
¡’«imprimatur», non invoglia certo un iettore di confessione protestante. Confesso, quindi, di essermi avvicinato con una certa
prevenzione. Orbene questa perplessità è completamente scomparsa fino dalle prime pagine di
lettura.
Gianfranco Ravasi è conosciuto
in modo particolare per i suoi
studi sull’Antico Testamento:
Giobbe - Esodo - Salmi e per il
libro sulla Palestina. Ma Ravasi
è anche conosciuto per le note
esegetico-pastorali al lezionario
liturgico domenicale (1981).
E’ docente di esegesi dell’Antico Testamento nella Facoltà
teologica dell’ Italia Settentrionale; sovente si reca in Medio
Oriente, come archeologo. Ma la
sua opera, non intende essere un
lavoro per gli specialisti di esegesi del Nuovo 'Testamento; questo, l’autore lo dichiara apertamente; si tratta di uno studio su
Gesù, e sui documenti che di lui
hanno reso testimonianza: i vangeli, che possa iniziare il lettore,
giovane o meno, ad una lettura
seria dei vangeli, ad una lettura
che tenga conto della critica biblica e, — come l’A. stesso fa
presente — della « storia della
redazione » dei vangeli (Redaktiongeschichte) e della « storia
delle forme » (Formgeschichte).
E questo avviene nel corso
dello studio del Ravasi. Seguendo questa linea non ci meravigliamo di incontrare frequentemente citazioni di Jeremias, di
Bultmann, di Conzelman, di
Dood. E consultando in appen
dice la « bibliografia » abbiamo
una conferma delTindirizzo aperto della ricerca dell’A.
Per indicare il contenuto del
libro e per caratterizzare il metodo di lavoro, basta citarne i sei
capitoli: 1) l’alba di Gesù; 2) tre
storie di un inizio; 3) « annunciava l’evangelo e diceva... »: le parole; 4) « dovunque passava faceva del bene »: le mani di Gesù;
5) il destino di Gesù; 6) la storia di Gesù continua.
L’autore, va ricordato poiché
se ne sente l’influenza nel libro,
è anche un archeologo, abbiamo
detto. Egli possiede talmente bene l’apporto della archeologia alla valutazione ed alla interpretazione storica dei vangeli che
nella esposizione del messaggio
di Gesù, si serve abbondantemente dei dati ormai chiari della archeologia. Questi dati vengono
esposti con tanta naturalezza e
precisione che il lettore ne è veramente arricchito ed è portato
a meglio comprendere il contenuto dell’Evangelo.
Eccone alcuni esempi, per
quanto concerne i luoghi:
Betlemme: notizie sulle vicissitudini del tempio costruito da
Elena madre di Costantino, restaurato da Giustiniano nel 531
(pag. 19).
Nazaret: l’archeologia ha messo in luce, l’antichissima sinagoga-chiesa (II-III secolo) dei cristiani di Nazaret, convertitisi dal
giudaismo. Gli scavi hanno messo in luce una vasca battesimale
con sette gradini per il rito battesimale per immersione... come
anche sono stati ritrovati dei
graffiti recanti la scritta greca
XAIPE MAPIA, che significa
« Ave Maria » (pag. 30).
Lago di Tiberiade: posto in una
fossa a 212 m sotto il livello del
mare... importanza della città di
Tiberiade; origine del nome ecc.
(pag. 32).
Per le persone:
Pilato: la scoperta a Cesarea —
nel 1961 —- da parte dell’archeologo A. Frovadi di una iscrizione
contenente il nome di Ponzio Pilato.
Abbondano poi le notizie riferentesi alle tradizioni, alla cultura ebraica del tempo di Gesù,
ed anche queste notizie aiutano
a comprendere meglio i passi delTEvangelo.
Un esempio: « lo scorpione »
(Luca XI; 12).
« Si tratta di una illusione ottica: è facile confondere un ser
Protestantesimo
in TV
Per il ricupero di trasmissioni precedentemente annullate la rubrica televisiva "Protestantesimo” andrà in onda
sulla Rete 2 della RAI,
lunedì 18 aprile
dopo il Telegiornale delle ore
22.45, con un programma di
Corali Luterani
presentati dalla Corale di Villar-Bobbio Pellice.
pente acquatico con un’anguilla
o un uovo con lo scorpione bianco palestinese soprattutto quando giace raggomitolato » (pagina 84).
O « il pozzo di Giacobbe »: sua
storia nel tempo (pag. 105).
Questi brevi accenni vogliono
indicare l’interesse dell’A. per
tutto quello che può derivare,
per la comprensione dei testi,
dalle scoperte archeologiche, oppure dalle precisazioni storiche,
es. il censimento di Cesare Augusto e la tecnica del tempo per
le rilevazioni statistiche (pag. 20).
Dal punto di vista della interpretazione degli Evangeli, dobbiamo notare, come abbiamo
detto, che si sente l’influenza dei
teologi contemporanei che TA.
stesso cita, ed in maggior parte
si tratta di teologi protestanti.
Si respira insomma un’aria di
ricerca seria, non vincolata alle
affermazioni del passato. Questo
dipende anche in modo notevole
dall’avere l’A. usato nel testo del
suo libro, la « traduzione interconfessionale in lingua corrente » della L.D.C. - A.B.U. Così l’A.
non ha difficoltà a riconoscere
che la traduzione esatta del passo di Luca 2-14 è « pace in terra
agli uomini che egli ama » e non
già « pace agli uomini di buona
volontà ». Anche il passo su Maria: « egli ti ha colmata di grazia » e non già « Ave Maria piena
di grazia ». E tutta la tematica su
Maria ci sembra ridimensionata
secondo i dettami del Concilio
Vaticano II: « Maria fa parte del
popolo di Dio ».
Ci sembra che l’A. abbia poi
sottolineato l’aspetto così importante del « gratuito » nell’adempimento della legge, l’esigenza
del movente deU’amore (pag. 83).
Veramente notevole la valutazione dei « miracoli » di Gesù,
quali « segni ». Il miracolo alle
nozze di Cana « non è il resoconto di un prodigioso prestigiatore... ».
Il libro di Gianfranco Ravasi;
« Gesù, una buona notizia » rag
giunge lo scopo che veniva indicato nel titolo. Il messaggio delTEvangelo spiegato, messo in luce dalle ricerche storiche ed archeologiche, liberato da ristrettezze fondamentaliste riappare
nella sua originale potenza di
messaggio di salvezza, per ogni
tempo. E questo avviene anche
perché pur nel travaglio della
ricerca storica, chi legge il « Gesù, una buona notizia » di Gi^franco Ravasi vi percepisce chiara la fede e la serietà di indagine, di un fedele testimone di
Cristo.
Aldo Sbaffl
' Gianfranco Ravasi, Gesù, una
buona notizia. Presentazione di Vittorio Messori. S.E.I. Torino 1982, pp.
183, Lire 8.000.
Promessa
di Dio
(segue da pag. 1)
può essere uria grazia; l’appartenenza a un popolo è un fatto ».
Entrare nella chiesa di Cristo
significa superare i propri confini culturali e storici, non necessariamente annientarli. L’orizzonte nuovo infatti non è più la
tradizione, il rito o lo ’specifico
culturale’ di un raggruppamento
etnico ma è l’umanità nuova, raccolta da situazioni lontane e diverse per ’ricevere l’eredità che
Dio ha promesso’. Non ci sono
più confini per chi dice sì a Gesù Cristo. Esistono, è vero. Ma
sono il segno del nostro peccato, della nostra insicurezza. Entrare nella famiglia di Dio significa partire dunque per una avventura senza limiti predeterminati, con un’unica bussola d’orientamento: la promessa di Dio.
E chi dice sì a questa avventura
può rallegrarsi e festeggiare perché ha trovato lo scopo per cui
vale la pena di vivere e morire.
Giuseppe Platone
LA GIUSTIFICAZIONE PER
FEDE, DALL’ANTICO
AL NUOVO TESTAMENTO
Il messaggio profetico, notavamo la
scorsa settimana, di fronte alle ricorrenti e gravi rotture del Patto da parte del
popolo di Dio, ha via via accentuato l’avvertimento che il Patto di grazia implica
un lato d’ómbra, di giudizio. Certo, anche questo giudizio — preannunciato, poi
pronunciato — non è al di fuori della grazia, è esso stesso manifestazione dell’amore ’geloso’ di Dio, non significa reiezione
definitiva e indifferenza da parte di Dio.
Ma — indipendentemente dall’intento
profondo della predicazione dei profeti,
che era quello di far rivivere e ardere, se
necessario attraverso crisi drammatiche
e dolorose, quella relazione di comunione
rappresentata dal Patto — da questo annuncio di giudizio si è andata sviluppando a poco a poco l’idea che la Torah —
la Legge, intesa però non tanto come codice quanto come vasta istruzione di vita
— è la via della salvezza. E’ un’idea che
affiora già nella redazione deuteronomista, si pensi ad es. a come nei suoi discorsi di commiato Mosè pone davanti agli
ebrei le due vie, della vita e della morte
(Deut 30: 15-20); ma che si diffonde e si
impone soprattutto dopo che la distruzione del Tempio ha posto fine ai sacrifici.
Privo ormai dell’espiazione sacrificale,
dove troverà Israele la certezza della vita?
Nella Legge, nell’adempimento della Legge. Un esempio caratteristico di tale posizione che si va delineando, è dato da
questa predicazione di Ezechiele ;
« Se uno è giusto e pratica l’equità e la
giustizia... se segue le mie leggi e osserva
le mie prescrizioni operando con fedeltà,
quel tale è giusto; certamente ^11 vivrà,
dice il Signore, l’Éterno » (18; 5-9)L
a cura di Gino Conte
Abbiamo visto che, pur mancando l’espressione, la realtà della « giustificazione » per
grazia, ricevuta e vissuta per fede, è non solo presente ma decisiva, nell’Antico Testamento. Come si è passati, dunque, a quella giustizia per le opere della Legge con cui
Gesù si scontrerà, nel giudaismo contemporaneo?
La Legge, via di salvezza
Siamo agli inizi del processo lungo e
complesso che capovolgerà la prospettiva teocentrica del Patto e porterà all’ antropocentrica giustizia per le opere della
Legge, che Gesù incontrerà nei larisaismo, quintessenza dei giudaismo contemporaneo, che sopravviverà e anzi si
riaffermerà più che mai anche dopo la
distruzione del «terzo» Tempio (70 d. C.ì
e la fine, a tutt’oggi definitiva, dell’economia del culto sacrificale-espiatorio.
Gérard Siegwalt ha scritto al riguardo
un bel libro; La Loi, chemin du salut.
Etude sur la signification de la loi de l’Ancien Testament (Neuchâtel 1971). Esso è
di grandissimo interesse per tutto il complesso di problemi concernente i rapporti fra chiesa e sinagoga, fra Antico e Nuovo Testamento, fra « legge » e « evangelo »
(come abbiamo visto, non si può dire che
l’AT sia legge e non evangelo, così come
il NT è evangelo ma è anche, in un dato
senso, legge). Partendo dalla constatazione che nel Nuovo Testamento affiora un
modo duplice di considerare la Legge veterotestamentaria, dichiarata da un lato
compiuta da Cristo e dall’altro abolita da
lui, il Siegwalt nota che questa dualità
« corrisponde a una duplice concezione
della legge dell’AT in Israele ».
« Da un lato, la legge (Torah) è la legge di Dio, di questo Dio che elegge il suo
popolo e stringe un patto con lui: la legge presuppone l’azione salvatrice di Dio
nei confronti di Israele quale si manifesta nell’elezione e si cristallizza nel patto ;
elezione e patto sono il fondamento, la
legge ne consegue ed è al tempo stesso
al servizio del patto, che deve proteggere
e mantenere. Chiameremo la legge cosi
intesa la legge del patto o legge servente.
« Dall’altro lato si perde di vista il rapporto esistente fra la legge e il patto e
la funzione di servizio che la legge ha rispetto al patto; la legge viene staccata
dal Dio del patto e gli è sostituita; assolutizzata da Israele, diventa per esso un
mezzo per autogiustificarsi : non è più al
servizio del patto già stabilito, bensì principio dei patto da stabilire. Ecco perché
parleremo in questo caso del patto della
legge e chiameremo la legge così carat
ter’zzatp in opposi?'one alla legge ser
vente; la legge asservitrice o dominatrice » (p. 16).
Tutta l’opera citata è costruita secondo questa duplice ottica, che spiega come mai troviamo nel NT un atteggiamento così dialettico, se non contraddittorio,
nei confronti della legge anticotestamentaria. E’ evidente l’importanza di questa
chiarificazione per la questione della
« giustificazione per fede ».
Siamo agli antipodi di Paolo, nell’esperienza sconvolgente, ’rovesciatrice’ che
egli esprime con tanta forza e concisione
in Filippesi 3: 3-11 : « ib, circonciso l’ottavo giorno..., quanto alla legge, fariseo;
quanto allo zelo, persecutore della chiesa ;
quanto alla giustìzia che è nella legge, irreprensibile. Ma... per Cristo Gesù, mio
Signore, rinunziai a tutte queste cose e le
considero tanta spazzatura affin di guadagnare Cristo e di esser trovato in lui
avendo non una giustizia mia, derivante
dalla legge, ma quella che si ha mediante la fede in Cristo, la giustizia che viene
da Dio, basata sulla fede... ». Il diventare
giusto, in Qumràn come nel farisaismo,
è alla fine del processo di giustificazione
(in base allo schema sinergistico, per cui
Dio opera, specie inizialmente, e l’uomo
coopera); in Paolo, invece, è all’inizio.
Ritorno alle origini
Nei secoli fra
Antico e Nuovo Testamento
Accennavamo al processo che ha portato al farisaismo, con la sua giustizia
per le opere della Legge: avviato nella
'parte più recente delTAT, si è sviluppato
nella cosiddetta epoca inter-testamentaria.
Un esempio particolarmente interessante lo troviamo nella comunità rigorista
di Qumràn. Nei suoi scritti — i famosi
manoscritti del Mar Morto — troviamo
la « giustificazione del peccatore ». Qui,
però, la condizione di peccato, oggetto
della pura grazia giustificante di Dio, è
limitata al noviziato la giustificazione
dell’empio porta alla vita giusta del pio,
effettivamente e assolutamente giusta.
Guida della comunità è il Maestro di giustizia, e la giustizia che si esige dal monaco di Qumràn è intesa come condotta
irreprensibile, in perfetta conformità con
la Torah. Siamo davanti a una assoluta
radicalizzazione della legge come via di
salvezza, della giustizia per le opere della
legge. Quest’ultima, che per Paolo è il
peccato estremamente peccante, la perfezione ( i ) della ’concupiscenza’ religiosa,
qui è la giustizia allo stato puro, perfetta. Qui non ci si deve davvero convertire
dalle opere morte della legge, ma farle e
aver“ cosi ’a vita
Possiamo dunque dire che di fronte al
farisaismo, e a quel farisaismo radicale
che si presenta a Qumràn con venature
apocalittiche. Paolo si rifarà all’antica,
originaria struttura teocentrica del Patto.
E’ la struttura portante dell’Antico Testamento, nel quale la giustificazione per
grazia, mediante la fede, è stata proclamata e vissuta, anche se con alterna lucidità e senza anticipare le classiche formule di Paolo.
Gino Conte
' Per altro questo ottimismo apparentemente
eristallino era tutt’altro che dato per scontato e
indiscusso; si pensi a vari salmi in cui si esprime il lamento per la sofferenza del giusto; si
pensi soprattutto al poema di Giobbe, il giusto
(per esplicito riconoscimento di Dio stesso, nel
Prologo; 1/1,8; 2/3, ribadito nell’Epilogo), il cui
problema lancinante è appunto: ma allora dov’è
Dio con la sua promessa giustizia? Alla realistica,
osservazione storica della vicenda personale o collettiva, quante volte Tcq- azione « se fai bene
avrai bene, se fai male avrai male » risulta non
verificabile, anzi contraddetta? Ma il credente
Giobbe deve dolorosami:nte capire, e farci capire, che il rapporto con Dio non può essere impo,
stato in questi termìa: di mercato. La prima e
Ultima naroia e
di Die
e grazia.
^ All’opposto della tonnentata dialettica dell’uomo vecchio e dell’uomo nuovo compresenti,
ancora, nel credente, quale Paolo la pre.senta
d-nmmp‘ieam‘''ite i- RoTT’.ani
4
4 vita delle chiese
ALLE VALLI VALDESI
Arrivano i “Louveteaux”
Un gruppo di scouts francesi
(Louveteaux: da 7 a U anni),
guidati dal sig. Aldo Costantin,
originario di Pomaretto, farà il
suo campeggio estivo in Val Germanasca dal 1” al 18 agosto prossimo. Gli organizzatori auspicano che al loro gruppo si aggreghi ima decina di bambini parietà italiani, accompagnati da due
monitori. Il materiale da campeggio, salvo il sacco a pelo, sarà fornito dai francesi, ed ai partecipanti è chiesta- ima quota di
L. 7.000 giornaliere comprendenti la quota per il vitto e il materiale per l’animazione. Oltreché
per i nostri bambini l’esperienza è molto interessante per i due
giovani che, aggregati come monitori alla équipe francese, potranno formarsi alla scuola scoutistica francese.
Per informazioni più dettagliate ci si può rivolgere a Franco Taglierò, che riceve anche le
prenotazioni.
Impegno dei giovani
TORRie PELLICE — Domenica 17 aprile avrà luogo una
giornata comunitaria dei giovani della nostra comunità (dal 3°
anno di catechismo in poi). Dopo il culto i partecipanti si ritroveranno alla Foresteria Valdese
per un programma di dibattito
e socializzazione, il cui fino è
quello di giungere ad un progetto di impegno nella comunità attraverso i gruppi giovanili esistenti o mediante nuove iniziative. L’incontro è organizzato in
modo particolare per i giovani
che sono stati ammessi in chiesa negli ultimi anni, ma tutti sono calorosamente invitati. Il
pranzo sarà preparato dalla Foresteria.
• Il Coretto parteciperà il 25
aprile all’incontro delle comunità evangeliche liguri che si terrà
a Savona. Il pullman può accogliere chiunque sia interessato:
le prenotazioni, fino ad esaurimento dei posti, sono ricevute
da Franco Taglierò. Costo del
viaggio L. lO.CXiO; pranzo al sacco.
• E’ stato battezzato Patrick
Morel di Claudio e Bleynat Nicoletta. Al bambino ed ai suoi
genitori la comunità esprime
l’augurio di una vita benedetta
dal Signore.
Battesimi
e confermazioni
PRAROSTINO — Mercoledì
22 marzo, nel corso dell’ultima
riunione invernale nel quartiere
dei Cardonatti abbiamo battezzato il piccolo Roberto Gönnet
di Sergio e Martellotto Nella, della Borgata della Masera. Ai genitori, i nostri migliori auguri.
Nel corso del culto della Domenica delle Palme la comunità
ha ricevuto 10 nuovi membri comunicanti, mediante pubblica
confessione della loro fede: Forneron Alfredo (S. Bart.), Fomeron Silvano (Molere), Rivoiro
Flavio (Miloun), Gay Roberto
(Grigli), Jourdan Claudia (Gay),
Fornerone Oriana (Gay), Bouchard Roberta (Collaretto), Paschetto Renzo (Collaretto), Long
Ezio (Pagnun), Gaudio Graziano (Pralarossa).
I nuovi membri sono stati ricevuti nel pomeriggio dall’Unione delle madri e il giovedì, santo
dall’Unione giovanile. La domenica di Pasqua hanno fatto insieme alla comunità che li ha
circondati con grande affetto e
con viva speranza, la loro prima
comunione.
• Il 17 marzo, all’Ospedale Cottolengo di Pinerolo dov’era stata ricoverata un mese prima, è
deceduta la nostra sorella Bertalot Federica ved. Rivoiro, a distanza di 4 mesi dalla morte del
marito. Barba Sandre. Alla nu
merosa famiglia in lutto, la nostra simpatia.
• I flautisti rappresentano
da alcuni anni una delle attività
della Chiesa di Prarostino. Si
parla di gruppi perché c’è quello dei piccoli della scuola elementare e quello dei più grandi, entrambi diretti con molta
bravura e pazienza dalla Signora Ruth Tourn, nelle musiche e
nei cori.
La comunità li segue con il
suo incoraggiamento e ne apprezza i progressi, contenta di
averli insieme in varie occasioni.
Oltre a suonare e cantare ai
culti di Natale, Capodanno, del
17 Febbraio e di Pasqua, i giovani flautisti hanno continuato
la loro iniziativa di raccogliere
offerte in favore dei lebbrosi sia
girando per le borgate, che partecipando a due riuscite riunioni quartierali, dove hanno dato
vita a un completo programma
di musiche e canti, con cartelloni preparati di loro iniziativa.
Inoltre, hanno offerto la loro
gioiosa testimonianza suonando
a Telepinerolo nel luglio scorso,
all’Asilo di S. Germano e presso
alcune famiglie della comunità.
S. GERMANO CHISONE —
Come sempre, il periodo pasquale è stato ricco di incontri e di
occasioni di ascoltare insieme la
Parola. Nel corso del culto della
domenica delle Palme sono stati
battezzati o confermati diciannove catecumeni: Roberto Pons,
Donatella Beux, Doriana Beux,
Vera Bleynat, Iris Bordiga, Franca Bounous, Cristina Comba, Dario Comba, Andrea Fantone,
Cristina Griot, Silvia Guglielmino, Piero Jahler, Antonella Long,
Giulio Long, Enrico Peyrot, Enrico Ribet, Ivan Roccione, Fiorella Travers, Claudia Zanghi.
Abbiamo pensato anche a Vanda BÓunous, che si è unita ai
catecumeni di Pramollo per la
confermazione.
Il sabato sera, 26 marzo, avevamo avuto una bella serata con
i confermandi ed i loro genitori.
Per questo, come per tutta la
varia collaborazione offerta da
tanti in questi giorni, diciamo
la nostra riconoscenza. I nostri
auguri più affettuosi ai nuovi
membri di chiesa ed alle loro
famiglie. I confermati hanno ricevuto «il Dono» (Un. Femm.),
il N.T. (Comunità), I Valdesi e
l’opera missionaria («Testimonianza Evangelica Valdese »).
Grazie ai donatori!
• Ricordiamo alcuni appuntamenti interessanti:
Mercoledì 13 aprile, ore 20.30,
riunione ai Balmas.
Sabato 16 aprile, ore 20.30, serata musicale della « Turba Concinens », nel tempio, a favore del
Museo.
Domenica 17 aprile, nel corso
del culto, assemblea di chiesa
per: elezione di tre delegati alla
Conferenza distrettuale e di due
delegati al Sinodo, votazione per
un anziano.
Domenica 24 aprile, organizzata dal Comitato del Museo, gita
a Grenoble (un giorno): iscriversi al più presto presso la farmacia Tron.
« In questi ultimi tempi abbiamo avuto due lutti: ci hanno la
sciati Alberto Pontet e Anna Salvai ved- Tron. Alle loro famiglie
vada ancora la nostra sincera
simpatia cristiana.
• Nel corso del culto del venerdì santo è stato battezzato Eros
Gönnet. Il Signore vegli su questo bimbo e sui suoi.
VILLASECCA — Ghigo Renzo, Giacomino Marina, Giacomino Paola, hanno confermato il
proprio battesimo e confessato
la propria fede la domenica delle
Palme, e partecipato alla S. Cena a Pasqua.
E’ vivo desiderio di tutti noi
che questi giovani mantengano
fedelmente e nel tempo le loro
promesse e le loro dichiarazioni
vivendo coerentemente la propria fede e ricercando forme di
servizio al Signore nella Chiesa
e nel mondo.
• Aldo PesTxrael non è più tra
noi. Ancora una volta la forza
dell’Evangelo della resurrezione
ci sostiene facendoci capire che
la nostra vita e la nostra morte
di credenti sono nelle mani di
Colui che ha risuscitato Gesù
Cristo dai morti.
Ai familiari di Aldo vada la
simpatia cristiana di tutta la nostra comunità.
Appuntamenti
PERRERO - MANIGLIA —
Il calendario di aprile si presenta ancora fìtto di appuntamenti:
Domenica 17, ore 15, l’Unione
femminile di Pramollo verrà a
fare visita alle signore di Perrero e Maniglia.
Sabato 23,' ore 20,30, la Filodrammatica di Frali presenta a
Ferrerò l’opera di Pirandello
« L’uomo, la bestia e la virtù ».
Domenica 24, ore 10, Assemblea di fine d’anno con all’ordine del giorno l’esame della relazione morale del Concistoro e
l’elezione dei delegati per la Conferenza distrettuale e per il Sinodo.
Domenica 1 maggio, ore 14,30,
si terrà il Bazar annuale organizzato dalle signore dell’Unione femminile. Nelle settimane
precedenti dei giovani passeranno per raccogliere le offerte in
natura e per vendere i biglietti
della lotteria.
Come si vede, i momenti di incontro non mancano e speriamo
che possano essere sereni, ben
frequentati e costruttivi.
• Vogliamo ringraziare il pastore emerito Enrico Corsani che
ci ha dato il suo messaggio durante i culti del venerdì santo,
a Massello e Ferrerò.
Decessi
MASSELLO — La Chiesa di
Massello è stata duramente colpita, durante il tempo di Pasqua.
Sabato 2 aprile, nel piccolo cimitero è stata sepolta Micol Noemi, da molti anni abitante a Pomaretto; domenica 3, si è tenuto
il funerale di Tron Alfredo, che
con i suoi 96 anni era il decano
di Massello; ed infine, lunedì 4,
a Salza, abbiamo salutato Tron
LUSERNA S. GIOVANNI
Domenica 17 aprile - ore 21
TEMPIO VALDESE
CONCERTO
per soli coro e orchestra
(Dell’Accademia Corale «Stefano Tempia»
Direttore: Mario Lamberto
Giulietta. Pur colpiti dal dolore, non vogliamo dimenticare
che il messaggio di Pasqua è
messaggio di speranza e salvezza. Con questi sentimenti diciamo la nostra solidarietà a tutti
i congiunti dei fratelli che ci
hanno lasciato.
SAN SECONDO — Esprimiamo la nostra simpatia cristiana
alla famiglia di E3isa Goucourde
V. Ribet, deceduta a Casa Turina il 6 aprile all’età di 87 armi
dopo un lungo periodo di sofferenze sopportate con pazienza e
speranza.
Graditi ospiti
VILLAR PEXLICE — Grazie
al coretto dei giovani di Villingen (Germania Meridionale) ospiti al Castagneto, per il messaggio rivoltoci nel corso del concerto offertoci la sera della Domenica di Pasqua.
• Ricordiamo che domenica 1°
maggio, alle ore 10,15 (non alle
ore 10,30), avrà luogo l’Assemblea di chiesa per: lettura relazione annua; elezione deputati e
supplenti alla Conferenza Distrettuale ed al Sinodo; varie.
Tutti i membri di chiesa e gli
elettori sono invitati ad essere
presenti.
Elezioni
BOBBIO PELLICE — Domenica 10 aprile si è svolta l’Assemblea di chiesa che doveva
eleggere ben 6 membri del concistoro. Maria Melli Bertinat,
Adolfo Charbonnier e Giovanni
Foste! sono stati riconfermati
per altri 5 anni ; mentre al posto
di Aldo Pontet, Giuseppe Charbonnier, Davide Bonjour, scaduti dopo aver reso questo servizio per 15 anni, sono stati eletti : Renata Negrin, Laura Collet
Catalin, Osvaldo Davit.
• La stessa assemblea ha anche eletto i deputati della chiesa al Sinodo (Anna Maria Parravicini) ed alla Conf. Distr.
(Nicoletta Negrin, Speranza Puy,
Anna Maria Parravicini).
Nel pomeriggio di domenica
10 ha avuto luogo il tradizionale
Bazar che è stato ben frequentato da Bobbiesi e non. Alle signore dell’Unione femminile prodigatesi non poco per la riuscita di questo appuntamento vada la riconoscenza di tutta la comunità.
• Sabato 3 aprile la nostra
comunità è stata duramente toccata dal dolore per la dipartenza di due nostri fratelli : Giovanni Charbonnier e Giovanni Geymonat. Alle famiglie provate dal
lutto vada la nostra simpatia
cristiana.
Sabato 16 aprile
□ INCONTRO MONITORI
E ANIMATORI
GIOVANILI
BOBBIO PELLICE — Alle ore 14.30
Inizia l'incontro per animatori giovanili
che vede la partecipazione di Lily e
Hugo Gönnet (Uruguay). L’incontro proseguirà fino alle ore 18 di domenica
17 aprile. L'incontro si svolge nella sala
e chi lo desidera può pernottare alla
Foresteria di Bobbio. Quota di partecipazione: L. 10.000. Iscrizioni presso
Franco Taglierò tei. 0121/91544.
□ INCONTRO BIBLICO
ECUMENICO
AGAPE — Ha inizio alle ore 15 un
week-end dedicato alla analisi dei temi della Assemblea del CEC a Vancouver.
Il programma prevede:
Sabato 16 aprile
— Attività ecumenica nel pinerolese
(past. Paolo Ribet):
■— I metodi dei collettivi ecumenici
(don Mario Polastro) ;
— Il cammino ecumenico da Edimburgo
a Vancouver (past. Ermanno Genre).
Domenica 17 aprile
— Culto del past. Bruno Rostagno con
predicazione sul testo Apocalisse
2: 8-11;
—Discussioni e conclusione.
Per iscrizioni: Telefonare ad Agape
0121/841514.
Costo dell’incontro: L. 15.000 (pranzi
e pernottamento inclusi).
□ TELEPINEROLO
CANALE 56 - 36
Alle ore 19 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l’Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
Domenica 17 aprile ~
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
Martedì 19 aprile ~
□ ATTIVITÀ’ FEMMINILI
VILLAR PEROSA — La FFEVM organizza presso II Convitto Valdese alle
ore 14.30 un incontro con Lily Artus
Gönnet che ci introdurrà nel mondo
dell’animazione musicale, dandoci qualche idea sul come sia possibile —
servendoci della musica — vivacizzare
i nostri vari incontri e riunioni.
Seguirà un momento fraterno durante il quale Lily ci darà alcune informazioni sulle attività femminili del Rio
de la Piata.
Giovedì 21 aprile ~
n RIUNIONE
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione dei collaboratori avrà
luogo a casa Gav via Cittadella 8 Pinerolo, con inizio alle ore 20.30,
VASTA PRODUZIONE
croci
ugonotte
in
oro e argento
da
Oreficeria BORNO
di TESI e DELMASTRO
Via Trieste, 24 PINEROLO - Telefono 3117
e presso le Librerie ’’Claudiana”
5
15 aprile 1983
vita delle chiese 5
TORINO ■ GIORNATA DELLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA SCOMPARE IL DECANO DEI NOSTRI PASTORI
re
r-'t
“Dateci del legno e vi
restituiremo delle frecce”
Con questo detto di Calvino alle chiese protestanti francesi, ripetuto dal prof. Bruno Corsani
a Torino, la Facoltà valdese di
teologia ha lanciato un chiaro
messaggio alle chiese valdesi e
metodiste: la Facoltà non produce materie prime ma le trasfor
ma, non inventa di suo i predicatori deirEvangelo ma prepara
gli Uomini e le donne che le
chiese « mettono a parte » per
questo servizio.
A Torino questo appello ha avuto una notevole risonanza grazie alla moltiplicazione delle vo
UN’ESPERIENZA AD AGAPE
Incontro di animatori
Un’esperienza di animazione si
è svolta ad Agape dal 18 al 20
marzo, con la partecipazione di
una quindicina di persone impegnate nelle attività dei centri giovanili della FGEI. Esperienza e
non conferenza, perché chi Tha
guidata, l’animatore svizzero Gilbert Zbaren, ha avuto cura di avviarci gradualmente ad assumere
noi stessi, a vicenda, il ruolo di
animatore e di osservatore in vari tipi di attività quali la discussione, la sintesi e la valutazione,
il gioco, anziché trasmetterci solo
informazioni o teorie. Il tipo di
animazione a cui abbiamo partecipato è « centrato sull’altro », vale a dire i suoi princìpi fondamentali sono l’accettazione incondizionata dell’altro e il sapersi
calare nel suo punto di vista, nei
suoi pensieri, emozioni, ecc. Non
è un mito, non è una bacchetta
magica; è piuttosto un obiettivo
a cui tendere. Il buon animatore
sa ascoltare e osservare, sa aste
nersi daH’entrare pesantemente
nel contenuto del discorso e al
contempo essere sufficientemente
fermo nella forma, facendo sì che
nessuno venga escluso e ciascuno
possa essere attivo. Volendo lanciare uno slogan, si potrebbe dire
che « il gruppo è al centro e l’animatore è al suo servizio ». L’animatore non deve essere e non è
« responsabile » di tutto quanto
il gruppo fa o non fa: il suo compito è quello di mantenere il
« soffio vitale » nel gruppo, cioè
di far sì che il gruppo possa vivere ed essere creativo.
Non è forse di questo che hanno bisogno i nostri centri giovanili? Di buoni animatori, oltre
che di buoni « esperti », staffisti,
teologi ecc.? I partecipanti hanno
espresso il desiderio che questa
breve esperienza si ripeta (e si
moltiplichi, aggiungo io).
S. M.
ci: non solo un professore era
presente per la giornata della Facoltà di teologia ma anche 4 studenti del I, II e III anno. Il prof.
Corsani ha predicato in C.so Oddone sul carattere scritturale
della predicazione evangelica e
sulla responsabilità attiva delle
chiese nella verifica della predicazione stessa (Atti 17: 2-3, 11);
Silvia Rutigliano (C.so Vittorio),
John Hobbins (Chiesa interdenominazionale di lingua inglese),
Paola Benecchi (via Villa) e Walter Ricca (via Nomaglio) hanno
predicato sul significato della
predicazione a partire dal testo
di Matteo 13; 52.
Dopo i culti nelle diverse zone, una sessantina di persone sì
sono raccolte per un’àgape fraterna nei locali di via Pio V, dove nel pomeriggio è proseguito
il colloquio con i rappresentanti
della Facoltà. Il passaggio dagli
studi secondari alla Facoltà, immediato o differito, l’impegno degli studenti nelle chiese evangeliche di Roma, il corso di diploma
in cultura protestante (che conta
un centinaio di iscritti) accanto
a quello di licenza in vista del
pastorato (15 studenti presenti
attualmente in Facoltà), la vita
in Facoltà, sono stati i temi del
dibattito.
La giornata, curata in ogni dettaglio, era stata organizzata dal
Gruppo Amici della Facoltà che
a Torino raccoglie una cinquantina di membri impegnati nella
raccolta di fondi per sostenere
la Facoltà e nella cura dei rapporti tra la Facoltà e la Chiesa
di Torino soprattutto in occasione della Domenica della Facoltà
di teologia.
Emilio Corsani
Poche settimane fa, al culto
che si celebra periodicamente all’Ospedale Evangelico Internazionale di Genova, un signore molto
anziano rivolgeva ai presenti un
messaggio di fede che tutti ascoltarono con particolare commozione, anche se non potevano sapere che si trattava dell’ultima
pubblica testimonianza dell’amato Pastore Emilio Corsani, che
tanti anni aveva dedicato sia alla
Chiesa genovese che al suo Ospedale. Il Pastore Emerito Corsani,
che stava per compiere 98 anni
era ormai quasi completamente
cieco e, non potendo leggere la
Bibbia, ne citava brani a memoria e li commentava traendo i
pensieri che andava esponendo
dalla sua lunga esperienza di
predicatore.
Pochi giorni dopo il Signore lo
chiamava a più alto servizio
« carico d’anni », come direbbe
la Bibbia, ma ancora in possesso di quelle facoltà di mente
e di cuore che avevano arricchito i molti anni del suo pastorato e quelli del periodo della sua
emeritazione.
Era nato a Sampierdarena il
18 aprile dell’ormai lontano 1885.
Aveva percorso il normale « curriculum » di studi classici allora obbligatorio per i pastori,
Ginnasio-Liceo (a Livorno), quindi Facoltà di 'Teologia (in quei
tempi a Firenze) e tm anno di
perfezionamento in Scozia al
« Trinity College » della Facoltà
Teologica di Aberdèen.
Prima della consacrazione al
pastorato ebbe svariati incarichi: a Corato (1907-8); a Milano
(1909): a Falerna (1909-10) e a
Caltanissetta (1910).
Al Sinodo del 1910, avendo
compiuti i 25 anni di età richiesti
dall’ordinamento valdese, fu consacrato pastore e quindi destinato alla Chiesa di Messina dove
CORRISPONDENZE
Mestre: catechismo per adulti
VENEZIA E MESTRE — Le
riunioni di studio pomeridiane
durante la settimana a Mestre
sono spesso poco frequentate
per motivi di lavoro e contingenti; da questa considerazione
l’iniziativa di tenere degli studi
anche qualche domenica dopo il
culto. La prima di queste riunioni ha avuto luogo il 6 marzo,
ed è stata resa possibile la presenza del pastore grazie ad un
predicatore laico che l’ha sostituito a Venezia. Seguendo la falsariga del foglietto illustrativo
« Cosa credono le Chiese Evangeliche? » si è inteso iniziare una
specie di catechismo per adulti.
La prima frase, « Credono in un
solo Dio, Padre e creatore di
tutti gli uomini e di tutte le cose», ha dato abbondante materia per conversazione, richiesta
di chiarimenti, spiegazioni, dibattito, e il tempo a disposizione non è evidentemente bastato
per sviscerare l’argomento. La
presenza è stata buona e l’interesse molto acceso.
Il 20 febbraio un’agape ha visto riuniti a Venezia molti membri di chiesa di Venezia, terraferma e diaspora. Nel pomeriggio Frithjof Roch, teologo luterano, ha ripercorso in una chiara e interessante conferenza le
tappe della vita dì Lutero. Sono
seguite numerose domande e risposte in un clima molto simpatico e familiare.
S. Cena più frequente
PORTICI ■ CASA MATERNA
— Domenica 20 marzo il culto,
presieduto dalle sorelle che hanno celebrato anche la Santa Cena, è stato molto toccante per
la sua semplicità. Siamo veramente grati per questa testimonianza da parte delle donne che
per altro si sono dichiarate disposte a ripetersi alternandosi
nella loro opera di fede, la terza
domenica del mese, collaborando in tal modo al fine di dare la
possibilità di accostarsi più spesso alla mensa del Signore (cosa
questa molto sentita da gran
parte degli evangelici di molte
comunità) senza per questo gravare sul Pastore, anzi, desiderando solo di alleggerirgli il compito della conduzione della comunità cosi, come stanno facendo i fratelli.
Colonia di Borgio
TORINO — Anche quest'anno
si sono riaperte a marzo le iscrizioni per la colonia marina di
Borgio Verezzi che, come di consueto, può ospitare bambini dai
6 ai 12 anni.
La Commissione Colonie è lieta di informare che, malgrado
il notevole aumento del costo
della vita, la quota di partecipazione alle spese, sempre molto
contenuta, è stata aumentata di
sole 10 mila lire, portandola
dalle 170.000 dell’anno scorso, a
180.000 lire per l’intero soggiorno di 20 giorni.
Per le domande d’iscrizione,
rivolgersi alla Commissione Colonie, Via Pio V Torino, o direttamente alla segretaria, Sig.a
Marcella Onnis, Corso Francia,
278, Torino.
• Le amiche della Lega femminile di Torino che l’ebbe tra
le sue responsabili più attive,
desiderano ricordare qui Anita
Eynard Mathìeu; in particolare
il suo lavoro incessante e generoso a favore dei malati a Torino, negli ospedali, negli istituti
psichiatrici e ovunque c’erano
sofferenza o necessità materiali.
Si occupò pure, alla morte del
pastore Carlo Davite, della biblioteca Braille per non vedenti.
Ci ha lasciato un luminoso
esempio di testimonianza e coerenza evangelica e ne ringraziamo il Signore.
Vìsita da Torino
GENOVA — Domenica 2C marzo è stata a Genova la Corale
Valdese di Torino (in realtà, alcuni dei suoi membri sono battisti); al mattino ha partecipato al culto in Via Assarotti, seguito quivi da un lieto pranzo
comunitario: per più di un corista, era anche una rimpatriata !
Nel pomeriggio, ancora nel
tempio di Via Assarotti, la Corale diretta dal prof. Eugenio
Tron ha eseguito uno splendido
concerto. Il coro è di una fusione, di una compattezza, di una
forza e di una delicatezza veramente notevoli e i presenti ne
hanno profondamente goduto,
con riconoscenza vivissima. Un
solo, grosso rincrescimento: non
eravamo pochi, ma avremmo
potuto essere assai più numerosi e, per molti, è stata dunque
una bellissima occasione lasciata sfuggire. Resta comunque
aperta una sottoscrizione per i
restauri dell’organo secolare del
tempio di Corso Vittorio, a Torino, in segno di gratitudine.
Il programma del concerto
era fitto e vario; nella prima
parte, una serie di pezzi classici
(de la Halle, Hassler, Bach,
Haendel, Schubert), nella seconda una serie di canti spirituali,
dalle complaintes valdesi ai negro spirituals, a cori russi, francesi, gallesi. Era stato predisposto e distribuito il testo di tutti
i cori.
Alla fine, avremmo voluto imparare e cantare insieme qualche inno nuovo; ma si è finito
per cantare tutti in coro il « Giuro » di Sibaud, a conclusione della giornata vissuta in fraternità.
Grazie, amici torinesi, e tornate!
CONSIGLIO FFEVM
Visita
a Palermo
Il Consiglio nazionale della Federazione Femminile Evangelica
Valdese Metodista s’incontrerà
per la sua riunione nei giorni
23-24-25 aprile a Palermo, presso
i locali del Centro Diaconale « La
Noce » con il seguente ordine del
giorno:
— sabato: lavori del Consiglio;
— domenica: ore 9: incontro
con le sorelle delle Unioni
Femminili della Sicilia. Ore
10,30: culto al Centro Diaconale, seguito da un messaggio
della FFEVM - Pranzo comunitario;
— lunedì: proseguimento dei lavori.
Desideriamo vivamente poter
dare una risposta positiva alle richieste delle nostre sorelle del
Sud, speriamo di poterne quindi
incontrare molte!
rimase sino al 1921. Seguirono alcuni ministeri più brevi a Milano (1921-25), a Messina (1925-27),
a Palermo (1927-30). Venne poi
un ministero più lungo a Genova (1930-38) ed un altro altrettanto lungo a Firenze (Via Serragli, 1938-46) seguiti da un breve
ritorno a Genova nel 1946 e poi,
ultima tappa di così limgo e vario peregrinare pastorale, Vallecrosia-Sanremo fino al 1952 in
cui, dopo 45 anni di servizio, ottenne i’emeritazione e si stabilì
a Genova (Sori).
Oltre al servizio pastorale in
tante Comimità, seppe rendersi
utile alla Chiesa come Membro
della Tavola Valdese dal 1927 al
1931, come delegato, per ben sette volte, in Inghilterra, in Scozia
e in Irlanda e al Congresso Mondiale delle Scuole Domenicali.
Gli fu compagna nel lungo ministero la moglie inglese Adam
Janet Elliot, deceduta pochi anni prima del marito; dalla quale aveva avuto, quando era giovane pastore a Messina, l’amatissima figlia Mary.
Sia durante il suo pastorato
attivo, che per i molti anni del
suo ritiro a Genova, Emilio Corsani aveva dedicato buona parte
delle sue cure all’Ospedale Evangelico Internazionale del cui comitato direttivo fu a lungo presidente. Trattavasi, in un periodo
di tante trasformazioni delle istituzioni ospedaliere, di conservare e garantire il carattere evangelico dell’Istituto, equilibrandone la compartecipazione direttiva delle cinque Chiese Evangeliche genovesi fondatrici (Valdese, Anglicana, Scozzese, Luterana e Svizzera) con l’apporto
di altre Comunità Evangeliche,
nonché dei Consolati delle varie
nazioni interessate e con le esigenze (e interferenze) delle autorità sanitarie create dai nu(>
vi ordinamenti italiani. Il compito non era facile e, nella soluzione dei vari problemi che si susseguivano, il Comitato trovò sempre nel Pastore Corsani un contributo di serena fermezza. Anche nel lungo periodo della sua
emeritazione. finché la cecità incombente glielo permise, tale
collaborazione continuò a manifestarsi preziosa. Così fu anche
nella vita della locale Chiesa Valdese, dove il Pastore Corsani
continuò a dare la sua collaborazione sia nella predicazione che
nelle visite agli infermi.
Dopo i novant’anni la progre.ssiva menomazione della vista e,
ovviamente, anche delle energie
fisiche, Tavevano costretto ad un
isolamento inattivo, che gli era
assai penoso, anche se lo interrompeva quando era possibile,’
recando, sia alla Chiesa locale
che all’Ospedale, un contributo
di fede e di esperienza che tutti
apprezzavano.
Di lui rimane un ricordo di fedele servizio nella memoria dei
più anziani delle Comunità in cui
ha lavorato ed in particolare in
quella di Genova, anzi di tutto
l’evangelismo genovese.
E. Ayassot
6
6 obiettivo aperto
Attualità di Lutero. Dubito che
Lutero stesso avrebbe mai intitolato così il racconto della sua vita o il senso della
sua opera. A Lutero non interessò
mai essere attuale né gli interesserebbe di esserlo oggi. Lutero non
fu attuale neppure nel suo tempo,
figuriamoci nel nostro. Ancora troppo medioevale per Erasmo e tutto
l’umanesimo cristiano. Troppo moderno per una chiesa, una teologia,
un mondo spirituale e devozionale
ancora tutto impregnato di Medioevo. Troppo moderato — per non dire conservatore — agli occhi degli evangelici radicali di Wittenberg, raccolti attorno a Carlostadio; troppo
innovatore (per non dire eversivo)
agli occhi del cardinale Gaetano, legato pontificio in Germania, che già
nel 1518 ravvisò nelTatteggiamento
di Lutero l’avvio di un processo, il
cui esito sarebbe stato « costruire
una nuova chiesa » troppo tedesco
per gli ambienti della Curia romana, ancora troppo romano per il
partito dei cavalieri tedeschi, guidati da Ulrich von Hutten, poeta e
umanista, e Franz von Sickingen « la
migliore lama della Germania » ' i
quali volevano associare Lutero alla
loro causa di riscatto nazionale;
troppo mollemente riformista per il
« servo di Dio » (com’egli volentieri
si chiama) Thomas Müntzer « teologo della rivoluzione » (E. Block)
con la quale si compie il giudizio di
Dio di cui Müntzer si sente l’esecutore; troppo rivoluzionario — almeno sul piano religioso — per tutta
la storiografia cattolica fino a Lortz
(che intitola il 1” capitolo della 2'
parte della sua opera: « La rivoluzione religiosa »), rivoluzionario o
quanto meno ribelle, la personificazione stessa dello spirito di rivolta
e di insubordinazione, il prototipo
della disubbidienza, dell’indocilità,
della resistenza all’autorità costituita, papa o imperatore che sia.
Potremmo continuare, ma questi
pochi accenni possono bastare: Lutero non fu « attuale » per nessuno
dei gruppi o dei fronti del suo tempo; per motivi diversi e talora opposti essi sentirono Lutero come
una presenza estranea, non integrata e non integrabile. Ciascuno di
questi gruppi o fronti avrebbero
parlato piuttosto della inattualità di
Lutero.
E Lutero stesso non si pone un
problema di attualità, non è una
sua preoccupazione. Egli ha un rapporto drammatico con il suo tempo
« questo tempo dannato com’egli
sovente lo chiama, un tempo tumultuoso, agitato, violento, un tempo
che ti fa soffrire, dannare, ammattire, un tempo nel quale ben altri
personaggi sono « attuali », Dio e
tutto ciò che è contrario a Dio e
vanamente ma ostinatamente gli fa
g;uerra e che Lutero designa col
termine tradizionale di Diavolo. Non
Lutero è attuale per Lutero, ma Dio
e il Diavolo lo sono — e come!
Attuale è il loro conflitto e Lutero
è trascinato nel vortice di questa
lotta. « Dio non mi guida più, mi
trascina — scrive a Staupitz nel
febbraio 1519 — mi spinge avanti,
non sono più padrone di me stesso;
aspiro al riposo e sono trascinato
nel tumulto e nell’agitazione»*. E
ancora, un anno più tardi, scrivendo alTamìco Spalatìno: « Ciò che ho
fatto e ancora farò, lo faccio perché
vi sono costretto (s’intende interiormente), sempre pronto a rientrare
nell’ombra, purché la verità dellEvangelo non debba essa rientrare
nell’ombra »
Lutero si sente tutt’altro che stratega della Riforma, suo programmatore ed abile esecutore. Lutero
si sente più trascinato che trascinatore, più strumento che protagonista di una vicenda in cui gioca la
sua vita, ma che in fondo non è sua.
Nel novembre del 1518, alla vigilia
della scomunica scrive ancora a
Spalatino: « Sto mettendo tutto in
ordine in modo che quando [la scomunica] arriverà, io sia pronto a
partire come Abramo, senza sapere
dove andrò, fermo però nella certezza che Dio è dovunque » *.
Attualità di Lutero! È un’attualità
per nulla originale, rara, però, e inconsueta: l’attualità inattuale di un
emigrante della fede come Abramo,
che partì senza sapere dove andava.
Lutero sta a cavallo dei tempi, è nello stesso tempo di ieri e di domani
e solo così diventa anche di oggi,
come ha scritto bene di lui un poeta: « Egli [Lutero] avverte l’enorme
frattura dei tempi e si avvinghia
saldamente alla sua Bibbia. Nell’anima sua combattono il futuro ed
il passato — coppia di lottatori ansimanti, duramente avviluppati. Il
suo spirito versa in campo di battaglia fra due epoche: non mi fa meraviglia che egli veda i dèmoni » ’.
Attualità di Lutero, dunque sì,
malgrado tutto, perché una parte
così rilevante della coscienza cristiana europea si è riconosciuta nella
protesta e nella proposta di Lutero,
si è sentita interpretata e interpellata, si è ritrovata sia nella ricerca
delTEvangelo da parte di Lutero,
sia nella sua scoperta delTEvangelo.
Lutero ha saputo intendere e dare
voce, formulare e articolare l’ansia
segreta della sua generazione e con
lo stesso movimento dell’anima ha
saputo cogliere e trasmettere con
mille diverse modulazioni, ma con
un unico contenuto, la Parola attesa, liberatrice e salutare, miracolosa nella sua semplicità e nella sua
forza, la Parola mediante la quale
la nienezza della grazia di Dio inonda l’anima credente e la rende salda per sempre in Dio. « Conscientias
liberare et certificare fide »: « liberare le coscienze e renderle certe mediante la fede ». Così Lutero ha un
giorno riassunto — con questa formula lapidaria di singolare efficacia
— l’intera opera della Riforma*:
quest’opera, semplicemente, non sarebbe avvenuta se Lutero non fosse stato attuale, dunque un vero
contemporaneo, partecipe fino in
fondo alle domande e alle attese del
suo tempo, con quella singolarissima capacità che gli fu propria, di
integrare e amalgamare teologia ed
esperienza così bene e con tanta intensità, che anche le più complesse
e persino complicate dottrine teologiche diventano evidenti e facili da
capire ’. L’esperienza chiarisce la
dottrina, mettendone-in luce l’essenziale.
C’è dunque una attualità di Lutero — sia nel 16“, sia nel 20” secolo,
ma è una attualità scomoda. Lutero
è un contemporaneo, della sua e della nostra generazione, ma un contemporaneo imbarazzante. Come accadde nel 16” secolo, così anche nel
20” secolo, non tutti si rallegrerebbero di questa attualità e contemporaneità. Lutero è attualissimo,
nella misura in cui si riconosce che
la sua attualità è scomoda e quindi
non viene utilizzata per rassicurare
la chiesa ma per renderla inquieta
a salute.
Qual è dunque oggi l’attualità inquietante di Lutero?
Lo spaccio di Dio
® straordinariamente attuale, di
Lutero, la diagnosi sulla condizione
spirituale della chiesa del suo tempo. Egli si rifà, ad esempio, nel commento al Salmo 69 (68 secondo la
sua numerazione, che è quella della
Vulgata) alla visione della storia
propria di San Bernardo, il quale
vede «tre tipi» (tres species) di infermità della chiesa nel corso della
sua storia. La prima è quella del
tempo dei persecutori e dei martiri:
la chiesa è minacciata da un pericolo esterno e fisico. La seconda infermità segue subito dopo, ed è quella
costituita da tutte le eresie: qui la
minaccia è ancora esterna ma ora
è spirituale, non più fisica. Segue la
terza infermità, che Bernardo vedeva dilagare nel suo tempo (visse dal
1091-1153) e Lutero ravvisa ugualmente: l’esistenza della chiesa è mi-,
nacciata non più da un pericolo
esterno, fisico o spirituale che sia,
ma da un pericolo interno: l’eresia
amara sotto i tiranni, più amara
sotto gli eretici, amarissima sotto i
pacifici e i sicuri: così oggi il diavolo soggioga, seduce e corrompe la
chiesa, mediante la prosperità, la
sicurezza e la tranquillità. È ima
chiesa, dunque, così sicura del fatto suo, così padrona della situazione, anzi di Dio stesso, che essa in
realtà svende Dio e le cose sue sante, sfrontatamente, sfacciatamente.
La chiesa è lo spaccio di Dio e come tale essa spegne nel cuore dei
fedeli il timore di Dio.
Questa diagnosi, che costituisce
uno dei momenti fondamentali dell’uscita allo scoperto da parte di Lutero, mi pare straordinariamente attuale. Certo il « timor di Dio » —
che è stato « una forza di primissi
scolastici; e non è più neppure il
Dio irretito, imprigionato e anche
— si vorrebbe quasi dire — immobilizzato dal complesso ingranaggio
ecclesiastico col suo collaudato sistema penitenziale, indulgenziale, sacraméntale, devozionale. Se l’espressione non è impropria, vorrei quasi
dire che « il cuore » della Riforma,
ciò che l’ha resa attuale (anche sé
di una attualità « controcorrente »
potremmo dire) e la rende attuale
oggi, è una sorta di liberazione di
Dio! Dio viene liberato dai lacci della teologìa scolastica e dalle pastoie
della ritualità ecclesiastica. In questo senso ridiventa vivo e attivo. Nel
senso che non è più dietro ma davanti, non è solo un « punto di riferimento » più o meno insensibile,
una stella fissa: no, Dio è vivo e di
lui vive la fede.
Il
-*ipio
Lutero si era accorto, confessando
la gente durante la vendita delle indulgenze, che Dio era diventato una
burla. Con Lutero Dio non è una
burla, perché finisce il Dio rappresentato — rappresentato dalla Chiesa — finisce il Dio dei vicari, il Dio
che non c’è mai, perché ci sono i
suoi rappresentanti o quelli che pre
tendono di rappresentarlo, finisce
questa mascherata: Dio è di nuovo
Dio, Dio è di nuovo attuale. C’è una
bellissima sentenza di Lutero sulla
concezione del ministero come vicariato. « Si può essere vicari solo di
un assente. Se sei vicario, vuole dire che il Signore è assente. Se è
presente, non puoi essere vicario ma
non sta fuori, ma dentro, il nemico
non è esterno ma interno.
Il nemico non è più l’imperatore
rornano che perseguita i cristiani,
né è più l’eretico, la cui « sapienza »
è stata vinta dalla « stoltezza della
fede » (416, 15); no, ora il nemico è
il teologo, le cui sottigliezze — scrive altrove Lutero, peraltro già nel
1514 — « mi sono venute così in
odio perché essi trattano così senza timore il santo nome di Dio, secondo il quale siamo segnati e in
presenza del quale cielo, mondo e
inferno tremano » ". « Essi » sono i
teologi tomisti. La diagnosi è drammatica: nella chiesa c’è « multus cultus Dei» (molto culto di Dio) (416,
18) e allo stesso tempo è « sine timore Dei » (senza timore di Dio)
(417, 4-5). La chiesa facilita molto
la via al cielo (« multum facilitamus
viam ad coelum ») (416, 21-22) e allo
stesso tempo produce dei « semichristianos» (416, 31), dei cristiani
a metà. È dunque una chiesa che
fallisce il suo mandato, una chiesa
che non produce cristiani, ma mezzi-cristiani, una chiesa che propone
un cristianesimo facilitato, a buon
mercato, senza penitenza, senza
croci, una chiesa la cui condizione
— come diceva Bernardo — fu
ATTUALITÀ
Pubblichiamo il testo di una conferenza che il
di Roma, ha tenuto in diverse città in occasion
scita di Lutero - La personalità del Riformatore
pure con una visuale globale comprendente and
sbiadito, bensì con una ricerca che sottolinea
limita a contestare la struttura della Chiesa
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mo piano » nella vita e opera di
Lutero — può suonare oggi come
una categoria di un tempo andato.
Ma in fondo, timore di Dio significa
semplicemente « senso di Dio » (o
come dice Gesù a Pietro: « senso
delle cose di Dio» Mt. 16: 23). Attualissima è la domanda di Lutero
se le nostre chiese abbiano e trasmettano il « senso delle cose di
Dio ».
solo servo ». Un Dio vivo non ha vicari.
Ecco allora l’attualità di Lutero:
non è l’attualità di questa o quella
dottrina, è l’attualità di un tipo di
fede che esalta la realtà, la presenza, l’iniziativa di Dio, un Dio « liberato » dalla rete ecclesiastica in cui
era impigliato.
La liberazione di Dio
NOTE
C’è un secondo motivo di attualità
che in qualche modo sgorga dal precedente e ne è la continuazione ma
che non è facile formulare. Non si
tratta infatti di una dottrina, fosse
pure la più evangelica o la più nuova, si tratta — diciamolo pure — di
un tipo di fede. L’attualità di Lutero sta nel fatto che è stato e resta
un maestro della fede. Se qualcuno
vuole farsi un’idea di quello che può
significare la parola « fede » e l’espressione « vivere per fede », si rivolga a Lutero.
« La fede è una realtà vivente e
potente. Non è il prodotto di un
pensiero che si compiace di se stesso, di un pensiero narcisistico. Il
suo posto è il cuore delTuomo. Lì
però non nuota così tranquillamente
come un cigno sull’acqua. Ma come
l’acqua, quand’è scaldata, resta sì
acqua ma diventa molto diversa, così la fede,che è opera dello Spirito
Santo, rende l’uomo nuovo. Se la
si vuole valutare, bisognerà dire:
essa trasferisce l’uomo più in un
atteggiamento passivo (cioè ricettivo) che in un atteggiamento attivo.
Essa infatti trasforma il cuore e la
mente. Mentre l’uomo è abituato a
giudicare con la sua ragione in base
a ciò che si vede, ecco che la fede
afferra l’invisibile e sostiene, contro
la ragione, che- proprio quello è reale » '*. La fede rende più passivi che
attivi. Le opere rendono attivi, lo vedremo subito. Ma la fede rende piuttosto passivi, nel senso che la fede
significa percepire ed onorare l’attività di Dìo. La fede induce alla
« passività », cioè alla ricettività,
perché scopre il Dio nuovo. La Riforma e in particolare proprio la
Riforma luterana ha coinciso col
riapparire sulla scena della storia e
nell’orizzonte della fede, di un Dio
vivo, attivo, attuoso.
Ma proprio perché ridiventa vivo,
proprio perché non è più un giocattolo in mano ai teologi, proprio per
questo, egli ridiventa amabile da un
lato e terribile dall’altro. Non è sbagliato dire che con Lutero e la Riforma, per moltissime persone, la
parola « Dio » ha di nuovo significato qualcosa — qualcosa di serio,
qualcosa di vero, qualcosa di bello.
Non è più certo il Dio terroristico di
tanta predicazione e devozione medioevale, il grande spaventapasseri,
lo spauracchio trascendente. Ma non
è più neppure il Dio imbalsamato
della teologia scolastica, un Dio larvale, estenuato, dissanguato dai «distinguo» e dalle sottigliezze degli
* B. Lohse, Martin Luther, Eine Einführhung in sein Lehen und Werk, Beckisohe Elementarbücher, Verlag Beck, München, 1981, 58.
2 G. Miecce, Lutero I, Claudiana, Tor
re Pellice, 1946, 370.
ä M. Luterò, « Secondo la Scrittura
una assemblea o comunità cristiana ha il
diritto e la facoltà di giudicare... » ht
Scritti religiosi, a cura di V. Vinay, UTETt
Torino 1967, 645.
* M. Luther, Oeuvres, Vili Lettres,
47 (WA Br. I, 251 ...).
= Lettres 50 (WA Br. II, 134, ...).
” Lettres 44 (WA Br. I, 253, ...).
’’ Co^RAD Fernand Mater, in Ultimi
giorni di Hutten, cit. da G. Ebelinc, Lvr
tero. Un volto nuovo, Morcelliana, Brescia,
1970, 18-19.
* WA Ti 3, 3323, a e b.
* H.A. Obermann, Luther, Mensch
zwischen Gott un Teufel. Savarin unü
Siedler, Berlin, 1982, 331.
“ WA 3, 416, 5 - 417, 9.
“ WA 3, 382, 21. Cit. da Eaiviif
Muehlhampt, « Was Luther selber von
Reformation hielt », in Luther 1967/3i
102.
H.A. Obermann, 326.
Hans Mater, Martin Luther, Lehen
und Glaube, Mohn, Gütersloh 1982.
“ WA 6, 303, 36; 6, 305, 12.
te ir
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Il discorso appena fatto su un
PÌDio non rappresentato, sulla fine del
^Pio dei vicari, introduce assai bene
■un terzo motivo di attualità, cioè
l'attualità della critica di Lutero a
[ijuella che potremmo chiamare coni^tro-presenza di Dio, il contrario della presenza di Dio. È la sua critica
al papato, critica temuta (per non
dire aborrita) in molti ambienti
cristiani del nostro tempo come se
.'iosse pre-ecumenica o anti-ecumenica (quasi da rimuovere e seppellire
nel silenzio) e che invece è salutare
e benefica proprio in vista del futuro ecumenico — purché questa critica venga intesa come riguardante
non solo il papato ma tutto il ministero e tutti i ministri cristiani.
La critica di Lutero al papato è
/|ittualissima nella misura in cui se
ne estende la portata a tutti i miniJgtri nella chiesa. Si sono fatti molti
>.i^api, oltre a quello di Roma e una
.'■tàiiesa può diventare papista anche
>;senza diventare romana. La critica
di Lutero al papato — ripeto — noi
la riascoltiamo come un discorso
sul ministero, a cominciare proprio
dal ministero pastorale. DeH’ampio
1 e articolato discorso che Lutero fa
vsul pa'nato, mettiamo in luce — per
iérevità — due soli aspetti.
¿11 primo si trova nell’opera sul
'.^pato di Roma del 1520: Lutero
ìdeflnisce qui il papa « prete esteriore » e lo contrappone a Cristo « pre
cesso di trasformazione teologica
tale da capovolgersi nel suo contrario. Il papato è Tevidenza stessa di
un ministero che non è più un ministero ma un signoreggiare, un dominio.
E qui abbiamo uno dei tre significati che il concetto di anticristo
ha nel pensiero di Lutero. La particella « anti », come è noto, in greco
non significa solo « contro », ma anche « al posto di ». È proprio il caso
del « prete esteriore » che diventa
« prete interiore »: mi insinuo nell’anima dell’altro e occupo qualcosa
dello spazio di Cristo. Diventando
« prete interiore » divento « anticristo », « vicecristo », gli rubo il posto,
perché Cristo soltanto ha diritto di
essere prete interiore.
Abbiamo così introdotto l’altra —
ben più celebre — ma anche, in certi
ambienti, malfamata — nozione dell’anticristo. Oltre al significato ora
detto — è anticristo tutto ciò che
si insinua al posto di Cristo, che
occupa abusivamente il suo spazio — ci sono altri due significati:
a) è anticristo ciò che è contrario a Cristo, anti = «contro». Nella
esperienza di Lutero, questo prese
corpo nella opposizione del papa all’Evangelo della grazia, così vivamente illustrato da Lutero. Questi
era convinto di avere esaltato, magnificato, onorato la grazia di Cristo, e non riusciva a capacitarsi cir
%
DI LUTERO
Paolo Ricca, (Jella Facoltà valciese di teologia
ìlle manifestazioni per il 5° centenario della naico è delineata non su base biografica e neple contraddizioni e gli elementi che il tempo ha
irti tratti salienti del suo messaggio che non si
tolica ma mette in questione l’intera cristianità
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te interiore » La critica di Lutero
è che il papa « prete esteriore » pretende di diventare «prete interiore».
Diventare « prete interiore » significa entrare nell’orizzonte della fede,
insegnare la fede. Questo è ciò a
: cui Lutero obietta, ciò che non può
{ accettare. Il papa — il pastore — è
; un « prete esteriore », è una struttura esteriore, un ministero visibile,
di cui la chiesa in quanto organiI smo storico ha anche bisogno. Ma
appunto, bisogna che il prete esteriore resti esteriore, non esteriore
al servizio, ma esteriore alla fede
dell’altro. Si tratta dei limiti che il
ministero deve imporsi, anzi semplicemente rispettare, per non esorbitare, per non varcare la soglia di
Quegli spazi interiori in cui un solo
prete» ha diritto di entrare: Cristo, « prete interiore ». Insomma: il
ministero — qualunque esso sia —
fton deve chiedere la fede, non deve
Occupare la fede. Abbiamo così un
ministero che non è più un servire
ma un regnare, non più un servizio
ma una signoria, cioè il suo contrario. Alla base della critica di Lutero
si papato c’è questa preoccupazione: che un ministero resti un ministero e non diventi qualcosa di più
0 di diverso. Lutero avverte che il
ministero papale ha subito un pro
ca le ragioni della opposizione del
papa. Opporsi al suo punto di vista
sull’Evangelo, significava opporsi alla grazia di Cristo, cioè a Cristo
stesso.
b) Vi è poi un altro significato:
Lutero « gioca » con i termini Antichristus e Endechristus, cioè di Cristo finale, quello di cui si parla in
Mt. 24: 23: « Allora, se alcuno vi dice: il Cristo eccolo qui, eccolo là,
non lo credete, perché sorgeranno
falsi cristi e falsi profeti... ». Il Cristo della fine è uno pseudo-Cristo,
una pseudo-personificazione di Cristo. In una opera del 1521 che contiene un commento alla visione di
Daniele 8: 23-25, Lutero va a fondo
in questa questione deH’anticrìsto
come pseudo-Cristo della fine, mettendo in luce soprattutto l’elemento
delle apparenze, definisce l’anticristo come « potens faciebus », « potente nelle apparenze », sembra ma
non è, rassomiglia senza essere. Qui
si apre l’immenso campo della mistificazione, cui molto facilmente indulge il ministero. « Giocare a Cristo
senza esserlo » è una tipica forma
, ministeriale dell’anticristo. Ecco la
terza attualità di Lutero: un discorso sul ministero che lo faccia essere davvero im ministero, nulla di
più di un servizio.
La scommessa sulla laicità
Un quarto motivo di attualità è
correlato al precedente, ma riguar•ia l’altra « componente » del popolo
® Dio, la componente laica. Il mo«vo di attualità potremmo formulàrio così: Lutero è attuale per la
sua scommessa sul laicato e quindi
anche sulla laicità.
Potremmo — per quanto concerne
la laicità — considerare l’enorme
coraggio dimostrato da Lutero nel
momento in cui ha promosso lo
svuotamento, l’evacuazione dei conventi. Il convento era da secoli, anzi
da più di un millennio, il luogo per
eccellenza in cui si diventava cristiani. Lutero svuota i conventi con un
gesto molto temerario, dicendo in
pratica: il luogo in cui si diventa
cristiani non è il convento, è la vita,
la storia, la società. Lutero scommette sulla laicità, il che significa:
è possibile essere cristiani nel mondo e non solo fuori del mondo; e
se è possibile essere cristiani nel
mondo, allora lo si può essere solo lì.
Ho detto: decisione temeraria, di
un coraggio raro. Oggi c’è la nostalgia del convento: potrebbe essere il
sintomo di una ritirata, di una emigrazione fuori dalla storia. Una penosa ammissione o anche solo un
tacito sottinteso: non è possibile essere cristiani nel mondo. Attualità
di Lutero! Paradossi e quasi ironie
della storia: proprio noi, figli di due
rivoluzioni (per tacere sulle altre)
dovremo imparare dal moderato Lutero il coraggio di vivere nel mondo
la nostra vocazione? Dobbiamo attentamente considerare i rischi enormi dell’operazione, ma, appunto,
ammiriamo il coraggio di chi ha osato tanto. I rischi sono la sconfitta,
l’estenuazione della fede, l’appiattimento della trascendenza in un secolarismo senza spessore, senza profondità. Ma Lutero sembra dire: meglio sconfitti dopo aver combattuto,
che vincitori senza aver combattuto. La vera vittoria non è vincere il
mondo: (l’ha vinto Cristo) ma affrontarlo! ,
Questa scommessa sulla laicità —
questo dire ai preti: sposatevi, perché il celibato (la verginità) non
vale più del matrimonio; questo dire al ciabattino: tu stai servendo
Dio esattamente come il prete che
sta dicendo messa — è stato un formidabile passo avanti nella coscienza cristiana, rispetto al quale la domanda non è se sia attuale o no,
ma se non sia troppo avanti; inattuale, quindi, in un certo senso, non
però in quanto « superato », ma in
quanto « non ancora raggiunto ».
Inattuale non nel senso che sta indietro, ma nel senso che noi stiamo
indietro.
C’è poi l’altro motivo, che è semplicemente un altro aspetto di questo, e cioè la scommessa sul laicato.
Potremmo esprimerla in questi termini: Lutero ha voluto che il ministro non fosse di più che un laico e
che un laico non fosse di meno che
un ministro. Qui non si può non far
riferimento alla piccola (come volume) ma grande (come contenuto)
opera, forse la più importante della
sterminata produzione di Lutero, e
cioè: La libertà del cristiano. Per
esser più precisi: La libertà di un
cristiano qualunque. Questi è in effetti il binomio fondamentale e l’asse portante della Riforma e di Lutero in particolare: Cristo e il laico.
Cristo e il cristiano qualunque. La
libertà del cristiano qualunque era
sconosciuta nei secoli precedenti.
Si era illustrata la libertà del papa
(nei confronti dell’imperatore), la
libertà del prete (nei confronti del
laicato), la libertà della chiesa (gerarchica) come organismo storico e
sociale. Ma nessuno sapeva nulla
della libertà del cristiano qualunque. Con Lutero questa libertà sconosciuta viene fatta conoscere. In
che cosa consiste?
Se voi leggete il volumetto intitolato « La libertà del cristiano » sarete probabilmente stupiti di constatare che Lutero non parla per nulla
di libertà (o quasi), bensì parla dì
fede e di amore. La libertà è questa: credere e amare. Perché? La
fede è libertà perché libera da quella che è stata chiamata « la nevrosi
della salvezza», la corsa al paradiso: il paradiso non hai da guada
« Lutero
è attualissimo
nella misura in cui
la sua attualità
è scomoda e quindi
non viene utilizzata
per rassicurare
la chiesa ma
per renderla inquieta
a sedute ».
Nella foto,
un momento della
cerimonia inaugurale
della celebrazione
del 450° anniversario
della Confessione
augustana.
Nella pagina a
fronte, schizzo dì
Lutero di Heinrich
Aldegrever (1540)
contenuto
nella Bibbia di un
cittadino di Halle.
gnartelo perché ci sei già, questo ti
insegna la fede. La fede ti libera
dall’angoscia di non essere cristiano
o di non esserlo abbastanza. Non è
qualcosa di tuo che ti farà mai cristiano! In questo senso Lutero, commentando la lettera ai Calati al v.
3: 28, nel 1519 dice che il cristiano
è « senza nome, senza figura, senza
persona » — perché il suo cristianesimo non è in lui, ma è in Cristo.
La prima dimensione della libertà è
dunque la fede che ci libera dal « risucchio del paradiso », ci libera in
sostanza dalla alienazione religiosa.
La seconda dimensione della libertà è l’amore, cioè le opere, le famose « buone opere », buone non più
per la mia salvezza, ma buone p>er
gli altri. Le opere, il corpo, la stori-,
cità viene liberata in quanto non
serve più a me, ma a te — le buone opere non servono a Dio, che
non sa cosa farsene, servono al
prossimo, verso il quale siamo debitori. Lutero segnala e combatte il
rovesciamento da noi operato: diamo a Dio le opere che dovremmo
destinare al prossimo e al prossimo la fede che dovremmo dare a
Dio. E una enorme sciocchezza sostenere che Lutero sia contrario alle opere. Al contrario: egli le restituisce al prossimo, al mondo, alla
storia.
È attuale questo aspetto del messaggio di Lutero in un periodo come il nostro che Fromm ha descritto come un’epoca caratterizzata dalla « fuga dalle libertà »? In
un’epoca certo fortemente nevrotica ma in cui forse la nevrosi più diffusa non è quella della salvezza ultraterrena ma semmai la ricerca di
un senso nella storia, se non si vuole diventare (per riprendere una vivida immagine di Ernesto Balducci)
quegli « arcangeli del nulla », « armati di siringa o di pistole »? Non
saprei cosa rispondere. Forse qui
l’attualità di Lutero è, appunto, inattuale.
Conclusione
Dietrich Bonhoeffer in una delle
sue lettere dal carcere ha, tra le
tante, una annotazione singolare che
riguarda il nostro tema. Egli scrive:
« Già un secolo fa Kierkegaard ha
affermato che oggi Lutero direbbe il
contrario di quello che disse allora.
Credo che sia giusto — commenta
Bonhoeffer — cum grano salis ».
Non so — per parte mia — se
Kierkegaard avesse proprio ragione. Certo, Lutero è stato apostolo
o teologo della grazia gratuita, Kierkegaard e Bonhoeffer sono stati apostoli o teologi della grazia a caro
prezzo — contro la grazia a buon
mercato. Ma appunto: la grazia gratuita predicata da Lutero non è la
grazia a buon mercato, è gratuita!!
E questa grazia gratuita è a caro
prezzo, perché il suo prezzo è la croce! Soltanto che questa grazia gratuita era diventata grazia a buon
mercato, cioè la sua contraffazione,
la sua caricatura.
Se è cosi, modificherei in questi
termini la frase di Kierkegaard:
Oggi Lutero direbbe il contrario
non di quello che ha detto, ma di
quello che gli han fatto dire. Insomma, Lutero direbbe il contrario non
di quello che ha detto lui, ma di
quello che noi, richiamandoci a lui,
abbiamo detto. In altre parole: Lutero oggi contraddirebbe più noi
che se stesso. Posso allora concludere dicendo: l’attualità di Lutero
dii^nde — a questo punto — più da
noi che da lui. L’attualità di Lutero,
se volete, è nelle nostre mani. Dipende in ultima analisi da noi se Lutero sarà un nostro contemporaneo
o se invece lo imbalsameremo nel
museo della storia.
Paolo Ricca
La grammatica della fede
Un ultimo (ma ce ne sarebbero
molti altri) motivo di attualità è
quello che chiamerei volentieri l’immensa opera di alfabetizzazione cristiana compiuta dalla Riforma e in
particolare proprio da Lutero.
C’è un bellissimo testo del 1528
che dice meglio di qualunque altro,
che cosa è stata sotto questo profilo, la riforma di Lutero: « Ora un
ragazzo o una ragazzina di sette anni sa di più della dottrina cristiana
di quanto prima ne abbiano saputo
tutte le alte scuole e i dottori in teologia... Che cosa è pentimento, battesimo, preghiera, croce, vita, morte.
Cena del Signore, matrimonio, autorità, padre, madre...». Lutero come
maestro elementare che ha insegnato una nuova grammatica della fede (e la gente ha capito). È il Lutero dei catechismi.
Oggi c’è un nuovo analfabetismo
cristiano. Di tutto si chiede: Che cosa vuol dire? Non si sa più nulla.
Ora è chiaro che la grammatica della fede necessaria oggi, non potrà
essere la semplice riproduzione di
quella di Lutero, ma l’attualità di
Lutero sta nella affermazione che
senza una nuova grammatica non
si rievangelizza U popolo di Dio.
RISTAMPA
La redazione ritiene che nel
quadro dell’anno luterano
questa doppia pagina sia adatta ad una circolazione più
ampia e indipendente, sia all’esterno (manifestazioni, simpatizzanti, ecc.) sia all’interno
(corsi di catechismo, gruppi
di studio, formazione adulti,
ecc.). Se vi saranno ordinazioni sufficienti ristamperemo
perciò questa doppia pagina
in torma di supplemento « La
Luce documenti » a formato
ridotto (4 mezze pagine). Costo: L. 150 la copia per ordini
di almeno 20 copie inclusa la
spedizione; sconto 10% per ordini da 200 copie in su. Ordinazioni entro il 1° maggio: telefono 011/655.278.
8
8 ecumenismo
15 aprile 1983
INTERVISTA AL SEGRETARIO GENERALE DEL CEC
Punti
per Vancouver
In vista della VI assemblea del Consiglio Ecumenico delle
Chiese che avrà luogo a Vancouver dal 24 luglio al 10 agosto
« la Vie Protestante » ha posto alcune domande al Segretario
generale del Comiglio Ecumenico delle Chiese, pastore Philip
Potter. Riprendiamo l’essenziale dell’intervista dal giornale
ginevrino. *
— Quali saranno, secondo Lei,
i punti cruciali dell’assemblea?
— Il punto cruciale è il tema
stesso dell’assemblea « Gesù Cristo, vita del mondo ». La sopravvivenza umana è oggi in gioco;
più di quattrocento milioni di
persone nel mondo sono minacciate dalla fame e centinaia di
migliaia muoiono ogni giorno...
senza contare le minacce di guerra nucleare, il fallimento del sistema monetario mondiale, le
condizioni impossibili dei prestiti internazionali accordati ai paesi poveri, le manovre delle multinazionali, lo spreco delle risorse da parte dei paesi ricchi, l’inquinamento dell’ambiente naturale, le manipolazioni genetiche...
Tutto questo è la morte, è
morte, non vita, questa morte
che noi coltiviamo, cercando di
possedere sempre più a spese di
Lm numero crescente di persone. Per me è questo il peccato:
la volontà dell’uomo di avere
sempre più, privando gli altri
della loro dignità umana, dei loro diritti elementari, in questo
contesto, il tema «Gesù Cristo,
vita del mondo » si pone come
una sfida.
— Lei pensa dunque che Cristo ha qualche cosa da dire di
specifico?
— Oh, sì! E le persone che lo
capiscono meglio sono precisamente quelli che sono privati di
dignità. Per loro, l’Evangelo non
è solamente una speranza, è quel
10 che li fa vivere insieme e permette loro di affrontare l’ingiu- '
stizia. La grande maggioranza
dei poveri e degli oppressi oggi
non sono più pronti ad accettare di morire per nulla. Se muoiono, muoiono in piedi.
Durante gli ultimi anni, il lavoro del CEC è consistito precisamente nel far sentire questa
testimonianza.
— Altri punti cruciali per Vancouver?
— Il CEC esiste da 35 anni.
Siamo ora arrivati ad un crocevia importante, quello dell’impegno reale delle Chiese. Essere
membro del CEC implica certi
obblighi ecclesiali che sono, per
alcuni, molto difficili da vivere.
John Wesley diceva; «Il mondo
è la mia parrocchia», ora la
maggior parte di noi agisce come se la nostra parrocchia fosse
11 mondo... Abbiamo cosi al CEC
l’impressione di essere talvolta
marginalizzati dalle Chiese.
La Chiesa è veramente il corpo di Cristo — non è una istituzione gerarchica. Ogni membro
ha la sua funzione, uomini e donne, giovani, vecchi, «sani di spirito e di corpo » o meno. Abbiamo tutti il nostro posto, insieme, nelle decisioni, nella partecipazione alle risorse spirituali
e personali, oltreché finanziarie.
Per me si tratta di un’esigenza
profetica e pastorale della Chiesa nel mondo. A Vancouver, sapremo se le Chiese membro
prendono queste cose sul serio.
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Lutero e Anno Santo
Centenario di Lutero ed inizio
dell’Anno Santo sono i due argomenti di nostro interesse che
hanno impegnato larga parte
della stampa italiana.
Tutti i giornali vanno, in vario modo, parlando di Lutero,
o con ampi annunzi e resoconti
delle varie manifestazioni (Convegno di studiosi italiani e tedeschi all’Istituto Goethe di Milano; cicli di lezioni e conferenze
nelle più diverse città italiane),
oppure con pubblicazione di rievocazioni e interpretazioni svariate. Da segnalare II Giorno
che, a cura di Franco Molinari
prof. airUniversità Cattolica, dedica a Lutero una intera pagina
titolata « Non fu un santo, ma
un profeta » ; interessante, oltre
all’ormai diffuso riconoscimento
del fatto che Lutero non volle
la rottura, ma la «riforma» della Chiesa, l’osseryazione che il
conflitto fra Lutero e Müntzer
non fu, secondo una interpretazione corrente, solo lo scontro
tra un « riformista » e un « rivoluzionario », ma la conseguenza
di un diverso modo di sentire i
fermenti « religiosi » che li animavano entrambi. Notevole anche un articolo su l’Avvenire di
padre Cipriani, preside di una
facoltà teologica cattolica, secondo il quale il Concilio Vaticano II ha recepito almeno due
dei principi luterani, e cioè « Il
primato della Parola » e 1’« Ecclesia semper reformanda » ; il
che tuttavia non consentirebbe
la revoca della scomunica, per
un elementare rispetto alla storia del passato. Ed anche un articolo di Nanni su La Voce Alessandrina, che, richiamandosi a
Paolo Ricca, ritiene ormai accettati anche da studiosi cattolici
tre principi di Lutero, ossia: il
problema della salvezza in Cristo; quello della libertà del cristiano; e quello del diritto alla
coscienza del singolo uomo. Da
rilevare anche una dichiarazione
di Hans Kùng, che nel presentare a Milano in una conferenza
stampa il suo nuovo libro «Vita
Eterna? », ha, tra l’altro, affermato la opportunità di togliere
la scomunica a Lutero e riconoscere la validità dei ministeri
protestanti, come di quelli cattolici.
L’inizio dell’Anno Santo e le
riserve espresse al riguardo dalla Ped. delle Chiese Ev. in Italia sono state anche oggetto di
vari interventi. Di particolare rilievo quello del noto scrittore
cattolico Carlo Bo, che sul Corriere qualifica di « opportune »
le riserve protestanti. Ed un intervento di L. Sartori su Famiglia Cristiana, che sembra apprezzare lo spirito dell’intervento protestante, riportandolo però alla « conversione » che dovrebbe caratterizzare l’Anno Santo, inteso non « come tempo sacro separato da altri tempi », ma
come articolazione, nel tempo,
della « conversione » ; un po’ come è la domenica rispetto agli
altri giorni della settimana. Ed
anche Stampa Sera, che nella
pagina intestata all’Anno Santo,
dedica largo spazio alle Comunità protestanti e alla loro visione del mondo « religioso ».
Ed infine una iniziativa della
Associazione socialista cristiana
che ha dedicato dieci serate per
presentare, una ad una, tutte le
comunità cristiane di varie denominazioni (cattolica compresa) operanti a Milano.
Niso De Michelis
— Non sentite anche gli effetti
di un nuovo conservatorismo,
tanto religioso che politico?
— Certamente. A questo proposito una questione capitale sarà posta a Vancouver: qual è la
posizione delle Chiese di fronte
allo Stato e alla società? Cosa
significa oggi essere il popolo di
Dio, vivere in una società laica
sotto la Signoria di Cristo, questo Cristo la cui vita non è possesso ma dono, e che « si svuota » per gli uomini fino alla croce?
Parallelamente a questo nuovo conservatorismo, c’è un nuovo congregazionalismo. L’insicurezza generalizzata, il pluralismo
delle idee e delle credenze, perfino i successi del movimento
ecumenico che ci espone gli uni
e gli altri nella nostra vulnerabilità, hanno come risultato una
certa chiusura, un ripiegamento
intorno alle tradizioni.
E tuttavia noi cristiani possediamo qualche cosa di molto
prezioso che non sappiamo ancora utilizzare: siamo, si può dire, in comunicazione stretta con
tutte le Chiese in tutti i continenti; così non dobbiamo avere
paura di andare incontro al mondo perché noi abbiamo con noi,
dietro di noi, una comunità di
appoggio e di preghiera.
— Un teologo francese diceva
un giorno, come battuta, che ii
CEC sta diventando sempre più
cattolico in teologia e anabattista, nel senso dì « marginale »
in politica. Cosa ne pensa?
— Ho difficoltà ad accettare
questa battuta. Prenda l’esempio del documento recente di Fede e Costituzione su « Battesimo,
Eucarestia e ministero ». Il suo
scopo era di cercare di interpretare in modo nuovo queste questioni teologiche che ci dividono, di scoprire, nelle nostre rispettive tradizioni, ciò che è stato formato, e anche deformato,
dalle nostre storie diverse, e di
vedere come accostarci gli uni
agli altri, protestanti, cattolici,
ortodossi, in vista del nostro
compito comune di testimonianza.
E’ un processo evolutivo di
ascolto, di rimessa in questione,
di apertura e di onestà intellettuale che domanda molta umiltà. Io penso che quelli che hanno paura che noi diventiamo
troppo cattolici o ortodossi si riferiscano, con una certa nostalgia, all’epoca in cui il CEC, ai
suoi inizi, era dominato da alcune posizioni protestanti, fortemente europee come orientamento e formazione teologica.
Quanto al lato marginale — o
anabattista — in politica, le risponderei questo. Durante i primi due decenni della sua esistenza, fino all’Assemblea di Upsala, il CEC si esprimeva in modo
misurato, quasi borghese, perché non eravamo direttamente
implicati come oggi. Da allora, i
poveri, gli oppressi del mondo
sono in casa nostra, nelle nostre
Chiese e nelle nostre società. Ci
interpellano nel nome stesso di
quell’Evangelo che noi amiamo.
Così, il CEC — se vuole essere coerente — è stato obbligato
a porre degli atti simbolici, come il programma di lotta contro il razzismo, che davano un
peso alle dichiarazioni verbali.
Certamente, il lato non conformista e rivoluzionario dell’Evangelo può far paura, ma è anche l’occasione di misurare la
profondità e l’autenticità della
nostra fede.
— Lei è Segretario generale da
dieci anni, come ha vissuto questo periodo, che posto ha preso
nella sua vita?
— Sono stati degli anni dolorosi in un mondo agitato. Le esigenze dei Paesi dell’America Latina, dell’Africa o dell’Asia erano molto concrete, ma anche
molto complesse. Nello stesso
tempo i mezzi di comunicazione di massa ci presentavano unilateralmente sotto un punto di
vista politico, al limite marxista,
ciò che era molto penoso per
me, anche se sapevo che si trattava di una cosa molto ben orchestrata.
Ma questi anni critici hanno
anche permesso al CEC di prendere delle dimensioni ecclesiali.
Le Chiese in effetti, sono spesso
state obbligate a difendere le loro posizioni perché erano criticate a causa della loro appartenenza al CEC. I nostri legami
si sono trovati rinsaldati.
— Pensa che il fatto di essere
un uomo dì colore sìa stato uno
svantaggio?
Uno svantaggio no, una sofferenza certamente. Uomo di colore e del Terzo Mondo — non
posso nasconderlo! — la mia posizione è difficile, stretta tra i
punti cardinali: l’est e l’ovest, il
nord e il sud. Ciò che io rappresento è occasione di attacco, ma
anche di speranza. In ogni modo, nessuno può piacere a tutto
il mondo!
In un certo senso sono stato
preparato a questo ministero.
Provenendo dalle Antille, c’è in
me un misto di culture differenti, che si mescolano. Come lei
sa, non sono un uomo della gerarchia; tento giorno dopo giorno di essere integro; con tutti i
miei difetti! Ho anche avuto la
fortuna di essere sempre sostenuto da mia moglie, delle Antille come me. Senza di lei. onesti
ultimi anni sono stati più difficili ma, attraverso la sua morte,
sono divenuto più consapevole
del sostegno spirituale e delle
preghiere di migliaia di persone
che conosco nel mondo. «Essere nelle mani di Dio » acquista
un senso nuovo.
Direi che mi sento un po’ come Geremia, uomo « sensibile »
(e cioè un uomo che «sente»
tanto con il corpo che con la testa o lo spirito), uno straniero
che viene da una tribù messa da
parte, marginalizzata, e che è restato con il suo popolo fino alla
fine, nella fiducia e nell’amore
malgrado le lotte interne.
Intervista a cura di
Marie^Ciaire Lescaze
-j- Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Ooisson
Sud Africa: no alle
Camere separate
(Soepi) — La Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (CETA) ha espresso la sua netta
condanna al progetto del governo sudafricano di creare un parlamento con camere separate
per bianchi, meticci e indiani.
La CETA deplora che il sindacato dei meticci abbia accettato
questo progetto.
« Accettare e di conseguenza
dare via libera a questo progetto significa collaborare al piano
demoniaco della balkanizzazione dell’Africa del Sud con l’esclusione della maggioranza nera ».
Anche se vengono accordati alcuni privilegi ai meticci ed agli
indiani la maggioranza nera che
rappresenta il 70% della popolazione rimane esclusa.
Parigi: matrimoni
misti difficili
(Soepi) — Uno studio effettuato dal centro Jean Bart di Parigi ha rivelato che in Francia
9 matrimoni misti fra cristiani
e musulmani su 10 falliscono
presto. Su una popolazione di 55
milioni di abitanti si calcola che
i musulmani siano già 2 milioni.
Mozambico: incontro
tra chiese e governo
(Soepi) — Un incontro ha avuto luogo fra i rappresentanti delle chiese e del governo per cercare di superare le difficoltà esistenti.
Il rappresentante del governo
ha lanciato un appello alla cooperazione in vista dell’unità nazionale. « Innanzitutto — ha detto — siamo mozambicani prima
che musulmani, cattolici, protestanti o indù ». Egli ha espresso alcune critiche nei confronti
della gerarchia cattolica romana
che « cerca di ricuperare i suoi
antichi privilegi », aboliti nel
1975. Per la prima volta dall’av
vento del nuovo regime Natale
è stato considerato giornata festiva. Dopo la riunione, il Consiglio Nazionale delle chiese ha
dichiarato ; « Riconosciamo che
l’ideologia marxista-leninista e la
religione differiscono su certi
punti fondamentali... ma stimiamo che l’aspirazione di entrambi a realizzare il benessere dell’uomo è tanto forte da permettere una riconciliazione ed una
azione comune in vista dell’unità nazionale ».
Chiesa centenaria e
oppressa in Namibia
(Soepi) — La Chiesa Luterana
Ovambokovango della Namibia
ha celebrato il suo 100“ anniversario con 12 ore di culto canti
studio biblico, con la partecipazione di 1.200 persone e molti
ospiti stranieri.
Nel suo sermone il vescovo
Dumeni ha dichiarato che « molti sono quelli che dovrebbero essere presenti e non lo sono. Alcuni sono in prigione, altri sono
all’estero. C’è chi è ferito in
ospedale, mentre parecchi sono
quelli che non si sentono liberi
di muoversi... Quand’è che finirà
questa situazione? ». L’allusione
era al rifiuto dell’Africa del Sud
di dare l’indipendenza alla Namibia.
Groenlandia: Luterani
verso l’indipendenza
(Soepi) — I futuri pastori della chiesa luterana della Groenlandia potranno fare i loro studi
nel loro paese e non più in Danimarca. Il governo ha approvato recentemente un piano, per
la formazione sul posto dei pastori e 5 studenti si sono già
iscritti.
Amministrativamente questa
chiesa dipende dalla chiesa evangelica luterana della Danimarca,
ma essa tende a diventare indipendente. Comprende 82 comunità ed ha 31 pastori.
9
15 aprile 1983
cronaca delleValli 9
RIPRENDE L’INIZIATIVA PER LA PACE E IL DISARMO
Comiso è vicina
In breve
Ricerche
culturali
Fino alla metà degli anni 70
gli assessorati alla cultura dei
vari comuni, comunità montane,
provincia, venivano dati a personaggi minori delle coalizioni di
governo locale. Dal 75 in poi per
le maggiori disponibilità dì bilancio degli enti locali in questo
campo, dovute anche al cambiamento politico avvenuto nella regione, e visto il successo che mostre, spettacoli, iniziative culturali
hanno tra la popolazione, questo
assessorato è diventato tra i più
appetiti tra i politici. Gli assessorati alla cultura sono diventati in qualche modo il simbolo
dell’attività amministrativa degli
enti locali di una società post-industriale che va sempre più definendosi come «società dello
spettacolo ».
Partendo da queste considerazioni è interessante leggere e
analizzare il « piano comprensoriale della cultura » recentemente approvato dal Comprensorio.
E' un piano che è stato costruito
sulla base delle richieste dei vari
assessori alla cultura e sulla base
delle richieste di numerose associazioni private od ecclesiastiche
(tra cui anche la Società di Studi Valdesi, la Biblioteca valdese,
Agape).
Da questa lettura emerge che il
mondo valdese e la sua cultura
vengono in qualche modo messi
in rilievo sia per l’ammontare di
finanziamenti che sono andati o
andranno soprattutto a musei e
ricerche storiche, e per il costante riferimento alla cultura valdese che fa « acquisire consapevolezza di sé alla popolazione locale ».
Accanto al mondo valdese, ampio spazio viene dato alla ricerca etnografica ed in particolare
alla « parlata occitana » di cui
vengono finanziate iniziative e ricerche. Poi, come ovvio, contributi per iniziative teatrali, musicali, musei e biblioteche degli
enti locali.
Un piano dunque che mette in
rilievo uno degli aspetti che caratterizzano le nostre vallate e
che risponde a quella richiesta
così diffusa oggi di una ricerca
delle proprie radici.
Peccato però che non si sia
fatto uno sforzo maggiore per selezionare o promuovere altre iniziative nel quadro della valorizzazione della eredità sociale e
culturale delle valli, quali ricerche sul passaggio dalla civiltà
contadina e montana a quella industriale (perché non un museo
dell’industria?) o sulla storia del
movimento operaio (nasce infatti a Pinerolo una delle prime società operaie italiane) e di liberazione (perché non si vuole costruire un istituto storico in questo senso?). _ .
FI rapporto tra persona-società-cultura è un processo di apprendimento che si basa da un
lato sullo studio e la conoscenza
del passato e dall'altro attraverso
ricerche e « spinte in avanti »
verso il nuovo che si costruisce.^
Su questo secondo aspetto vi
è un’altra carenza del piano. E’
completamente assente una proposta sul nuovo e sui suoi^ contenuti (il futuro della scienza,
della tecnologia e della società)
e soprattutto la tematica della
pace, che pure già oggi sono presenti negli interessi degli enti locali e delle associazioni.
Far meglio, si può. E sicuramente i soldi spesi per la cultura
non sono uno spreco.
Giorgio GardioI
Un volto di contadino siciliano sotto la plastica di una serra, un missile Omise lucido ed
asettico circondato da tecnici in
camice bianco, un muro di scatole di cartone ricoperto di scritte contro la guerra costruito davanti all’aeroporto Magliocco.
Ecco alcune immagini dell’audiovisivo proiettato a Torte Penice come introduzione ad un dibattito su Comiso e sul sig;niflcato della prevista installazione
di missili in questo paese posto
all’estremo Sud della Sicilia.
Proveniente da Comiso, in rappresentanza dei comitati siciliani per la pace ed il disarmo.
Bruno Gabrielli ha introdotto,
appunto con l’aiuto di una serie
di diapositive, il dibattito organizzato sabato 9 aprile dal Comitato per la pace della Val Pellice, centrato sul problema di
Comiso quale futura base missilistica USA in Italia.
Una sessantina di persone —
non poche per un momento non
più di mobilitazione di massa,
ma piuttosto di riflessione ed
approfondimento del movimento
per la pace — hanno dibattuto
con partecipazione e passione
un arco di problemi politici, so
ciali ed etici, sollevati in questi
mesi da quel vasto, comi)osito
ed a volte contraddittorio movimento che vuole impegnarsi sulla strada della pace, del disarmo, della giustizia nel mondo.
Partendo appunto dallo specifico di Comiso, dalla sua realtà
socio-economica, tutt’altro che
sottosviluppata come vorrebbero far sembrare le note ufflciali
del nostro ministero della difesa, e tenendo conto della realtà
piena di problemi, ma anche di
speranza, del movimento che si
sta organizzando a Comiso contro la base missilistica, il dibattito si è snodato in varie direzioni.
Quali sono oggi gli indirizzi
strategici delle superpotenze, tra
deterrenza e primo colpo risolutivo; il nuovo possibile teatro
di guerra nucleare rappresentato dal Medio Oriente e che vede
l’Italia, e la Sicilia in particolare, seriamente coinvolta con un
massiccio rafforzamento militare.
Quale rapporto esiste nel movimento tra culture diverse, tra
non-violenti e marxisti per esempio; è possibile avere sempre ed
ovunque una posizione non-vio
lenta che non sia solo ideologica, oppure in determinate situazioni la violenza è inevitabile se
si vuole lottare per la giustizia
e la libertà? (Per esempio nella
Resistenza italiana, od oggi nel
Centro America).
Quale ruolo decisivo possono
avere oggi i credenti e le chiese
nel convincere grandi masse di
persone in Italia, in Europa ed
in America : significativo che
fosse un vecchio comunista, non
credente, a porre appassionatamente questo problema.
Quale mistificazione viene portata avanti oggi dai grandi giornali e dalla televisione, attraverso l’occultamento delle notizie
sui movimenti od addirittura
con informazioni false sulla situazione degli armamenti mondiali; come sia possibile fornire
invece alla gente informazioni
corrette.
Per proseguire questo dibattito e per riflettere e discutere
sulle ultime proposte dì lavoro
del movimento per la pace italiano, il Comitato per la pace
della Val Pollice si ritrova lunedì 18 aprile, alle ore 21, nei locali del Centro d’incontro di
Torre Pellice. Aldo Ferrerò
DIBATTITO A PINEROLO
Fare la pace: lottare contro
terrorismo, mafia e camorra
Organizzata dall’ Assessorato
per l’istruzione e la cultura e
dal Comitato di Coordinamento
per la pace ed il disarmo di Pinerolo, ha avuto inizio venerdì
8 aprile una serie di lezioni dibattito per la cultura della pace.
La serata aveva per tema: Terrorismo, mafia, camorra: la guerra in casa, ed era curata dal
magistrato Elvio Passone.
Iniziando ad analizzare il fenomeno del terrorismo. Passone
mette subito in luce due paradossi. Culturalmente e politicamente il fenomeno « BR » ha le
sue radici nella cultura di sinistra. Infatti, oltre che rivolgersi
prevalentemente al proletariato
e agli operai, assume un vocabolario e una fraseologia che ritroviamo in certi ambienti delTestrema sinistra negli anni pre e
post ’68. Nelle « risoluzioni strategiche » i riferimenti alla rivoluzione armata del proletariato
rappresentano il filo conduttore
sul quale si basa tutta rideologia
terroristica. Il secondo paradosso è di natura strategica. Il terrorismo « rosso » si rifà alla teoria che vuole la costituzione di
una società diversa attraverso la
distruzione dello Stato. Nella
pratica, però, il risultato è stato
quello di accentuare nell’opinione pubblica un’ideologia « di destra » che rafforza il bisogno di
uno Stato forte (Leggi Cossiga
sul fermo di polizia) e che riduce l’interesse alla pluralità politica.
Volutamente il dottor Passone
non prende in considerazione il
terrorismo di destra, essendo
questo un argomento molto ampio e si riserva di trattarlo in
altra occasione.
Il secondo argomento, quello
della mafia, è stato affrontato in
maniera più schematica. Innanzitutto rileva come la mafia attuale abbia perso la connotazione
un po’ romantica che si rifà ai
valori dell’onore, mafia intesa
come potere parallelo che riempie il vuoto di Stato.
Abbandonato l’aspetto « artigianale », il fenomeno mafioso
assume da alcuni anni a questa
parte le dimensioni e la disponibilità finanziaria proprie dell’industria. Questo fenomeno si articola in due realtà. Mafia come
sistema di potere complessivo, il
cui fondamento è l’esistenza di
una collusione tra mafiosi e apparati della vita pubblica. Viene
così a crearsi un sistema di potere organico e funzionale agli interessi della classe dominante.
Mafia come industria. La mafia
imprenditoriale basa a sua floridità sulle fortune finanziarie accumulate attraverso le innumerevoli attività illegali, quali spaccio della droga, prostituzione, appalti, e raggiunge i suoi scopi
con lo scoraggiamento della concorrenza, lo sfruttamento della
manodopera e l’autofinanziamento attraverso le attività illegali.
Le uniche armi che lo Stato
può impegnare nella lotta contro
la mafia consistono in ima nuova legislazione che riguarda il
controllo dei conti correnti bancari di singoli e di ditte con il
conseguente accertamento della
provenienza dei capitali risultanti, e nella sensibilizzazione del
mondo politico per recidere le
convergenze a tutti i livelli dell’apparato pubblico.
Circa il terzo ed ultimo argomento, quello della camorra. Passone rileva che esistono delle analogie con la mafia, specialmente a proposito di intimidazioni e
regolamenti di conti. In passato
la camorra ha svolto un ruolo
ausiliario delle forze di polizia.
Infatti le venivano demandati
compiti di ordine pubblico locale, allorché gli organi statali
svolgevano compiti di polizia nolitica.
Negli ultimi anni la camorra si
è specializzata nel sostegno clientelare anche e prevalentemente a
livello politico. In occasione del
terremoto deH’80 si è venuto a
creare un ruolo nuovo, quello di
regolare la distribuzione degli
interventi pubblici.
E’ seguito un breve dibattito
che ha avuto come argomento
principale il terrorismo.
La partecipazione del pubblico non è stata notevole, ma va
tuttavia rilevata una buona presenza di elementi giovanili.
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TORRE PELLICE
Donazioni di sangue
PEROSA — L’AVIS, che celebra quest’anno il trentennio della
sua fondazione, ha reso noto i
dati della sua attività. Nel 1982
l’associazione contava 227 soci di
cui 187 si sono sottoposti a 414
prelievi nei due centri trasfusionali di Pinerolo e Torino per una
donazione di 110 litri di sangue.
Una parte di questo sangue
è stata inviata tramite la Regione Piemonte in Sardegna per la
cura dei talassemici. È noto che
questi pazienti hanno necessità
di almeno 2, 3 trasfusioni mensili.
I prossimi prelievi per la zona
di Perosa saranno il venerdì 29
aprile e domenica 19 giugno dalle ore 8.30 alle 12.
Area industriale
attrezzata
PINEROJLO — Il Comprensorio ha approvato con la astensione di comunisti, DP, e sinistra indipendente, una proposta
del presidente C. Martina perché entro 90 giorni venga localizzata e dimensionata un’area
per insediamenti industriali nel
comprensorio.
La giunta comprensoriale dovrà eseguire quindi uno studio
dettagliato che sarà portato alla
discussione del consiglio entro
l’estate. Circa una possibile localizzazione appare scartata la
proposta contenuta nel primo
schema di piano territoriale di
localizzare quest’area nella zona
tra San Secondo, Bricherasio,
Osasco e si fanno alcune proposte per la zona di FYossasco
e per la stessa Pinerolo.
Viabilità
PINEROLO — Il Comprensorio ha approvato alla unanimità
una proposta di migliorare la
viabilità della strada statale 53
tra Riva di Pinerolo e Stupinigi
e di approvare le scelte regionali di realizzare lo svincolo della
tangenziale di Torino del Crosso e il suo collegamento con un
ampiamento della Statale 589 fino al bivio di Cumiana.
Difesa del suolo
PINEROLO — Il Comprensorio ha approvato all’unanimità
una proposta di piano di sviluppo agricolo che vede nella difesa del suolo agricolo dalTinquinamento e dal cemento (la costruzione di nuove case in aree
di espansione dovrebbe venire
drasticamente limitata) i suoi
maggiori punti qualificanti. All’interno del piano si trovano
spunti per progetti relativi allo
sviluppo della produttività dei
suoli.
« L’Agnese va
a morire »
In occasione delle celebrazioni per il 25 aprile, la Comunità
Montana Valli Chisone e Germanasca U.S.S.L. 42, nell’ambito
delle attività dei Centri di Incontro, e in collaborazione con
l’A.N.P.I., organizza per giovedì
21 aprile 1983 alle ore 15, presso
il Cinema Edelweis di Pomaretto,
la proiezione del film « L’Agnese
va a morire ».
Interverrà lo storico della Resistenza Mario Giovana che
parlerà sul tema: « Partecipazione femminile e popolare alla lotta di liberazione nelle nostre
valli ».
10
10 cìx)iiaca delle Valli
15 aprile 1983
NELLA COMBA DEI CARBONIERI
Un antico mulino
Nel 1854, in occasione di una
sua gita in iUta Val Pellice, il
pittore Bossoli, in compagnia di
tre amici (di cui imo inglese)
scopriva un piccolo mulino nella
Comba dei Carbonieri e Io ritraeva in un grazioso dipinto a matita e tempera.
Il dipinto è attualmente di proprietà della Galleria Narciso di
Torino, che gentilmente ci ha
permesso di riprodurlo.
Carlo Bossoli (1815-1884), nato
a Lugano, ha vissuto in Russia
poi in Italia a Napoli e Milano,
in solito in Inghilterra e infine
a Torino, dove morì. Buona parte dei suoi quadri e litografie
sono del periodo torinese, tanto
che è classificato fra i pittori piemontesi dell’800.
Questo mulino, in frazione Arbaud, nella Comba dei Carbonieri (o se vogliamo mantenere il
suo antico nome: Val Guichard)
è ora, da parecchi anni, in completo abbandono, con le « lose »
del tetto che cominciano a scivolare, lasciando degli squarci da
cui _entra la pioggia. Ma è un rarissimo esempio di mulino ad
asse verticale.
E’ visibile e ancora funzionante
con poco lavoro di restauro, il
canale di derivazione dell'acqua
che passando sotto il caseggiato
faceva ruotare le pale orizzontali
che azionavano l’albero centrale
della macina. Sia le pale che l’albero e le macine di pietra sono
ancora in relativo buono stato e
per fortuna sono troppo pesanti
e ingombranti per cui i ladri non
hanno potuto asportarli.
Dato la rarità di questo tipo di
mulino nelle nostre valli e il fatto che rattrezzatima principale
sia_ ancora sul posto, la sua posizione su una grande roccia a
picco sul torrente, ne fanno una
costruzione originalissima che
vale la pena di salvare, a ricordo
di un antico mestiere, quello del
mugnaio locale, oramai fatto
scomparire dai grandi mulini industriali.
Questo piccolo mulino ha servito la popolazione locale per
molti anni, fin dopo la prima
guerra mondiale, quando una
tassa troppo gravosa sui mulini
ha scoraggiato il proprietario.
Si stanno un po’ dappertutto
creando dei piccoli musei locali,
anche specializzati, come potrebbe essere questo.
Escludendo di lasciare sul posto dei piccoli oggetti per evitare
che vengano rubati dai soliti
ignoti, e lasciando solo le strutture principali dei macchinari,
che per la loro pesantezza sono
difficilmente asportabili, il mulino sarebbe comimque un’interessante testimonianza del passato,
e potrebbe anche non necessitare di custode (lasciando la
chiave a qualcuno che abita ancora tutto l’anno sul posto).
Con un po’ di lavoro da parte
di un gruppo di volontari, il re
stauro non richiederebbe una
spesa eccessiva. Preso contatto
con il proprietario (o i suoi eredi) per la necessaria autorizzazione, si tratterà di riparare il
tetto che è ancora in relativo
buono stato, ripulire Finterno,
tagliare le erbacce e i cespugli
dei cortiletti antistanti, rivedere
il canale di derivazione dell’acqua. Per qualche lavoro dove fosse necessario l’intervento di specialisti, non sarà impossibile trovare i fondi per questa spesa dato l’interesse in generale che la
Regione e la Provincia dimostrano per la valorizzazione dei ricordi del passato nel quadro della
rivalutazione delle antiche tradizioni.
Osvaldo Coisson
La didascalia manoscritta in
calce al dipinto è in inglese e reca; Mill in the Val des Charbonniers between the Val de Felice
and Monte Viso. Escursion from
La Tour, aug. 1 1854.
OLTRE LA FACCIATA
Le mostre dell’artigianato
Da alcuni anni si susseguono,
sia a Pinerolo che nelle valli, le
mostre e le rassegne dedicate ai
prodotti dell’artigianato locale:
si può dire che ormai in quasi
tutti i Comuni, grandi o piccoli
che siano, una manifestazione di
questo genere entra nei programmi estivi di attrazione per i turisti, insieme con la polenta e la
corsa campestre.
Il successo di pubblico è fuor
di dubbio, se mai la domanda da
porsi è: che cosa ci guadagnano
gli artigiani?
Abbiamo chiesto il parere di
Marcello Botto, che ha partecipato come organizzatore a tutte
le mostre più importanti.
L’opinione di Marcello Botto è
che le mostre e le rassegne sono
viste dagli artigiani come delle
grandi seccature. Dopo le prime
esperienze, è sempre più difficile
ottenerne la partecipazione. I
motivi sono evidenti: l’artigia
no deve curare il trasporto degli
oggetti, spesso delicati, la permanenza di un venditore durante
tutto il tempo di apertura della
mostra, l’allestimento dello stand,
per vendere tutto sommato pochissimi pezzi.
Gli artigiani che hanno laboratori affermati sanno benissimo
che le grosse ordinazioni si fanno durante l’aimo e non nel periodo delle ferie e preferiscono
farsi pubblicità con altri mezzi
(inserzioni sui giornali, cartelloni pubblicitari, radio locali, ecc.).
(Questo vale non soltanto per
le piccole mostre di paese, ma
anche per le grosse esposizioni,
tipo Pinerolo, o anche le più
grandi di Torino. Vi sono forti
incassi soltanto quando si incontra un filone di gran moda, come le vacanze sotto la tenda che
fanno aumentare le vendite degli
oggetti per il campeggio.
Nel piccolo delle situazioni lo
cali, le mostre si spostano sempre più suìl’hobby personale,
piuttosto che su un’attività professionalmente qualificata.
Tuttavia, le mostre incontrano
il favore del pubblico, perché presentano un aspetto culturale e
sociale da non sottovalutare. La
gente le frequenta come luogo di
incontro e di spettacolo, trascurando in massima parte l’aspetto commerciale. Infatti hanno
successo soprattutto nei centri
turistici, dove il visitatore di passaggio compera il « souvenir »,
che non verrebbe ad acquistare
il giorno seguente.
Ciò significa che tali manifestazioni sono destinate a sparire
in breve tempo? O invece hanno
centrato un interesse per la manualità e l’originalità come reazione alla plastica e ai prodotti
spersonalizzati costruiti in serie?
Staremo a vedere.
L. V.
TESSUTI
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INASPRIMENTI FISCALI
Problemi
dell’agricoltura
Mentre stanno per avviarsi i
nuovi negoziati fra i responsabili dei nove paesi agricoli della
CEE al fine di definire un’intesa
per i prezzi agricoli 1983-84 ecco
che in Italia affrettatamente si
tenta di penalizzare la zootecnia
con l’imposta IVA già preanmmciata dal governo sul finire delF82. Le varie organizzazioni e federazioni degli agricoltori di tutta Italia hanno fatto sentire energicamente il loro dissenso da
provvedimenti tali che possono
condurre ad una maggiore crisi
del settore, ritenendo il provvedimento « una vera penalizzazione della zootecnia nazionale per
la quale invece era chiesta ed
auspicata una più decisa politica
per incrementare una produzione
che rappresenta il comparto di
maggiore deficit della bilancia
agro-alimentare ».
C’è voluta l’opposizione sia di
molti parlamentari che delle diverse organizzazioni di categoria
per far mitigare l’imposta che
imponeva alle aziende agricole di
riversare all’erario il 2 per cento
di quanto incassato per la vendita di bovini, suini e latte. Gli organismi sindacali hanno ritenuto
le maggiori fiscalizzazioni « un
danno grave tale da compromet
tere il mantenimento del volume
dell’attuale produzione nazionale ». Di particolare significato l’inclusione della produzione del
latte nel provvedimento. Qra sulla base di una legge dello Stato,
tra produttori di latte e utilizzatori industriali, sono stati di già
chiusi i contratti regionali che
prevedono un’IVA al 15 per cento. Il versamento all’erario di altre 10 lire per litro è un assurdo
gravissimo denunciato e fortemente contestato dalle organizzazioni sindacali degli agricoltori, tanto più che in Italia la produzione del latte di anno in anno è stata seriamente penalizzata
e scoraggiata da una tassa comunitaria iniqua tenuto conto che
il nostro Paese non produce eccedenze, anzi è costretto ad una
massiccia importazione!
E’ in corso al Parlamento la
presentazione, da parte di esponenti dei partiti dell’opposizione,
di richieste di modifica del decreto relativo alla zootecnia e
attraverso essa alle attività agricole che interessano settori produttori maggioritari del nostro
Paese.
D. A.
ANGROGNA
Questione morale
Il Consiglio comunale di Angrogna nella seduta del 30 marzo ha approvato il seguente ordine del giorno:
«Il Consiglio Comunale di Angrogna, riunito in data 30 marzo
1983, preso atto dei recenti sviluppi della situazione che ha
coinvolto il Comune di Torino
e la Regione Piemonte con la denuncia alla Magistratura di alcuni Amministratori,
do che chi ha sbagliato paghi,
auspica garanzie di maggior
controllo democratico sull’operato svolto dagli Enti pubblici a
qualsiasi livello
e invita le forze politiche a
scegliere con maggior oculatezza
le persone chiamate ad amministrare, a tutela, e nel rispetto delle aspirazioni di giustizia della
collettività ».
MANIFESTA la sua amarezza
per i fatti avvenuti, che rappresentano purtroppo l’ultimo anello di una lunga catena di scandali che travagliano da tempo la
vita politica ed economica italiana.
Nella speranza che la Magistratura riesca a far piena luce
su tutta la vicenda, individuando precise responsabilità in mo
• Hanno collaborato a questo
numero; Domenico Abate, Daniele Busetto, Giovanni Conte, Franco Davite, Lucio Luchini, Saverio Merlo, Paola Montalbano,
Claudio Pasquet, Roberto Peyrot,
Paolo Ribet, Aldo Rutigliano,
Franco Scaramuccia, Franco Taglierò, Cipriano Tourn.
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L.
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n
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I
15 aprile 1983
cronaca delle Valli 11
t
I
POLITICA DELLE OPERE - 2
Le chiese e gli istituti
Foto d'archivio dell’Asilo dei vecchi di Luserna San Giovanni: opera
sociale evangelica tradizionalmente inserita nella comunità valdese
locale.
Il primo problema segnalato
dalla Beux riguarda i rapporti
tra chiese locali ed istituti di
ogni tipo situati nella loro circoscrizione territoriale. Tali rapporti dipendono direttamente
dalla politica che si è inteso promuovere e viene svolta nel campo specifico da parte di chi di
dovere. Cioè da parte di coloro
che hanno assunto nel tempo
l’iniziativa di erigere un istituto
e di coilocarlo in un dato luogo
vicino a, o lontano da una chiesa locale. Già qui si nota l’attuazione di proponimenti tra loro ben diversi.
In questa politica delle opere,
come ho inteso chiamarla, vengono inoltre coinvolti coloro che
sono preposti alla conduzione dell’istituto e nel contempo gli organi ecclesiastici che svolgono
sull’istituto quell’azione diretta
di controllo che è caratteristica
del nostro vivere ecclesiastico ed
un suo insopprimibile momento
essenziale.
Che cosa si intende
per politica
Ad evitare fraintendimenti e
conseguenti volute incomprensioni, dirò che « politica » in senso tecnico indica anche in questo caso: l’arte e/o la scienza di
saper rendere possibili le cose
che si stimano necessarie. Pertanto in un qualsiasi campo delle umane relazioni, le ecclesiastiche comprese, la politica perseguita dovrebbe essere il risultato di una meditata osservazione in ordine al da farsi, tenute
presenti le possibilità oggettive
e soggettive di cui si dispone, le
occorrenze e le esigenze di un
determinato settore. Nel settore che ci interessa dirò che la
politica delle opere a volte è
svolta inconsapevolmente, perseguendo un fine preciso senza
tener conto delle condizioni ne;
cessarie per realizzarlo. Di qui
i problemi e le difficoltà. Nei casi migliori la politica delle opere è invece il risultato di un’at;
tenta riflessione e di un’analisi
comparata delle necessità di un
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ambiente; delle condizioni della
gente che vi si trova, circa un
determinato servizio da attuare;
delle caratteristiche del luogo
prescelto per esercitare tale servizio; dei mezzi a disposizione
per attuarlo; di quelli necessari
per farlo funzionare adeguatamente nel tempo; della disponibilità delle persone ad adoperarsi in esso perché si possa
espletare il fine assegnato all’erigendo istituto.
La programmazione
Sembrerebbe quindi ovvio fin
dal momento della programmazione iniziale che la politica delle
opere configurasse un particolare tipo di rapporti tra « chiesa
locale » ed « istituto » nascente ;
o tra istituto erigendo e nuova
chiesa locale che nel tempo dovrebbe formarsi nel territorio
prescelto. E ciò per la evidente
ragione che nella specie non si
dovrebbe soltanto dar vita ad
un istituto di istruzione, di assistenza, di accoglienza od ospedaliero, ma ad un’opera della
Chiesa del Signore con cui si
vuol attuare in pratica uno dei
servizi predetti, per cui chiesa
ed opera dovrebbero venir formando una valida simbiosi nell’oggi e per il domani.
Uno sguardo
alla storia
Sul piano storico si nota che,
a prescindere dalle « Borse dei
poveri valdesi», sorte nel quadro dei singoli Concistori probabilmente fin dalla metà del
XVI secolo ; e tralasciando le
scuole sorte nei due secoli successivi, lo sviluppo delle opere
valdesi alle Valli e poi in Italia
avviene a cominciare dal terzo
decennio dello scorso secolo.
Patto è che le opere nascono
per le più diverse iniziative o nel
quadro concistoriale o comunque strettamente legate al territorio. Del resto a quel tempo anche la fede, in tutte le altre sue
manifestazioni, per i valdesi, era
costretta nei limiti del territorio
delle Valli.
Dopo il 1848 era naturale che
il diffondersi dell’evangelizzazione comportasse anche l’espandersi delle opere; e vari istituti
di istruzione e di assistenza vennero eretti fuori dai vecchi limiti
territoriali, ma in generale senza voluti collegamenti diretti
con le chiese locali che venivano
formandosi. Che io sappia — a
parte le scuole elementari un
tempo fiorenti — solo l’ospedale
di Torino ed il vecchio Asilo Italia in Firenze ebbero, ed uno ha
ancora, rapporti diretti con il
locale Concistoro valdese. Le altre opere, in buona parte anche
alle Valli, quale che sia stata la
loro origine, sono oggi gestite e
vivono quasi distaccate dalla
chiesa locale per cui un rapporto diretto' ed utile « stenta ad instaurarsi ». Di massima forse si
pensa che sono le opere della
Tavola, o della CIOV, o delrOPCEMI, poiché sono state da
tempo condotte, dirette, controllate direttamente solo dalle amministrazioni centrali, tramite
Comitati che, se sono costituiti
da persone facenti parte di una
o più chiese locali, non sono per
lo più inseriti nel quadro del
Concistoro locale. In pratica si
tratta di opere anche fiorenti,
ma più o meno avulse dalla vita
della chiesa locale che spesso
non le sente come sue. Di qui i
problemi e le difficoltà evidenziati da Carla Beux.
Quali frutti?
Se questo è un aspetto dei non
felici né fiorenti rapporti tra
chiese locali ed istituti, che cade facilmente sotto l’osservazione dei più, v’è un altro aspetto,
a mio avviso non meno foriero
di problemi e difficoltà altrettanto pesanti, che occorre considerare. Come è possibile — si
dicono alcuni — che istituti che
svolgono pienamente la loro attività in ordine al fine di istruzione, assistenza, accoglienza od
ospedaliero, dopo 15 od anche
20 anni dalla loro erezione non
sono riusciti con la testimonianza resa a dare inizio attorno a
loro neppure ad un primo nucleo evangelico? La fede operante non ha forse sviluppo espansivo? Di tali situazioni ve n’è
più d’una. A mio avviso se è grave che si incontrino particolari
difficoltà per stabilire rapporti
tra un istituto ed una chiesa locale territorialmente coinvolta, è
altrettanto se non più grave che
un istituto non costituisca più
uno spunto od una spinta o l’occasione per l’espansione della
fede. Eppure era stato così negli ultimi decenni dello scorso
secolo.
Così, stanti i termini di tali
rapporti esamineremo in un
prossimo articolo i problemi che
insorgono cercando di tratteggiare qualche possibile soluzione.
Giorgio Peyrot
Pro Asilo dei vecchi di
San Germano
Pervenuti nel mese di gennaio 1983
L. 470.000; A mezzo Concistoro Valdese Pomaretto diverse offerte da privati.
L. 200.000: Lega Femm.le Vald. Milano; in mem. A. Matthieu ved. Serre,
la sorella M. Matthieu, i figli, la nipote
E. Bertalmio, Villar Perosa; in mem.
dello zio A. Barus, i nipoti; Unione
femm.le Chiesa Vald. di Genova.
L. 133.000: Metà colletta culto 23.12
Chiesa Vald. S. Germano.
L. 120.000; In mem. di G. Boccassini,
i cugini.
L. 100.000: In mem. del Papà F. Lazzaro Gabriella e Alberto; Chiesa Vald.
Biella; Chiesa Vald. San Secondo.
1. 50.000: Chiesa Vald. Collegno;
in mem. della sorella A. Long, Long Caterina; Irene e W. Long, in occasione
matr. figlioc. Evelyn; in mem. della
mamma, ivonne e Livio Sappè; Chiesa
Vald. Coazze; Paschetto Gino e Giulia,
S. Secondo.
L. 40.000: Le figlie, in mem. di F. Vallerò; I vicini di casa, in mem. di E.
Sappè; i vicini di casa di ivonne, in
mem. di L. Maddalena; Perona Emilio,
Genova.
L. 35.0b0: Alimonda Rita, Genova.
L. 30.000: G. Balmas, in mem. della moglie; Perrona Emilio ed Eugenio, in
mem. Rochon e L. Perrona, Genova.
L. 28.500: Chiesa Vald., San Secondo.
L. 25.000: Biglione Eunice, Genova;
Schenone E. e Noemi, in mem. Schierone F., Genova; Clot Giovanna e Alberto, Riclaretto; Rivolto Anseimo e
Mirella, in mem. dei loro cari, S. Secondo.
L. 20.000; Conte Gino, Genova; Schellenbaun Werne e Irma, Genova; Frida
e Ettore Massel, in mem. dei loro cari.
San Germano; N. N., San Germano;
Beux Laura; ilda M. L., in mem. Aline.
L. 15.000: Bleynat Ester Ved. Avondet, in mem. Marito e Suocera; Barai
Daniela, in mem. nonna; Micci Carlo,
Riclaretto.
L. 10.000; Falchi Velia, Genova; Schenone E. Ercolini, Genova; Fedora e Luigi Lupino, in mem. amici, S. Germano;
Avondet M., in mem. padre e padrino.
San Germano; Capello Agnese ved. Robert; Liliana e Emilio Comba, in mem.
cari; Menusan Enrichetta, Riclaretto;
N. N., Como; Bianchi Elisabetta, in
mem. nonno Francesco, Bergamo; Robert Osvaldo, S. Germano.
L. 5.000: Lilia Malaorida, Como; Bertocchio Rina, Riclaretto; Balmas e Zanietti Giovanni, in mem. E. Bouchard.
Pervenuti nel mese di febbraio 1983
L. 982.000: Direzione e Maestranze
RiV-SKF, per il 17 febbraio.
L. 200.000: Siane Oreste, S. Germano.
L. 160.000; I colleghi di lavoro di
Marco, in mem. di A. Rivoiro.
L. 100.000: Unione Femm.le della
Chiesa Vald. di P.zza Cavour, Roma.
L. 50.000: li marito e i figii, in mem.
di lima Chiarvetto Monnet; Jahier Margherita e figli, in mem. A. Matthieu
ved. Serre; Rivoira Anna, in mem.
della nonna; Ghigou Alessandrina.
L. 25.000: Famiglia Long Nino, per
matrimonio figlia Franca; Gli amici del
« Centro d'incontro », in mem. di Temicou.
L. 15.000: Liliana e Walter, in mem.
nonna: Nelly Rostan, in mem. Alma Giraud; Alma e NIda Pons, in mem. Alma
Giraud.
L. 10.000: Livietta Stringai, in mem.
Aline Serre.
Massimino e C.
P.za Roma, 23 - Tel. 0121/22.886
Macchine per scrivere e calcolo
Fotocopiatrici
Registratori di cassa
Mobili per ufficio
Sistemi contabili
Accessori e assistenza
10064 PINEROLO
RINGRAZIAMENTO
a Io ho cercato VEterno, ed Egli
m’ha risposto e m’ha liberato da
tutti i miei timori v
(Salmo 34: 4)
E’ serenamente mancata
Laura Giacci ved. Sappè
di anni 92
Nella speranza e nella fede cristiana lo annunciano i figli Elena, Mercedes, Ivonne e Franco con le rispettive
famiglie, nipoti, cugini e parenti tutti.
Un grazie riconoscente al medico
curante doti. Emilio Peyrot, aU’infermiera sig.ra Polo, ai pastori Giorgio
Toum e Severino Zotta, afia Corale
Valdese di Torre Pellice ed a tutti gli
amici che con il loro affetto sono stati vicini alla famiglia.
Torino, 9 aprile 1983
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la cor^,
ho serbato la fede ».
(II Timoteo 4: 7)
I familiari deUa cara
Celestina Bounous v. Reynaud
riconoscenti, ringraziano tutti coloro
che hanno preso parte al loro dolore,
e in modo particolare il Pastore Ayassot, il Dott. Bertolino e i vicini di casa.
Porte, 8 aprile 1983
RINGRAZIAMENTO
« Chi crede nel Figliuolo ha
vita eterna »
- (Giovanni 3: 36)
I familiari del compianto
Giacomo CardioI
riconoscenti per* la grande dimostrazione di stima e di afiTetto tributata al
loro caro scomparso esprimono un sentito ringraziamento indistintamente a
tutti quanti sono stati di aiuto e conforto in questa do>lorosa circostanza.
Prarostino, 11 aprile 1983
AVVISI ECONOMICI
CONIUGI referenziati cercano aRoggio tra Pinerolo e Torino. Telefonare presso Convitto Valdese Pomaretto (0121) 81273.
USL 42 - VALLI
CHI80NE-GERMANA8CA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 17 APRILE 1983
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 22 - Tel. 840707
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81,000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44 - PINER0LE8E
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USL 43-VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 17 APRILE 1983
Luserna San Giovanni: FARMACIA
GALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996,
12
12 uomo e società
1
15 aprile 1983
L King: un simbolo di speranza
f segue da pag. I )
gna dimostrativa iniziata negli
anni ’60 ritrovi la sua spinta propulsiva iniziale è sentita da più
parti, soprattutto dai membri
della Conferenza cristiana del
Sud, fondata dallo stesso M.L.
King nel 1957. L’opinione di questi cristiani del Sud è che da
parte dell’amministrazione Reagan si sarebbe verificata una son
ta _di ritirata da tutte le aree in
cui il problema dei diritti civili
manifesta la sua urgenza. E ciò
che più sconcerta, a loro parere,
è il fatto che tale ritirata rifletterebbe lo spirito del paese: in
ima parola, l’atteggiamento delTamministrazione sarebbe sostenuto dal popolo americano.
Quello che essi definiscono il
velato pregiudizio razziale, ben
vivo nella coscienza degli Americani, non darebbe, quindi, segni
di cedimento. Certamente gli attuali leaders del movimento sono consci che i funesti giorni
della discriminazione razziale sono ormai lontani — e a questo
proposito M.L. King ha giocato
un ruolo decisivo. Anche se esistono tuttora evidenti disparità
nella qualità della vita fra bianchi e neri (e chissà per quanto
tempo sussisteranno), una cosa è
certa: non si tornerà mai niù alla segregazione, alla separazione
più netta, e la conquista dell’Atto del diritto di voto da parte
dell’elettorato di colore costituisce un fatto irrevocabile.
Il cammino del
nonviolento
Così, dopo la morte di M.L.
King, il movimento che ha ereditato e si è appropriato del suo
messaggio, deve fare i conti con
tre problemi di fondo: la giustizia economica, la giustizia politica e la giustizia criminale. Per
questo rientra nei piani del movimento la organizzazione di una
grossa campagna dimostrativa
che si prefigga di riaccendere gli
entusiasmi e di attirare nuovamente l’attenzione pubblica intorno a sé, dal momento che,
dopo l'assassinio di M.L. King, si
è venuta a creare una sorta di
stasi.
Fra i tanti progetti in programma vi sarebbe quello di creare
una festa nazionale che commemori la nascita di M.L.King, quale apostolo della nonviolenza e
difensore instancabile dei diritti
civili.
Attualmente sono dieci gli stati del nord America che celebrano ogni anno l’anniversario della
nascita di M.L. King. Inoltre —
fatto di non poco conto — il
Congresso ha appena approvato,
qualche mese fa, il progetto di
legge riferentesi alla creazione di
un monumento nel Campidoglio
di Washington, che onori la memoria di M.L.King: il primo per
im uomo di colore nella storia
degli Stati Uniti!
Come si configura questo movimento? Il sistema adottato dagli uomini che hanno guidato la
marcia su Washington nel 1963
(con a capo M.L. King) non è più
seguito dai leaders di oggi. Il movimento, Oggi, non presenta più
una voce carismatica, come vent’anni fa, ma una voce collettiva.
Non più la personalità forte come M.L. King, ma diverse personalità che agiscono attraverso organizzazioni quali la Conferenza
cristiana (di colore) del Sud, comitati politici costituiti da mem
Doni Eco - Luce
DONI DI L. 2.000
Ivrea: Durio Arnoldo, Contini Romano — Torino: Giavara Roberto, Apriie
Luigina, Giachino Anna Maria, Borione
Eugenia, Bounous Renata, Miniotti Rosalba, Gente Guido, Romussi Luigi, Jahier Enrico, Coisson Giuliano Graziella,
Gatti Fiammetta, Varese Dario, Geymonat Nello, Luchini Ada, Palermo Maria
Stella, Pons Ezio, fam. Corongi, Pagliani Maria Piera — Riclaretto: Menusan
Linda, Peyrot Beniamino, GardioI Atti
« L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Franco
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Giuseppe Platone, Marco Rostan,
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luglio (semestrale).
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Stampa: Cooperativa Tipografica
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Ilo — Villar Pelilce: Rambaud Stefano,
Fontana Claudio, Dalmas Ida, Cairus
Emma, Albarea Celina — Biassono: Malan Ada — Milano: Santinello Armando, Cosco Carla, Zaza Domenico, Roselo Bruno, Lo Russo Franca, Guerci
Mercedes, Palumbo Gaetano, Weber
Arnoulet Roberto, Giordano-Bonomi, Ardemagni Pietro, De Filippis Elia — Forano Sabino: Giuliani Rocco, Gennari
Nora, Scarinci Anna, Scarinci Zenaide
— Agrigento: Castiglione Rosa — Cantalupo: Talocci Paola — Poggio Mirteto: Scarinci Fiammetta — Cantalupa:
Rostan Roberto — Pinerolo: Rostagno
Sorrento, Jannin Paolo, Natali Mimmo
e Bianca, Canal Brunet Pasquale, Godine Virgilio, Godine Giulia, Ferrerò Paolo — Trieste: Rapisarda Hanny — San
Secondo: Bleynat Dino, Cavallotto Valentina, GardioI Giacomo, Fornerone Attilio, Griglio Enrichetta, Paschetto Silvio — Legnano: Ricco Gian Paolo —
Vintebbio: Del Vecchio Daria — La
Spezia: Ricco Giovanna — Guglionesi:
Romanelli Antonio — S. Giacomo degli Schiavoni: Di Giorgio Antonio —
Brindisi: Mosca Toba Elena — Genova: Cougn Giovanni, Gay Paimira —
Luserna S. Giovanni: Prassuit Elsa,
Balmas Giulia, Bellion Dino, Depetris
Rosina, Michelin Salomon Maria —
Reggio Calabria: Pozzanghera Ercilia —
Torre Pellice: Rampa Elio, Benedetto
Attilio, Ricca Walter, Tomasini Loris
GardioI Enrico, Gnone Marco, Gay Giu
Ila — Bergamo: Barbaglio Mariuccla
Frizzoni Giovanni, Varala Daniele, Gl
noulhiac Eugenio, Kupfer Vera, Locati
Louise — Ivrea: Fam. Ollearo — Gorle
Guarenti Daisy ^ Bobbio Pellice: Poggio Edgardo — Sarnlco: Ghirmay Josief
— S. Pietro in Bagno: Ceseri Samory
Vincenza — Aosta: Resburgo Ugo, Hurzeler Amelia — Chivasso: Sassi Ivana
— Pomaretto: Salma Claudio, Soster
Moreno, Breuza Elena, Baschera Pierangelo — Inverso Pinasca: Coucourde llario, Genre Marco — La Loggia: Giavara
Francesca — Pinasca: Maurino Claudio
— Pitelli: Di Prisa Giannina — Pisa:
Cobbino Maria — Imperia: Pons Bruno
— Mantova: Mantovani Enzo — Borgaro
Torinese: Long Alberto — Pavone Canavese: Venturini Giampiero — Firenze: Longo Eliseo, Massa Francesco.
bri di colore del Congresso, legislatori ed ufficiali locali. Purtroppo il contributo e l’appoggio dei
bianchi — mi dicevano alcuni
studenti in teologia — è fin troppo limitato, rispetto ad un problema, quale quello dei diritti civili, che richiede unione, compattezza e solidarietà.
L’omonimo centro « Martin Luther King » diretto dalla vedova
Covetta Scott King (che, tra l’altro, ha pubblicato un libro autobiografico intitolato « My life
with Martin Luther King », La
mia vita con Martin Luther
King), sta svolgendo un lavoro
profondamente radicato nel processo politico. Il centro ha organizzato, alcuni anni fa, una coalizione nazionale composta da alcuni importanti sindacati (le trade unions), dal Consiglio nazionale delle chiese e da un ampio comitato di gruppi di colore. Questa coalizione, singolarmente simile a quella formata negli anni
’60, il cui impegno fu coronato
dalla conquista ottenuta nel 1964
(l’Atto dei diritti civili), sta fornendo forse il più significativo
impulso pubblico verso la risoluzione del problema scottante della disoccupazione. Ancora oggi
negli Stati Uniti la situazione non
è affatto rosea, se si considera
che scarseggiano costruttivi programmi di lavoro e iniziative sociali a favore della gente di colore: nelle grandi città americane il numero dei disoccupati di
colore supera anche il 35%.
Un messaggio che
continua a vivere
NASCE « SCIENZA ESPERIENZA
>1
Servizio, non potere
« ...Il patrimonio accumulato è
alle nostre spalle: non lo rinneghiamo né lo dimentichiamo, anzi lo consideriamo prezioso e vogliamo utilizzarlo al meglio... ».
Con queste parole di speranza
che aprono l’editoriale, si affaccia nel mondo scientifico italiano il primo numero di Scienza
Esperienza, nuova rivista di informazione sui fatti della scienza. Il gruppo di lavoro che l’ha
promossa è quello che ha concluso la collaborazione, data per
tanti anni, alla nuova serie della
rivista « Sapere ». ____
sta, saremo solidali con l’impegno di Scienza Esperienza, anche noi persuasi che « le cose
essenziali, semplici e chiare sono al centro della vita... » (G.
Maccacaro, Per una medicina da
rinnovare). L’atteggiamento limpido e trasparente di uomini disposti a rinnovarsi e a rischiare
non può che essere condiviso da
chi ha in mente le parole: « Ecco, le cose vecchie sono passate;
esse sono diventate nuove ».
D. B.
Attraverso il movimento e tutte le organizzazioni che si adoperano per migliorare le condizioni
di vita e per salvaguardare i diritti del popolo nero, vive ancora
il messaggio di M.L. King, un
messaggio di tolleranza, non violenza e fratellanza. Questo popolo lo ricorda come un grande
leader e maestro, un uomo che
ha risvegliato la speranza per
una più giusta società, un uomo
che ha simboleggiato e simboleggia il coraggio e il sacrificio.
Certo c’è ancora tanto da fare
e indubbiamente una grossa responsabilità grava sulle future
generazioni americane. A testimonianza di ciò bastino queste
parole rilasciatemi da uno studente in teologia: « Noi neri
non viviamo più il tempo della
segregazione, ma la nostra peculiare condizione e posizione nella
società americana non è mutata.
Una volta eravamo invisibili; ora
siamo visibili, ma la nostra è
una presenza senza potere. Ed è
triste scoprire giorno dopo giorno la nostra impotenza nella società americana, la nostra incapacità di ristrutturare le sue istituzioni. Ma se oggi siamo visibili
e se questa visibilità ci fa sperare
nel futuro, allora l'opera di M.L.
King non è stata vana ».
Ecco che cosa rappresenta
M.L. King per gli Americani: un
simbolo di speranza. La sua influenza sulla società americana è
stata grande, nella misura in cui
nessun Americano oggi può dimenticare che cosa era il Sud
negli anni ’50 e nessun Americano può fare a meno di osservare
i cambiamenti psicologici nella
gente di colore avvenuti negli
ultimi vent’anni.
Ma M.L.King non rappresenta
un simbolo di speranza solo per
il popolo americano, proprio perché il messaggio che egli ha trasmesso al movimento oltrepassa
i confini americani. M.L. King
stesso aveva riconosciuto che la
battaglia americana per i diritti
civili avrebbe dovuto inserirsi
nel contesto della lotta intemazionale per i diritti umani. Ed è
per questo che il suo appello di
ieri, rivolto alla coscienza americana, è indirizzato, oggi, ad ogni
coscienza là dove l’ingiustizia sociale e politica regna.
Mi sembrano degne di riflessione le premesse e i modi con
cui questa nuova impresa culturale nasce, per puntualizzarne
tre aspetti. Innanzitutto vi si
trattano « problemi connessi con
l’uso e la produzione della scienza », e tutto ciò che ha a che fare con la scienza continua a toccare da vicino la « carne » della
gente (salute, farmaci, risorse
energetiche, ambiente, tecnologie, ecc.) in solo due modi possibili, o come potere o come servizio. Inutile dire che la rivista
si situa in questa ultima direzione. In secondo luogo Scienza
Esperienza non ha sponsors né
ricchi padroni alle spalle ma è
prodotta da una cooperativa di
tecnici, ricercatori, lavoratori;
cioè è tutto sommato povera. Ma
soprattutto mi pare importante
il fatto di dichiarare conclusa
una fase della propria ricerca,
della propria esperienza, della
propria vita, compiuta altrove,
per riprendere in altri modi e
in altri luoghi, magari con altre
persone, il rigore e l’onestà di
un impegno. La sobrietà delle
posizioni, la disponibilità all’ascolto, il coraggio di iniziare una
esperienza di cui non si sa l’esito, ma alla cui realizzazione si
vuol restare fedeli, non è poi così di moda oggi nel nostro paese.
Nella atmosfera di disimpegno,
di arroganza, di rinuncia, di fuga
nel proprio particolare, tanto
più va sostenuto il lavoro di una
minoranza che vuole dare un
contributo ai problemi che la
scienza pone agli uomini d'oggi.
Nella valutazione critica dei contenuti che arricchiranno la rivi
NAPOLI
Educazione
religiosa
Si è svolta recentemente, a Napoli, informa l’agenzia ADISTA,
una tavola rotonda su « Educazione religiosa, esperienza di base e problemi istituzionali » a cui
hanno preso parte Anna Maria
Marenco del CIDI, Pasquale Colella de « Il Tetto » e il pastore
Salvatore Ricciardi di Taranto.
Ricciardi, sottolineando la positività dell’evoluzione che ha
portato a rivalutare l’esperienza
religiosa nella storia, ha riproposto la posizione delle chiese
evangeliche: uso deU’esonero come strumento di lotta contro un
insegnamento che è stato e rimane confessionale, rifiuto del
doppio binario, rifiuto di una presenza nella scuola analoga a quella della chiesa cattolica offerta
dalla nuova legge sulla scuola
secondaria, attenzione critica verso le proposte del CIDI e delTALRI, disponibilità a rispondere alle richieste di alunni, genitori e professori nel quadro dell’agibilità scolastica e senza accettare alcun condizionamento
da parte dello stato.
LIBANO
Lager e torture
Abbiamo già avuto occasione di riferire ai lettori sull'attività del Centro di
Informazione per la difesa delle popolazioni civili, dei prigionieri, deportati
e scomparsi palestinesi e libanesi. Le
più recenti notizie che pervengono da
tale Centro testimoniano di una situazione sempre più deteriorata e drammatica, situazione che certo non si può dire
sia alleggerita a seguito dei recenti
sanguinosi attentati alle «forze di pace».
Tonino Barbieri
Nei giorni scorsi è stata scoperta
una fossa comune con i corpi di 15
prigionieri del lager di Ansar, allestito
dagli israeliani nei pressi di Nabatyeh,
nel Libano-sud. Alcuni contadini che
lavoravano in un campo hanno fatto la
macabra scoperta e sono stati minacciati di morte qualora avessero svelato
la cosa. Fuggiti a Beirut, hanno poi riferito sui fatti. Hanno anche soggiunto
di aver udito prolungati tiri di mitragliatrici nel lager. La stampa israeliana
dal canto suo ha riferito sul ricovero
in un ospedale di Haifa di prigionieri
feriti ad Ansar. In questo lager, secondo il Centro di Informazione (recentemente raddoppiato di estensione) al
momento sono rinchiusi almeno 10
mila palestinesi, tra cui un numero imprecisato degli scomparsi portati via
dai campi di Sabra e Chatyla dopo i
massacri. Essi sono stipati In tende:
sotto di esse scorrono fogne aperte
e sono prive di qualsiasi accorgimento
igienico-sanitario. I prigionieri vi debbono trascorrere 23 ore su 24, in con
dizioni di pauroso sovraffollamento, di
sottoalimentazione e di mancanza di assistenza medica, nonché di divieto assoluto di contatti con l’esterno. Ivi comprese le rispettive famiglie. Fra i pochi
prigionieri rilasciati, parecchi vengono
ri-arrestati o rapiti direttamente dalle
forze israeliane o dai miliziani di Haddad. Altri vengono uccisi. Sono stati
ritrovati cinque cadaveri di palestinesi
quasi Irriconoscibili per le torture e le
mutilazioni subite prima dell'uccisione.
Altri 5 detenuti palestinesi arrestati
in Libano e rinchiusi nella prigione
israeliana di Hebron — prosegue il documento del Centro — sono scomparsi.
Di fronte alla denuncia di un deputato
il governo prima ha negato e poi, di
fronte alla presentazione di prove documentate, ha dovuto ammettere ed ha
annunciato l'apertura di una «inchiesta».
Frattanto il Comitato israeliano contro
la guerra nel Libano ha annunciato la
sua decisione di aprire una campagna
a favore dei prigionieri e scomparsi palestinesi del Libano « contro le condizioni disumane in cui essi sono detenuti e per la loro immediata liberazione ».
Intanto è stato arrestato e condannato a 21 giorni di carcere militare II
tenente israeliano Ze'ev Gavish che si
è rifiutato di compiere il servizio militare al comando di guardia nel lager
di Ansar cui era stato assegnato.
r. p.
I