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Anno 115 - N. 7
15 febbraio 1980 - L. 300
ARCHIVIO TAVOLA VALDESE
10066 TORRE PELLICB
Spedizione in abbonamento postaie
1° Gruppo bis/70
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
A DUE ANNI DALLA CONCLUSIONE DELLA TRATTATIVA
L’ostruzionismo radicale è finito per esaurimento e il Decreto antiterrorismo è passato così
come era stato proposto. Due
tatti (Tostnizionismo e il passaggio del Decreto) sostanzialmente negativi per la vita dei
paese. E mi spiego. I messaggi
delie B.R., di Prima Linea, dei
N.A.R. e di quante altre più o
meno misteriose organizzazioni
che vivono la vita politica col
mezzo dell’assassinio, insistono
nel dire che si sentono in guerra con lo Stato italiano. Quando
uno di costoro viene arrestato
si dichiara prigioniero politico e
non risponde agli interrogatori,
così come la Convenzione di Ginevra stabilisce per i prigionieri
di guerra. È quindi il riconoscimento della impostazione di tali
organizzazioni il fatto che lo
Stato si dia leggi che limitano
sensiltilmente la sfera normale
di protezione cui ogni cittadino
ha diritto ed ampiano i poteri
deU’Esecutivo (Polizia e affini)
a scapito di quelli della Giustizia che, per il formalismo dei
suoi procedimenti e per la diversa impostazione del suo lavoro,
danni! al cittadino maggiori garanzie E sarà quindi necessario
che le così* non si fermino qui,
ma che si continui con mezzi più
congrui ìa 'otta per il miglioramento di ah ane prescrizioni e
soprattutto per un controllo assiduo da parte del Parlamento
e della stampa sulle modalità di
applicazione di disposizioni, accettabili nella lotta al terrorismo,
ma non estensibili a movimenti
di opinioni o altre attività lecite
politiche o sindacali.
Ma negativo è stato anche
l’ostruzionismo radicale, soprattutto per un’evidente sproporzione tra cause ed effetti e per
l’abuso di questi mezzi che, come ogni moneta, perdono valore
se esposti ali’inflazione.
Ed un’altra considerazione si
può fare. Vi è una tendenza sempre più diffusa a cercare per
ogni problema soluzioni che ottengano il consenso di tutti ;
conseguenza di ciò il continuo
rinvio di decisioni in sé urgenti
(il problema del piano energetico, con le sue implicazioni nucleari o no, ne è chiarissimo
esempio) oppure soluzioni accolte solo perché chi più strilla ottiene, abbia o no ragione. Governare non può voler dire che scegliere, e resistenza di una maggioranza e di una minoranza è
ii risuitato ovvio di una vita democratica, non una catastrofe.
Le unanimità puzzano fortemente di totalitarismo, e a questo
si riducono i regiitó che pretendono ad una unanimità, ma non
lasciano alle minoranze di oggi
possibilità di diventare maggioranze di domani.
Quando si sarà realizzato il
paese di Utopia e avremo^ P®P®‘
li formati solo da uomini privi
di egaismo individuale o settoriale, e solo allora, ben venga
runanìmismo e per ottenerlo non
ci sarà certo bisogno di ostruzionismi; ma fino ad allora non
possiamo che augurarci un minimo di realismo politico che rispetti le minoranze, ma consenta anche al governo di governare e quindi di scegliere; salvo
pagare quando le scelte fossero
sbagliate. E tutti sappiamo quante sono le non scelte o le scelte
sbagliate degli ultimi trent’anni.
Per cui il problema sta nel trovare finalmente un modo per
far pagare in termini elettorali
c civilmente democratici ( non
con gli assaGsinii) chi di questi
errori è stato ed è responsabile.
Niso De Michelis
Intesa: le tappe da percorrere
Dopo aver ricordato la settimana scorsa il cammino percorso dal 1948 all attuale fase di stallo,
Giorgio Peyrot delinea le prospettive future della trattativa e ne dà un bilancio provvisorio
Nel corso della tappa attualmente in svolgimento, ed avviata dopo che il 4 febbraio 78 fu
siglato il protocollo deU'Intesa,
la Tavola valdese, quale organo
direttamente interessato alla
questione, è praticamente tagliata fuori. Essa non ha altri
compiti da espletare aU’infuori
di quello di sollecitare e dare,
ove richiesta, i ragguagli del caso ai Ministeri che verranno interessati alla faccenda.
Questo sarà il momento decisivo. Se tale avviso dovesse essere negativo — ma non se ne vede
l'eventuale ragione — la questione verrebbe accantonata sino a
che maturi una diversa disponibilità politica. Una tale conclusione non potrebbe trovare però
favorevole accoglienza in vari
settori dello schieramento politico del paese, ed è perciò del
tutto improbabile.
Se l’avviso politico del Governo sarà invece positivo, si inizierà una sesta tappa, brevissima,
di una sola giornata; quella in
La tappa in corso
La Presidenza del Consiglio potrà interpellare vari Ministeri;
Interni, Giustizia, Finanze, Istruzione, Difesa, Sanità, Beni Culturali, perché le forniscano, ciascuno per quanto di competenza,
un parere tecnico in ordine al
riassetto normativo previsto dai
testo dell’Intesa ed ai rapporti
tra detto riassetto ed altre leggi
vigenti. In un primo momento
risulterebbe che di questi Ministeri ne sia stato interpellato solo
uno, ma altri Tq saranno tra breve. Ci vorrà quindi ’tempo; e potrebbero anche presentarsi nuovi problemi da affrontare e necessariamente risolvere. Non si
può pertanto ad oggi fissare il
giorno in cui la tappa (iniziata
due anni or sono) potrà ritenersi compiuta. Vi sarà poi una
quinta tappa nel corso della quale verrà redatto il testo definitivo dell’Intesa. Vi sono infatti già
oggi talune rettifiche da apportare per aggiornare il protocollo
in ordine a fatti sopravvenuti
per via del tempo trascorso; ed
altri ritocchi potrebbero ancora
rendersi necessari od utili. Nel
corso di questa tappa deve anche esprimersi l’avviso politico
del Governo sulla opportunità di
concludere l’Intesa stessa.
17 Febbraio
* ^-■»-“-*1'^---.A.-------------
L'editto dell’emancipazione firmato da Carlo Alberto.
A pag. 1 una pagina dedicata al 17 Febbraio.
EVANGELIZZAZIONE
La speranza che è in noi
Ci fu un tempo in cui ia fede
cristiana aveva chiaramente gli
accenti della speranza: una speranza ardita ed inconfondibile
nel suo contenuto e nelle sue rnanifestazioni. Nella sua autodifesa di fronte al Sinedrio, Paolo
pronunziava queste parole: « E a
motivo della speranza e della risurrezione dei morti che sono
chiamato in giudizio »; e, di fronte al re Agrippa, l’apostolo precisava il suo pensiero dicendo:
« Ora sono chiamato in giudizio
per la speranza della promessa
fatta da Dio ai nostri padri... E
per questa speranza, o re, che io
sono accusato dai Giudei ».
Oggi potremmo domandarci
se la nostra fede possiede ancora il tono della speranza in Gesù Cristo e nella promessa della
risurrezione. Viviamo in tempi
oscuri e tormentati, in cui non
mancano le speranze, ma si tratta sempre di speranze umane
verso un mondo migliore, in cui
la vita umana non sia più esposta a guerre micidiali e disastrose, i diritti della persona e la
stia dignità vengano rispettati,
le azioni dei "grandi” di questo
mondo, anziché essere strumenti
di potere siano^ veramente strumenti di servizio.
Tutti gli uomini possono condividere quelle speranze ed accrescerne le dimensioni. In quanto cristiani, però, dovremmo possedere una speranza migliore, diversa, protesa verso Dio, fondata sulle promesse e sulle possibilità di Dio, il Signore della nostra vita e della nostra morte.
La fede del cristiano, la nostra
fede evangelica, purtroppo non
è sempre una fede che spera e
che attende di scorgere su questa terra segni visibili del Regno
di Dio che viene e che verrà malgrado tutte le delusioni, gli scoraggiamenti, le lunghe e, in apparenza, inutili attese. Come scrive J. Ellul, « la speranza è la risposta dell’uomo al silenzio di
Dio, ma è anche il Sì pronunziato da Dio su di un mondo altrimenti condannato, rifiutato,
diretto verso la morte... Ora,
quando c’è confusione tra Regno
di Dio e sistema politico sociale
(giusto, pacifico, ecc.) non c’è
più speranza, perché si cammina
attraverso ciò che si vede, le rea
lizzazioni concrete, le evidenze.
E, se discerne i segni concreti,
essa (speranza) sa anche che si
annullerà quando il Regno si farà presente; ma finché ci sono
soltanto questi segni, essa è la
sola ragione di vivere e di continuare ».
« Abbiate dunque nei vostri
cuori un santo timore di Cristo,
il Signore, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domanda ragione della speranza che è
in voi, ma con dolcezza e rispetta, avendo una buona coscienza ». Queste parole l’apostolo
Pietro le indirizzava ai cristiani
che vivevano come forestieri
nella diaspora centro-settentrionale dell’attuale Turchia, esposti alle insidie di un mondo pagano, ma anche alle interrogazioni di quanti osservavario la
speranza da cui erano animati:
una speranza che si riferiva a
Gesù Cristo ed alla misericordia
di Dio « che ci ha fatti rinascere,
mediante la risurrezione di Cristo dai morti, ad una speranza
viva, in vista di una eredità inErmanno Rostan
(continua a pag. 10)
cui i rappresentanti ufficiali delle due parti firmeranno il testo
definitivo dell’Intesa. '
A questo punto la corsa iniziata dai rappresentanti delle Chiese valdesi e metodiste nel lontano 1948 sarà compiuta; ma la
pratica relativa aH’Intesa conclusa non sarà terminata. Si inizierà una settima tappa nella quale
il Governo dovrà predisporre ed inviare al Parlamento il
disegno di legge per l’esecuzione
dell’Intesa. Quindi ve ne sarà
una ottava ed una nona nel corso delle quali le due Camere, una
dopo l’altra, saranno chiamate
ad esaminare ed approvare il disegno di legge predetto e con esso l’Intesa. Infine una decima
ed ultima tappa; quella che culminerà nella pubblicazione del
testo della legge approvata sul- la Gazzetta Ufficiale della Repubblica e che segnerà l’entrata
in vigore della nuova disciplina
dei rapporti tra lo Stato e le
Chiese valdesi e metodiste contenuta nell’Intesa.
Da quel giorno futuro, di cui
nulla oggi è possibile dire, comincerà una nuova storia nel corso della quale occorrerà adoperarsi per la applicazione effettiva e completa dei nuovi dispositivi di legge che sostituiranno ■
quelli che dal 1929 infestano con
il loro spirito e con la loro lettera la vita delle nostre (Chiese.
Come si vede il cammino è ancora lungo. E’ vero che le Chiese dopo la firma del testo definitivo non avranno più nulla di sostanziale da compiere; durante le
ultime quattro tappe il loro ufficio è solo di vigilanza perché
tutto si svolga bene e nel minor
tempo possibile. Tuttavia è proprio nel corso delle tappe ancora
da percorrere che potrebbero
presentarsi a nuovo difficoltà anche gravi. Non si può non prevedere l’eventualità di nuove incomprensioni, di impuntature (se
ne sono verificate tante nel passato anche recente!) di erronee
valutazioni circa le soluzioni
adottate. Ciò specie da parte di
quanti sino ad ora non hanno
mai avuto da trattare tali questioni e che poco o nulla sanno
di « intese » é di « chiese evangeliche ».
L’avvenire va affrontato con
fermezza, nella sicurezza della
giusta ragione, con piena disponibilità a trattare ancora se sarà
. necessario nelle sedi le più diverse.
Punti acquisiti
Ma cosà concludere dopo tutto quello che sono venuto esponendo? I tempi sono quelli che
sono. Ognuno sa quale periodo
sta attraversando il nostro Paese. E’ vero che quella che ci concerne è una riforma che non costa al Paese, e che concerne
una questione di attuazione costituzionale che si trascina da 32
anni. E’ indubbio che non è più
pensabile dopo tanti anni di inùtile attesa che le Chiese rappresentate dalla Tavola valdese e le
altre Chiese evangeliche conti;
nuino a vedere i loro rapporti
con lo Stato regolati da quelle
leggi illiberali e repressive sui
« culti ammessi » che il regime
fascista impose loro nel 1929. E’
tempo che la Costituzione si at
Giorgio Peyrot
(continua a pag. 10)
2
rr-TTir
15 febbraio 1980
DIBATTITO SULL’EVANGELIZZAZIONE
Alternativa culturale
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
Settimana ecumenica
Se parliamo in termini di risultati (discutibili e ambigui, lo so),
quali sono stati i risultati di un
periodo, specie nel secolo scorso,
nel quale è stato fatto un massiccio sforzo evangelista a livello
popolare? E’ sorta una sottile
diaspora di comunità che l’usura
sociologica e della secolarizzazione rende sempre più evanescente, spingendo significativamente
molti evangelici, anche fuori delle mura valdesi, a guardare d
blocco sociologico valdese delle
Valli come fosse un punto di
riferimento rassicurante: per
quanto ancora « blocco », e quanto « protestante »? In ogni caso,
di fatto, la nostra presenza protestante è passata inavvertita
dalla nazione; e non sarebbe onesto sostenere che è stato così
unicamente per la tristizia dei
tempi e degli uomini.
Abbiamo tentato di proporci
come alternativa religiosa. Ma
abbiamo urtato da un lato contro gli « Itali omnes atei », vaccinati da secoli di conformismo religioso; e di recente contro la
secolarizzazione; d’altro lato contro la superiorità (senza invidia)
del cattolicesimo quanto a capacità di attrazione e aggregazione
religiosa (non soltanto a livello
di pietà, addirittura di superstizione, ma anche a livello di cultura: l’umanesimo cristiano di
marca cattolica).
Specie dal ’68 (anche se pure
nell’epoca risorgimentale è stata
OFFERTA
Le chiese che desiderano ordinare copie extra
della pagina centrale di
questo numero per affissione in bacheche, nei locali di culto, di attività,
istituti, ecc. sono pregate
di richiederle versando il
relativo importo (anche in
francobolli): L. 150 la copia, più L. 150 per spese di
invio.
positive e riuscite, oltre che significanti), ma in una presenza
testimoniante che faccia sentire
in tutti i settori dell’attività, della ricerca umana il fermento lievitante e contestatore dell’Evangelo del Regno? Non è questo il
nostro compito primario? Non è
questo il richiamo che dobbiamo
fare avvertire ai nostri « laici »?
Non rischiamo invece di avallare
il pigro ripiegamento sul « popolare », ammantando la cosa con
la pia scelta dei poveri-piccoliemarginati? Non vivo nelle nuvole, ho lavorato abbastanza nelle alte Valli e nella diaspora
friulana e torinese, e so che
« l’Evangelo è annunciato ai poveri »: oggi forse anzitutto ai poveri di cultura. Ma non per questo la nostra responsabilità culturale si attenua.
Ora, ai « colti » della nostra
nazione noi proponiamo essenzialmente una problematica storica (sulla cui impostazione avrei
del resto alcune riserve personali): l’annuo convegno storico di
Torre Pellice, il Bollettino della
Società di Studi Valdesi e un ramo vigoreggiante della Claudiana. E’ qualcosa, ma poco. Si può
forse aggiungere la rifiessione e
la proposta giuridica nella questione Stato-Chiesa. Tuttavia si
tratta quasi sempre di problematiche, in fondo, più ecclesiologiche che teologiche; lo stesso
per ciò che riguarda le nostre discussioni e prese di posizione in
tema di ecumenismo; e questo
mi pare sia anche stato l’elemento dubbio del recente, modesto
ma buon incontro Fratelli/Valdesi-Metodisti a Pravernara. Ora,
specie di questi tempi, il rischio
che la chiesa copra Cristo, che
noi copriamo Dio è ben reale, a
nostra confusione; e per gli uoniini clericalizza Dio, anziché invitarli a riconoscere la sua « laica » presenza nel quotidiano,
grande è piccolo.
Per di più, in fatto di evangelizzazione popolare, verso cui ci
porterebbe forse l’anima antica
del nostro movimento a due ra
dici (valdese e metodista), siamo
oggi troppo imborghesiti, troppo
« problematici », troppo « politicizzati » ecc., per essere realmente efficaci. Lo vogliamo o no, non
è forse più il nostro genere, salvo eccezioni, che per altro non
sappiamo valorizzare. Ed è forse
meglio che lo lasciamo a chi, comunque, ci sa fare meglio di noi
e ha per questo più disponibilità,
più fervore, più semplicità, meno spessore (o callo) culturale.
D’altro lato, come valdesi, metodisti e tanto più come evangelici italiani, siamo assai sospettosi verso la Cultura; e forse anche superficiali e pigri da
impegnarci in un confronto che
è arduo, faticoso, assorbente
energie considerevoli (è abbastanza significativo che i progetti di rassegne, circa vari settori
della vita e della cultura, periodicamente proposti in sede di
redazione della rivista « Protestantesimo », sfumino via col
vento malgrado gli sforzi del direttore di coinvolgervi laici e pastori). Certo, c’è una cultura arida, astratta, stantia, morta; ma
c’è anche una cultura viva, fervida, aperta e — piaccia o dispiaccia — plasmatrice dell’epoca, e non a suo rimorchio, almeno altrettanto, e io credo di più,
che la cosiddetta cultura popolare. In questo senso l’apertura
ossessiva — e, se non volutamente, di fatto esclusiva — al « politico » è stata in questi anni altrettanto frustrante e decurtante quanto il ripiegamento intimistico.
La sfida a cui ci troviamo di
fronte — almeno, una delle sfide — è di riuscire, nella comunione della chiesa universale, a
isolare i grandi nodi culturali di
oggi, a riflettervi teologicamente;
a viverli all’interno delle nostre
chiese nella ricerca comune e a
riverberarli nella testimonianza
di ciascuno, intorno a noi. Per
me questi « nodi » culturali sono
semplicemente i nodi della vita
di oggi e di domani.
Gino Conte
La Gazzetta del Mezzogiorno
del 17 die. dedica un ammirato
articolo alla nomina di Marilù
Moore a pastore delle comunità
taattiste di Gravina e Altamura.
L’ammirazione sta non solo nell’apprezzabile curriculum della
Moore, ampiamente riportato,
ma soprattutto nel vedere una
donna assunta, nel quadro del
sacerdozio universale, a conduttore di due vive comunità.
« 4: *
E sempre sul sacerdozio universale, Luigi Accattoli sulla Repubblica del 3 febbraio insiste
sul fatto che le conclusioni del
Sinodo Olandese riaffermano il
sacerdozio sacramentale contro,
appunto, il sacerdozio universale.
* 4« H:
Larga la partecipazione della
stampa alle attività della settimana ecumenica di fine gennaio.
Da ricordare Gente Veneta che
ospita una lunga risposta di don
Pattare ad un precedente intervento del past. Garufi, cercando
di mantenere a livello di dialogo
la riaffermazione delle posizioni
cattoliche di fronte a quelle protestanti illustrate da Garufi.
Pubblica anche il testo di una
preghiera detta dal vaMese Guido Colonna Romano in occasione di incontri ecumenici.
L’Avvenire del 22 gennaio dà
rilievo alla conferenza tenuta
presso la Facoltà Valdese di Roma da mons. Agresti, del quale
lo stesso giornale pubblica il 26
una intervista in cui si lamenta
la scarsa comprensione della
base cattolica per i problemi ecumenici. Sul Giorno del 25 gennaio si riferisce di una affollata
conferenza del teologo Hans
Balthazar, nella quale si dice
che, di fronte all’ecumenismo,
« il problema più grave che si
pone per noi cattolici è dato dalle discordie che ci sono dentro
la Chiesa ». Mentre A. C. Temolo
sulla Stampa del 22 gennaio, in
polemica con Lapberto Fumo,
spezza una lancia int favore'del
rispetto degli aspetti specifici
delle diverse religioni cristiane
(sacerdozio, celibato dei preti,
sacramentalità del matrimonio)
concludendo con un invito al
papa a « non condarmare la prudenza dei suoi predecessori ».
Sulla Vita del Popolo di Treviso, una intervista a partecipanti delle attività ecumeniche nel
Veneto, tra i quali il pastore Garufi e l’anziano Guido Colonna
Romano, conclude la visione dell’ecumenismo di oggi con l’affermazione « Noi non siamo tanto
ottimisti sugli uomini, ma siamo
ottimisti sull’opera dello Spirito ».
E infine sul Giorno del 26 gennaio Jurgen Moltmann riafferma la validità, anche e soprattutto nei ridessi ecumenici, del
principio protestante della salvezza per fede, concludendo con
l’invito a tutti i cristiani a contrapporsi « alla moderna società
delle prestazioni » ( salvezza per
le opere), in quanto « solo mediante la fede torniamo a respirare l’atmosfera della libertà e
ridiventiamo umani ».
4* Hi 4t
Sul Corriere dell’8 febbraio
Roberto Gervaso, recensendo
« I nuovi tabù nella storia della
Chiesa » di Molinari, trova il
modo di avviare un confronto
tra la teocrazia di Khomeini e
quella di Calvino a Ginevra. Calvino, comunque « più misericordioso di Lutero », è giustificato
per la sua più che necessaria
reazione alla corruttela della
Chiesa romana, ma è diffìcile, dice il Gervaso, dimenticare le 58
esecuzioni e i 76 bandi che hanno caratterizzato quattro anni
del suo governo.
Secondo il Gervaso « non è
così, che si difende la fede, né la
virtù ».
Niso De Michelis
Questa rubrica vive della collaborazione di tutti coloro che
mandano ritagli a Niso De Michelis, via S. Marco 23, 20121 Milano.
presente nella nostra evangelizzazione una certa sensibilità politico-sociale, di orientamento anticlericale) abbiamo pensato di
poterci e doverci associare ad altri nel proporre agli italiani una
alternativa politico-sociale. Ma, a
parte pianti confusioni e inquinamenti, dai quali non sono affatto sicuro che si stia uscendo
(con i relativi contraccolpi interni, per lo più di segno semplicemente — magari inconsciamente
— opposto, e le tensioni e lacerazioni conseguenti), a parte tutto questo, non abbiamo avuto
nulla di originale da proporre e
siamo stati equiparati, se non
utilizzati. Nella stessa questione
dei rapporti Stato-Chiesa, mi pare, abbiamo raggiunto il massimo di chiarezza e di originalità
di cui siamo stati capaci in questi anni, non si può dire che la
dimensione teologica sia sempre
chiara ed esplicita anche se lo
sforzo è stato onestamente fatto.
Quello che non abbiamo mai
veramente tentato — forse perché è ben altrimenti impegnativo, arduo, faticoso — è stato il
proporre una alternativa culturale teologicamente fondata (lo dico pur sapendo quanto una « cultura protestante » sia planetarmente in crisi). E’ chiaro che non
era il nostro pugno di pastori
che poteva e può ingaggiare questo sforzo immenso: non solo
per ragioni numeriche, di forze,
ma perché nella sostanza eccede
largamente il compito strettamente pastorale. Se si prescinde
da qualche sporadico tentativo —
come il gruppo di « Bilychnis »,
di « Conscientia », di Doxa, di
alcune nostre riviste, delle « giornate teologiche » del Ciabas prima e seconda serie (breve, e sabotata, quest’ultima), da qualche
lato dell’attività Claudiana, abbiamo mai veramente tentato di
mobilitare la nostra intellighentia — che pure abbiamo proporzionalmente numerosa ■— coinvolgendola nella responsabilità
di una comune riflessione teologica che mettesse davvero in
movimento il tanto decantato sacerdozio universale dei credenti:
che non consiste tanto nella presidenza laica del sinodo o del concistoro (cose per altro giuste.
DALLE CHIESE
Giornate di evangelizzazione a Vasto
La visita di Domenico Maselli
a Vasto è stata occasione di due
giornate intense di esperienze ed
iricontri, nei quali gli evangelici
di Vasto e San Salvo sono usciti, alrneno temporaneamente, dal
loro isolamento per farsi conoscere neila città. Il prof. Maselli
ha tenuto una prima conferenza
su: Gabriele Rossetti e il laicismo del primo Ottocento, per incarico di una locale cooperativa
culturale, che gestisce tra l’altro
una radio, nella quale gli evangelici sono invitati a diversi interventi oltre che ad una rubrica
fissa.
Una settantina di persone ha
seguito con attenzione l’esposizione di Maselli, fatta con la
consueta vivacità; ma ben presto
al centro non era più questo pur
degno personaggio (Gabriele
Rossetti ), poeta-rivoluzionario-esule-evangelico, ma tutto l’ambiente rivoluzionario e insieme
« spirituale » di Teodorico Pietrocola Rossetti (parente del primo, da lui adottato), del conte
Guicciardini, amici di Ricciardi,
Mazzini, Garibaldi. Meridionalista anzitempo Teodorico Pietrocola nelle sue lettere e in scritti
quasi sconosciuti ha visto con
lungimiranza difficoltà e danni,
che si sono puntualmente verificati. con Tunificazione dell’Italia,
senza proteggere le industrie
centro-meridionali e l’agricoltura- ,Con tutta questa capacità e
lucidità politica, che veniva apprezzata dai grandi politici del
suo tempo. Teodorico Pietrocola
Rossetti (anch’egli nato a Vasto,
ma qui completamente sconosciuto; invece a Gabriele sono
dedicati una piazza e alcuni monumenti nella città) andò a fare
il predicatore di campagna in
una chiesa libera (di quelle che
poi diverranno le chiese dei Fratelli).
Grande interesse ha suscitato
questa figura fra gli storici loca
li di Vasto, perché qui è ancora
completamente da scoprire; si
è auspicata la raccolta di un
certo numero di scritti di Pietrocola Rossetti da pubblicare, con
introduzione dì Maselli, nella
collana patrocinata dal Comune di opere di illustri vastesi.
Altri si sono assunti i’incarico
di recensire i due libri di Maselli (Storia della Chiesa dei Fratelli) nelle riviste di storia abruzzese, segnalando in particolare
gli aspetti che riguardano la storia locale.
Il giorno dopo, 25 gennaio, la
seconda conferenza aveva come
tema: Gli Evangelici in Italia,
contributo di una minoranza.
L’affluenza di persone è stata
di poco inferiore alla giornata
precedente. È da segnalare la
partecipazione di un gruppo della Chiesa dei Fratelli di Termoli, con la quale non era stata
possibile finora nessuna collaborazione. L’esortazione all’unità,
pur nella diversificazione ormai
consolidatasi nella storia, diventava nel discorso di Maselli una
chiara testimonianza evangelica
e un invito a cogliere l’occasione
attuale per portare un messaggio «non straniero » ma profondamente radicato nella realtà italiana.
Il culto comune nella piccola
« biblioteca » di Vasto, la cena,
lo stare insieme di questi due
giorni sono stati di grande aiuto ai fratelli della nostra zona,
che non sono ancora maturati a
vera e propria comunità evangelica, provenendo da diverse confessioni e tradizioni, e paesi. Speriamo di avere altre occasioni
come questa! Una diffusione all’uscita dell’opuscolo « I cristiani evangelici », stampato a cura
del nostro circuito, ha suscitato
curiosità e desiderio da parte
di alcuni di approfondire gli argomenti ivi esposti.
Gianna Sciclone
Attività
femminili
Ci^RARA — Dopo parecchi
anni che l’attività femminile
della nostra comunità languiva,
abbiamo cercato di trovare un
« modello » nuovo che potesse
venire incontro ai vari bisogni
delle donne anziane o sole, delle
madri giovani con bambini piccoli, delle donne che lavorano
fuori di casa, di quelle che sono
« brave » a far la maglia o il ricamo, di quelle che non lo sono
o non ne hanno gusto, di quelle
che vorrebbero « esaminare i documenti» e di quelle che invece
vogliono solo chiacchierare insieme I Considerato che tutte
queste idee, aspettazioni ed inclinazioni sono in qualche modo
giustificate e positive abbiamo
cominciato ad organizzare un
«marted', aperto» nella chiesa.
Dalle ore quindici in poi chi viene trova un sala calda, una tazza di thè, un posto da lavorare
o dove lasciare per un po’ di tempo i bambini piccoli, per andare
a fare una commissione da sola,
qualcuno con cui parlare o scambiarsi due opinioni, uno che
ascolta o dà, una mano per un
lavoro incominciato, e anche
due o tre, che discutono su un
documento o un articolo.
Dato che qui a Carrara abitiamo tutti molto distanti, questo martedì, è diventato anche il
luogo dove si danno informazioni sulla comunità che riguardano tutti o singoli membri, e di
qui Si possono organizzare visite
ai malati ed agli anziani e progettare attività varie.
Si è dimostrato presto, che il
fatto che non ci si limita ad una
certa ora facilita il singolo di
passare, magari anche solo per
mezz’ora, di salutare, di « farsi
vivo », di prendere parte ! Si sa
che in questo pomeriggio la chiesa è aperta per varie ore, è un
luogo d’incontro familiare ed
accogliente. Abbiamo visto che
anche le sorelle che per tanto
tempo non Venivano, si sentono
attratte da questo nuovo modello e partecipano con i bambini.
L’ultima volta il più piccolo era
di un anno e mezzo, la sorella
più anziana di più di 70. Speriamo di cuore che i « martedì »
aperti siano un’attrattiva permanente !
Costituito
un Centro
Evangelico
LA SPEZIA — Tra le attività in
comune tra le chiese locali battista e metodista della Spezia
(preparazione monitori, FGEI,
studio documento delle chiese
Battiste, Metodiste e Valdesi,
agapi fraterne alla seconda domenica di ogni mese su temi di
comune interesse — il prossimo
sulla pace) decise aH’inizio dell’anno ecclesiastico 1979-80, recentemente è stato costituito un
Centro Evangelico con scopi sociali, religiosi e culturali.
Il Centro Evangelico guidato
da una presidenza paritetica ha
già elaborato un minimo di programma da attuare da febbraio
a maggio di quest’anno e riguarda temi mensili tesi ad illustrare
la Riforma e il contesto culturale italiano. Le conferenze o tavole rotonde saranno tenute in sale messe a disposizione dagli enti locali.
L’attività di quest’anno verrebbe chiusa da una mostra di pittori evangelici e non e con una
tavola rotonda sul tema Riforma e arte.
3
15 febbraio 1980
3
_____UNA PROPOSTA DI PAOLO RICCA
Settimana di preghiera:
sì, ma per la libertà
dei cristiani
BILANCIO DEL SINODO OLANDESE
I problemi non risolti
si ripresenteranno aggravati
Il rullo compressore della curia romana, pilotato con mano
sicura da papa Wojtyla, s’è messo in moto per far tabula rasa
di tutto quello che il cattolicesimo olandese — uno dei più
vivi e creativi d’Europa — aveva
cercato di costruire di nuovo
negli anni dopo il Concilio, fino
ad oggi. Da un punto di vista
ecumenico (oltreché evangelico)
il Sinodo olandese non poteva
concludersi in modo peggiore;
la stessa distinzione tra vescovi
«progressisti » e « conservatori »,
che aveva animato l’intera vicenda conciliare e il dibattito postconciliare in seno al cattolicesimo olandese, è stata per così
dire cancellata dall’attuale pontefice, che ha unito tutti i vescovi d’Olanda nell’ubbidienza alla
linea voluta da Roma. Se qualcuno immaginava che l’unità
cattolica potesse essere o diventare qualcosa di diverso dall’unità romana, cioè dall’unità così come Roma la concepisce e,
in fin dei conti, impone, dovrà
ricredersi. Del resto è questa la
dottrina cattolica ufficiale sancita anche dal Concilio: i vescovi
sono <: con Pietro e sotto Pietro », cioè, in base alla teoria secondo cui il papa è successore
di Pietro, « con il papa e sotto il
papa ». Questo vuol dire — e
l’esito del Sinodo olandese lo
ha confermato in pieno — che
essere con il papa significa essere sotto di lui, comunione col
papa significa sottomissione al
papa, unità nel papa è e sarà
sempre unità ai suoi piedi. Il
papa è un vero « padre »-padrone della chiesa cattolica. Rincresce doverlo dire ma sono i fatti
che lo dicono. E non lo dicono
solo i fatti, lo dice anche il dogma cattolico: lo dicono i fatti
perché lo dice il dogma. Perciò,
a ben guardare, è inutile prendersela col papa — per quanto
indisponente egli sia. Bisogna
prendersela col dogma. Ma
Kting, che lo ha fatto, è già stato sconfessato come teologo cattolico.
Qual è la conseguenza più incresciosa del rapporto di sudditanza di tutti i vescovi (italiani
0 olandesi, « conservatori » o
«progressisti» che siano) nei confronti del pontefice romano? È
che la libertà delle chiese cattoliche locali viene impunemente
mortificata, senza che i vescovi
si facciano avanti a difenderla.
1 vescovi sono più uniti a Roma
che alle loro comunità; la voce
di Roma è per loro più autorevole e più decisiva che quella
delle loro chiese. Ci si chiede:
chi difende oggi, nella chiesa
cattolica, la libertà del cristiano,
sia esso laico o teologo? Chi
scriverà oggi un libretto sulla
Libertà del cristiano, appunto,
come quello scritto nel 1520 dal
monaco Martin Lutero, dedicandolo, come fece Lutero, al pontefice romano? Torna insistente
alla memoria la parola evangelica: «Dov’è lo Spirito del Signore, ivi è libertà » (2 Corinzi 3:
17). Ma dov’è lo spirito del papa, ivi è la mortificazione della
libertà. E ancora; « Voi siete
stati chiamati a libertà» (Calati 5: 13). Il papa, invece, richiama all’ordine.
Tutto questo è molto grave e
il movimento ecumenico non può
semplicemente stare a guardare
l’operazione ’’normalizzatrice”
di questo pontefice, volta al sistematico congelamento di tutto
ciò che di più nuovo, di più vi
vo e di ecumenicamente più avanzato era emerso nella chiesa cattolica. Soprattutto non si
può tacere davanti a questa
confisca della libertà dei cristiani cattolici di essere cattolici in
maniera un po’ diversa da come lo si è in Polonia.
Che fare? Un suggerimento —
modesto, certo, ma concreto —
può essere questo. Esiste una
«Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani », che ha i
suoi limiti ma anche il suo valore. Continuare a celebrarla nel
clima attuale diventa sempre
più difficile, a meno che non la
si faccia precedere o seguire da
una « Settimana di preghiera
per la libertà dei cristiani». Questa preghiera per la libertà sta
diventando più necessaria che
quella per l’unità. E comunque,
nessuna unità cristiana è possibile, se è ottenuta a scapito della libertà cristiana. Non potrebbe il movimento ecumenico farsi promotore della istituzione di
una « Settimana di preghiera per
la libertà dei cristiani » — s’intende nella chiesa?
Non sarebbe questa una risposta concreta e costruttiva all’azione del pontefice romano? A
prima vista può sembrare una
risposta troppo moderata. In
realtà è la risposta più energica
che l’ecumene potrebbe esprimere. Bisogna però essere intransigenti: non si celebra più
la settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani a meno che
non la si faccia seguire o precedere da una settimana di preghiera per la libertà dei cristiani.
Paolo Ricca
Dopo il commento di Franco Barbero apparso sul numero
scorso, pubblichiamo altri due interventi: di Cesare MUanescht,
francescano (noto tra noi per il suo recente libro edito dalla
Claudiana: Ugo Janni, pioniere dell’ecumenismo), e di P. Ricca.
Il Sinodo particolare olandese, svoltosi nei giorni 14-31 gennaio 1980, ha raggiunto senza
dubbio gli scopi assegnatigli da
papa Wojtyla e dalla Curia romana: maggiore dipendenza della chiesa olandese dal governo
centrale, scoraggiamento di ogni
ricerca autonoma in teologia e
nella vita ecclesiale, emarginazione dei preti sposati dai posti
di responsabilità nella pastorale
e nell’insegnamento teologico.
Il documento conclusivo pubblicato il 31 gennaio non sembra accettabile in Olanda anche
se porta la firma degli stessi vescovi progressisti, i quali non
hanno voluto inasprire la discussione oltre un certo limite, sapendo anche di non poter ottenere ormai altro che piccoli
emendamenti, dato che nella
composizione del sinodo erano
posti in sicura minoranza.
Vediamo alcuni punti del documento:
If prefetti delle Congregazioni
e 1 vescovi olandesi « riconosciuto che tra di loro esistono difficoltà », hanno convenuto di incrementare i rapporti reciproci
mediante visite dei vescovi a
Roma e dei curiali in Olanda.
Il celibato dei preti « costituisce un gran bene per la chiesa »
e i padri sinodali hanno espresso « la volontà di seguire fedelmente le decisioni dei papi di
mantenere la norma del celibato. I suoi effetti positivi si farebbero vedere quando fosse vis
suto « come vero consiglio evangelico ».
A proposito dei religiosi, riconosciuta « l’importanza » in linea
di principio, « di una sana affettività », si rifiutano però le comunità miste, alle quali si allude con l’esclusione di ogni « terza via » tra celibato e matrimonio.
Riguardo ai « gruppi critici »,
ci si preoccupa della loro « pressione troppo grande sulla vita
della chiesa ».
Una commissione da nominare
studierà i compiti dei laici. Ma
le sue decisioni sono già annunciate: distinzione dei compiti dei
preti, dei diaconi e dei laici; divieto di creare nuovi ministeri,
perché non si abbia un « clero
parallelo » come alternativa al
presbiterato e al diaconato.
A proposito dei preti sposati
si ricorda che non debbono esercitare funzioni sacerdotali, e pur
non escludendo una loro collaborazione ecclesiale, si regolamenterà la loro posizione in base alle istruzioni dell’ex-Sant'Uffizio.
Si fa cessare anche ogni conduzione autonoma della liturgia,
rimettendo il settore alla « piena
conformità con i testi ufficiali ».
Si ristabilisce inoltre la confessione individuale, e si chiede ai
preti che la incrementino e che
siano a disposizione dei fedeli
per questo scopo, perché essa è
« il solo mezzo ordinario di riconciliazione » con Dio e con i
fratelli.
¡echi dal mondo cristiano!
a cura di BRUNO BELLION
42® Congresso dei
Battisti in URSS
Preceduto da 64 congressi locali e aperto con un culto nella
chiesa battista di Mosca con la
partecipazione di 2000 persone,
si è tenuto in dicembre il 42"
congresso dell’Unione dei battisti e cristiani evangelici dell’URSS.
Nel suo rapporto il segretario
generale del Consiglio, past. Alexei Bichkov, membro del Comitato centrale del CEC, ha comunicato che negli ultimi 5 anni
sono state aperte 203 nuove chiese e sono stati battezzati 34.000
nuovi fedeli. Negli ultimi 10 anni 272 nuovi pastori sono stati
formati per mezzo dei corsi per
corrispondenza.
Un problema particolare: da
un lato diverse chiese locali che
non hanno alcun membro di sesso maschile; dall’altro la presenza di 3 donne soltanto sui 565
delegati e il rifiuto di consacrare le donne al ministero pastorale benché di fatto diverse chiese siano già condotte da donne.
Il Congresso ha comunque di-'
scusso a lungo il ruolo della
donna nella chiesa.
Al termine il pastore Bichkov
Presentato il
“nev”
ROMA — Con una conferenza
stampa tenutasi il 17 gennaio
nei locali della Federazione è
stato presentato il primo numero del « nev » (notizie evangeliche), il notiziario che costituisce
la parte più visibile dell'agenzia
di informazione predisposta dalla Federazione che viene a potenziare il Servizio stampa-radiotelevisione, finora carente nel
primo dei suoi tre settori.
Presentando il « nev » al pubblico, il presidente della Federa
zione pastore Piero Bensi e il
direttore del notiziario pastore
Giorgio Girardet hanno sottolineato lo scopo che ci si propone: colmare presso gli organi di
stampa e di informazione italiani — a cui particolarmente, ma
non esclusivamente, il « nev » si
rivolge — una lacuna di informazioni relative al protestantesimo italiano e internazionale.
Il « nev » esce ogni terzo venerdì
di ogni mese (escluso agosto).
Abbonamento 11 numeri L. 3.000.
è stato rieletto segretario con
una scelta che lo ha preferito a
molti altri candidati.
Il Congresso rappresentava
500.000 battisti e cristiani evangelici, 30.000 pentecostali e 20
mila mennoniti, raccolti in chiese locali che celebrano il culto
in 22 lingue diverse.
In URSS la
prossima conferenza
luterana europea
Secondo le dichiarazioni del
relatore europeo della Federazione Luterana Mondiale (PLM),
la prossima conferenza delle
chiese luterane d’Europa dovrebbe aver luogo nella capitale dell’Estonia, Tallinn, tra il 7 e il
13 settembre 1980. La dichiarazione è stata fatta al termine di
lunghe conversazioni con i responsabili della chiesa luterana
estone ed i rappresentanti del
governo sovietico (consiglio per
gli affari religiosi presso il ministero moscovita).
L’ultima di tali assemblee, per
cui si prevede la partecipazione
di rappresentanti di 20 paesi europei, oltre ad alcuni invitati
provenienti dalle altre parti del
mondo, aveva avuto luogo nel
1976 a Liebfrauenberg, vicino a
Strasburgo. Sottolineando la
gioia delle Chiese estoni, lituane
e lettoni, il relatore della FLM
ha aggiunto che molti altri responsabili delle chiese del Baltico potranno trarre nuovo impulso nella loro testimonianza
dalla partecipazione a questa
conferenza.
Tema principale di questo incontro sarà: « Evangelizzare oggi » e sarà visto sotto i seguenti
aspetti;
— Il contesto dell’eyangelizzazione: situazione politica e
spirituale in Europa;
— Evangelizzazione alla luce
della Confessione di Augusta;
— Evangelizzazione mediante il
culto;
— Evangelizzazione mediante la
cura d’anime;
— Evangelizzazione nel servizio
del prossimo (diaconia);
— Evangelizzazione nel servizio
per la pace.
Al termine della conferenza
sono naturalmente previsti incontri dei partecipanti con le
chiese del Baltico.
Digiuno e preghiera
per i torturati
L’Azione dei Cristiani per la
Abolizione della Tortura (ACAT),
con sede a Parigi e che raccoglie cristiani di diverse confessioni, ha lanciato una campagna
per invitare tutti i cristiani a
dedicare due giornate di digiuno
e dì preghiera in favore delle
vittime della tortura in ogni parte del mondo e in particolare dei
cittadini del Guatemala e di E1
Salvador.
Quest’azione viene portata avanti sotto il patrocinio e con
l’appoggio del Movimento Internazionale per la Riconciliazione
(MIR).
Le informazioni provenienti da
questi due paesi sono infatti
particolarmente allarmanti. Il
rovesciamento della dittatura di
Somoza in Nicaragua ha messo
in stato di allarme tutte le altre
dittature simili dell’America Centrale, che hanno creduto opportuno rafforzare le loro misure
di sicurezza, che si traducono
spesso in repressioni spietate e
cruente.
Si calcola che nel solo Guatemala negli ultimi sedici mesi si
siano avuti più di 2.000 morti,
senza che si siano in alcun modo chiarite le circostanze di rapimenti. Si dà per certo che la
tortura viene applicata sistematicamente come mezzo di indagine e per terrorizzare quella
opposizione che non si riesce ad
eliminare fisicamente.
I cristiani del Guatemala chiedono la solidarietà dei credenti
del mondo intero perché il loro
governo venga invitato a rispettare i diritti dell’uomo, secondo
la carta delle Nazioni Unite.
■ Hanno collaborato a questo
numero: Franco Davite Dino Gardiol - Ermanno
Gerire - Alfonso Manocchio Alberto Taccia ■ Franco Taglierò - Cipriano Tourn - Margarete Ziegler.
A conclusione, si decide di nominare un Consiglio sinodale —
composto dal card. G. Garrone
(nominato dal papa), dal card.
J. Willebrands e da mons. J.
Bluyssen — con il compito di
vigilare sull’esecuzione delle decisioni prese a Roma.
Le conclusioni finali e il modo
in cui è stato condotto il sinodo,
dimostrano che siamo di fronte
ad un vasto piano di restaurazione condotto all'insegna del
Concilio, inteso però questo come punto di arrivo del rinnovamento della chiesa cattolica, oltre il quale non si permette di
andare. Assunta questa linea, da
parte vaticana era chiaro che si
volesse frenare la dinamica della chiesa olandese, in seno alla
quale da qualche decennio è entrato in profonda crisi il cattolicesimo tradizionale ed è nato un
nuovo tipo di chiesa gestita con
una larga partecipazione dei laici e in stretta collaborazione con
le chiese evangeliche. Non bisogna dimenticare che una tappa
importante dèlia chiesa olandese, il Concilio pastorale del 1970,
fu realizzato con una notevole
collaborazione degli evangelici
specie nelle commissioni che
prepararono i documenti da dibattere. Ma già negli anni del
Concilio Vat. II dall’Olanda era
venuto un prezioso contributo
al rinnovamento e ad una nuova
visione dei problemi teologici ed
ecclesiologici. Il vescovo di Tilburg, Wilhelmus Marinus Bekkers, radunato un gruppo di teologi, fece preparare un documento che distribuì ai padri conciliari, dove si cercava di puntualizzare i problemi religiosi
degli uomini del nostro tempo.
Il documento si contrapponeva
nettamente agli schemi preparati da Roma, e contribuì anche ad
affossarli, almeno in parte. Da
allora si è. approfondito quel
modo di essere cattolici in ricérca che ha avuto nell’Olanda un
luogo privilegiato di espressione.
Il dopo-concilio ha conosciuto
una lunga serie di tentativi di
repressione da parte della Curia
romana, di cui il Sinodo si può
ritenere l’effetto conclusivo. Preparato a lungo, esso aveva già
le sue premesse nella noniina dei
due vescovi tradizionalisti Simonis e Gijsen (nominati rispettivamente nel 1971 e nel 1972) contro il parere degli altri vescovi,
dei preti e dei laici. Ma è anche
da notare la gravità del fatto
che il sinodo di una chiesa dove
la comunione e la partecipazione sono accentuate, si sia svolto
a Roma e abbia visto la partecipazione di sette personaggi di
curia (sei cardinali, prefetti di
altrettante congregazioni, e mons.
J. Tomko segretario del Sinodo).
La discussione condotta con
questa procedura ha assicurato
l’assoluta maggioranza al fronte
conservatore ed ha ignorato proprio in sede deliberante la concreta presenza di laici e preti
che nella realtà concreta della
chiesa olandese vivono un’esperienza di fede che trova proprio
in quella sede le sue precise ragioni di esistenza e le motivazioni profonde del suo volto specifico.
Perciò è superfluo, dopo i risultati raggiunti, chiedere al conservatore Gijsen di attenersi alle decisioni della conferenza episcopale, come si accenna nel documento finale.
Ma i risultati del Sinodo olandese vanno visti anche nel contesto di una normalizzazione
molto più ampia messa in atto
da Roma: l’inchiesta su Schillebeeckx, la condanna di Kùng,
l’inchiesta su Leonardo Boff, uno
tra i più moderati dei teologi
della liberazione, i pronunciamenti di papa Wojtyla in materia sociale e sull’etica sessuale
dimostrano bene quale modello
di chiesa si vuole riaffermare. E
la crisi di una leadership religiosa e politica a livello mondiale sembra assicurare un notevole successo a questa linea, anche se la storia dimostra che i
problemi non risolti si ripresentano sempre con maggiore gravità nei periodi successivi.
Cesare Milaneschi
4
15 febbraio 1980
UNA PREDICAZIONE DEL MODERATORE G. BOUCHARD
Voi siete il sale della terra ;
ora, se il sale diviene insipido, con che lo si salerà?
Non è più buono a nulla
se non ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo;
una città posta sopra un monte non può rimaner nascosta ;
e non si accende una lampada per metterla sotto il moggio ;
anzi la si mette sul candeliere
ed ella fa lume a tutti quelli che sono in casa.
Così risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini,
affinché veggano le vostre buone opere
e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli (Matteo 5: 13:16)
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
Vorrei proporre alla vostra libera e responsabile riflessione,
una libera (e spero responsabile)
interpretazione di questo passo del
Vangelo secondo Matteo.
Poiché è vecchio costume protestante mettere le carte in tavola, vorrei annunciare subito la chiave di interpretazione e di applicazione che propongo
all'assemblea dei fratelli: questo testo
applicato oggi, significa che noi abbiamo la possibilità e la responsabilità di
costruire una minoranza cristiana significativa e che questo in pratica oggi
significa tre cose:
il rilancio evangelistico;
la costruzione di un fronte protestante;
la riforma delle nostre chiese e delle nostre vite.
Ma prima di arrivare alle nostre rifiessioni e alle nostre parole, ascoltiamo un istante questa parola da cui siamo partiti, a cui dovremo arrivare e
tornare.
Voi siete il sale della terra
« Voi siete il sale della terra »: l’evangelista Matteo è l’autore di un libro
missionario e colloca queste parole di
Gesù in una chiara prospettiva missionaria; l’evangelista intende proiettare
la comunità dei cristiani del suo tempo
verso il mondo pagano, ma non intende permettere che il movimento di Gesù nel mondo pagano si trasformi in
una nuova « religione » anche attraente e affascinante, con o senza miracoli,
con o senza capi prestigiosi. Paradossalmente, l’evangelista Matteo, mentre
consegna queste parole del Signore alla comunità dei credenti, intende collocare questa comunità nella tradizione di fede (non di religione) del popolo
di Israele. E noi non possiamo comprendere e poi applicare queste parole
di Gesù come Matteo ce le ha tramandate, se non teniamo conto che dietro
queste parole, dietro questo Vangelo,
c’è il contestò storico, preciso e responsabile della comunità di Israele con i
suoi 1000 anni di storia, con la sua sfida alle culture, agli idoli, alle vanità e
crudeltà della storia di varie civiltà e
di varie epoche. E le parole di Gesù,
prima di essere lette nel nostro contesto di valdesi e di metodisti di oggi,
vanno lette nel contesto della comunità
storica di Israele in cui sono state per
la prima volta pronunciate.
« Voi siete il sale della terra »: in
quella comunità di uomini, di donne
che era l’Israele dei tempi di Gesù, la
parola « sale » evocava tre pensieri
molto precisi:
Anzitutto il sale serve a dare sapore:
un po’ di sale, lo sappiamo, dà sapore
a tutta la minestra.
In secondo luogo nella civiltà arcaica il sale serviva a conservare la carne; in quell’epoca la si mangiava di rado e la si conservava con attenzione:
il sale era quella cosa che impediva la
putrefazione della carne.
E infine, per degli ebrei professanti
e praticanti, il sale era una cosa che si
adoperava normalmente nei sacrifici;
nel libro del Levitico cap. 2 vers. 13 sta
scritto, parlando dei sacrifici: « Ogni
Il medesimo pensiero è ribadito dalle altre immagini: « Voi siete la luce
del mondo », « una città posta su un
monte non può rimanere nascosta » e
« non si accende una lampada per metterla sotto un moggio ».
Anche qui torniamo alla modesta,
concreta realtà di quell’Israele che ha
partorito il Cristo secondo la carne; in
quelle case contadine, l’esile lume di
candela doveva essere messo sopra il
moggio, in alto, perché se no la stanza
restava buia: e nell’umile casa contadina l’esile lume va messo in alto, per
dare un po’ di luce, se no non serve.
Sale che non può che salare, luce che
non può essere messa sotto il moggio:
è evidente che Gesù non sta cantando
la gloria della chiesa, non sta dicendo
che la chiesa ha una sostanza spirituale tutta speciale; Gesù intende dire:
« E’ impensabile che il sale non sali,
che la luce venga nascosta » cioè « se
voi vi rifiutaste alla vostra vocazione,
voi compireste un’azione assurda ». E
allora sapore, luce, qui nelle parole del
Signore, significano chiaramente la testimonianza efficace; Gesù dice: «E’
COSTRUIRE
UNA MINORANZA
SIGNIFICATIVA
oblazione che offrirai la condirai con
sale; e non lascerai la tua oblazione
mancar di sale, segno del Patto col tuo
Dio ».
Dunque l’ebreo medio che udiva
queste parole ricordava che il sale dà
sapore, il sale impedisce la putrefazione della carne, il sale è il segno del patto dell’uomo credente, del popolò di
Dio con Dio stesso.
« Voi siete questo » dice Gesù: « siete il sale » cioè potete e dovete dare sapore alla storia degli uomini in mezzo
ai quali e coi quali camminate; voi come il sale potete e dovete impedire la
putrefazione della carne, la putrefazione della storia; infine voi siete « segno
del patto » perché ha da esserci un
gruppo di uomini e di donne, di giovani e di vecchi, di forti e di deboli che
sia in faccia alla storia il segno del patto tra gli uomini e Dio: patto oggi creduto, domani, dopo la risurrezione dei
morti e il Giudizio, patto vissuto da
tutti quelli che il Signore chiamerà.
Questo, dice Gesù, siete voi: date sapore, impedite la putrefazione e siete
segno del Patto.
Ma in quale senso dice Gesù questo?
Nel senso forse che Gesù direbbe:
« Questa è la vostra natura, e in virtù
dei sacramenti che celebrate e degli insegnamenti che impartite voi siete sicuramente quelli che danno sapore al
mondo, voi siete sicuramente quelli che
impediscono che il mondo si putrefaccia, voi siete sicuramente quelli che consacrano il mondo a Dio »? C’è qualcuno, tra i cristiani che la pensa così: Gesù la pensava diversamente perché aggiungeva subito dopo: « State attenti,
che voi potete diventare insipidi ».
Dunque non è vero che nella vostra
natura c’è la garanzia di questo, voi potete diventare insipidi, per cui quando Gesù dice: « Voi siete il sale del mondo » intende dire: « E’ vostra responsabilità essere il sale del mondo » e credo
sia lecito dire che l’intero testo che abbiamo letto prima indica questo con
estrema chiarezza. Gesù dunque dice:
« Io vi addito il vostro compito ».
assurdo che voi pensiate di non essere
impegnati a rendere una testimonianza efficace, perché l’Evangelo non tradotto in vita vissuta scompare, come il
’sale insipido’ viene gettato via ».
Perciò Gesù conclude con questo detto: « Così risplenda la vostra luce nel
cospetto degli uomini affinché vedano
le vostre buone opere e glorifichino il
Padre vostro che è nei Cieli ». Vedano
le vostre buone opere: leggiamo questa
parola « opere » nel contesto biblico;
nel Vecchio Testamento la parola « opera » è di norma riferita a Dio e indica
le grandi opere che Dio ha fatto per
chiamare e condurre il suo popolo:
l’esodo, l’uscita dall’Egitto, come la liberazione da Babilonia, come la futura venuta del Messia sono opera di Dio,
sono i momenti in cui Dio manifesta
il suo programma per la sua comunità
e per tutta quanta la storia. E nei Vangeli le opere, sono di solito i miracoli
che Gesù compie: il paralitico che si
leva, il lebbroso guarito, il demone
esorcizzato. E allora se nel Vecchio Testamento le opere sono la traccia effettiva di Dio nella storia, se nei Vangeli
le opere sono le guarigioni che Gesù
ha compiuto, allora è chiaro che le
opere dei credenti sono quella parte
della prassi dei credenti che si inserisce nel disegno di salvezza, di liberazione, di comunione annunciato da Mosè
e realizzato in Cristo. Nella misura in
cui la vostra prassi sarà una parte del
programma di Dio e sarà paragonabile
ai miracoli di Gesù, in tale misura le
vostre opere indurranno i pagani, gli
increduli, gli incerti a rendere gloria
a Dio.
vertirsi e quindi Gesù dice: « Le vostre
opere come l’esodo, come le guarigioni
di Gesù, siano di stimolo per i non credenti, per i pagani, per gli atei. Siano
loro di stimolo per mettersi sulla via
della Verità, perché la vostra azione
non ha senso se non ha un respiro missionario ». '
Cioè, dice il Signore e Matteo ci tramanda: « Io vi affido un compito chei
è un intreccio indissolubile di azione e
di predicazione missionaria, e le due
cose non possono e non debbono essere separate. Voi siete il sale della terra: se rinunciaste a dar sapore al mondo e ad impedirne la putrefazione, se
rinunciaste soprattutto ad essere nella
storia il segno del Patto con Dio, io sarei vissuto, morto, risuscitato invano e
invano vi avrei mandato il mio Spi-I
rito ».
Cosa vuol dire « rendere gloria a
Dio » nel Vecchio Testamento? Leggiamo I Re 8/35, Geremia 3/16: Rendere
gloria a Dio vuol dire ravvedersi, con
Non .si accende una lampada per
metterla sotto il moggio... (foto r. r bet)
Dieci anni tormentati
Se questo è il senso di queste parole
del Signore, tentiamo ora di applicarle liberamente alla nostra realtà di oggi. Come dicevo all’inizio, si tratta di
costruire una minoranza cristiana significativa. « Minoranza significativa »
vuol dire saper evitare sia l’emarginazione, sia l’identificazione col mondo.
I siete la luce del mondo
Nella sua storia la chiesa cristiana
ha oscillato fra questi due estremi: nel
medioevo dell’Europa occidentale e
orientale, senza dubbio la chiesa si è
identificata con il mondo; nel medioevo
il cristianesimo è stato ideologia obbligatoria per tutti e sotto questo profilo l’Italia esce appena adesso dal medioevo (o, per essere più precisi, dalla
Controriforma). E non mancano le tentazioni di ritornare alla cosiddetta « società cristiana ». Democratica, naturalmente: anzi, per essere esatti, democristiana.
Una minoranza che si sente responsabile significa una minoranza che sa interpellare l’uomo senza dominarlo, ma
una minoranza che interpella l’uomo in
un modo tale che lo costringe a rispondere: in qualche caso con la persecuzione, in altri con la conversione.
« Minoranza significativa » oggi vuol
dire innanzi tutto non mettere la lampada sotto il moggio. La nostra grande tentazione oggi è che noi viviamo il nostro rapporto con Dio, come un
segreto, profondamente amato ma un
po’ riservato.
Nella mia esperienza di cura d’anime, parlando con molti membri delle
chiese valdesi e metodiste, operai, intellettuali, manovali, ho trovato che
quasi sempre, la preoccupazione di
fondo, la preoccupazione ultima è la
ricerca di Dio.
E poi c’è l’altro rischio: il rischio della setta, il rischio di essere emarginati.
Prendiamo un esempio: la gloriosa
chiesa ortodossa russa probabilmente
raccoglie ancora la maggioranza della
popolazione russa, per lo meno la battezza, però ora la chiesa ortodossa russa vive nel ghetto: certo è stata aiutata,
spinta a entrare nel ghetto, ma ci vive,
ci si adegua. E’ inevitabile che la chiesa oscilli tra questi due estremi? Ma è
possibile che noi non possiamo proporre ai credenti di essere una minoranza,
né emarginata, né identificata col mondo e coi suoi poteri, bensì una minoranza che si sente responsabile, come Àbramo di fronte a Sodoma e Gomorra?
Ma quanti anni ci si mette a scoprirlo? Quante volte un pastore dopo essere stato 14 anni in una chiesa, andando
via si è accorto che quel freddo valdista che gli centellinava 300 lire alla colletta, era in realtà un uomo appassionato della ricerca di Dio che non glielo
aveva mai detto? E così noi protestar!;
ti, intellettuali o sindacalisti, contadini
o operai siamo talvolta di fronte a Dio
come l’agrimensore K nel « Castello »
di Kafka, perduti in un’avventura affascinante che non ha conclusione, perché la conclusione la si conosceva gl®
prima.
In pratica però come chiesa, a cominciare da noi pastori, abbiamo perso 1®
dimensione pubblica della testimonian-
5
iB febbraio 1980____________________________
za: abbiamo messo la lampada sotto il
moggio- Orbene fratelli, il Sinodo ha
deciso di ricuperare questa dimensione: non ce dubbio che la delibera sull'evangolizzazione è la delibera-chiave
del primo Sinodo unico delle chiese
valdesi e metodiste: vogliamo prenderla sul serio questa delibera, o lasciarla
in aria? Ce questo incarico: non più
tenere la lampada sotto il moggio, ma
ricuperare l’aggressività evangelistica.
Non è un nostro diritto, è un nostro dovere, altrimenti il sale diventa insipido.
Se è lecito per una volta a un pastore
valdese di essere ottimista, vorrei dire
che nell’Italia miserabile degli anni ’80,
abbiamo la possibilità di dire una parola che altri non vogliono, non possono 0 non intendono ancora dire. Perché fratelli, in questi 10 anni tormentati, nelle chiese metodiste e nelle chiese valdesi abbiamo vissuto un modo di
ascoltare la parola di Dio che ora me
rita di essere messo a disposizione di
tutti.
Lo so, in questi 10 anni ci siamo lacerati, morsicati, stancati e scoraggiati, tuttavia bisogna pure ammettere
che, a suo tempo, le nostre chiese non
hàhno avallato il miracolo economico;
non hanno benedetto le teologie della
« città secolare » che ci giungevano da
oltre Atlantico. Nel momento in cui la
maggioranza di noi andava a sinistra,
non abbiamo fabbricato una teologia
di sinistra, così come per i più giovani
il maggio francese non è stato una Pentecoste. Certo, in questi 10 anni, abbiamo rischiato di spaccarci, ma ne valeva la pena, perché quello che abbiamo
messo alla prova in questi 10 anni è un
patrimonio non nostro, ma il patrimonio accumulato dal protestantesimo europeo e mondiale nei 50 anni o 60 della sua grande crisi di coscienza. Siamo
una delle chiese in cui la confessione
di Barmen ha pesato, in cui la teologia
di Karl Barth ha segnato una svolta irreversibile: e perciò sono convinto che
oggi possiamo dire una parola, non tante, ma una parola che non sia religione
alienante, ma che sia sale della terra.
Ed in questo noi avremo se Dio vorrà,
l’occasione di essere minoranza significativa in Italia; le comunità cattoliche di base stanno sperimentando come sia difficile oggi essere una minoranza significativa: sono significative,
non c’è dubbio, pensate all’Isolotto, o
a tante altre cose, ma fanno fatica ad
essere minoranza, a reggere; potenti
forze al loro esterno, e al loro interno,
le stanno spingendo senza pietà al margine della cristianità e della società
italiana. Ieri erano certe di fare il grande balzo in avanti dal medioevo cattolico alla rivoluzione cristiana, si trovano oggi a giocare faticosamente di rimessa in una chiesa dominata dall’au
tentico spirito della Controriforma benedetto dalla madonna di Chestochowa.
E perciò, mentre nei confronti dei cattolici di líase noi manteniamo, (anzi intensifichiamo) la fraternità, constatiamo la crisi: hanno saputo essere significativi, non riescono a vivere come minoranza; e se non ci riescono, nel tempo di due anni vanno al massacro.
D’altra parte, i nuovi movimenti
evangelici sorti in Italia e altrove negli ultimi 100 anni, che han convertito
veramente molti increduli, stanno sperimentando come è difficile essere una
minoranza significativa. Minoranza sanno essere: guardate un po’ i Fratelli,
gli Avventisti, i Pentecostali, gli Apostolici: sono minoranze solide, compatte, energiche; anzi sanno essere minoranza meglio di noi, però fanno fatica
ad essere minoranza significativa e rischiano di ritrovarsi chiusi in un ghetto culturale.
4 cardini per un fronte protestante
A questo punto, abbandonando la
consueta diplomazia vorrei dire, fratelli, che non si può costruire in Italia
una minoranza cristiana significativa,
senza fare i conti con l’esperienza valdese; ho detto proprio cosi: valdese.
Certo, l’esperienza valdese non è un
modello, non è neanche un punto di riferimento, è soltanto un passaggio obbligato: lo si può superare, lo si deve
superare, ma non lo si può contornare.
Non c’è scorciatoia, dal medioevo alla
rivoluzione: ché poi la rivoluzione non
viene e si torna al medioevo (cioè alla
Controriforma).
Chi vuole costruire in Italia una minoranza significativa ha da venire al
Podio di Bobbio e in faccia al ricordo,
dimenticato da molti valdesi, di quei
contadini, di quei teologi che il 21 gennaio 1561 strinsero il primo patto tra
chiese riformate in Italia, in faccia a
quel ricordo deve avere il coraggio di
dire: « io ho fatto di meglio », se lo ha
fatto, Certo, evitando l’esperienza « valdé§e'.»,'si possono fare grandi coée, (per
esempio la Cisl o la lega democratica)
si possono salvare le anime e guarire
i drogati. Solo quel che non si può fare
è costruire una minoranza significativa: su questo non c’è scampo e sarà bene che noi valdesi smettiamo il nostro
consueto autolesionismo, (che altro non
è che la faccia ipocrita della nostra superbia aristocratica) e che ci mettiamo
a dirlo apertamente. Trattasi dunque
di por mano a costruire un fronte protestante a partire dall’esperienza valdese. Chi notasse in talune inflessioni dialettali del mio dire, una tradizione localistica direbbe una malignità fondata, ma anche ingiusta; quando dico
valdese, intendo dire Giovan Luigi Pascale, intendo dire Giaffredo Varaglia,
Scipione Lentulo, napoletano, che tra
san Gennaro e Calvino seppe scegliere
e abbandonò la religione popolare per
la Riforma protestante; intendo anche
dire Giovanni Miegge e Jacopo Lombardini: questa fratelli è storia valdese.
Non che sto esaltando un cantone del
pinerolese: ne sono un figlio, ne conosco i tragici difetti. Ma quella storia,
sarebbe grave nostra vergogna se la
nascondessimo ai nostri figli, ai nostri
amici e anche ai nostri nemici.
Ma cosa vuol dire in pratica costrui
L’Eco delle Valli
La Luce
Abbonarsi vuol dire avere
% un legame con l'evangelismo
italiano
^ una finestra sul protestantesimo
e l'ecumenismo mondiali
^ uno strumento di formazione biblica e culturale
annuo L. 9.000
semestrale L. 5.000
estero L. 15.000
SOSTENITORE L. 20.000
c-c.p. 327106 Torre Pellice (To)
re un fronte protestante a partire dall’esperienza valdese? Vuol dire rendersi conto che in Italia, non voglio dire
in Brasile o in Nigeria, una minoranza
significativa si costruisce soltanto con
4 elementi che chiamo « valdesi »:
I) Ci vuole una confessione di fede
possibilmente calvinista: perciò fratelli, nel dialogo ecumenico con le comunità di base diremo: la confessione di
Barmen conta molto più di Bonhoeffer;
ci vuole una confessione di fede, cioè
una linea teologica chiara altrimenti si
oscilla tra la religiosità popolare e la
teologia della secolarizzazione.
II) Una minoranza si costruisce in
base al concetto di unione di chiese locali: il patto del Podio di Bobbio non
è scaduto, questo patto fondato sul reciproco riconoscimento tra chiese diverse tra di loro. Ho molto sofferto in
questi anni per il fatto che alcuni hanno dato un’interpretazione banale del
Patto di integrazione tra le chiese metodiste e le chiesi valdesi, senza riconoscere che quel patto era una applicazione nuova del patto del Podio di Bob
bio, era un riconoscimento reciproco
tra chiese locali, sulla base della confessione di fede e in vista della missione. Senza unione di chiese, non si fa la
minoranza, ma solo un movimento destinato a durare un istante.
Ili) Il Sinodo: senza un’assemblea
che governa l’unione delle chiese si arriva ai vescovi, si arriva ai burocrati,
non c’è più la libertà cristiana, non c’è
capacità di decidere.
IV) La presenza nella società, il sapere fare i conti con la storia, questi
10 anni sofferti che hanno messo alla
prova questa capacità. Ecco questi 4
punti: confessione di fede, unione di
chiese. Sinodo, presenza nella società,
con queste parole intendo chiarire la
proposta di costruire un fronte protestante a partire dall’esperienza « valdese ».
La via della Riforma passa di qui:
ma è una via sulla quale non ci si può
fermare. Noi sulla via della Riforma
invece ci siamo fermati, anzi ci siamo
seduti.
Dice il Signore — Voi siete il sale
della terra: se rinunciaste a dar sapore
al mondo e ad impedirne la putrefazione, io sarei vissuto, morto, risuscitato
invano e invano vi avrei mandato il mio
Spirito.,
Chi ha voglia di lottare, venga
Guardiamo un po’ i nostri limiti che
ci son stati giustamente indicati dalle
comunità di base e dai nuovi movimenti evangelici: ebbene, i nostri limiti più gravi come valdesi e metodisti
sono questi:
I) Noi figli della Riforma, abbiamo
estenuato la nostra vita spirituale: la
ricerca di Dio di cui parlavamo, la Bibbia contano poco per noi. La maggioranza dei valdesi legge « La Repubblica », non le lettere dell’apostolo Paolo.
E siccome abbiamo estenuato la nostra
vita spirituale, contiamo sul signor pastore, affinché ce la rianimi. Studenti
•in teologia lo vedrete questo: si aggrapperanno a voi, tutti, anche i migliori:
prega per me, pensa per me, impedisci
che mio figlio diventi un ateo, però
non consigliargli di fare il pastore, la
Tavola li paga cosi male i pastori, vero?
Si aggrapperanno a voi perché siate
prima i loro preti e poi diventiate dei
^sacrestani.
No, questa vita stentata, estenuata,
va risollevata, all’altezza di Cristo, come diceva Tapostolo Paolo.
II) Noi valdesi e metodisti riluttiamo davanti alla necessità di inventare
un nuovo stile di vita, noi consumiamo
avaramente la gloriosa forma di vita
della borghesia vittoriana il cui tempo
è scaduto 60 anni fa, e questa è una
delle ragioni della nostra crisi. Trattasi
per noi chiaramente, di riscoprire uno
stile di vita nuovo e ispirato ai Vangeli
che riassumerei in tre parole: povertà,
fraternità, responsabilità.
Valdesi, ma oserei dire anche metodisti e battisti, siamo un po’ troppo ricchi, o aspiriamo ad esserlo; abbiamo
una vita, degli ideali, da classe media:
Gesù non era così, e neanche Paolo.
Poi manchiamo di fraternità: raramente mettiamo le carte in tavola, nelle nostre chiese regna un pettegolezzo
che fa spavento, non siamo più capaci
di quei rapporti diretti e franchi che
pure i protestanti han conosciuto in
varie epoche della loro storia.
E infine: responsabilità: l’impegno
nella realtà sociale del nostro Paese,
per ricostruirlo, per farlo uscire da questa crisi spaventosa. In questo parteciperemo all’azione insieme con molti altri: ma con una voce propria.
Certo il nostro stile di vita andrà
cambiato: o riusciremo a elaborare forme di vita comunitaria, o le nostre chiese saranno condannate a dipendere
dalla società. Se mi permettete di dirlo in forma brutale, o noi evangelici faremo delle comuni o dovremo chiedere
i soldi allo Stato.
Il cambiamento di vita sarà duro e
lungo, ma l’Evangelo ce lo chiede; perciò sono convinto che queste cose si
faranno: chi ha voglia di lottare, di sacrificarsi, venga: c’è posto per la partecipazione di tutti. Anzi senza la partecipazione di tutti non si farà nulla.
Giorgio Bouchard
A V . s -» * 1
Una città posta sopra un monte non può rimaner nascosta.
6
15 febbraio 1980
cronaca delle valli
ANGROGNA
PINEROLO - Dopo il Congresso CGIL-Scuola
Inaugurato il Foyer per anziani intervista ai
■ ■
« Di meglio non avremmo proprio potuto trovare... Siamo dei
signori, qui »: chi parla è un
ospite del Foyer del Serre, una
anziana signora, sempre energica e intraprendente. Madlena —
questo è il suo nome — da una
settimana ha lasciato la sua casa agli Odin, dove viveva sola da
anni, per iniziare, con altre cinque persone, un’esperienza di vita comunitaria al Serre, nei locali del vecchio presbiterio ora
trasformato in casa di soggiorno
in grado di accogliere nella stagione invernale dieci-dodici persone tra le più isolate o meno
autosufficienti della Valle.
« Ormai non ci credevo più...
Erano anni che parlavano di
questo Foyer » ci racconta Ma- ■
dlena mentre ci fa visitare la casa. « Proprio avevo perso tutte
le speranze ».
In effetti non le si può dar torto. Di un Foyer inteso come servizio sociale si era cominciato a
parlare all’inizio degli anni ’70
quando in Val Pellice, per opera
della coordinatrice dei servizi sociali della Comunità Montana
Sig.ra Gaietti si veniva impostando tutta una serie di iniziative finalizzate a garantire agli
emarginati — e dunque anche
alle persone anziane — una reale
alternativa al ricovero.
La particolare situazione di
Angrogna suggeriva agli amministratori comunali, in onesto
caso sorretti dal consenso di buona parte della popolazione, l’affìtto dei locali dell’ex presbiterio
della Chiesa Valdese del Serre,
allo scopo di ricavarne una sistemazione alloggiativa per l’inverno a favore delle persone costrette a trascorrere nel disagio
e nell’ isolamento i mesi più
freddi.
« Purtroppo una serie di ostacoli di varia natura » ci dice Danilo Rivoira. assessore ai Servizi
della C.M. Val Pellice, nel frattempo subentrata al Comune di
Angrogna nella gestione del
Foyer « ha reso estremamente
problematica tale realizzazione
che ora, finalmente, dopo la concessione di un contributo regionale sul "Progetto Anziani" (34
milioni), ha potuto essere ulteriormente adeguata e aperta all’utenza il 5 febbr. Inizialmente
la struttura, oltre al vitto e alloggio per una dozzina di anziani,
con precedenza per quelli di Angrogna ma aperta a tutta la Val
Pellice, potrà offrire un servizio
di mensa, nonché un servizio di
lavanderia, per anziani abitanti
nelle vicinanze ».
Un’assemblea di possibili utenti ha verificato queste proposte,
le ha approvate ed ha definito, in
una specie di autotassazione, i
contributi finanziari da versare
per ciascun servizio;
— pensione completa: da 80 a
100 mila lire mensili, a seconda del reddito;
— pranzo di mezzogiorno: 1000
lire;
— lavaggio della biancheria: 500
lire a saccata.
« Il Foyer del Serre » precisa
la signora Gaietti « non intende
però rispondere unicamente ad
alcune esigenze nella stagione invernale. Esso vuole diventare, soprattutto, un punto di riferimento dei servizi, una struttura veramente aperta. Attualmente al
Foyer è addetta una operatricegovernante, la signora Hélène
Rivoira, che non sarà però sempre presente e cercherà di attivizzare il più possibile gli anziani ospiti. Inoltre la visitatrice
domiciliare operante sul territorio di Angrogna dedicherà parte
del tempo all’animazione ed alla
promozione della massima autogestione possibile del Foyer stesso. L’esperimento appare assai
stimolante anche per il recupero
della cultura e delle tradizioni
popolari della valle. « Penso inoltre » conclude la Gaietti « che dopo la sperimentazione del Serre,
la collocazione del Foyer potrà
essere estesa ad altre situazioni
dell’alta valle ».
In effetti è possibile che il
Piano di sviluppo
Tra il disinteresse generale
della popolazione (nonostante i
manifesti erano solo una sessantina i partecipanti) si è svolto sabato scorso a Pinerolo un
importante convegno del comprensorio per presentare e discutere il materiale del piano
territoriale e del piano di sviluppo economico del comprensorio pinerolese. Che la scadenza fosse importante lo si può desumere dalle materie affrontate;
il piano territoriale detta norme
relative all’organizzazione del
territorio delle zone da vincolare a agricoltura, a quelle destinate all’industria e all’artigianato e a quelle per le abitazioni.
A queste norme devono poi raccordarsi i vari piani regolatori
dei comuni. Eppure nonostante
l’importanza del tema le associazioni di categoria dagli artigiani agli industriali, agli agricoltori, ai sindacati (era presente solo il responsabile della UIL)
hanno disertato la riunione. Di
qui un convegno che è servito
solo ad un confronto tra i maggiori partiti presenti in comprensorio.
Sugli argomenti più importanti queste le posizioni:
Viabilità. Tutti concordano sull’importanza dello sviluppo della strada statale di Avigliana,
Piossasco, Pinerolo, Cavour, Saluzzo, Cuneo. Ciò al fine di permettere uno sviluppo industriale e terziario su questo asse, tenendo presente che la zona di
Orbas.sano dovrà diventare un
importante polo per la commercializzazione, vista la vicinanza
col traforo del Frejus. Le divergenze riguardano invece il ruolo
della statale 23, nel tratto PineroIo-Torino: per il PCI bastano
limitati interventi, per la DC e
il PSI occorre invece fare importanti lavori per migliorarne la
viabilità.
Aree industriali. Tutti concor
Foyer del Serre si trovi tra qualche anno nell’impossibilità di rispondere positivamente atre richieste della popolazione: attualmente gli ospiti sono cinque, anche se è facile prevedere che, superata la diffidenza iniziale, i rimanenti posti a disposizione saranno presto occupati e si arriverà fatalmente a delle esclusioni. Ma questo problema per il
momento non preoccupa gli ospiti del Foyer, che ora godono del
calore e della serenità di questo
luogo dove insieme si può vincere la solitudine e riscoprire al
tempo stesso quella dimensione
comunitaria e partecipata che
ormai sembrava persa pèr sempre.
' Jean Louis Sappé
segretario B. Lami
oggi e domani
COMPRENSORIO
dano sul riordino di quattro
aree: Bocciardino a Luserna, Tupin a Villar Perosa, San Lazzai'o
a Pinerolo, Airali a San Secondo.
Poi il PCI propone (ma è disponibile a variare il parere se ci
sarà una seria alternativa) un’area attrezzata nella zona S. Secondo, Osasco, Garzigliana. La
DC invece preferisce non pronunciarsi per il momento.
Aree residenziali. Tutti d’accordo nel considerare aree di
possibile espansione residenziale
— a patto di un consorziamento
dei comuni interessati — la zona
tra Torre e Luserna, tra Perosa
e Villar Perosa, e la corona attorno a Pinerolo.
Ora restano ai partiti solo una
decina di giorni per trovare un
compromesso tra le varie posizioni controverse: infatti il comprensorio discuterà lo schema
di piano nella sua riunione del
23 febbraio.
g- g
Congresso
della CGIL
PINEROLO. Venerdì 8 e sabato 9 presso l’Istituto Buniva, si
è svolto il congresso zonale della CGIL. Un centinaio di delegati
delle varie categorie profess onali hanno discusso la situazione del sindacato ed il progetto di
nuova articolazione territoriale
che prevede l'abolizione deiia
struttura provinciale e la costruzione del sindacato sulla base di
zone omogenee territorialmente.
Al termine dei lavori i delegati
hanno eletto un direttivo di zona composto da 34 persone. Segretario della camera del lavoro
è stato confermato Elvio Tron.
CANDIOLO - Presso il « Centro dìncontro » si svolgerà giovedì 28 febbraio alle ore 21 un pubblico dibattito
sul tema: « ! diritti umani nella chiesa » con la partecipazione di don Giovanni Franzoni e don Franco Barbero.
PIOSSASCO ■ Presso i locali della
chiesa valdese, in via Magenta,
venerdì 29 febbraio alle ore 17 e alle
ore 21 si svolgono due incontri con
don G. Franzoni. Nel pomeriggio si
tratterà del Sinodo Olandese e dopo
cena sul tema « Antimilitarismo e fede
cristiana ».
LUSERNA S. G. — Presso la sala Comunale si svolgerà venerdì 15
febbraio alle ore 20.45 un dibattito sul
tema « Concordato o Intese ». Introducono don Franco Barbero e il past.
Antonio Adamo.
PINEROLO — Organizzate dal Consultorio familiare, sabato 16 febbraio
alle ore 15 presso l'aula' magna dell'Istituto Immacolata si terranno due
lezioni di educazione sanitaria sui tema « Informazione genetica: le malattie ereditarie » a cura del prof. Giorgio Mauro e su » La sterilità coniugale » a cura del prof. Carlo Campagnoli.
PEROSA ARGENTINA — Venerdì 15,
alle ore 20.30, presso la Sala Jacopo Lombardini, conferenza-dibattito
su Concordato e Intese, a cura della
FGEI-Valli e Comunità di base; parleranno Paolo Barrai e il past. Paolo Ribet.
in questa rubrica pubblichiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
ecumenico, culturale e civile che ci pervengono in tipografia entro le ore 9
di ogni lunedì (tei. 0121/91334).
Lunedì 28 gennaio u. s. si è
tenuto a Pinerolo ..1 congresso
di zona del Sindacato scuola
della CGIL. Al nuovo segretario
eletto in quell’occasione. Beniamino Lami, abbiamo posto alcune domande di aggiornamento sui gravi problemi che investono il mondo della scuola.
— Quali sono i più grossi problemi della scuola in questo momento?
— È una questione alquanto
complessa. Mi limiterò ad alcune questioni che riguardano direttamente gli utenti a livello locale. Un primo problema è che,
all’inizio dell’anno scolastico,
mancano molti insegnanti che
arrivano solo dopo tre o quattro
mesi. Questo disservizio non dipende ovviamente dagli insegnanti i quali hanno interesse
ad avere subito il posto di lavoro, ma dal fatto che la Pubblica
Istruzione è un’azienda di 1 milione e 200.000 dipendenti che
funziona con una burocrazia di
tipo ottocentesco. Nessuno sa,
e tanto meno i funzionari dei
Provveditorati, quanti posti liberi ci sono all’inizio dell’anno.
È estremamente difficile controllare la disponibilità e l’assegnazione dei posti perché lì è sempre stata la base del potere dei
presidi e dei provveditori. Quest’anno c’è stata l’immissione di
circa 200.000 docenti, e la situazione si è ulteriormente complicata.
Un altro problema molto sentito, nelle elementari e nelle superiori, è quello dell’aumento
delle bocciature. Questo purtroppo è un segno di involuzione
della scuola e di limitazione dei
suoi contenuti democratici. Il
fenomeno si basa sull’accoppiamento scuola seria/scuola che
boccia. La selezione viene richiesta da tutti: da parte di molti
genitori convinti appunto che la
qualità della scuola è in proporzione al grado di selezione, da
parte di molti insegnanti che
scaricano sugli allievi la loro insicurezza e la loro scarsa preparazione professionale, infine
da parte del padronato e del governo per motivi politici classisti. Per risolvere i grossi problemi della scuola pubblica, occorre una riforma seria e più impegno da parte di tutti.
Un altro fenomeno sempre più
diffuso è quello delle scuole private che aumentano e che vedono aumentare il numero degli
iscritti. Dietro questo fenomeno
ci sono, da una parte, interessi
politici ben determinati, dall’al
DECRETO ANTITERRORISMO
Una legge da discutere
Come Coordinamento FGEIValli esprimiamo la nostra più
viva preoccupazione per il decreto antiterrorismo recentemente
approvato dal Parlamento.
Pensiamo che questa legge, come la legge Reale, non sarà di alcun aiuto nella lotta contro il terrorismo, ma servirà piuttosto a
reprimere ogni forma di dissenso e di conflittualità sociale criminalv.zando comportamenti e
idee che nulla hanno a che fare
con quel fenomeno che anche
noi condanniamo vivamente. Temiamo che questa legge possa
causare, come la legge Reale, incarcerazione e morte di persone
completamente estranee al terrorismo (ricordiamo i- morti ammazzati dalla legge Reale: passanti, ignari automobilisti fermati ai posti di blocco... le cronache
hanno visto inseguirsi gli uccisi,
innocenti, dai terroristi e gli uccisi, innocenti, dalle forze dell’ordine).
Critichiamo questa legge soprattutto perché come la legge
Reale, contrappone arma ad arma, violenza a violenza, dà risposte tecniche e non politiche ad
un problema che è prima di tutto politico. Particolarmente gra
vi ci sembrano i provvedimenti
del fermo di polizia che va oltre
ciò che ci sembra utile e lecito,
e della carcerazione preventiva
che ci sembra avvicinarsi pericolosamente ad una detenzione senza processo.
Come FGEI abbiamo sempre
condannato duramente i metodi
e i contenuti delle organizzazioni
terroristiche, senza dim.enticare
però che a questa condanna deve
far .seguito un impegno politico,
anche il nostro impegno politico, per combattere l'ingiustizia
e l’emarginazione sociale e politica, la disoccupazione, lo sfruttamento, problemi che il terrorismo e la ge.stione « tecnica » della sua repressione vogliono farci
dimenticare, tentando così di far
arretrare le posizioni che il movimento operaio e le sinistre
hanno conquistato nel nostro
paese.
Come C-oordinamento FGEIValli, infine, c’impegniamo ad
aderire attivamente a tutte le
iniziative politiche che saranno
intraprese contro la recente legge antiterrorismo.
Coordinamento FGEI-Valli
Pinerolo, 4 febbraio 1980
tra parte è una conseguenza dei
problemi reali della scuola pubblica.
Queste scuole private sono finanziate da un lato dagli industriali (scuole aziendali), dall’altro da organizzazioni cattoliche.
Il loro scopo è di riprendere
in mano il controllo sulla formazione culturale e ideologica dei
giovani e della nuova forza-lavoro. Esse ricevono contributi notevoli dallo Stato perché il tentativo è di presentarle come alternativa seria alla scuola pubblica sfasciata da insegnanti e
studenti di sinistra. Ora, la scuola pubblica, è vero, è investita
da grossi problemi ma questi
sono causati principalmente da
chi la governa. Salvo una breve
parentesi durante il Centro-Sinistra, la scuola negli ultimi 30
anni è sempre stata governata
dai democristiani.
C’è un’infinità di altri problemi che vanno dal potenziamento del tempo pieno, alla garanzia del diritto allo studio, all’organizzazione del lavoro all’interno della scuola. Problemi che
non è possibile affrontare qui.
Aggiungerò che dal punto di vista generale, il governo attuale
è antipopolare e assolutamente
inadeguato ai compiti che ha di
fronte, e questo si ripercuote
inevitabilmente sulla scuola, senza contare che esistono interessi politici ben precisi di forze
politiche e sociali reazionarie interne ed esterne alla scuola, che
hanno l’obiettivo di rendere ingovernabile ed inefficiente questo servizio per attaccare il processo di scolarizzazione di massa avviatosi sotto la spinta delle
lotte studentesche e operaie.
— Qual è la posizione del sindacato riguardo alla soppressione delle scuole di montagna?
— È questo un dato progressivamente in aumento nelle nostre vallate. I funzionari del
Provveditorato applicano un
semplice principio di rapporto
insegnante/alunni. La cosa è anche comprensibile. Infatti, quando si ha un insegnante con un
allievo, o due o tre, o anche quattro, il rapporto che si crea a
scuola ripropone quello familiare e dal punto di vista della socializzazione ed educativo, questo è discutibile. È un problema
da risolvere insieme ai Comuni
e alle Comunità Montane che si
debbono preoccupare di favorire con apposite strutture e servizi gli insediamenti umani in
zone di spopolamento.
a cura di J. J. Peyronel
Durante il congresso è stata
presentata e approvata alTunanimità una mozione che « condanna senza reticenze l’aggressione deirunione Sovietica nei
confronti dell’AFGHANISTAN »,
per la logica di potenza e la
spartizione del mondo in blocchi
contrapposti che caratterizzano
tale invasione.
La mozione termina così,:
«Di fronte a questi fatti diventa un preciso compito politico
la costruzione di una nuova coscienza internazionalista fondata su rapporti paritari di cooperazione tra i paesi e sulla condivisione di valori fondamentali
per una società giusta, libera
egualitaria e non su dinamiche
di schieramenti o sulla logica
delle ritorsioni e degli interventi militari o sulla perpetuazione
dei rapporti di dipendenza neocolonialista.
Per questi motivi facciamo nostra la richiesta del movimento
sindacale italiano di immediato
ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan e riaffermiamo la
necessità di iniziative contro il
riarmo, l’accelerazione della corsa verso lo scontro nucleare e
la proliferazione di commesse
per l’industria bellica, consapevoli che l’impegno per la pace
non può essere disgiunto da
quello per una radicale trasformazione della società, convinti
che l’internazionalismo ha un
senso e un futuro solo se è solidalmente attivo con gli oppressi e i dissidenti di tutti i paesi ».
7
15 febbraio 1980
CRONACA DELLE VALLI
17 FEBBRAIO 1848
f
\
Gli uomini dell'Emancipazione
In quale clima politjfco si arrivò all’emancipazione dei Valdesi - Chi ne furono
i protagonisti - Il /uolo essenziale giocato dal liberale Roberto d’Azeglio
/
Forse non ci si rende
sempre ben conto della
grossa importanza che ebbe a suo tempo remanazione dell’Editto di emancipazione del 17 febbraio
1848, della vera e propria
rivoluzione che quelle
quattro parole crearono
prima e dopo neH’animo
delle persone che le avevano volute e di quegli altri
che avevano lottato in ogni
modo per allontanare un
così diffìcile passo.
Il problema fu visto e
sentito soprattutto come
un problema religioso da
parte dei cattolici, come
problema civile da parte
dei laici; possiamo fare
l’analogia con quanto è
successo nel nostro paese
a proposito della legge sull’aborto o sul divorzio.
Vorrei pertanto rivedere un momento, col paziente lettore, i personaggi ed
i momenti di questa pagina di storia che ogni anno
ricordiamo volentieri.
IL RE
Dapprima, il re Carlo Alberto (à tout seigneur, tout
honneur). Fu un sovrano
retrivo e conservatore come pochi altri, sebbene poi
nel mondo valdese abbia
sempre avuto la fama di
magnanimo ecc. ecc.: per
conto suo Carlo Alberto,
profondamente religioso —
di una religiosità chiusa e
bigotta — non avrebbe mai
concesso ai suoi sudditi il
minimo diritto in più se
non fosse stato costretto
dalla piazza, come diciamo
oggi, e dalla paura di conseguenze più complicate:
l’emanazione dello Statuto,
che è contemporanea all’emancipazione valdese,
gli fu realmente strappata.
Nei riguardi dei suoi ventimila sudditi valdesi, non
si dimentichi che il codice
civile del 1837, da lui voluto, iniziava stabilendo
che la « Religione cattolica
apostolica romana è la sola religione dello Stato »
(formula ripetuta poi nello Statuto), affermando
che « il Re si gloria di essere protettore della chiesa », ed aggiungendo che
« gli altri culti sono semplicemente tollerati »: e
buon per loro che non ci
sia più la S. Inquisizione.
Non si dimentichi che
quel re, accanto a tante
altre malvagità, consentiva
resistenza a Pinerolo di
quell’obbrobrio che era l’Ospizio dei Catecumeni, cui
potevano accedere i bambini valdesi di dieci anni
se femmine e di dodici se
maschi: il che consentì
fino alla vigilia del 1848 dei
veri e propri sequestri di
minorenni.
E non si dimentichi che
S. M., nella sua qualità di
Gran Commendatore dell’Ordine Mauriziano, aveva
finanziato il grosso complesso (chiesa e missione)
mauriziano di Torre Penice destinato alla conversione dei valdesi.
I MINISTRI
Detto questo, è abbastanza chiaro che non certamente da Carlo Alberto poteva venire l’iniziativa di
leggi costituzionali. Vediamo allora gli uomini e le
forze che stavano intorno
a lui. I ministri; siccome
siamo prima dello Statuto, i ministri non sono espressione di un parlamento che non esiste, ma sono nominati dal re. Logico
quindi che l’area in cui
questi personaggi si muovevano fosse piuttosto angusta: qualcuno poteva essere di idee più liberali,
ma naturalmente entro i li
miti che avevano permesso la sua nomina. Da un
consesso come quel Consiglio dei ministri, o anche
dal Consiglio di conferenza (i ministri uniti ad altri grossi funzionari dello
Stato) non poteva venire
molto in fatto di concessioni.
Quando il sette, l’otto e
il nove febbraio 1848 si
svolse appunto il Consiglio
di Conferenza per decidere
se aprire o meno la strada
allo Statuto, apprendiamo
che la decisione in tal senso fu presa tra l’opposizione di molti (erano in tutto 17 persone), le lacrime
di qualcuno, e la saggia
ma famosa decisione favorevole di pochi «per scongiurare la tempesta che
s’addensa sopra il paese »,
va anche che « se l’augusto
monarca giudicasse anzi di
prendere l’iniziativa, mi
sembra che dovrebbesi almeno primamente consultare il glorioso Pio IX ».
Queste lettere erano del
novembre 1847, e naturalmente furono conosciute
da Carlo Alberto, col risultato che ognuno può immaginare. Da notare che
la richiesta di Roberto
D’Azeglio si basava unicamente sulla bontà delle libertà civili che avrebbero
potuto essere concesse a
Valdesi ed Ebrei, « riconoscendo infecondo il proselitismo del rigore e della
persecuzione ». Solo che il
linguaggio del D’Azeglio era laico, e come tale incomprensibile a un vescovo del primo ’800.
e fatta propria la raccomandazione di Carlo Alberto che « si mantenesse
intatta l’autorità della Religione Cattolica ».
I VESCOVI
I vescovi del Piemonte
furono interpellati dal generoso Roberto D’Azeglio:
è chiaro che il loro parere era tenuto in grande
considerazione. Purtroppo
conosciamo soltanto le risposte di quattro su dodici, tutte negative, seppure
con varie motivazioni: tra
gli altri, il vescovo di Pinerolo, mons. Charvaz, dice
Amedeo
Ben
ROBERTO D’AZEGLIO
Di nobile famiglia, fratello dello scrittore Massimo, fu veramente l’uomo
provvidenziale che sposò
in tutto la causa dei Vaidesi, per pura questione di
principio e per spirito liberale. Col prestigio del
suo nome, egli aveva aperte molte porte, e poteva
esercitare grande influenza; in ottimi rapporti con
gli ambasciatori protestanti a Torino, egli interveniva dove più era il caso,
spinto dalla « massima dell’amore », che da diciotto
secoli e mezzo si limitò al
La nuit des Falôs
Nuit d’anciens souvenirs, réveillés par la flamme
des crépitants falàs sur le bord des coteaux,
d’où surgit un passé qui revient de nouveau
pour raviver ainsi les élans de notre âme.
Et ces feux reluisants dans la sombre atmosphère,
pour nous sont le symbole de la liberté,
mais aussi, nous rappellent la méchanceté
de l’homme intolérant sur la foi de nos pères.
Ainsi au loin sur les monts qui font face à la plaine,
mon regard qui s’attarde, crois de deviner
aux flammes indécises, le lent ondoyer
magique et mystérieux des ombres incertaines.
Et comme la colombe retourne au vieux gîte,
mon esprit attristé me refoule aux vieux temps,
théâtres douloureux de longs événements
qui hélas, pour nous Vaudois, son devenus des mythes.
Et ces ombres voilées, qui à tout moment s’envolent,
me semblent évoquer les tourments des martyrs,
notre peuple accablé d'un continuel souffrir,
mais fidèle à son Dieu, fidèle à sa Parole.
Nuit d'anciens souvenirs, falàs de jouissance,
pourrons nous mêmes au nom de cette liberté,
non pas nous limiter à la simple piété,
mais partout, témoigner avec notre présence.
Rappelions nous Vaudois, que notre raison d'être,
comme entité de peuple, ainsi comme croyants,
dépend de notre foi à l'égard du Dieu vivant,
pour ne pas oublier, pour ne pas disparaître.
B. Grill
scriveteci^
vi risponderemo
a cura di GIORGIO GARDIOL
le lettere; dando lui, laico, un esempio di amore
fraterno che gli uomini
delle chiese erano incapaci
di comprendere.
Fu egli a promuovere alla vigilia del Natale 1847,
una sottoscrizione popolare firmata da seicento importanti cittadini, accompagnandola da una « supplica » al re, per ottenere
l’emancipazione valdese ed
israelita: « cessi la diversità delle religiose credenze
d’essere causa dì contumelie e di animavversione...;
riconoscendo nell’emancipazione israelita e protestante non solo un atto di
beneficenza, ma di dovere
cattolico, come quello che
non solo nella lettera ma
nella realtà, sarà per effettuare il comandamento di
amore e trattare come noi
stessi il prossimo, di cui
son parte quelle comunioni ».
Occorre davvero mettersi in mente che l’artefice
più importante e disinteressato dell’emancipazione
fu Roberto D’Azeglio.
AMEDEO BERT
Un posto, e non troppo
piccolo, tra i personaggi
del nostro ’48, va riservato
ad Amedeo Bert. Uomo
sulla quarantina, energico,
vivace, era il cappellano
delle ambasciate protestanti a Torino, e per tale posizione in rapporto quotidiano con i personaggi della capitale sabauda. Era in
condizione di essere informato di molte cose (nel
1835, aveva fatto mettere
in salvo per tempo Alessio
Muston, colpevole di aver
pubblicato a Strasburgo
una storia valdese), era amico di Roberto D’Azeglio,
e scriveva sui giornali di
Torino (la libertà di stampa era della fine del 1847)
rivolgendosi ai liberali e
ai patrioti, tutti in agitazione per ottenere lo Statuto. Fu anche lui ad inviare alle Valli il lieto messaggio della firma delle patenti; e fu lui ad organizzare la trionfale riconoscente sfilata dei Valdesi
la domenica 27 davanti al
Re.
Molte delle cose che Amedeo Bert fece le possiamo solo intuire: ma certamente anche a lui molto
va riconosciuto nella genesi dell’emancipazione.
LA TAVOLA VALDESE
La mettiamo ^r ultima,
non per modestia, ma per
merito... Bisogna riconoscere invero che nel fervore di iniziative della fine
’47 e principio ’48, la Tavola non appare lanciata in
nessuna iniziativa particolarmente valida: il moderatore G. G. Bonjour, non
aveva certo la stoffa di un
Pannella, né era giusto che
l’avesse: la prudenza, una
estrema prudenza, quella
dello schiavo che vede ancora l’ombra della verga
sulle sue spalle, caratterizzò l’operato dell’amministrazione: lo si vede soprattutto nella supplica rivolta e presentata di persona a Carlo Alberto il 5
gennaio 1848; udienza nella quale i membri della Tavola si limitarono a presentare la loro « supplica », senza parlarne, e lasciando che Sua Maestà si
limitasse a chiedere se alle
Valli l’inverno era freddo,
e quanti fossero i pastori,
e quanti valdesi lavorassero nello stabilimento tessile di Pralafera...
L’emancipazione fu davvero un regalo che circostanze e tempi favorevoli
insieme a uomini generosi
fecero in quel febbraio
1848 all’antica gente delle
Valli.
Augqisto Armand Hugon
In questa rubrica ospitiamo ie risposte dei nostri esperti ai quesiti dei lettori.
Se avete domande sui problemi più vari, dal diritto all'economia,
dall'agricoltura all'urbanistica, ai servizi sociali, ma anche di cucina,
di giardinaggio e bricolage scrivete a Eco deile valli valdesi - Rubrica « scriveteci vi risponderemo » - casella postale - 10066 Torre
Pellice. Risponderemo a tutti sul giornale.
Zuppa
valdese
Al termine del culto, è
stato annunciato il programma del XVII febbraio.
Tra le altre cose è stato
letto il menù del pranzo
comunitario, questo prevede la « zuppa valdese ». Cos’è, qual è la ricetta. Grazie.
m.m., Pomaretto
La zuppa valdese è un
piatto assai popolare delle
nostre valli ed in particolare della zona di Prarostino. E’ un piatto povero,
creato per utilizzare ogni
cosa: gli ingredienti essenziali un tempo erano brodo di ossa, e pane secco.
Oggi la fantasia dei cuochi e il miglioramento dei
redditi delle famiglie fanno
sì che questo sia divenuto
un piatto per le feste.
Ecco una tra le tante ricette:
Ingredienti: grissini (100
gr. per persona), brodo di
carne (250 gr. per persona),
parmigiano (15-20 gr. per
persona), burro o margarina (25 gr. per persona),
pepe e cannella (oppure altro preparato per minestre).
Preparazione: preparare
il brodo nella maniera solita, rompere i grissini,
grattugiare il parmigiano
e la cannella. Quindi disporre in una teglia o in
una casseruola i grissini
fino a formare uno strato
di circa 2-3 cm., poi spargervi sopra il parmigiano
grattato, la cannella e il
pepe e poi rifare l’operazione per gli strati successivi. Terminata questa operazione versarvi sopra il
brodo bollente e mettere la
teglia nel forno caldo (oppure sul fuoco) per' 5-10
minuti.
Servire e buon appetito.
Abiura
Il documento riprodotto qui sotto, trovato nel Tarn e
comunicato dal sig. Paul Pastre, contiene un atto d’abiura che risale molto probabilmente al periodo della revoca dell’Editto di Nantes (1685).
L’interesse di questo testo consiste in questo; se lo si
legge in 2 strofe di 6 piedi ne risulta un attestato di abiura della fede riformata combinata secondo una confessione di fede cattolica; se lo si legge in una sola strofa
di 12 piedi (mettendo fianco a fianco le 2 strofe di 6 piedi) ne risulta invece un attestato di confessione di fede
riformata accompagnata dal rifiuto, espresso in termini
virulenti, di quanto si riferisce all’istituzione della chiesa
romana.
J’abjure maintenant
Calvin entièrement
J’ai en très grand mépris
Et en exécration
De Calvin la leçon
Et ceux qui le confessent
Tous damnés me paraissent
Oui, Calvin et Luther
Brûleront en Enfer
Rome avec sa croyance
J’ai en grand révérance
La Messe et tous les Saints
Du Pape la puissance
Reçois en diligence
Sont heureux à jamais
Le Pape et ses sujets
Je veux aimer sans cesse
Ceux qui suivent la Messe.
Da « L’Escoutaire », à l’écoute du Secteur Vidourle. 1973.
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CRONACA DELLE VALLI
15 febbraio 1980
103 ANNI: INTERVISTA ALLA DECANA DELLA VAL PELLICE
Una vita piena di ricordi e di fiducia
Ha cominciato a lavora- _ rìnoi; ; _• . ^ .
PENTECOSTE ’80
Ha cominciato a lavora
re a 9 anni alla Filatura
di Torre Pellice. A 15 entrava in Stamperia. Nei ritagli di tempo coltivava la
terra. « Eravamo poveri,
ma tutti molto uniti, si
lavorava moltissimo ma si
è sempre trovato il tempo
di andare in chiesa ».
Chi racconta queste cose
è Susanna Enrichetta Revel, detta ’Memè’, di 103
anni: la persona più anziana della Val Pellice. Nativa di Ciò d'Mai, non si è
mai spostata dal territorio
di Lusema San Giovanni.
Oggi vive con la figlia Elvina, di 72 anni, molto dinamica; « Assistere mia
madre non è una gran fatica: cammina, chiacchiera,
mangia di tutto, legge i
giornali. Però sa com’è (!)
l’età c’è... ».
E infatti, mentre la figlia mi fa entrare in casa
vedo che « Memè » legge,
con gli occhiali, « La Stampa »: per la precisione la
terza pagina, quella proprio più diffìcile. Con ’Memè’ bisogna parlare in
francese. Ha voglia di raccontare. E vale la pena di
ascoltare questa donna
che nel 1900 aveva già 24
anni!
« Ai miei tempi s’andava tutti al culto; era l’occasione della settimana
per vedersi e stare un po’
insieme. H fatto che eravamo tutti poveri, ma d’una
povertà che i giovani neanche si immaginano, ci univa molto. Oggi, le condizioni economiche sono migliorate ma c’è più divisione. Uno invidia l’altro
e poi c’è troppa violenza ».
— Ma lei ha visto anche
violenze maggiori, come
quelle della guerra...
^ « Sì, ma per la guerra
c’era un motivo. Sbagliato
fin che si vuole, ma un motivo c’era. Oggi invece la
violenza è gratuita e fine
a se stessa; non passa giorno che non si legga di un
delitto atroce ».
Ritorniamo alla chiesa.
Quali sono i suoi primi ricordi della festa del
17 febbraio?
« Per quel giorno le maestre delle diverse scuolette
di quartiere insegnavano
ai bambini poesie o canti.
Poi, in quel giorno, si partiva tutti in corteo, dietro
al tricolore, con una coccarda sul petto e andavamo in chiesa. E qui, tutti
insÌ6nie, si ca.ntB.va e ogni
gruppo di bambini presentava quello che aveva preparato. Alla fine del culto
il pastore dava ai bambini una brioche e un mandarino. Sa, allora si mangiava poco e quel dono faceva piacere. Alla sera poi
si accendevano i falò. Alla sera del 17 e non del 16
come si fa ora. Ricordo
che in quel giorno ci muovevamo da tutte le borgate. Era come se, per una
volta all’anno, avessimo
deciso di contare quanti,
noi valdesi, eravamo. Si
aspettava quella data con
gioia. Naturalmente ognuno metteva il vestito migliore e le donne il costume valdese. Forse, allora,
più di oggi ci si rendeva
conto di cosa volesse dire; essere liberi di professare le proprie idee, la propria fede. Oggi il 17 non
e piu sentito come una voltp- Non c’è neanche più
1 idea di sentirsi diversa
per il fatto d’essere valdese. Penso che una volta, e
questa e la cosa che ricordo meglio, eravamo tutti
poveri di denaro ma ricchi di spirito. Adesso è un
po’ il contrario ».
Da ragazza ’Memè’ andava al culto, ogni domenica, al tempio del Ciabas,
sul territorio d’Angrogna:
« Me la ricordo piena di
gente quella chiesa. Il pastore Bonnet non predicava solo bene ma faceva anche del bene. Andare al
culto era per noi un dovere, non c’era neanche bisogno di discuterne... ».
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di fronte alla Caserma Berardi degli Alpini
— E delle guerre che ha
visto e vissuto, cosa ricorda in particolare?
« Di quella del ’15-18, essendo mio marito guardia
municipale, ricordo i razionamenti che ci toccava fare per la popolazione. Era
una grossa responsabilità.
Razionavamo zucchero, olio, pasta e poi si portava
alle famiglie. Doveva essere tutto esatto: era una
grande responsabilità di
fronte alla miseria della
guerra ».
— E della seconda guerra mondiale, quando lei
aveva ormai 70 anni, cosa
dice?
« Ma, ricordo che nella
nostra casa di Luserna Alta venivano sempre i partigiani. C’era un giovane
ebreo — adesso non mi ricordo il nome — che mi
portava sempre un po’ di
caffè. Ricordo ancora molti nomi di partigiani, a casa nostra si sentivano al
sicuro. Una volta a Natale,
durante la guerra, venne a
casa nostra anche quel
Sergio Toja che poi morì
nel tentativo di liberare dei
prigionieri. Non mi dimenticherò mai di un fatto: ci
arriva in casa un comandante tedesco (si vede che
ci tenevano d’occhio) e
mette sulla tavola della cu
cina una grande carta geografica e mi dice: ’dove
sono i ribelli?’. ’Dappertutto — risposi — i ribelli sono in ogni luogo, fossi in
voi avrei paura’. I tedeschi, sinceramente mi facevano paura, ma chi mi
faceva più paura erano i
fascisti italiani: erano loro
che facevano la spia e che
hanno ammazzato tanti nostri giovani ».
— Qual è stato il momento più bello della sua
lunga vita?
« Quando è tornato mio
figlio dalla prigionia in Austria ».
— E il più brutto?
« Quando ho perso mio
marito. Era un gran lavoratore, buono e paziente...,
qualche mese fa, in settembre, ci sono arrivati i ladri
nelTalloggio e si sono portati via il suo orologio da
tasca che conservavo con
tanta cura. Per me era un
ricordo importante ».
— Insomma si viveva
meglio una volta?
« Economicamente no di
sicuro, ma spiritualmente
penso di sì. Comunque ringrazio il Signore sia per il
passato che per il presente ».
a cura di G. Platone
“Insieme oggi
per costruire il domani”
Festa delle comunità del 3° Circuito
a Ferrerò il 25 maggio 1980
PINEROLO
Interrogazione sulla
religione a scuola
L’ora di religione cattolica nella scuola pubblica è
stata l’oggetto di una interrogazione del consigliere socialista del comune di
Pinerolo, Marco Gay. Il
consigliere Gay ha osservato che il diritto all’esonero da parte delle famiglie non cattoliche, atee
o semplicemente agnostiche, provoca non pochi
inconvenienti agli allievi.
Infatti spesso questi, non
volendo partecipare alle lezioni di religione, « sono
costretti ad attendere passivamente nei corridoi delle scuole ».
Il consigliere Gay propone quindi alla giunta comunale di segnalare la cosa all’autorità scolastica e
che le ore di religione si
svolgano o all’inizio della
mattinata o all’ultima ora
di lezione in modo da permettere agli studenti esonerati di entrare più tardi
o di uscire anticipatamente.
L’assessore democristiano Ponsat, rispondendo, ha
osservato che negli incontri
periodici che in qualità di
assessore ha con presidi e
direttori, nessuno aveva segnalato questa situazione e
che si farà promotore di
una iniziativa nei confronti degli organismi scolastici affinché siano tenute
presenti le osservazioni del
consigliere Gay.
In occasione del 17 febbraio ed in preparazione
di « Pentecoste ’80 » riproponiamo questo antico testo valdese: Il Patto di
Unione del Podio (1561)
cosi, ricco di spunti di riflessione per un impegno
di fede per l’oggi ed il domani.
« Nel nome delle chiese
valdesi delle Alpi, del Delflnato e del Piemonte, da
sempre unite e di cui siamo rappresentanti, promettiamo, la mano sulla Bibbia e dinanzi a Dio, che
le nostre Valli si sosterranno con impegno nei problemi attinenti la fede...
Promettiamo di attenerci alla Bibbia, nella sua integrità e senza commistioni, secondo l’uso della vera chiesa apostolica. Persevereremo in questa santa
religione, anche a rischio
della nostra vita, per poterla lasciare ai nostri figli
intatta e pura come l’abbiamo ricevuta dai nostri padri.
Promettiamo di recare
soccorso ed aiuto ai nostri fratelli perseguitati,
avendo cura non dei nostri
interessi privati ma della
causa comune senza badare agli uomini ma a Dio ».
Mancano 14 settimane
alla Pentecoste.
A che punto siamo?
IL MEDAGLIONE;
Simbolo della nostra festa, è in vendita nelle Comunità del Circuito, a partire dal 17 Febbraio, al
prezzo di L. 1.000.
La vendita serve per l’autofinanziamento della iniziativa (afifitto locali, attrezzature, spese organizzative, materiale di consu
mo eco.). È quindi molto
importante che ciascun
membro delle nostre comunità sia cosciente che
con un modesto contributo
finanziario partecipa direttamente alla buona riuscita della festa. Naturalmente il medaglione può anche
essere venduto ad altre comunità o all’esterno... allargando la base dell’iniziativa. La richiesta dei medaglioni per le comunità
fuori del 3” Circuito vanno
rivolte al Past. Renato
Coisson - via Balziglia Pomaretto - tei. 0121/81288.
SISTEMAZIONE
LOGISTICA:
Siamo a buon punto riguardo ai locali delle Caserme a Perrero.
Avremo a disposizione
una grossa sala con più
di 300 posti a sedere per
i momenti di insieme (Culto, Canti, Scuole Domenicali ecc.); avremo 4 grandi locali ed un ampio atrio
per gli stands; una cucina
attrezzata per la preparazione della polenta e spezzatino; un vasto parcheggio per più di lOO auto ;
una sala per la proiezione
di films; uno spazio all’aperto di oltre 2.000 mq. per
avere modo di incontrarci.
Abbiamo inoltre ordinato
per quel giorno... un sole
splendente ! ! !
UNA PROPOSTA:
Sarebbe possibile avere
dei banchi in cui siano in
vendita oggetti di antiquariato locale? (cucchiai in
legno, ceste, gerle, rastrelli, oggetti in talco ecc.).
Gli interessati si rivolgano al coordinatore della
Commissione stands ; pastore E. Rivoir - Agape Prali Ghigo - tei. 0121/8514.
L’angolo di Magna Linota
L’Italia è uno strano paese: trattiamo male i vivi,
arrivando ad ammazzarli
per motivi « d’onore » o addirittura per un sorpasso
in automobile; ma, appena
sono morti, diventano terribilmente importanti.
Li vestiamo a festa, li vegliamo, facciamo debiti e
spendiamo dei patrimoni
per i funerali,_ per la tomba, per i fiori al cimitero,
protestiamo indignati se si
propone un’autopsia.
Ricordo che durante la
seconda guerra mondiale
un bombardamento colpì
il cimitero dell’Abbadia Alpina, vicino a Pinerolo. Io
Pagamento pensioni
Come già avvenuto nello scorso mese di gennaio il pagamento delle pensioni in scadenza a febbraio (7.500.000
pensioni) sarà ritardato. L’INPS giustifica il ritardo con
i motivi tecnici deH’aggiornamento delle pensioni.
Ecco comunque il calendario di pagamento:
— pensioni di lavoratori autonomi con numero di libretto superiore al n. 50 milioni: 11 febbraio;
— pensioni di invalidità di lavoratori dipendenti con numero di libretto superiore a 60 milioni: 15 febbraio;
— pensioni superstiti lavoratori autonomi: 22 febbraio;
— pensioni superstiti di lavoratori dipendenti e lavoratori marittimi: 25 febbraio.
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pensai subito che era stata
una bella fortuna che le
bombe fossero cadute là, e
non sulle case e sulla gente: così rimasi stupita dai
continenti indignati della
gente su quelle povere ossa dissepolte.
Sembra che neanche il
cristianesimo ci aiuti a
cambiare mentalità: in molte chiese l’angolo più illuminato e pieno di fiori e
cuori d’argento è quello
dove trovi il corpo di qualche santo, annerito e mummificato in una bella bara
di vetro.
Eppure, proprio in questa Italia che si occupa più
dei morti che dei vivi è
successa una cosa molto
bella e connnovente, i genitori di Fabio Meloni, il
bambino morto per una
serie di incomprensibili errori e distrazioni, hanno
permesso il trapianto dei
suoi reni per aiutare altri
malati a vivere meglio.
Quando una improvvisa
disgrazia ci colpisce, è facile che il nostro dolore diventi invidia e rabbia verso
gli altri che ci sembrano
ingiustamente felici, e così
ci chiudiamo nel nostro
egoismo e diventiamo indifferenti o maligni, pieni
di rabbia e di rancore verso tutti.
E questo sarebbe stalo
ancora più naturale in loro,
che hanno patito tanto, e
visto patire il loro bambino, per la trascuratezza' di
altre per.sone.
Ma loro hanno invece voluto che il loro Fabio continuasse in qualche modo
a vivere negli altri a cui
fossero state trapiantate
delle parti del suo corpo.
Questo è il modo giusto
di rispondere al male che
ci fanno. Ma, se un papà
e una mamma feriti sono
riusciti a far questo, io credo che tutti dobbiamo cercare di adoperare il nostro
corpo per qualcosa di utile anche dopo la morte.
E vorrei chiedere all’Eco
delle Valli di procurarci i
mezzi per farlo. Dove si
trovano le banche dei vari organi? Come funzionano? A chi ci si deve rivolgere? Come si fa per avvertire a tempo in caso di
incidente?
10 sono troppo vecchia
perché si possano ricevere
da me dei pezzi di ricambio che valgano la fatica e
il rischio dell’operazione,
ma forse per le esercitazioni di anatomia degli studenti o per fornire uno
scheletro alle scuole potrei
ancora servire.
Aspetto informazioni da
chi può darmele.
____ Magna Linota
PINEROLO
Trasporto urbano
11 consiglio comunale ha
deciso ristituzione in via
sperimentale di una corsa di pullman per il trasporto urbano dalla Tabona al Centro Studi di
S. Lazzaro. La corsa semplice costerà 200 lire, andata e ritorno 300 e l’abbonamento mensile 4.000 lire. Il
servizio è stato affidato alla Sapay, che effettuerà due
corse giornaliere.
9
15 febbraio 1980
CRONACA DELLE VALLI
LUSERNA SAN GIOVANNI
PRAROSTINO
ANGROGNA
RORA’
Assemblea
suH’Asilo Valdese
colte persone anziane che in modo assoluto non possono più rimanere al loro domicilio neppure con l’ausilio dei servizi domiciliari che in Val Pellice sono
istituiti proprio come alternativa o rinvio del ricovero. Si sono
quindi esaminati i servizi convenzionati con gli enti pubblici.
Essi sono stati, oltre all’uso dei
locali per il centro di incontro
con annessa biblioteca in via di
allestimento: ij servizio di radar-terapia, di elettrocardiogramma, di aerosol, di iniezioni ambulatoriali, di misurazione della
pressione, di pedicure, di lavanderia, di aiuto domestico domiciliare, di visite di geriatria preventiva e di mensa per un totale
globale di 328 utenze. Sono quindi stati illustrati i progetti edilizi sia compiuti durante l’anno,
che in progettazione per il 1980
e infine vi è stata la presentazione del bilancio che registra un
disavanzo effettivo di circa 5 milioni dovuto da un lato all’aumentato costo della vita (e in
particolare al costo del personale) e dall’altro ad una decina
di anziani non in grado di raggiungere i livelli di quota indicati. Ed è qui che deve soccorrere il « fondo di solidarietà » predisposto appunto per il pareggio del bilancio. A questo fine lanciamo un appello specifico
ai membri della Comunità, particolarmente impegnati in quest’opera che, a giusto titolo, è
espressione della loro vocazione
di servizio.
a. t.
Sabato 9 febbraio, presso l'Asilo Valdese ha avuto luogo un’assemblea di Chiesa sulla gestione
e suH’amministrazione dell'Asilo.
Non vi è stata una grande partecipazione di membri di Chiesa
e questo viene sottolineato con
dispiacere, interpretandosi come
un atto di disinteresse per un’opera che pure viene considerata
uno degli aspetti importanti dell’impegno di servizio della Comunità.
11 Presidente del Comitato,
past. Taccia, ha letto la relazione sull’attività dell’Asilo, soffermandosi su ogni paragrafo: i
problemi generali delTAsilo. i
suoi obiettivi di fondo, le difficoltà incontrate, la composizione e le competenze del Comitato
hanno costituito una prima parte di riflessione. Si è quindi passati al personale: 16 persone a
pieno tempo eòa tempo parziale, affiancati da vari collaboratori. Una riunione del comitato con
il personale ha aperto il problema della revisione del contratto
interno di lavoro che è in via
di elaborazione.
Si è quindi passati agli ospiti: in tutto 70 in condizioni fisiche sempre più precarie con un
crescente impegno assistenziale
da parte del personale. Lo scorso anno sono stati registrati 17
decessi e 21 nuovi accolti di cui
11 da iLuserna S. Giovanni, 3 da
Torre Pellice, 3 da Torino, 1 da
Pinerolo, 1 da Milano, 1 da Ventimiglia e 1 da Genova, tutti
evangelici.
In linea di principio sono ac
Gruppo Biblico
Ecumenico
• Nella vecchia e abbandonata canonica di Famolasco, un
sobborgo di Bibiana, in una
stanza arredata a cappella da
George e Anna, si sono riuniti,
domenica 27 gennaio, un gruppo
di giovani per leggere e studiare
insieme la Bibbia. Non erano
molto numerosi, una quindicina
circa, in rappresentanza di gruppi provenienti da Pinerolo, Villafranca, S. Secondo, Famolasco,
Luserna S. Giovanni.
Era presente il parroco di Bagnolo, Don Girando.
Lo studio, consistente nella lettura del libro degli Atti degli
Apostoli è stato introdotto dal
pastore A. Taccia.
Il primo tema affrontato è
stato la Pentecoste, articolato in
tre momenti: la promessa dello
Spirito, Tavvenimento, l’annuncio. Una serie di domande sull’attualità dell’azione dello Spirito nella chiesa, sul suo manifestarsi, sul rapporto tra Spirito
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Via Arnaud, 5 - Tel. 91,374
Domenica 17 febbraio
Luserna S. Giovanni
FARMACIA Dott. PRETI
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Luserna Alta
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'V_________________ ■/
Lutto: Domenica 3 febbraio
abbiamo accompagnato alla sua
ultima dimora terrena le spoglie
mortali del nostro fratello Fornerone Oreste delle Molere, deceduto all’Ospedale di Pomaretto
dopo breve malattia, all’età di
84 anni.
Alla famiglia in lutto rinnoviamo l’espressione della nostra fraterna simpatia.
Assemblea di Chiesa: Sempre
domenica 3 febbraio abbiamo
avuto un’importante Assemblea
di Chiesa per esaminare insieme
la Relazione Finanziaria dell’anno trascorso, ed alcuni problemi di vita spirituale della comunità. È stata incoraggiata l’iniziativa di riunioni familiari nelle
borgate più isolate, e si è deciso
di costituire un gruppo di studio Biblico con lo scopo di preparare insieme le predicazione, e
di approfondire il sermone udito
la domenica precedente. Tale attività inizierà la settimana prossima, giovedì 21 c.m. in casa della nostra sorella Amilda Gardiol
ai Gayot. Tutti sono cordialmente invitati. Tale attività si terrà
nelle case che gentilmente si offriranno per questo scopo.
RORA’
e istituzione ecclesiastica, sulla
conoscenza di movimenti pentecostali o carismatici oggi in ascesa, sulla nozione di testimonianza.
Queste riunioni saranno ripetute ogni ultima domenica del
mese. Esse vogliono avere un
carattere ecumenico tra giovani
valdesi e cattolici nella lettura
del Vangelo assunto come norma
di fede nel comune confronto
con la Parola del Signore.
I temi dei prossimi incontri,
che avranno luogo sempre nella
canonica di Famolasco, dalle
ore 15 alle 17, sono i seguenti:
24 febbraio « I credenti » (Atti
2: 37-47); 30 marzo « la guarigione dello zoppo e la predicazione
del ravvedimento » (Atti 3); 27
aprile « l’opposizione o la scelta
tra Dio e gli uomini » (Atti 4:
1-31); 25 maggio «La vita della
comunità e l’uso dei beni » (Atti 4: 32-36); 29 giugno «Liberazione e testimonianza » (Atti 5:
17-24).
A questi incontri tutti sono
cordialmente invitati.
• Per la giornata comunitaria
del 17 febbraio avremo il piacere di avere come ospite gradito
il prof. Giorgio Spini che parteciperà al culto del mattino ed
all’agape fraterna e ci parlerà
sull’argomento : « Le Valli Vaidesi nell’evangelismo italiano ».
II pranzo, organizzato dalla
commissione ricevimenti, avrà
luogo alle ore 12.30 nella Sala
Albarin e la sera, alle ore 20.30.,
nella stessa sala, la filodrammatica e la corale presenteranno
sulle scene: « ...E la chiamano
pace! », un programma di canti,
poesie e letture incentrate sulla
storia valdese, sulla resistenza e
sulla violenza in generale.
• Il concistoro ha confermato
per domenica 24 febbraio, alle
ore 10, l’Assemblea di chiesa per
la designazione del nuovo pastore il cui ministero dovrà avere
inizio con il 1“ ottobre dell’anno
in corso. Si ricorda che l’Assemblea, per essere valida, dovrà essere composta dalla maggioranza dei membri elettori iscritti.
• La settimana scorsa è deceduta, all’età di 74 anni. Margherita Luigia Danna ved. Malan. Ai
familiari la comunità esprime
la più fraterna simpatia cristiana.
Incontro
Consiglieri
popolazione
Mercoledì 6 su iniziativa della
Pro loco ha avuto luogo un incontro con il consiglio comunale e la popolazione per discutere
una serie di iniziative e per una
reciproca informazione sulle attività che si intendono programmare. I problemi emersi con
maggiore urgenza concernono
la sistemazione della piazza del
paese, con il muro di sostegno
ancora da completare; per la definitiva sistemazione della piazza
la Pro loco si è già impegnata e
si spera che i lavori possano essere terminati entro la fine di
questa prossima primavera.
Anche la strada che dal capoluogo prosegue per il Parco montano dovrà essere ripristinata in
più punti e questi lavori rientrano nelle previsioni del comune.
I problemi più grossi concernono il servizio pubblico ora che
la SAPAV ha rimesso alla Regione il contratto del servizio:
come soddisfare le esigenze della popolazione con l’ormai troppo piccolo scuolabus? Sono allo
studio alcune possibilità che dovranno concretizzarsi al più presto. Sempre a livello delle priorità l’esigenza di dotare il capoluogo di una rete di fognatura, fornire la zona delle Fucine di un
acquedotto, valutare le risorse
locali del piccolo turismo e di
miniattrezzature sportive, ecc.
I problemi non mancano ed ora
che ci si avvia alle elezioni amministrative c’è da augurarsi che
risorga un po’ di interesse e di
partecipazione per i problerhi
del comune.
• Sabato 9 si sono sposati Sergio Rivoira e Olga Tourn. Agli
sposi che si stabiliscono alle Fucine i nostri vivissimi auguri per
una vita impegnata insieme, e illuminata dalla grazia del Signore.
SAN SECONDO
Ancora un lutto. Si è spenta
martedì 4 febbraio Ulda Bertalot in Gardiol (Miradolo) dopo
una lunga malattia sopportata
con pazienza e speranza. Esprimiamo la nostra solidarietà fraterna alla famiglia in lutto.
® Un ringraziamento all’Anziano di Brusiti Roberto Vicino che
ha curato la riunione quartierale a Cavoretto.
1« DISTRETTO
Incontro pastorale
I! prossimo incontro pastorale avrà luogo a Torre
Pellice nella Sala Unionista, lunedì 18 febbraio con
inizio alle ore 9.15.
Riflessione biblica (Umberto Rovara).
Scheda di catechismo: Uomo e peccato.
Pranzo a Villa Olanda.
Pomeriggio: Lezioni di religione - Libreria Claudiana.
Assemblea
di chiesa
Affollata la Cappella del Capoluogo per l’assemblea di chiesa di domenica scorsa. Dopo aver esaminato ed approvato la
gestione 1979 della cassa-chiesa
e cassa-stabili l’assemblea ha deciso d’inviare immediatamente
alla Tavola la metà del versamento previsto per il 1980 riservandosi di compiere il saldo
il più presto possibile. Nel corso della discussione Sulle finanze i partecipanti hanno rivolto
un caldo ringraziamento al cassiere per il prezioso lavoro che
svolge e un grazie anche ai revisori dei conti: entrambi riconfermati nel loro servizio. L’assemblea, inoltre, tra le diverse
possibilità emerse, ha scelto là
località Bagnau alla Vaccera come luogo per ospitare il prossimo XV agosto. Infine, sulla base di una relazione presentata
dal pastore su « Evangelizzazione
e ecumenismo » si è votato, a
larga maggioranza, una presa di
posizione in cui si auspica che:
« dal prossimo incontro del 16
marzo, che si terrà ad Angrogna nel quadro del I Circuito
Valpellice, scaturisca un utile
confronto di pareri e riflessioni
le più rappresentative possibili
di realtà comunitarie Onde maturare insieme e alla luce delTEvangelo scelte operative nella direzione di un rinnovato impegno
evangelistico ». Ultima osservazione: grazie al lavoro della Commissione Stabili (Silvio Bertin,
Leo Coisson, Amato Roman) si è
radicalmente restaurato — pavimenti e intonaci — l’inlerno della Cappella rendendola più luminosa e allegra. Il che è stato
apurezzato.
• Domenica XVII il culto inizia alle ore 10. Gradito ospite
della ginrp^ta sarà il pastore
Sergio Aquilante che, dopo l’agape, nello stile di una amichevole conversazione ci parlerà
della realtà metodista. Il pranzo,
per ragioni di spazio, è aperto
solo a coloro che presenteranno
il biglietto numerato. In serata
alle 20.30 la Corale presenterà
una sua rassegna di canti inframezzata dalla proiezione del film
«Corali Valdesi alle Valli» prodotto dall’équipe di ’’Protestantesimo” della Rai-TV. L’ingresso
è aperto a tutti: partecipate numerosi!
Figure che
scompaiono
• Ci è caro ricordare da queste
colonne, la figura di Tourn Vittorio Btìchele (Scalerandi) di
Rorà, classe 1896-, Cav. di V.V.,
scomparso a metà novembre.
Egli ha lasciato un grande vuoto nella sua famiglia che tanto
amava, la moglie Morel Valentina, compagna fedele di 59 anni
di vita coniugale.
Uomo forte e generoso, di carattere gioviale e sincero. Uno
degli ultimi superstiti di quella
schiera di montanari che hanno vissuto una vita semplice e
dura nello stesso tempo.
Ai più anziani è caro ricordarlo, nel duro lavoro quotidiano
sostenuto per lunghi anni nelle
cave di pietra di Rorà; ogni venerdì lo incontravamo puntualmente al mercato di Luserna; e
lo ricordiamo ancora nelle brevi
pause dei giorni di festa.
In un documentario della Regione Piemonte intitolato Cavatori e piccapietra, realizzato nei
comuni di Luserna, Bagnolo, Barge e Rorà, non poteva mancare
lui, uno dei più vecchi cavatori
viventi, di quella schiera di lavoratori della pietra, degli anni ancora prima della guerra mondiale, quando l’automatismo era ancora sconosciuto e si andava a lavorare sotto la pioggia
e la neve.
È morto serenamente, ed ora
riposa nel piccolo cimitero di
Rorà. in mezzo alle sue montagne, in quella terra da lui tanto amata. st
Associazione Amici
del Collegio
Accusiamo ricevuta del seguenti doni in memoria deli'avv. Stefano Enrico
Bonnet, nostro fedele e compianto
Amico: Adelina Bonnet Messina L.
200.000; Myriam e Marco Giolito 200
mila; Dr. Fredy Bonnet 100.000; Renata e Giovanni Rocfiat 100.000; Dr. Guido
Ribet 50.000; Ade e Enrico Gardiol 50
mila.
Ringraziamo inoltre tutte le persone
che hanno validamente contribuito con
offerte al riscaldamento del nostro
Istituto.
Domenica 10 s’è tenuta una
Assemblea di Chiesa nella quale
è stata illustrata la Relazione finanziaria 1979. Ogni famiglia della Comunità ne verrà a conosceriza ricevendo il «Vincolo » che è
in distribuzione in questo periodo a cura degli anziani.
• Il XVII febbraio, dopo il
culto ed il tradizionale pranzo
comunitario, il dott. Carlo Papini parlerà su « Lione e nuovi studi sull’origine del movimento valdese ». In seguito alcuni giovani
del Gruppo giovanile - FGEI introdurranno un breve dibattito
sul tema del Concordato e delle
Intese. Tutti sono invitati.
TORRE PELLICE
Gli anziani stanno distribuendo in questi giorni la circolare
di chiesa e la relazione finanziaria. Sulla Fiaccola appare il programma delle attività del 16 e del
17 febbraio, che non comprende
però una iniziativa di Cadetti e
Coretto, che hanno preparato,
con una certa difficoltà, un piccolo falò presso il tempio dei
Coppieri e che nel tempio stesso presenteranno, dopo le ultime fiammate, intorno alle ore
21, alcuni canti e brevi letture
significative.
La sera del 17, all’Aula Magna,
con ingresso libero, il Gruppo
Filodrammatico Giovanile presenterà: « 2003, guardiamoci indietro », un lavoro teatrale in
due tempi scritto dagli stessi giovani interpreti. La rappresentazione parte da una situazione
immaginaria del futuro, nella
quale si ripensa ai più significativi momenti della vita di un credente, nell’ambito di una comunità piena di contraddizioni. I
giovani sono alla loro prima esperienza di questo genere e meritano simpatia, attenzione ed
un folto pubblico. Alla serata
parteciperà la Corale.
• È deceduto il 5 febbraio
Carlo Salvagiot. Alla famiglia
in lutto la comunità è vicina con
simpatia fraterna.
PINEROLO AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta :
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Luserna S. Giovanni.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Enrichetta Pons li. Poet
d! anni 82
ringraziano sentitamente quanti si sono uniti al loro dolore ed in modo
particolare la famiglia Ricca.
« Nel mondo avrete triholazione
ma fatevi animo: Io ho vinto
il mondo » (Giov. 16: 33).
San Secondo, 28 gennaio 1980
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
' Charles Salvagiot
profondamente commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di
stima e di affetto avuta in occasione
deirimprovvisa dipartenza del loro
Caro, nell’impossibilità di farlo personalmente e singolarmente, ringraziano
ì Pastori Tourn e Zotta, il dottor Luigi Avanzi, gli amici e compagni Vigili
del Fuoco di Torre Pellice e dì Pinerolo, la C.R.L, le rappresentanze partigiane di Torre Pellice e di Luserna
San Giovanni, il gruppo dì amici che
hanno cantato nel Tempio durante il
servizio funebre, gli amici arti^ani e
lutti coloro che, con scritti, fiorì o con
la loro presenza, hanno partecipato al
vivo dolore della famiglia.
Per volontà dell’estinto le eventuali
offerte in memoria potranno essere devolute ai seguenti Istituti: Casa di Riposo San Giuseppe di Torre Pellice,
Asilo Valdese dì Luserna San Giovanni
e Rifugio Carlo Alberto di Luserna
San Giovanni.
Torre Pellice 8 febbraio 1980
10
lo
is febbraio 1980
LA FAME DEGLI ALTRI
Potere agro-alimentare
e aiuto ailo sviluppo
La recente decisione del presidente americano Carter di non
fornire all’Unione Sovietica il
grano e gli altri cereali, in segno
di ritorsione per l’invasione dell’Afghanistan, hanno evidenziato
l’enorme potere che sta dietro ai
cibi e. all’agricoltura.
Esiste infatti un potere agricolo-alimentare che pesa moltissimo nel governo del mondo. È
un potere di pochi se si pensa
che gli USA forniscono i due
terzi del mercato mondiale dei
cereali. Questo mercato è regolato dalla borsa di Chicago in
cui operano le cinque grandi multinazionali che controllano l’80
per cento degli scambi mondiali.
Analizzare il modo di funzionamento del mercato agricolo
mondiale è cominciare a capire i
modi nuovi in cui si esercita il
potere politico nel mondo. Infatti quando è scoppiata la prima crisi energetica, l’allora ministro per l’agricoltura americano Butz, per tranquillizzare i suoi
concittadini poteva affermare
« L’agripotere è più rilevante del
petrol-potere. Il canale singolo
più importante che noi abbiamo per comimicare coi due terzi della popolazione mondiale è
il cibo... e gli Stati Uniti hanno
un monopolio del grano superiore a quello del petrolio di qualsiasi paese deH’Opec ».
Gli Stati Uniti, maggiore produttore mondiale di cereali, usano il mercato agricolo per ottenere vantaggi politici enormi:
basti pensare che l’arma agricolo-alimentare è stata determinante nell’accordo con la Cina, col
Giappone e con quasi tutti i
paesi dei cosiddetto terzo mondo. Inoltre, secondo le previsioni degli esperti, se continuerà
l’attuale sistema produttivo, nel
1985 mancheranno 85 milioni di
tonnellate di cereali per assicurare a tutti i popoli della terra
una razione di sussistenza.
Per far fronte alle possibili carenze alimentari della popolazione vi sono due strategie principali. La prima, elaborata dalle
organizzazioni internazionali,
prevede oltre agli aiuti per lo
sviluppo della produzione agricola nei paesi poveri, la costituzione di uno stock di riserva di
20 milioni di tonnellate e di uno
stock di emergenza di 500 mila
tonnellate per interventi in caso
di carestia.-La seconda strategia
è elaborata da USA, Canada e
Australia ed è centrata sull'affermazione « se il mondo, vuole più
cereali, bisogna che -i prezzi pagati sianor remunerativi ». Per
cui la politica di questi paesi è
quella di non allargare la superficie coltivata e di mantenere i
prezzi molto alti.
L’Europa
Comitato di Redazione : Franco Becchino, Dino Clesch, Roberta Colonna Romano, Niso De AAichelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Marco
Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella SbafFi, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile :
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione : Via
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Intestato a « L'Eco delle Valli La Luce ».
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Fondo di solidarietà ccp 11234101
intestato a « La luce : fondo di solidarietà », Via Pio V 15 - Torino.
« La Luce » : Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
«L'Eco delle Valli Valdesi»: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografrca Subalpina
Torre Pellice (Torino)
è da un lato dipendente dal mercato mondiale per i cereali, mentre per ciò che riguarda altri
alimenti (il latte e i suoi derivati) è largamente eccedente. In
altri termini l’Europa colla sua
politica agricola non ha voluto
sviluppare una strategia alimentare basata sull’autosulficienza. Il
risultato di questo è una grande eccedenza di prodotti quali
il latte e il burro. Ma anche qui
per ragioni di politica economica interna, i prezzi di questi due
prodotti sono mantenuti artificialmente alti e superiori a quelli correnti sul mercato mondiale. Così le popolazioni che hanno
fame non possono accedere facilmente a questo alimento perché troppo caro.
E mentre tra il ’77 e il ’78 è
aumentata la popolazione mondiale che non può soddisfare le
sue esigenze in calorie (si è passati dal 15 al 18% dell’intera popolazione mondiale), in Europa
si debbono inventare mezzi per
consumare il surplus.
Si può assistere a operazioni
contradditorie quali quelle di
prendere il latte dalla stalla, lavorarlo industrialmente per renderlo latte in polvere e poi restituirlo alla stalla per l’alimentazione animale. Oppure quella della distribuzione pura e semplice
delle scorte.
Di fronte a questo fenomeno
l’opinione pubblica dei paesi comunitari è insorta, per cui la
CEE è stata costretta ad adot
tare programmi di aiuto alimentare verso paesi del terzo mondo: 1 milione 287 mila tonnellate
di cereali (da acquistare sul mercato), 150 mila tonnellate di latte in polvere e 45.000 tonnellate
di burro e suoi derivati, tra cui
il progetto « Flood II » in India
che ha come obiettivo di fornire il latte e i suoi derivati in 142
città indiane.
All’interno di questo progetto
di aiuto alimentare, una parte
non marginale è giocata dalle
cosiddette « organizzazioni non
governamentali » e tra queste gli
organismi cattolici e protestanti
di aiuto.
L’azione del
Consiglio Ecumenico
Le organizzazioni cattoliche
(Catholic Relief Service, e le varie Caritas nazionali) non si sono
poste problemi di sorta circa la
efficacia dell’intervento e hanno
cominciato a distribuire nel ’78
17.290 tonnellate di latte in polvere sulle 20.000 a disposizione
delle organizzazioni non governamentali.
Il dipartimento di aiuto materiale del Consiglio Ecumenico
ha invece voluto affrontare la
questione innanzitutto valutandolo sulla base dell’efiìcacia: in
questo contesto mondiale non si
fanno aiuti alimentari che aumentano la dipendenza dei paesi del terzo mondo. In questo
senso il Consiglio Ecumenico ha
distribuito nel ’78 solo 720 tonnellate di latte in polvere, il 3,5
per cento del totale messo a disposizione. Inoltre la distribuzione è avvenuta unicamente in
paesi colpiti da avvenimenti eccezionali (carestie, guerre, campi profughi).
Lo scarso impegno del Consiglio Ecumenico in questo settore pone alcune questioni ai responsabili politici della CEE.
Perché un organismo cristiano
non richiede di distribuire ai
poveri del mondo il surplus dei
ricchi?
Infatti una delle idee guida
del Consiglio Ecumenico è « verso una chiesa solidale coi poveri ». Ma questa solidarietà si manifesta essenzialmente lottando
contro i meccanismi che generano povertà, lottando coi poveri facendo propri i loro obiettivi. Per questo più che un aiuto
alimentare, che non costa e che
nulla modifica nel mercato mondiale degli alimenti, le chiese
preferiscono impegnarsi in un
opera di sviluppo agricolo dei
paesi del terzo mondo centrato
sull’obiettivo dell’auto-approvigionamento: occorre che nei paesi del terzo mondo la produzione di generi alimentari cresca
in misura maggiore che la domanda di questi generi. Altrimenti sono necessari gli aiuti
o i contratti di fornitura, ed entrambi sono fonte di dipendenza.
Giorgio GardioI
TERZO MONDO
La morte beve latte in polvere
« Praticamente tutti gli studi
consultati sull'alimentazione neonatale nei paesi in via di sviluppo e tutti gli esperti interpellati
affermano che la pubblicità industriale è uno dei fattori principali che stanno alla base della
tendenza crescente verso una dipendenza dall’alimentazione artificiale e che questa crescente dipendenza ha condotto all’aumento della denutrizione e della mortalità infantile ». Questa affermazione della Investor Responsibility Research Centre di Washington D.C., USA, riassume la
denuncia che da tempo è stata
avanzata negli Stati Uniti e in
Europa e che ha condotto il
Consiglio Nazionale delle Chiese
negli Stati Uniti a votare il boicottaggio della Nestlé, la principale produttrice di latte in polvere, nel 1978.
In questo contesto agricoloalimentare, l’Europa comunitaria
La catena che dal latte in polvere porta aH’aumento della
mortalità infantile è presto detta. La logica di una grande multinazionale tende a promuovere
il prodotto e a creare nuovi consumatori. Cosi, se una madre
comincia a nutrire il suo bimbo
col latte in polvere, naturalmente continuerà anche dopo i primi giorni. I dottori fa’ jriscono
questa tendenza perché è molto
più semplice ficcare un biberon
in bocca al neonato piuttosto che
aiutare la madre ad affrontare
le difficoltà iniziali che incontrerà neH’allattamento al seno. In
tal modo la multinazionale e i
dottori diventano alleati in questa tendenza e naturalmente la
multinazionale nutre questa alleanza con campioni omaggio e
altre forme promozionali. Ora,
se l’alimentazione artificiale è
sempre un male rispetto all’allattamento al seno — anche la
Nestlé non può negare che nessun latte artificiale può stare a
confronto del latte materno —
lo è tanto più nei paesi sottosviluppati dove maggiori sono i rischi: imperfetta sterilizzazione,
acqua contaminata, scarsa alfabetizzazione che impedisce di
seguire adeguatamente le istruzioni, eccessiva diluizione per
risparmiare, ecc. Questa catena
ha portato il Consiglio Nazionale delle Chiese negli Stati Uniti
a votare il boicottaggio della
Nestlé, la maggiore multinazionale del ramo che non vende negli Stati Uniti ma sinercia da un
terzo a metà del suo prodotto
nei paesi del Terzo Mondo.
La Nestlé sta spendendo una
fortuna per controbattere il boicottaggio. Nel ’78 ha pubblicato
in 300.000 copie un documento,
A Nestlé View, che sostiene il
punto di vista della multinazionale. Il documento, che è stato
recentemente riedito in forma
Doni Eco - Luce
DONI DI L. 1.000
Micci Edwin; Tron Eli — Luserna S.
Giovanni: Bonjour Daniela; Gönnet Catalin Susanna: Jourdan Luigi; Bonnet
Buffa Lina; Charbonnier Gay Jeannette; Gaydou Clelia; Comba Cendola Elsa; Arnoulet Noemi; Rivo'.r
Maria; Gaydou Rita; Bertalot Emma:
Jalla Bruno; Rovara Umberto; Jou.-dan Enrico; Bounous Edda; Artus Costanza; Rivoira Adolfo; Rivolta Edilio; Sappè Jean Louis; Malan Marisa; Bonnet Albina; Paschetto Carlo —
Pomaretto: Pastre Arturo; Pastre Filiberto; Pons Valdo; Costantin Germana; Lageard Elsa; Meytre Ettore;
Mourglia Umberto; Peyronel Olga ved.
Massel; Paschetto Lina; Rostan Silvio;
Calvetti Irma; Bleynat Alfonso —
Rorà: Morel Elena; Mourglia Felice;
Mourglia Malvina; Mourglia Michele;
Paschetto Giovanni Paolo; Rivoira Leopoldo; Tourn Aldo; Fam. Revel; Paschetto Tourn Ada; Giusiano Elda;
Tourn Letizia; Rivoira Sergio; Rivoìra Stefano e Elsa.
DONI DI L. 2.000
Villar Perosa: Bessone Ina; Ferrerò
Norberto — Torre Pellice: Bellion-Jalla:
Gay Giulia — Catanzaro: Chiarella luigi; Chiarella Domenico — Pons Attilio,
Pomaretto — Pascal Edmondo, Perrero — Rostaing Rachele, Svizzera —
BandizioI Germanet Annita, Torino —
Turck Elda, Pinerolo.
DONI DI L. 3.000
Torino; Cocito Irene; Corrado Viviana — Roma: Masini Ugo: Giovan
Intesa
(segue da pag. 1)
fui anche in questo campo. E'
quanto confido possa verificarsi
prima di quanto io stesso non
pensi.
Ma quale che possa essere a
suo tempo la conclusione dell’operazione in corso, alcuni punti restano comunque sin d’ora
acquisiti. Anzitutto le Chiese vaidesi e metodiste hanno svolto
con lealismo il mandato che la
Costituzione della Repubblica loro affidava con l’articolo 8. Il protocollo è lì a darne atto con il
suo significativo contenuto. Con
rilevanza indubbia esso dimostra
altresì quali .sono i propositi di
tali chiese; come esse intendono
compiere la loro missione spirituale nel quadro della società civile; come pensano che i loro
rapporti con lo Stato debbano
essere di comune accordo regolati. Inoltre il binario della operazione, i contenuti stessi, restano
fissati anche per quelle altre
Chiese evangeliche che intendessero col tempo percorrere questa via.
Sotto altro aspetto il orotocollo rimane nell’ordine delle cose
afferenti la politica ecclesiastica
italiana, ponendo in evidenza i
caratteri propri della confessione religiosa in questione e soprattutto il suo originale apporto per una diversa impostazione
e soluzione dell’annosa questione
relativa ai rapporti tra Stato e
Chiese, limitati sinora in Italia
al solo incontro tra il potere statale e quello proprio del cattolicesimo romano. L’Intesa era e rimane quindi uh’occasione da cogliere e che non poteva essere
tralasciata.
G. Peyrot
Speranza
(segue da pag. 1J
ampliata, sostiene tra l’altro che
la Nestlé non fa una pubblicità
« aggressiva », contesta il rapporto causa effetto tra aumento
dell’alimentazione artificiale e
aumento della denutrizione e
della mortalità infantile e risponde ad accuse e proposte mai formulate: sostiene per esempio la
qualità del suo latte (da nessuno contestata) o denuncia gli effetti mortali di una eventuale
eliminazione del latte in polvere
(da nessuno richiesta).
Una delle maggiori organizzazioni che conducono il boicottaggio, la Infant Formula Action
Coalition — inforrria la rivista
americana Christianity and Crisis — chiede specificamente che
la Nestlé non distribuisca più
campioni gratuiti a ospedali, cliniche o case private; che non
assuma più « infermiere del latte » all’opera tra la popolazione
(in quanto si tratta in pratica di
agenti promozionali); che non
svolga più attività promozionale
presso operatori sanitari; che
non faccia più pubblicità presso i
consumatori. Il latte in polvere
sarebbe così nelle farmacie a disposizione — come altri prodotti farmaceutici — di chi ne ha
veramente bisogno. La Nestlé
non si rassegna e la battaglia
continua.
F. G.
nini Gino — San Secondo: Coucourde
Elisa; GardioI Ada — Riclaretto: Malanot Grill Melania; Tron Giovanni —
Pinerolo: Rostagno Sorrento; Tron Enzo;
Campese Genre Mary — Torre Pellice:
Giordano Giulio; Malanot Pellegrin Ernestina — Biondi Laura, Pietrasanta —
Maurizio Americo, Termoli — Fam.
Mansuino, Sanremo Forneron Alessandro, Villar Perosa — Ferrari Felice,
Arquata Scrivia — Germanet Renata,
S. Germano Chisone — Travers Fiordalisa, Cantalupa — Bounous Maria,
Pomaretto — Zilli Gay Ines, Firenze
— Palazzino Armando, Parma — Tron
Rino, Perosa Argentina — Bert Giovanni, Ferrerò — Bocchiardo Silvio,
Porte.
DONI DI L. 5.000
Svizzera: Benigno Adriana; Coucourde Nino; Merkli H. — Long Gabriel,
Francia — Wllhjelm T., Danimarca —
Pavone Franco, Cagliari — Marangoni
Ferdinando, Ivrea.
corruttibile... conservata nei cieli
per voi ».
Siamo noi dei credenti portatori di una speranza viva? E, se
lo siamo, rendiamo noi visibile
e credibile la speranza che è in
noi? Come ci comportiamo a
questo riguardo con quelli che
ci domandano perché continuiamo a sperare, in un tempo, come il nostro, in cui molte persone corrono dietro ad altre speranze e a nuove religioni?
Evangelizzare significa oggi ancora lasciarci interpellare in merito alla speranza cristiana da
quanti attendono da noi una risposta. Le occasioni per rendere
conto della speranz.a che è in
noi non mancano; mancano
spesso la sensibilità, il coraggio
e la prontezza; non diciamo nulla perché non abbiamo nulla da
dire e ci accontentiamo di condividere molte speranze terrene,
nulla di più. Tuttavia la Parola
di Dio, che è parola di speranza,
può essere ancora detta, ancora
posseduta, ancora decisiva.
Render conto della speranza
che è in noi ovvero rispondere
a nostra difesa della speranza
che è in noi fa parte della nostra testimonianza cristiana.
Dobbiamo e pos.siamo parlarne
con « dolcezza e rispetto », senza
orgoglio ed autosufficienza, evitando di giudicare gli altri e di
stancarli con le nostre pretese,
come se fossimo i soli a ritenere con fermezza la speranza che
Gesù Cristo ci ha dato.
A questo riguardo, D. Bonhoeffer ci ha lasciato alcuni pensieri di cui dobbiamo far tesoro:
« Il primo servizio di cui siamo
debitori agli altri membri della
comunità è di ascoltarli. L’amore di Dio per noi si distingue
proprio in questo: che non si limita a parlarci, ma vuole anche
ascoltarci. Imparare ad ascoltare il nostro fratello è dunque fare per lui ciò che Dio ha fatto
per noi. Certi cristiani ed in particolare i predicatori, .si credono
sempre obbligati a “dare qualcosa" quando sono con altri uomini. Dimenticano che ascoltare
può essere più utile che parlare.
Non sapendo più accordare una
attenzione tesa e paziente agli
altri, si parlerà loro sempre fuori bersaglio. Chi stima il suo
tempo troppo prezioso per poterlo perdere ad ascoltare gli altri, in effetti non avrà mai tempo per Dio e per il prossimo ».
« Con dolcezza e rispetto » scriveva l'apostolo Pietro. È necessario seguire quella via per rendere conto della « speranza che
è in noi ». E. Rostan
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