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Anno 114 - N. 13
31 marzo 1978 - L. 200
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
2 APRILE; DOMENICA DELLA FACOLTA'
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L’aula magna durante una confe venza del prof. Oscar Cullmann,
docente di Nuovo Testamento a Basilea e Pnrigù e spesso ospite della nostra Facoltà.
Per far fruttare
il talento della teologia
La Chiesa valdese ha ricevuto tre talenti: un complesso di opere sociali, una storia e una certa coscienza teologica. La Facoltà è necessaria per non seppellire
quest’ultimo ma metterlo in circolazione al servizio dell’Evangelo in Italia
C'è chi si chiede se, per una
chiesa piccola come la nostra,
la Facoltà di teologia non sia un
lusso. Quattro uomini a pieno
tempo e diversi altri collaboratori a tempo parziale, un intero
edificio nel centro di Roma, una
biblioteca di 50.000 volumi, un
convitto in cui vivono da trenta
a quaranta persone, un bilancio
di una quarantina di milioni.
Non è troppo? La Facoltà di teologia si giustifica veramente?
Non potrebbero i nostri studenti
compiere i loro studi in una
deile tante Facoltà teologiche
d’Europa, come avveniva prima
del 1855 (anno in cui a Torre Pellice fu fondata la nostra Facoltà)? Domande di questo genere
non sono affatto fuori luogo. E
non sono domande polemiche.
Non si tratta di essere per o
contro la Facoltà ma di chiedersi se essa sia o non sia necessaria, e perché. Ecco alcune
linee di risposta.
Intento missionario
La Facoltà fu fondata nel secolo scorso con un dichiarato
intento missionario. Si trattava
di formare in Italia coloro che
avrebbero dovuto portare l’Evangelo agli italiani. Troppo a
lungo la chiesa valdese è stata
e si è considerata soltanto come una propaggine in Italia del
protestantesimo europeo. In un
certo senso lo è e continuerà
ad esserlo. Per mille motivi,
storici, teologici e persino psicologici, noi non possiamo concepirci se non in orizzonte europeo
(per non parlare della nostra
unità — di cui peraltro non
sempre siamo consapevoli —
con i valdesi del Sud America).
Non siamo, né vorremmo essere, una chiesa nazionale. Ma
quello che i valdesi delTOttocento hanno lucidamente intuito, e
cioè che ITtalia non poteva essere da noi semplicemente colonizzata sul piano religioso, importando una teologia elaborata
altrove, e che quindi si esigeva
da noi uno sforzo di rielaborazione teologica di quanto ci offriva e ci offre il protestantesimo
europeo — questa intuizione resta oggi ancora, anzi oggi più
di ieri, validissima.
Noi certo abbiamo bisogno
della teologia protestante europea (e non solo europea), senza
la quale non potremmo probabilmente neppure esistere. Ma
il fatto di essere, vivere, pensare, agire, testimoniare in Italia
ci impone una responsabilità
teologica specifica che non può
essere scavalcata o ignorata.
Per evangelizzare davvero, e non
solo colonizzare religiosamente
il nostro paese, è necessario che
vi siano dei luoghi in cui la teologia protestante prodotta altrove venga ripensata in funzione della situazione culturale, politico-sociale e religiosa propria
del nostro paese. La Facoltà vorrebbe servire a questo: non solo a importare e diffondere in
Italia la teologia protestante europea ma anche a ripensarla e
riproporla a partire dalla situazione italiana. Certo, nessuno di
noi, qui in Facoltà, presume di
essere all’altezza di questo compito. Ma siamo consapevoli di
dover dirigere i nostri sforzi in
questa direzione. Ma c’è di più.
Il messaggio della risurrezione nel concreto
Un faro al buio
Noi dunque predichiamo che Cristo è risuscitato dai morti. Allora come mai aicuni tra voi dicono che non vi è risurrezione dei morti? Ma se non c’è risurrezione dei morti, neppure Cristo è risuscitato! E se Cristo non è risuscitato, ia nostra predicazione è senza fondamento e ia vostra fede è senza
valore...
E perché noi stessi affrontiamo pericoli continuamente?
Ogni giorno io rischio la vita, è vero fratelli miei, come è vero
che mi vanto di voi perché siete credenti in Gesù Cristo, nostro Signore. A Efeso ero pronto a lottare contro le bestie feroci. Se Tavessi fatto solo per motivi umani, quale vantaggio
ne avrei? Perché se i morti non risuscitano, allora mangiamo
e beviamo perché domani morremo...
Cosi, fratelli miei, state saidi, incrollabili. Impegnatevi
sempre più nell’opera del Signore, sapendo che grazie ai Signore ii vostro lavoro non va perduto.
(I Corinzi 15)
La particolarità della situazione
italiana ci induce a tentare, pur
nella modestia dei nostri mezzi, qualche contributo originale,
come protestanti italiani, nella
ricerca teologica contemporanea. C’è oggi una certa domanda in questo senso che ci giun
ge da alcuni settori del protestantesimo europeo.
Anni or sono c’era chi lamentava che i valdesi erano diventati « troppo italiani » nel senso
Paolo Ricca
(continua a pag. 5)
Questo stralcio della lettera
di Paolo al gruppo di credenti
che vivevano nella città di Corinto affronta in maniera chiara
e decisa la questione della risurrezione.
I credenti di Corinto, di cultura greca, erano molto condizionati dalla concezione filosofica secondo cui esistevano due
sfere di vita: quella del corpo,
più in basso, corruttibile, e quella dell’anima, più elevata, più
nobile.
Questa idea portava gli intellettuali greci a mettere in secondo piano tutto quello che riguardava il corpo per sublimare la propria vita nella, sfera superiore. L’anima veniva considerata immortale mentre il corpo
è destinato a perire. È chiaro
che questa concezione della vita portava a considerare come
deviazione grossolana ogni discorso sulla risurrezione: sì, Gesù Cristo in quanto figlio di Dio
poteva anche essere risorto, ma
noi...
In polemica con questa impo
stazione Paolo scrive al gruppo
di credenti mettendo in stretta
relazione l’avvenimento risurrezione di Gesù e la risurrezione
dei morti, ridando quella dignità e concretezza alle cose materiali che i greci avevano rifiutato.
Questo brano a nostro avviso
non perde di attualità se lo riferiamo anche alla nostra situazione. Intanto è doveroso affermare che a distanza di 2000 anni quella concezione dualistica
anima-corpo inventata dai greci
condiziona profondamente la nostra mentalità occidentale; noi
siamo sempre pronti a distinguere tra ciò che è spirituale, intendendo con questo termine
qualcosa di “astratto”, e ciò che
è materiale come il lavoro, il denaro, la famiglia, ecc.
Di questa concezione Paolo fa
giustizia riaffermando che l’uomo non è scindibile ma è un
tutt’uno e quello che dice e fa lo
compie con tutto se stesso, cervello, corpo, anima.
Ma l’aspetto che ci sembra
debba essere messo in evidenza
oggi è contenuto nella seconda
i_ii- ir parte del discorso di Paolo; men
Toma in pubblico la famosa reliquia torinese tre in mMto cristianesimo l’idea
Perchè l’estensione della sindone?
I retroscena di un’operazione che preoccupa molti cattolici
Come è stato ampiamente pubblicizzato, dalla fine del prossimo agosto, alla metà di ottobre,
la « Santa Sindone » di Torino,
il famoso lenzuolo funebre che
avrebbe avvolto il corpo di Gesù crocifisso dal venerdì della
Passione alla Domenica di Risurrezione, sarà esposto al pubblico nel Duomo di Torino, dopo 45 anni dalla ultima « ostensione ». Umberto di Savoia, tuttora legittimo proprietario della
reliquia (che è affidata in deposito alla curia torinese), ha dato
il suo consenso. Saranno naturalrnente prese tutte le precauzioni per evitare ogni rischio di
deterioramento. Secondo le previsioni si attendono da 4 a 5 milioni di visitatori (poi ridotti a
2 per evitare allarmismi) dall’Italia e dall’estero. La giunta comunale (di sinistra!) ha costituito un apposito ufficio per
coordinare le iniziative ed affrontare i numerosi problemi suscitati dalTavvenimento.
La curia torinese, dopo l’iniziale euforia, fa ora evidenti
sforzi per minimizzare gli aspetti turistico-commerciali e « ideologici » dell’operazione (che pure appaiono imponenti), per sottolinearne gli aspetti « religiosi ». Il cattolicesimo «ufficiale»
ha infatti presentato l’iniziativa
come una « grande occasione di
evangelizzazione ». Di diverso parere si dichiara tuttavia « Il Foglio » (mensile di cattolici « critici » torinesi) che nelTeditoriale
del suo n. 61 (febbraio 1978) scrive; « Le reliquie della passione
di Cristo, vere o presunte, non
devono alimentare una religione
della sua morte... che ci dispensi dal servizio alle sue membra
ora sofferenti, gli uomini oppressi e umiliati. È in questo
servizio agli oppressi che noi
cristiani abbiamo da dare la nostra testimonianza a favore di
Gesù... e dimostrare la nostra
fede nella sua risurrezione dalla morte... Un documento della
morte di Cristo non è certo quella "grande occasione di evangelizzazione" di cui si è parlato.
O non sappiamo che cosa sia
Tevangelo ».
Ma ormai il meccanismo è
stato messo in moto e sembra
molto difficile controllarlo perché interessa categorie sempre
più vaste di cittadini e di operatori commerciali.
Tutti i complessi recettivi ordinari e straordinari (fra cui i
numerosi conventi della zona)
sono coinvolti in questa operazione. Alcune case editrici cattoliche fanno « gemere i torchi »
per stampare libretti ed opuscoli in numero sufficiente. Uno di
questi, che sarà stampato in decine di migliaia di copie, avrà
per titolo « La via crucis della
Sindone » (cioè la Sindone come « itinerario » ideale per rimeditare le tappe della Passione
di Gesù).
Quali sono i veri motivi di
questo grosso sforzo della dio
cesi torinese? Se Io chiedono con
crescente preoccupazione vari
settori delle comunità cattoliche
e non solo i cattolici « del dissenso ». Una prima constatazione de « II Foglio » è che questa
iniziativa « rischia di bloccare
su di sé la vita della chiesa torinese sino alla fine del 1978 », e
quindi di « togliere spazio al
ventilato convegno e relativo
impegno sull’evangelizzazione e
liberazione umana a Torino ».
Altre preoccupazioni vengono
espresse da varie parti per un
evidente « ritorno » a forme rituali che si speravano cancellate — almeno da Roma in su —
dal nuovo spirito conciliare.
Una coraggiosa
denuncia
Queste preoccupazioni hanno
trovato infine espressione in un
coraggioso dibattito pubblico
organizzato da alcune Comunità
di base la sera di venerdì 17
marzo al Collegio universitario
di Via B. Galliari. Hanno introdotto l’argomento: Franco Barbero di Pinerolo, Elio Taretto,
dir. di « Tempi di Fraternità » e
il prof. Berardi, sociologo della
Università di Torino. Grande assente il prof. Pier Angelo Gramaglia, docente della Facoltà
Carlo Papini
(continua a pag. 3)
dell’al di là è evasione, qui no;
Siccome risorgerete, datevi da
fare. Questa è la logica di Paolo.
Ci sembra che questa affermazione sia di estrema importanza
proprio in una situazione come
la nostra in cui siamo educati e
viviamo chiusi nel nostro individualismo, spesso incapaci di
superare la divisione dei compiti che la società inculca (o impone) continuamente.
«Io sono un lavoratore e il
mio compito è di lavorare; i
problemi sociali o di altro tipo
che esulano dai "miei compiti
ufficiali" non sono di mia responsabilità. Per questi ci sono
gli "addetti ai lavori", i politici,
i sindacalisti, i religiosi, i pubblici ufficiali, i vari volontari,
ecc. ».
È questa logica che va combattuta; noi dobbiamo essere
coinvolti e pronti ad assumerci
le responsabilità che la vita associata giustamente impone a
tutti.
Così anche durante le otto ore
di lavoro non possiamo estraniarci dalla responsabilità di intervenire rispetto alle discriminazioni che avvengono in azienda, ad una conoscenza più scientifica del funzionamento dell’azienda stessa e dei suoi meccanismi di sviluppo, alle conseguenze che questi meccanismi
possono procurare alla società
italiana, al fatto che certi nostri
privilegi sono pagati da settori
più deboli e indifesi come gli
appalti, il lavoro nero, ecc.
Non possiamo e non dobbiamo rinunciare ad essere noi stessi, ad assumerci le dovute responsabilità per timore che una
contrapposizione con il capo
potrebbe bloccare la carriera inun gruppo di cristiani
che lavorano alla IBM,
Milano
(continua a pag. 2)
2
31 marzo 1978
CREMONA
• Organizzato dal Consiglio
deU’8° Circuito e presieduto dal
sovrintendente Danilo Venturi,
domenica 5 marzo nella « Sala
dei Mercanti » in Cremona, ha
avuto luogo un riuscito ‘Convegno di studio sul tema: « Dimensione privata e dimensione pubblica: c’è una incidenza da parte
della fede? ». Relatori sono stati:
G. Tumminello, sociologo; P.
SbafR, pastore; G. Alessandria,
prete operaio. Buona la presenza
del pubblico ed interessanti gli
interventi durante il vivace dibattito, che hanno dimostrato la
rilevante importanza e la evidente attualità delFargomento trattato con acutezza e chiarezza dai
tre relatori.
Il giorno 25 aprile avrà luogo
un secondo incontro a Mezzano
Inferiore (Parma), che sarà a
conclusione dell’incontro di Cremona e dal quale verrà prodotto
un documento riassuntivo della
complessa materia trattata.
• La comunità di Cremona ha
celebrato la « Giornata della
F.G.E.I. » domenica 5 marzo con
la predicazione, durante il culto,
di Danilo Venturi della comunità
di Bologna.
• Presso la comunità di Cre
mona proseguono i « giovedì di
studio » intercomunitari con la
collaborazione di gruppi cattolici di base. Giovedì 23 febbraio la
riunione è stata presieduta da
Giovanna Maris, la quale ha illustrato, con ottime e numerose
diapositive, un suo viaggio di studio nell’Italia meridionale. Ha
fatto seguito un ampio dibattito.
GENOVA
Il nostro pastore Paolo Marauda da un poco di tempo sofferente fisicamente e in particolare dopo aver subito interventi agli occhi, ha dovuto periodicamente essere sostituito
per i culti e altri servizi da alcuni membri di Chiesa che grazie al Signore hanno il dono di
essere dei validi aiuti.
Purtroppo il nostro pastore
dopo ripensamenti e diciamo
pure, crisi di coscienza, non sentendosi più perfettamente valido al suo ministero, molto impegnativo per la Chiesa di Genova, ha deliberatamente chiesto l’emerltazione entro il prossimo autunno e per questo lascierà la Chiesa due anni prima
dello scadere del secondo settennio. Questa notizia, se pur
TORINO
“Il mondo dei vinti”
Con notevole partecipazione
di pubblico, tanto che la sala
di Via Pio V lo conteneva a
stento, ha avuto luogo, la sera
del 7 marzo, organizzato dal
gruppo di soci della Società di
Studi Valdesi residenti a Torino, un incontro dibattito sul
« Mondo dei Vinti » di Nuto Revelli, con la partecipazione dell’autore.
Il libro, che i nostri lettori
già conoscono poiché ne è stato
scritto in varie occasioni, è stato presentato dal prof. Giorgio
Rochat, che, a conclusione della sua introduzione ha proposto di esaminare quale può essere la differenza fra le valli del
Cuneese e le Valli Valdesi, che
hanno in comune una situazione socio-economica molto simile e quale è' stato qui il ruolo
della Chiesa Valdese rispetto a
quello della Chiesa Cattolica
nel Cuneese. Ne è seguita una
interessante serie di interventi.
a cui ha risposto Bevelli, in cui
sono stati toccati i vari problemi relativi a questo «Mondo
dei Vinti », le conseguenze delle
colpe storiche delle classi dominanti, il disinteresse dei politici, che hanno causato il crollo
di questa civiltà montanara e
contadina. Molti i confronti con
la situazione delle Valli Valdesi, argomento che potrà esser
ripreso più ampiamente in un
prossimo dibattito a Torre Pellice al quale Nuto Revelli ha
accettato di intervenire.
L’attività del gruppo dei soci
della S.S.V. di Torino, guidata
in particolare da Augusto Comba, non si fermerà a questa prima riuscita manifestazione, ma
intende promuovere altri incontri e il prossimo in programma
verterà sulla Collana degli antichi testi Valdesi in corso di
pubblicazione alla Claudiana.
O. C.
PROTESTANTESIMO IN TV
La questione nucleare ci è stata riproposta nell’ultima trasmissione di
« Protestantesimo » che, oltre a ricordare la complessità di problemi che
essa implica, ha sottolineato particolarmente l’aspetto della responsabilità dell’uomo nei confronti della natura.
Da alcuni secoli ormai nel mondo occidentale uomo e natura sono messi in
contatto da un terzo concetto, da una
terza realtà : la scienza. Conoscere le
leggi della natura per asservirla e renderla funzionale alle esigenze dell’uomo: questo il principio fondamentale
racconto della Genesi, si può fare una
osservazione complementare. Leggendo
il testo troviamo ripetute al termine di
ogni giornata della creazione le parole;
« E Dio vide che questo era buono ».
Molte volte mi sono chiesto perché al
posto di « buono » non ci sia « bello »
o magari a utile ». Troveremmo naturale l’uso di questi aggettivi : invece
« buono » ci fa riflettere. Una cosa
buona ha infatti un valore non estetico, né utilitaristico : ha un valore in
sé. Il fatto che derivi da Dio e che il
Creatore si compiaccia della sua ope
giustificata, ci ha molto rattristati.
Dopo questa decisione venne
in seguito deliberata la sostituzione che è caduta sul pastore
Gino Conte.
La chiesa chiede la benedizione del Signore per il pastore
Marauda e sua moglie in partenza, così, pure per il past. Conte che arriverà fra di noi promettendogli la migliore collaborazione.
La ricorrenza del 17 febbraio
è stata celebrata doménica 19.
Al mattino, culto di S. Cena. Al
pomeriggio un incontro fraterno con partecipanti e pastori invitati delle Chiese Metodiste,
Battiste e Luterana di Genova,
Sampierdarena, Chiavari, e amici simpatizzanti. Dopo il thè
guarnito dì dolci confezionati
dalle signore, il pastore Marauda ci ha intrattenuti sul fatto
storico delle prime emigrazioni
di Valdesi in Uruguay e Argentina dove hanno portato la Parola del Signore, e l’attuale situazione, sotto la dittatura, delle
Chiese colà costituite. I 6 pastori
delle altre comunità presenti, rispettivamente ci hanno dato il
loro messaggio di ammonimento di fortificare la fede ed operare in essa come l’hanno fatto
i nostri padri inytempi di persecuzione. La collietta verrà devoluta alla Mesa Vaidense accompagnata dalle nostre preghiere fraterne.
TARANTO
La comunità di Taranto, da
mercoledì, 25/l/’78 ha iniziato
lo studio sui Ministeri, proposto
dal Sinodo.
Sempre di mercoled’, si sta
studiando, in alternativa con i
Ministeri, il tema proposto dall’Unione Femminile : « Il Culto ».
• Il gruppo dei monitori ha
organizzato nel periodo postnatalizio una giornata di vita
comunitaria, in cui i bambini
hanno giocato, mangiato insieme e rappresentato una breve
recita.
• A seguito dello studio teorico su Fede e Politica, la comunità di Grottaglie ha avuto una
conferenza, preceduta dal volantinaggio, sullo stesso tema.
CONVEGNO A ECUMENE
Impegno nella scuola
La commissione Esecutiva del
III distretto delle Chiese valdesi e metodiste organizza un Convegno di studio ad Ecumene sul
tema : « Impegno di credenti
evangelici nella scuola - Rapporto tra impegno individuale
e comunità ». Verrà esaminata
la funzione dei Consigli scolastici, saranno ascoltate e dibattute esperienze di lavoro di insegnanti, studenti e genitori, in
vista della compilazione di un
documento conclusivo comune.
Appuntamento ad Ecumene sabato 8 aprile nel pomeriggio.
Tutti tacciono!
Gent. Sig. Direttore,
ho atteso diverse settimane prima di
scriverle, volevo prima vedere se sulla
c< Luce » fosse comparsa qualche prò*
testa per lo sconcio articolo della Sig.ra
F. Rame pubblicalo sul n. 5 di ComNuov^ Tempi.
In\ece niente, nessuna protesta. La
Luce tace, i Pastori tacciono, i laici
anche !
lo non posso capacitarmi come possa essere stato possibile una cosa si>
mile. Con senso dì vergogna e d’incredulità constato come un artìcolo del
genere possa essere stato pubblicato da
un giornale evangelico sovvenzionato
anche dalla Chiesa Valdese.
La prego di pubblicare.
Distinti saluti.
Mario Gherardi, Ospedalettì
Responsabili poco
responsabili?
Ho letto sul n. 5 di Com-Nuovi Tempi la presentazionie dei quadri che
Franca Rame si accingeva a rappresentare prima del suo infortunio e che
portano il titoilo di «Tutta casa; letto
e chiesa ». La scena iniziale di « abbiamo tutte la stessa storia », che CNT
si- è compiaciuto di riprodurre per noi,
è una tale accozzaglia di reazioni, pensieri e di abuso di parolacce da far
rimanere di stucco. Tutta Tintelligenza
del sig. Dario Fò è concentrata e tesa
Un faro al buio
(segue da pag. 1)
dividuale o ritardare l’aumento
di merito: il nostro compito
principale deve essere quello di
impegnarci per rendere più umano e meno frustrante il lavoro.
La prospettiva della risurrezione ci permette proprio di essere coinvolti fino in fondo nei
problemi e nelle aspettative degli uomini del nostro tempo.
La fede non è un fatto interiorìore, spirituale (nel senso di
astratto, appunto) ma è stile di
vita, individuale e collettiva.
È nelle cose concrete che si
misura il nostro essere cristiani
e non su convinzioni sentimentali o intellettuali; questo significa rimettere in discussione il
nostro modo di essere nella famiglia, nel rapporto fra moglie
e marito e fra questi e i figli;
sul lavoro, nel rapporto con i
capi e con i colleghi; nel tempo
libero, in rapporto ai consumi e
al modo di spendere i nostri soldi; nella cultura, rispetto alla
passività a cui l’uso della TV
abitua.
Non è facile rinnovare criticamente la nostra vita ma è precisamente ciò che Paolo afferma; la risurrezione di Cristo ci
ha aperto la strada a possibilità
nuove perché è davanti a noi come un faro nel buio, sempreché
accettiamo di considerarla come
un faro e non ci facciamo distrarre dalle molte lucciole che
ci svolazzano intorno.
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
La democrazia si difende
Uomo e natura creando rapporti sociaii diversi
della ricerca scientifica moderna. E’
relativamente facile, oggi assumere
una posizione ironica e disincantata su
queste pretese, condurre una battaglia
anti-tecnologica in nome di valori etici
superiori o magari come portavoci di
un Umanesimo Cristiano non meglio
identificato.
Questo « imperialismo » dell’ uomo
sull’ambiente, su ogni realtà esterna,
ha però radici molto antiche. Come è
stato ricordato nel corso della trasmisjione, già nel racconto biblico della
Creazione (in particolare Genesi
1: 26-29) il mondo naturale sembra
configurarsi come un Regno di cui
l’uomo è Signore; tutte le forme inferiori di vita organica gli sono asservite :
ju di esse egli esercita un dominio ed
un potere assoluti.
Forse che Bibbia e Scienza, rivelazione e sapere positivo si ritrovano
inaspettatamente d’accordo dopo secali
di storici conflitti su un problema di
cosi grande importanza?
Il discorso è lungo e porterebbe
•ontano. Tuttavia, per restare al citato
ra, non fa che confermare questa impressione.
Certo, la natura è de-caduta a causa
del Peccato, ma non costituisce — come talora si pensa — la Caduta stessa.
L’apostolo Paolo, ci parla infatti sì di
una natura travagliata, di una natura
in crisi (Romani 8: 19-23), ma essa
non è esclusa dalla redenzione; al pari dell uomo verrà reintegrata, verrà
« ricapitolata » in Dio.
In questa prospettiva in cui l’uomo
cammina verso la Grazia, se non « in
paraUelo » con la natura, perlomeno
« accompagnato » dalla natura, perde
terreno ogni idea di dominio, di tirannia dispotica sulle cose naturali esercitata dall’uomo. Certo, esse sono dono
di Dio, e come tali hanno una loro funzione che sarebbe insensato ed arrogante negare, ma il loro senso va al di là
di questo. Se per indagine scientifica
sono essenzialmente oggetti di conoscenza, per la coscienza cristiana sono
infatti anche un po’ compagne di strada e di esperienza.
Enrico Benedetto
La Giunta della Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia ha diramato un comunicato
stampa relativo all’assassinio
dei 5 agenti di polizia e al rapimento dell’on. Moro. Il documento della Giunta della FCEI
dice tra l’altro:
« Rifiutiamo ogni tentazione di
risolvere con misure di carattere autoritario il problema della
violenza presente nella nostra
società, nell’illusione di difendere la democrazia con strumenti
che non le sono propri. Riteniamo che l’instaurazione di rapporti sociali che consentano di
costruire un uomo nuovo per
una società realmente giusta e
solidale nella pace e nella riconciliazione esiga innanzitutto il
rispetto di tutte le vite umane,
l’impegno e la responsabilità di
tutti e in primo luogo di tutti
noi che crediamo nell’azione di
Cristo nella storia ».
Anche le comunità valdesi e
alla ricerca del triviale e della possibilità di ripetere il più spesso possibile
certe espressioni volgari forse con l’unico scopo di far ridere e far colpo su
certa gente e di farsi definire spregiudicato e magari coraggioso! (...).
Ciò che è doloroso, profondament !
doloroso, ò. il constatare come un giornale sostenuto dalla Chiesa Valdese
non abbia saputo fare una critica obiettiva dei fatti. Secondo CNT tutto
è bello e buono poiché non vi sono
note redazionali.
Non sono certo questi quadri che
Franca Rame si accinge a rappresentare che ci faranno riflettere e che porteranno ad una vera riforma del pensare, del vivere e dell’agire. Anzi.
Oggi però noi riflettiamo sul pessimo uso che vien fatto della stampa, e
di una stampa, e questo è il colmo, che
per vivere si appoggia ad una chiesa :
alla Chiesa Valdese che noi pensavamo impegnata nella ricerca di mezzi
al fine di dare un’espressione cristiana
alle azioni quotidiane dell’ uomo :
espressione cristiana di cui il mondo
ha bisogno. La credevamo impegnata
Lei e la sua stampa ad una promozione di riforma e questo anche nel campo femminile. Pensavamo tendessero
alla sollecitazione per la formazione
morale e spirituale della donna, alla
formazione in lei di una personalità
capace di scelte, consapevole dei doveri e diritti che le spettano. Ma che
questo dovesse avvenire facendo leva
su certi luridumi non lo credevamo
mai!
Se un giornale che vorrebbe essere
inserito nella vita reale per denunciare
certe libertà non ha altri mezzi che
quello di recensire oscenità e volgarità,
allora è meglio che non esista.
Che i responsabili della Chiesa Valdese siano cosi poco responsabili e così ciechi da permettere simili forme
di denuncia e di lotta è quanto di più
triste possa accadere a noi che crediamo che ogni cosa, con l’aiuto di Dio,
può ritrovare il suo vero equilibrio e
la sua giusta espressione di vita,
Graziella Pasquet-Pebbin
Sanremo
Qualcosa si è fatto
Caro Direttore,
Faccio riferimento all’ articolo di
A.M. Paolini, intitolato « Requiem per
un occasione mancata », apparso sul n.
9 della Luce. Nella sua conclusione,
l’autore afferma che è mancata al pastore battista russo Vins — attualmente in carcere — l’espressione di solidarietà dei fratelli italiani.
Questa affermazione non corrisponde
a verità. Fin dal 1975 la Federazione
Battista Europea è attivamente impegnata, a livello del ministero russo
per le questioni religiose e in collaborazione con l’Unione Battista russa, in
una azione per la liberazione del pastore Vins. L’Unione Battista italiana
partecipa a questa azione, sia mediante una sua lettera al governo russo, sia
tramite il rappresentante che ha nell’esecutivo della Federazione Europea.
Lettere private di solidarietà sono anche state inviate alla signora Vins.
Da tempo abbiamo perso, tanto in
Occidente che in Oriente, l’illusione
che i potenti di questa terra si lascino
influenzare da mozioni, dichiarazioni
0 chiassate di piazza. Crediamo che le
trattative dirette, senza tanto rumore,
a livello di governo diano frutti migliori. In questi ultimi anni abbiamo
già ottenuto la scarcerazione di alcune
decine di nostri fratelli detenuti e siamo informati che buone prospettive si
stanno aprendo anche per il past. Vins.
Continuiamo la nostra azione, senza
scoraggiarci e senza fare tanta propa
metodiste di Roma, durante il
culto della domenica 19, hanno
sottoscritto una loro presa di
posizione in cui si esprime solidarietà per chi è stato colpito
da questi lutti e si afferma che:
« ogni omicidio, legalizzato o meno, ideologizzato o meno, si
muove nel segno tragico di Caino: segno insieme di orgoglio e
di odio che porta soltanto alla
disperazione, alla morte, alla distruzione. Noi affermiamo la
nostra volontà di credenti di
annunziare il Signore Gesù Cristo per mezzo del quale ogni
creatura è posta di fronte alla
necessità del ravvedimento. Affermiamo inoltre la nostra volontà di impegnarci per quell’opera di riconciliazione in Cristo
che tende ad eliminare ogni violenza, ogni prepotenza, ogni
emarginazione in vista della crescita di una umanità nuova e di
una società più giusta mentre
attendiamo, per fede, il Regno
di Dio ».
Andrei anche molto eauto nell’accetfare senza riserve la dichiarazione
di Pliusc, secondo il quale (e Paolini
sembra approvare) i battisti che si sottomettono a'I potere sono degli opportu-nisti e collaborazionisti, mentre soltanto quelli che non collaborano sono
dei veri cristiani. I problemi ci sono,
è vero, ed anche molto gravi talvolta.
Ma la situazione non è così semplice
come dice Pliusc : vi sono ottimi credenti in entrambi i campi, sia fra
quelli che collaborano con il governo,
sia fra quelli che rifiutano di collaborare. Come pure vi sono nel primo campo degli opportunisti e nel secondo degli esaltati il cui arresto non ha niente a che vedere con la fede.
In ogni caso, non esiste in Russia
nessun vantaggio ad essere battista,
dell’uno o dell’altro tipo: c’è tutto da
perdere e nulla da guadagnare e forse
è questo il motivo della straordinaria
vitalità di quella Unione e di quelle
chiese. Ma non eredo che possiamo
esprimere giudizi (o accettarli) senza
conoseere la vera situazione sul posto.
Cordiali saluti.
Piero Bensì
Presidente dell'Unione Battista
d’Italia
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31 marzo 1978
AMERICA RELIGIOSA
Verso un nuovo risveglio?
/ caratteri positivi della nuova ondata del Cristianesimo popolare americano
visti attraverso la storia di una conversione — Due possibili sbocchi per il movimento dei « nati di nuovo »
La vicenda di Charles W. Colson, ex consigliere speciale del
Presidente Nixon, mi sembra un
utile esempio per illustrare i lati positivi che emergono — in
parte come novità — dal movimento evangelica! in continua
espansione negli Stati Uniti: la
rivalutazione della responsabilità
intellettuale del credente; la riscoperta della responsabilità politica e sociale del credente; la
conversione come cambiamento
di vita anche isul piano morale.
Charles Colson fino al 1973 era
noto negli Stati Uniti come il
« rullo compressore » di Nixon,
disposto a tutto pur di appianare la strada del Presidente. In
questo suo ruolo fu coinvolto nella vicenda del Watergate — anche se abbastanza marginalmente rispetto ai maggiori responsabili — e dopo un periodo di progressiva aridità e tensione politico-morale, passò attraverso una
esperienza radicale di conversione prima che la diga dello scandalo Watergate si rompesse e travolgesse r amministrazione Nixon.
Naturalmente molti commentatori espressero non pochi dubbi sull’attendibilità del « nuovo
Colson ». Tuttavia l’affascinante
libro in cui Colson narra la sua
vita, « Born again » (nato di nuovo) ha un timbro di indiscutibile sincerità. Oltre a questo, la
conversione non significò per lui
il tentativo di attenuare le proprie responsabilità: nel giugno
del 1974, questo ex brillante e
astuto avvocato affrontò il processo dichiarandosi colpevole,
contro il parere dei suoi avvocati, e fu condannato senza attenuanti.
Responsabilità
intellettuale
La prima cosa che colpisce nella vicenda di questo convertito è
il posto tutto sommato piuttosto
modesto che nella sua esperienza
ha avuto il lato emotivo. Un intenso colloquio con un amico,
laico, evangelical, fu sì decisivo
e certo coinvolse anche i suoi più
intimi sentimenti, ma a partire
da quel momento i primi passi
di una fede ancora incerta e titubante furono mossi sul terreno
solido di un ripensamento del
messaggio cristiano alla scuola
di uno scrittore dall’ indubbia
quadratura teologica come C.W.
Lewis.
In altre parole nella sua conversione non fu assente il lato
razionale e lo sforzo intellettuale
e questo è abbastanza indicativo
di una nuova tendenza presente
nell’Evangelicalism: la fede convertita non è più nutrita soltanto
di emotività o addirittura da tecniche di auto-esaltazione emotiva — come avviene nei settori
più retrivi (anche importati da
noi) dell’Evangelicalism •— ma
comincia ad essere nutrita anche
da un ripensamento consapevole
e cioè da una teologia. In questo
senso si nota nel movimento dei
« nati di nuovo » un crescente interesse per la base intellettuale
dell’impegno cristiano e una svolta abbastanza definita negli interessi di studenti e predicatori
evangelical verso letture più serie e l’uso di opere teologiche di
consultazione.
Responsabilità
politica e sociale
Uno degli aspetti più interessanti del libro di Colson è la scoperta che egli fa — dopo la sua
conversione— di una vasta rete
di cristiani « nati di nuovo » disseminati nella classe politica
americana a tutti i livelli e nei
due partiti. « Una sana avanguardia di "evangelicals" impegnati
in campo politico — li definisce il
teologo Cari F.H. Henry ■— che
riconoscono l’importanza non solo della fede interiore, ma anche
di leggi giuste per una società migliore ». I maggiori esponenti di
questa tendenza, a livello del Senato, sono Mark Hatfield, sena
tore democratico delTOregon, e
Harold Hughes, che dopo un lungo periodo di attività politica come senatore democratico ha lasciato il suo seggio per dedicarsi
interamente ad un’opera di sensibilizzazione e di evangelizzazione negli ambienti politici di Washington.
Dal punto di vista sociale, un
impegno da parte del movimento
non è certo una novità. Cresce
tuttavia la tendenza a considerare l’opera sociale — assistenziale, preventiva o riabilitativa —
come un fine in sé piuttosto che
come un’esca o un terreno di caccia per nuovi convertiti. Si estendono così le opere tra gli emarginati, gli anziani, i solitari, i disadattati, e ancor più i drogati,
gli alcolizzati, i carcerati. Anche
qui il caso di Charles Colson è un
caso tipico. Il periodo trascorso
in carcere gli ha consentito una
visuale dall’interno dei problemi
delle carceri e il risultato è ora
un’intensa attività di seminari biblici che si estende nelle prigioni americane col fine di preparare un cambiamento di vita e un
reinserimento dei carcerati nella
società.
Conversione etica
L’aspetto etico della conversione — e cioè il fatto che la conversione implica un radicale cambiamento di comportamento nella vita del « nato di nuovo » ^— è
una caratteristica permanente
dell’Evangelicalism. Tuttavia nel
tempo attuale questo aspetto
sembra rispondere ad un vero e
proprio bisogno nella società
americana. Che si tratti di un
uomo politico corrotto che abbandona i suoi « sporchi trucchi », di un drogato che smette
di bucarsi dopo aver « conosciuto il Signore », o di un carcerato
che uscito di prigione si rende
indipendente dal vecchio giro,
il cambiamento radicale diventa
un modello sempre più sentito
negli Stati Uniti. Per alcune generazioni infatti ha trionfato là
linea permissiva e aperta ad ogni
esperienza impersonata sul piano
pediatrico-pedagogico dal famoso Dr. Spock e sul piano teologico dall’etica « situazionista » (dipendente cioè più da situazioni
di fatto che da un principio). Ora
il Dr. Spock ha fatto la sua autocritica, l’America guarda desolata ai frutti di un’eccessiva permissività e le regole morali dell’Evangelicalism, proposte attraverso un’esperienza di conversione, incontrano il favore e le porte aperte di molti ambienti. Certo questo neo-moralismo rischia
di essere spesso ristretto, privo
di sfumature e un po’ rozzo nel
suo dividere ogni cosa in bianco
e nero. Ma nonostante queste remore, l’aspetto etico della conversione rimane uno dei punti di
forza del movimento evangelical
americano.
Difficili previsioni
Dove andrà e cosa diventerà il
movimento dei « nati di nuovo »
negli Stati Uniti?
Saprà sviluppare ed estendere
questi fermenti positivi ponendosi così nella linea dei grandi Risvegli della metà del ’700 e della
Charles Colson in tribunale dopo
essere stato condannato per le
sue corresponsabilità nello scandalo Watergate
metà dell’800 che ebbero in America una dimensione sociale, etica ed anche teologica che bilanciava Tinvadente centralità delTintimismo individuale? O cederà ai lati più retrivi, settari, perfino oscurantisti, non riuscendo
ad emergere dalla dimensione
puramente consolatoria ed egoistica di una religiosità in funzione del potere costituito e della
sua conservazione?
Certo solo la storia potrà dare
una risposta a questi interrogativi. Ma non per questo dojtbiamo
limitarci al ruolo di spettatori:
la nostra responsabilità consiste
nel lavorare — anche qui da noi
— per aiutare VEvangelicalism a
scegliere la prima di queste due
vie.
Franco Giampiccoli
(3. fine)
Perchè l’ostensione
della sindone?
(segue da pag. 1)
Teologica cattolica, la cui partecipazione — già annunciata nei
manifesti — non ha potuto aver
luogo per timore di azioni repressive. Questo dà un’idea di
quanto possa essere pericoloso
oggi, per un cattolico, contestare o anche solo obiettare alla
« ostensione » della Sindone!
I presentatori hanno espresso
chiaramente il timore che l’iniziativa della Sindone, con il suo
gran battage propagandistico,
sia tra l’altro anche un diversivo per « far passare », tra la distrazione generale, una prudente opera di « normalizzazione »
a largo raggio (se non di « restaurazione » di stile montiniano), di cui si manifestano già i
primi sintomi evidenti dopo il
ritiro del card. Pellegrino.
Si è voluto accuratamente distinguere il problema della « verità » o « autenticità » della Sindone (che è problema storico e
scientifico) da quello della utilizzazione che la chiesa pretende di farne, una pretesa antievangelica e mistificante.
Antievangelica perché la chiesa, nella migliore delle ipotesi,
si illude — con questa iniziativa — di riportare le masse ad
una fede viva, dimenticando che
Gesù ha sempre rifiutato di dare un « segno » a chi glielo chiedeva come prova per poter credere, e a Tommaso, che voleva
« toccare con mano », disse:
« Beati quelli che non hanno veduto e hanno creduto » (Giov.
20: 29). In questo senso l’operazione Sindone è stata giustamente accostata ad un’altra recente iniziativa propagandistica
cattolica: il « Gesù » di Zeffirelli con le sue impressionanti distorsioni teologiche.
Mistificante, infine, perché è
ben altro il volto di Cristo che
la chiesa può e deve presentare: quello dei poveri da amare
e da servire, nei quali — secondo Matteo 25 — Gesù stesso si
identifica.
II vivo dibattito che è seguito
ha mostrato la netta separazio
ne esistente fra un cattolicesimo consapevole che ha riscoperto e meditato l’insegnamento del
Nuovo Testamento ed un cattolicesimo tradizionale — tuttora
ben vivo! — che esalta la Sindone come strumento privilegiato di conversione dell’incredulo,
addirittura come tm « quinto
Vangelo » da accostare ai quattro canonici.
Necessità di
andare oltre
Tuttavia è auspicabile che i
cattolici « critici » non si limitino alla giusta denuncia dell’utilizzazione della Sindone, ma affrontino anche il problema dell’autenticità nei suoi vari aspetti biblico, storico e politico. Indichiamo alcuni aspetti del problema:
1 ) Che testimonianza rende il
Nuovo Testamento sul modo in
cui Gesù fu seppellito secondo
le usanze ebraiche del tempo?
Nei Vangeli si accenna mai ad
una « sindone », cioè ad un lenzuolo funebre utilizzato per la
sepoltura di Gesù?
2) Tenendo presente la mentalità ebraica che rifugge da
ogni idea di « reliquia » (concetto tipicamente pagano, cioè greco-romano), è lecito ipotizzare
che un discepolo di Gesù abbia
avuto l’idea di conservare il
« lenzuolo funebre » di Gesù
(ammesso che sia stato usato)?
3) Com’è possibile — se la
Sindone fosse autentica — che
per oltre mille anni manchino
tracce precise e documenti storici provanti l’esistenza di questa « reliquia » che, com’è noto,
sarebbe stata portata in Occidente dai crociati nel XIII secolo?
4) Come non ricordare che
questo « lenzuolo » è diventato
poi lo stendardo o il « trofeo »
delle discutibili glorie dinastiche
di una casa regnante oppressiva
e bigotta che i Valdesi hanno
imparato a conoscere fin troppo bene?
Sono interrogativi che tra l’altro anche le comunità evangeliche (in particolare quelle piemontesi) dovrebbero porsi, per
essere pronte a « rendere ragione della propria fede » contestando con argomenti validi una
pseudoscienza che si sforza di
dare una patente di modernità
a vecchie mitologie (1). Anche
se è in programma — nello stesso periodo — un importante congresso internazionale di « sindonologia » che dovrebbe fare il
punto della situazione, la chiesa
ufficiale sembra esitante ad andare veramente fino in fondo:
lasciar credere che la reliquia
sia vera in mille pubblicazioni
popolari, senza però pronunciarsi in via ufficiale, sembra sia tutto sommato la soluzione ideale.
Si è finora impedita, ad esempio, la prova al carbonio (che
potrebbe indicare con una certa approssimazione l’età reale
del tessuto) con la scusa che si
dovrebbe sacrificare una porzione troppo ampia del prezioso
lino. Ma molti scienziati, soprattutto stranieri, premono in questo senso. Saprà il prossimo congresso sceverare le questioni
puramente scientifiche da quelle fideistiche, senza lasciarsi turbare dalla passionalità che circonda questa indagine (e dagli
interessi ecclesiastici che vi sono coinvolti)? In ogni caso è evidente che la Scienza • potrà al
massimo arrivare a dimostrare
che il lenzuolo ha avvolto per
qualche giorno il cadavere di un
crocifisso di circa 2(K)0 anni fa,
ma non potrà mai provare in
modo certo che quel crocifisso
era proprio Gesù di Nazareth e
non uno dei tanti condannati
anonimi dell’epoca romana.
Sulle pagine de « Il Foglio » il
prof. Gramaglia promette una
analisi attenta delle obiezioni all’autenticità della Sindoné dal
punto di vista biblico, storico e
politico. Sarà perciò interessante ed opportuno ritornare su
questo argomento quando saranno note le sue argomentazioni.
(1) La Claudiana ha in programma
un volumetto della collana « dossier »,
con vari contributi sulla questione della Sindone di Torino, che si propone
appunto di aprire un dibattito su questo tema anche nelle comunità evangeliche.
JGjnevfa ^
perderà il CEC?
Dal 13 al 17 febbraio scorsi, a
Boldern, nei pressi di Zurigo, si
è riunito il Comitato Esecutivo
del Consiglio Ecumenico delle
Chiese.
Tra i temi più scottanti che si
sono presentati all’attenzione e
alla preoccupazione del Comitato Esecutivo è la situazione finanziaria del CEC che si presenta allarmante a seguito della svalutazione di due monete fin qui ritenute « forti » e da cui dipendono
in massima parte le possibilità
per il CEC di portare avanti i
suoi prógrammi: il dollaro statunitense e il marco tedesco.
Questo calo inatteso e rilevante
ha costretto il Consiglio Esecutivo a ridurre di circa il 12%, con
effetto immediato, il preventivo
di spesa del CEC che era stato
fissato a 34 milioni di franchi
svizzeri (circa 15 miliardi di lire).
Ciò significa che molti incontri
e conferenze non potranno aver
luogo e che anche il personale di
cui era stato previsto un aumento degli organici, non sarà aumentato. Qualora nei proissimi
mesi si dovessero produrre ulteriori svalutazioni di queste due
monete, il Comitato Centrale del
CEC è autorizzato ad assumere
tutte le misure necessarie per
fronteggiare la situazione. Il Comitato esecutivo ha sottolineato
che queste misure si rendono indispensabili malgrado il grosso
sforzo finanziario delle chiese tedesche e statunitensi che hanno
notevolmente aumentato i loro
contributi, insieme alle altre chiese membro del CEC.
Tra le altre cose si è anche
prospettata la, possibilità di un
trasferiiàepto della sede del CEC
da Ginevra ad un altro paese, dove il costo della vita sarebbe meno elevato e isi avrebbero minori
difficoltà ad ottenere il permesso
di soggiorno per lavoratori stranieri. In questo senso il segretario generale ha ricevuto l’incarico di contattare le autorità svizzere competenti per esaminare se
non esistano possibilità di trovare soluzioni migliori. Da parte di
alcuni eminenti membri del CEC
si sono avanzate riserve alla proposta di trasferimento, in quànto
questo equivarrebbe a seguire
esattamente la politica delle imprese multinazionali (contro cui
il CEC ha in varie occasioni levato la sua Voce di protesta) che
smantellano i loro impianti per
trasferirli in paesi del terzo mondo dove il costo del lavoro è nettamente inferiore a quello dei
paesi sviluppati, contribuendo
così allo sfruttamento del lavoro
dipendente, in vista dell’aumento
del capitale, trascurando totalmente la responsabilità nei confronti dei lavoratori rimasti disoccupati.
Il Comitato Esecutivo si è ancora occupato della situazione
sudafricana, dichiarando la sua
preoccupazione e domandando a
tutte le chiese membro del CEC
di mobilitare Topinione pubblica
contro Tapplicazione delle tre
nuove leggi proposte dal governo
e che limiterebbero ulteriormente il già piccolo spazio in cui è
ancora possibile operare, anche
da' parte delle chiese, per aiutare
la popolazione di colore, vivendo
l’Evangelo « nelle sue implicazioni sociali ». Tali leggi non consentirebbero altro che l’esercizio
del culto e delle attività religiose tradizionali, e ancora sotto
stretta sorveglianza.
Le chiese sono inoltre invitate
a chiedere ai loro governi rispettivi di intervenire presso il governo sudafricano perché venga
abbandonata T attuale politica
tendente a costringere la popolazione di colore ad assumere la
nazionalità in uno dei bantustans, divenendo cosi stranieri
nel loro proprio paese.
Si è inoltre proceduto ad un
vasto giro di orizzonti per esEiminare la situazione attuale del lavoro ecumenico, in modo particolare con la chiesa di Roma e
con le grandi « famiglie confessionali » (Alleanza Riformata, Federazione Luterana, Anglicanesimo, Ortodossia). E’ stata riconfermata per tre anni la commissione SODEPAX (società, sviluppo, pace), commissione mista del
CEC e della chiesa romana per i
problemi sociali e politici.
La nomina di un nuovo direttore per il centro ecumenico di
Bossey e di un nuovo direttore
del personale del CEC hanno
concluso i lavori.
br.
4
4
31 marzo 1978
In margine alla condanna di 4 parroci a La Spezia
Se il clero scende in campo
lo faccia ad armi pari
Una maggiore libertà politica per il clero può essere rivendicata solo con la rinuncia della protezione che al clero è assicurata per mezzo dei reati di vilipendio
_____QUANDO IL CINEMA E’ CULTURA
La terra
a chi la lavora
Tra Anglicanesimo e Puritanesimo - nell’Inghilterra del XVII sec. - un movimento religioso vive la non-violenza e una radicale eguaglianza
Quattro parroci cattolici di La
Spezia sono stati condannati a
seguito della campagna per il referendum sulla legge del divorzio del maggio 1974, per aver affisso nelle chiese manifesti contenenti le dichiarazioni dei vescovi
liguri e la notificazione del consiglio di presidenza della CEI che
invitavano i cittadini a votare
per l’ahrogazione della legge sul
divorzio. Pare che Paftissione sia
avvenuta a seguito di un ordine
del vescovo, ma siano tuttavia
solo i parroci che, come spiega
la sentenza, con più atti successivi di un medesimo disegno criminoso, nella loro qualità di ministri di culto ed abusando delle
loro attribuzioni, si sono adoperati a vincolare i suffragi degli
elettori.
Spiace che il giudizio siasi svolto dopo quattro anni, ma la sentenza di condanna appare ineccepibile. L’articolo 98 del DPR
30.3.1957 prevede infatti che « il
pubblico ufficiale, l’incaricato di
un (pubblico ufficio, Pesercente
un servizio di pubblica utilità, il
ministro di qualsiasi culto, chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare,
abusando delle proprie attribuzioni e nell’esercizio di esse, si
adopera... a vincolare i suffragi
degli elettori... è punito... ».
Il fatto ha commoisso taluni, irritato altri. A mio avviso questa
sentenza, doverosa per il rispetto
della legge vigente, pone ancora
una volta in risalto una delle più
profonde contraddizioni dovute
alla mentalità cattolica del nostro paese.
Tuttavia occorre precisare —
con buona pace degli abrogazionisti — che in questo caso il Concordato non c’entra. C’entra invece la posizione di rilevanza e
di prestigio che le leggi unilaterali dello Stato in aggiunta al regime concordatario ancora riconoscono al clero, quale residuo
di istanze del tempo giurisdizionalista, quando cioè lo Stato
confessionale voleva per un verso 'tutelare e proteggere la religione cattolica, ma per l’altro
verso difendersi dalle invadenze
del clero.
L’invadenza clericale
Infatti porre il ministro di culto sullo stesso piano di un pubblico ufficiale, o di un investito
di un pubblico potere, è tipico
della mentalità cattolica del tempo giurisdizionalista che vedeva
nel clero un secondo stato (dopo
il primo a cui appartenevano i
nobili) su'pteriore a quel terzo stato a cui appartenevano i comuni
mortali. Alla metà delTottocento,
quando si articolarono i sistemi
elettorali propri dei regimi democratici, attese le lotte risorgi
mentali nelle quali la maggioranza del clero si trovò dall’altra
parte della barricata su cui si
combatteva per l’unità d’Italia,
fu difesa legittima raffrenare con
i rigori della legge l’invadenza,
connaturata alla mentalità clericale, di svolgere in occasione
delle elezioni una propaganda
contraria agli interessi dello Stato. La storia d’Italia è ricca di
episodi al riguardo. Di qui la
norma che parifica nell’abuso delle loro attribuzioni i ministri di
culto ai pubblici funzionari. Oggi
la norma delTarticolo 98 isi presenta come un residuo di altri
tempi e andrebbe modificata nel
senso di non più far riferimento
ai ministri di culto per tali reati.
Del resto le masse si evolvono,
tant’è che, come il referendum
sul divorzio ha dimostrato, il numero di Coloro che si lasciano incantare della propaganda elettorale svolta dal clero tende a diminuire.
Dai più si invoca il rispetto della libera manifestazione del pensiero ricomprendendovi, come
sembra giusto, anche la libertà
di propaganda in sede elettorale;
anche se quest’attività è di carattere così strettamente politico da
dover escludere per essa una
qualsiasi giustificazione spirituale.
La libertà
non è un privilegio
Ma per abrogare questi reati
di abuso elettorale a carico del
clero bisogna prima considerare
che la libertà di tutti, anche in
questo caso, deve accompagnarsi
con Teguaglianza di tutti. Se il
clero cioè vuole scendere nelle
campagne elettorali svolgendo la
propaganda che crede più opportuna, bisogna che ciò avvenga ad
armi pari. Occorre che cada il
privilegio ecclesiastico della protezione penale sulla base di reati
di vilipendio che impediscono
agli avversari di valersi nei
confronti del clero e della Chiesa romana degli stessi argomenti
che possono invece essere sfruttati da costoro nei loro confronti. Chiunque ha assistito alla
campagna elettorale in occasione
del referendum sul divorzio ricorda quale bagaglio di improperi è stato scaricato ex'-advefso
sulle spalle dei divorzisti. Vien
fatto di domandarsi se sia giusto
riconoscere una piena libertà di
attaccare l’avversario anche con
argomenti extrapolitici (come
spesso avviene chiamando in causa il messaggio divino, il « Dio lo
vuole » delle crociate, o incontrollate pene spirituali che si
estenderebbero anche nell’oltretomba) restando al coperto sotto
lo scudo dei reati di vilipendio
che non consentono di contrat
taccare colpendo e demolendo
quegli stessi argomenti extra politici che vengono spesi dal clero
nelle campagne elettorali.
Perché la libertà non sia ricondotta ad un privilegio occorre
abolire sia le restrizioni sia le
coperture, entrambe lesive.
Una battaglia ad armi pari
Chi vuol scendere nelle lotte
elettorali politiche deve accettare le regole del gioco. Se deve essere lecito al clero indurre gli
elettori a votare in un dato modo
WINSTANLEY
con Miles Halliwell e David
Bramley.
Regia: Kewin Brownlow e Andrew Mollo.
Bianco e nero. Gran Bretagna
1975. Ed. integrale con sottotitoli in italiano.
Gerard Winstanley visse in
Gran Bretagna ai tempi di Re
Carlo I Stuart ed Oliviero Cromwell. La situazione del Paese era
in quegli anni estremamente dif
Una scena del
film; la moglie
del pastore Platt
intenta alla lettura de « La
nuova legge della rettitudine »
di Winstanley.
Dopo aver simpatizzato per un
tempo con gli
’’aratori”, si ricongiungerà al
marito in una
dura opposizione al movimento degli ’’aratori”. k
attaccando gli avversari nei valori etici di cui essi si fanno portatori, deve essere altresì lecito
poter liberamente attaccare e
demolire i valori etici e spirituali di cui il clero si fa arma nelle
lotte elettorali. Bisogna che il
clero si renda conto dei rischi a
cui espone se stesso, la sua chiesa e purtroppo alle volte lo stesso nome del Signore. Può darsi
che liberato da quella rilevanza
pubblica che lo fa pari ai funzionari dello Stato e ad un tempo
dalla ingiustificata protezione nenale, il clero avverta più pienamente le sue responsabilità nella società civile e si raffreni nelle
lotte politiche desistendo dall’impegnare i valori dello spirito e
della fede nelle lotte elettorali.
Solo abolendo contemporaneamente il reato di abuso delle attribuzioni dei iministri di culto
nelle lotte elettorali ed i reati di
vilipendio in tema di religione si
potrà stabilire una eguale libertà
per tutti. Ma soprattutto bisogna
che il clero e la gerarchia ecclesiastica cattolica si raffrenino
nelle loro pretese di esercitare
un potere nelle questioni temporali. In fondo il problema è tutto qui.
Giorgio Peyrot
_______ Il risultato degli incontri tra riformati e cattoiici
Prime impressioni
su un documento ecumenico
Il documento finale in cui sono condensati i
risultati di sette anni di incontri teologici tra il
Segretariato per l’unità dei cristiani (Vaticano)
e l’Alleanza riformata mondiale (Ginevra), steso nel marzo 1977 (vedi Eco-Luce del 6 maggio
1977, intervista a A. Molnar) e dalTAlleanza inviato alle chiese membro per loro informazione,
non può esser passato sotto silenzio dai protestanti italiani. Esso ci è pervenuto da troppo poco tempo perché ne possiamo dare una valutazione; ci limiteremo quindi ad informare i lettori del contenuto a grandissime linee.
Preceduto da una lettera di accompagnamento indirizzata ai due summenzionati organismi,
il documento, che porta il titolo « La presenza del
Cristo nella Chiesa e nel Mondo », si compone
di una introduzione di carattere informativo e
di cinque parti; la relazione tra Cristo e la chiesa; l’autorità dottrinale nella chiesa; la presenza della chiesa nel mondo; l’eucaristia; il ministero (circa 40 pagine).
Il metodo seguito nella stesura potrebbe es
ser ricondotto a quattro punti principali;
— l’esegesi del dato biblico come punto di
partenza, dove sono sovente specificati in base a
studi aggiornati accordi tra le due confessioni o
disaccordi non riconducibili alla appartenenza
confessionale dei teologi;
— il dato storico tradizionale; dove viene spesso osservato come esso sia datato e per Tuna e per
l’altra confessione;
— l’accordo esplicito in campo dottrinale ; raro
ma comunque non secondario. Tale accordo sembra persino esser stato raggiunto, fino ad un certo punto, ma comunque in uno stadio molto avanzato, nella questione dell’eucaristia o santa cena;
— il disaccordo esplicito in materia ecclesiologica (quasi sempre) e su diversi altri punti.
Benché scritto nella solita forma dei documenti di questo genere, non senza ambiguità talvolta,
il documento testimonia di una reale volontà di
comprensione tra fratelli e può aiutare chi è impegnato nel dialogo ecumenico.
Sergio Rostagno
fiche. Tra Corona e Parlamento
si stava infatti svilùppando
un’aspra lotta che non tardò a
degenerare in guerra civile. Da
un lato la nobiltà fllomonarchica, tradizionalmente anglicana,
ancorata ai privilegi feudali, dall’altro la borghesia nascente, di
stampo puritano, smaniosa di
giungere al potere politico dopo
aver conseguito quello economico. Quanto ai poveri ed ai
diseredati (quelli che oggi definiremmo «proletariato»), essi
non hanno ancora raggiunto la
coscienza di classe ed obiettivi
politici autonomi ; restano ancora sostanzialmente legati alle
sorti ed agli interessi della borghesia, di cui condividono e talora ..jadicalizzano le -r,battaglie.
Pròprio in questo contesto nasce il movimento degli « Aratori» (Diggers), il cui leader riconosciuto è Gerard Winstanley.
Il film descrive la nascita e lo
sviluppo di questo movimento,
esaminando le vicende della
« comune agricola » fondata da
Winstanley a St. George’s Hill,
nel Surrey. Gli Aratori occupano
terreni demaniali tradizionalmente adibiti a pascolo per coltivarli in proprio. Hanno contro
il potere feudale di nobiltà e
clero anglicano che aizzano contro di loro l’ostilità degli altri
contadini. Eppure, in un’Inghilterra dissanguata da guerre e
pestilenze, duramente colpita
dalle carestie, l’unica alternativa all’accattonaggio per i diseredati sembra proprio essere il
dissodamento delle terre incolte.
Nascono così piccoli villaggi,
in cui tutto è in comune, dai
rudimentali mezzi di produzione al bestiame, ai prodotti agricoli. Anche la libertà sessuale
prende piede poco a poco, soprattutto per l’infiltrazione di
elementi antinomisti ( i « Ranters »), e d’altro lato aumenta
progressivamente la contrapposizione alla Chiesa d’Inghilterra
ed al potere politico, due facce
della stessa medaglia. Winstanley è l’animatore ed insieme il
teorico di queste comunità; la
sua moderazione, il suo pacifismo dichiarato, gli consentono
di evitare fino all’ultimo la rottura completa con i proprietari
terrieri, la magistratura, e la poDolazio^e contadina circostante.
Da ultimo, tuttavia, la situazione gli sfuggirà di mano: l’ahbandono della prassi non-violenta costerà agli aratori l’incendio ed il saccheggio dei pro
pri villaggi e la dispersione del
movimento. Ormai però — conclude Winstanley — il seme è
gettato : altri saprà raccoglierne i frutti.
Al contrario di molti films
ispirati a vicende storiche « Winstanley » non è un kolossal. Realizzato quasi interamente da attori non professionisti, ha avuto un costo di produzione estremamente basso. Il suo intento
non è una erudita ricostruzione
d’ambiente ; si vuole piuttosto
evidenziare col mezzo cinematografico una pagina poco conosciuta della storia inglese, una
pagina che racchiude in sé non
semplici fatti o dati, ma una
concreta esperienza di vita. Con
tutto questo, nulla perde il rigore storico della narrazione, al
quale gli autori hanno dedicato
lunghe ricerche. Il malinconico
paesaggio anglosassone, fotografato nel mutevole succedersi
delle stagioni, e le belle musiche
tratte dall’« Alexander Nevsky »
di Prokof’ev, addolciscono spesso i toni aspri ed esasperati della vicenda umana, conferendo al
film una ricchezza espressiva
non comune.
Una parola a parte va tuttavia detta sulla religione, o meglio, sulla religiosità degli Aratori. Essi trovano di fronte a sé
un Anglicanesimo rigidamente
biblicista ed un Puritanesimo
che sembra accentuarne gli errori con uno sviluppo abnorme
della pietà individuale. « Come
possiamo adempiere al precetto
evangelico della carità — esclama la moglie del pastore Platt
— se rimuoviamo le cause dell’ineguaglianza fra gli uomini?
Se sostituiamo l’emancipazione
alla beneficienza, il ricco perde
la sua grazia di fronte a Dio (il
fare elemosina), ed anche il povero perde ciò che lo rende santo agli occhi dell’Onnipotente
(l’essere umile nella propria indigenza) ».
Un secolo prima, in Sassonia,
Thomas Miintzer ed i contadini che lo seguivano si erano ribellati ad una religione che pietrifica le disparità sociali riferendole alla volontà di Dio. Ma
si erano ribellati nel nome di
Cristo nforto e risorto, avevano
lottato non per il «progresso in - sé» ma per l’instaurazione
del Regno di Dio, considerando
demoniache le potenze storiche
che vi si opponevano.
A distanza di cento anni questa alternativa non appare più
agibile. La religione rivelata
sembra aver ormai giocato, sia
nell’ortodossia, sia nell’eresia,
quasi tutte le sue carte. Il punto di riferimento di Winstanley
e di tanti suoi contemporanei
non è più la dottrina positiva
ma quella naturale, non più la
Bibbia ma la «luce interiore».
Per i Diggers Dio non interviene
direttamente nel mondo, non ha
senso quindi parlare di Regno;
Dio e Cristo sono ormai diventati la « ragione » delle cose, i
garanti dell’armonia del cosmo;
sono ormai esterni, lontani dalle battaglie e dagli equilibri della vita storica, e lasciano all’uomo piena autonomia di realizzazione.
È anche per questo che gli
Aratori, pur praticando una forma rivoluzionaria di comunismo
« religioso » son forse più vicini
nello spirito agli illuministi del
secolo successivo che agli evangelici radicali del 15(K).
Enrico Benedetto
Culto alla radio
Sul programma nazionale
ogni domenica alle ore 7,35
I culti alla Radio per il mese di aprile saranno tenuti
dal past. Paolo Sballi.
5
31 marzo 1978
DOMENICA DELLA FACOLTA’
Per far fruttare
il talento della teologia
Un istituto per ripensare la teologia in termini italiani, in un serio confronto con il cattolicesimo e nel dialogo interdenominazionale
(segue da pag. 1)
che ne avevano assunto i principali difetti. Può essere vero. Ma
ci si può anche chiedere se, da
un altro punto di vista, i valdesi e la loro teologia non siano
ancora troppo poco italiani, se
cioè essi abbiano compiuto fino
in fondo quello sforzo di immedesimazione di cui parla Paolo
in I Corinzi 9: 19-21 Ci siamo
fatti davvero « italiani con gli
italiani » — ad esempio sul piano della riflessione teologica?
Gli esiti modesti di oltre un secolo di evangelizzazione non potrebbero dipendere, almeno in
parte, da questo mancato o insufficiente sforzo di immedesimazione?
Responsabilità
ecumenica
Nel 1922 la Facoltà da Firenze fu trasferita a Roma. Perché?
Non principalmente perché Roma è la capitale d’Italia ma perché è la capitale del cattolicesimo. La nostra chiesa avvertiva allora e avverte oggi una responsabilità ecumenica partico-.
lare, come chiesa evangelica nella « patria » del cattolicesimo.
Poco incline, per mille valide ragioni, a subire ij fascino di Roma e a esserne, per così dire,
ipnotizzata, e consapevole d’altra parte di non potersi chiudere nel proprio ghetto confessionale o, peggio, denominazionale
e quindi di doversi confrontare
seriamente con il cattolicesimo,
senza animo polemico precostituito ma anche senza irenismi
ingenui e preteologici, la nostra
Chiesa e la sua Facoltà hanno
cercato di percorrere una via
abbastanza stretta in cui la piena adesione all’idea e al movimento ecumenico non comportasse una progressiva abdicazione rispetto alle esigenze fondamentali dell’Evangelo. Gli studi
dei professori Miegge e Subilia
e l’attività del prof. Vinay in
questo settore costituiscono un
patrimonio importante per il
nostro lavoro futuro. La Facol- ’
tà è ecumenicamente necessaria; è necessaria come centro di
riflessione teologica protestante,
in Italia, sul fenomeno cattolico visto nel suo centro (e non
solo nel suo insieme), in prospettiva ecumenica, in funzione
del nostro lavoro in Italia e di
un nostro contributo, modesto
ma non irrilevante, al movimento ecumenico complessivo. Questo è tanto più necessario in
quanto oggi il cattolicesimo italiano (assai meno quello romano) è in movirnento, specialmente alla base; si sta facendo strada un nuovo modo di essere cattolici che ci obbliga ad aggiornare i nostri punti di vista e a
cogliere le possibilità nuove non
più solo di confronto ma anche
di incontro che la realtà ci mette davanti.
Funzione
interdenominazionale
La Facoltà come tale non è
stata finora « adottata » da nessun’altra chiesa evangelica italiana, tranne quella metodista.
Ma abbiamo sempre avuto, come « esterni » o « interni », studenti di altre chiese e movimenti all’opera nel nostro paese. S’è
trattato finora di casi isolati, ma
speriamo che in futuro le cose
cambino. Nulla vieta che questo
accada. Nella misura in cui crescerà, nelle chiese, la consapevolezza che fede e teologia non
sono in contraddizione, che anzi
la teologia è necessaria alla fe
de — a renderla adulta, matura,
consapevole — crescerà anche il
raggio d’azione della Facoltà, oltre i confini della nostra chiesaLa Facoltà è necessaria perché
la teologia è necessaria: lo è per
ogni chiesa, qualunque sia la
sua origine e il suo orientamento, e per ogni credente, a qualunque chiesa appartenga. C’è
chi mette in dubbio che esista
un evangelismo italiano e sostiene che ce ne sono molti. In un
senso è vero. Ma è anche vero
che ci sono delle comunioni possibili che appena ora cominciano a essere tentate e nel cui contesto la funzione interdenominazionale della Facoltà risulterà
avvalorata.
Tornando alla Chiesa valdese,
diremo, in conclusione, che essa ci sembra aver ricevuto (per
una serie di circostanze che non
è qui il caso di elencare) non
cinque ma tre talenti; un notevole complesso di opere sociali,
una storia e una certa coscienza teologica. Se la Facoltà di
teologia è necessaria, lo è per
non seppellire quest’ultimo talento ma metterlo in circolazione al servizio dell’Evangelo in
Italia.
P. Ricca
Facoltà e comunità:
un dialogo essenziale
Nel quadro della ricerca di
apertura da parte della Facoltà
Valdese di teologia nei riguardi
delle comunità della Chiesa Valdese, si è cominciato ad avere, da
un anno a questa parte, un certo
numero di contatti. La comunità ,,
che ha, in un certo senso, inaugurato questa serie di incontri è
quella di Pramollo, che è stata
ospite della Facoltà nell’aprile
dello scorso anno, seguita dalla
comunità di Angrogna (4-5 marzo ’78), mentre quella di Rorà sarà ospitata all’inizio del mese di
maggio.
Queste comunità hanno così risposto all’ invito rivolto dalla
stessa Facoltà, in particolare, in
occasione del Sinodo 1977. Lo
scopo di questi viaggi a Roma
non è semiplicemente turistico,
ma — come è stato ribadito più
volte — deve servire ed è servito
ad esprimere la realtà di un dialogo che dall’astrattezza dei discorsi passa alla concretezza dell’incontro. Accanto alle visite di
queste comunità in Facoltà, studenti e professori hanno avuto la
possibilità di visitare, a loro volta, una comunità; quella di Cerignola, che li ha ospitati per due
giorni all’inizio di dicembre. Qltre al contatto con la comunità
locale, alcuni studenti si sono recati, la domenica, a Foggia e ad
Onsara di Puglia, dove hanno presieduto il culto. Per molti si è
trattato di un primo approccio
vèrso una realtà nuova o, comunque, poco conosciuta; quella di
comunità sorte dalla cosiddetta
« evangelizzazione ».
Sempre su questa linea di una
maggior presa di contatto della
Facoltà con i membri che formano la nostra chiesa, è iniziato
quest’anno, nell’ambito della teologia pratica, un lavoro « pastorale » a livello di comunità del
Lazio. A gruppi di gli studenti si occupano,’ ' settimanalmente, di alcuni settori della vita
della chiesa dalla scuola domenicale al lavoro con i giovani, dalla
predicazione alle riunioni familiari, dal doposcuola ad una collaborazione di tipo giornalistico.
Questo rappresenta un contributo notevole alla realizzazione in
sede pratica di ciò che in Facoltà
si studia, che altrimenti diventerebbe discorso puramente teorico ed intellettuale.
Attraverso questa serie di incontri, la Facoltà di teologia com
prende non solo di vivere come
parte integrante della vita delle
comunità, ma anche di esistere
grazie ©d in funzione di esse. Sotto questa profilo, il dialogo iniziato, sia pure in modo frammentario, ¡diventa essenziale. Questo
perché la teologia non resti relegata in un circolo chiuso e diventi dominio di pochi, ma entri nella realtà delle situazioni concrete attraverso un rapporto vivo
con i credenti, e perché solo attraverso l’incontro e il dialogo ci
si può render conto della presenza degli altri. E solo con gli altri
abbiamo la possibilità di continuare la nostra ricerca.
Gianni Genre
Walter Michelin Salomon
UNA RICERCA DELLE STUDENTESSE
Rifiuto di modelli maschili
Come Facoltà di teologia —
professori e studenti — siamo
nella linea di uno studio e una
ricerca comuni per verificare la
nostra fede alla luce della Parola.
All’interno di questo confronto
comune è senz’altro importante
per la facoltà il fatto che il 50%
degli studenti siano donne; è un
fatto abbastanza nuovo che arricchisce la problematica e la riflessione, in quanto c’è una specificità diversa portata avanti dalle ¡donne. Questo si è visto sia
nella differenza di impostazione
dello studio comune, sia della vita comune.
Da questa difficoltà è sorta l’esigenza di un confronto più approfondito tra le studentesse, su
temi che riguardano proprio il
ruolo della donna nella teologia,
la figura del pastore e i ministeri
femminili nella chiesa. Questo
costituisce rm momento di studip in più, fra le studentesse, che
noti riteniamo avulso da tutta la
problematica portata avanti in
facoltà e nella chiesa nel suo insieme, p>erché riguarda temi che
occupano un posto importante
nella vita delle chiese. Perciò abbiamo affrontato in primo luogo
la figura del pastorato femminile, una figura tutta da scoprire;
il pastorato finora è una professione maschile aperta ora anche
alle donne, ma coniata su modelli maschili. Noi ci chiediamo e
chiediamo alle chiese, in questa
nostra riflessione, se la donna entrando in questo ruolo non porti
dei modi diversi di essere e quindi non modifichi tutta la figura
del pastore, ad esempio il suo posto aocentratore nella comunità.
Questo che è un problema tanto attuale per le chiese Valdese e
Apertura verso l’esterno
Giuseppe La Torre, 25 anni,
della comunità pentecostale di
Marsala, da ottobre è iscritto
al I anno della Facoltà Valdese
di Teologia, è la prima volta
nella sua storia che la Facoltà
Valdese annovera un pentecostale tra i suoi studenti interni.
Scriviamo « interni » proprio
perché sono gli studenti che vivendo in Facoltà e seguendo
con regolarità i corsi di studio
si preparano ad esercitare, al
termine del loro soggiorno, il
ministerio pastorale. A La Torre abbiamo rivolto qualche domanda.
— Perché hai deciso di venire
alla Facoltà Valdese per studia
re teologia? E cosa ne pensa la
comunità dalla quale provieni?
— I consigli di amici riformati, la mia profonda convinzione di essere stato chiamato
a svolgere un ministerio nella
chiesa cristiana e l’esigenza che
ho avvertito di una preparazione adeguata per svolgere questo
ministerio, mi hanno spinto a
studiare teologia nella Facoltà
Valdese. A questa scelta anche
la mia comunità ha dato il suo
coraggioso parere favorevole,
riuscendo così, ad aprirsi alla
novità.
— Sono passati sei mesi dal
tuo ingresso in Facoltà, un am
biente che prima non conoscevi, hai rimpresslone che con la
tua presenza sia iniziato qualcosa di nuovo?
— Se con la mia venuta in Facoltà sia iniziato qualcosa di
nuovo, è ancora presto per dirlo. Una cosa comunque è certa,
che io uscirò nuovo dalla Facoltà, se riuscirò a portare a termine i miei studi teologici. C’è,
infatti, una certa tensione tra
la mia esperienza cristiana e le
espressioni di fede che ho trovato in Facoltà. D’altra parte
sono convinto che il tipo di fede pentecostale e quello riformato nascono entrambi da un
autentico sforzo di fedeltà all’E
vangelo ed al Signore, e quindi,
in Lui, destinati ad incontrarsi,
confrontarsi e scambiarsi i doni ricevuti.
( intervista redazionale )
Nel prossimo
numero
Per ragioni di spazio rinviamo ai prossimo numero
una nostra intervista agli studenti stranieri in Facoltà.
Metodista, può ricevere un impulso‘verso il SUD superamento
attraverso la riflessione sui ruoli,
che ne mette in crisi ogni fisisità,
scoperta e portata avanti dal movimento delle donne.
Un altro tema oggetto della nostra riflessione, affrontato in modo serio e a livello teologico, è
stata la posizione della donna
come è vista nel Nuovo Testamento e nella storia delle chiese.
Abbiamo cercato di mettere in
luce come in questa storia scritta da uomini (la Bibbia) emerge
il fatto che le figure delle donne
sono molto più problematiche di
quanto non ¡siano considerate
normalmente. Ad esempio Luca
10; 38-42 è spesso stato interpretato come un’opposizione tra la
vita intellettuale e l’attività pratica; analizzando a fondo questo
passo invece ci siamo accorte
che l’atteggiamento di Gesù per
le due donne che si trova di
fronte è estremamente liberante;
il fatto stesso che il passo si trovi in un capitolo in cui si parla
dei bambini, dei Samaritani, dei
minimi come soggetti a cui Gesù
si rivolge, permette di comprendere la posizione di Gesù come
un atto di amore che libera.
Proprio perché la teologia è
un’espressione di fede calata nella realtà, il fatto che passa anche
attraverso la vita e le mani delle
donne non può restare un dato
contingente che non cambia
nulla.
Bibliografia minima
Letty Russel, Liberazione della
donna in una prospettiva biblica - Attualità protestante
49-50. Claudiana.
Fossati, E Dio creò la donna Mazzetta ’77.
Cristianesimo oggi - genn.-febbr.
’77 - N. monografico.
6
31 marzo 1978
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Un
versetto
tra i rifiuti
Muto Revelli
a Torre Pellica
Venerdì 14 aprile alle
20,45, il noto autore de « Il
mondo dei vinti » che ha
suscitato vivo interesse
anche nelle nostre valli,
parteciperà ad im incontro-dibattito, organizzato
dalla Società di Studi Vaidesi. Si renderà noto, con
maggiori delucidazioni, il
programma e il luogo deirincontro.
UN DOCUMENTO DELLE DONNE EVANGELICHE
Assemblee, dibattiti e ruolo
attivo delle donne nella creazione
dei consultori familiari
È una “Segond" del 1928, ancora in ottimo stato. Non. si tratta di una pistola, ma di una classica Bibbia in francese. Dal "Régistre de Famille”, che troviamo
in appendice, risulta che fu donata da un pastore valdese, nel
1930, ad una coppia di giovani
sposi delle nostre parti. Il fatto
straordinario di questa Bibbia
francese è la sua ultima collocazione. L'ha trovata, infatti, con
stupore e un po’ di scandalo, un
nostro membro di chiesa in una
discarica pubblica di Angrogna.
Per la cronaca dalle parti del
Mulino Nuovo. Anche altre persone, saputo del curioso ritrovamento, hanno manifestato un
senso di disagio perché, malgrado tutto, non c’è pulizia di primavera che possa giustificare
una Bibbia in pattumiera.
Se fosse stata una Bibbia in
italiano, per esempio una Riveduta, avrebbe fatto la stessa fine? Nella discarica s’è voluto
gettare una lingua in disuso, com’è appunto il francese, o una
vecchia Bibbia ntai letta? Comunque sia, lanciare una Bibbia
tra i fustini di Dixan e te scatolette arrugginite, non è un gesto che va da sé. Non penso, per
esempio, ad un gesto di gioia di
colui che scopre la moderna traduzione della Bibbia di Gerusalemme ed allora corre a gettare
via la vecchia traduzione che
aveva in casa. Non penso neppure ad un teatrale gesto dì
ateismo o qualcosa del genere.
Più probabilmente, questa vecchia Bibbia francese, ormai assimilata ad un qualsiasi altro
oggetto o libro, è volata giù nella discarica in tutta superficialità. Non è il caso, dirà qualcuno, di scriverci sopra un romanzo o di cogliere, in questa Bibbia tra i rifiuti, un ulteriore segno di crisi della nostra chiesa.
Anche se, per alcuni, questo singolare ritrovamento potrebbe diventare un brillante “esordio" per
un ennesimo lamento sulla chiesa.
Certo che c’è gente che la Bibbia la va a rubare in chiesa, certamente non per leggerla, come
è successo alcuni. mesi fa nel
tempio di Luserna San Giovanni. C’è gente che ne fa collezione. C’è gente che la legge e c’è
gente che dopo un po’ la butta
via (speriamo dopo averla letta). Bisogna anche dire che da
noi si sono accumulate, in alcune case e attraverso gli anni,
diverse Bibbie e talvolta — anche per ragioni di spazio — si
fa un radicale “repulisti" e si
gettan via molte cose vecchie.
Del resto la Bibbia non è una
rarità anzi è un genere di normale consumo. Ecco, se proprio
volessimo vedere « il positivo
nel negativo » potremmo dire
che se nella discarica s’è trovata una Bibbia è perché, tutto
sommato, c’è un certo consumo
di Sacra Scrittura.
Ma la cosa che mi ha impressionato di più, al di là di questi ragionamenti tortuosi e ipotetici, è il versetto scritto (accanto al nome del proprietario
che ha strappato sì la prima pagina ma si è dimenticato dell'ultima dove c’è il "Régistre de
Famille") in fondo a questa Bibbia, rinvenuta tra i rifiuti; « L’Eternel est avec vous quand vous
êtes avec Lui. Si vous le cherchez, vous le trouverez; mais si
vous l’abandonnez, U vous abandonnera (2 Chron. 15: 2) ».
G. Platone
Non bastano i consultori pediatrici, ci vuole un consultorio per la donna - Una presa di posizione della FDEI
A Pomaretto un incontro pomeridiano con una ventina di
donne del luogo già di una
certa età; a Perosa un incontro
serale con un’altra ventina di
donne giovani, venute da Prali,
Perrero, Pomaretto, Perosa e
Pinasca; tutte, convocate dalle
responsabili FDEI, hanno discusso sui consultori familiari
che devono essere creati nell’ambito della comunità montana Valli Chisone e Germanasca,
nel quadro delle future ULS.
Hanno insistito in modo particolare sull’importanza di consultori per le donne, e non solo
di consultori pediatrici come
sembra che la comunità montana stia programmando. Il seguente documento è stato elaborato; non pretende di essere
esauriente, ma presenta alcune
linee importanti da tenere presenti nell’attuale programmazione in corso, specialmente l’impostazione che parta dalla base,
e continui ad essere gestita dalla base. Diverse persone si sono impegnate per fare conoscere questo documento alla popolazione e per raccogliere firme.
M.F.C.
In seguito a riunioni tenute in
marzo 1978 a Pomaretto e a Porosa la FDEI (federazione donne
evangeliche in Italia) desidera
fare presenti alla Comunità Montana alcuni punti che ritiene importanti circa la creazione di
« consultori familiari », secondo
la legge del 29 luglio 1975 che ha
come scopi: « l’assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile e per i problemi della coppia e della famiglia anche in ordine alla problematica minorile » (art 1 a) «...la
tutela della salute della donna...»
(art. 1 c).
1 - Quale « avvìo » alle ULS
(Unità locali dei servizi) — come
previsto dalla legge regionale 39
(art. 1) — insistiamo sull’importanza di aprire quanto prima un
consultorio iginecologico che tenga conto in modo particolare del
« ruolo attivo » delle donne direttamente coinvolte in quanto utenti.
2 - Insistiamo sul fatto che
questo ramo specifico dei servizi
consultoriali deve essere:
A - rivolto a tutte le donne,
di qualsiasi età (es. ragazze, nubili, persone anziane) per:
a) prevenzione tumori;
b) problemi sessuali;
c) menopausa.
B - e non solo alle spose e
madri, per:
a) lotta contro la sterilità;
b) prevenzione della gravidanza;
c) problemi di salute sul lavoro (es. durante la gravidanza).
Perciò ci sembra inopportuno
partire con il solo consultorio pediatrico.
S. GERMANO
Fallita la Widemann
3 - Importanti sono:
I - La laicità dei servizi;
II - Per l’aspetto medico: fra
le 4 figure previste dalla legge,
insistiamo sulla necessità della
presenza di un ginecologo;
III - Per l’aspetto socio-psicologico: insistiamo sulla necessità
di sviluppare la più larga socializzazione possibile, favorendo:
a) lo scambio tra utenti e
tecnici (per un massimo di informazioni);
b) delle utenti fra di loro
(ognuna ha bisogno di sapere che
i suoi problemi sono anche quelli di altre);
c) organizzando incontri e dibattiti, allargati a tutta la popolazione.
IV - Perciò i locali dovrebbero
essere dappertutto di 2 tipi:
a) privati: per la consulenza
tra utenti e tecnici;
b) pubblici: caletta per incontri sipontanei; sala per assemblee, dibattiti;
c) con un servizio di biblioteca (riviste ecc.).
Ogni comune dovrebbe essere
fornito almeno di un locale per
incontri, sia con i tecnici che tra
gli utenti fra di loro (con un calendario regolare di apertura, e
organizzazione dei trasporti per
le visite specialistiche).
V - Il servizio dovrebbe partire
con una intesa delle più chiare
tra comunità montana e i dottori
della mutua.
VI - E importante partire con
delle assemblee, con la massima
pubblicizzazione degli incontri, e
continuare con assemblee regolari per la programmazione e la
gestione.
Chiediamo di essere tenute al
corrente degli sviluppi di questi
servizi.
Ili Circuito
Danni
dell’alluvione
1977
Domenica 2 aprile, alle
ore 14,30, nella Sala Valdese di Perrero, avrà luogo
un’assemblea a cui sono
invitati tutti coloro che
hanno subito danni in seguito aH’alluvione del maggio 1977, per stabilire le
modalità di ripartizione
degli aiuti giunti tramite
la Commissione Distrettuale.
Si pregano anche gli interessati di far pervenire
entro domenica al rispettivo Concistoro l’elenco dei
danni con una stima approssimativa.
Il Consiglio del
III Circuito
TORRE PELLICE
• Domenica 2 aprile l’Unione
Femminile avrà la sua seduta
mensile nel corso della quale la
prof. Mirella Bein illustrerà il
tema « Educazione alla fede ».
Nella stessa giornata un gruppo
di fratelli della comunità di Basilea guidati dal pastore Liborio
Naso visiterà la nostra comunità partecipando al culto la mattina ed incontrandosi con l’Unione femminile nel pomeriggio.
• Domenica 9 Assemblea di
chiesa per la nomina dei deputati alla Conferenza Distrettuale ed al Sinodo. Il culto ha inizio alle ore 10.
Dopo che il Tribunale ha dichiarato fallita la fabbrica Widemann di San Germano gli
operai si sono riimiti (presso
la vicina sala valdese) in assemblea, lunedìi 20 marzo, per dibattere il possibile futuro di
questa fabbrica. Com’è noto i
di oltre 3 miliardi, gli operai licenziati circa trecento, in larga
parte donne. Si ripresenta per
l’eimesima volta il problema della disoccupazione dopo infinite
quanto vane promesse dei padroni.
La FDEI
• I giovani ammessi in chiesa
domenica scorsa hanno deciso
di proseguire gli incontri di studio continuando il lavoro del catechismo; si incontreranno già
domenica 2 per un’agape in comune presso la Foresteria valdese; nel pomeriggio uno scambio di idee per definire i progetti per l’avvenire.
Hanno collaborato: G. Anziani, E. Biglione, O Coisson,
A. Taccia, F. Davit e, A. Rutigliano, G. Tourn.
• Sabato 8 e domenica 9 aprile 1978 giornata comunitaria dei
catecumeni del III anno ad Agape. Partenza da Torre Pellice
alle ore 13,30. Il tema dell’incontro è: Attualità del Sermone
sul monte.
lavoratori della Widemann hanno presentato al governo un piano di ristrutturazione che costituisce, al momento, il punto di
maggior interesse per una possibile ripresa. Nel corso dell’assemblea, in cui hanno preso la
parola i sindacalisti Ameduri,
Broccati e Tron davanti a duecento operai, è apparsa chiara,
una volta di più, l’intenzione di
non lasciar chiudere l’industria
ma di portar avanti la trattativa con i rappresentanti del governo.
Gestione dell'Unità dei Servizi Sociali
Il lo aprile il ministro DonatCattin dovrebbe incontrarsi con
i lavoratori in lotta e si spera
che dall’incontro possa emergere una prima positiva risposta
al piano di riconversione presentato dalle maestranze della
Widemann.
Il passivo della Widemann è
Movimentata seduta al Consiglio della Comunità Montagna,
marted’, sera. L’Ordine del giorno prevedeva una questione di
fondo qualificante per tutto il
lavoro e l’attività della Comunità stessa. Nel piano di riforma sanitaria che sta realizzandosi a poco a poco c’è infatti la
possibilità che la Comunità
Montana si faccia carico della
gestione dell’Unità dei Servizi
Locali. Essa diventerebbe così
lo strumento per la conduzione
della politica sanitaria ed assistenziale della zona, portando a
termine una linea di lavoro avviata molti anni fa e che ha qualificato sin qui il lavoro della
Comunità stessa.
Si trattava dunque di esprimere in Consiglio un parere in
merito e votare una mozione
che sollecitasse da parte delle
autorità regionali l’affidamento
di questi compiti alla Comunità.
C. M. VAL PELLICE
Soggiorno per minori
Sulla questione sembrava esistere unanimità nei consiglieri
ma forti riserve sono emerse da
parte della minoranza democristiana circa l’opportunità di fare questo passo prima di aver
stabilito chiaramente quali saranno i criteri di gestione di
questa Unità di Servizi, quali
oneri comporterà, quale mole
di lavoro rappresenterà. I Consiglieri di Lusernetta, in particolare Celeste Martina, si sono
fatti portavoce di queste riserve e si è cosi finito, dopo una
serie di interventi e chiarimenti, per rimandare la votazione
alla prossima seduta.
Prima però di giungere al problema centrale della serata si
erano avute oltre 2 ore di garbati ma duri scontri fra maggioranza e minoranza. Per bocca dei consiglieri Martina infatti è stata mossa tutta una serie
di attacchi contro la politica generale del Consiglio, o la sua
mancanza di politica, per cui la
Val Pellice è una sorta di ghetto
dove non valgono i criteri che
valgono in campo nazionale. La
DC finisce così emarginata, penalizzata, quasi in stato di sofferenza e certi comuni (leggi
Luserna S. Giovanni) sono
emarginati. Un ordine del giorno (poi approvato aH’unanimità)
per i fatti di Roma e Torino,
ed il bilancio, che costituivano
i problemi concreti da discutere non sono stati che il pretesto
per questo scontro di carattere
politico.
Torre Pellice - 1« aprile 1978
PROGRAMMA
Ore 8.30 precise : Apertura dell’incontro: Presidente Comunità
Montana Val Pellice; Rappresentante della Regione.
Introduzione: Gli obiettivi dei
soggiorni di vacanza - Assessore ai Servizi Sociali della Comunità Montana Val Pellice.
Ore 9.15 - Esperienze. Presentazione dell’esperienza della Val
Pellice.
Comunicazioni : esperienze di
Settimo Torinese, di Chiaverano e di alcuni Comuni del Pinerolese.
Ore 9.45 - Una proposta per il
1978: Un’estate per il preadolescente. Discussione.
Ore 10.45 - Gruppi di lavoro.
— Formazione degli animatori;
— l’organizzazione dei soggiorni
di vacanze;
— la gestione;
— il soggiorno ed il territorio;
— prevenzione - inserimento.
Ogni gruppo è un momento
di scambio e raccolta di espe
rienze.
Ore 12.45 - Intervallo per il
pranzo.
Ore 14.45 - L’esperienza raccontata con le Immagini.
Ore 16.30 - Le relazioni dei
gruppi.
Ore 17.30 - Tiriamo le somme.
Seminario teologico a Pinerolo
Organizzato dal Collettivo di ricerca biblica e dal Centro
ecumenico di Agape, si terrà un seminario teologico sull’etica. ECCO il programma:
Venerdì 31 marzo : Paolo Ricca parlerà su : « Paolo e l’eredità dell’Antico Testamento: il superamento della legge».
Sabato 1 aprile : Giorgio Tourn parlerà su : « L’etica in
Paolo: i problemi della comunità di Corinto».
Giovedì 6 aprile : Don Gianangelo Palo parlerà su : « A
che punto siamo con gli studi di teologia morale: problemi
e prospettive».
Gli incontri inizieranno alle ore 20,45 e si terranno presso
la sala a pianterreno adiacente al tempio valdese.
7
31 marzo 1978
CRONACA DELLE VALLI
Luserna S. Giovanni
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La settimana di Pasqua costituisce sempre un momento spiritualmente rilevante nella vita
della Comunità, anche se per
molti essa si riduce a una partecipazione formale, precettistica in senso cattolico deteriore,
quindi sterile e mistificante.
La Domenica delle Palme ben
34 catecumeni sono stati presentati e accolti nella Comunità,
mentre 4 hanno chiesto il battesimo. Il tempio era strabocchevole, molti non han potuto
entrare (ricordiamo loro che
nelle domeniche seguenti non vi
sono problemi di affollamento).
Il messaggio centrato sulla parola di Gesù: Voi siete la luce
del mondo, è stato un richiamo
a recuperare con chiarezza la
vocazione di testimonianza nelle condizioni di tenebre in cui
si dibatte la nostra società. Oltre un centinaio di persone hanno preso parte al pranzo comunitario (ottimamente allestito!).
Ospite d’onore il past. Pietro
Enrico Tron, nato a Massello
nel 1848, personalmente assente
per ovvi motivi, ma presente
con una vivace contestazione alla confermazione di ' massa e
con una proposta alternativa approvata dal Sinodo del 1895 per
le Chiese di Villar, Torre e Rorà, molto simile a quella adottata da alcuni anni a San Giovanni. Niente di nuovo sotto il
sole, ma interessante il contributo dato alla riflessione su
questo tema da parte di un autentico figlio del risveglio del
secolo scorso.
Meno frequentati, ma forse
per questo più intimi e raccolti
i culti serali di giovedì e venerdii. Al culto di venerdì abbiamo
avuto la gradita sorpresa della
visita di un gruppo di trombettieri tedeschi che con la loro
musica hanno dato un contributo significativo.
La Domenica di Pasqua la
predicazione, affidata al Vicemoderatore past. Giorgio Bouchard, che ringraziamo, ha sottolineato l’originalità e l’unicità
di Cristo nei confronti dei tentativi di penetrazione nella nostra società di religioni alternative (Budda, Confucio, Maometto) con cui il Vangelo non può
essere mescolato. L’estenuante
Santa Cena (oltre 200 partecipanti) ha sollevato tutta la problematicità di questo « rito pasquale » così lontano dallo spirito dell’Evangelo e rivalutato
le Sante Cene di quartiere e di
borgata nelle case e nelle scuole di quartiere che abbiamo intensificato in questo periodo.
Molto apprezzato l’apporto della
Corale sia alle Palme che a Pasqua.
Venerdì alle 20,30 al Presbiterio: studio biblico su I Cor.l2,
13, 14.
Sabato alle 20,30 nella Sala Albarin: musiche popolari del Coro Alpino Val Pellice, a favore
della Cassa stabili della Chiesa.
Domenica alle 14,30 al Presbiterio: il Concistoro invita tutti
a un incontro dibattito sul tema: «Educazione alla fede».
A. T.
VILLASECCA
Dopo aver superato positivamente il colloquio col Concistoro, che ha così verificato la loro
preparazione catechetica, i catecumeni di IV anno Alba Genre, Marco Clot, Paola Gardiol,
Danilo Massel, Luciana Giacomino, Daniele Rostaing hanno
confermato il proprio battesimo
e fatta pubblica confessione della propria fede durante il culto
della Domenica delle Palme. A
Pasqua hanno preso parte per
la prima volta alla Cena del Signore. In entrambe le circostanze la Corale ha eseguito alcuni
inni.
Il più vivo desiderio e la più
forte speranza di tutta la comunità è che ciascun Catecumeno
abbia sempre presente alla sua
mente la promessa di fede e
l’impegno di servizio che ha assunto davanti al Signore della
Chiesa.
Pastorale dei
5 Circuiti
a Vallecrosia
I pastori e i predicatori laici del I, II, III, IV e
V Circuito parteciperanno
a VaUecrosia^ presso la
Casa Valdese, ad un incontro pastorale dal 16 al 19
aprile.
Tema deH’incòntro : La
risurrezione come problema teologico. (Il tema verrà esaminato anche nei
suoi risvolti catechetici).
Chi desidera partecipare
lo comunichi entro il 2
aprile ai coordinatori dei
vari Circuiti (Bruno Bellion, Marco Ayassot, Renato Coisson, Ennio del
Priore, Franco Becchino).
Costo giornaliero: L. 1.500
a persona. L’incontro è
aperto anche alle famiglie.
ANGROGNA
• Sabato 25 si sono svolti presso il tempio del Capoluogo, i funerali di Lody Menusan in Piston, deceduta all’età di 47 anni (residente alla Brua dei Peyrot). Ai familiari, così dolorosamente colpiti, la comunità esprime la propria solidarietà in Cristo nella luce della risurrezione.
• Dodici catecumeni hanno letto alla comunità raccolta per il
culto di Pasqua la loro dichiarazione di fede (articolata in otto domande e otto risposte) pri
8ERVIZI0 MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 1° al 7 aprile 1978
Don. PRAVATA' SALVATORE
Via Bellonatti, 2 - Tel.90182
Luserna S. Giovanni
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festivo e notturno '
Domenica 2 aprile 1978
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 4 aprile 1978
FARMACIA MUSTON
( Dr. Manassero )
Vìa della Repubblica, 25 - 91.328
Domenica 2 aprile 1978
FARMACIA Don. PRETI
Luserna Alta
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90118 -91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. Gj Tel, 90.884 -'90.205
Assemblea
delle Corali
I rappresentanti di tutte le
Corali sono pregati di intervenire alla Assemblea che
avrà luogo a Pinerolo domenica 2 aprile alle ore 15 con
il seguente ordine del giorno:
1) Festa di canto - Milano
7 maggio.
2) Registrazioni e riprese
filmate per il programma
« Protestantesimo ».
Considerata la notevole importanza degli argomenti e
trattandosi di prendere delle decisioni definitive per la
loro attuazione, si raccomanda la partecipazione dei rappresentanti di tutte le Corali.
Il Comitato Esecutivo
BOBBIO PELLICE
La domenica delle Palme sono
stati ammessi in chiesa come
membri responsabili Maria Gönnet, Eliana Granerò, Giorgina
Pontet, Gianni Cresto, Giovanni
Michelin, Roberto Pontet e Paolo Prochet. A loro l’augurio di poter trovare uno spazio nella comunità per quell’opera di testimonianza a cui si sono impegnati.
• Lo stesso giorno si è svolto il
funerale della nostra sorella Caterina Rivoira ved. Favat di Perlà; deceduta dopo lunghi mesi di
degenza all’ospedale di Torre Pellioe. Ai figli e a tutti i familiari
la chiesa rinnova l’espressione
della sua simpatia.
• La sera di Pasqua abbiamo
avuto nel temipio, un concerto offerto 'dalla Corale, da un gruppo
di flautisti di Villar Pellice e da
un gru'ppo 'di strumenti a fiato
della chiesa di Mannheim-Freudenheim. Ringraziamo tutti .per
lo sforzo che hanno compiuto nella preparazione di questo concerto ed i cui risultati sono stati eccellenti e molto apprezzati dal
pubblico (invero non troppo numeroso, peccato!) presente. Un
ringraziamento alla Corale va pure per aver partecipato ai culti
del Venerdì Santo e di Pasqua.
POMARETTO
ma di rispondere personalmente alla promessa di fedeltà. Una
di loro ha ricevuto il battesimo
(Maura Odin), gli altri hanno
confermato il battesimo precedentemente ricevuto (Renata Arnoul, Claudia Bertramino, Marina Bertot, Loris Bertot, Mauro
Gamba, Guido Long, Lorella
Negrin, Renzo Odin, Arturo Peyronel, Albertina Plavan, Walter
Rivoira).
• Il previsto incontro dei catecumeni sulle « origini del valdismo » si svolgerà a Viering da
venerdì, 31 marzo a domenica 2
aprile. Sabato 8 aprile tutti i
catecumeni (anche i recenti confermati) sono convocati alle ore
15,30 al Presbiterio per incontrarsi con la Commissione Distrettuale.
• Nella notte di martedì 21, per
una causa ancora sconosciuta,
prendeva fuoco, in zona Carlevà, la casa’ di Benedetto Umberto. A dare tempestivamente l’allarme accorreva il vicino Miegge Anseimo. Nello spegnimento
dell’incendio, oltre all’opera rapida dei Vigili del Fuoco, hanno preso parte numerosi angrognini. Il proprietario è rimasto
contuso e i danni risultano ingenti.
Cambio
di indirizzo
Vincenzo Terpolilli e Gianna
Sciclone comunicano che dal 1°
marzo 1978 il loro nuovo indirizzo
è: Via Santa Caterina da Siena 66054 Vasto - Tel. 0873/4797 (invariato).
SAN SECONDO
• Il vento della settimaria scorsa ha causato danni sensibili
nella nostra zona. Alcune case
sono state scoperchiate e molte
hanno riportato danni ai tetti.
Diversi alberi sono stati sradicati e non si contano i silos del
mais e le tettoie agricole che
sono stati scoperchiati. Per fortuna non vi sono stati danni alle persone.
• Il 24 marzo è improvvisamente deceduta Luigia Avondetto V. Pastre all’età di 80 anni. Apparteneva al quartiere del
Centrò. La ricorderemo non solo per il suo impegno verso la
Chiesa, ma anche per il coraggio con cui ha affrontato le sue
difficoltà fra cui una seria frattura subita solo l’anno passato.
Ai figli Aldo e Remo con le loro
famiglie giimga ancora la solidarietà di tutti.
• Numerosi fratelli ed amici
non appartenenti alla comunità
di S. Secondo hanno partecipato cOn noi al culto di Pasqua.
Il tempio è risultato completo,
anche con le sedie di emergenza. In questo modo i catecumeni hanno sentito la partecipazione di tutta la comunità alla
loro prima Santa Cena.
Culti all’Inverso. - I prossimi
culti all’Inverso Clot saranno:
domenica 23 aprile alle 10,30;
domenica 21 maggio alle 10,30.
Per i due mesi di aprile e di
maggio il culto sarà cioè alla
penultima domenica del mese.
Riunione sul Convitto. - Nell’ambito della nostra Comunità
operano 3 opere della nostra
Chiesa: Ospedale, Scuola Latina, Convitto. Non sempre però
siamo a conoscenza dei problemi e delle prospettive in cui si
muovono queste opere.
A dicembre abbiamo avuto
una riunione sulla Scuola Latina e si è pensato di avere ora
una riunione sul Convitto: sabato 15 aprile alle ore 20,30 al
Convitto.
Unione femminile. - Domenica 9 aprile: gita ad Angrogna
per tutta la giornata (la gita è
aperta anche a chi non fa parte
dell’Unione). Domenica 30 aprile: riunione all’Inverso.
Domenica della Facoltà di teologia. - Domenica 30 aprile avremo con noi lo studente in teologia Daniele Garrone. Egli presiederà il nostro culto a Pomaretto. La colletta sarà per la nostra Facoltà. E una buona occasione per conoscere meglio e
per sostenere il lavoro che vi si
compie.
Assemblea di Chiesa. - L’Assemblea di Chiesa è convocata
per la domenica 16 aprile alle
ore 10. All’o.d.g.: a) proseguimento studio sul culto; b) nomina deputati alla Conferenza
distr. ed al Sinodo.
Riunione genitori catecumeni.
Nelle riunioni quartierali abbiamo parlato dell’educazione cristiana in vista della fede. Si
tratta ora di continuare questo
discorso con i genitori dei catecumeni il sabato 22 aprile alle
20,30 nella sala Lombardìni a
Perosa. Valuteremo anche il lavoro di quest’anno.
Doni CIOV
Per Rifugio Re Carlo Alberto:
L. 500 : Dondero Orestilla (Ge).
L. 1.500 ; Introna Filomena (Ba).
L. 2.000: Cavo Ernesto (Ge); Pisani
Schenone Noemi (Ge); Ruzzo Elena (Bari).
L. 2.500 : Polignano M. E.; Schiraldi Emma (Ba); Volpe Milena (Ba).
L. 3.000: Famiglia Cattaneo (Ge);
Falchi Velia (Ge); At toma Poppino
(Ba); Malacrida Ida (Co).
L. 5.000 : Salce Gabriella, in mem. dei
nonni (Pinerolo); Alimonda Rita
(Ge); Schenone Federico e Emma
(Ge); Longo Selma (Torre Pellice);
Viti Vera ved. Vinçon, in mem. della sorella Bruna Viti (S. G. Ch.);
Casliglione Emma (Ba); Pietroforte
Vanda (Ba); Mascanzone Anna (Ba).
L. 10.000 : Biglione Eunice (Ge); Naso Francesca, in mem. di Suor Susanna Coisson (Riesi); Bardieri Graziella (Catania).
L. 15.000 : Costabello Tina, in mem.
del marito (No); Lavatelli Libera, in
mem. dei suoi cari (To); Comunità
Valdese di Como.
L. 20.000: Tourn Flora (Torre Pellice).
L. 30.000 : A. A. (Acqui Terme); Pons
Mario (Torre Annunziata).
L. 35.000 : Unione Femminile Valdese
di Venezia.
L .39.000: Amici di Peyronel Franco,
in mem. della mamma.
L. 41.000: Scuola G. Deledda (Ge), in
memoria Dott. Venturini Piero.
L .50.000 : Azzoni Guido, in mem. di
Maria Aime Cougn (Aosta).
L. 60.000: Chiesa di Angrogna.
L. 150.000 : Imberti Luigi (Torre Pellice).
L. 500.000 : Cattre Albertina, in mem.
del marito Jean per letto vibratore.
Le offerte possono essere effettuate
sul c.cq). n. 2/27051 intestato a Istituti
Ospitalieri Valdesi - Torre Pellice (To).
Per Asilo per Anziani San Germano
Chisone;
L. 2.000 : Falchi Velia (Ge); Pisani
Schenone Noemi (Ge); Bouchard
Sappet Emma, in mem. di Oscar e
Davide (S.G. Ch.).
L. 3.000 : Obialero Carlo (S. G. Ch.). ^
L. 5.000 : Bertalot Ida e Gina (Pinerolo); P.A.R. (Ge); Schellembaum
Federico e Emma (Ge); Longo Selma
(Torre PeUice); Avondet Irene (Porte); Bosio Luca, in mem. cugino
Giovanni (S. G. Ch).; Peyran Iris e
Nino, riconoscenti (S. G. Ch.); Pontet Adele ved. Sappei, riconoscente
(S. G. Ch.); PeUegrin Giovanni (Casa Riposo S. G. Ch.).
L. 8.000 : Don Margherita (Torino).
L. 10.000 : Long Silvio (Svizzera); Biglione Eunice (Ge); Jahier Remo, in
mem. zio Sappè Adolfo (S. G, Ch.);
Mie Camilla ved. Ferrier, in mem.
fratello Michele (S. G. Ch.); Long
Mary e Anita, ricordando il compleanno del babbo (S. G. Gh.); Peyronel Malosso Elisa, in mem. dei
suoi cari (S. G. Ch.); Gilles Olga in
Saglietti, ricordando i cari genitori
(S. G. Ch.); Balmas Charles Albert-e
fam., ricordando Tante Celine (S.G.
Ch.); Pons Alma e Nida, in mem.
dei nostri cari (S. G. Ch.); Bleynat
Avondet Ester, in mem. del marito
Ugo e suocera (S. G. Ch.); Beux
Guido e famiglia (S. G. Ch.).
L. 15.000 : Costabello Tina, in mem.
del marito (Novara).
L. 20.000 : Ccnnba Fiorella (Pomaretto); Bert Lillina, in mem. Giovanna
Jouve (S. G. Ch.); Anonimo, in
mem. dei coscritti Comba Giulio,
Martinat Ernesto, Bosio Ernesto,
Long Edmondo (S. G. Ch.).
L. 25.000: Balmas Amalia ved. Pepi»,
ricordando il fratello Rodolfo (S.
G. Ch.).
L. 30.000 : Gardiol Carlo e Joiatìda,
in mem. genitori (Pìheròlo); Pons
Loris e Signora, in occ. battesimo
Debora e Dafne (S. G. Ch.).
L. 33.000 : Condominio Í Tigli, fiori in
mem. Giovanna Bonino ved. Jouve
(S. G. Ch.).
L. 46.900 : Chiesa di Prarostino.
L. 50.000 : Chiesa di Angrogna.
L. 66.100 : -Compagni di lavoro di Ida
Jouve (RIV-SKF), in mem. della
mamma (S. G. Ch.).
L. 100.000: Famiglia Rostan Dante,
in mem. Rostan Eugenio e Vinay
Ortensia, Leony (S. G. Ch.).
L. 112.120 : Colletta Festa di Natale
Scuola Domenicale (S- G. Ch.).
L. 150.000 : Peroni Arturo e Liliana in
mem. della mamma (Ge).
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Il Signore ha richiamato a Sé, all’età
di 84 anni
Maria Long ved. Jahier
I familiari ringraziano tutti coloro
che hanno espresso la loro simpatia
cristiana con la partecipazione ai funerali.
Un ringraziamento partieolare alla
Direttriee e personale della Casa Valdese di Riposo di San Germano Chisone, al dr. Bertolino e al eig. pastore
Conte.
S. Germano Chisone, 20 marzo 1978.
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8
8
31 marzo 1978
______________DUE INTERVENTI SUI RISULTATI DELLE RECENTI ELEZIONI IN FRANCIA
La Francia ha capovolto le previsioni
Le recenti elezioni vedono una destra riconfermata senza entusiasmo e una sinistra sconfitta
nei suoi apparati ma non nella coscienza dei francesi
La Sinistra francese, contrariamente a quanto tutti si aspettavano, ha perso le elezioni. Una
volta ancora è prevalso il blocco
moderato - conservatore. Occorre
dire subito però che rinsuccesso
della Sinistra non è così clamoroso come potrebbe sembrare
dalla differenza dei seggi in parlamento. Il sistema elettorale
francese (scrutinio uninominale
maggioritario a due turni) e il taglio abusivo delle circoscrizioni
elettorali — voluto da De Gaulle
per garantire la maggioranza alla Destra — fa sì che con solo
300.000 voti in più il blocco di
centro-destra ottenga 90 seggi in
più. E’ necessario tener presente
questo dato di fatto per capire il
divario che vi è tra paese reale e
rappresentanza politico - parlamentare. AH’indomani di queste
elezioni dunque, la situazione
della Francia è identica a quella
di 4 anni fa al momento dell’elezione presidenziale, cioè il
paese è diviso a metà, tra una
destra e una sinistra di peso
uguale.
I risultati del primo turno, nel
quale gli elettori esprimono liberamente le proprie tendenze, riflettono molto più precisamente
la situazione e fanno apparire
che la maggioranza dei Francesi, dopo venti anni di regime gollista, non fanno più fiducia alla
« maggioranza » governativa, il
che d’altronde è confermato in
parte dai risultati del 2“ turno
che segnano una perdita di 22
seggi per la destra e un guadagno di 25 seggi per la sinistra rispetto aH’Assemblea uscente.
Come mai?
Detto questo, è indubbio però
l’arretramento della sinistra rispetto alle elezioni amministrative dello scorso anno. Come mai?
Le ragioni sono molte: prima di
tutto, la travagliata e contradditoria « unione » delle sinistre, basata su un « programma comune » che risale a sei anni addietro, è stata fin dall’inizio più una
tattica elettorale che un’unione
reale. Tattica che ha permesso al
partito socialista di crescere rapidamente nel giro di pochi anni
e al partito comunista di mantenere le sue posizioni. Ma il dibattito sui contenuti di questo programma non ha mai realmente
coinvolto la base. La destra ha
avuto così gioco facile a denunciare in modo strumentale vari
punti del « programma comune »
sconosciuti a b^uona parte dello
stesso elettorato di sinistra, riuscendo a metterne in dubbio la
sua credibilità e a spaventare
una fetta delle classi medie. Questo è stato Taspetto prevalente di
tutta la campagna elettorale della destra; non avendo un suo
programma e sapendo di essere
ormai in minoranza nella coscienza della gente, non ha fatto
altro che attaccare violentemente e demagógicamente il programma riformista delle sinistre,
in modo da creare un riflesso puramente difensivo e conservatore
nell’elettorato moderato. E do è
avvenuto sistematicamente, non
solo nei comizi e nella propaganda elettorale ufficiale, ma — ciò
che è ben più grave — nella manipolazione dei mass-.media, nei
comunicati pubblicitari di banche e imprese faàvate, nei commenti « neutri » «fi giornalisti radio-televisivi, eoe», .Tutto è stato
fatto per scon^urare il « pericolo comunista », dipinto in toni
maccartisti dai vari Chirac, Barre e Lecanuet. Tra il 1» e il 2»
turno poi, non si è mancato di
strumentalizzare ad arte i provvidenziali avvenimenti italiani
per dimostrare dove porterebbe
la pericolosa « dottrina marxista » e per fare Tapologia dello
Stato forte, autoritario, indipendente, saldamente inserito nel
blocco e nei valori « occidentali ». L’enorme spazio dato dalla
radio e dalla televisione alla situazione italiana, a due giorni
dal voto decisivo, ha senz’altro
favorito la destra, così come l’intervento radio-'televisivo di Giscard d’Estaing alla vigilia del 1°
turno aveva .senz’altro influenza
to una buona fetta di elettori incerti.
Quattro
schieramenti
Come ha dovuto riconoscere lo
stesso Chirac, il risultato del 19
rnarzo « è più la sconfitta della
sinistra che la vittoria della maggioranza governativa ». Parere
condiviso da ogni parte. Come
nel giugno ’68, è prevalsa la paura irrazionale, Tistirito di conservazione: la maggioranza ha votato non per la destra, ma contro
la sinistra. A complicare ulteriormente le cose, è emersa dal voto
una nuova ripartizione delle forze politiche. La Francia non è solo divisa in due blocchi antagonistici, bensì in quattro schieramenti di peso press’a poco uguale, ognuno dei quali rispecchia
strati sociali determinati; a sinistra il PCF, essenzialmente
operaio, e il PS che raggruppa
un blocco eterogeneo fatto di
operai, di quadri, di tecnici, di
piccoli e medi imprenditori, di
ceti medi progressisti; a destra,
rUDF, nuovo partito presidenziale, nato in fretta poco prima
delle elezioni dalla fusione tra i
repubblicani indipendenti di Giscard, i socialdemocratici di Lecanuet e i radicali di destra di
Servan-Schreiber, forma un blocco di centro-destra a tendenza
neo-liberale e riformatrice. Infine, il -RPR che è l’espressione del
tradizionale elettorato gollista:
piccola borghesia (commercianti,
artigiani, coltivatori diretti, impiegati, pensionati) e medio-alta
borghesia conservatrice.
In queste condizioni, è subito
apparso evidente come il blocco
governativo sia solo apparentemente unito; i giscardiani infatti non hanno mai nascosto la loro volontà di apertura ai socialisti moderati mentre sopportano
difficilmente la pretesa egemonia
gollista sulla maggioranza. Dopo
l’insuccesso della sinistra e l’arresto subito dal PS, Giscard farà
di tutto per ritentare la strate
gia del centro-sinistra, ipotesi che
finora è stata decisamente respinta da Mitterrand ma che sicuramente attrae una grossa fetta dell’ elettorato socialista di
tendenza social-democratica.
Attualmente questa non è comunque un’ ipotesi praticabile
perché il blocco giscardiano
non è abbastanza forte e il PS,
in questo caso, subirebbe una
spaccatura verticale.
Perciò la strada obbligata, a
sinistra, sembra essere malgrado
tutto quella dell’unione, ma una.,
unione vera, costruita alla base-,
da quell’insieme di forze produttive decise a porre fine al monopolio centralizzatore del grande
capitale a livello economico e politico. Il che presuppone una vasta e cosciente mobilitazione di
massa che, durante questa campagna elettorale, non c’è stata.
Alla vigilia di elezioni così decisive era sorprendente l’atmosfera che regnava nelle città e nei
villaggi francesi: molta calma,
quasi indifferenza che contrastava con la violenza dello scontro
tra i leaders dei partiti. Se il programma comune fosse stato sentito come proprio dai lavoratori,
VI sarebbe stata quella mobilitazione di massa che sola poteva
permettere alla sinistra di vincere.
A parte la rottura avvenuta a
settembre tra le tre formazioni
della sinistra e che ha influito solo in parte sull’esito del voto, i
partiti di sinistra harmo pagato
un modo vecchio, tradizionale,
molto istituzionale di fare politica, un modo cioè troppo simile
a quello dei partiti di destra che
non può non essere in contraddizione con un programma e una
strategia che si propongono di
dare finalmente il potere ai lavoratori. Questo spiega il buon risultato ottenuto dalle formazioni della estrema sinistra al 1" turno.
In Francia come in Italia, come in tutti i paesi a capitalismo
avanzato, il nodo politico fondamentale è quello della egemonia
sui ceti medi. In assenza di un
dibattito non ideològico alla base e di una mobilitazione costante e cosciente, una parte decisiva di questi strati sceglie inevitabilmente la conservazione anche
se è potenzialmente legata alla
sinistra.
Questa può essere una delle lezioni da trarre da queste elezioni
che vedono una destra riconfermata senza entusiasmo, e una sinistra sconfitta nei suoi apparati
ma non nella coscienza dei Francesi.
Jean-Jacques Peyronel
r
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio
ViolaJ
Sorpasso mancato
Le elezioni politiche in Francia, svoltesi nei due turni del 12
e del 19 c., non hanno dato l’esito che la sinistra aveva, per tanto tempo, sperato. Il « sorpasso »
non c’è stato; la sinistra, per
quanto abbia aumentato il numero dei suoi seggi nella camera dei
deputati, cioè nella cosiddetta
« Assemblea Nazionale » (da 175
a 201), non ha vinto, anzi paradossalmente ha perso; e la destra, per quanto abbia diminuito
il numero dei suoi seggi (da 302
a 290), non ha perso, anzi paradossalmente ha vinto.
Il paradosso si spiega con le
norme di legge, instaurate da De
Gaulle in un’importante riforma
istituzionale in due tempi successivi (1958 e 1964), secondo la quale la ripartizione dei seggi non è
proporzionale ai numeri dei voti
raggiunti. Infatti, ad elezioni concluse, il rapporto dei voti è risultato quasi uguale ad 1 (precisamente il 50,49% dei voti è andato alla « Coalizione governativa », che è di destra o di centrodestra, e il 49,29% è andato al1’« Opposizione di sinistra »); è
stato dunque sufficiente il leggerissimo vantaggio della destra
per determinare Tancor forte sperequazione fra i numeri dei seggi. Il sistema uninominale (cosiddetto « maggioritario a doppio
turno ») che caratterizza la V Repubblica creata da De Gaulle,
premia dunque i vincenti e punisce i perdenti.
Ma v'è di più; che, nella repubblica presidenziale gollista tanto
simile a quella americana, non
sono possibili i governi misti, se
non limitatamente aH’interno di
coalizioni che abbiano un certo
carattere di omogeneità. Se la
sinistra avesse raggiunto la maggioranza assoluta, anche soltanto
per pochi voti, si sarebbe avuto
un terremoto politico: tutta la
classe dominante sarebbe caduta, e la sinistra si sarebbe di colpo impadronita dei ministeri e
dei loro apparati portanti, colla
conseguenza di un pericoloso
contrasto fra la nuova classe e il
vecchio presidente conservatore.
Questo sistema democratico
presenta però innegabili vantaggi
sul. nostro, che è invece di tipo
proporzionale; ciò per l’omogeneità e la compattezza che esiso
conferisce al potere legislativo, e
soprattutto a quello esecutivo.
In un tale sistema sono difficili e
rari i compromessi, tanto più
quelli... « storici ».
Perché dunque si parla tanto
di « sconfitta della sinistra » in
Francia? La sconfitta c’è stata, e
abbastanza dura. È di carattere
politico, o diciamo piuttosto morale, in quanto conseguenza di una nuova, profonda e piuttosto
brusca sfiducia sviluppatasi nelle
masse popolari, verso i due par
titi di sinistra: il socialista guidato da Mitterrand, il comunista
guidato da Marchais. I due non
riuscirono ad accordarsi ed arrivarono alle urne profondamente
divisi, quasi in lotta fra loro. È
anche, purtroppo, possibile che
il terrorismo delle brigate rosse
italiane, soprattutto il rapimento
dell’on. Moro, abbia influito sulle elezioni francesi, in senso contrario alle sinistre. Per queste, il
risalire ora la china della fiducia,
sarà impresa ardua, difficile,
lunga.
Su «La Repubblica» (del 21.
3.'78), sotto il titolo: « Il trionfo
di Giscard apre in Francia la
corsa al centro », Bernardo Valli così commenta il mancato sorpasso:
« Fino a ieri ancora marcata
dal gollismo, la V Repubblica
si è scoperta, domenica sera,
giscardiana. La temuta o sperata esperienza di sinistra, destinata a interrompere 20 anni di
storia, è stata respinta dal paese moderato, dalla Francia delle favole di La Fontaine, saggia
nelle analisi e prudente nelle decisioni: non barattare quel che
hai oggi con le avventate promesse di un domani migliore.
I due vincitori, Giscard e Barre, l’hanno definita la Francia
della ragione e del buon senso.
Un socialista sconfitto l’ha chiamata, in un momento di stizza, la
terra di Arpagone, V “avaro” di
Molière. Un osservatore prigioniero dell’imparzialità deve riconoscere che, tra il programma
di sinistra presentato come una
svolta giacobina dal comunista
Marchais, e l’ancoraggio ad un
passato irrecuperabile suggerito
dal gollista Chirac, i francesi
hanno scelto un giscardismo zelante nell’annunciar e le riforme,
più che a realizzarle; un giscardismo che adesso è pronto ad
accettare alleanze nell’area socialista, per rendere meno vincolanti quelle con la destra ancorata a miti superati.
Questa saggezza da paese benestante, amministrato da uno
Stato efficiente, ha sconvolto i
pronostici, già umiliati dal primo scrutinio elettorale. Quel che
il risultato del 12.3 aveva prefigurato, è stato confermato, in
modo più netto del previsto, dal
voto del 19. Ieri presidente debole, Giscard D’Estaing dispone
da oggi di strumenti più solidi
per esercitare il suo mandato.
Una settimana fa designato come l’uomo dell’avvenire, François Mitterrand si è visto definitivamente privato di una vittoria attribuitagli troppo presto.
Potenziale salvatore della patria,
Jacques Chirac non potrà ricostruire il paese sulle rovine di
un’esperienza di sinistra favorita dalle incertezze presidenziali.
E, infine, Georges Marchais si
trova con un partito quasi intatto, risparmiato dalla marea
socialdemocratica, ma confinato
nel vecchio bunker, dal quale la
bandiera eurocomunista è stata
( provvisoriamente? ) ammaina
ta ».
Doni Eco-Luce
ABBONAMENTI
SOSTENITORI
Zaccone Giorgio, Cuneo; Azzoni
Guido, Aosta; Demaria Georgette, Torino; Di Francesco Ernesto, Torre Pellice; Ribet Sergio, Pomaretto; Cornelio Falchi Mìlea, Torre Pellice; Berlin
Claudio, Ivrea; Jahier Vitale, Pomaretto; Rostan Paolo e Guido, Torre Pellice; Turin Riccardo, Luserna; Guldbransen Ib, Milano; Santagati Maria
ved. Lecita, Catania; Villani M. Luisa,
Firenze; Contino Ida, Alessandria;
Antonioli Carlo, Charvensod; Chiara
Aldo, Alessandria; Salviate Egisto,
Alessandria; Garrou Baldi Alba, Castelnuovo dei Sabbioni; Grandi Carlo,
Venaria; Cattaneo Paolo, Genova; Rizzi Mario, Genova; fam. Fabrizio-Zordan, Udine; Fam. Mauri, Milano; Andrich Franco, La Spezia; Sorelle Peraldo Bert, Cándelo (Ve); Savoja-^Umberto, Roma; Malacrida Giorgio, Como;
Jouve Elsa, Alessandria; Tedeschi Mi
chele. Strambino; Gönnet Giovanni,
Roma; Pasqualini Anna Maria, Genova; Musso Rolando, Angrogna; Decker
Marco, Torre Pellice; Fossati Pirazzini Raffaella, Loano; Fornili-Borroni,
La Spezia;; Canobbio Antonio, Lerici;
Martini Armand Pilon Erica, Chiavari; Grill Arturo, Torino.
Doni L. 500
Zaza Domenico. Milano; Bounous
Ferdinando, S. Germano; Peyronel
Valdo, Perosa Arg.; Ribet Giosuè, Pomaretto; Martinat Enrico, Pomaretto;
Plebani Margherita, Milano; Pons Amelia, Pomaretto; Sig.re Bonin, Villar
Perosa; Gaydou Maria Adelaide, Pietra Ligure; Paschetto Lina, Pomaretto;
Jourdan Enrico, Torre Pellice; Calderoni Prassede, Germignaga; Pellenc
Riccardo, Torre Pellice; Pellenc Roberto, Abbadia Alpina; Godine Attilio,
S. Secondo; Serre Samuele, Villar Perosa; Pons Abele, Perrero; Giardini
Luciano, Torino; Gullino Giulia, Pianezza.
Doni L. 1.000
Clot Desiderala, Perrero; Malan Clementina, Luserna; Godine Guido, Pinerolo; Malanot Pellegrin Ernestina,
Torre Pellice; Tron Milena, Perrero;
Girardon Ferdinando, Luserna S. G.;
Malan Rosetta, Luserna S. G.; Zecchin
Irma, Venezia; Gazzano Angelo, Savona; Rostagno Giovanni, Torino; Tra
vers Elena, Inverso Pinasca; Vitaletti
Lidia, Roma; Peruggia Gemma, Arezzo; Cassano Tito, Triestse; Tazzolio
Fiorina, Vintebbio; Panto Salvatore,
Taranto; Gönnet Giuseppe, Villar Pellice; Bertoque Lina, Torre Pellice;
Micol Laura, Perosa Ar^ntinà; Bassi
Ines, Parma; Peyret Albertina, Perrero; Montaldo Paolo, Riva di Pinerolo;
Massel Ettore, Riclaretto; Barlera Tina, Ravenna; Angeleri Emmelina, Arezzo; Prassuit Elsa, Luserna; Grill
Ester, Luserna; Angiolillo Guglielmo,
Roma; Ranieri Edmondo, Torino; Coucourde Giulio, Pinerolo; Pons Arturo,
Perosa Arg,; Tomasini Loris, Torre
Pellice; Gardiol Fiorenzo e Carla, San
Secondo; Soulier Ilda ved. Ruffino,
Villar Perosa; Mensa Florence, Inverso
Pinasca; Ferrerò Norberto, Villar Perosa; Grill Alessio Luigi, Prali; Bufalo Olindo, Noceto; Pascal Edmondo,
Perrero; Ghigo Henri, id.; Peyran 0svaldo, id.; Pons Margherita, id.; Clapier Leger Elsa, Mentoulles; Jurato
Guglielmo, Firenze; Filice Elvira, Foggia; (^nre Bert Pietro, Pomaretto;
Malanotr' Grill Melania, Riclaretto;
Ghigo Lidia, Prali; Olivero Fernando,
Villastellone; Di Giorgio Daniele, Orsara di Puglia; Maciotta Alpina, Baima Biellese; Rosa Brusin Guido, Coazze; Ribet Luciano, Pomaretto; Meytre
Arturo, San Germano; Meytre Oreste,
San Germano.
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R-eg. Tribù.tale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
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