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Roma, 8 Maggio 1909
Si pabbllea ogni Saboto
ANNO II N. - 19
LA LUCE
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
INSERZIONI
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Per colonna intera, mezza colonna, qnarto di colonna e
per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
Direttore e Amministratore ; B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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La Vita e la Fede
Due parole pel? ^cominciare.
CM esalta la fede e chi la butta, giù quasi ella fosse
■cosa trascurabilissima. i
Cesare Malan figlio ha lasciato scritto : « Alla fede
in un Dio personale il secolo. X^I deve la vigoria dèi
caratteri, la quale si manifesta nell’eroismo di quelle
lotte, nei sublimi sacrifici di quei martiri *. Il filosofo
francese contemporaneo Pillon scrive : « L’errore che
forse maggiormente domina sul nostro tempo è quello
di voler stabilire una distinzione recisa tra le iadiu*
:KÌoni«eioatiiiche e le induzioni filosofiche e religiose ^
Prima del Pillon e forse anche prima di Cesare Malan figlio, il Saisset, membro non certo mistico dell’Istituto di Francia, aveva scritto queste limpide e'
nervose parole:: - .Nella scienza come nella vita la condieione primitiva e naturale dell’uomo è la fede «.
Ma non .tutti la pensano come i tre signori che abbiamo nominati nè come quegli altri molti che — a
cominciar dà Clemente Alessandrino e venendo f^Ì!jo
a Edmondo dé Pressensé, a Ernesto Naville, a Gastone Frommel, a Enrico Pois — potremmo ancora
nominare. I filosofi positivisti, q con essi degli altri
che non .son positivisti e forse neppur... filosofi, hanno
sentenziato e .sostengono che la fede non ha importanza essenziale nelle esperienze della vita, _ che la
fede non ha che vedere con la realtà della vita,
Chi ha ragioae ?
A itise iiuesi d.ata.
Il negoziante .è seduto a tavolino, .ed ha squadernata dinanzi una lettera. La lettera asciutta asciutta,
come sono generalmente le lettere di commercio, dice
CO.Ì: . Vi preghiamo di spedirei, a piccola velocita,
dieci quintali di zucchero,; pagamento a fra mesi
data ». Seguono i convenevoli eia firma cheperbre■frità si omettono. Il negoziante trascrive la commissione
nel libro ad hoe; poi si alza, passa nel magazzino accosto e ordina: « Dieci quintali di zucchero, a piccola, al Tale dei Tali
Lo zucchero partirà oggi o domani ; ma il danaro,
il prezzo dello zucchero non giungerà che fra tre
mii ! E se il Tale dei Tali ritirasse la merce e noin..
si risolvesse a pagarla? Tutto è poss.bde a questo
mondo; ma bisogna fidarsi, altrimenti si starebbe
freschi] Chi mai oggi compera a pronti contanti a
pronti, come si suol anche dire? Ben pochi. I piu
Comprano a tempo, a credenza. Appunto : a... credenza,
rrrcommerctoie oh, vena, cl deve..», »n. d..
Bcreta dose di fede.
Nello studio d’un pittore.
Capelli a zazzera scendenti fin sul bavero della
giacchetta. Naturalmente! Se i capelli fossero rasi a
Lcchina o tagliati alla Umberto, l’arte ne scapiterebbe.
11 nostro giovane artista, uscito l’anno scorso a c
cademia di Belle Arti col suo bravo diploma di pittore, è nello studio; un povero studio
aiiimè' delle arti belle, specie quanduno esul comindare può dirsi quei che è stato detto dei versi : Car
rr;p'rr..fr.s;=
.1 o.v.ll.tto, con 1.
artista, nollice della mano sinistra, e il
tavolozza infilata nel ppiiice mano He
pennello stretto fra le tre prima dita la man« d®
La, guarda con occhio intento, arrischia
utìa llnèa, uii Tà ne^^
' Ih -aorile q-apre l’espQSizione biennale, la nell eie
gante palato d"ei Giardini pubblici a Venezia, in fac
cia.alla laguna scintillante al sole tepido di primavera
e solcata da cento gondole brune.
Il nostro giovane artista manderà a Venezia il quadro
a cuì sta lavorando. Ma sarà accettato il quadro ? sarà
ammirato ? sarà venduto ? C’è dell ansia pungente in
quel cuore giovanile, e a volte il dubbio 1’ assale.
Quant’è doloroso il dubbio! Domandate a Otello, se
non sia doloroso ; a Otello che all’orecchio di Jago
ruggiva fremente : « Credo che tu sei onesto e credo
■che tu non lo sei ! »
C’è del dubbio nel cuore dell’artista; ma c’è anche
'.un poco di fede. Se la fede non ci fosse, egli butterebbe là colori e pennelli, e scapperebbe via a far
.una corsa disperata fuori alla campagna solitaria, con
Tanimo in sussulto e con i lunghi capelli da artista
veramente moderno svolazzanti al vento.
lUn ,pO’ di fede c’è in quel cuore !
S’ha a continuare ?
No., non è vero ? I Lettori comprendono benissimo
che di quadretti consimili io potrei schizzarne a diecine ed empirne tutto un volume.
« Pronti! Partenza! » si grida sotto la tettoia della
stazione. Un fischio, e i carrozzoni rigurgitanti di
persone si allontanano rimbombando. Ci vuol della
fede — .non vi pare? — per commettere la propria
vita a .un treno di strada ferrata, specialmente adesso
che le .Strade ferrate in Italia sono in mano del Governo! Senza fede nessuno è mai partito. Bisogna
credere che questa volta qui almeno non avverranno
scontri; bisogna credere che il ponte presso Cecina
non crollerà com’è già crollato una volta ; bisogna
credere che nel compartimento in cui saliremo non
ci saranno microbi troppo pericolosi nè lungo i sedili nè addosso agli egregi compagni di Viaggio.
Senza la fede, non è possibile muovere un solo passo.
Chi mi diee <*e questa tramontana non abbia a scaraventarmi una tegola in capo ? Eppure io esco e corro
alle mie faccende. * Scusi » domando a uno in cui
m’imbatto e che non ho più rivisto da quando lo détti
a balia « scusi, per andar in via del Babuino?.. » —
. Sempre diritto » mi risponde il Romano de Roma
garbatamente « poi laggiù, veda, svolti a destra ; fatti
cento passi, prenda a mancina: in quindici minuti
arriva >. Ed io mi fido, io credo, e corro. Chi m’assicura che colui non sia un capo ameno e non si prenda
gioco di me ?
Nel commercio dunque, nell’arte, nella vita sociale,
nella vita che si vive giornalmente, la fede s’incontra
a ogni passo, ad ogni momento. Sopprimetela, sostituitevi la diffidenza; la vita si arresterà di botto
come s’arrestan le ruote d’un opificio in tempo di
sciopero. Dice bene Enrico Bois: *11 dominio della
credenza è assai più vasto che in generale non si imagini ». E dice bene il Frommel : * Supponete una diffidenza generale, e la vita rìescirebbe impossibile...
Voi vivete per fede... Si entra nella fede quando s’entra nella'vita... Prima d’essere uno sforzo volontario,
la fede è un’istintiva necessità... L’uomo, appunto perchè è uomo, vive di fede... La fede è la condizione
iniziale e permanente di ogni esistenza umana ». Sì,
iniziale ; pensate infatti al bimbo che si gode stretto
tra le braccia materne ; e permanente : la fede non ci
abbandona mai ; ed è tanto istintiva, che spessissimo
diviene incosciente: noi non ce ne rendiamo più conto
nella pratica giornaliera. La fede diviene un’abitudine. Se la fede si spegnesse — per la vita umana sarebbe come se per la vita fisica si spegnesse il sole.
Bisogna assolutamente riconoscere che il filosofo lacobi aveva ragione, quando aMendelssohn scriveva:
* Tuttf quanti ^iàm nati nella fede e dobbiamo' te
star nella fede, come tutti quanti siam nati nella società e vi dòbbiamo trascórrer la vita... Senza la fedenon possiamo uscir di casa, nè sederci a tavola, nè
metterci a letto ».
Il malato ha fede nel medico; e, se non l’ha, è i.aquietissimo. Ed ha fede perfino nel farmacista I Che
cosa contiene quell’intruglio ? Egli non lo sa,‘'eppiire
ingolla. L’intruglio corrisponde esattamente alla ricetta del medico? il farmacista, in un momento di.
distrazione, non avrà preso qualche abbaglio formidabile?... Eppure il malato crede, e ingolla in santa
pace.
Fer meno d’un soldo
L’articolo precedente {La Vita e la Fede) e quattro
altri quasi tutti di mole maggiore .(dai rispettivi titoli : La Scienza e la Fede — L’Ipotesi scientifica
e la Fede — Il problema dell’esistenza e la Fede —
Fede naturale e Fede religiosa) formando insieme un
solo tutto, saranno — sotto il tìtolo popolare La fede
è come l[aria — tirati in un opuscolo a parte da lé
pagine fittìslftfiie, che' i Librai e i Colpoltori potrebbero rivendere per 10 centesimi, e i nostri zelanti
Fratelli dispensare a parenti ed amici un tantinino
colti, accompagnandolo di fervide preghiere.
Il prezzo di vendita dell’ opuscolo (inferiore al prezzo
di costo) sarà di 4 soli centesimi. Porto a carico del
committente. Non occorre che ci si mandi il danaro
fin d’ora. Ci preme solo, di sapere quante copie se ne
desiderino, per non averne a tirare più del necessario. Inviar subito le ordinazioni a B. Celli, Via Magenta 18, Roma.
.(?
fu Qesù tristo un socialista ?
Si, rispondono alcuni', discepoli a un tempo, in
buona fede, di Cristo e di Marx; no, rispondono il
Vangelo e la coscienza cristiana. Gesù non fu mai
socialista ; non pensò mai di fondare una società
collettivista alla Marx e Lassalle ; non predicò mai
le teorie socialiste, non diede mai occasione all’accusa che ora, non per la prima volta, Gli vien fatta
di essere stato un lontano precursore dei demagoghi moderni, predicatori di collettivismo.
« Ma Gesù, dicono i socialisti cristiani, odiava i
ricchi e non li degnò mai di uno sguardo ».Signori
miei, dove avete voi pescata questa perla non evangelica ? In qual Vangelo avete voi letto una simile
enormità? Nella parabola di Lazzaro e del ricco epulone, si risponde : nel fatto narrato da Luca al
capo XVIII. 18-27, e in molti altri passi del Vangelo, dove Gesù denuncia i ricchi e dichiara impossibile per loro 1’ entrata nel regno dei cieli. Nel
fatto del ricco giovane, recato da Luca, Gesù esclamò :
* Quanto è difficile per coloro che hanno delle ricchezze l’entrare nel regno dei cieli ! Perciocché egli
è più agevole che un cammello entri per la cruna
di un ago, che non un ricco entri nel regno di Dio ».
Queste parole di Gesù, rispondo io, significano
una cosa sola : che, cioè, è difficile pei ricchi seguire Gesù ed il Vangelo ; ma sfido io a trovarci
2
LA LUCE
concetto o parola che suoni condanna ai ricchi e
alle ricchezze, in quanto tali. Infatti, quando i discepoli, sorpresi dalla severità di Gesù contro i ricchi. Gli domandarono : « Chi dunque può essere salvato ? » Gesù rispose : « Le cose impossibili appo
gli nomini sono possibili appo Dio ». Cioè, a dire,
la grazia di Dio può aiutare il ricco a far buon uso [
delle sue ricchezze e a vivere « povero in ispirito »
anche in mezzo ai beni della terra, quantunque, in
quel caso particolare, Gesù esortasse il giovane ricco
a lasciare tutti i suoi beni per darsi, più lìbero e
spedito, alla sua sequela. E che questo sia il senso
genuino delle parole di Gesù, si scorge anche dalla
osservazione che l’Evangelista Marco, nello stesso
fatto, mette in bocca a Gesù : Mentre il Signore,
nel Vangelo di Luca, dice : « quanto è difficile per
coloro che hanno delle ricchesse l’entrare nel regno dei cieli ! » in Marco invece si legge : « quanto
malagevol cosa è, che coloro i quali si confidano
nelle ricchesse entrino nel regno di Dio ! » Qui
sta la spiegazione. Gesù non condanna le ricchezze :
ma la cieca confidensa nelle medesime. Gesù non
vuole la povertà reale ed effettiva, salvo in alcnni
pochi casi; ma « la povertà in ispirito », la negazione, cioè, delle basse cupidigie umane. Gesù non
predica il collettivismo marxiano, ma insegna agli
uomini ad anteporre ai beni della terra i beni del
cielo. Quindi, anche, i guai pronunciati da Gesù
contro i ricchi, contrapposti alle beatitudini proclamate in favore dei poveri, si devono interpretare
nel senso di queste ultime. Gesù dichiara beati, non
i poveri in genere, ma « i poveri in ispirito » ; in
simil modo Egli grida guai ! non ai ricchi in generale, ma « ai ricchi in ispirito », a quei ricchi, cioè
che mettendo tutta la loro fiducia nelle ricchezze,
non sentono altri bisogni, non provano desideri più
alti, aspirazioni più spirituali. Questi sono i ricchi
lontani del cielo : questi sono i ricchi condannati da
Gesù.
D’altra parte, si osservi. In quasi tutte le parabole, Gesù sceglie il ricco per fargli fare la parte
di Re, di padre di famiglia, di signore, di sposo,
insomma, per rappresentare Dio stessa. ,,Nicodemo,
ricco e dotto giudeo, va a trovare Gesù di notte,
e il Signore l'accoglie benevolmente e gli rinfaccia
la sua mancanza di fede, non le sue ricchezze. Il
Signore sgrida spesso e terribilmente i farisei, i
quali erano generalmente ricchi ; ma non mai una
sola volta li rampogna a cagione delle loro ricchezze.
Una ricca signora, Giovanna moglie di Cuza procurator di Erode, seguiva Gesù e lo sovveniva delle
sue facoltà. Il Signore accettava di desinare coi
ricchi, albergava di frequente in casa loro e non
sdegnava di intrattenersi con esso loro del regno
dei cieli. Egli guardò con affetto il ricco giovane
che mostrò desiderio dì entrare nel regno di Dio ;
amò teneramente Maria, Marta e Lazzaro di Betania, famiglia nobile e ricca : favori in modo speciale il ricco pubblicano Zaccheo ; permise, Lui morto,
che ricchi amici gli avvolgessero il sacro cadavere in
nobili bende piene di ricchi aromi e lo seppelissero
nel sepolcro di un uomo ricco.
Tutti questi fatti, desunti dalla storia evangelica,
mostrano che Gesù fu Tamico di tutte le classi sociali e il Redentore di tutti. E’ vero, tuttavia, che
Egli amò in modo speciale i poveri, perchè più bisognosi, più afflitti, più abbandonati ; li amò perchè
corrisposero maggiormente al suo amore ; li amò
perchè i poveri formano la grande maggioranza del
genere umano ; li amò perchè il Regno di Dio in
realtà è pei poveri, non pei ricchi. Anche i ricchi,
se vogliono entrare nel regno dei cieli, devono diventar poveri in ispirilo ; ma quanto sono diversi
gl’insegnamenti di Gesù da quelli del socialismo !
Questo odia i ricchi e vuol toglier loro le ricchezze
per darle ai poveri, spostando cosi, non abolendo
praticamente la povertà. Gesù ama ricchi e poveri,
ma dice agli uni e agli altri : « se voi non distaccate il
cuore dalle cose manchevoli di questa vita, non entrerete nel regno dei cieli ! » Il socialismo guarda
alla terra, e solo alla terra; Gesù, pur non dimenticando le necessità di questa vita corruttibile, ad
dìta a tutti gli uomini la vera patria del cielo. Gli
economisti cercano la soluzione del grande problema
della distribuzione della ricchezza in sistemi filosoffci incerti manchevoli ed imperfetti; Gesù sciolse il
grande problema sociale quando disse : « Cercate in
prima il regno di Dio e la sua giustizia : e tutte
queste cose, (i beni della terra) vi saranno date per
soprappiù ». In fine, il mondo soffre perchè non è
ancora cristiano secondo il Vangelo.
Giorgio fiaPtoli
.1
Risveglio
Che cosa non possono fare i nostri fratelli americani per l’avanzamento del regno di Dio ! L’anno
ecclesiastico che volge al suo termine è stato uno
dei periodi più attivi e più rimunerativi nella vita
delle chiese.
Abbiamo voluto mettere da parte, di un sol giornale religioso, tutti i numeri in cui sia parlato
di adunanze di risveglio e possiamo dire senza esagerazione che ce ne sarebbe per riempire, durante
parecchie settimane, tutte le colonne di La Luce.
Ninno però si spaventi a tale minaccia. Non faremo che accennare ad alcuni dei movimenti più in
vista e mietere qua e colà qualche esempio di conversione, frutto di quelle riunioni.
Cominciamo col menzionare il « Kansas forward
movement », che potremmo tradurre : « Una campagna nel Kansas », uno degli Stati centrali dell’Unione americana. L’idea di questo movimento
nacque e fu maturata, prima che niuno ne sapesse
alcunché, nella mente di uno dei più grandi evangelisti di lingua inglese, il signor W. E. Biederwolf. Il piano era quello di limitare la sua attività e quella dei suoi collaboratori, dal !• settembre
1908 al 30 giugno 1909, ad un unico Stato, il
Kansas, e di visitare e tenere adunanze di risveglio in ogni città e villaggio del territorio prescelto. Appena conosciuto il piano, tutte le chiese
furono consultate e decisero di appoggiare il movimento con tutte le loro forze e tutti i loro mezzi,
colla loro simpatia e colle loro preghiere. L'opera
fu cominciata al tempo indicato e continua in mezzo
aU’entusiasmo generale. La dirige un Comitato composto di due pastori e di due laici per ognuna delle
tredici denominazioni rappresentate, con venti evangelisti itineranti e venti pastori locali i quali tutti
lavorano 'sotto la sopraintendenza del signor Biederwolf.
Ovunque le riunioni sono state affollate e sono
migliaia e migliaia di persone, ogni giorno ed ogni
sera, che hanno cosi l’occasione di udire l’Evangelo
insieme con gli appelli alla conversione ed alla santificazione. In una sola città (Newton), dopo alcune
adunanze, più di 500 persone si dichiararono pronte
a cambiare vita.
Tra i frutti di questa campagna, va annoverata
la formazione della « Lega dell’altare domestico »,
i cui membri s’impegnano di mantenere dove già
esiste e d’introdurre nelle case in cui non è usato,
il culto di famiglia.
E se, dal Kansas, facciamo un lungo viaggio fin
sulle rive del Pacifico, troveremo, tra le più grandi
e più fiorenti città di California, Los Angeles, la
città degli angeli. Ma, se tutti i suoi abitanti fossero veramente degli angeli, inutile sarebbe stata
la visita del dott. Torrey nel dicembre scorso. Già
compagno di Moody, ex direttore del « Moody Institnte » in Chicago ed, in un certo senso, successore di Moody, il dott. Torrey non ha più bisogno
di presentarsi al pubblico evangelico italiano. A preparai- la sua campagna evangelica, tutti i pastori di
Los Angeles diventarono gli evangelisti — vorremmo trovar la parola italiana per tradurre l’espressione « revivalists », gli svegliarini —della propria
chiesa; mandarono inviti da tutte le parti e, quando
le adunanze presiedute dal signor Torrey vennero
iniziate, il terreno era ben preparato e, quasi quasi.
non c’era più che da mettere la falce nelle biad
bianche da mietere.
Le adunanze si succedettero, tre o quattro pr
giorno, oltre a quelle che gli assistenti tenevano i,
altri locali per coloro che non avevano più trovato
posto nel vasto tabernacolo eretto appositamente. E
con tutto ciò, molti dovettero tornarsene indietro
per essere arrivati troppo tardi. Verrà il giorno in
cui, quando le porte saranno serrate, molti rimarranno fuori, 0 perchè giunti in ritardo o perchè
venuti carichi della propria giustizia, e non troveranno più accesso ed udiranno la voce del giudice :
« Ritraetevi da me, operatori d’iniquità ».
Ritorniamo sui nostri passi e fermiamoci a Cleveland neU’Ohio, ove troveremo il signor Smith,
Gipsy Smith, come vien comunemente chiamato, figlio di un vero e proprio zingaro convertito a
Londra. Da Cleveland, passeremo con lui a Pittsburgh
ove cominciò la sua missione coll’intendersi coi suoi
colleghi ministri verso i quali nutre profondo rispetto ed affetto sincero. Il giornale che seguiamo
rende una buona testimonianza alla sua delicatezza,
al suo zelo, al suo coraggio ed alla sua coltura sebbene egli sia di origine così umile e non abbia fatto
studi regolari.
Dell’opera sua in Pittsburgh e della processione
notturna attraverso i quartieri più infimi della città,
è già stato scritto da altri in queste colonne, onde
ci recheremo con lui a S. Louis. Anche qui, da
mesi egli era atteso e gli si preparava il terreno.
Tutte le chiese evangeliche, senza eccezione, s’unirono a lui nell’opera di salvataggio ed il risultato
fu veramente pentecostale ; 4000 anime furono aggiunte in quei sedici giorni alla chiesa.
L’immenso Colosseo, capace di 14,000 persone, era
continuamente rigurgitante di uditori ansiosi d’udire
il semplice annunzio della grazia, la salvezza mediante la morte espiatoria di Gesù, Neppur l’inclemenza della stagione valse a trattenere il pubblico
dal fare un lungo tratto di strada per udir l’Evangelo. Una sera, essendo stato dato un falso allarme
d’incendio, l’evangelista, colla sua calma, frenò il
pàiiico invitando il coro ad intonare il cantico :
« Where heleads me I will follow ». (Lo seguirò
ovunque mi condurrà).
In seguito a queste riunioni, 1’ Alleanza Evangelica decise, presente il signor Smith, d’appigionare un teatro e d’intrapprendere una missione
in comune che debba durare indefinitamente. Nel
frattempo, le Associazioni dei giovani avevano iniziato il movimento in uno dei teatri della città.
Gipsy Smith lasciò S. Louis per recarsi a Jefferson
City, ove il Parlamento del Missouri l’aveva invitato
a tenere delle adunanze di consacrazione.
F. Grill
TR0N0JEJU.THRE
La tragedia turca è finita, per ora.
Lordo di sangue, inseguito dalle grida di vendetta di 400 mila trucidati per colpa sua, curvo
sotto la maledizione del mondo, bugiardo e falso sino
all’ ultimo, abietto e vile di fronte al pericolo, il
grande assassino, il sultano rosso che fu Abdul
Hamid se n’è finalmente andato « al suo luogo »,
l’ombra di Dio sulla terra, più umile in questo di
una persona che tutti conosciamo, si è sprofondata
nelle tenebre. Ma ci volevano i giovani turchi per
spazzar via quella vergogna che 1’ Europa civile e
cristiana ha lasciato, a sua perpetua infamia, sussistere per 30 anni sulle sue sponde più belle. Nei
secoli rozzi di entusiasmo e di fede, l’occidente intiero
moveva alla liberazipne del sepolcro vuoto di Cristo ; nei tempi della diplomazia, del vile calcolo e
delle gelosie internazionali, si è assistito e si assiste
tntt’ora inerti alla distruzione sistematica di un popolo cristiano per parte di orde fanatiche e selvaggio che di umano non hanno nè anche l’aspetto 1
0 giustizia di Dio perchè ristai ?
I Se i giovani turchi sono stati i giastizieri, magnanimi e generosi, di Abdul Hamid, fautori efficaci
3
LA LUCE
iïchè involontari della sua caduta sono stati i preti.
,0no loro che hanno fanatizzato la plebe, che hanno
òrrotto i soldati e che andavano dovunque predicando, in nome della religione, in nome della legge
santa, la ribellione al nuovo regime liberale instaurato la scorsa estate, la violazione della costituzione
in nome della fedeltà allo sceriat. Preti e sultano
erano d’accordo ; miravano alio stesso intento, si
davano vicendevole appoggio, come la chiesa romana
e il braccio secolare nei secoli d’oro della tirannia
sacerdotale, e insieme sono precipitati nella medesima catastrofe. Il sultano è prigioniero, i preti e
gli studenti in teologia sono fucilati pare, a centi-,
naia. E così sia di chiunque si unisce insieme a
danno dei popoli, per softocare la libertà e schiacciare vittime sotto il carro del despotisme !
La storia odierna della Turchia, è la storia di
tutti i tempi e di pressoché tutti i popoli. In Egitto
e in Caldea, in Persia e in Palestina, in Grecia *
' a Eoma, dovunque e sempre, il potere civile e quello
religioso si sono trovati uniti per ingannare, opprimere e predare i popoli, quando non erano momentaneamente nemici per rivalità d’interesse e di potere. Nefasta al pari e più della guerresca è stalli
sempre la casta sacerdotale, reazionaria per istin|o
e per calcolo, nemica di ogni libertà e progressé,
ambiziosa e avida di lucro, gonfla d’orgoglio, assetata di dominio, in nome della divinità e di pretesi
interessi religiosi essa ha fanatizzato i popoli p|l
suo tornaconto, li ha tenuti schiavi, li ha traviati
nei più deplorevoli errori, regnando con Tastuzia-e
con k menzogna e con l’appoggio dei governi, prestandosi, arcades ambo, vicendevole aiuto, fliichè'i
popoli si sono svegliati e li hanno travolti entrambi
in comune rovina. Il peggior flagello dell’ umanità
sono stati i preti. Guardate solo in Israele, il ^polo che aveva la religione migliore in antico, fu
il primo sacerdote che fabbricò il vitello d’oro ; ferono i sacerdoti che trascinarono sovente il popolo
nell’idolatria e nella corruzione, invano flagellati
dalla voce potente dei profeti, i veri rappresentanti
deH’ortodossia e dello spiritualismo ; furònò r sacèr-’
doti che condannarono a morte Gesù, lasciando l’in«arico del fatto materiale ai romani, precisamente
come gl’inquisitori di Santa Madre usarono con quelli
che essi chiamavano eretici.
Per togliere codesti mali, il Cristo abolì il sacerdozio, essendo stato fatto lui stesso sacerdote in eterno. (V. Ep. agli Ebrei c. VII IX ecc.) Tutti i
credenti, è S. Pietro che lo dice, costituiscono un
sacerdozio regale ; non c’è più casta che s’interponga
tra il popolo fedele e Dio e ne dispensi le grazie,
ma tutti sono uguali, hanno i medesimi diritti e le
medesime prerogative e libero accesso al trono
della grazia.
Questo era il disegno di Cristo e degli apostoli
suoi : una religione senza preti e senza gerarchia
ingombrante, soffocante e nefasta. Ma, pur troppo,
sul tronco del paganesimo e del giudaismo rigermogliò e crebbe gigante la mala pianta del sacerdozio, il quale fu ed è nella chiesa cristiana ciò che
era stato ed è nelle altre religioni. Di quanto mal
sia stato patre e quanto esso abbia corteggiato i
re della terra, lo attesta ad esuberanza una storia
millenaria che non è ancora chiusa del tutto. « Di
che lagrime grondi e di che sangue » l’infaùsto connubbio fra trono e altare, la storia del martirologio
cristiano lo dice.
« A faire le gibet nous emploierons la croix ».
(V.Hngo).
Le velleità di reazione contro le libertà moderne,
non sono ancora spente ; si tramano congiure nell’ombra e si lavora a tutt’uomo anche nella luce del
sole per instaurare, più che la religione, T antico
regime : trono e altare qua e M ancora amoreggiano
e si prestano, come possono, vicendevole appoggio ;
la guerra sorda ai cosi detti sovversivi, come in
Turchia ai giovani turchi, prosegue implacabile ;
l’altro giorno soltanto un cardinale francese faceva
voto che pei cattolici inglesi ritornino i ^ bei giorni
della l’oro storia religiosa » I ?
Orbene, l’esempio attuale di Abdul Hamid e de’
suoi preti, congiuranti insieme a danno della libertà,
del progresso e della religione, è un monito solenne ; e quel monito ci viene dai paesi dell’Islam !
Tal sia di chiunque queirinfausto esempio volesse
imitare.
Enitieo
Carlo Darwin afeo ?
Enrico Ferri recentemente in una sua conferenza
affermò che Carlo Darwin era ateo. E non pochi
questo credono, poiché partono dal presupposto che
le teorie del celebre scienziato contraddicono o annullano la fede in Dio. Il che non è. Luigi Luzzatti
nella sua importantissima opera, sulla quale ritorneremo più tardi. La Libertà di Coscienza e di
Scienza, ha un capitolo sulle idee fllosoflche e religiose di Darwin nel quale pretende dimostrare che
se rillustre scienziato dapprima fu credente, di
poi ebbe la mente sua travagliata dal dubbio, Ano a
non credere più in Dio. Anzi il Luzzatti scrive a
proposito del ritorno alla fede del Romanes : « Ma
il ritorno a Dio non avvenne pel Darwin ! » (pagina 387). Vediamo un po’ se questa affermazione
del Luzzatti risponde al vero.
Intanto assodiamo il fatto che il Darwin nelle sue
opere più celebrate parla esplicitamente di Dio, del
Creatore. Tanto che un celebre teologo e scrittore
inglese, il Farrar, nei suoi Social and PresentDaij Questions, potè scrivere di Darwin : « Io non
veggo in tutti i suoi scritti alcuna traccia di materialista. Io leggo in ogni linea la vigorosa, nobile,
bene ponderata maraviglia di uno spirito profondamente riverente, infiammato dalla più profonda ammirazione per le opere del Creatore ». (pag. 296).
Nella sua Opera Origine dell'Uomo, Darwin parla
di un ordine, di un disegno nell’Universo: « Le
nascite tanto della specie come dell’individuo sono
parimente parti di quella grande fila di avvenimenti
che le nostre menti rifintano di accettare come mero
caso. L’intelletto si rivolta ad una tale conclusione ».
(pagina 574).
Ma egli è soprattutto nella sua più celebrata opera.
Sulla origine delle Specie cioè, che Darwin parla
spesso di Dio quale Creatore. Cosi si legge a pagina 432 : « Alcuni autori fra i più eminenti sembrano pienamente soddisfatti dell’opinione che ogni
specie sia stata creata indipendentemente. Nel mio
concetto si accorda meglio con ciò che noi sappiamo
intorno alle leggi impresse dal Creatore alla materia,
l’idea che la produzione e l’estinzione degli abitanti
passati e presenti del mondo sieno dovute a cagioni
secondarie, simili a quelle che determinano la nascita
e la morte degl’individui : » E a pagina 433: « Vi
ha certamente del grandioso in queste considerazioni
sulla vita e sulle varie facoltà di essa che in origine
furono impresse dal Creatore in poche forme od
anche in una sola ».
Il Luzzatti ha scoperte le ragioni del dubbio o
deir ateismo del Darwin in una corrispondenza
avuta con un insigne naturalista, il Romanes,
che però negli ultimi anni della sua vita ritornò
alla fede. Questi aveva mandato al Darwin un suo
libro sull’ateisrao intitolato : Un candido esame del
teismo. Il Darwin, il 5 dicembre 1878, scriveva al
Romanes una importantissima lettera, con cui moveva obbiezioni ben gravi. E’ vero che queste
obbiezioni il Darwin suppone che siano mosse da un
teologo, ma non c’|è nessuna ragione per ritenere
che tali obbiezioni egli non le sentisse. Ecco la
lettera del Darwin nei suoi brani principali:
« Ammetto con voi l’attrazione della gravità, la
persistenza della forza ed una specie di materia,
sebbène qnest’ultima sia una concessione grandissima.
Ma sostengo che Dio debba avere dato tali attributi
a questa forza da potersi in date circostanze sviluppare in luce, calore, elettricità, galvanismo, forse
anche nella vita... Di più io sostengo che la materia, sebbene possa essere eterna in futuro, fu creata
da Dio con le più maravigliose affinità che conducono
a composizioni definite e complesse, per esempio ai
bei cristalli ecc. Voi non potete provare che la
materia possegp necessariamente quegli attributi,
e però non avete il diritto di avere dimostrato che
tutte le leggi provengano dalla gravità ecc. Che se
poi sostenete che la materia nebulosa esisteva ab
origine e dall’eternità con tutte le sue complesse
qualità, in uno stato potenziale, mi sembra che
sviate la questione ».
Ora si noti xhe queste idee corrispondono perfettamente a quelle già espresse dal Darwin nelle sue
opere.
In ultimo, il grande scienziato ha dimostrato di
seguire le pratiche religiose, frequentando il culto
anglicano della Chiesa di Down, dove dimorava. E’
vero che il Luzzatti afferma che in quella chiesa il
Darwin si recasse, non per pregarvi, ma per prendere parte attiva ai lavori pietosi del Comitato di
beneficenza presieduto dal ministro del culto. Ma
di questo il Luzzatti non adduce prove. Ora noi
sappiamo da tetorevoli testimonianze che l’illustre
uomo seguiva i culti di quella chiesa con perfetta
regolarità. Cosi il corrispondente inglese della Berne
Chrétienne, àlj’indomani della morte di Darwin,
parlando diffusamente della vita e delle opere del
grande naturalista, poteva, fra le altre cose scrivere r
« Egli (il Darwin) seguiva regolarmente il culto
anglicano, e ogni domenica si recava coi suoi alla
chiesa, con grande stupore talvolta dei visitatori
stranieri che Ì1 suo nome attirava a Down-house.
Noi possiamoiessere tanto più affermativi su questoparticolare, cip dobbiamo ad uno di quegli « stupiti »■
amabilmente |ccolto sotto il tetto di Darwin e moltO‘
sorpreso delle jbitndini religiose del suo ospite ».
(Reme Chréti^me, Giugno 1882).
Ora possiapb noi credere che un nomo sincero e
retto come ilH)arwin partecipasse regolarmente al
culto nella Ca^^ di Dio, senza provare veri e propri
bisogni religiosi ? E’ proprio il caso di dire col
Venosinp.: ^ haéi lùdàeurAp », non
noi, che abbiamó per Carlo Darwin una maggiore
estimazione.
Hnt<ieo IVIeyQieP
¡SBgìSagLÀ-9 £-jjq3.ŒigRamgi
1 FORTI
Ai giorni nostri si dice e si ripete, — e talvolta
con molta ragione, — che abbiamo bisogno di tante
cose, di pane, di libertà, di uguaglianza....
Ah ! non sono io che negherò questi bisogni giusti
e santi ed altri anche maggiori. Ma mi sembra che
di una cosa soprattutto abbiamo bisogno : cioè di
carattere.
Voi mi direte - Lo sappiamo: non vi sono forse
tanti trattati pedagogici che c’ insegnano come il
carattere sia la miglior qualità del buon cittadino?
E forse non lo insegniamo ai nostri fanciulli ? Non
diciamo ai nostri bimbi, ai nostri alunni, che devono
avere carattere — cioè coerenza nelle loro azioni
e nelle loro parole ?... Anzi, non diamo loro per
tema di componimenti un tale soggetto ?
Si, è vero... Il padre, la madre, il maestro, in
questa nostra piccola e meschina società, insegnano
cosi ; ma poi... — è forse la durezza dei tempi, è
forse l’esempio, è forse altra cosa.? agiranno altrimenti.
Il padre darà un voto contrario alla sua coscienza;
la madre dirà al bimbo « Sii prudente... non urtare
quello 0 questo... dei nostri protettori, dei nostri
amici, dei nostri difensori ! »
E cosi, — nel timore di urtare qualcuno, _________
cresciamo generazioni fiacche e triste che, ahimè 1
non sapranno mai bene quello che vogliono, e non
ameranno e non crederanno mai veramente e profondamente !
Un esempio ne ho avuto — e chi sa quanti con
me ! nella settimana di Pasqua.... Persone d’ogni
colore politico e religioso, introdussero in quella settimana 0 in casa loro od in qualche ospizio da
4
LA LUCE
loro diretto, — 1’acqua benedetta del prete... Pe cbè ’ Per contentar tutti, per non suscitare discordie
0 liti per non veder lagrime in un giorno di festa...
oppure per non disgustare la pubblica opinione !
Ab' non è con questo spirito, non è con questo
carattere cbe noi vogliamo educare i nostri fighi
No ! quei cari bimbi, quegli angioletti che stringiamo
tra le braccia, che educhiamo, che slanciamo nelle
vie si difficili del mondo - no, insegniamo loro qualche cosa di migliore !
. Guardate lassù ! » diremo loro « a Stagliene, in
Genova, ove dorme la salma di un forte che visse
e mori pel dovere ; e per quello seppe sofirire e
rinunziare....
Guardate allo scoglio di Caprera, ove riposa un
valoroso , un eroe ; Giuseppe Garibaldi, quegli che
non patteggiò mai con alcun «raanno, - nè coi
preti della chiesa Romana, nè coi despoti dell Italia...
E guardate immensamente più alto, — a Cristo nostro Salvatore e Ideale. ^ r +•
Soffrirete assai, ma sarete buoni, ma sarete torti,
sarete conseguenti e su voi scenderà un ragpo dell’Amore infinito che, sul Golgota, per noi si è im
• liisa ClePieo
Salice Piangente
Confcm del distretto Itolia IdoridionalB
Il presideate della commissione esecutiva, sig. Giosuè Tron, partecipa che la
conferenza del distretto Roma-Napoli, si
adunerà, piacendo a Dio, a Bari (Corso Viti
Em. 164) T8 giugno a ore 10,30. Al culto
d’apertura presiederà il sig. C. De Angelis.
p^qìhOTstórw
Il Capitano Sacchetti
Morto il Negro del Mondovl e fallito ogni tentativo di penetrare in Angrogna dalle alture, altri
capitani riuscirono ad occupare quella regione dalla
parte bassa, più aperta. Ma non poterono mai pervenire fino al Fra del torno, regione chiusa tra
alti monti da tre parti, a valle sbarrata da colossali pareti rocciose. Là eransi ricoverate le famiglie
di S. Giovanni e d’Angrogna e là, sulla precipitosa
Rocciaglia si concentrava l’ultima difesa dei Va desi.
Il capitano Sacchetti, da Polonghera (non lungi
dal confluente del Pellice col Po), fazioso ma ardito
capitano di ventura, era partito dalla Torre minacciando mille morti agli eretici ed assicurando i terrazzani che prima di sera, vedrebbero l’Angrogna
scorrere rossa del sangue valdese. Addentratosi in
queirangusto vallone, erasi già portato Ano ai piedi
della Rocciaglia, ricacciando gli scarsi manipoli dei
difensori quando una fitta nebbia, assai frequente
in quel bacino di cui De Amicis ha celebrato la
ricchezza d’acque correnti, prese ad avvolgere tutta
la valle in un manto impenatrabile. Gli assalitori,
ignari dei luoghi in una regione percorsa appena
da sentierucoli, non sapevano più dove volgere il
passo, mentre i valligiani, che conoscevano ogni
palmo di terreno, potevano avvicinarsi non visti e
colpire sicuramente. Sacchetti, fuori di sè dalla
rabbia, avendo scoperto un gruppo di donne che
pregavano Dio di aiutarle, prese a schernirle quando
uno zoppo nascosto in una balza sull’altra sponda
del torrente, gli scoccò un dardo colla balestra.
Sacchetti, ferito ruzzolò, scivolò suH’umide roccie
e, trascinato daU’impetnosa corrente in un gorgo
profondamente scavato nel vivo sasso, vi annegò.
Quel gorgo è detto tuttodì il Toumpi Sachet.
Molti soldati pure, presi da terror panico, si
diedero ad una fuga precipitosa e non scoprendo i
viottoli di scampo, caddero nell’Angrogna e vi perirono miseramente, onde, dice la tradizione, gli
abitanti della Torre videro bensì rosseggiare l’acqua
dell’Angrogna, ma la vista dei cadaveri portati
dall’acqua e l’arrivo dei feriti e'dei fuggiaschi fecero
loro conoscere di chi era quel sangue.
GioV. dalla
« Ecco com’è buono ed anche soave che dei fratelli
dimorino insieme ! » (Salmo CXXXIII), dicevo in me
stesso vedendo numerosi membri della Chiesa di Tonno,
fratelli e sorelle di ogni condizione, stringersi commossi e ferventi di cristiana simpatia, attorno allaibasa
del caro fratello Emilio Masset e alla .famiglia
set-Celli addolorata per la repentina dipartita di lui,
dopo brevissima malattia. .
Si' Anche presso ad una salma composta con munito strazio in una bara che potrebbe essere la nostra
è buono e soave che fratelli e sorelle si raccolgano
insieme, meglio assai che in una sala di convito o di
mondano ritrovo, perchè nelle pure meditazioni dettate
dalla morte, per chi ha orecchio per udire e cuore e
coscienza per sentire, Dio ha stabilito la benedizione
e la vita per l’eternità. Da tutti amato, a soli 49
anni, il mite sig. Emilio Masset è stato chiamato dal
suo Creatore a comparire davanti a Lui « che ei_ ha
tutti rinchiusi sotto la disubbidienza grazia a
tutti » nell’infinito suo amore. (Rom: XI. 32). Com
mite e tranquilla nei suoi lavori era stata la sua vita,
cosi tranquilla e placida fu la sua fine ; chè il Signore
gli risparmiò una lunga e straziante agonia. Senza lotta
entrò nel suo riposo. ■ j
Non facciamo mai panegirici dei nostri cari ,
nè essi ne hanno bisogno; chè . l’agnello di Dioc e
toglie i peccati del mondo » ed i nostri, e il nos ro
Difensore: ma sentiamo la convenienza c 1 opportunità
di notare come tutta la chiesa di Torino, pastori e
greggia, abbiano in modo speciale testimoniatala loro
simpatia alla famiglia orbata del suo capo. Parecc i
fratelli e sorelle astretti a continuo lavoro non hanno
potuto presenziare i funerali che riuscirono solenni ed
Lficanti ; ma hanno con quei modi che 1 affetto « detta
dentro . saputó esprimere il loro cuore ed implorare
le consolazioni del Padre Celeste, le sole efficaci per
la vedova del nostro fratello e per la sua famiglia
tutta amico.
°La vedova signora Carolina Musset, la figlia Grazia,
ed il vecchio padre Musset ringraziano commossi i
membri della Chiesa e gli amici tutti.
ha lasciata
All’età di 80 anni, ha lasciata questa terr^ per
„d„s.n..ls»oSign«re, CroUm Ch^rhmmer-Pesrrot
vedova del valente pastore e professorr G. D. Char
bonnier, il quale fu anche per qualche tempo moderatore
della Chiesa Valdese. - A tutti i congiunti e spec.a mente al genero della defunta, pastore Bosio di Korà,
le nostre più profonde cristiane condoglianze.
Eloquenza papalina
Cosío ci partecipa il seguente squarcio della
predica d’un rev. padre Domenicano a Malta:
. Maltesi dov’è quel sangue degno dei vostri antenati? Dov’è quella fede che ha portato il grande
apostolo nostro padre Paolo ?
La Sicilia non solamente ha mandato gente di
costumi corrotti che hanno disturbato tante famiglie
e rovinati tanti giovani, ma quel che è peggio ci
manda ancora dei protestanti, che stanno distribuendo
libri e predicano contro l’immacolata concezione,
contro la perpetua verginità di Maria, contro il
purgatorio, contro i sacramenti (1), contro il papa,
vicario di N. S. G. Cristo e successore di S. Pietro
— e noi siamo queti cosi ?1 »
Gaardaodo attorno
(Noterelle e Spigolature)
Il primo maggio è passato abbastanza tranquillamente. Ormai è divenuta una festa come tante altre.
Noi però preferiremmo assai che il 1° maggio fosse
soppresso e che tutti i lavoratori del braccio e del
pensiero avessero la Ijro domenica di riposo e di santificazione. Cinquantadue primi maggi !
Si va commemorando qua e là il 50» anniversario
del glorioso 1859. Per conto nostro, non crediamo
come Enrico Ferri che la guerra sia cosa del passato,
ma come lui e più di lui facciamo voti per l’abolizione
della guerra.
*
* :ic
A Parigi si fa del chiasso intorno all’abate Loisy,
ndb-professere di Storia delle Religioni. Noi vorremmo assumere la più benevola attitudine innanzi ai
cosidetti modernisti, come innanzi a chicchessia, purché potessimo intravvedere che questo chicchessia concorra alla felicità degli uomini. Ci guardiamo bene
dal fare di ogni modernista... fascio ; sappiamo benis-.simo che il modernismo, se non ha tutti i colori dell’iride, poco ci manca. Ma francamente Loisy non ci
piace. La sua è una tendenza che inaridisce le anime,
quanto la negazione più aperta. Quest’è il nostro
modo di sentire ora. Domani forse esso varierà, e saremmo lietissimi se potesse variare. La regola dei cristiani dev’essere questa : accettare il bene da qualunque, parte venga, senza gretterie partigianesche ; ma,
prima di accettarlo, aprire ben bene gli occhi.
*
Domenica, la Lega Democratioa Nazionale offrirà
in Roma un banchetto di simpatia all’on. don Romolo
Murri. Dopo il banchetto, gita a Frascati. Buon appetito e buona passeggiata! Ogni salmo va a finire in
gloria. Il Giornale d’Italia pensa ohe ciò servirà
« probabilmente a scavare più profondamente l’abisso
fra i democratici cristiani dissidenti e l’organizzazione
cattolica ufficiale >.
Sia pure !
*
Più attraente del banchetto e della gita a Frascati
riescirà certo la conferenza che il prof. Monandro
Greco dell’Istituto Tecnico di Reggio Calabria terrà
l’btto di questo mese al Collegio Romano, trattando
dì Cristo da la poesia di Rapisardi, Carducci, Graf,
Fogazzaro. « L’importanza deH’argomento » dice il
Giornale d’Italia « in questo periodo di risveglio
di questioni religiose, susciterà al certo una viva curiosità nel pubblico intellettuale ». Noi ne daremo un
cenno, piacendo a Dio, nel prossimo numero della Luce.
*
*
Fin d’ora ci auguriamo che la conferenza suannunziata abbia a fare bel riscontro a quella data al Circolo filosofico di Roma dal prof. Giovanni Calò dell’Istituto superiore di Firenze. Il Calò combattè il
meccanicismo, sostenendo l’impossibilità dell’applicare
I concetti naturali alla vita dello spirito. Movendo
da l’esperienza — su la quale deve fondarsi ogni soluzione del problema metafisico—l’egregio conferenziere passò bel bello a mostrare l’unità del soggetto
e la necessità di ammettere un oggetto fuori di noi :
il mondo, unità organica ; la quale unità organica
non può aver luogo che in una forma di realtà analoga a quello dello spirito individuale : ed eccoci a
Dio, concepito come persona. Solo lo spiritualismo
concilia le antinomie e « dà un significato alla vita
morale e religiosa ».
Come si vede, siamo proprio in pieno risveglio spiritualistico, e noi ne benediciamo il Signore.
*
4: «
(1) Com’è noto, i protestanti non hanno mai sognato
di predicare contro i sacramenti verame^ti criJiani.
c|U^5tt libti
Presso la libreria Fischbacher rue de Seine 33 Paris, ha visto or ora la luce un libro del Dr. Policarpo
Ventura in grazioso formato, dal titolo aUraent .
ìrlgtii ComViquées on
Lire 3,50. Semplice e commovente, questo limpido ro
manzo storico è un vero incanto. Tr„*»„tiens sar
Les Soirées de Madame Brnss ou Entretiens snr
l’UltraLntanismeèun libro
autore, e avvia a intendere quello snnnominato (/«fri
aues Compliquées). Anche per questo volume
bìglia intoriazionale di L. 3,50 alla libreria Fisehba
cher, Paris.
Dopo aver con gioia riconosciuto anche una volta
che ormai gli intelletti e i cuori si volgono allo spiritualismo, non possiamo che rimaner di ghiaccio in
cospetto delle ridicole esaltazioni di creature umane
— sian pure martiri di Cina — su gli altari di quella
Chiesa che ogni giorno più va paganeggiando.
Ha
Semai, preferiremmo piuttosto di alzar gli sguardi
ai cieli meravigliosi, e domandarci se i cinquanta milioni ohe i ricchi possidenti del Texas hanno offerto
__secondo i giornali quotidiani — al prof. Pickering
di New York, saranno sufficienti a metterci in comunicazione con i supposti abitatori del pianeta Marte!
Quando potessimo inviar telegrammi là su, la sare e
carina 1
CCnMnm dei pastore André-Viollier. —
SEnlllulli di 180 pagine.- Prezzo di favore
— Dirigere con Cartolina Vaglia alla Traduttrice. Ca»
men Silva, 9 Via Rusconi — Como.
5
LA LUCE
Hon ci si rajionsi
Qael giornalaccio dai 300 abbonati, quasi tutti
preti, e di cui sarà, bene non parlare più tanto per
non procurargli una réclame gratuita, cerca di far
la critica della nostra psicologia dei sacerdoti dotti
che lasciano il Papismo per aggregarsi ad una
chiesa cristiana evangelica. Ma che critica fiacca, e
soprattutto illogica ! Il giornalucolo muove da l’idea
fissa che la Chiesa romana possiede la verità. Se
fosse assiomaticamente accettabile che la verità è
presso la Chiesa papale, avreste ragione da vendere;
e i sacerdoti dotti o non dotti avrebbero torto di
abbandonare il vero per abbracciare il falso. Ma non
capite, caro signor mio bello, che la quistione sta
qui per l’appunto. Io non credo che la verità sia col
Papa. Dimostratemi che è cosi invece, e allora anch’ io griderò contro i disertori, e farò qualcosa di
meglio : poiché, senz’esser dotto, ho però un anima
anch’io da salvare, lascero l’Evangelo per prostarmi
ai piedi di Pio X.
La logica ! Dove mai, o don Alfa, avete studiata
la logica ?
II Prete, i Valdesi e il Coaclme
La Lanterna Pinerolese pubblicava giorni sono
alcuni squarci d’eloquenza del rev. zoccolante B. che
predicò in uno dei comuni del circondario di Pinerolo durante l’ora passata quaresima. Noi riferiremo
solo alcuni dei suoi spirituali pensieri.
. La Madonna ed i santi sono nulla in confronto
del prete; poiché il prete solo può confessare, poiché
il prete é subito dopo Dio. Cosa é un impiegato,
cosa un notaio, un ingegnere in confronto del prete ?
Nulla ! Provate ed andate a chiamare in punto di
morte un avvocato, un notaio, un ingegnere 1 Un
avvocato vincerà le liti, nn ingegnere vi farà un
progetto di qualche bellissimo palazzo, ma il prete
solo può mandarvi in Paradiso. Sapete voi la differenza che corre tra lo zolfanello ed il sòl® i* Là PJG';
desima che corre tra il re e il prete. Lo zolfanello
è il re ed sole é il prete. Voi dite che il prete lavora poco ! Non considerate certo il tempo eh egli
ha dedicato agli studii, il tempo ch’egli s’é scervellato. Venite pure a chiamare il prete! Accostatevi
più sovente al confessionale ! ed allora il prete avrà
più lavoro! ».
Per uno zoccolante, non si può dire che nelle precedenti frasi spiri soverchia modestia.
Carina Pallusione elogiosa ai Valdesi. « Fui diversi anni in mezzo alle popolazioni valdesi e mai
sentii dalla bocca di queste popolazioni, sia riguardo
ai loro (sic!), che ai nostri preti gli improperi a
noi diretti dalla popolazione (cattolica) di Bricherasio ! L’altro giorno, per esempio, uno studente
ebbe a coprirmi d’insulti... Mai come ora vidi persone a non levarsi il cappello, al passaggio di un
prete. Se potete ottenere a miglior prezzo i concimi, lo dovete alle Unioni Rurali, che sono state
fondate da preti! ».
In complesso, molto edificante. 0 sancta templi
■citasi
Ciò che preme
Una Persona suprema : Gesù Cristo. Un Fatto supremo; la Sua risurrezione. Una Dottrina suprema,
la Sua espiazione. Uno scopo supremo! il Suo regno.
Un Mezzo supremo: la fede concernente quella persona, quel fatto, quella dottrina e quello scopo. Un Movente supremo : l’amore. Un Privilegio supremo ; 1 unione con la vita di Dio mediante il Cmta^^
buona camera, bene ammobiliata,
NOTERF;llE sparse (l) ¡ primavera della vita
Il vescovo Hartzell, della chiesa Metodista americana
in Affrica, spera che il viaggio del sig. Teodoro Roosevelt contribuirà a rendere popolari le missioni fra i
pagani. Egli dice aver ottenuto dall’ ex presidente la
promessa di fare una visita a tutte le stazioni missionarie che si troveranno sul suo itinerario, sicuro che
l’impressione che il Roosevelt ne riceverà non potrà
che avvantaggiare l’opera delle missioni.
Molti inviti sono stati rivolti a W. J. Bryan, già
candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti,
di rinunziare alla politica e di consacrarsi alla conversione delle anime. Egli avrebbe, del resto, tutte le doti
necessarie per riuscire uno dei più grandi servitori di
Dio. Difatti, da molti è ritenuto uno dei primi, se non
il primo oratore vivente. Ha una pietà sincera ed una
fede infantile. Nella sua conferenza « Il Principe della
Pace » egli dice ; « Cristo non può essere separato dal
miracoloso : la sua nascita, il suo ministero, la sua risurrezione, tutto in Lui è miracoloso ; e 1 opera che
la sua religione produce nel cuore dell’uomo è altresì
miracolosa. Togliete i suoi miracoli, e Cristo diventa
un semplice essere umano ed il suo Vangelo perde ogni
autorità ». Dopo le ultime elezioni in cui rimase soccombente, Bryan avrebbe detto : « Son sicuro di poter
fare qualche cosa di utile nella vita privata. Non è
necessario coprire alti uffici, cariche elevate per operare grandi cose ; basta fare ciò che trovasi a portata
di mano e cosi potremo vivere utilmente quaggiù ».
silirfipnnDnDnDCCi buona camera, bene ammobiliata,
llrFlTTEnEBD&ul per stagione estiva al mare. Rivolgersi alla Signora Heghl, Via Cavour, 14, Ventimiglia.
tedesca, presso Trieste, cerca si
iiuuuiu iuiiiihiih gnorina istruita, non sotto 20 anni,
per insegnare Ta li^ua *®r,ta\TvÌJLi'A° Q
di tedesw o musica e piccola mesata. Rivolgersi A. u
Redazione Luce,
Uno degli ultimi giudizi pronunziati dall’ ex presidente Grover Cleveland, morto l’anno scorso, si riferiva
alla lettura delia Bibbia, specie del Nuovo Testamento :
« Io spero che, nel pubblicare questo vostro libro, inviterete le masse a studiare, più che non si facciaj la
parola di Dio. Mi pare che, ai di nostri, ci sia un gran
rilassamento nella lettura delle sacre lettere che sa
rebbero invece una sorgente di felicità e di forza di
carattere ». ______________
L’ex governatore della Carolina del nord, sig. Glenn,
ha deciso di dedicare i sei primi mesi dei 1909 a perorare la causa delle missioni interne. Il suo esempio
è di glande edificazione nella sua chiesa e fra tutti i
cristiani !
Si calcola che vi sieno, negli Stati Uniti, 19.000.000
di stranieri ai quali la società americana dei trattati
s’adopra a far pervenire la verità mediante letture
sane; edificanti e morali.
Sempre allo scopo di far pervenire l’Evangelo agli
stranieri residenti nell’Unione, ebbe luogo nel dicembre scorso, un convegno di ben noti cristiani che studiarono il modo dì preparar degli operai, scelti fra le
varie nazionalità, per evangelizzare i loro connazionali.
Si osserva, a quel proposito, che il comitato della
chie.sa Presbiteriana per l’istruzione e l’educazione
conta attualmente 117 giovani che si preparano ad annunziare il Vangelo agli americani di lingua estera.
Nel gennaio scorso, fu celebrato il 30* anniversario
della « Christ’s Mission » di New York, fondata e tuttora diretta dall’ex padre James A 0’ Connor. Fra le centinaia e forse le migliaia di convertiti, si nota che, durante questi trent’anni, sono più di 100 i preti che han lasciato la chiesa romana per motivi di coscienza e religiosi.
In una rivista cattolica americana, padre Doyle lamenta la scarsità di giovani che si preparino per il
ministero. E soprattutto penoso, dice, il pensiero che
quasi nessun giovane prete viene da « buona famiglia ».
L’autore dell’articolo dà varie ragioni, ma non forse
le principali, di un tale stato di cose, fra le altre il
fatto che la gioventù cattolica frequenta gl’istituti superiori dello Stato. Egli chiede insistentemente l’arruolamento di 1500 seminaristi in più di quelli che vi
sono al presente.
In una serie di adunanze di risveglio tenute a Victor,
nel Colorado, è stato osservato con sommo interesse
che la chiesa cattolica romana di S. Victor ha collaborato efficacemente colle varie chiese evangeliche. Padre Downey ha prestato le seggiole per la sala ed ha
sempre seguito le riunioni, sedendo in mezzo a tutti i
pastori protestanti.
{F. L.), — Il P maggio, nella Palestra del Ricreatorio Adelaide Cairoli, in Via Leonina, gentilmente concessa, la Giovane Italia, Sezione ginnastica dell’ A. C. D. G. di Roma, tenne il suo consueto saggio annuale. Davanti a un numeroso pubblico di amici, mentre la fanfara del Ricreatorio
sonava allegre marcie, fu eseguito il seguente ,progeamma, con una precisione e una sveltezza che gli
intervenuti ammirarono e applaudirono calorosamente : sfilata dei vari reparti (signorine, allievi
soci), asse di equilibrio ed esercizi con le clave (signorine), salita alle pertiche (allievi), gara di salto
al saltometro Baumaun (soci), esercizi collettivi al
bastone (allievi), sollevamento pesi (squadra atletica
dei soci), progressione alle parallele (soci), volteggi
al cavallo (soci).
Si procedette quindi alla premiazione : la signora
del prof. Nesi, presidente dell’ A. C. D. G., consegnò i diplomi ai bravi giovani : Sinigalia, che ottenne la grande medaglia d’argento, dono della Federazione Ginnastica Italiana, e Prosperi, Celli e
Poeri.
La bella e attraente festa lasciò negli intervenuti
il più gradevole dei ricordi e tutti espressero il loro
compiacimento ai bravi ginnasti e aU’istruttore prof.
Domenico Luzzi. Chiuse il bel saggio un breve, ma
efficace discorso del cav. Jerace, che lodò i giovani
ginnasti, esortandoli a perseverare nel cammino cosi
bene cominciato e rivolse un plauso cordiale al
prof. Domenico Luzzi che compie cosi mirabilmente
la sua opera di maestro e che ha saputo cosi bene
educare tanti giovani, la cui valentia, ormai, è nota
nel mondo ginnastico romano.
Jlclla ?Mi5ola c arile JsoU
o. d. P.
ili Confidiamo che il nostro caro collaboratore vorrà
favorirci spesso notizie degli Stati Uniti, attraenti come
son queste. Js. a. v.
San Germano Chisone.
Sono stati ricevuti 32 nuovi membri di chiesa. I catecumeni erano 60.
Caluso.
Il d’Ivrea còsi scrive circa a una con
ferenza che l’evangelista valdese di Champ de Praz,
signor Gustavo Bert, ha data all’Università Popolare
di Caluso :
« Nella serata di chìsura della Università, parlò anche
l’egregio prof. G. Bert, ministro evangelico.
Il tema scelto; ,« La Valle d’Aosta dal punto di
vista argicolo, industriale e commerciale » venue dall’egregio conferenàòre svolto con larghezza di concetti
e con frase elevata. L’uditorio, grato al signor Bert
per cosi bella serata, gli testimoniò tutta la sua approvazione e riconoscenza coll’applaudirlo sinceramente
e lungamente alla fine.
Da parte nostra vogliamo sperare che il signor
prof. Bert venga spesso a Caluso ad intrattenerci in
si importanti argomenti ».
Felónica Fo.
Felónica è l’ultimo comune dell’estremo lembo Sud
Est del Mantovano, sulla linea ferroviaria Parma-Suzzara-Ferrara, dalla quale ultima città dista 28 chilometri. Non si trova che sulle carte corografiche, ma
chi la volesse notare sopra una carta qualunque non
avrebbe che da puntare il dito là dove il meridiano 9incontra il parallelo 45', sulla destra del Po.
Vi si arriva da tutte le parti della Rosa dei venti;
e le son cascine qua e là disseminate, quindi due grosse
borgate separate nientemeno che dal cimitero, e poi
tutt’attorno campi e prati e filoni di viti o di salici,
nella immensa pianura bella di lussureggiante verdura.
Qui si vede di che sono capaci i figli del lavoro. Le
maravigliose opere di bonifica, mediante prosciugamento
a vapore, hanno mutato le antiche paludi in ubertose
campagne ove prosperano il frumento, il grano turco,
la vite, la canapa, la barbabietola che alimenta lo zuccherificio di Ficarolo (Rovigo). E che l’ària sia sana,
malgrado certi avanzi delle antiche paludi, ce lo dimostra chiaro la popolazione robusta ed arzilla.
Eininentemente agricola. Felónica appare già come una
cittadina con i suoi edifizi dipinti, marciapiedi, portici,
caffè, ed un monumentale Municipio tra la sua ridente
corona di ampie cascine piene di sole e di vita.
6
6
LA LUCE
A settentrione, ecco il re dei fiumi italiani che, maestosamente lento, traversa le belle campagne. La pigrizia delle acque permette alle sabbie di depositarsi
nell’alveo, e perciò , d’inakare il livello del fiume. Colpa
non è dei vassalli tributari! che da bravi affluenti lanciano le loro sabbie superflue, colpa è del sovrano assoluto che indolente le trattiene, e s’inalza poi fiero e
minaccioso sì da dover essere rinchiuso da poderosi
argini. Là su quegli argini, ai quali si ascende per mezzo
di rampe, si prolunga la bella e pittoresca via che conduce a Sermide ed a Revere capolnoghi di distretto, la
passeggiata prediletta della borghesia che vuol sfuggire
alla canicola.
Nella borgata Sud, lungo la via principale « alla
Stazione », il viandante si ferma davanti ad un caseggiato rosso, e legge sulla facciata « Chiesa Cristiana »,
e di sopra lo colpisce lo scudo con la croce bianca in
campo azzurro. E’ il Tempio Evangelico con la scuola
e l’appartameuto dell’Evangelista.
Siamo nel settembre 1902. Alla notizia che a Santa
Lucia (Eevere) si predica il Vangelo, tutta Felónica si
scuote, e 50 uomini vanno dal ministro evangelico, e
gli dicono : « Passa in Felonicà, e soccorrici » (Fatti
degli Apostoli 16|9). Il soecorsogiungevaopportuno.il
teatro senza panche nè sedie accoglie ben 600 anime
affamate ed assettate di giustizia.
Nel 1903 ci venivano i signori Sonlier e Veronese,
e nell’aprile di quel medesimo anno l’opera del Signore
era progredita a tal segno che una petizione firmata
da parrocchiani e da 13 consiglieri comunali richiedeva
dal prefetto di Mantova che provvedesse allo sfratto dell’Evangelista ed alla chiusura del locale. Ed ecco arrivare il delegato con quattro carabinieri il 21 aprile
per... assistere alla conferenza ed assicurare la quiete
pubblica.
Il povero frate predicatore e provocatore, che era arrivato frettoloso col sacco della zizzania, aveva dimenticato che « ai est ex hominibns consilium hoc, aut
opus, dissolvetur; si vero ex Deo est, non poteritm dissolvere illud, ne forte et Deo repugnare ihveniamini ». Se questo pensiero o questa opera vien dagli
uomini, cadrà da sè. Se invece è da Dio, non potrete
distruggerli; attenti a non trovarvi in contrasto con
Dio (Atti degli Apostoli 5i38-39 — traduz. Società di
S. Girolamo ordinata dal papa).
Sparito il frate col suo tenebroso limbo, trovò nell’anno
chiesiastico 1903-04 il signor Benedetto Giudici. In apposita casa ei si dà tutt’animo a presiedere i Culti e la
Scuola Domenicale, mentre il pastore signor Pasulo continua le conferenze nel teatro sempre affollato; finché
54 fratelli si dichiarano per il Signore.
Iniziata cosi la Chiesa militante, ed accresciuta nell’anno" ecclesiastico 1904-05 di 3 nuovi membri, s’inaugura festosamenta il grazioso Tempio nel giugno del
1905.
Nel 1905-06 i comunicanti sono 60, e 64 nel 1906-07,
col pastore Simeoni e con l’Evangelista Giudici che
fonda la scuola diurna e insegna ai ragazzi la mattina
e nel pomeriggio alle bimbe.
Nel 1907 08 i comunicanti sono 71, e nell’ottobre la
scuola di 4® e 5® diventa legalmente mista sotto la direzione della valente maestra signora A. Tagliabue. Ed
ora? Avanti, in nome di Dio, per la prosperità della
gentile ed amabile Felónica!
Valentino Klett.
Livorno
Leggiamo aéìVAsiane democratica-.
« La sera del 13 corr. (aprile) abbiamo avuto il
piacere d’udire l’egregio amico dott. Giovanni Grilli
il quale, studioso appassionato del lavoro nostro e propagatore instancabile, ha tratteggiato brillantemente
quale sia il nostro contegno nella questione « militarista ».
Facilino (Siracusa). — Ritardata.
{Vincenzo Trobia). — Culti affollatissimi per ogni
sera della Settimana Santa. Commoventi adunanze nella
Domenica di Pasqua con ammissione di 7 nuovi membri.
Numero insolito di partecipanti alla Santa .Cena. La
Società di beneficenza fra le Signore della Chiesa accolta benevolmente in ogni famiglia nel giro di colletta pei poveri. Scuole floridissime diurne e domenicali, frequentate dai figli delle primarie famiglie appartenenti ad ogni partito politico, amministrativo e
religioso. Il Consiglio Comunale ha votato uuanime ed
il Consiglio Provinciale ha a,ppri)vato L. 300 annue a
favore del nostro Asilo. Altre speranze ci sorridono. La
lode al Signore ! (1)
(1) Ecco la miglior forma per redigere le notizie.
Com’è efficace questo cenno nella sua brevità! Ne
ringraziamo il sig. Trobia. N- d. D,
A.smara.
Quantunque ì’Asmara (Eritrea) non sia per l’appunto
compresa nella « Penisola » o nelle « Isole », porremo
egualmente sotto questa rubrica le notizie che il signor B. Giudici, già evangelista a Felonicà Po, ci manderà da la nostra colonia affricana. Egli ci ha già scritto
• una piacevole lettera privata, da la quale ci è caro stralciare i periodi seguenti :
« Non possiamo lagnarci per ora della salute qui all’Asmara, a più di 2200 metri sul livello del mare.
Non voglio però dir niente del nostro viaggio che
fu pessimo... mi piace soltanto far cenno della buona
accoglienza che ci han fatta i missionari svedesi. Che
cuori cristiani ! Con loro si può vivere anche nel deserto. Non ho ancor vedute le altre loro stazioni, ma
questa dell’Asmara l’ho veduta, ho già assistito a più
culti, c posso dire con certezza che la è un’opeia benedetta da Dio. Si tratta di una vera parrocchia d’indigeni che pregano, che cantano ed ascoltano la parola
di Vita con molta fede. Peccato che manchi affatto
l’elemento italiano! Spero però coll’aiuto di Dio,di iniziare presto un culto domenicale per gl’italiani evangelici qui residenti e per altri ».
JI Oheriat
Che cosa è il cheriut del quale tanto si par/ò nella
rivoluzione attuale di Costantinopoli, e del quale ancora
si parla e si riparlerà, finché. rimarranno in Turchia
dei musulmani conservatori e nemici dei giovani turchi f
Le note seguenti sono state date dal giornale « Lo
Stambul » che pure le ha tolte da un’ opera pregevolissima ed accurata dej Dr. tedesco Heidborn sulle
leggi musulmane di diritto pubblico ed amministrativo. — Ogni popolo religioso ha i suoi libri sacri nei
quali spesse volte sono strettamente collegate insieme
le leggi che si riferiscono alla religione ed alla morale
e quelle concernenti il semplice diritto civile e politico. L’Islamismo che non conoscerà molto presto, nemmanco colle aspirazioni liberali dei giovani turchi, la
formula cavouriana « libera Chiesa in libero Stato »,
venera, oltre al Korano, un libro, un Sacro volume di
precetti chiamato cheriat dal verbo chara che significa
splendidamente ; « tracciare una via verso Dio ». In
vero il titolo è mirifico e degno di lode. Esso è il compendio dei precetti da Dio emanati direttamente ed
atti a regolare per l’appunto la condotta degli uomini
credenti sia nelle loro relazioni con l’Ente supremo,
sia nelle loro reciproche relazioni di famiglia e di Stato.
E’ un sistema di religione, di morale e di giure comune e per tanto si divide in due parti ben distinte
ma che del continuo si compenetrano a vicenda. La
prima Ahchiam-i-iticadiè, contiene gli articoli di fede
e,di vita destinatila governare le coscienze, mentre
l’altra ha per iscopo principale lo esporre le « disposizioni pratiche » che governano gli atti degli uomini
e guidano la loro condotta, la loro v|ta effettiva e visibile rispetto a Dio e rispetto ai simili ; questa parte
si chiama : Ahchiam i ameliè. Le prescrizioni del primo
trattato sono dagli ulema e dai sofia considerate e
tenute quali primordiali e davvero di origine , divina,
mentre quelle della seconda parte sono secondarie infatti,
derivate, perchè invero gli atti delTeslstenza individuale e collettiva sono determinati dai sentimenti degli uomini riguardo alle leggi divine.
Secondo il cheriat il capo dello stato è il custode
e l’esecutore delle leggi sacre. I credenti devono assolutamente ubbidirlo, perchè cosi prescrive un versetto
che dice: « Oh credenti! Ubbidite a Dio ed ubbidite
al profeta ed ubbidite parimente ai depositari del comando in mezzo a voi ». •
I primi Sultani non si sono mai dipartiti da quella
condotta legislativa ed i decreti loro rivestivano il carattere di semplici istruzioni rivolte ai capi delle varie
amministrazioni, o di semplici mòniti per fare osservare rigorosamente il Cheriat. Redatti in lingua turca,
mentre il Cheriat è scritto in lingua araba, questi mòniti
furono chiamati Kannn o Kanuriamè, dicitura che gli
ottomani usano parlando del giure secolare (in greco
ed in latino canòa, legge, regola, ed in italiiino cànone).
Cosi si sviluppò gradatamente un diritto pubblico ottomano adatto al carattere speciale deU’impero e sempre
fedelmente informato ai dettami del Cheriat.
Fra i cànoni dei primi Sultani si possono mentovare
quelli di Orcan, consigliati dal suo fratello e vizir Ala
el Din e dal suo giudice Cara Halil, e quelli del ce-^
lebre Murad 1-, ^assistito dal suo béylerbey Timnr-'
T ach , ma il vero legislatore, il creatore del di
ritto imperlale fu Maometto II (1451). Il celebre debellatore dell’iinpero d’Oriente (1453) che organizzò,
dopo conquistate Costantinopoli e le provincie balcaniche, le leggi dell’impero, volle con minutissimi precetti regolare le amministrazioni tutte; le scuole, il
professorato, l’avanzamento e gli onorarii dei funzionari,
1 educazione preparatoria, la magistratura, il cerimoniale, tutto insomma, secondo le istruzioni del Cheriat.
Solimano II, detto il Legislatore (Kanuni) portò al1 apice la grandezza e la potenza dell’impero, senza mai
dipartirsi dal Cheriat.
Nei tempi moderni le leggi fondamentali della Turchia sono tutte informate al Cheriat, come pure la Costituzione del 4 gennaio 1877 (1293 dell’egira) rinnovata il 24 luglio 1908 (1324 dell’egira) dall’energia dei
Giovani Turchi. Ma se questa è conforme al Cheriat, vi
ha però diversità d’intenti e divergenza di metodi e di
mezzi nelle applicazioni della legge antica alle esigenze
moderne; e da queste divergenze gravissime sono venute fuori furenti e sanguinose le due recentissime rivoluzioni turche che sono lungi dall’essere sopite.
Nella legge che vuol « tracciare una via verso Dio »
vi sono molte nobili aspirazioni e molti generosi slanci
verso l’Essere Supremo, ma il fanatismo musulmano, il
clericalismo sanguinario degli ulema e dei softa, li hanno
soffocati, togliendo al popolo la visione di Dio. Più pura,
sola santa e sicura è la via della quale Cristo ha detto :
« Io sono la via, la verità e la vita; ninno viene al
Padre se non per me ». (Ev. di Giov. XIV, 16).
Paolo Longo.
OLTRE LE ALPI E I MARI
^0
Francia
— L’ottantenne L. G. Bertrand, direttore dell’opera
dei preti, testé morto, era professore di matematica.
Collocato in riposo, si diede tutto all’opera del Signore,
evangelizzando nelle popolari sale Mac All a Parigi,
e percorrendo Francia e Algeria.
Parigi — Il pastore Kirsch ha sostenuto un contraJditorio con Lecointre geologo e Brunswick libero
pensatore.
Levallois-Perret — Tre volte la settimana, i pastori del tempio parigino dell’Etoile ammanniscouo un
desinaretto gratuito a chi ne ha bisogno. In attesa
della: divisione < dei beni, che anche noi sospiriamo...
perchè... farèbbe comodo anche a noi, questa ci pare la
forma più sincera di cristianesimo sociale.
Scozia
{Italico) Due gravi lutti hanno colpito in questi
giorni la chiesa nazionale di Scozia e quella Libera
Unita. La prima perdeva il suo « leader » il bea noto
pastore di S. George’s il rev. Dr. Archibald Scott.
Uomo di raro acume’nelle questioni ecclesiastiche,
era ascoltatissimo nelle assemblee generali o sinodi e
■trascinava dietro di sè, dopo lunghi dibattimenti, delle
imponenti maggioranze. Fu il Eainy della chiesadi Scozia.
La chiesa Libera Unita ha perduto uno dei suoi professori più eminenti e che meritatamente godeva di
molta stima e di larghe simpatie : il Dr. Marcus Dodds.Questi lascia parecchie opere di grande importanza,
còme i suoi scritti sulla Genesi, l’evangelo di S. Giovanni, la I epistola ai Corinti; ma quella che lo ha reso
più popolare è il suo studio, in due serie, sulle paraboledei nostro Signore.
La prima serie ha già raggiunta la 14“ edizione.
Degno di nota pure è il volume. « Maometto, Bndda
e.il Cristo» ossia conferenze sulla religione naturale
e quella rivelata.
Esprimiamo le nostre vive condoglianze alle due
chiese sorelle ^per la dolorosa perdita di uomini cosi,
insigni e benemeriti.
RIVISTA c¥iSTIa¥a
Il cristianesimo integrale—- Risposta al
dottor Giovanni Grilli ...... U. Janni
Il comm. dott. G. P. Pons . . . . . E. Bosio
Il Contrasto della teoria darwiniana colla
rivelazione biblica e coll’esperienza. G. Banchetti
Cronaca del movimento religioso . . . U. Janni
Quel che si dice e quel che si scrive. E. Giampiccoli
L. 5 l’anno. Dirigere cartolina vaglia al Direttore
jSiff. E. piampicooli, Via Pio V 15; Torino; eppure
alramministratore sig. A. Rostan, Via Nazionale 107,
Roma.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
TTpogfafta dell’istituto Gould Via Margherà 2, Roma
IIQj^ri Famiglia forestiera, evangelica cede una,duelIHi IfUI camere mobiliate, sito centrale; signor Gagliano, Via Raffaele Conforti, 10. (Rettifilo-Stazione),.
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Sludio di sloria e di psicolo
dei Prof. O. Bartoli.
— Hai veduto la principessa Gualdi ? — ripigliò il
cardinale.
— Per mia digra/.ia sì.
— E che ti ha detto ?
— Mi voleva contare i peccati carnali di due sacerdoti suoi conoscenti, che essa, ispirata, come dice, da
Dio, voleva ridurre a penitenza.
Il cardinale sorrise.
— E pensare — soggiunse poscia —che quella donna
un trent'anni fa era lo scandalo di Roma clericale, di
Roma nera e Roma bianca. Ha sedotto più monsignori
•e preti colei, che non tutte le ragazze di Roma oggi.
Pensa un poco : tentò persino me, e se non vi riuscì,
non fu certo per colpa sua. Io conosceva quella donna
e mi moveva a schifo.
— Ed ora fa la divota e va in cerca di preti peccatori da convertire. — Poi dopo un istante soggiunse
— Zio, il cardinale Turini andò su tutte le furie per
le eresie da me dette ieri sera.
— E tu l’hai già saputo, eh ?
— Sì.
— Ah ! quella Bice che tradisce lo zio ! Se lo sapesse il vecchio !
— Non lo saprà mai.
— Quella figliuola dovrebbe star zitta, per rispetto
alla madre ed allo zio! Ma già: imponi il segreto a
donne! Gli è come dire al vento di non soffiare!
*
« 4>
Una mezz ora dopo colazione D. Ottavio Sinibaldi
era nel centro del vasto quartiere ¡popolare di San
Lorenzo.
Nelle grandi città, il fango morale si accumula un
po’ da pertutto, ma scola più facilmente alla periferia.
Là si raccoglie la teppa, la camorra, la mala vita. Il
quartiere di San Lorenzo e quello di Porta Trionfale
Manno a Roma questo vanto non invidiabile.
Da quattro anni si occupava D. Ottavio indefessamente del risanamento morale del quartiere di San
Lorenzo. In ciò aveva avuto aiuto possente dal Cardinal Vicario, da certe suore e da molte signore, di
modo che, al tempo di cui parliamo, il quartiere di
San Lorenzo era risorto a nuova vita. Non che il male
fosse sparito ; ma era diminuito di molto, e quello che
per anco esisteva, non ardiv-a più mostrarsi scoperta»'
mente in pubblico, nè levava più la fronte spavalda
alla luce del sole.
Il merito principale di questo risanamento morale
si doveva a D. Ottavio. Aveva principiato cogli acGattoni, coi monelli, coi lanaroncelli dai tredici ai sedici anni ; ed ora teneva in suo potere gli uomini, le
madri di famiglia, i bottegai, anche le poche persone
civili che ivi abitavano. Aveva istituito pei primi dei
ricreatori ; per le ragazze aveva aperto un laboratorio ;
per gli adulti vi erano cucine economiche, dormitorii
pubblici, scuole serali e catechismi ; le madri di famiglia avevano le suore che si recavano di casa in casa
ad aiutarle, ad istruirle, a curarle ed assisterle; pei
vecchi aveva in animo di fondare un ricovero; pei
bimbi un asilo. Mancava il denaro : ma non è Dio padrone dell’oro e dell’argento f E non può Egli mandarlo, quando si spende veramente per Lui ?
D. Ottavio spese quasi tre ore in mezzo ai suoi protetti; regalò confetti e dolci ai ragazzi e alle ragazze
del laboratorio; andò a trovare gli ammalati; visitò
i conventi delle suore ; s’informò come procedevano
le scuole serali ; fece una visita al parroco per raccomandargli una quantità di cose e poi mosse verso
la parte opposta della città. Una mezz’ora dopo, egli
sedeva in confessionale fino a sera in una chiesa del
Trastevere. Indi si recò a casa a desinare collo zio. e
dopo un po’ di conversazione, via di nuovo verso il
centro della città ad insegnare in una scuola serale
operaia il francese e l’inglese.
Così finiva, tre volte per settimana, la giornata laboriosa di D. Ottavio.
»
IV.
La ghigliottina delie idee.
Pochi giorni dopo la discussione del Cardinal Turini col giovane D. Ottavio da noi riferita, il primo
radunò segretamente nel suo palazzo un certo numero
di amici, a fine d’intendersi e di combinare un’azione
efficace collettiva contro i novelli eretici modernisti e
i loro fautori dell’uno e dell’altro clero.
Si recarono a quel convegno le persone più svaniate. Vi erano dei vescovi, tre prelati, due monsignori, tre guardie nobili del Papa, una mezza dozzina d’impiegati laici delle Congregazioni romane, un
gesuita dei più noti che avesse allora l'eterna città.
un principe romano, noto assai per le sup escandescenze, e persino un certo Barone, uomo accorto e
capacissimo, il quale era conosciuto pubblicameute per
clericale in politica, indifferente o peggio in religione.
Tutti questi signori, a detta del Cardinal Turini erano
in Roma i più saldi sostenitori del Papato. Nè importa che i più di loro fossero laici. Secondo il cardinale, non faceva la forza della Chiesa la sottana,
ma la fede, l’ardore della battaglia, l’intransigenza, e,
ove occorresse un santo fanatismo. Sua Eminenza aveva
invitato al convegno anche due o tre suoi colleghi del
Sacro Collegio, ma questi, subodorando la natura e
il fine della radunanza, avevano gentilmente rifiutato l’invito.
Si aperse il convegno colla lettura di una lunga
filatessa, nella quale un certo monsignore, già giornalista e abituato ai voli rettorici, fece la storia delle
persecuzioni contro la Chiesa. Cominciando coll’ingiusta persecuzione, alla quale il perfido Caino sottopose l’innocente Abele, il conferenziere risalì man mano
su pel corso dei secoli, mostrando da per tutto la mano
di Satana e l’azione malefica della Massoneria, la quale,
avendo generato di sè il liberalismo, spingeva ora
avanti il socialismo o la democrazia moderna, al fine ultimo inteso dai capi, se non dai gregarii, di distruggere
la Chiesa e il Papato. Fece vedere, come dal mostruoso
connubio del liberalismo col socialismo, era spuntato
fuori il modernismo in religione, cioè la critica applicata alla storia religiosa, alla Bibbia, alla filosofia,
alla teologia, il che veniva a distruggere gli stessi fondamenti della fede. Asserì esservi una vera e propria
congiura dei modernisti contro la Chiesa, prendendo
di mira Roma e il Papato ; e come già la Massoneria
aveva distrutto il poter temporale, così voler essi
compire l’opera della Massoneria, distruggendo l’autorità spirituale del Papa. I giornali liberali dar loro
man forte ; i socialisti spalleggiarli apertamente ; il
fine inteso da loro non potersi oggimai più negare :
la distruzione dell’autorità spirituale del Pontefice,
la negazione della podestà delia^'Santa Sede. Alla congiura antipapale, dunque, conveniva opporre un’altra
congiura : fare ogni sforzo per tener alto il prestigio
spirituale e materialedel pontificato romano; ai fogli
liberali e cattolici-modernisti opporre altri periodici
e giornali schiettamente cattolici e papalini; la vittoria non poter esser dubbia, perchè, per loro era la
verità, Gesù Cristo, Dio,
Alla prosa eloquente del monsignore, tenne dietro
una conversazione animatissima. Si discussero i mezzi
e i modi onde attuare il disegno concepito di salvare
la Chiesa pericolante. A questo fine si propose : I. Di
persuadere il Papa a pubblicare quanto prima un
nuovo Sillabo che condannasse esplicitamente gli errori dei modernisti. IL A questo Sillabo facesse seguito una enciclica che esponesse le dottrine e il sistema erroneo dei novelli erètici. IH. Insistere presso
il Papa perchè fossero esigliati da Roma, o almeno,
sospesi dalla predicazione e dal confessionale i sacerdoti e i religiosi infetti di quella pece. IV. Rendere
più severa la censura dei libri, la quale, in mano del
Maestro del Sacrò Palazzo, era pressocchè nulla. V. Far
sì che la Santa Inquisizione diventasse più attiva e
colpisse più frequentemente e senza misericordia i
propagatori di dottrine erronee. VI, Istituire per tutte
le diocesi del mondo cattolico un Consiglio di vigi.
lanza, altrimenti, un Tribunale inquisitòHale, il quale
sorvegliasse i sospetti nella fede! VII. Teuer d’occhio
i modernisti per flagellarli di santa ragione quando
i loro mali costumi ne porgessero il destro.
Ciò fatto, il Cardinal Turini spiegò di persona i vantaggi che deriverebbero alla Chiesa e alla Gerarchia
dai proposti provvedimenti.
— Non mi dilungherò — disse — sopra il bene che
noi, con ciò, facciamo alla Santa Chiesa, salvandola
da una rovina irreparabile, verso la quale io la veggo
incamminata, se non fa ritorno alla intransigenza antica. Di ciò ha parlato a lungo e bene il nostro conferenziere.
Inchini, sorrisi e significativi colpi di tosse, accolsero le parole del cardinale. Questi continuò :
— Io mi fermerò a preferenza a dire alcuna cosa
dei vantaggi temporali che dall’attuazione del disegno
proposto saranno per derivare a tutti noi. Signori
miei, non facciamoci illusione. La nostra prosperità
temporale e quella delle nostre famiglie è intimamente legata alle sorti del Papato. Se questo è prospero, anche noi prosperiamo : se decade, anche noi
decadiamo. Supponete, per esempio, che si diffonda
sempre più l’idea che il papato spirituale è una usurpazione; i vescovi faranno da sè e non ricorreranno
più a Roma. E non ricorrere a Roma, vuol dire la
perdita, per le Congregazioni romane, di milioni e
milioni di franchi. Ora, per ogni cosa i vescovi, i
prelati, i fedeli devono far capo a Roma : dispense di
matrimonii, collazione di beneficii, privilegi, onorificenze, approvazioni di Congregazioni religiose, beatificazioni e canonizzazioni di Santi, assoluzione dalle
censure, liti, soiuzioni di difficoltà liturgiche, indulgenze, eco., eco. E tutta questa bella roba produce di
gran soldi, molti dei quali vanno in tasca al Papa,
ma i più vengono in tasca a noi. Ma se l’idea del papato continua a dileguarsi, allora ogni vescovo è Papa
nella sua Diocesi, gli arcivescovi diventano altrettanti
Papi nelle loro Province, i Primati nelle Nazioni, e
Roma sarà dimenticata, cioè, resterà spoglia dei ricchi
proventi che possiede ora. Nè crediate che il mio sia
un timore imaginario ; queste idee sono correnti fra
il clero modernista, e trovano facile ascolto presso
molti vescovi, specie anglosassoni : gli è perciò che
il Papa nell’ultima creazione di cardinali si è guardato bene dall’insignire della sacra porpora vescovi
americani, od inglesi. No ! no ! latini vogliono essere,
spagnuoli, francesi, belgi, non tedeschi, o anglosassoni.
Sono gente troppo indipendente quei signori ! Sentono troppo altamente di sè : il cattolicismo, invece, significa ubbidienza al Papa, ubbidienza, e di nuovo ub
bienza !
Poi vi sono gli evangelici. Anch’essi, qui a Romanella sede del papato, disereditano a tutto potere la
podestà spirituale del Papa...
— Non cavano un ragno dal buco! — interruppe
il principe.
— No ! no ! è un errore il suo — ribattè il cardinale. — I protestanti lavorano, e alla chetichella si
vanno spargendo per tutta Roma.
— I romani veri non si faranno mai protestanti !
— tornò a dire il principe.
— Sarà, sarà. Ma quanti sono ora i romani veri ?
Non vede lei che Roma è tutta piena di buzzurri ? Ad
ogni modo, sta il fatto che gli evangelici, pur troppo,
sono a Roma in buon numero, e nonché diminuire,
crescono ogni dì più. Anche per questo, dunque, serii
provvedimenti s’impongono, se non vogliamo veder la
religione precipitare e morire. Ma non divaghiamo.
Se vien meno la fede nella divinità del papato, dove
andrà a finire l’obolo di San Pietro ? È la fede che
spinge tanti cattolici a mettersi la mano in tasca e
soccorrere del loro denaro la povertà del Santo Padre.
Ora, quel denaro in parte solo rimane al Papa ; il
resto viene a noi. Le guardie nobili, per esempio, assorbono ogni anno un mezzo milione di franchi, il
quale mezzo milione viene soperito dall’obolo. Questi
denari vanno a finire nelle nobili case romane, ridotte in istato di minor fortuna dall’invasione piemontese dell’eterna città. È vero : Pio IX non dipendéva
dall’obolo per sostenere le spese che il decoro della
Corte papale impone al Pontefice : egli, morendo, lasciò una rendita stabile di oltre sette milioni di franchi,
quanti, cioè, erano sufficienti a coprire le spese annue
del Vaticano. Sfortunatamente, alla morte di Papa
Leone, i cardinali non trovarono che un capitale per
tre milioni e duecento mila franchi di rendita, nè si
sa dove il resto sia andato a finire.
— Scusi ! Eminenza — fece di scatto il Barone —
non è esatto quanto Ella dice. Si sa ottimamente dove
parte dell’ingente capitale, lasciato da Pio IX, è andato a finire; cioè, nelle fabbriche di fosfati che poi
fallirono ; negli omnibus romani che fecero una fine
simile ; nella famosa Banca Romana che chiuse gli
sportelli ; nelle speculazioni imprudenti di un notissimo prelato ; in certi buchi neri, alcuni dei quali noti
al pubblico, dove non fu mai possibile gettar un raggio
di luce; nei...
— Zito ! zitto ! — gridarono a un coro parecchi dei
presenti.
— Che nè anche l’aria ci senta! sciamò un vescovo.
— Tuttavia, sono cose tere queste — osservò una
guardia nobile.
— Ma non sempre si deve dire il vero — ribattè il
vescovo.
— Una parola ancora — disse il Barone. — Io
ho menzionato questi ricordi dolorosi, perchè nel
mondo clericale intransigente circolano voci sinistre
sul conto di persone le quali sono proprio innocenti.
Non vorrei...
— No Ino! si quieti — interruppe il cardinale —
Ella è superiore ad ogni sospetto. Tutti sanno con
quanto zelo, disinteresse ed amore Ella serve il Santo
Padre.
{Continua).
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