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LA BUOi\A NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PUE%J^.O
(i4 domiciìio
Torino, per un anno L. 0,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 « 4,50
Per le provincie e l’eslero fianco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
Air,QEvO'.^Tf; 0£ tv ayanT;
Segutfndo la verità nella carila
Epes. IV. Ì5.
L’Ufficio della BUONA NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
di GIACOMO BIAVA, viaCarlo .\lbprto,
dirimpello al Caffè Dilei.
Le assuciiizioni si ricevono in Torloo allo
stesso Ufficio.
Gli Associaii delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria Biava.
Al mio cari««imo padre Gio. Luca Reta. 1 Confessori di Gesù Cristo iu
nel secolo XVI. Pìelro Paolo Vergerio V.—^ Quali efiftitti produrrebbe in Italia
la difFusioce delle dottrine evangeliche ecc, II.—- La Bibbia in^ Sardegna.-—Piotizie religioae — Cronachetta politica.
Ai mio cnrissimtf Padre
GIO. LUCA RETA
lo nou mi poteva aspettare maggior conforto, nè più bella riparazione
alTofTesa fattami da’ clericali in ciò
che l'uomo ha di più prezioso al mondo, l’onore, quanlo la voce di un padre che si solleva a difendermi da
quell’areua ste.ssa da cui partivano le
impronte e non provocate denigraxioni. La ringrazio pertanto delle sue
parole spirami alleilo di congiunto e
moderaiionedi crisliano, come la rin
grazio pure d’aver proclamalo implicitamente e con queir indipendenza
d'animo die sempre le conobbi, che
un foglio clericale ha potuto denigrare senza motivo e senza pretesto
un uomo innocente. Mi tornano eziandio carissime le sue parole, come
quelle che, provocando naturalmente
una risposta, ini somministrano l'occasione di correggere e fors’anco cancellare affaUo nel suo animo la Bini-
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sira impressione die sembra avervi
prodotta ia mia pretesa apostasia.
Una pubblica discussione tra un padre ed un figlio, aventi Dio e l’umana
coscienza a giudici, l’affetto scambievole a consigliere, e la ricerca del
vero a scopo, non potrà a meno di
cattivarsi l’attenzione degli uomini
imparziali. E cbi sa ancora che se
giungesse a ricongiungere il padre
col figlio, non potesse esser pegno di
futura riconciliazione tra fralelli divisi in nome di quel Dio che è principio dì carità e di vera fratellanza.
Se il linguaggio dei fogli clericali
fosse consono a quello ch’Ella mi
parlò nel giornale 1’ Armonia, questa riconciliazione, iniziala nel secolo
scorso da due nobili cuori, Bossuet
e Leibnizio, si potrebbe forse compiere in questi; ma finché durerà l’ignobile garrito d’insulti, di calunnie
e di astiose provocazioni, unico lato
in cui i clericali abbian finora il sopravvento, finché la guerra delle opinioni sarà combattuta nel trivio e col
dizionario del trivio alla mano, si persuada, ottimo padre, e cerchi persuaderne i suoi onorevoli collaboratori,
che l’opera loro non condurrà ad allro
che a sostituire un’indifferenza universale a quell’uDiversale incredulità
che prevalse nel secolo scorso in materia di religione.
Ma prinaa di proeeder oltre, rai
permetta di rimuovere tra noi due
un’indelicata parola. La sua presenza
non farebbe che raffreddare la fiducia,
dico più, l’espansione che ha da regnare tra un padre ed un figlio, i
quali convengono a serio ed afiettuoso
colloquio. Io son certo ch’Ella non
iscrisse l’odioso epiteto d’APOSTATA
indirizzandosi ad un figlio, dacché
esso contrasta troppo duramente col
tenore generale del suo foglio. Esso vi
scivolò queto ed inavvertito da qualche canlo àtWArmonia che abbonda
purtroppo di siffatti fiorellini. Non si
scrive impunemente sopra certi fogli
clericali !
Apostata! E sa Ella che significa
questa parola, o padre mio? Non fa
d’uopo al certo che le spieghi come i
cristiani de’ bei lempi primitivi la
usassero a dinotar l’orrore ispiralo
loro da quei tristi che, dopo aver rinnegato il vero Iddio, ricadevano per
paura o per interesse appiè degli Dei
falsi e bugiardi.
Ella però vede, o padre, ch’io posso
la Dio mercè respingere questo epieto nella sua accettazione slorica e
veramente odiosa. Io credo infatli in
un solo Dio, ed in un solo Mediatore
di Dio, Cristo. Ella che non è al certo
digiuno di studii biblici, saprà andare annessa a questo mio semplice
credo la promessa della salute. « Che
mi conviene egli fare per essere sai-
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vatoP » chiedeva a Paolo e Sila il
carceriere di Filippi, e que’ sani'uomini gli risposero, « Credi nel Signor
Gesìi Cristo, e sarai salvalo tu e la
tua famiglia ». ( Atti XVI, oO, 51 ).
Se nel domina crisliano 1’ unica
condizione della salule è la fede in
Cristo, piuttosto che in Pieiro, in
Lino, in Clemente o in Pio IX, ella
vede che la mia apostasia non deve
metterlo in soverchia apprensione,
come quella a cui non è preclusa la
via del cielo.
Se per apostata FJla intende poi
l’uomo ehe passa da una religione all'altra, in queslo caso noi tulli siamo
progenie d’ aposlati, ma consentiam
tulli nel benedire l’apostasia dei padri che ci schiuse un’èra di civiltà
di progresso. 0 veramente felix culpa
che fu per noi feconda di tanta ventura! Eravamo idolatri, e queH’avventurala apostasia ci ha riconciliati con
Dio mercè la mediazione di Crislo.
Se per apostata Ella intende finalmente coloro che si staccano dal
grembo della co.'i della Santa Madre
Chiesa, ove a sua della risiede la verità assoluta, per abbracciare una comunione dissidente, in questo caso
le risponderò che avendo io cessato
di credere la Chiesa del papa essere
depositaria della verità, e credendo
invece che la verità assoluta stia nel
■Vangelo, potrei ribattere con un di
ritto eguale al suo t’accusa,qualificando
d’aposlata tulli coloro che non dividono la mia fede.
Dal che ne consegue che prima di
avere il diritto di lanciarsi l’un l’altro in viso l’oltraggioso epiteto d’apo stata, i cristiani devono accordarsi
nel determinare se la verità cristiana
risieda nel Vangelo piuttosto che
nella Chiosa di Roma, od in questa
piuttosto che in quello. Ma finché
quesla gran lite è pendente, si rimanderanno l’un l’altro l’accusa, come
fanno i fanciulli della palla, e sarà
veraraenle un trastullo fanciullesco
piuttosto che una controversia intesa a vantaggiare la causa della
verità.
Ma non sarebbe egli per avventura
mollo meglio metlere in disparte gli
scherzi e gl’insulti per attenerci a quel
santo iti omnibus charilus che ci venne raccomandato da Agostino?
Mi permeila però che io ritorni ua
momento addietro. Dissi testé essere
stati qualificati d’aposlali dai primitivi crisliani coloro che, conoscendo
la verilà, ritorcevano i passi verso
l’errore e la superstizione. La prego
di ritenere questa definizione, e di
rispondere ad un tempo a quesla mia
domanda : — Qual è la vera base del
cristianesimo? Son certo ch’ella dirà:
la Parola di Dio, cioè i Vangeli, gli
Atti Apostolici e le Epistole, ritenuti
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per divinamente ispirati dalla Chiesa
del papa-, qiie’ Vangeli, quegli AUi,
quelle Epistole da cui Roma desume
non solamente i titoli della sua autorità, ma quelli ancora della sua esistenLU : dacché se Dio non avesse
parlalo, e i sant’uomini da lui ispirali
non avessero raccolti e non ci avessero Irasmessi i suoi voleri, non esi
una filatessa di nomi di santi e sante,
appiccicandovi l’invariabile rilorDello:
ora prò nobis? S. Cosma prega per
noi, S. Fabiano prega per noi, S. Sebastiano prega per noi? E come si
può egli conciliare l’intervento di questa folla di mediatori coll’ Unus et
Medialor della rivelazione infallibile
dello Spirito? Come si può metlere as
slerebbe nè Chiesa, nè Papa. E Cnqui f siemel'invocazionedellaV^ergine sotlo
andiamo perfeltamenle d’ accordo.
Così essendo , mi consenta, ottimo
padre, di consultare un momento
questa Rivelala Parola, anteriore a
tutto quanlo si fece, si disse, e fu
statuito dall’ autorità umana. Prevedendo però cli’Ella possa aver qualche scrupolo neH’aprire una Bibbia
non licenziata da Roma, ci serviremo
della volgala di Gerolamo che non
le può essere sospetta di eresia, e vi
leggeremo in Timoteo (ep. i, c. 2. 5):
— Unus enim Deus, nnus ef mediator Dei et hominum homo Christus Jesus:
Ed inollre negli Alli (cap. iv. 12):
Et non est in alio ali quo salus.
Nec enim aliud nomen est sub calo
dalum hominibiis, in quo oporteat
nos salvos peri.
Ora se nel codice costitutivo del
Crislianesimo io leggo ; « Dn sol Dio
ed un sol Mediatore » come va, padre
mio , ch’ella , VArmonia, il papa e i
credenti al papa cantino ogni giorno
il titolo di Refugium peccatoriim con
queirassoluto e perentorio non est in
alio aliquo salus?
Se ad esser cristiani è dunque necessario credere ad un sol mediatore,
che vuol dire non invocare, non raccomandarsi ad allro intercessore che
a Cristo, non potrei io qualificare di
aposlati neiracceltazione storica e veramente odiosa della parola, quella
chiesa, e i credenti di quella chiesa,
che hanno rinaegalo questo domma
fondamentale del la religione cristiana?
E mi dica ancora, carissimo mio
padre; se io fossi, come sono veramente convinto di questa cardinale
verilà evangelica, non esservi che ua
solo Mediatore, ma che cedendo ad
una falsa quanlo ridicola convenienza
sociale, 0 ad un vaporoso sentimento
poetico mi rimanessi nella comunione
sedicente caltolica cbe ammette un
nugolo di mediatori, se vi rimanessi
affogando le voci della coscienza, e
spegnendo il lume della ragione, quale
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epiteto meriterei io allora? Le benedizioni di un padre, egli applausi dei
fogli clericali mi proclamerebbero ribenedetto innanzi al mondo .... ma
innanzi a Dio e innanzi a me stesso
io avrei consumata l’aposlasia del
cuore; quanlo più mi vedessi esaltato
agli occhi altrui, allrellanto mi sentirei sprezzevole a'miei, sprezzevole
al doppio lilolo di apostata e d’ipotrila.
V'orrebbe Ella , o padre , che per
far opera d’ubbidienza figliale io cadessi così a basso da mentire alle convinzioni del cuore ed ai portati della
ragione?
Non si crucci tampoco, mio ottimo
padre, di ciò che possan dire o pensare di me i mici vecchi elettori ed
amici sapendomi separato dalla chiesa
di Roma. Dotati di buon senso e caldi
d’amor patrio come gli ho sempre conosciuti, son certo che se cadde loro
sott’occhio il suo foglio, avran dello:
— Creda il nostro amico a ciò che il
cuore gli dà di credere, ma onori nel
suo esilio la patria.—Cesserei di slimarli se potessero pensare altrimenti,
perchè sconoscerebbero il primo degli
umani diritti, la libertà di coscienza.
La parte della sua lellera che pii:i
mi commosse, e che me la rivelò come
la spontanea ed affettuosa manifestazione di un cuore paterno , si è là
dov’ella mi mette a parte della solle
citudine con cui andò rintracciando
una speranza ne’miei scritti. Mio caro
padre! chenon farei per infiorarle,
non già di speranze, ma di grata realtà
il senliero de’suoi vecchi giorni! Ma
non v' è egli altra via di consolarla
che il mio morale suicidio? E non
« conviene egli d’ ubbidire anzi a Dio
che agli uomini? » M’è però dolce
pensare che se cercando conforto al
suo dolore ne’miei ultimi scritti, ella
non vi rinvenne che una lontana ed
infondala speranza , le pagine anteriori della mia vita, cioè la vita stessa
in azione, le possa offrire più solido
compenso. Voglia pertanto scorrerle
ed esaminarle, e trovandole tutte impronlate di amor figliale e di rispettosa deferenza, ne trarrà argomento a
sperare che la continuazione del libro
corrisponda ai principii, nonostante
che la mia coscienza m’abbia imposto
di rinunziare ad un sistema cui io
aveva cessato di credere.
Ella invece si lusinga che 1’ amore
delle antichità cristiane mi rifecondi
in cuore le perdute credenze; ma debbo
io dirglielo? Furono appunto gli studii
della sloria ecclesiastica quelli che vi
consolidarono le nuove. Ella mi chiede dove fosse la Riforma prima del
secolo XVÌ, e quegli studii mi fan
chiedere a lei dov’ era il cattolicismo
romano prima del quinto?
Per quanto io abbia cercato e in-
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yestigalo que’ documenti , non mi
venne fatto di rintracciarvi neppure
un’ombra di ciò che forma 1’ universale credenza dei moderni cattolici.
Cercai nelle catacomlte che furono la
Chiesa e la sepoltura dei martiri, ma
non vi rinvenni traccia deli’ invocazione ai Santi ed alla Vergine, nè di
assegnamento falto sulle opere, nè di
culto tributato alle imagini. Nulla,
nuH’altro che una colomba e un’arca,
simbolo di speranza, una palma simbolo di martirio, una fiaccola simbolo
di fedel E sopra tutto questo le iniziali del nome di Cristo , le invocazioni a Cristo , r atmosfera tutta impregnala della santità di Cristo. Interrogai i primissimi dottori della
Chiesa, ed un Clemente vescovo di
Roma e successore di Lino m’insegnò
la dottrina evanpeiica della giu?tificazione per la fede senza le opere
della legge: « E noi pure , così quel
sant’uomo, essendo chiamati a Gesù
Cristo siamo giustificati non per noi,
non per la nostra sapienza , o intelletto 0 bonlà, non per le opere che
abbiamo compiute in santità di cuore,
ma per la fede». Lo stesso linguaggio
mi venne parlato da Clemente Alessandrino; «Se vi fosse consentilo ,
così egli insegna, comperare la salute
eterna che non dareste per averla? Ed
ora potete conseguirla mercè della
fede e deiramore. Giulia può vietarvi
d’acquistarla , nè povertà, nè squallore, nè età, nè condizione di vila.
Credele perciò in un Dio, che è Dio
ed uomo, e ne riceverete il guiderdone
dell’eterna salule, cercate Dio , e vivrete per sempre ». Consultai la disciplina della Chiesa per vedere se vi
fosse indizio della supremazia di Roma papale , e vi trovai invece che il
venerando Policarpo, discepolo di Giovanni, negò sempre acconciarsi all’o
pinione del vescovo di Roma Aniceto
circa la ricorrenza della Pasqua. Vi
trovai che Ireneo vescovo delle Gallie, ed allri vescovi, rimproverarono
aspramente Vittorio vescovo Ui Roma
dell’aver egli lancialo una precipitosa
scomunica contro coloro che non voleano celebrare la Pasqua secondo il
rito d’Occideule , esortando, a detta
d'Eusebio, quel vescovo « a cercare
prima le cose che possono produrre
1e^ pace, l’unione, la carità tra i suoi
prossimi». Consultai i Concilii, e
trovai che quello di Elvira avea proibito le imagini che una rinascente idolatria tentava d'introdurre nelle Chiese. Interrogai Ambrogio e sentii che
rimproverò Monaca per ciò che usava
portare qualche ofl'erta sulla tomba dei
martiri. Rovistai altre carte per vedere se mi venisse fallo trovare un
vestigio di Sant’Ufiìcio, di capestro ,
di rogo, d’indice e m’avrenni invero
nel venerabile Atanagio in cui trovai
7
scritto: * Il Salvatore disse, se alcuno
vuol seguitarmi, mi segua...» ma egli
non fa violenza ad alcuno, e si accontenta di dire all’anima come alla
Sposa del Cantico: «Aprirai, oprediletta. Imperciocché la verità non si
propaga colla spada nè colla lancia ,
bensì colla convinzione e coH’esortazione». Cercai il culto della Vergine,
6 lo trovai consegnalo nella 78 e 79
delle eresie registrate nel Panarion
del vescovo Epifanio canonizzato da
Roma. Non trovai tampoco traccia di
confessione, d’indulgenze, di reliquie,
nè d’alcun’altra di quelle mille appendici che convertirono il culto in ispirilo e verilà, in una congerie di forme
ridicole e vane.
Eccole, caro padre, una rassegna
che non lo incoraggerà a far molto
assegnamento sulla storia ecclesiastica
per vedermi ricondotto al papismp. In
quanto poi alla dimanda eh’ ella mi
fa, cioè come io abbia trattata la sloria della riforma ginevrina, le risponderò in prima non essere io calvinista, ma evangelico, e che se Calvina,
il quale non si credea però infallibile,
non fosse da seguirsi in ciò che facea
o dicea di bene sol perchè il suo zelo
gli consigliò qualche alto di crudeltà,
ella dovrebbe respingere con orrore le
decisioni di tanti papi che menlre si
pretendevano infallibili , altro passatempo non ebbero che di bruciare ,
squartare, abbrustiare , strangolare ,
tanagliare la povera umanità come se
la fosse proprio stala carne da macello. Mi permetta adunque di risparmiare al suo animo che abborre dalle
violenze, l’enumerazione dei delitti di
Roma papale, e di ricordarle invece
che uno de' suoi più appassionali panegiristi , ii bibliotecario Anastasio,
ebbe a scrivere ( in Leon. Ili ): Per~
misit Deus, ut etiam quidam parum
probi pontífices aliqmndo hanc sedem tenerent, quale sane fucrmt Siephamm Ili, Leo F, Christophorus /,
Sergius III, Joannes XII.
Ma vedo che già Iroppo mi dilungai per una prima lettera; perciò m’affretto a far punto, invitandola ad una
categorica risposta, che terrò come un
nuovo e caro pegno di quella paterna
sollecitudine ch’ella mi seppe esprimere con tant’abbondanza di cuore
nel suo ultimo foglio.
Ginevra 8 ottobre 1854.
Suo Ubb.mo Aff-mo Figlio
Costantino Reta.
1 CONFESSORI DI G. C. IN 1TALI4
NEL SECOLO XVI.
Pietro Paolo Vergerlo
V.
Le persecuzioni, invece di domare
il suscellibile animo di Vergerio, contribuivano ad inasprirlo vie più con-
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Irò la curia romana e raddoppiare il
suo zelo e la sua operosità per la diffusione della fede evangelica. Fu gravissimo il danno che in pari tempo
ebbe a ripatirne la religione caltolica,
innumerevoli i fedeli che per lui fecero passaggio alla riforma, immenso
il discredito che ne segui per la ciiiesa
del Papa. Ciò considerando, Giulio m
volle tentare ancora una volla la sorte
e far di tulio per riguadagnare alla
sua causa un si fiero e temuto nemico ; per cui diede incarico a Girolamo Franco, suo legato in Isvizzera,
di tentarlo con ogni genere di lusinghe e promesse. Wa quesle mene pontificie non servirono che a somministrare nuove armi al Vergerio per
combattere il papato. Ed è proprio
singolare che un ex-vescovo e nunzio
della sede catlolica, dopo d’aver convocalo il Concilio di Trento, divenuto
pastore riformalo, si sia servito del
suo ascendente presso i Cantoni della
Svizzera per impedire che i catlolici e
i protestanti v’inviassero deputali. Assicurasi ch’egli sia puranco riuscito a
far richiamare quello che la città di
Coira vi aveva di già invialo. Non
v’ ha dubbio che Vergerio secondava
in queslo gli sforzi deH’ambascialore
francese-, ma è curioso vedere il cristiauissimo Enrico lì servirsi dell’opera di un paslore proteslante, cui
avrebbe falto senza meno bruciare se
lo avesse avuto fra le mani.
Nè a ciò solo reslringevasi la guerra
mossa dal Vergerio conlro il romanesimo; non reslringevasi nemmeno
alia predicazione, che giusta quanto
osservammo, esercitava con tanto
danno della f hiesa romana, e profitto
della fede evangelica, grazie alla straordinaria eloquenza di cui era fornito;
ma, pieno com’era d’erudizione e di
dollrina, versalo nelle controversie, a
giorno di tanti segreti della curia romana, facile nel dettare, e quei cheè
più dolalo di lanta grazia e brio nello
scrivere da farsi leggere cun piacere,
volle pur anco adoperare la stampa,
innondando il mondo caltolico e protestante di libercoli slorici, dommalici e satirici, alTìne di combattere le
superstizioni, le false dottrine, lo usurpazioni ed i vizii della curia romana.
E perchè codesti libercoli potessero
più facilmente circolare ed essere inIrodotli dappertutto, non ostante la
vigilanza de’satelliti pontificii, pubblicavali in piccolissimo formato, ma
continui e innumerevoli a segno, che
raccolti poscia formavano Ire grossi
volumi in quarlo. Di essi daremo il
calaiogo alla fine di quesla biografia.
Quello poi che più stupisce in Vergerio si è la mollitudine e diversità di
cure alle quali sapeva attendere quasi
nel medesimo tempo. Infatti mentre
faceva guerra a Roma, per distruggerne la potente influenza, volgea la
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sua attenzione alla riforma per edificarla, estenderla, e liberarla dalle interne scissure, non meno che da’ cattolici attentati ; ne sia pruova ciò che
egii scriveva da Vico Soprano al suo
amico Gualtero : — « Mi è bisognato
« andare in Valtellina e patire molti
« incomodi per alcuni Anabattisti. In
0 fine ne bo riconciliali alcuni, ed al<■ cuni ho falto partire dal paese. Un'
« altra grave pugna ho avuto co' Pa« pisti che ci facevano molle novità
■ e molli insulti, ed anche questi ho
• vinti coiraluto del Signore. Ho ri« conciliato Camillo al ministro ed
« alla chiesa di Chiavenna, e 1’ ho
« astretto ad accettare una confes« sione .a mio modo. Queste faccende
« mi hanno qui ratlenulo, ed insieme
« molli poveri fralelli che qui sono
« fuggiti ».
I catlolici sdegnali pe’ continui progressi della Riforma, e nulla potendo
contro la legge che autorizzava la fondazione delle chiese evangeliche presso i Grigioni, diressero la loro virulenza conlro la libertà accordala agli
Italiani di stabilirsi in quel paese, gridando essere un’onta per la repubblica di dare asilo ad uomini scellerali che i principi crisliani avevano
espulsi da’ loro dominii. A codesti
gridatori si aggiunse una folla di frati
venuti da Milano e da Como, i quali
alz/iivano ia moiiitudioe a sollevarsi
conlro le aulorità civili che tolleravano la diiTusione dell’eresia e dell'errore. Fecero presentare una petizione percliè si richiamasse in vigore
una legge anlita, a niente della quale
i predicatori evangelici non potevano
dimorare più chc tre giorni in Valtellina. Il governatore, Antonio De Pianta, anch’egli evangelico, temendo che
i rifugiali non fossero vittima del fanatismo da cui la feccia del popolo
era invasalo, acconsentì a siiTulta misura; epperciò i predicatori delia Riforma e quanti altri lenevano per essa
dovettero immanlinenli sgombrare.
La fermezza del governo polè alquanto ralTrenare gli sforzi di quei
maligni che di conlinuo suscitavan le
passioni de' cattolici per farle prorompere, alla minima occasione, e
sotto il più lieve pretesto, conlro i protestanti. Fra questi ultimi chi ispirava
loro maggior odio e terrore era il Vergerio; e nel 1555, allorquando recossi
altra volta in Valtellina, una deputazione di caltolici andò supplicando il
governatore perchè lo bandisse all’islanle, ed evitasse qualche serio scandalo che la sua prseenza avrebbe potuto cagionare. Vergerio comprese
bene il senso di quesla minaccia, e si
allontanò volontariamente ; « imperciocché, diceva egli, costoro mirano
a colpirmi col pugnale, coll’arma a
fuoco e col veleno, a tradimento ! »
10
Usciremmo da’ limili del nostro argomento se qui volessimo narrare tulti
i torbidi ed i sediziosi attentali a’quali
quella fanatica e mal consigliata plebaglia trascorse, violando le leggi del
paese, e non di rado macchiandosi di
sangue civile e di nefandi delitti contro pacifici ed onesti cittadini.
Ma di sì orribili colpe erano responsabili davanti agli uomini e a Dio gli
iniqui e misteriosi agitatori e minislri
del romano pontefice, e specialmente
quesl’ullimo che ne dava il mandalo.
( Continua )
Quali effetti produrrebbe iu Ka'ia
LA DIFFISIOITE
DKLLE DOTTm^E EVA^GELICHE
LETTERA II.
SPIRIIO DELl.\ DOTTRISA EVASGEUCA
Le gravi controversie che furono
sollevale intorno alla dottrina evangelica, i violenti attacchi cui fu esposta, e l’indole peculiare della nostra
ricerca rende necessario che si esponga dapprima quale ne sia lo spirito,
affinchè sieno giustificate le conclusioni cui intendiamo riuscire.
Fino dai primi secoli del Cristianesimo vediamo quesla dottrina fatta
bandiera di due opposti parliti; l’uno
di coloro che colla fermezza dell’animo e colla santità delia vita difendono e coBservano l’integrità della
parola divina; l’altro di coloro che
la travisano e la fanno servire a’proprii fini come stromento di mondana
dominazione.
Quesla grande divisione sussiste
ancora, ed è rappresentata da un lato
dalla seltii compatta , organizzata ,
uniforme de’seguaci di Roma, dall’altro dalle varie comunioni evangeliche, le quali conservano l’unità della
doltrina credendo nella rivelazione
divina, ed ammellendo insieme quella
libera manifestazione delle opinioni
individuali, la quale maravigliosamente corrisponde a quella varietà
che r umana natura presenta nelle
sue attitudini, quantunque identiche
nel loro fondo, e soddisfa quindi ai
bisogni della intelligenza e del cuore
dell’uomo, il quale deve prestare al
comando religioso un’obbedienza illuminata ed amorosa.
Una tal prova di tanta maggior
luce rifulge, in quanto cbe coloro che
appartengono alle comunioni evangeliche, non hanno bisogno, al pari
de’seguaci di Roma, di ricorrere alla
storia di diecinove secoli, di rilesserla c svisarla a loro modo, onde
dimostrar vera la propria dottrina, e
di essere nella fede ; ma loro basta
ricorrere ai libri santi ed alle opere
proprie per conchiudere che sono col
Vangelo e che servono a Dio.
Ma qui importa stabilire nettaiijenle
11
l’indole ed i caratteri dell’ Evangelismo, code a primo tratto si possa
distinguerlo da ogni alira corrotta
dottrina, e vedere in qual cosa esso
soslanzialmente risieda.
Ciò che distingue l’Evangelisnio da
ogni altra dottrina e precipuamente
da! Romanesimo, sono questi due
punti cardinali ; 1" la salvazione per
la sola fede ; 2" la libera interpretazione della sarra Bibbia. La salvazione per le opere, e l’interdetta interpretaz.ione de’ Libri Santi sono le
basi della dottrina ed autorità di
Roma.
L’Evangelismo appoggiato alla dottrina di Crislo e degli Apostoli sostiene che la salvazione non può mai
esser dovuta alle opere dell’ uomo,
ma alla sola fede. Credere che la salute eterna sia dovuta al fedele come
un debito è un supporre l’opera di
Cristo imperfetta; è lo stesso che ritenere che ai di lui meriti i quali tolsero il peccato, si possa aggiungere
qualche allro merito; chc 1' opera
umana possa perfezionare l’opera divina. Questo la ragione lo intende e
disapprova.
Ma la ragione tace dove Dio ha
parlato; « Non vi è alcuno giusto,
non v’è alcuno che faccia il bene, non
pur uno H. È forse dopo quesla esplicita sentenza che aU'uomo può rimanere speranza di operar nulla che ah
bia un qualche peso di bonlà sulla
bilancia divina?
Quindi s’intende: « come nessuna
carne possa essere giustificata dinnanzi a Dio per l’opere delia legge,
ma per la fede senza le opere della
legge; imperoccliè se tutti avevano
peccato, qual debito aveva Dio verso
gli uomini? Nou era dunque possibile altra cosa, fuorché essi fossero
graluilameute salvati per la grazia ;
10 che Dio ordinava per addimoitrare
la giustizia sua, la quale » giustifica
colui ehe è della fede di Gesù». E
giustissimo quindi si pare ciò che
Paolo soggiungeva: « dov’è adunque
11 vanto? Egli è schiuso. Per qual
legge ? dell’opere ? No ; anzi, per ia
legge della fede ».
La salute per lu fede-, ecco l’altissinio fondamento dell’Evangelismo.
Il secondo carattere è l’uso libero
della ragione nell’interpretare, ossia
nel ricercare il vero senso della parola divina.
L’uso della liberlà di ragione in
sì grave argomento è non solo conveniente, ma molte circoslanze concorrono a dimostrarlo necessario.
Prima di tutlo devesi osservare che
se la ragione è impotente a diciferare
gli alli misteri che coprono l’esistenza
e l’opera di Dio, essa però in virtù
di quella scintilla del lume divino
che brilla nel nostro inviluppo dei
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sensi, è tuie da intendere, se un comando per l'indole e bonlà sua corrisponda all’idea che abbiamo della
sapienza divina. La ragione può dunque distinguere l’opera divina dall’opera umana; la legge che emana dal
cielo, da quella che è formulata dall'arbilrio deli’uomo; essa senza penetrare nel mistero, può prestare una
obbedienza ragionevole alla rivelazione. Ma questa obbedienza ragionevole potrebbe essa prestarla se le
fosse tolta la facoltà d’interrogare i
Sacri Libri, e se la sua credenza dovesse tutta riferirla alla pnrola d'un
allro uomo? Qui si mostra la dill'erenza essenziale che corre fra l’obbedienza domandata dall'Evangelismo,
la quale è ragionevole, e quella richiesta dui Romanesimo, la quale non è
guarentila che dalla sincerità interessata e dispotica del prete.
D'altronde conviene dire che il
significato de' testi biblici non è sempre cosi evidenle che nou lasci luogo
a dubbio; che quindi non renda necessarii de’confronti, dai quali, ove
se ne dedura uua conseguenza, manifesto apparirà come coloro che li
interpret,mo possono esser condotti
in sentenze diverse. Ma che perciò ?
«arà tolta 1' unità della fede ? No :
anzi l’unità della fede viene rafforzata dalla credenza comune nella rivelazione de’ Libri Sacri, e dalla spon
tanea e ragionevole adesione che
l’uomo vi presta; poiché là solo si
incontra l’unione dove un libero volere s’accorda sopra un principio che
lutti egualmente interessa.
. Ora ci faremo a ribattere una obbiezione, quaniunque le lante volle
vittoriosamente confutata , la quale
riguarda quella taccia che la Chiesa
romana suole apporre alle comunioni
evangeliche; di favorire l'immoralità
proclamando che non alle opere va
ascritta la salvezza eterna; di favorire l’anarchia permettendo la libera
interpretazione della Bibbia.
Farmi inutile rispondere alla prima
parte come a priucipio, poiché se la
salule è un dono, essa non può mai
essere un debito. Come principio di
fede l’obbiezione cade davanti a quesla sola osservazione.
Wa ci faremo lecito di osservare
come potrebbe la fede, quale solo
mezzo di salvezza, favorire l’immoralità. Come conosciamo noi Dio P
per la sola fede. La fede è dunque
guida della ragione. Ma la ragione
non è dessa giudice delle azioni?
dunque la fede che è guida della ragione è anche ispiratrice del cuore ;
essa abbraccia l’uomo intero, ne domina i sentimenti, si manifesta per
le sue opere. Di là risulta evidente la
verità del delto di s. Jacopo , che ;
« la fede sprovvista delle opere è una
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fede njorla h che torna quanto dire,
che è nulla, che non è fede.
La fede al pari dell’anima è adunque un principio di vila, è un principio allivo. Ora la fede in Dio si
manifesterebbe essa perle opere malvage? Aon mai; essa non si può manifestare che per l’uniformilà delle
opere alla legge.
La queslione dunque si restringe
al merito delle opere. Ne hanno esse
alcuno? No: percbè la salvazione è
opera della grazia-, perchè l’opera
dell’uomo davanti a quella di Dio è
sempre misera, bassa e senza pregio.
Possiamo quindi conchiudere che
pienamente giusta si mostra l’evangelica dottrina « della salvazione per
la fede », poiché essa obbliga ad operare il bene, quantunque davanli a
Dio r opera dell’ uomo sia sempre
priva d’ogni merito.
Alla seconda parte deU’obbiezione
fu già a sulTicienza risposto con ciò
che fu delto inlorno alla necessiià
della libera interpretazione nella materia religiosa.
L’Evangelismo è dunque la sola
dollrina vera, come quella che tende
a porre l’uomo in faccia a Dio senza
intermediario umano, a renderlo libero sollo il peso d’una libera coscienza , e a stabilire e santificare
tulti i rapporti che egli ha non solo
Coll’Essere supremo, ma eziandio coi
suoi simili. Nulla s’incontra che sia
da esso sacrificato nell’umana natura,
nou la ragione che esso solleva e rischiara, nou il senlimento che esso
purga e dirizza ali’amore ed ai fini
superiori dell'uomo. L’Evangelismoè dunque tutta la sapienza divina, ed
è insieme il principio dell’emancipazione umana; è la parola di grazia ed
insieme la sanzione della responsabilità delle azioni; è il germe fecondo
della carità che si sostituisce alla violenza per creare eziandio il benessereterreno dell’associazione degli uomini,
LA B!«B!A \\ SAIlDIiGiVA.
Sollo la dilla degli ì l setlembre « gi'oroali polilici deirisulu Ji Sardegna |itib)ilr>
cavano un annirnzio, col quale si avvfrlivano i vari! meinliri delle chiese kifoiiMATE essere giunio in Cagliari un adente
della Socielà Bibliliea di Londra eon una
forte provvisione di Bibbie a prezzi l»>nuissimi. Menlre ì’agettlesoìlecituia i suoi
correligionari a profillare dell’occasione,
si faceva un dovere di oflrirc lesue Bibliiea qualsiasi altro ahilatore dell'isola, [,’agenie si annunziava alloggiato ail’albergO'
del Progresso, e si firmava N. Giiavcom
n. N.
SilTatlo annunzio innocenlissim,«' Ba
eccitato la bile dei clericali, ed il »¡rari»
generale di Cagliari, un tal prete Oppa,
pubblicò per le slainpe in data, efcl 20
settembre una circobre a lutti i parroehi,
della quale riporteremo i brani principali
per far vedere l’odio cbe nutrono 1 clericali coDlro la s. Parola di Dio.
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Dopo di avere riportati alcuni brani
deU’aoDunzio e messi nel lume il più sfavorevole, cosi prosiegue :
« A tali annunzi ed a sifTatle insinuazioni publìlicate nei nostri periodici, saremmo Vili merceniifi e muti cani noi
ministri caltolici, se non ci scuotessimo
(proprio a uso cani) nel nfistro zelo; e io
più di tulli tradirei scandalosamente gli
streiti doveri del mio uiFizio, se il primo
non mi facessi ad eccitare la S. V. M. R.
e tutto il clero della arcidiocesi, ad accorrere pronti e solleciti in difesa del gregge
alfidatori, e respingere a lutl’uomo gli
attacchi violenti ed insidiosi conlro la nostra fede ».
Ma di grazia, cosa ha mai fatto il cap.
Graydon? Ha annunziato che vendeva la
Bibbia a basso prezzo; ed è questo un
attacco violento ed insidioso contro la
fede di D. Oppo ? Se ciò fosse bisognerebbe
dire che la fede del prete Oppo è tale che
è distrutta soltanto dalla lettura della
Bibbia: che il gregge del prele Oppo è
tulto distrutto ae giunge a leggere la
Bibbia. Tali espressioni souo più dannose
al cattolicisnio di quello cbe lo sieno lutti
gli attacchi dei protestanti..
« Quando i ministri protestami non risparmiano a’disagi, non curano dispendi,
aiiiontauo persino i riguardi deiros(»italità onde predicare l'errure ai cattolici in
contrade straniere, potrà senz’onla e senz’infamia lacere un ministro cattolico in
cuttolica terra?......»
Monsignor vicario finge di non sapere
r:be il cap. Graydon è un vecchio ed onorato miliiare, e non è mai sialo un ministro protestanle. Egli non predica ai cattolici ; ma vende le Bibbie, le cifre a’suoi
correligionari ; non le ricusa ai callolioi
che vanno da lui a domandarle ; percbè
nou domanda neppure a qual religione
appartengono i compratori ; non offende
l’ospitalità, perchè nou vende libri proibiti dal Governo, e non li vende nascostamente. In quanto poi all’infamia, lasciamo
che gli uomini di buon senso giudichino
se l’avrelibe incorsa monsignor Oppo tacendo, 0 se l’ha incorsa parlando in quel
modo.
Passa poscia mons. Vicario a ripetere
la già vieta calunnia di mutilazione, soppressione, alterazione della Bibbia. Dopo
di che incomincia un piagni.>iteo e dice
che la carestia, il colera ed altri mali sono
un nulla a paragone di quell’osie infernale che rugge quasi leone, e va cercando
di divorarsi la fede cattolica, l’eredità
degli avi acquistata col martirio e col
sangue.
Povero cap. Graydon ! i vostri amici
rideranno di cuore al sentirvi chiamato
un leone. Voi duoquo volete divorare la
fede dei Sardi ! bisogna dire che monsignor
Oppo sappia che è ben poca cosa la loro
fede se teme che voi possiate tutta divorarla.
Diipo tali smargiassate monsig. Oppo
predice il finimondo se i Sardi osano di
comprare la per lui spaventevole Bibbia ; e confida nel patrocinio della Vergine
immacolata che almeno l’isola di Sardegna sarà risparmiata dal da lui predetto
flagello. Ma poscia quasi non piii fosse
sufficiente il potentissimo patrocinio della
immacolata dice cbe : « fa d’uopo di vigilanza somma nei pastori delle anime :
bisogna chc accendansi di sanlo fuoco nel
zelo del loro ministero; e levando alto la
voce, e quauto lo dimanda la prepotenza
delle circostanze, riebiatnipo i fedeli ai
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dommi giurati da loro nel lavacro della
rigeneraziune ».
Desidereremmo sapere per noslra istruzione se Dell'isola di Sardegna .si f.mno
giurare i baml)ini die si liattezzano di uon
)Pi:gere la Bibbia. Biso^mi bene che sia
cosi altrimenti il paragrafo suddetto sarebbe un non-senso.
Premessi tali prelu<li, passa don Oppo
ad insegnare ex caledra ai parrochi (juello
che debbono insef»nare.
■1'’ «che non può alcuno ricevere, o
ritenere per veri insegnamenti di fede e
di co.-itunii, se non gli vengono come tali
ministrati dalla s. Chiesa cattolica apostolica romana ».
Duuque gl’insegnamenti dei Vangelo
noo si possono ricevere per veri in.^egnamenli di fede e di costunii senza la sanzione di Roma. Caro capitano Graydon
consolatevi, se s. Paolo r.ndasse ora in
Sardegna a predicare quello che voi vendete stampato, che sono pure parole di
».Paolo, don Oppo lo tratterebbe da leone
ruggente come tratta voi.
2" ic che uon può cadere in ciò errore
scu.sabile, essendo la cattolica chiesa nou
solo perpetua ed infallibile.....ma eziandio visibile nel romano pontefice successore di Pietro, e nella non interrotta serie
dei vescovi successori degli Apostoli ».
Quanta roba in un solo liato I peccato
che così belle dottrine che ai tempi di
Gregorio VII s’ingoiavano come pillole,
ora non reggono più in faccia alla Dibbia,
lilla critica, alla storia, alla ragione, al
buon senso 1
S“ « Che in lei sola (nella Chiesa romana) sta la divina missione di dispensare
per tulto l’orbe la parola di Dio ».
Si desidererebbe da don Oppo un solo
passo del Vangelo in prova di questa sub
asserzione.
4“ Il Che non può rispettarsi come
divina e isi.irala dallo Spirilo Sanlo alcuna Scrittura, la quale non venga per
lale riconosciuta dalla Chiesa cattolica, e
per essa dal K. P. e dai vescovi ».
Il papa dunque ed I vescovi sono, secondo don Oppo, superiori a Diu stesso;
pen liè secondo lui essi sono quelli che
devono approvare la parola di Dio. Iddio
non può parlare senza l'approvazione del
papa, 0 se avrà parlalo, quello che ha
delto non sarà sua parola finché il papa
non l’abbia approvala.
5“ Avverte che le Bibbie di cui si
parla sono proibite dai papi e dai vescovi;
quindi, secondo la teoria di don Oppo, non
sono parola di Dio. Vi è in esse Bibbie il
Vangelo tale quale fu scritto dagli Evangelisti, don Oppo lo sa e nou lo può negare ; ma quello stesso Vangelo che stampalo a Cagliari colla approvazione di
don Oppo sarebbe parola di Dio, stampalo
a Lnndra senza la sua approvazione diviene un libro empio.
Il sesto cd ultimo insegnamento è una
minaccia d’inferno nell’altra vita non solo,
m;i di scomuniche in quesla per chiunque
ardisse comperare, ricevere in dono, distribuire 0 cooperare alla diftribuzioìie di
dette Bibbie. Chi fosse reo di tali orribili
dcliili è condanniito da don Oppo irremissibilmente airinferno; imperciocché neppure in punto di morte potrà venire asseto (sic) da tale orribile peccato.
Non poteva don Oppo terminare la sua
circolare senza inveire contro le scienza
ed esaltare la beala ignoranza che ingrassa
tanlo il clero: perciò inculca ai parrochi
I <ii predicare, specialmente alla gioventù,
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contro la isinizione, chiamnndola la funie
di tulli i mali. Cn.'-ì facendo, conc.hiiide
doD Ojipo, 0 ne avverrà che la religione
dei noslri padri sarà custodilu, dife.sa
e conservata.
Noi non siippiamo se i parrochi dell’isola abbiano obbedilo alle iogiunzloiii dei
vicario, 8(1 abbiano predicala la crociala
conlro la Bibbia: ma calcolando sul buon
senso della popolazione possiamo credere
che la circolare di dun Uppo abbia fallo
vendere più Bibbie che non ne facessero
vendere i manifesti del cap. Graydon.
KOTIZIE U1XI610SE
TniNO, 10 ottobre. — Il chnlèra ha
rapiti' in poche ore Kos'i Franchino, mnplie di Giuseppe Gatti, giuvane di 26 anni.
Questa giovane da un am o circa a quesla
parie aveva abliaridonala la rfbgì(i|ie caltolica, ed era dala airosservanza del puro
Vangelo, i noslri leltori rammenteranno
che noi abbiamo dovuto alira volta deplorare una sommossa di basso |)opolo
isligala e capii mata dai preti in Trino, e
comiiiendiila dall’ Armonia e consorti.
Quella soiiHiiossa era dirclla conlro Rosa
Galli, la quale polè a mala pena salvarsi
fra i colpi di (lielre e le grida di un (lopolo
fanalizzalo. Alla morie di lei erano per
rinnovarsi fnrse più ireniende, almeno
più vili al certo, le scene brutali dell’anno
scorso: ma la sapienza di quel sindaco ha
credulo evilare lo scandalo cou una misura
se non energica almeno prudenziale. Già
il popolo si preparava a rinnovare gli orrori accaduti più volle a Nizza; ma il sindaco, radunalo il con.'-iiilio, ordii,ò che il
cadavere di Uosa Galli fosse Ir.isporlaui in
Tonno accompagnato dal itiH'iln della
defunla e da un suo amico, e scortato da
quailro carabinieri fino in luogo dove non
vi fosse più pericolo del f urore clericale
che non la perdona neppure ai morii.
il sindaco dopo aver |irovvedulo che
non accadesse verun disordine, accompagnò Il cadavere con due It-liere ulBciali, una dirella ai paslori evangelici di
Torino, pregandoli a dnre onorala sepoltura secondo il loro riio al cadavere della
loro correligionaria, l’aliraal Queslore di
’Torino. Giunio il cadavere alla capitale,
immediiitameDte le aulorità accordarono
l’onorevole sepoltura alla defunta, che fu
sepolta coi debili onori nel cimiierio
evaugelico della capitale. Onore a quell’ottimo sindaco che ha saputo far rispettare per quanto le circostanze gli pertnellevano, la liherlà di coscienza, ed
eviiare quei disordini che disonorano uq
paese civilizzalo, e che non sono approvali che da coloro che vorrebbero ricondurre il paese in pieno medio evo. Gi rlserbiamo in un altro numero di dare
qualche dettaglio sulla morte di Rosa
Gatti.
CROXACHETTA POLITICA
Torino. Il dì H i casi di cholera salirono a 6i e i decessi a 51. Sedici soltanto fra quei casi avvennero in cillà, e
otto morti.
Fiìa.ncia. La gran notizia del giorno è
la morte de! maresciallo Sainl-Arnaiid, il
quale di mal ferma salute da mollo tempo,
non polè resistere alle straordinarie faliche della spedizione in Crimea, e della
battaglia deH’Alnia. 1129 senlenilosi male
assai egli s’imbarcò sul vapore il Berlholel, per ritornare in Francia. Ma per mare
spirò, dopo aver trasnienso il comando
dell’esercilo al generale Canrobert.
Londra. Si scrive da Londra alla Presse
che H minislero inglese sarebbe d’avviso
di concludere con l’Austria un aggiustamenlo tendente a limitare i pnieri del generale austriaco nei Principati Danubiani
all’umministrazione pura e semplice della
sua armala.
In quanlo aH’animinisIrazinne del paese,
ess i dovrebbe apparlenere e.=clusivainenle
ag'i ospodari ed ai loroagenli interamente
indipendenli dal generale austriaco. Ciò
vuol dire che a Londra sì sa quanlo valgono i croati per amministrare i paesi da
essi occupali.
CosTANTiNopoi.i : S. Il bombardamento
di Sehaslopoli dovea cominciare il 4.
Nissuno dubitava che quella piazza verrebbe espugnala io pochi giorni.
Direllore P. G. MEILLE.
Gnosso DosiEnico gerente.