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Anno 122 - n. 40
17 ottobre 1986
L. 600
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice.
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
L'ASSEMBLEA GENERALE DELL'UCEBI
A Palermo si continua ad uccidere. Giorni fa è toccato ad
vm bambino di 11 anni, Claudio
Domino.
In questo momento, accanto
alia battaglia antimafia, mi pare
che sia in atto in città:
— un processo di « restaurazione » sul versante della politica (F. M. StabUe, nell’ultimo
numero del ’’Segno”, ha scritto
che « tutti i benpensanti, comprese le autorità ecclesiastiche...
hanno appoggiato il ritorno della vecchia dirigenza de »);
— un processo di riorganizzazione, di ristrutturazione dei poteri con conseguente riacutizzazione deile lotte, sul versante
della mafia (per quale motivo,
giovedì scorso 9 ottobre, è stato ucciso, a Bagheria, Benedetto
Calati, giovane legato ai Greco?).
Situato e tetto all’interno di
questo momento particolare lo
assassinio dei piccoto Claudio
può benissimo rientrare neUa
tradizionale dinamica degli interventi delta mafia. A Palermo
il bambino occupa uno spazin
ampio, qualcuno dice sproporzionato, nell’« inunaginario »
affettivo, nella serie delle immagini condivise: l’oltraggio al
bambino fa dunque scattare,
più di ogni altro gesto, la molla
del terrore, al massimo liveiio.
Insomma, al di ià deUè ragioni
specifiche per le quali è stato ucciso Claudio Domino (un giorno
forse le conosceremo... forse! ),
con questa uccisione si è voluto
instaurare un’atmosfera di paura e, fra le altre cose, frenare
la battaglia antimafia. Non è vero che ia mafia non se la prende
con i bambini (questa è letteratura!): in realtà già altre volte
ne ha uccisi e comunemente fa
uso anche di essi a seconda
dei suoi interessi e degli obiettivi che vuole raggiungere: una
loro strumentalizzazione che^ va
dall’adoperarli come corrieri di
droga da un quartiere all’altro,
all’ammazzarli.
Da un po’ di tempo Palermo e
come piegata, soffocata dalla
« morte », e quelle promesse tanto care a noi credenti (per
esempio, « ecco, io creo dei nuovi cieli e una nuova terra... ed
essi non avranno più figlioli per
vederli morire ad un tratto »
Is. 65) sembrano spostarsi in un
orizzonte sempre più lontano, e
lì sbiadire, e pian piano dissolversi. E tuttavia noi che operiamo a Palermo siamo convinti
(di quella profonda convinzione
della fede) che la morte, anche
la « morte » che ora regpia a
Palermo, « è stata sommersa
dalla vittoria », e che pertanto
si può continuare a testimoniare e lottare, la nostra fatica
non essendo vana nel Signore.
Il Centro Diaconale porta un
contributo concreto nella battaglia contro la mafia e la sua
strategia di morte e di terrore
lavorando di più e meglio: qualificando la nostra attività coslc
ché attraverso di essa siano po
ste premesse reali perché i no
stri ragazzi crescano come clt
tadini responsabili (gli uomini
e le donne della giustizi^ ^
pace, della verità, della liberta),
capaci di riflettere 1 « nuovi cieli
e la nuova terra » nella vltai m
Palermo e nelle istituzioni dwla città. Sergio Aqullante
L'identità battista: bene prezioso
Si confronta una realtà estremannente giovane - La complessa e significativa elaborazione
di una confessione di fede - Le forze da mettere in comune con le altre chiese evangeliche
« / battisti sono una realtà
molto viva nel variegato panorama dell'evangelismo italiano;
una realtà giovane, se constatiamo che la metà dei gruppi giovanili aderenti alla Federazione
Giovanile Evangelica Italiana
( FGEI ) proviene da queste
chiese »: l’affermazione è di Paolo Ferrerò, segretario nazionale
della FGEI, che l’ba detta durante il suo intervento alla XXIX Assemblea generale deH’UCEBI
(Unione Cristiana Evangelica
Battista d’Italia), che si è svolta
dal 6 al 12 ottobre scorso a Santa
Severa (Roma).
Il ritmo . gioioso dei canti, la
profondità delle preghiere (anche
di quelle prima dei pasti), ìa passione degli interventi e dei contrasti, la serietà della discussione sulla confessione di fede e sull’operato delle chiese e delle istituzioni (le opere, nel linguaggio
valdese e metodista), la ricerca
della parola profetica da dire
nelle mozioni, sono tutti elementi che testimoniano l’esattezza di
questa affermazione relativa ad
un'unione di chiese spesso poco
nota anche in ambito evangelico
e la cui realtà è ignorata dai
grandi mezzi di comunicazione in.
Italia.
I battisti italiani (4.200 battezzati, più 200 nell’85, 92 comunità,
44 pastori, 7 candidati al pastorato, 4 pastori locali, 12 missionari all’opera in Italia) hanno dedicato questa loro XXIX Assemblea (tengono le assemblee ogni
biennio), aH’esame di una confessione di fede, di un patto tra
le chiese, di un piano di cooperazione. Argomenti questi di rilevanza estrema per la loro storia
e per la storia deH’evangelismo
italiano. Scrivere nel 1986 una
coinfessione di fede che rappresenti « il comune sentire » delle
chiese in una situazione quale
quella italiana dominata dal cattolicesimo è una impresa importante non solo per quelle chiese,
ma anche per noi valdesi e metodisti perché tratta anche della
nostra fede e della testimonianza
delTEvangelo ohe anche noi vogliamo rendere in questo Paese.
L’assemblea su questo tema
non ha preso una decisione definitiva, ma ha inviato alle chiese
GRANDI E PICCOLI
Quando i grandi si incontrano, i piccoli sperano. A Reykjavik, i grandi discutono di pace, mentre noi — piccoli — nelle
nostre città, aspettiamo; solo alcuni — pochi — però fanno
opere di pace e giustizia.
un testo sul quale esse dovranno
esprimersi.
Un testo molto "riformato”
nella sua impostazione teologica,
che deve essere visto non come
EZECHIELE 37: 1-14
Vivere una vita nuova
La mano dell’Elteriio fu su di me, e l’Eterno mi
trasportò in spirito in una valle che era piena di
ossa. E mi fece passare presso di esse, tutt’attorno; erano numerosissime, e anche molto secche. E mi disse: «Figliuol d’uomo, potrebbero
queste ossa rivivere? ». E io risposi: « O Signore, o Eterno, tu lo sai ».
Ed egli mi disse: «Profetizza su queste ossa,
e di’ loro: ’’Ossa secche, ascoltate la parola dell’Eterno! Così dice il Signore, l’Eterno, a queste
ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e voi
rivivrete; e metterò su voi dei muscoli, farò nascere su voi della carne, vi coprirò di pelle, metterò in voi lo spirito, e rivivrete; e conoscerete
che io sono l’Eterno”».
E io profetizzai come mi era stato comandato,
e mentre profetizzavo si fece un rumore; ed ecco
un movimento, e le ossa si accostarono le une
alle altre. Io guardai, ed ecco venir su di esse dei
muscoli, crescervi della carne, e la pelle ricoprirle; ma non c’era in esse spirito alcuno. Allora egli
mi disse: «Profetizza allo spirito, figliuol d’uomo,
e di’: ’’Così parla il Signore, l’Eterno: Vieni dai
quattro venti, o spirito, soffia su questi uccisi, e
fa’ che rivivano!”». E io profetizzai, e lo spirito
entrò in essi, e tornarono alla vita, e si rizzarono
in piedi: erano un esercito grande, grandissimo. Ed
egli mi disse: «Figliuol d’uomo, queste ossa sono
tutta la casa d’Israele. Essi dicono: ”Le nostre
ossa son secche, la nostra speranza è perita, siam
perduti!”. Perciò, profetizza e di’ loro: ’’Così parla
il Signore, l’Eterno: Io aprirò i vostri sepolcri, vi
trarrò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio, e
vi ricondurrò nel paese d’Israele. E voi conoscerete che io son l’Eterno quando aprirò i vostri sepolcri e vi trarrò fuori dalle tombe! E metterò
in voi il mio spirito, e voi tornerete alla vita; vi
porrò sul vostro suolo, e conoscerete che io, l’Eterno, ho parlato e ho messo ogni cosa a effetto” ».
Forse qualcuno di voi ha visto
« The day after » (Il giorno dopo), il film sulla bomba nucleare
che ha girato tutta l'Italia.
L'immagine dei cumuli di ossa
secche che ci propone il profeta
Ezechiele ci richiama immediatamente la scena della città ridotta ad un cumulo di detriti, in
cui il personaggio del film vaga
in un silenzio pieno di angoscia.
Eppure le ossa secche non sono per noi oggi quelle dei morti
del "giorno dopo", ma quelle degli indifferenti del giorno prima.
Così, anche per Israele, l'esilio
in Babilonia era diventato una
tomba ma, prima ancora, una
tomba era stato il suo modo di
vivere, lontano da Dio, che lo
aveva portato all'esilio.
Infatti, la morte è una potenza
che opera attraverso la nostra
esistenza, non è solo il termine
di essa. La vita nei nostri sepolcri da cui il Signore vuole trarci
fuori: si lavora, si mangia, si beve, si sogna. Forse i nostri sogni
sono bellissimi, sogni di rapporti umani più personali, in cui
possano cadere le nostre maschere, sogni di una società che non
abbia più bisogno di crearsi l'immagine del nemico per stare assieme, sogni di una vita in cui
non sia così difficile comunicare
e condividere obiettivi di giustizia sociale e di verità.
Anche questi nostri sogni, queste nostre speranze, non restano
nelle nostre mani, a volte, come
ossa secche, inanimate, inutili?
Eppure, a volte, ci sembra di
viverli i nostri sogni, quando in
contriamo qualcuno, quando viviamo comunione di intenti e
condividiamo con altri la ricerca
di una coerenza e possiamo stimolare, ed essere stimolati, a riflettere sul senso della vita.
Ora, Ezechiele racconta di un
tempo senza speranze; l'esilio era
una realtà di morte, la terra era
desolata, i palazzi distrutti.
E' lo Spirito che lo muove, che
gli dà chiarezza su ciò che il popolo vive e gli dà una speranza
di vita da mettere ancora davanti al popolo di Dio.
Ma il Dio che ci presenta
Ezechiele non è forse un Dio tappabuchi, un Dio che interviene
Letizia Tomassone
(continua a pag. 10)
un testo da sottoscrivere da parte di chi vuole aderire alla chiesa battista, ma come'un orientamento generale delle chiese,
aperto alla dialettica tra il credente e la sua chiesa, alla dialettica con le: altre chiese evangeliche, alla . discussione delle
chiese battiste nel mondo.
Conseguenza della confessione
di fede che si sta preparando è
quella di un piano di collaborazione tra le chiese battiste, che
mettono insieme le loro risorse,
finanziarie e di uomini, per contribuire all’opera di testimonianza nel nostro paese.
Un’opera di testimonianza al
Cristo che i battisti vogliono
svolgere in comunione con le altre chiese evangeliche (ed in particolare con quelle aderenti alla
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia) verso le quali sono disponibili a mettere in comune uomini e mezzi: ricordiamo per tutti il Servizio produzione audiovisivi (Spav) ohe è a
disposizione di ogni chiesa che
ha necessità di sussidi per la
formazione biblica e teologica
dei propri membri.
Una collaborazione che non significa in alcun modo perdita di
identità: e proprio l’identità battista è stata al centro dì molti
interventi. Una identità che rappresenta un bene prezioso per
tutti i credenti.
Giorgio Gardiol
SPECIALE
XXIX ASSEMBLEA
UCEBI
Nel n. 42 del 31 ottobre
prossimo il nostro giornale
pubblicherà un inserto di 4
pagine dedicato alla Assemblea deirUcebi.
Chi desidera acquistarne
copie le prenoti (L. 400 per
copia) alla nostra redazione,
tei. 011/655278, entro venerdì
24 ottobre.
2
2 religione a scuola
17 ottobre 1986
PRONTO: 011/655278?
Discriminazioni
CHI NON SCEGLIE
Alla scuola elementare di Santena (TO) su oltre 500 moduli
distribuiti alle famiglie, 31 non
sono stati restituiti alla Direzione. E’ da notare che accanto a
questi ci sono stati alcuni “NO"
ed altri che hanno dichiarato a
chiare lettere di rifiutarsi di scegliere se avvalersi o non avvalersi.
La Direzione, incerta sull’interpretazione della mancata risposta dei « 31 », ha proposto di
contattare singolarmente le famiglie, per conoscere il loro
orientamento.
Il problema è stato discusso
nel Collegio dei Docenti, dove
mi sono trovata in minoranza
nel sostenere che questi « 31 »
dovevano essere considerati alla stessa stregua di chi aveva
dichiarato di non voler scegliere.
Mi piacerebbe sapere se la mia
interpretazione è corretta.
D. D.
La redazione risponde:
Ci pare corretta raffermazione deH’insegnante di Santena.
Infatti rinse^amento della religione cattolica che, secondo il
Concordato, è « assicurato » nella scuola pubblica, si configura
come un diritto di chi vuole avvalersene. Per l’esercizio di tale
diritto il Ministro della pubblica istruzione ha predisposto una
modulistica che prevede due opzioni: il sì o il no. In base a questa procedura solo chi ha reso
il modulo sbarrando la casella
del sì esercita il suo diritto a
ricevere l'insegnamento religioso. Chi non sceglie, a nostro parere, non può essere obbligato
in alcun modo a seguire l’insegnamento religioso cattolico, perché non ha manifestato questa
volontà. Analogamente non potrà essere obbligato a seguire
le attività alternative. La situazione dell'allievo in queste condizioni dovrà essere valutata da
presidi e da direttori didattici
sulla base degli articoli costituzionali che garantiscono la libertà di coscienza. Per questo
molti presidi e direttori didattici hanno presentato numerosi
quesiti al Ministero ed hanno
dichiarato di non essere in grado di garantire l’assoluta mancanza di discriminazioni tra gli
allievi. Quesiti che finora sono
rimasti senza risposta.
• Chi intende porre quesiti o
informare su fatti può scrivere
alla nostra redazione (La Luce,
via Pio V, 15, 10125 TORINO) o
telefonare al n. 011/655278 lasciando un messaggio se risponde la segreteria telefonica.
INDAGINE DEL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
Avvalersi sì o no
Nonostante l’elettronica, il ministero non è ancora in grado, a 20 giorni
dall’inizio delle scuole, di fornire i dati definitivi circa le scelte di genitori ed alunni sull’insegnamento della religione cattolica nella scuola. Per dovere di cronaca pubblichiamo qui l’ultima « indagine statistica » effettuata. I risultati sono però contestati da associazioni di genitori e dalla CGIL Scuola. Il sindacato prevede duecento miliardi di
spesa per i supplenti di religione nelle materne e nelle elementari.
Indagine campionaria sulle scelte effettuate da genitori ed alunni in relazione al diritto di
avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica per l’anno scolastico
1986-87 (Valori percentuali)
INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA
SPECIE DELLE SCUOLE Scelte favorevoli Nord Centro Sud Italia Scelte contrarie Nord Centro Sud Italia Scelte non Nord Centro effettuate Sud Italia
Scuole materne .... 78.3 85.4 94.9 87.4 13.0 6.8 2.2 6.7 8.7 7.8 2.9 5.9
Scuole elementari . 91.5 91.4 94.9 92.7 5.8 5.2 2.8 4.6 2.7 3.4 2.3 2.7
Scuole medie .... 93.9 88.8 94.9 93.4 5.1 5.4 2.8 4.1 1.0 5.8 2.3 2.5
Scuole secondarie superiori 92.9 92.0 93.2 92.6 6.6 4.6 2.6 5.2 0.5 3.4 4.2 2.2
— Istituti professionali . 91.1 94.9 83.3 89.8 8.9 5.1 2.7 6.3 14.0 3.9
—• Istituti tecnici . . . 94.1 86.5 98.3 92.2 4.3 2.1 1.7 3.1 1.6 11.4 4.7
— Istituti magistrali . 96.6 97.5 97.2 97.0 3.4 2.5 2.8 3.0
— Licei scientifici 95.4 92.3 95.0 94.3 4.6 7.7 5.0 5.7
— Licèi ginnasi 91.8 94.2 97.6 94.0 8.2 5.8 2.4 6.0
— Istituti d’arte 87.0 93.1 79.4 87.9 11.8 6.2 2.9 6.8 1.2 0.7 17.7 5.3
— Licei artistici 85.7 96.6 98.2 91.2 14.3 3.4 1.8 8.8 — — — TOTALE 92.1 90.5 94.6 92.5 6.3 5.1 2.7 4.8 1.6 4.4 2.7 2.7
E' probabile che i lettori della Luce
(e non solo loro) comincino ad averne abbastanza di articoli sulla religione a scuola.
Ma mi sia consentito lo stesso di replicare amichevolmente alle opinioni di Rosanna Nitti espresse neU’articolo 'In mancanza di meglio’ sul n. 37 del settimanale, perché ho l’impressione che le posizioni comuni e diverse che si manifestano su questo specifico argomento esprimano la nostra composita realtà di chiese evangeliche e di modi di vivere la fede
nella società (e dunque si ritrovino anche su questioni diverse dalla religione
nella scuola).
Rosanna fa un discorso pieno di sano
buon senso e di concretezza, il discorso
che hanno fatto molti genitori e colleghi
insegnanti a proposito delle attività alternative. In sostanza: se si vuole che
queste attività ci siano realmente e siano ben fatte, dunque risultino interessanti per chi non si avvale dell’insegnamento cattolico, perché non dare anche
una mano lì dove se ne diano le condizioni concrete? Sono anche perfettamente
convinto che persone come Rosanna Nitti e molti altri fratelli delle nostre chiese, insegnanti o genitori, sarebbero oggi
tra i pochissimi qualificati (senza particolari copi di aggiornamento) a saper
mettere in atto un dignitoso programma culturale alternativo aH’insegnamento confessionale cattolico, valido per tutti gli alunni.
Ma è questa la strada da praticare in
queste condizioni, vale a dire nel caos e
nella discriminazione che caratterizzano
l’inizio di questo anno scolastico, ben documentati dal nostro settimanale e in
particolare dalla attenta analisi fatta da
Franco Calvetti sullo stesso numero del
26/9?
Ritengo di no' e personalmente nella
mia scuola e presso altri collegi di docenti mi sono adoperato per una posizione diversa. Cerco di motivarla.
Innanzitutto una constate/ione: è ve
ro che tutti noi, dopo tanti dibattiti e tante energie consumate nei mesi scorsi, ci
aspettavamo che fossero un po’ di più
quelli che avrebbero deciso di « non avvalersi ». E’ giusto dunque registrare una
delusione, ma non direi una sconfitta. Solo ianorando la realtà italiana e in particolare la costante sottovalutazione della questione religiosa da parte delle forze laiche e di sinistra, si poteva pensare
che gli argomenti portati contro il pasticcio Poletti-Falcucci producessero una
rivoluzione culturale nella testa della
maggioranza degli italiani.
La mancanza di una chiara alternativa
all’ora cattolica ha certamente pesato e
pesa — oltre alle pressioni di vario genere — ma in quel novanta per cento e
oltre dei sì c’è ben altro. Si sconta la effettiva subalternità di una cultura (quel
DIBATTITO SULL’ORA ALTERNATIVA
“In mancanza
meglio”, niente
la detta laica, appunto) alla cultura cattolica, per lo meno per quanto riguarda
la morale. Il discorso sarebbe lungo, ma
non c’è dubbio che raramente la questione religiosa è stata affrontata in Italia
in termini di contenuti, da parte delle
forze non cattoliche. Il partito comunista
ha sempre messo al primo posto le possibili alleanze politiche; altre, forze hanno creduto che la conquista di alcuni diritti civili significasse di per sé un cambiamento radicale nei confronti della religione; di fatto la cosiddetta ’morale’ è
stata considerata ’moralismo’, separata
dalla politica, ritenuta solo un problema
di coscienze individuali. Eppure, dalla
Costituzione repubblicana alla realtà e
alla storia del movimento operaio, solo
per fare due esempi, di principi morali,
di cose decisive nell’impostazione della
vita, di cose importanti da trasmettere
o da insegnare, ce ne sono parecchie. Non
mi sembra che in questi quarant’anni la
solidarietà, il fare il proprio dovere, l’altruismo siano stati il prodotto solo dell’insegnamento religioso. Molto spesso
atei e bestemmiatori hanno fatto meglio
dei cristiani. Ma tutto questo sembra non
contare, e così i numerosi genitori che
pensano che, in fondo « un po’ di religione a scuola non fa male », hanno questa decisiva convinzione: che per certe
cose ci vuole il prete, che in definitiva un
po’ di morale serve ad una buona educazione e che di morale si occupano gli
esperti, cioè la chiesa, cioè, in Italia, la
chiesa cattolica.
Un ragionamento più o meno uguale a
quello fatto dal nostro Parlamento, il
quale — alla faccia dei proclami sulla
laicità del nostro paese lanciati dopo i
referendum — non ha ritenuto la scuola
pubblica, fondata sulla Costituzione, capace di affrontare lo studio del fatto religioso e gli aspetti morali deH’educazione, ma ha ritenuto di dover anpaltare
queste cose a santa madre chiesa.
Ho voluto ricordarlo perché questo era
il terreno vero della battaglia da fare,
questo era il ragionamento da modificare: invece i partiti laici e di sinistra hanno preferito ottenere un loro orticello:
le attività alternative. Ancora una volta
di fronte all’invadenza cattolica e all’egemonia culturale che esercita, si è preterito tentare di arginarla con la spartizio
ne di alcuni spazi anziché nel confronto
reale e ideale su ciò che incide nella vita
della gente.
Non voglio con questo sostenere che
era meglio l’esonero. Semplicemente sottolineare il contesto ampio che ha determinato la scelta di quest’anno; ribadire
che la battaglia sulla religione a scuola
è lunga e non si decide in un anno, e che
non si fa la Riforma (protestante) con
qualche centinaio di moduli in più. Per
questi motivi, io suggerisco (innanzitutto agli insegnanti evangelici): in mancanza di meglio, state fermi; cioè non facciamo, sia pure con le migliori intenzioni e con deH’ottimo' volontariato ciò che
deve fare il ministro. Bisogna cioè pretendere in tutti i modi (e questo sta succedendo in molte scuole) che la scuola si
metta nelle condizioni di attuare la legge, organizzando queste ore alternative,
cioè provvedendo personale e fondi perché le ore alternative non siano un tappabuchi improvvisato da altri docenti,
non siano la ripetizione di altre materie,
ma ore in cui si svolge un programma
culturale ben programmato e con la stessa dignità degli altri insegnamenti, religione cattolica per prima. Sia questo l’anno delle mozioni, delle battaglie, dei ricorsi, si mettano i presidi tra l’incudine
e il martello (tra provveditori e corpo
insegnante), si faccia cioè risultare al
massimo l’inapplicabilità e inaccettabilità delle norme Falcucci. Solo con una
loro revisione che elimini le inevitabili
discriminazioni attuali, le incompatibilità
orarie e didattiche, che consenta realmente una parità di trattamento fra chi
si avvale e chi non si avvale, avrà .senso
far intervenire i collegi docenti, i genitori o gli alunni interessati nella programmazione delle attività alternr.tive e,
in tale contesto, dare anche un nostro
contributo nella linea indicata da Rosanna.
Diversamente, .se, per il numero limitato di ’no’ e con la buona volontà dei
docenti, la situazione nelle scuole dovesse apparire quest’anno più o meno ’controllabile’, credo che sarebbe assai difficile riaprire il discorso sull’ora di religione.
Dunque, « in mancanza di meglio »,
niente subito, per avere domani qualcosa di decente. Mi rendo conto che la scel
ta fra queste due linee non è affatto scontata, non è semplice, ciascuna contiene
parecchi interrogativi. Ad esempio: sappiamo benissimo che avere domani degli insegnanti appositi per le attività alternative non è ancora una garanzia per
ché siano ben impostate. Probabilmente,
ancora per molti anni, una lezione su
fede e religione come quella di G. Tourn
(cfr. La Luce n. 37), non ci sarà nella
scuola italiana. Ma, d’altra parte, avrebbe senso un grosso impiego delle nostre
forze per realizzare subito, in qualche
posto, una buona alternativa, tralasciando la battaglia che più risponde alle convinzioni che abbiamo espresso nella nostra Intesa?
Non è certo solo di oggi, né soltanto legata alla religione a scuola, una diversità, nelle nostre chiese, tra chi dà soprattutto importanza ai risultati e chi al modo della nostra presenza nella società e
nello stato. Spesso chi ci ascolta e ci
apprezza tende a spingerci verso risultati concreti e qualche volta non capisce
tutte le nostre preoccupazioni riguardi)
ai modi: forse perché siamo la patria di
chi disse che « il fine giustifica i mezzi »?
Qualcuno anche sostiene (pensiamo a
tutto il dibattito sull’otto per mille) che
una linea è più ’popolare’, l’altra più ’aristocratica’. Se fossimo in un partito, non
ci dovrebbero essere dubbi sulla necessità di raccogliere il massimo consenso
fra la gente. Ma, per l’appunto, non siamo un partito, non siamo in cerca di vo
ti, ma se mai di decisioni coerenti con
l’Evangelo. Non è detto che queste decisioni debbano risultare incomprensihili
per chi ci circonda, ma non è detto neppure che debbano essere immediatamente accettate e approvate.
Nel nostro caso specifico, fra l’altro,
cos’è che ci preme di più? Cogliere l’occasione delle ore alternative per far capire che esiste un diverso modo di affrontare lo studio del fatto religioso valido per tutti, dare una risposta convincente alle famiglie, fare in modo che la
scuola pubblica sia di tutti e per lutò
battersi perché il Governo italiano si
comporti per lo meno come il Parlamento lo ha impegnato a fare?
Personalmente credo che la nostra impostazione scritta neirintesa dovrebbe
guidarci. Le alternative sono certamente
un’occasione di testimonianza, ma noi,
nella 449, non le abbiamo pensate. E ho
ricordato prima come sono nate. Come
un ripiego ad una cosa fatta male. Se è
così, credo che la cosa principale sia pretendere che il ministro elimini le discriminazioni attualmente presenti. Per noi
non ci può essere nessuna buona causa
che giustifichi dei mezzi sbagliati; anche
se poi bisogna ricordarsi che i mezzi corretti non garantiscono ancora dei buoni
risultati.
Marco Rostan
3
17 ottobre 1986
lenismo 3
SESSIONE INTERNAZIONALE DEGLI ANIMATORI TEOLOGICI CEVAA
La locomotiva che spinge le chiese
Si è tenuta alla Casa Valdese di Vallecrosia dal 16
al 27 settembre la sessione internazionale degli animatori teologici della Comunità Evangelica di Azione Apostolica (CEVAA). L’incontro, ohe aveva come tema centrale la valutazione di 14 anni di animazione teologica
nelle chiese membro della CEVAA, ha visto la partecipazione di una quarantina di pastori e laici delle 32
chiese che oggi compongono la Comuriità. Erano anche
presenti i membri del segretariato di Parigi con il segretario generale Samuel Ada, e il presidente della
CEVAA René Lacoumette.
Domenica 21 settembre gli animatori si sono recati
a gruppi, per una preziosa presa di contatto, in diverse
comunità della Riviera Ligure, delle Valli e della Costa
Azzurra, dove hanno tenuto la predicazione ai culti e
informato le chiese circa Lattività della CEVAA.
11 pastore Amétéfé Nomenyo della Chiesa evangelica del Togo, segretario teologico della Comunità e uno
dei suoi fondatori, durante i lavori ha fatto la cronistoria delle varie tappe dell’animazione teologica dal
1972 ad oggi. Partendo dalla constatazione che la predicazione, soprattutto nelle chiese africane, era poco legata alla realtà locale e che, in genere, i cristiani si accontentano di « religione » invece di svolgere una seria
ricerca di fede, la CEVAA, basandosi sugli obiettivi che
si era data, diede vita ad un vero e proprio dipartimento teologico. Ad esso fu dato il compito non solo di
sostenere con una costante riflessione teologica l’attività della Comunità, ma anche di promuovere nuove tec
niche di animazione e nuovi mezzi di comunicazione,
atti a far diventare la Bibbia comprensibile al popolo
di Dio e radicata nella vita di ogni uomo, nella sua
realtà, in Francia o in Africa, in Polinesia o in Svizzera.
Il tema de « l’Evangile au quotidien » (TEvangelo nella
realtà di tutti i giorni), insieme al « partage » (condivisione) divennero una sorta di slogan della Comunità;
la riflessione sulla Chiesa Universale per le chiese europee e quella sul culto degli antenati per quelle africane
ha poi condotto a diversi incontri a livello intemazionale nei quali sono state sperimentate anche nuove tecniche di animazione di gruppo.
Il pastore Nomenyo ha sottolineato il suo concetto
fondamentale di animazione teologica CEVAA usando
l’immagine del treno; la teologia accademico-universitaria di stampo europeo è un po’ come la locomotiva,
che trascina dietro di sé i vagoni non preoccupandosi
se questi si staccano perdendosi per strada; ranimazione teologica vuole essere invece la locomotiva che spinge da dietro i vagoni, aiutandoli a progredire. Con una
altra espressione: l’animazione aiuta a rendere esplicita
la teologia implicita che è presente in ognuno. Ma il passaggio da una concezione all’altra non è cosa facile.
Infatti, in quattordici anni di proposte e di studi, il cammino percorso non è stato ancora molto.
Nelle chiese extra-europee, accanto ad iniziative riuscite come in Benin (Chiesa metodista) e in Nuova Celedonia (Chiesa evangelica) permane una resistenza da
parte dei pastori, troppo abituati ad una teologia calata
dall’alto. Nelle chiese europee, dove comunque l’animazione teologica ha avuto una genesi ed ha una pratica
spesso e volentieri indipendente dalla CEVAA, rimane
una certa diffidenza negli ambienti più intellettuali (certi metodi vanno bene per... TAfrica, ma la teologia con
la “T” maiuscola è un’altra cosa!), oltre ad una incomprensione degli obiettivi della CEVAA stessa a livello di
responsabili delle chiese, come se la Comunità fosse
una struttura ecclesiastica in più, una specie di superchiesa, a cui mandare soldi o a cui spillare finanziamenti, a seconda delle situazioni. Nel peggiore dei casi, peraltro non così raro in Europa, per molti il passaggio
della Società delle Missioni di Parigi a Comunità di
chiese indipendenti ha voluto soltanto dire un cambiamento di sigla, mentre la Missione... è sempre la stessa!
I membri della sessione, dichiarandosi d’accordo con
la maggior parte delle valutazioni fatte dal past. Nomenyo hanno cercato, attraverso studi biblici, analisi di
questionari e conferenze di esperti in mezzi di comunicazione, di dare nuovo slancio e nuove prospettive all’animazione teologica CEVAA.
Accanto all’istituzione di corsi di formazione per formatori/informatori CEVAA, nei prossimi anni verranno organizzati incontri a vari livelli sul tema del rapporto del credente con Cristo e con gli altri. Fra tre
anni, in Senegai, un nuovo incontro valuterà i progressi
compiuti nelle chiese della Comunità.
NUOVA CALEDONIA
Impegno
per l’indipendenza dei paese
In occasione della sessione intemazionale degli animatori teologici della CEVAA abbiamo intervistato il pastore Wakira
Etienne Wakaine, della Chiesa
evangelica di Nuova Caledonia e
Isole Loyauté.
— ¡I nostro giornale ha seguito
nei mesi scorsi l’evolversi della
situazione nella Nuova Caledonia: ci puoi riassumere che cosa
è successo e quali sono i problemi attuali?
— Il nostro paese è stato dal
1979 sottoposto a cinque diversi
statuti, il cui obiettivo è unicamente quello di salvaguardare gli
interessi del governo francese.
Malgrado ciò, la rivendicazione
deH’indipendenza è cresciuta nella coscienza delle masse. Il governo ha ammesso che l’indipendenza è un fatto inevitabile, ciononostante promuove una strategia che solleva provocazioni e
conflitti interrazziali nel paese.
C’è ora una situazione di nomadismo provocata dalTinfiltrazione dei militari nelle terre dei Kanaks (popolazioni indigene) e il
progetto Pons, governativo, sostiene la soppressione delle riserve, cioè delle terre appartenenti
alle comunità Kanaks: questo
causerà disordini nel seno delle
tribù.
Il referendum, proposto dal governo francese per il luglio 1987,
non avrà senso se non si terrà
conto della specificità delle rivendicazioni fatte dai Kanaks,
come la revisione del corno elettorale sostenuta dal FLNK (Fronte di Liberazione Kanak Socialista). Se questa richiesta non sarà
accettata, il boicottaggio potrebbe essere una misura di censura,
anche violenta. Bisogna dire che
la legge Pons è un arretramento
di vent’anni: significa colonizzazione a senso unico!
C’è un diritto per ogni popolo:
i Kanaks non sono fieri delle nroprie rivendicazioni, ma aprono
una possibilità di scelta a coloro
che desiderano adottare la loro
legittimità e condividere il peso
di 130 anni di colonizzazione.
Ci sono, in Nuova Caledonia,
Pagina a cura di
Franco Taglierò
comunità diverse, che desiderano
coabitare. Il popolo Kanak è
ospitale, questo è innegabile: se
devo fare l’elogio della Francia
credo anche di poterlo fare per
il mio Paese. Perché il terrorismo, la guerra, la fame?...: è il
dilemma deH’uomo del XX secolo, il quale, volendo bastare a se
stesso, crea dei bisogni per gli
altri.
— Qual é l’impegno della tua
Chiesa davanti ai problemi del
Paese?
— La Chiesa evangelica si è
pronunciata, già nel 1979, per l’indipendenza: questa è stata la
conclusione della ricerca teologica basata sulla speranza della
salvezza e della liberazione dell’uomo. Non è una prèsa di posizione politica in sé, ma la Chiesa è pronta a discuterne con le
istanze politiche locali. Fin dal
’79, la Chiesa agisce tramite progetti che mirano alla realizzazione concreta della dichiarazione a
favore delTindipendenza: con la
formazione dei suoi quadri, la
ricerca sulla storia e sulla lingua
locali, la Chiesa non si é limitata
ad una lotta interna, ma si propone come “voce” di un popolo
che non ha voce.
La Chiesa ha come compito
quello di essere propagatrice delTEvangelo di giustizia, di amore
e di libertà davanti aU’incredulità e airindifferenza degli uomini,
contro le pratiche ingiuste di un
sistema.
La nostra presa di posizione
non si limita ai problemi specifici del nostro Paese, ma sostiene
anche le Chiese sorelle per casi
particolari (per esempio contro
il nucleare in Polinesia).
In questi ultimi anni, il Pacifico interessa le grandi potenze
ed assistiamo ad un ingente spiegamento di forze ideologiche, sociali ed economiche nelle nostre
regioni: questo costituisce una
minaccia per la nostra specificità e per la sopravvivenza dei nostri diritti. Ci troviamo davanti
al pericolo della distruzione dei
nostri valori umani e delle nostre
risorse.
In Nuova Caledonia, come altrove, la Chiesa è sempre alla
avanguardia di fronte ad ogni situazione che possa nuocere, distruggere e condannare gli uomini. Noi siamo contro ogni regime di dittatura e di autoritarismo totale. Ogni cristiano è responsabile della propria vita e
deve proteggerla, poiché costituisce il dono unico ed irripetibile
che Dio riserva all’umanità.
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EVANGELO SENZA FRONTIERE
Francia, Zambia, Lesotho: tre realtà rappresentate all’incontro della CEVAA a Vallecrosia.
TAHITI
Vivere come stranieri
all'ombra della bomba
Il pastore Teritua Faehau
della chiesa evangelica di Tahiti ha fatto il punto per il nostro
giornale circa il problema degli esperimenti nucleari in Polinesia. Le sue parole, lontano
dall’essere combattive, rivelano
un desiderio di solidarietà da
parte di altre chiese, in particolare di quelle della CEVAA,
ma anche una certa difficoltà
che la sua chiesa ha nel sensibilizzare i credenti sui gravissimi problemi attuali.
« Gli esperimenti nucleari francesi nel nostro paese ci pongono
gravi problemi per la nostra
vita e per quella dei nostri figli. Il nostro avvenire è minacciato. Ci si dice sempre che sono
state prese precauzioni efficaci,
che non c’è problema, ma non
ci vengono date prove concrete. Se mai ci fossero delle fughe radioattive che cosa faremmo? La Francia non ci dà
alcuna garanzia. Nel 1983 la nostra chiesa ha preso posizione
contro il nucleare nel mondo,
in particolare da noi, mandando una lettera al presidente Mitterrand per chiedergli di sospendere gli esperimenti, ma abbiamo avuto una risposta negativa; ancora quest’anno abbiamo
espresso le nostre preoccupa
zioni al rappresentante del governo nel nostro territorio, senza alcuna soddisfazione.
Siamo consapevoli che su questo problema le chiese del Pacifico e quelle europee sono solidali con noi.
Ma abbiamo anche un altro
grave problema da affrontare.
Ci sono molti europei che vengono. a stabilirsi da noi, attratti dalla bellezza del paesaggio
e dalla mitezza della popolazione. Queste persone (ci sono moiti americani, anche) comprano
le terre per costruirvi la loro
casa. Sono parecchie le società
del ramo alberghiero che si sono installate a Tahiti, le società
immobiliari pullulano! La so^
cietà dei consumi ha fatto lievitare i prezzi, le necessità delle popolazioni indigene sono aumentate e dunque molti sono
tentati di vendere. Ma, andando
avanti di questo passo, il nostro paese non ci apparterrà
più, saremo costretti a vivere da
stranieri sulla nostra terra.
Anche su questo problema la
chiesa evangelica ha preso posizione, cercando di sensibilizzare
le popolazioni sulle conseguenze
della vendita delle terre. Ma il
problema rimane... ».
4
4 prospettive bibliche
17 ottobre 1986
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
CHI CREA E FA CRESCERE,
E’ DIO
« Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma è Dio che ha fatto crescere;
sicché né colui che pianta, né colui
che annaffia sono alcunché, ma Iddio
che fa crescere, è tutto ».
(I Corinzi 3: 6-7)
Queste parole dell’apostolo Paolo mi sembrano esprimere
con chiarezza e lucidità ciò
che è passato nella mia mente ed ha attraversato i miei pensieri
in questi giorni. E' in questa luce infatti che voglio leggere gli anni della mia esperienza ad Agape e quella
del gruppo residente che ha appena
passato le consegne ad altri; ma credo di poter affermare che questa
prospettiva apostolica è la sola che
possa e debba orientare la nostra
vita di credenti, la prassi della chiesa in ogni tempo e luogo.
Un giorno T. Vinay
ha piantato...
1. Cercando di contestualizzare ed
attualizzare la parola di Paolo riassrnno così: un giorno a Prali T. Vinay ha piantato Agape, l’ha costruita. Da quel giorno è iniziata un’esperienza nuova; altri poi sono venuti,
hanno preso il posto dei fondatori,
hanno continuato il lavoro, hanno
edificato con metodi e materiali diversi, hanno irrigato, tra successi ed
insuccessi.
Si è cominciato un lavoro, lo si è
continuato, ma nessuno potrà mai
dire di averlo portato a termine. Anzi, se uno pensa di averlo concluso
allora è tempo di ricominciare. Non
intendo le mura di pietra, non intendo i tetti e le grondaie, ciò che si è
materialmente costruito ieri, oggi, e
si dovrà costruire nel futuro; intendo qui la comunità di Agape: donne,
uomini e bambini, la comunità che
qui si crea e si disperde dopo gioiosi
momenti di fede, di sp>eranza e di
fraternità, la comunità che guarda
ad un nuovo mondo di giustizia e di
pace per l’umanità intera. Agape come spazio di vita, di creatività, di
parola e di parole, di impegni, di fedeltà e anche di infedeltà. Agape come occasione concreta di incontro,
di scambio, di relazioni umane autentiche, di ricerca e di studio, di
gioco e di riposo; Agape come luogo
e tempo in cui Dio ci interpella e ci
chiede a che punto è il nostro progetto di vita, in cui ci è data una
possibilità di scoprirne uno, insieme
ad altri, in cui è possibile vincere
l’isolamento e la solitudine in cui
spesso viviamo.
Un futuro che si rinnova
Questa è la dimensione fondamentale di Agape e per questo Agape ha
im futuro che si rinnova continuamente al di là dei nostri sforzi umani e dei nostri errori, delle nostre previsioni e delle nostre cecità. Perché
è Dio che crea, è Dio che fa crescere,
non noi! E’ Dio che ci porta verso la
maturità, è la sua parola che ci
strappa continuamente dall’infantilismo a cui spesso e volentieri ci ras
In agosto si è svolta ad Agape una festosa giornata, che ha raccolto
numerosi amici; nell’occasione del cambio della guardia, alla direzione
di Agape, fra Ermanno Genre e Sergio Ribet, si è dato uno sguardo indietro, e avanti (e si è inaugurata una nuova cucina!). Nel corso della
giornata, si è tenuto pure il culto, e riportiamo qui la predicazione di
Ermanno Genre, ohe malgrado i riferimenti molto particolari alla situazione, ha pieno valore per tutti. Le letture bibliche fatte in riferimento
al passo predicato erano: I Corinzi 3: 5-17 e I Pietro 2: 1-10.
a cura di GINO CONTE
segniamo. E’ Dio a farci presente,
puntualmente, la nostra umanità, la
nostra provvisorietà in questo mondo, a proporci la giusta dimensione
del nostro impegno e delle nostre
opere, a mettere a nudo la nostra
vera identità. Per questo abbiamo
sufficienti motivi di riconoscenza e
di lode, per questo possiamo invocare con speranza e in paziente attesa il suo Spirito creatore. In questa consapevolezza lo spazio del nostro orgoglio è ristretto, annullato:
Dio solo conosce il metodo della crescita nella fede che significa crescita in umanità, Dio solo è l’esperto
in animazione, in formazione; Dio
solo sa trasformare le rivalità in collaborazione fraterna e costruttiva.
Crescere costruendo
2. Che cosa siamo noi che qui ad
Agape viviamo e lavoriamo, che cosa siete voi, amici di Agape? Siamo
insieme una stessa cosa. Per riprendere le due immagini dell’apostolo
Paolo, diciamo che siamo degli irrigatori, dei costruttori; e nella misura in cui lo siamo e lo diventiamo
cresciamo individualmente e comunitariamente in vista di Dio e degli
uomini in mezzo ai quali operiamo;
diventiamo la sua chiesa, edificata
sull’unico fondamento che è Gesù
Cristo e riceviamo la forza e l’iniziativa per vivere l’unità della nostra
fede nella diaspora di questo mondo in cui la fragilità della nostra
umanità ed i dubbi della nostra fede sono più forti. Come ogni pietra
trova il suo posto e la sua sagoma
nella costruzione così ognuno di noi
li può trovare nella comunità di Agape. Agape non è dunque più di ciascuno di voi; voi siete Agape, Agape
non è senza di voi. Ciò significa che
io che vi parlo, i residenti, i comitati, pur nella specificità dei loro
compiti particolari, sono sullo stesso piano di chi ha colto il significato della comunità di Agape.
Nell’ondata di neo-clericalismo in
cui viviamo oggi occorre sottolineare con forza la laicità del pensiero
teologico e del linguaggio che l’apostolo Paolo ci propone, evidenziare
i confini all’interno dei quali occorre capire il ruolo dei ministri e dei
ministeri nella chiesa. E la lezione
della Riforma del .XVI secolo resta
per noi fondamentale. Lutero, commentando questo passo afferma: « I
predicatori non sono nulla di più
che la mano che indica il cammino;
la mano non fa nient’altro, resta silenziosa e lascia all’uomo (la facoltà)
di seguire la retta via oppure di non
seguirla. I predicatori non sono se
non coloro che annunciano (treiben)
la Parola ». Ecco una chiara definizione del ruolo — un concetto che
oggi ci occupa e preoccupa sempre
di più, in ogni settore della vita —
dei ministri, dei maestri: giardinieri, muratori! Nell’umiltà di questi
concetti, di questi titoli, sta tutta la
grandezza del cristianesimo!
La feconda diversità
delle persone
Ma altrettanto significativo è il
pensiero di Paolo rispetto al problema della diversità delle persone, un
concetto che spesso ci terrorizza perché lo situiamo in una luce negativa. Paolo, Apollo, Pietro, sono diversi, eccome lo sono! Qui però ci
è detto, io credo, che la diversità delle persone è ciò che fa crescere la
comunità, ciò che l’arricchisce, crea
collaborazione, relazione, movimento, creatività: la diversità non è capriccio umano ma creazione di Dio,
creazione dello Spirito. La diversità
che noi siamo ha però bisogno di
un criterio unificante, fondante, e
ciò ci è dato dalla comune ed esclusiva fede in Gesù Cristo. La nostra
diversità non deve porsi come soggetto di divisioni; al contrario deve
partecipare creativamente alla realizzazione del progetto: come le pietre che il muratore adocchia, spunta e inserisce al posto giusto.
In questa prospettiva Paolo può
affermare che noi non siamo nulla
e Dio che fa crescere è tutto. Affermazione esagerata, azzardata? In
ogni caso una parola che è difficile da
capire e da vivere. La ricerca di identità che caratterizza le nostre vite e
la nostra cultura oggi, anche la cultura teologica, ha difficoltà a situare correttamente questo pensiero
apostolico. Ed è bene che sia così.
La nostra tradizione protestante infatti ha spesso giocato sull’equivoco
di tali affermazioni: quanti individualismi, quante divisioni, quanti
narcisismi sono cresciuti all’ombra
di una formale accettazione di questa
parola! Quanti personalismi, desideri di emergere, anche nella chiesa,
si sono nutriti di questi testi: io non
sono nulla, Dio è tutto! I desideri e
le ambizioni umane non si cancellano con dei facili colpi di spugna. E
qui si può ben dire che l’illusione ha
avuto un avvenire!
Affermando che chi pianta e chi
irriga non sono nulla Paolo non intende ovviamente annullare ciò che
noi siamo, le nostre capacità. ‘Paolo
intende invece situare ciò che noi
siamo, le nostre capacità, nella dimensione dei doni che Dio ci elargisce; in altre parole Paolo dice: ciò
che sei è dono di Dio in vista di un
progetto, di un servizio nel mondo,
giardinieri e muratori della sua parola di giustizia e di pace, nella consapevolezza che ciò che diciamo e
facciamo sarà produttivo nella misura in cui egli lo feconda e lo benedice. Il nulla corrisponde allo sforzo
titanico dell’uomo, del cristiano che
crede nelle sue proprie parole e nelle sue opere, che rivendica la sua
autonomia. A quest’uomo Paolo dice: sei qualcuno quando vivi del dono di Dio, solo così scopri il significato della parola collaborazione.
Saper riconoscere
i doni
3. Ogni tanto — e con ciò vengo
alla conclusione — questa capacità
di riconoscere i doni è vissuta anche
qui ad Agape. Agape è veramente
come un campo di sperimentazione,
un campo in cui è messa a dura prova la fede ed in cui è interrogata la
non fede, l’ateismo. Un luogo in cui
succede che l’ateo si converta ed il
credente cominci a dubitare sulla
realtà del suo credere. Un luogo in
cui è possibile porre le giuste domande e ricercare delle risposte autentiche e libere: Agape luogo di sfide. Ma Agape è anche un campo magnetico di tentazioni e di divisioni!
Mi guardo bene dal farne un elenco... Dirò soltanto che le tentazioni
più forti, più sottili, più mimetizzate, vengono proprio dal fatto che negli ultimi anni Agape è diventata,
più che nel passato, luogo di protezione, di riparo, in cui i drammatici
problemi del quotidiano rischiano
di evadere, di non essere più considerati nella dimensione della realtà.
Qso dire che talvolta Agape vive nella dialettica tra terapia e tentazione.
La richiesta di terapia crea nuove
tentazioni che a loro volta necessitano una terapia. Certamente sto
esagerando...
La tentazione più grande però è
probabilmente quella che Paolo denuncia ai Corinzi, cioè di volersi
troppo presto considerare dei « piantatori », della gente creativa, dimenticando la vera natura del loro im
pegno, quella di irrigatori. Il problema di ogni gruppo residente, di
ogni amico di Agape è, credo, quello
di riuscire a cogliere, con lucidità
ed umiltà, il rapporto tra il piantare
e l’irrigare che io traduco così: tra
il momento creativo e quello ripetitivo. Noi tutti siamo oggi ansiosi di
creatività, di azioni dimostrative,
profetiche e rifiutiamo le azioni ripetitive poste da altri. Vorremmo
nascere col mestiere in mano, abbiamo poca disponibilità a imparare da
altri, poca pazienza nell’insegnare
ciò che va insegnato. Siamo convinti
che la ripetitività del nostro lavoro
escluda automaticamente la creatività, dimenticando che Agape non è
la Fiat o la Olivetti in cui la nuova
tecnologia ha ridotto l’ùomo a robot. Io sostengo, e questa è stata la
mia esperienza in questi anni ad
Agape, che è possibile, praticabile,
una ripetitività creativa. Il piantare
di Paolo (atto creativo) e l’irrigare
di Apollo (atto ripetitivo) sono unificati nella coscienza che Dio solo è
l’autore di atti creativi là dove la sua
parola è annunciata in una fedeltà
ripetitiva-creativa, creativa nella ripetizione. Non crediamo forse che
lo Spirito santo si ripeta in creatività, che la sua ripetizione sia sempre creativa?
Ermanno Genre
5
17 ottobre 1986
obiettivo aperto 9
UNA RISPOSTA PACIFISTA Al PROBLEMI DELL’ ISTITUZIONE MILITARE
ESERCITO: DI LEVA, PROFESSIONALE, O.
■ ■
Non passa giorno in cui i mass media non riportino qualche notizia — sempre brutta — collegata con le forze armate. Mezzi cingolati che si
rovesciano schiacciando gli occupanti, incidenti vari con e senza armi, decessi per malattie mal curate
(abbiamo letto che in una caserma è stato inviato
un ginecologo a prestar servizio), violenze, suicidi.
Anche la notizia dell’affondamento nell’Atlantico
dei sommergibile sovietico (a propulsione atomica
e carico di missili nucleari) ci coinvolge per le sue
possibili conseguenze a livello planetario, ancora
tutte da verificare.
Tutto questo ha indotto la redazione a dedicare
questo ’’obiettivo aperto” all’esercito-istituzione ed
ai suoi problemi. E’ più che evidente che le rifles
sioni e i dati incompleti e parziali qui sotto esposti non costituiscono che un punto di partenza per
un successivo dibattito che ci auguriamo possa scaturire ed essere portato avanti sul nostro periodico,
e non solo su quello. Le grosse polemiche che ormai
da qualche tempo caratterizzano questa tematica
non possono lasciarci indifferenti ed estranei. Specie come credenti.
Nei primi sei mesi di quest’anno, secondo i dati
forniti dal ministero della
Difesa (e la tendenza è in aumento) i suicidi dei militari sono
aumentati del 100 per cento, infatti le morti volontarie in caserma sono ammontate a 11, lo
stesso numero cioè di quelle
registrate in tutto il 1985. Questo smentisce il parallelismo
che viene fatto coi suicidi giovanili civili che, secondo l’Istat
(l'Istituto centrale di statistica)
sono in calo, per lo stesso periodo, del 6,8"/o.
Il recente suicidio di un ufficiale, il tenente colonnello Nest.a. ha ulteriormente evidenziato questa drammatica situazione. Non si intende qui entrare
La vita militare: davvero
specchio della
realtà civile?
nel merito del doloroso episodio, né tanto meno giudicarlo:
chissà quali angosce e opposti
sentimenti hanno reso così fragile queU’uom'o, tanto da indurlo a quel gesto fatale. Non se
ne può però fare un caso a parte da quello dei giovani che si
sono tolta la vita sotto le armi.
E tanto meno si possono condividere certe parole e certe
espressioni del ministro della
Difesa Spadolini, secondo il quale i suicidi dei giovani di leva
non fanno che rispecchiare un
aspetto della società civile e la
psicolabilità di certi suoi componenti, mentre, per contro,
quello del tenente colonnello è
stato un « atto di martirio ».
Ma questi episodi, pur nella
loro drammaticità, non rappre
Preghiere blasfeme
La 'preghiera del soldato’ riecheggia ad ogni rito religioso nelle caserme: « Fa’ che noi sentiamo ogni giorno, nella
voce del dovere che ci guida, l’eco della Tua voce; fa’ che i
soldati d’Italia siano d'esempio a tutti i cittadini, nella fedeltà ai Tuoi comandamenti ed alla Tua Chiesa, nell’osservanza delle patrie leggi, nella consapevole disciplina verso
l'autorità costituita».
L’alpino ha una preghiera speciale: «Fa che il nostro
piede posi sicuro, oltre i crepacci insidiosi, rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana... E tu
Madre di Dio, più candida della neve, benedici e sorridi ai
nostri battaglioni ed alle nostre batterie».
L’aviatore non è da meno: « Dio, dacci le ah delle aquile,
lo sguardo delle aquile, l’artiglio delle aquile per portare ovunque la luce, l'amore, la bandiera, la gloria di Roma e d Italia.^
Fa’, nella pace, più ardito il nostro volo, e, nella guerra, fa
delia nostra forza la Tua forza o Signore, e sii con noi come
noi siamo con Te». .
Il finale della preghiera del bersagliere dice: « Benedici
o Signore le piume che ci tramandano un secolo di assalti ».
Il marinaio prega con questa formula: «Da’ gloria e potenzcL clUcl nostra bandiera, comanda che le tempeste ed i
flutti servano a lei contro il nemico, in terrore di lei ».
(testi riportati da G.C. Zizola su Panorama del B.X.85).
sentano che la pimta dell’iceberg dei grossi problemi che investono questa discussa istituzione che è l’esercito. Anche la
nota questione del ’’nonnismo”
— a volte criminale — non costituisce che un aspetto choccante di un insieme di situazioni, che certamente non possono
essere risolte con l’apertura delle caserme ai parenti, e che ha
originato la facile battuta: « dal
nonnismo al mammismo ».
Il ministro della Difesa ha
annunciato una serie di modifiche al servizio militare, il cui
testo dovrebbe essere varato
entro il corrente mese. Esso
comprenderebbe un’adeguata incentivazione al professionismo,
0 volontariato che dir si vogUa;
runificazione a 12 mesi del servizio di leva per tutte le armi;
11 riordino del sistema delle esenzioni; attività formative, culturali e sportive.
Ma altre proposte sono state
avanzate in Parlamento per cambiare più radicalmente l’attuale
struttura militare. Ad esempio,
quella del socialista Vincenzo
Balzarne il quale, partendo dalla constatazione che « il servizio di leva è completamente superato » e che è necessario « un
esercito moderno e ultrasoflsticato » ipotizza delle forze armate costituite dal 70% di professionisti e dal 30% di coscritti
(attualmente il rapporto è 13 a
87); la riduzione della leva da
12 a 6 mesi; apertura delle caserme alle donne; riforma del
servizio civile.
Com’è la situazione all’estero? Dai dati che siamo riusciti
a rintracciare, risulta che in
Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada i volontari costituiscono
il 100% delle forze armate. In
Germania occidentale .il rapporto è di circa 50 a 50; in Francia
1 volontari ammontano al 40%,
in Portogallo al 76%. Per contro, nei paesi del Patto di Varsavia il servizio è ovunque di
leva, e dura dai 16 ai 36 mesi.
Secondo im sondaggio dell’Europeo, due italiani su tre sono
favorevoli ad un esercito di mestiere in quanto « cosi il militare lo fa chi lo desidera » e perché « i volontari sarebbero meglio addestrati e più efficienti ».
E’ infatti opinione diffusa, avvalorata peraltro da esperti nel ramo, che il nostro esercito, così com’è strutturato oggi, sia
ben poco funzionale allo scopo
per il quale è stato creato.
Un’animata polemica
Pur non condividendoli, si può
comprendere che i motivi di coloro che optano per un esercito
professionale abbiano un certo
seguito: se le forze armate devono rispondere con efficienza
allo scopo loro assegnato — e
cioè il maneggio e l’uso preciso
di armi estremamente sofisticate e (ahimè!) in continua evoluzione — esse non possono
non avere un adeguato grado di
professionalità, così come avviene per qualunque altro mestiere. Peraltro, questo ragionamento non tiene conto dell’enorme
ulteriore peso economico che
verrebbe a gravare sulle spalle
del contribuente. Inoltre, questa ’’professionalità” potrebbe
ulteriormente aumentare il distacco di questa « nuova casta »
militare dal cittadino.
SuU’esercito di leva c’è stata
recentemente un’animata polemica su un quotidiano fra il
sen. Spadolini ed il giornalistastorico Galli della Loggia. Il ministro della Difesa, parlando a
favore dell’« esercito di popolo » (affiancato peraltro da una
congrua aliquota di volontari)
ne ricordava « l’origine risorgimentale e democratica ». Galli
della Loggia, invece, negava questa origine popolare in quanto
nel Risorgimento le classi benestanti e borghesi godevano di
« odiosi privilegi ». L’esercito,
notava il giornalista, è sempre
stato un « esercito politico », avente cioè in partenza un «nemico ideologico », identificabile
come « nemico nazionale ».
Che l’esercito di leva, o popolare, dia particolari garanzie di
democraticità (l’esercito per sua
stessa natura non può essere
democratico) è peraltro tutto da
dimostrare. Si pensi ai soldati
del generale massacratore Bava
Beccaris; si pensi alla situazione del 1922, in cui i militari non
spararono un solo colpo contro
i fascisti; si pensi al ’’caso Allende” in Cile. La stessa situazione si è verificata in occasione
dell’avvento delle dittature in
Grecia, Spagna, Portogallo, ecc.
Né ritengo che oggi il soldato
italiano, anche se in certi casi
può azzardare un ’’signornò”,
possa mettersi a discutere coi
superiori in caso di guerra o
di disordini.
In chiusura della summenzionata polemica, lo stesso Spadolini ipotizzava (in modo puramente accademico) una terza
soluzione: « Ci sarebbe la via
del Costa Rica o di quella che
taluni cattolici hanno chiamato,
fin dagli anni del dopoguerra,
’’l’Italia città aperta” ».
Per chi non lo sapesse, la ’’soluzione Costa Rica” significa: abolizione dell’esercito. Infatti
questo Paese, oltre ad aver proclamato la propria neutralità, ha
rinunciato alle forze armate fin
dal 1948, avvalendosi solo di u
na ’’guardia civile” con compiti
di polizia.
Antimilitarismo
popolare
Intanto, in questo infuocato
clima di polemiche, vengono
fuori certe verità: è innegabile
che esista un diffuso antimilitarismo popolare, giustificato dal
ruolo repressivo delle forze armate dell’Italia monarchica, dalle lacerazioni originate dalla prima guerra mondiale, dalla successiva débàcle fascista. La retorica ufficiale e i ’’valori militari”, difficili da accettare fuori
dalle caserme, hanno fatto il
resto e inducono l’ex capo di
Stato maggiore gen. Oapuzzo
ad esclamare: « Questo Paese
non ci ama, non ci ha mai amato ».
Sarebbe molto interessante
sapere da im sondaggio che cosa pensa il cittadino dell’esercito-istituzione: ci si potrebbe
trovare di fronte a risultati non
del tutto previsti.
Per quanto mi concerne, non
ho il minimo dubbio che l’esercito costituisca un residuo barbarico degli anni più bui della
esistenza dell’uomo. Non mi è
accettabile il pensiero che ci si
possa valere ancor oggi della
forza delle armi — e per di più
armi in grado di spegnere per
sempre la vita sulla terra —
per risolvere le controversie internazionali.
L’uomo ha avuto il meraviglioso dono della coscienza e
della parola: queste devono essere le sue armi. Utopia? Forse, ma la nostra fede può anche
fare di certe utopie una ragione di vita e di comportamento:
« poiché il combattimento nostro
non è contro carne e sangue,
ma centro i principati, contro le
potestà, contro i dominatori di
questo mondo di tenebre» (Ef.
6: 12). Roberto Peyrot
Il fine ed i mezzi
...Se vogliamo avere pace in questo mondo, uomini e nazioni devono accettare l’affermazione nonviolenta che il fine
e i mezzi devono essere coerenti. Una delle dispute più grandi della storia della filosofia si è combattuta sulla questione
dei fini e dei mezzi. E ci sono sempre stati coloro che hanno
insistito che il fine giustifica i mezzi, e che i mezzi non hanno importanza: ciò che importa è raggiungere il fine.
Qualunque mezzo, dicono costoro, andrà bene purché faccia arrivare allo scopo: possono essere mezzi violenti, possono essere menzogne, possono essere anche ingiustizie per
raggiungere la giustizia. Di gente che l’ha pensata così ce n’è
molta nella storia: ma noi non avremo mai pace su questa
terra finché gli uomini non si renderanno conto dovunque
che il fine non è mai separato dai mezzi: non si può raggiungere un fine buono con mezzi non buoni, come non si può
avere un albero buono con dei semi cattivi.
E’ strano come tutti i grandi geni militari del mondo abbiano parlato di pace. (...) Se leggete attentamente Mein
Kampf scoprirete che Hitler insisteva che tutto ciò che faceva era per raggiungere la pace. E l’eloquenza di coloro che
muovono il mondo oggi è meravigliosa quando parla di
pace (...).
Si parla della pace come di una mèta lontana, come di
un fine a cui un giorno o l’altro si arriverà, ma noi sappiamo
che si dovrà presto arrivare a considerare la pace non soltanto come una mèta, ma anche come il mezzo con cui si può
arrivare alla mèta stessa. Dobbiamo raggiungere fini pacifici
con mezzi pacifici. E questo equivale a dire che il fine ed i
mezzi devono essere coerenti, perché il fine preesiste nei
mezzi, e mezzi distruttivi non potranno mai raggiungere un
fine costruttivo.
(dal sermone del Natale 1967 di M.L. King, tenuto pochi
mesi prima del suo assassinio).
6
6 vita delle chiese
17 ottobre 1986
VIAGGIO FRA I VALDESI DI CALABRIA - 3
Le possibilità di una
piccola chiesa
La travagliata storia della comunità di Reggio - La collaborazione
con i battisti, fra il cattolicesimo tradizionale e l’emigrazione
Dopo le stragi del ’500 in Calabria non ci sono più state comunità evangeliche. La loro storia ricomincia neH’800 con le
missioni di convertiti battisti e
metodisti ritornati dall’estero in
Calabria. Queste comunità esistono ancora e per l’una o l’altra strada sono poi entrate fra
le chiese valdesi e metodiste. Dopo avere conosciuto la storia,
a Guardia Piemontese, ci rechiamo nel presente: in visita alla
comunità valdese di Reggio Calabria. In questi giorni Reggio
Calabria festeggia il carnevale,
pensiamo al nostro arrivo. Ma
c’è la festa della Madonna Consolatrice, patrona della città.
Per quattro giorni festa nelle
strade. Non si possono evitare
le litanie perché vengono trasmesse tramite altoparlanti nelle strade e sulle piazze. Cerchiamo la strada tra la folla che segue la processione della Madonna: un tentativo difficile. Le autorità cattoliche hanno inoltre
cercato di presentare questa festa come una protesta popolare
contro la 'ndrangheta. Ci sono
dei cartelli con grandi figure di
cartapesta che dovrebbero esprimere questa protesta, ma non
riusciamo a capire che cosa stia
dietro queste scenette. In questa
confusione cerchiamo, dopo una
breve visita ai famosi Bronzi di
Riace nel Museo Archeologico,
di trovare la strada verso la
chiesa valdese. C’è solo un cartello che indirizza alla comunità pentecostale delle Assemblee
di Dio, ma non uno per la chiesa valdese, che si trova proprio
CONVEGNO A ROMA
Karl Barth
e noi
In occasione del centesimo anniversario della nascita di Karl
Barth, la Facoltà Valdese di
Teologia ha organizzato un convegno di studi sulla figura e l’opera dell’illustre teologo, che
avrà luogo il 31 ottobre e il primo novembre a Roma. Il programma prevede tre relazioni
per il pomeriggio del 31: «La
ricezione di Barth in Italia » (G.
Bof ); « Barth pastore » (B. Rostagno); « Barth politico » (W.
Kreck). La giornata del primo
novembre sarà invece suddivisa
in due sessioni, una mattutina
e una pomeridiana. La prima
sarà dedicata a un seminario
sulla teologia barthiana dell’elezione {«Barth teologo: la dottrina dell’elezione come centro
della teologia? »), e sarà introdotta da un testo preparatorio
di S. Rostagno.
La sessione pomeridiana, invece, con la quale si concluderà il
convegno, sarà dedicata alla
problematica ecumenica, con interventi di A. Bellini (« La teologia cattolica di fronte a Barth »)
e di P. Ricca {«Barth di fronte
al cattolicesimo e all’ecumenismo »).
La partecipazione al convegno
è libera. Per ogni ulteriore informazione rivolgersi a: Facoltà
Valdese di Teologia, via Pietro
Cossa 42 - 00193 Roma.
nel centro della città. Il pastore
Lento e molti collaboratori e
membri della comunità ci aspettano. Si svolge un simpatico
scambio di presentazioni, saluti
e messaggi.
Giovanni Lento ci racconta la
travagliata storia di questa chiesa. Nel 1908 il terremoto distrusse la chiesa, il presbiterio e la
scuola. Il nonno del pastore Deodato. Angelo Deodato, fu tra i
primi a prestare il suo aiuto e
conforto ai superstiti. La chiesa
luterana norvegese ha poi costruito un nuovo locale per la
chiesa ed il presbiterio: tutto in
legno, come in Scandinavia.
La comunità si riorganizza e
continua la sua vita, anche nei
momenti difficili della seconda
guerra mondiale. Ma nel 1946 il
telefono del pastore Deodato a
Napoli scuilla di notte: la chiesa ed il presbiterio di legno vengono divorati dalle fiamme di
un devastante incendio. Quando
Deodato, che si reca subito sul
luogo, arriva, vede emergere dal
fumo solo l’arco dell’ingresso con
la scritta: Chiesa Evangelica
Valdese.
« In me c’erano nello stesso
momento disperazione e sp>eranza » racconta Deodato. Questo
portale in piedi e la famiglia Sagripanti, che abitava nel presbiterio, in salvo, erano segni di
speranza. Questa volta la Wal
densian Aid Society dell’America e le chiese svizzere aiutarono
a costruire la nuova — e attuale — chiesa: un luogo di culto
con annesso locale d'incontro.
Ma da quel momento sono mancati sia la scuola sia il presbiterio e Reggio non ha più un
proprio pastore ma viene curata
dal pastore di Messina. I membri della comunità sono stati
decimati daH’emigrazione.
Oggi però esistono grandi possibilità di evangelizzazione nella
città e nella regione. Esiste una
fruttuosa collaborazione con i
battisti, con i quali si fa la scuola domenicale insieme. Ci sono
11 bambini: la speranza di questa comunità. Il più grande desiderio dei suoi membri è quello di avere un pastore residente,
che potrebbe guidare il lavoro
di evangelizzazione.
Dopo un simpatico pranzo offerto dalla comunità al nostro
gruppo, dobbiamo tornare all’autobus. Adesso la città in piena siesta è tranquilla, non ci inseguono più le assordanti litanie dagli altoparlanti.
Ci rechiamo verso Catanzaro.
Penso a quanti chilometri deve
fare un pastore in Calabria per
curare la diaspwora ed incontrarsi coi suoi colleghi, mentre studio insieme a mio marito la mappa della Calabria.
Susanne Labsch
Telegramma a Craxi
«Tavola Valdese chiede protesta ufficiale del Presidente del
Consiglio presso governo Sudafrica per detenzione e tortura padre
Smangaliso Mkhatshwa segretario Conferenza Episcopale Sudafrica
ribadendo condanna repressioni violente et detenzioni generalizzate ».
Questo il testo di un telegramma inviato a Craxi giovedì 9 ottobre dal Moderatore Giampiccoli a nome della Tavola. L’assemblea
dell’UCEBI, riunita in S. Severa dal 6 al 12 ottobre, ha dal canto suo
deciso di inviare un analogo messaggio al Presidente del Consiglio.
Intanto, come testimonia l’articolo che segue, è giunta notizia
che le pressioni internazionali per la liberazione di tre pastori metodisti sudafricani arrestati Testate scorsa in base alle disposizioni
dello stato di emergenza, hanno avuto un primo parziale successo.
La liberazione
di Samuel Tsoeu
Tre nomi di pastori neri metodisti detenuti ci erano stati affidati al termine della XV Conferenza Mondiale Metodista (Nairobi, luglio ’86). Uno di questi
era Samuel Tsoeu.
Il 16 giugno scorso, puntuale
alle 10 del mattino, il pastore
Tsoeu aveva dato inizio al culto
nella chiesa metodista della
Township di Graaff Reinet, con
poco più di seicento presenti.
Era un culto in ricordo dell’eccidio di Soweto del '76, quindi
proibito dalle autorità. Mentre
nella chiesa si accendeva il canto
degli inni, fuori la polizia accerchiava la chiesa e preparava i
cellulari e le mute dei cani addestrati alla caccia all’uomo. Alla
fine del culto, prima che la comunità potesse intonare « Nkosi
Sekelel i Africa » ( « Dio benedica l’Africa », l’inno che unisce
tutti i neri sudafricani e che è
segretamente considerato T inno
nazionale), la polizia irrompeva
nella chiesa ed arrestava tutti i
presenti. Nei due giorni successivi venivano rilasciati i ragazzi
sotto i 14 anni e le donne al di
CORRISPONDENZE
Accordo violato
TORINO — Venerdì 3 ottobre, nel duomo cattolico, ha avuto luogo un’« ora di preghiera
ecumenica per la pace », promossa dal Movimento Francescano. La liturgia comprendeva
letture di testi di Martin Luther
King, di Gandhi e di Primo Mazzolar!, passi biblici, preghiere,
canti, e tre brevi predicazioni,
tenute rispettivamente dal pastore Taccia, da un rappresentante della comunità dell’Arca,
e dal vescovo cattolico di Torino, Ballestrero.
Pur partecipando all’iniziativa,
la chiesa valdese ha inviato ai
suoi promotori una lettera di
protesta per la mancata preparazione comune della manifestazione, in violazione di quanto
primitivamente concordato.
• Mercoledì 24 settembre, inoltre, la Corale Evangelica ha partecipato a una manifestazione
alla « Barriera di Milano », quartiere periferico dove è situata la
sala valdese di via Nomaglio.
Ospite in una chiesa cattolica,
la Corale ha illustrato coi suoi
inni il ruolo del canto nel culto
evangelico. Il pastore Taccia ha
presentato i vari canti, che ripercorrevano le diverse parti in
cui si articola il culto. E’ stato
anche allestito un banco di vendita di libri della Claudiana.
Ospiti stranieri
BORGIO VEREZZI (SV) —
Una trentina di ragazzi, in gran
parte provenienti dalle Valli Vaidesi, gli altri da Torino, Riesi e
Firenze, ha preso parte quest’anno alla colonia estiva presso la
Casa Balneare Valdese. Quattro
persone si sono preoccupate della loro salute, della loro pulizia.
della loro preparazione biblica:
un’infermiera e tre monitrici.
Il culto domenicale è stato
frequentato anche da alcuni ospiti, fra i quali il pastore svizzero
Fortunat Guidon, che ha rammentato i lontani tempi di Paolo Bosio, e il suo collega tedesco
Fritz Weissinger, del Diakonisches Werk, che segue sempre
con molto affetto la vita delle
opere delle chiese evangeliche
italiane, di passaggio dopo aver
partecipato al Sinodo. Né sono
mancati membri delle nostre
chiese e di comunità cattoliche
di base.
Garantire
chi non si avvale
SAVONA — L’assemblea delle chiese del V Circuito, riunita
il 4 ottobre, ha preso posizione
in merito alla situazione che si
sta determinando nelle scuole
per ciò che riguarda l’insegnamento della religione cattolica
con un documento che cosi si
esprime : « Rilevato che nei territori regionali sono già iniziate
le regolari lezioni dell’ora di religione cattolica, mentre nulla o
quasi è stato ancora deciso nei
vari ordini riguardo alle attività
alternative, chiede alle autorità
competenti che venga assicurata la non-discrimlnazione di coloro che hanno ritenuto di non
avvalersi dell’insegnamento cattolico della religione ».
Animazione biblica
MONTEFORTE IRPINO (Av)
— Sabato 4 e domenica 5 ottobre, al Centro d’incontri presso
il Villaggio Evangelico, ha avu
GioventCì
evangelica
anno XXXVI - n. 101 - ottobre 1986
editoriale; Contro l'energia nucleare, di Roberto Peyrot
studio biblico: Fortificati dallo
Spirito, di Letizia Tomassone
ERITREA
Una decolonizzazione incompiuta,
di Bruna Sironi
TEOLOGIA
I compiti della teologia dopo Barth,
di Gabriel Ph. Wldmer
INTERVENTI
Scienza e fede oggi, di Alfredo
Berlendis
MATERIALI
Sette tesi sull'Integrità della creazione, di Heino Faicke
I valdesi e II fascismo, di Antonio Adamo
gioventù evangelica. Via Luigi
Porro Lambertenghi 28 - 20159
MILANO - tei. 02/6890227 - sottoscrizione per il 1987: annuale L.
19.000 - estero L. 25.000 - sostenitore L. 30.000 - versamenti su
c.c.p. 35917004
sopra dei 50. Dei restanti 535 arrestati si sa poco o niente.
L’immediata segnalazione ad
Amnesty International e la sua
pronta azione certo hanno .giovato al rilascio del past. Tsoeu, avvenuto il 13 agosto. Purtroppo subito dopo è stato colpito da interdizione che gli impedisce di
uscire da una certa zona e di
partecipare a qualsiasi riunione.
Amnesty sta ora occupandosi degli altri due pastori metodisti,
Julius Dlepu e Thom Leepile.
Le leggi speciali dovute allo
stato di emergenza prevedono
l’arresto per 14 giorni senza obbligo di motivazione da parte delle autorità, che può essere seguito dall’autorizzazione, da parte del Ministro per la Legge e
TQrdine, di una carcerazione illimitata. I detenuti restano in isolamento ed i familiari non \’en
gono informati del luogo di de
tenzione. Le stesse leggi assicura
no l’impunità alle forze delTordine per comportamenti « anomali » compiuti « in buona fede », il che ha reso la pratica
della tortura facile e corrente in
tutte le carceri e nelle stazioni di
polizia.
Febe Cavazzutti Rossi
to luogo un convegno di monitori di scuola domenicale del
XIII Circuito. Nel corso dell’incontro, che è stato introdotto da
relazioni di Giorgio Girardet e
Silvana Nitti, sono state sperimentate alcune tecniche di animazione, come la costruzione di
un discorso a partire da alcune
immagini significative, o la
drammatizzazione di testi biblici.
Al convegno erano presenti il
sovrintendente Anziani e monitori e membri di chiesa di Napoli-Vomero, Napoli-via dei Cimbri (un gruppo di giovani molto affiatati e impegnati). Portici.
PROTESTANTESIMO
IN TV
LUNEDI’ 20 OTTOBRE
ore 23 circa - Rai II
L’apertura è dedicata al
« Punto » sulTora di religione nelle scuole; seguirà un
servizio sulla recente assemblea delle Chiese battiste in
Italia. Paolo Ricca e Franca
Long in « Ùno più uno » risponderanno alle lettere dei
telespettatori; concluderà il
« Riflettore » acceso su Giorgio Spini.
Nuovi incarichi
Il Consiglio nazionale della F.F.E.
V.M., dopo la riunione in occasione
della ripresa delle attività (Ecumene
27-28 settembre 1986), risulta cosi
composto:
Presidente Maria Grazia Sbaffi Palazzine (1984) - Via Racagni, 24 - 43100
Parma - tei. 0521/44800.
Vice presidente Mirella Abate Leibbrand
(1984) - Breiter Weg 26 D - 7440
Nurtingen/RFT - tei. 0049/7022/
41692.
Segretaria Claudia Claudi (1982) - Via
del Passeggio 125 - 02044 Forano
in Sabina (Rieti) - tei. 0765/5047.
Cassiera Graziella Fornerone (1982) Via Stefano Fer, 35 - 10064 Pinerolo (To) - tei. 0121/70611 - c.c.p.
18119107.
Resp. Circolare Paola Tron Nisbet
(1982) - Via A. Vaccaro 20 - 80127
Napoli-Vomero - tei. 081/354263.
Florence Vinti (1984) - Via Santa
Barbara 23 - 67060 Villa San Sebastiano (L’Aquila) - tei. 0863/678137.
Elsa Gant Martelli (1986) - Salita Cedassamare 27 - 34136 Trieste - tei.
040/415688.
Emola Pino (1986) - Via Rovere 1 97018 Scicli (Ragusa) - tei. 0932/
935314.
7
17 ottobre 1986
7
50» ANNIVERSARIO DEI VALDESI Di GERMANIA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Solidarietà
senza frontiere
Festa del raccolto
La Deutsche Waldenservereinigtiug, cioè la associazione dei
valdesi residenti in Germania,
discendenti dei valdesi che nel
17" secolo si sono trasferiti nella Germania meridionale, compie 50 anni.
Nei giorni 20 e 21 settembre
si è tenuta nella cittadina di
Mühlacker l’assemblea annuale
ed è stato festeggiato aippunto
il 50“ anniversario della Associazione, con la partecipazione di
moltissime persone provenienti
da tutta la Germania, la corale
valdese di Torre Pellice, il pastore della chiesa ugonotta del
Libralon e altri ospiti.
Si è trattato di due giorni molto intensi, pieni di contenuto.
Mi è parso che almeno tre elementi fossero predominanti:
— il bisogno di incontro;
— l'incoraggiamento alla speranza reciproca di credenti;
— la conferma della volontà alla solidarietà tra le chiese.
Il bisogno d’incontro
C’era un’atmosfera particolarmente gioiosa in quei due giorni, al di sopra di ogni personale
dissidio o incomprensione. Il desiderio di aggregazione, la necessità di confrontarsi, di riscoprire la propria identità e poterla confermare alla presenza di
altri consimili è un’esigenza fondamentale di ciascuno di noi.
Essa è ancor più sentita da persone come i discendenti di quei
valdesi del 1600, che si incontrano di nuovo. L’Associazione nasce nel 1936, periodo molto complesso per tutta l’Europa, quando si stava ormai preparando
10 scoppio della seconda guerra mondiale, e particolarmente
incerto per la popolazione tedesca. 11 fatto che proprio in
quel periodo si sia sentita Tesigcnza di fondare un’associazione che fosse punto di riferimento per tutti quei valdesi e che
diventasse un’occasione di collegamento con le chiese valdesi del
Piemonte e di tutto il mondo è
molto significativo. Da quel momento, l’Associazione ha svolto
11 suo prezioso compito di aggregazione, di approfondimento culturale e spirituale sia in Germania sia nei collegamenti con le
chiese valdesi italiane. Dopo la
gueira, i contatti tra l’Associazione e le chiese valdesi italiane
sono stati mantenuti con particolare intensità dal pastore Enrico Geymet, al quale dobbiamo
riconoscere il merito di questa
preziosa attività che ci ha lasciato in eredità. Spetta a noi il compito di rafforzare questi legami.
Speranza reciproca
L’incontro è di per sé bello ma
non sufficiente. Gli interventi degli oratori hanno avuto tutti in
comune, da un lato il ricordo
della storia passata, lontana e recente, sottolineando le ragioni
delle sofferenze e delle lotte per
la sopravvivenza nella fede in
Cristo e dall'altro il sollecito
incoraggiamento a non rinunciare a questo confronto neH’attesa
del regno di Dio, pur nella consapevolezza della insicurezza nella quale vive il mondo intero
oggi. Incoraggiamento alla speranza e alla solidarietà concreta, come al tempo dell’emigrazione per motivi di fede nel 1600,
come al momento della fondazione della Deutsche Waldenservereinigung quando si preparava lo scoppio della seconda guerra mondiale. Particolarmente significativa sotto questo aspetto
la predicazione del pastore Gior
Durante
i festeggiamenti
del ’Waldensertag’
il presidente della
« Associazione dei
Valdesi tedeschi »,
Karl Ebert, saluta
le sorelle e i
fratelli
provenienti
dalle ValliValdesi.
gio Tourn sul testo Apocalisse capitolo 11 « I due testimoni», testo molto importante — come ci
è Stato detto — per i valdesi che
hanno partecipato al glorioso
rimpatrio.
Solidarietà
tra le chiese
Questa affermazione non sta
solamente scritta nello statuto
della Associazione. Il reciproco
sostegno è una realtà, in termini di riflessione teologica e storica, in termini di partecipazione solidale ai progetti della chie
sa e in termini finanziari. In questa prospettiva è stato deciso,
tra l’altro, che la colletta della
giornata fosse destinata alla ristrutturazione deU’aspedale di
Torre Pellice. Di questo atto di
solidarietà, che non è l’unico,
siamo molto grati ai fratelli tedeschi.
Durante la domenica, dopo la
predicazione, c’è stata la simpatica cerimonia della posa di due
piante, un castagno portato dalla corale di Torre Pellice e un
cedro del Libano portato dal pastore del Libralon nel giardino
della casa di Henri Amaud, oggi
museo valdese, a Schònenberg.
Andrea Ribet
CIRCUITO
Vacanze al Sud
Il r Circuito ha organizzato,
nell’ambito dell’animazione giovanile, dal 6 al 21 agosto scorsi
« Vacanze insieme in Calabria »:
vi hanno partecipato una dozzina di giovani di ’Torre Pellice,
Luserna S. Giovanni, Prarostino
e Pomaretto.
Il gruppo, numericamente limitato per motivi organizzativi
— ma altri giovani avrebbero
voluto unirsi I — ha avuto l’occasione di conoscere la realtà
evangelica meridionale, scoprendo innanzitutto le relazioni storiche con il passato del movimento valdese, durante la visita a Guardia Piemontese, Montalto Uffugo e S. Sisto dei Vaidesi, e in secondo luogo la vita
della piccola chiesa di Dipignano, per molti motivi cosi distante dalla realtà delle chiese
delle valli. Accolti dai membri
della comunità, i giovani hanno partecipato con loro al culto.
Un terzo momento, particolarmente ricco e stimolante, è stato
costituito dalla partecipazione
al campo giovani del centro di
Bethel, sulla Sila. Confrontandosi con giovani napoletani, pugliesi e calabresi (comprendendo
lo staff del campo, coordinato da
Franco Taglierò, i partecipanti
erano più di trenta) sul tema
dell’amicizia, i giovani valligiani
hanno vissuto una esperienza
comunitaria molto dinamica e
formativa, che certamente non
si esaurirà con il tramonto dell’estate, ma, anche attraverso i
legami creatisi, proseguirà nel
tempo.
Da queste colonne i giovani
inviano im caloroso e riconoscente saluto a tutti i fratelli e
sorelle che li hanno accolti e li
hanno aiutati a conoscere meglio se stessi e gli altri.
F. T.
Riunione
collaboratori
Eco delle Valli
I collaboratori dell’Eco delle Valli valdesi si ritrovano sabato 25
ottobre alle ore 18 nel locali della
chiesa valdese di Pinerolo (via del
Mille 1) per l’impostazione del lavoro 1986/87.
II programma prevede:
ore 18: presentazione della nuova
redazione;
ore 19.30: cena in comune;
ore 21; discussione sull’organizzazione del lavoro di collaborazione;
ore 23; termine dell’incontro.
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Sabato sera, 18 c.m., alle ore
20.45, nel Tempio, avrà luogo un
Concerto d’organo con la collaborazione della Corale.
All’organo il M.o Ferruccio Rivoir eseguirà musiche del grande compositore ed organista di
eccezionale talento Dietrich Buxtehude.
Tutti sono cordialmente invitati. Ingresso libero.
• La tradizionale Festa del
raccolto anche quest’anno ha
avuto un successo molto lusinghiero.
L’acquisto dei prodotti della
campagna, pane casereccio e dolci compresi, da parte del numeroso pubblico convenuto anche
dalle comunità vicine, è stato
più che mai incoraggiante ed ha
premiato quanti hanno dato il
loro contributo volontario di lavoro e di offerte.
La marenda sinoira, alla quale hanno partecipato oltre centoventi persone, ha avuto come
ospiti gli studenti ed i professori della Facoltà di Teologia,
ed è stato un simpatico incontro che ci ha permesso di trascorrere insieme alcuni momenti
di comunione fraterna e fare la
conoscenza di questi giovani che
si preparano per il ministero pastorale.
Un sentito ringraziamento a
tutti coloro che, senza lesinare
tempo e fatica, si sono adoperati per la buona riuscita di questa giornata.
Matrimonio
ANGROGNA — Sabato 18 alle 20.30 si tiene la seduta del
Concistoro; alle 15 s’incontrano
i catecumeni per la definizione
dell’orario. Domenica scorsa Daniele Romagnolo e Simona Baciarelli, provenienti dalla Chiesa
dei Fratelli, si sono uniti in matrimonio nel corso del culto.
• Domenica 19 al Capoluogo
(10.30) e al Serre (14.30) avremo
ospiti al culto tre studenti della
Facoltà Valdese.
Inizio attività
VILLASECCA — All’età di 79
anni Giuseppe Emilio Peyronel
ha cessato di essere in mezzo a
nbi. Ai familiari tutti giunga da
parte di tutta la comunità l’espressione della comunione di
fede e di speranza nella risurrezione dei morti che si ha in
Cristo Gesù, Signore della vita.
• La partecipazione da parte
di alcuni ragazzi/e allo svolgimento della liturgia, i battesimi
di Paola Leger di Franco e Maria Grazia Tallini Lerda, e di
Luca Alessandro Ferrerò di Livio ed Ivette Peyronel, la celebrazione della Cena del Signore
hanno ben caratterizzato il culto di inizio dell’anno ecclesiastico
1986-1987, in cui erano presenti
quasi tutti gli iscritti alla Scuola domenicale e ai 4 anni di Catechismo. Erano presenti anche
molti genitori.
Ai genitori di Paola ed a quelli
di Luca esprimiamo la gioia di
tutta la comunità.
Riunioni quartierali
S. GERMANO CHISONE —
Le riunioni quartierali per il mese di ottobre sono programmate
secondo questo calendario; giovedi 23: Garossini; venerdì 24;
Chiabrandi; giovedì 30; Costabella.
Elezione
FRALI — Domenica 19 ottobre, dopo il culto (ore 10), si
terrà l’assemblea di chiesa, sulla conferenza distrettuale e il
sinodo; al termine avremo una
discussione orientativa sull’elezione di un nuovo anziano e avremo un dibattito sulle attività del nuovo anno.
• Riunioni quartierali del me
se di ottobre (tema; pagine di
storia valdese, con la partecipazione di Bruna Peyrot della Società di Studi Valdesi).
Martedì 21, ore 19.30: Giordano/Pomieri (Giordano); giovedì 23, ere 19.30: Ghigo; martedì 28, ore 15: Indiritti, ore 18;
Cugno; mercoledì 29, ore 19.30:
Villa.
• Durante il culto di inizio
delle attività è stata battezzata
Ketty Pascal. I ragazzi della
scuola domenicale hanno partecipato con il canto.
• Venerdì 17 avranno inizio gli
incontri della corale alle ore
20 presso il presbiterio.
Scuola domenicale
PRAROSTINO — Con il cui
to del 5 ottobre, al quale ha partecipato con alcuni canti la Scuola Domenicale, sono riprese le
nostre attività dopo la pausa
estiva. Desideriamo esprimere
un ringraziamento al signor Rostan di Villasecca che ha tenuto
il culto del 14 settembre, in assenza del pastore.
• Durante gli ultimi mesi ci
hanno lasciato il fratello Renato Jourdan e la sorella Clementina Bleynat. Rinnoviamo alle
loro famiglie e a quella di Marco e Jole Rivoir, per la morte
della mamma, la nostra solidarietà in Cristo.
• La comunità si è rallegrata
per la nascita di Sara Remondini e di Tatiana Barra.
Domenica 5 ottobre abbiamo avuto il battesimo di Edoardo Toja.
Auguriamo ogni bene nel Signore a questi piccoli e alle loro famiglie.
• Il 2 novembre avremo la
consueta Festa del raccolto con
esposizione e vendita di prodotti locali; un’occasione per dire
a Dio la nostra riconoscenza per
le Sue benedizioni. Tutti sono
caldamente invitati.
Assemblea di chiesa
PRAMOLLO — L’assemblea di
chiesa, riunitasi il 12 ottobre sotto la presidenza del pastore Bruno Rostagno, ha dovuto affrontare la scadenza del settennio del
pastore Noffke. Avendo poi preso atto della sua richiesta di non
essere rieletto per un secondo
settennio, ha deciso di rimettersi alla Tavola, con la precisa richiesta, tuttavia, che il pastore
venga riconfermato a tempo determinato.
La comunità ringrazia il pastore Rostagno per la sua collaborazione e per la sua predicazione molto viva e attuale.
Sabato 18 ottobre__________
□ DIBATTITO
TORRE PELLICE — Alla Casa Unionista alle ore 20.45, incontro sul tema; Quale Facoltà di teologia per
quali chiese. Interventi di: Gregorio
Plèscan, Manfredo Pavoni, Italo Benedetti, Piervaldo Rostan, Alba Kovacs, Giorgio Girardet. Conclude:
Giorgio Tourn.
Domenica 19 ottobre
n ASSEMBLEA DELLE
CORALI
PINEROLO — Alle ore 15, sala
della Chiesa Valdese.
— Programma, luogo e data della
Festa di canto 1987;
— Aggiornamento e formazione direttori e organisti;
— Formazione musicale nelle chiese;
— Contatti internazionali;
— Elezione della giunta.
Si ricorda che l’Assemblea è composta dai direttori e da un delegato
per ogni corale.
8
8 cronaca delteValli
17 ottobre 1986
GIORNATA ECOLOGICA IN VAL PELLICE
Tutti insieme
Il nostro nonostante ii maitempo
giornale
Mentre decollano, nelle varie
comunità, le attività tradizionali si avverte con sempre maggiore urgenza una questione di
fondo. Penso qui al tema della
’formazione e informazione soprattutto a livello biblico ed ecclesiologico' di cui, tropvo rapidamente, si è parlato nella Conferenza Distrettuale di giugno a
Ferrerò. La questione della formazione biblica di base è senz’altro legata all’avere un catechismo adatto ai nostri tempi. Su
questo problema tre pastori
(Rostagno, Soggin, Tomasetto)
si sono spaccati la testa nel corso dell’estate producendo risultati importanti tanto che, da quel
po’ che ho visto in anteprima, c’è
da credere che, a questo livello,
siamo alla vigilia di una svolta.
Ma la formazione biblica di base
non è solo catechismo, è anche
studio biblico, è il costruire con
i giovani un culto insieme, è
predicazione e discussione continua dei grandi temi della Bibbia e della fede.
Il secondo corno del problema è quello dell’informazione
poiché non c’è partecipazione
piena e cosciente alla vita della
chiesa senza un’adeguata informazione. E tra i vari strumenti
di informazione c’è anche questo settimanale, frutto della storica confluenza di tre testate
{«L’Eco delle Valli Valdesi»,
« La Luce », « Voce Metodista »)
che vuole avere sia un carattere
formativo sia informativo. Ma
ci riesce? Nel Sinodo si è parlato di questo nostro foglio anche
in termini di critica graffiarne,
e per tutti esso deve rimanere
al servizio delle nostre chiese.
Ora tutto è perfettibile; faremo
tesoro di tutti i consigli che ci
sono sin qui pervenuti, compreso quello di riqualificare il nostro rapporto, specie alle Valli,
con i vari corrispondenti. Di
quest’ultimo problema e del modo con cui vogliamo affrontare
il binomio ’formazione e informazione’ parleremo sabato 25
ottobre pomeriggio a Pinerolo in
una riunione aperta a vari contributi e ci aspettiamo che ogni
comunità invii almeno un corrispondente.
La formula di un giornale nazionale con un settore valligiano
forse non accontenta tutti ma
ha il vantaggio di non erigere
steccati intorno alle Valli. Siamo un'unica diaspora con un
unico giornale e utilizzare in
modo non provinciale questo
spazio di cronaca e vita ecclesiastica alle Valli Valdesi dipende soltanto da noi.
Nella nostra redazione non c’è
nessuno a tempo pieno, nessun
giornalista professionista, nessuna forza economica che ci sostiene, salvo i vostri abbonamenti e la Tavola Valdese (che
sappiamo in quali difficoltà economiche vive quotidianamente).
Tuttavia alla nostra povertà di
mezzi e di strumenti fa riscontro una ricchezza di persone e
di cose da dire che richiedono
solo di essere organizzate. Se il
rilancio del tema ’formazione e
informazione’ nelle nostre chiese passa anche per questo nostro giornale, vi chiediamo di
partecipare all’incontro con la
redazione del 25 ottobre. Noi siamo convinti che si possa fare di
più e meglio, ma ad una sola
condizione: di non essere lasciati soli nel nostro lavoro! Chiediamo troppo?
Giuseppe Platone
Cinquecento volontari impegnati a ripulire i torrenti - Un’utile indicazione per le amministrazioni e una buona occasione per conoscersi
Tutti insieme ecologicamente,
malgrado il tempo incerto che
per tutta la giornata ha minacciato pioggia. Domenica 12 ha
avuto gran successo in tutta la
Val Pellice la manifestazione ambientalista promossa da 64 Comuni della Provincia di Torino.
Alcune cifre approssimative lo
dimostrano: circa 50 partecipanti a Bobbio, una trentina sia a
Villar che ad Angrogna, 80 a Bricherasio, 120 a Torre, un centinaio a Bibiana, 120 anche a Luserna S. Giovanni.
Queste cifre, che conteggiano
solo i volontari che si sono impegnati in questa operazione
"Valle pulita”, vanno poi integrate con quelle delle guardie ecologiche, dei manovali dei Comuni,
dei militari ohe si sono mobilitati domenica scorsa. Gli obiettivi
dell’ azione; la pulizia dell’alveo
de] Pellice nei Comuni di Bobbio,
Villar, Torre e Bricherasio; pulizia dell’Angrogna ad Angrogna e
Torre Pellice; ripulitura della
massicciata della ferrovia, degli
affluenti di sinistra e di alcune
discariche abusive a Luserna S..
Giovanni; pulizia del Rio Secco
a Bibiana.
Un bilancio preciso dei risultati sarà possibile solo fra qualche
giorno, ma fin d’ora si può affermare che il contributo di questa
iniziativa al risanamento dell’ambiente non è stato irrilevante; la
quantità di sacchetti di plastica,
cartacce, vetri, lattine, pneumatici e — perfino — materassi recuperata è infatti tale da dover
essere misurata in quintali.
Ma, al di là di questo dato numerico, il merito maggiore di
« Tutti insieme ecologicamente »
è stato forse quello di sensibilizzare tutti, singoli e amministrazioni, su quelle piccole, facili cose che potrebbero essere fatte
per difendere Tambiente: per i
primi, evitare di lasciare ai posteri tracce poco civili del proprio passaggio; per le seconde,
provvedere il territorio di un numero adeguato di cestini e contenitori per rifiuti, e, soprattutto,
fare pulizia dove persone poco
responsabili sporcano.
L’immondizia, infatti, resiste
come poche altre cose agli insulti del tempo: tanto che "reperti”
trovati in diversi posti hanno
consentito di interrompere storie
di inquinamento che duravano
ormai da decenni.
La giornata del 12, però, non
è stata solo occasione per compiere finalmente un lavoro faticoso e poco gratificante ma necessario; è stata anche un’occasione d’incontro fra persone diverse per età, formazione, condizione sociale, che hanno scoperto
così la possibilità di una presa di
coscienza e di un impegno comuni, al di là della eterogeneità dei
membri di questo esercito ecologista.
Con queste premesse « Tutti
insieme ecologicamente » può
avere un futuro, magari meno
legato al volontarismo e più « politico »; per esempio iniziando a
porre ai Comuni — qualcuno sta
cominciando a farlo — la questione della raccolta differenziata
e del riciclaggio dei rifiuti solidi,
che attualmente avviene solo in
una minoranza di Comuni della
Valle.
Paolo Fiorio
Facoltà in trasferta
Con la predicazione del Moderatore Giampiccoli, domenica
12 ottobre nel Tempio di Luserna San Giovanni, gremitissimo,
si è aperto il 126° anno accademico della Facoltà Valdese.
Una trentina di studenti (metà donne e metà provenienti
dalla Germania Federale) di
cui cinque del primo anno (« un
vero segno di speranza » commenta il professore Corsani)
accompagnati dai professori della Facoltà Valdese stanno vivendo un’importante settimana di
contatto e conoscenza delle Valli Valdesi. Il gruppo è alloggiato presso la Foresteria di Torre Pellice e ha diviso in due
blocchi il proprio tempo. Al
mattino, nell’aula della biblioteca della Casa Valdese, si tengono le lezioni; mentre stiamo
andando in macchina si è appena conclusa la lezione del pastore Tourn sul ’’Seicento valdese”. Prima di lui avevano parlato il professore Giorgio Peyrot sui « Fondamenti della Chiesa Valdese » e la ricercatrice
presso la Società di Studi Valdesi Bruna Peyrct su « Memoria
della storia valdese come possibilità della conoscenza delle Valli ». Secondo Bruna Peyrot, che
è un po’ la vera organizzatrice
di questa settimana di studio e
soggiorno alle Valli del gruppo
della Facoltà romana, si tratta
di « una iniziativa che oltre al
corpo studentesco e docente del
la Facoltà può essere estesa anche ad altre realtà. La conoscenza demolisce i miti — aggiunge
Bruna Peyrot — e aiuta a meglio
capire in presa diretta realtà e
prospettive delle Valli Valdesi ».
Giorgio Girardet, professore di
teologia pratica, appare soddisfatto, non solo per l’andamento
delle lezioni ma anche per i pomeriggi di visite ed incontri. Lunedì studenti e professori si sono incontrati con il corpo pastorale valdese al Castagneto
di Villar Pellice, poi c’è stata la
passeggiata storica in Val d’Angrogna conclusasi con un’agape
comunitaria e la visione di un
film di storia valdese. « Ci stiamo muovendo a tre livelli; —dice Girardet — quello della storia che è sempre presente, quello della conoscenza della vita
delle chiese poiché ogni chiesa
sta organizzando per noi interessantissimi incontri e quello
della visione della situazione
sociale, politica e culturale di
questa zona d’Italia ». Ma non
si starà mettendo troppa carne
al fuoco? Una settimana non è
un tempo troppo ristretto per
vedere e capire?
« Può darsi — ribatte Sergio
Rostagno, professore di dogmatica — intanto il programma appassiona non solo gli studenti,
ma anche noi. Alla fine faremo
un bilancio, adesso lasciamoci
travolgere dagli avvenimenti ».
G. P.
Rieletto
il Sindaco
SALZA DI PINEROLO — Sono state necessarie due sedute e
molte discussioni per ricomporre la crisi nata Testate scorsa con le dimissioni del sindaco
di Salza Corrado Sanmartino,
messo in minoranza all’interno
del Consiglio comunale.
Un membro stesso della Giunta, l’assessore anziano Oreste
Pascal, aveva contestato alcune
scelte nella politica amministrativa del Comune e in particolare l’impiego di due obiettori di
coscienza che svolgevano un servizio sociale alternativo a quello militare.
Convocato per la seconda volta lunedì 6 ottobre, il Consiglio
di Salza ha riconfermato con un
ristretto margine, otto voti a sei,
il sindaco dimissionario e con la
stessa maggioranza gli assessori: Domenico Breuza, effettivo.
Mauro Meytre e Rita Breuza,
supplenti. Si è risolta così la situazione di immobilismo, che vedeva i due opposti schieramenti
sempre pari, dovuta al fatto che
il Consiglio comunale conta soltanto quattordici componenti.
Non si è però risolta del tutto la contraddizione interna dell’amministrazione, perché l’assessore anziano, malgrado l’esito delle votazioni, non ha ritenuto di doversi dimettere, continuando tuttavia a manifestare
disaccordo con la linea politica
della maggioranza.
Il sindaco Sanmartino ha dichiarato che occorrerà per prima cosa riprendere le pratiche
interrotte per l’autorizzazione ai
tagli boschivi, i quali rappresentano la maggior fonte di entrate
del piccolo Comune. Infatti, soltanto sfruttando le risorse rappresentate dal legname, Tamministrazione riesce a far fronte
alle numerose spese dovute al
mantenimento degli uffici e dei
servizi essenziali. Anche se la
maggior parte dei residenti trascorre l’inverno altrove, i villaggi si ripopolano in estate e nei
fine settimana: queste presenze
richiedono come dappertutto
grossi investimenti per strade,
acquedotti e fognature. Si capisce quindi come sia essenziale,
sia per la normale amministrazione, sia per la richiesta di contributi, che le crisi interne non
intervengano troppo sovente a
paralizzare ogni attività.
CONFERENZE DI SPINI E TOURN A PINEROLO
La Storia “scomoda” della Val Pragelato
« Dobbiamo ricordare la vicenda della cattolicizzazione forzata
della Val Pragelato a tutto il Piemonte, perché è una storia che
appartiene al Piemonte. E superare l’imbarazzo che nasce in noi
valdesi dalla storia di una sconfitta, e quello dei cattolici per essere gli eredi di una ’conversione’ violenta ». Con queste parole,
il pastore Giorgio Tourn ha concluso, la sera di lunedì 13 ottobre, il suo intervento sugli effetti
della Revoca dell’Editto di Nantes in Piemonte.
La manifestazione, che ha avuto luogo a Pinerolo in un auditorium di corso Piave molto affollato, era iniziata con un discorso del prof. Giorgio Spini, ed
era stata organizzata nel quadro
della mostra su « Il destino del
protestantesimo alpino », inaugurata pochi giorni fa.
Spini, che ha parlato per primo,
ha approfondito le conseguenze
internazionali del massacro e dell’esilio degli ugonotti francesi nel
1685. Dopo aver descritto i tratti
del potere assolutistico di Luigi
XIV, Spini si è soffermato sul
ruolo degli intellettuali, che furono gravemente acquiescenti nei
confronti delle efferatezze del potere.
Il 1685 però, ha concluso Spini,
segna anche l’inizio di una nuova
era: dall’incontro di profughi
non solo francesi nelle capitali
dei paesi di Rifugio (in Olanda,
soprattutto), uomini fino ad allora fedeli ai propri monarchi, nacque l’idea che anche il potere
politico può essere sottomesso a
critica, e cominciarono così a
formarsi gli elementi del pensiero liberale che sarebbero esplosi
in tutta la loro forza dirompente,
un secolo dopo, nella Rivoluzione
francese.
Nei protestanti esiliati nacque
uno spirito nuovo, sconosciuto
prima di allora, di uguaglianza
e di democrazia; come nel caso,
citato da Spini in risposta ad
una domanda del pubblico, dell’esercito valdese al momento del
Glorioso Rimpatrio, nel quale gli
ufficiali furono liberamente eletti
dai soldati.
Giorgio Tourn, dal canto suo,
ha rievocato i tragici avvenimenti della primavera del 1686, soffermandosi sulla specificità dei
valdesi rispetto agli altri protestanti perseguitati: i valdesi, infatti, furono gli unici a rifiutare
l’esilio, disponendosi a una guerra contro un nemico che godeva di una schiacciante superiorità militare. E, dopo la sconfitta e l’esilio, il legame dei valdesi con la loro terra fece sì che
essi non desiderassero altro che
il ritomo, riuscendovi infine nel
1689 con l’appoggio di Guglielmo III d’Orange. E anche quelli
che non riuscirono a tornare —
ha continuato Tourn — non si
sciolsero all’interno delle chiese
che li avevano accolti, ma mantennero — e mantengono ancoi'
oggi — la loro identità valdese.
Tourn ha concluso il suo intervento con la riflessione che
abbiamo già citato sulla pagina
più « scomoda » della storia di
quegli anni, quella relativa alla
« riconquista » cattolica della Val
Pragelato; dove oggi il protestantesimo non esiste più, ma che
fino ad allora non contava un
solo abitante di religione cattolica.
Dopo il mezzo insuccesso della presentazione della mostra a
palazzo Vittone la settimana
scorsa, la serata di lunedì ha
goduto invece di una partecipazione più che buona nonostante
la difficoltà del tema. Un segnale che fa ben sperare.
P. F.
9
17 ottobre 1966
cronaca delle Valli 9
AUTUNNO IN VAL D’ANGROGNA
Un nuovo film per
il dopo Cernobyl
IL 25 OTTOBRE PROSSIMO
A Roma per la pace
e la democrazia
Giovedì 16 sera alle 19.30 su
Rai 3 Piemonte, va in onda
lo spettacolo « Ninna Nanna della guerra », realizzato dal Gruppo Teatro Angrogna per la regìa di Ariotti. Il filmato, che
dura mezz’ora, è stato presentato in anteprima ad Angrogna per rinizio delle manifestazioni di « Autunno in Val d’Angrogna », Si tratta di un documento di ottima qualità professionale che attualizza con immagini delle Valli e di repertorio i testi e i canti del Gruppo
Teatro Angrogna. L’itinerario storico e canoro parte dalla « grande guerra » e arriva sino al fungo nucleare; si avverte dietro
al filmato il grosso lavoro di
documentazione storica che lo
rende autentico. Cito un solo
esempio: una scena drammatica
ritrae la madre valligiana di un
soldato della prima guerra mondiale di cui vengono rinviati a
casa gli effetti personali « poiché si è suicidato sparandosi
col fucile ». L’episodio, di tragica attualità, si riferisce ad un
fatto realmente accaduto ad Angrogna. E proprio la gente di
Angrogna (molti sono stati coinvolti nelle riprese, in particolare
i bambini) ha risposto con entusiasmo alla serata partecipan
do numerosa alla visione del
film e agli interventi sui temi
della pace. In particolare Reburdo, consigliere regionale, ha
ricordato la questione della costruenda centrale nucleare di
Trino Vercellese e la nuova
sensibilità pacifista che si collega alla obiezione fiscale. In
conclusione il filmato è stimolante e si presta anche ad essere
visionato nelle scuole o in ambienti culturali diversi proprio
perché divertendo indica allo
stesso tempo l’urgenza dell’impegno per la pace neH’era del
dopo Cernobyl. L’Autunno in
Val d’Angrogna continua con i
seguenti appuntamenti: Giovedì
16 ottobre, ore 20.45, nella scuola di Chiot ’dl’Aiga incontro dibattito su « Come e dove predisporre aree attrezzate per il
turismo in vai d’Angrogna ». Introducono Franca Coisson e alcuni amministratori della Provincia e della Regione; Domenica 19 ottobre, ore 20.45, nel Tempio valdese di Pradeltorno
Concerto del coro « Turba Conclnens » di Pinerolo; Mercoledì
22 ottobre, ore 20.45, Sala Comunale S. Lorenzo, incontrodibattito sul tema « Mangiare
sano per vivere bene », introduce il pediatra Luciano Proietti.
APERTURA DELLA DIOCESI AL DIALOGO
Ecumenismo
a Pinerolo
inaugurati i lavori del Convegno diocesano
da una relazione del prof. Paolo Ricca
Pinerolo, Madonna di Fatima,
una chiesa dalle strutture moderne, semplici, cemento armato e
legno. Qui si è svolto, la settimana scorsa, il Convegno diocesano pinerolese. Se ne accenniamo
sulle colonne del nostro giornale, non è per un’indebita ingerenza in casa altrui, ma perché quest’anno esso ha avuto un taglio
particolare, degno di segnalazione.
Il tema, molto impegnativo,
era: « Chiesa, missione, ecumenismo ». Le relazioni introduttive
erano state affidate a due teologi: il primo Paolo Ricca, che non
ha bisogno di essere presentato,
il secondo monsignor Luigi Sartori, di Padova, presidente dell'A.T.I. (Associazione Teologi Italiani), membro cattolico di «Fede e Costituzione », Torganismo
ecumenico autore del famoso e
criticato documento detto BEM,
studiato gli anni scorsi in tutte
le nostre chiese.
Non vorrei scrivere una sciocchezza, ma a mia conoscenza è
la prima volta che, almeno per
quanto riguarda la diocesi di Pinerolo, la relazione introduttiva
al Convegno diocesano viene
affidata ad un teologo valdese e che la chiesa valdese locale viene invitata a prendervi parte. Il gesto, prima ancora dei risultati concreti delle discussioni,
ha una sua rilevanza. Anzi, oserei dire che il gesto, per una chiesa come quella cattolica, ha una
sua importanza in sé. Non è da
oggi che avvengono incontri ecumenici tra le diverse realtà ecclesiastiche pinerolesi. Ma finora
si era sempre trattato di incontri
di studio, ricerca; mai era stato
dato uno spazio esplicito alla teologia protestante alTinterno di
A tre anni di distanza dalla
grande manifestazione del movimento pacifista, che nell’ottobre ’83 fece registrare la massima partecipazione in Italia ad
iniziative di questo genere, viene indetta per il 25 ottobre prossimo una marcia nazionale per
la pace che si svolgerà a Roma.
Nello stesso giorno mobilitazioni analoghe si svolgeranno in
altre capitali europee.
Lo spunto di partenza che è
stato preso dai Comitati per la
pace, organizzatori della giornata, è che il 1986 era stato dichiarato « anno intemazionale della
pace ». Ma i motivi che spingeranno i pacifisti a scendere in
piazza non si fermano a questo:
c’è anche, infatti, la precisa volontà di dire « no » al nucleare,
tanto civile quanto militare, e,
chiamando il governo ad interlocutore, verrà espressa l’esigenza di una maggior democrazia;
si vuole cioè che su tali questioni, Tultima delle quali, in ordine
di tempo, è la partecipazione
italiana alla ricerca sul progetto di scudo spaziale, i
cittadini italiani possano essere chiamati direttamente a
decidere, dal momento che le
scelte energetiche e militari coinvolgono la vita futura del nostro paese nella sua totalità.
Il Coordinamento regionale
dei Comitati per la pace propone di costituire, in occasione
della manifestazione di Roma,
un treno speciale da Torino, il
cui costo ammonta a L. 40.000
per partecipante. Il Comitato pace Valpellice raccoglie le ade
sioni sabato 18 dalle ore 15 alle
18 presso il Centro d’incontro di
Torre Penice (v. Repubblica, 3),
mentre per quanto riguarda il
pinerolese, ci si può rivolgere lunedì 20 oppure martedì 21, dalle 17 alle 18.30 presso la Camera
del lavoro (v. Demo, 8), dove saranno presenti esponenti del Comitato locale.
Nel pinerolese, oltre ai Comitati per la pace e il disarmo, aderiscono alTiniziativa: CGIL, CISL,
Democrazia proletaria, PCI, Sinistra indipendente, ARCI, Lega
Ambiente.
cf Cronache »
chiude
E’ con una certa amarezza che
abbiamo dovuto constatare la
forzata cessazione dell’attività
di Cronache del pinerolese.
Nonostante il progetto di rilancio, elaborato nei mesi scorsi, le energie sono venute a
mancare a questo settimanale
della sinistra pinerolese. Giustamente l’editoriale di Ignazio
Puleo, sull’ultimo numero, datato 10 ottobre, mette in rilievo
due fattori; la difficoltà di dar
voce, da parte della sinistra locale, ad un foglio d’informazione, e quello che, per la collettività tutta, è, in questa situazione, « un po’ di democrazia in
meno ». Ci auguriamo anche noi
che comunque « quanti a Pinerolo hanno a cuore il problema
dell’informazione» continuino a
riflettere insieme, nella speranza
di un futuro più roseo.
un momento tipicamente cattolico. In questo senso il convegno
diocesano di quest’ anno segna
una svolta.
Mi pare che questa svolta sia
tanto più da apprezzare in quanto il clima generale che si respira sembra essere quello di una
chiusura del dialogo a livello ecumenico. E’ la linea dell’attuale
pontificato, fatta di certezze mai
sfiorate da dubbi; è la proposta
della chiesa cattolica come elemento centrale intorno al quale
altri elementi possono, volendolo, aggregarsi: è la visione della
chiesa (ovviamente cattolico-romana) che entra trionfante nel
terzo millennio alla testa dei popoli, delle nazioni, delle chiese.
Non invece l’ascolto attento, partecipe, interessato e, in un certo
senso umile, della posizione dell’altro, riconoscendolo come interlocutore valido, con una sua
dimensione, un suo pensiero e
valore. E questo, invece, è successo proprio con la conferenza
di Ricca. La chiesa non era pienissima, ma erano presenti un
po’ tutte le componenti del cattolicesimo pinerolese; dai seminaristi alle suore, dai parroci aperti a quelli più tradizionalisti, dai
laici impegnati abituati al dialogo a quelli invece più integralisti. Eppure il discorso di Ricca è stato seguito, e come mi
pare, condiviso da tutti, anche
se ovviamente molto « protestante ». Forse per molti è stata, almeno così spero, la scoperta di
una dimensione sconosciuta. Per
questo ritengo che la coraggiosa
iniziativa del vescovo di Pinerolo
vada recepita positivamente ed è
augurabile che possa trovare ulteriori sviluppi.
Luciano Deodato
SAREMMO ANDATE,
MA...
Vorrei dire a Bruna Peyrot che giustamente si rammarica, nel n. 39 del
nostro settimanale, della scarsa affluenza di pubblico all’inaugurazione della Mostra « Destino del Protestantesimo alpino », che una delle ragioni
(non so se ve ne sono altre) di tale
assenza è probabilmente dovuta al fatto di non esserne stati informati, per
lo meno per I lettori deM’Eoo-Luce.
Ecco quanto è capitato a me ed a
tre mie amiche partite da Torre Pellice lunedì 6 ottobre, per essere a
Pinerolo alle ore 16: delusione! Al nostro arrivo a Palazzo Vittone il materiale non era ancora giunto! Spiegazione: l'Eco n. 38 indicava: Apertura della mostra dal 6 ottobre 1986 al
18 ottobre 1986. Orario: 9-12, 16-18.
Peccato!
Liliana Ribet, Torre Pellice
LE VERGOGNE
DELL’ENEL
Signor Direttore,
tutti i giorni aila Radio, TV, giornali,
si sente parlare di riduzione dell'inflazione, ma in quale modo? Il nostro
governo tiene conto solo del consumo alimentare? Ma c'è ben altro che
consuma la busta paga e le pensioni: la benzina, che non diminuisce. Il
gasolio da riscaldamento, che va sempre aumentando, ì mezzi di trasporto
pubblici, che rincarano benché II greggio sia molto diminuito. Malgrado tutto questo di nuovo parlano di tassare
i fabbricati: ma, cari onorevoli, chi
ha una casa Tha pagata con enormi
sacrifici!
Per non parlare poi delTEnel, che
è sempre pronto a dire agli utenti di
diminuire il consumo (questo tanti
l'hanno fatto) ma dal canto suo aumenta le spese fisse, come ha fatto
ancora di recente, specialmente sulla
seconda casa, e così facendo colpisce le imprese edili e insieme Toccu
pazione. L'Enel in questo modo penalizza sempre più la montagna, quelli che hanno dovuto emigrare per cause dì lavoro, trasformando la loro casa
di montagna in seconda abitazione. Ma
non basta; l'Enel penalizza la
montagna in un modo ancora più crudele, con la sua cattiva fornitura di
energia a un gran numero di borgate.
Faccio un esempio: il vallone di Faetto, dove numerose borgate (Maisetta, Frairie, Clot, Serre Giors, Gasasse, Clotesso, Saretto, Grangette),
ancora semiabitate, hanno una fornitura pessima con contatori da un KW
che non consentono il funzionamento
degli elettrodomestici. Questa è una
vergogna da parte dell’Enel, del governo e della Giunta regionale, che
premono di continuo il tasto sulla
costruzione di centrali nucleari, che
altro non sono che un incubo per i
cittadini, mentre trascurano di utilizzare le acque e costruire centrali
idroelettriche. Nella sola vai Germanasca si potrebbero realizzare quattro centrali di media e una di grande potenza, quante in tutta Italia? A
questo punto ben venga il referendum e che gli elettori pensino all’avvenire dei loro figli e del figli dei
loro figli.
Carlo Ferrerò, Pomaretto
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RINGRAZIAMENTO
« In pace io mi coricherò e in
pace dormirò, perché tu solo,
o Eterno, mi fai abitare al sicuro ))
(Salmo 4: 8)
I familiari della cara
Lidia Ciaiero ved. Long
sentitamente ringraziano tutti coloro
che sono stati loro vicini in questa dolorosa circostanza. Un ringraziamento
particolare al personale dell’Ospedale
Valdese di Pomaretto, al pastore Thomas Noffke e ai vicini di cas0.
Pramollo, 13 ottobre 1986
Dopo lunga e operosa esistenza ci ha
lasciato
Alma Rivoìr
anni 81
La ricordano commossi parenti ed
amici, il cognato ing. Giancarlo Eynard
con figli, nipoti, congiunti.
I funerali hanno avuto luogo venerdì 10 ottobre, alle ore 15, nel Cimitero
di Torre Pellice.
Bergamo, 10 ottobre 1986
RINGRAZIAMENTO
Il frateRo ed i parenti tutti della
compianta
E lena Robert
neirimpossibiRtà di farlo singolarmente ringraziano commossi quanti, con
scritti e presenza, hanno partecipato al
loro dolore e rivolgono un pensiero riconoscente al pastore Paolo Ribet, al
doti. Valter Broue ed al personale medico e paramedico del Reparto Medicina dell’Ospedale Civile cc E. Agnelli »
di Pinerolo.
S. Ger?n.a?io Chisòne, 13 ottobre 1986
11 Presidente, la Commissione direttiva, il Direttore amministrativo, il Direttore sanitario, i medici e il personale tutto dell’Ospedale Evangelico
Valdese di Torino prendono parte al
lutto della rag.ra Laura Prelato per
la perdita della madre
Mercede Bisio ved. Prelato
Torino, 13 ottobre 1986
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 19 OTTOBRE 1986
Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto 1 - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 19 OTTOBRE 1986
Bibiana: FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733.
Bobbio Pellice: FARMACIA - Via
Maestra 44 - Tel. 92744.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
10
10 uomo e società
17 ottobre 1986
TRA CRISI ECONOMICA, GUERRA E DISINFORMAZIONE
Un campo di lavoro
in Nicaragua
AL SERVIZIO DELLTNFANZIA
Non è facile oggi per un italiano venire in Nicaragua. La
guerriglia strisciante, l’inflazione
del 200%, la disastrosa situazione economica, lo stanziamento
dei HO milioni di dollari da parte delFamministrazione nordamericana, l’espulsione di Mons.
Vega e di Carballo, la siccità, la
disinformazione accanita condotta dai mass media nostrani,
sono motivi più che sufficienti di
tentennamento.
Non è facile oggi per un italiano che viene in Nicaragua
partecipare ad un campo di lavoro.
Dopo 7 anni di rivoluzione, è
probabile che i « sensibilizzati »
siano venuti quasi tutti ad annusare quello che succede. Tra
l’altro, è interessante notare il
mutamento progressivo della
« fauna » intemazionale. Nei primi anni si è verificato rarrembaggio dei politicizzati, degli intellettuali giunti da anni di dura assimilazione dei « sacri » testi della sinistra ortodossa e con
in tasca tutte le ricette utili a
spiegare ai nicaraguensi come si
deve fare una rivoluzione, dei
quadri sindacali, di tutta quella
serie di « fmstrati » del ’68, ricchi più di nevrosi che di idee.
Oggi è più facile notare la presenza di curiosi, di cristiani di
base, di persone venute soprattutto a cercare di capire. In ogni
caso, l’idea di passare buona
parte della breve esperienza in
Nicaragua a lavorare è scomoda. Troppo forte è il desiderio
di conoscere - cariare - discutere - fotografare - confrontarsi viaggiare - leggere - scratare capire. E poi, perché « rinchiudersi» in, realtà isolate e povere
come quella di Achuapa (nella
regione di Leon), dove la vita
scorre lenta, le informazioni
scarseggiano e i viveri pure, i
servizi (igienici, sanitari, idrici,
elettrici) sono catastrofici, il Nicaragua e la politica sembrano
così. complicati e lantani? Perché cercare di collaborare con
la gente nella coltivazione del
cotone e degli ortaggi, in una zona dove la « sequía » (la siccità,
provocata, sembra, dagli USA,
artificialmente, mediante il bombardamento « scientifico » meteorologico) ha compromesso il
raccolto delle terre più fertili?
Perché avviare un giornale, organizzare corsi di pittura, teatrali, di animazione per un « pueblo » senza strutture né mezzi,
tartassato dai « contras », poco
istrùito ed appena alfabetizzato?
Ed inoltre, perché cercarsi dei
rischi in zone pericolose, isolate
e facilmente attaccabili?
Non è facile oggi per un italiano che viene in Nicaragua per
partecipare ad un campo di lavoro, appoggiarsi ad un organismo di cooperazione internazionale.
Innanzitutto c’è un problema
di disinformazione: nonostante
l’attività ed i mezzi profusi nella sensibilizzazione; la realtà del
volontariato intemazionale è ancora troppo poco conosciuta in
Italia. Anche neH’ambito della
solidarietà e dei gruppi di base
moltissima gente non sa nulla
(o non vuole sapere) di Legge 38,
di progetti, di campi di lavoro.
Chi invece è già informato, perché deve delegare a qualche Organizzazione Non (ìovernativa
(ONG) la gestione del suo itinerario, con la comodità di risolvere i problemi pratici, ma senza l’autonomia di poter scegliere chi incontrare, cosa vedere,
dove lavorare, con quali priorità, strumenti? Se è vero .-che l’aggancio a qualche organismo presente sul posto è il modo più se
rio per « simulare » di dare una
mano, è anche vero che talvolta
si ha Timipressione di essere teleguidati.
Non è facile oggi per un italiano che viene in Nicaragua per
partecipare ad un campo di lavoro organizzato da una ONG,
scrivere sul Nicaragua.
Con che diritto noi, figli di una
cultura imperialista che ci ha
cresciuti nella bambagia economica e culturale, possiamo permetterci di storcere il naso e di
giudicare un popolo, una cultura, una rivoluzione così peculiare, dolorosa, necessaria? Come possiamo capire, noi che girovaghiamo un mese mettendo
il becco qua e là, i sottili meccanismi e la storia vissuta sulla
propria pelle che portano questa
gente a mischiare utopie, guerra, sofferenze? Scrisse tempo fa
Tomás Borge, protagonista della rivoluzione e attuale Ministro
degli Interni: « Ci hanno ucciso
Sandino, ci harmo invaso quattro volte, ci hanno imposto una
tirannia, e ora ci lesinano i centesimi ed il pane per il nostro
popolo. E ancora ci domandano
perché siamo antimperialisti! ».
E’ vero però che alcune contraddizioni esistono e non vaimo sottaciute (come tarmo coloro che
credono che tutto quello che viene dai sandinisti, in quanto rivoluzionari, sia comunque giusto).
Il paese della speranza e della
« rivoluzione dei poeti » è anche
il paese dove non esiste ancora
il diritto di sciopero, dove talvolta il servizio militare è imposto anche con la forza, dove
l’informazione è monopolizzata,
dove parte dell’organico militare e burocratico gode di palesi
privilegi, non solo economici (a
livello italiano, tanto per intendersi...), dove la chiesa popolare, così aperta sul piano sociopolitico, convive con una cultura religiosa medievale (Teffigie di
Sandino e del Papa campeggia
in moltissime case), dove le associazioni delle donne si scontrano con una tradizione incredibilmente « machista ». Bisogna
comunque considerare che la
« letteratura » sul Nicaragua è
ormai vasta e gli spazi da colmare minimi: non c’è gruppo,
associazione, persona, che non
abbia prodotto in questi anni libri, opuscoli, interviste, statistiche, previsioni, video, ecc., per
tentare una qualche contro-informazione.
E’ facile oggi per un italiano
che viene in Nicaragua per partecipare ad un campo di lavoro
organizzato da una ONG e che
scrive sul Nicaragua affermare,
dopo aver convissuto con la gente, viaggiato in piena libertà per
il paese, discusso con le principali componenti sociali: ne vale
la pena!!
Gigi Eusebi
Vivere una vita nuova
(segue da pag. 1)
nella disperazione umànà, che
consola, che agisce in modo miracoloso? Quel Dio che, come si
usa dire, « se esistesse non permetterebbe il dolore »? Quel Dio
che Bonhoeffer rifiuta, perché viene tirato fuori solo quando non
c’è altra via d'uscita?
In parte lo è, è il Dio che consola il suo popolo, ma si tratta
di una questione di momenti:
egli è lo stesso Dio che si è servito dell’esperienza della guerra
e della deportazione perché Israele si rendesse conto della condizione di peccato in cui viveva,
lontana da lui.
Anche noi non possiamo predicare solo il Signore che consola,
che salva, ma anche il giudizio
che egli pronuncia sul nostro modo di vivere. Perché sappiamo
che la salvezza è passata attraverso il giudizio della croce di
Cristo.
Le ossa vivificate non sono inquadrabili in un "paradiso", in
una visione semplicistica in cui
Dio vuole il bene per noi e non
ci abbandonerà; qualcuno dice:
« non permetterà che l’uomo distrugga il mondo » e interverrà
prima. Certo, è vero, anzi egli è
già intervenuto, con Gesù di Nazaret, nella sua pienezza.
Ma non per donarci un paradiso in cui siano neutralizzate le
nostre tendenze all’egoismo e alla sopraffazione.
Neppure Ezechiele pensa ad un
paradiso, parlando della nuova
creazione di Dio: egli parla del
ritorno in Palestina, del ritorno
ad una vita civile libera, non più
sottomessa, del ristabilimento
delle strutture politiche di Israele con il re e i sacerdoti del Tempio. Ci sarà, egli dice poco dopo,
di nuovo la campagna coltivata
dai contadini e le città fortificate e difese.
Lo Spirito che crea una nuova
vita, un uomo nuovo, agisce in
questo contesto completamente
L’Unicef compie
40 anni
Dagli interventi in Europa all’azione per il
Terzo Moncio - Mobilitazione in vari settori
storico e laico, secolarizzato.
E’ un Dio che non ci tira fuori
dalla realtà, ma ci dà la possibilità di vivere in modo più responsabile questa stessa realtà.
Come uomini qualunque, che non
hanno una risorsa segreta di forza, che non hanno più certezze
degli altri o più coerenza. Ma che
credono nella promessa del profeta e nella fedeltà del Signore.
Come uomini e donne qualunque noi sappiamo che la speranza non è monopolio dei cristiani,
neppure in questo tempo di impotenza e disperazione. Ma anche a noi oggi è detto: « profetizza, profetizza che la vita viene
dal Signore a tutta la gente che
si sente legata ad un gioco di
morte guidato da altri ».
Lo Spirito impetuoso di Dio
vuole farci vivere una vita nuova
fin da ora, senza dover passare
nuovamente per l’esilio, per la
distruzione nucleare. Sta a noi
fare un posto per questo Spirito
di libertà, nella nostra vita.
Letizia Tomassone
L’Unicef, l’organismo dell’ONU,
fu creato nel 1946 con uno scopo ben preciso: aiutare i bambini dell’Europa alla fine della
seconda guerra mondiale. L’Unicef ha curato gli orfani, i bambini denutriti, quelli senza più
tetto dove ripararsi, fornendo
nell’immediato coperte, cibo, medicine.
L’aiuto maggiore l’ha ricevuto proprio l’Italia, dove in più
di 10 anni l’Unicef ha speso miliardi di lire creando le centrali
del latte, mense scolastiche, reparti pediatrici negli ospedali
e nelle università, formando personale specializzato in vari settori.
Nel 1953, terminata la ricostruzione in Europa, il mandato delTOnicef fu esteso indefinitamente in favore dell’infanzia nei
Paesi in via di sviluppo.
In queste nazioni vivono oggi circa 1 miliardo e 400 milioni
di ragazzi sotto i 15 anni; dei
510 milioni che hanno meno di
5 anni, almeno 15 milioni muoiono ogni anno a causa della
malnutrizione e delle malattie.
Come lavora
rUnicef
Collabora attualmente a realizzare programmi in 113 Paesi:
43 in Africa, 33 in Asia, 26 in
America latina, 11 in Medio Oriente e nell’Africa settentrionale.
Scopo primario: migliorare
le condizioni sanitarie di base,
l’alimentazione, l’approvvigionamento idrico, l’istruzione e i
servizi sociali.
Nei suoi programmi a favore
dei bambini e delle loro famiglie, fornisce vaccini, attrezzature sanitarie, cibo, pompe per
l’acqua, tubazioni, servizi igienici, materiale scolastico, tende e
coperte nei soccorsi d’emergenza.
In questi ultimi anni l’Unicef,
come già abbiamo ricordato, ha
adottato quattro tecniche a basso costo nel campo della salute nella speranza di ridurre il
tasso di mortalità infantile nei
primi 5 anni di vita:
— il controllo della crescita del
bambino, per rilevare in tempo
la malnutrizione, prima che sia
troppo tardi e la salute troppo
compromessa;
— la terapia di reidratazione
per via orale: acqua sale e zucchero per combattere la disidratazione causata dalla diarrea;
— l’allàttamento al seno, per
difendere i bambini nei primissimi mesi di vita;
— la vaccinazione: mentre il
V CALENDARIO BIBLICO
INTERCONFESSIONALE
(versetti in versione LUZZI - INTERCONFESS. - GEI)
copertina illustrata (12 foto a colori) - introduzione
mensile sulla tematica;
« COME E PERCHE’ LEGGERE LA BIBBIA
».
Un mezzo che, per le sue caratteristiche, è particolarmente adatto alla evangelizzazione. I versetti esposti
(uno per ogni giorno) sono relativi al tema trattato.
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vaiolo è stato, negli anni scorsi, largamente vinto, ancora almeno 5 milioni di bambini muoiono ogni anno di pertosse,
morbillo, difterite, tubercolosi,
polio e tetano.
Vaccinazione per tutti
entro il 1990
Questo il progetto ambizioso deU’Unicef. La sezione italiana si è particolarmente impegnata in questo settore: l’o
perazione a tappeto è già iniziata in alcuni Paesi; quelli ai
quali è andato soprattutto l’aiu
tc italiano sono Ciad, Kenya
Mali, Benin, Ruanda e Burkina
Paso, nei quali sono già stat;
vaccinati circa 3 milioni di bim
bi; altri Paesi in cui è in atte
l’azione sono: Nigeria, Colombia,
Turchia, Thailandia.
Le campagne di vaccinazione
su vasta scala richiedono una
mobilitazione straordinaria di
un intere paese: personale m,dico e paramedico per fare la
iniezioni, provvedere ai traspo ti, informazione capillare attraverso radio e tv, manifesti, assemblee di villaggio o di quarti re; ma soprattutto ciò che .3
persone coinvolte danno di si;
entusiasmo, conoscenze, tempo.
-----------------------------
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Rea j
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Paolo
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
bongo, Giuseppe Platone, Sergio
ftbet. Comitato di redazione: i re
dàftori e: Mireila Bein Argentieri
Valdo Beneccni, Mario F. Berutt;
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nit
ti, Bruno Gabrielli, Claudio H. Ma-telli, Roberto Peyrot, Massimo Romeo, Marco Rostan, Mirella Sco'
sonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011/
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