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DELLE VALLI VALDESI
Spàtt.
CÌì>lio-t3ca Vali3S3
(Toriào) ‘ “ TOnnS F2LLIC:
Settimanale
della Chiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e iatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXVI - Nnm. 26
Una copia L.
ABBONAMENTI 1 1000 per rintemo Eco : L. i Eco e La Luce: L. 1500 per l’interno Spedir, abb. postale II Cmppo I TORRE
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Verso una
distensione ?
Da qualche .^orno, ormai, i grossi
sinistri titoli dei quotidiani in prima
pagina, han nuovamente ceduto il posto a titoli più modesti; si parla non
più di guerra, non ancora di pace, ma
di graduale ritorno alla calma ; si fan
previsioni meno pessimistiche, se non
del tutto ottimistiche, sull’immediato
futuro.
Ed il cannone non tuona più; nè a
Budapest, nè in terra egiziana.
B' indubbiamente, tutto ciò, giusto
motivo di conforto, ma con qualche
doverosa limitazione e precisazione.
lì cosidetto normalizzarsi della si
tuaiiinne è frutto infatti del prevalere del buon senso, della 'onestà nei
rapporti tra i popoli ed i governi, di
un sincero desiderio di pace?
O questa normalizzazione è la conseguenza di un calcolo di convenien
za contingente? il frutto della reciproca paura? della rinuncia all’inter
vento solidale in favore degli oppressi?
iti Ungheria la Russia ha imposto
la sua volontà, in dispregio ai più elementari diritti di vita di quel nobile
popolo, esclusivamente colla forza delle armi, con la brutalità dello stermi
mio e coll’infame misura della deportazione forzata. La pace di Budapest
e deile altre città di quel paese è una
pace di terrore e di fame, di cui nessuno ha motivo di compiacersi, se non
i .servi di quel sistema di governo è
di dominio. Il mondo cosidetto libc
ro, il mondo cosidetto cristiano ha
forse salvato la sua pace tollerando
che in quel paese si facesse sotto i
.-5iìoi occhi scempio di ogni principia
di carità, libertà ed amore. Nè forse
si poteva fare altrimenti 1 ma perloiiì,-no questa constatazione renda le
nostre coscienze vigili, e distrugga attorno a noi l’ipocrita velo di un compiacimento con noi stessi che _ non
ha ragione alcuna di essere; ci induca a sentimenti di umiliazione, ci ren
(la consci della nostra debolezza.
* * •
In Egitto anche pare finita la guerra. Israele ha promesso che sgombererà la penisola del Sinai e la città
di Gaza; gli anglo-francesi cedendo
alle pressioni americane, han già ini
ziato lo sgombero della zona del ca^
naie di Suez e di Porto Said. Il transito nel Canale, interrotto dal sabotaggio egiziano, pare destinato a pre
sto riprendere.
Un osservatore superficiale potrebbe rallegrarsi di questi fatti: dire che
gli aggressori han rinunciato a perseverare nella loro azione aggressiva, e
che rONU è riuscita a imporre la pace. Anche in questo caso una siffatta
semplicistica diagnosi sarebbe grave
mente viziata da superficialità ed in
sincerità. Perchè, se è vero che Francia ed Inghilterra hanno finito psi
assumere esse soie il volto delTaggres
sore, non è men vero che chi attentava e da tempo alla libertà ed alla
sicurezza degli altri popoli, era
proprio il dittatore egiziano Nasser;
che chi minacciava di soffocamento
e di distruzione il piccolo popolo Israeliano era il mondo arabo; e che le
Nazioni Unite avevano sino ad oggi
assistito con indifferenza a tutto ciò.
Il loro intervento, oggi, sarà valso a
salvare la pace; ma un loro intervento ieri sarebbe forse valso ad evitare
anche l’inizio di quella piccola e sanguinosa guerra. Purtroppo da qujsta
vicenda esce rafforzata proprio la po
sizione di uno che non si meritava
certo un simile regalo; intendevi dire di Nasser che è certo uno degli individui più pericolosi e sconsiderati
che questi ultimi anni abbiano regalato al mondo.
Ecco perchè la « normalizzazione »
di cui parlano oggi i giornali è assai
poco soddisfacente, e nasconde ben
amare rinuncie. E’ una pace che non
trova certo la sua ispirazione^ nell’avvicinarsi del Natale; bensì, piuttosto,
nella paura e nella violenza. Se un’altra morale dagli ultimi fatti si deve
trarre, è questa: che il mondo creato
dall’uomo, la attuale civiltà meccanica, con tutte le sue meraviglie, con
tutte le sue scoperte, i suoi entusiasmanti successi tecnici, è di una estre
ma fragilità e debolezza. Basta un
nulla per sconvolgerlo, questo mondo
Basta una carcassa di vecchia nave
a picco in un canale, una carica di
dinamite sotto le tubazioni di qualche oleodotto, per metterlo in crisi.
La vita dei popoli è oggi, più che mai,
affidata alla collaborazione reciproca
Questa constatazione almeno, spinga
i, governanti di tutti i paesi a lavora
re davvero seriamente, per la recipro
ca comprensione e la pace.
Un grave lutto
Anche se in ritardo, per delle circostanze indipendenti dalla nostra
volontà, vogliamo partecipare al lutto della Chiesa Evangelica Metodista per la dipartenza dell Aw. Fabio
Santi, avvenuta bruscamente e tra
gicamente, mentre si recava da Napoli a Roma in automobile.
L’Avv. Fabio Santi aveva solo 45
anni; era perciò nella pienezza delle
sue forze tìsiche, intellettuali e spi;
rituali. Cresciuto nell’amoiente di
«Casa Materna» a Portici (Napoli)
aveva ricevuto dai gemtori una Della e sana educazione cristiana, che
doveva aprirgli la via, soprattutto in
questi anni ael uopo guerra, ad una
grande attività neiia sua Chiesa, x.ei
mondo evangeUco di Napoli, nella
Amministrazione della sua città e,
in primo luogo, nella « Casa Materna » cne egli dirigeva con intenso amore.
Per quanto la vita gli offrisse ampie possiDiiità di lavoro e di successo
come professionista era laureato
in legge ed in scienze economicne e
commerciali — Fabio Santi senti ch.'>
il suo posto era fra quella moititu-aine di bimbi che già il paare suo ave
va accolto nella « Casa » di Porgici. E
a quella « Casa » seppe dare un im
pulso notevole, frutto deila sua f^ac
e dell’amore che egli nutriva per i
fanciulli orfani e aiseredati. Il laboratorio di eoanisteria venne dotato
di nuove attrezzature per accog.ieie
200 ospiti, venne costruito l’imponente ediricio scolastico che riceve gior
nalmente più di 500 alunni. Nei mesi passati aveva viaggiato negli Stat.’
Uniti accompagnato dalla corale d)
« Casa Materna » per ottenere i mezzi occorrenti alla realizzazione di U-i
nuovo progetto: l’edifìcio che avreo
be dovuto accogliere gii alunni piu
grandi di « Casa Materna » e le varie officine per mezzo delle quali que
sti ragazzi, già salvati nella loro in
fanzia, sarebbero stati plasmati per
1:ì vita anche sotto il profilo profes
sionale.
Era predicatore laico nella sua Chie
sa e si adoperava in ogni modo all.realizzazione in Napoli di quel grandioso edificio che presto accoglier,^
l’Ospedale evangelico partenopeo.
1 funerali hanno avuto luogo innanzi tutto nella Cappella dsll’Obi
torio a Roma, successivamente a Por
tici. Sulla via di Foraci, ad Aversa, la
salma dell’Avv. Fabio Santi ricevette
il saluto commòsso del Sindaco di
Portici e di tutta la giunta comunale. Al servizio funebre partecipò una
folla immensa, con i rappresentanti
delle varie Chiese Evangeliche, tra i
quali il Moderatore della Chiesa Val
dese, a nome della nostra Chiesa e
del Consiglio Federale delle Chiese
Evangeliche d’Italia. Erano presenti
le rappresentanze del Governo, della
Provincia, del Comune e del Foro.
Più di quarantamila persone si sono
chinate commosse dinanzi alle spoglie di Fabio Santi. Erano presenti
tra la folla il Ministro dell lndustria
Cortese, S. E. Giovanni Porzio ed altre personalità; testimoniarono la loro stima con telegrammi di simpatia
S. E. Enrico de Nicola, il Presidente
della Camera dei Deputati S. E. Gio
vanni Leone, il Prefetto di Napoli e
molti altri.
La sua salma è stata deposta nel
cimitero di Bellavista, accanto a quella della mamma.
« Voce Metodista » ha parlato di
lui con grande affetto e rispetto, rie
vocandone la cara, « grande ed incolmabile» figura. Anche noi lo ricordiamo in quest’ora e ne additiamo
l’esempio al nostro popolo ed alla nostra Chiesa Valdese.
Condividiamo il lutto della Chiesa
Metodista e diciamo il nostro pensiero di calda simpatia cristiana al padre, Pastore Riccardo Santi, ed a tutti i congiunti suoi in quest’ora di lutto. eppur di salda speranza in Cristo.
(Red.ì
^0 nandB patriota ungheroso
LUIGI KOSSUTH
Gli avvenimenti che si sono svolti
recentemente in Ungheria e che hanno
suscitato l’ammirazione commossa di
tutti i popoli civili hanno avuto evidentemente la loro origine immediata
nella situazione deplorevole in cui si
è trovata la popolazione di quel paese
negli ultimi dieci anni della sua storia,
colma di dolori e di sofferenze.
Ma una parte non piccola dello spirito con cui è stata guidata e condotta
la insurrezione magiara, crediamo sia
dovuta alla influenza profonda che ha
avuto in tutta l’Ungheria l’alta personalità dì Luigi Kossuth e l’opera sua
di un secolo fa a favore della libertà
del suo popolo e della sua indipendenza. Opera che non-è morta con lui,
ma che ha continuato ad ispirare successivamente i miglidìri figli dell’Ungheria, i quali hanno sempre cercato
di alimentare nelle giovani generazioni l’amore profondo e tenace alla libertà, che è stato la bandiera del Kossuth nella sua opera di apostolo della
indipendenza del suo paese e di combattente per la liberazione dall’oppressione di tutti i popoli europei del suo
secolo.
I suoi funerali
Di questa grandissima influenza del
Kossuth sulla educazione dei suoi
compatrioti, si era già avuto un esempio ed una prova magnifica all’epoca
della sua morte, nel marzo 1894, anche se da circa mezzo secolo si erano
conclusi gli eventi che lo avevano reso
celebre e popolare in seno al popolo
magiaro, ma che in seguito lo avevano costretto all’esilio, per circa 45 anni. La grandiosità infatti dei suoi funerali e la universale partecipazione
ad essi di tutte le regioni ungheresi,
era stato un segno dell’amore intenso
e profondo, del culto si potrebbe dire
nel quale erano stati educati i figli ed
i nipoti di coloro che avevano preso
parte attiva agli avven menti conclusisi nel 1848, con la proclamazione
dell'indipendenza dell’Ungheria.
Quei funerali, ci dice Enrico Appia
nei suoi « Souvenirs », furono veramente grandiosi e solenni, eseguiti in
un quadro decorativo splendido, cogli
studenti ungheresi che montavano la
guardia in costume nazionale di lutto ;
berretti di astracan con grandi penne,
dolman pure di astracan, di seta e velluto, con delegazioni venute da tutti
gli angoli dell’Ungheria e della Transilvania, col borgomastro di Budapest
ed i membri del Parlamento in costumi assai ricchi e di grande bellezza,
con alla testa del corteo un veterano
del 1848, vecchio magiaro dai capelli
bianchi sparsi sulle spalle ed un ramo
di palma in mano.
La sua vita
Luigi Kossuth era nato il 16 settembre 1802 a Monok, da una antica
famiglia nobile protestante impoverita, di cui 17 suoi rappresentanti avevano subito delle persecuzioni, fra il
1527 ed il 1715, per motivi di religione e per ragioni politiche. Dopo aver
studiato nel collegio protestante di
Scorospotak, seguì i corsi di legge a
Budapest, ove si laureò nel 1826, facendovisi subito notare per la sua calda eloquenza, che gli aperse presto la
strada alla carriera politica. Eletto infatti nel 1831 membro della Dieta,
fondò un giornale per rendere di pubblico dominio le discussioni che vi avvenivano. Ma ciò gli attirò l’attenzione malevole del Governo imperiale,
che lo fece arrestare nel 1837 e condannare a quattro anni di carcere nel
1839. Liberato per la concessione di
un’amnistia un anno dopo, il Kossuth
assunse la redazione di un giornale a
tendenza democratico radicale, che divenne rapidamente il più diffuso giornale ungherese. Eletto deputato alla
Camera nel 1845, venne subito considerato come il capo del partito di
opposizione al Governo, al quale egli
chiese con grande energia tutte quelle
riforme che erano all’ordine del giorno dei popoli europei anelanti alla libertà; emancipazione dei non cristiani, abolizione dei privilegi della nobiltà e del clero, eliminazione della
servitù della gleba, libertà di stampa,
ecc.
La rivoluzione francese del 1848
spinse il Kossuth ed il suo partito a
chiedere aU’fmperatore le dette riforme ed un Governo responsabile per
l’Ungheria, nel quale egli ebbe il rnù
nistero delle finanze e di cui fu, ih
breve, il capo effettivo; ma ciò suscitò
il malcontento dei Croati, sobillati
dall’Imperatore, che ebbe così un pretesto per muovere guerra all’Ungheria, che si vide costretta a difendersi.
E lo fece eroicamente, guidata, spronata, infiammata dal grande suo capo
e patriota che dimostrò una attività
incredibile nella lotta di liberazione
del suo paese, che egli riuscì a proclamare, in Budapest, repubblica indipendente, e della quale fu proclamato
presidente.
Ma essa ebbe una durata effimera.
Perchè essa fu tosto assalita dalle forze reazionarie dell’Austria che, coll’aiuto dei Russi invitati dairimperatore, riuscirono a soffocare il movimento di liberazione magiaro, costringendo all’esilio il grande patriota. Una
volta di più l’Imperatore aveva provato come la massima latina del « divide
et impera » fosse il migliore dei sistemi politici, destinato ad indebolire gli
avversari per abbatterli poi più facilmente, successivamente.
In esilio
Dall’Anatolia, ov’era stato costretto
dagli eventi a riparare ed ove era stato
internato poi liberato dal governo turco, in seguito all’intervento inglese ed
americano, si recò nel 1851 in Inghilterra, ove fu accolto con straordinario
entusiasmo. Di li sì portò in America
per tentare di raccogliervi danaro destinato ad acquistare armi e munizioni, che pensava di poter far giungere
in Ungheria.
Nel luglio 1852 lasciò rAmerica e
ritornò in Inghilterra, stabilendosi a
Londra ove riprese, nell’agosto, i contatti col Mazzini, aprendo col grande
patriota italiano una nuova sottoscrizione a favore della sua patria. Nell'agosto del 1852 infatti, il Mazzini
scriveva una lettera per la circolare
che doveva iniziare una sottoscrizione
sulla base di un scellino, per raccogliere danaro onde soccorrere i popoli
che anelavano alla libertà, nei paesi
ove questa era ancora conculcata.
Citiamo questa lettera del grande
Italiano perchè, sia pure per inciso e
forse per propaganda, essa accenna
discretamente agli avvenimenti della
persecuzione del 1655 contro i "Valdesi, resi noti in Inghilterra oltre che dal
celebre libro del Morland, inviato del
Cromwell a protestare presso il duca
di Savoia per la crudele repressione
Imparate il segreto della preghiera. La vita di preghiera di
Cristo è uno dei tratti più efficaci
del Suo ministero terrestre.
Se il Figlio di Dio non poteva
vivere senza costante intimità
con Dio, a più forte ragione non
lo potete voi stessi.
Billy Graham
degli abitanti delle Valli, anche dal famoso sonetto del Milton sui « massacri » conosciuti sotto il nome di « Pasque Piemontesi ».
Scriveva dunque il Mazzini: « ...nel
fondo del cuore della Nazione vostra
sta qualche cosa che nè Pacifisti, nè
Economisti possono estinguere : un
nobile senso di virile resistenza ad una
empia tirannia, una pronta e viva simpatia per tutti quelli che lottano e soffrono e che sono pronti a morire o a
vincere per una nobile causa; mi ricordo dei tempi di Cromwell e di Milton in cui l’Inghilterra valorosamente
proteggeva la libertà di coscienza dèi
poveri abitanti delle vallate piemontesi. Fate che il nostro appello trovi la
via giusta attraverso i milioni di individui e non la arrestino pochi circoli
settari; e questi milioni d’individui
daranno una risposta degna di loro:
ci aiuteranno ”a buttare il calamaio
sul viso del diavolo”... ».
A Torino
Da Londra, il Kossuth si trasferì in
Italia, fissando la sua residenza a Torino, ove rimase per oltre un quarantennio, in solitario esilio, pur partecipando con lettere aperte a tutti gli
avvenimenti più importanti del suo
paese natio. Trascorse gli ultimi decenni della sua vita nella capitale subalpina, in una vecchiaia tranquilla e
serena e dedicata allo studio. A Torino lo aveva raggiunto una sorella, tratta anch’essa in arresto, con im’altrà,
dal Governo austriaco nel 1852 e più
tardi rimessa in libertà.
Questa sorella fu per diversi anni
auditrice regolare dei culti tenuti nella
Chiesa Valdese di Torino dai pastori
Enrico Appia ed Enrico Peyrot.
Anche il Kossuth, sebbene più di
rado, fu in relazione col ministro valdese Appia. E tutti e due i pastori vaidesi presero parte attiva, assieme ad
un pastore ungherese, ai funerali del
grande patriota e rivoluzionario ma-,
giaro, che si effettuarono il 20 marzo
1894, in modo solenne come s’è detto.
Più tardi, la sua salma venne trasportata con grandi onori dall’Italia in
Ungheria e deposta nel Museo Nazionale di Budapest.
La sua grandezza
In Luigi Kossuth noi onoriamo il
grande patriota, l’ardente ed intransigente amante della libertà, per la quale egli seppe tutto sacrificare, senza
rimpianti, avendo egli sempre rifiutato, durante il suo lungo esilio in terra
italiana, di tornare nella sua patria fintanto che in essa regnava la dinastia
degli Ausburgo. In lui onoriamo l’eroe
dell’indipendenza ungherese e l’amico
fraterno dei grandi italiani del Risorgimento, il collaboratore del Mazzini,
di Pier Fortunato Calvi, del colormello Tiirr, del Ledru Rollin e di altri patrioti dell’800 europeo, per la costituzione di una organizzazione intemazionale destinata a risvegliare e ad
alimentare un movimento intemazionale per la libertà dei popoli dall’Austria Ungheria: Ungheresi, Polacchi,
Italiani, popoli che oggi sono nuovamente in lotta, i due primi, per riacquistare la loro libertà ed i loro diritti civili, conculcati oggi come ieri dai
potenti del secolo, in nome della legge
del « quia plus valeo », che è la legge
della jungla.
Dio voglia che il nuovo sangue che
è stato così generosamente versato dal
popolo ungherese in questi giorni per
riavere la propria dignità e libertà,
suscitando Tammirazione commossa
di tutti gli uomini del mondo civile,
non sia stato versato invano!
tegipo.
2
1 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
TT
Union Vandoise de Marseille
Traditionnelle fête des châtaignes
chez les Vaudois de Marseille; nostalgie des Vallées sans doute, mais aus
si occasion supplémentaire de se retrouver. Ce fut un succès complet,
puisque des tables et des sièges durent être improvisés pour permettre
à tous (ou presque!) de goûter aux
châtaignes et au petit vin blanc les
accompagnant. En effet, plus de 120
personnes s’étaient données rendezvous en notre Maison inaugurée le 17
Février dernier. L’ambiance ne pouvait être qu’agréable, et dans l’eupho
rie, on nota même que certains membres avaient acquitté leur cotisation
1957! D’autre part, au cours de cette
réunion, M. le Professeur Jean Pons
nous présenta de fort jolies vues du
Caméroun où il s’était rendu cet été.
Le Synode Régional de l’Eglise Ré
formée de France s’est tenu à Mar
seille du 23 au 25 Novembre. Invité
par M. le Pasteur Donadille, Président
du Conseil Régional, M. le Modérateur Deodato a assisté à cette assemblée, à laquelle il a d’ailleurs adressé
un message au début de la dernière
séance de travail. Les Pasteurs et délégués des Eglises Réformées du Sud
Est de la France furent ainsi informés du travail qu’accomplit l’Eglise
Vaudoiss en Italie: leurs applaudissements chaleureux soulignèrent la
fraternité et l’estime réciproque qui
animent Vaudois d’Italie et Réfor
més de France.
Sa mission officielle une fois remplie, M. le Modérateur nous fit l’honneur de présider une réunion dar.s
notre Maison. Malheureusement, et
pour des raisons diverses, cette mani
festation ne put être annoncée à tous
les membres. Ce fut donc une assis
tance restreinte qui écouta avec attention le message de M. le Modéra
teur. De cet exp^, fait notamment
de récits de queltpies expériences per
sonnelles, nous retiendrons la leçon
que tout est possible avec l’aide de
Dieu.
C’est ainsi que les Vaudois, part's
de leurs Vallées-refuge, sèment à pré
sent la Parole de Dieu, à l’autre bou"
de l’Italie, en Sicile. A ce propos, M.
le Modérateur souligna que l’Eglise
Vaudoise, ce n’est plus seulement les
paroisses des Vallées, mais aussi tou
tes les communautés éparpillées sur
le territoire italien et même à l’étranger. De ce fait, les responsabilités et
les charges sont plus lourdes: que
chacun donc prenne sa part et ne se
dérobe point!
Les Vaudois de Marseille, en remerciant M. le Modérateur, se permettent de lui rappeler quil a (presque) promis de venir spécialment pour
eux, le printemps prochain. Ils forment le voeu que ce projet se réalise,
car ils pourront alors mieux prouver
encore combien ils restent attachés
à leur Eglise.
La parola della vita
TEOLOGIA E VITA
I due termini sembrano in antitesi, come si direbbe: astrazione e
realtà. Si dovrebbero piuttosto intendere come « teoria » e « pratica » dipendendo questa strettamente dalla prima.
In apparenza si può vivere, anche religiosamente, senza teologia e
soho molti coloro che lo fanno. Allo stesso modo si può coltivare la
terra senza avere aperto un libro
di agricoltura o seguito un corso di
specializzazione. Vi sono tradizioni che si tramandano di padre in figlio e che presiedono a tutti gli atti della vita. Ma con questa tradizione, quanti errori si tramandano
ed a volte quali ricchezze si trascurano per non voler tener conto di
queU’insegnamento che è frutto di
profondo studio dei fenomeni, delle
cause e degli effetti^ della struttura
delle cose, del fondamento di ogni
manifestazione di vita!
Così è nel campo della vita sociale, nel campo della vita religiosa.
La mancanza di un approfondimento delle fonti della vita cristiana sia
da parte dei fedeli che da parte di
certi « conduttori » di chiese, fa sì
che i problemi eterni che riguardano la vita, la morte, la nostra esistenza di fronte a Dio, vengano trattati con empirismo, con leggerezza,
coii disinvoltura infiorata di luoghi
comuni, in modo tale da nop avere
presa nell’animo dei credenti stessi
che si acconciano ad un cristianesimo formale, svuotato del suo contenuto trascendentale, che non « lega » le anime a Dio, ma le lascia in
una posizione di sufficienza esiziale
alla salvezza stessa. Quando non si
tratta invece di una cosidetta morale cristiana, basata sul « tu devi »
che nòn ha la sua profonda radice
in quello che Di© ha fatto, fa e farà, come la Rivelazione ce lo dice,
e come tale morale è intesa dagli
scrittori del Nuovo Testamento (Perdonate___ come Dio vi ha perdona
ti in Cristo — Amatevi... come lo
vi ho amati). Non c’era bisogno del
Cristianesimo per insegnare una morale che autori pagani avevano insegnata molto prima di Gesù. Gesù
non è venuto nel mondo per migliorare l’umanità ma per « riconciliare il mondo con Dio » — per salvare l’uomo d.al peccato e farne — mediante la fede — un figliuolo di Dio.
Questo è Un enunciato teologico:
non tutti sono figliuoli di Dio. Sono
creature, cioè « create » da Dio ma
non « generate » da Lui. Solo il Figliuolo Unico è generato, cioè della
stessa sostanza del Padre, e con lui,
nello stesso modo, sono generati
quelli che partecipano alla « rigenerazione ». Una statua si crea, ma si
genera un figlio. Queste sono verità
fondamentali della Rivelazione, sono i prohlemi « primi », quelli che
hanno interesse sopra tutti gli altri
che da questi dipendono.
COMUNICATO
Il « Calendario Biblico con meditazioni giornaliere », per il 1957 segue la
traccia del Lezionario biblico pubblicato per ordine del Sinodo. Ordinarlo
alla Libreria Claudiana al prezzo di
L. 250.
Così Davide si pone di fronte al
creato ed esclama: « O Eterno, Signor nostro^^ quanto è magnifico il
Ino nome in tutta La terra ». Si pensa che ciò basti per la vita religiosa,
ossia questo atto di adorazione di
Dio concepito nella sua creazione.
Ma il Salmista aggiunge subito« Quand’io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita. Che cos’è ruolino che tu n’abbia memoria, ed il
jìgliuol dell’uomo che tu ne prenda
curai Eppure tu l’hai fatte poco
minor di Dio.... » (Salmo 8).
x\on è questa la domanda di ogni
creatura umana cosciente? Che cosa
siamo, donde veniamo e dove andiamo? Perchè viviamo e quali sono i
riostri rapporti verso Dio, il Creatore?
A (jueste domande risponde la Ri
velazione biblica ed è appunto la
teologia, la buona teologia che ne
studia, ne approfondisce i concetti,
spiegandoli in modo chiaro, efficace alle anime le quali, attraverso a
questa conoscenza, resa efficace dallo Spirito operante, entrano i:i comunione col Padre celeste, con la
Sua opera di salvezza e sono così ligenerate per la fede in Cristo, il Salvatore.
E’ la pazzia della predicazione,
mediante la quale è piaciuto a Di .
di salvare gli uomini... E’ il mir-^colo della Parola di Dio che opera
nei cuori e nelle coscienze, trasformando ima creatura morta in un a
niina vivente a Dio. E’ il mistero
della Divina Trinità.
TI teologo protestante inglese C. S.
Lewis, nel suo libro « Etre ou ne
pas être » (Delachaux), scrive fra
l’altro: « Chiederete a che cosa può
servire il parlare di un Dio in tre
persone, se non siamo capaci di immaginarcelo. Ebbene, ciò che importa, non è tanto U parlarne, ma
j)iuttosto essere realmente assorbiti
da questa vita in tre persone, e ciò
può cominciare in qualunque momento, anche da oggi, se volete.
« Mi spiego: Un cristiano s’inginocchia per pregare. Cerca di entrare in contatto con Dio, ma se è cristiano, sa che chi lo spinge e pregare è Dio stesso che è, per così dire,
in lui. Ma sa anche che ogni conoscenza di Dio gli viene da Gesù Cristo, l’uomo che era Dio: questo Cristo che sta presso di lui, lo aiuta a
pregare e prega per lui. Dunque,
Dio è l’oggetto che si tiene nel cielo — al di là dell’universo — al quale il cristiano si rivolge, la mèta che
cerca di raggiungere coji la sua preghiera. Dio è anche colui che è nella
creatura che prega e l’aiuta a pregare: questa azione di Dio si estrinseca per mezzo dello Spirito Santo.
« Quando si tratta della conoscenza di Dio, l’iniziativa viene sempre
da Lui. Se Egli non si mostrasse voi
non lo trovereste. Infatti Egli si mostra di preferenza a certi esseri piutlosto che ad altri, non perchè abbia
delle preferenze, ma perchè gli è
impossibile di rivelarsi a qualcuno
il cui spirito ed il cui carattere noh
siano nello stato favorevole; come
i! sole non si può riflettere allo stesso modo in uno specchio polveroso
ed in uno specchio terso.
« l utto ciò può essere detto in altro modo. Per esempio: mentre nel
le scienze, gli strumenti che voi impiegate sono esteriori a voi — come
il microscopio o il telescopio — lo
strumento per mezzo del quale voi
potete vedere Di© è il vostro essere
tutto intere. E se il nostro essere
intero non è perfettamente pulito, la vostra visione di Dio sarà nebbiosa, come l’immagine della luna
vista attraverso un telescopio sporco. Per questo, alcune nazioni — e
molti individui — hanno delle religioni orribili perchè hanno guardati, Dio a traversò lenti offuscate.
« Dio non può mostrarsi com’Egl.i è se non a uomini reali; cioè,
l on solo a uomini individualmente
buoni, ma a uomini uniti in Un corpo, i quali si aiùtano e si ainan© gli
uni gli altri, e annunziano Di© gli
uni agli altri. Pdichè è così che Dio
ha voluto gli nomini: come dei musici in una orchestra, degli organi in
Un corpo. Perciò il solo strumento
veramente appropriato per conoscere Dio è la Comunità Cristiana la
quale, insieme riunita, l’attende. La
fraternità crisfiana è, per così dire,
l’equipaggiamento tecnico di questa scienza, l’installazione di laboratorio. Per questa ragione, tutti còlerò che appaiono, ogni dieci © venti anni, con una nuova religione di
loro invenzione offerta per sostituire la religione cristiana, perdono i'
loro tempo ».
(Jnesta è teologia, buona teologia,
ma è anche vita, è anche pratica.
Non bisogna dimenticare la massima
di Barth: « Nop dovete negare valore alla teologia sol© perchè vi sono dei cattivi teologi. Ve ne sono anche di buoni e vi è della buona teo
logia ». A. Bensì.
« Sei tu colui che ha da venire, o ne aspetteremo noi un altro »
(Matteo 11: 3)
Viviamo in un’epoca nella quale tutti i valori del passato, della
civiltà, non escluso il Cristianesimo, vengono buttati sul tappeto, messi in discussione, vagliati.
Molti di questi valori vengono oggi negati.
La « crisi » di oggi non è tra democrazia e totalitarismo, tra Oriente
ed Occidente, ma tra Cristo e l’anticristo, o i falsi cristi.
La venuta di Gesù poneva già il mondo giudaico (e di questo faceva ancora parte Giovanni Battista) nel dramma della domanda: «Sei
tu colui che ha da venire, o ne aspetteremo noi un altro? ».
Qualcuno doveva venire ! — Era questa la promessa delle Scritture ;
era, ed è, questa la speranza dell’umanità: qualcuno deve venire pei
dare una sorte migliore ail’uomo travagliato da mille problemi, difflcoltà e pene, gemente sotto l’arbitrio della violenza e della ingiù
stizia, inabissato nel suo peccato.
Ora questo « qualcuno » è venuto. Anche Giovanni Battista l’ha ve
duto; tutti ne hanno parlato... se n’è parlato in tutto il mondo: è venuto in Gesù Cristo.
Ma l’opera di redenzione, di giustizia, di pace, iniziata da Cristo,
non sembra essere stata compiuta, o apparo fallita. La domanda dellsmasse affamate e senza casa, dei perseguitati, delle genti oppresse in
ogni luogo della terra, viene oggi posta con violenza e disperazione
;< Sei tu colui... »? « .Sei tu... », oppure non sei stato che uno di quei
tanti profeti, di quei tanti predicatori di utopie, del « cielo », mentri
noi soffriamo la fame, il freddo, lo sfruttamento, l’oppressione, l’ingiustizia, (come soffriva il Battista nella tetra prigione di Macheronte, dal
la quale mandava a chiedere a Gesù: Sei tu...»?).
«... o ne aspetteremo noi un altro? »
Aspettare «un altro»! Sono oggi milioni quelli che, disillusi da un
Cristianesimo fossilizzato nei rigidi schemi dei riti e dei dogmi, aspet
tano che qualcun’altro venga a sostenere la loro causa, a impugnan
il loro diritto, a salvarli dal baratro della loro disperazione. Sono milioni quelli che non aspettano più nulla da Cristo (da quello almeno
presentato dai cristiani infedeli): essi aspettano tutto da qualcun’altro.
che dia loro flducia di vivere e di riuscire nei loro piani per la salvezza
del mondo.
E così, non appena si presenta « qualcuno », che dica di essere lui
la guida attesa, il capo sognato, tutti lo seguono... tutti credono in lui
più che in Gesù Cristo (salvo poi ad abbandonarlo e ad esacrarlo quan
do le cose volgano alla peggio).
E l’umanità aspetta... aspetta ancora «qualcuno»!
Ma perchè?
Perchè non ha riconosciuto in Gesù Cristo « Colui che doveva venire », colui che ha da venire ; perchè ha giudicato la parola déll’Evangelo una pazzia, uno scandalo per la sapienza e la ragione di questo
mondo. Eppure era Lui, Cristo, « colui che doveva venire ». Dopo la su::
venuta, non v’è da aspettare più nessuno, nè dall’Oriente nè dall’Occidente; tutti quelli che sono venuti prima o dopo dì Lui, e che hanno
detto o dicono di essere loro « colui che doveva venire », sono stati t
sono dei «falsi cristi» (Matteo 24: 4-5).
L’umanità sì disilluda dunque una volta per tutte : non c’è da aspettare proprio più nessuno ; una cosa sola c’è da fare : « credere in Gesù
Cristo e nella potenza della sua parola».
Ma è necessario anche che i cristiani siano degli autentici « ambasciatori di Cristo»: lo siano non solo la domenica, non solo nelle sacrestie e nelle Chiese, ma anche fuori, tutti i giorni, ovunque sono
chiamati' a vivere, e ovunque sono chiamati anche a dare una testimonianza sincera della loro fede in Cristo, mediante i segni di una
vita rinnovata da Cristo e dalla sua parola.
E’ necessario che i segni della potenza sovvertitrice di Dio si manifestino nella vita concreta di tutti i cristiani.
Giovanni Peyrot.
Guardiamoci attorno
Cristiani in Egitto ve ne sono stati
fin dall’epoca apostolica e nei primi
secoli dell’era cristiana la chiesa egiziana ha dato al mondo parecchi importanti teologi ed uomini di chiesa
Più tardi, per divèrse ragioni, special
mente politiche, la chiesa di quel
paese si è isolata dalle chiese occidentali ed in parte anche da quelle
orientali. Dopo l’occupazione dell’Egitto da parte degli Arabi maomettani nel settimo secolo, tale isolamento divenne quasi completo e la
chiesa fu grandemente ridotta di nu
mero fino a rappresentare solo una
piccola minoranza della popolazione.
La chiesa copta, come è chiamata, ha
sopravissuto per ben più di mille anni alla pressione dell’ambiente maomettano, anche se il numero dei suoi
membri si è molto ridotto. Ogni an
no un certo numero di copti passa
alla religione maomettana sia per
ottenere un lavoro sia per ragioni di
matrimonio.
Oltre alla chiesa copta vi sono in
Egitto alcune decine di migliaia di
cattolici-romani e un numero leggermente maggiore di protestanti, i
quali si ricoliegano a varie opere missionarie e particolarmente alla Chiesa Evangelica Egiziana, nata nel 1928,
e che è il frutto dell’opera di una
missione iiresbiteriana nordamericana. Nel 1944 si è organizzato un Comitato di Collegamento tra tutti i
gruppi non mussumani, comprendente copti, protestanti, ortodossi, catto
lici ed anche ebrei; scopo di questa
organizzazione era la difesa dei di
ritti delle minoranze di fronte al ere
scente nazionalismo maomettano, da
cui si passò anche alla cooperazione
nella lotta contro l’analfabetismo e
nell’assistenza ai ciechi.
Attualmente tutti i cristiani assie
me non raggiungono il dieci per cen
to della popolazione e le chiese indigene, sia copta sia protestanti, non
sono molto attive nell’opera di evangelizzazione dei mussulmani, ma
preferiscono vivi re come minoranze
isolate e tollèrate.
La chiesa copta e il patriarcato ortodosso d’Alessandria sono membri
del Consiglio Ecumenico delle Chiese. In relazione con i recenti avvenimenti queste due chiese hanno ricevuto dal Dr. Visser’t Hooft, segretario generale del Consiglio ecumenico
il seguente telegramma: «Il Consiglio Ecumenico delle Chiese esprime
la sua profonda simpatia alla vostra
Chiesa nella grave situazione prodotta dalle ostilità contro l’Egitto. Diteci che cosa possiamo fare per voi ».
Il patriarcato copto del Cairo ha rin
graziato aggiungendo « Pregate con
noi per la pace e la sicurezza del nostro paese ».
★
La persecuzione continua in Columbia. Un giovane laico della comunità di Buenavista (dipartimento di
Caldas) è stato ucciso per motivi religiosi il 3 ottobre. Sono così 78 1
protestanti uccisi dal 1948 per la 13
ro fede.
La scarso numero di preti preoccu
pa la Chiesa cattolica in America
latina. Vi sarebbero poco più di centomila preti e religiosi per un insieme di circa 160 milioni di cattolici
nominali. La chiesa cattolica sta fa
cendo un grande sforzo per riconqui
stare le posizioni perdute in quel continente e per attrarre nuovamente a
sè le masse che sono cattoliche di no
me ma che si disinteressano della
chiesa. In Brasile sono stati organiz
zati dei corsi biblici, vi sono attualmente 320 associazioni operaie cattoliche e sono state fatte funzionare
delle scuole mobili di agricoltura nell’intento di favorire le popolazioni
della campagna.
(Nota. Osserviamo che in tutto il
mondo si sta riconoscendo il valore
pratico delle Scuole di agricoltura e
ci meravigliamo che la popolazio.ie
delle nostre Valli sia cosi tarda :nell’apprezzare i benefici che potrebbe
ricavare da una migliore frequenza
della nostra Scuola di agricoltura)
In Germania orientale sì demoliscono delle chiese a causa (o col pretesto) di piani regolatori. Tale è sta
ta la sorte della chiesa di Ulrich a
Magdeburgo e simile dovrebbe essere, secondo i progetti delle autorità
la sorte dell’antica chiesa dello Spirito Santo e della cappella di S. Anna,
nella stessa città La chiesa dello
Spirito Santo, del 13« secolo è stata
danneggiata durante la guerra e
quindi ricostruita con aiuto ecumenico ed è stata costantemente in funzione dopo il 1951.
La popolazione mondiale aumenta.
Nel 1900 eravamo 1500 milioni e oggi siamo 2500 milioni di persone. Ma
nei paesi pagani l’aumento è più
rapido che nei paesi cristiani di rhodo che anche se c’è un leggero aumento nel numero dei cristiani, questi, in realtà, sono in diminuzione.
a. c.
3
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
- S
Colleferro e Ferentino
Origini B svjinppi dniie nostre Cnmnnilà nel Dassn Indo - Non mancano
te Bppnsiiioni, ma intanto si sta per inangnrare nna nnova Cbiesa a Cotlelerro
L’opera di evangelizzazione in
Colleierro ha avuto inizio poco più
df nove anni or sono in modo del
tutto inatteso ed insperato, senza
nessun particolare piano da parte
deila Chiesa Valdese, senza — certamente — che neppure una delle
stesse persone per mezzo delle quali è sorta ne avessero la più lontana
idea.
Si era nell’estate 1947. A Colleferro risiedeva una sola famiglia evangelica (che vi dimora tuttora) la quale
ebbe la sventura di perdere in quel
tempo la madre, sig.a Sila Amicarelli
in Passera. Il 4 agosto, di pomeriggio,
ebbe luogo il funerale presieduto dal
Pastore Franco Davite, allora studente in teologia ed in quell’epoca
sostituto del Pastore Paolo Bosio
della Chiesa di Roma in Piazza Catoni-, il quale si trovava in vacanza.
Molli operai della fabbrica in cui lavorata allora, come vi lavora oggi,
i! marito della defunta, assistettero
a' rito funebre e ne rimasero prcfondaniente colpiti. Li impressionò
non poco la funzione religiosa a causa ilell’italiano che riusciva loro
molto più comprensibile del latino.
UHI ojnaltutto li scosse la proclama.
zioHc s<>iiij)!ice e chiara della fede
nella liisurrezione ed alcune paroLrivcìii- ai presenti dal padre della
deiool i. Antonio Ariiicarelli, cieco,
l i! riqqio di persone espresse il de
accuratamente le parole. Molti operai rimangono in questo modo convinti della sostanza evangelica di
fiueste parole e si ricredono su parecchie accuse del clero più che se
lesse stata fatta loro una lunga disquisizione storica.
Sono arrivati
fili “evangelisti,
E tuttavia, le opposizioni conti1 Ulano e ben presto vengono impedite le conferenze alla Casa del Popolo
e persino anche al locale circolo culturale. Ma l’opera non si ferma, progredisce ugualmente in modo però
meno appariscente, mediante contatti personali da uomo ad uomo.
Qualcuno chiede che ci si rechi fino
a Ferentino, e viene accontentato.
Qua e là sorgono dei gruppi. Alcuni
durano parecchi mesi e poi spariscono ne! nulla, mentre altri invece sono più fermi ed attirano nel loro seno dei simpatizzanti. Si incomincia
anche qui a veder prendere forma
una futura comunità. Le opposizioni non mancano naturalmente nemmeno in questo paese, anzi, dato il
particolare ambiente di Ferentino
di cui già ho parlato, sono forse più
aspre che a Colleferro. Mi ricordo
di avere visto un giorno ritornare in
Facoltà il mio amico Garufi. ora Pa
(ji'iippa di Valdexi delle Valh e di ( olleferro
siderio di udire anche nel futuro la
predicazione dell’Evangelo. Con l’inizio dei corsi alla Facoltà di teologia di Roma gli studenti cercarono
allora di accontentare nel limite del
possibile chi chiedeva loro delle spiegazioni recandosi, la domenica, nel
Basso Lazio.
Si iniziano così ben presto dei culli regolari tenuti in casa Passera.
Apre la serie di queste predicazioni domenicali l'attuale Pastore di Felónica Po, allora stude' te in teologia, Alessandro Vetta, che predica
sul testo Matteo 11: 28-30. Alcuni
membri di Chiesa delle comunità di
Roma aiulano validamente gli stnilenti in quest’opera. Ma il lavoro
diventa di giorno in gioiaio piti impegnativo e gli studenti terminati
loro studi, abbandonano Roma avvicendandosi del cortimio. Ci vuo’e
qualcuno che si interessi in modo
continuato dell’opera. Gli studenti
si rivolgono al loro professore Valdo
Vinay il quale, coadiuvato dal Prof.
Giov. Gönnet, riesce ad ottenere di
parlare pubblicamente alla Casa del
Popolo al centro della città. Molte
persone intervengono e prendono la
parola nei oontradittori.
il clero tenta naturalmente di fermare in tutti i modi quest’opera.
Mette in giro false dicerie e calunnie
sugli evangelici in genere e sul riformatore Martin Lutero in particolare. Il prof. Valdo Vinay ha una
ottima idea: fa intervenire a CoPeferro un gruppo corale delle Comunità di Piazza Cavour e Via IV Novembre e fa loro cantare degli inni
di Martin Lutero spiegandone prima
store a Trapani, il quale essendosi recato a Ferentino per predicare l’Fvangelo era stato costretto a ritornare indietro perchè davanti alla casa
deve si doveva tenere il culto si era
radunata una folla di gente in aUeggiamento minaccioso, così da rendere impossibile la celebrazione de'
culto, mentre le donne cantavano:
K Sempre col Papa fino aBa morte,
che bella sorte! Che bella sorte! »
Kd un mio attuale parrocchiano mi
racet'ntava tempo fa che una delle
nrime volte in cui gli evangelici erano stati visti a Ferentino si era fatto
credere agli srolari che erano venuti
per tagliare la testa ai bambini!
(I Scappate, scappate n — dicevano le
donne a tutti i fanciulli che vedevano — <( sono arrivati gli evangelisti.
Se vi prendono vi mozzano h testa! »
« Io frequentavo a quell’epoca la
terza elementare » — continua a
narrarmi questo mio parroccKiano
che ha ora quindici anni — « e dapprima ncn prestai caso a tutte quelle
¡fandonie perchè non ci credevo, però
quando vidi tutti i miei compagni
juggil’p ed io mi ritrovai tutto solo
ii> mezzo alla strada, fui anch io preso dal panico e me la detti a gambe
piangendo a più non posso! » E vecchie scatole di latta e pentole sfondate hanno fatto più di una volta
qualche bel concerto all’ora del culto
per impedirne lo svolgimento.
In certi gruppi, in campagna, talvolta giunse la polizia colle «jeeps»
per prelevare i predicatori e portarli
ad Anagni. Venivano poi na'uralmente rilasciati dopo la verifica dei documenti, ma intanto molti contadini
si spaventavano ed incominciavano
a titubare per paura di complicazioni.
Se il clero non vede di buon oeebio l’Fvangelo progredire a Colleferro, lo vede ancora meno di buon
occhio a Ferentino, residenza vescovile.
Il culmine delle diificoltà si ebbe
l’8 Febraio 1953 quando i Pastori
Valdo Vinay e Salvatore Careó furono imnediti dal maresciallo dei carabinieri, accompagnato da un altro
milite dell’arma, di tenere il culto
nella saletta dove si tiene tuttora,
al primo piano della casa di un nostro membro di Chiesa, sotto l’accusa di avere violato l’art. 18 della leg
ge di P. S, vale a dire « per avere indetto una riunione senza preavviso
in luogo aperto al pubblico e per
l'esercizio di culto in edificio non
autorizzato ». Si elevò a loro carico
ima contravvenzione e li si obbligò a
sciogliere immediatamente la riunione. Evidentemente bisognava tutelare l’ordine pubblico onde non
venisse turbato. Infatti, continua il
[»recesso di contravvenzione, « nei
dintorni del fabbricato e nella strada
sotto.Uaute si era formato un assembramento di oltre cento persone d>
ieligion<>. cattolica le quali avevano
atteggiamento ostile, verso le per.sone che si trovavano nel locale ». La
(one'usione naturalmente non poteva essere che questa: « Al nostro invito — così scrivono. T carabinieri, —
la riunione veniva immediatamente
sciolta, ma i surripetuti pastori si riservavano di far le loro rimostranze
alle autorità competenti. L’assembramento esterno al locale veniva anche
immedatamente sciòlto, ma le perso
ne hanno fatto comprendere che se ’
Pastori tornavano a riunirsi, ancha
ossi sarebbero rPomatì sulla strada ».
A poco a poco, però, la gente, anche se a malincuore, finì per abituarsi alla presenza degli evangelisti (così ei chiamano) a Ferentino e
da allora l’opera continua con degli
ulti e dei bassi, come è facile immaginarsi.
Ne! volgere di meno di un decennio la Tavola Valdese si è trovata
di fronte ad un’opera da compiere
che ha richiesto l’invio sul luogo di
due pastori : uno a Colleferro alcuni
anni or sono ed uno a Ferentino due
anni £a.
Per una fede
edificala in Grisin
Evidentemente non si può parlare ora di conversione in massa di intere popolazioni. Molte persone che
si erano accostate a noi o per curio•sità pura e semplice, o per assistere
a certi pubblici dibattiti che avvenivano talvolta in occasione dei culti nelle case di campagna o addirittura sulle aie, o perchè speravano
di trovare in noi qualche motivo di
interesse, si sono staccate. Anche l’apostolo Paolo riuscì un giorno a radunare moltissima folla sull’Areopago di Atene, ma si disperse tosto
all’annunzio puro e semplice dell’F\angelo. « Ma alcuni si unirono a
lui e credettero » ei dice il libro degli Atti. F quello che succedeva ai
tempi apostolici succede anche oggi.
Alcuni a Colleferro e Ferentino hanno creduto alla Parola di Dio. Il nostro compito è ora quello di formare qui due comunità coscienti di
quello che voglia dire « essere evangelici » e tenere aperti gli occhi per
quando il Signore ci consentirà di
nuovo di uscire fuori delle Comunità e ingrandire la sua opera.
A Colleferro la costruzione della
Chiesa, la sua inaugurazione che
speriamo vicina, la futura ampia ea
pienza di questo locale riaprirau’ o
forse quel contatto con la popolazione che si ebbe nove anni or sono.
Per ora, come abbiamo detto, in
entrambi i luoghi si cerca di fare un
lavoro in profondità: rendere semjire più coscienti i membri delle due
comunità di quel che significhi « es
sere cristiani » in un paese che cristiano ncn è. Non ci si scoraggia di
fronte alle difficoltà rè di fronte alle defezioni immancabili in una
Chiesa che ha pochi anni di vita. La
fede salda e ferma di a’cuni e ’a
promessa biblica che il pane gettato sulle acque si ritroverà ci sono di
sprone in questo lavoro.
Le opposizioni che s’incontrano ora
sono in massima parte velate, tenute
nel limite della propaganda antiprotestante fatta nelle chiese e nelle
campagne. Ed è così che, quando
un gruppo di evangelici sorge in un
posto, qualche tempo dopo giunge
i^ nrete nelle vicinanze per cercare
di soffocarlo in sul nascere ed impiantare a sua volta un gruppo di
ferventi cattolici là dove prima non
si era mai recato. Ecco cosi sor.^ere
a Contrada Spinelle una eappePetta cattolica che prima non esisteva,
e che è stata creata apposta per soffocare il gruppo di evangelici di tale località, i quali tengono duro. Ed
ecco che alcuni mesi fa, proprio in
un campo antistante la nostra erigenda chiesa a Colleferro, al di là
della strada è stata posta solennemente la prima pietra, benedetta
nientemeno che dal Papa, per la fu■ tura costruzione di una chiesa cattolica che beneficerà naturalmente
degli aiuti statali!
Speriamo con queste notizie di avere dato ai nostri lettori un’idea
sufficientemente esatta della storia e
della vita delle nostre due comunità
evangeliclie nel Basso Lazio, nonché
degli usi e dei costumi della gente
che abita in questa regione. Queste
notizie potranno forse essere utili
per comprendere nel futuro altre evenluaii note di cronaca ecelesiasti(';< delle due comunità.
Bruno Costabel
Precisazione
Il Pasu>re della Chiesa Evangelica Metodista di Roma ci prega di pubblicare la seguente precisazione:
Poiché su alconi quotidiani e settimanali
è apparsa notizia di una pretesa incoronazione di Marziano Lascaris Lavarello ad imperatore di Bisanzio, incoronazione che sarebbe avvenuta nel pomeriggio di domenica 18 novembre c. a. nella Chiesa Evangelica Metodista di Via XX Settembre in Roma, il sottoscritto, nella sua qualità di pastore della detta Chiesa deve precisare quanto segue:
11 sedicente « venerabile » che ha proceduto al rito ha ottenuto l’uso di detto Tempio con inganno presentandosi quale vescovo
di una Chiesa appartenente al Consiglio
ecumenico delle Chiese e chiedendo — poiché si trovava di passaggio da Roma — di
poter celebrare un « culto » per un gruppo
di amici residenti nella Capitale.
E’ evidente che se il « porporato » avesse,
sia pure lontanamente, accennato al rito che
intendeva compiere, la Chiesa Metodista,
anche a salvaguardia della propria serietà
e del proprio prestigio, si sarebbe rifiutata
di permettergli di officiare, a qualsiasi titolo, nel proprio Tempio.
Il sottoscritto deve inoltre aggiungere che,
avendo in quel pomeriggio impegni ecclesiastici presso altra Chiesa Metodista di Roma, ebbe sentore solo in un secondo momento di quanto si era svolto nel Tempio
di Via XX Settembre suscitando lo sdegno
della Comunità Metodista di Roma sia per
il rito in sé, sia per il modo disonesto con
cui è stata carpita la buona fede del suo
pastore.
Mario Sbaffi
Pastore della Chiesa Evangelica
Metodista di Roma.
Roma, 21 novembre 1956.
Palestina, anno 30
Europa 1956
« Vennero alcuni, in quel tempo che riferirono a Gesù il fatto di
quei Galilei di cui Pilato aveva mischiato il sangue con i loro sacrifici...
{Luca 13, vers. 1 e seg.).
Palestina anno 30, Europa 1956: imprevedibile, casuale analogia di
fatti, di situazioni, di uomini? O vicenda secolare, perpetuamente rinnovata del peccato umano?
Il fatto qui menzionato dall’Evangelo viene taciuto dagli storici:
semplice-azione di polizia, rivolta soffocata? Azioni di questo genere non
dovettero essere isolate in quell’oriente agitato. Comunque si siano svolti
: fatti, nelle strade tortuose della vecchia Gerusalemme o nelle pianure
galilee le legioni di Ro:ma avevano massacrato i figli di un popolo che
ostinato e fiero aspirava alla libertà. Il sangue era stato sparso e la ”pax
romana” ristabilita, la grande rivoluzione deU’impero continuava.
Ungheria 1956: sangue e ordine, gli stessi di allora. E mentre i carri
stritolavano la nostra libertà, la libertà di noi tutti figli della vecchia,
boriosa civiltà occidentale, qui si cantavano messe e si montavano ”reportages” commoventi con i morti sui marciapiedi: i loro. Troppo di
questo si è già detto che fa parte della nostra congenita, naturale ipocrisia. Ma c’era, e permane qualcosa di peggio dell’ipocrisia. Come in quella
triste vicenda di Galilea tutti si lavavano le mani, chi accusando l’imperialismo totalitario dell’invasore e chi i morti giustamente colpiti per il
loro ’’peccato”, così noi abbiamo inveito e schiamazzato, coridannato e
fotografato per affermare infine: « In tutto questo noi le mani le abbiamo
pulite ». Ben altrimenti aveva Gesù Cristo posto il problema rispondendo
ai suoi interlocutori; Pilato ed i ribelli non le hanno più sporche di voi
le mani.
Le mani pulite per alcune preghiere e per qualche tonnellata di
medicinali? E pulite davanti a chi? A Dio o agli alleati d’occidente
o davanti all’onnipotente opinione pubblica? Forse che le proteste
e un po’ di aiuto bastano a lavare, ad assolvere, a giustificare una
nazione? Si recita pure in Italia questa frase del Credo : « Credo in Gesù
Cristo Signor nostro... che verrà a giudicare i vivi ed i morti! » Sarà Lui
a dirci se in quella faccenda le mani le avevamo pulite o no; sarà Lui ad
assolverci e non l’opinione pubblica. Questo sarebbe stato doveroso ricordare alla cristianissima nazione e non tranquillizzare il suo sonno con
un intervento all’O.N.U.; questo devono dire le più alte autorità ecclesiastiche della nazione, l massacri di Budapest non sono eventi misteriosi. incomprensibili, frutto di una politica subdola di rivolta o di crudele repressione; in ultima analisi non sono il frutto di nessuna politica,
ma piuttosto il risultato delle nostre ingiustizie, delle nostre rivalità, delle
nostre camorre, del nostro peccato perchè tale è il termine. Ed è il nostro peccato, quello che nasce, cresce, in quella voragine di perversione
che è il cuore dell’uomo che ha fatto quelle vìttime. La penitenza ed il
digiuno si impongono ad un popolo cristiano, anziché manifestare la sua
sterile e conformista indignazione per coprire le proprie ingiustizie, per
mettersi la coscienza a posto.
Allorquando le truppe franco piemontesi massacrarono i Valdesi
per la loro fede un capo di governo europeo, uomo discusso e discutibile
certo, O. Cromwell, impose alla sua nazione qual segno di solidale pentimento un digiuno, poi mosse la sua diplomazia ed inviò gli càuti. Eppure le aveva pulite le mani! ma conosceva certo oltre le astuzie e le retoriche di tutti i politici quel passo del Vangelo su citato che termina con
queste parole: « ...E Gesù rispondendo disse loro: voi credete che quei
Galilei fossero in confronto a tutti i Galilei più peccatori perchè hanno
sofferto tali cose? No, vi dico; ma voi, se non vi ravvedete, perirete tutti
nello stesso modo ». g. t.
4
4 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
I PRETI IN ITALIA
Con questo titolo — I preti in Italia — Carlo Richelmy ha recentemente pubblicato un volume presso l’editore Casini di Roma. Diversi
degli scritti erano già apparsi su
quotidiani, ma è con piacere ed utilità che possiamo ora scorrerli qui
rìmaneggati e raccolti. Richelmy
si presenta come il giornalista meglio informato, più completo, Sn
questioni ecclesiastiche, sorretto da
una bella sensibilità religiosa e da
non comune dignità d’espressione.
Sapevamo d’un Richelmy affezzìonato a storie di principi e di re,
ora lo troviamo attento indagatore
del fatto religioso cattolico in Italia
e appassionato intelligente apologeta della sua fede. (Cosa aspettano
ad affidargli la direzione di un autentico quotidiano cattolico capace
di battersi alla pari con la stampa
d’informazione ? ).
Veniamo al libro. Esso sa di apologetica, ma intelligentCj dicevamo;
è documentato il magnifico sforzo
della Chiesa cattolica per adeguarsi
ai tempi, lo slancio di fede del clero regolare, l’inesausto apostolato
làico... Ma su tutte le pagine passa,
accorato, l’àllarme per la scarsità
delle vocazioni sacerdotali, per lo
spopolamento dui seminari, per la
predilezione, semmai, per gli ordini
piuttosto che per il clero secolare.
Sono portate cifre e stabiliti confronti, sono analizzate le cause e
dettagliate le situazioni, regione per
regione; la conclusione ha qualcosa
di ironico, per noi evangelici abituati ad essere tacciati di seguaci di
missionari stranieri al soldo di stranieri: i vuoti economici della Chiesa cattolica sono già notoriamente
colmati dai dollari, quelli del sacerdozio « saranno colmati dall’America? ».
Inutile dire che a scorrere le 223
pagine del volume s’affollano a cento le riflessioni sul compito e la tattica del protetsantesimo nostrano
(che è qui oggetto d’un succinto e
corretto esame); ed ancora cresce
Faff etto per l’antica Chiesa madre
della nostra gente che, pure nel suo
errore, porta mai stanca opere di
amore, atti di carità e desta all’azione uomini e donne che il dono
della vita antepongono ad ogni acquisto.
e ♦ *
V’è un capitolo che C. Richelmy
non ha scritto: quello sui sacerdoti
c sui regolari che dopo la guerra
hanno lasciato gli ordini, e sono migliaia. E’' stato un fenomeno massiccio, che ha il suo riscontro solo
nel Risorgimento, e che meritava un
esame attento; ma il nostro autore
non poteva, proprio per il carattere
apologetico e l’indiretto appassionato appellò a nuove vocazioni, occuparsene serenamente, e meglio ha
fatto a tralasciarlo.
Eppure quanti ne circolano, in
Italia e fuori, di questi preti che
hanno abbandonato a volte solo gli
ordini a volte la Chiesa cattolica addirittura! Li chiamano « apostati »,
li bollano legalmente e li avviliscono agli occhi della gente: è giusto?
Mi passano davanti agli occhi le figure di due sacerdoti che popolarono
la mia adolescenza. Ho cominciato
gli studi andando regolarmeixte a
ottobre in latino, e due preti mi
hanno aiutato ad impararne qualcosa. Il primo —- un uomo alto e magro, dagli occhi vivi e dolci sotto
ima capigliatura bianca —. aveva lasciato il sacerdozio per motivi di coscienza, era braccato come malfattore, campava di povere ripetizioni
racimolate dal nostro pastore presso
famìglie evangeliche: finalmente lo
trovarono morto di stenti e di freddi nella soffitta che abitava, come
ultimo bene che gli restava in tanta
dovizia di odio. Il secondo — mi veniva incontro in pantaloni a mezz’asta, il sigaro in bocca e, prima
della lezione, m’additava la corda
per la campana del vespro: e saltavano all’aria gli squilli e rotolavano giù per la collina di Querceto —
sapeva bene di latino, coi cacciatori raccontava storie succolente, teneva agli studi i figli e passò la vita a
mandare quietamente all’inferno le
monache esaltate d’un convento vicino. Non ebbe mai un dubbio; e
quando morì c’eravamo tutti al funerale, e la gente trovò che aveva
sistemato bene i figlioli.
Quei preti, li ho amati tutti e
due. Eppure trovo ingiusta e tremenda ia sorte riserbata oggi fra noi
— per crassa superbia, per insensibilità a chi è tanto vivo da dubitare,
ed è tanto coraggioso da decidere.
Le cause dello spretarsi? Meno di
quello che si pensi quelle sentimentali o erotiche ,di più quelle motivate da un senso di insofferenza per il
prevalere di motivi politico-economici nella vita del cattolicesimo italiano, forse non numerose come si potrebbe sperare quelle dovute ad m)
ripensamento della fede in termini
teologici. Il prete italiano è addestrato per anni e anni a pensare secondo determinati schemi, essi finiscono con l’essere l’unico modo in
cui è capace di riflettere sul fatto religioso, fuori di quegli schemi v’è il
caos o, al più, l’indefinibile presentiruento d’una realtà diversa. Non solo, ma il dinasmismo conduce diritto
tanti giovani sacerdoti all’attivismo
pili vario : preti-costruttori, pretisindacalisti, preti-sportivi, ecc.; nul-,
la è tanto propizio a distrarre da uno
schietto ripensamento della fede che
questa varietà di interessi.
Ma — per tornare al punto — avremo sempre un rispetto ,una vo
lontà di comprensione amorevole,
per il prete che in vera sofferenza
s’awede di non potere, di non dovere servire più una Chiesa nella quale si sente fuori posto. Amiamo troppo la libertà dei figlioli di Dio per
non fare questo, per non pregare per
la conversione del clero a quella che
— in schietta coscienza — riteniamo
la verità non più pienamente anmmziata da Roma. Resta un sospetto di
timidezza, di mancanza di limpida
fierezza, su questi preti che se ne
vanno: perchè essi, prima di andarsene, proprio da quei pulpiti dai
quali hanno spiegato dottrine non
esatte, non dicono il loro travaglio,
la nuova certezza conquistata? perchè spesso se ne vanno strisciando
come ombre avvilite nel crepuscolo?
perchè cosi difficile è ravvisare fra
loro la stoffa del martire, anche se
con gli anni duri in cui s’awenturano
dimostrano quella del modesto testimone?
Noi evangelici guardiamo con speranza ai preti italiani, a questi fratelli separati che in buona coscienza
combattono anuiiirevolmente una
battaglia cristiana. Guardiamo ad essi con speranza, perché hanno in una
mano il Libro santo, ed essi possono
fare un gran bene al nostro popolo.
Se Dio lo vuole, da essi potranno venire ancora numerosi e limpidi esempi di coraggiose conversioni, di
testimonianze schiette. L. Santini
COMMENTARI BIBLIC
Per la conoscenza e lo studio della Bibbia procuratevi i seguenti
Commentari :
Il Figlio di Dio (Commentario del Vangelo di Marco)
di GÜNTHER DEHN L 650
L’Apocalisse di CARLO BRUTSCH L. 650
Le Parabole di Cristo di ENRICO BOSIO L. 300
Edizioni Claudiana - Torre Pellice
E' USCITO
VALLI NOSTRE 1957
(Ultime copie: L. 350 senza sconti)
Edina Rostain Ribet
ALL’OMBRA DEL VECCHIO PINO
L. 700
Virgilio Sommani
MARZIO, IL RAGAZZO
DELLE CATACOMBE
L. 250
RINGRAZIAMENTO
La sottoscritta ringrazia tutti g'.i
amici della Missione che con la loro
pre.senza al bazar deH’8 Dicembre,
coi loro doni di vario genere e co.
loro lavoro, hanno contribuito al
buon esito della giornata.
E. L. Coisson
Per deliberazione della Tavola Valdese la colletta del
CULTO DI NATALE
in tntte le Chiese Valdesi sarà destinata alla costruzione del nuovo tempio di
San Secondo di Pinerolo
1 Pastori annunzino in tempo questa colletta e ne favoriscano il risultato finale
I Valdesi, presenti o assenti al culto di Natale, ricordino la
colletta per un nuovo luogo di culto nelle VALLI VALDESI
FmUm Vm - Gruppo Valli
Comunicato ai giovani
agricoitori
li pastore Gérard Cadier, organizzatore delle « Rencontres Rurales
Protestantes», invita alcuni giovani
Valdesi a partecipare al convegno agricolo che avrà luogo a Bourdeaux
(Drôme) nei giorni 11-12-13 gennaio
1957, con il seguente programma generale :
venerdì mattina:
Studi tecnici sulla produzione e
la lavorazione del latte e sulla
erosione del suolo,
venerdì pomeriggio :
Studio e discussione sul sindacalismo agricolo,
venerdì sera :
film: «Justice est faite»,
sabato mattina:
Relazione sulla stampa agricola.
Studio sull’alcoolismo, a cura di
un noto medico,
sabato pomeriggio:
Studio sul problema del progressivo abbandono della terra e del
lavoro dei campi,
sabato sera:
serata teatrale,
domenica mattina;
culto di Santa Cena,
domenica pomeriggio:
Studio sui problemi economici
dell’agricoltura.
I giovani agricoltori che desidera
no partecipare al convegno come invitati, sono pregati di rivolgersi, per
aver a maggiori informazioni e per le
iscrizioni, al sottoscritto, entro il
22 dicembre prossimo.
Il capogruppo: Marco Gay
Premiozionì alla Talco e Grafite
La Società Talco e Grafite Val Crii
sone ha proceduto anche quest’anno
alla premiazione degli addetti alle industrie estrattive che prestano servizio da oltre 20 anni, per l’importo di
00 giornate lavorative.
I premi sono stati assegnati alle seguenti persone: Bianciot Giuseppe,
Pianare Giovanni, Priotto Giuseppe,
Nota Luigi, Pomarè Vincenzo, Devalle Giustino, Garrou Marcello, Bronza Albino, Roggero Pietro, Davin Valentino, Sammartino Emanuele, Bleynat Guido, Tron Enrico, Massel Enrico, Rostan Pietro, Bert Giovanni,
Gelato Eugenio, Lageard Giuseppe.
Al cav. uff. Isidoro Rosia, Sindaco
di Pramollo, e al signor Luigi Pinazza, invalido di guerra, verranno consegnati il secondo premio, avendo entrambi compiuto ben quarant’anni di
servizio.
L’anno prossimo la Società Talco e
Grafite celebrerà il cinquantennio
della sua attività.
Ai premiati il nostro augurio cordiale ed i nostri rallegramenti per
la ricompensa della loro fatica quotidiana. I lavoratori della miniera sono per lo più fedeli alla montagna
la loro vita non è facile. Ai nostri
correligionari giunga un pensiero di
solidarietà nella fede e nell’amore per
la nostra Chiesa Valdese.
Precisazione
L’articolo di prima pagina nel numero
dell’Eco della scorsa settimana: « La spada
della giustizia » era dovuto al nostro collaboratore G. Francesco Peyronel.
Le Famiglie Balmas e Cogno, vivamente commosse per il tributo d’affetto dimostrato da parenti ed amici in occasione della dipartita da
questa vita terrena del loro congiunto
Giovanni Emiiio Balmas
ringraziano tutti coloro che con atti,
scritti e con la loro presenza hanno
voluto manifestare la loro stima ed
alleviare il loro grande dolore.
Particolarmente intendono ringraziare il Pastore Sig. Bert, il dott. Bertolino, il figlioccio Fernando, i nipj
ti Robert, Balmas e Long, le Fami
glie Venturi e Revel per l’assisten a
prestata.
San Germano 4 Dicembre 1953
Le 27 novembre 1956
Emilie Jahier
veuve Bounous
est entrée dans son repos. Les fils
Ugo avec sa femme Gallian Lidia et
les neveux Laura et Gino; les soeurs
Céléstine veuve Ribet, Adèle avec soii
mari Frédéric Long, sa filleule Marcelle; ses beaux-frères, belles-soeurs,
neveux, cousins, annoncent le départ
. La famille remercie le pasteur M.r
Bert pour l’assistance spirituelle, le
docteur De Clementi pour les soin,s
constants ainsi que toutes les pe sonnes qui l’ont visitée pendant sa
maladie.
Jésus dit : « Je suis la résur
rection et la vie »
Jean 11: 25.
San Germano Chisone, .5-12-19;6
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo con decreto del 19 gennaio 19ó5.
Doni per “L’Eco delle Valli,,
Pellegrini Valdesi dell’Uruguay a
mezzo Pastore Silvio Long (5.000);
Stefano Bertin (500); Coucourde Giulio (100); Fam. Molinari (250); Cairus
Lidia (50); Guarnera Francesco (250)';
Durand Plorina (100); Decker Manfredo (250); Pons Giovanni (50); Giaime Enrico (200); Baridon Paolo (200) ;
Federico Avondetto (250); Mathè Arduina (250); Taccia Vincenzo (200);
Bouchard Samuele (250); Mantelli
Giovanni (250); Rafia Matilde (500);
Lageard Fanny ved. Prelato (250);
Bassetto Mario (400); Pons Matilde
(200); Conte Luigi (250) ; Pascal Arturo (200); Micol Peyran Luigia (300);
Peyronel Giovanni (300).
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Redattore: Ermanno Rostan
Via dei Mille, 1 - Pinerolo
tei. 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
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(aperto al pubblico il mecoledì e domenica)
ORAR! DEL PINEROLESE - S NOVEMBRE 1956
Ferrovia Torino-Torre Pellice e viceversa
Torino 4,28 6,20 8,11 12,23 13,42 15,22 17,26 18,29 18,34 19,23 23,48
Airasca 5,16 7,08 8,50 — 14,30 16,06 18,13 — 19,22 20,08 0,29
Pinerolo 5,36 7,39 9,11 13,— 14,55 16,28 18,40 19,13 19,46 20,31 0,51
Brich. 5,57 7,58-9,27 13,15 15,12 16,50 18,59 19,28 20,07 20,46 1,07
Torre P. 6.10 8,11 9,41 13,33 15,25 17,04 19,12 19,42 20,20 20,59 1,20
Torre P. 3,48 4,48 5,40 6,38 8,35 12,24 13,24 16,32 18,05 19,50 21,04
Brich. 4,01 5,18 5,56 6,53 8,50 12,39 13,39 16,48 18,19 20,06 21,19
Pinerolo 4,21 5,31 6,18 7,11 9,08 12,58 13,55 17,06 18,37 20,29 21,35
Airasca 4,39 5,50 6,49 7,27 9,25 13,19 — 17,35 18,58 21,02
Torino 5,23 6,32 7,38 7,54 10,— 14,02 14,16 18,26 19,42 21,55
Brich. p. 5,07 5,59 8,02 9,32 13,18 15,18 16,52 19,07 20,14
Barge a. 5,24 6,17 8,20 9,50 13,37 15,39 17,10 19,27 20,33
Ferrovia Bricherasio-Barge e viceversa
¡Bòrie“ "“p^ 4;40'5,3r 6,29 8,27 12,16 14,50 16,08 17,53 19,37
i Brich. a. 4,58 5,49 6,48 8,45 12,34 15,07 16,29 18,11 19,55
Tramvia Pinerolo Perosa e viceversa
fer fest fer fer fest fer fret fer fer
Pinerolc p. 4,20 4,35 4,45 6,45 ' 7 — 7,55 8,15 9,30 10,15 11,30
Porte 4,47 4,56 6,04 7,07 1 8,16 8,34 9,48 10,34 11,50
S. Germano 4,54 5,03 6,10 7,15 1 8,22 8,42 9,55 10,42 11,58
Villar P. 5,25 5,20 6,17 7,22 ' 7,25 8,30 8,50 10,03 11,— 12,06
Pinasca 5,35 5,30 6,27 7,32 — 8,40 9 — 10,10 11,10 12,16
Perosa a. 5,45 5,40 6,37 7,40 — 8,50 9,10 10,20 11,20 12,25
fer ff‘M f-r fer fest fer fer fest fer feul
Perosa p. 4,45 4,50 5,55 7 — 7— — 8 — 8,10 9,35 9,45
Pinasca 4,55 5,01 6,05 7,11 7,10 — 8,11 8,20 9,45 9,55
Villar P. 5,25 5,20 6,15 7,21 7,19 7,30 8,21 8,30 10,— 10,04
S. Germano 5,32 5,27 6,23 7,28 7,25 — 8,28 8,35 10,10 10,10
Porte 5,39 5,32 6,29 7,35 7,32 — 8,35 8,42 10,20 10,17
Pinerolo a. 6,— 5,50 6,45 7,55 7,50 8 — 8,55 9 — 10,40 10,40
fest
11,40
11,58
12,05
12,11
12,20
12,30
fer fest
12.40 13,10
13,02 13,29
13,10 13,36
13.40 13,45
13,50 13,55
14— 14,05
fest fer fer
15,05 15,05 16,02
15,22 15,24 16,22
15,28 15,32 16,29
15,35 15,40 16,55
15,45 15,52 17,07
15,55 16,05 17,20
17,50 19,25
18,09 19,47
18,17 19,55
18,25 20,02
18,35 20,11
18,45 20,20
fer
20.55
21,17
21,25
21.55
22,05
22,15
fer
11,45
11,57
12,07
12,15
12,28
12,52
fest fer
11,50 13 —
12— 13,10
12,09 13,40
12,15 13,47
12,22 13,54
12,40 14,15
f<st fest
13,25 14,10 16 —
13,33 14,18 16,10
13,45 14,28 16,23
13,51 14,34 16.29
13,58 14,41 16,36
14,20 15— 16,55
fer fer
16,15 —
16,55 16,55
— 17,03
— 17,11
17,18 17,35
fer
17,25 19— 21,15
17,35 19,10 21,25
17,45 19,20 21,55
17,52 19,28 22,03
17,58 19,35 22,10
18,16 19,55 22,30