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Anno 113 - N. 47
25 novembre 1977 - L. 200
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I Groppo /7C
BIBLIOTECA VALDESS
10066 TORRE PEIL ICE
dette valli valdesi
IN MARGINE ALL’ATTENTATO A CASALEGNO
Servi e non padroni
dello Stato
Al di qua delle soluzioni politiche della crisi si pone l’esigenza di risanare una mentalità rovinosa: quella che considera la cosa pubblica
come cosa di nessuno di cui ci si può servire per i propri fini di parte
Se il Signore chiama
è per renderci utili
Nel rivendicare il loro ennesimo delitto — l'attentato al vice-direttore de La Stampa Carlo
Casalegno — le Brigate rosse
hanno usato come definizione
della loro vittima l’espressione
« servo dello Stato ». In margine all'unanime sdegno per questo atto carico di viltà e di disumanità (e al di là della persona di Casalegno a cui va la nostra solidarietà) credo sia utile
qualche considerazione su questa espressione che può denotare due modi radicalmente diversi di intendere lo Stato e il
rapporto del cittadino con lo
Stato.
Dicendo « servo dello Stato »,
le BR danno implicitamente una
definizione dello Stato, dal momento che — nella loro logica
aberrante — il suo servizio è
un delitto per il quale bisogna
essere giustiziati: lo Stato è, in
quanto espressione della classe
dominante, l’avversario da combattere, da « colpire al cuore ».
Dicendo « servo dello Stato »,
le BR usano inoltre, per indicare l’intesa, l’appoggio dato al
potere statale, un termine che
indica uno stato degradante e
colpevole: la servitù non come
imposizione subita fieramente,
ma come condizione scelta o
per lo meno accettata servil
mente. Se nel linguaggio delle
BR il termine Stato trasuda
odio, il termine servo è intriso
di disprezzo.
I.n contrapposizione a questo
modo di intendere, le stesse parole possono esprimere qualcosa di totalmente diverso.
Stato può essere l’insieme di
una comunità civile che ha
espresso un suo ordinamento,
nel caso del nostro Paese attraverso un movimento di massa
che ha visto la partecipazione
di forze politiche diverse. In
questo senso Stato non è un’entità neutrale e al di sopra delle
parti (è anzi un compromesso
che risente delle contraddizioni
esistenti) ma non è neppure
identificabile con una sola parte, la propria o quella sentita
come avversa.
« Servo dello Stato » può
esprimere allora un rapporto di
lealtà e di dedizione nei confronti del tutto prima che di
una qualsiasi parte (il proprio
interesse particolare, un gruppo, un partito, una classe). Questa espressione in tal caso non
designa una cieca o vile o interessata sudditanza, ma anzi una
scelta la cui mira si sforza sempre di essere più alta dell’interesse di parte. Nella tradizione
protestante dei paesi anglosassoni questa espressione descrive
una risposta alla vocazione di
un servizio laico la cui dignità
non è sentita inferiore a quella
del servizio ecclesiastico.
In questo modo di intendere,
la parola « Stato » può avere risonanze non di odio ma di partecipazione e corresponsabilità e
la parola « servo » può esprimere non già il disprezzo per la
condizione altrui, bensì la dignità della propria scelta assunta con libertà e portata con fielezza.
Il vero problema: i
padroni dello Stato
« Può »: perché in effetti questo modo di intendere è tanto
onorevole quanto raro nel nostro Paese. Ed è questo uno dei
nodi fondamentali della crisi
della nostra società: alla scarsità di « servitori dello Stato »,
nel senso appena esposto, fa riscontro la proliferazione dei
« padroni dello Stato ».
« Padroni dello Stato » sono
tutti coloro che considerano lo
Stato, la cosa pubblica, non come l’espressione globale della
comunità civile, come cosa di
tutti, bensì come « cosà di nessuno » di cui servirsi, di cui impadronirsi, a seconda del maggiore o minore potere raggiunto. Che cosa è il clientelismo se
non l’uso della cosa pubblica a
favore dei propri interessi e fini?
E cos’è la corruzione se non la
subordinazione dello Stato —
con i suoi organismi, le sue finalità, i suoi fondi, i suoi organici — alla propria parte? Che
poi la parte che si sen?e al posto del tutto sia un partito, un
gruppo o solo il proprio interesse particolare, è cosa che può
marcare una certa differenza;
ma il risultato non cambia e il
guasto dello Stato si perpetua
e si aggrava sempre più.
E non pensiamo solo ai grandi « padroni dello Stato » su cui
si accende di tanto in tanto il
bagliore breve e isolato di uno
scandalo. La stessa mentalità di
« padroni dello Stato » è presente e diffusa a tutti i livelli, anche nei terminali più decentrati
dell’organizzazione sociale, nei
« servizi » come la scuola, la sanità, l’assistenza, i trasporti, le
poste, la burocrazia amministrativa, ecc. Ovunque si perde il
senso globale della comunità
civile, viene tolto ogni senso al
« servizio » che risulta svilito,
reso disonorevole e disprezzabile e per contro la giusta tutela della propria parte si trasforma in una gretta finalità corporativa di acquisizione e di difesa di privilegi e vantaggi. Dove
regna la mentalità dei « padroni
dello Stato », i termini di servizio e di utenza risultano così rovesciati: non è più la globalità
della comunità civile la destinataria di servizi la cui efficienza
e funzionalità sarebbe perciò determinante, ma sono i responsabili dei servizi stessi che si ritengono utenti dell’esistenza stessa
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 8)
Matteo 2(1: 1-16
Questa parabola di Gesù, rivolta ai discepoli, si inserisce nella
problematica delle «precedenze»
nel Regno di Dio (la parabola è
preceduta dal racconto dell'incontro di Gesù con il giovane
ricco).
Le tre « punte » della ptirabola, i momenti — cioè — in cui
troviamo un contrasto tra il racconto e la nostra esperienza ordinaria sono:
1 ) il padrone chiama, alle cinque
di sera, ancora degli operai;
2) paga per primi questi stessi
operai;
3) paga questi operai della stessa
paga degli altri.
Il primo aspetto, se rapportato alla nostra realtà di credenti,
ci annuncia che il Signore ci può
chiamare anche quando crediamo di non aver più niente da fare, quando riteniamo di essere
ormai inutili, magari perché stiamo invecchiando, perché vediamo avvicinarsi la nostra fine. Ebbene, anche a questo punto il Signore ci chiama, ci dimostra che
possiamo essere ancora utili, che
c’è del lavoro anche per noi. I lavori nell'ambito della comunità
possono essere i più svariati, e
non c’è una graduatoria di importanza: l'importanza del nostro
lavoro — presupposta la sua utilità sociale — sta nell’impegno
che ci mettiamo.
Il secondo aspetto — quello
dell’essere pagati per primi —
può significare la gioia che tutti
dobbiamo avere quando qualcuno si riconosce figlio di Dio; può
farci pensare alle parabole della
pecora smarrita e del padre misericordioso, in cui la gioia più
NASCE IL DISTRETTO SCOLASTICO
Un ponte in più
tra scuoia e società
Venti milioni di elettori sono
chiamati alle urne l’il e 12 dicembre per l’elezione degli organi collegiali della scuola. È 11
primo rinnovo dei Consigli di
Circolo e d’istituto e si impone
un bilancio sul loro lavoro : i
risultati sono stati estremamente differenziati e non sono mancate pesanti frustrazioni. Nel
complesso, tuttavia, è significativo che tra le forze politiche
la polemica non sia più quella
di tre anni fa « organi collegiali sì,, organi collegiali no », ma
sia spostata sul terreno del potere reale, della gestione, della
partecipazione.
Ma la novità di queste elezioni è la costituzione dei Consigli
scolastici distrettuali. Va detto
subito che questo è un organismo anomalo rispetto a tutti gli
altri previsti dal DPR 416 : non si
tratta di un organo collegiale
della scuola, ma di un organo
collegiale territoriale per la scuola e i problemi della cultura ponolare. Accanto alle componenti
elettive della scuola statale e non
statale (genitori, insegnanti, studenti) sono presenti i rappresentanti designati di enti locali, sindacati, forze sociali e culturali,
operanti sul territorio del distretto.
L’angustia di prospettive in cui
si sono spesso rinchiusi i consigli scolastici, la debolezza nella
contrattazione, la loro insufficiente capacità di mobilitazione
e di sviluppo della partecipazione
possono essere superate attraver"
so i collegamenti del Consiglio
scolastico distrettuale. L’incontro annuale del CSD con i consigli di Circolo e d’istituto e la
stesura concordata del programma sarà l’occasione principale per le scuole per attuare
e valorizzare quelle attività che
richiedono una più vasta base
di consensi, di competenze e di
strutture. Penso soprattutto alle attività para-inter-extrascolastiche, alla sperimentazione e
all’ aggiornamento degli insegnanti, che solo se estese all’area distrettuale possono uscire
daH’empirismo e dall’episodicità. Penso inoltre alle esperienze
di lavoro produttivo socialmente utile che gli studenti delle
scuole secondarie superiori chiedono di potere attuare per ristabilire un collegamento tra scienza e lavoro, cultura e professionalità, la cui dissociazione è
l’emblema dell’emarginazione e
dell’alienazione giovanile. La recente legge che mette a disposizione degli enti locali, e quindi
del distretto, le strutture scolastiche in orario non di lezione
supera il rischio di eventuali ostruzionismi da parte di consigli
animati da eccessivo campanilismo.
Qualcuno ha lamentato la limitatezza del potere del CSD,
che può solo programmare e fare proposte. Ma la programmazione è di per sé un fatto
tanto nuovo nella nostra società, e nel campo della scuola in particolare, da determinare la messa in movimento di
energie politiche e strumenti
operativi finora paralizzati o
trascurati. D’altra parte l’attuazione pratica degli elementi di
programmazione, che, per quanto riguarda la scuola, verranno
individuati dal CSD è bene resti
compito precipuo dell’ente locale che è il solo eletto su base
politica e che esprime un progetto complessivo dello sviluppo della società. Per esempio,
un (programma di diritto allo
studio in senso non assistenziale, ma come estensione e qualificazione degli interventi per la
scuola e la cultura, non può essere attuato separatamente dalla organizzazione più generale
dei servizi e dagli interventi sul
terreno economico produttivo.
Non si può infatti pensare ad
Emffio Nitti
icontinua a pag. 5)
grande è data dall’ultimo arrivato, dal salvato all’ultimo momento.
Il terzo momento della parabola — la paga uguale per tutti
— promette una ricompensa non
calcolata né per prestazione né
per tempo di lavoro, perché, per
Gesù Cristo, basta /'impegno. Come non c’è una graduatoria di
meriti, non c’è una graduatoria
di beatitudini: la « moneta d’argento » della parabola è una ed
uguale per tutti.
Se rapportiamo il concetto della paga uguale per tutti, concetto per il quale si prescinde sia
dalla quantità di lavoro sia dalla
quantità di prodotto, alla vita di
ogni lavoratore, dobbiamo riconoscere che l’organizzazione odierna del lavoro è in netto contrasto con la volontà di Dio espressa in questa parabola. Infatti nella società capitalistica la
maggior parte dei lavori è alienante: pensiamo prima di tutto
alle fabbriche, ma è così anche
in miniera, e anche per la casalinga... Il contadino ha forse più
soddisfazione nel suo lavoro, m(i
a quale prezzo! Certamente il Signore non è « contento » che noi
ci alieniamo nel lavoro; però —
si potrebbe giustamente obiettare — il lavoro nella vigna di cui
parla la parabola non è certo un
lavoro tra i più leggeri, tra quelli che danno più soddisfazione,
che gratificano di più. Certo, questo è vero: e proprio questo ci
dimostra che Gesù, quando parlava, non parlava di cose astratte, di cose puramente spirituali:
Gesù, in questa parabola, ci dice
le cose chiare, come sono in realtà, e cioè che il lavoro c’è, e per
vivere bisogna lavorare, ma c’è
modo e modo di lavorare. Per
questo dobbiamo intervenire nella realtà per cambiare le condizioni di lavoro. Ora questa non è
la sede adatta per dire cosa si
può fare e per gli operai e per i
contadini e per le casalinghe e
per i minatori, ecc., ma un obiettivo comune è questo: che tutti
— anche i pensionati ad es. — devono guadagnare abbastanza per
vivere, ma vivere in modo umano, non « sopravvivere ». Quindi
— ritornando un attimo all’immagine della parabola — anche
chi sta sulla piazza tutto il giorno a cercare lavoro ha diritto,
alla fine della giornata, alla moneta d’argento che gli serve per
vivere.
Noi siamo chiamati da Dio per
lavorare alla costruzione del suo
Regno sidla terra; siamo chiamati sia come individui che come
chiesa, e oggi, in memoria del 31
ottobre 1517, giorno in cui Lutero affisse le 95 Tesi sulla porta
della cattedrale di Wittemberg,
vogliamo ricordare i riformatori
e tutto il movimento della Riforma. Ricordare la Riforma è e
deve essere sempre un momento
importante nel nostro essere
protestanti. I riformatori hanno
compiuto una dura e lunga battaglia per affermare la sovranità dell’Evangelo su ogni pretesa
verità della Chiesa Cattolica.
Sono passati quattro secoli e
mezzo, e oggi Dio chiama, noi, e
se noi rispondiamo positivamente alla sua chiamata, dobbiamo
continuare l'opera dei riformatori, dobbiamo continuare a predicare la Parola dell’Evangelo,
dobbiamo far sentire la nostra
voce; e non per affermare che i
Un gruppo di giovani
della comunità di Villasecca
(Tratto dal sermone del culto dei giovani, 6 novembre 1977, in occasione della domenica della Riforma).
(continua a pag. 3)
2
25 novembre 1977
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Hi CIRCUITO
Vili CIRCUITO
Il dialogo ecumenico Nebbja
al centro delTassemblea ® calore comunitario
Si è riunita domenica 23 ottobre a Forano Sabina l’Assemblea deirxi Circuito delle Chiese del Lazio ed Umbria.
Allietati da una meravigliosa
e soleggiata giornata della Ottobrata Romana, i membri convenuti numerosi hanno insieme
affrontato i problemi relativi alla vita delle Chiese.
Si è parlato della diffusione
del settimanale Eco-Luce, per il
quale si sente la necessità di
aumentare il numero degli abbonamenti. Le Chiese si sono
pronunciate su due linee di azione: la prima costituita dall’impegno da parte di esse per
un abbonamento annuo ad un
certo numero di copie. La seconda per la costituzione di un
gruppo di diffusione che operi
attivamente nell’ambito delle
comunità. Si spera così di raggiungere lo scopo prefissato di
incrementare adeguatamente
nell’ambito del Circuito la diffusione del giornale.
Il pastore Cappella di Forano ha quindi illustrato un rapporto sul dialogo ecumenico con
la Chiesa Romana. Partendo
dalla constatazione che qualcosa è cambiato attualmente nei
rapporti con la Chiesa di Roma, il relatore indica nel rinnovamento, inteso come ubbidienza al Vangelo nei vari momenti
storici, la base sulla quale, anche da parte protestante, si possa aprire un colloquio costruttivo.
La nuova cattolicità della
Chiesa Romana, da essa intesa
come fermento di rinnovamento in essa, non presenta, almeno
per ora, agli occhi nostri, sostanziali criteri di riforma in
senso biblico.
Questi problemi si debbono
imporre all’attenzione delle varie comunità, prese singolarrnente, piuttosto che a livello
di esperti, perché essi vengano
meditati da tutti. Accettare im
dialogo ecumenico non significa
soltanto confrontarsi su testi biblici o su forme liturgiche, ma,
soprattutto, confrontarsi sulle
conseguenze delle proprie posizioni teologiche. Le nostre Chiese non possono dimenticare la
loro identità protestante. Un
dialogo serio significa contrapporre il messaggio deiravange
10 alla cultura dominante cattolica.
Alla illustrazione del rapporto sull’ecumenismo è seguito
quindi un intervento del pastore Bertalot che ha parlato sul
tema della conciliarità esponendone i vari aspetti.
Bertalot ha puntualizzato che
a partire dalla conferenza di
Uppsala, si è scoperta una nuova dimensione della cattolicità,
che ha avuto il suo seguito, successivamente, in quella di Akkra.
Da questa constatazione si pone
quindi il problema in che misura e come le Chiese sarebbero disponibili a dei cambiamenti. Il Consiglio Ecumenico delle
Chiese propende alla convocazione di un Concilio Ecumenico nel quale il mondo protestante e quello cattolico cerchino di risolvere i problemi insieme e non separatamente. Ma,
mentre bisogna riconoscere che
Chiese diverse si trovano sotto
11 medesimo segno che è Cristo,
si rende necessario anche di distinguere profondamente la differenza tra pienezza confessionale e pienezza in Cristo.
L’Assemblea ritiene di votare
un ordine del giorno alla Tavola Valdese al fine di ottenere
una maggiore informazione sul
problema ecumenico, mediante
ciclostilati da inserire nelle circolari della stessa ai pastori ed
ai membri dei Consigli di Chiesa. Sulla offerta da parte degli
studenti della Facoltà di Teologia per una collaborazione nelle varie attività delle Chiese locali, viene comunicato che ciò
è attualmente all’esame del Consiglio di Facoltà. Si è parlato
anche di un progetto per la costituzione di ima commissione
per studiare le possibilità di testimonianza nell’ambito della
Scuola e le varie comunità si
sono espresse favorevolmente.
Si è provveduto quindi alle
votazioni per la nomina del Sovraintendente e degli altri membri della C.C. Sono stati eletti
So vr aintendente Ugo Zeni, e
membri G. Scuderi, M. Sbaffi,
G. Guarnera e C. Claudi.
Tra le varie proposte quella
di studiare la possibilità di convocare un convegno di Chiese
Valdesi, Metodiste e Battiate
per discutere insieme il tema
della testimonianza a Roma e
nel nostro paese.
È stata anche presentata una
richiesta di aiuti ed assistenza
da parte delle Chiese del Circuito ad un gruppo di Ebrei-Russi,
profughi nella città di Ostia.
L’Assemblea ha quindi votato
un appello da parte del Circuito
alla Commissione per i diritti
umani delle Nazioni Unite, relativamente alla situazione in alcuni paesi dell’America Latina,
in particolare per quanto riguarda le persone in esse scomparse
di cui non si ha più notizia.
Con la preghiera di un membro del Circuito si è quindi chiusa la laboriosa giornata.
Pìscini Osvaldo
Appello per i diritti deiruomo
Le Chiese Valdesi e Metodiste del
Lazio e delLUmbria, in considerazione
delle gravi violazioni dei diritti dell’uomo in America Latina, dichiarano
quanto segue :
1) Gli Stati dell’America Latina
sono in grande maggioranza retti da
governi militari dittatoriali, che cooperano fra di loro al fine di reprimere i
movimenti democratici in campo politico, religioso e culturale. Questo fenomeno si è andato accentuando negli
ultimi anni.
2) Questa situazione è legata alla tutela di interessi economici e politici di ristrette classi dominanti, che
mantengono grandi masse di popMazione in condizioni di vita estremamente
misera.
3) Va denunciato l’uso massiccio
che tali governi fanno di forme gravemente repressive come la detenzione
in campi di concentramento, la tortura, le esecuzioni di oppositori di varia matrice ideologica, violando così
i fondamentali diritti dell’uomo. Inoltre si accentua il fenomeno di sequestri di cittadini da parte di polizie segrete; tali cittadini, gli « scomparsi »,
non vengono ufficialmente considerati
detenuti, e sulla loro sorte non viene
data alcuna risposta da parte dei rispettivi governi.
4) Si richiede agli organismi internazionali, e in particolare alla Commissione per i Diritti dell’Uomo delle
Nazioni Unite, di esigere dai governi
del Cile, dell’Argentina, dell’Uruguay,
e altri, una risposta chiara su quale
sia la situazione dei cittadini scomparsi.
Domenica 6 novembre. La
nebbia è assai fitta. Sul lungomare di Rimini alcune macchine sfrecciano incuranti dei limiti di velocità appena entrati
in vigore. La famosa cittadina
balneare sembra morta in confronto all’estate. Sulla spiaggia
alcune persone, attente a non
riempirsi le scarpe di sabbia,
si scambiano rapidamente qualche notizia sulle proprie famiglie e qualche informazione non
ufficiale sulle loro comunità, poi
ritornano indietro piuttosto velocemente perché sta per avere
inizio l’assemblea dell’S” Circuito.
All’inizio, dopo il culto presieduto dal past. G. Manzieri,
sembra quasi che il grigiore
della giornata invernale influisca sull’andamento dell’Assemblea: si ascolta la lettura del
lungo verbale dell’Assemblea
precedente, si ascoltano le relazioni sulla vita ecclesiale delle
comimità di Bologna, Cremona,
Piacenza, Felonica Po, Mantova,
Parma, Rimini. Poi, ecco che
l’Assemblea si vivacizza: all’unanimità si decide di dare in futuro meno peso alle consuete
relazioni delle varie comunità;
si desidera invece di avere assemblee più aperte a problemi
vivi e attuali coinvolgenti tutto
il Circuito in direzioni e decisioni impegnative
Il rapporto presentato dal
Consiglio di Circuito, preciso
nella relazione dei fatti e pratico nelle proposte operative, contribuisce a sua volta ad animare l’assemblea. Viene accolta
molto favorevolmente la pro
TRIBUNA LIBERA
Rispettare il pluralismo
del mondo evangelico
In merito alle dimissioni di Giorgio
Gìrardet e Renato Maioechi di cui ha
parlato anche TEco-Luce n. 43, dal
comitato di preparazione del convegno
sul (( dissenso nei paesi dell’Est » nel
settore « religione », organizzato dalla
Biennale veneziana. Repubblica del 7
ottobre riportava le dichiarazioni di
Giorgio Girardet che giustificavano il
ritiro della collaborazione col fatto che
programmi ed inviti erano stati già
preordinati e che altri collaboratori del
convegno avevano invitato al dibattito
dei « fuoriusciti » ideologicamente anticomunisti, la cui presenza « costituiva un ostacolo alla possibilità di invitare altre persone che in Russia e
nei paesi dell’Est si trovano in posizione dialettica nelle loro Chiese ».
Questa giustificazione veniva riconfer
mata da Girardet in un’intervista a
Panorama del 25 ottobre che chiudeva
con questa frase : « Questa non è discriminazione: è scelta tra fascisti ed antifascisti: ed io con i fascisti non ci
sto ». Il giorno 8 ottobre il presidente
della Biennale, il socialista Ripa di
Meana, aveva risposto ai dimissionari
con una lettera al giornale l’Avanti in
cui si precisava testualmente :
a) E’ del tutto falso che « il programma e la scelta delle persone erano
già stati programmati da Giovanni Codevilla e da don Romano Scalfì ». E’
vero invece che la prima riunione a
Roma in settembre si era conclusa,
presente Malocchi ed informato il pastore Girardet, con l’impegno di portare in una seconda e definitiva riunione
(svoltasi a Milano il 26 settembre) proposte precise per il programma dei la
cori e per gli inviti. Vi era stato poi
un esplicito accordo che non vi sarebbero stati veti reciproci di carattere
ideologico, ma sarebbero state accolte
tutte le espressioni del dissenso religioso. tanto quelle « perseguitate » quanto
quelle (' dialettiche ». A Milano ¡1 prof.
Codevilla ha portato le proprie proposte, il pastore Girardet ed il redattore
Malocchi hanno portato le loro pregiudiziali nei confronti di uomini e movimenti a loro giudizio anticomunisti.
b) Per il settore religioso, come
per gli altri settori, confermo che non
si corre alcun rischio di « offrire una
copertura alle posizioni arretrate », ma
che tutti i programmi realizzano pie
riamente e puntigliosamente un rigoroso pluralismo che rifiuta pregiudiziali
ideologiche di qualsivoglia segno, per
la loro natura, queste sì, copertura di
posizioni arretrate ».
Nell’articolo di Panorama Ripa di
Meana precisa ancora : « Quello che
non accettiamo è il principio di Girardet e Malocchi di una discriminazione
degli inviti che sarebbe controproducente, soprattutto nell’ambiente del dissenso. Avrebbe dato il via a un processo incontrollabile di preclusioni reciproche fra i partecipanti ».
Abbiamo creduto opportuno allargare l’informazione in merito al fatto
non solo per la vicenda in se stessa,
quanto per le considerazioni e i ben
più complessi interrogativi che si possono trarre da essa. Siamo in epoca diversa da quella in cui i protestanti non
avevano altra voce che quella dei loro
pulpiti e della loro ristretta stampa
periodica. Oggi l’interesse della gran
de stampa si estende anche ai fatti e
alle posizioni delle minoranze, e v’è
anche la possibilità di accesso per queste ultime ai microfoni ed al video del
monopolio statale. Questo però offre
spesso occasione al ristretto gruppo dei
gestori di quella piccola fetta di potere consentita ai protestanti italiani
(pulpito, stampa, microfoni, video) di
presentare al grande pubblico un mondo protestante italiano, identificato in
un certo quadro di giudizi di valore,
teologici, politici e sociologici, che molte volte è assai diverso da quello piuttosto vario e multiforme offerto dalla
base, cioè da quella realtà costituita
dai circa 200.000 evangelici italiani, in
gran parte senza rappresentanza ufficiale.
E’ proprio in considerazione di questo fatto che mi permetterei di chiedere, per esempio, se Girardet e Malocchi erano in quel comitato a solo titolo personale o come delegati ufficiali
di organismi rappresentativi del mondo protestante, e se di conseguenza la
loro specifica presa di posizione è soltanto ’’personale” o invece coinvolge
la stessa federazione delle chiese evangeliche, come potrebbe equivocarsi dal
titolo comparso su Repubblica.
Non ci sarebbe bisogno di dire che
molti evangelici non si sentono affatto
rappresentati dalle posizioni e dalle de
cisioni assunte da Girardet e Maioechi :
ed io personalmente vorrei aggiungere
che tali non si sentono anche non pochi di quegli evangelici che come me
sono politicamente impegnati a sinistra
sin dai tempi certo più scomodi degli
attuali, in cui la sinistra era esclusa
dai vari centri di potere.
Credo che equivoci (se non abusi) di
questo tipo saranno sempre possibili
sino a che le voci che hanno « potere », le sole ad avere accesso al moderni grandi mezzi di diffusione, non
avranno l’onestà e l’umiltà di prendere
atto, e -quindi di rispettare il fatto, che
il piccolo mondo protestante italiano
è una realtà pluralistica sia dal punto
di vista teologico che politico sociale. E’
una ben amara ironia che proprio dalla cultura della tolleranza e della legittimità del pluralismo religioso e politico possano venire testimonianze di
settarismo ideologico e di arroganza
del potere.
Aurelio Mauri Paolini
posta fatta dal Consiglio di effettuare ogni anno almeno la
visita di due comunità, d’accordo con la Commissione Distrettuale per evitare doppioni. Si
decide di avere possibilmente
due convegni circuitali ogni anno, organizzati in località diverse da quelle in cui avranno luogo le Assemblee di Circuito. I
suddetti convegni dovranno essere caratterizzati sia da esigenze di studio neU’ambito delle
comunità, sìa da apertura e dialogo verso e con l’ambiente non
evangelico.
Il primo argomento trattato
sarà il « rapporto pubblico-privato, personale-politico », con
agganci alla questione femminile. Questo tema andrà studiato
in modo particolarmente accurato, e quindi approfondito dai
punti di vista biblico, sociale e
politico, specialmente se in primavera si dovrà andare alle urne per il referendum sull’aborto.
Si presenta poi il problema
della chiesa di Rimini. In vista
del trasferimento del past. Zotta, giunto al suo sedicesimo anno, è bene che Rimini prepari
sin da ora, con la piena collaborazione del suo pastore, un
piano di emergenza e a provarlo. Perciò nel corso di quest’inverno vi saranno visite mensili
fatte dai vari pastori del Circuito sostenuti da membri del
Consiglio e appoggiati da laici
volenterosi che cercheranno di
dar vita a gruppi di impegno e
di ascolto comunitario meno
frazionati che nel passato. I
membri della Comunità di Rimini presenti si dimostrano disponibili per questo esperimento: le premesse per un buon lavoro sembrano quindi esserci e
speriamo che la costanza di
tutti renda effettivamente realizzabile questo progetto che è
stato anche elaborato nei minimi dettagli.
Il tempo vola... Si parla ancora con insistenza sul fatto
che tutti devono impegnarsi per
la diffusione del giornale « La
Luce ».
Le elezioni del nuovo Consiglio non serbano sorprese, dato
che i membri sono rieleggibili:
solo la sig.a Graziella Pozzi non
accetta di essere rieletta per
motivi di famiglia. L’Assemblea
la ringrazia per il lavoro svolto
e la sostituisce con il pastore
Paolo Sbafi] di Bologna. Gli altri membri del Consiglio di Circuito sono : Franca Barlera,
Giacomo Lombardo, Danilo
Mandelii e Danilo Venturi, sovrintendente.
Si parte dopo una tazza di thè,
veramente ben guarnita, gentilmente offerta dalla comunità di
Rimini. La nebbia è sempre assai forte e la notte che avanza
accresce il dispiacere di dovere
lasciare il calore, non soltanto
termico, della saletta della simpatica comunità locale.
Bruno Costabel
Oggi e domani
PINEROLO — La comunità cristiana di base di C.so Torino organizza per sabato 26 novembre
alle ore 20,45 nei locali del quartiere San Lazzaro (via Rochis 3)
un pubblico dibattito sul tema:
« La Chiesa: per quale libertà? ».
Introdurrà il dibattito don Giulio Girardi.
♦ ♦ ♦
TORINO — Il Centro Evangelico di Cultura annuncia due dibattiti su temi di attualità che si
svolgeranno nel salone di via
Pio V 15: venerdì 25 novembre
ore 21: «Cristiani e marxisti: il
confronto oggi in Italia e l'esperienza sudamericana ». Parleran
MESSINA — Per l’8 dicembre
è indetto un Convegno della Federazione siculo - calabra delle
Chiese evangeliche. Nel corso del
Convegno, che è aperto a pastori,
genitori, monitori, catechisti, insegnanti evangelici. Franco Girardet, del Servizio Istruzione ed
no Giulio Girardi e Paolo Ricca.
Lunedi 5 dicembre, ore 21: « La
sfida delle chiese del terzo mondo alla teologia europea ». Parlerà Lukas Vischer, direttore della Commissione « Fede e Costituzione » del C.E.C.
Educazione della FCEI, parlerà
su « Cos’è educazione? esiste un
modo evangelico di educare? ».
Ne! pomeriggio verranno discussi i programmi e le esperienze
della scuola domenicale. Inizio
ore 10 nella chiesa valdese di vìa
Laudamo 16.
3
25 novembre 1977
SULLA CONCILIARITA’
La teologia unisce,
il servizio divide
Pubblichiamo un estratto della conferenza tenuta da Moltmann a Losanna in occasione del 50° anniversario di «Fede e Costituzione» pubblicato su:
il Regno-documenti (15-77). L’estratto comprende
la parte introduttiva e quella finale della conferenza che ci sono parse estremamente stimolanti; ab
biamo invece tralasciato la parte centrale del discorso di Moltmann sul problema dell’unità della
chiesa (quale unità cerchiamo?) e la parte concer
nente un’ampia riflessione sul « pensiero scismatico
ed ecumenico ».
Non sfuggirà ai lettori l’attualità di questa valutazione teologica ed ecumenica del teòlogo tedesco
che introduce nel dibattito non pochi elementi che
meritano tutta la nostra attenzione, in modo particolare per quanto concerne il dibattito sulla « conciliarità » discusso e raccomandato dal nostro Sinodo.
Se si considera il lavoro teologico che è stato compiuto aH’interno di Fede e costituzione da
cinquant’anni e se si esaminano
oggettivamente i successi e i fallimenti, le speranze e le delusioni, si arriva a un risultato sorprendente.
Cinquant’anni fa, aH’mizio del
confronto ecumenico, si diceva:
« La dottrina divide - il servizio
unisce ». Così, si è giunti rapidamente e 'Senza problemi a realizzare la comunità delle chiese separate per quanto riguardava i
compiti pratici di diaconia presso i poveri, i profughi e i perseguitati. Divise sulla « fede e la costituzione », le chiese si sono in
modo del tutto naturale ritrovate nel « cristianesimo pratico ».
Di fronte a questa comunità
spontanea realizzata nella prassi, i teologi di Fede e costituzione si sono trovati dinanzi ad un
compito difficile; dover superare
le divergenze dottrinali che separano le chiese. E iniziarono il loro lavoro in un clima più di scetticismo generale che di speranza
stimolante.
Oggi, la situazione è quasi completamente capovolta. Dopo numerosi anni di lavoro paziente e
approfondito, non si può dire altro che; « La teologia unisce —
la prassi (e le autorità ecclesiastiche) dividono ».
Non ci si batte più, nel movimento ecumenico, a proposito
del « filioque », ma sul Programrna di lotta contro il razzismo.
Non è la comprensione teologica
dell’eucaristia che pone dei problemi, ma il riconoscimento pratico dei ministeri. Dopo cinquant’anni di lavoro teologico comune, oggi si deve dire pubblicamente alla cristianità e alle autorità ecclesiastiche che non vi sono più divergenze dottrinali che
giustificano le divisioni fra le
chiese. Siamo giunti ad una comprensione comune dell’eucaristia,
del battesimo, del ministero della chiesa , del rapporto fra la
Scrittura e la tradizione, la grazia e la giustificazione, la chiesa
e l’umanità, per non ricordare
che i punti più importanti. Certamente, c’è ancora molto da fare su ognuno di questi punti fondamentali della fede, ma ciò che
resta da fare non lo si può più
che fare insieme. Non si può
più progredire in una commissione comune di chiese separate, ma soltanto a livello di una
comunità almeno conciliare delle
chiese. Se le divisioni fra le chiese non si possono più giustificare, non conviene allora denunciarlo?
Ora che i teologi hanno superato le divergenze dottrinali fondamentali che separavano le chiese,
è tempo che le autorità ecclesiastiche adempiano la loro missio
Se II Signore chlenie
(segue da pag. 1)
Valdesi sono i migliori magari
perché sono stati perseguitati,
perché noi — noi viventi oggi —
di persecuzione ne abbiamo vista
ben poca. Il nostro compito,
quindi, è di far convertire gli uomini all’Evangelo, e non a questa o a quella chiesa protestante.
Fin dall’inizio della storia Dio
ha chiamato degli uomini, ognuno ad una data ora. Noi sappiamo che il Regno di Dio è vicino:
Gesù ce l’ha annunciato, forse
noi siamo i lavoratori dell’ultima
ora, non per questo il nostro lavoro è meno importante, non per
questo siamo autorizzati a non
lavorare; ma anzi lavoriamo sapendo che la ricompensa, oltre
ad esser nel lavoro stesso che
facciamo, sta nella promessa di
Dio della Vita Eterna, quella
moneta d’argento promessa a
tutti.
ne ecumenica e ne tirino le conseguenze che ne derivano. I teologi stessi non si prenderebbero
più sul serio se non impegnassero le autorità ecclesiastiche a
fare delle scelte obbligatorie. Il
tempo delle esperienze, delle
commissioni e dei documenti di
lavoro ecumenici che non impegnano nessuno volge alla fine.
Deve cominciare il tempo delle
conseguenze obbligatorie nel riconoscimento reciproco, nella comunità crescente degli uni verso
gli altri.
La teoria e la prassi deH’ecumenismo sono strettamente legate. Non si può esigere che la teoria cominci a svilupparsi completamente e senza contraddizione
e che soltanto in seguito arrivi la
prassi. Sarebbe un sogno ideale.
Ma non si può neppure esigere
che la pratica progredisca senza
riflessione e senza un esame critico e che la teoria segua. Sarebbe dare prova di un pragmatismo irriflessivo. La teoria e 'la
prassi devono essere legate Luna
all’altra, punto per punto: senza
questo, né Luna né l’altra sono
valide.
Attualmente, la teologia ecumenica è sviluppata al punto che
non può più progredire senza che
siano apportati cambiamenti nella prassi ecclesiastica. I risultati
teologici di Fede e costituzione
portano ad auspicare la realizzazione della comunità conciliare
da parte delle chiese. I compiti
futuri di Fede e costituzione possono essere affrontati solo da
una comunità conciliare delle
chiese. Perché dal momento in
cui le divergenze dottrinali che
separano le chiese sono nel loro
complesso superate, i problemi
teologici che sorgono possono essere risolti solo da chiese che lavorino non più separatamente
ma insieme. Pensiamo ai_ problemi missionari della cristianità
mondiale, ai problemi etici dei
cristiani nel mondo diviso e minacciato di Oggi. Il tempo stringe!
Ecco perché sarebbe inopportuno rimettere in discussione
ciò che è acquisito e differire le
decisioni obbligatorie che ne derivano formando delle nuove
commissioni. Siamo in vista di
qualcosa di nuovo. Il terreno conosciuto delle chiese confessionalmente separate è ormai alle
spalle. Si apre davanti a noi il
terreno ignoto della comunità
conciliare delle chiese. E’ facile
capire come, in queste condizioni, molti siano presi dalla paura
dell’ignoto. Ma in realtà il movimento ecumenico ha già varcato
il punto di non ritorno. Questo è,
oggettivamente, un fenomeno
ineluttabile. Il lavoro di Fede e
costituzione lo conferma e tutti
quelli che hanno sempre collaborato alla sua attività lo sanno per
esperienza. La chiesa che, per
prima, compirà i primi passi necessari sulla via della comunità
conciliare sarà riconosciuta come la più vicina a Cristo e al regno di Dio.
Quando ci si trova all’inizio di
una nuova epoca, si ha bisogno
di un sostegno spirituale per andare avanti con fiducia e fare
nuove esperienze. Perché lo spirito di speranza deve rimpiazzare
le certezze dell’abitudine che ci si
lascia dietro. Ecco perché noi
stessi ci chiediamo e sempre in
modo nuovo ci viene chiesto:
Quale unità cerchiamo?
Tappe future
Se è vero che dopo cinquant’anni di lavoro teologico nel movimento ecumenico « la teologia
unisce, ma il servizio divide ancora », occorre ora mettere all’ordine del giorno l’ecumenismo
delle autorità ecclesiastiche e del
servizio. E’ compito delle chiese
convocare sinodi e concili ecumenici per abbattere le barriere e
sopprimere i particolarismi dell’era confessionale, per rinascere
nell’era ecumenica.
In questa prospettiva, le chiese
devono innanzitutto realizzare in
ise e per sé l'apertura alla comunità ecumenica. Il delegare i
compiti ecumenici a delle cortimissioni o a Ginevra ha fatto il
suo tempo: questo tempo volge
al termine. Oggi, è ì’ecumenisrno
alla base, a livello di parrocchia,
che è all’ordine del giorno. Le
autorità ecclesiastiche sono al
suo servizio, non hanno il diritto
di impedirlo. In alcune chiese è
già allo studio l’insieme delle misure necessarie, per altre è facile farlo. Per ciò che ritarda la
comunità fra protestanti e cattolici, 'Si tratterà, dopo la dichiarazione comune sull’eucaristia, di
passare all’armonizzazione della
prassi per la cena del Signore
nelle chiese separate, poi alla celebrazione comune, per non citare che un esempio.
Solamente dopo le chiese saranno in grado di risolvere insieme i problemi teologici e pratici
che riguardano tutte, i nuovi compiti che emergono nel campo delle religioni e della missione, o in
quello della libertà politica e della giustizia economica e sociale.
In tutti questi campi si moltiplicano le difficoltà. Senza la comunità ecumenica, nessun cristiano
è in grado di superarle. La nostra
responsabilità ha assunto dimensioni universali, ma i responsabili delle decisioni si trovano sempre a livello di provincia.
L’idea di un concilio ecumenico in cui la cristianità parli una
sola voce è forse un sogno. Ma
vivere con questo sogno significa
prendere delle misure concrete
al fine di realizzarlo.
Vedo davanti a me la crescita
comune delle chiese verso una
comunità conciliare. Sento questa comunità confessare insieme
la fede originale. Già sento la forma di questa chiesa nelle parrocchie fraterne del popolo: « affinché il mondo creda ».
Jürgen Moltmann
TV PROTESTANTESIMO
Gesù Cristo libera e unisce.
Domenica 27 sulla rete II dopo il telegiornale della notte.
• Il maggior impegno sociale
sui problemi del mondo da parte del CEC ha creato perplessità e dissenso all’interno del movimento ecumenico. Quale unità va ricercata nella chiesa cristiana, qual è il ruolo del pluralismo? Ecco i temi che verranno affrontati durante la trasmissione.
TRAMONTI DI SOPRA
Inaugurato il centro L. Menegon
Domenica 16 ottobre, nel pomeriggio, ha avuto luogo a Tramonti di Sopra (Pordenone), Finaugurazione del nuovo padiglione del
Centro Ecumenico « Luciano Menegon », realizzato grazie agli
aiuti gpnerosi fatti pervenire dall’Entràide Protestante Suisse,
dalla Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia e da numerosi amici e fratelli.
Numerose le personalità presenti, tra cui sindaco e vicesindaco di Tramonti, numerosi fratelli e sorelle delle chiese evangeliche.
Il centro vuole essere un servizio a disposizione del Comune e
della popolazione di Tramonti di
Sopra, dove la fase di emergenza susseguente al terremoto è
superata (siq pure con mille difficoltà), ma rimane forte l’esigenza di ricostruire sia molti edifici,
sia il tessuto sociale e umano
del paese e delTintera vallata.
Il Vice Moderatore della Tavola Valdese, in un suo messaggio, aveva fatto rilevare che a
Tramonti TEvangelismo può e
deve fare molto: « Tramonti è
una responsabilità che ci è posta
dinanzi, e sono persuaso che lo
Il centro ecumenico
« Luciano Menegon »
(Pordenone):
Un servizio per tutta
la popolazione.
strumento che ci è stato dato
verrà usato in modo elRcace per
dare il nostro specifico contributo alla rinascita, anche spirituale,
di quella parte del Friuli in cui è
situato ». „ , ,
Per tutti i fratelli e sorelle delle chiese più vicine geograficamente, ma anche per tutti gli
altri sparsi ovunque in Italia, è
quindi una nuova responsabilità
di servizio e di testimonianza,
che deve essere portata avanti
nella solidarietà di tutti.
Animatore e infaticabile coordinatore dei lavori è stato il fratello Aldo Casonato.
b. r.
FRANCOFORTE -ASSEMBLEA CONSULTIVA PROMOSSA DAL C.E.C.
Evangelizzazione tra
I neo-pagani d’Europa
A Francoforte sul Meno si è
tenuta in settembre un’Assemblea consultiva per l’evangelizzazione promossa dalla commissione « ad hoc » del Consiglio ecumenico. Sotto la direzione del dr. Emilio Castro e
Gerhard Holbnann le delegazioni dell’Europa occidentale
hanno riferito sulle loro esperienze evangelistiche ; di particolare interesse per la discussione sono state le relazioni di
Zwinglio Dias sulla situazione
europea, con particolare riferimento alla Germania e del dr.
Visser’t Hooft sui movimenti
religiosi non cristiani definiti
dall’oratore: neo-pagani.
Mi riferisco in particolare ad
alcuni elementi del discorso di
Visser’t Hooft; egli ha ricordato che al movimento neo-paga
no appartengono molti membri
delle chiese cristiane i quali vivono una religiosità dove si
esaltano potenze pericolose, definite dal teologo Tillich: «primitive sotto-strutture della vita,
come il sangue, la razza, la nazione». Sappiamo a quali conseguenze ha portato la divinizzazione di tali elementi specialmente nella nazione tedesca.
Il rapporto — precisa l’oratore — non è tra Dio persona
e l’uomo, ma tra l’uomo e la
cosa, tra l’uomo e la materia
anche se i neo-pagani fanno professione d’una fede in un Dio
genericamente onnipotente ed
infinito; per loro non esiste la
rivelazione e quindi il dialogo
tra Dio che ci interpella e l’uomo; perciò questa religione non
dà una risposta all’uomo di
fronte ai drammatici problemi
della sua vita e lo lascia in solitudine. L’incontro con Cristo
invece mediante il Suo perdono
ci dà speranza, in vista della
realizzatone del Suo Regno e
ci consente di affrontare il
dramma quotidiano con fiducia
perché sentiamo la vicinanza di
un Dio che si è caricato di noi
« sin dalla nostra nascita... fino
alla nostra vecchiaia sarà lo
stesso, ci porterà, ci sosterrà e
ci salverà...» (Isaia 46: 3-4).
Circa le esperienze sull’evangelizzazione delle varie chiese
rappresentate all’incontro ne ricordiamo alcime: in Finlandia
esiste un forte movimento pentecostale mentre nelle chiese
tradizionali si sta delineando un
grande risveglio iniziato dopo
la conferenza di Amsterdam del
1971; un apposito coniitato per
l’evangelizzazione è in azione
nelle varie comunità per stimolare l’interesse per la testimonianza all’esterno ed anche per
preparare seriamente i laici con
seminari, « collettivi teologici »
per laici e pastori.
In Svezia le chiese stanno
prendendo coscienza del loro
distacco dalla classe meno ricca, dalla classe lavoratrice; si
adoprano soprattutto, a mezzo
dei giovani, a solidarizzare con
il popolo di fronte ai suoi problemi ed a sensibilizzarlo per
lo studio della Parola di Dio.
In Francia opera da tempo
un’« équipe » di laici e pastori
per stimolare le comunità di
fronte a problemi concreti come quello del drogati, ex carcerati, ecc., e soprattutto per
muovere le chiese ad annunziare e vivere l’Evangelo concreto
del Regno.
L’incontro di Francoforte è
stato l’avvio in vista di altri seminari per una maggiore riflessione sul tema dell’evangelizzazione e un’azione concreta di
predicazione per le varie situazioni dell’uomo d’oggi.
Gustavo Bouchard
4
25 novembre 1977
CURATA DALLA CASA ED. BATTISTA LA TRADUZIONE ITALIANA
Il battesimo: fondamento
della vita cristiana
L’opera di Karl Barth sul battesimo è profondamente innovatrice, ma
nelle nostre chiese non è stata ancora discussa in modo approfondito
a colloquio con I lettori
In maggioranza, i membri
delle nostre chiese fanno battezzare i loro figli. L’atto del
battesimo esprime per loro due
concetti chiarissimi: primo, col
battesimo si diventa cristiani;
secondo, il battesimo impegna i
genitori a dare un’educazione
cristiana.
Ma cresce anche il numero di
coloro che nel battesimo vedono molti problemi: è giusto battezzare i bambini? che significato può avere, oggi, l’aspersione
con acqua di una persona? qual
è il rapporto tra il battesimo e
la predicazione?
Tra le due parti sembra non
esserci molta possibilità di comprensione: i primi non accettano che si metta il battesimo in
discussione; i secondi accettano
sempre meno che il battesimo
venga ripetuto come un rito tradizionale.
Che fare? Bisogna tentare di
affrontare il problema alla radice, trovando un terreno comune.
Chi ritiene che il battesimo
vada bene così com’è, deve ricordarsi che la Chiesa non può
conservare un uso semplicemente perché è antico e perché è
seguito dalla maggioranza; la
cosa essenziale è che quello che
facciamo sia conforme all’Evangelo. Non possiamo dire: i
nostri padri hanno capito bene
1 Evangelo e noi ci fidiamo di
loro; sarebbe troppo comodo.
Quindi, anche per il battesimo,
è necessario che esaminiamo se
il nostro uso è veramente fondato sull’Evangelo. Chi critica
il battesimo così come viene
praticato nelle nostre chiese,
dovrà invece chiedersi se la sua
critica è fondata sulI’Evangelo,
o se non è invece il frutto di
una moda o di un pregiudizio
razionalistico.
In questo dialogo, un aiuto
chiarificatore è venuto dall’oper.^ che, dieci anni fa, ha rilanciato la discussione sul battesimo: Il battesimo, fondamento
della vita cristiana, di Karl
Barth. Non si tratta certo del
libretto facile, da mettere in
mano al catecumeno; si tratta
della teologia del battesimo più
completa ed elaborata che esista. Ma proprio per questo bisogna utilizzarla e farla conoscere, tanto più che ora è disponibile anche in traduzione
italiana, ad opera di Saverio
Guarna, per una felice iniziativa della Casa Editrice Battista.
Diciamo subito che chi si precipita a leggere la critica che
Barth fa al battesimo dei fanciulli (37 pagine, su un totale di
284), parte col piede sbagliato.
Infatti Barth vuole soprattutto
dire in modo positivo che cos’è
il battesimo. Solo nel quadro di
questa grande affermazione intende anche dire no a quelle
concezioni che non gli sembrano fondate biblicamente.
In secondo luogo bisogna tener presente che questo non è
un libro isolato, ma fa parte
della « Dottrina della riconciliazione », cioè della riflessione
sull’opera con cui Dio in Gesù
Cristo giustifica il peccatore, lo
santifica, lo chiama, e gli permette quindi di vivere una vita
nuova. Al termine di questa ampia riflessione, Barth si proponeva di scrivere im capitolo di
« etica della riconciliazione »,
descrivendo i caratteri pratici
della vita cristiana, sulla base
delle domande del Padre Nostro. Purtroppo questo progetto è rimasto incompiuto, ma
Barth ha voluto pubblicare, prima della sua morte, la parte
iniziale di questo capitolo, che
e appunto il volume sul battesimo. Con questo volume, Barth
intende rispondere alla domanda: come è possibile una vita
cristiana, come è possibile che
un uomo viva una vita che corrisponda al comandamento di
Dio? La risposta è: ciò che rende possibile la vita cristiana, il
suo fondamento, è la storia vissuta da Gesù Cristo. Questa storia diventa presente e operante
in un uomo grazie alla risurrezione di Cristo e grazie all’opera dello Spirito Santo, due fatti
che per Barth si riassumono
nell’espressione: « Battesimo dello Spirito ». È il Battesimo dello Spirito, la potenza della risurrezione e l’opera interna dello Spirito, che produce il rinnovamento dell’uomo, il suo inserimento nella Chiesa, la sua salvezza.
E il battesimo d’acqua? Non
può più essere l’azione che produce il rinnovamento e la salvezza, perché questo è il frutto
dell’azione divina che va sotto
il nome di Battesimo dello Spirito. Quindi, il battesimo d’acqua non può che essere un’azione umana, cioè la risposta dell’uomo rinnovato all’azione di
Dio. In altre parole: il primo
passo della vita cristiana. Come
discepolo obbediente di Gesù
che si è fatto battezzare da Giovanni, il credente chiede il battesimo. In vista di che cosa, per
quale scopo? Per chiedere che
tutta la sua vita sia determinata
dal Battesimo dello Spirito.
È evidente che questa impostazione porta a una concezione
nuova del battesimo: è la forma
visibile del ravvedimento, e come ^ tale è un atto di ubbidienza
e di speranza; il battezzato rifiuta la sua vecchia vita e si imnegna al servizio del Signore, e
fa questo in un atteggiamento
di speranza e di preghiera. Ma
questo atto può essere compiuto soltanto da un adulto: tutta
la comprensione del battesimo
di Barth esclude il battesimo
dei fanciulli.
È ovvio che la dottrina di
Barth non deve essere accettata
a scatola chiusa. Va discussa
ma discuterla significa' ripensare da capo tutta la nostra
comprensione del battesimo,
sulla base dell’Evangelo. Nelle
nostre chiese, questo non è ancora 'Stato fatto.
Bruno Rostagno
Fino al 31 dicembre, la Casa
Editrice Battista (Via Antelao
2 - 00141 Roma), offre il volume
al orezzo speciale di L. 1.500
(2..500 rilegato).
Anziani nelia città
Le case di riposo per anziani
sono sotto accusa. È difficile che
in una riunione non venga fuori
l’esperto a lanciare una bordata contro «questi ghetti di vecchi ». Poi si prende ala e ci s’invola nelle ipotesi, nei progetti da
sperimentare. Intanto una modesta Casa per Anziani come
"il Gignoro’’ (60 posti e tutto
completo) ha un ricambio di 5
o 6 persone l’anno e una richiesta di 700-8(X). E v’è da credere
che questa sia la situazione di
tutte le Case di riposo. Vuol dire che la realtà chiede qualcosa di più di quanto sanno darci troppi di questi troppi sociologi: è chiaro che «gli anziani»
nella nostra società presentano
richieste e problemi che non si
risolvono accrescendo il numero delle Case di riposo; ma è
altrettanto vero che bisogna che
ci siano anche queste.
Al ’Gignoro’ partiamo dall’esperienza, è ovvio, e cerchiamo
di passare a riflessioni e proposte di carattere generale ; lo
facciamo con l’apporto non sostituibile degli stessi anziani,
non ci accontentiamo mai. Vediamo che tutti i problemi fanno nodo davvero su quello fondamentale: la qualità della vita
vivibile in una Casa di Riposo.
(Viene da scrivere «nonostante» la Casa di riposo, ma non
è esatto : ci sono dei « nonostante» ovunque si abiti!).
La ghettizzazione è ottimale
— sentite che bel parlare nuovo, giovane — quando l’anziano
ha perso ogni interesse alla vita, è dimenticato da parenti e
amici, è emarginato dalla società (che, in concreto, è la città,
il luogo nel quale vive). Accenniamo a qualcosa che anche il
Gignoro ha fatto e sta portando avanti sull’ultimo tema-problema : l’inserimento vivo nel
tessuto della città, come compartecipi.
Una occasione ’clamorosa’ ci
è stata offerta da una mostra
fotografica con larga documentazione su Firenze fine ’800 e primo ’900: è stata allestita in una
bellissima villa, ma in collina e
abbondante di rampe, scale e
scalette; insomma, tale da rendere ben difficile la fruizione
dell’iniziativa proprio a chi ancora è testimone vivente di quell’epoca illustrata dalla mostra.
La nostra protesta è rimbalzata dai giornali al Consiglio comunale, ai Quartieri; centinaia
di anziani hanno potuto fruire
del servizio dell’Azienda tranviaria, di guide estremamente
utili, e visitare la mostra degli
Alinari. Diciamolo pure, tra gli
addetti ai lavori c’era anche chi
era seccato, chi protestava che
i problemi erano ben altri. Noi
seguiteremo a batterci anche
contro la ghettizzazione, l’emarginazione di una città che ha
avuto il lavoro di questi anziani, ha riscosso le tasse, è amministrata anche col loro voto.
Vorremmo che i cinema —
ma non ’il pidocchio’! — dessero biglietti gratis per chi ha la
pensione minima, almeno per lo
spettacolo pomeridiano, semideserto; che allo stadio garantissero qualche poltroncina, nono
stante la ’Fiorentina’, e che lo
stesso si facesse per i concerti
al Comunale; che le manifestazioni della città fossero allestite in locali accessibili, compresi
gli ascensori riservati spesso a
baldi impiegati-passacarte • che
cominciassero a fare gli ’ autobus con i predellini bassi, perché le agevolazioni sul biglietto
sono una presa in giro, quando
l’anziano non ce la fa a salire
per lo scalino troppo alto.
Una diecina di giorni fa il
Quartiere 14 era impegnato per
la definizione dell’utilizzo, (altra bella espressione giovane),
di certe aree a impianti sportivi e verde pubblico. Ebbene, un
esponente della Commissione
urbanistica è venuto al Gignoro
ed ha presieduto un’assemblea
dei nostri anziani. Gli siamo
molto grati. Perché questa è la
strada per rompere l’emarginazione, distruggere la casa-ghetto; farci compartecipi della vita
reale, dei fatti reali della città.
La comunità cristiana, qualunque essa sia, ha certo una sua
responsabilità ed un suo spazio
in questa lotta per la libertà
(sic!), ma è sul piano della società civile che essa può giungere a risultati decisivi. E non
sarà la burocratizzazione ad
aiutare gli anziani a vivere una
vita vivibile, ma l’apporto di
gente ricca di umanità, capace
di amare l’uomo nella sua mobilità (fisica e psicologica), di
gente che unisca alla perizia
tecnica la costanza della ragione.
Luigi Santini
"Spendere” la fede
nel contesto concreto
Caro direttore,
a causa dei ritardi postali leggo soltanto oggi la lettera di Gino Conte
« Un augurio » che affianca la recensione dèll’ultinio libro di Vittorio Subilia, (cfr. L’Eeo-Luce del 14.10.77)
e ti chiedo di pubblicare questa precisazione a nome della redazione di ’’gioventù evangelica”.
La critica che, nell’editoriale del
n. 45-46 della rivista, abbiamo fatto
circa la diffusione ai vari responsabili
delle chiese di tre estratti dalla rivista
Protestantesimo, non riguardava il testo del prof. Subilia, ma la decisione
della Tavola, l’idea cioè che quei tre
estratti in particolare potessero aiutare
e stimolare, nelle comunità, il dibattito
su fede e politica. Riteniamo infatti
che, se quello ero lo scopo, potevano
essere forniti o per lo meno segnalati
molti altri articoli, rispecchianti posizioni diverse, magari anche più facili
nel linguaggio.
Quanto al lavoro del prof. Subilia —
fede ed etica politica — non v’è dubbio
che esso fosse di gran lunga il testo
migliore dei tre, e che sicuramente documenti la profonda onestà intellettuale di una ricerca nella quale il prof.
Subilia si è impegnato per anni, e dalla quale tutti noi abbiamo imparato
molto. Non è dunque perché siamo insensibili a questa ricerca, o perché siamo contro la teologia — anzi come rivista abbiamo sempre avuto a cuore
l’una e l’altra — che abbiamo mosso
una critica alla Tavola; ma perché ci
sembra che i problemi che ci dividono,
e sui quali è bene discutere nelle comunità, dovrebbero essere affrontati in
riferimento alla specifica situazione politica, che è l’Italia della crisi economica, del compromesso storico, della
disoccupazione, ecc. e non tanto in
riferimento alle ’’ideologie”. Molti sintomi indicano infatti che chi ha interesse a mantenere viva la contrapposizione fra marxismo-leninismo e
cristianesimo, e a continuare a far discutere la gente di queste cose, mentre la ’’politica” la fanno le istituzioni,
sono i vescovi e gli stalinisti di tutti
i tempi.
Non ci sentiamo quindi di accettare
il giudizio di Gino Clonte su ’’gioventù evangelica” — secondo il quale la
nostra rivista preferirebbe « squalificare e votare al silenzio piuttosto che
discutere e lasciarsi discutere ». Abbiamo piuttosto cercato — proprio anche in quel n. 45 46 — di proporre
un punto di partenza diverso: quello
del rapporto fra democrazia e socialismo, del rapporto cioè fra la partecipazione di base, della gente, e la effettiva possibilità di decidere il tipo di
sviluppo del proprio paese, l’organizzazione del lavoro, della vita sociale, del
territorio, l’impiego delle risorse, la
qualità della vita. Perché crediamo che,
se il nostro confessarci credenti non
riguarda soltanto la nostra parte ’’religiosa”, ma investe l’intera nostra vita. nei suoi aspetti pubblici come in
quelli personali, allora dobbiamo cercare di ’’spendere” la fede in Gesù
Cristo sul terreno comune a tutti gli
altri uomini e donne del nostro tempo.
per la redazione di g.e.
Marco Rostan
Un nome abusato
Egregio Pastore,
Cristo è stato contro tutti i soprusi :
è ovvio; oggi, pertanto, si scbiererebbe
anche contro il fermo di polizia, contro la violenza organizzata, combattuta
da altre violenze. Quando si sfasciano
negozi, si incendiano le auto, si fanno
« requisizioni » proletarie nei risto
ranti e nei supermarket, quando si spaventano grandi e piccoli, quando si usa
il turpiloquio e la bestemmia, quando
si cerca lo scontro fisico, si insulta
Cristo e chi crede in Lui.
La storia ci insegna che molte violenze sono state fatte nel Suo nome.
Anche oggi si cerca di nascondersi
dietro di Lui per sostenere ideali
umani.
Si afferma, anche, che Cristo fu il
primo .socialista o il primo comunista,
ma il « credente » sa che Cristo è il figlio di Dio e suo Redentore e niente
altro.
E’ normale che i « non credenti »
adoperino il nome di Cristo per i loro
fini, ma che alcuni « credenti » avvallino le loro idee « mondane », con affermazioni tipo « Cristo ha detto no al
fermo di polizia » è veramente pietoso.
Lei è più quotato di me per fare affermazioni teologiche al riguardo : io
non affermo che l’Eco non avrebbe dovuto riferire la notizia, se non altro come informazione, ma ritengo che
avrebbe dovuto avere il buon gusto di
dissociarsi da una simile affermazione e non limitarsi a tacere.
Ho letto l’articolo di Sergio Ribet
sullo scambio di lettere tra Berlinguer
e il vescovo di Ivrea; avevo già in
mente di scrivere qualcosa al riguardo,
incoraggiato dalla posta ai lettori, indirizzerò qualcosa sull’argomento.
La partecipazione dei 'lettori era stata
da me caldeggiata al tempo della Direzione Tourn, ma non venne presa in
considerazione, sono lieto che Lei l’abbia, invece, accolta.
Fraternamente
Aldo Rostain, Torino
Privilegi oltre
il Concordato?
Caro Direttore,
Non intervengo neUa polemica
Tourn-Trombotto per fatto personale,
anche se il sacerdote allude con ogni
probabilità alla mia persona quando dichiara che qualcuno ha dato un’informazione falsa a Giorgio Toum, per di
più violando il « doveroso riserbo professionale ». Infatti ho ben parlato con
Tourn del fatto che don Trombetto
era uno dei candidati all’insegnamento della religione nella mia scuola, ma
non ho dato nessuna ihformazione falsa e mi preme, invece, sottolineare un
altro fatto. Uno degli atti che maggiormente un preside deve mettere in
piazza è quello delle sue nomine di
professori. Tant’è vero che ogni nomina è affidata all’albo deUa scuola e a
quello del Provveditorato. Tutta la
provincia deve essere in grado di controUare se non ci sono stati favoritismi
o mafiette di sorta. Pretendere che le
nomine degli insegnanti di religione
siano invece coperte da riserbo, significa volere un privilegio per questi ultimi che nemmeno il Concordato fascista prevede. D’altra parte l’anno scorso
c’è stata una polemica tra il nostro
giornale e « L’Eco del Chisone », proprio dopo che il giornale cattolico aveva messo lui in piazza le nomine di insegnanti di religione di un altro preside del Pinerolese.
Devo anche dire che mi è stato necessario parlare della vicenda anche
con altri proprio per evitare che fosse
commessa nei confronti di don Trombetto un’indelicatezza, che pur essendo casuale avrebbe potuto essere percepita come intenzionale. E vorrei aggiungere, per terminare, che per quello che mi consta non c’è stato a settembre proprio nessun equivoco. Io
non avrei nessuna difficoltà a pubblicare il carteggio che si trova agli atti
della Scuola Media di Perosa Argentina, perché tutto è stato della massima
chiarezza.
Queste precisazioni non intaccano,
per parte mia, la stima che ho per il
sacerdote di Villaretto, sia pure in base
ad una conoscenza praticamente quasi
solo indiretta.
Claudio Tron, Perrero
Solo un aspetto
Sig. Direttore,
Mi riferisco all’articolo « Religione
a Venezia », pubblicato a pag. 8 del
n. 43 del suo periodico.
Sono addolorato dalle parole : « ...il
direttore di Russia Cristiana e l’animatore della organizzazione Aiuto alla
Cbie.sa Sofferente, avranno alla prossima Biennale ampio spazio per presentare la loro versione del dissenso ».
Se fosse stato scritto: « ...per presentare solo un aspetto del dissenso »,
si sarebbe potuto capire.
Si è parlato invece di una versione
personale del dissenso in URSS, come
se le due persone citate fossero spacciatori di false notizie.
Nello stesso pezzo, poche righe dopo,
li si definisce come appartenenti ad
<c ambienti reazionari ».
Purtroppo dietro la « versione » del
di.ssen.so data da quelle persone, tutti
sappiamo che ci sono sangue e lagrime,
sofferenze ingiustificate, frutto di errori e di atrocità che è cristiano denunciare.
Negarlo, significa mettersi al livello
di chi, ai tempi della Germania nazista, negava l’esistenza dei campi di
sterminio e ridicolizzava la Chiesa Confessante.
Sarebbe comunque assai più utile
che un periodico cristiano non mutuasse il linguaggio fazioso di una parte politica nel dare notizie del genere.
Si sarebbe potuto fare una critica
aH'impostazione della Biennale, senza
condannare dei fratelli che, in un modo 0 nell’altro, aiutano chi è nel bisogno.
Cordialmente.
G. Valli, Milano
Accetto l’appunto per il fatto che la
qualifica di « loro versione » era tendenziosa e non documentata. Resta il
fatto che se non si può negare la repressione in URSS non si può neppurere negare l’uso strumentale che ne
viene fatto in certi ambienti.
Franco Giampiccoli
5
25 novembre 19T7
1M2 DICEMBRE: MEZZA ITALIA ALLE URNE
Un voto che rinnoverà
la democrazia nella scuola?
A tre anni dalla creazione dei
primi organismi collegiali della
scuola italiana {Consigli di classe e di interclasse, Consigli di circolo e di istituto, ecc.), stanno
per essere costituiti, con le elezioni di dicembre, altri organismi partecipativi, quali il Consiglio di Distretto e il Consiglio
provinciale. Di fatto, anche questi organismi avrebbero già dovuto essere formati e funzionare,
ma per tutt’una serie di* ragioni
apparentemente solo organizzative e in realtà politiche, sono rimasti pura lettera. Probabilmente perché questi organismi (in
particolare il Distretto) costituiscono un reale momento di decentramento e godono di un’effettiva autonomia dalla gerarchia della scuola. Ciò non significa che i Consigli di distretto potranno operare « liberamente » o
muoversi in qualunque direzione; esistono infatti dei giusti limiti giuridici espressi dalla legge
e dei limiti concreti rappresentati dal fatto, per esempio, che
sono privi di un bilancio (ma ciò
potrebbe anche rivelarsi un vantaggio) o che sono molto affollati. Significa però che, nella loro
attività di programmazione e di
proposta, sono « liberi » di sottoporre agli organi di volta in volta competenti le soluzioni, i cambiamenti e le innoveizioni più rispondenti alle esigenze del territorio, evitando sprechi, doppioni o lacune.
D’altra parte, non sarebbe corretto eccedere in facili trionfalismi o in illusioni, soprattutto dopo l’esperienza dell’ultimo triennio che ha constatato il progressivo disinteresse delle forze
chiamate a partecipare per il verticismo e il burocraticismo imposto dalle successive circolari,
per le errate aspettative o i confiitti di competenza irrisolti. E il
Distretto non è alieno da questi
rischi, che anzi aumentano nel
momento in cui sarà necessario
coordinare e contemperare interventi e competenze dello Stato e
degli Enti locali, nelle loro articolazioni centrali e periferiche.
Non solo, ma il pericolo maggiore è e rimane quello di una
partecipazione a titolo individuale o campanilistico, qualora i
membri eletti o designati in Consiglio si limitino a difendere le
posizioni acquisite o ad ottenere
nuove strutture senza avere presente l’ottica dell'intero territorio. Il principio che sta alla base
della creazione del Distretto scolastico, invece, è quello di vedere
superati gli attuali limiti delle
non-programmazioni, dei municipalismi più gretti, delle sovrapposizioni più antieconomiche (vedi: compresenza, sul medesimo
territorio, di più équipes psicomedico-ipedagogiche o, all’opposto, loro assenza; disparità nei
servizi di trasporto o di mensa;
cattivo utilizzo delle strutture
scolastiche; ecc.).
Quest’ aspetto va sottolineato
proprio perché alcuni Distretti,
come quelli delle Valli Pellice e
Chisone o di Pinerolo, comprendono più Comuni e l’attesa che
l’organismo nascente dovrà soddisfare riguarda appunto la programmazione degli interventi e
la razionalizzazione delle strutture, gestiti da enti locali e scuole,
in modo da offrire a tutti i servizi necessari per garantire quel
diritto allo studio ricordato nella legge 477 e dal successivo decreto 416. E’ in questo senso che
va visto quello che può essere
uno dei temi di maggior contrasto, e cioè del rapporto fra scuola statale e scuola privata (è la
prima volta che la scuola privata
partecipa ad un organismo collegiale). La programmazione distrettuale deve sempre avere come metro di riferimento l’effettiva funzionalità del servizio per
l’utenza, la sua rispondenza a
esigenze reali e comunitarie. Là
dove r istituzione persegue fini
estranei all’intera collettività o
è discriminante nei confronti della possibile utenza del territorio,
il Consiglio dovrà vigilare per
cercare di limitare o risolvere il
disservizio. Dovrebbe essere chiaro che questo discorso non riguarda tanto la scuola statale
Cosa è il Distretto
« Il distretto scolastico realizza la partecipazione democratica delle comunità locali e delle forze
sociali alla vita e alla gestione della scuola ».
« Esso opera per il potenziamento e lo sviluppo
delle istituzioni scolastiche ed educative e delle attività connesse e per la loro realizzazione, con
Tobiettivo del pieno esercizio del diritto allo studio,
della crescita culturale e civile della comunità locale e del migliore funzionamento dei servizi scolastici. Il distretto scolastico ha autonomia amministrativa ed ha la gestione dei fondi necessari per
il proprio funzionamento ».
« Il consiglio scolastico distrettuale (CSD),
entro il mese di luglio di ogni anno, elabora (...)
un programma per l’anno scolastico successivo attinente:
— allo svolgimento di attività parascolastiche,
extrascolastiche e interscolastiche;
— ai servizi di orientamento scolastico e professionale, e a quelli di assistenza scolastica ed educativa;
— ai servizi di medicina scolastica e assistenza socio-psico pedagogica;
— ai corsi di scuola popolare, di istruzione degli
adulti e alla attività di educazione permanente e
istruzione ricorrente;
— al potenziamento delle attività culturali e sportive destinate agli alunni;
— ad attività di sperimentazione ».
« Inoltre il CSD formula proposte:
al provveditore agli studi, alla Regione, agli
enti locali,_ per quanto di rispettiva competenza,
per tutto ciò che attiene alla istituzione, alla localizzazione e al potenziamento delle istituzioni scolastiche, nonché alla organizzazione e allo svilupDo del servizi_ e delle strutture relative, .anche al
fine eli costituire unità scolastiche territorialmente
e socialmente integrate e di assicurare di regola, la
presenza nel distretto di scuole dello Stato di ogni
ordine e grado, ad eccezione delle Università, delle
Accademie di Belle Arti, e dei Conservatori di Musica;
• al Ministro per la P.I. ed al provveditore agli
studi per la migliore utilizzazione del personale del.a scuola, fatte salve le garanzie di legge per il personale stesso;
• al Ministro per la P.I., per Pinserimento nei
programmi scolastici di studi e ricerche utili alla
migliori conoscenza delle realtà locali ».
« Il Consiglio S.D. svolge i compiti di assistenza scolastica che siano affidati o delegati al distretto dalla Regione avendo di mira il coordinamento e
1 integrazione delle attività assistenziali svolte nel
distretto con i restanti servizi scolastici, al fine della piena attuazione del diritto allo studio ».
(Cfr. DPR 416 del 31.5.74 artt. 9-12 e successive modificazioni)
Organi del Distretto
L’organo di governo è il Consiglio Scolastico Distrettuale formato da 45 membri e cosìi composto :
a) 3 rappresentanti eletti tra il personale direttivo delle scuole statali;
b) 5 rappresentanti eletti tra il personale docente di ruolo e
non di ruolo delle scuole statali;
c) 1 rappresentante del personale direttivo ed 1 rappresentante del personale docente delle scuole non statali;
d) 2 rappresentanti del personale non docente delle scuole
statali ;
e) 7 rappresentanti dei genitori (di cui almeno 1 delle scuole
non statali);
f) 3 membri non appartenenti al personale della scuola, residenti nel Distretto e designati dalle organizzazioni sindacali ;
g) 7 studenti di cui 1 solo delle scuole non statali;
h) 2 membri dei lavoratori autonomi, residenti nel Distretto e designati dalle relative organizzazioni;
i) 3 membri residenti nel Distretto e designati dalle forze sociali (1 dagli imprenditori o dalla Camera di Commercio;
2 dal Consiglio Provinciale; devono essere espressione di
enti, associazioni ed istituzioni culturali che per gli scopi
perseguiti sono ritenute capaci di concorrere allo sviluppo
ed al miglioramento della scuola);
1) 11 membri designati dai Comuni (2 sono rappresentativi
della minoranza).
Le elezioni si svolgono sulla base di liste di candidati per
ciascuna componente, con il sistema proporzionale.
Il Provveditore può sciogliere il Consiglio Scolastico Distrettuale in caso di persistenti e gravi irregolarità o di mancato funzionamento.
Ai membri spetta il rimborso delle spese di viaggio.
Nel Consiglio Scolastico Distrettuale si individua;
— elezione di un Presidente a maggioranza assoluta nella prima votazione (relativa nelle eventuali successive);
— elezione di ima Giunta (Presidente + 4 membri);
— i compiti di segreteria sono aflBdati a personale non insegnante delle scuole comprese nel Distretto;
— rimane in carica 3 anni;
— si riunisce almeno ogni 3 mesi, si riunisce altresì, ogni qualvolta 1/3 dei suoi componenti ne faccia richiesta;
— il segretario del Consiglio Distrettuale è uno dei membri
del Consiglio stesso;
— i Presidenti dei Distretti di uno stesso comune o di ima
stessa provincia, si possono riunire per esaminare i problemi di comune interesse;
^ la giunta prepara i lavori del Consiglio, fìssa gli ordini del
giorno e cura le esecuzioni delle delibere.
che, per dettato costituzionale, è
pubblica quanto la scuola privata.
Ma i problemi di fronte a cui
si troveranno i prossimi Consigli
distrettuali e a cui dovranno cercare di d^ire un inquadramento
p ro g r a m matico, qualificandosi,
sono numerosi: le attività parascolastiche, extrascolastiche e interscolastiche; i servizi di orientamento scolastico e professionale, congiuntamente ai servizi di
assistenza scolastica e socio-psico-pedagogica; i corsi di scuola
popolare e di educazione permanente; le attività culturali e sportive; le attività di sperimentazione; e poi, la conoscenza della
cultura locale, le proposte per la
migliore utilizzazione del personale della scuola, la localizzazione e il potenziamento delle istituzioni scolastiche.
I programmi che i vari gruppi
(genitori, docenti, non docenti,
studenti) presenteranno agli elettori devono esprimersi intorno a
tali temi, di interesse generale,
ponendo tutti nelle condizioni di
compiere una scelta ragionata,
salva restando la facoltà di verificare democraticamente via via
la corrispondenza fra lettera e
atti, fra discorso programmatico
e realizzazione concreta.
Roberto Eynard
Un ponte in più
(segue da pag. I)
un piano distrettuale dei trasporti scolastici, separato dal
problema del trasporto pubblico sul territorio, come non si
può programmare lo sviluppo
della scolarità ignorando gli
orientamenti dello sviluppo occupazionale.
Il CSD è in sostanza im elemento di quella trasformazione
dello stato che avvicina il potere alle masse ed estende la
partecipazione; è il luogo istituzionale in cui il tessuto sociale si incontra e si intreccia con
quello politico, senza tuttavia
confonderne i ruoli e le responsabilità. Non si può ignorare
che, soprattutto nel Sud, questa
del CSD sarà la prima ed unica
iniziativa di programmazione
che porrà interrogativi alle forze politiche e alle assemblee elettive e le impegnerà su questo
terreno per un nuovo modo di
governare.
E che tutto questo avvenga
attorno al problema scuola, forse non è marginale. Le grandi
lotte dei lavoratori degli anni
passati sono minacciate dalla
crisi che risospinge gli operài
nella fabbrica a difendere il posto di lavoro. Ma la riforma del
sistema educativo o formativo
del paese è alla base della riforma morale e ideale delle giovani generazioni (ma non solo di
quelle giovani!) riforma che deve correggere le distorsioni del
consumismo, dell’individualismo,
dell’assenza di solidarietà, del
disprezzo del lavoro manuale
frutto della sua subalternità economica e sociale, distorsioni
che sono il fondamento del vecchio e fallimentare modello di
sviluppo capitalistico.
È proprio per dare respiro e
prospettiva alle lotte in fabbrica che occorre investire il problema della scuola e dell’educazione.
Ma ciò stenta ad entrare nella
coscienza di massa e nelle stesse dirigenze politiche e sindacali della classe operaia. In questo senso le elezioni per i CSD
ed il loro funzionamento, estendendo la coscienza della centralità del problema scuola, diventano lo strumento fondamentale della strategia democratica
per la trasformazione della nostra società.
Emilio Nitti
Riviste sulla scuola
Tra le riviste che si occupano dei
problemi della scuola, ne segnaliamo
alcune che ci sembrano utili per quanti intendono seguire i problemi della
scuola non solo con una partecipazione
attiva come studenti, genitori, insegnanti, ma anche con una preparazione culturale specifica. Delle tre, la prima è la più accessibile ai non specialisti; è la rivista del movimento laico
che fa capo, tra Valtro, al COGIDAS,
il coordinamento dei genitori democratici. Di impostazione simile è la seconda, che però ha carattere più tecnico.
La terza è la rivista del PCI sulla
scuola che unisce la formazione di base e la discussione tecnica.
IL GIORNALE DEJ GENITORI - rivista mensile diretta
da Paolo Gobetti, n. 24, settembre 1977 ; articioli sulla scuola
dell’obbligo (Ma senza voti andrà meglio?); sulla scuola materna (Il bisogno di stare con
gli altri, di Lidia De Grada),
sulla formazione professionale
(Scuola e formazione professio*
naie: un rapporto difficile, di
Luciano Panfani), sugli organi
collegiali (Il distretto; un’occasione per « contare », di Nicola
D’Amico).
La Nuova Italia, via Giacomini 8, 50132 Firenze, ccp 5/6261.
Abbonamento annuo L. 6.000.
SCUOLA E CITTA’ - rivista
mensile di problemi educativi e
di politica scolastica fondata da
Ernesto Codignola, n. 9, settembre 1977 : Editoriale su Le 150
ore e la riforma della scuola
secondaria; articoli su teoria e
storia dell’educazione, educazione e polìtica; Documenti suUa
sperimentazione delle 150 ore
nel biennio della scuola media
superiore.
La nuova Italia, Firenze.
Abbonamento annuo L. 6.000.
RIFORMA DELLA SCUOLA
- rivista mensile diretta da Lucio Lombardo Radice, n. 10, ottobre 1977; articoli di politica
(Le condi:doni del rinnovamento, di Achille Ochetto; Il rinnovamento dei consigli tre anni
dopo, di Francesco Zappa; Novità per la scuola dell’obbllgo,
di Mario Pellegatta), sugli organi collepali ; una seconda
parte tecnica con articoli sull’organizzazione, l’aggiomamento, la sperimentazione, le aree
disciplinari, i materiali didattici; un inserto speciale; Guida
al distretto.
Editori riuniti, via IV Novembre 114, 00187 Roma, ccp.
502013.
Abbonamento annuo L. 10.000.
6
25 novembre 1977
cronaca delle valli
ALLA WIDEMANN DI SAN GERMANO
FRALI
Avvocati, intermediari, Mr. Forsyth,
banche e sindacati:
il conto lo pagano gli operai
Importanti decisioni
del Consiglio comunale
Preoccupazione e paura continuano a serpeggiare tra i lavoratori della Widemann; dopo quasi
tre settimane di trattative non
sembra ci sia alcunché di defcitivo. L’occupazione è stata ufficialmente tolta dopo che raccordo sulla cassa integrazione era
stato raggiunto in Regione su
istanza deirassemblea dei dipendenti svoltasi il 7 novembre coi
sindacati.
Dal canto suo Tamministrazione si impegnava a rifornire il magazzino di cotone onde riprendere la produzione e quindi il lavoro. Intanto veniva versato l’anticipo relativo alla prima decade
di ottobre che è stata una vera
e propria boccata d’ossigeno.
Gli impiegati hanno ripreso a
lavorare normalmente non essendo direttamente coinvolti nella
produzione, ma anche loro non
possono sentirsi garantiti del
tutto. Agli operai non resta che
aspettare le scadenze concordate coiramministrazione per capire se veramente ci si trova difronte ad un’ennesima manovra
dilatoria, o diversiva attuata sulla pelle di intere famiglie di operai, che hanno nella fabbrica la
fonte unica di sostentamento, o
se, invece gli americani siano finalmente costretti ad assumersi
>le loro responsabilità.
Ma già oggi, 18 novembre, avrebbe dovuto arrivare un primo quantitativo di cotone (pare
300 balle) come promesso da Mr.
Forsyth, ora negli Stati Uniti.
Nessuno ha visto finora scaricare le balle promesse.
Ci sembra che tutta questa tattica tenda a logorare la resistenza degli operai che finora hanno
retto la lotta, con lo stupore dei
sindacati stessi per la compatta
partecipazione, sia durante l’occupazione che dopo; sono pochi
coloro che hanno preferito licenziarsi per cercare un altro lavoro, magari saltuario, non potendo sostenere economicamente i
danni di un mese di forzata inattività.
Certo è che il tempo gioca a
favore degli americani, che ricorrendo a mille cavilli legali, riescono a rimandare ogni giorno le
loro promesse.
In questi giorni c’è di nuovo
una certa animazione attorno alla fabbrica, che trapela appena
sotto l’apparente silenzio in cui
è avvolto lo stabilimento: con
sempre maggiore frequenza gli
operai si recano là per avere informazioni, per discutere o anche solo per Stare assieme, segno
di una certa unione che prima
mancava quasi del tutto.
Fuori, nelle varie sedi, conti
nua il braccio di ferro tra avvocati, intermediari, banche e sindacati e delegati appoggiati dalla Regione e da gran parte delle
forze politiche.
Vedremo comunque come si
evolverà la situazione nei prossimi giorni: nessimo osa fare previsioni, siano esse ottimistiche o
scettiche.
Marco Garrone
Marco Bounous
Nella seduta del 18 novembre,
il Consiglio comunale di Frali ha
accolto la richiesta delle famiglie di avere ima scuola materna
per i bambini dai 3 ai 5 anni. La
proposta di presentare subito la
domanda per l’istituzione della
scuola materna statale ha ottenuto l’unanime consenso dei consiglieri.
Il numero dei bambini che potrebbero frequentare non è elevato, ma supera comunque il minimo richiesto dalla legge, i locali, non molto ampi, sono sufficienti per pochi bambini e pre
La decisione del Consiglio Comunale di Perosa Argentina
Scuola Materna e Asilo Nido
sono un servizio aperto a tutti
La storia complicata di questa vicenda che si trascina da tre anni
A Perosa Argentina si è tenuta,
la settimana scorsa, una riunione del Consiglio comunale tra i
cui punti aU’0.d.g. vi era la pubblicizzazione della scuola materna e deH’asilo nido della FILSETA, struttura ora aperta soltanto
ai figli dei dipendenti.
La relazione introduttiva del
sindaco e successivamente un intervento di un consigliere, hanno
preso in considerazione il problema nel suo complesso; hanno evidenziato come sia importante
che un servizio, quale la scuola
per l’infanzia, sia pubblico, aperto allá famiglia e alla comunità
tutta,' Si è inteso sostituire il vecchio tipo di scuola materna con
funzione assistenziale, di parcheggio con un vero servizio per il
bambino, dove possano essere
stimolate la capacità di conoscenza, di esplorazione e di crescita
del bambino stesso. Sono inoltre
stati esaminati i costi di gestione: si sono valutati intorno ai
75 milioni e considerando che i
vari contributi previsti ammonterebbero a circa 45 milioni, la
spesa effettiva per il comune sarebbe di una trentina di milioni.
Si è quindi accesa una lunga
polemica da parte della minoranza D.C. che, sollevando obiezioni
su tutto e su tutti, in poche parole ostacolando i lavori del consiglio, pvensava probabilmente di
creare spaccature all’interno della maggioranza.
La cosa non è avvenuta e si è
deliberato, con la maggioranza
compatta, sul preventivo di spesa
sopra esposto per l’istituzione di
3 sezioni di scuola materna e
per l’asilo nido.
Per capire l’attuale situazione
è importante fare una breve relazione dei principali fatti che
hanno portato S' queste ultime
decisioni.
Si comincia a parlare di pubblicizzazione della scuola materna e asilo nido Gutermann, gestiti dalle suore, nel 1974: viene in
queU’anno firmato un accordo
sindacale con il quale la ditta si
impegna a versare aH’ammimstrazione comunale la cifra di 12
milioni, nel caso quest’ultima decida di rendere pubblica la struttura.
— L’amministrazione DC, non
IL POPOLO E LA SUA STORIA
L’«altro volto» della Valle
Una storia ancora da scrivere
Ho apprezzato molto l’articolo
di Claudio Tron sul numero 45,
dove egli presenta la sua riflessione sulla nostra storia, quella delle Valli Valdesi, da presentare nella chiave del recente
volume di Revelli. L’intenzione
che egli manifesta di ricostruire
la storia di Massello, Rodoretto
e Ferrerò nella sua parte meno
conosciuta, è senz’altro da incoraggiare: e c’è da augurarsi che
in questo solco si mettano in
molti, studenti in cerca di una
tesi di laurea od altri, non importa: ci manca effettivamente
la ricostruzione storica dell’« altro volto », quello socio-economiooeulturale, di cui pochi finora
si sono curati, perché abbiamo
sempre guardato alla « grande »
stona, quella della chiesa o del
valdismo in generale.
Mi sto occupando da qualche
decennio a raccogliere materiale
utile per una storia di questo genere per la Valle del Pellice: forse, quando avrò più tempo, cercherò di scrivere quello che ne
potrà venir fuori.
La difficoltà sta evidentemente nella estrema scarsezza del
materiale (soprattutto quando si
toma indietro di oltre 150 anni)
e nella vastità dei problemi da
affrontare: la demografia, il bestiame, le risorse agricole, le attività „artigianali, gli usi ed i costu
mi, il livello culturale, i problemi
di etica quotidiana, il modo di
porsi davanti ai problemi politici
e sociali, i rapporti con le autorità e con i feudatari, le comunicazioni, ecc. ecc.
Al limite, in un lavoro che voglia tenere conto di questi vari
elementi si può tentare un saggio, individuare delle linee, alle
quali altri possano in seguito
riallacciarsi. In questo senso, sto
parlando naturalmente di lavori
che abbiano un minimo di validità scientifica e che evitino il romanzato o il sentimentalismo o
le interpretazioni azzardate.
Dicevo prima che il materiale
documentario è scarso, ed obbliga ad un lavoro paziente di lettura negli archivi parrocchiali e comunali, a captare o indovinare
quei piccoli elementi, che sono
poi rivelatori di tutto un retroscena di una mentalità o di una
sensibilità da esaminare. Ferché,
ad esempio, non mettere a confronto il nostro patrimonio di
leggenda e tradizioni con quello
di altre vallate alpine, come le
valli di Lanzo o del Cuneese, per
verificare se, a livello popolare,
la formazione calvinista abbia diversificato le tradizioni concernenti il diavolo, le streghe, le fate ecc., o se non c’è davvero nessuna differenza?
Con questo discorso però an
diamo già lontano dal nostro proposito: e tornando ai documenti,
io vorrei ancora una volta invitare tutti quelli che hanno lettere
di congiunti o di amici, specie se
emigrati, di 50 o 100 anni fa, a
non distruggerle, e a considerarle invece come documenti preziosi, che possono costituire una
preziosa chiave di lettura per
comprendere l’anima di una
gente.
* * *
E non voglio rubare altro spazio al giornale, se non per indicare a quanti vorranno occuparsi
di ricerche di questo genere, alcuni testi che ritengo utili: in
primo luogo, l’opera classica di
Raoul Blanchard, Les Alpes Occidentales, Le versarti piémontais,
2 voli., Grenoble, 1952, ricchissima di elementi tecnico-scientifici;
e due opere recenti, che presentano i problemi di valli alpine;
D. Acconci, Cadranno le case dei
villaggi, Paravia, 1976 (tutto sulle
Valli Maira e Grana), e Popolamento e spopolamento di una
vallata alpina, La Valle Varaita,
1976, Suppl. alVArch. per l'antropologia e l’etnologia.
Vi si trovano degli spunti e degli elementi di molto interesse,
per l’analogia di situazioni ambientali e anche per la diversa visione della vita.
Augusto Armand Hugon
ostante diverse pressioni da parte del Consiglio di fabbrica, della
Gutermann, non si dichiara disponibile.
— Il problema si ripresenta
con caratteristiche diverse nel ’75,
quando la nuova amministrazione di .sinistra di Perosa si vede
offrire gratuitamente i locali della scuola materna e asilo nido
dalla Filseta (subentrata alla Gutermann) in caso di pubblicizzazione.
— Nonostante una certa indecisione iniziale ci si mette nella
prospettiva di rendere pubblico
il servizio.
— A questo punto si inserisce
la strumentalizzazione della DC
locale è dèi clero che, contrari
alla pubblicizzazione, prendono
posizione dicendo che si è scelta
tale strada per mandar via le
suore da Perosa (articoli su giornali, raccolte di firme tra i genitori perché le suore non se ne
vadano ecc.).
— La strumentalizzazione cade
poi parzialmente quando le suore
vengono, come documentato da
alcune lettere, richiamate dalla
loro congregazione « per scarsità di personale religioso dovuto
alla mancanza di vocazioni ».
— Intanto, nel settembre di
quest’anno, l’azienda, con un comunicato dichiara di non impegnarsi più, con la scuola materna
e asilo nido per i figli dei non dipendenti.
— Dopo questa chiusura, l’altra scuola materna di Perosa
(scuola privata gestita dalle suore), vede aumentare notevolmente il numero di iscrizioni e l’amministrazione comunale si trova
nella necessità di aumentare il
contributo (da 5 a 13 milioni).
— A questo punto si decide di
stringere i tempi (sono già passati però quasi due anni da quando la ditta decideva di regalare i
locali) e con Fappoggio delle forze di sinistra locali, il gruppo
consigliare di maggioranza affronta il problema in alcune riunioni e poi in un’assemblea pubblica.
Si è quindi arrivati a questa
positiva soluzione del problema
non senza contraddizioni; l’amministrazione locale ha commesso alcuni errori (tentennamenti
iniziali, poca informazione) tutte
cose che sono state di aiuto alle
varie strumentalizzazioni della
DC e del clero e hanno portato
ad una situazione, per molti di
confusione e di relativo disinteresse.
Sembra comunque che, dopo
l’assemblea pubblica e il consiglio comunale aperto (in cui si è
sviluppato un buon dibattito con
i presenti), si sia imboccata la
strada giusta per rendere più
partecipe la popolazione alle scelte che vengono fatte a livello comunale.
L’importante è che non ci si
fermi qui ma che vengano trovate forme sempre più nuove di
partecipazione popolare.
Daniele Rostan
sentano il vantaggio di essere di
proprietà del Comune, dotati di
riscaldamento e di servizi interni. In attesa di ottenere la scuola statale, si è deciso di aprire
comunque al più presto una scuola comunale, a cura del Patronato scolastico, che funzionerebbe
con orario ridotto. Il Consiglio
ha assunto un impegno di spesa
di 2 milioni come massimo, richiedendo anche un contributo
alle famiglie. L’arredamento è
stato concesso in prestito d’uso
gratuito dal Comune di Torino.
Ancora per le scuole sono stati
istituiti tre corsi di francese e,
come gli anni precedenti, il corso
di sci per tutti gli alunni delle
elementari. Quest’anno, in più, in
accordo col Comune di Ferrerò,
si intende organizzare anche i
corsi di sci per la Scuola media.
Tra l’altro, nella stessa seduta,
è stata approvata una variante
al piano di fabbricazione, richiesta dalla Regione per correggere
due errori piuttosto rilevanti.
Nel piano ora in vigore non era
stata contemplata la zona delle
miniere della « Talco e Grafite »,
che figurava invece come zona
agricola e la stessa classificazione era stata data al complesso di
Agape.
Per la raccolta dei rifiuti si è
deliberato l'acquisto di un nuovo automezzo in attesa di un accordo con la Comunità Montana
per un servizio svolto non più
neU’ambito del solo Comune, ma
di tutta la valle. Importante anche la decisione di acquistare, se
possibile, il terreno dove rimangono solo più i ruderi delle excaserme di 'Villa di proprietà demaniale. Il Consiglio ha ritenuto
che quest’area dovesse rimanere
pubblica e riservata ad iniziative
di interesse collettivo.
Comunità Montana
Val Chisone
e Germanasca
Il programma c’è
Dopo parecchi mesi di discussioni e trattative tra i gruppi politici che compongono il Consiglio della Comunità Montana, finalmente nella seduta del 18 novembre il documento programmatico elaborato piuttosto faticosamente è stato reso pubblico
e discusso in assemblea. Hanno
aderito al programma i gruppi
PSI, PCI e indipendenti, il gruppo democristiano ha espresso la
suo insoddisfazione.
Il documento non contiene
nulla di insolito, è piuttosto un
riassunto di tutto ciò che si è
proposto (e magari non realizzato) in questi due anni di attività.
Ne rimangono tre per risalire la
corrente: si inizierà con il rimpasto della giunta e l’assegnazione degli assessorati.
Come era prevedibile, il programma concordato è stato approvato con larga maggioranza;
¡’opposizione della DC si è quantificata in cinque voti contrari su
trentadue, con l’aumento di un
voto rispetto alla seduta precedente. Il gruppo democristiano
non è però pregiudizialmente
contrario ad ogni iniziativa, infatti ad altre decisioni ha dato il
suo assenso.
Il Consiglio ha anche approvato un contributo di circa 3 milioni e 700.000 lire per dotare di
posti telefonici alcune borgate
dei Comuni di Fenestrelle, Porosa, Ferrerò, Pinasca, Porte, PramoHo e VilÌar Perosa. Il Comune
di Ferrerò ha avuto anche im contributo di 2 milioni è 625 mila lire 'per l’acquisto di un autobus
da utilizzare per il servizio scolastico e altri del genere. Il contributo regionale è stato di 7 milioni circa, sui 10 di costo dell’automezzo, quindi al Comune è
rimasto ben poco da versare.
È stata inoltre approvata l’assunzione del personale incaricato
di svolgere il servizio di medicina scolastica per l’anno 1977/78.
Hanno collaborato a questo
numero: Luigi Marchetti, Teofilo Pons, Bruno Rosi agno, Cipriano Tourn, Dino Gardiol.
7
25 novembre 1977
CRONACA DELLE VALLI
ALLE VALLI OGGI
LETTERA DAL CARCERE ALLA MIA PRESIDE
L^CSOTICTO ■■ SU3 SCUOiS IT1Ì SOIIO
« La Tavola ritiene che l’educazione e la formazione religiosa
sono di competenza delle famiglie e della Chiesa e non vanno
demandate alla scuola pubblica... ». Così inizia, nella proposta
di « Intese » presentata dalla Tavola Valdese al governo italiano,
la parte riguardante l’insegnamento religioso. Sembra che questa istanza, pur non essendo conosciuta, sia stata fatta propria,
in una scuola elementare delle
valli, anche da alcuni (pochi)
genitori cattolici.
Durante un’assemblea di classe
tutti i genitori (cattolici e vaidesi) decidevano di richiedere
per i propri figli l’esonero dall’insegnamento della religione cattolica. Probabilmente, per alcuni,
le motivazioni che stanno dietro
questa decisione non sono quelle che generalmente vengono
chiamate « motivazioni di fondo ». Anche se, ovviamente, non
sono state presentate secondo
uno schema preciso, nelle motivazioni che stanno sotto questa
decisione si possono ravvisare
vari ordini di problemi.
1) Problemi di tipo didattico
(mio figlio si annoia).
2) Problemi di tipo psico-pedagogico (mio figlio non vuole
mai andarci, perché non ci capisce nulla).
3) Problemi di tipo sociale
(non ha senso separare i nostri
figli dai loro compagni valdesi e
«far loro perdere un’ora», ecc.).
Sono comunque motivi che
andrebbero presi in considerazione anche da noi evangelici, so
prattutto nell’ambito di quegli
incontri comunitari nei quali,
dietro indicazione sinodale, ci si
dovrà confrontare sul « tema dell’educazione cristiana in vista della fede nel quadro più vasto del
rapporto educativo fra le generazioni» (art. 26 del Sinodo ’11).
Il Servizio Educazione della
FCEI ha ampiamente affrontato
e sviluppato, se non risolto, il
problema, dal punto di vista didattico, tramite le riviste della
Scuola Dom.enicale. Dal punto di
vista teologico, si cerca di rendere i monitori sempre più coscienti della necessità di una preparazione accurata,, anche se la
rivista da sola, senza i pastori e
il lavoro di gruppo, può far ben
jwco. Rimane aperto, e urgente,
il problema della testimonianza.
È giusto, sì, parlare di « responsabilità dei genitori nella testimonianza e trasmissione della
fede » (art. 26 Sinodo ’11), ma se
i genitori affrontano il problema
in quanto tali, e non hanno alcuna possibilità di « vivere » insieme agli altri fratelli una comunità di credenti, non c’è forse il pericolo, nonostante le riviste e
(’impegno del SIE che i nostri
ragazzi dicano: « non ci capisco
niente »? Attraverso il culto della domenica, i ragazzi e noi genitori, possiamo essere messi in
grado di « capirci qualcosa »? Sono domanAe aperte, anche per le
Valli, dove non siamo ancora,
come valdesi, una minoranza
quasi invisibile.
2' Circuito
L’Assemblea del II Circuito è convocata per domenica 4 dicembre alle
ore 15 nei locali della chiesa valdese di Pinerolo, con
il seguente ordine del
giorno :
1 ) Dibattito sul tema
« Secolarizssazione e frequenza ai culti » secondo
l’o.d.g. della Conferenza
Distrettuale di S. Germano Chisone (Relatore: pastore Marco Ayassot).
2) Varie.
Il Sovrintendente
past. Cipriano Tourn
sentito uomo come gli altri
Trascriviamo questo lungo brano di una lettera che ci è
stata mostrata dalla preside della Scuola media statale di
Torre Pellice, perché ci è sembrato che essa valga più di znolti articoli, ordini del giorno e tavole rotonde sulla “diaconia”
evangelica, sui Convitti, sulla giustizia esercitata dallo stato.
Non vogliamo far seguire alcun commento. Diamo solo alcuni
dettagli per rendere quanto segue più cornprensibile.
X. Y. è accettato all’ex Convitto maschile valdese di Torre
Pellice nell’ottobre del 1911. Ha tredici anni e viene iscritto in
prima media. Fin dal primo momento dirnostra grosse difficoltà caratteriali che dipendono da una situazione familiare
tra le più tragiche.
Con la collaborazione dell’équipe del Convitto, degli insegnanti della media statale e del Centro di igiene mentale della Provincia, si riesce a fargli frequentare con qualche profitto i tre anni delle medie.
Purtroppo col termine degli studi nessuno più si occupa
di lui. Lq sua cleptomania si accentua in modo incontroUitto.
Le conseguenze si vedono dalla lettera .
Lo psicologo del Centro di igiene mentale della provincia
aveva detto: « È un ragazzo molto dotato, sensibile e intelligente, ma anche con problemi psicologici notevolmente gravi ».
...« Nel carcere in cui mi trovo ora
vedo un po’ di libertà e nel vederla
mi fa star male : dalle docce del carce
re, attraverso la finestra, riesco a vedere le case e da come son fatte e da
come son messe mi sembra di rivedere
un paese che per ben tre anni mi ha
reso felice, mi ha trattato come se fossi uno dei suoi abitanti, mi ha insegnato tante cose, mi ha fatto conoscere
persone, le quali mi hanno voluto bene e da quando sono andato via da
quel paese tutte queste cose non le ho
più trovate.
Certe volte mi sembra che tutto questo sia stato frutto di un mio sogno
ma so che ciò non è vero; fra tutti
questi ricordi ce n’è uno che mi tor
menta e che non mi dà pace ed è la
storia di una scuola che mi ha trattato
come se fossi stato un suo fra i tantissimi figli ed io ho compiuto in essa
un’azione indegna di me e a pensare
che questa scuola mi ha dato tutto e
non so proprio spiegarmi cos’è che mi
ha spinto a comportarmi cosi. So che
non avrei più coraggio di entrare in
quel paese che per me è stato più di
una madre.
Sabato è venuto il giudice ad interrogarmi sul furto della scuola : penso
che per ottobre o novembre avrò il
processo a Pinerolo e forse Lei signor
ra Preside dovrà essere presente, ma
io ho già deciso di non presentarmi anche se ciò vorrà dire l’aumento della
pena, ormai mi rassegno, non trovo
più la differenza tra la « galera » e
la cc libertà » di Torino. Ho chiesto al
Tribunale dei maggiorenni di essere
aiutato, che mi mandassero qualcuno
che studiasse i miei comportamenti e
che mi capisse e mi aiutasse ad uscire
da questa mia crisi.
Sono andato all’appello di un vecchio processo e la risposta è stata :
« 14 mesi di reclusione, 130 mila di
multa » ed in più il Presidente del
Tribunale mi ha detto : « Se vuoi veramente cambiare strada, quando esci
non andare più a rubare ». Quando ho
sentito questa risposta mi è sembrato
che il mondo mi cadesse addosso e cosi ho perso la fiducia nella giustizia.
Io non avevo chiesto di essere assolto,
perché era giusto che io pagassi gli
errori che avevo fatto, ma volevo che
durante la mia prigionia ci fosse stato
qualcuno che mi seguisse. Non mi
sembrava di aver chiesto troppo, parlano tanto dei giovani che possono essere recuperati e reinserìti nella società
perché anche loro sono utili ad essa,
e poi guarda cosa ci dicono!
Dicono che la giustizia è uguale per
tutti, invece non è così : la giustizia
è giusta solo per chi se la può pagare.
Molto spesso mi son domandato :
(( ma se nessuno mi vuole aiutare a
superare questa mia sbandata come
potrò farlo da me, ormai per la società io sono un piccolo delinquente, io
a loro non sono utile e non servo a
niente. Ma è giusto che uno come me,
che ha sbagliato, deve essere trattato
così? E poi come fa un uomo a giudicare un altro uomo se prima non conosce qiial’è stata la sua vita, quali ingiustizie ha subito e quanto ha sofferto fino ad oggi?!...
c( ... Son stati tutti promossi quelli
della sua scuola? Spero di sì! Chissà
come sarà calmo il paese senza i convittori! »...
A TORRE PELLICE
Durante l'ultimo
incontro dei pastori
Dopo ampia discussione su una scheda preparata da P. Ribet
sul termine « uomo », che ha occupato buona parte della mattinata, Gino Conte ha presentato
i lavori del seminario di studi
della CEvAA che si terranno a
Torre Pellice a cavallo tra novembre e dicembre e stabilito con i
colleghi i vari incontri nelle comunità del priino distretto. Sarà
un’occasione per stabilire dei
contatti più stretti tra le nostre
comunità e questo organismo di
cui siamo membri aderenti.
Nel pomeriggio il delegato della Tavola per il primo distretto,
pastore A. Taccia, ha tracciato i
diversi problemi affrontati nelle
recenti sedute della Tavola valdese e del Comitato permanente
metodista.
I pastori Platone, Ribet e G.
Tourn hanno riferito sul Sinodo
regionale francese (Centre-AlpesRhòne) a cui hanno partecipato
recentemente come delegati del
nostro distretto.
Inverso Rinasca; Una poesia per Steve Biko
«Vorremmo aiutarti,
ma siamo piccoli»
AVVISI ECONOMICI
Inverso Pinasca, 16.11.1977
Spett. Direttore,
noi siamo gli alunni della classe V di Inverso Pinasca Clot:
abbiamo letto sul Suo giornale
l’articolo relativo alla morte del
leader sudafricano Steve Biko e
il successivo sulla repressione
in quello stato. Siamo stati molto colpiti e dispiaciuti per i negri, vorremmo di tutto cuore
poter fare qualcosa per loro,
ma non ne abbiamo la possibilità e la capacità.
Abbiamo però scritto questa
poesia e saremmo molto contenti se la pubblicasse sul Suo
giornale perché speriamo che
possa servire a far riflettere i
lettori su questo fatto così triste e vergognoso per noi bianchi.
Saremmo infine contenti di
ricevere altre notizie in merito.
Ringraziamo e salutiamo cordialmente.
Alunni della classe V
Inverso Pinasca - Clot
(Torino)
EVANGELICO Torinese, 69 .e, .povanile, diplomato, solo, pensione e rendite titoli, sposerebbe signorina, ve
dova, non divorziata, evangelica,
mass. 63.e, sana, presenza, possibilmente con alloggio in Torino, gradito telefono. Scrivere: A. Rossi Via C. Vidua. 21 - Torino.
Per te negro
sudafricano
Povero negro
noi tutti sappiamo
che vivi nella disperazione;
il bianco ti maltratta
ti fa soffrire
ti uccide se ti opponi a lui.
Vivi nella paura
ma con la speranza
di avere un bel giorno la libertà.
Non puoi parlare
non puoi votare
non puoi sposare chi ami
se ha la pelle bianca.
I tuoi figli subiscono offese
dai bimbi bianchi
che seguono purtroppo
l’esempio dei loro genitori
e tu non puoi dir niente.
Se tuo figlio però
tocca un bimbo bianco
hai grane a non finire.
Abbi pazienza
fatti coraggio
noi siamo bianchi
e siamo con te.
Vorremmo aiutarti
ma siamo piccoli
deboli
lontani.
Però preghiamo Dio per te
Gli chiediamo
di liberarti e darti la pace.
Te la meriti, povero negro
sei stanco di questa vita;
soffri per il compagno torturato
davanti ai tuoi occhi.
Piangi per il fratello
che muore vittima della violenza bian
Ricordati però [ca.
noi pensiamo a te
siamo con te
oggi domani sempre.
Ê uscito:
Comunità cristiana e
mondo secolarizzato
a ct;^ di G. Toum
(«Attualità» n. 77, L. 300)
Un avvio al dibattito sulla
secolarizzazione, partendo da
un documento della Chiesa
riformata di Francia.
CLAUDIANA EDI’TRICE
TORINO
VILLAR PEROSA
La chiesa esprime la sua viva
gratitudine al pastore Ermanno
Genre per il messaggio rivoltoci nel culto di domenica 20 cjn.,
nel corso del quale egli ha presentato alla comunità ed invocato la benedizione del Signore
sull’tmione di Genre Marinella
e di Vinçon Ferruccio (San Germano Chisone), che precedentemente avevano contratto matrimonio dinanzi alTufficiale dello stato civile.
A questi sposi rinnoviamo
l’augurio fraterno di una vita
in comune al servizio del Signore e dei propri simili
Ampia discussione sull’esperimento promoso dalla Conferenza
di San Germano di inserire nell’Eoo delle valli la « Lettera circolare alle comunità ».
Alcuni pastori hanno lamentato difficoltà di distribuzione {i ritardi postali hanno fatto il resto!) parallelamente ad un aumento dei costi. Nonostante alcuni scompensi non secondari
ma sicuramente sormontabili, lo
esperimento continua col prossimo numero (da consegnare in tipografia entro il 5 dicembre). E
stato osservato che se da un lato
le spese sono aumentate rispetto
alla distribuzione della semplice
circolare (circa di 45 lire però
con una copia deH’Eco delle valli in più), dall’altro che altre spese sono ben maggiori di quelle
impegnate per Tinformazione delle comunità e che pertanto questo sforzo va sostenuto. Il problema è però quello di migliorare Tinformazione a tutti i livelli.
Altri hanno fatto notare anche
che Tiniziativa della Conferenza
che intendeva favorire gli abbonamenti alTEco delle valli ha già
avuto degli esiti positivi. Si è
notato infine che due comunità.
San (jermano Chisone e Villar
Pellice, si sono dissociate da questa decisione della Conferenza;
non è stato possibile appurare le
motivazioni a causa delTassenza
dei due colleghi, ma è facile indovinare che la questione finanziaria non è esente. Il problema
sarà in ogni modo ripreso, nella
sua complessità, nella prossima
Conferenza distrettuale. Per la
redazione delTinserto si è deciso
di affidare l’incarico al pastore
Renato Coisson coadiuvato da altri due fratelli del 1° e 2° Circuito, d’intesa con la redazione dell’Eco delle valli.
Per quanto concerne la CIOV,
il pastore Davite ha fatto presente le difficoltà in cui si trova
l’Asilo di San Germano: occorre
ampliare l’attuale sala da pranzo
insufficiente per le necessità degli ospiti. Per questo la CIOV
chiederà alle comunità del distretto di concorrere alle spese.
II prossimo incontro è fissato
per il 12 dicembre. g.
Comunicato
F6EI
Sabato 3 dicembre la
FGEI-Valli organizza, in
collaborazione con la Comunità di base di Corso
Torino, un convegno regionale sul tema delle comunità. Vogliamo discutere insieme — non solo
tra di noi, ma con tutti i credenti che hanno lavorato nel pinerolese, in
questi anni — i problemi
e le prospettive del nostro
vivere comunitario come
testimoni delTEvangelo.
L’appuntamento è alle
ore 14,30 nella saletta del
Tempio valdese di Pinerolo. Ascolteremo alcune
brevi comunicazioni su:
1) la comunità nel N.T.;
2) come nasce una comunità :
3) il problema della preghiera ;
4) la lettura biblica comunitaria ;
5) le motivazioni per cui
s’abbandona la vita comunitaria ;
6) la FGEI e le Cdb di
fronte alla comunità :
« Riforma della Chiesa
o comunità altra?». Seguirà un dibattito.
Proponiamo a tutti i
partecipanti di portare una
cena al sacco da consumare insienie al termine
dei lavori.
Per la FGEI-Valli
Fr. Spanu
III Circuito
Domenica 4 dicembre, alle ore 14.30, nei locali del
Convitto di Pomaretto avrà
luogo un convegno aperto
a tutti i membri di chiesa
sul tema:
VITA DELLA CHIESA
E SECOLARIZZAZIONE
Il convegno sarà introdotto da due brevi relazioni, a cura di Guido Baret e
Adriano Longo. Seguirà la
discussione.
Il Consiglio di Circuito
POMARETTO
Domenica 20 novembre ha avuto luogo la giornata di incontro dei catecumeni del 4° anno
ai Bocchiardi. Il culto in assenza
del pastore titolare che ha accompagnato i catecumeni, è stato tenuto dal pastore emerito
Lamy Coisson: la comunità lo
ringrazia. ^
• Mercoledì, 30 p. v. a Pomaretto, alle ore 20,30, nei locali
delle ex scuole avrà luogo una
riunione a cui interverranno
amici della CEvAA per presentare alcuni problemi attuali della missione della Chiesa nel
mondo.
• Il 4 dicembre: culto alle ore
10 con assemblea di chiesa - ordine del giorno - discussione ed
approvazione del bilancio preventivo di spesa della chiesa
per Tanno 1978 - discussione sulla secolarizzazione e culto.
• Martedì. 22 novembre ha avuto luogo il funerale della nostra
sorella Soulier Elisa in Beux di
Inverso Pinasca. Ai familiari
giungano le simpatie cristiane
della comunità.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Adolfo Sappé
cav. di Vittorio Veneto
ringraziano tutti coloro che in qualsiasi modo parteciparono al loro dolore;
un particolare ringraziamento ai signori pastori Conte e Micci, alle Associazioni Alpini, Combattenti e Reduci.
San Germano Chisone, 16 nov. 1977.
<r Io invocai VEtemo che c
degno di ogni lode e fui saU
vaio dai miei nemici ».
(Salmo 18: 3)
L
8
8
25 novembre 1977
IL DIBATTITO SOI RAPPORTI TRA CATTOLICI E COMUNISTI
Verso quale Stato socialista?
Il pluralismo non è solo lotta contro le tentazioni corporative e disgregatrici, ma deve anche
essere caratteristica costitutiva ed ineliminabile del processo di transizione al socialismo
Alla base della lettera di Berlinguer al vescovo Bettazzi sta
un ripensamento del problema
dei rapporti cattolici - comunisti, così, come storicamente si è
andato sviluppando in Italia, In
questo quadro, mi sembra che
la lettera colga, tra gli altri, i
due momenti per così dire « più
alti » di quel « dialogo » che ha
avuto certo fasi alterne, e comunque una vicenda complessa
nel nostro paese : sul versante
comunista, il X Congresso del
PCI dove sono state poste le
basi di una politica di collaborazione con le forze cattoliche,
intesa non come strumentale
tolleranza di « altri credi » ma
come positiva sollecitazione alla coscienza credente, « religiosamente formata », ad intervenire con tutto il peso della propria tradizione intellettuale e
morale ; sul versante cattolico,
la « Pacem in terris », la fase
cioè in cui il mondo cattolico,
nelle espressioni ufficiali della
sua gerarchia, con Giovanni
XXIII, poneva la famosa distinzione tra dottrine filosofiche
e movimenti reali che da esse
traggono ispirazione, esprimendo, come dice la lettera, la « convinzione di ima fondamentale
positività della storia », cioè la
rinunzia ad ogni pregiudiziale
ideologica, perché il giudizio
positivo sui movimenti storici,
sulle loro realizzazioni concrete, sugh obiettivi, sulle finalità
che essi perseguono riesce a
prevalere sulla condanna delle
ideologie a cui si ispirano.
Sottolineare, isolare oggi momenti come questi della nostra
storia recente, significa da parte del PCI non solo verificare
la positività di^ una strategia
politica come quella che da lungo tempo persegue in Italia, ma
rilanciare con forza, in un momento di possibile riflusso, e
certamente di emergenza, una
proposta di collaborazione la più
ampia possibile, che impieghi
tutte le energie disponibili nel
paese per il rinnovamento della
società. Perché è esattamente di
questo che si tratta. Il tema
centrale, il nodo di fondo che,
se pure non trova esplicita formulazione in nessuna parte della lettera, sembra sempre esservi sottinteso, è di sapere quale
è il progetto, cioè per quale società, per quale stato, sarebbe
necessario unire ì nostri sforzi,
mettere insieme i nostri contributi, in un quadro come quello
politico attuale, in cui l’incalzare di una crisi senza precedenti, sembra essere l’argomento
più persuasivo, qualunque sia la
valutazione che di questa crisi
viene poi data, per mettere da
parte ogni settarismo in vista di
un progetto comune.
Dunque, quale stato, quale
società, in particolare, quale socialismo nel progetto del Partito Comunista.
Nell’ultima parte della lettera, che è certo quella più ricca
Comilate di Redazione; Bruno Bellion. Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto Sbaffì,
Liliana Viglielmo,
Direttore: FRANCO GIAMPICCOLI
Dirett. Responsabile : GINO CONTE
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intestato a : Roberto Peyrot - Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Peliice (Torino)
di sollecitazioni a riflettere, si
pone il problema della costruzione di uno stato laico, democratico, pluralista. Che oggi il
PCI parli di stato laico, nel senso di stato non ideologico, né
confessionale, né anticlericale,
ma nemmeno indifferente ai bisogni, alla crescita, alla promozione sociale, può essere persino rassicurante in un paese come il nostro, dove si è passati
dalle forme del più aperto e
prevaricante confessionalismo
della « religione di stato » alle
forme più sottili del condizionamento ideologico mascherato
di indifferenza e neutralità. Può
apparire, dicevo, rassicurante,
ma è ancora un definire In negativo.
Allo stesso modo, quando il
confronto delle ideologie diverse diventa serrato e non può
più essere eluso, è estremamente positivo parlare di stato democratico e pluralista, lì, dove
il secondo aggettivo diventa la
necessaria amplificazione del
primo, che sembra avere perduto in parte la sua intensità
espressiva, per essersi ridotto
al gioco borghese delle parti: la
maggioranza e le opposizioni organizzate in dissenso caparbio.
Oggi che si domandano spazi riservati di privilegio proprio da
parte di quelle forze cattoliche
che hanno ima lunga e radicata
tradizione in questo senso, perché già con Luigi Sturzo ponevano il problema della libertà
e della autonomia dei corpi intermedi (la scuola, la famiglia,
la regione), parlare di stato democratico 9 pluralista significa
proprio combattere le tentazioni corporative, evitare la frantumazione del corpo sociale in
mille rivoli di settarismo ideologico per ricomporlo pazientemente, per riavvicinare Stato e
cittadini, governanti e governati, società politica e società civile. Ma, anche qui, pluralismo
può essere solo una questione
di metodo, la razionalizzazione
intelligente della complessità
ideologica delle società evolute.
Torna invece il problema di merito: quale Stato, quale società,
quale socialismo.
Se si considera l’evoluzione
teorica del Partito Comunista
Italiano, ed anche le sue proposte politiche più recenti (progetto a medio termine), si comprende che il problema decisivo
del socialismo italiano, sembra
essere non tanto di sapere in
antìcipo quale socialismo, ma
quale la transizione al socialismo. Sembra chiaro, cioè, che
non esiste un obiettivo precostituito, un progetto imbalsamato di società socialista, già definito in tutti i suoi particolari,
da realizzarsi attraverso lo strumento del pluralismo solo perché non si possono eliminare
fisicamente gli avversari; ma invece esiste una proposta di socialismo che si va precisando,
anche a fatica, nel corso stesso
della sua costruzione; più che
un progetto, esiste una scienza,
esiste una teoria della transizione al socialismo. In una prospettiva di questo genere, dunque, pluralismo non è solo più
il modo civile e garbato di confrontarsi restando tutti della
propria opinione, e nemmeno
un metodo funzionale ad un
progetto precostituito di società
e di uomo, ma diventa il contenuto stesso, la caratteristica
costitutiva ed ineliminabile del
processo della transizione.
Per concludere vorrei dire :
tale la transizione, tale il socialismo; tali gli apporti e i contributi diversi, tale il pluralismo, tale la società nuova.
Rosanna Ciappa Mtti
Servi e non
padroni
dello Stato
(segue da pag. 1)
dei servizi la cui efficienza e fruibilità da parte della comunità
civile diventa perciò del tutto
secondaria.
A ben vedere, potremo allora
riconoscere che è questa mentalità a costituire uno dei terreni
in cui possono germogliare i semi mostruosi delle BR: è sullo
svilimento del servizio inteso come vergogna e disonore che si in
nesta il disprezzo ostentato dalle
BR; e soprattutto è a partire dall’identificazione dello Stato con
la propria parte che diventa
comprensibile una concezione
uguale, anche se di segno contrario, di Stato come parte avversa. Il delirio delle BR non è
altro che l’espressione estrema
e contorta della mentalità dei
« padroni dello Stato », anche
se di padroni a mani vuote che
con la violenza cercano di impadronirsene
AGAPE: CAMPO INVERNALE li problema etico
“Stato, democrazia, lotta per il
socialismo. Dalla lotta di classe
alle componenti: quaie ruolo
per le comunità cristiane?,.
(Questo il titolo del campo invernale che si terrà ad Agape
dal 26 dicembre al primo gennaio ’78.
Durante la prima parte del
campo si prevede un ampio dibattito teorico sul carattere dello stato e in particolare della
costituzione italiana; sul concetto di pluralismo e di egemonia.
In questo contesto generale
si affronteranno alcuni problemi essenziali per la vita delle
comunità cristiane: come viene
considerata e come si pone oggi la comunità cristiana? È strumento di denuncia profetica
dell’ordine esistente? E cosa
vuol dire? Oppure la comunità
cristiana è una componente della società pluralista con interessi da garantire e con uno
specifico contributo etico e culturale da offrire? O, ancora: è
il sale della terra secondo la vocazione evangelica?
Il programma prevede una
serie di relazioni e comunicazioni su 5 temi:
1 Riflessione marxista classica
sulla natura dello stato;
^ Lo stato pluralista e demo^ cratico nell’elaborazione della sinistra italiana;
3 Analisi delle strutture e della crisi attuale dello stato ;
4 Rapporto stato-chiese : il
problema del Concordato e
la questione delle intese;
5 La comunità cristiana nella
società civile.
Per le iscrizioni al campo scrivere a : Segreteria di Agape,
10060 Frali (TO), tei. 0121/8514.
[
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura dì Tullio
VìolaJ
A sessanfanni dalla
rivoluzione d'ottobre
I segni di decadenza del sistema sovietico sono evidenti sotto molti aspetti. Fermiamoci su
due di essi.
1) V’è anzitutto la contestazione interna, di cui sono simboli
eloquenti i rifugiati o esiliati nell’occidente capitalista, che hanno
scritto e continuano a scrivere libri terribili sulle persecuzioni
neirURSS. E vi sono le testimonianze che continuano ad arrivare daH’interno dell’URSS, voci
non numerose per ragioni evidenti, ma molto autorevoli: prima e
più grande di tutte, quella del
fisico Sakharov premio Nobel
della pace.
2) V’è in secondo luogo il dissenso esterno dilagante di cui di
gran lunga il più grave e certamente carico di conseguenze e
sorprese nei prossimi anni, è l’eurocomunismo. Quanto è accaduto a Mosca, nel recente convegno
celebrativo del 60.mo anniversario, è particolarmente significativo. Noi crediamo che il comportamento più critico, più audace,
più esplicito del dissenso stato quello del segretario uel PC
spagnolo, Santiago Carrillo, anche se non se ne conoscono esattamente i termini (ed anche se
Carrillo stesso, che non è un ingenuo!, lo nega). Infatti è stato
vietato a Carrillo di pronunciare
a Mosca il suo discorso prepara
to in precedenza e già reso noto
alle autorità sovietiche.
Ma Mosca ha fatto un grande
eri'ore, se ha creduto di pater
portare, col suo atto d’autorità
la discordia aH’interno del PC
spagnolo. Ciò s’è visto subito, al
ritorno di Carrillo a Madrid. « I
responsabili del Partito presenti
nella capitale (leggiamo su « Le
Monde » del 6-7.11.’77) sono venuti in blocco a riceverlo all’aeroporto,, per testimoniargli la loro
solidarietà dopo "l'incidente" di
Mosca. Una moltitudine di giornalisti spagnoli e di corrispondenti stranieri, ansiosi di ascoltare le spiegazioni del dirigente
comunista, gli han fatto ressa attorno per più d’un’ora, e molti
compagni sono accorsi ad applaudirlo, riconoscibili nella bandiera del Partito e nei baschi. Ancora una volta, dunque, Mosca è
riuscita, con l’esibizione improvvisa del suo biasimo a Carrillo, a
dargli un’inattesa pubblicità e a
stringere in blocco, intorno a lui,
l’intero PC.
Ma quale zanzara ha punto i dirigenti sovietici? Alcuni membri
del comitato esecutivo del PC
spagnolo ritengono che il Cremlino non ha voluto lasciar parlare
Carrillo, nel timore che le tesi
"eretiche" del teorico numero
uno dell’eurocomunismo acquistassero, in seduta solenne, un
crisma di ufficialità.
Eppure il segretario generale
del PC spagnolo ha affermato che
il discorso da lui preparato non
era affatto importante né originale. "Io non avevo scritto nulla
che potesse incomodare i Sovietici. Si trattava d’un saluto alla
Rivoluzione d’Ottobre, che appartiene a noi non meno che a loro.
A.vevo intenzione di spiegare la
nostra concezione del socialismo
nella libertà, la democrazia e
l’indipendenza nel pluralismo politico e filosofico. Dovevo parlare
del nostro impegno al fianco della classe operaia e del popolo
spagnolo. Ecco tutto".
Carrillo s’è chiesto: "Forse a
causa del mio imminente viaggio in USA? O della mia ’indocilità’, che aveva spinto alcuni
membri del Politburo ad esprimermi irritazione?
I Sovietici erano evidentemente in disaccordo fra loro (ha continuato Carrillo) perché fino all’ultimo momento, non ho saputo se avrei parlato, o no. Credo
che essi hanno voluto farci capire che vi erano dei limiti, e che
noi abbiamo passato tali limiti.
Sono rimasto sorpreso della loro mancanza d'intelligenza. I dirigenti sovietici non si sono ancora abituati all’esistenza di partiti
comunisti indipendenti. Questa
esperienza riuscirà loro utile: si
renderanno conto che essa è nociva a loro, non a noi” ».
È stato detto e ripetuto che
siamo al centro di una crisi politica — intesa in senso ampio
— in una fase di transizione da
un modello di società ad un altro. È chiaro che i sistemi
aberranti delle BR non favoriscono certo questa transizione
ma anzi, non a caso, la frenano
facendo il gioco di chi vi si oppone in tutti i modi. Solo un
movimento di massa che costruisca nel confronto democratico le risposte jxilitiche necessarie al superamento della
crisi può far crescere e favorire questa transizione. Ma al
di qua delle risposte politiche
alla crisi della società c’è questo problema etico, di comportamento, che non può essere ignorato: la mentalità dei
« padroni dello Stato ».
E ovvio che la soluzione di
questo problema etico non può
essere proposto in modo alternativo alla soluzione dei problemi politici e sociali che la
nostra società jion può eludere. Ma mi sembra altrettanto
chiaro che qualunque soluzione
politica verrà elaborata per la
crisi che la nostra società sta
attraversando, essa sarà vanificata se non si opererà un risanamento di fondo della mentalità dei « padroni dello Stato ».
In questa impresa — che nel
suo insieme può anche apparire
disperata — come credenti evangelici abbiamo un preciso ruolo da giocare, indipendentemente dalla nostra consistenza nurnerica. Senza presumere, beninteso, di essere i soli a poter
contrapporre alla mentalità dei
« padroni » quella dei « servitori
dello Stato », abbiamo tuttavia
dei precisi riferimenti che devono tradursi in modo rigoroso
e inequivoco in una testimonianza di comportamento. Ci diciamo discepoli di un Signore che
è venuto non per essere servito
ma per servire; non possiamo
quindi non tradurre questa concezione di servizio nell’ambito
dei rapporti sociali in cui siamo inseriti, dentro e fuori dell’amministrazione dello Stato in
senso stretto. Ci collochiamo in
comunità che vogliono essere
come un corpo dalle membra diverse nessuna delle quali può
dire di non aver bisogno dell’altra; non possiamo quindi non
riflettere l’analogia di questo
progetto nell’organizzazione della società, non per dedurne una
particolare stmttura dello Stato, ma per mettere chiaramente
da parte la confusione e l’identificazione della parte col tutto
e per mantenere sempre presente un legame e un lealismo che
trascendano la dimensione dell’interesse di parte.
Tutti sono concordi nel denunciare e combattere non solo i
mezzi ma anche i fini delle BR.
Sia specificatamente nostro compito il denunciare e combattere ciò che non tutti sono disposti a riconoscere come la matrice più profonda della follia delle 6R: la mentalità dei « padroni dello Stato » a tutti i livelli;
e sia il mezzo l’unico possibile:
l’assunzione di comportamenti
che con perseveranza e coerenza si qualifichino come servizio
della società.
Franco Giampiccoli