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evangelica in rete
Quale Europa vogliamo?
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE; VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino. Contiene I.P.
In caso di mancato recapito restìtuire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
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Anno IX - numero 11-15 marzo 2002
diJEAN-JACQUESPEYRONEL
SOCIET/
Otto per mille, come scegliere?
di ANNAPAOLA LAIDI
lECODEUE VALLI
/ probiemi di Radio Beckwuih
di MASSIMO CNONE
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
L'ORA X
DELLA VITA
«„l’ora mia non è ancora venuta»
(Giovanni 2, 4)
TL tempo di Gesù che precede la
X Pasqua è anche quello in cui si
passa dal rinvio dell’ora al suo sopraggiungere. Alle nozze di Cana
Gesù dice a sua madre che la sua ora
non è ancora venuta ma, dal capitolo
12 dello stesso Evangelo, il testo comincia a sottolineare che sta venendo Fora in cui il Figlio dell’uomo ha
da essere glorificato e questo diventa
imminente nella preghiera di Gesù
alla vigilia della crocifissione. I quaranta giorni della liturgia della chiesa
sono una durata relativamente lunga, soprattutto se la si comprende
nel suo significato simbolico.
Ma questa durata è segnata dal
marchio di istanti irripetibili,
che sono, anche questi, le ore di Gesù. Sono ore irripetibili per Gesù
stesso, ma sono soprattutto irripetibili presso l’umanità con cui Gesù
convive. Ai suoi stessi fratelli nella
carne, che non credono in lui, Gesù
dà una doccia fredda su questo argomento: «Il mio tempo non è ancora
venuto; il vostro tempo, invece, è
sempre pronto^-^ovanni 7, 6). Per
le cose di cui siàrfió capaci noi, qualunque momento va bene. Questo
non è umanamente vero in assoluto,
perché se facciamo le cose giuste nei
modi e nel tempo sbagliato non vanno a buon fine nemmeno per noi.
Ma da un punto di vista più ampio,
il nostro tempo è sempre pronto. I
nostri tempi liturgici hanno un’utilità didattica, servono a concentrarci
su momenti specifici della memoria
che Cristo ha lasciato; ma non sono
questioni fondamentali.
Gesù affronta Fora decisiva nel
momento estremo della passione. È Fora della salvezza per l’umanità. Un’ora regalata da Gesù, all’interno della quale non c’è più scambio. Quell’ora deve essere gratuita per
forza, perché non sono più in questione il pane, il vino, il latte, ma la
vita. Il pane, il vino, il latte danno nutrimento, ma non danno da soli la vita. Come c’è un istante nel quale avviene il concepimento della vita biologica, così c’è un istante in cui nasce
la nuova vita per l’umanità. È Fistante
in cui Gesù muore sul Golgota.
Anche su questo argomento,
tuttavia, c’è un «eppure». Eppure dopo la venuta di Gesù, per quanto il nostro tempo sia sempre pronto, una svolta irripetibile c’è stata anche per noi. «L’ora viene, anzi è già
venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità»
(Giovanni 4, 23). Alla samaritana
che forse si pone problemi relativamente ai luoghi liturgici e forse anche ai tempi, Gesù dice che anche
per gli uomini e le donne un’ora X
c è stata. È arrivata Fora in cui le forme contano poco e interessa, nel culto come nella vita, la sostanza. Le
forme possono essere di aiuto ma lo
spirito e l’autenticità, o lo Spirito e la
Verità, sono ormai le uniche cose
che contano. Ci avviciniamo, almeno alle valli valdesi, all’ora della confermazione dei catecumeni. È importante che sia per loro l’ora del
dono della vita, che lo capiscano, ma
snche che sappiano farne la loro ora
di autenticità.
Claudio Tron
Reportage (JairAfghanistan, un paese in cui c'è ancora tanta fame e sofferenza
Kabul liberata ma non libera
Fumé, drogo e borgo forino oncoro porte dello normolltà quotidiono, le condizioni
obitotive e igieniche degli 800.00Q obitonti sono preco rie, l'economio è o pezzi
LUCA BENECCHI
KABUL — Tra ciò che rimane nella
mente delle immagini, dei suoni e
dei volti di questa strana prima
guerra del 21° secolo, c’è Kabul. I
media non ne parlano più, i talebani
sono sconfitti: anche Bin Laden è
morto e anche di lui non si parla
più. Kabul appunto; una volta era il
crocevia di giovani che con un pulmino Wolkswagen giallo canarino
cercavano l’India, i fiori, un mondo
di profumi e oppio. Nessun evento
politico-militare era stato annunciato come un conflitto permanente e
universale oltre ogni linea di frontiera e ogni possibile fronte. La grande
guerra contro il Terrore; forse siamo
ancora in guerra davvero e neppure
lo percepiamo più. Assuefazione.
È la Kabul delle piccole storie, una
città liberata ma non libera dove fame, droga e burqa sono ancora la
normalità. Siamo al secondo piano
dell’orfanotrofio Alahuddin, poco
fuori dal centro della città; è il reparto delle bambine: tanti occhietti vispi e grandi sorrisi. Sono sedute ordinatamente su lunghi tappeti colorati; al centro della stanza una stufa
di ghisa che ribolle e la maestra, o
meglio, una donna. In Afghanistan i
bimbi senza genitori sono centinaia
di migliaia. In questo piccolo angolo
accogliente di guerra globale le piccole cantano, passano il tempo scaldandosi vicino al telaio. Fuori fa
freddo: il cielo è quasi sempre blu intenso, i 1.800 metri si specchiano
nell’aria trasparente. Attorno spiccano cime altissirrie e imbiancate.
Habib Sameen è il responsabile
per gli orfanotrofi del ministero
dell’Educazione del nuovo governo
transitorio di Hamid Karzai. «Abbiamo bisogno di tutto: coperte, brandine, materassi, matite e i libri. Si i libri
di favole illustrate - dice -. È da poco
tempo che questo orfanotrofio ospita
anche le bimbe, al tempo dei talebani sono state mandate via, cacciate
per strada». In angolo c’è anche Shafica: ha il burqa, ma lo tiene raccolto
sul capo: qui si può; avrà cinquant’
anni, forse sessanta, forse trenta. Gli
occhi truccati con la matita nera, come le sue rughe. Shafica insegna ricamo: lo fa dalFuna alle due, è molto
orgogliosa del suo ruolo.
Sono quasi 25.000 i bambini di Ka
Segue a pag. 3
La lezione ó\ Roberto Benigni a Sanrenno
I comici sono un regalo del Cielo
Benigni ci ha dato una lezione. A
tutti, non solo a Giuliano Ferrara.
Questi l’aveva accusato di avere preso posizione in campagna elettorale
a favore di una parte politica (era vero), ma l’accusa era più vecchia e più
grande: il suo film La vita è bella
aveva avuto troppo successo. Come
se un lavoro serio non potesse anche
piacere al grande pubblico: proprio
Sanremo vive da 50 anni di questo
consenso nazional-popolare. All’accusa, poco condivisa dallo stesso
centro-destra, si è accompagnata la
difesa del centro-sinistra. E Benigni
non ne aveva bisogno, perché per
fortuna la capacità artistica, quella
del comico in particolare, non si fa
ingabbiare negli schieramenti politici. Toni triviali, musica, un po’ di repertorio, qualche riferimento all’attualità politica (quel tanto che basta
per far capire che poteva esserci o
non esserci). Poi ai lazzi è seguito il
vecchio Dante, e la platea che un
istante prima si sbellicava ha scoperto il silenzio. È stata una ulteriore dimostrazione del fatto che Fattore comico ha nelle proprie corde anche la capacità di interpretare il repertorio «serio». Poco importa, a
Sanremo, che i versi del Paradiso
siano destinati alla Vergine piuttosto che a Beatrice o alla donna in generale: conta la dedizione sincera e
rispettosa con cui il giullare, che poco prima cercava di infiltrarsi sotto
le gonne di una sbacalita presentatrice, ora si rivolgeva alla donna.
Un bell’attestato di libertà intellettuale. Il comico è questo: l’assemblaggio di caratteri opposti, il diavolo e l’acquasanta. Ognuno ci trova
diversi motivi di gioia. Non tutti
avranno riconosciuto Dante, si può
vivere, ahimè, senza conoscerlo, ma
si può vivere anche prescindendo
da Gasparri e Di Pietro. (a.c.)
Valli val(desi
Nuovi impulsi
per il francese
È ancora utilizzato il francese nelle
valli valdesi? La domanda, non nuova, si ripropone con maggiore interesse dopo l’approvazione della legge
del 1999 che promuove la tutela delle
lingue minoritarie in Italia. Forte di
una tradizione legata all’ambiente
valdese (ancora in alcune chiese della
vai Pellice ci sono periodicamente dei
culti in lingua), il francese ha ricevuto
ulteriori impulsi dal mondo della
scuola e anche dall’iniziativa di alcuni enti locali. Così può capitare che i
più piccoli si avvicinino all'uso di
questa lingua e si scoprano in sintonia con i nonni. Interessante anche la
situazione della «bassa vai Pellice», in
cui si sono introdotte le due lingue
straniere fin dalle elementari.
Apag. Il
LA LIBERTA
RELIGIOSA
Il disegno di legge approvato dal
Consiglio dei ministri la scorsa settimana costituisce la prima iniziativa
dell’attuale governo in materia di libertà religiosa. Questa è, di per se stessa, una buona notizia; negli scorsi mesi ci si era interrogati su quale fosse la
linea dell’esecutivo in questo campo,
che interessa da vicino tutte le minoranze. Da alcuni mesi tutto era fermo:
la legge generale, l’approvazione parlamentare delle Intese stipulate nel
1990 con l’Unione buddista e i Testimoni di Geova, le trattativa per nuove
Intese. Ora c’è da sperare che l’attività
riprenda su tutti questi fronti.
Il disegno di legge non è stato ancora presentato in Parlamento e quindi
il testo non è ufficialmente noto. Tuttavia non dovrebbe essere troppo dissimile da quello che era stato approvato dalla Commissione Affari costituzionali della Camera alla fine della
scorsa legislatura. In quell’occasione
la Commissione (relatore Fon. Maselli) aveva a lungo consultato i rappresentanti delle confessioni religiose interessate, e il testo rappresentava un
apprezzabile punto di equilibrio. Le
chiese evangeliche avevano più volte
espresso il timore che una legge «generale» potesse rallentare l’attuazione
dell’art. 8 della Costituzione, cioè la
stipula di Intese con tutte le confessioni religiose che lo desiderano. Ma la
conclusione delle due Intese citate e
l’apertura di numerose altre trattative
aveva rassicurato da questo punto di
vista; mentre occorre prendere atto
che alcune confessioni, anche numericamente rilevanti, auspicano che sia
fissata una nuova normativa sulla libertà religiosa, nell’attesa di specifiche Intese o, per alcune confessioni,
anche al posto delle Intese. La posizione delle chiese evangeliche è dunque
chiara: la via maestra è quella delle Intese; ma l’approvazione di una legge
«sulla libertà religiosa» che abroghi la
normativa sui culti ammessi del 192930 e risponda alle esigenze delle nuove
confessioni è auspicabile, purché non
limiti i diritti di nessuno ma accresca
il tasso di libertà complessiva.
La nuova proposta del governo andrà esaminata alla luce di questi principi. C’è oggi una visibile sperequazione tra la Chiesa cattolica, le confessio
ni con Intesa e le confessioni senza Intesa. La condizione giuridica di queste
ultime va avvicinata a quella delle prime. E va anche garantita la posizione
dei singoli, da vari punti di vista: libertà di entrare e di uscire da una confessione religiosa, senza sbrigative assimilazioni (come ad esempio: «i bianchi tutti cattolici e gli arabi tutti musulmani») e senza condizionamenti
sociali ed economici per chi sceglie di
cambiare; tutela di chi non fa parte di
una confessione religiosa «riconosciuta», anche dal punto di vista del tratta
mento fiscale; crescita del pluralismo
culturale e sociale. Non si tratta di
problemi solo italiani: le tre situazioni
che ho qui elencato sono trattate rispettivamente dalia Carta ecumenica,
dal Trattato di Amsterdam sull’Unione europea, dalla Carta europea dei di
ritti fondamentali. Far parte di un’Eu
ropa non burocratica e non mercantile
vuol dire confrontarsi con questi problemi. La discussione del disegno di
legge sulla libertà religiosa può offrire
a tutti l’occasione per farlo: si spera in
modo serio e senza abbandonarsi a
pregiudizi e luoghi comuni.
Gianni Long
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 15 MARZO),
«'Dio benedisse Noè
e i suoi figli, e disse
loro: “Crescete,
moltiplicatevi e
riempite la terra.
^Avranno timore e
spavento di voi tutti
gli animali della
terra e tutti gli
uccelli del cielo.
Essi sono dati in
vostro potere con
tutto ciò che striscia
sulla terra e con
tutti i pesci del
mare. ^Tutto ciò che
si muove e ha vita
vi servirà di cibo; io
vi do tutto questo,
come l’erba verde.
(...) ^Certo, io
chiederò conto del
vostro sangue, del
sangue delle vostre
vite; ne chiederò
conto a ogni
animale; chiederò
conto della vita
dell’uomo alla
mano dell’uomo,
alla mano di ogni
suo fratello. (...)
'’Quanto a me, ecco.
stabilisco il mio
patto con voi, con i
vostri discendenti
dopo di voi
'°econ tutti gli
esseri viventi che
sono con voi:
uccelli, bestiame
e tutti gli animali
della terra con voi;
da tutti quelli che
sono usciti
dall’arca, a tutti gli
animali della terra.
"Io stabilisco il mio
patto con voi;
nessun essere
vivente sarà più
sterminato dalle
acque del diluvio
e non ci sarà più
diluvio per
distruggere la
terra’’. '^Dio disse:
“Ecco il segno del
patto che io faccio
tra me e voi e tutti
gli esseri viventi che
sono con voi, per
tutte le generazioni
future”»
(Genesi 9,1-12)
LA PASSIONE DI CRISTO PER GLI ANIMALI
Dalla parte dei più deboli «Tutti quanti sperano in te perché tu dia loro il cibo a suo tempo. Tu
lo dai loro ed essi lo raccolgono; tu aprila mano, e sono saziati di beni» (Salmo 104,27-28)
GIUSEPPE MORUCCHETTI
Un rapporto di timore
e spavento
Dal giorno della fine del di
I ■ ■
Invio, Dio ha rinunciato ad
avere davanti a sé un mondo integro, un’umanità purificata
(Genesi 8, 21; «il cuore dell’uomo
concepisce disegni malvagi fin
dall’adolescenza»). Paradossalmente, proprio nel momento di
questa dichiarazione, Dio benedice Noè e la sua famiglia e conclude un’«alleanza» con le persone e con ogni essere vivente.
L’elemento nuovo si esprime nel
V. 3; «Tutto ciò che si muove e ha
vita vi servirà di cibo; io vi do tutto questo, come l’erba verde».
Questa realtà nuova instaura
un rapporto di timore e spavento tra l’uomo, divenuto carnivoro e tutti gli animali della terra,
gli uccelli del cielo e i pesci del
mare. Il Von Rad dice che qui
non si tratta soltanto di «un precetto per la tavola», ma anche
quando l’uomo colpisce e ucci
de, deve sapere che colpisce
qualcosa che essendo vita (v. 4)
è proprietà particolare di Dio
(A.T. «Genesi», Paideia). In questo rapporto turbato, J. A. Soggin
aggiunge: «Anche la vita animale, proprio in quanto vita, gode
di una speciale santità tutelata
da Dio e non può quindi essere
considerata senz’altro disponibile. L’uomo deve rendersi conto che uccidendo un animale,
sia pure per scopo alimentare,
commette un atto che si muove
ai confini delTillecito» («Genesi
1-11», csant, Marietti).
Un patto dì amore
SUBITO dopo abbiamo un
I
Preghiamo
Ti chiedo perdono Signore, perché
• «Ogni specie di bestie, uccelli, rettili e animali marini si può domare, ed è stata domata dalla razza
umana: ma la lingua, nessun uomo la può domare;
è un male continuo, è piena di veleno mortale»
(Giacomo 3,7-8)
Ti ringrazio Signore, perché
«Ci sono quattro animali fra i più piccoli della terra,
e tuttavia pieni di saggezza:
le formiche, popolo senza forza,
che si preparano il cibo durante l’estate;
i conigli, popolo non potente,
che fissano la loro abitazione nelle rocce:
le locuste, che non hanno re,
e procedono tutte, divise per schiere;
la lucertola, che puoi prendere con le mani,
eppure si trova nei palazzi dei re».
(Proverbi 30,24-28)
Ti ringrazio Signore, perché
tu dai all’orso polare il suo vestito color ghiaccio
e alla volpe polare del colore della neve.
La donnola la fai bruna d’estate e bianca d’inverno.
Rivesti la farlalla con colori di fiori.
Hai insegnato ai castori a costraire le loro dighe.
La cicala nasce che sa cantare e volare.
Il ragno sa tessere la sua tela.
Hai dato ventose alla rana arborea
ai pesci abissali hai dato telescopi
e al gimnoto elettrico pile elettriche.
Canterò le meraviglie del Signore finche vivrò.
(«Salmi degli oppressi» pag. 55ss, di E. Cardenal,
Cittadella editrice)
patto dove tutta la creazione
è accolta, nulla è escluso, neppure gli animali (w 9-11). In questo
patto, stipulato con «Noè e la sua
discendenza», si dichiara che
Tessere umano, gli animali e la
terra sono insieme sotto lo
sguardo e la protezione di Dio, il
Creatore. Per Tuomo-donna non
c’è motivo, né giustificazione per
ergersi a cinico despota e sfruttatore della creazione di Dio. Questo è un patto che vuole colmare
il solco che divide l’uomo dagli
animali e dalla terra. È un patto
che troverà la sua completa realizzazione nell’evento che ricordiamo in questi giorni, che ci introducono alla Pasqua, ovvero la
Passione e la morte di Cristo.
La salvezza che Dio ha operato in Cristo non va limitata e impoverita mettendo al centro soltanto le persone, ma deve essere
considerata nella sua globalità.
È la creazione stessa che viene
redenta fino a diventare «una
nuova creazione». È un grave
peccato per i cristiani aver dimenticato troppo spesso che
Dio è in rapporto anche «con
tutti gli esseri viventi che sono
con voi». Questo patto «verso
tutti gli esseri viventi che sono
con voi» ci richiama a un rapporto perduto. È paradossale ricordarci un rapporto da ricuperare con gli animali, mentre, di
fatto, non ci preoccupiamo di
milioni di altri esseri umani che
soffrono e muoiono nella nostra
più completa indifferenza.
Dio ci dona un patto, ci dona
la possibilità di un rapporto personale, anche con gli animali, ci
permette di guardarli negli occhi per comprendere che non
c’è nessuna logica perché T«altro essere vivente debba morire»
inutilmente. Per capire e difen
dere la vita dell’altro «diverso» è
necessario dunque un rapporto,
un patto per la vita, come quello
che a volte stabiliamo con un
animale domestico. Intendo dire che tutti potremmo rispettare
gli animali se solo trovassimo il
coraggio di sentirci creature insieme a loro.
Se questo dovesse accadere
allora avremmo da obiettare,
proprio quali cristiani, perché
milioni di essi vengono, maltrattati, vivisezionati, sfruttati, torturati. Tutto questo è diventato
normale, lo invece credo che
qui ci sia un problema enorme
nel quale scarichiamo, senza subirne conseguenze, la parte peggiore della nostra violenza e del
nostro sadismo. Queste sono le
stesse cose che a volte scarichiamo anche sulla nostra storia
umana chiamandole «massacri», «torture», «genocidi» e altro
ancora. Viviamo privi di ogni
senso di pietà non solo nei confronti dell’umanità, ma soprattutto nei confronti degli animali.
rata parte della catena alimentare. Si dovrà chiedere ai cristiani
perché hanno predicato che Dio
«ha tanto amato questo mondo»
ed essi non hanno mai dimostrato pietà verso «tanta quantità di bestiame».
Gli animali solidali con Gesù
r A via della Passione non è
(Stata semplice per Gesù.
Dio ha pietà del bestiame
DIO invece, ha pietà del bestiame: «E io
dice il Signore a Giona - non avrei pietà di
Ninive, la gran città, nella quale
si trovano più di centoventimila
persone che non sanno distinguere la loro destra dalla loro sinistra, e tanta quantità di bestiame?» (Giona 4, 11). Forse ci può
meravigliare che la pietà di Dio si
indirizzi sia alle «persone» sia a
«tanta quantità di bestiame». Uomini e bestie insieme. Insieme
perché anche se diversi nel ruolo, ciascuno è il risultato di una
volontà creatrice del Signore,
ciascuno deve vivere la propria
funzione e la propria dignità. Un
giorno (ma forse è già stato chiesto da molto tempo) si dovrà
chiedere ai cristiani perché non
hanno mai spiegato che Dio «ha
stabilito il suo patto con noi, con
i nostri discendenti e con tutti gli
esseri viventi che sono con noi;
uccelli, bestiame e tutti gli animali della terra con noi».
Si dovrà chiedere perché si è
dimenticato che la Passione di
Cristo si inserisce nel «segno»
del patto che Dio ha stipulato
dopo il diluvio. Gesù ha dato la
propria vita anche per questa
parte debole della creazione.
Una realtà debole che va considerata con riconoscenza, difesa,
protetta e liberata da ogni inutile sofferenza, anche se conside
Dubbi, sofferenza, bisogno di solidarietà e di preghiera, sostegno
da parte dei discepoli e quant’altro, potevano aiutarlo a vedere
con più chiarezza la strada da
percorrere. Nel momento della
difficoltà, solo gli animali gli sono stati vicino. Infatti, se è vero
che la «passione-tentazione» di
Gesù si è manifestata, nel Getzemani («Allontana da me questo
calice») è altrettanto vero che già
nelle tentazioni, all’inizio del
Vangelo di Marco, ne abbiamo
un forte preludio. C’è una differenza però: nel Getzemani Gesù
è solo, abbandonato dai suoi; nel
deserto (Me 1, 13) «rimase per
quaranta giorni, tentato da Satana. Stava tra le bestie selvatiche e
gli angeli lo servivano».
Nei momenti cruciali gli uomini sono assenti, invece le bestie
sono presenti. Certo le bestie
possono significare la durezza e
lo squallore del luogo desertico,
infatti in Isaia (34, 11-16) le bestie feroci, in luoghi disabitati,
rappresentano il massimo segno
della desolazione. Ma al contrario, la familiarità con le bestie feroci può anche essere vista come
annuncio dell’età messianica. Il
soggiorno di Gesù con le fiere
può divenire anticipazione dell’epoca in cui «il lupo e l’agnello.
Torso e la mucca, pascoleranno
assieme» (Is 11, 6-8).
Secondo il vangelo apocrifo
dello pseudo Matteo (35, 2), Gesù ancora bambino, dopo aver
ammaestrato i leoni (efr Dan 6,
2-18) avrebbe contrapposto le
bestie agli uomini dicendo: «Le
bestie mi riconoscono e si fanno
mansuete, gli uomini mi vedono
e non mi riconoscono». La Passione di Cristo, anche per gli animali, deve fin da ora responsabilizzare la nostra fede, nonostante
tutte le contraddizioni che continueremo a vivere, dandole la
gioia di comprendere che Dio, il
Creatore, «è colui che soccorre
uomini e animali» (Salmo 36,6).
(Seconda di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
VEN
Si sono sempre viste
gli animali alcune cara
ristiche che Tuortio'
sempre ammirato, cq
la rapidità, la forza, |j
condirà, il volo. Forse,
questo divennero ogge
di cuito presso moiti)
poli. I cristiani vivono
teggiamenti contrasti
nei confronti degli aninj
li. Alcuni ritengono'
non siano altro che«i
teriali» da consumo e
sfruttare; altri invece
tengono che abbiano|.
diritti e siano degni
massimo rispetto, ni
Antico Testamento s(
visti come creature di
(Giobbe 12, 7-10), gli
sottomessi e devono
darlo (Salmo 148, 7Senza leggere trop|
letteralmente alcuni '
si, possiamo notare
come Adamo nel Giaii
no dell'Eden stava fra)
animali anche Gesù
ne in mezzo a essi nel
serto (Marco 1, 13). S|
todefinisce il buon p®
re e manda i suoi coi
«pecore in mezzo ailo^
(Mat. 10, 16). Infinela:
tura di Cristo che vii
ogni potenza del maltj
della morte, viene
iettata nelTimmagii
delTAgnello-che toglld
peccato dal mondo (Gi
1, 29). Dobbiamo ricor
re il grande rispetto
la Scrittura ha per qui
«compagni di viaggili
Ciò dovrebbe indurci ai
sere responsabili e obi
tare con forza guani
milioni di essi vengi
maltrattati, vivisezioni
sfruttati, torturati, pri
rati al combattimenti
rinchiusi nei lagenie|'
zoo, dei circhi, degli
bulari e degli allevams
intensivi. Tutti questiai
mali avrebbero dara
contarci storie mo/toiÉ
ressanti, che ci farebbevergognare, se solovo|
simo conoscerle. f,
Nella mia famigliai,
provata l'esperienzat
piangere per la perdita!
un animale che ha cor
itT
viso con noi momenti
gioia, di sofferenza,!
benessere e di ristretti;
ze. Abbiamo provatoli
affetto che ci ha arrid:
ti, siamo stati riconosM
ti verso il Signorepi
questa esperienza visti;
con un altro essere vivi
te, che non era certami
te dissimile da milioni t
altri animali, per i qui
siamo causa di inuti
stermini e sofferens'
Mantenendo ciascunol'
nostre convinzioni ini*
rito alla catena alimenti
re che si vuole utilizzii
bisognerebbe trovarei
na via, tra produzione!
cibo e metodi d’alle#
mento, che impedisce!
trattarli brutalmente. '■
Detto questo, noni
mentichiamoci di rinS*
ziare il Signore peft";
differentemente de|
animali, noi non siaiji
parte della catena
mentane. Il cannibalis^
è un retaggio di culti
pressoché scomparse:
non fosse stato cosi, d
sa come sarebbe sti'
scritta la storia umanefondamento delTam®
cristiano per gli anime''
la convinzione che
essi sono creature use'
dalle mani di Dio ^
comprendere e vive
questo rapporto, no"
necessario, anche se*
rebbe auspicabile, and
a scuola di comportai)®
to da Francesco d'Ass'S'
Per
approfondir^
- Internet, imposte j
role come; «animali»/*
sociazione anirtial'S
«vegetarianismo», edO
- AA.VV. Domandi
oggi, p. 27, Claudiand
- Dizionario ¿jjj
magini e dei simboli d
ci, pag. 14, ed. Paolin ■
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Kabul liberata ma non libera
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bui che hanno tra i due e i sei
anni; da aprile forse avranno
anche qualche asilo, qualche
maestra da cui imparare a sopravvivere, sicuramente non
avranno l’autobus per andarci. La città è grande, ha circa
800.000 abitanti: la gran parte
vive in piccole case di fango e
pietre abbarbicate sui monti
che stringono come un imbuto i quartieri. Non c’è acqua corrente, non ci sono le
fogne; l’elettricità invece ogni
tanto arriva. Le scuole materne-furono chiuse con l’avvento del regime degli studenti
coranici: per i piccoli c’erano
le strade, per le donne la segregazione.
Le donne di Kabul
Ora me ne trovo di fronte
circa 200: sono bellissime, sono le donne di Kabul. Stanno seguendo un corso di aggiornamento, per così dire,
per tornare a fare le maestre d’asilo; dovranno essere
pronte per la riapertura di
questa primavera. Molte sono tmccate, molte con i fiori
„nei capelli; colori e tratti somatici sono i più diversi. Occhi chiari, ariane; occhi a
mandorla, uzbeke; carnagione olivastra, tagike; oppure
iraniane o anche pakistane o
pasthun. L’Afghanistan è il
centro dell’Asia, delle sue
razze, delle sue culture, dei
suoi criminali, dei suoi signori deüa droga e della guerra.
Sono duecento, tutte con
un quaderno di appunti in
mano: Habibà ha 52 anni,
quattro figli. Vuole tornare a
lavorare nella scuola di Satarà, il suo villaggio. «L’edificio scolastico - dice - è completamente distrutto. Prima
c’erano tra gli 800 e i 1.000
bimbi, ora non ci sono neanche i tavoli; non riceviamo lo
stipendio da anni, come tutti
i dipendenti pubblici, ma ora
abbiamo la speranza, il mondo ci guarda; la speranza è
forte». Dalle file dietro una signora si alza e mi porta una
caramella, poi uña tazza di
tè. Quando si fanno guardare
negli occhi, queste donne lasciano il segno: come sostiente Alberto Cairo, un medico della Croce Rossa internazionale che ha messo in
piedi un Centro di recupero e
di fisioterapia per le vittime
delle mine, in Afghanistan gli
uomini non meritano ancora
’ queste donne.
La vita può ricominciare
anche dando un calcio al pallone: Hayat Ullah passa tutte
le sue giornate allo stadio; è lo
stadio delle esecuzioni, quello
dove i seguaci del mullah
Omar sgozzavano 1 condannati. Hayat ha messo un tavolino in quella che una volta
era una tribuna stampa e da lì
dirige ogni giono decine di
partite: «Nella sola Kabul ci
sono quattro divisioni - racconta -. Alla prima sono
iscritte 16 squadre, alla seconda 110, alla terza 100 e alla
quarta 50. Non abbiamo problemi per recuperare palloni
di cuoio, scarpette e magliette: il nostro miglior risultato?
Alla fine degli Anni Settanta la
nazionale afghana riuscì a
battere quella iraniana e pure
quella pakistana. Un bel pareggio che valeva una vittoria
10 strappammo ai russi». Il
suo sogno è quello di scoprire
nuovi talenti, un nuovo Paolo
Rossi, dice; anche il calcio deve ricominciare dopo venti
anni di black out.
Un paese affamato
Daini settembre 2001 alla
fine di gennaio circa 12.500
convogli hanno distribuito cibo in Afghanistan; in ogni
momento sono circa 150 i camion che portano aiuti alimentari e secondo l’Onu circa
sei milioni di persone ne hanno tratto beneficio. Eppure
davanti alla sede della Mezzaluna Rossa bivaccano decine
di persone in cerca di cibo. La
fame c’è e si vede: la moneta
corrente non vale praticame;ite nulla, da più di venti
anni tutti i regimi che si sono
succeduti hanno stampato
nuova carta moneta. Al mercato nero cambiando qualche
dollaro si ottengono in cambio etti ed etti di banconote
afghane; al mercato vero, se si
paga, il cibo si trova. Frutta e
banane pakistane, mele locali, uvette, arachidi, uova colorate che vengono offerte al tegamino tra i rivoli puzzolenti
degli scarichi delle abitazioni;
poi capretti, capre, pecore e
yogurt. Parecchio il pollame
vociante.
Najmoddin è un piccolo di
quattro anni che pulisce le
scarpe nel traffico polveroso;
duecento metri più avanti c’è
la banca afghana, o meglio
quel che ne rimane; lì qualche
giorno fa sono arrivati i rappresentanti del Fondo monetario internazionale e della
Banca mondiale. Paul Chabrier, direttore del fondo per
11 Medio Oriente ha indicato a
Queder Fedrat, vicedirettore
della Banca centrale afghana,
la sua ricetta in quattro punti:
primo, stampare una nuova
moneta per sostituire l’attuale carta straccia; questo, nelle
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intenzioni, servirebbe a evitare la dollarizzazione del
paese, che avrebbe conseguenze letali per l’economia.
In secondo luogo serve, secondo Chabrier, la creazione
di un istituto di statistica per
valutare fenomeni inflattivi
che a tutt’oggi non sono monitorati. Terzo, utilizzare la
leva fiscale affinchè lo stato
possa avere disponibilità di
liquidi. Infine il Fondo ha offerto il suo supporto tecnico
per ricostruire la rete della
Banca centrale.
Rimettendo il naso fuori
nella bolgia polverosa e ansimante dei disperati queste
ricette paiono fuori dal tempo: infatti in questo paese
anche i dannati non son&‘
tutti uguali. A Kabul, nella se-^
de dell’ex ambasciata sovietica, là sul viale della distruzione, luogo simbolo della bat-'
taglia contro Mosca, sono accampati migliaia di profughi:
arrivano dal Nord, spinti fin fi
dall’ultima guerra, quella tra
l’Alleanza del Nord del comandante Massud e gli uomini con il turbante e la barba lunga. Non hanno niente
di niente: ci sono solo bimbi
vistosamente malati, storpi e
sudici burqa che chiedono
aiuto. Tra la polvere si vedevano in coda con carriole e
carretti per la prima distribuzione degli aiuti, che arrivano
dall’Arabia Saudita via Pakistan con sui pacchi una scritta enorme: dono di re Fahd.
La giustiiia
Zalmai Payant è un giudice
della Corte suprema, che solo
da qualche mese ha ripreso il
suo lavoro. Lo raggiungiamo
nel suo appartamento della
periferia sud di Kabul, in uno
dei pochi condomini ancora
in piedi; un condominio costruito dai russi, grigio, con le
capre che pascolano nella
terra arsa dalla siccità. Zalmai
ha cinque figli, una moglie e
40 metri quadrati disseminati
di tappeti e cuscini rossi. Subito gli chiediamo della situazione della giustizia in Afghanistan: «Ora - dice con orgoglio - molto è cambiato rispetto a prima della guerra; ci
sono le corti penali, quelle civili e l’amministrazione della
giustizia ora spetta allo stato,
quindi al giudice». Sembra
una rivoluzione, forse lo è,
forse no. «La legge però continua Zalmai - non cambia, noi seguiamo quella rivelata al nostro profeta Maometto, la nostra legge è la
Sharia, la legge coranica». Ma
allora cosa è cambiato? «È
cambiata l’interpretazione,
prima era restrittiva, oggi è
diverso; prima un ladro, come dice la legge, aveva le mani tagliate». Il Corano regola
qualsiasi attività umana ma,
come ci ha insegnato Zalmai,
il vero problema è l’interpretazione. Per Youssouf, un funambolico tassista col pacoll
in testa il problema è un altro: «Prima qui comandava
gente che pregava tutto il
giorno e poi non sapeva fare
altro che uccidere: io non vado mai in moschea ma non
ho mai fatto fuori nessuno».
Di questa guerra alla fine
non sappiamo nulla, nulla di
coerente almeno. Non sappiamo quanti in realtà sono
stati i morti di Manhattan e
nemmeno quanti in Afghanistan; non sappiamo nulla
dell’antrace e del terrorismo
biologico, nulla delle cause
prossime e remote, nulla delle strategie passate, presenti e
future. Anche i terroristi rimangono ombre confuse;
l’organizzazione del movimento nemico è un mistero; i
ricercati sono introvabili,
quelli arrestati sono inghiottiti dai servizi segreti. Neppure
sappiamo se questa guerra è
stata vinta o persa: non ci sono eroi, non bandiere, non
conquiste e neppure nemici.
Al mercato. Sotto: attrezzature ortopediche all’ospedale della Croce Rossa di Alberto Cairo
Zbolon, un afghano ebreo
E così Kabul è un città quasi
surreale dove si trova anche
un uomo che un tempo commerciava in tappeti, poi è finito per quattro volte in prigione e ha perso tutto. Zbolon
Sementon è forse l’unico afghano non musulmano, infatti è ebreo; ha quarantun anni,
la sua casa è modestissima,
ora è disoccupato. Il nostro
incontro avviene nel giorno
dello shabbat, il giorno del riposo sacro. Ci dice che la sua
femiglia è di Herat, nel Nord
del paese, dove i suoi avi arrivarono centinaia di anni fa.
Oggi ha anche una moglie e
due figlie, Rachele di ventidue
anni e Susanna di otto, ma
non vivono con lui, stanno in
Israele. Il sogno di Zbolon è
quello di poter andare e trovarle. Poi ad un tratto l’uomo
si alza e ci chiede di seguirlo;
sì, dal 1966 a Kabul esiste una
sinagoga; le pareti sono sporche e scrostate ma dentro un
piccolo altare è custodito un
dipinto che rappresenta Mosè
e le tavole delia legge. Un candelabro solo disegnato mentre tutto attorno sono decine
le iscrizioni in ebraico sul muro. È il momento di salutarlo,
scendendo in strada si toglie il
copricapo: i talebani non ci
sono più ma per un ebreo Kabul non è Gerusalemme.
Che cosa è rimasto dell’Islam in questo paese? La moschea di Kabul è piena: fuori
nevica. Ci togliamo le scarpe,
dentro è freddissimo. Molti
entrano con il kalasnikov: con
cura lo appoggiano sul tappeto appena davanti a loro. Mi si
avvicina un giovane e chiede
se voglio imparare a pregare,
così lo seguo; prima in ginocchio, le braccia in avanti, poi
in piedi, poi ancora in ginocchio. Mi dice: «non farti problema, questa è la casa di Dio,
qui tutti sono bene accetti».
Il carcere
Kabul, mitica, misteriosa e
lontana è ormai entrata a pieno titolo nell’età postmoderna saltando a piè pari ogni
processo di modernizzazione. È la periferia degradata di
una megalopoli planetaria in
attesa di ristrutturazione:
speculazioni edilizie, sradicamenti, saccheggi, nuove
solidarietà. E il suo carcere
ne è Temblema: muretti a
secco come in un dedalo
conducono verso una grande
grata, dove come primati i
detenuti si arrampicano per
poter scorgere i familiari in
visita. Una porticina di legno
in centro è l’entrata, un uomo armato ci fa entrare; secondini e carcerati si mescolano senza distinzione di faccia, di uniforme, di sguardo.
Dietro una tenda c'è la prima
camerata: sono decine, letti a
castello a quattro, cinque piani; unico conforto una bacclnella di acqua sporca. Mi
spiegano che qui telebani
non ce ne sono più; sono stati
trasferiti o deportati o ancora,
forse, si sono trasformati in
assassini, spacciatori e ladri.
O niente di tutto questo.
Luca Benecchi
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LITURGIE E REGISTRI EGGLESIASTICI
PER LE GHIESE EVANGELIGHE
PASSIONE E PASQUA
La Commissione liturgia delle chiese battiste, metodiste e
valdesi ha appena prodotto un nuovo fascicolo della serie di
liturgie per il culto domenicale, si tratta del n. 2: Tempo della passione-Tempo pasquale. Il costo di questo fascicolo
(pp. 83, formato 18x24 cm) è di euro 4,00 (più spese postali).
Di questa stessa serie «liturgie per il culto domenicale»,
sono disponibili anche altri due fascicoli:
• Il fascicolo n. 1 contiene le liturgie per il periodo di Avvento, Natale e tempo Dell’Epifania. Il costo di questo fascìcolo (pp. 75,18x24 cm) è di euro 4,00 (più spese postali).
• Il fascicolo speciale per la Cena del Signore. Il costo di
questo fascicolo (pp. 51, formato 183c24 cm) è di euro 3,00
(più spese postali).
Sono disponibili anche quattro fascicoli di «Atti liturgici»;
• Il fascicolo n. 1 contiene le liturgie per il battesimo dei
credenti, il battesimo dei figli dei credenti, la confermazione, l’ammissione di nuovi membri già battezzati in una
chiesa non evangelica e l’accoglienza (presentazione) di figli di credenti. Il costo di questo fascicolo (pp. Ili, formato
18x24 cm) è di euro 5,00 (più spese postali).
• Il fascicolo n. 2 contiene le liturgie speciali: per il culto
del rinnovamento del patto (di tradizione metodista), per il
culto del 17 febbraio (Settimana della libertà), per la consacrazione ai ministro pastorale per le chiese valdesi e metodiste, per la presentazione di diaconi/e e per Tinsédiamento
nelle comunità locali di pastori anziani e diaconi. Il costo di
‘ questo fascicolo (pp. 56, formato 18x24 cm) è di euro 3,00
(più spesy)ostali).
• Il fascicolo n. 3 contiene le liturgie per i matrimoni celebrati in chiesa a cui seguano gli effetti civili, sia per le benedizioni di matrimonio precedentemente celebrati in sede
civile. Il costo di questo fascicolo (pp. 43, formato 18x24 cm)
è di euro 3,00 (più spese postali).
• Il fascicolo n. 4 degli «Atti liturgici» prodotti. Il fascicolo
contiene diversi schemi di liturgie per 1 funerali, preghiere
per situazioni particolari (morte di un/a giovane, di un giovane padre o madre* ecc.), una scelta di testi biblici adatti
per la lettura in questa circostanza. IL costo del fascicolo
(pp. 88, formato 18x24 cm) è di euro 4,00 (più spese postali).
Chi lo desidera, senza ulteriore spesa, può ricevere anche
i testi delle liturgie anche in floppy disk (in formato Rtf, specificare solo se si utilizza la piattaforma Dos o Mac) o tramite la posta elettronica.
Inoltre sono disponibili i seguenti registri ecclesiastici:
• atti di battesimo:
• atti di sepoltura •
• atti di matrimonio;
• atti di benedizione di matrimonio.
I registri sono utilizzabili da tutte le chiese evangeliche, salvo il registro degli atti di matrimonio che è predisposto per le
chiese valdesi e metodiste. Il costo di ciascun registro (pp.
100, formato 26x35) è di euro 26,00 (comprese spése postaifi).
Sivolgersi aH’amministrazione di «Riforma»; via San Pio V
15,10125 Torino, telefono 011-655278, fax 011-657542.
4
PAC. 4 RIFORMA
Fede e Spiritualità
Una traccia per il culto di venerdì santo proposta dal Consiglio ecumenico
Le sette parole di Cristo sulla Croce
Il Consiglio ecumenico delle chiese ha
diffuso una traccia di culto per il venerdì santo sulla base di brevi meditazioni sulle tradizionali «sette parole»,
ossia le sette frasi che Gesù, secondo i
racconti evangelici della passione, ha
pronunciato durante la sua crocifissione. Il culto non prevede una predicazione ma, appunto, la lettura dei testi relativi ai racconti della crocifissione e la
lettura, da parte di un solo lettore-lettrice, dei sette seguenti testi, che natural
mente possono essere arricchiti o adattati ai diversi contesti. La proposta liturgica, preparata dai pastori Richard e
Charlene Fairchild, è naturalmente accompagnata da canti e preghiere, anche
responsive, che qui non abbiamo potuto
riportare Si propone per Vambientazione del culto, un’illuminazione della sala
molto soffusa e la presenza di sette candele, che si prevede siano spente ad una
ad una alla fine di ciascuna delle brevi
riflessioni. Culti liturgici di questo tipo.
«Padre, perdona loro...» «Oggi tu sarai con me...»
«Quando furono giusti al luogo detto “il teschio”, vi crocifìssero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”». Luca 23, 33-34.
«Essi non sanno quello che fanno».
Essi non sanno? Essi... chi uccise Gesù? Chi sono «essi»?
È facile nominare altri, incolpare altri, i romani, la folla. Pilato, Erode, Caiafa. Tutti hanno fatto la loro parte e hanno cospirato contro Gesù o semplicemente hanno obbedito a degli ordini per mantenere la pace, per evitare che il regno di Gesù
violasse il loro. Eppure, dove siamo noi quando il regno di Gesù viola i nostri regni? Viola la nostra pace e il nostro ordine? La
nostra prosperità e la nostra sicurezza?
Dove siamo noi quanto le vittime della nostra pace invocano
giustizia? Quando gli spodestati dal nostro ordine chiedono
compassione, quando gli affamati e coloro che sono soli ci implorano di condividere la nostra prosperità, la nostra sicurezza?
il nostro potere?
Dove siamo noi quando Cristo è crocifìsso in mezzo a noi?
Certamente avrebbe dovuto infuriarsi verso i peccatori che lo
inchiodavano al legno.
Certamente egli dovrebbe infuriarsi per il male che noi commettiamo, quello consapevole e quello inconsapevole.
Ma la compassione è lì nelle prime parole che pronuncia. Lui
intercede per noi davanti al Padre.
La compassione che lo chiamò in essere nel ventre di sua madre. Quella compassione che lo costrinse alla croce. La compassione che porta straordinaria, incredibile grazia. La compassione che echeggia attraverso i secoli per tutti coloro che partecipano all’uccisione di Cristo. Quella compassione grida dalla
croce: «Padre, perdona loro, essi non sanno quello che fanno».
«Ecco tua madre... ecco tuo figlio»
Le «Sette parole»
secondo F. Joseph Haydn
Compositore che attraversa buona parte del XVIII secolo, Franz Joseph Haydn
(1732-1809) nasce prima di
Mozart, che lo riconoscerà
come uno dei suoi maestri,
e gli sopravvive di quasi
vent’anni. La sua musica
strumentale, cameristica e
sinfonica, oltre a essere
molto abbondante, è forse
l’espressione più compiuta
dello stile classico. Ma il
musicista è ricordato anche
per gli oratori di argomento
sacro: oltre al celebre La
creazione, spicca anche Le
sette parole del Redentore
[o: di Cristo, ndr] sulla croce. Di questa composizione
esiste anche una versione,
altrettanto rinomata, per
quartetto d’archi composta
8 anni prima. È particolarmente coinvolgente il brano
Franz Joseph Haydn
relativo alla sesta frase («È
compiuto»), che inizia nella
tonalità di sol minore, un
tempo definita «tonalità della morte», per poi chiudersi
in sol maggiore.
«Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: "Non sei tu
il Cristo? Salva te stesso e noi!”. Ma l’altro lo rimproverava, dicendo: "Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci
meritiamo per le nostre azioni; rpa questo non ha fatto nulla di
male”. E diceva: "Gesù, ricordaé di me quando entrerai nel tuo
regno!”. Gesù gli disse: "Io ti dico in verità che oggi tu sarai con
me in paradiso”». Luca 23, 39-43.
Quanto siamo simili ai primo ladrone? Pieni di rabbia, perché non riscattati dal nostro peccato? Pieni di odio, perché
soffriamo per il peccato degli altri? Quanto vorremmo che con
uno schioccare di dita Dio riaddrizzasse quello che noi abbiamo fatto di sbagliato? Cosa abbiamo consentito noi del male
che altri hanno fatto?
Quanto ci sembra facile dire: «Salvaci» e assalire Dio quando non c’è nessuna cura magica, nessuna guarigione miracolosa, nessuna legione di angeli che trascinano via il dolore e
portano guarigione.
Quanto è facile disprezzare il Messia, deridere la bontà del
mondo e condannare la luce del mondo perché noi non abbiamo voglia di guardare in faccia quello che noi stessi abbiamo fatto.
Eppure c’è bontà, c’è una cura per il peccato, una cura che
non promette soluzioni magiche ma promette che il dolore
del peccato non è la fine, afferma che quando tutto questo
sarà finito, quando anche la sofferenza sarà finita, la parola
conclusiva non sarà tortura e sconfitta ma vita: vita che nasce
dalle ceneri, vita trasformata e adempiuta in paradiso.
Al ladrone misericordioso, a quello che ancora riconosce il
bene presente nel mondo, a quello che ha cercato di confortare e proteggere quel bene, a quello che ha cercato il bene, è
offerto conforto: «Oggi sarai con me in paradiso».
«Ecco tua madre...»
«Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua
madre Maria di Cleopa e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: "Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo:
“Ecco tua madre!”. E da quel momento, il discepolo la prese in
casa sua». Giovanni 19, 25-27.
Chi può comprendere il dolore? Il dolore di Maria che guarda suo figlio soffrire? Il dolore di Maria che lo vede morire. E
chi può comprendere il dolore del figlio? Il figlio che deve assistere al lamento della madre?
Quale dono può dare un uomo a sua madre? che cosa può
offrirle quando lui se ne va? come può aiutarla? sostenerla?
confortarla? onorarla?
«Donna, ecco tuo figlio».
Ecco uno che amo, perché ti ami e perché tu lo ami. Uno che
mi conosce, uno che è mio fratello e che può parlare di me.
Uno che ti può sostenere, confortare e onorare; uno che condivide il tuo dolore.
«Ecco tua madre».
Ecco una che io amo, perché ti ami e perché tu la ami. Una
che mi ha insegnato tante cose, che mi ha dato da mangiare,
che ha asciugato le mie lacrime, una che mi ha abbracciato,
una che soffre con te;
Donne, guardate i vostri figli; figli, guardate le vostre madri.
«Dio mio, perché
mi hai abbandonato?»
Correggio: «Deposizione e compianto sul Cristo morto» (1524-26)
«Dio mio, perché mi hai abbandonato?»
«Venuta l’ora sesta, si fecero tenebre su tutto il paese, fino
all’ora nona. All’ora nona, Gesù gridò a gran voce: “Eloì, Eloì
lamà sabactàni?” che, tradotto vuol dire: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”». Marco 15,33-34.
Di tutta l’agonia di quel giorno tortuoso, le lacerazioni delle
frustate, le irritazioni delle spine intorno al capo, le convulsioni
del suo corpo tormentato e disidratato mentre era appeso nella
calura del giorno, nulla raggiunge tale profondità del grido angosciato di desolazione: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?».
Gesù, che aveva trovato il suo scopo e la sua forza nella presenza di Dio, che era stato sostenuto dall’immediatezza della
sua relazione con Dio e che aveva sopportato tutto per mezzo
della potenza tangibile di Dio sempre all’opefa dentro di lui,
sempre centro di vitalità e di pace, si trovò completamente
solo sulla croce.
Gesù, il cui stesso essere era Dio, fu completamente, assolutamente, disperatamente tagliato fuori da tutto ciò che dà vita
e respiro, tagliato fuori da tutto quello che dà scopo e speranza, tagliato fuori dalla fonte del suo essere, tagliato fuori perfino da se stesso piombando negli abissi dell’umana condizione, per camminare nel luogo della totale assenza di Dio, nel
luogo dei peccatori, nel luogo di coloro che rifiutano Dio.
«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»
In queste parole è il mistero centrale della crocifissione, che
non può mai essere pienamente compreso, che non c’è disperazione tanto profonda, che non c’è male così opprimente o luogo
così lontano dalla gioia, dalla luce e dall’amore, un luogo così
lontano dal cuore stesso di Dio, dove Dio stesso non sia stato
prima di noi, dove Dio non ci possa incontrare e portarci a casa.
VENERDÌ 15 MARZO 2002
vene
sperimentati già da alcune nostre chiese
nel passato, si chiudono in silenzio e
quasi al buio. In questo caso le persone
vengono avvertite, in un momento introduttivo del culto, che alla fine di tutta
la liturgia ciascuno è invitato a lasciare
la sala in assoluto silenzio, senza alcun
commento. Nei luoghi dove esperienze
liturgiche simili sono avvenute, la comunità si è poi incontrata nuovamente
per il culto liturgico dell’alba, la mattina di Pasqua. (Anna Maffei).
Carpaccio: «Cristo morto sorretto da angeii» (1502 circa)
«Ho sete»
«Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta,
affinché si adempisse la Scrittura, disse: "Ho sete’’». Giovami
19,28.
C’è una sorta di sospensione del tempo quando si è appesi
ad una croce. Non è una morte tranquilla in un istante di glo-j’
rioso martirio come essere dilaniati dai leoni. Una croce è taii ;'
to strumento di tortura quanto una forca alla quale giacere ap- i
pesi. E mentre il giorho si logora, i secondi si dilatano e divengono minuti, e questi a loro volta si allungano in ore. Fino al
arrivare a un punto quando il tempo non può più essere misurato, eccetto che per il graduale indebolirsi del corpo e peplt
sue più insistenti richieste per quella sostanza che è così cruciale per la vita, così fondamentale per tutto ciò che vive, coi
basilare all’esistenza come noi la conosciamo: l’acqua.
Acqua per inumidire una bocca inaridita, acqua per sciogliere una lingua gonfia, acqua per aprire una gola irritata che noi
immette aria a sufficienza, acqua per tenere viva la speranzii
per tenere viva la vita solo qualche momento in più. Acqua che
per un uomo crocifisso è vita.
«O Dio, tu sei il mio Dio, ti cerco dall’alba, l’anima mia hastte di te, a te anela il mio corpo, languente in arida tetta,
senz’acqua».
Chi può sapere se queste parole del Salmo 63 attraversatone
la mente di Gesù. Ma una sete di acqua è una sete di vita, e una,
sete di vita è una sete di Dio che promette torrenti nel deserto,
possenti fiumi nella terra arida e acqua viva che lava via ogul[
lacrima. f
Qui, alla fine di tutto, queste promesse appaiono lontane. |
Eppure Gesù, abbandonato da Dio, ancora rimane attaccato)
alla memoria e alla speranza della vita.
«Ho sete».
«È compiuto»
«C’era lì un vaso pieno d’aceto; posta dunque una spugna,
imbevuta d’aceto, in cima a un ramo di issopo, l'accostatoM
alla sua bocca. Quando Gesù ebbe preso l’aceto, disse: “È compiuto!”. E, chinato il capo, rese lo spirito». Giovanni 19,29-30.
Che sospiro di sollievo! Quale grido di liberazione: final'
mente dopo quello che sembrava un dolore senza fine, un
estenuante tormento, è finito. La sofferenza è finita, è finito!
travaglio e nulla rimane tranne la pace benedetta dell’assena
di ogni sensazione.
Quando tutto quello che c’è è dolore, il suo cessare è lapin
grande benedizione di tutte, anche quando la fine viene solo
con la morte.
Ma il grido di Gesù è più che accogliere la fine del dolore,!
più della gioia per quella liberazione che la morte porta. Np»
dice semplicemente «È finito», dice «È compiuto... adempiU'
to... ottenuto». Il grido di Gesù non è un grido di sconfitta®
disperazione. È un grido di successo e trionfo, proprio nel
momento della morte, che la gara è stata corsa, che ce I to
fatta fino alla fine, che la lotta è finita e la battaglia è vinta.
Il grido di Gesù è di sicuro un grido di sollievo, ma anche ut
grido di vittoria: «L’opera che sono venuto a compiere è coW
pietà», nulla c’è da aggiungere «è finita».
«Nelle tue mani...»
«Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio”. Detto questo, spirò». Luca 23, 46.
È la fine, proprio la fine, la fine della prova, la fine della soup
renza e Gesù, solo sulla croce, torturato, abbandonato dai su®'
amici, lasciato da Dio boccheggia per un ultimo respiro, raccU'
glie le forze per un ultimo grido.
Perché così vicino alla fine scegliere di parlare? Perché
gliere le ultime energie per gridare ad alta voce? Non potrebn (
Dio avergli letto nel pensiero? A meno che Dio non dovesse eS'
sere l’unico ad udire, a meno che la sua voce non fosse sta
impostata su un tono alto così che anche noi potessimo udit
questa ultima dedicazione della sua anima. ,
Una dedicazione fatta nonostante il dolore, nonostante
derisione, nonostante l’agonia, nonostante il senso di territo
solitudine che avvertì.
Una dedicazione a Dio, prima della risurrezione, prima
della
vittoria del suo regno, prima di ogni altra assicurazione
cto
non fosse la sola fede a portare.
Gesù affida il suo spirito, la sua vita, e tutto quello che
dato significato a Dio in fede, perfino nel momento del suo
bandone, quando il bene appare così lontano, lui proclama
sua fede in Dio, l’oscurità non può averla vinta.
«Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio».
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venerdì 15 MARZO 2002
PAG. 5 RIFORMA
Dopo gli scontri cruenti tra indù e musulmani che hanno fatto centinaia di morti
Le chiese deirindia premono sul governo
Perii presidente del Consiglio delle chiese «il governo dovrebbe garantire che ognuno abbia la
libertà di vivere pacificamente e di praticare la propria fede ma non a spese del proprio vicino»
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le chiese dell’India hanno
esortato il governo a prendete misure energiche per far
cessare gli scontri tra indù e
musulmani nello stato del
Gujarat che dal 27 febbraio
scorso hanno fatto centinaia
di morti. Il 28 febbraio, il
Consiglio nazionale delle
chiese dell’India (Ncci), che
riunisce 29 chiese ortodosse e
protestanti, ha pubblicato un
comunicato nel quale esorta
il governo a «controllare la siturione applicando misure e
azioni energiche per ristabilire la pace e l’armonia».
Nello stato del Gujarat, il
28 febbraio scorso, si sono
verificati attacchi perpetrati
da indù contro musulmani
dopo che il Vishwa Hindu Parishad (Vhp, Consiglio mondiale indù) aveva chiamato a
manifestare contro l’incendio del treno «Sabarmati Express» il giorno prima. Circa
57 persone (per lo più militanti indù, fra cui donne e
bambini, che erano nel treno) sono state uccise e diecine sono state ferite quando
individui (sembra musulmani) hanno incendiato diverse
carrozze del treno nel momento in cui questo stava arrivando nella stazione di
Godhra con centinaia di militanti indù che stavano tornando da Ayodhya.
I militanti indù si erano recati a Ayodhya, a 700 km a
sud-est di Nuova Delhi, dopo
che il Vhp aveva annunciato
che stava per dare inizio,
all’inizio di marzo, alla costruzione di un grande tempio consacrato al dio indù
Rama. Nonostante gli ordini
del tribunale, i militanti indù
avevano distrutto nel 1992
una moschea del XVI secolo
che si trovava in quel posto.
«11 Consiglio delle chiese
dell’India condanna ogni forma di violenza che costa la
vita a degli innocenti e impedisce di affrontare i veri problemi» sottolinea il comunicato del Ncci. «A nome della
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Dopo l’incendio del treno «Sabarmati Express»
comunità cristiana affiliata al
Ncii, esorto ognuno a mantenere l’armonia», ha dichiarato il presidente del Consiglio,
Geevarghese mar Coorilos.
Geevarghese mar Coorilos, metropolita aggiunto
della diocesi di Bombay della
Chiesa ortodossa siriana, ha
fatto notare che il governo
deve prendere misure energiche per controllare le violenze tra comunità nello stato del Gujarat: «Il governo
dovrebbe garantire che ognuno abbia la libertà di vivere pacificamente e di praticare la propria fede ma non a
spese del proprio vicino», ha
detto. Il vescovo Malaviya,
della diocesi di Gujarat, della
chiesa dell’Iridia del Nord, ha
riferito che, anche se gli incidenti con i cristiani del Gujarat non erano stati molti finora, un negozio cristiano
era stato incendiato la mattina stessa e diverse famiglie
cristiane erano state minacciate da fondamentalisti in
dù. «Presto toccherà a voi»,
hanno detto.
Mentre la polizia dello stato del Gujarat, controllato da
un governo prò indù, era rimasta inattiva di fronte allo
scatenarsi della violenza provocata dai gruppi fondamentalisti indù contro i musulmani, il governo federale ha
finalmente deciso di inviare
forze. «La situazione è molto
tesa. Nessuno osa uscire di
casa. Le minoranze vivono
nel timore», ha dichiarato il
vescovo Vinod Malaviya, che
ha ricordato che «il Gujarat
ha già conosciuto scontri tra
indù e musulmani, ma che
quest’ultimo è il peggiore. Gli
incendi di case (con gli abitanti intrappolati all’interno)
e di altri beni sono stati numerosi, sistematici e mirati».
Secondo diverse fonti, circa
30 musulmani che vivevano
in case residenziali della periferia di Chamanpura sono
stati bruciati vivi mentre la
polizia era presente il 28 feb
braio a Ahmedabad. «Questo
è un’indicazione del futuro
che ci attende: il Vhp e altri
gruppi sempre più aggressivi,
con l’appoggio del governo»,
ha dichiarato K. Rajaratnam,
segretario esecutivo della
Chiesa evangelica luterana
evangelica unita dell’India,
aggiungendo che il governo
federale «li ha coccolati troppo. Oggi è troppo tardi per rimetterli sotto controllo».
«Noi esortiamo il governo a
prendere immediatamente
misure forti per ristabilire la
pace e l’armonia nel paese, e
in particolare nel Gujarat ha dichiarato l’arcivescovo
Oswald Gracias, segretario
generale della Conferenza
episcopale dell’India, contattato nel Panjab del nord, a
Jallandhar, dove 155 vescovi
cattolici si sono riuniti dal 1°
all’8 marzo per la loro Assemblea generale biennale -. Il
governo è stato lento nel rispondere ai disordini che si
stavano preparando». fenij
i ‘ Un programma della Chiesa evangelica (Ekd) rivolto alle donne pastore e laiche
Germania: promuovere le pari opportunità nella chiesa
La Chiesa evangelica della
Germania (Ekd), la principale
organizzazione protestante
del paese, ha lanciato un programma che mira a promuovere le pari opportunità per
le donne all’interno della
chiesa. L’iniziativa raccomanda l’accompagnamento
di un certo numero di donne,
pvani pastore e altre collaboratrici della chiesa, da parlo di «mentor» (consiglieri)
sperimentati che condividelanno le loro conoscenze e
javoriranno i contatti utili per
avanzamento professionale,
vuesto programma si ispira a
^oa iniziativa già in atto negli
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personali con alcune reti so0 spesso più importanti per
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c ad assumere ruoli di
direzione. Spesso esse esitano a farlo, ritenendo di non
avere abbastanza contatti e
appoggio nelle «strutture e
negli ambienti di lavoro» dove gli uomini sono in maggioranza. All’inizio soltanto
43 donne parteciperanno al
programma che dovrebbe
durare dodici mesi, ma Thomas Krüger ha espresso la
speranza che il programma
faccia «palla di neve» e diventi una caratteristica permanente della vita della chiesa.
Due dei «mentor» scelti
per il progetto sono uomini.
Kerstin Feldhoff, responsabile del dipartimento «donne»
della Chiesa evangelica della
Wesfalia, spera che questo
programma sensibilizzerà gli
uomini ai problemi che incontrano le donne a livello
delle pari opportunità. Secondo Kristin Bergmann, incaricata delle questioni delle
donne nell’ambito delTEkd,
la chiesa non vuole allontanarsi dalla nozione di «men
tor» che è diventata normale
nella gestione. Quest’idea
non è nuova per il protestantesimo, ha fatto notare; durante il periodo di formazione, i giovani pastori hanno
un «mentor» che dà appoggio e consigli. Ma questo genere di programma, centrato
sul sistema di reti e di «mentor» per aiutare una nuova
generazione ad accedere ai
posti di direzione, è nuovo
per la chiesa, in particolare
per le pastore. fenij
Commissione Usa per la libertà religiosa intemazionale
Cina: a rischio la libertà di religione
La repressione religiosa in Cina è aumentata
nel corso degli ultimi tre anni, nonostante lo
sviluppo economico e l’impegno diplomatico;
questo è quanto rileva un osservatorio per la libertà religiosa. La Commissione degli Stati
Uniti per la libertà religiosa internazionale ha
rilasciato il suo resoconto sulla Cina il 13 febbraio scorso, a Washington, citando un aumento di arresti di dirigenti religiosi e di persecuzioni sistematiche verso gruppi religiosi non
registrati. La commissione, un’organizzazione
indipendente che consiglia il governo americano circa temi di libertà religiosa, ha fatto notare in particolare gli arresti recenti di migliaia di
membri della confessione Falun Gong, i quali
praticano una forma di religione meditativa.
Secondo il dott. John Graz, direttore della libertà religiosa per la Chiesa awentista a livello mondiale, è tempo che la comunità inter
nazionale riconsideri l’intera situazione dei
diritti umani in Cina. Malgrado i successi internazionali della Cina (il recente ingresso nel
mercato economico mondiale e la sua richiesta, favorevolmente accolta, di ospitare i giochi olimpici nel 2008), in generale, la sua politica interna è rimasta sostanzialmente la stessa: qualsiasi religione non registrata, che non
sia sotto il controllo del governo, è vista come
potenziale nemico nei confronti dell’unità nazionale e avversata aspramente. A soffrire per
questa persecuzione non sono solo minoranze cristiane, ma anche molte comunità islamiche e buddiste, nonché ogni organizzazione
che il governo etichetti come «culto». Da altre
fonti risulterebbe che in Cina sia in corso una
vasta campagna di repressione contro i gruppi religiosi non registrati, con arresti, torture e
uccisioni autorizzate dallo stato. fadn)
m DAL MONDO CRISTIANO
ti Sinodo della Chiesa valdese del Rio da La Piata
«Testimoniare la nostra speranza
in un mondo migliore»
COSMOPOLITA — «Siamo chiamati a proclamare la verità
di Dio di fronte alle menzogne che giustificano il terrorismo e
la guerra, la discriminazione e il disprezzo della vita umana,
perchè sappiamo che testimoniare la nostra speranza in un
mondo migliore fa parte della nostra fede evangelica». Così è
scritto nel messaggio finale inviato alle chiese dal Sinodo della Chiesa valdese del Rio de la Piata, tenuto in febbraio a Cosmopolita, Uruguay, in un periodo particolarmente difficile
anche per le comunità di Argentina e Uruguay. (nev/pv)
C;: Proibite le riunioni pubbliche eccetto i culti
Zimbabwe: le chiese contestano
la nuova legge sull'ordine pubblico
HARARE — Ci sono ancora restrizioni per le chiese cristiane nello Zimbabwe messe in atto dal presidente Robert
Mugabe. Secondo una nuova legge, viene proibita ogni riunione pubblica eccetto quelle dedicate al culto; per ogni altro tipo di manifestazione è necessario richiedere il permesso non solo delle autorità locali ma anche del governo centrale. «Non possiamo accettare limitazioni alla nostra testimonianza» è scritto in una lettera inviata al Presidente da 15
leader delle chiese cristiane del paese (cattolica, anglicana,
apostolica, luterana e presbiteriana). (nev/eni)
Ç, Pakistan: sodiJisfazione dei cristiani
Verso la riforma del sistema elettorale
attualmente su base confessionale
ISLAMABAD — Schiarita nei rapporti fra lo stato e le chiese cristiane in Pakistan. In tempi brevi sarà varata una riforma del sistema elettorale, attualmente su base confessionale. Finora, infatti, i cittadini eleggono i loro rappresentanti
secondo la loro appartenenza religiosa e ciò pone forti limitazioni alle scelte delle minoranze religiose. I cristiani pachistani (1,6% della popolazione) hanno accolto con soddisfazione l’annuncio della riforma. (nev/oi)
In Brasile sono più di un milione
2 milioni di avventisti in Sud America
con un alto tasso di crescita
RIO DE JANEIRO — La Ghiesa awentista in Sud America
ha superato i 2 milioni di membri, secondo un resoconto del
segretario della chiesa regionale Raul Gómez. Nel 2001 la
chiesa del Sud America ha battezzato quasi 200.000 persone.
In Perù, gli awentisti sono già 500.000. In Brasile la chiesa
conta più di un milione di membri, registrando il più alto
tasso di crescita nella parte settentrionale del paese. (adn)
'P Dopo lo scoppio della fabbrica di armi
L'impegno di Adra-Nigeria a Lagos
LAGOS — Non se ne è quasi parlato sui mass media ma a fine gennaio a Lagos, in Nigeria, è esplosa una fabbrica di armi
causando oltre 600 morti, centinaia di feriti e migliaia di sfollati. Notizie più precise sono fornite dall’Agenzia awentista
per lo sviluppo e il soccorso (Adra), la cui sezione nigeriana riferisce che in risposta all’emergenza sono state assistite con
viveri e medicinali oltre 3.000 persone. Adra-Nigeria, fondata
nel 1987, sponsorizza numerosi progetti nel settore dell’irrigazione, dell’educazione e della formazione al lavoro, (nev/adn)
Impressionanti i dati di Amnesty International
La pena di morte negli Usa
WASHINGTON — Impressionano i dati forniti da Amnesty
International sull’applicazione della pena di morte negli Stati
Uniti. Dal 1977 sono state eseguite 750 condanne (600 dal
1990); per l’80% ha coinvolto neri responsabili della morte di
un bianco anche se in quegli anni il numero dei neri e dei
bianchi vittime di omicidi è lo stesso; l’80% delle condanne è
stato pronunciato negli stati del Sud (1 /3 nel Texas), (nev/lwi)
Prosegue la ricerca genealogica
Famiglie valdesi emigrate
in Francia nel corso dei secoli
PARIGI — A Parigi, coordinati da Marc Margarit, proseguono gli incontri dedicati alla ricerca genealogica sulle famiglie valdesi emigrate in Francia nel corso dei secoli. Sabato 9 (ore 15, rue de Turbigo 3) si svolge il VI convegno dedicato alle famiglie Malan (Torre Pellice) e Charret (Pragelato);
all’odg come consultare gli archivi, i registri comunali, le
fonti storiche e gli alberi genealogici. L’associazione «Ancêtres Italiens» sul sito www.geneaita.org/emi mette a disposizione oltre 8.000 schede bibliografiche dal 1500 in poi. (nev)
W Una ricerca condotta dall'Istituto Hartford
Le comunità religiose negli Usa
NEW YORK — Secondo un’inchiesta condotta negli Stati
Uniti dal prestigioso istituto di ricerca Hartford, più della
metà delle comunità religiose degli Stati Uniti sono formate
da meno di 100 fedeli; solo il 10% supera i 10.000 membri.
La ricerca ha preso in esame 14.000 comunità cristiane,
musulmane e mormoni. (nev/me)
6
PAG. 6 RIFORMA
Un libro a cura di Angelo D'Orsi ripercorre cent'anni di tendenze storiografiche
Torino, la storia come scelta civile
Dall'orientamento «sabaudista» olle generazioni più giovani di studiosi: una materia
che si è sempre affiancata all'impegno morale e democratico di professori e studenti
GIORGIO BOUCHARD
Torino sta attraversando
una fase di grandissimo
travaglio spirituale, sociale,
culturale e politico. Non più
capitale del Risorgimento,
non più «Pietrogrado d’Italia»
e (ormai) neanche più «Detroit italiana», la città si interroga inquieta sul suo futuro; e
lo fa, giustamente, ripensando il suo passato.
Ne è un esempio notevole
questo libro' che rintraccia le
linee su cui si è sviluppato lo
studio della storia a Torino
durante gli ultimi due secoli.
Una prima sorpresa che raggiunge il lettore è la constatazione che Torino entra nel Risorgimento italiano con una
buona attrezzatura intellettuale; l’Università, fondata
nel ’400 e consolidata da
Emanuele Filiberto, fin dal
’700 viene affiancata da una
prestigiosa Accademia delle
Scienze di sicuro influsso illuministico. Così ai tempi di
Napoleone Torino diventa la
seconda sede universitaria
dell’Impero, dopo Parigi.
Non c’è dunque da stupirsi
se, quando il Piemonte si
candida a potenza egemone
del Risorgimento italiano, un
aristocratico (Prospero Balbo) fonda la Regia Deputazione di Storia Patria (18S3), e
nella sua scia tutta una serie
di alti funzionari dedica il
proprio tempo libero alla storia della dinastia sabauda^ E
non è un caso che la storia
moderna nasca a Torino come storia militare ad opera di
un ufficiale del Regio Esercito
insignito della toga accademica, Ercole Ricotti": questo è
il momento in cui molti vedono nell’esercito piemontese
l’unico possibile strumento
per la rinascita nazionale.
Certo, questo «sabaudismo» contiene non poche
forzature, come quando vorrà
far cominciare la Storia d’Ita
lia con la battaglia di Torino
(1706) e non, come giustamente voleva il Sismondi, con
l’età comunale. Ma i suoi corifei sono anche persone ben
convinte del fatto che lo studio della storia (e la sua divulgazione) ha un grande ruolo
di pedagogia civile, una convinzione che accompagne-'
rà fino a oggi i maestri dell’Università torinese.
Intanto però la cultura a
Torino si è molto sviluppata e
diversificata. Spentasi la breve stagione del neoguelfismo
(nato anch’esso a Torino),
riemerge, prepotente, l’antica vena illuminista, a cui si
affianca il positivismo, che ha
in Torino la sua capitale italiana: il celebre docente di
Storia delle dottrine politiche, Gaetano Mosca, sarà
amico personale di Lombroso. Così, lo studio della storia
si ramifica in settori distinti
ma complementari: il Medioevo, l’Età moderna, il Risorgimento, ma anche la storia del pensiero politico e la
filosofia del diritto. In quest’
ultimo campo, dal magistero
di Gioele Solari usciranno
molti militanti di Giustizia e
Libertà e la stessa opera di
Norberto Bobbio.
Qualche fatica ci vorrà per
separare la storia medievale
da quella moderna, e quest’
ultima dalla storia risorgimentale. Negli Anni 20 Pietro Egidi (amico di Fernand
Braudel) potrà creare una
scuola di studio scientifico
del ’4-500 piemontese grazie
all’aiuto del celebre industriale antifascista Riccardo
Guaiino. L’orrida egemonia
culturale del Quadrumviro
De Vecchi segnerà un’effimera fioritura e poi la crisi definitiva del sabaudismo ormai
visto in chiave monarchicofascista. Ma nel complesso
l’Università torinese è fredda
verso il regime e ha la più alta
percentuale di docenti che
cor^mti
L’Italia delle religioni
28 marzo - 1° aprite 2002
Un viaggio nella settimana di Pasqua attraverso le diverse tradizioni religiose presenti in Italia. L’Italia è un paese sempre più variegato anche
sotto il profilo religioso eppure di questo pluralismo di fedi, di tradizioni,
di culture, vi è scarsa coscienza. Confronti organizza questo seminario
itinerante perché crediamo che soprattutto l’incontro diretto e personale
con esponenti delle diverse comunità di fede può aiutare a cogliere la
complessità e la ricchezza, del masaica delle fedi in Italia.
Programma
Giovedì 28 marzo
Visita della moschea di Roma
Incontro con i monaci Theravada del monastero Santacittarama
Cena e pernottamento in hotel a Modena
Venerdì 29 marzo
Visita del tempio Sikh
Sist presso il monastero induista «Gitananda», Carcare (Sv)
Incontro con i monaci
Cena e pernottamento presso il monastero
Sabato 30 marzo
Intera giornata a Torre Pellice: visita del museo e di luoghi legati
alla storia valdese
Incontro con un pastore valdese
Cena e pernottamento presso la Foresteria valdese
Domenica 31 marzo
Incontro con la comunità ortodossa di Venezia
Incontro con la comunità ebraica
Cena e pernottamento presso l’ostello per la gioventù «Venezia»
Lunedì I " aprile
Ore 8 - Partenza per Roma con soste intermedie
(Il programma non è definitivo e potrebbe subire delle variazioni)
La quota individuale di partecipazione è di 305 euro.
Per maggiori informazioni rivolgersi airUfficio programmi di
Confronti; tei. 06-4820503 fax 06-4827901; e-mail; programmi@confronti.net
nel ’31 rifiutano il giuramento
fascista. Non è certo un caso
che a Torino abbiano studiato e operato i grandi «maestri
non accademici» dell’Italia
rinnovata: Piero Gobetti e Antonio Gramsci; come non è
un caso che l’editrice Einaudi
nasca a Torino proprio negli
anni del trionfo fascista.
Torino diventa così la «capitale morale» della Resistenza, e dopo il XXV Aprile il
campo è sgorhbro per quella
vittoria neoilluministica che
tanti dispiaceri ha dato ad Augusto Del Noce. Il crociano
Walter Maturi^ è il primo risorgimentista che consacra la
morte del sabaudismo, ma è
anche l’uomo che (diversamente da Gramsci e Gobetti)
approva l’opera di Cavour.
Nella seconda metà del ’900 si
impongono a Torino alcune
grandi figure: Franco Venturi
(figlio d’una Senecioni valdese
e tra gli organizzatori della
Resistenza, ndr), con il suo insuperato panorama del «Settecento riformatore», ma anche acuto studioso del populismo russo; Luigi Firpo, creatore della Facoltà di Scienze
Politiche, grande studioso di
Campanella e degnissimo
continuatore della tradizione
di impegno civile degli intellettuali. Una cosa poco nota è
che in quegli anni Torino è
(1) Angelo D’Orsi (a cura di):
La città, la storia, il secolo. Cento
anni di storiografia a Torino.
Contributi di A. D’Orsi, P. Cancian, B. Bongiovanni. Bologna, Il
Mulino, 2001, pp. 335, euro 24,79.
(2) da cui il nome di sabaudismo dato alla loro tendenza interpretativa.
(3) Giorgio Spini ha recentemente messo in rilievo i limiti del
suo positivo apprezzamento della
Riforma (v. Italia liberale e protestanti, Claudiana, 2002, p. 48-49).
(4) di cui conservo reverente
memoria.
^ Associazione di giornalisti protestanti
Gianna Urizio è la nuova
presidente Wacc-Europa
È l’italiana Gianna Urizio,
regista della rubrica televisiva Protestantesimo, la nuova presidente europea della
Associazione mondiale per la
comunicazione cristiana
(World Association for Christian Communication, Wacc).
Eletta i primi giorni di marzo, a conclusione dell’Assemblea della Wacc-Europa
a Ginevra Gianna Urizio, già
vicepresidente europea e attualmente membro del Comitato mondiale, è la prima
persona italiana a ricoprire
questo incarico.
Nata nel 1968, la Wacc (associazione ecumenica, organizzata in otto regioni) lavora per «la dignità umana, la
giustizia, la pace», privilegiando a livello mondiale tre
settori di intervento: progetti
finalizzati a dare accesso ai
mezzi di comunicazione a
gruppi locali (con particolare
attenzione alle possibilità offerte alle donne); training di
formazione (offerta di borse
di studio, percorsi formativi
su temi della comunicazione); riflessione generale sul
tema della comunicazione
non solo cristiana, in dialogo
con altre organizzazioni ed
istituzioni. «Riconciliazione e
dialogo - spiega Gianna Urizio - sono le parole chiave
per il lavoro che intendiamo
privilegiare a livello europeo
nei prossimi anni». Un primo
obiettivo sarà il «potenziamento della rete: attraverso
seminari e incontri intendiamo approfondire i legami fra
comunicatori cristiani, ma
anche con chi in Europa lavora nei media.
In secondo luogo, ci sembra imprescindibile il dialogo con le istituzioni europee:
in particolare in fase di stesura della Costituzione europea, la Wacc potrà offrire un
importante contributo. Lavorare per la riconciliazione in
Europa significa certo pensare ai conflitti nei paesi dell’Est europeo, ma anche lavorare insieme per il dialogo
tra realtà e tradizioni religiose diverse. Lavorare per la riconciliazione significa anche
accettare la diversità: in una
società sempre più articolata
e multiculturale come quella
europea, la diversità (religiosa, culturale) va assunta come possibilità di arricchimento per tutti».
In quest’ottica si terrà in
Norvegia, dal 15 al 19 giugno,
un seminario per l’Europa
organizzato dalla Wacc insieme all’associazione cattolica
Signis sul tema «La televisione religiosa in una società
multiculturale», con una particolare attenzione al tema
del dialogo fra Islam e cristianesimo in Europa. (nev)
venerdì 15 MARZO 20(1
anche il centro europeo della
riforma degli studi medievali:
fondamentale per questo la figura di Giovanni Tabacco,
scomparso a metà febbraio:
con lui tramonta la vecchia visione di un Medioevo organicamente feudale, sostituita
dall’idea d’un Medioevo visto
«come processo aperto di
strutture instabili».
Molti di questi sono intellettuali laici, di cui si potrebbe
allungare la lista con Garosci,
Galante Garrone, Vaccarino,
poi Salvadori e Tranfaglia, Ricuperati e, tra i più giovani.
Bairati, Bravo, Firpo jr., Jocteau, Sergi, ecc. È peraltro interessante notare che molti di
loro (come anche il cattolico
Raoul Manselli) hanno accettato di collaborare con la Società di Studi valdesi, di cui è
stato per 10 anni presidente
Giorgio Rochat, docente della
stessa Università. Come fa
piacere vedere che tra gli autori più citati nell’apparato
scientifico delle note c’è il nostro Gian Paolo Romagnani.
In questa vecchia Torino
che sta lottando per il suo avvenire vivono ormai numerose comunità evangeliche, un
giornale, una casa editrice:
anch’esse lottano per Tawenire della città. In questa battaglia forse vai la pena di
ascoltare ciò che dicono coloro i quali sono stati per due
secoli i nostri interlocutori
privilegiati.
Torino. La biblioteca nazionaie e, nella foto piccola, il Rettorato
LIBRI
Narrativa
. lOND
I Ina eh
Sud Africa
fr mill*
Il sottotitolo è «scene di vita in provincia», e alla vita di prò. Lj piti
vincia e di campagna dell’autore rimanda l’ultimo romanzo
del sudafricano J. M. Coetzee, Infanzia (Einaudi, 2001, pp, jjjjjuiri
175, euro 11,36). Il protagonista è dunque un bambino, che jcalaic
cresce nella separazione dai ragazzi di colore e dai meticci, pft 47 c
nella violenza scolastica di compagni e insegnanti con la ver- « jgtiti
ga, nella cruda realtà di un rapporto brutale con gli animali da
fattoria (la tosatura impietosa, lo scannamento, le castrazioni) e che cerca di adeguarsi a questa realtà con la lettura e i momenti dì solitudine. Fa da sfondo una società patologica come era quella dell’apartheid, nonché la cultura ereditata dal
«calvinismo stampella del regime» che
portò l’Alleanza riformata mondiale a sospendere alcune sue chiese dal proprio seno proprio per l’appoggio dato al razzismo.
RADIO
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Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità
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TELEVISIONE
Protestantesimo
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Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federa-p®in
zinne delle chiese evangeliche in Italia, trasmessei
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore24|( - ^
circa e alle ore 10 del lunedì successivo. Domenica 17 marzo,
ore 24 circa, andrà in onda: «Immigrazione: storie di integra-P®“
zione, il centro di accoglienza metodista di Intra»; «Bruderhot®®“
il giardino della pace»; «Dietro le parole», riflessione biblicaa
cura del prof. Yann Redalié. La replica sarà trasmessa lunedi
18 marzo alle ore 24 e lunedì 25 marzo alle 10 circa.
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Convegno di studi ad Assisi
La convivenza e il ruolo
delle diverse religioni
Ittì;
40 partecipanti di diverse
tradizioni religiose presenti
in Italia hanno dato vita il 28
febbraio al Seminario promosso dalla «Fondazione italianieuropei», dal Sacro convento di Assisi e dalla Giulio
Einaudi editore, intitolato
«La riconciliazione oggi. Fede, convivenza, solidarietà»
per un dialogo fra culture laiche e religiose. All’introduzione di Massimo D’Alema
sono seguiti gli interventi di
Amos Luzzatto, presidente
dell’Unione delle comunità
ebraiche in Italia, del cardinale Francis Arinze, presidente del Pontificio Consiglio
per il dialogo interreligioso, e
di Eugenio Scalfari. Tra gli
evangelici presenti all’incontro, Laura Ronchi De Michelis, dell’Università La Sapienza di Roma e Paolo Naso, direttore della rivista Confronti.
«Mi definisco una credente
confessante e laica - ha affermato Laura Ronchi De Michelis -. Da credente sono
fermamente convinta che solo muovendo da un approccio laico ai problemi si possono definire buoni principi
ed è possibile individuare
una via utile per il bene di
tutti. Come italiana considero pertanto la laicità come
valore positivo che ci spinge
a superare la pregiudiziale
anticlericale che vorrebbe
1 moi a
fare' p,
equiparare il laico al non off
dente. Essere laico è un’i
cosa; significa accettare W ^
tro per sé, senza pregiuA jpi
riconoscendogli uguali diri#
e doveri; non imporgli la ®»
verità ma rispettare lesW
convinzioni.».
«Negli anni della “rivi
di Dio” - ha detto Paolo Nasijj
- i settori più lucidi del
do laico sentono che il
do delle fedi non è né resi'
duale né marginale rispeW
ai grandi processi culturali*
politici del nostro r^rrrP® .',
più: anche in una prospetti" m,
rigorosamente laica risuj"
sempre più difficile
quei processi senza.
conti con il "fattore R”i Qf*’
l’elemento religioso ches®
gna con forza cresceiite p® .
poli e comunità naziona^^ le,
talvolta nel bene, quaf
pensiamo a fenomeni coni
volontariato o al ruolo di
cune comunità di fede n®
soluzione di gravi conflitti i
terni o internazionali; P
spesso, almeno oggi, n®'
le dei radicalismi e dei fon
mentalismi religiosi». ,.
«In questo quadro - h® d
to ancora il direttore di L
fronti - laicità non può ess ,
semplicemente il richinm®^^
principio di separazion®
la sfera pubblica degli in
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della religione».
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7
115 MARZO 2002
PAC. 7 RIFORMA
È troppo scarsa l'informazione sul reale impiego dei fondi
Itto per mille, come scegliere?
ìffQ gli attuali sette destinatari della quota dell'Irpef, solo I valdeslmtodisti danno un'informazione accessibile,,precisa e aggiornata
MODELLO 730-1 redditi 2001
scheda per la scelta della destinazione
deil'8 per mille dell'IRPEF
AGENZIA DELLE ENTRATE
Da con9S9n«r« unitamente alla dichiaraaione Mod.
730/3002 al soatittito d imposta o al C-A.F.> Se l aest*
stanza fiscale é prestata del soattua? d’ìn^>osta utilizzare l'apposita busta chiusa contrmaegnata sui lembi
di chiusura.
CONTRIBUENTE
CODICE FISCALE
_________ {otsbBgatotio)
5 DATI
f ANAGRAFICI
COMUNE (O ^ 01 NASCITA
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__articolo è comparso
~rubrica «La pulce neli^xhio» (www.aduc.it/
'^g/index.html) del sito
'll^Aduc-Associazione per i
degli utenti e consuma(www.aduc.it; e-mail:
•jt&aduc.it)
aWNAPA0I.A LAIDI
ONO una comune cittadina che vuole esercitare
Rionalmente la scelta obrin igat® destinazione
i]la«sua» quota dell’otto
R mille (Opm) deirirpef,
“ prò- nza più l’idea pregiudiziale
nanzo ,g ho avuto finora, che cioè
d> PP. iribuirla allo stato fosse la
0, che ,sa laicamente più valida,
^dcci, jjt. 47 della legge 222/1985,
la ver- ,e istituisce l’Opm e che è
lalida iitto del Concordato fra la
¡pubblica italiana e la Santa
ide (Chiesa cattolica), non
Iscia infatti una vera e proia libertà di scelta, ma crea
uttosto l’obbligo della scelfraun certo numero di depnatari.
( All’inizio erano due soli, lo
tato e la Chiesa cattolica;
oi, il beneficio è stato este____ j ad altre confessioni celimi tose. Attualmente, quindi, i
d, ontribuenti possono-devon 0 scegliere fra sette destiatari, che metto in ordine
I i apparizione sulla scena
* Bll’Opm; Stato e Chiesa catilica (1985), Avventisti e As' ìmblee di Dio in Italia-Adi
990), Chiesa valdese-Unioe delle chiese valdesi e meodiste (1993), Chiesa evangeifa luterana in Italia (1995) e
alone delle comunità ebrai;dera-|l®®Ù3lia-Ucei (1996).
messe [¿gyote |,gn espresse
ore2l|. / . . T
narzoi”®!in cui i contriiteera- effettuino alcuna
'alta (cosa che nella realtà
olicaa percentuale
¡unedl i3si sempre superiore al
1%) le quote corrispondenti
ìflgono divise fra gli altri beciari in base alla percenlale delle quote espresse,
in l’eccezione, per ora, di
Udesi-metodisti e Adi, che
scuotono solo la quota eitessamente loro assegnata
tetinano allo Stato le quo'Hon espresse che toccheìbbero loro. Un esempio per
nel 1999, si espresse soncit t ^5,49% dei contribuenti,
nn’alffl ™^*loro il 14,43% scelse lo
!’a|. Ebbene, allo Stato fu
iudià ^i[ii’Uito anche il 14,43%
6 diritl ™ espresse. Ma
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Come fare una scelta
informata?
Da questa constatazione,
per chi non ha motivi di privilegiare, per credenza religiosa, ideali o ideologie, un
beneficiario o l’altro, deriva
la necessità di una scelta
oculata e razionale. La quale,
ovviamente, è possibile solo
operando un confronto fra gli
scopi dichiarati nell’utilizzazione deirOpm, e su come
realmente sono stati impiegati i fondi finora ricevuti. Ma
come fare questo cpnfronto?
Dove andare a cercare tutti i
dati e le informazioni necessarie per effettuarlo?
Credo di non essere smentita se affermo che per ora
non esiste un luogo in cui sia
possibile a un comune contribuente effettuare questa
operazione con facilità e senza troppo dispendio di tempo e di energie. Non su Internet e non, come si usa dire
oggi, «su supporto cartaceo».
A me pare che sia una grave mancanza di rispetto verso i contribuenti il fatto che
lo Stato non metta a disposizione, in un sito apposito ben
pubblicizzato e di facile accesso, questo materiale, e
cioè tutta la normativa da cui
scaturisce l’Opm (Concordato, Intese e altre leggi specifiche), tutti i dati sulle assegnazioni (in numeri assoluti
e percentuali) e tutti i rendiconti annuali che ogni beneficiario è tenuto a fare sull’utilizzazione delle somme
ricevute. Ma non solo manca
, un sito del genere, che sarebbe proprio il massimo del rispetto e della comodità: la ricerca sistematica che ho effettuato mi dice che questi
dati non è facile raccoglierli
neppure mettendosi in paziente navigazione, molti di
essi sono semplicemente
ignorati e quindi negati^., o
molto ben nascosti.
Di questa ricerca do qui i
risultati sia per condividerli
con chi è ugualmente inte
ressato alla questione, sia per
avere un riscontro sulle mie
capacità (se qualcuno ha scoperto ciò che a me non è riuscito di trovare, sarò ben lieta
di prenderne atto); sia infine
per richiedere in modo pressante a chi è competente in
materia di assicurare una
precisa informazione, di facile fruizione per i contribuenti, su tutto ciò che riguarda
l’Opm, e in particolare sulla
utilizzazione dei fondi. La richiesta si rivolge, ovviamente, ai singoli destinatari dell’Opm (Stato compreso), ma
in particolare allo Stato, perché la massima carenza di
informazione sembra essere
di sua diretta responsabilità.
Dove trovare le
informazioni dello Stato?
Legislazione: la legislazione
in materia si può raccogliere
abbastanza facilmente, sia
pure spigolando qua e là.
Una discreta fonte di informazioni e documenti è l’Osservatorio delle libertà ed
istituzioni religiose che si trova su http://www.giurisprudenza.unimi.it/ in cui c’è anche qualcosa che riguarda la
gestione dell’Opm.
Erogazione Opm e rendiconti: trovare informazioni su
questi dati, invece, è molto
più laborioso e talora impossibile. Per quanto riguarda lo
Stato, ho visitato i siti del ministero dell’Interno, dell’Economia e Finanze e della presidenza del Consiglio dei ministri. I risultati sono questi:
- Ministero dell’Interno
(http;//vvww.interno.it): non
si trova assolutamente niente, benché sia il destinatario
dei rendiconti annuali obbligatòri delle varie confessioni.
A quanto ho potuto constatare, manca un motore di ricerca interno;
- Ministero dell’Economia
e della Finanza (www.tesoro.
it); non si trova niente nel
settore «Il sito dall’A alla Z»;
chiedendo alla «ricerca rapi
SCELTA DEL DICHIARANTE PER LA DESTINAZIONE DELL'OTTO PER MILLE OELl'IRPEF (m casa <fi sc«it.-i FiflMAHE in UNOdeglt «fari sonnsianii)
1 SiMS \ UnicmCNtB» cvvMiBsto del 7 AawmWw di 0K> inturite
Vaid9w«i»«am<WtecNrtoii nv»todia*i * E<Mn|Ei^ UAH«iu initaBa UfAmCerauFsRàEbraètii» tesane
Con Is firma apposta in uno dei riquadri «i esprìme anofte il etmsenso al trattamento del dati in favore del soggetti abilitati,
In conformità a quanto già reso noto nell’lnforwttva per il trattamento del dati personali
da» notizie sull’otto per mille,
essa fornisce un paio di
schermate di corposi documenti quali disciplinari di gare d’appalto o rapporti del dipartimento per le politiche di
sviluppo, che non sembrano
avere niente a che vedere con
l’Opm; entrando nel Dipartimento per le politiche fiscali
(ex ministero delle Finanze),
il motore di ricerca interno
segnala una pioggia di modulistica per la denuncia dei
redditi, con la spiegazione di
come effettuare la scelta per
la destinazione dell’Opm.
Non c’è verso, però, di accedere alle informazioni sul numero dei contribuenti, sull’ammontare degli introiti relativi, sulle percentuali delle
quote espresse, eccetera.
- Presidenza del Consiglio
dei ministri (www.palazzochigi.it): è l’organo a cui la legge
76/1998 attribuisce il compito
di effettuare la ripartizione
dell’Opm a diretta gestione
statale mediante un decreto
del presidente del Consiglio
dei ministri (Dpcm) che deve
essere emanato entro il 30
novembre di ogni anno. Sulla
«homepage» non esiste alcuna indicazione relativa all’
Opm, né si trova traccia dei
decreti secondo la legge citata (il primo risale al 1998)
nell’archivio dei provvedimenti presente in essa.
- Solo un colpo di fortuna
mi ha portato, a cliccare su
«mappa del sito» e da qui su
«Dipartimento per il coordinamento amministrativo» in
cui ho trovato un settore dedicato all’Opm, con la normativa che riguarda la gestione statale e un unico Dpcm,
quello relativo all’anno 2000.
Niente archivio per consultare quelli del 1998 e 1999 (per
non parlare della gestione
precedente).
Dove trovare
le informazioni delle
confessioni religiose?
Per quanto riguarda l’informazione da parte delle confessioni religiose, comincio
l’excursus dai
- Valdesi-metodisti (www.
chiesavaldese.org), perché
l’informazione che danno mi
è sembrata la più immediatamente accessibile, precisa e
aggiornata. Sulla «homepage» è ben segnalato il settore
«8 per mille informa», in cui
si accede al rendiconto dell’assegnazione dei fondi di
tutti gli anni (nella fattispecie
dal 1997 al 2000). Tutto il materiale è scaricabile con facilità. Da notare che il rendiconto del 2001, per quanto
non ancora immesso su Internet, è stato pubblicato come
inserto al settimanale Riforma
del 30 novembre 2001.
- La Chiesa awentista del
7° giorno presenta una maggiore difficoltà di accesso.
All’indirizzo www.avventisti.org non si trova niente.
Chissà perché bisogna andare all’indirizzo http;//ottopermille.awentisti.org/ per
accedere ai rendiconti dal
1998 al 2000, che sono precisi. Tuttavia, per leggere i bilanci del 1999 e del 2000 c’è
bisogno di «Acrobat Reader».
- Sul sito della Chiesa cattolica (www.chiesacattolica
.it), attraverso il settore «Dona la tua offerta», si accede al
«rendiconto 2001», che riporta le cifre riscosse e impiegate nei vari settori fin dal 1990.
Specialmente per quanto riguarda le «opere di carità»
(circa il 20% dell’introito
Opm, il che significa, per il
2000, 288 miliardi su 1.244 ricevuti), le indicazioni sono
generiche, perché si forniscono gli stanziamenti globali e
si citano solo alcuni esempi
dei numerosi progetti sostenuti senza però dire, ad esempio, quali associazioni
hanno portato avanti i vari
progetti. È però vero che si
parla di «migliaia di opere
realizzate con TOpm» (4.775 i
programmi finanziati nel
Terzo Mondo). È ipotizzabile
che, invece, nel rendiconto
fatto al ministero deU’Interno
vengano meglio specificati
tutti gli interventi.
- Le Assemblee di Dio in
Italia (Adi) (www.adi-it.org)
danno notizie molto generiche e senza alcuna cifra solo
per Tanno 2000. Bisogna cliccare su «Seas» (Servizi evangelici assistenza sociale).
- Sul sito della Chiesa evangelica luterana in Italia
(www.elki-celi.org) non ci sono informazioni sulTOpm.
- Sul sito dell’Unione delle
comunità ebraiche italiane
(www.ucei.it) si trova il testo
dell’Intesa con lo Stato, ma
nessun resoconto sulTOpm.
A conclusione di questo
viaggio nelTOpm, rinnovo a
chi legge la richiesta di integrare, se può, le informazioni
fornite e di sollecitare soprattutto lo Stato perché dia
un’informazione sull’argomento a tutto campo e immediatamente accessibile.
Fanno discutere i provvedimenti messi a punto dal governo a proposito della lotta alle tossicodipendenze
Droghe: strategia di sapore antico
FEDERICA TOURN
PARIFICAZIONE tra droghe leggere e droghe pesanti, diminuzione «al minimo necessario» dell’uso del
metadone nel trattamento
della dipendenza da eroina,
maggior investimento di risorse per le comunità terapeutiche e inversione di rotta
rispetto alle pratiche di «riduzione del danno»; è ora di
cambiare, di smetterla con le
mezze misure e puntare alla
disintossicazione totale. A
leggere la risoluzione sulle
politiche sulle tossicodipendenze recentemente votata in
Parlamento, verrebbe quasi
da dare torto all’opposizione
che sempre accusa il governo
di sfornare provvedimenti
che vanno solo a proprio vantaggio. Infatti ad analizzare
più a fondo intenti e probabili conseguenze del nuovo indirizzo sulle droghe, c’è da
chiedersi: a chi giova demolire il lavoro dei Sert sbilanciando le risorse a favore delle comunità di recupero 0 criminalizzare l’uso delle droghe leggere (senza d’altro
canto mai nominare la dipendenza dall’alcol) quando in
Europa si sperimenta con
successo (in alcuni casi da
anni) la somministrazione
controllata di eroina?
Vediamo un po’ più da vi
cino questi servizi pubblici,
come iTDrop-In delTAsl 3 di
Torino, una delle «avanguardie» sperimentali dei Sert,.
nato nel ’97 per avvicinare il
tossicodipendente che ancora non ha deciso di curarsi.
«Il Drop-In ha un’accessibilità facilitata perché prevede
l’anonimato e non richiede la
conclusione di un contratto
terapeutico, come succede
invece per gli utenti che si rivolgono direttamente ai Sert
- spiega Manuela Dorella, la
psicoioga del Drop-In - il nostro obiettivo è la protezione
della salute sia dei frequentatori del servizio, sia della popolazione. Attraverso la distribuzione di materiale sterile insegniamo al tossicodipendente come proteggere la
propria salute e contemporaneamente gli offriamo un
luogo diverso dalla piazza
dove incontrare altre persone
e fare attività come gite, visite
a mostre, partecipazione a laboratori culturali».
Al Sert l’utente decide d’accordo con gli operatori qual è
il trattamento terapeutico
migliore per lui. Dato che la
tossicodipendenza è una malattia complessa, anche il
trattamento sarà necessariamente complesso e tarato
sulla valutazione clinica della
singola situazione; sono sempre i Sert a decidere (pagan
done la retta) se inviare
l’utente in una comunità terapeutica. Ma allora se si
tratta di lavorare in sinergia
fra pubblico e privato, perché
Fini ha detto chiaramente
che bisogna permettere anche alle strutture sodo-riabilitàtive di certificare lo stato
di tossicodipendenza? A chi
giova questa scorciatoia?
«Non si tratta di privilegiare
un sistema di cura piuttosto
di un altro - conferma la dott.
Dorella - ma di utilizzarli tutti al meglio: ora invece emerge una pericolosa tendenza a
privilegiare la comunità, a
tutto svantaggio del servizio
pubblico e in particolare di
quelle strutture “su strada”
che da anni praticano con ottimi risultati la riduzione del
danno».
E qui si arriva al nocciolo
della questione. «Promuovere l’idea di una linea di intervento univoca che porti all’astensione totale dalle droghe, a scapito della considerazione che si ha diritto innanzitutto di scegliere e di
essere accettati per quello
che si è, metterà in crisi il nostro lavoro perché l’accoglienza della persona con tutti i suoi problemi è esattamente il tramite della relazione con il tossicodipendente,
il nostro punto di forza» spiega Manuela Dorella.
Quale ruolo per le
comunità terapeutiche?
Anche sul ruolo e sull’efficacia delle comunità terapeutiche (che naturalmente non
sono tutte uguali) ci sono
convinzioni diverse: «Nessuno ci ha ancora detto quali
sono i risultati effettivi delle^
comunità - spiega Maurizio
Martucci, psicologo, fino a
due anni fa operatore del Sert
di Torre Pellice - di quelli che
entrano sappiamo che la
metà sta bene, il 25% ricade e
l’altro 25% lo perdiamo di vista; per chi assume eroina la
comunità non ha senso: ha
avuto una grande intuizione
don Luigi Ciotti quando ha
chiuso le comunità terapeutiche per tenere aperti solo i
centri specialistici».
Nessuno degli operatori
nega naturalmente che le comunità siano uno strumento
fra gli altri per tentare di risolvere il problema: piuttosto,
l’evidenziarle come soluzione
privilegiata da parte del governo mette in luce una tendenza allarmante: «Siamo di
fronte a una società che preferisce isolare e nascondere il
problema piuttosto che affrontarlo o anche solo vederlo», spiega il dottor Martucci.
Ecco allora che la droga è un
vizio e non una malattia e il
tossicodipendente un delin
quente da cui stare alla larga
e non una persona di cui farsi
carico. Se la questione diventa essenzialmente di ordine
pubblico la conseguenza immaginabile sarà un peggioramento della qualità della vita
del tossicodipendente, una
maggiore delinquenza e un
ulteriore riempirsi delle prigioni (anche queste spostate
alla periferia delle città, perché il cittadino “perbene”
non le veda).
E qui sta l’ultimo tassello;
«È vantaggio di tutti prendersi
cura del malato: curare costa
meno che reprimere - spiega
la dott Dorella - il carcere costa, la delinquenza anche; il
malessere del tossicodipendente che non ha più la possibilità di sperimentare stili di
vita diversi finisce ben presto
per riversarsi sulla società». A
tutto svantaggio, quindi, anche del tanto predicato ordine
pubblico. E allora torna nuovamente la domanda iniziale:
a chi giova tutto questo?
Nev
notizie evangeliche
agenzia stampa della Fcei
e-mail: nev@fcei.it
8
PAC. 8 RIFORMA
Vita
Chiese
VENERDÌ 15 MAR^o
Un'iniziativa per la pace a Olnnedo (Sassari)
L'esempio di tre «Nobel»
Anche i battisti hanno ricordato il Mahatma Gandhi, il pastore
Martin Luther King e il capo spirituale buddista Daisaku Ikeda
HERBERT ANDERS
SABATO 16 febbraio 01medo, un piccolo paese
nei pressi di Sassari, ha voluto affondare le sue radici nella pace dedicando una collina nella vicina campagna alla memoria del Mahatma
Gandhi, Martin Luther King e
Daisaku Ikeda. In onore dei
tre insigniti del Premio Nobel
per la pace, di cui è vivente
soltanto Daisaku Ikeda, attuale capo spirituale del movimento buddista Soka Gakkai, è stato allestito il sito in
campagna dove una piccola
fontanella in futuro nutrirà la
crescita di tre olmi, l’albero
simbolo di Olmedo, come
evidenziato dallo stesso nome del villaggio. L’incisione
su una grande lastra di granito ricorderà che qui non cresce soltanto del legname, ma
si elevano anche i pensieri di
pace dei tre maestri.
Pensieri, che hanno cominciato a trovare accoglienza nel
paese quando nell’autunno
del 2000 la comunità Soka
Gakkai dell’isola, in collaborazione con la chiesa battista di
Cagliari, ha organizzato delle conferenze sui tre maestri
di pace in varie scuole dell’isola, tra cui anche un appuntamento con le classi della scuola media di Olmedo.
Alla presenza del sindaco,
dell’assessore all’istruzione
pubblica, degli insegnanti e
dei ragazzi, di chi scrive queste note e il coordinatore regionale buddista hanno in
grande sintonia introdotto il
pensiero di Gandhi, King e
Ikeda. L’incontro ha suscitato
Il sindaco di Oimedo (a sin.) e un membro delia direzione deil’istituto Soka Gakkai scoprono ia iastra su cui si iegge «Gli olmi delia
pace - in onore di M. K. Gandhi, M. L. King, D. Ikeda - Istituto buddista Soka Gakkai»
dibattito nel paese; sarà per
l’insolito insieme delle due fedi, sarà per la dettagliata cura
dell’iniziativa, sarà per ciò che
i ragazzi hanno raccontato a
casa, il fermento delle idee
della nonviolenza avevano
cominciato il loro lavoro. Alcuni mesi più tardi, infatti,
sotto l’impulso degli olmediani buddisti, il Comune ha deciso di dare un seguito all’evento: volendo simbolicamente dare visibilità all’affondamento delle radici della pace sono stati piantati tre alberelli su un sito all’interno dei
confini del proprio territorio.
Circa 200 erano i presenti
all’inaugurazione, principalmente buddisti (una comunità che conta più di 1.000
persone fh tutta l’isola con un
indice di crescita impressionante, se si considera che nel
1980 erano circa 20 persone)
venuti da vicino e lontano per
celebrare l’avvenimento. Tre
letture dagli scritti dei maestri
hanno costituito l’humus per
le tenere radici degli alberelli.
Poi, la comunità Soka Gakkai
ha portato i ringraziamenti
del loro capo spirituale Daisaku Ikeda al Comune di Olmedo e alla Chiesa battista
dell’isola, per il sostegno nella propulsione per la pace e la
nonviolenza inerente al pensiero buddista. Spostandosi
in una sala comunale è stata
replicata la conferenza sui
maestri di pace a composizione interreligiosa, questa volta
per un pubblico adulto. L’iniziativa è terminata con un generoso rinfresco offerto dai
fedeli buddisti che continueranno a vegliare, affinché i
pensieri di pace possano affondare bene le loro radici
nella campagna sarda.
Una gioiosa giornata di festa alla Chiesa battista di Firenze
Ambasciatori della riconciliazione
RENZO OTTAVIANO
E stato un fine settimana
intenso e pieno di emozioni quello che ha vissuto la
comunità evangelica battista
di Firenze nei giorni 16 e 17
febbraio. Le sorelle del Perù,
aiutate dal gruppo di evangelizzazione della chiesa, hanno organizzato un incontro
di evangelizzazione festosa,
dove ci hanno messo a contatto con la loro storia, la loro
cultura e la loro fervida, sincera e profonda fede nel Signore Gesù Cristo. È stato un
susseguirsi di emozioni: dalla lettura di alcune poesie di
cristiani peruviani, alle testimonianze di alcuni fratelli di
varie nazionalità, alla predicazione del pastore Jaime
Castellanos della chiesa battista di Pistoia.
Il suo messaggio, incentrato su II Corinzi 5, 17-19, ci ha
messo di fronte alla responsabilità come credenti e come chiesa nell’adoperarci per
essere degli attivi e attenti
ambasciatori del meraviglioso annuncio della riconciliazione. Dio agisce in noi e attraverso di noi perché tutti
coloro che oggi bussano alla
porta delle nostre chiese scoprano la riconciliazione con
Dio che ci invita a riconciliarci con il mondo. A partire da
questo messaggio e con il
pensiero rivolto a quei fratelli
stranieri, credenti e non, che
stanno soffrendo per la difficile situazione in cui si trovano nel nostro paese, ci siamo
posti all’ascolto del coro della
chiesa battista di Genova.
Un gruppo stupendo, eterogeneo e unito formato da
fratelli provenienti da 6 paesi
diversi appartenenti alla
chiesa di Genova e di Chiavari. Tito Figueroa, responsabile del gruppo, ci ha guidato
■i Ribadita l'importanza del dialogo
Il cardinale Kasper
in visita a Torre Pellice
Approfittando del fatto che
era stato invitato a Torino per
una conferenza, martedì 5
marzo il cardinale Walter Kasper, da poco più di due anni
presidente della Commissione vaticana per l’ecumenismo e il dialogo, ha colto T
occasione per conoscere un
po’ le valli valdesi e, accompagnato dal vescovo di Pinerolo Piergiorgio De Bernardi,
si è recato a Torre Pellice. La
giornata piovosa non ha permesso escursioni sui luoghi
storici; il tempo a disposizione è stato perciò riempito
con uno scambio di idee con
una delegazione valdese,
composta dai pastori Deodato, Bellion, Pasquet e Ribet.
Dopo una breve descrizione
della situazione della nostra
chiesa alle Valli e dei rapporti
con la locale chiesa cattolica,
fatta dal presidente della Ced,
in cui sono state evidenziate
speranze e problemi dopo la
firma del documento sui matrimoni interconfessionali,
l’attenzione si è spostata sulla
situazione del dialogo ecumenico a livello internazionale.
In questo campo, ha riconosciuto il card. Kasper, si sta attraversando una fase critica,
dovuta anche al nuovo ruolo
che sta assumendo la Chiesa
ortodossa, in particolare quella russa. Qui infatti, dopo la
caduta del regime sovietico,
sembra imporsi una sorta di
nuovo nazionalismo che certo
non facilita i rapporti con le
altre chiese.
Infine, il card. Kasper ha
^visitato la sede del Centro
culturale valdese, con l’archivio, la biblioteca e il museo storico. Al termine della
visita simpatica e cordiale, il
cardinale ha espresso il suo
gradimento per questo incontro diretto con una realtà
che fino a oggi conosceva
soltanto dai libri, (p.r.)
Il card. Kasper nella «sala rossa» della Tavola valdese
Chiesa battista di Genova
Tradizioni unite
per essere profetici
ERMINIO PODESTÀ
La Chiesa battista di Genova ha tenuto la propria ordinaria Assemblea annuale.
Mi sembra interessante citare
un fatto sottolineato anche
nellà relazione morale dal pastore Mark Ord, cioè l’unificazione del gruppo italo-latinoamericano con la comunità
esistente da più di cent’anni.
Il pastore si è espresso favorevolmente nei confronti di
questa operazione, ma ha
detto che occorre molta pazienza per amalgamare culture e abitudini diverse e che il
gmppo italo-latinoamericano
rappresenta un popolo profetico per l’Italia, perché offre
energie e spiritualità nuove.
In un periodo di «giro di vite»
contro gli stranieri, quando
questo popolo si unisce a una
comunità italiana acquista di
credibilità. E la comunità italiana deve dimostrare come si
vive in armonia, raccogliendo
la spinta a essere a sua volta
profetica.
Bisogna però che ciascuno
abbia il proprio spazio, senza
escludere nessuno. Se ognuno saprà adottare un simile
atteggiamento ci sarà posto
per tutti e il cammino verso
un mondo nuovo sarà assicurato. Intanto sono stati accolti
sette nuovi membri e ci si augura che possa essere annunciata a tutti la volontà del Signore che è quella di volere
che chiunque crede sia salvo.
Unione di pastori emeriti
Caro pastore,
come è stato comunicato sul nostro settimanale Riforma
(14-12-01), stiamo raccogliendo le adesioni di nostri pastori
in emeritazione per la formazione di una «Unione di pastori emeriti», che hanno cioè raggiunto l’età pensionabile.
Lo scopo fondamentale di tale unione, rispetto alla quale
c’è il parere favorevole della Tavola valdese, è semplicemente quello di stabilire fra i pastori in emeritazione un
rapporto di fraternità cristiana mediante lo scambio di
informazioni inerenti lo stato di salute di ognuno e, in particolare, la situazione morale e spirituale di ognuno.
In seguito, avuta la conoscenza del suo tenore di vita, si
potranno intraprendere iniziative favorevoli a rendere
sempre più sereno il trascorrere della vita quotidiana del
pastore emerito, pur sapendo (ne siamo sicuri) che il Signore offre il suo aiuto a ogni suo «fedele servitore».
Siamo sempre disponibili a fornire chiarimenti sulla nostra iniziativa e restiamo in attesa di un tuo cortese cenno
in proposito, di cui ti ringraziamo fin d’ora.
Per l’Unione pastori emeriti
Giuseppe Anziani
recapito: via G. Canna 18,28921 Verbania; tei. 0323-403912
nella lode con momenti di
evangelizzazione e testimonianza che hanno colpito i
molti presenti. La serata si è
conclusa con una cena preparata dalle sorelle peruviane. Ha fatto seguito un ballo
tradizionale del Perù e la festa è proseguita tutta la giornata di domenica, in cui il
gruppo musicale ha continuato a guidare la lode. Il
fratello Donald Malcom, anziano della chiesa, ha portato
la nostra attenzione sull’amore di Dio che ha amato e
ama tutti (Giovanni 3, 16) richiamandoci a non metterci
nella posizione di giudici ma
ad amare ed accoglietf
nel bisogno (Romani
11). La commozione si
sformata in gioia esub(
quando con un’agapej
na (ma quanta gente jj
di!) si è concluso quest,
settimana così intensoi
no di gioia. Le nostre o
nità devono essere ap(
sensibili alla realtà che
conda percorrendo
cammino che ci devep
re verso coloro chelj
difficoltà e soffrono, 8j
grati a Dio per questi i
e sorelle che nel nostro
se ci aiutano con le loj
pacità e diversità.
VE
II
Un culto nella chiesa battista di Firenze
Dopo l'Assemblea-Sinodo del 20f
Percorsi per discutere
dell'omosessualità
Molti ricorderanno che la
Assemblea-Sinodo del 2000
aveva auspicato un rilancio
del dibattito nelle chiese a
proposito dell’omosessualità
e a tale scopo aveva dato
mandato agli esecutivi di nominare un gruppo di lavoro
che elaborasse un documento di studio da sottoporre alle
chiese locali. Il gruppo di lavoro, costituito dagli esecutivi nel marzo 2001, ha ritenuto di svolgere il compito affidatogli non redigendo per il
momento alcun documento,
bensì elaborando dei percorsi di formazione, ricerca è dibattito da proporre alle chiese, agli organismi territoriali,
alle agenzie di formazione e a
chiunque possà essere interessato. Abbiamo identificato
quattro temi su cui ci sembra
importante lavorare; Chi sono gli/le omosessuali; La Bibbia e l’omosessualità: come
accogliere e valorizzare la diversità; Le relazioni d’amore,
sessuali, matrimoniali.
Su ciascuno di questi temi
proponiamo delle piste di lavoro e siamo disponibili ad
animare gruppi nelle chiese
locali, in assemblee, convegni
o altre sedi. La forma e il taglio dell’intervento saranno
adattati alla richiesta, al tipo
di gruppo e alla disponibilità
delle persone interessate. Si
potrà andare, a esempio, dalla
conferenza o animazione di
una serata soltanto, alla serie
di incontri, fino alla sessione
intensiva di una o due giornate. Potremo svolgere attività
di tipo informativo, oppure
animare un dibattito, o anco
Abbiamo elaborato:
schede di "presentazioB
quattro temi e dei pel
che ipotizziamo percii
no di essi, che inview
chiunque le richiederà,! ;
mo disponibili a conili
con ogni chiesa, gruppi
ganismo interessato ili
intervento più adatto^
genze e alla dlsponibilitì
le persone interessate,
suggerimento che ciP
pervenire sarà, naturalj
te, benvenuto. Atten^
dunque che ci contatti
recapiti indicati sotto.
Il Gruppo
sull'omosex
Claudia Angeletti (W
natrice); telef. 0564-5I
claudiangeletti@estrai
Daniele Bouchard: teU
900271 cvlsg@tiscalW
Bruno Giaccone: tei."
294184 astimet@proVi|
asti.it; Monica Michelii'
mon; tei. 06-862018421
camichelin@tiscalji'
Giorgio Rainelli: tele!
77206543 grainelli®!»'’”
Silvia Rapisarda: teli
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venerdì 15 MARZO 2002
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——Vita Delle Chiese ì
^ Un docunnento della «Commissione globalizzazione e ambiente» della Fcei
La globalizzazione e Tltaiia
Il testo, preparato per uno consultazione delle chiese riformate dell'Europa occidentale, offre
un quadro sintetico della risposto al fenomeno da parte della società e delle chiese italiane
La globalizzazione e l’Italia
è un documento elaborato
dalla «Commissione globalizzazione e ambiente» della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Glam-Fcei),
in preparazione di una Consultazione delle chiese dell’Europa occidentale sul tema «Globalizzazione e finanza» (in Olanda a giugno), indetta daH'Alleanza riformata
mondiale (Arm), dalla Federazione luterana mondiale
fFlm), dal Consiglio ecumeI nico delle chiese (Cec) e dalla
i Conferenza delle chiese europee (Kek). 11 documento
analizza il modo in cui la società italiana ha percepito e
I reagito in questi anni al fenoI meno della globalizzazione
economica, esamina alcuni
effetti sulla società e offre in( fine un quadro sintetico della
['"'risposta della società e delle
il chiese italiane alla globalizzazione economica.
Solo una minoranza di persone ha rilevato inizialmente
gli aspetti negativi del fenomeno della globalizzazione,
I osserva il documento, divenr tati più visibili in questi anni
con l’inversione del ciclo
economico e la recessione
delle economie occidentali.
In particolare il documento si
sofferma sugli «effetti negativi della “finanziarizzazione
dell’economia'’. L’obiettivo
della massimizzazione del
profitto - si legge nel testo porta alla prevalenza degli
investimenti speculativi su
; quelli produttivi; gli intermediarì finanziari e gli investitori istituzionali puntano molto
più sull’investimento finanziario che non su quello reale
legato alla produzione di beni e servizi: l’obiettivo è quello di ottenere il massimo ren
PAG. 9 RIFORMA
Un momento della manifestazione pubblica degli evangelici in occasione del G8 (Genova, luglio 2001)
dimento nel breve termine».
Il documento prosegue con
una analisi del «Ruolo dei governi» degli ultimi anni. In
particolare nella seconda
metà del quinquennio di governo del centro-sinistra, «le
misure di tipo liberista hanno
avuto il sopravvento», con
provvedimenti che hanno
privilegiato la liberalizzazione del mercato del lavoro, la
privatizzazione di enti di stato, aziende pubbliche, e dato
avvio all’ingresso dei privati
nel sistema scolastico pubblico e nelle Università. Quanto
all’attuale governo di centrodestra, questo si presenta come «entusiasta fautore della
globalizzazione e propenso
ad approfondire ulteriormente le misure liberiste».
Agli svariati «Effetti sulla società» provocati dalla globalizzazione (sul versante sociale, politico, culturale), il documento fa seguire un’articolata
analisi della «Risposta della
società» e della «Risposta delle chiese». Il movimento anti
liberista, si legge, si è esteso e
radicato in Italia negli ultimi
anni, nonostante «il tentativo
di delegittimazione a mezzo
della violenza» subito al G8 a
Genova a luglio dell’anno
scorso. Insieme al «Movimento», i sindacati, osserva il documento, si sono fatti molto
più critici nei confronti della
globalizzazione nqoliberista e
affermano di «lottare per una
globalizzazione dei diritti di
tutti i lavoratori; sia a livello
internazionale tra paesi ricchi
e paesi poveri, sia a livello nazionale estendendo alle “nuove identità di lavoro” le garanzie conquistate dai lavoratori
tradizionali». .
Quanto alla risposta delle
chiese, il documento della
Commissione globalizzazione e ambiente richiama in
primo luogo il movimento Jubilee 2000 (in Italia «Sdebitarsi», campagna cui aderisce
anche la Fcei), che ha unito
cristiani di diverse confessioni nella lotta per la cancellazione del debito. Per ciò che
oratoi
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riguarda in particolare le
chiese protestanti in Italia, si
osserva come negli ultimi anni, con una interessante inversione di tendenza rispetto
al passato, sia decisamente
cresciuta l’attenzione sui temi dell’ingiustizia economica
e della distruzione dell’ambiente. Nel 2001 la Fcei, la Federazione giovanile evangelica e la Federazione delle
chiese liguri hanno aderito al
«Genoa Social Forum» e un
nucleo di evangelici ha partecipato alle giornate di Genova. Sulla scorta di quest’esperienza il Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste ha votato
un impegnativo documento
sulla globalizzazione. Il documento della Commissione
globalizzazione e ambiente
Fcei su La globalizzazione e
l’Italia, elaborato a conclusione di un incontro svoltosi a
Milano il 23 febbraio, è reperibile in versione integrale nel
sito web della Fcei all’indirizzo http://www.fedevangelica.it/glam/glam03.asp. (nev)
Chiesa di Carbonia-Sulcis Iglesiente
L'insediamento
del pastore Mario Ciancili
VinORIANO MELONI
Domenica 3 marzo è stato
insediato, nella chiesa di
Carbonia Sulcis-Iglesiente, il
pastore Mario Cianchi, con
un culto tenuto dal past. Anders. Il past. Cianchi prende
cosi ufficialmente servizio
iella chiesa di Carbonia lasciata dal past. Miglio. In una
sala colma, tra il canto degli
jnni e la lettura di brani dalla
lettera di Paolo ai Romani, il
past. Anders ha posto la fatidica domanda «accetti il
l'andato?» e con evidente
emozione il pastore Cianchi
ha dato la positiva risposta. È
seguita la preghiera dell’ anziano Samuele Meloni e la
conferma di accettazione
dell’anziana Silvana Meloni.
Hanno portato i loro saluti i
fratelli della Chiesa battista di
Cagliari, i fratelli della Chiesa
avventista, i cattolici della
parrocchia Maria Goretti di
Sant’Antioco e l’amministrazione comunale. Alla fine del
culto si è tenuto un rinfresco
offerto dai fratelli e sorelle
della comunità. Il past. Cianchi, nato a Firenze, sposato
con Franca Palazzo con cui
ha 4 figli, ha studiato a Firenze e a Busingen in Germania,
e ha avuto incarichi pastorali
a Vicenza, Termini Imerese
(Pa), Firenze, Scafati (Sa), Catania e Sarzana. Il Consiglio
di chiesa con tutta la comunità gli augurano un sereno
lavoro nel nome del Signore.
odo
UJin distribuzione il numero 178 (inliüiverno 2001) di «Gioventù evonge9ioventù evangelica questo numero pubblichiamo
due studi biblici in forma narrativa
(Thomas Soggin, Maria Girardet Soggin), due studi
^jla globalizzazione (Giorgio Guelmani, Franco
viampiccoli), una riflessione sull'impegno per la pace deQli evangelici (Eugenio Rivoir); un intervento sulla sinistra
dopo Genova e dopo l'I 1 settembre (Michele Rostan), e
1^1^° su battesimo dei credenti e identità battista (Italo BeL®**etti); più il consueto inserto «Judaica» a cura della lineria Claudiana di Milano.
ABBONAMENTI 2002
normale............................o 25.82
sostenitore........................° 51.65
estero.............................° 33.57
«3 copie al prezzo di 2»...........n 51.65
cumulativo GE/Confronti............° 54.00
^versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 Intestato a:
Qloventù evangelica - vìa Porro Lambertenghi, 28 - 20159 Milano
--- e-mail: glorguel@interfree.lt _______
XVII Febbraio a Casa Cares
Solo la pioggia riesce a
bloccare il tradizionale falò
BRUNO ROSTAGNO
La vecchia villa «I graffi»,
ora «Casa Cares», nella
bellissima vai d’Arno, conserva nei piani inferiori le
tracce dell’attività agricola,
con il frantoio ancora in funzione: salendo si scoprono i
locali resi molto accoglienti
dal lavoro di Paul e Antoinette Krieg e di tutto il gruppo
residente. Nella sala delle
conferenze, il pomeriggio di
domenica 17 febbraio, sono
seduti in buon numero vaidesi e altri evangelici venuti
da Firenze e da Siena, in risposta all’invito che ogni anno Casa Cares rivolge in questa occasione.
L’intenzione non è solo di
festeggiare il 17 febbraio, ma
di riflettere insieme sul senso
della libertà e sulla sua attuazione, allargando il discorso a
tutta la società di oggi. A tale
intenzione si collegava perfettamente il tema della conversazione dello scrittore Davide Pinardi: «Gli italiani sono tutti uguali, ma alcuni so
no più uguali degli altri? (Radici storiche, minoranze e diritti di cittadinanza)». Pinardi
ha già al suo attivo varie opere di narrativa, fra cui il romanzo Il valdese (Tranchida,
1999). Una società viva si riconosce dalla.sua capacità di
far posto alle minoranze, egli
dice, e illustra questa affermazione con uno schema e
con una serie di esempi molto efficaci. A volte ha l’aria di
riflettere ad alta voce, coinvolgendo chi ascolta e permettendogli di seguire il discorso senza distrazioni.
Infatti il dialogo dopo l’esposizione non stenta ad avviarsi e si sarebbe ancora sviluppato se il tempo l’avesse
consentito. Dopo il buffet,
generosamente imbandito,
avrebbe dovuto esserci l’accensione del falò ma la pioggia, davvero eccezionale in
questo periodo di prolungata
siccità, lo ha impedito. I presenti sono dunque rimasti
nelle sale accoglienti a cantare e conversare fino al momento del commiato.
TRASLOCHI Per la
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AGENDA
15 marzo
UDINE — Alle 18, nella sala della chiesa metodista (p. D’Annunzio 9), la pastora Giovanna Pons parla su «Il ministero
pastorale della donna, suà radice e suo riconoscimento».
GENOVA — Alle 17, nel salone della Biblioteca universitaria
(via Balbi 3), il Centro culturale valdese organizza un dibattito sul tema «Il mondo delle immagini e i modelli attuali ci
danno un’identità autentica?». Intervengono Adriano Bertolini, Piera Egidi, Gianna Urizio e Rina Lydia Caponetto, autrice del libro «Quando gli orizzonti cambiano» (Claudiana,
2001) che sarà presentato con letture.
16 marzo
FIRENZE — Alle 17, alla libreria Claudiana (borgo Ognissanti 14/r), Zeffiro Ciuffolotti e Fabio Bertini presentano il volume «La Bibbia, la coccarda e il tricolore. I valdesi fra due
emancipazioni 1799-1848» (ed. Claudiana). Modera Giorgio
Vola, sarà presente l’autore, Gian Paolo Romagnani.
MILANO — Alle 17, nella sala della libreria Claudiana (v.
Sforza 12/a), per la serie di incontri del Centro culturale protestante sulle religioni di fronte alla guerra. Ali Nùr al Musàfir al Jerrahi e il past. Fulvio Ferrario parlano sul tema «Pace
e guerra nella storia del cristianesimo e delTIslam».
PALERMO — Nei locali della chiesa metodista e valdese della Noce si tiene rincontro della zona tre del Qorso per predicatori locali sul tema «Credo nello Spirito Santo».
17 marzo
MESTRE — A partire dalle 9,30, a villa Elena (v. Castellana
16/a), il sae organizza il proprio Convegno dei gruppi del Triveneto sul tema «Il primato petrino: dialoghi ecumenici». Dopo la meditazione di Claudio Bianchi, intervengono il past.
Renzo Bertalot, mons. Roberto Tura e Federica Ambrosini.
18 marzo
MILANO — Alle 18, nella sede del Sae (p. S. Fedele 4), per il
ciclo di incontri sulla «Charta oecumenica», Rosangela Vegetti parla su «Chiese cristiane e nuove emarginazioni».
VENEZIA — Alle 16,30, a Palazzo Cavagnis (Castello 5170),
Michele Ranchetti, Giuseppe Scalici e Giuseppe Goisis presentano la nuova traduzione italiana dell’ultima opera di
Soren Kierkegaard «L’istante», a cura di A. Gallas (Marietti,
2001). Presiede Franco Macchi.
19 marzo
MILANO —Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (v.
Sforza 12/a), il past. Giovanni Anziani tiene per il Centro culturale protestante il terzo studio biblico sul «Dio della Bibbia
e la violenza», su «Pace (Isaia 9,1-6; Efesini 2,11-18)».
ROMA — Alle 18, al Centro evangelico di cultura, per il ciclo
di incontri su «Laicità e libertà religiosa in Italia e in Europa»,
il prof. Stefano Rodotà parla sul tema «2004: appuntamento
con la Costituzione europea. Una carta laica per un’Europa
multireligiosa». Presiede Gianni Long.
PADOVA — Alle 16, alla chiesa metodista (corso Milano 6),
la pastora Letizia Tomassone parla sul tema «"Al di là di Dio
padre”. Critica al Dio del patriarcato».
20 marzo
BERGAMO —Alle 18, al Centro culturale protestante (v. Tasso 55,1 p.), Gianni Genre parla sul tema «Un recente viaggio
in Argentina: considerazioni sulla situazione attuale».
21 marzo
VENEZIA — Alle 17,30, a Palazzo Cavagnis (Castello 5170),
Gianfranco Ferrarese e Gregorio Plescan presentano il libro
di Carlo Papini «Valdo di Lione e i poveri nello Spirito. Il primo secolo del movimento valdese (1170-1270)». Presiede Federica Ambrosini, conclude l’autore.
22 marzo
BRESCIA — Alle 20,30, al teatro Sancarlino (c. Matteotti
6/a), la Chiesa valdese, con il patrocinio della Provincia, organizza un concerto dal titolo «Da Händel a Hine. 200 anni di
musica cristiana» (soprani Cho Hye-Kyung e Satoko Shikama, baritono Park Sang-Ouk, pianoforte Lee Eun-Kyung).
CINISELLO BALSAMO —Alle 21, nella sala a pianterreno
del Centro culturale «J. Lombardini» (v. Monte Grappa
62/b), per il ciclo di studi sui personaggi storici, il past. Fulvio Ferrario parla sul tema «Karl Barth: teologia e resistenza».
SONDRIO — Alle 18, al Centro di via Malta, il prof. Paolo
Ricca parla sul tema «Compiti odierni delle chiese cristiane».
23 marzo
FIRENZE — Alle 17, al Centro .culturale protestante P. M.
Vermigli» (v. Manzoni 19/a-21), Patrizia Sciumbata e Walter
Balzano parlano sul tema «Le scoperte di Qumran e Nag
Hammadi». Modera l’incontro la past. Gianna Sciclone.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i pro^ammi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
mmm cronache dalle chiese ■■■■
PRAROSTINO — «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza» (II Corinzi 12, 9).
Questa frase di Paolo ben riassume la condizione esistenziale e i riferimenti di fede delle tre sorelle e del fratello che ci
hanno lasciato nel corso delle ultime settimane; Virginia Castagneri, torinese di nascita ma prarostinese di adozione,
Enrico Pons, per anni anziano del Concistoro, Virginia Costantino ved. Bourne, fra le più anziane ospiti della Casa delle diaconesse, e lima Gardiol ved. Usseglio, anch’essa ospite
della Casa di riposo. In questo periodo così denso di memoria la comunità ha avuto modo di riflettere sulTEvangelo della vita e di esprimere la propria solidarietà ai familiari. (l.p.)
10
PAG. 10 RIFORMA
»^■11
Commenti
venerdì 15 marzo 2002
QUALE EUROPA
JEAN-JACQUES PEYRONEl
Da uno spazio
di libero scambio
economico a una
forma di unione
politica da definire
Le «sparate» di Umberto Bossi
contro l’Europa hanno fatto
scalpore, anche perché dette
all’indomani del lancio della
Convenzione europea che dal
Consiglio europeo di Laeken ha
ricevuto il mandato di disegnare
la nuova architettura costituzionale della casa comune europea
che fra un paio d’anni avrà 25 inquilini al posto degli attuali 15.
Ma, a prescindere dalle espressioni usate, il problema sollevato
dal leader della Lega non è nuovo. Caso mai può sembrare paradossale che chi, fino a ieri, ha sostenuto la necessità di emancipare il Nord Italia dalla sudditanza al governo di Roma si faccia oggi paladino
della intoccabi- ******"™*
lità della sovranità nazionale.
Perché di questo
si tratta: come
conciliare il processo di integrazione europea,
ora in fase di allargamento ad
Est, con la salvaguardia di peculiarità economiche, sociali e culturali, nazionali e/o regionali?
Già nel 1950, Robert Schuman,
uno dei «padri fondatori» dell’Europa, ammoniva: «L’Europa
non si farà in un colpo solo, né
con una costruzione d’insieme:
si farà attraverso realizzazioni
concrete, creando prima di tutto
una solidarietà di fatto». Da allora, l’Europa ha fatto passi da gigante, tra i quali spicca l’ultimo,
il lancio dell’euro, che più di tutti ha una dimensione sovranazionale. Ma ora che l’Unione sta
quasi per raddoppiare, riemerge
con forza un problema squisitamente politico e cioè: quale Europa vogliono gli europei? Solo
un grande spazio di libero scambio economico, come vorrebbe la
Gran Bretagna? Una «federazione di stati nazioni», come vorrebbe la Francia? 0 una vera e
propria federazione, come vorrebbe la Germania?
La Convenzione dovrà rispondere alle 60 domande poste dal
Vertice di Laeken che, come ha
detto Giscard d’Estaing, si possono raggruppare in sei grandi
capitoli: «Gli interrogativi fondamentali sul ruolo dell’Europa;
la ripartizione delle competenze
nell’Unione europea; la semplificazione degli strumenti dell’Unione; il funzionamento delle
istituzioni e la loro legittimità
democratica; la voce unica dell’Europa negli affari internazionali; il procedere verso una Costituzione per i cittadini europei». Ma ha anche detto che l’at
tuale stasi dell’Europa è dovuta
«a una causa centrale: la difficoltà di coniugare un forte sentimento di appartenenza all’Unione europea e il mantenimento di
un’identità nazionale».
Questa è la questione di fondo
alla quale dovrà cercare di dare
una risposta la Convenzione,
della quale fanno parte, senza
diritto di voto però, i rappresentanti dei dieci nuovi paesi candidati. A proporre il volto costituzionale della nuova Europa sono
chiamati tutti ma a decidere
quale sarà effettivamente sarà il
Consiglio europeo degli attuali
15 paesi membri, cioè l’unico vero «governo» politico dell’attua_______ le Unione. Consiglio che, tra l’altro, nel 2003 o
2004, potrebbe
essere politicamente molto diverso da quello
che finora ha gestito il processo
di integrazione
europea, formato
per lunghi anni
" " da una maggioranza democratico-cristiana, poi
social-democratica. Ora invece
potrebbe diventare di stampo
decisamente neoliberista e utUitarista, con appoggi significativi
anche in molti paesi candidati
dell’Est. Se così fosse, si potrebbe assistere a un uso molto strumentale del «principio di sussidiarietà» che fa parte integrante
dell’attuale Trattato.
Che l’attuale Unione sia percepita un po’ dovunque, sia destra che a sinistra, come una
macchina tecnocratica, poco
trasparente e poco democratica
che dai suoi uffici di Bruxelles
detta le sue direttive, talvolta discutibili, è cosa nota. Ma è proprio per questo che l’attuale
Commissione europea, presieduta da Romano Prodi, ha fortemente voluto questa Convenzione che, con la «Carta dei diritti
fondamentali», dispone già di
un documento prezioso circa il
particolare modello sociale europeo che dovrà essere l’asse
portante della nuova Costituzione. E, come ha detto lo stesso
Prodi rispondendo alle preoccupazioni del papa, «nulla è precluso e nessuno è escluso dal
processo di integrazione e dal
processo di costruzione europea
e tanto meno si può pensare di
escludere il contributo delle religioñi e delle chiese». Ciò avverrà attraverso uno speciale
«forum» di consultazione al
quale potranno partecipare tutte le confessioni e organizzazio
ni diaconali presenti in Europa.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan, Federica Tourn.
COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami. Pasquale lacobino, Carmellna Maurizio, Luca Negro, Luisa Nini, Nicola Panlaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
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Italia
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L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con II
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 10 dell'8 marzo 2002 è stato spedito dairUfticio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 6 marzo 2002.
2001
Associato alta
Uniona stampa
periodica italiana
Un progetto di dubbio gusto in un sito archeologico
Statue cattoliche a Segesta?
Nell'area del tempio dorico si vorrebbero erigere le figure di Padre
Pio, Madre Teresa di Calcutta e Ciovanni Paolo II: idea discutibile
SALVATORE RAPISARDA
La Sicilia, si sa, come molte delle realtà del Meridione d’Italia, ha una situazione
occupazionale di molto al di
sotto della media nazionale.
Salvo qualche lodevole eccezione nel campo dell’elettronica, come quella che viene chiamata «L’Etna valley»,
alla periferia di Catania, mancano le industrie. Quelle grandi, come le raffinerie di PriloMarina di Melilll, di Gela o di
Augusta, dove nascono persino bambini malformati, creano più danno che bene all’
ambiente e con i loro passivi
sono una palla al piede per il
bilancio nazionale. Piccole industrie vanno sorgendo nella
provincia di Ragusa, là dove
anche l’agricoltura, con la viticoltura e le serre, è diventata
fonte di ricchezza e di occupazione. Ma che cosa avviene
nelle altre aree? A Palermo,
75% del dato nazionale, oggi è
al 65%. Le grandi industrie
non trovano conveniente investire al Sud; le industrie,
specialmente le piccole, stentano a partire a causa dei taglieggiamenti della mafia,
della piccola e grande criminalità. Se a questo si aggiunge
la cultura del posto sicuro,
nata dal clientelismo, il gigantismo delle burocrazie e l’ammortizzatore di tensioni sociali, che si chiama «lavori socialmente utili», si comprende come, restando sempre ai
dati di Palermo, il settore
pubblico impieghi il 31,37%
degli occupati, contro il 16,14
del dato nazionale. Si dirà che
non tutti se ne stanno a rigirarsi i pollici dietro qualche
scrivania. Infatti, il settore
che per antonomasia fa pensare all’aria aperta è Agricoltura e Foreste. Qui vengono
impiegati 3.748 dipendenti,
ma le foreste chi le ha viste ?
gitano affrettare i tempi (che
cosa ne penseranno in Vaticano?). Anche di pessimo gusto appare pensare di spendere 5 milioni di euro, in
massima parte del bilancio
regionale, per creare un «parco mistico» a scopio turistico,
perché di questo si tratta.
per esempio, non si contano
molte industrie, a parte il cantiere navale, dunque si espande a dismisura il settore dei
dipendenti pubblici.
L'esercito
dei dipendenti pubblici
La provincia di Palermo ha
oltre 92.000 addetti, superando in questo campo Roma e
Milano. A questi vanno aggiunti 8.000 dei 16.000 dipendenti regionali, che trovano
posto dietro qualche scrivania nel capoluogo siciliano.
Dunque oltre 100.000 dipendenti. Ma il reddito palermitano e siciliano non cresce.
Da quanto si apprende dal
rapporto dell’istituto «Tagliacarne» (cfr. La Sicilia del 22
febbraio), il Pii della provincia
di Palermo, nel 1971 era al
Statue giganti
In questo clima di assalto
alla diligenza del denaro regionale si colloca l’assunzione
dei cappellani (cattolici) negli
ospedali e l’ultima iniziativa,
in ordine di tempo, del sindaco di Calatafimi. Ne dà notizia
Carmelo Lopapa, su La Repubblica del 24 febbraio, nella
pagina di Palermo. Il solerte
amministratore dello storico
Comune, ci viene detto, ha
pensato di realizzare strutture, una specie di Mount Rushmore siciliano, alte 20 metri, raffiguranti Padre Pio, Teresa di Calcutta e Giovanni
Paolo II. Appare di pessimo
gusto pensare di piazzare statue di una persona vivente
accanto a quelle di altri deceduti, a meno che non si vo
Senza rispetto
per le opere antiche
Che dire poi del fatto che il
tutto sorgerebbe poco distante dall’area archeologica
di Segesta, con 0 suo superbo tempio dorico e il teatro
greco? Ma in fatto di rispetto
dei siti archeologici la religiosità popolare, manovrata
da amministratori interessati, e le gerarchie benedicenti
non conoscono limiti. A Siracusa il tempio di Minerva è
tranquiliamente considerato
la Cattedrale. Il fatto che
l’appropriazione di quel monumento risalga a molti secoli fa non fa proprio pensare al dovere di una restituzione. Ma che dire del santuario aUa Madonna delle lacrime, una struttura in cemento, a forma di wigwam
(capanna indiana), come dicono gli ospiti di lingua inglese, sorto non molto tempo fa nel bel mezzo di una
area archeologica, di cui copre non poca superficie?
Quando la religione si unisce al business si crea un circolo vizioso che compatta gli
estremi; cercare di romperlo
dal di fuori agli uni appare
sacrilego e agli altri gesto di
retroguardia, contrario agli
interessi di chi lavora. Un po’
di vigilanza, da parte del clero cattolico, non guasterebbe
e riceverebbe tutta ia solidarietà che possiamo offrire.
Il tempio di Segesta
POCHI giorni fa un alto ufficiale americano, portavoce del Pentagono, ha annunziato alla televisione l’arrivo in America della salma
dei soldati uccisi in Afghanistan e ha terminato con queste parole: «Dio consoli e protegga le famiglie dei nostri caduti in Vietnam». Un lapsus
facilmente comprensibile: la
guerra in Vietnam, tanto crudele quanto inutile, benché
terminata ormai da tanti anni, ha lasciato una traccia
profonda e ha marcato di un
lutto duraturo migliaia di famiglie americane. Durante
quel periodo trascorsi alcune
settimane negli Stati Uniti e
ricordo che un sabato sera il
pastore di una grande chiesa
battista dove avrei predicato
l’indomani mi disse: «Tenga
presente che metà delle no
guerre
PIERO bensì
stre famiglie ha un caduto o
un invalido nel Vietnam». Ed
era evidente nella tristezza di
molti presenti al culto.
Ora la guerra afghana provoca i suoi morti, da una parte e dall’altra: altri dolori, altre
sofferenze, altri vuoti. Molti
commentatori si chiedono: è
poi proprio indispensabile fare la guerra? Il terrorismo non
si estirpa con la guerra. Lo vediamo in Medio Oriente, dove
la spirale della violenza sembra ormai inarrestabile e produce ogni giorno morte e distruzione in Israele e fra i palestinesi. Sharon e Arafat ne
sono i principali responsabili
e non intendono ragioni.
E noi cristiani che cosa facciamo? A parte le mille mozioni che le nostre assemblee
esprimono e che nessuno legge, in concreto qual è il nostro contributo alla pace? Ri
riAittà
Religioni e guerre
In un articolo di Bruno
Gravagnuolo (28 febbraio)
vengono anticipati alcuni
giudizi che il filosofo Norberto Bobbio rilascia in
un’intervista che verrà a far
parte dell’«Annuario fiiosofico» di prossima pubblicazione da parte di Mondadori, sul tema Monoteismo. Il
professore torinese, da laico incallito, si dice convinto
che «la maggior parte dei
conflitti etnici che turbano
la pace nel mondo siano aggravati (...) da tradizionali
inimicizie di carattere religioso», ed esprime dubbi
anche sull’ecumenismo:
«Gli incontri tra confessioni
diverse non mi pare abbiano prodotto risultati tali da
caratterizzare i’inizio del
nuovo secolo». L’articolista
si chiede se non ci sia alla
base di queste posizioni un
pregiudizio laicista, ma definisce «incontrovertibili»
alcune affermazioni, come
quelle sulla guerra, poi ribadisce che il tema è pur sempre importante e «terreno di
scontro», «nonché terreno
di dialogo tra credenti e
non, sotto l’egida di valori
universalmente umani».
Forse allora, prosegue il testo che ormai non è più riferibile a Bobbio, o almeno
così sembra, «i punti da cui
far partire il dialogo sono
due. Primo: una riformulazione anti-dogmatica ed ermeneutica della religione in
termini di religiosità naturale e non di fede o dogmi
positivi. Secondo: un censimento storico di tutti gli elementi in comune tra le varie
religioni, all’insegna della
dignità della persona. Concetto cardine questo di una
idea di redenzione e speranza entro cui tutte le culture
nell’età della globalizzazione potrebbero idealmente
convergere. Ma occorre un
grande lavorio secolare e
laico, politico ed economico, per aiutare questa auspicabile religiosità». Commento del redattore di Riforma: non ci si capisce
granché. È giusto auspicare
che le religioni tendano al
rispetto delia dignità delle
persone anziché alimentare
le guerre, ma non vorremmo cadere nei rischi che si
affacciano fra le righe, dal
sincretismo alla formulazione di una religiosità naturale (filantropismo? neoilluminismo?). E soprattutto
non ci interessa parlare di
religiosità né di religione, ci
interessa vivere la fede.
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chiese per far cessare la guet'
ra del Vietnam in assai rilevante. Ma oggi? È mai posse
bile che dopo 2.000 anni le
nostra voce sia così debole da
non riuscire a farsi sentire dai
potenti della terra? È vero che
la Bibbia ci dice che vi saranno sempre guerre fra gli uomini. Ma Gesù ha anche detto: «Beati coloro che si adoperano per la pace perché saranno chiamati figli di Dio»Le chiese non possono esimersi da questo impegno richiesto dal loro Signore e fingere di non accorgersi di qu®*
che accade nel mondo.
Orologi
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(Rubrica «Un fatto, un co^'
mento» della trasmissione di
diouno «Culto evangelico» curdi“l
dalla Federazione delle chi^l
evangeliche in Italia andate *
onda domenica 10 marzo)
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Dove c'era r«École» di San Germano
Una via «al femminile»
«Via École des filles». Questo è il nuovo nome del tratto di
strada che a San Germano va da piazza XX Settembre al parco
della villa comunale. Una via al femminile, la cui intitolazione
ufficiale è avvenuta alla presenza anche di alcune classi di
bambini delle elementari e dell’Unione femminile di San Germano. Il nome, ha spiegato il sindaco Clara Bounous, deriva
dal fatto che «nel 1832 proprio in quel tratto di strada venne
costruita una école de filles, cioè una scuola per ragazze, che
aveva lo scopo di educare le ragazze dai 10 ai 16 anni. Ancora
oggi, a ricordare l’importanza di questa scuola, c’è una lapide
suU’edificio che fu fècole e che fu eretto grazie ai fondi messi
a disposizione dal colonnello Beckwith».
Gli impianti di Pinerolo e Torre Pellice
Sport del ghiaccio a rischio
Lo spostamento delle gare di curling a Pinerolo per le Olimpiadi di Torino 2006 preoccupa gli amministratori locali anche
dal punto di vista degli interventi preventivati dal Toroc sul palazzetto di Pinerolo e della tempistica necessaria per realizzarli.
Uno dei problemi è cbe se i lavori sull’impianto di Pinerolo dovessero iniziare mentre la costruzione del Palaghiaccio di Torre
Pellice non è ancora avvenuta le valli si troverebbero paralizzate nelle attività del ghiaccio. Anche per questo recentemente il
sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, ha scritto al presidente
del Toroc dando la propria disponibilità a «ogni soluzione atta a
garantire nel miglior modo lo svolgimento sia dei giochi che
dell’attività pre e post olimpica dello sport sul ghiaccio».
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Fondato nel 18481
^ La diffusione attuale di una lingua tradizionale per il popolo valdese nella sua storia
Nuovi impulsi per il francese alle Valli
Haiinuole «Semaine du français» ripropone all'attenzione le possibili strategie per mantenere diffusa
la competenza linguistica: sono utili lo scuola e i culti ma anche i rapporti fra le generazioni
PIERVALDO ROSTAN
PER qualcuno è ormai
solo un ricordo, per
3 altri invece è un aspetto
■; culturale assolutamente
da difendere. La lingua
francese è ancora difesa
[ nelle valli valdesi? Quanto? E fra quale classe sociale? La «Semaine du
français», che prende avvio in questi giorni, è lì a
dimostrarci (a meno di
una forma di follia collettiva) che questa lingua è
ancora utilizzata, certamente studiata.
Le iniziative prevedono
i un ampio spettro di maf nifestazioni, dai concerti
i alle mostre, alle trasmis; sioni radio ai film e, per^ chéno, alle cene. A dare
l.un nuovo impulso alla
questione linguistica anche l’approvazione da
e del Parlamento italiano, nel dicembre del
9, della legge 482 retante norme di tutela delle minoranze linguistiche. Sulla base di quella
¡e, di cui si comincia
appena ora a vedere le
prime iniziative, alcuni
Comuni delle valli valdeoltre a sostenere l’importanza del patuà occi3, hanno inserito il soClegno al francese; ciò è
Accaduto in modo particolare nella media e alta
valPellice.
Villar Pellice è induboiamente il Comune delI® valle dove il francese è
:Plu utilizzato. Qui la lin1*0 d’oltralpe è presente
, oulo come lingua di
™un (una volta al mese
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come in altre chiese vaidesi della valle) ma è utilizzata tutti i giorni nei
rapporti interpersonali.
Non è forse un caso che
il sindaco. Bruna Frache
sia insegnante di francese. «È stata la lingua imparata in famiglia, l’italiano l’ho imparato a
scuola - dice Bruna Frache; e questo dato è comune a molti della mia
generazione. Restano
molti con cui parlo abitualmente in francese: gli
anziani e quelli della mia
età. Per i più giovani la
questione è diversa: tutti
lo conoscono, molti lo
delle
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parlano con i nonni; con
i genitori e con gli amici
invece si usa l’italiano o
in subordine il patuà».
Così omogeneizzate dalla tv le famiglie abbandonano l’antica lingua dei
padri; «In molti casi potrei parlare di pigrizia
culturale - aggiunge Frache -, poiché il francese
è conosciuto, seppur in
forma non correttissima
sul piano grammaticale».
È indubbiamente un patrimonio del mondo valdese: in vai Pellice, pur
con le dovute eccezioni,
il valdese parlava francese e patuà, riservando il
piemontese alla fabbrica
e l’italiano al l’ufficio.
Discorso diverso man
mano che si scende verso
la pianura; certo anche lì
c’è una diaspora valdese
(fra Bricherasio, Bibiana,
Camplglione e Bagnolo
sono un’ottantina le famiglie valdesi) ma il francese non è patrimonio
storico. Bibiana ad esempio può essere considerato un posto di frontiera
eppure, come racconta
Paola Geymonat, «fin dal
1991 abbiamo avviato esperienze di bilinguismo:
sulla base di un sondaggio fra le famiglie allora
emerse forte la richiesta
di studiare, alle elementari, l’inglese. Abbiamo
invece proposto le due
lingue e ciò, forse per la
forma anche ludica dell’
apprendimento, è piaciuto a ragazzi e genitori».
Sulla viabilità nel Pinerolese
Buone notizie
dalla Provincia
Buone notizie per la
viabilità nelle valli Pellice
e Germanasca, ma anche
Chisone, sono arrivate
recentemente dalla Provincia. La settimana scorsa infatti la giunta provinciale ha dato il via libera con una delibera alla convenzione con l’agenzia «Torino 2006» che
prevede importanti investimenti sulla viabilità
provinciale e in particolare delle vallate olimpiche in vista di Torino
2006. Tra le opere previste, per un valore complessivo previsto di 25
miliardi di lire, vi sono
anche l’allargamento della sede stradale della provinciale 156 tra Bibiana e
Lusernetta, la variante
all’abitato di Bibiana sulla provinciale 157 e l’ammodernamento dell’attraversamento negli abitati di Chiotti e Perrero
sulla Provinciale 169 della vai Germanasca.
Gli interventi compresi
dalla convenzione prevedono miglioramenti alla
viabilità stradale in vai
Susa (Sauze d’Oulx, Melezet), alta vai Chisone
(Sestriere), Germanasca
(Perrero) e Pellice (Bibiana e Lusernetta). L’iter
amministrativo per la
realizzazione dei lavori
prevede a questo punto
che la delibera passi all’esame del Consiglio e
nel caso di approvazione
toccherà alla Provincia
stessa appaltare le opere.
In totale la convenzione prevede, tra le valli di
Susa, Chisone-Germanasca e Pellice, otto interventi, per una spesa complessiva di circa 13 milioni di euro con un elenco
di opere individuate come «indispensabili» e
«strategiche» già definito
nel febbraio del 2001.
L’Agenzia «Torino 2006»
ha demandato alla Provincia le procedure di appalto di alcuni interventi,
con la motivazione che
l’ente provinciale dispone «di adeguate risorse
umane e strutture tecniche, che consentono la
predisposizione dei progetti e la conduzione dei
lavori, nonché la gestione
della realizzazione, della
contabilizzazione e del
collaudo delle opere».
ICONTRAPPUNTOI
CACCIA, GROVIGLIO
DI COMPETENZE
DAVIDE ROSSO
In questo periodo la caccia è sicuramente un tema
di attualità alle Valli. L’azienda faunistico-venatoria di Massello continua a
far discutere con polemiche, interventi e precisazioni che sembrano non aver
fine. Sul versante attività
venatoria c’è poi la proposta di un’altra azienda faunistica che si
vorrebbe istituire a Roure
in vai Chisone
e che sta suscitando negli oppositori altrettanti dubbi e
perplessità di
quella massellina. In campo anche le associazioni dei
cacciatori e il Comparto alpino Tol fermamente contrari alle aziende e pronti a
dar battaglia. L’ultima occasione è stata proprio la
discussione sull’azienda di
Roure. Molti cacciatori
contrari chiedono anche
una più razionale gestione
del territorio, vedono la
necessità di una pianificazione e una programmazione generale concordata
del territorio.
Non che la vai Pellice sia
esente dal «problema» caccia. Ma qui i problemi sono
diversi, per il momento.
Non cittadini, e tra questi i
cacciatori, contro aziende
faunistiche ma cittadini e
Comuni contro Comparto
alpino Tol. Da un po’ di anni il Comparto vorrebbe introdurre alcuni capi di cervi ad Angrogna. Il Comune
si oppone. Vengono convocate assemblee pubbliche il
presidente del Comparto
dichiara che se i cervi non
sono voluti non verranno
inseriti. Poi il Comparto alpino prevede ugualmente
nel piano faunistico della
vai Pellice per quest’anno
l’introduzione dei cervi. Il
Comune si oppone ancora.
E allora il Comparto, è notizia della scorsa settimana,
introduce 25 cervi a Pramollo, non quindi in vai
d’Angrogna ma in vai Chisone. Peccato che lo faccia
sotto la Vaccera quasi al
confine con Angrogna.
«Non si capisce perché ci
si preoccupa - dicono al
Comparto -, i cervi possono andare ad Angrogna ma
possono anche scegliere
un’altra strada e indirizzarsi in vai Germanasca o rimanere a Pramollo». Insomma si sembra voler
suggerire che alla fine, e
questo è ovvio, i cervi andranno dove vorranno e
non c’è presa di posizione
che tenga. La situazione comunque apparentemente è
salva: i cervi sono stati inseriti, anche se il sindaco di
Pramollo, stando alle dichiarazioni che ha rilasciato
non ne sa molto, e il rilascio
è avvenuto non ad Angrogna. La situazione potrebbe
essere quasi comica se non
preoc
Fanno discutere le
aziende venatorie
e i conflitti
fra i diversi enti
ineressati
cupante. Da
una parte il
Comparto
chiede in vai
Chisone il rispetto e l’applicazione
delle regole
in nome della
programmazione faunistica e dall’altra, siccome in vai Pellice rifiutano l’introduzione dei
cervi considerati dannosi
per le coltivazioni e i boschi, li introduce nella confinante Pramollo cioè appena al di là dei territori negati. E la pianificazione? Gli
intenti dichiarati e le preoccupazioni avanzate?.
La situazione si ingarbuglia, diventa difficile da capire. Una lettura «cattiva»
delia vicenda ma forse anche semplicistica, fa sorgere
il dubbio che privati del territorio di caccia i cacciatori del Comparto cerchino
prontamente di rimpolpare
gli altri terreni dove possono ancora esercitare la propria attività. Se infatti, come hanno detto nel corso
della discussione sull’azienda di Roure, le aziende
creano una sorta di divisione del territorio, con l’alta
valle terreno per pochi privilegiati e la media e bassa
valle terreno dei cacciatori
«normali» il sospetto è che
sia venuta la tentazione di
rimpolpare in fretta la selvaggina nella zona ancora
disponibile anche se non
proprio con l’approvazione
delle amministrazioni e dei
cittadini. Ma questi sono
sospetti, forse illazioni, anche perché i dati dell’annata
appena conclusa, cioè quella in cui c’era già l’azienda
di Massello, parlano di un
capo abbattuto per ogni
cacciatore del Comprensorio fra cinghiali e cervi, non
sembra cioè vi sia scarsità
di cacciagione. Comunque
sia la questione bisognerà
fare chiarezza in materia di
pianificazione e di leggi in
materia faunistica. E occorrerà farlo prima che il territorio si trasformi in un terreno di scontro tutti contro
tutti con un unico tema della discordia: la caccia.
12
PAG. 12 RIFORMA
LA SCUOLA CHE VORREMMO — Con questo titolo è
stato organizzato venerdì 15 marzo alle 20,45 al
teatro del Forte di Torre un convegno che vedrà
intorno allo stesso tavolo i genitori (Mario Grasso), i dirigenti scolastici (Bruna Peyrot), le istituzioni locali (Claudio Bertalot), i parlamentari
(Passone, Malan, Merlo), esponenti della Regione
(assessore Leo) e della Provincia (assessore Oliva).
LUSERNA SAN GIOVANNI: APPROVATO IL BILANCIO — A Luserna San Giovanni il Consiglio comunale del 5 marzo ha approvato il bilancio di
previsione per il 2002, che pareggia a circa 6 milioni e mezzo di euro. Invariata Pici, ferma al 6
per mille, aumenta invece l’addizionale Irpef
che, applicata anche quest’anno, è fissata allo
0,3% (+0,1%), Cresce, e in percentuale considerevole, anche la Tarsu: circa del 15%.
RORÀ, CONSIGLIO COMUNALE — Con il bilancio
preventivo per il 2002 già approvato all’inizio del
dicembre scorso, il Consiglio comunale di Rorà,
convocato in seduta straordinaria per venerdì 15
marzo alle 21, dovrà fra l’altro nominare il nuovo
revisore dei conti e approvare l’adesione
all’Agess (Rorà intende acquistare 1.000 azioni
della Spa). In discussione anche lo statuto del
Comitato per i valori della Resistenza e l’odg sulla sanità.
LE VISITE AMICALI ALL’ACAT — L’Acat vai Pellice
propone un Interclub sul tema «Le visite amicali». L’appuntamento è per sabato 16 alle 15 a
Torre Pellice, presso U Ciao di via Volta 6. In programma un’introduzione al tema, a cura di Renato Gaietto, alle 16 le relazioni a cura dei club,
alle 17 il dibattito, alle 18,30 la consegna degli attestati di sobrietà, alle 19 la cena (ognuno porta
qualcosa) e alle 20,30 un concerto dal vivo con
musica da ballo. Per informazioni, telefonare allo 0121-902501.
LA FESTA DEI SOCIAL FORUM — Nuova iniziativa
di Valpellice Social Forum e Pinerolese Social
Forum. Sabato 16 marzo, alle Officine Colors di
piazza San Martino a Torre Pellice, è prevista la
cena sociale aperta a tutti (cous cous con verdure e carne, 10 euro: prenotazioni allo 0121933668 entro giovedì 14). Seguirà il concerto dei
Trilobita (ritmi africani) e del Chicken Sound System (dj set). Durante la serata sarà allestito un
banchetto di documentazione.
SPORTELLO UNICO IN PIENA ATTIVITÀ — Aperto
da poche settimane è già in piena attività lo
sportello unico per le imprese della Comunità
montana vai Pellice; le pratiche già esaminate
sono decine, cioè molte più di quanto i responsabili si aspettassero. C’è ora una novità; lo sportello è aperto unicamente presso gli uffici tecnici
della Comunità montana in via Caduti per la libertà 6 a Torre Pellice; l’apertura di uno sportello anche a Luserna è per ora venuta meno a causa di problemi tecnici e burocratici.
MASSELLO: SULL’AZIENDA FAUNISTICA LA CHIESA PRECISA — Coinvolge indirettamente anche
la Chiesa valdese di Massello la questione
dell’azienda faunistica di Valloncrò. Sul numero
del 7 marzo de L'eco del Chisone, rispondendo a
una lettera di Paolo Ferrerò della minoranza consiliare massellina, il settimanale ha chiamato in
causa la Chiesa valdese suggerendo ai membri
della minoranza di «essere più laici, non usando il
salone della Chiesa valdese per le riunioni a meno
che la Chiesa valdese a Massello abbia fatto questa scelta, di dividere la popolazione». Pronta la
replica del Concistoro massellino che precisa: «Il
Concistoro concede l’uso del salone della Chiesa
a scopi culturali o sociali gratuitamente, a chiunque ne faccia richiesta... Alla Chiesa valdese di
Massello sono iscritte alcune persone che contestano apertamente i progetti attuati dal Comune,
come pure diversi esponenti della maggioranza
che governa il Comune. In nessuna delle sue sedi
ufficiali la Chiesa valdese di Massello si è schierata a favore o contro l’operato dell’amministrazione comunale, lasciando ai propri membri la piena
libertà di coscienza e di azione».
POSTA
Ignoranza
La mia prima reazione all’articolo «Se è bianco è
cattolico» comparso sul numero 4 del 25 gennaio di
Riforma-L’eco delle valli valdesi è stato di pensare che
queste sono cose che vengono dall’ignoranza. Cosa
fate voi (noi)? Se non fossi invalida avrei ritagliato
l’articolo, e l’avrei incollato su un cartone più grande
intitolato «I fatti» e sotto avrei scritto: il numero dei
protestanti italiani in Pinerolo, e il numero di evangelici africani. A proposito dell’estrema unzione data a
tutti i morenti negli o.spedali milanesi spero che tutti
gli evangelici chiedano un incontro con il cardinale
Martini per protestare.
Diana Beerbohm - Luserna San Giovanni
E Eco Delle Valli ààldesi
Consiglio della Comunità montana vai Pellice
Il diritto alla salute
Criticato il piano socio-sanitario regionale: c'è il rischio
che alteri il rapporto tra prestazioni sanitarie e assistenziali
MASSIMO GNOME
Emergenza sanità ai
centro della seduta di
Consiglio della Comunità montana vai Pellice
di mercoledì 6 marzo. Lo
stesso argomento sta
scatenando il dibattito
nei Consigli comunali
delle Valli: quasi tutti
hanno preso una posizione critica nei confronti delle ultime proposte
sul tema. La Comunità
montana lo fa con l’approvazione a maggioranza di due documenti: il
primo è un ordine del
giorno che riguarda il
Piano socio-sanitario regionale. In particolare si
fa riferimento al principio che «vincola il diritto
alla salute esclusivamente alla compatibilità economica delle risorse senza prevedere un adeguato rilievo dei bisogni in
relazione alle diverse
specificità territoriali e
individuali».
Nell’ordine del giorno
si critica la «pesante sottovalutazione del ruolo
delle autonomie locali, in
particolare rispetto alla
funzione di programmazione degli enti locali
(Comuni e Comunità
montane)». Il Consiglio
lamenta «l’assoluta carenza rispetto alla realizzazione degli obiettivi
socio-assistenziali» e «T
indebolimento del distretto che rischia di essere privato di compe
tenze per il coordinamento di attività relative
a salute mentale, tutela
materno infantile, medicina legale, dipendenze».
L’ordine del giorno impegna anche giunta e
presidente della Comunità montana a «richiedere alla Regione una
credibile programmazione socio-sanitaria», sostenendo, per la definizione del Piano socio-sanitario, «il necessario dibattito democratico».
Anche il secondo ordine del giorno approvato è
una levata di scudi contro
il decreto Sirchia sui livelli essenziali di assistenza,
che «mina alla base l’idea
di universalità del Servizio sanitario nazionale e
di equità nei confronti di
tutti i cittadini, specialmente delle fasce più deboli, in quanto inserisce
perentoriamente alcune
prestazioni strettamente
sanitarie tra quelle assistenziali». Si chiede alla
giunta regionale di «perseguire l’obiettivo della
tutela, valorizzazione e riqualificazione della sanità pubblica».
Nel corso del Consiglio
è stata anche approvata
la costituzione del Gruppo di azione locale per
Escartons e Valli valdesi, la srl che si occuperà
di presentare i cosiddetti
Piani di sviluppo locale
per il progetto europeo
«Leader plus». Ufficialmente costituita tra Comunità montana e Agess
anche la società «Il tralcio srl», che si occuperà
del progetto esecutivo
della «Porta di valle», mirato all’accoglienza turistica presso la Cantina
sociale di Bricherasio.
Rappresentanti della Comunità montana nel Cda
saranno il sindaco di Bricherasio, Luigi Bosio,
Paolo Rossetto, per la
Cantina sociale, e Dario
Martina, presidente della
Scuola Malva.
Ragazzi extra co munita ri nella scuola e società
Le difficoltà dell'integrazione
GIORGIO TOURN
IN un articolo dell’l 1
gennaio riferivo le osservazioni di un insegnante riguardo ai diversi atteggiamenti dei suoi
alunni di fronte allo studio; mentre la maggioranza di loro si mostrava
poco interessata i due
più bravi risultavano essere una cinesina e un
nordafricano; egli aggiungeva che questa differenza era in parte attribuibile alle loro situazioni familiari, più compatte delle nostre. Una gentile amica mi ha comunicato le reazioni a questo
articolo muovendo alcune obiezioni molto pertinenti che vanno prese in
considerazione.
La maggiore di fondo è
questa: dalla mia presentazione si ricavava una
immagine deformata della realtà, eccessivamente
positiva per quel che riguarda i ragazzi extracomunitari e per contrasto
negativa quella delle nostre famiglie. Che vi siano
anche nelle realtà familiari nostrane con pochi
problemi è un dato di fatto che essa non contesta,
e me ne fornisce anzi notevoli esempi; la questione è invece quella delle
famiglie di immigrati.
Qui, a suo giudizio, i problemi sono molto più
gravi di quello che si crede abitualmente. L’integrazione nel contesto delle nostre società europee
(e in particolare di quella italiana) provoca infatti grandissime lacerazioni nel tessuto familiare,
quando esistono famiglie!
E la mia interlocutrice
si riferisce in particolare alle comunità cinesi,
che conosce per esperienza diretta: ritmi di lavoro massacranti (quando non deve parlare di
vero schiavismo come si
è visto di recente a Prato),
numero eccessivo di figli,
difficoltà di ordine materiale e culturale che creano situazioni estremamente critiche di disintegrazione del tessuto familiare. Già il solo apprendimento di una lingua costruita in modo radicalmente diverso da quella
d’origine, il fatto di essere
individuati con nome e
cognome a differenza
della visione di discendenza familiare del paese
d’origine, sconvolgono il
quadro dell’esistenza in
modi che riescono per
noi difficili comprendere.
L’ascesa sociale, che
forse incautamente avevo ipotizzato nel mio
scritto, questi ragazzi e
ragazze non la compiranno mai, dice la mia
interlocutrice, perché resteranho sempre emarginati; anzi sull’onda del
mio discorso si rischia di
innescare un meccanismo di competizione che
nel clima di xenofobia
strisciante sarebbe dannoso sviluppare: dobbiamo difendere i nostri posti di comando! Anche
questo è vero. Ci sono
già troppi motivi di contrasto e conflitto per non
doverne creare altri.
Mi pare però poter ribadire quello che era la
VENERDÌ 15 MARZO
tesi del mio articolo: i
nostri figli devono impegnarsi di più, e ora posso
aggiungere come rettifica, farlo non per paura di
concorrenza ma perché è
loro dovere, avendone i
mezzi e le possibilità.
Non idealizzo gli altri,
ma mi limito ad ammonire, si fa per dire, i nostri a fare di più.
Resta però il grave problema dell’integrazione
di famiglie immigrate e
questo peserà in modo
determinante sul nostro
futuro; dobbiamo essere
ben consapevoli che per
risolverlo non basta un
generico buonismo, non
basta dichiarare agli altri
e a se stessi di non essere
razzisti, bisogna fare scelte concrete e programmare interventi nel contesto della società civile.
Bisogna sapere però che i
sentimenti e la carità non
fanno la storia le barriere
culturali non si superano
in una generazione. Forse la mia interlocutrice
leggeva nelle mie parole
un atteggiamento di generico idealismo terzomondista che non c’era;
quello che vediamo attorno a noi, non solo in Italia ma in tutti i paesi occidentali, è la crescente
difficoltà di integrazione
dei gruppi, famiglie, comunità immigrate; il divario, la frattura fra le diverse culture non è in fase di attenuazione ma di
radicalizzazione e occorrerà impegnarsi in un
lungo e difficile dialogo.
RADIO BECKWITH EVANGELICA
FM 91.200 - 96.550. Tel. 0121-954194
Pinerolese pedennontano
Gestire più servizi
per i cittadini
DAVIDE ROSSO
Rafforzare la capacità progettuale per
aumentare gli investimenti e conseguentemente i servizi e le strutture al servizio dei cittadini. Questo potrebbe essere il sunto di quanto
detto lunedì 4 marzo in
Consiglio della Comunità
montana Pinerolese pedemontano in sede di
commento di bilancio
preventivo per il 2002.
Un bilancio per altro che,
come ha spiegato il presidente, Paolo Foietta, è
stato nettamente rimpolpato in questi ultimi anni
(quest’anno pareggia sui
2,4 milioni di euro, più
40% rispetto al 2001) grazie proprio alle «altre entrate», cioè ai contributi
regionali e provinciali oltre che della fondazione
Crt a diversi progetti presentati dalla Comunità.
«Le linee della nostra amministrazione - ha spiegato Foietta - sono quelle
di rendere "competitiva”
e migliorare la "qualità”
del territorio». Proprio in
quest’ottica la Comunità
sta puntando molto sulla
partecipazione ai bandi
europei del Docup, per il
quale è stato presentato
anche un progetto di finanziamento della nuova
sede, e i progetti Interreg
III, per lo studio e la preparazione dei quali è stata assunta anche una
persona a tempo determinato. La Comunità poi
sta puntando anche sul
ma
MI
prodotto tipico e sul|
smo. Va invece nell}
rezione di interventi]
rati alla salvaguardia ■
territorio la realizzazij iTON
avviata già nell’annoi \ ton
sato di due bacini aij o Becl
cendio (uno a San Sea consi!
do e un altro a Cumiai lento à
Sul versante dei sej ra inti
comuni infine agio (sifin
dovrebbe essere att# ciazio
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la Comunità mentre Ì! oBecl
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già dato il via liberai Ne pn
gestione associata! ittore,(
versi servizi. (iviami
Discorso a parte | omme
ta il progetto perlai na pah
va sede giudicata tio affenr
onerosa dall’attuale mza f<
ministrazione. La sii Btsone;
mazione dell’ex «Bai ùù' P®
viali» a Pinerolo c« ríame
rebbe infatti circa 3 ione d
liardi di lire, cifra coi esce l’i
derata non alla poti egli as
della Comunità. «La eckwitl
luzione - dice Foie# Ione a
può venire solo dall 9Ct disi
vare finanziamentii jlese (
guati altrimentibi itti,idi
gnerà chiedere al Coi 9 àrdi
ne di Pinerolo diripi onl’edi
dersi la struttura».! iventat
possibilità ulteriore, aso dis
auspicato nel Consi| iredazi
è quella che Pinei iomalii
rientri in Comunità! itffisifi
che potrebbe signi ^ni, i
tra l’altro un mag| tfvice¡
impegno del Co« todell
anche per la nuovas untane
Tutto comunque è ai tssede
ra da verificare e pi tote: si
momento in un bila ‘ P^o
improntato al futiiii pottai
sede rimane ancorarono oc
incognita da chiarin ^®ta Vili
0* Matisce.
Centro culturale valdese: mo!
Ghiaccio visivo
¡gnaeq
ifinis
[testi mi
lunas
Jmsona
lento m
io chius
È una mostra sicuramente singolare quella
inaugurata sabato scorso
al Centro culturale di
Torre Pellice. «leu sui Arnautz qu’amas l’aura e
cas la lebre ad lo bou e
nadi contrasuberna» (Sono Arnaut che ammasso
l’aria e caccio la lepre col
bue e nuoto controcorrente), di Daniela Allosio,
ha come materia prima
delle radiografie rielaborate graficamente: «Ricordano, nelle loro parti trasparenti, forme imprigionate nel ghiaccio e la mestica usata per elaborarle
pare neve che si sia depositata sulla lastra», dice
l’autrice. Le opere, in al
cuni casi collocateli!
la scalinata in modi
accogliere i visitato
poi nella sala Pascili ™ ®
sono affiancate dal
di Giovanni Giudid
Arnaut Daniel, scrilP™^
provenzale, di Dante
ghieri. Vi sono poi alt
opere su tela nonniiì ^
ta su un telaio. La i ¡J 1
vuole essere un otiti
e un percorso
il periodo che porta! .
dall’inverno e college®
vedi, sabato e doti«
ore 15-18 gli altri®
ore 14,30 -17,30 riwl
dosi alla segreterie
Centro culturale
nor
la primavera: sarà vi *
bile fino al 31 mar®
Città di Pinerolo «p
Provincia di Torinfl
e dei:
tosi, j
Il Comune di Pinerolo ha pubbli^ ittmo
ravviso per la presentazione d« J2) u“
candidature per la nomina dd me di
nuovo difensore civico, con scade jnet^
za il giorno 29 marzo alle ore 1« racoia
iftive e
Copia dell'awiso e dei modelli pe]
presentazione delle candidature® imo„.
no a disposizione presso l
greteria affari generali del Coiuw^
in orario di ufficio.
tuni
Il Dirigente Settore Segreteria
(Dott.ssa Danila
m mmaiHtrica
fJ Claudiana
13
IFRP115 MARZO 2002
Una situazione paradossale per l'emittente
Casse vuote alla Radio
¡\ijnientano programmi e collaboratori, si producono cd
0 le risorse sono limitate e i costi sono troppo elevati
maKIMOCNONE
i E Eco Delle Yaui moEsi
Un incontro alla Provincia
PAG. 13 RIFORMA
e sul
3 nella,
rventi
uardla
•izzaziolf ON bastano i «giro’anno» \ tondi» a salvare Ramini an ¡oBeckwith Evangelica.
>anSeo consistente potenziaCumiai lento delle attività semlei sea ra intrecciarsi con la
e a gio isi finanziaria dell asre attii dazione Francesco Lo
terneti ue, proprietaria di Raentreii ioBeckwith dalLormai
iati hai ntano 1984.
liberai Ne parliamo con il didata I ìttore, Gian Mario Gillio.
/iviamo un paradosso 'artem ommenta Gillio da
>er la a aa parte Radio Beckwith
ata troi afferma come una prettualei Jnza forte. Cinquanta
La si arsone, soprattutto glo;x «Bai ani, partecipano volonolo COI piamente alla condudrcaJi ione dei programmi;
ifra COI tesce l’interesse da parte
la pori egli ascoltatori; Radio
tà. «la eckwith è l’unica istitu3 Foiett ione a produrre comlo dall act disc in tutto il Pinenentia »lese (ricordiamo, fra
enti bi Itti, i due cd del quintet3 aie« oArchitorti, prodotti
I di rip on l’editrice Claudiana e
:ura»,l ¡ventati ormai un vero
eriorei aso discografico, ndr.);
Consij iredazione impagina un
Pine! iomalìno bimestrale; si
lunitàt itensificano le collabosigni tzloni, ad esempio con il
magp em'ce pvotBstdìzt de m1 Com io ffolla radio svizzera
luovas »manda. Dall’altra le
iueèai asse dell’emittente sono
ire e pi note: siamo alle strette e
mbilafPnò realmente proli futui|P®^^nte la chiusura»,
anconmlla cornice della rinnohiarire Villa Olanda, la sede
!,fatiscente; ci si scalda a
gna e quando piove i loìli finiscono allagati. In
ITiOj resti mesi si sta cercan3 una sistemazione più
msona, ma per il moento molte porte restati chiuse. Ma perché si
reale In ¡i^finesta situazione? «A
n modi stie caratteri
visitati emittente comu
pgjjl,i tana e protestante, valile dat 'SO-spiega Cillio -, la
Giudici “Olia di pubblicità è
,j gjjjji Beile e la radio resta un
i Dante gratuito che co) noi ale milioni di li
nonmoi f’anno».
) LaiM “Oaappa delle coordirn orna Ì P®'’ ^iscire dalle diffi) attrai ®non è di facile lettu, portai ‘“Servono nuove opernlleaa di raccolta fondisarà vi - ad esem
marffl ° ^ 'Viziata una campa
gna tessere dell’associazione. Ma ciò che conta
di più è la sensibilizzazione del pubblico sui problemi della radio». Da
parte sua, la Chiesa valdese crede nell’emittente
e, continua Cillio, «si sta
muovendo per trovare
una soluzione». Ci sono
già stati alcuni incontri
con la Tavola e ne seguiranno altri nel mese prossimo. «Radio Beckwith
veicola un messaggio
evangelico importante sottolinea il direttore i
valori di riferimento sono
l’apertura, la libertà e la
responsabilità. Le decine
di giovani che frequentano gli studi, soprattutto
cattolici e provenienti
dalla pianura, si avvicinano per la prima volta alla
Chiesa valdese proprio
negli studi dell’emittente». Chi volesse aiutare la
radio a superare la crisi,
può versare il suo contributo sul ccp 25246109
(intestato all’associazione
Francesco Lo Bue) oppure sul conto Crt (agenzia
di Torre Pellice) 170387570(Abi6320 Cab 31070).
Un'Unione europea
più federale?
FRANCO CALVeni
Eravamo in pochi,
troppo pochi, il 25
febbraio scorso nella sala
consiliare della Provincia
di Torino per iniziare a
elaborare un programma
per la convenzione sul
futuro dell’Unione europea per una Costituzione
federale. La presidente
della Provincia, Mercedes Bresso, aprendo la
riunione di lavoro ha
parlato della necessità di
una mobilitazione dal
basso visto che «il consenso, per ora, è basso».
Aspettando il senatore di
Forza Italia Filadelfio Basile il segretario dell’Aede
(association européenne
des enseignants), Roberto Palea, ha ricordato che
la posizione del governo
è assai confusa in fatto di
politica estera e finora i
messaggi hanno avuto
connotazione per lo più
negativa. La Convenzione, che ha aperto i suoi
lavori il 28 febbraio, vede
tuttavia un certo interesse da parte dei giovani
che si agitano con i loro
Torre Pellice: protesta di Legambiente e residenti
Via Falchi ha perso i suoi alberi
Durante i lavori di realizzazione del parcheggio
che supporterà il ricovero per anziani San Giuseppe di Torre Pellice,
sono stati totalmente recisi tutti gli alberi dell’area di via Falchi adibita
a giardini pubblici. Non
erano legno di alta qualità (per lo più pini strabi) eppure, avendo almeno 30 anni, erano capaci
di offrire un’ombra gradevole alla cittadi-nanza
e, in prospettiva, avrebbero potuto essere utili
anche a quanti parcheggeranno al Forte. Le prime proteste sono arrivate
dagli abitanti della zona
e da Legambiente: «Il taglio in-àscriminato degli
alberi Ci risulta essere
stato eccessivo. Ci dispiace constatare come l’amministrazione abbia condotto l’operazione con
scarsa sensibilità al paesaggio e all’ambiente.
Siamo certi che in questo
modo non si sia arrecato
beneficio ad alcuno; pensiamo al piarcere adesso
perduto che gli anziani,
già costretti forzatamente
a trascorrere le giornate
al chiuso, avrebbero potuto provare nel sentirsi
circondati dal bosco di
sempreverdi».
E infine una stoccata
in termini di partecipazione arriva da Legambiente: «Vogliamo inoltre
ricordare che esistono
possibilità per discutere
su progetti di tale portata: ci riferiamo alle Commissioni (ambiente, urbanistica) che ad ogni
nuovo mandato vengono
regolarmente istituite e
alle quali l’associazione
scrivente invia regolarmente un rappresentante. Commissioni che
però nel corso degli anni
non vengono mai convocate». E dal Comune? «A
lavori ultimati verranno
piantati nuovi alberi», è
l’assicurazione, (p.v.r.)
! doni®
3o3 i Ultimo numero de «La beidana»
reteria
° "ast. Stefano Bonnet
lo '
ino
?4iàpiacere in partico^ agli angrognini, ma
ane a tutti i visitatori
aa Me, dei suoi tem^ dei luoghi storici più
ulira li?**’ leggere sul)bllC2 Itimo numero de La
3 de** 43, febbraio
u HpI 1« un’ampia rievoca^ j . L Stefano
icadet nnet (1839-1901), un
^colare con le sue ini, e con ge
lll ^ 'Riconosciuta da
luresf .,11"."ferimento alla
f L storici
1 piu suggestivi (La
■ .X^'atana, il Cou' i barba) ha lascia, l^gao imperituro
..’'ainisterio nella
Hj;,*® filiale era nato.
. (¡hpi Jj Pmfilo umano,
"fili 'do form"® acconta
icuoie p •'"P^gno per
' isent^’ ^danco Taglierò
liiét ialmo ^ “Pubblica inPeii^fdlmente il libretto de
Din'
Gene
dicalo da Bonnet a «Les
temples d’Angrogne».
Nelle altre pagine Lorenzo Tibaldo ripercorre
una pagina controversa
del sindacalismo pinerolese, quella legata a Edgardo Sogno e al movimento anticomunista
«Pace e libertà» alla Riv di
Villar Perosa; Marta Baret
e Franco Calvetti ci fanno
invece rivivere la borgata
«La soussa», Walter Morel fotografa uomini e cave di Rorà, un mestiere in
bilico fra antico e moderno. In memoria di un altro poliedrico personaggio, Virgilio Sommani, il
Centro culturale valdese
aveva organizzato in novembre una bella giornata: ora la rivista pubblica gli interventi dedicati a lui e al suo Buccino da Marco Fratini,
Franco Sommani, Franco Calvetti, Guido Castiglia e Marcella Gay.
# Morte improvvisa dell'insegnante
Paola Monnet
La morte improvvisa di
Paola Monnet, avvenuta
nella notte tra sabato e
domenica 10 marzo, ci
lascia frastornati: eravamo da molti anni abituati al suo lavoro poco appariscente ma fondamentale nella scuola, alla
sua presenza sobria e costante nella Cgil, alla serietà, pazienza e disponibilità del suo impegno su
molti fronti. Paola «c’era
sempre»: nei momenti
più oscuri e più faticosi
dell’impegno sindacale,
quando si è in pochi e disorientati, e in quelli più
luminosi e combattivi,
quando l’entusiasmo di
essere in tanti e convinti
sembra moltiplicare le
forze di ciascuno. Così la
ricordiamo negli ultimi
mesi, impegnata in prima fila nella lotta per la
difesa della scuola pubblica dal progetto governativo di destrutturazio
ne. Ma così era stata da
sempre in battaglie diverse, in cui intrecciava
la concretezza del suo
contributo nelle piccole
cose e la sua capacità di
trascendere quella stessa
concretezza, con una
convinzione politica e
ideale senza tentennamenti. Paola, profondamente laica e profondamente credente, è stata
per noi (e pensiamo di
dirlo a nome di moltissimi lavoratori della scuola
del Pinerolese) compagna di lavoro e di lotta
spesso insostituibile. Nel
piangere la sua perdita,
sappiamo che un pezzo
importante della nostra
vita si impoverisce irrimediabilmente.
V. Baraldi, P. Bussarli, P.
Bertolè, C. Bianco, L. Dainese, R. Ferraris, T. Fornerone, G. Gambi, F. Gottero,
B. Lami, B. Laudi, S. Salvai, F. Spano, M. Ughetto
slogan, bandiere, cartelli,
da parte di insegnanti
(specie quelli aderenti
alTAede), da parte delle
donne; tiepidi sono i 105
membri del Parlamento
europeo, il Comitato delle Regioni, le parti sociali.
Eppure la Convenzione,
di cui è membro supplente Mercedes Bresso in
rappresentanza del Comitato delle Regioni, avrà
il compito di redigere una
piattaforma per la Costituzione europea, in vista
di un’Europa più democratica, più efficace che
preveda l’abolizione del
diritto di veto e soprattutto tenda a una struttura
federale. Per raggiungere
questi scopi occorre che
l’esecutivo non si sottragga alle sue responsabilità
e awii una dialettica fra
maggioranza e minoranza fuori dai giochi di potere delle grandi nazioni.
Roberto Palea ha parlato di un «eurobarometro» che pensi a una politica di difesa comune
che non penalizzi alcuni
stati. È a questo punto
che è stato distribuito un
appello in cui in 5 punti
telegrafici vengono delineate le linee guida indispensabili per rendere
TUnione europea democratica e capace di agire
efficacemente. C’è bisogno di una campagna di
coinvolgimento popolare, ricordando la frase di
Altiero Spinelli «L’Europa non cade dal cielo».
L’obiettivo è di costruire
una casa comune europea che risponda alle
aspettative di tutti; un
prossimo appuntamento è già fissato per il 18
marzo, a Torino, per avanzare proposte e considerazioni di principio.
Torre Pellice
I contatti
con Walldorf
In ottobre una delegazione di Mörfelden-Walldorf ha incontrato i rappresentanti del Comune
di Torre Pellice. Per l’estate 2002 sono previsti i
seguenti incontri: la visita a Torre Pellice dei giovani pompieri di Mörfelden-Walldorf, un concerto del gruppo «Orange
Box», un torneo internazionale di calcio con la
partecipazione di studenti di Torre Pellice,
Mörfelden-Walldorf e del
Comune olandese di Wageningen e una mostra,
nella quale i pittori dei
due Comuni potranno
esporre i loro quadri.
Ma le nostre relazioni
non si limitano al Comune: già negli Anni Trenta
ci furono stretti contatti
fra Walldorf e la Chiesa
valdese di Torre Pellice.
In questo periodo ci si è
fatti visita reciprocamente e con amicizia: il legame riguarda anche il sostegno al lavoro della
Chiesa valdese, in particolar modo nell’ambito
sociale. Ad esempio, un
piccolo gruppo di Walldorf sta aiutando l’Uliveto di Luserna San Giovanni e il vicario Roland
Jourdan porterà presto
un altro contributo da
Walldorf.
Heinz Tron
Comitato di lavoro per
la storia di Walldorf
NELLE CHIESE VALDESI BMHHK
CAMPI AL BAGNÒOU — Campo cadetti (nati negli
anni 1985, 86, 87 - primi anni di scuola superiore), dal
5 all’11 luglio, costo euro 80,00, Ci si può rivolgere a
Loretta Costantino, tei. 347-0447919; campo grandi
(tre anni di scuola media), dal 13 al 19 luglio, euro
80,00, responsabile per le iscrizioni Sara Cardini, tei.
0121-944286; il campo piccoli (ultimo anno di scuola
materna, prima, seconda elementare), dal 21 al 25 luglio, prezzo euro 65,00, ci si può rivolgere a Sandra
Rostan, tei. 0121-932935 (ore serali); campo medi
(terza, quarta, quinta elementare) dal 26 al 31 luglio,
costo euro 75,00. Iscrizioni da Franco Taglierò, tei.
0121-944182. Tutti i campi iniziano e terminano nel
pomeriggio (circa alle 16) del giorno indicato (il campo dei piccoli inizia al mattino). Nel caso di iscrizione
di due o più fratelli o sorelle anche a campi diversi, la
prima iscrizione è a quota completa, le altre sono ridotte di euro 15,00.
AGAPE — Dal prossimo 15 marzo è possibile iscriversi ai campi estivi di Agape, tei. 0121-807514.
1° CIRCUITO — Martedì 19 marzo, studio biblico
sul profeta Elia, a Bobbio Pellice, nella Sala unionista,
alle 20,30, a cura di Franco Taglierò.
CASO— 16-17 marzo, week-end Casd piccoli e medi alla Rocciaglia; per i grandi trek sulle racchette a
Pramollo.
ANGROGNA — Giovedì 14 marzo, alla scuola grande, alle 20,45, Giorgio Tourn parlerà della cena del Signore nella teologia di Lutero e Calvino (serata già
programmata a dicembre e rinviata). Domenica 17
marzo i bambini saranno invitati a una giornata comunitaria (dalle ore 10 alle ore 16,30) per preparare la
Pasqua.
BOBBIO PELLICE — Domenica 17 marzo, assemblea di chiesa, alle 10.30, per l’elezione di tre deputati
alla Conferenza distrettuale e uno al Sinodo.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Incontro dell’Unione
femminile, mercoledì 20 marzo, alle 14,30. Riunione
quartierale venerdì 22 marzo, alle 20,30, agli Airali.
MASSELLO — Venerdì 22 marzo, ai Reynaud, alle
20.30, riunione quartierale.
PINEROLO — Martedì 19 marzo studio biblico su
«I dieci comandamenti». Giovedì 21, incontro
dell’Unione femminile con la doti. Miriam Pisani
sull’omeopatia.
POMARETTO — Riunioni quartierali: venerdì 15
marzo, alle 20,30, a Perosa, mercoledì 20, alle 20,30, a
Pomaretto.
PERRERO-MANIGLIA — Incontro dell’Unione
femminile, alle 14, martedì 19 marzo. Mercoledì 20,
alle 20,30, incontro-dibattito su «La diaconia valdese
tra testimonianza e contabilità»; ospite il diacono
Marco Jourdan.
PRALI — Mercoledì 20 marzo, alle 20, riunione
quartierale ai Pomieri.
PRAMOLLO — Sabato 16 marzo visita all’Asilo di
San Germano dei bambini della scuola domenicale e
del precatechismo. Domenica 17 marzo, ore 10, culto
con assemblea di chiesa, alTodg: cambio pastorale,
rielezione di Un’anziana, elezione dei deputati alla
Conferenza distrettuale e al Sinodo. Mercoledì 20
marzo, alle ore 14,30 riunione dell’Unione femminile.
Giovedì 21 marzo, alle ore 20,30, incontro sul tema
«Ricchezza e povertà nel mondo» interverrà Simone
Lanza, di Agape.
PRAROSTINO — Domenica 17 marzo, giornata comunitaria della scuola domenicale. Mercoledì 20
marzo, alle 15, riunione quartierale alla borgata Gay.
RORÀ— Domenica 17, ore 10, alla saletta Morel,
culto in francese presieduto dal pastore Giorgio
Tourn. Mercoledì 20, verso le ore 19,30, cena comunitaria alla sala delle attività; saranno ospiti una dozzina di amici della Cevaa che si occupano dei progetti
missionari. Prenotarsi da Olga Tourn o Dario Tron.
SAN GERMANO CHISONE — Domenica 17 marzo
bazar curato dall’Unione femminile; i biglietti della
lotteria sono già in vendita.
SAN SECONDO — Giovedì 14, alle 21, incontro dei
confermandi e dei loro genitori con il Concistoro. Domenica 17, alle 10, culto; alle 14,30, Unione femminile. Lunedì 18, alle 15, visita dell’Unione femminile alle sorelle di Villar Perosa. Martedì 19, alle 21, studio
biblico sull’Ecclesiaste.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali, tutte alle
20.30, a cura dell’Unione giovanile dei Coppieri; martedì 19 marzo ai Simund, mercoledì 20 ai Bouissa, venerdì 22 marzo agli Appiotti.
VILLAR PELLICE — Sabato 16 marzo, nell’orario
della scuola domenicale, visita agli ospiti della Casa
Miramonti. Riunioni quartierali: martedì 19, alla borgata Garin, mercoledì 20, al Serre, alle 20,30.
VILLAR PEROSA — Incontro dell’Unione femminile, lunedì 18 marzo, sull’osteoporosi, con il dottor
Pierangelo Basebera.
VILLASECCA— Riunioni quartierali, tutte alle 20: venerdì 15 marzo a Villasecca, mercoledì 20 a Trussan,
venerdì 22 a Trossieri.
Uscita dal culto a San Germano
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Valli ^ldesi
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SPORT
PALLAVOLO
Nella 19® giornata della serie C
femminile, vittoria (3-0) per la Cerutti Technosquare in casa delribiesse Ivrea. Il risultato è positivo ai fini della classifica: la Cerutti
Technosquare rimane sola al comando con 5 punti di vantaggio
dalla Sisa Villar Perosa Volley, 8
dalla Yokohama Ecoopolis e 10
dalla Cogne Acciai Carrefour.
La prestazione di sabato preoccupa per il livello di gioco che le
atlete hanno mantenuto durante
rincontro: se la squadra non riuscirà a ritrovare il solito ritmo rischia di compromettere l’andamento dei play-off. La Cerutti ha
giocato con Elena Gennero in regia, Federica Tosello opposta. Elisa
Mauro, poi sostituita da Fabrizia
Manfrin, in banda, Brunel e Miceli
al centro e Federica Rosso nel ruolo di libero. Sabato 16 marzo la formazione pinerolese affronterà al
Palatechnosquare di Pinerolo la
Cms Sirecon Lingotto, undicesima
in classifica con 19 punti.
In serie C maschile anche qui
19® giornata, sconfitta per la Volley
Pinerolo nel derby contro la Villar
Perosa Volley, con un netto 3 a 0
che non lascia molto spazio a
commenti e che non trova scusanti per i ragazzi di Davide Scali. Nel
primo set rincontro sembrava non
promettere niente di buono per il
Villar, che è partito in svantaggio
di ben 7 punti dalla formazione pinerolese: il recupero non ha però
tardato ad arrivare e il vantaggio si
e poi prolungato per tutto il secondo set. Nel terzo si lotta invece per
recuperare lo svantaggio e rientrare in partita a tutti i costi.
Nonostante il risultato la Volley
Pinerolo mantiene la terza posizione con 39 punti alle spalle della
Nuncas Polimatica Chieri a quota
43 e della Palmar San Paolo, al comando con 45 punti; prossimo incontro il 16 marzo a Pinerolo contro la capolista Palmar San Paolo.
Nei quarti di finale campionato
under 15 maschile il Sant’Anna pescatori ha battuto il Volley Pinerolo
per 3-0; con questo risultato la formazione pinerolese si piazza al
quarto posto. La squadra della Volley Pinerolo allenata da Marco
Gardiol si era classificata al primo
posto nel suo girone di campionato, accedendo così alla fase provinciale. Domenica prossima le finali.
zione di ginnastica artistica organizzata dal Centro di avviamento
allo sport del 3S Luserna, sotto la
guida della professoressa Veronica
Azzolina. All’evento parteciperanno oltre 50 atlete.
SCI ALPINO
Oltre 900 ragazzi delle scuole
medie di primo grado della provincia di Torino e delle rappresentative di Biella, Alessandria e Vercelli hanno dato vita a Sestriere alla prima giornata di sci alpino del
progetto «Verso Torino 2006», gestito tecnicamente dall’Associazione 3S in collaborazione con il
Comitato provinciale Coni di Torino e sostenuto dall’Unione europea, dalla Regione e dalla Provincia. Testimonial d’eccezione 1’
olimpionico Paolo De Chiesa, che
ha parlato ai ragazzi del valore
dello sport, della scuola e delle
Olimpiadi. Nelle gare di sci successo in campo maschile di Alex
Pasquet e in quello femminile di
Giulia Vota; nello snowboard vittoria di Filippo Vignali.
CALCIO
Il Pinerolo torna con un ottimo
pareggio dalla trasferta di Orbassano; l’I-l mantiene la seconda
forza del campionato a distanza di
4 punti e consente ai biancoblìi di
affrontare l’ultima pàrte del campionato con serenità. Domenica
prossima a Pinerolo arriverà il
Sommariva Perno appena fuori
dalla zona retrocessione.
TENNIS TAVOLO
Secondo risultato di prestigio
per le squadre della Polisportiva
Valpellice; dopo la promozione in
B2 della formazione composta da
Gay, Fresch, Rosso e Malano, in
D3 provinciale i giovanissimi Paolo Geuna, Matteo Pontet e Andrea
Sorba a suon di 5-0 (contro Volpiano. Cambiano e Moncalieri) si sono aggiudicati l’accesso alla finale.
Incontro vinto questa volta per 52, battendo il Valle Sauglio di Trofarello. In questo modo i valligiani
si sono aggiudicati il campionato
di categoria. Fra le altre formazioni
della Valpellice, sono ai play off i
giocatori della C2, girone D mentre retrocedono in DI i giovani
della squadra E della C2.
GINNASTICA ARTISTICA
Sabato 16 marzo, al Palazzetto
dello sport di Pinerolo, nell’intervallo tra la partita di pallavolo di
serie C femminile (Cerutti Technosquare contro Cms Sirecon Lingotto alle 17,30) e quella di serie C
maschile (Volley Pinerolo-Palmar
San Paolo alle 21) si terrà un’esibi
HOCKEY GHIACCIO
Per la prima volta alla fase finale
del campionato under 12 i giovanissimi del Valpellice hanno affrontato sabato e domenica scorsi i
quarti di finale in una doppia trasferta a Brunice. Nulla da fare con i
più forti altoatesini e tuttavia la
partita ha messo in luce un divario
non eccessivo; nella gambe dei ragazzini piemontesi ha pesato il
viaggio che ha condizionato il risultato finale. Doppia sconfitta
malgrado l’ottima prestazione del
portierino Rivoira; eppure, dopo il
6-0 di sabato, rhaturato in gran
parte nel 3° tempo, i valligiani hanno impostato alcune belle azioni,
uscendo battuti solo per 4-1.
Paolo De Chiesa (a sin.), testimonial di «Verso Torino 2006»
PALLAMANO
Nell’under 18 maschile il 3S Luserna è stato surclassato dall’
Handball Casale uscendo battuto
per 27-2. Nell’under 14 maschile
invece i lusernesi hanno superato
il Città Giardino per 29-10. Sconfitta infine per l’under 18 femminile del 3S Luserna battuta dalla
Virtus Torino per 26-23.
Musica popolare nelle valli Chisone e Germanasca
Sedici anni di «Cantavalli»
«Cantavalli» giunge alla 16® edizione: la rassegna itinerante di musica
popolare nelle valli Chisone e Germanasca organizzata fin dal 1987 dall’assessorato alla Cultura
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca e dall’Associazione
culturale La cantarana di
Pinerolo, in collaborazione con le Pro Loco delle
due valli, riparte anche
quest’anno con undici
spettacoli in altrettante
località del territorio
montano, a cui si aggiungeranno a Pinerolo, come eventi collaterali, tre
concerti nella chiesa di
San Giuseppe.
Un programma denso,
più ricco di quello delle
passate edizioni, che per
la prima volta viene inserito nel prestigioso cartellone di manifestazioni di
rilievo regionale «Piemonte dal vivo»: partenza
sabato 16 marzo a Perosa
Argentina, con la consueta festa da ballo introduttiva affidata al trio «I Suonamboli» e conclusione
a Prali, in alta vai Germanasca, nel pomeriggio
di domenica 26 maggio,
con «Briga lo violaire», lo
spettacolo teatrale che
Dario Anghilante ha dedicato al mitico ghirondi
sta della vai Maira Giovanni Conte, detto Briga.
Due mesi e mezzo di
musica, con una pausa di
due settimane nel periodo pasquale e una concentrazione di appuntamenti tra fine aprile e fine
maggio. In particolare,
due intensi week-end
nelle alte valli, turismo e
cultura in un pacchetto
organico di proposte che
comprendono, oltre agli
spettacoli, visite guidate,
menù tipici, possibilità di
pernottamento a prezzi
convenzionati: TU e il 12
maggio, in vai Chisone,
musica irlandese e danze
rinascimentali e barocche tra Pragelato e il Forte di Fenestrelle (informazioni sulle proposte
collaterali dall’ufficio turistico di Pragelato, 012278844): il 25 e 26 maggio,
in vai Germanasca, per finire in bellezza, musiche
klezmer e ghironde a Perrero e Prali (per le offerte
turistiche collegate, rivolgersi allo Scopriminiera,
0121-806987).
Resta invariata la formula vincente della manifestazione: le serate divise, dove il locale lo consente, fra concerto e ballo, prima una parte di ascolto, poi un finale in cui
prevalgono la convivialità
e la partecipazione diretta del pubblico; per i patiti del bai folk, inoltre, una
intera serata danzante a
Villar Perosa, sabato 4
maggio, con il gruppo
emergente «BandaBrisca». Gli altri spettacoli
previsti nelle valli portano alla ribalta l’organetto,
lo strumento principe
della musica locale, con
virtuosi francesi (il duo
Maes-Pariselle a Pomaretto il 23 marzo) e italiani (l’accoppiata CagliotiGambetta in rappresentanza del Nord-Ovest a
Pramollo il 27 aprile), e la
nuova musica occitana,
con la proposta originale
e stimolante del trio auvergnate «La fabrique»
(Pinasca, 13 aprile) e la
prima del Cd «La Cavallo»
di Senhal, gruppo classico del folk cuneese, a
Roure (18 maggio). E ancora, a San Germano Chisone, sabato 20 aprile, la
portentosa «voceanima»
di Rosapaeda, cantante
pugliese che porta in vai
Chisone il lirismo e la .solarità dei canti del nostro
Mezzogiorno. L’ingresso
agli spettacoli è fissato in
6 euro, salvo che per la
festa da ballo iniziale, ad
ingre.sso libero. Per informazioni: 0121-802515
(orario di ufficio).
San Secondo
La festa di
S. Giuseppe
Torna a San Secondo la
tradizionale Festa di San
Giuseppe che da qualche
anno sta diventando uno
dei primi appuntamenti
di un certo rilievo nel Pinerolese. Promotore è il
Comune che insieme alle
associazioni organizza i
dibattiti, gli spettacoli e
la parte commerciale.
Centro della manifestazione è la piazza Europa
che ospiterà in strutture
coperte sia il padiglione
ristorante (aperto tutte le
sere) che la rassegna florivivaistica e del giardinaggio. Fanno da contorno al centro polivalente e nella sala consiliare diverse mostre e, alla biblioteca, uno spettacolo per ragazzi. Diversi
anche i momenti di dibattito; giovedì 14, alle
21, nella sala consiliare,
un incontro con Flavio
Pollano sui giardini: sabato 16 alle 10,30 in
piazza Europa, convegno con la Provincia di
Torino su «valorizzazione del settore vitivinicolo pinerolese»; sempre
sabato, alle 16,30, conferenza sulle terrecotte, in
omaggio a una attività
del luogo antica che vede nuove prospettive.
APPUNTAMENTI
15 marzo, venerdì
PINEROLO: Nella sala concerti Italo Tajo, alle 21,
concerto con i migliori diplomati dei conservatori del
Piemonte, con Tania Mazzetti e Valentina Cavazzani,
duo violino e pianoforte, del conservatorio di Novara,
musiche di Mozart, Beethoven, Faurè.
PINEROLO: Nell’aula magna della Sumi, alle 20,45,
incontro su «Sguardo alla famiglia che cambia», riflessioni della sociologa Chiara Saraceno, a cura del
Consorzio intercomunale servizi sociali.
SAN PIETRO VAL LEMINA: Alle 21, nel salone polivalente, «L’uomo, la bestia e la virtù», di Pirandello.
SAN SECONDO: Nell’ambito della Festa di San Giuseppe, alle 20,30, nel padiglione di piazza Europa, esibizione dei corsi di voci bianche e di recitazione. Alle
22 concerto hard-rock del gruppo Klessidra.
16 marzo, sabato
PINEROLO: Alle 20,45, al teatro Incontro, Landò
Buzzanca in «La zia di Carlo», replica domenica alle 16.
TORRE PELLICE: Alle Officine Colors in concerto
«Chicken Sound System dj».
PINEROLO: Alle 17, all’auditorium di corso Piave,
conferenza su «Cibo, acqua e lavoro: prospettive dopo Porto Aiegre», con l’economista Riccardo Petrella.
LUSERNA SAN GIOVANNI; Nella sala Albarin, alle
18, «merenda sinoira» e piccolo bazar del realizzo, organizzati dall’associazione Amici dell’Asilo valdese,
prenotazioni allo 0121-900285.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 20,30, alla palestra
comunale, serata di solidarietà con l’Argentina; interverranno Gaetano Caruso, cantautore. Salvatore Caruso, mimo, e la banda cittadina di Torre Pellice.
PINEROLO: Al liceo scientifico «Curie», dal 12 marzo, «Triangoli viola», mostra sulla persecuzione nazista delle minoranze religiose, a cura della Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova, dalle 9 alle 17,
sabato dalle 9 alle 13.
TORRE PELLICE: In via Volta 6, nella sede del Ciao,
interclub su «Le visite amicali», a cura dell’Acat della
vai Pellice, a partire dalle 15.
SAN SECONDO: Alle 9,30, al padiglione di piazza
Europa, convegno dal titolo «La viticoltura nel Pinerolese: realtà e prospettive»; interventi di Claudio Rivoira (assessore all’Agricoltura della Comunità montana Pinerolese pedemontano), Gianni Bernard (Provincia), Giorgio Barbero (Consorzio di tutela e valorizzazione vini doc Pinerolese), Giulio Re (Scuola
Malva-Arnaldi), Vincenzo Gerbi (Università di Torino), Marco Bellion (assessore all’Agricoltura della
Provincia). Alle 14,30 in piazza Europa apertura della
II rassegna del florivivaismo e del giardinaggio, che
prosegue domenica e lunedì. Alle 15, al centro polivalente, inaugurazione della mostra «Fior fior di terra»,
artigianato e arte in terracotta. Alle 21 al tempio valdese concerto di Fredy Merlo.
17 marzo, domenica
VILLAR PELLICE: Alle 14, in via Cave, ritrovo di
carri e gruppi, sfilata per le vie del paese e arrivo in
piazza Jervis, cioccolata, vin brulé e bugie per tutti.
PEROSA ARGENTINA: Dalle 9 alle 18, lungo il viale
Duca d’Aosta, mercato delle erbe officinali, dell’artigianato tipico e del vino nuovo della vendemmia
2001; dalle 10 alle 17 sarà possibile visitare l’incubatoio al campo sportivo Gay, con gara di pesca alla trota: nella sala consiliare del Comune, mostra sulle antiche mappe catastali di Perosa e Meano; nella palestra della scuola elementare stage di potatura, giardinaggio e preparazione di cocktail. Alle 14,30, giochi
d’epoca; alle 16, balli e concerti di fisarmoniche.
SAN SECONDO: Nel corso della festa di San Giuseppe, alle 10, in piazza Europa, applicazione dal vivo
della «terra cruda» laboratorio all’aperto workshop
«Terra madre». Alle 11,30 «I nomi della notte» spettacolo delle classi di musica e religione della scuola elementare. Alle 17 «Trilobita» in concerto, musiche e
suoni dall’Africa. Alle 21 serata danzante in piazza
Europa, con l’orchestra «Bepe Carosso».
18 marzo, lunedì
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa Madonna di Fatima, concerto di voci bianche «La nota fiorita», del civico Istituto Gorelli.
TORRE PELLICE: Alle 17, nella biblioteca valdese,
conferenza su «Les secretes tesor: alla scoperta della
cultura francese», di Marco Brunazzi, rettore dell’istituto Salvemini di Torino, a cura dell’istituto comprensivo «Rodar!» di Torre Pellice.
SAN SECONDO: Dal mattino tradizionale fiera di
San Giuseppe. Alle 14 gara di bocce alla baraonda riservata ai residenti. Dalle 21 serata danzante con l’orchestra «Bruno Mauro».
19 marzo, martedì
TORRE PELLICE: Alle 17, al cinema Trento, festa di
canto e video in francese per le quinte elementari.
20 marzo, mercoledì
VILLAR PELLICE: All’ecomuseo della Crumière, serata di canto alle 21 con il coro «Les harmonies».
21 marzo, giovedì
PINEROLO: Da Stranamore, alle 21, presentazione
del libro «Una Costituzione senza popolo?», ed. Giuffré, con l’autore, il politologo Sergio Dellavalle.
22 marzo, venerdì
PINEROLO: Nella chiesa di San Giuseppe, nella sala Italo Tajo, concerto del gruppo vocale e strumentale, violino, violoncello, organo, «Eufonè», direttore
Alessandro Ruo Rui. Musiche di Monteverdi, Buxtehude, J. S. Bach, Rachmaninov, Ghedini, Duruflè,
Britten, Ruo Rui. Ingresso libero.
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21,15, Alfredo Minutolo presenta «Una vita da single». Ingresso euro 6,20, ridotto 5,16.
PINEROLO: Alle 21, aH’auditorium di corso Piave,
incontro su «Di ritorno dall’Afghanistan e dal Ka.shmir», con la giornalista Lucia Va.stano.
TORRE PELLICE: AH’Hotel Gilly, alle 20, cena con
menù francese (euro 23), prenotazione obbligatoria.
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di noi la lezione di Frida Malan. L’ho conosciuta appena
arrivata a Torino, nel 1965,
ed ero ancora alla ricerca di
nie stessa; non sapevo che
cosa volevo fare: insegnare?
stare a casa perché i figli erano piccoli e lo stress era
grande? o scrivere? Per Frida
una vita rinchiusa fra le quattro pareti domestiche era inconcepibile e allora mi guardava con quel suo sguardo
particolare, indagatore, dai
profondi occhi azzurri, e mi
chiedeva sorridendo: «Che
cosa fai di bello?». All’inizio
le rispondevo che studiavo;
poi, una volta laureata, mi ha
spinto a insegnare.
Non potrò mai dimenticare
quel dialogo nella sua bella
casa in piazza Carignano. Mi
chiese di sostituirla nell’insegnamento all’istituto «Sommeiller» e mi diede preziosi
consigli su come tenere le sue
classi, lo cosi incerta, con
quella insicurezza tipica dei
giovani che non conoscono
ancora la vita e soprattutto se
Stessi, la guardavo ammirata
e l’ascoltavo. A quell’epoca
Frida era assessore comunale
alla Sanità e mi raccontava
episodi significativi del suo
impegno, con il suo fare brillante, che creava un alone di
simpatia attorno a sé e, nello
stesso tempo, mi incoraggiava a insegnare; «Vedrai che ce
la farai», ripeteva in continuazione, e dal suo fare, dal suo
linguaggio così entusiasta, io
assorbivo la voglia di buttarmi nella mischia e di agire.
Chiunque di noi l’abbia avvicinata sa di aver ricevuto
questa lezione di coraggio,
questo desiderio di essere
protagonista. Con tenacia e
pazienza riusciva a farci uscire dall’ombra: non si arrendeva mai. Quante siamo state
spinte a occuparci dell’Ucdg,
quante a entrare nella Consulta femminile! Aveva provato anche con me quando,
dopo vari tentativi di insegnare, avevo dovuto desistere
per gli impegni familiari. Peccato! Mi diceva sempre: «Ma
tu puoi fare qualcosa».
Poi, un pomeriggio terribilmente uggioso, intriso di
pioggia autunnale, mi incontra alla libreria Claudiana, mi
fa una gran festa e a bruciapelo mi chiede: «Perché non
presenti i tuoi libri?». Era per
lei una cosa ovvia che una
donna colta, intelligente si
esprimesse: e da quel momento ho imparato che dovevo esprimermi, che dovevo
trovare il coraggio di esistere.
Spesso parlava dei convegni
ai quali aveva partecipato.
«Sono stata a Strasburgo», e
mi chiedeva: «Che cosa ne
pensi dell’Europa?». «Di recente sono stata in Sicilia», e
io l’ascoltavo ammirata; mi
dava continuamente questa
lezione di coraggio, di voglia
di impegnarsi; non si poneva
mai al di sopra degli altri: la
K-pIi Ä’t Comitato locale a Taranto
), 17eB
Raccolta di firme
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per la «Tobin Tax»
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IL 12 gennaio 2002 si è co
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I edià
ra»,
_stituita in Italia Attacc Itai-77611 lia (Associazione per la tassavrione delle transazioni finanziarie e per l’aiuto ai cittadini), associazione e rete di
I corpi, idee, desideri e conoI scenze per battere la dittatura dei mercati. II primo atto
ufficiale dell’associazione è la
, campagna per l’adozione in
I lidia di una tassa di tipo To:bin, più nota come «Tobin
'Jax», dal nome dell’economi
■ «K'^^futunitense e Premio No
che la ideò, li progetto,
ntinaif/che parte da una lettura critidelle speculazioni finandel loro potere destadei mercati e della
niurcitjloro influenza sui governi na(vedi il caso Argenti^^h u JpUa), si sostanzia in una rac' di firme per un progetto
«Co® legge di iniziativa popolare
erbe®^iuna tassa dello 0,1% su tute , hansazioni valutarie.
■ .il .b attenzione sulle speculaittodij^ioni finanziarie è data dal
tari- che solo il 5% dei 1.500
ehta®J biliardi di dollari che ogni
A scambiano sul mer
Coos -ato delle valute riguarda il
c fi J’®^orcio dei beni e dei serco E. w ^1, mentre il restante 95% è
I trota colativa:
'*',^®fura strettamente speVobiettivo è di met
" Tiil con un coinvolgigli Sii ° dei cittadini che,
Strumento delpopolare, si riapdi spazi di demoormai
dalla pratica
vM del potere delle
0 dei governi
•od® E brgd°''Oo a questo progetto,
:riz' ; dentato ufficilamente in
ur®' i Colti' .26 gennaio scorso, si è
SCW-UStltuito
ielle;; ^f««uitonnla7goTon;;Tso
® associazioni che
aririoO^ toi*!?,dato vita a un Comita
campagna: Arci, Banca etica,
Fiom-Cgil, Fp-Cgil, Ctm-Altro
mercato. Gruppo Abele, Mani
tese. Ics, Legambiente, Lila,
Marcia mondiale delle donne, Peacelink, Sdebitarsi, Wwf
e tanti rappresentanti politici
e sindacali della sinistra con
numerose e importanti presenze del mondo della cultura (Dario Fo, Marco Paolini,
Moni Ovadia e altri). Anche a
Taranto, su iniziativa del comitato locale di Attacc, si è
costituiuto, presso la biblioteca della locale chiesa valdese,
un Comitato locale di sostegno alla campagna per la Tobin Tax che, nato il 26 febbraio, conta la partecipazione
di tanti singoli e di diverse associazioni, espressione locale
di soggetti collettivi che a livello nazionale hanno aderito
alla campagna.
Il comitato ha allo studio
iniziative pubbliche che, oltre alla raccolta delle firme,
mirano a un largo coinvolgimento dei cittadini sui temi
della finanza internazionale e
degli squilibri del mercato
neoliberista. Sperando e preventivando una forte risposta
popolare alla campagna,
l’obiettivo è di non «accontentarsi» delle 50.000 firme
necessarie per legge. La raccolta di firme dovrebbe comunque concludersi entro il
19 luglio, data simbolo del
movimento, visto che il 19 luglio del 2001 cominciavano le
prime manifestazioni a Genova in occasione del G8.
L’appello forte che parte da
queste note del giornale è di
partecipare attivamente alle
fasi della campagna non solo
con la propria firma nei posti
e nei luoghi dove si organizzzerà la raccolta, ma soprattutto con la presa di coscienza che insieme si può costruire un modo diverso e realisticamente possibile. Per ulte
„1__1 : in riatP*
"azionale di sostegno alla
riori informazioni in rete:
www.attac.it; www.tassatobin.it; tassatobin@att30.org
Una fotografia giovanile di Frida Malan
competitività non l’aveva toccata; raccontava di sé perché,
indirettamente, ti infondeva
quella voglia di vivere da donna impegnata, ti trasmetteva
un modello, un esempio e
non potevi non imitarla, o rispondere alle sue richieste
impegnandoti a tua volta.
E proprio in occasione di
questo 8 marzo, credo che noi
tutte, donne torinesi e non, le
dobbiamo un grazie per averci spinte a esistere, per averci
scoperte! Da buona insegnante, quale era stata, aveva il talento di scoprire i nostri valori
e di farceli riconoscere. Mi diceva: «Ho letto e riletto Scherzo mattutino: tu scrivi bene!».
La sua lezione era di farci sentire donne sicure nella storia
del nostro tempo e sono convinta che questo ricordo rimarrà indelebile nella nostra
mente. Il miglior modo di festeggiare T8 marzo è di accogliere la sua lezione: diventare a nostra vita donne impegnate nel sociale.
IPOSTAI
Attacchi
personali
Giorni fa, in treno, ho assistito a un’interessante discussione fra un signore in
doppiopetto blu (sarà stato
un caso) e un giovane dalla
barba incolta (sarà stato un
caso). Il signore diceva «se
proprio lo vuole sapere, a me
Berlusconi non sta per niente
simpatico, ma fino a che lo
attaccheranno personalmente avrà sempre più consensi».
Mi sono sentito un po’ in
colpa e ho cominciato a riflettere: attacchi personali?
Vuoi vedere che qualcuno ha
criticato le sue cravatte? I
suoi rapporti familiari? Il suo
accento? Come si comporta a
tavola? Qualche facinoroso si
sarà azzardato a esprimere
giudizi sull’educazione dei figli? Forse qualche estremista
avrà avuto da ridire sulle sue
scelte a Mediaset o al Milán?
Francamente non ricordavo
di aver mai letto o udito niente di simile (forse qualche volta, quando il Milán perde).
Che il signore in doppiopetto
blu si riferisse al fatto che a
qualcuno proprio non va giù
che un presidente del Consiglio si serva del suo mandato
per influenzare processi a suo
carico iniziati ben prima che
lui «scendesse in campo»? O
che si faccia dichiarare «imparziale» per legge (perché
questo vuol dire la legge sul
conflitto di interessi appena
approvata alla Camera). In
tutto il mondo si riconosce
che chi ha interessi in campi
sottoposti al controllo pubblico non può, appunto, assumere cariche che lo portino
ad avere parte attiva nel predisporre norme che riguardino i suoi interessi privati.
Non si dice, nel mondo, che
non può assumere cariche
pubbliche a meno che una
giuria popolare lo dichiari sopra ogni sospetto. Non può e
basta. Il nostro presidente del
Consiglio, invece, ha fatto approvare una legge che lo colloca sopra le parti «per meriti
speciali» (avete sentito gli argomenti stringenti dei suoi
collaboratori: «Ma non penserete mica che Berlusconi ne
approfitti?»). A qualcuno questo non sembra giusto ed
esprime ad alta voce il suo
dissenso. Verso il presidente
del Consiglio, non verso Silvio
Berlusconi a cui nessuno vuole impedire di fare l’imprenditore, possibilmente osservando le leggi che ognuno di noi
deve osservare. Ma lui si lamenta perché non lo vogliono
Nuovo indirizzo
L’indirizzo di Ernesto Chiarenzl, nuovo presidente dell’
Associazione delle chiese evangeliche battiste della Lombardia è via Vaina 3, 20122
Milano; tei. 02-58321321.
far lavorare, gli vogliono sottrarre il frutto di anni e anni
di lavoro, gli fanno fare brutte
figure all’estero, e così via.
Verrebbe da dire (i meno giovani si ricorderanno del Dario
Fo degli inizi, alla radio) «poer
nano». Ma potrebbe sembrare
un attacco personale...
P.S. Il correttore automatico di Word ronfa tranquillo
se scrivo Berlusconi, ma diventa rosso se scrivo Po-, che
cosa vorrà dire?
Piero Rostagno
Torre Pellice
La mia
scoperta
del giornale
a cura di Ferruccio Corsani
1 verbi latini recordor e reminiscor ci hanno trasmesso le parole «ricordo» e «reminiscenza»; questa indica, nel parlare
corrente, un ricordo attenuato
e vago. In musica «reminiscenza» allude al fatto che in una
opera più recente si ritrovi
un’idea o una formula melodica
già apparsa prima. Ci sono reminiscenze non casuali, ma volute dall’autore: vere e proprie
citazioni intese a richiamare alla mente di chi ascolta certe
idee musicali del passato con
particolari significati storici o
religiosi o di costume.
La Sinfonia n. 5 di Mendelssohn («La Riforma»), oltre a
elaborare variamente il Corale
di Lutero, presenta spesso il famoso Amen di Dresda, caro alla
tradizione del Centro-Nord Europa, riportato in diversi innari
stranieri. L’ouverture accademica
di Brahms propone le note di
una canzone popolare e goliardica tedesca. Una breve e delicata Pastorale per organo di
Siegfried Karg-Elert (18771933) termina con le note finali dello Stille Nacht («Santa
notte di Natal», innario n. 76).
All’estremo opposto si hanno
i plagi veri e propri, che suscitano pubbliche proteste e anche
processi; trascurando i plagiari
qualsiasi, riferiamo il giudizio di
un critico, Uvedal Price (citato
dalla rivista Sistema musica, Torino, die. 2001): «Se mai ci fu
un genio veramente originale
in arte, Haendel lo fu in musica; eppure (...) mai ci fu un miglior plagiario. Prendeva senza
.scrupolo ciò che gli serviva, ma
qualunque cosa rubasse (...) diventava così sua, che sembrava
l’avesse inventata lui».
Reminiscenze del tutto casuali appaiono anche in opere
del medesimo autore, come un
«motivo» evidentemente caro a
Brahms, che appare nel 2° tempo sia della Sinfonia n. 2 (1877)
sia del Concerto per violino e orchestra (1878). Infine, spunti
melodici di sommi autori si possono ritrovare, identici, perfino
in canti popolari: un frammento del 2° tempo dell’Eroica di
Beethoven risuona identico
(certo senza colpa di nessuno)
nella canzone tridentina La Paganella, dove si dice «ma no sat
cosa che ¡’è». L’accostamento
può parere irriverente, ed è in
fondo una curiosità piuttosto
dozzinale. Meglio concludere
dicendo che invece di stare
sempre alla ricerca di reminiscenze e somiglianze più o meno casuali, è preferibile godere
il messaggio complessivo che
un pregevole brano musicale
vuole e può offrirci.
Mancanza
dì valori
Vorrei farvi i complimenti
per il giornale; ho ricevuto i
primi due numeri omaggio di
Riforma. Il giornale ha superato le mie migliori aspettative e a breve sottoscriverò
l’abbonamento. Personalmente sono cresciuto in una
famiglia cattolica: l’iter della
mia vita mi ha allontanato
dalla religione, identificata
da me dalla chiesa di Roma.
Eppure sentivo che rifiutare
Dio non era la risposta corretta: io non rifiutavo la religione ma la Chiesa con i sui
riti e le sue gerarchie.
I casi della vita mi hanno
portato in questi ultimi mesi a
scoprire il Vangelo, e lentamente mi sono riavvicinato a
Dio. Lungo questo cammino,
appena iniziato, mi sono reso
conto che spiritualmente sono sempre stato evangelico.
Solo che non lo sapevo. Ciò
che mi manca ancora è la partecipazione al culto e la conoscenza della comunità, ma
come ho già detto sono appena all’inizio di un lungo cammino. La scoperta del giornale
e l’assonanza tra ciò che penso e con le idee espresse nei
diversi articoli mi ha fatto
compiere un altro passo.
Io penso che molti italiani
che rifiutano Gesù, di fatto
vivono quello che ho vissuto
io. Se solo sapessero che essere cristiani non vuol dire
essere cattolici forse si direbbero evangelici. Di fatto l’esplosione di culti di origine
orientale e l’interesse per religioni lontane non sono altro
che il sintomo di un bisogno
insoddisfatto. La mancanza
di conoscenza (e forse l’ostruzionismo della chiesa di
Roma) porta a cercare in altre
culture ciò che di fatto è presente nel Vangelo. E non è
forse un caso che in una
qualsiasi libreria si trovano libri sullo Zen, sul buddismo
ma è estremamente difficile
trovare libri su Lutero, Calvino e in generale la riforma
protestante. Ancora complimenti. E siate certi che nel
mio piccolo farò pubblicità a
questo giornale.
Nei giorni scorsi, sia sulla
stampa sia sulle televisioni
molto spazio e molta attenzione è stata concessa alla
scomparsa del giocatore del
Chievo Jason Mayelé. Pochissima, o nessuna, alla signora
Luigina Recchia, vittima innocente e incolpevole dell’incidente stradale provocato
dall’auto di grossa cilindrata
del giocatore tradito, forse,
dal fondo viscido per la pioggia della strada e dall’alta velocità. Su tutti i campi di calcio italiani è stato osservato
un minuto di silenzio in memoria del Mayelé. Neanche
un secondo, per ricordare la
povera Luigina Recchia. Certo è che in Italia si va affermando e prende sempre più
piede un ben strano tipo di
sociètà, superficiale, disumana, barbara, dove è concessa
attenzione, dignità, considerazione e rispetto solo a chi
ha successo e notorietà, ancorché effimeri, mentre nessuna, o quasi, a chi vive e lavora dignitosamente e onestamente, in silenzio, con
umiltà e tenacia, compiendo
il proprio dovere giorno dopo
giorno, lontano dai riflettori e
dalla ribalta mediática.
Sarebbe bene che tutti ci
chiedessimo che razza di società stiamo creando e lasciando in eredità, con i nostri comportamenti concreti
quotidiani, alle future generazioni, priva di valori forti,
autentici, profondi, come la
solidarietà, la comprensione
e condivisione umana del dolore per chiunque, non solo
per i ricchi e potenti, e nella
quale unici metri di giudizio
e di valore sono il denaro, il
successo, la notorietà.
A questi viziatissimi atleti
della pedata in Italia sembra
permesso e concesso tutto, in
vita come in morte, mentre
agli altri comuni mortali si
nega persino un semplice e
umano gesto di pietà. Al caso
si attagliano bene, credo, i
versi amari del poeta inglese
Wordsworth: «Visse da sconosciuta, e pochi potevano
sapere quando cessò di esistere; ma lei è nella tomba,
oh! Che differenza questo fa
per me!».
Arturo Cericola
Torre Pellice
Remigio Baldoni
Leggo su Riforma (11, dell’8 marzo) l’articolo che celebra i 50 anni della Libreria di
cultura religiosa della nostra
Chiesa valdese di piazza Cavour e noto che si parla dell’ideatore Valdo Vlnay, del
fondatore Vittorio Subilia
(mio cognato) e della brava
Elena Senn, che per moltissimi anni l’ha gestita, ma non
viene mai nominato il finanziatore: mio marito, Remigio
Baldoni. Nel dopoguerra mio
marito e Vittorio Subilia diedero informalmente vita a
una società per la realizzazione di questa impresa: Vittorio
occupandosi della divulgazione del pensiero teologico
e mio marito assumendosi
l’onere finanziario, e portandolo avanti anche dopo il nostro trasferimento da Roma a
Bologna. Mi scuso della precisazione, ma vorrei che l’opera di mio marito venisse ricordata, anche ora che non
c’è più, e visto quanto lui tenesse a questa sua iniziativa.
Michele Saldano - Torino
Maria Luisa Farinetti
Baldoni - Bologna
■ PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«L'anima mìa s’acqueta
in Dio solo»
Salmo 62,1
familiari di
Elda Malan Zhigin
ne annunciano la dipartita e rin
graziano tutti coloro che hanno
partecipato al loro dolore, circondandoli di affetto e simpatia.
Luserna San Giovanni
4 marzo 2002
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti...
da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore
che ha tatto il cielo e la terra»
Salmo 121,1-2
I familiari di
Viola Lageard ved. Rostan
neli’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano la comunità di
Pomaretto e tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore.
Maurin di Rinasca, 5 marzo 2002
i necrologi si accettanb
entro ie 9 del lunedì. Tel.
011 -655278 fa* 657542.
16
PAC. 16 RIFORMA
BALE
La «Commissione verità e riconciliazione» vuole raccogliere 12.000 testimonianze
Perù: guarire le ferite di 20 anni di violenze
La Commissione governativa è stata ufficialmente istituita nel giugno 2001. Indagherà a fondo
sul periodo 1980-2000, durante il quale si sono succeduti governi non eletti democraticamente
Una commissione governativa peruviana sta cercando
di stabilire le responsabilità
riguardanti le circa 30.000
morti e te oltre 6.000 scomparse verificatesi durante gli
ultimi 20 anni, molte delle
quali sono il risultato del conflitto tra i guerriglieri e i militari. La «Commissione verità
e riconciliazione» che comprende 12 membri, fra i quali
due preti cattolici e un pastore evangelico, ha iniziato i
suoi lavori nel gennaio scorso
al fine di «ristabilire la dignità
e garantire l’amministrazione
della giustizia», come ha dichiarato il suo presidente, Salomon Lerner, rettore dell’Università cattolica del Perù.
Il Perù ha conosciuto 20
anni di violenze causate da
scontri tra terroristi, militari e
paramilitari, in particolare i
ribelli del Sentiero luminoso,
del Movimento rivoluzionario Tupac Amaru (Mrta), e la
spietata repressione delle
forze di sicurezza.
Rimarginare le ferite
«È tempo di rimarginare le
ferite di coloro che sono stati
abbandonati dal resto del
paese», ba sottolineato un
membro della Commissione,
il pastore Humberto Lay, deh
le Assemblee di Dio. La priorità della Commissione, ha ricordato, è prima di tutto di
avviare «un processo di guarigione» e non di adottare
sanzioni nei confronti dei responsabili. Le conclusioni
della Commissione verranno
trasmesse alle autorità giudiziarie. Le considerazioni del
pastore Lay sono state riprese dal sacerdote Mateo Garr,
della Commissione di azione
sociale dei vescovi cattolici,
organizzazione di difesa dei
diritti della persona: «Siamo
solo all’inizio. Questa violen
sono stati ridotti al silenzio»,
ha dichiarato l’antropologo
Carlos Ivan Degregori, membro della Commissione. In
molte zone, i pastori eyangelici e i preti cattolici, nonché
vari laici, aiutano a raccogliere le informazioni. «La gente
è disposta a parlare con la
gente che conosce e in cui ha
fiducia», ha spiegato Mateo
Garr. La Commissione ha già
raccolto le testimonianze di
centinaia di persone. Secondo Carlos Ivan Degregori, anche se la Commissione non
potrà risolvere tutti i casi, essa spera di avere almeno
12.000 testimonianze e di
condurre indagini serie su
casi specifici.
Baracche alla periferia di Lima, capitaie dei Perù
za ha lacerato il paese per 20
anni e ci vorrà almeno altrettanto per giungere ad una vera pace», ha detto.
La Commissione è stata ufficialmente istituita nel giugno 2001 e dovrà concludere
il suo mandato entro luglio
2003, presentando un rapporto finale. Contrariamente ad
altri organismi analoghi in
America Latina, essa indagherà sulle violazioni dei diritti perpetrate durante i regimi di governi non eletti democraticamente. Esaminerà
tre periodi: i regimi di Fernando Belaunde (1980-1985),
di Alan Garda (1985-1990), e
di Alberto Fujimori (19902000). I membri della Commissione hanno precisato
che indagheranno presso tutte le parti coinvolte nella violenza: gruppi sovversivi, forze
militari e di polizia, gruppi
paramilitari. La Commissione dovrà intervistare i tre
presidenti indicati nonché i
capi della guerriglia: Abimael
Guzman del Sentiero luminoso e Victor Polay del Mrta,
oggi in carcere.
Preti, pastori, laici
La Commissione ha aperto
vari uffici, quattro regionali e
uno a Lima, all’inizio di quest’anno. Diverse équipe mobili operano sugli altipiani
delle Ande e nella foresta
amazzonica per raccogliere
testimonianze. «Cerchiamo
di dare una voce a coloro che
Le fosse comuni
Una delle prime azioni della Commissione è stata di
dissotterrare otto corpi sepolti in una fossa comune a
Chuschi, a circa 560 km da
Lima, che sarebbero quelli di
uomini uccisi da una squadra
militare nel 1983. Chuschi è
anche il luogo dove avvenne
la prima azione militare dei
guerriglieri del Sentiero luminoso nel 1980. Sofia Macher,
membro della Commissione
ed ex responsabile del Comitato di coordinamento nazionale dei diritti della persona,
ha raccontato come le vedove piangevano durante l’identificazione dei corpi. Secondo le cifre dell’Ufficio del
mediatore del Perù, almeno
182 fosse comuni, alcune delle quali contengono centinaia di corpi, sono disperse e
nascoste in tutto il paese. È
poco probabile, ha detto la
Macher, che gli scomparsi
verranno ritrovati perché i loro corpi sono stati probabilmente gettati nel Rio delle
Amazzoni o lasciati all’abbandono nella giungla, (eni)
Il processo di appello della giovane donna nriusulnnana si svolgerà il 18 marzo
Nigeria: arcivescovo chiede di morire al posto di Safiya
Un arcivescovo cattolico nigeriano ha proposto di morire
al posto di Safiya Hussaini
Tungar-tudu, la donna musulmana condannata a morte
per lapidazione da un tribunale islamico per quello che
viene considerato come «adulterio». L’arcivescovo cattolico di Lagos, Anthony Olubunmi Okogie ha infatti proposto di subire la sentenza inflitta a Safiya, la cui condanna
ha sollevato le reazioni sdegnate della comunità internazionale. La giovane donna ha
fatto appello. Il processo è
stato rinviato al 18 marzo.
Protesta contro la Sharia
In una dichiarazione pubblicata dall’arcidiocesi alla fine dello scorso febbraio, l’arcivescovo Okogie ha spiegato
di avere fatto questa proposta
per manifestare la protesta
della Chiesa cattolica romana
della Nigeria contro il sistema
legale della Sharia (legge islamica) in alcuni stati della Nigeria. Secondo lui, questo sistema mira deliberatamente a
perseguitare i cristiani e i poveri del nord del paese e ha
chiesto ai leader politici, che
hanno la responsabilità di
amministrare e di interpretare la legge islamica, di farlo
con umiltà, nel timore di Dio
e nel rispetto degli altri. Okogie li ha messi in guardia contro ogni azione che potrebbe
isolare l’intero paese dalla comunità internazionale.
Secondo la Sharia applicata nello stato settentrionale
di Sokoto, l’adulterio è passibile della pena di morte. Safiya, divorziata e madre di
una bambina di un anno, è
stata giudicata da un tribunale islamico dello stato per
avere avuto rapporti sessuali
illeciti fuori del matrimonio. I
suoi avvocati volevano impostare la sua difesa dicendo
che era stata vittima di uno
stupro. Oggi Safiya dice che il
padre sarebbe il suo ex marito, il che non costituirebbe
un delitto secondo la Sharia.
Liberato l'ex marito
Bello Sanyinnawal, giudice
del tribunale islamico, ha sottolineato che per quanto riguarda l’uomo i criteri dell’adulterio sono molto specifici. Il giudice ha spiegato che
«l’uomo è stato liberato per
mancanza di prove. Secondo
la Sharia, perché l’uomo venga dichiarato colpevole, occorre che quattro uomini siano stati testimoni dei rappor
ti. Oppure l’uomo deve confessare la propria colpa. E
queste due prove mancano».
Il giudizio inflitto a Safiya le
garantirà l’ingresso in paradiso, ha detto ancora il giudice.
L’avvocato Abdulkadir Imam Ibrahim ha già fatto
appello presso la Corte d’Appello dello stato. Ha quindi
chiesto un rinvio dell’esecuzione della sentenza in attesa
dell’esito del ricorso. «Non
posso predire nulla, ma esamineremo attentamente se
ci sono stati errori di procedura nel giudizio», ha detto.
Mallam Hussaini Tungar, padre di Safiya, ha lanciato un
appello ai governi dello stato
di Sokoto e della Nigeria,
chiedendo loro di non uccidére sua figlia. «Non voglio
che mia figlia sia lapidata a
morte. Perdonatela». (eni)
In preparazione un video che fornirà alcune conoscenze fondamentali sul problema
Sud Africa: medici avventisti impegnati contro l'Aids
Un gruppo di medici avventisti del
Sud Africa sta investendo molte risorse
su un video riguardo alla diffusione
dell’Aids. Si tratta di un progetto che necessita gli sforzi congiunti delle comunità avventiate locali, come risposta
concreta della fede all immensa sfida
rappresentata dalla terribile malattia.
Promosso da «Adventist Professional
Health Services» (servizi sanitari professionali avventisti), il video tratterà approfonditamente le implicazioni sociali
dell’Aids, fantasie comuni circa la malattia, giovani e Aids, metodi di preven
zione e trattamento. Secondo la volontà
degli ideatori del progetto, fra i quali il
presidente della Chiesa awentista del
Sud Africa, Wakaba, questo video rappresenta il tentativo di fornire, in una
prospettiva che è sicuramente awentista, alcune delle conoscenze fondamentali sul problema dell’Aids per creare un
senso di responsabilità collettiva e di
cooperazione nella battaglia contro
questa crescente pandemia.
Il direttore del dipartimento della salute della Chiesa awentista a livello
mondiale, dott. Allan Handysides, ha
venerdì 15 MARZO 2002
È Stata indetta per il 24 marzo
Una giornata di solidarietà
con il popolo argentino
Il 24 marzo del 1976 ebbe
inizio l’ultima dittatura in Argentina. Dopo l’assassinio di
più di 30.000 persone (e la
tortura di molte di più) la dittatura promosse un programma di riforme neoliberiste al
quale gli argentini hanno cercato di resistere. Durante il
loro governo illegittimo i militari furono sostenuti dal
Fondo monetario internazionale, da corporazioni finanziarie locali e transnazionali e
da grosse compagnie; perciò
la dittatura argentina è il simbolo della dittatura globale
del mercato. Quasi vent’anni
dopo la fine di quella dittatura il popolo argentino sta ancora resistendo al governo
neoliberista. Nella repressione dell’ultima ribellione po
polare il 20 dicembre scorso
sette persone sono state uccise a Buenos Aires. Il 20 di
ogni mese questo evento è ricordato con manifestazioni
in tutta l’Argentina.
È dunque stato lanciato un
appello: in solidarietà con il
popolo argentino e contro la
dittatura del mercato, la gen- ^
te di tutto il mondo è invitata
ad un giorno di azione globale il giorno 24 marzo (e poi
ancora il 20 aprile). Come
simbolo della solidarietà internazionale, molti gruppi da
tutto il mondo organizzeranno proteste con i due metodi
principali della ribellione argentina: il «cacerolazo» cioè
con il risuonare di pentole e
casseruole e con blocchi e
picchetti nelle strade.
Dopo la proposta fatta il 15 febbraio
Leader religiosi Usa: no al
piano Bush sull'anibiente
Oltre 1.200 leader religiosi
hanno lanciato il dibattito
sulla politica dell’amministrazione Bush in materia di
ambiente e hanno sottoscritto una dichiarazione che denuncia la nuova proposta
americana sul riscaldamento
del pianeta. «Un appello interreligioso per la preservazione dell’energia e per la
giustizia ambientale» è un’alternativa alla proposta annunciata dal presidente Bush
nel febbraio scorso. Il progetto di Bush respinge il protocollo di Kyoto del 1997 che
definisce norme internazionali in vista di ridurre le
emissioni di gas serra nell’atmosfera che, secondo gli
scienziati, provocano il riscaldamento del pianeta.
Bush ha espresso il proprio
scetticismo circa le conclusioni scientifiche e ha respinto queste norme internazionali in parte perché ritiene
che esse presentino un rischio per l’economia americana. Gli specialisti dell’ambiente rimproverano alle
proposte di Bush in materia
di effetto serra di essere inadeguate e di basarsi su criteri
volontaristici e non obbligatori per ridurre l’inquinamento. D’altra parte, essi lamentano che Bush non abbia
posto l’accento sulla preservazione dei combustibili.
mia in materia di combustibili per le automobili e raccomanda la fabbricazione di
veicoli funzionanti con tecnologie «pulite» e di veicoli
ibridi meno inquinanti. Chiede inoltre che venga aumentato il finanziamento dei trasporti interurbani e collettivi.
Le riserve naturali
I leader religiosi denunciano le politiche che autorizzano lo sfruttamento delle miniere all’interno delle riserve
naturali, in particolare \a riserva nazionale artica: «La
preservazione è un’alternativa moralmente superiore allo
sfruttamento di quelle riserve. D’altra parte, è anche più
efficace e offre vantaggi maggiori e più duraturi di un aumento modesto, a breve termine, delle riserve di petrolio», affermano. I leader religiosi raccomandano agli Usa
di investire «più risorse nella
ricerca e nello sviluppo di
energie rinnovabili, concentrandosi sulle tecnologie che
usano l’energia geotermica e
solare, il vento, la biomassa».
La loro dichiarazione è una
delle molte iniziative lanciate
in questi ultimi anni e che
uniscono le comunità confessionali al di là delle linee
religiose e teologiche sulle
questione della protezione
dell’ambiente.
viaggiato attraverso questo devastato
paese nel febbraio scorso per presentare
il video e ha testimoniato di situazioni
estremamente drammatiche. Centinaia
di migliaia sono i bambini rimasti orfani
e la gente, anche quella non ammalata,
spesso a causa dell’ignoranza è paralizzata dal panico. Solo a Mapoteng, nel
Lesotho, vicino all’ospedale awentista
di Maluti, in una cittadina di circa 3.000
persone sono più di 400 gli orfani per
Aids; e non è insolito trovare ragazzini di
14 anni che si occupano del sostentamento della loro famiglia. (adn)
Preservare l'energia
Nella loro dichiarazione, i
leader religiosi tornano su
queste preoccupazioni. Pur
riconoscendo che il presidente Bush ha sottolineato la
necessità di dipendere di meno da fonti esterne per il petrolio, essi affermano che
non basta cercare di sostituire gli approvvigionamenti di
petrolio estero con riserve interne, misura invece ritenuta
essenziale da Bush. Anzi, dicono, la preservazione deve
essere al centro della politica
Usa in materia di ambiente.
«La preservazione e la diminuzione della nostra dipendenza nei confronti del petrolio e di altri combustibili
fossili... possono essere attuate in modo responsabile e
conveniente a livello economico», sottolineano nel loro
comunicato pubblicato dopo
l’annuncio fatto da Bush il 15
febbraio scorso, e inviato a
tutti i membri del Senato che
deve esaminare la proposta
fatta dal presidente.
La dichiarazione, radicata
in quello che i leader religiosi
chiamano «i valori morali e la
preoccupazione di preservare il creato e i figli di Dio», richiede una migliore econo
II patto con Dio
«Affermiamo alle nostre comunità che là preservazione
dell’energia è un modo di rispettare la nostra alleanze
con Dio», ha sottolineato farcivescovo Khahag Barsamiaù
della Chiesa armena d’America. Fra i firmatari della dichij
razione figurano Robert Edgar, segretario generale od
Consiglio nazionale de e
chiese; responsabili delle
chiese luterane, episcopali;
ortodosse, rappresentanti
della Chiesa cattolica, di organizzazioni ebraiche e di varie
chiese americane africane.
«Diciamo al Congresso che
preservazione dell’energia
necessaria per la sicurezza interna e la protezione dell ambiente e della giustizia.
se vite sono in gioco qui '
sottolineato Robert Edgar '■
progetto del presidente ci t
rebbe sfruttare l’Artico, a
montare l’energia nucleare,
nanziare compagnie irifi
nanti. Invece ci sono
più sicure e durature».
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r:
su col
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poi u
front,
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Chi
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lune
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posi
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