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Roma, 28 Novembre 1908
SI pubbllsa ogni Sabato
ANNO 1 - N. 48
LA LUCE
Propugna grinteressi sociali# morali e religiosi in Italia
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ABBONAIVIKNTI
Italia : Anno L. 2,50 — Semestre L. 1,50
Estero ; » » 5,00 — « « 3,00
Un numero separato Cent. 5
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I manoseritti non si restituiscono
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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SOMMARIO
Guardando attorno. — Sopra una fossa aperta, Un
amico dei Modernisti. — Il Cattolicismo negli
Stati Uniti. — Per distruggere il Romanismo, Arturo Mingardi. — Galleria scientifico religiosa :
Tissot, E. M. — Compagne e compagni, P. C. —
Un altro giudizio su Calvino, E. M. —Polemica?
Y. — Pagine di Storia, Giov. dalla. — Opere di
Beneficenza — Salice piangente. — Nella Penisola
e nelle Isole, — Valdesi d’America — Oltre le
Alpi e 1 Mari. — Primavera della vita. ^— Cinematografia umana : Un brano di storia vera, Mile.s
Christi. — Eroine Valdesi (nuova serie), Teofilo Gay.
In sala dì lettura, e. r. — Dal Chiosco alla Libreria — Storia di persecuzioni, Maurus.
LA LUCB
AI SUOI AMICI
Siam quasi alla fine dell’anno; eppure un
certo numero di Lettori non ci hanno ancora
mandato le L. 2,50 deirabbonament i !
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Rinnovate dunque, sollecitamente, cari Amici e gentili Lettori, il vostro abbonamento e
parlate d’intorno a voi della LUCE, procurandole nuovi abbonati. A tal fine, facciamo
specialissimo asse<rnamento su la cortesia,
Fatfetto e lo zelo dei nostri cari colleghi, i
pastori delle Valli e del rimanente d Italia.
Coloro, che non essendo ancora abbonati,
ci invieranno, prima della fine di novembre,
L. 2,50 per il 1909 riceveranno anche i numeri di dicembre prossimo, senz altra spesa.
Il prezzo d’abbonamento è mantenuto a L. 2,50
per tutti coloro che avranno pagato il loro abbonamento PRIMA del 31 gennaio 1909, dopo di che
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Per le molte diiflcoltà avveratesi negli scorsi
anni, sono SOPPRESSI gli abbonamenti postali
coll’estero. I nostri Amici dell’estero si compiacciano di valersi di vaglia internazionali, per pagare il loro abbonamento.
L'Amministrazione della “ Rivista Cristiana „
avendo in animo di offrire speciali facilitazioni
per l’abbonamento a detto periodico, la cui direeione verrà assunta col 1-gennaio 1909 dal signor
E. Giampiccoli, NON si faranno più “ abbonamenti
comalativi „ colla LUCE.
Gaardaodo attorno
(Noterelle e Spigolature)
La Sicilia e la Calabria sono terribilmente provate.
Poveri e sventurati connazionali 1
La nostra simpatia cordiale, intera è per voi! Dio
vi sostenga nelle vostre afflizioni gravissime I
*
In cospetto dei mali terribili materiali, morali, spirituali contro cui l’uomo ha da lottare, desta compassione la grottesca parodia del battesimo... senz’acqua
amministrato... civilmente da quel capo ameno che è
il sindaco d’Ivry in Francia.
La vita è cosa più seria, caro sindacuccio mio !
E’ confortante il pensare che non tutta la Francia
si perde in simili quisquiglie.
Alla Camera di quel forte paese si è andato discutendo la gran questione della pena di morte. Sarebbe
ora infatti di abolire la ghigliottina, più degna della...
Cina al tempo del Giusti, che non di una nazione
veramente civile quale vuol essere la Francia dell’oggi.
In quelia discussione e a proposito di essa, sono
stati detti o scritti altissimi pensieri, che mette il conto
di raccogliere religiosamente : si vedrà anche una volta
che ormai siamo per davvero avviati verso un risveglio spiritualistico, evangelico.
L’onorevole abate Lemire ha parlato così :
« La nostra civiltà cristiana, l’onorevole Jaurès lo
ha molto bene capito, non è quel clericalismo incartapecorito, nè quella tradizione stantia che ci viene
portata qui come per strangolarci entro non so quale
combinazione politica. Essa non è nemmeno, signori accademici, quello scenario transitorio che vi piace di
edificare per una rappresentazione effimera ; il mio
cielo, la mia religione è un cielo vivente, mobile, un
cielo nel quale vi sono delle nubi, ma anche dell’azzurro.
« Io professo il principio che la società è fatta
per l’individuo e non l’individuo per la società. La
dottrina contraria volge la schiena alla dichiarazione
dei diritti dell’uomo e io non intendo per mio conto
di farlo. Io non ammetto il principio che intende
strappare un uomo, per quanto colpevole egli sia, dalla
società umana, togliergli il sue carattere di persona
e rifiutargli la tregua che gli permetta di rialzarsi.
La società ha la sua parte di responsabilità nelle circostanze in cui ha posto i diseredati ».
E Alfredo Oriani, commentando splendidamente nel
Giornale d’Italia, mette in vista quel gran fatto interno che si chiama coscienza morale :
« Il tribunale dei giudici non è che un simbolo di
quello che ogni uomo ha nel proprio segreto; se potrà
ingannare quello, non giungerà ad eludere questo,
perchè nessun delinquente assolverà mai davvero se
stesso ».
Poi l’Oriani aggiunge:
« L’uomo non può togliere ciò che non può dare :
per uccidere un’anima, come per uccidere un corpo
nel nome della verità, è necessario un altro legislatore,
qualcuno che veda dove noi non sappiamo nemmeno
guardare, che ascolti e senta senza origliare neppure
alle coscienze, che non possa incespicare nell’errore
e che ignori la menzogna.
€ L’uomo non è così ».
Noi applaudiamo con tutta l’anima
«
* *
La Persia ha pensato che fare e disfare è tutto làvorare; e però ha soffocato cSn le proprie mani la
costituzione pur mo’ nata !
Evidentemente quella nazione — su per giù come
la Russia — non è ancora apparecchiata al vivere moderno, civile. Le manca il potente soffio dell’Evangelo, che trasforma a vita nuova e costantemente giovanile gli organismi vecchi decrepiti.
*
* *
Anche l’Austria ha del decrepito, anche l'Austria
avrebbe bisogno del soffio di vita a cui accenniamo.
Le zuffe vergognose avvenute a Vienna, tra studenti
tedeschi e studenti delle province italiane irredente,
a danno di questi ultimi, provano in maniera palpabile la verità e l’importanza del nostro asserto.
*
* *
La coscienza è assai più vivace nella evangelica Germania. A concludere il noto incidente, nel quale le
teste più alte erano implicate, Guglielmo II ha proferita una parola che ridonda a grande onore per lui
medesimo e per la dotta nazione ch’egli rappresenta :
« Ho avuto torto ! ».
Sì può non sentir una simpatia speciale pel sovrano
germanico; ma convien pur riconoscere che questo suo
atteggiamento recente è degno di passare alla storia,
come illustrazione di quella forza umana, riflesso della
santità divina, che si chiama coscienza morale.
*
* *
Come se a Roma non ci fossero chiese abbastanza,
se n’è inaugurata un’altra in questi giorni al Testacelo, dedicandola a S. Maria Liberatrice !
Liberatrice da che ? Speriamo che ci liberi dal supino clericalismo!
Accanto alla chiesa sorge un teatrino costruito a
spese d’una signora inglese testé convertitasi al Romanesimo-A che dovrà servire il teatrino ? — A salvar
la fede, se dobbiam credere alla lapide che la... benefattrice ha fatto murare in una delle pareti della
sala.
Risum teneatis, amici ?
L’epigrafe suona precisamente così :
« A Dio profondamente grata — della sua fede romana — per tema che il popolo di Roma — dall’ignoranza e dalla licenza traviato — perdesse la fede — a
scopo d’istruzione e di sollazzo — Francesca C. Clemson anglo-sassone — Quest’aula innalzò ».
*
Mi Mi
Nel ricevimento vaticanesco del Collegio Pio latino
americano e dei vescovi degli Stati liberi d’America,
il vescovo Jara ha inneggiato alla fedeltà dell’America latina verso la Santa Sede (sapevamoelo !) e ha
asserito che tale fedeltà si deve alla cultura (sic!)
che la Cattolica Spagna vi ha portato fin dalla scoperta del nuovo mondo (si}, sic ! 1). Il Papa se n’è
congratulato ! Chi si contenta gode !
♦
• *
Dunque la Spagna è la nazione per eccellenza! E
la Francia ? — La Francia è persa per la S, Sede, e
il Papa ne brontola e ne piange. Se lo sanno i pellegrini francesi ricevuti l’altro giorno in Vaticano.
«
• •
Quanti dolori a quel povero cuore di pontefice ! Anche l’abate Minocchi gliene ha dato un altro fortissimo recentemente, pubblicando nel giornale La Proviiicia di Lecce una lettera del tutto anticlericale. Ne
riparleremo a nostro agio nel prossimo numero.
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LA LUCE
Sopra una fossa aperia
Il pensiero e la vista della morte suggerisce
spesso ottimi consigli, anche quando il morto è un
periodico, non un uomo. La rivista modernistica
« Nova et Vetera » è morta. Dovremo dire : parce
sepulto ? Si, riguardo agli scrittori e ai loro amici,
i più di essi ottimi giovani, e pieni di alte idealità : no, rispetto alle idee che essi propugnavano
nel defunto periodico.
La morte del « Nova et Vetera » conferma sempre
più l’idea che « ogui movimento in senso riformistico nel seno della Chiesa Romana, ove non venga
effettuato nel senso voluto dalla Gerarchia, e dalla
logica del sistema politico-teologico di quella chiesa,
è destinato a fallire ». I tentativi riformistici del
Gioberti, dei Passaglia, del Rosmini, del Campello e
di parecchi altri sono finiti, come tutti sanno, miseramente, perchè i loro autori non capivano perfettamente il sistema teologico-politico della chiesa, di
cui pure, erano membri cosi illustri. L’ affermazione
sembrerà forse, a prima vista, audace, ma non parrà
tale a chi per poco si metta a considerare il cattolicismo romano nel suo insieme, nel suo organismo
logico, nelle sue affinità, nelle sue simpatie ed antipatie teologiche.
« 0 con la fede e la chiesa, cosi com’ è, cioè,
come la sua logica interna esige, » scrisse Andrea
Torre nel Corriere della Sera il 28 settembre dell’anno scorso, « 0 fuori della Chiesa. Un mezzo termine è assurdo : e non può essere fondato se non
sull’equivoco o in una colossale illusione nata dalla
mancanza di veduta sintetica e profonda dell’ idea
cattolica ». Il Torre ha ragione e il perchè sta in
ciò che il cattolicismo romano è un sistema di dottrinCrtali che non si può essere cattolici senza accettarne la connessione, che il magistero ordinario
ed universale della Chiesa stabilisce fra loro. I modernisti del Nova et Vetera hanno rigettato il sistema filosofico e teologico romano ; hanno rigettato
il magistero infallibile della Chiesa ; hanno rigettato in pratica, se non anche in teoria,'il Papato;
e pur vogliono continuare a dirsi cattolici. Il loro
periodico è morto con tale voce sulla bocca. Era
dessa ragionevole e sincera? Ci permettano i modernisti del defunto periodico una parola franca. Se
la loro pretesa era sincera, essi non hanno mai capito la natura intima del cattolicismo romano. Essi
sono ogni cosa, fuorché cattolici romani. Di qui l’accusa che loro vien mossa da ogni parte di non essere sinceri. Se questa accusa è da loro immeritata,
allora essi meritano l’altra di capire solo imperfettamente il sistema del cattolicismo romano.
Di qui non si scappa: o mancano di sincerità o mancano di scienza, o sono dei finti o sono degli ignoranti.
E come- si difendono essi dall’accnsa d’insincerità ?
Come rispondono essi all’ intimazione che cattolici,
razionalisti, socialisti, evangelici fanno loro di uscire
dalla Chiesa dove non è più posto per loro ? Ecco
la loro risposta : * I modernisti, per diritto di nascita, per diritto di educazione, per l’ambiente in cui
vivono, per l’esperienza religiosa di cui sono teatro
le loro anime, per convinzione infine, fanno parte
del grande organism^o della Chiesa cattolica. » (1)
Signori miei, questo è un miserabile sofisma. La
religione è una fede, non è una nascita. La religione
é un atto personale, non è una vecchia ciarpa, venuta a noi per eredità dai nostri maggiori.
In verità, l’nomo non nasce nè ebreo, nè cattolico, nè evangelico. Nasce con una certa capacità a
divenire ogni cosa, ma non porta seco dalle mani
di Dio la patente di una qualsiasi religione. I modernisti sono nati nella società cattolica, non sono
nati cattolici. Divennero tali quando accettarono conscientemente e volonterosamente le dottrine cattoliche ; ora poi che rigettano in corpo le dottrine
fondamentali del cattolicismo romano, non hanno più
diritto a dirsi cattolici.
Nè ha maggior valore la comparazione che essi
amano di recare a propria difesa. ♦ Come, » essi dicono, « un anarchico italiano, per quanto professi idee
sovversive, non cessa d’essere italiano ; così un modernista, per quanto professi idee non ricevute
dalla Gerarchia cattolica, non cessa d’esser cattolico ». Il paragone non corre, miei cari modernisti, e sempre per la stessa ragione. L’italianità è
una nascita, il cattolicismo è una credenza. La prima
non si può perdere mai, perche consiste in un fatto;
il secondo per contrario si riceve e si rigetta a proprio libito. Mi meraviglio come uomini d’ ingegno
quali sono gli scrittori del « Nova et Vetera » non
veggano la irragionevolezza del loro sofisma.
Dunque, essi errano bruttamente quando affermano che « per adempiere alla loro missione è necessario che i modernisti rimangano nella Chiesa. » (1)
Nessuno di certo li potrà scacciare colla forza
fisica, ma essi, restando nella Chiesa, si trovano
del continuo in aperta contraddizione colla loro coscienza. Perchè essi sono costretti ad accettare,
almeno esteriormente, dogmi ai quali più non credono, dottrine che più non intendono, idee che più
non amano ; e di più, se sono sacerdoti, devono
praticar riti, che per loro non hanno più alcun
significato, e predicar come vere dal pulpito tali
credenze, che essi per contrario in cuor loro tengono per erronee, stupide e superstiziose. Dov’ è,
in questo caso, la loro tanto vantata sincerità?
Il Nova et Vetera é morto : e cosi doveva essere.
Nel mondo delle idee cristiane non vi è posto pel
modernismo, come per ogni altro movimento che
non sia poggiato, o sulla autorità dell’uomo o sull’autorità del Vangelo. Perchè, l’intendano bene i
modernisti e i democristiani: tre sole forme di cristianesimo sono in realtà possibili : il cattolicismo
romano, appoggiato all’autorità di un nomo, il Papa :
l’individualismo più esagerato, qual è quello di certe
piccole Chiese settarie, e il cristianesimo della grande
Chiesa evangelica sparsa per tutto il mondo, la quale
accetta l’autorità divina del Vangelo, gelosamente custodito dalla Chiesa. Per quale forma di cristianesimo
stanno per dichiararsi i modernisti sulla fossa aperta
del loro periodico ? Consultino il Vangelo, e Gesù
Cristo suggerirà loro una conveniente risposta.
iJn amieo dei CflodePiiisti
(1) « Nova et Vetera » Settembre 1908 pag. 187.
Il [atlDlicismii negli Stati Uniti
Checché ne abbia detto l’avvocato Reforgiato, il Cattolicismo Romano non può sperar« di divenire la religione ufficiale degli Stati Uniti d’America, dato pure
e nou concesso, che quella avauzata nazione voglia un
giorno 0 l’altro rinunziare alla gloriosa formula: Libera Chiesa in libero Stato.
Perchè una religione possa permettersi il lusso di
anelare ragionevolmente al primato, conviene ch’essa
sia rappresentata fin d’ora da un discreto numero di
aderenti. Or ecco dei numeri che parlan chiaro.
Dei 76 milioni d’Americani, sudditi della nobile Repubblica, solo 9 milioni sono cattolici.
Gli Evangelici adatti che abbiano fatto aperta professione di fede ascendono a 18 milioni.
Nei 9 milioni di cattolici papisti sono compresi anche
i bambini !
Sproporzione enorme adunque ! « ed i Cattolici vanno
perdendo sempre più terreno ». Secondo il Catholic
Directorg, dal 1890 al 1902, la popolazione cattolica
romana negli Stati Uniti sarebbe bensi aumentata di
2,17.6,370 anime, ma coutemporaueameute era avvenuta
un’immigrazione di 3,70.6,184 cattolici provenienti dall’Italia, daU’Irlanda, ecc., quindi : 1) uno spostamento,
non un aumento; 2) un vero regresso, come ognuno
deve riconoscere.
Un gran numero di Cattolici romani ha evidentemente abiurato il Papismo, durante i 12 anni considerati !
E che sia cosi, nella realtà dei fatti, ecco delle prove.
Una sola Chiesa Evangelica di New York comprende
più di 100,000 adepti provenienti dal Romanismo. —
Mac Kinley apparteneva ad una famiglia irlandese originariamente cattolica. — Gli Irlandesi che, come la
famiglia di Mac Kinley, emigrarono, a diversi momenti.
negli Stati Uniti, sommano a 20 milioni; orbene gli
Irlandesi tuttora cattolici non sono che 7 milioni :
dunque 13 milioni di transfughi 1 II vescovo polacco,
Antonio Kozbuski, che soprintendeva a una diocesi di
80,000 anime, passava, nel 1903, con tutto il suo numeroso gregge, alla Chiesa cristiana evangelica !
Fallimento su tutta la linea!
Il prof. Rattenbush di Gottinga dice che negli Stati
Uniti d’America vi sono 6(5 milioni di cristiani evangelici ! — Il cardinale Gibbone, interpellato qui in Europa da un redattore del Siede, all’epoca deH’nltimo
conclave, ebbe a confessare che negli Evangelici americani il sentimento religioso è veramente profondo. E
la profondità del loro sentimento religioso traspare eloquentemente dal fatto che i fedeli di cinque di quelle
potenti chiese hanno sborsato in un solo anno, pei bisogni del culto, 351 milioni e 370 mila lire italiane !
Per le missioni tra i popoli pagani hanno offerto, in
un solo anno, altri 30 milioncini.
L’Evangelo si propaga rapidamente nelle Isole Filippine, soggette ormai agli Stati Uniti. Nell’ultrapapista isola di Porto Ricco, l’Evangelismo annovera ormai
70 chiese con 5000 aderenti.
{Dall'art. delpast. 0. Fasulo. pubblicato nel Corriere
di Catania).
Per distroggerE il BomanisniD
Alcuni lettori della Luce si sono lagnati con me
della troppa lunghezza della mia risposta al rev. signor Alfa, l’eroe del giornaletto romano L'Araldo
Cattolico. Essi non hanno torto, ma io non ho meno
ragione. Il signor Alfa anch’esso scrive un po’ troppo
contro gli evangelici e molto a sproposito; abbiano
dunque la pazienza i miei fratelli nella fede, che una
volta tanto io risponda abbondantemente ad uno scrittore che sempre tratta le nostre Chiese quali congreghe di rape, o peggio, di gente in mala fede.
Adunque continuerò a varie riprese la mia risposta
al suddetto reverendo anti-evangelico.
Rev. signor Alfa, eccomi a lei. Spero ch’ella avrà
meditato le parole di S. Paolo ai Galati e cosi ora
sarà pienamente convinto che Nostro Signore Gesù
Cristo non è un semplice uomo il quale come tutti
gli altri resti totalmente diviso dall’umanità, Gesù
è il Figlio vivente di Dio : gli apostoli hanno avuto
il compito di annunziare Cristo al mondo, il quale,
credendo, può godere della comunione con Cristo,
non in maniera burocratica, ma bensi spirituale.
Gli uomini sono tralci e gli apostoli innestano i
tralci alla Vite-Cristo, il quale poi da sè vivifica i
ralci. La buona novella gli apostoli l’hanno anfnnnziata e scritta in un modo cosi ben definito che
Paolo poteva scrivere * Se alcuno vi evangelissa
oltre a ciò che avete ricevuto, sia anatema ».
La parola di Gesù è scritta e non è più possibile
perderla. Si può invece perdere lo spirito vitale di
Cristo, a questo però previene Gesù stesso il quale,
se è morto, è anche risuscitato ed è vivente in Dio
e si comunica alla Chiesa di quanti gli credono.
Non sarò io, signor Alfa, che rifiuti di apprendere da un’anima qualunque la scienza delle Scritture, ma per carità che nessuno mi venga a fare
le veci di Cristo il quale, torno a dire, non è morto,
ma vive in eterno.
A qualunque apostolo di qualunque Chiesa cristiana, che colla sua parola parlata, o scritta, mi
avrà indirizzato a Cristo, io sarò grato come a un
fedele servitore del mio Signore; ma poi io risponderò sempre a lui come quei di Sichar dicevano alla
donna Samaritana : a Io non credo pià per le tue
parole, perciocché io stesso ho sentito Oesà e so
ch’egli è veramente il Cristo, il salvatore del
mondo ».
Quando la Religione Cristiana non debba essere
una pratica ed efficace comunione delle anime credenti con lo Spirito di Cristo vivente, è vano ogni
sforzo per rendere cristiano il mondo : il cristianesimo in tal caso sarebbe un’organizzazione umana,
un regno civile come tanti altri.
La Chiesa Romana che rilega Cristo tra i morti
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LA LUCE
per sempre e vi sostituisce il suo papa e i suoi vescovi è perciò stesso divenuta un organismo burocratico e terreno, inefficace anche come tale perchè
troppo medioevale.
Per brevità tralascio di ritornare suU’argomento
del libero esame, il quale però, quando è veramente
tale, non crea tante religioni quante teste, come dice
il signor Alfa, ma unisce anzi le teste nella verità,
la quale è necessariamente una.
Il signor Alfa non ha ragionato troppo prima della
sua affermazione — tot homines tot sententiae —
ha scritto pel preconcetto atavico tra i papalini che
gli evangelici siano divisi in causa del libero esame.
Per amore di verità faccio osservare, signor Alfa,
che gli evangelici credenti sono divisi più per denominazione che per diversità di dottrine, tra essi
vi è più comunione fraterna che non tra le diverse
scuole filosofiche e teologiche del romanismo.
Alla fin dei conti, reverendo «signore, crede ella
di non aver proprio a che fare se non con dei citrulli, quando scrive le sue prose contro gli evangelici ?
Mi spieghi un po’ perchè mai Leone XIII e di
nuovo Pio X con tanto sfoggio di autorità assoluta
proibirono tutte le filosofie e tutte le teologie, che
non siano conformi alla dottrina (rivelata ?) del
dottor Angelico Tommaso D’Aquino.
Vi era adunque della divisione in seno alla Chiesa
romana — e i teologi non hanno detto che essa non
era più cattolica.
Anche presentemente non ostante tutte le encicliche papali, i Gesuiti più eminenti non tralasciano
di seguire il loro Suarez, e i francescani i loro Bonaventura e Duns Scoto, eppure sono cattolici romani
autentici.
Rvtuvo mingavdi
GallEPifl sEìBntìtìCB-rriìBiDsa
Tissof (17281797).
Fu pure medico di grande fama. Un suo trattato
dal titolo : Avvertimento al popolo sulla sua salute,
ebbe subito quindici edizioni e fu tradotto in 17 lingue.
Bonaparte lo consultò. Ricevette appelli assai lusinghieri, quali quello del re di Polonia e del Senato
di Venezia, e di una cattedra all’Università di Pavia.
Accettò quest’ultimo. A Pavia rimase due anni, ritornò quindi a Losanna, dove terminò la sua carriera. La sua morte fu un lutto pubblico.
Come Tronchin, Tissot fu un grande credenteEcco che cosa scrisse nella prefazione del suo scritto :
Della salute degli uomini di lettere: « Il meccanismo mirabile dell’uomo sano, e la guarigione più
mirabile forse dell’uomo malato forniscono delle dimostrazioni senza replica dell’esistenza e della sapienza infinita del Creatore ». Segue quindi un
elenco di grandi medici che hanno professati principii religiosi da Ippocrate e Galieno fino al grande
Boerhaave suo maestro, e a Haller suo contemporaneo. ____________ E
"‘^irSllìiMr5fl MIID
Francesco Balogh, professore di stona ecclesiastica all’Accademia riformata di Debreczen m Ungheria, ha e.spresso un notevole giudizio su Calvino che
merita di essere riprodotto, poiché, in breve sintesi,
illustra l’influenza esercitata dal riformatore ginevrino sul progresso della Civiltà.
« Calvino è il Riformatore del secolo XVI che
ha esercitato l’influenza la più notevole e la più
estesa. E’ lui che ha dato al protestantesimo il suo
carattere universale, internazionale; il protestantesimo di Calvino non si riattacca in maniera speciale
ad una razza o ad una nazione. Un fatto che prova
la potenza straordinaria del calvinismo, è che esso
ha potuto in Germania e anche in Ungheria, conquistare delle regioni intiere. »
sovranità popolare, che è la garanzia di tutte le libertà. La costituzione ecclesiastica da lui concepita
e che aveva in so stessa i suoi mezzi di svolgimento,
ha fatto risaltare ciò che avevano d’incompleto le
costruzioni elaborate dagli altri riformatori.....
« Mettendo in luce l’idea democratica, organizzando
la rappresentanza dei fedeli, con le assemblee rappresentative, egli ha aperto la via allo sviluppo
delle libertà civili; egli ha ispirato i grandi eroi
della libertà ; Bocskay in Ungheria, Guglielmo d’Orange in Olanda, Coligny in Francia, Cromvfell in
Inghilterra, i Pilgrims Fathers nell’America del
Nord. L’Evangelo affranca. E’ la realtà storica di
questa verità sublime che fa la grandezza della Riforma di Calvino.
« Calvino ha aperto la via all’evoluzione futura :
sul terreno religioso, il pensiero individuale e 1 in
dividnalismo nazionale hanno determinato la nascita,
alle volte molto movimentata, di diversi sistemi ;
presbiterianismo, puritanismo, congregazionalismo,
metodismo, battismo. Sono queste manifestazioni di attività e di vitalità. Il grande principio dell’individualismo ha preso il posto dell’nnità rigida ed opprimente..... >
« La grandezza di Calvino è cosa manifesta dal
fatto maraviglioso che egli ha potuto, dal di fuori,
e con la forza del suo sistema, fare la conquista della
sua propria patria, la Francia ugonotta. L azione
degli altri Riformatori, le vittorie da essi riportate
hanno avuto per teatro il loro paese stesso. La vita di
Calvino si è svolta nell’esilio, egli fu un rifugiato, le
sue ceneri riposarono in terra straniera. Egli non
ha avuto l’appoggio in Francia nè, di un Federico
il Savio, nè di un Filippo di Assia; solo una donna,
la prima regina di Navarra, offerse un rifugio ai
riformati che fuggivano la persecuzione.
« L’attitudine di Calvino riguardo a Serveto gli
fu dettata dalla sua convinzione personale, e questa
si fondava sulle idee generalmente accettate al
XVI secolo. Egli si pose come difensore del protestantesimo e del cristianesimo. Pronunziandosi per la
pena capitale, egli si è ingannato unitamente al suo secolo, che non conosceva la tolleranza nel senso inteso oggidì. Questo errore può essere da noi deplorato, ma non può provocare l’ira, come non potrebbe
fare dimenticare gli incomparabili meriti del Riformatore, non i servizi da lui resi. Egli stesso ha protestato contro l’infallibilità, e nessuno è infallibile
su questa terra ». E. M,
« Calvino ha recato al mondo il principio della
Compagne e compagni
In Germania, dove nel campo socialista le compagne
più ancora che da noi in Italia, alzano la voce e cercano di far prevalere il loro modo di vedere nella
trattazione (non parliamo di !) della quistione
sociale, i Compagni incominciano a lamentarsi del dominio della pantofola Pantoffelherrschaft, e non di
rado vorrebbero indurla a tacere per non intralciare le discussioni con certe idee esagerate, cte compromettono la serietà delle dchberazioni ; ma andate
a far tacere certi mulini a parole ! Già la sapienza
degli antichi diceva;
« Il continuo stillicidio in giorno di pioggia e una
donna chiacchierona son cose che si somigliano. »
Prov. 27,15. Cosi nel congresso socialista testé festeggiato a Norimberga una furibonda oratrice esclamò :
« Noi donne socialiste germaniche non ci daremo pace
finché non avremo spedito all’orco la fradicia società
borghese ; in quanto ai fanciulli essi devono possibilmente venire strappati a qualsiasi istruzione religiosa »;
e quelle profetesse rosse predicano apertamente il Terrorismo in virtù delle sante massime di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza. Fortuna chea battibecchi tra i
socialisti della Germania del Nord e quelli del Sud,
molto più ragionevoli e pacifici, costringono quelle
care « compagne » a metter molt’acqua nel loro vino,
altrimenti avremmo tosto nua grande rivoluzione sociale con accompagnamento di peiroleuses, come durante la comune di Parigi di terrificante memoria.
P. C.
Polemica?
Leggevamo poco fa in un periodico francese, Le
Christianisme : « La polemica è inevitabile: 1 assenza di polemica non proverebbe che si cammina
d’accordo in ogni cosa, ma piuttosto che la pace in
cui si vive è a base d’indifferenza; che si è rinunziato ciascuno a combattere per la propria causa,
perchè non vai la pena di affannarsi; che le differenze esistenti tra gli uni e gli altri, essendo insolubili, è inutile cercarne la soluzione; che ogni polemica è quindi inutile e fastidiosa... L’abbandono
totale della polemica sarebbe un segno di morte e
non di vita; sarebbe una prova di scetticismo e non
di fede; una mostra di indifferenza e non di zelo per
questo che, d’altra parte, consideriamo come la sola,
cosa necessaria : la fede in Dio, la religione ! »
L’antipatia per la polemica, cosi viva tra certi pii
cristiani, deve però avere le sue ragioni, le quali
vanno ricercate nell’^iso troppo largo di essa, e nelV acredine con cui troppo spesso vien fatta. Di tutte
le polemiche, quella religiosa pur troppo è quella che
riesce più irritante, perchè tende a scalzar nell’uomo
ciò che l’uomo tiene per verità, benché sia menzogna !
Allora egli si difende, e più aspro sarà l’attacco,
più avventata sarà la difesa. Schernire l’avversario,
irridere la sua fede, alzar la voce come energumeni,
gestire come saltimbanchi,ffare^allusioni sconvenienti,
son metodi da sfuggirsi. Per quelle vie non si giunge
a persuadere ; non si commovono i cuori, s’induriscono; non si illuminano le menti, s’intorbidano, e
finita la conciono, nessuno è soddisfatto : nè il dicitore nè l’ascoltatore.
Come nel nostro corpo, così vi sono nell’anime
nostre delle parti delicate, degli organi sensibilissimi, delle sensazioni che non vanno eccitate se non
con somma cautela. Ciò che a voi par basso e vile,
può essere alto e prezioso per un’anima che non ha
avuto modo di sollevarsi come noi, in un aere più
luminoso e puro (Cfr. 1, Cor. X, 18’33). Non vi portiamo una mano ruvida, non conturbiamo quella coscienza ancora informe; anzi, usiamo inverso i piccoli, largamente, di quella mansuetudine, di quei riguardi che Pietro e Paolo ci consigliano (1 Pietr.
III, 15; Gal. VI, 1; 2 Tim. 11, 25). Se mai lacarità è da invocarsi, è questo il momento; acciocché
non ci avvenga di scandalizzare credendo di evangelizzare !
Vogliamo concludere. Ogni predicatore dell’evangelo dica a sè stesso : Polemica, il meno possibile,
poiché è pericoloso il farla, e malagevole il farla
bene : mi atterrò alle cose ^essenziali, fondamentali
della religione; mi studierò di condurre le anime a
Cristo per la via della esortazione, della preghiera,
dell’esempio. Ma se bisognerà polemizzar qualche volta,
sia esclusa ogni personalità; ogni parola pungente.
Guardiamo a Gesù, non solo per non deviar dalla sua
dottrina, ma per seguire ancora il suo metodo di
insegnamento. Y.
P^QIME pi STORIjt
I Viliitsi dii PiiiDontt dal HS3 al 1173
Tolto nel 1453, da papa Niccolò V, l’interdetto
che, da cinque anni, pesava sulla valle di Luserna,
Lodovico di Romagnano, vescovo di Torino, si recò
a visitare Angrogna e la valle di Porosa ; mercè
la facoltà concessagli di assolvere persino i relapsi,
egli potè vantarsi di ben 2000 conversioni, che sarebbe più esatto di chiamare convenzioni pel possesso pacifico dei beni.
Nel 1457, gli abitanti di Bernezzo, paesello situato
tra Cuneo e Caraglio, essendo nuovamente perseguitati per eresia, ricorsero a Calisto III che ordinò
all’Inquisitore ed al vescovo di provvedere col consiglio di due persone idonee. Questo provvedimento
sembra aver costretto il feroce domenicano a maggior mitezza, poiché non si ritrova alcun cenno di
I nuovi supplizi in quella regione per alcuni anni.
4
Nel 1458, era salito alla sede pontificia il dotto
ma immoralissimo Enea Silvio Piccolomini, che assunse il nome di Pio II. Volendo anch’egli segnalare il suo zelo contro gli eretici, spediva l’il maggio 1463, una bolla nella quale esortava gl’inquisitori a trattare i Valdesi senza pietà nè remissione.
Il 27 novembre 1469 era arsa viva in Cuneo
Margherita, moglie di Pornasino di Pornasio ; il
1 giugno 1471, la stessa sorte toccava a Giorgio
Morelli ; ed in quel torno di tempo subi lo stesso
atroce supplizio Caterina Challier, moglie di Andrea
di Forfice, i cni beni confiscati furon dati a favoriti della duchessa Iolanda.
Il 19 luglio, 1471, il vicario dell’abate di Pinerolo e l’inquisitore emettevano nn decreto di cattura contro varii Valdesi di Val S. Martino, Francesco Ferro, Pietro Ginosi, Antonio Ayassa, Francesco Eostan, Giacomo Ribet, Martino Eibe e Martino Traversia. Non sappiamo quale esito abbia avuto
quella minaccia.
Sisto IV che pontificò dal 1471 al 1484 .si fece
anch’egli a perseguitare i Valdesi, contro i quali
emanò un Breve, il 26 giugno 1472. Nel 1475
scrisse all’Arcivescovo di. Torino una lettera che
sarà ricordata più oltre.
Giovanni dalla.
OPERE DI BENEFICENZA
Italia
Abbiamo qui sott occhio il XVII rapporto dell’Orfanotrofio Comandi di Firenze, in bella veste tipografica
e in elegante lingua francese. La signora Cecilia Comandi, che prosegue energicamente l’opera del rimpianto marito, premette al rapporto una soave pagina
biografica intorno al suo diletto consorte, e una
carta geografica nella quale sono segnati soltanto i
moltissimi luoghi onde proveugono gli orfani che in
quell’istituto si educano per il Signore.
Facciam nostro di cuore il voto espresso nell’importante rapporto, e diciamo ; Sia benedetto Iddio per
la Sua inesauribile bontà, e siano benedetti tutti coloro
per mezzo dei quali Egli ha fatto tanto bene ai nostri
orfanelli !
Germania
{P. C.) Del nonno e della nonna dell’attuale imperatrice di Germania raccontasi che fondarono nello
Schleswig Holstein il primo/’/•««e« Fem'« cioè società
di donne per far visite regolari agli ammalati poveri,
ai quali davansi dalle visitatrici dei buoni pel farmacista, pel medico, per soccorsi in danaro in generi alimentari ed anche in legna da ardere proveniente esclusivamente dalle foreste della casa ducale. La Domenica
era la duchessa in persona che distribuiva soccorsi
materiali e cordiali parole di consolazione ai poveri ed
agli afflitti.
5ali(( Piangente
E v’è in realtà nella morte una poesia triste e indefinita, che invade coloro che le si avvicinano, che li conquide, che li fa fremere d’un fremito misterioso, che
li fa pensare ai giorni tristi, alle lacrime altra volta
versate... Sono stato al letto d’una morente, ho udito
singhiozzi, ho ricordato i miei pianti passati, e le lacrime altrui, mentre mi commovevano, m’inondavano
il cuore di un sentimento d’ affetto verso quelle anime
tristi, sentimento che ora mi spinge a buttar giù queste righe pensando che, chi sa.... forse leggendole, il padre, la madre, i fratelli e le sorelle ne avranno qualche
conforto.
Vedevo in un giardino spuntare e crescere rigogliosi
alcuni fiori ; eran pianticelle nove, che a poco a poco
diventavano arbusti, alberi rigogliosi e forti : ma v’era
una violetta tranquilla, silenziosa e modesta, che quasi
nasco.sta era l’oggetto delle cure affettuose del giardiniere e della sua compagna... ma presto la violetta,
dopo aver sparso intorno a sè il suo profumo, reclinò
il capo, appoggiandosi alle erbe vicine: non valsero le
cure affettuose, non valsero le lacrime... la violetta ha
la vita breve, e la tenera pianticella si addormentò
per sempre !
Ho parlato or ora di poesia: quel volto cereo, emaciato dalla sofferenza e dalla malattia aveva pur la sua
LA LUCE
poesia : la poesia di un’anima che se n’è volata via, che
ha già passato la valle dell’ombra della morte, oltre la
quale è là calma, la tranquillità, la sicurezza della felicità raggiunta...
E poesia sgorga spontanea e sincera dalle lacrime
dei genitori, dei fratelli, delle sorelle... Oh, codeste lacrime, qual conforto non sono esse per voi, cari afflitti
che piangete intorno ad una tomba: la prova vi unisce ancor maggiormente, stringe ancor più i vostri legami ; la vostra figliuola la vostra sorella vi è stata
tolta, ma il vostro amore reciproco é cresciuto ; sentite il bisogno di riavvicinarvi gli uni agli altri sempre piu, quasi per far fronte colla morte alla vostra vita
rigogliosa.
Ma vi é un’altra poesia, ancora più grande, che viene
ispirata dalla morte... chi non la sente e non la comprende, quando ripete e canta l’inno :
« 0 beati su nel cielo...? » Lassù, lassù nel cielo, ecco
la poesia più bella, più palpitante, più vivente, che
sgorga dalla morte : « lassù nel cielo » ripete dubbioso
chi non crede, mentre fa capolino in lui il desiderio
vivo e ardente di credere.,. « lassù nel cielo ! » è l’ancora cui s'aggrappa come naufrago chi ha una fede
vacillante... « lassù nel cielo » si ripete confortato chi
guarda e crede in Gesù... lassù ci rivedremo ; è un
arrivederci quello che noi diamo a quella cara spoglia,
non un addio... In alto i cuori ! lassù, lassù.
Alla cara famiglia Menotti,
Milano 16 - 11 - 08.
Ad. 0.
Un nuovo Testamento venduto da un cieco a Giuseppe Mantovani, in Ferrara, e letto in famiglia, produsse immensa commozione.
Andato poi il giovane Mantovani a Bologna, vi conobbe il pastore Damiano Borgia e lo pregò di visitare
la propria famiglia a Ferrara. Il Borgia aderì all’invito, ed a Ferrara, con la famiglia Mantovani, trovò
anche la famiglia Tamarozzi e dei vecchi fratelli frutto
della primitiva evangelizzazione fatta in quella città
fin dal 1862 per opera di C. panini.
Lo Zanini era allora con Giuseppe Manenti in Mantova, ove la Chiesa fioriva. Richiamato a Ferrara, lo
Zanini vi riprese la predicazione nell’autunno del ’72,
e le nuove conversioni attirarono fiera persecuzione, in
ispecie contro le due famiglie già nominate : Mantovani
e Tamarozzi. Quest’ultima abitava nel palazzo stesso
ove nacque Girolamo Savonarola.
Quando non v’era radunanza di culto in Via Lollio,
ci si raccoglieva per edificarci mutuamente presso una
vecchia signora paralitica ; la quale gioiva celestialmente, come tutte l’altre persone presenti, alla lettura
della Parola di Dio. La vecchia e pia signora era assistita nella sua infermità dajla famiglia Tamarozzi
Beatrice Tamarozzi sopravvisse alla detta signora,
ad una sorella e a due fratelli, robusta, sempre lieta,
tutta consacrata ad aiutare la moglie del fratello maggiore, rimasta vedova con tre figliuoli.
Or è poco più d’un mese, la Bice, caduta ammalata
si trasferì a Mantova, presso la sorella Luigia, degna
consorte del sig. Angelo Manfredi, il cui padre, nel
’67 era stato dal popolo soprannominato « il vescovo
de’ protestanti ». La buona Bice sperava di ricuperar
la salute : ma il Signore aveva per lei disposto altrimenti. L’assidua frequentatrice delle radunanze, la costante lettrice della Bibbia, la instancabile infermiera,
la buona e laboriosa Bice, sempre serena e paziente
nelle afflizioni, se n’è andata a Dio, che l’attendeva paternamente, col nome di Lui sulle labbra. « Oh Dio !
oh Dio 1 » furono le sue ultime parole.
EU’aveva 72 anni.
Amata sorella nel Signore Gesù Cristo, arrivederci
presso Colui che è la risurrezione e la vita!.
Firenze, novembre 1908.
Via Ohibellina 57. C. A. Zanini.
KtUa penisola e nelle Jsote
(Notizie delle nostre Chiese)
Torino
A S. Donato tre conferenze con proiezioni luminose,
presenti molti cattolici romani. L’uditorio andò aumentando da una conferenza all’altra; slcchò all’ultima non
c’era più posto per tutti gli accorrenti.
Milano
II Rapporto (1- ottobre 1907 — .30 settembre 1908)
testé pubblicato della Seconda Chiesa Evangelica Valdese di Milano dà l’impressione della gioia. E la gioia
che ne traspare è comprensibilissima; poiché quei nostri
fratelli stanno per avere un bello stabile, per' uso della
Chiesa, del Circolo Missionario, ecc.,ecc., all’angolo di due
vie popolose, e quindi con due facciate, veramente eleganti, su disegni delTingeguere Recondi, disegni che il
Rapporto stesso riproduce.
Vivissime congratulazioni !
Sanremo
{Malusici), — Mercoledì scorso una pia cerimonia
ebbe luogo nella Chiesa Scozzese di Sanremo : venne
inaugurata una lapide in memoria del compianto dottore Cunningham, già pastore benemerito della Chiesa
suddetta, e grande amico della nostra Congregazione
Valdese.
La iscrizione inglese — dettata dal pastore Mactavisch che fu qui pastore l’anno scorso — tradotta in
italiano, suona così :
« In memoria del Rev. John George Cunningham D. D.
* che consacrò a questa Chiesa gli ultimi cinque anni
« di un devoto e fedele ministero — Uomo ricco di
« doni — di carattere geniale — di una rara cattoli« cità di spirito —"Lavorò instancabilmente al servizio
« del Maestro — Abbondò nell’amore e nelle opere della
« carità — rese più forti i legami della comunione
« cristiana in molti paesi — Entrò nel suo riposo il
« 5 Aprile 1907 — Questa lapide e le finestre della
« Chiesa furono erette dai suoi amici di Scozia e di
« altri paesi ».
Disse il discorso commemorativo il signor W. Milne
M. A., già pastore a Montreux, e pronunziò la preghiera
il signor Sommerville, pastore a Mentone. All’adunanza
che fu presieduta dal locale pastore sig. Wilson —
parteciparono anche il pastore Emery, ministro della
Chiesa Anglicana di San Giovanni Battista ed il signor Ugo Janni, pastore della nostra Chiesa Valdese.
Molti amici appartenenti alle nostre Chiese di lingua
inglese erano presenti, coll’animo profondamente commosso al ricordo benedetto del caro dott. Cunningham
che, benché morto, parla ancora.
Messina
Domenica, 15 corrente, questa Chiesa ebbe la visita
ufficiale del presidente della Commissione esecutiva
signor Luigi Rostagno, pastore a Palermo. Dinanzi ad’
un bell uditorio di fratelli e di amici, egli svolse il
testo Giov. 11-28 : « Il maestro é qui e ti chiama ».
Diede ancora, la sera, una conferenza sul tema : « Ha
la religione fatto il suo tempo ? ». Un uditorio attento
e rispettoso, come sempre, gremiva il tempio. Peccato
che tali visite siano cosi rare! Adobi.
INNI SACRI
La seconda edizione di 5000 copie sarà pronta per
il 20 Dicembre p. v. — Legature in tela stile nuovo,
serie ed eleganti insieme. — Lire UNA la copia, franca
di porto in tutto il Regno. — Spedire ordinazioni alla
Libreria Claudiana, Via de’ Serragli 51, Firenze.
OLTRE LE ALPI E 1 MARI
(Notizie delle Chiese Evangeliche estere)
Francia.
(e. r.J — Ea, avuto luogo la seduta inaugurale dei
corsi di Teologia, a Parigi. Interessantissimo il rapporto del decano della facoltà sig. Edmondo Stapfer:
registrò il successo dei corsi pubblici- dati dai sigg.
Raoul Allier e Wilfred Monod, lamentò la perdita.prematura del prof. Jean Rè ville, associandosi al profondo
generale compianto suscitato dalla morte di lui. La
Facoltà ha noverato nell’ultimo esercizio 48 studenti
dei quali 42 regolari e 6 uditori.
Il decano difende lo studio del greco e dell’ebraico.
C’é dunque chi lo vorrebbe soppresso anche nelle Facoltà di teologia? Pare impossibile.
Il piof. Goguel incaricato della prolusione legge uno
studio apprezzatissimo sul tema: « I cristiani e l’impero romano al tempo del Nuovo Testamento ».
Liussemlburffo.
(P. C.) — La vedova Granduch ssa di Lussemburgo,
Adelaide di Nassau, che passa generalmente l’estate
nel suo Castello di KOnigsteiu nel Taunus, ha fatto
erigere a proprie spese, per quella popolazione evangelica, una Chiesa, una Casa parrocchiale e istituito
un fondo per il mantenimento del pastore.
Spagna.
In questi giorni é adunato a Barcellona un Congresso di Attività Cristiana.
Vi assistono il fondatore di tali società Dott. Clark e
molti delegati di ogni provincia di Spagna.
5
LA LUCE
Valdesi d’America
La Union Vaidense, periodico delle nostre Colonie
valdesi sudamericane, nel numero di novembre, è uscito
assai più voluminoso del solito e ricco di bellissime
incisioni. Si trattava infatti — come i lettori sanno —
di celebrare il giubileo, ossia il cinquantesimo anniversario della fondazione delle Colonie stesse. Non potendo riassumere gli scritti contenuti nel detto numero, ci accontentiamo di tradurre i titoli dei vari articoli dovuti alla penna dei signori E. Pons, L. Jourdan
P. Bounous, G. P. Gönnet, N. Touru, M. Puch. Ecco i
titoli: 30 ottobre 1908 \ Cinqnant'anni di vita; Ricchessa del territorio; Aspetto religioso e morale;
Istruzione ; Le nostre letture; Le nostre colonie;
Sviluppo fisico ; Industria e commercio ; L'avvenire ;
La proprietà; 0. P. Baridon.
Le molte incisioni ci dàuno un’idea grafica della vita
che si vive laggiù e ci mettono sott’occhio paesaggi,
templi, edifizi scolastici, ritratti di parecchie persone
a noi note o ignote : dei fondatori della Colonia ; dei
pastori che spiritualmente la dirigono ; del presidente
del Comitato ordinatore delle feste commemorative,
sig. Luigi Jourdan; del presidente onorario del medesimo Comitato, sig. Giovanni Bonjour; del vicemoderatore sig. B. Léger; eccetera, eccetera.
FRIMAVERA DELLA VITA
Italia. — E’ uscito a Roma il nuovo periodico
Fede e Vita, bollettino della Federazione Italiana
degli studenti per la coltura religiosa. Contiene
bellissimi articoli, tra i quali uno veramente degno
di nota del direttore prof. G. Lazzi, dal titolo :
Perché non sono ateo f
Ecco un brunetto del programma che il nuovo
periodico bimestrale si prefigge :
« lede e Vita. In queste due parole sta tutto
« quanto il nostro programma. Vivere vogliamo,
« nel vero, profondo senso della parola ; vivere di
« quella vita che s’ispira a tutto quello che v’é di
< grande, di bello, di puro, di ideale : di quella vita
« che si preoccupa del bene d’altrui più che del pro
prie, e che mentre in cento e cento forme feconde
« si esplica nel presente, saluta un avvenire che le
< sorride con la promessa di altre e più gloriose
« evoluzioni. E per cosi vivere, sentiamo il bisogno
« di credere ; di credere di quella fede che non è
« sterile adesione della mente alla tirannia di una
* autorità esterna, ma un santo atto interiore, a
» cui partecipano il sentimento l’intelligenza, la
« volontà : l’atto della coscienza, la convinzione
* intima, personale, determinata soltanto da motivi
« spirituali : in una parola, sentiamo il bisogno di
« credere di quella fede vivente, che è Dio sentito
-« dalla coscienza e dal cuore ; che è Cristo dimo
* rante nell’anima : che è lo Spirito palpitante in
« noi ; lo Spirito che rende testimonianza allo spi« rito nostro. *
A quanto pare. Fede e Vita si reggerà per via
■di una sottoscrizione permanente.
« Per informazioni, reclami, offerte, ecc, rivol« gersi esclusivamente a S. Mastrogiovanni, Via
« Venti Settembre N. 43 Roma. »
-- Il sig. Phildins ha terminato il suo lavoro di
preparazione per un’opera a prò degli emigranti,
nei porti di Napoli e di Genova.
G-ran Brettagna. — Unioni: 396, come
l’anno scorso. Soci : 92.098 ; cioè 6.339 più dell’anno scorso.
— L’Unione di S. Helier (isola di Jersey) ha
celebrato il suo giubileo d’oro.
— L’Unione Blairgowrie e Rattray (Scozia) ha
celebrato il suo giubileo di diamante.
Pagliuzze D’Oro
L’animale, per via di un sicuro istinto, governa magnificamente la sua vita fisica; l’uomo ha smarrito
questo senso deirequllibrio e con le sue pazzie procaccia
al corpo disturbi e dolori infiniti,
O. FuUiquet
Qualsiasi uomo può riescir utile se sa dimenticar
sè stesso al punto che Dio operi per mezzo di lui.
Moody
CINEMATOGRAFIA UMANA
Un brano di Storia vera
Il treno filava a tutto vapore verso una delle maggiori capitali d’Europa. Gli alberi comparivano e sparivano : le casette dei contadini e le ville dei ricchi
si mostravano un istante, e poi fuggivano lontane,
quasi vergognose e spaventate ; i prati verdi e le colline leggermente ondulate s’inseguivano a vicenda, e
le cose tutte, anche quelle più lontane dalla vita, prendevano in prestito dal treno in corsa degli atteggiamenti vitali, dei fantastici moti ed ondeggiamenti. La
sbuffante locomotiva imprimeva alla natura morta la
vita di un momento.
Nel treno, in una vettura di seconda classe, un
sacerdote cattolico romano sfogliava un libro in aria
sbadata e scontenta, mentre un altro prete, di aspetto
roseo e sereno, passeggiava a piccoli passi pel corridoio
che corre allato alle vetture. Ambedue erano vestiti
all’inglese.
A un certo punto, il sacerdote che passseggiava,
lanciò, come per caso, un’occhiata furtiva dentro la
vettura del suo collega, e i suoi occhi s’incontrarono
con quelli di lui. Quest’ultimo si levò in piedi, si
avanzò verso il compagno, e gli porse la destra. L’altro
non solo restò freddo aU’utto cortese, ma negò, di
stringergli la mano, e girando subitamente sui talloni,
gli voltò tanto di spalle e se ne andò.
Passarono cinque minuti, a capo dei quali la porta
della vettura si aperse e il prete insultatore si presentò
davanti al collega.
— Scusate, disse, se al vostro atto gentile ho risposto con una sgarberia. Ma non ne potevo più. Vi
debbo una spiegazione, e poiché siamo soli, ve la darò
subito. Eccola : io non posso esservi più amico, da ora
innanzi, quindi, vi tratterò come se non vi avessi mai
conosciuto, e forse, peggio.
— E si potrebbe sapere il perchè di questo vostro
mutamento radicale ? — domandò l’altro in tono secco
e duro.
— Voi stampate una Rivista...
— Ebbene ?
— Una Rivista, dico, che offende da anni tutti i sacerdoti più colti e migliori della diocesi, cui voi accusate continuamente dì tendenze modernistiche, protestantiche, teosofiche e razionalistiche. Non risparmiate
nessuno. La vostra frusta mena sangue. Non sapete
che cosa siano libertà e carità cristiana : e tutto ciò
in nome dell’ortodossia, delia Chiesa e di Gesù Cristo ?
— Ebbene ?
Non basta. La vostra Rivista, è, di più, un centro di spionaggio e un’agenzia d’informazioni. Voi avete
monopolizzato l’ortodossia, l’ubbidienza, l’amore alla
Chiesa e al Papa. Voi vi siete in realtà sostituito alla
Chiesa, al Papa, a Cristo, a Dio....
— Avete finito?
— No, non avrei finito ; ma basti cosi. Vi torno a
dire che non siete più degno della mia amicizia...
— Mi permettete una parola in mia difesa ? — disse
l’altro, con volto sicuro, mentre un leggero sorriso errava sul labbro sarcastico di luì.
— Dite pure, io vi ascolto.
— Dirò una cosa sola, che, cioè, voi altri uomini
dotti, ipercritici, moderni, siete un branco di cretini.
La faccia dell’altro prete prese un’aria oscura e minacciosa.
— Non insuitate ! esclamò cupamente.
— Non insulto : parlo chiaro e a quattro occhi. E’
mai possibile che voi altri, con tutto il vostro ingegno
non abbiate ancora capito dove io miri e che cosa io
voglia con tutta la mia intransigenza dottrinale ?
— Non v’intendo : spiegatevi meglio !
— lo non credo più : sono un ateo risoluto e convinto. Sono intimamente persuaso che il cattolicesimo
romano è una grande frottola e nulla più. Gli altri
miei compagni d’iucredulità attaccano il cattolicismo
di fronte e apertamente ; io lo riduco all’assurdo. Sostenendo ogni idea e superstizione cattolica in tutta
la sua rigidezza dottrinale e disciplinare, la metto
nella peggior luce possibile, e mostro chiaramente ad
ogni uomo sensato che il cattolicismo romano è incompatibile colla cultura moderna e colla democrazia. In
realtà, voi dovreste ringraziarmi dei miei attacchi con
tro di voi, non lagnarvi ! Io lavoro per voi, ma in
maniera più sicura più accorta, più scientifica. Sostengo
ferocemente che il cattolicismo si deve accettare nella
sua integrità, senza compromessi di sorta alcuna ; ben
sapendo che gli uomini, per naturale reazione, si butteranno dal lato opposto, cioè, all’apostasia...
— E voi dite da senno queste cose? — chiese l’altro pieno di meravìglia e di orrore.
Il sacerdote rise.
-- Se le dico da senno ? Sapete chi si nasconde sotto
il nom de piume di Aibus nella Rivista positivista
« / tempi nuovi »?
— Chi mai ?
— Io !
.— Voi ?
— Non basta ! Scrivo anche in Riviste teosofiche
e mando articoii ad una mezza dozzina di periodici
lazionalisti del nostro paese.
— Ma e la coscienza ? in nome di Dio non vi rimorde essa mai ?
— Che coscienza d’Egitto ! Il Papa, i Vescovi, i nostri professori ci hanno tenuti per tanti anni nella più
abbietta schiavitù intellettnaie, che ora non meritano
più riguardo di nessuna sorta...
— Ma voi usate loro quei riguardi, li incensate, li
lodate, li esaltate senza fine, e i semplici credono...
— Credono, credono e fanno ridere la gente sensata.
Ho fatto più atei io col mio periodico intransigente,
che voi altri con tutte le vostre disquisizioni scientifiche...
— Ma è immorale, immoralissimo ! Dio mio ! Io non
so riavermi dallo stupore ! Non l’avrei mai creduto !
Vi credevo sincero ed ero offeso solamente dalla vostra
mancanza di carità; ma ora che vi so in mala fede,
vi detesto con tutto ii mio cuore.
L’altro scoppiò in una sonora risata.
— Detestatemi pure, ma guardate ì miei trionfi !
Non si contano più i preti che dal più abbietto papismo passano al più smaccato materialismo. E’ mio
merito in gran parte e me ne vanto.
— Ma perchè in nome di Dio, piuttosto che all’ateismo
non conducete gli uomini al Vangelo?
— Vi rispondo subito. Roma sente meno orrore di
un ateo che di un eretico. Roma prova maggior simpatia per un incredulo che per un evangelico. Roma
tratta meglio un seguace di Comte che di Cristo. Verrà
oh! non temete, verrà anche l’ora del Vangelo! Ma
non è la presente.
Le nazioni latine dovranno passare attraverso il ciclone dell'ateismo prima di arrivare all’aurora serena
del Vangelo. Io semino l’uragano : voi forse dipingerete in cielo l’arco baleno del genuino messaggio di
Gesù. Addio !
Il treno frenava la corsa. Da lontano si sentiva il
rumore confuso di una grande città. I due sacerdoti
discesero dalla vettura e si confusero fra la folla. Sotto
l’impressione della strana ed orribile rivelazione, il prete
credente provò nn grande desiderio di unirsi sempre
più a Gesù Cristo e predicare il messaggio di Lui ;
l’ateo per contrario si allontanava mormorando fra i
denti : « Si, io so il modo sicuro dì abbattere la rocca
del papato ! Esaltiamola, esaltiamola, e gli uomini alla
fine, la distruggeranno ! Il pendolo umano oscilla eternamente da sinistra a destra e da destra a sinistra.
Io io spingo irragionevolmente verso il papato, ed esso
trascorrerà infallibilmente verso l'ateismo. Gli estremi
si toccano : e.xtrema se tangant. Niuno è cosi vicino
alTateismo e lontano dal Vangelo quanto un cieco adoratore del papato » 1
flliles ChPisti.
Lettere di Natale, Cori
Lettere di Natale per fanciulli e per adulti. — Chi
le desidera gratis scriva a Miss. Radcliffe, Casa Carli
Boscombe (Inghilterra).
Chi vuol pagare (L. 3 il cento franche di porto)
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passi fuori Porta Salaria - Rivolgersi alla Direzione
del nostro giornale Via Magenta N. 18.
6
6
LA LUCE
EROINE YHLDESI
Seconda Serie
II.
Ros^monde Pe foix
Rivendicatrice 700 anni or sono
d’un sacro diritto della donna.
L’origine dei Valdesi trovasi nella fusione di tre movimenti di Riforma tra loro indipendenti e sorti quasi
simultaneamente nel breve volgere di mezzo secolo
(1110-1160) a Tolosa, a Brescia ed a Lione, per opera
di Pietro De Bruys, di Arnaldo da Brescia e di Pietro Valdo. Fu la persecuzione del popolo che li unificò ben presto,
condannando i numerosissimi seguaci di quegli atleti del
Vangelo (dapprima detti rispettivamente Albigesi, Poveri di Lombardia e Poveri di Lione) sotto il nome
nuovo ed unico di Valdesi, e forzandoli a rifugiarsi
gli uni presso gli altri in modo da farli diventare,
prima che finisse il secolo dodicesimo, un solo e medesimo corpo costituito.
La Provenza restò per qualche tempo il lor centro
principale, ond’è che contro quella regione si appuntarono dapprima gli sforzi e le imprese distrnggitrici del
papato.
E’ abbastanza nota la Crociata bandita da Innocenzo III contro di essa nel 1208 e durata vent’anni.
Ma convien ricordare che prima di ricorrere a si selvaggia misura, il papa aveva tentato di ricondurre i
Valdesi alla Chiesa mediante legati e missionari, senza
aver potuto raggiunger l'intento.
E’ appunto nel racconto fattoci di una di quelle missioni dai cronisti del tempo, che per la prima volta
emerge tra i Valdesi una donna che intendiamo ora
presentare al lettore come la prima Eroina Valdese in
ordine di data.
Da due anni già i legati pontifici Pietro di Castelnnovo, e Rodolfo e Arnaldo di Citeaux percorrevan la Provenza in pompa magna ronza riuscire ad arrestare l’invadente Riforma Valdese; quando, convocata a Montpellier nel 1205 un’assemblea generale di prelati, parve
fosse loro mandato un provvidenzial rinforzo atto a dar
loro la vittoria.
Mentre i prelati si abbandonavano allo sconforto dopo
solenni scacchi subiti, ecco capitar fra loro un vescovo spagnuolo (Diego d'Osma) reduce da Roma e di
retto verso la Spagna, in compagnia d’un giovane fa
natico cattolico per nome Domenico Guzman. Diego
informato dei lamentati guai, propose ai legati di tentare un nuovo mezzo, cioè d’imitare la semplicità dej
Valdesi, rinunziando ad ogni pompa e percorrendo i
Castelli a piedi e senza seguito, per convertire gli eretici
coll’esempio e colla persuasione.
Fu accettato il consiglio, ed ecco presto Diego stesso,
col compagno Domenico ed i due legati Pietro e Rodolfo, partir da Montpellier in semplice arnese apostolico e cominciar la novella missione.
Ahimè ! anche questo tentativo fece fiasco, giacché la
Riforma Valdese non era cosi superficiale da atta.^care
le sole forme di culto e le ricchezze|del clero, ma mirava alla dottrina stessa^della Chiesa, ch’essa dichiarava contraria in molti punti alla Sacra Scrittura.
Carmain fu la prima tappa dei quattro missionari,
ma la fermezza dei capi valdesi Teodorico e Baudoin
impedì loro qualunque successo. Poi vennero a Beziers,
e quivi non solo nulla ottennero, ma dovettero obbligare il legato Pietro a lasciarli, perchè il suo fare altezzoso e minaccioso lo metteva coi compagni in serio
pericolo.
Giunti a Carcassonne il giorno della festa di San
Giovanni Battista, non solo non poterono congregare
il popolo, ma lo videro intento nei campi alla mietitura, cioè in ribellione contro la Chiesa che prescriveva per quel giorno il riposo festivo.
Vennero allora a Monreal ove poterono tenere una
gran disputa pubblica coi ministri Valdesi Arnaud Hot,
Gilbert de Castre, Benoist de Fermer e Ponce Jourdain,
senza però riuscire a vincerli. Nuova disputa poco dopo,
a Verfenil, coi Valdesi Ponce Jourdain e Arnaud d’Arifat, col medesimo successo.
Stanco ed abbattuto, Diego s’accomiatò dai legati e
prese la via di Spagna. Il suo compagno Domenico,
deciso a rimanere e tentare la nuova via dell’inquisizione ch’egli stava escogitando, l’accompagnò fino a
Pamiers, presso Tolosa.
Quivi fu, che prima di separarsi, Diegi) e Domenico
sostennero ancora insieme un’ultima disputa coi Vaidesi, che fu quella in cui emerse la nostra eroina.
Il signore della città, Bernard Roger, conte di Foix»
d’illustre casato, apertamente sosteneva i Valdesi la
cui fede era professata dalla contessa sua sposa e dalla
sorella di lui contessa Rosamonde. Diego ottenne di
poter tentare una volta ancora di convincere i Vaidesi; e per questo fu tenuta una solenne disputa nel
Castello in presenza del conte di Foix e della sua famiglia. I cronisti cattolici del tempo c’informano bensì
dei nomi dei campioni del Clero Romano, e ci fan sapere che giudice della disputa fu stabilito il teologo
Arnaud de Campran, ma tacciono i nomi dei difensori
della fede valdese, o meglio ne mentovano uno solo
quello d’una donna, cioè della nostra eroina.
Pare che, prolungandosi e infervorandosi la disputa
ad un dato momento, la contessa Rosamonde, sorella del
conte, stanca di rimanersene muta ascoltatrice, abbia
voluto interloquire nella disputa con qualche osservazione od obiezione alle tesi sostenute da Diego e Do.
menico.
Ci duole che i cronisti non abbiano riferito le parole
di Rosamonde; esse dovevano avere un’eccezionale importanza, perchè invece di lasciarle passare inosservate,
0 di cercare di confutarle, non si trovò dalla parte cattolica altra risposta da far loro che un’impertinenza.
Leggiamo infatti che il frate Etienne de Minia gridò^
rivolto alla gentildonna : « Andate, signora, filate la
vostra conocchia, non vi spetta parlare in questa disputa ».
In fondo. Rosamonde non era uscita dalla sua sfera,
non s’eia messa a predicare in pubblico; aveva sempli.
cernente osato parlare in una riunione privata tenuta
a casa sua, ma il Clero Romano ha paura quando vede
anche le donne discutere di religione e sostenere la Riforma, perchè ei ben sa quanto grande sia la loro influenza nella famiglia e nella società. Rosamonde de
Foix se la cavò con una grossolana invettiva d’uu rozzo
frate, ma più tardi Giovanna D’Arco veniva mandata
al rogo dall’inquisizione per aver lasciata la conocchia.
Non dovrebbero le donne che oggi rivendicano i loro
diritti ricordarsi che già sette secoli fa, una gentildonna valdese osava esercitare il più sacro di quei diritti, quello di discutere anche delle cose della religione ? Quell’eroina si chiamava Rosamonde de Foix.
(V. Bernoist, Hist. des Albigeois; Comba, Hist. des
Vaud. 1901, pag. 76).
Teofllo Gag.
IN SALA LI LETTURA
Rose di Natale
Novelle, raccolte e tradotte a cura di I. e C. M. F.
— (presso: L. 1,50) — Roma, Casa Editrice Metodista, Via Firense 38. 1908.
Chi si è provato a scrivere per i piccoli sa che non
è impresa da prendersi a gabbo. Accanto all’amore
grande verso i fanciulli ci vuole un’arte profonda.
D’altra parte, bisogna arricchire la nostra letteratura
evangelica e farla sempre più svariata. Noi non sapremmo quindi muovere appunto a chi per con.seguire
quell’intento , spinge le sue ricerche in altre letterature, cogliendone i fiori più belli. Anzi, non vogliamo
lesinare la lode agli egregi traduttori, cosi per la felicità della scelta delle novelle come per il garbo strettamente italiano della traduzione. Il libro che e.ssi offrono ai bambini d’Italia è meritevole della migliore
accoglienza e costituisce una bella strenna di Natale.
Sono 4 le novelle: due di Jnhanna Spyri, nelle quali
la fede infantile posta a duro ci uento viene però ricompensata, giusta il bisogno di giocondità proprio alla gentile scrittrice, ed ai bimbi pure che essa conosce tanto
bene, perchè li ama davvero ; una di L. André, pervasa da quel sentimento tragico delle miserie dell’infanzia cui l’autrice fece l’olocausto della propria vita ;
cotesta impressionante novella farà spargere molte lagrime, , che Dio voglia rendere feconde di propositi
buoni e santi ; la quarta infine, di Madame Eug. Bersier, è informata alla profonda poesìa di Natale, e infonderà certamente nei bambini felici il desiderio di
procurare una bella festa ai loro compagni meno fortunati. Indovinato il tìtolo del volumetto « Rose dì
Natale », perchè spira una fragranza cristiana da capo
a fondo. Aggiungiamo che lo fiegia una elegante copertina e che è stampato in nitidi caratteri su carta
eccellente.
e. r.
Dal Chiosco alla Libreria
G. B. Taylor. — Il Battesimo. — Elegante opuscolodi 67pagine, Torino, Tipografia « Il Risveglio, » Fia
Passafacqua, 10 bis, 1908.
— Rassegna Numismatica, diretta da Furio Lonzi,
Anno V, N. 6.
• •
G. E. Meille — Beati i morti che muoiono nel Signore. — Sermone predicato nella Chiesa Valdese di
Via Nazionale a Roma il !• Novembre 1908, pubblicato
per cura di alcuni amici e dedicato ai Fratelli e alle
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Nazionale 107, Roma.
*
* •
Edmondo de Aniicis. — Conferenza di A. M. Tirabassi
— Ed. « La Flora Moderna ». Roma.
Pericoli mali e lotte della vita. Riflessioni e consigli
dedicati al Popolo Italiano. — Enrico Robutti. — Ed.
G. B. Paravia e Comp.
*
* *
L’Avanguardia dei Cristiani Sociali di lingua italiana
anno I, n. 6. Sommario : Giovanni Clifford, Lodovico Paschetto. — Il Bilancio di un anno, L’Avanguardia. — Idee e fatti : Badate ai fatti vostri ! - Annunziamo noi l’Evangelo ? ai poveri ? — E’ proprio
vero che il socialismo sia materialista ? — Notizie
Cristiano-Sociali : Italia, Francia, Inghilterra, Svizzera,
Stati Uniti. — Cose viste e udite: Due documenti,
Giuseppe Borgonovo e Regolo Molinari. — Educhiamo
il popolo. ~ Note Bibliografiche.
*
* *
Lumen de Lumine, Bollettino mensile per lo sviluppo
della vita cristiana, anno IV, N. 11.
Sommario : Strascichi polemici : Leggendo « Le
rettifiche del prof. Labanca » del prof. Gentile : B.
Labanca. — Una gran voce d’oltre tomba: Franco
Panza. — Maria Maddalena, Vito Garretto. — Pompeo
Salvatore e la sua teorica dell’involuzione. — Bozzetti
Omiletici : L’apostolo S. Giovanni (al seguito di Gesù):
Teofilo Gay; « Santi chiamati »: Christi de grege: Mai
troppo tardi per emendarsi: Ceorge Jackson ; La Giustizia: F. 'W'. Robertson : Peccato di ostentazione, A.
Rowland ; Il nostro Protettore, V. Tummolo. — Dal
taccuino del predicatore : dardi. — Note Bibliografiche ; Medioevalismo (di Giorgio Tirrell) ; Nous les
pasteurs (di Kutter), Giuseppe Banchetti ; Abbiamo
noi bisogno di Cristo per entrare in comunione con
Dio? (di Ludwig Lemme); Chrisiianisme et lutte de
classes (di Fr. W Forster), Felice Caeciapuoti. — Riverberi e Penembre. - A Zig-Zag.
La Rivista Cristiana, novembre 1908.
Sommario : G. Luzzi, Due componimenti poetici
inediti di Gabriele Rossetti relativi ai coniugi Madiai
■— A. dalla. Un santo ed un martire del Quattrocento..
— G. Grilli, Accenni sull’attitudine nostra di fronte
al Socialismo, — E. Meynier, L’autorità in materia di
fede. — U. Janni, Cronaca del Movimento religioso.
— E. Bosio. La prima Epistola di Pietro analizzata.
U. Janni, Per una polemica che... non esiste. In B.blioteca.
5toria di persecuzioni
Da oltre dieci anni il povero Giovan Battista Verron da Chateauroax, diocesi di Bourges era venuto a
Palermo a esercitarvi l’arte di guantaio. Si era allogato
in una bottega di guanti nella strada dei Guantai^
dopo aver pagato i diritti dovuti alla maestranza ed
essere stato esaminato e abSitato.
Poiché egli era assai abile nel taglio, e sapeva sul
dorso del guanto eseguire dei graziosi disegni, fiorellini 0 animali o le armi dei signori, con bei colori,
tenui e delicati, ed era bel giovinetto e gentile d’aspetto
aveva incontrato il favore della cittadinanza, alla quale,
il servirsi dal guantaio « forestiero » pareva titolo di
buon gusto, di raffinatezza e di nobiltà. Il cittadino
palermitano di quei tempi non era diverso da quello
di oggi, mortificava lo stomaco... il che poteva anche
trovare una sanzione religiosa ; ma era largo nello
spendere in vestiti e ornamenti che gli dessero un aspetto magnifico e signorile e ostentassero una ricchezza superiore alla realtà, o non esistente per nulla.
Gianibattista Verron dunque faceva prosperare la bot-
7
LA LUCE
tega, e godeva la protezione dei signori, che qualche
volta non sdegnavano di fermarvisi dinanzi, a barattar
-qualche parola con lui, con quella degnazione da grandi
signori, che inorgogliva il giovine guantaio.
Egli era contento ; aspettava il giorno in cui dichiarato maestro, avrebbe aperto bottega di suo, e intanto lavorava e rideva.
Naturalmente l’invidia aveva acceso delle livide fiammelle nel cuore degli altri guantai ; ai quali pareva
che il « forestiero » tradisse i compagni d’arte, che
pur lo avevano accolto con tanta sincera ospitalità,
togliendo loro la clientela. E a poco a poco molti occhi
biechi ed irosi si fermavano sulla piccola e scura bottega; gli atti di Giovan Battista Verrón vennero spiati,
le sue parole raccolte.
Una mattina un guantaio disse al suo vicino di bottega:
— Sapete di che mi sono accorto ?
— Di che....
— Il « forestiero » non va a messa...
— Non va a messa.... ?
— Son due domeniche che lo tengo d’occhio ; m’ è
venuta come un’ispirazione, come se qualcuno mi avesse
detto all’orecchio : « sta attento se il forestiero compio
i suoi doveri religiosi ». E per quanto l’abbia osservato, non mi è riuscito di vederlo entrare in chiesa...
No, non va a messa !..
— Teniamolo d’occhio !..
I due buoni vicini cominciarono uno spionaggio prudente, ma assiduo e feroce. Ogni sera raccoglievano
il frutto delle loro osservazioni.
— Vedete? non è andato a messa neppur ieri, che
era festa. Mi son piantato senza esser veduto, vicino
a casa sua, e l’ho pedinato tutto il giorno...
— Ed io ho notato che è passato dinanzi a una chiesa,
e non s’è cavato il cappello...
— Oh c’è anche dell’ altro... ler sera, all’ avemaria,
non si è scoperto e non ha recitato la preghiera..
Un altro giorno, uno dei due entrato improvvisamente
nella oottega del « forestiero » mentre egli era solo,
con un pretesto, lo sorprese intento a leggere un libro.
Ebbe agio di guardarlo e vide che era una bibbia in
lingua francese !..
— Sapete ? legge la bibbia !..
Tutte queste notizie furono portate al cappellano
della congregazione, che mostrando, il più vivo orrore
esclamò :
— Ma costui è un eretico !.. « In vinea Domini anguis latet ! » figliuoli miei, tenetevi lontani.
E seguendo gli impulsi della sua coscienza scandalizzata e spaventata, il reverendo cappellano si affrettò
a fare la sua brava denunzia al Sant’Offizio.
II giorno dopo Giovan Battista Verrón fu arrestato,
e la sua Bibbia sequestrata.
*
». «
Nelle umide e oscure celle del tremendo tribunale,
il povero guantaio, allora non ancor ventenne, ebbe
paura. 0 condizioni del sito, o proposito, nell’ oscuro
silenzio della sua cella penetravano con un cupo e tetro suono tutti i rumori dei giudizi. Le sue orecchie
erano ferite assai spesso da uno stridore di carrucole,
che si prolungava come un cachinno feroce; erano
squarciate da ululati di dolore che si spandevano come
se in essi si addensassero tutti i dolori dei torturati
precedenti. Non si distingueva bene se erano urli d’uomini 0 di donne ; ma una volta gli parve di riconoscere
nel tono e nello spasimo una giovanile voce di donna.
Rabbrividì e si senti gelare il sangue. Anche per luì
.sarebbe venuta l’ora di quei tormenti ! Ed egli era cosi
giovine, e la vita gli pareva o gli era parsa così bella,
e dinanzi a sè aveva tanti anni ancora!.. Perchè lo
avevano arrestato ? che male aveva fatto ? Dopo qualche mese lo interrogarono.
Ebbene si; egli era ugonotto ; era nato ugonotto;
quella era la fede dei suoi padri, ed egli la professava
sinceramente. Era in errore? Lo convincessero, non
chiedeva di meglio.
La gran sala gli metteva un freddo nelle ossa ; il
grande Crocefisso, con le piaghe rosseggianti alla dubbia luce che penetrava dalle finestre velate, pareva gli
dices.se : « Son qui, non per dirti che io venni annunziatore di carità e di pace fra gli uomini, ma per
avvertirti che anche tu patirai! ». E il pensiero
di Gesù veniva commentato- fieramente dalle corde
pendenti dal soffitto, dal cavalletto, dal braciere ardente, dall’aspetto freddo, immisericorde dei tre frati
sepolti nelle tonache bianche e nere.
Fu la sincerità? fu la sua giovinezza ? fu T essersi
dichiarato pronto a sconfessar Terrore in cui era vissuto ? Con suo stupore e con viva commozione fu ricondotto in cella, senza esser sottoposto alla tortura :
e da quel giorno, un frate domenicano assiduamente
andò a predicargli la verità cattolica, dimostrandogli
con grandi sottigliezze metafisiche e teologiche gli errori del calvinismo, dipingendogli con veemenza gli
orrori della morte eterna, al cui confronto sarebbe stata
nulla la morte infame sul rogo...
E ogni giorno Giovanni Battista Verron si sentiva
precipitare sul capo quel torrente teologico, vedeva
nel concitato gesto delle braccia del frate guizzare le
fiamme del rogo ; l’animo suo si sentiva sopraffare, vacillava, si smarriva. Da principio si era prestato con
curiosità, poi con interesse ; infine con fastidio. Rimaneva quasi sbalordito, senza volontà, senza coscienza..
Quando era solo, nella tenebra, che si empiva di gemiti
allora un gran gelo gli serpeggiava nel sangue, e invocava la luce e il sole.
EjUna mattina disse che era persuaso dell’errore e convertito alla vera fede. Gli fecero pronunziare la formula di abiura; gliela fecero scrivere e sottoscrivere
lo confessarono, lo comunicarono ; e nella celebrazione
dell’atto di fede, avvenuta poche settimane dopo, fu
-solennemente riconciliato con la chiesa cattolica, e condotto in processione.
Era l’aprile del 1630, ed egli compiva venti anni. Il
sole sorrideva iielTazzurro, e i begli occhi delle donne
sorridevano nei volti commossi di pietà. Oh quel sole
e quegli ocqhi non valevan bene una messa ?...
Il suo re, il buon Enrico, che era stato assassinato
Tanno stesso in cui Giovan Battista era nato, non aveva pur mutata la sua fede per Parigi ?..
Lo mandarono per due anni in un convento di rigida
disciplina a far penitenza, e purificarsi. La conversione
Tabiura; lo spettacolo, tutto ciò non bastava: bisognava
che si mondasse della fuligine di cui l’eresia aveva cosparso il suo cuore.
*
* *
Non si mondò.
Lo spettacolo delle penitenze che apparentemente i
frati si infliggevano, il contrasto fra il mistico simbolismo dei riti e l’epicureismo della vita del convento,
le superstizioni lo sdegnarono. Quando i frati andavano
al coro sbadigliando e sonnecchiando nel canto monotono, mentre i mosconi ronzavano e picchiavano sui
vetri, egli pensava alla sala candida e nuda del borgo
nativo, nel Berry, dove prima che si rinnovasse la
guerra di religione s’adunavano i padri a cantar gravi
e solenni gli inni sacri nella dolce lingua materna : e
pensava alla sua religione austera e semplice senza
frati, senza gerarchie, nella quale gli uomini confidavano direttamente in Dio, e non avevano che la loro
fede e la Bibbia...
Pensava ancora alla guerra, scoppiata la prima volta
laggiù, quando egli era ancor bambino, alla vittoria
del duca di Rohau che aveva assicurato loro una tregua
e poi alla nuova guerra, anzi alla ripresa, alla fuga
della sua famiglia alla Rochelle, al lungo assedio, alla
fame patita, alla morte del padre col petto squarciato...
e poi dopo la pace del 1628 al ritorno a Bourges, la
morte della madre estenuata dai patimenti : lui cacciato dai parenti cattolici, perseguitato, errante.., E a
poco a poco si vergognò di sè ; una voce di rampogna
gli stava assidua all’orecchio. Chi parlava? Non era,
no, la voce di sua madre, perchè non aveva mestizia
e pietà : era una voce severa, grave quasi sdegnosa,
di rimprovero. Forse quella del padre... Ah, si!., cadendo sugli spalti della Rochelle il guantaio di Chateauroux non aveva avuto altro tempo che di salutare
il figlio con due parole :
— Serba la tua fede... è bello morire per la propria
fede !...
Ed egli ?... egli aveva avuto paura della morte, aveva
abiurato alla sua fede, stava in quel convento con la
testa rasa, vestito di saio, e... e non sentiva, no, non
sentiva ardere nel cuor suo la lampada della nuova fede.
Mentiva : mentiva !
Lo prese un vivo odio di se stesso; un rimorso tenace, fiero lo divorava lentamente, e non gli lasciava
chiudere occhio. La voce gli ripeteva sempre una tremenda parola :
— Spergiuro !...
Gli si gonfiava il petto di lagrime, e gli pareva che
il sole, quel sole che aveva chiesto nelTombra della
prigione, non avesse più sorrisi e colore per lui.
Una mattina, che doveva per obbligo comunicarsi,
egli improvvisamente, si stracciò il saio, e 11, dinanzi
all'altare, fra lo stupore e l’orrore dei frati e dei fedeli
gridò ;
— No !... Non voglio più mentire !... Tenete per voi
coteste superstizioni balorde !...
La stessa giornata i birri del Sant’Offizio vmnnero
ad arrestarlo, lo legarono come un malfattore e lo trascinarono allo steri. Egli entrò nella prigione fiero e
diritto.
*
Hi Hi
Lo chiusero in una cella interna, donde non si vedeva lembo di cielo; e incominciarono un nuovo martirio di prediche ed esortazioni. Volevano riconvertirlo
per forza; egli respinsi egni invito, ogni esortazione;
mentre quelli predicavano, egli cantava gli inni religiosi; e conchindeva :
— Signori, nacqui ugonotto; voglio morire nella fede
che bevvi col latte di mia madre, che ella sia benedetta !...
Lo serrarono nelle celle più perfide, veri sepolcri viventi; gli diedera la corda; gli spezzarono le dita. Egli
non piegò. Nel più forte del dolore ripeteva le parole
paterne ;
— Bello è morire per la propria fede... Poi parve
che lo avessero dimenticato, ed egli credette che lo lasciassero morire dentro la cella tenebrosa, dove a poco
a poco si era famigliarizzato con la morte.
Ma dopo alcuni mesi ricominciarrono i martirii materiali e morali; e così, a riprese, lo tormentavano, sperando i frati di vincerne l’ostinazione e di rifarlo cattolico; fortificandosi egli sempre più, per la esaltazione
dei suoi nervi, nella idea di voler morire per la sua
fede. E questa lotta tra la sua volontà incrollabile, che
pareva veramente soprannaturale, e la persecuzione feroce dei frati, durò anni ed anni, come se essi, .sbalorditi di tanta resistenza in un corpo divenuto quasi
un’ombra, e nel quale gli occhi soltanto parevano vivi,
non osassero spingere la vendetta religiosa più oltre
della prigionia.
Poi prevalse il più feroce consiglio.
Hi
Hi Ha
Quando sul palco, nel piano del duomo, fu chiamato
il suo nome, egli scese franco e severo, col capo eretto,
sprezzante, sebbene lo avessero vestito con Tabitello
degli eretici in segno di infamia. Ascoltò senza batter
ciglio la lettura delle sue colpe e della sentenza che
dichiarandolo « eretico calvinista ugonotto impenitente
ed ostinato, e bestemmiatore dei dorami della Santa
sede cristiana cattolica romana », lo consegnava al
braccio secolare.
Dall’alto del pulpito, il frate lettore lo invitò ancora
una volta con voce commossa, a non persistere nell’errore, ad aprir l’anima alla fede cattolica : rispose :
— Una fede bevvi al petto di mia madre; per quella
fede morì mio padre e per essa voglio morire anch’io.
La folla rumoreggiò: quelle parole e l’aspetto solenne e quasi sfavillante in quel vestito obbrobrioso
non suscitarono ammirazione nè pietà II fanatismo religioso e le superstizioni avevano spento nei cuori
quei sentimenti generosi, e non vi avevano acceso
che .odio.
Girando gli occhi, Giovanni Battista Verron, vide
intorno a sè volti iracondi o terrorizzati, e mani stese
in atto di maledizione e di minaccia. Egli sedette nel
suo banco, sorrise, e guardò in alto il sole.
Mauras.
Togliame questa novella dal Giornale di Sicilia, lieti
di vedere che i fogli poiitici si occupano sempre più intorno ad
argomenti religiosi.
(N. d. D.).
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografìa dell’Istituto Gould Vìa Marghera 2, Roma
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L’Amico di Casa, 68 pagine, biblico,
illustrato..........................« 0,10
Il Messaggero di Pace, 48 pagine, verso
biblico ogni giorno.....................0.25
La Strenna dei Fanciulli in 4-, riccamente illustrato. . . ^...............« 0,25
Almanacco delle U. C. d. G., biblico . » 0,10
Lalendrier Frank Thomas, méditation
pour ohaque jour......................« 1.50
II. Testi biblici per parete :
Testi argentati, cm. 30 per 44, 6 versetti differenti, ciascuno............« 1.00
idem, cm. 30 per 15. 4 versetti differenti, ciascuno................. « 0,75
idem cm. 15 per 19, 2 versetti dif
renti, ciascuno.................« 0.50
idem, cm. 12 per 15, 2 versetti differenti. ciascuno.................« 0,40
idem, cm. 9 per 19, 2 versetti differenti, ciascuno................. « O.SO
Testi colorati, cm. 30 per 44, 5 versetti
differenti, ciascuno................ « 0,50
idem, cm. 24 per 17, 8 versetti differenti, ciascuno.................« 0.25
idem, cm, 20 per 25, 7 versetti differenti, ciascuno.................« 0.25
III. Testi biblici francesi :
Dimen. cm. 17 per 12 — 10 var. cias. « 0,20
« 18 per 12 — 12 « < 0,25
« 24 per 12 — 12 < « 0.40
€ 28 per 15 — 6 « « 0.50
« 29 per 21 — 12 » « 0.60
« 33 per 24 — 10 < • 1.00
IV. Cartoline bibliche :
Italiane — 60 varietà ciascuna - . . « 0.05
Francesi — 60 varietà « . . . . « 0.15
V. Libri ed opuscoli :
Lettere di Natale 1908 per Fanciulli e
per Adulti ; le 100 copie...............3.00
Falco, racconto originale per bambini,
ciascuno............................. * 0.75
Prove e benedizioni, racconto pei giovani, ciascuno . . . ,............« 1.00
Geografia della Palestina ili. voi. II.
(sottoscr. L. 1) ciascuna............ « 1.50
Comento sull’ epistole della cattività
(Ef. Fil., Col, Filemone). ciascuno « 4.00
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