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Anno 114 - N. 40
Anno 68 - N. 40
Spedizione in abbonamento postale
1° Gruppo bis/70
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DEI I F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE________
■L MONDO CATTOLICO DI NUOVO IN LUTTO QalaSSÌa MarCOTlì
Ecumenismo e papato
La repentina morte di Giovanni Paolo I ripropone un problema che
non è solo cattolico ma ecumenico e cioè di tutti i cristiani
La gloria dei giovani sta nella loro forza
(Proverbi 20'; 29)
La morte di Paolo VI, l’elezione del suo successore ed ora la
improvvisa scomparsa di Giovanni Paolo I hanno riaperto il
problema della figura del pontefice romano ponendolo all’attenzione non solo della comunità
cattolica ma dell’opinione pubblica. Superando il fastidio che
non si può non avere dinanzi ad
un certo giornalismo chiassoso
e uscendo dalle considerazioni
banali che si fanno sul papa: italiano o straniero, conservatore
o progressista, popolare o politico ecc. si pone a noi evangelici
la domanda: in questa circostanza cosa dobbiamo dire e come lo dobbiamo dire.
COSA DIRE
Cosa dire non è lo stesso di
cosa pensare; si può benissimo
pensare una cosa e non dirla per
prudenza, paura, disinteresse o
si può anche non poterla dire.
Cosa dobbiamo e possiamo pensare del papa è già stato espresso da) n. 37 del nostro giornale
con la presenta.zione del libro
di Corsani-Ricca edito dalla
Claudiana.
Pensiamo che il papato si debba abolire. Nella chiesa cristiana
l’autorità non ha da essere rappresentata dal pontefice ma dall’Evangelo, il portavoce della comunità cristiana c’è già stato ed
è Gesù, l’unità dei credenti non
è data dal magistero del papa
ma daU’opera dello Spirito Santo. Questo lo pensiamo fermamente ma è questo che dobbiamo dire ai fratelli cattolici?
Probabilmente sì; dobbiamo
avere la libertà e la serenità di
affermare quello che secondo il
nostro punto di vista di credenti evangelici è un errore teologico da eliminare nella vita della
chiesa cristiana.
l’abbiamo, occupiamoci di problemi di casa nostra che sono
già tanti e grossi, ai cattolici lasciamo i loro. Ognuno faccia la
sua strada e curi i suoi guai
come può, stia a casa propria
insomma, senza voler dare consigli agli altri. Un po’ per orgoglio e sufficienza un po’ per
umiltà si può giungere alla conclusione che non vale la pena di
sollevare il problema.
C’è un secondo fatto; abbiamo il diritto di andare a dire ai
membri di un’altra confessione
religiosa il vostro modo di cornportarvi è eretico, antievangelico, condannabile? Per secoli siamo stati accusati di essere eretici ed ora andiamo a criticare
gli altri? Dove sta lo spirito
ecumenico? Non è forse l’ecumenismo un atteggiamento di rispetto e di considerazione delle
posizioni altrui?
Credo che l’ecumenismo sia
invece proprio il contrario di un
rispetto freddo e distante delle
posizioni altrui. Il cammino dell’ecumenismo non è il cammino
del rispetto ma della partecipazione. Siamo non solo autorizzati ma impegnati a entrare nella
vita e nella riflessione altrui, impegnati a vedere le cose e valutare i problemi delle altre confessioni dal di dentro e non più
dal di fuori; l’ecumenismo non
è soltanto un andare fianco a
fianco ma un interessarsi, un immischiarsi delle cose altrui proprio perché è il superamento del
concetto di « casa mia » « casa
tua », « roba mia » « roba tua »,
è la scoperta che tutto ciò che
riguarda la fede cristiana, ogni
Giorgio Tourn
(Continua a pag. 8}
Speranza
Una vignetta francese,
riportata da uno dei nostri quotidiani', rappresenta la morte di Giovanni
Paolo r con un enorme triregpio che schiaccia il papa. Forse è vero che ciò
che ha stroncato questo
papa è stata una responsabilità troppo grande. In
effetti nessuna carica al
mondo comporta il peso
che grava sulle spalle di
un papa: oitre al peso di
una responsabilità direttiva che può essere paragonata a quella di altri uomini di governo, il papa
deve infatti sopportare un
peso che va al di là dei
confini umani e che secoli di tradizione cattolica
hanno accumulato suUe
sue spalle.
La nostra speranza è che
in futuro dalle. spalle del
papa possa essere folta
questa responsabilità che
va al di là delle competenze e delle possibilità
umane: quella di essere il
vicario di Cristo in terra,
di essere infallibile, di avere un’autorità assoluta e
incontrollata. Per questa
strada si potrà ricondurre
la figura del papa ad una
dimensione umana, proseguendo il cammino che,
forse, Giovanni Paolo I
aveva imboccato.
Avendo fatto parte di una
Commissione Sinodale che doveva occuparsi del problema dell’Educazione cristiana in vista
della fede, mi è capitato più volte nel corso dell’anno di riflettere sul delicato problema di come trasmettere le nostre convinzioni di fede oggi, in un mondo
che va trasformandosi a velocità tale per cui molto spesso ciò
che era vero, saldo, sicuro poco prima, ci appare immediatamente dopo estremamente opinabile; in una fase storica in cui
siamo costretti continuamente a
riesaminare il nostro personale
atteggiamento nei confronti della realtà che ci circonda, alla luce di sempre nuove conoscenze
e scoperte, con dei mezzi a disposizione sempre più raffinati
ed evoluti.
Occorre pertanto rendersi conto non soltanto che le ultime
generazioni sono cresciute in
tempi molto lontani da quelli
della nostra infanzia, ma soprattutto che il divario fra una
generazione e l’altra va facendosi sempre più accentuato. E non
perché ci si trovi a vivere in situazioni diverse o a usufruire di
beni diversi di consumo, cioè di
vivere in epoca storica differente: c'è qualcosa di più profondo
e scònvolgente. Si parla di un
modo completamente nuovo di
recepire la realtà; di una sensibilità, di capacità percettive che
vanno completamente modificandosi dando origine a un nuovo
tipo di formulazione del pensiero, ad uno strutturarsi interiore
del tutto inedito. Uno dei rriaggiori sociologi viventi definisce
la generazione attuale come appartenente alla « Galassia Marconi »; generazione figlia dell’elettrotecnica, abituata all’immediatezza del messaggio per
immagini, ^ che utilizza canali
comunicativi e codici linguistici
a noi poco comprensibili.
COME DIRE
Dirlo, ma come? Così come
sentiamo di dirlo, con franchezza e sincerità e soprattutto senza mascherare le nostre osservazioni dietro ad altri pensieri e
senza confondere le nostre critiche con altre critiche di diversa impostazione. Giovanni Paolo I non era accettabile nella comunità dei credenti non perché
fosse conservatore ed alla sua
incoronazione (non più incoronazione) c’era stato Videla ma
perché rappresentava, come rappresenterà il suo successore, una
eresia nel contesto di una fede
fondata sul 'Vangelo.
Tutto questo va detto, è chiaro , con profondo senso di umiltà e di partecipazione non da
gente che critica e scomunica,
condanna e respinge ma da credenti consapevoli e con fraternità. Ma proprio per fare questo
occorre avere le idee chiare su
due punti.
PERCHE’ DIRE
Anzitutto vale la pena che noi
come evangelici ci occupiamo
del papa? Non sarebbe meglio
che lasciassimo ai cattolici di
curare il loro orticello come piace a loro? Ai cattolici di curia e
di base, ai tradizionalisti ed ai
dissidenti, a Benelli e H. Kùeg?
Il papa lo vogliono? Se lo tengano; bello o brutto, comodo o
scomodo a noi che interessa?
Noi, per fortuna nostra, non
DALL’ASSOCIAZIONE PER LA LIBERTA’ RELIGIOSA IN ITALIA
Un appello al presidente PertinI
La revisione in atto del Concordato tra lo Stato italiano e la
S. Sede, così come la stipulazione delle Intese tra lo Stato e le
Chiese valdesi e metodiste sernbrano diventati problemi marginali dopo un iniziale interesse
nazionale; oggi nessuno più ne
parla.
Come è noto il Sinodo e la
Conferenza metodista hanno approvato il testo delle intese parafato con la commissione parlamentare ed ora si è in attesa
che il governo si decida a portare la questione in Parlamento
per la sua approvazione.
Nessuna notizia invece per
quanto concerne la revisione del
Concordato.
E’ comprensibile che in seguito alla morte di Paolo VI ed ora
all’imiprovviso decesso di papa
Luciani, il governo italiano segni il passo in attesa che la controparte sia di nuovo pronta a
riprendere il discorso. Ma c’è da
augurarsi che questa situazione
del tutto particolare, verificatasi in questi mesi con la scomparsa di due papi, non suggerisca
al governo di rinviare a data da
destinarsi un problema di così
grossa attualità per le implicazioni sociali e politiche che comporta.
Nel frattempo 1’« Associazione
per la Libertà Religiosa in Italia » (AERI) ha diramato un comunicato stampa in cui rende
noto di aver inviato al Presidente della Repubblica un documento in cui 'sono richiamati i principi cosli'tuzionali della parità di
condizioni per credenti e non credenti. Nello stesso documento
l’ALRI mette a confronto il Progetto di « intesa » tra lo Stato e
le Chiese valdesi e metodiste, parafato in Roma il 4 febbraio ’78
e i Progetti di revisione del Concordato con la Chiesa cattolica
fino ad oggi noti.
Mentre il testo della suddetta
« intesa » con le Chiese valdesi e
metodiste non comporta particolari rafforzamenti dei diritti di
libertà in tema di religione —
diritti riconosciuti e garantiti a
tutti dalle norme costituzionali
— ed esclude qualsiasi sowenzionamento di pubblico denaro,
i Progetti di revisione del Concordato con la Chiesa cattolica
confermano ed estendono situazioni di privilegio per la gerarchia ecclesiastica e per le istituzioni cattoliche e creano obblighi finanziari dello Stato verso
le scuole cattoliche.
« Se attraverso la revisione
del Concordato si mantiene ferma o si accresce la forza di pres
sione dell’istituzione ecclesiastica cattolica, non può non restare mortificata — osserva il documento dell’ALRI — la libertà di
espressione e di scelta del singolo cittadino in tutti quei vari
campi sui quali si esercita l’influenza o addirittura l’egemonia
della Chiesa cattolica ».
« Nei Progetti di revisione del
Concordato — rileva altresì il
documento dell’ALRI — non risulta garantito il principio della "pari dignità sociale" e della "uguaglianza di fronte alla
legge" dei credenti e dei non
credenti, principio sancito dall’art. 3 della Costituzione. In
particolare, non vi si trova rispecchiato il requisito della parità di condizioni sia per i credenti sia per i non credenti: si
veda l’iscrizione d’ufficio — che
dovrebbe essere invece su richiesta dei genitori — degli alunni
delle pub^bliche scuole elementari alle lezioni di religione ».
Il documento si conclude con
un appello al Presidente della
Repubblica perché, come nella
« intesa » con le Chiese valdesi e
metodiste, cosi anche nel Concordato con la Chiesa cattolica
si trovino rispecchiati fedelmente i principi e lo spirito della Costituzione ».
E. G.
Se ci fermiamo a riflettere su
tali considerazioni non potremo
troppo meravigliarci è scandalizzarci di fronte a comportamenti
cosi poco legati a canoni tradizionali. COSI poco rispettosi di
modelli formali. E’ vero che ci
sentiamo a volte turbati e disturbati da una certa spregiudicatezza di modi, dal tono o dal
gergo che alcuni giovani usano.
Il loro comportamento, così apparentemente disinibito o addirittura provocatorio sembra voler respingere ogni nostro tentativo di dialogo. Pur combattendo le stesse battaglie politiche o sociali ci troviamo spesso
in disaccordo sulla strategia da
seguire e ci rendiamo conto che
i metri di valutazione e di giudizio raramente concordano. Non
ci sentiamo di accettare alcune
loro posizioni troppo estremistiche o troppo rigide. Il dialogo si
fa talvolta veramente difficile,
se non addirittura impossibile.
Ma nei confronti di un adolescente in crisi, di un giovane in
dubbio, che, a suo modo, con le
armi e le capacità intellettive di
cui dispone, pur ostentarido
un’apparente sicurezza o fors’anche una qual certa arroganza, è
però alla ricerca di principi validi, di punti di riferimento sicuri, la comprensione deve partire da noi, lo sforzo maggiore deve essere il nostro. Non. per obbligare alla nostra visione, alla_
nostra verità, al nostro modo di
pensare o di sentire, ma pe.r
mantenere aperto il colloquio
con un mondo che pur apparendoci estraneo è presente e vivo
accanto a noi, fa parte della
realtà attuale, è pur sernpre un
segno dei tempi che viviamo.
Non si tratta di cedere le armi,
di abdicare, di liberarci delle nostre più profonde convinzioni; si
tratta di essere pronti a sentirle
poste in discussione, di essere
disposti a scindere ciò che è sostanziale, eterno, immutabile, da
ciò che è esteriore, contingente;
di non considerare sullo stesso
piano la nostra fede nel Signore
della vita, la certezza della sua
presènza fra noi, la necessità di
affidarci alla sua guida e al suo
giudizio e i modi di esprimere
tale fede e di prestargli il nostro
culto.
I giovani contestano alcune
delle forme attraverso cui le Comunità si esprimono e vivono,
vorrebbero seguire strade che
possono perfino sembrarci poco
percorribili. Ma i giovani non
sono una parte distaccata dal
restò della comunità, sono essi
stessi comunità, ne costituiscono
senza dubbio una parte estremamente significativa.
« La gloria dei giovani sta nella loro forza», si legge al capitolo 20 dei Proverbi. La forza dei
giovani è nella loro vitalità esuberante, talora aggressiva, po-^
tremmo aggiungere noi, a tanti
secoli di distanza. Non possiamo
pretendere da loro né quella
saggezza, né quella sapienza che
sono certamente frutto di esperienze e di meditazione. Non
possiamo chiedere che sentano
lo stesso trasporlo per valori da
difendere o abitudini da conservare. Ma è assolutamente necessario che in ogni comunità ci sia
posto anche per la loro voce,
che si cerchi di superare assieme quelle barriere che rendono
difficile il dialogo, che ci si abitui ad ascoltarci vicendevolmente nella convinzione che ognuno
può essere portatore di verità,
anche se in forme contrapposte,^
anche se utilizzando codici di
Leda Rocca Cappello
(continua a pag. 3}
2
9 6 ottobre 1978
j NOTIZIE DALLA REGIONE RIOPLATENSE a cura di Mireille Gilles ]
Due realtà di uno stesso servizio
Casa Nimmo: un lavoro molto vicino a quello dei nostri Convitti - El
Sarandì: un’iniziativa pilota a favore dei ritardati mentali - La fotografia di una chiesa che nell’ora della distretta non dimentica i ’’minimi”
Casa Nimmo
La Casa Nimmo per la cura
deirinfanzia abbandonata è la
prima esperienza realizzata in
comune dalla Chiesa valdese e
dalla Chiesa metodista d’Uruguay. L’opera si trova nella proprietà di un’antica villa donata
dalla famiglia Nimmo con l’espressa volontà che vi fosse fondata una « casa-scuola » di questo tipo.
La tenuta si trova vicino alla
città di Colonia, capitale del Dipartimento omonimo, e ha circa
32 ettari di terreno.
La casa iniziò a funzionare nel
1963 e ha il compito di ospitare
quei bambini che (per ragioni diverse), non hanno una famiglia,
sia perché sono rimasti orfani
di uno o di entrambi i genitori,
sia perché sono stati abbandonati.
AH’inizio la Casa ospitò soltanto un piccolo gruppo di bambini, ma a poco a poco, con lo
stimolo dell’esperienza dei primi anni, il gruppo andò aumentando. Così, com’era successo
per la Casa per anzidni, il corpo
dell’edificio principale riadattato airinizio dell’opera cominciò
a risultare piccolo, ragione per
cui si chiese aiuto agli organismi
ecumenici per un suo ampliamento. Attraverso il Consiglio
Ecumenico delle Chiese si è ricevuto un importante aiuto che
è stato destinato alla costruzione
di un gruppo di tre casette che,
nella nuova forma della Casa
Nimmo faranno le veci delle
« casette-'famiglie ».
Alla fine del ’77, si è deciso di
dividere il gruppo della Casa
Nimmo in tre sottogruppi, ognuno sotto la responsabilità di una
responsabile e situato in una delle casette appositamente costruite. Ciò ha implicato la ristrutturazione totale del funzionamento della Casa; ormai non ci sono
più soltanto un « papà » e una
« mamma » direttori di tutti i
bambini, ma tante altre « mamme » responsabili dirette di piccoli gruppi.
Tutto questo richiederà, nell’immediato futuro, rimpiego di
personale più qualificato, sia per
la direzione della Casa sia per il
lavoro delle responsabili: la Commissione Direttiva sta attualmente provvedendo.
Oggi vivono nella Casa Nimmo
circa 27 bambini di ambo i sessi e di età molto diverse. Il problema della Casa è che oggi molti interni hanno raggiunto età
che oscillano tra i 16 e i 20 anni
e questo implica una nuova responsabilità dei direttori nei confronti della loro formazione e
dei problemi della convivenza
quotidiana.
Nonostante le difficoltà insite
in questo servizio, la Casa Nimmo sta acquistando esperienza.
La consulenza di un’assistente
sociale della Chiesa valdese e occasionalmente anche di una del
VALLI (I)
Sabato 30 settembre e domenica 1° ottobre il primo circuito
ha programmato il calendario
di attività per l’anno ecclesiastico che ha inizio. Con la partecizione di una ventina di fratelli,
sono state brevemente esaminate le attività settoriali (monitori, donne, giovani) con particolare riferimento ai programmi
di scuola domenicale.
Prossimamente daremo notizia degli appuntamenti programmati in modo che le singole comunità non sovrappongano altre iniziative e facilitino la partecipazione.
In conclusione dell’incontro si
è proceduto all’elezione del Consiglio: è stato riconfermato il
pastore E. Ayassot come sovraintendente, la sig.na E. Bonnet
come rappresentante dei monitori, il sig. Charbonnier per i
Concistori, infine due nuovi eletti, Ada Tourn Paschetto per le
donne e Marco Pasquet per i
giovani.
la Chiesa metodista, ci sta stimolando ad articolare la sua organizzazione e a definire i principi e le forme in cui attuarla.
Anche la Casa ha un giorno speciale di festa che si celebra ogni
anno nell’ ultima domenica di
maggio.
El Sarandì
Casa Valdese
Senza dubbio, nel servizio di
assistenza della Chiesa valdese
del Rio de la Piata, la più temeraria opera intrapresa è stata la
creazione della Casa Sarandì a
Colonia Vaidense.
Il Sarandì è stato destinato
alla cura, nella forma dell’internato, dei ritardati mentali. Nel
nostro paese, in questo campo, il
Sarandì è un pioniere perché se
a Montevideo ci sono istituti che
durante il giorno si occupano dei
ritardati mentali, nessuno di essi offre ai suoi ospiti un posto
dove vivere stabilmente. Al Sarandì, invece, vivono circa trenta
persone, tutte con qualche grado di insufficienza mentale.
Questo istituto aprì le porte
alla fine del 1971, anche se l’inaugurazione ufficiale fu fatta il 19
aprile 1972, che da allora è il
giorno della Casa. Si cominciò
con un gruppo di 7 ospiti, perché
era necessario creare a poco a
poco una coscienza di gruppo e
favorire l’ambientamento degli
interni che, per la loro situazione, avviene con una lentezza maggiore che per le altre Case.
Come si può immaginare, molte sono le caratteristiche speciali della Casa; tra queste la necessità di vigilare quasi continuamente sul comportamento degli
ospiti, il che esige un numero
estremamente alto di persone
idonee che facciano da sorveglianti, da sorelle maggiori ed a
volte da madri.
A differenza delle altre Case,
si è potuto contare sugli aiuti di
organismi ecumenici che hanno
dato il loro contributo alla costruzione delle abitazioni e al
riadattamento del vecchio edificio già esistente in quel luogo
e in parte anche alla sua sovvenzione.
Il Sarandì è l’istituzione con
il bilancio più alto rispetto al
numero degli interni, in quanto
per ogni turno di lavoro serve
moltissimo personale; inoltre i
turni sono molto brevi dato che
si considera quanto dispendio di
energie fisiche e psichiche richiede questo lavoro.
D’altro lato il Sarandì richiede
il continuo aiuto sia dei medici
specialistici sia dei volontari del
posto che seguono gli interni con
particolare dedizióne.
Dal 1976 dispone di un laboratorio dove gli ospiti con maggiori possibilità sviluppano le loro
attitudini, contribuendo così a
migliorare le proprie capacità
motorie. Molti di loro partecipano anche alla cura dell’orto e ad
altri lavori che possono contribuire al buon andamento della
Casa. Molte sonq tuttavia le difficoltà economicfie che deve affrontare la Casa, il cui funzionamento è assai costoso: confidiamo però che con l’aiuto di persone amiche, istituzioni e chiese disposte a collaborare al suo
lavoro, essa possa continuare ad
offrire questo importante servizio.
Aggiungo solo una nota tre le
molte che si potrebbero menzionare: a qualche festa o alla domenica mattina per il culto, è
facile vedere un gruppo del Sarandì che — nonostante tutte le
difficoltà — partecipa come parte integrante alla vita della comunità. E’ un modo per integrarli alla vita della società e,
nello stesso tempo, un modo per
modificare la società e ricordarle le sue responsabilità nei confronti dei meno fortunati.
(2. continua).
Ospiti dell’Istituto El Sarandì al lavoro.
____COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
Purché il coro
suoni unanime
Dopo le notizie pubblicate a
suo tempo da alcuni quotidiani
a proposito del Sinodo valdèse e
della Conferenza metodista, L’/ncontro, mensile indipendente di
Torino informa i suoi lettori dèlie « importanti decisioni prese a
Torre Pellice ». Sono menzionate
T integrazione valdo - metodista,
definita « una tappa per l’evangelismo italiano », il Protocollo
delle intese con lo Stato, il documento sull’aborto (a proposito del quale è sottolineata
Tinammissibilità di un intervento esterno rispetto alla coscienza singola) e la posizione assunta suH’energia nucleare considerata « piuttosto generica ». Infine largo spazio viene dato alla
presa di posizione sulla Sindone
con alcuni stralci della lettera
« ai cattolici che saranno in Torino dal 27 agosto all’S ottobre »
e la menzione del « Dossier » curato dalla Claudiana.
Bisogna dire che questa lettera ha trovato ben scarsa udienza
sulla stampa cattolica. È stata
pubblicata, se non andiamo er
LA VITA NEI CIRCUITI
Le prime assemblee d'autunno
PIEMONTE (IV)
Un incontro che pian piano va
trovando la sua fisionomia s’è
ripetuto anche quest’anno con
l’assemblea del circuito. Più tecnica la prima parte nella quale
il sovrintendente uscente, Ennio
Del Priore, ha esposto mandati
e richieste che da Sinodo, Sessione congiunta. Conferenza distr.
vengono alle chiese e al circuito, su una panoramica veramente vasta e impegnativa di temi:
organizzazione ecclesiastica, ecumenismo, stampa evangelica, attualità, questioni amministrative, ecc. Nella seconda parte dell’incontro la discussione s’è fatta
più vivace, e s’è concentrata su
alcuni argomenti chiave.
Sui vari temi ecumenici (rapporti con altre chiese evangeliche, conciliarità, documenti di
Bangalore della commissione
« Fede e costituzione » del CEC)
si prevede un lavoro con altri
evangelici della zona e con i cattolici, soprattutto di base, che
potrebbe concludersi con un
convegno all’inizio dell’anno
prossimo.
Sul tema della educazione alla fede si prevede di continuare
l’attività avviata Tanno passato
al convegno di Viering, approfondendo la ricerca anche con i
giovani. Già avviato, d’altra parte, il piano di studio per i monitori delle scuole domenicali, almeno per la zona di Torino in
collaborazione con le chiese battiste, con un primo incontro previsto a Meana di Susa per il 2324 settembre.
Una verifica sulle attività femminili nel circuito potrà avvalersi dei risultati del dibattito si
nodale sulla questione dell’aborto, e si prevede che gruppi di
donne potranno animare ed articolare nelle varie situazioni locali una attività concreta di informazione e formazione sui temi femminili più urgenti, per
coinvolgere maggiormente le comunità.
Una buona discussione v’è stata anche sulla preparazione dei
predicatori laici, tra i sostenitori di Ecclesiaste 12: 14 (sta in
guardia: si fanno dei libri in numero infinito; e molto studiare
è una fatica per il corpo) e i sostenitori di Tessalonicesi 5: 21
(esaminate ogni cosa e ritenete
il bene). È prevalsa una saggia
sintesi: si chiede ai predicatori
laici che non dimentichino la loro laicità quando sono chiamati
a predicare, ma sappiano legare
la lettura biblica alla concretezza del loro impegno quotidiano
di lavoro.
In conseguenza, per il prossimo incontro, previsto a Torino
il 12 novembre, vi sarà una preparazione sul Deuteronomio, che
si avvarrà del testo semplice (e
breve), del Clements: «Un popolo scelto da Dio - guida alla
lettura del Deuteronomio », edito dalla Claudiana.
Il nuovo Consiglio di Circuito,
allargato rispetto al passato, dovrà lavorare ancora di più in
modo collegiale dato il carico
di impegni che soprattutto il
nuovo sovrintendente ha sulle
spalle, per il diminuito numero
delle già esigue forze pastorali
del circuito. Ne fanno parte
Franco Giampiccoli, sovrintendente, Ennio Del Priore, Alda
Gabella, Carlo Monaya, Patrizia
Mathieu.
Un saluto affettuoso e riconoscente è stato espresso dal Circuito al pastore Gino Conte, nominato pastore a Genova, e al
pastore Ermanno Rostan, da ottobre in emeritazione a Pinerolo.
Sergio Ribet
SICILIA (XVI)
L’assemblea del XVI Circuiti
riunitasi a Catania il 17/9 ha
basato la sua discussione non su
una relazione del Consiglio, ma
sul testo della Commissione della Chiesa Riformata di Francia
« Comunità Cristiana e mondo
secolarizzato », pubblicato dalla Claudiana nella Att. Prot.
(N. 77).
In realtà non abbiamo potuto
tenere un approfondito dibattito per i soliti limiti di tempo,
nia semplicemente iniziare un
discorso che potrà essere approfondito in sede locale (come
già ha fatto la chiesa di Pachino). Il problema maggiore affrontato dalla Assemblea è stato la sistemazione del campo di
lavoro nel nisseno-agrigentino,
dato che la comunità di Riesi
chiede che il past. Deodato (che
dovrà curare tutta la zona che
abbraccia 4 provincia) risieda a
Riesi. L’Assemblea si è rallegrata della venuta del past. A. Pino
a Scicli per un rilancio del lavoro nella zona e le chiese si sono impegnate in una collaborazione con questo progetto di
evangelizzazione. Al termine dei
lavori è stato eletto il Consiglio
di Circuito nelle persone di
M. Berutti, L. Deodato, A. Pino, M. Salerno, P. Testa.
M. Berutti
rati, soltanto dal mensile cattolico torinese « Il foglio », lo stesso che ha pubblicato una serie
di articoli (rifiutati dal settimanale diocesano « La Voce del Popolo ») del prof. Pier Angelo
Gramaglia, contenente una nuova interessante ipotesi di come
la Sindone sarebbe venuta alla
luce nel VII secolo (questi articoli, rielaborati, stanno per essere pubblicati dalla Claudiana).
Per il resto, come era prevedibile, è stata ignorata questa come
ogni altra voce che non si sia
allineata al generale consenso.
« La Voce del Popolo » non
pubblica la lettera del Sinodo ai
cattolici ma, nel n. del 27 agosto
menziona gli eretici che nel
1578 sarebbero venuti a Torino
per vedere la Sindone, riconoscendoli, « probabilmente » per
valdesi. Per essi, secondo i biografi del Cardinale Carlo Borromeo, il pellegrino milanese
avrebbe chiesto e ottenuto una
proroga di tre giorni delTostensione, dimostrando così il proprio animo ecumenico.
Questo dettaglio è stato molto ben commentato dal prof. Domenico Maselli in una delle due
serate di dibattito sulla Sindone organizzata dalle Chiese evangeliche di Torino e dintorni. Davanti ad una assemblea eccezionalmente numerosa, Maselli ha
ricordato il momento particolare
di quell’ ostensione usata da
Emanuele Filiberto come manifestazione di ortodossia e cattolicità in un momento delicato del
suo ducato e del mondo cattolico in generale, a cui avrà forse
fatto cornice l’omaggio di qualche ex valdese o ex riformato
cattolicizzato, ma non certo di
valdesi scesi spontaneamente a
Torino dove — per una reliquia!
— avrebbero rischiato la pelle.
Di questa prima serata di dibattito, in cui oltre al prof. Maselli ha parlato il pastore Ernesto Ayassot, ha dato notizia
« La Gazzetta del Popolo » del
28 seti, ma solo per menzionare
un particolare; l’affermazione
inattesa del prof. E. Garetto, intervenuto e qualificatosi come
sindonologo, secondo cui in una
cassaforte del Duomo sarebbe
pronto un frammento di 3 cm.^
della Sindone da mettere a disposizione degli scienziati americani per la famosa prova al carbonio 14 per stabilire l’antichità del telo. Della posizione evangelica sulla Sindone, neppure una parola è riferita dal quotidiano torinese vicino alTambiente
cattolico torinese.
Comunque, meglio il silenzio
piuttosto che il voluto travisamento de La Stampa (29 sett.)
che apre il suo articolo affermando che « La Sindone affascina anche i protestanti ». Per il
giornale torinese il foltissimo
pubblico che gremiva la Galleria d’Arte moderna più che manifestazione di dissenso era indiretto tributo, per quanto critico, alla Sindone. Come si vede,
col canto o col contro^canto, volente o nolente, ogni voce deve
essere ricondotta alla programmata unanimità del coro cattolico ufficiale. F. G.
3
6 ottobre 1978
LETTERE DALL’INDIA
Dove le divisioni
LA MORTE DI NIKODIM
pesano meno
Chi ha ricevuto dall’esterno le divisioni confessionali, ma non ne
vissuto la storia, conosce un ecumenismo più avanzato. Ne è
ha
un
Bangalore, 15 agosto.
Arrivo a Whitefield, vicino a
Bangalore, dove sorge il Centro
Ecumenico Cristiano ( Ecumenica! Christian Center) che per 15
giorni ospiterà, in maniera davvero impeccabile, la Commissione «Fede e Costituzione» (la
ospitalità in Oriente è qualcosa
di diverso e di più che da noi
in Occidente). Il Centro, ideato, costruito e diretto dal Rev.
M. A. Thomas, venne inaugurato nel 1963 e svolge un’intensa
attività di formazione politica e
culturale destinata a uomini e
donne di diverse fedi e ideologie. È dunque un centro cristiano aperto a tutti, senza frontiere di alcun genere, dedito al riscatto sociale dell’India. Il suo
programma rassomiglia un po’
a quello di Agape. Le attività
sono molto varie ma convergono tutte verso quattro obiettivi
principali: 1) favorire la creazione in India di una società veramente laica e ugualitaria ;
2) promuovere la collaborazione ecumenica e l’unità tra tutti
gli uomini; 3) scoprire nuove
forme di ubbidienza cristiana ;
4) stimolare la gente all’azione
sociale e alla partecipazione ad
attività promozionali mediante
programmi educativi di tipo
nuovo.
Ma accanto al lavoro di formazione, il Centro promuove e
organizza dei veri e propri gruppi di azione, sparsi in tutto il
paese. L’iniziativa più recente
in questo senso, iniziata un anno fa, è il Vigil India Movement,
un movirrierito che si propone
di « svegliare la coscienza della
popolazione rurale e urbana per
coinvolgerla in una lotta perseverante per la demolizione delle
strutture oppressive ». Considerando da un lato la « progressiva erosione dei valori umani e
democratici in India » e « l’inconsistenza dei contenuti economici dell’odierna democrazia » e
dall’altro l’atteggiamento « fatalistico » con cui la maggioranza
accetta lo status-quo, già più di
150 giovani hanno aderito al movimento impegnandosi a diventare « un fattore di disturbo » in
varie situazioni che devono essere cambiate.. In sostanza il
Vigil India Movement, lanciato
e organizzato dal Centro Ecumenico di Whitefield, è un movimento di animazione e mobilitazione morale e politica.
Il Centro ecumenico è patrocinato da 23 chiese e organizzazioni cristiane di tutte le confessioni e con fisionomie tra loro
assai diverse (dall’Esercito della Salvezza al Movimento Cristiano Studenti, dall’YMCA ai
francescani, dai metodisti agli
ortodossi, e cos>: via). Questo
dà già un’idea dell’intensità dei
rapporti ecumenici oggi esistenti in India, soprattutto quando
si tratta di fronteggiare l’immenso problema sociale di questo paese, come cerca di fare il
Centro di Whitefield.
La situazione
ecumenica
Ma qual è, più in generale, la
situazione ecumenica in India?
Senza scendere nei dettagli, dirò qual è stata la mia impressione complessiva. In questo
paese il cristianesimo costituisce, numericamente, un’esigua
minoranza: circa 15 milioni di
cristiani su 625 milioni di indiani. I cristiani sono anche qui divisi in molte chiese e confessioni ma queste divisioni, in India
come in tutti i paesi del Terzo
Mondo, sono state importate insieme all’Evangelo. Non sono
divisioni nate lì. Questo non significa che siano meno reali che
da noi in Occidente, solo che là,
per così dire, pesano meno nelle coscienze dei credenti. L’essenziale, per i cristiani indiani.
è appunto essere cristiani, mentre il fatto di essere ortodossi,
cattolici o protestanti, è non dico marginale o accidentale ma
relativamente secondario. Dire
in Europa « cattolico » o « protestante » significa evocare una
vicenda secolare, avvincente e
drammatica, carica di conflitti,
di passione e anche di martirio :
questa vicenda si è sedimentata
nelle nostre coscienze, è ormai
parte di noi stessi; per noi, cristiani d’Occidente, la nostra confessione fa tutt’uno col nostro
esser cristiani. In India è giunto (con le missioni) il fatto delle divisioni confessionali, ma
non la loro storia, che si è svolta altrove. Per questo le divisioni pesano di meno: perché sono meno cariche di storia vissuta. In Occidente i termini
« cattolico » o « protestante »
evocano subito un’idea di separazione e contrapposizione (anche se oggi mitigata dall’esperienza ecumenica); in India le
qualifiche confessionali evocano
piuttosto un’idea di diversità ;
esse precisano il termine « cristiano » senza però rompere la
solidarietà che questo termine
suscita; esse distinguono i cristiani tra loro senza però contrapporli. Certo, non è sempre
stato così; neppure in India. Le
missioni delle varie chiese e confessioni si sono spesso fatte
concorrenza, in uno spirito di
rivalità, e talvolta anche in modo sleale. Oggi però, quanto più
le chiese si indigenizzano e diminuisce la loro dipendenza dall’estero, tanto più cresce la collaborazione ecumenica.
Dall’ecumenismo in India passo a dir qualcosa della situazione ecumenica generale, così come s’è rispecchiata nei lavori e
nelle deliberazioni della Commissione « Fede e Costituzione ».
Tornerò sull’argomento ma intanto riferisco alcune mie impressioni. Si tratta, ovviamente,
di impressioni soggettive e quindi opinabili.
Una realtà
che cresce
1. La comunione ecumenica è
una realtà, e sta crescendo. Chi
parla oggi di « stasi ecumenica »
si sbaglia. C’è forse una sorta di
« ecumenismo frenato » nei rapporti tra le istituzioni ecclesiastiche, ma là dove i cristiani si
incontrano l’ecumenismo cammina, va avanti e non indietro.
Cresce tra i cristiani, benché
siano divisi, il senso di appartenere gli uni agli altri e la necessità di esprimere questa appartenenza. Questo significa che
non siamo solo noi che formiamo il movimento ecumenico, è
anche il movimento ecumenico
che forma e plasma noi. Alla
base di questa crescita ci sono
fattori umani (il fatto di ritrovarsi insieme, conoscersi, parlare e pregare insieme, etc.) e fattori teologici (il comune riferimento a Cristo e all’Evangelo,
la comune vocazione cristiana,
il confronto dottrinale che ormai va avanti da decenni, etc.).
A questa crescita quantitativa
corrisponde anche una crescita
Cambi di indirizzo
Past. Francesco Carri, via Melfi 77 - 85027 Rapolla (Pz) - Tel.
0972/760020.
Past. Guido Colucci, via della
Signora 6 - 20122 Milano - Tel.
02/791069.
Un libro per la Facoltà
La Facoltà di Teologia cerca
una copia di F.J. Leenhardt, L'épitre aux Romains, (Delachaux
et Niestlé 1957), in dono o in
vendita. Rivolgersi: Bruno Corsani, Via P. Cossa 42, Roma, tei.
(06 ) 360.4802.
Un metropolita
discusso
esempio il Centro di Whitefield che ha ospitato "Fede e Costituzione”
qualitativa del movimento? Per
certi versi, sì; per altri, no. Sì,
nel senso di un certo coraggio
cristiano ad assumere posizioni
di forte impegno in campo politico-sociale e di libertà e apertura in campo culturale. No, nel
senso di un eccessivo rispetto
delle istituzioni ecclesiastiche
esistenti, alle quali non si pone
con sufficiente energia l’esigenza della loro riforma. Si potrebbe dire che il movimento ecumenico si esprime più liberamente e in maniera più incisiva
nei confronti della società che
nei confronti delle chiese. Questo punto debole può avere conseguenze fatali.
Il protestantesimo
2. Il ruolo odierno del protestantesimo in seno al movimento ecumenico non è facile da
descrivere. Da un lato è un fatto che certi punti di vista protestanti, anche decisivi, fanno
ormai parte del discorso ecumenico comune, anche se devono essere continuamente riproposti e, come si dice, «fatti passare ». D’altro lato c’è, in non
pochi protestanti, una certa acquiescenza (o leggerezza?), una
timidezza, un timore delle posizioni radicali, anche quando si
tratta della radicalità deH’Evangelo. È difficile comprendere
da che cosa dipenda questo timore. Inoltre, mentre i cattolici e soprattutto gli ortodossi costituiscono dei « blocchi » confessionali abbastanza compatti
— almeno nelle assemblee ecumeniche — i protestanti sentono meno la loro unità: in un
senso questo è un pregio, ma in
un altro indebolisce la testimonianza protestante complessiva.
Comunque : il contributo del
protestantesimo è ancora determinante specialmente per quanto concerne il contenuto biblico
del discorso ecumenico. La domanda aperta è se il protestantesimo saprà anche contribuire
in modo sostanzioso a plasmare
le strutture della futura cristianità ecumenica, o se invece queste strutture saranno imposte
dalle chiese istituzionalmente
più « solide » ( quella ortodossa
e cattolica), anche se si tratta
di una « solidità » evangelicamente molto dubbia.
Il problema
delle strutture
3. Il problema delle strutture
della chiesa è certamente uno
dei problemi ecumenici maggiori che si porranno nell’immedia:
to futuro. Direi che oggi c’è un
notevole accordo sui contenuti
dottrinali essenziali del cristianesimo ( assai meno però su
quelli etici), mentre permane un
disaccordo profondo sulla questione delle strutture della chiesa. È impossibile prevedere che
cosa accadrà: le chiese episcopali (soprattutto la cattolica e
le ortodosse) considerano l’episcopato una struttura portante
e perciò irrinunciabile deH’edificio ecclesiastico. Da parte nostra rifiutiamo l’episcopato —
in particolare quello di tipo cattolico — e così affermiamo :
1) una concezione non gerarchica della chiesa; 2) l’eguale dignità e autorità di tutti i ministeri nella chiesa, pur nella diversità delle loro funzioni: nessun ministero è subordinato a
un altro ma tutti sono subordinati al Signore; 3) la funzione
episcopale come compito di tutta la chiesa, come ministero collettivo della comunità riunita
in assemblea. Il dialogo, su queste questioni cruciali, è appena
avviato, e si presenta tutt’altro
che facile.
Boris Georgivitch Rotov, questo il nome « laico » di Nikodim,
era nato nel 1929, a Rozan, vicino a Mosca. A 18 anni abbandona
i suoi studi di pedagogia e diventa monaco e diacono. Due anni
dopo è ordinato sacerdote. Erano questi gli anni duri successivi alle repressioni staliniane e si
sentiva, nella chiesa ortodossa, la
necessità di ricomporre rapidamente i quadri. Il giovane monaco ebbe così la possibilità di frequentare un corso per corrispondenza delTaccademia teologica
di Leningrado. La sua tesi di licenza verteva sulla missione russo-ortodossa di Gerusalemme,
per scrivere la quale egli ebbe la
possibilità di visitare la Palestina, iniziando così quel dialogo
con altre confessioni religiose
che caratterizzerà tanta parte
della sua attività negli anni successivi.
Solo quattro anni dopo, nel
1959, venne chiamato dalTallora
Patriarca Alexej ad un importante incarico alTìnterno della segreteria del patriarcato a Mosca
e l’anno successivo venne nominato vescovo e responsabile dei
contatti con l’estero, succedendo
al metropolita Nikolai che era
stato allontanato dal suo incarico da parte delTUfficio responsabile delle questioni religiose nell’Unione Sovietica.
E’ in questa veste che egli ebbe, un peso determinante nell’ingresso della chiesa russa nel
Consiglio Ecumenico delle Chiese, sia accompagnando l’allora
segretario del CEC Wisser’t
Hooft in un suo viaggio a Mosca, sia ancora guidando una delegazione della chiesa ortodossa
russa a Ginevra per portare la
domanda ufficiale di adesione,
che venne poi sanzionata dalTAssemblea Ecumenica di New
Delhi. Qui venne eletto come
membro del Comitato Centrale
del CEC, carica che manterrà
ininterrottamente fino a Nairobi 1975, quando verrà eletto copresidente del CEC. Nello stesso
tempo all’ interno della chiesa
russa egli venne nominato arcivescovo (1961) e membro del
Santo Sinodo e nel 1963 metropolita di Minsk e poco dopo metropolita di Leningrado e Nowgorod.
Questa folgorante carriera, che
tra Taltro nelle relazioni ecumeniche aveva fatto uscire la chiesa russa dal suo isolamento e
nello stesso tempo aveva dato
credibilità anche aH’Unione Sovietica in campo internazionale,
è stata vista da molti sia in Russia sia all’estero come una cosa
altamente sospetta. E’ certo in
ogni modo che per poter percorrere con tanta rapidità la scala
della gerarchia russa, fino ad ottenere ufficialmente il secondo
patriarcato ma di fatto la massima autorità nell’Unione Sovietica, egli doveva essere accetto
alla dirigenza politica del partito
comunista. Vi è stato chi ha sospettato in lui un agente del
KGB, la potente polizia politica
segreta, la quale notoriamente
cerca di introdurre suoi agenti
nelle alte sfere responsabili delle chiese in modo da poter controllare anche con questo strumento ogni movimento nel ioaese. Egli stesso era al corrente di
queste insinuazioni che circolavano sul suo conto ed era solito
dire che anche al Signor Gesù
avevano sputato addosso.
Quel che è certo è che egli riuscì ad essere diplomatico ecclesiastico di notevole valore, creando dei contatti prima inesistenti tra la sua chiesa ed il CEC e
con il cattolicesimo romano. È
infatti a lui che si deve se la
chiesa ortodossa russa inviò i
suoi osservatori al Concilio Vaticano II.
E nel campo interno, nella
Russia del dopo-Stalin, quando
sotto Kruscev la chiesa soffriva
le restrizioni (in qualche caso
si può anche parlare di persecuzione) più forti dal 1917 in poi,
il fatto che esistesse una grande
apertura verso il mondo esterno
e gli occhi del mondo ecclesiastico internazionale fossero attenti al mondo sovietico, portò
anche ad una forte attenuazione
delle limitazioni.
Il segretario generale del CEC,
pastore Philip Potter, che cono'sceva bene Nikodim per anni di
lavoro a stretto contatto di gomito, scrive in occasione della
sua morte: « Ci ricorderemo
sempre della sua fede incrollabile, della sua profonda dedizione
alla sua chiesa, del suo zelo ecumenico, della sua energia infaticabile, del suo entusiasmo irresistibile, del suo coraggio pieno
di energia e della sua profonda
sensibilità per l’umano... Non temeva di fronteggiare gli attacchi
frequenti, violenti e astiosi, contro il suo paese, contro la sua
chiesa e contro la sua persona.
La sua passione per la riconciliazione, la pace e la giustizia nel
mondo era evidente in tutti i suoi
propositi pubblici e nella direzione che egli ha dato alla Conferenza Cristiana per la pace ».
A noi, protestanti italiani, dispiace certo che egli non sia stato altre.ttanto sensibile al modo
in cui, qui in Italia, abbiamo
cercato di impostare alcuni problemi ecumenici. Per esempio
non mi risulta che dopo la sua
visita alla Sindone di Torino, che
egli aveva fatto pochi giorni prima della sua morte, abbia
espresso sia pure in forma « diplomatica » un qualche dissenso.
Ma forse sarebbe pretendere
tiioppo e potrebbe anche essere
segno della incomprensione che
continua a regnare nel mondo
occidentale della vera anima dell’ortodossia.
Bruno Bellion
Galassia Marconi
Paolo Ricca
(3 - continua)
(segue da pag. 1)
comprensione e codici linguistici diversi.
Sappiamo che lo Spirito soffia
dove e come vuole. Forse non
siamo sempre in grado di comprenderne le manifestazioni.
A volte l’insofferenza dei giovani, il loro rifiuto ad accettare
posizioni o forme che ci hanno
permesso fin qui di offrire una
testimonianza sincera e appassionata, sono il segno di una crisi positiva di sviluppo, il segno
di una ricerca di strade nuove
da percorrere per comprendere
e vivere concretamente la Parola di Dio.
Ogni comunità dovrebbe saper accogliere e far proprie queste esigenze ed aprirsi ai problemi che di volta in volta le si
presentano senza pregiudizi, non
considerando definitive le posizioni raggiunte, né mai conclusa
la propria educazione religiosa;
mantenendo gelosamente vivi i
principi della propria fede, ma
sempre proseguendo nello studio della Parola con quello spirito di ricerca che la Riforma ha
suscitato e continua a operare;
dando a tutti la possibilità di
esprimersi e di collocarsi in un
rapporto scambievole in cui
ognuno sia contemporaneamente
soggetto e oggetto di educazione.
Penso alla comunità cristiana
come a una « Comunità educante in cui non si parli di educazione impartita da una sola parte di essa, in un determinato periodo della vita, una volta per
tutte, « in vista della fede ». Penso a una comunità in cui si stabilisca fra i suoi membri un rapporto di tale rispetto e di tale
solidarietà, un tale rapporto di
amore, per cui ognuno si sente
personalmente coinvolto e partecipe della formazione religiosa
di tutta la comunità e ogni intervento sia ugualmente prezioso e
importante.
Educazione reciproca, che sia
un reale, concreto, positivo
scambio di doni, alla luce di una
continua ricerca comunitaria
della Parola di Dio e di un sempre rinnovato impegno, guardando al Cristo come unico possessore di verità, e predisponendo
nel modo più idoneo il terreno
perché il Signore operi.
Leda Rocca Cappello
4
6 ottobre 1978
testimoni protestanti
In questa serie di ritratti compaiono personaggi noti e meno noti, di un passato recente o più
remoto. La toro caratteristica comune è di essere
stati dei credenti protestanti.
ENRICO MAYER
Che .cosa ha sigmiùcato per loro essere protestanti e in che modo la fede ha inciso nella loro
particolare attività è quanto intendiamo chiederci
per poter ricevere la loro testimonianza.
Un educatore che unisce Timpegno nella rivoluzione politica del suo
tempo ad una salda pietà evangelica
Tra destabilizzazione e conservatorismo v’è probabilmente una
via media, ed è su quella che si
muovono le memorie di un passato che — volenti e/o nolenti —
ci portiamo dentro, come pr<>
testanti italiani. Per questo è
con rammarico che riflettiamo
sul fatto che Enrico Mayer
(1802-1877) Tanno scorso è stato
ricordato degnamente a Livorno
e a Pisa, ma noi: zitti zitti. Come spiegazione, me ne piace una
provocatoria: la nostra (modesta) 'Storiografia è di taglio clericale; la igente « di fuori », che
ha operato « fuori », ci guasta il
sistema.
Il Mayer era di origine tedesca, ma livornese e italiano. Apparteneva alla comimità olandese - alemanna, rifiutava certi
metodi della nostra evangelizzazione, ma una volta che a Pisa la
reazione clericale si scatenò contro i valdesi, egli scese di corsa
nella mischia, a far da bersaglio,
tra i suoi fratelli. Uomo di cultura,' con grossi impegni letterari, nutriva una pietà biblica intensa, metodica; incarcerato a
Roma, in Castel s. Angelo, annotava nel suo diario: « Ho scritto a mons. Governatore ripetendogli la mia domanda di avere
una Bibbia. Gli dico che sono
protestante, e che tal lettura è
il culto giornaliero di un protestante ». Amico fedele di sacerdoti ed educatori cattolico-romani, dopo la proposta liberalcattolica del Gioberti e la fine
delle illusioni su papa Mastai,
nel 1849 scriveva al Vieusseux:
« ...il Rosmini lodevolmente fece
atto di sottomissione. Quésto è
il dilemma fatale riserbato a
tutti gli ingegni italiani, che nella religione cercano il vero: o di
rinnegar genuflessi le convinzioni delTanima propria, o di emanciparsi da quella usurpata Autorità, che impone ad essi un suicidio morale. Non fate mistero
di questa mia riflessione all’ami
co Lambruschini, perché egli
stesso può trovarsi condotto a
quel bivio ».
Una personalità
evangelica
In un quaderno di ricordi familiari che i Mayer si passavano
di padre in figlio, si legge: « Po;
sando le mie mani sulle mani di
mia madre, ho imparato a invocarti fino dai miei primi anni:
Dio!, rendimi adesso il dono della preghiera, per elevare a Te il
cuore dei miei figli! ». L’influenza del past. Schulthesius, un credente ricco di pietà e di interessi culturali, radicò E. Mayer in
una fede biblica, distratta da speculazioni teologiche ma attenta
al comportamento personale e
alle implicazioni di rilievo sociale e politico.
Da questa fede nasceva—- in
fraternità di ideali religiosi e
pedagogici — im libro di canti
per i fanciulli (1849) al quale collaboravano P. Thouar e G.B. Nicolini. Sono i canti che tanti di
noi hanno imparato da bambini,
dei gioielli che — per ora — abbiamo nascosto nei sotterranei
della memoria. Torneranno, come torneranno nella loro integrità le parole di certi inni che
abbiamo emarginato o, peggio,
osato storpiare, come non fossero opere stilisticamente compiute, di autori con le carte in regola per esigere il rispetto delle loro creazioni. Accenno appunto a
poeti e innologi del nostro risorgimento evangelico.
L’educazione
popolare
Una storia dell’educazione durante il Risorgimento è impossibile se si tagliano fuori i prote
stanti, sia detto con buona pace
dei clericali. E si parte dalTiniziativa della Calandrini, del
Mayer, ecc. per i più piccoli, alla
organizzazione della cultura nazionale operata da J.P. Vieusseux. A Pisa, Tito Chiesi insegnò
a leggere e a scrivere ai carcerati, sulla Bibbia ebbero una cultura che condusse alle prime
conversioni. Sempre a Pisa, la
Calandrini insieme al Prassi aprì
il capitolo degli asili, delle scuole di mutuo insegnamento. Il
Mayer, a Livorno e poi su un piano nazionale, spese il meglio delle sue energie e dei suoi doni
per dare vita a iniziative pedagogiche; la sua collaborazione col
Lambruschini, il Ridolfi, il Guicciardini, si manifestò anche con
l’apporto di esperienze nuove, di
informazioni che portarono il
nostro movimento a livello europeo.
Questa vocazione andava parallela a quella dei valdesi in Piemonte, e quando essi si unirono
ai toscani nello stesso impegno
nacque un contributo imponente per il progresso della patria.
Per restare a Livorno, nel 1861-63
abbiamo due sezioni maschili e
una femminile per le elementari,
un corso serale per operai, una
scuola d’alfabetizzazione per soldati, un asilo-nido, una associazione-scuola per le 'madri degli
alunni, una società di mutuo soccorso. Se bene osservate, qui v’è
qualcosa che fa parte del nostro
modo di concepire un apporto
evangelico alla vita del paese:
TC^tocento protestante aveva ricchezza di contenuti pedagogici,
ha creato una tradizione; a volte
s’ha l’impressione di rifiutarla
aprioristicamente, senza conoscerla ancora.
Gli anni di una vita
1802, 3 maggio - nasce a Livorno, quarto figlio di B. G.
Mayer, commerciante di Augusta stabilitosi a Livorno
nel 1778, e di C. Masson, di
famiglia ugonotta francese.
1802 - è battezzato dal past.
J. P. Schulthesius, ministro
della comunità olandese-alemanna, il quale ebbe grande
infiuenza sulla formazione religiosa e le predilezioni culturali del M.
1815 ■ confermazione; padronanza del tedesco, del
francese; a scuola presso i
Barnabiti.
1820 - istitutore e segretario presso una famiglia inglese: si precisa la sua vocazione educativa.
1821 - ha studiato il greco
antico e moderno, inizia la
collaboraz. con l’Antologia di
J. P. Vieusseux, e prende
contatto con gruppi liberali
clandestini.
1823 - entra nel movimento
degli asili e della istruzione
popolare ; viaggio d’informazione in Svizzera e Germania.
1823-30 - mediazione culturale tra Italia e Germania;
istitutore in case principesche; amicizia con M. Calandrini e L. Lambruschini.
1831 - entra attivamente
nella Giovane Italia-, impulso all’educazione popolare ;
lavoro politico a Roma.
1833 - amicizia personale
col Mazzini, intensa attività
segreta nel Centritalia.
1840 - prigioniero politico
in Castel Sant’Angelo; lavora per l’inserimento dell’Italia nei Congressi scientifici e
pedagogici europei.
1846 - primi risultati della
lunga azione per il recupero
dei manoscritti di Ugo Foscolo, il loro deposito a Firenze e la edizione.
1847-49 - partecipa alla fondazione e alla redazione de
« La guida dell’educatore » ;
simpatie critiche per il movimento neo-guelfo; alla guerra d’indipendenza coi volontari toscani ; amicizia con
G. Giusti; amicizia con T.
Chiesi e formazione dei nuclei evangelici toscani.
1849-53 - a Pisa; scritti di
politica e d’educazione; amicizia con P. Thouar, Fr. De
Sanctis; la lotta politico-religiosa contro la reazione.
1859-77 - formazione della
unità italiana e delusioni ;
sventure familiari; morte di
un figlio, della figlia sposata
a G. Comandi; spariscono i
compagni di lotta: G. B- Nicolini (1861), Vieusseux e La
Farina (1863), C. Ridolfi e C.
Torrigiani (1867), Mazzini
(1871) e altri; il movimento
per le case popolari, si batte
per l’incremento dell’istruzione primaria.
1877, 29 maggio - muore a
Livorno ed è sepolto nel Cimitero olandese-alemanno.
Al figlio ventenne
« Tu termini oggi un periodo della tua vita che te ne
apre una nuova in cui si accrescerà di giorno in giorno la tua
propria responsabilità. Questa
parola racchiude un senso molto esteso, perché abbraccia i
nostri doveri verso Dio e verso i nostri simili, doveri numerosi e spesso molto difficili da
compiersi. Tu sei ancora molto giovane, e la gioventù è
piena di fiducia; ma, a misura che si estende il cerchio delle nostre relazioni, ci si accorge troppo presto di essere in
mezzo a una società poco morale e ancor meno religiosa.
Tu ne farai purtroppo l’esperienza, e credimi per resistere
alle seduzioni del mondo non
troverai appoggio più efficace
che nella parola di Dio e nell’esempio del tuo Salvatore.
Fanne tesoro, obbedisci alla
tua coscienza, non transigere
mai con lei e ti sentirai sempre felice anche se la tua posizione non risponda alle tue
speranze e i disinganni vengano ad affliggere il tuo cuore.
Il tuo pensiero costante sia
che tu sei in presenza di Dio,
che niente di quello che tu fai
o pensi è ignorato da colui che
vede tutto. Allora ti sentirai
forte contro le tentazioni del
peccato e contro i colpi della
fortuna ».
(E. Mayer, genn. 1871)
Un politico
pietista
Gran parte dei convertiti, dei
credenti che hanno operato a
edificare le comunità evangeliche erano impegnati nella politica, sempre si nutrivano di una
intensa pietà biblica. Il Mayer
partecipò a cospirazioni, tenne
le fila della Giovane Italia dalla
Toscana allo Stato Pontificio, fu
tallonato dalle polizie e incarcerato. A un dato momento, si dissociò dall’azione rivoluzionaria,
e ne spiegò le ragioni rivolgendosi al Mazzini; « L’Italia è politicamente e moralmente costituita: libertà di stampa, di educazione, di associazione, di culto
religioso, di elezione politica. Già
ottenuta la prima, dovrebbe cessare ogni opera di occulta cospirazione, perché da questa prima
si svolgono come da germoglio
tutte le altre. Doloroso fu sentire il tuo nome unito al tentato
regicidio di Orsini e agli assalti
alle sentinelle in Livorno e Genova. Politicamente divisi, non
ho io cessato per questo di adoperarmi moralmente e anche politicamente per l’Italia. Nel 1^2
nelle Romagne e nel ’33 e ’35.
Nel ’34 a Londra in soccorso dei
miseri resti della spedizione di
Savoia; in Roma (1840); in Toscana (1846-47); in Lombardia
(1848). Mi restano intere la fede
e la speranza che si compirà questo glorioso risorgimento italiano ».
Il problema, psicologico forse
piuttosto che teologico, è di capire come oggi si intendano pietismo e risveglio come rifiuto
della politica; a meno che in buona fede non si immaginino situazioni improbabili.
Cultura cattolica e
cultura nazionale
Il Mayer studiò in scuole tenute da religiosi cattolico-romani, e serbò grato ricordo di quegli insegnanti; ma la famiglia
forniva una base culturale di
matrice protestante, e lo guidava a riconoscere il destino intellettuale che ci appartiene: l’esame critico d’una sedicente cultura cattolica italiana, e l’acculturazione in Italia di motivi
ideali e posizioni proprie dell’internazionale protestante. Questo fece il Mayer, con la preparazione e il dinamismo che lo distinguevano; e le sue larghe,
schiette amicizie con sacerdoti e
guelfi non furono mai inquinate
da sottintesi, ma sempre nutrite da una fede dichiarata. E qui
va detto che egli ha un posto
particolare anche in una devozione alla personalità letteraria
di Ugo Foscolo — comunicatagli
dallo Schulthesius — che lo spinse a recuperare all’Italia quasi
tutti i manoscritti del poeta, a
curarne con altri la edizione, ed
infine a far sì che il corpo stesso di quelTuomo fosse sepolto in
Santa Croce di Firenze. Questa
capacità di collaborare alla crescita culturale di un popolo operando dall’interno, singolare se
consideriamo Torigine germanica della famiglia, mi sembra indicativa: egli era e si dichiarava
estraneo a una cultura cattolicoromana, ma faceva propria, non
solo politicamente, la sorte della
gente di casa, si inseriva in un
discorso della e alla nazione italiana.
Non mancarono al Mayer le
prove, alcune durissime. In-una
lettera diceva d’aver seguito il
figlio maggiore, ammalato, giorno per giorno; una sera aveva
come di consueto letto con lui il
Vangelo, e si erano fermati a Romani XII: 33, dove dice: « Q profondità delle ricchezze e della
sapienza e della conoscenza di
Dio! Quanto i suoi giudizi sono
impenetrabili, le sue vie incomprensibili! ». E il padre aggiunge: « Sorse l’alba, e i primi toc
chi della campana del mattino
segnarono Tultima ora per nostro figliuolo sulla terra e la sua
prima nelle braccia di Dio ». Sulla sua tomba volle che fossero
scritte quelle parole di Romani
XII; 33. Era la testimonianza
sconvolgente di una fede che
poteva illuminare tutte le ore
della vita.
Luigi Santini
Due schede
della polizia
toscana
« AREZZO, 20 marzo 1836. Fra
i soggetti che la polizia superiore pontificia ha indicati alle polizie subalterne come temibili in
fatto di macchinazioni settarie
vi è ancora Enrico Mayer.
15 ottobre 1836. Si accerta che
il Mazzini sia in corrispondenza
diretta con Enrico Mayer attualmente domiciliato a Livorno. Si
nota che quest’uomo dev’essere
pieno di astuzia e al corrente di
tutti i segreti della Giovane Italia e sarebbe perciò render un
Util servigio alla buona causa
facendo osservare da vicino i
passi e gli andamenti di un tale
individuo altamente pericoloso ».
« ENRICO MAYER, Livorno.
Sospetto (1835), Giovane Italia
(1836) , Corrispondente settario
(1837) , Propagandista (1837), Sospetto propagandista (1840), Sospetto (1842).
Emissario rivoluzionario in
corrispondenza col famoso Maz.zini ed altri temibili settari, il
quale anche al presente persevera
nelle sue opinioni ».
IN VISTA DELLA RISTAMPA
Revisione della TILC
Come è già stato reso noto
dalla Società Biblica, in occasione della ristampa della Traduzione Interconfessionale (TILC)
è prevista una certa revisione
del testo. Le possibilità di intervento sono condizionate dal breve tempo a disposizione, ma facciamo appello alla collaboraziode di tutti per realizzare il massimo (e il meglio) nei limiti delle possibilità obiettive.
cibi è in grado di segnalare dei
passi che dovrebbero essere migliorati, è pregato di farli pervenire al mio indirizzo, ogni passo
su un foglietto separato, indicando come avrebbe gradito che
il passo fosse tradotto in italiano (cioè la sua « traduzione alternativa »). È evidente che le
proposte devono essere fedelini
testo greco, e al principio informatore della « nuova traduzione », ossia non essere in linguaggio antiquato, non essere
un « calco » del testo greco in
italiano, ma una resa in buona
lingua italiana di oggi di ciò che
il testo greco significa. Le osservazioni e proposte vanno mandate immediatamente.
Bruno Corsani
Via Pietro Cossa, 42
00193 Roma
5
6 ottobre 1978
QUANDO LA FEDE E’ MOTIVO DI DISCRIMINAZIONE
fi
f
I
.
Lateismo di stato in URSS
Una ricerca condotta dal Centro di studi « Fede nel 2° mondo », un Istituto che non costruisce crociate anticomuniste sulla doverosa critica di una inammissibile intolleranza
« Dio non c’è ». È la frase pronunciata con un sorriso compiaciuto dal cosmonauta che esplora il cielo.
Forma di propaganda rozza, che ha però avuto larga diffusione. (Dall’opuscolo propagandistico «Via
libera senza Dio!», 1975). L’altra foto, una croce di
legno lungo la strada, è indice di religiosità ancora
viva in molta parte della popolazione.
Accanto alia fede si trova Tincredulità. E’ una
realtà che il popolo dei
credenti conosce da sempre: già il salmista notava che
in mezzo al popolo vi erano degli uomini (che egli chiamava,
dal punto di vista della sua fede, « stolti ») i quali sostengoche « non c’è Dio » (Salmo 14: 1).
Con questo egli indicava che vi
sono uomini i quali non riconoscono la signoria di Dio e non
vi si sottopongono, dimostrando
nella lóro vita, con le loro azioni, questo loro atteggiamento. Si
tratta però di un ateismo spontaneo, di tipo pragmatistico. Per
trovare invece un ateismo razionale, quale è per lo più diffuso
nel mondo contemporaneo, occorre arrivare al 18“ secolo, nelTambiente filosofico delTilluminismo e più ancora alle riflessioni del secolo scorso, dove alla
razionalità si aggiunge una critica di tipo sociale. Nell’ateismo
contemporaneo vi sono infatti
almeno due componenti di rilievo: da un lato la considerazione
razionalistica per cui non è affatto necessario pensare un dio per
spiegare il mondo e i suoi fenomeni; dall’altro la componente di critica più che alla fede, alla chiesa ed al suo modo di comportarsi, per cui la frase « la religione è Toppio dei popoli » si
ripete con sempre maggiore frequenza.
La pazzia della fede
Nel nostro mondo occidentale
è oggi abbastanza ovvio che le
cose stiano in questi termini e
siamo abbondantemente disposti a vivere credente e ateo in
stretto contatto, senza che que
sto rappresenti alcun problema.
Non è però sempre stato così:
nel passato quando la chiesa è
stata maggioritaria e assolutistica, le persecuzioni contro chi
aveva atteggiamenti atei non era
certo meno dura di quanto lo
fosse contro coloro che professavano la loro fede in modo diverso dalla maggioranza. Ed oggi, in non poche nazioni del mondo, la legge dello stato considera l’ateismo come parte indissolubile del modo di organizzare la
società e considera quindi ogni
forma di fede religiosa come un
pericolo. Di qui molti sforzi per,
giungere a eliminare dalla vita
dei cittadini ogni forma religiosa. Questi sforzi possono assumere diversissimi modi di espressione, dalla forza di persuasione nell’ insegnamento scolastico, al divieto di partecipare a
riunioni di qualsiasi genere, alTncarcerazione o internamento
in istituti per malati mentali,
equiparando semplicemente la
fede ad una forma di pazzia. E
il caso dell’Unione Sovietica, di
cui esiste una ricca documentazione, raccolta soprattutto da un
istituto svizzero dedicato allo
studio del fenomeno « fede » nel
2° mondo. Si tratta, per quanto
ci è dato capire, di un lavoro serio e paziente di raccolta di testimonianze, non mosso da spirito di crociata anticomunista,
come invece è spesso il caso
quando dei credenti nel mondo
occidentale parlano della situazione dei credenti in Europa
Orientale.
Arsenale grossolano
Per quanto conterne l’arsenale intellettuale, di critica razionale e scientifica alla religione,
non pare vi siano nell’Unione Sovietica, che è insieme alTAlbania uno dei paesi maggiormente
impegnati nella campagna per la
diffusione dell’ateismo, elementi
nuovi, che non siano sul tavolo
del dibattito nel mondo occidentale ormai da moltissimo tempo.
Anzi, molte volte si ha piuttosto
l’impressione che nell’occidente
la critica alla religione ed alla
chiesa siano molto più sottili e
raffinate di quanto non avvenga
in URSS. In tempi non lontani
questo fatto venne fatto notare
proprio da una delegazione della
sinistra italiana che rimase piuttosto colpita da una certa « grossolanità » negli strumenti usati
per la propaganda ateistica.
Estremamente interessanti sono invece gli aspetti « pratici »
E' ammessa l'educazione religiosa
dei bambini nel nostro paese?
La domanda è stata indirizzata a una rivista da alcuni lettori, risponde un consigliere del
tribunale di terza classe:
« Il decreto del governo sovietico ’’Sulla separazione tra chiesa e stato e tra scuola e chiesa” del 20 gennaio 1918 prevede, al punto 9-m,
che Tinsegnamento di dogmi religiosi non è ammesso in alcun istituto di insegnamento pubblico o privato nella nostra nazione ed è ammesso solamente nei seminari nelle forme previste
dalla legge.
Il regolamento del Comitato Esecutivo di
Tutte le Russie e del Consiglio dei Commiscri
Popolari delle Repubbliche Socialiste Sovietiche Federative Russe delT8 aprile 1929 ’’Sulle
associazioni religiose” e altri atti delle Repubbliche dell’Unione aventi valore di legge, vietano alle associazioni religiose ed agli ecclesiastici di organizzare riunioni speciali di preghiera
dedicate ai giovani, oppure gruppi di lettura
biblica o circoli per la formazione dei bambini.
Queste norme stabiliscono che organizzazioni ecclesiastiche e sacerdoti o pastori non hanno il diritto di immischiarsi nell’educazione dei
minorenni o di svolgere qualsivoglia attività
giovanile. Ìn particolare la legge prevede che
non sono ammesse ore di insegnamento religioso per l’istruzione dei bambini né in gruppi né
in circoli, né in orchestre, né in cori di fanciulli e che neppure è ammesso che bambini possano partecipare attivamente a culti o altre cerimonie aventi carattere religioso.
La maggior parte delle trasgressioni a tali
disposizioni viene da parte di gruppi settari illegali i cui capi organizzano segretamente scuole domenicali, circoli o gruppi per Tistruzione
religiosa dei minorenni, nei quali essi coinvolgono anche i genitori religiosi.
Per tali evidenti violazioni della legislazione
sui culti si deve procedere conformemente al
paragrafo 142 del codice penale delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ed ai paragrafi analoghi delle varie Repubbliche dell’Unione.
Le leggi sul matrimonio e sulla famiglia delle singole Repubbliche dell’Unione mettono in
evidenza, in riferimento ai diritti ed ai doveri
dei genitori helTeducazione dei loro figli, il dovere dei genitori di educare i loro figli nello
spirito del codice morale dei fondatori del comunismo e di occuparsi del loro sviluppo psichico e della loro pr^arazione per una attività
che sia utile alla società. La legislazione sovietica attribuisce particolare valore a che sia impedita ogni forma di educazione religiosa di
bambini e di adolescenti ».
G. GoTst
(dal giornale Agitator 7/75, 14, pag. 50)
della questione, gli strumenti
usati per diffondere l’ateismo.
Un primo elemento che balza
agli occhi è la nuova costituzione delTURSS entrata in vigore nel 1977 che accentua, rispetto alle precedenti costituzioni, il carattere assoluto del partito nella « costruzione di una
società comunista senza classi »,
riconoscendo che esso « stabilisce le prospettive di fondo dello
sviluppo della società ».
Strumenti
di diffusione
dell’ateismo
Secondo le leggi che derivano
da questi principi, è obbligo,
senza alcuna possibilità di esenzione, per ogni insegnante delle scuole svolgere « propaganda
ateistica antireligiosa ». Se l’insegnante poi svolge effettivamente questa propaganda, viene rigorosamente controllato dai superiori, nel senso che egli deve
farne espressamente menzione
nelle sue relazioni del piano di
studi. In particolare, in occasione delle feste come Natale e Pasqua, ogni maestro deve spiegare agli scolari l’assurdità di
tali celebrazioni. Se un insegnante non si attiene a questi suoi
obblighi, perde il suo posto di
lavoro e, a quanto pare, dovendone ricercare uno nuovo incontra grandissime difficoltà perché
le ragioni del suo allontanamento (il fatto di essere credente)
costituiscono un ostacolo molte
volte insormontabile. Nel migliore dei casi può ottenere un lavoro che non lo metta a contatto
con il pubblico (come i preti che
lasciavano il sacerdozio, secondo
le norme del Concordato del
1929!), ma soprattutto non sarà
mai più un lavoro di concetto.
Per conoscere a fondo gli alxmni che, da parte delle famiglie,
hanno una educazione religiosa,
vengono spesso svolte delle inchieste, anche per mezzo di appositi questionari. Qualora venga appurato che qualche ragazzo partecipa alle assemblee religiose, scattano immediatamente le contromisure: conversazioni col ragazzo, conversazioni coi
genitori e quando questi sistemi
non producono effetti si giunge
alla minaccia (qualche volta anche realizzatasi) di internare il
ragazzo in un collegio, togliendo
ai genitori la patria potestà. I
diritti dei genitori non si estendono dunque a trasmettere ai figli, mediante la loro testimonianza, la fede che li anima.
Più pericoloso di questo sistema sarebbe, secondo alcuni insegnanti, il fatto che in moltissime scuole tutto il fenomeno della fede viene sistematicamente
ignorato, considerato alla stre'gua di superstizioni sorpassate.
Così tutta 4a storia delTera cristiana non fa che pochissimi
cenni alle componenti religiose
nella spiegazione dei fenomeni
storici. A tutto questo si aggiunge la discriminazione di fatto
per cui i ragazzi appartenenti a
famiglie religiose, soprattutto
qualora non si iscrivano ai movimenti giovanili del partito, non
possono frequentare molte attività culturali coi loro compagni.
Si citano casi in cui la salute
stessa dei ragazzi ha sofferto notevolmente e si è giunti a veri
e propri squilibri psichici.
Per gli studenti universitari è
indispensabile suf^rare un esame vertente proprio sull’ateismo,
teso a individuare eventuali credenti, per poter proseguire gli
studi. Per tutti i cittadini esistono, a livello di ogni quartiere o
villaggio, nelle fabbriche e nelle
campagne, conferenze e corsi di
studio per combattere la fede.
E anche qui, chi vuole rimanere
fedele alle sue convinzioni di fede, incontra non poche difficoltà nel suo lavoro. A questo livello sono molto più utilizzate
le critiche alla chiesa, nella sua
tradizione di appoggio alla classe dominante, che non alla radice stessa della fede.
■ pagina a cura di
Bruno Bellion
mancanza
di lealtà
Rapporto predisposto da
Arkadij Poliscuk su incarico del gruppo moscovita
che si occupa dell’applicazione dell’accordo di Helsinki sui diritti dell’uomo.
Per la stesura del rapporto, di cui diamo qui le parti più significative, egli ha
viaggiato attraverso l’Unione Sovietica ed ha potuto
stringere contatti diretti
con alcune comunità battiste e di pentecostali. L’autore era membro dell’associazione dei giornalisti sovietici ed è stato espulso
dall’associazione ed esiliato per il suo appoggio alle
comunità di credenti. Attualmente egli ha ottenuto
asilo politico in Austria.
« I bambini che manifestano una fede religiosa
vengono ingiuriati dai loro
insegnanti e di conseguenza anche dai loro compagni non credenti. Si giunge non di rado anche alla
violenza, ed in questo molte volte gli insegnanti hanno un ruolo attivo. I barnbini sono costretti ad iscriversi ai « bambini di ottobre » o ai « giovani pionieri » (organizzazioni comuniste per le scuole elementari e medie) o al komsomol (associazione giovanile). Nel caso essi rifiutassero tale iscrizione, otterranno per molti anni bassi
voti nelle materie di studio ed in particolare un
cattivo voto nella importantissima «condotta».
Questo significa che i bambini credenti sono sistematicamente discriminati nella loro formazione, sebbene in molti casi essi siano
più diligenti e più desiderosi di apprendere di molti loro colleghi. Fin dall’età scolare ogni bambino
credente deve portare un
certificato di condotta nel
quale è indicata la sua
« mancanza di lealtà », il
che diventerà un marchio
infamante per tutta la sua
vita.
Tra le centinaia di bambini e di giovani che ho
potuto conoscere posso
menzionare solo Klavdija
Pavlovic che ha avuto la
possibilità di iscriversi all’università.
Non conosco però alcun
caso di adulti che avessero
già terminato i loro studi
quando sono giunti alla
fede in Dio e che siano rimasti ingegneri o inseganti o con altro lavoro
intellettuale. Tutti hanno
dovuto ’’cambiare” controvoglia, e diventare manovali con un cattivo stipendio ».
6
6 ottobre 1978
cronaca delle valli
900 MILIONI PER 9 COMUNITÀ’ MONTANE
Neve, viabilità, acquedotti
queste le scelte prioritarie
Importanti deliberazioni del Consiglio provinciale a favore delle Comunità Montane - L’iniziativa dell’Assessorato alla Montagna in collaborazione con le Comunità Montane - 87 milioni alla Val Pellice e
123 alle Valli Chisone-Germanasca
Il 12 settembre il Consiglio
Provinciale all’unanimità ha ap- ’ * .
provato 9 deliberazioni proposte dall’Assessore alla Montagna
Giovanni Baridon con le quali
vengono stanziati circa 900 milioni in favore di 9 Comunità
Montane torinesi.
Si tratta di un intervento notevole, soprattutto se si tiene
conto che tale somma è superiore a quella che le nostre Comunità Montane ricevono dallo
Stato attraverso la Regione ogni
anno per i loro fini istitutivi.
Non solo, ma in questo periodo in cui Pa^rlamento e Governo tardano a rifinanziare la legge 1102 del 1971 fondamentale
per la vita delle Comunità, l’intervento della Provincia finisce
con l’essere determinante.
PERRERO
Il «Regina» diventa
un centro sociale
L’intervento
nel 1976-’77
Sui finire del 1976 fu possibile
avviare una prima serie di interventi veramente qualificanti
per tre Coniunità Montane: Val,
Pellice, Valli Chisone e Germanasca e Alta Valle Susa. La prima ha concentrato i suoi sforzi
sulla realizzazione di un Centro
di impacchettamento latte che
raggruppa le 5 cooperative già
esistenti in valle e che permetterà di dare una dimensione
nuova al reddito derivante, per
circa 350 allevatori della valle,
dalla produzione lattiero-casearia.
Si tratta di un investimento
complessivo che sfiora i 300 mihoni e per i quali l’intervento
della Provincia nella misura di
L. 50.000.000 è stato l’elemento
determinante.
La Comunità Montana dell’Alta Val Susa ha invece scelto come linea di attività il potenziamento di alcune strutture già
esistenti nel settore della cooperazione agricola e zootecnica,
scegliendo ulteriormente all’interno del settore i Consorzi di
Gravere e Chiomonte che già
hanno realizzato iniziative valide e di un certo rilievo e che
intendevano allargare la loro attività in settori di estrema importanza (centri di rimonta).
Qui l’intervento della Provincia
è stato di L. 20.000.000 su un investimento di 200 milioni, sui
quali la Comunità Montana è intervenuta con 35 milioni (il resto è stato ottenuto dalla Regione).
Gli amministratori dei 16 Comuni delle Valli Chisone e Germanasca hanno invece unanimamente deciso, nella scelta delle
priorità, di garantire dapprima
l’abitabilità del loro territorio,
risolvendo gli annosi problemi
della viabilità invernale particolarmente pressanti in questa
valle anche per il gran numero
di frazioni e borgate sparse. A
parte quelli che sono gli interventi istituzionali dell’ANAS e
della Provincia vi sono infatti
gravi problemi di viabilità minore nel periodo invernale di
fronte ai quali la scelta della
Comunità è stata quella di
crearsi un parco di mezzi meccanici (utilizzabili per tutta una
serie di altri interventi nel periodo estivo) scelto dopo numerose riunioni e prove sul territorio e da gestire cooperativisticamente tra i propri Comuni.
L’operazione ha richiesto un
investimento di 220 milioni ed è
diventata possibile grazie ai 50
milioni della Provincia accanto
ai 170 milioni che con grave
sforzo la Comunità e i Comuni
interessati sono riusciti a reperire.
Nel 1977, caratterizzato dalla
grave alluvione del mese di maggio, l’intervento dell’Assessorato
venne rivolto alle 3 Comunità
Montane maggiormente colpite
(Val Pellice, Val Chisone e Ger
II centro
impacchettamento latte
di Luserna
S. Giovanni
manasca e Bassa Valle di Susa)
per consentire la realizzazione
di tutta una serie di piccole opere di pronto intervento e indispensabili per ridare ai montanari possibilità di vita e lavoro;
rispettivamente vennero erogati
alle tre Comunità Montane citate 50, 60 e 45 milioni.
Intervento nel 1978
Questa nuova linea d’azione
dell’Assessorato alla Montagna,
che come si è visto ha mosso i
primi passi nel 1976 (120 milioni erogati), proseguita nel 1977
(329.500.000) sta raggiungendo il
massimo quest’anno. Ciò è comprensibile perché un modo di
agire così concepito richiede
tempi lunghi per l’individuazione delle priorità e per la concreta attuazione delle iniziative
che come si è detto coinvolgono
quasi tutti gli Enti operanti sul
territorio.
Nel 1978 è aumentata anche la
disponibilità finanziaria che infatti sfiora il miliardo (è stata
quasi raddoppiata) e a metà anno già è stato possibile, dopo
L’albergo Regina, un edificio
di notevoli proporzioni, situato
proprio al centro di Ferrerò, è
stato acquistato dalla Regione
per 75 milioni e sarà destinato
ad ospitare servizi sociali e, se
possibile, anche per l’edilizia popolare.
Chiuso ormai da parecchi anni, l’albergo era stato requisito
dal Comune di Ferrerò la primavera scorsa per accogliere le famiglie che avevano dovuto abbandonare le abitazioni danneggiate dalla frana; si era anche
proposto di sistemarvi le scuole elementari e medie quando
sembrava che l’edificio scolastico fosse in pericolo. Ma i proprietari, che ormai non risiedono più nella zona, ritennero che
l’utilizzo dei locali come aule
scolastiche facesse scadere il valore dell’immobile, quindi non
vollero convenzionarsi con il
Comune. Rimasero perciò disponibili i 20 milioni di contributo che la Regione aveva concesso per la ristrutturazione.
La pubblicizzazione dell’edificio ne ha reso possibile l’utilizzo e ha fatto anche un grosso
favore ai proprietari che non potevano venderlo a causa del vincolo alberghiero. Esternamente
-
si presenta ancora abbastanza
bene, ma per rendere funzionali
i locali sarà necessario spendere
molti altri milioni. La proprietà dell’edificio non è ancora stata definita, ma si prevede che
esso sarà assegnato alla Comunità Montana che ha bisogno di
spazio per sistemare i servizi
consultoriali e gli ambulatori.
Intanto il Consiglio comunale
ha nominato una commissione
per studiare il modo migliore
di utilizzare i 20 milioni; la necessità più urgente è quella di
spostare l’ambulatorio medico,
alloggiato provvisoriamente nei
locali della biblioteca comunale.
La realizzazione del progetto di
alloggi popolari è ancora problematica, perché il costo della
operazione è elevato e sarà necessario richiedere un finanziamento in base alla legge per l’edilizia popolare.
È però da notare che una buona parte di Ferrerò non è più
considerata zona edificabile, perché troppo prossima alla frana
e che nel rimanente del paese
lo spazio è veramente scarso ;
l’albergo Regina, situato in un
punto definito privo di rischi,
offre una possibilità che non è
da scartare. L. V.
tutta una serie di riunioni avvenute nelle diverse Comunità,
deliberare interventi per 9 Comunità Montane su 13 con un
impegno globale di L. 897.092.000
così, ripartito :
— L. 87.710.000 alla Comunità
Montana della Val Fellice che
ha varato anch’essa un piano
per l’acquisto di una serie di
attrezzature polivalenti in grado
di garantire lo sgombero neve
d’inverno e la realizzazione di
altre opere di viabilità montana
minore nel rimanente periodo
dell’anno.
Inoltre parte dell’intervento
sarà indirizzata alla realizzazione di un acquedotto rurale per
completare la serie di opere di
bonifica montana indispensabili
per garantire l’abitabilità del
territorio ;
— L. 123.774.(MX) alla Comunità
Montana Valli Chisone e Germanasca per il completamento
del « piano neve » nonché per la
creazione nel territorio comunitario di una serie di aree attrezzate verso le quali convogliare i
turisti diminuendo cosi la pressione degli stessi sulle proprietà
dei montanari.
SAN SECONDO
• Quanti erano presenti al culto di domenica scorsa si sono
rallegrati con Remy Pons e la
sua compagna Emilia Garroux
che hanno celebrato il 50° anniversario del loro matrimonio.
Essi sono di origine pralina e
residenti da molti anni alla Rivoira.
• Durante lo stesso culto è
stato battezzato Daniele Bertin,
primogenito di Claudio e di Enrica Gardiol (Villar Ferosa).
• Viviana Besson (Luganera)
si è unita in matrimonio con
Elio Fossat nella chiesa cattolica di Villafranca.
Fer tutti questi avvenimenti
nella vita della nostra chiesa ripensiamo alle parole del Salmo
127 : « Se l’Eterno non edifica la
casa, invano si affaticano gli
edificatori ».
AVVISO CRI
TORRE PELLICE - ESAMI CLINICI ALL’OSPEDALE
Servizio ambulanze
Per svolgere meglio il trasporto di malati o feriti la CRI di
Torre Pellice chiede la cortese
collaborazione della popolazione
e di tutti gli interessati.
È necessario per tale trasporto avere — salvo casi di urgenza
— un certificato medico in duplice copia da consegnare all’autista.
Richiedere il trasporto agli
Ospedali di Luserna (Tel. 90.118)
o di Torre Pellice (tei. 91.273).
Se possibile non aspettare all’ultimo momento per ottenere
Tambulanza. Sarebbe bene fare
la prenotazione anticipata, se
possibile.
A norma della legge vigente
nessun privato può usufruire del
trasporto in ambulanza senza
certificato medico, salvo beninteso, i casi di assoluta urgenza.
In questo caso le Autorità civili o di P.S. lasseranno loro un
foglio di richiesta di trasporto
in ambulanza ed in carenza di
certificato medico.
Grazie per la collaborazione.
Il Comitato C.R.I.
Col telefono
prenotazioni
POMARETTO
più facili
A proposito delTarticolo del
pastore Davite, presidente della
CIOV, « Il telefono non facilita
i rapporti tra ospedale e pazienti » (Eco-Luce n.. 34-36; 8.9.’78),
desidero fare alcune osservazioni, citando prima di tutto due
fatti, a mia conoscenza, che mettono in luce le difficoltà cui vanno incontro i pazienti che hanno
necessità di fare degli esami clinici presso l’ospedale valdese di
Torre Pellice e, per precise disposizioni, non possono servirsi
del telefono per prenotarli.
Espongo brevemente il primo caso.
Giorni fa, si è recata all’ospedale per fare la prenotazione di
una radiografia alTanca una donna poliomielitica, residente a
Torre Pellice, ma lontano da'Tospedale. Per caso, Tho vista
io stessa arrivare all’ospedale, a
piedi, stremata dalla fatica e dal
dolore. Infatti non ha Tautomc'bile e non ha neanche i mezzi
per pagarsi il taxi.
Ebbene, il presidente della Ciov
nelTarticolo citato dice che non
si chiede che il malato vada personalmente a prenotare « perché
un familiare si incarica della cosa ». E se non si ha famiglia? o
se, come nel caso sopra indicato, si ha soltanto un padre novantenne? e se non si ha nean
che un vicino di casa disponibile, dato che l’orario della prenotazione coincide con l’orario di
lavoro?
La paziente, di cui ho parlato,
essendo operaia in uno stabilimento fuori valle, ha dovuto rinunziare ad una giornata lavorativa; questo non sarebbe successo, se avesse potuto prenotare per telefono.
Ed ecco il secondo caso.
La paziente deve fare una radiografia del tubo digerente.
Malgrado i dolori da cui è afflitta, si reca in auto alTospedale
per prenotare; non ha nessun
parente valido che possa andare
al suo posto, anche per il fatto
che abita lontano, in un altro
comune.
Arriva all’ospedale, al mattino, dopo l’orario fissato per le
prenotazioni (8-9); l’ufficio è aperto, ma Timpiegata le impone
di tornare al pomeriggio (orario
fissato: 15-16).
Così fa due viaggi, assurdi ed
inutili, solo per prenotare. Dovrà tornare altre cinque volte
per fare due radiografie e ritirarle. Se avesse potuto almeno
prenotare per telefono da casa,
sarebbe stato per lei tutto meno
gravoso e stancante.
Questi due casi che ho riferito
brevemente sono emblematici, ce
ne sono molti come questi.
Il presidente della Ciov cita
due motivi per cui ritiene preferibile la prenotazione « di persona » in ospedale, ma io credo
che il paziente, molto meglio di
un familiare o di una terza persona, possa spiegare al telefono
ciò che lo concerne direttamente, perché nessuno meglio di lui
conosce le sue « condizioni precise » e se è possibile che abbia
qualche difficoltà « nel leggere
correttamente la ricetta del dottore », può farsela prima spiegare dal suo medico. Inoltre il malato stesso meglio di ogni altro
potrà recepire le istruzioni dell’ospedale per la preparazione
in vista delle analisi cliniche.
Ad ogni modo, anche se può capitare qualche interpretazione
sbagliata dell’esame da fare, non
è giusto generalizzare e rendere
tanto scomode per tutti queste
prenotazioni.
Ed infine quale miglior rapporto umano che un dialogo telefonico diretto con il malato,
piuttosto che per interposta persona, anche se questa è un familiare?
Cerchiamo dunque di venire
incontro all’utente che ha bisogno del servizio delTospedale.
Anna Marnilo
Concistoro e
Scuola Materna
Anche il Concistoro di Fomaretto si è occupato nella sua ultima seduta della Scuola Materna di Ferosa Argentina decidendo poi di inviare al Sindaco di
Ferosa , al Consiglio di Circolo
ed al Distretto Scolastico la seguente lettera :
« Il Concistoro della Chiesa Valdese di Pomaretto, riunito il 23 settembre U.S., ha dibattuto il problema delle carenze della Scuola Materna di Porosa Argentina.
Ha preso atto che per i 120 bambini potenziali utenti, le strutture attualmente in funzione sono insufficienti.
Ritiene pertanto che la richiesta di
due sezioni di scuola Materna Statale
siano giustificate.
Ritiene che la Scuola Materna sia
un servizio sociale di cui giustamente la popolazione deve potersi avvalere senza essere soggetta a distinzioni
o a condizionamenti.
In tal senso il Concistoro si era già
espresso accettando anni or sono di
porre termine al proprio impegno di
gestione della scuola materna valdese
a Pomaretto, in favore della sua trasformazione in scuola materna statale.
Nell’interesse quindi delle famiglie
valdesi di Perosa il Concistoro esorta
Lei, Signor Sindaco, e la sua Amministrazione, a voler procedere nuovamente alla richiesta per l’apertura della
Scuola Materna Statale ».
7
6 ottobre 1978
CRONACA DELLE VALLI
L’EREDITA’ DI ENZO TACCIA
Una grande passione
per l’arte
Del nostro indimenticabile amico e fratello abbiamo in molti
templi stupende vetrate; cito Torino, S. Germano, Pinerolo, Biella, Angrogna, Luserna S. Giovanni e Torre Pellice. Mi soffermo
soltanto sulle vetrate del Tempio di Torre Pellice. Veramente
belle, soprattutto quando il sole filtra e gioca festoso attraverso
i vetri; allora le sette vetrate si
ravvivano, le tinte si esaltano,
tutto è una scena di gioia per
l’occhio e per lo spirito ma anche una autentica lezione di teologia ohe l’artista offre all’Assemblea raccolta nell’ascolto delParola.
Di quella grande arte non dimentichiamo che furono Maestri insigni Paolo Uccello, l’Andrea del Castagno e, insuperabile, il Donatello; erano i grandi
Maestri ai quali con passione
Enzo guardava nella tensione di
far meglio, sempre meglio!...
Per un sessantennio Taccia
visse intensamente della sua arte e non mancò una ricca produzione ispirata alle più suggestive immagini tratte dal Vangelo, da quella Parola di Dio
che l’aveya afferrato.
Ci eravamo conosciuti giovanissimi, lui un po’ più anziano
di me; concittadini, eravamo del
nucleo cattolico in ricerca (si direbbe oggi: cattolici del dissenso!). Scoprimmo TA.C.D.G. catanese e la frequentammo. Quale
scoperta! lì si fraternizzava, cattolici ed evangelici, si discuteva,
si dibattevano argomenti e studi biblici, quelli sociali, studi
biografici, eoe. Se ben ricordo
Enzo verso il 1921 fu ammesso
nella Chiesa Valdese — era allora pastore Rinaldo Malan. Con
Enzo vivemmo anni di fervida
attività fra i giovani, nell’Associazione; Enzo fu uno dei primi
pionieri del rinomato Campo
delle A.C.D.G. di Taormina. Poi
l'amico lasciò la Sicilia, si stabilì a Torino sospinto dalla sua
innata passione per l’arte. Divenne subito membro attivo della
Comunità valdese e dell’Unione
giovanile.
Enzo, figlio di un valente e stimato artigiano catanese che ebbi la fortuna di conoscere assai
da vicino, seguì le orme paterne;
autodidatta era sempre applicato nei suoi studi. Prima e dopo
la guerra più volte ebbi il modo
di visitarlo e intrattenermi a
lungo nel suo studio-laboratorio
di Via Nizza, e con quale entusiasmo Enzo mi parlava delle
sue applicazioni e ricerche che
andava approfondendo!
Enzo Taccia fece parte autorevolmente di molti comitati
ed organizzazioni artigiane; fu
membro del comitato organizzatore ed esecutivo di « Italia ’61 »,
ed altresì di numerose associazioni culturali e sociali, della
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 7 al 13 ottobre
Dott. DE BETTINI GIANCARLO
Via D'Azeglio, 8 - Tel. 91.316
Torre Pellice
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Domenica 8 ottobre
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr, ImbertI)
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Martedì 10 ottobre
FARMACIA MUSTON
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VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 - 90.205
Confederazione generale italiana
dell’Artigianato, ecc.
Oltre alle vetrate artistiche
(molte eseguite anche in chiese
cattoliche) numerosissime sono
le sue opere in ceramica e quadri ad olio esposti in Italia ed
all’estero. Fra i suoi appunti
tratti da una sua conferenza cito questo brano « ... noi vecchi
artigiani siamo coscienti di una
cosa sola: non avremo continuatori, mancano gli allievi e gli apprendisti. Quando un maestro
vetriere posa il suo pennello sa
ohe la sua fine vuol dire anche
chiusura della sua bottega; i
ferri del mestiere ed il forno saranno venduti... il non aver avuto un continuatore non gli ha
permesso di trasmettere quei segreti di esperienza tecnica accumulati nel isuo lungo travagliato
cammino. In tutto egli muore,
anche nelle piccole sue cose amate, cose da nulla, imiche testimoni della sua lunga diuturna fati¿a. Chi ' ama il proprio lavoro,
chi vede attraverso l’Qpera la
bellezza'dell’Arte, ne benedice il
Signore ».
Domenico Abate
Torre Pellice
Foresteria Valdese
6-8 ottobre 1978
XVII Congresso
Nazionale delle
YWCA - UCDG
Tema ; Per una vita degna dei nostri tempi
donne maggiorenni, donne solidali.
Tutti sono cordialmente
invitati a partecipare ai
lavori del Congresso, che
avranno inizio alle ore 16
dì venerdì, 6 ottobre. In
particolare si segnala il
pomeriggio di sabato (ore
15) in cui verrà presentato e discusso il tema del
Congresso ; a questo seguirà una tavola rotonda
sulle Consulte femminili.
Il vallone
di Angrogna visto
dalle Barrióle.
Improvvisa e precoce nevicato
*■' ' ’’ ' ..Lj, .’.j'' '"■.l" ufi' ' ’ "
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If ; V...
Mentre ancora ci
si rallegrava per
il magnifico mese
di settembre, tutto sole, ecco improvvisa la neve
che ha imbiancato le montagne
ed è scesa fino ai
1200 m., costringendo le ultime
famiglie che ancora erano in alta quota a scendere rapidamente con il loro bestiame.
Pare si tratti di una perturba
zione a livello europeo. Dopo la
pioggia attesa non ci resta che
sperare in un rialzo della temperatura per permettere soprat
tutto ai viticultori la vendemmia
che, dopo le magnifiche giornate di settembre, ha ridotto in
parte il grosso ritardo stagionale.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
La tradizionale Festa del Raccolto avrà luogo domenica 22
c. m., nella Sala Albarin, con
una mostra-vendita di prodotti
agricoli ed un buffet, arricchito
dal fragrante pane casalingo
cotto nel forno a legna.
Parteciperà pure la Società di
Cucito con una esposizione di
lavori femminili.
Una «merenda sinoira», allestita dalla Commissione Ricevimenti, avrà luogo alle ore 18,
una cena caratteristica che lo
scorso anno è stata molto positiva ed alla quale potranno tùtti partecipare con la modesta
quota di lire 2.(KX), stabilità dal
concistoro.
Il provento della giornata andrà a favore della Commissione
Stabili che quest’anno è molto
impegnata.
• Presso l’Ospedale di Torre
Pellice è deceduta la sorella Bastia Marta Maria, di anni 77.
Ai familiari la comunità esprime tutta la più fraterna simpatia cristiana.
PERRERO
TORRE PELLICE: CONGRESSO DELL’U.C.D.G.
Un movimento interconfessionale
femminile ripensa al suo ruolo
Conversazione alla vigilia del Congresso femminile con un membro
partecipante - Temi ed aspettative dell’incontro
• Per domenica 8 ottobre è
convocata a Maniglia l’Assemblea di Chiesa. Si pregano tutti i
membri elettori di essere presenti.
• L’inizio della Scuola Domenicale è previsto per sabato 7 ottobre alle 14,30. Sempre sabato
alle 15 sono convocati il II e III
anno di catechismo, il IV anno è
convocato alle 16,00; i catecumeni interessati sono vivamente
pregati di non mancare.
Nello scorso numero abbiamo
annunciato il XVII Congresso
Nazionale delle YWCA-U.C.D.G.
(Unione Cristiana delle Giovani) che si svolgerà a Torre Pellice, presso i locali della Foresteria, dal 6 all’8 ottobre prossimi. I temi centrali del dibattito
saranno sostanzialmente tre ;
« Per una vita degna dei nostri
tempi donne maggiorenni, donne
solidali », il significato politico
e tecnico delle Consulte femminili e alcune modifiche statutarie. Probabilmente non tutti i
nostri lettori sono informati su
cos’è e come opera l’UCDG. Ne
abbiamo parlato, in redazione,
con la signora Erica Càvazzani
di Torre Pellice che parteciperà
in qualità di membro al Congresso; le abbiamo così, chiesto
di raccontarci brevemente la
sua esperienza all’interno dell’U.C.D.G.
— Conosco rU.C.D.G. da una
cinquantina di anni. Venni a contatto con questa associazione
all’età di 18 anni, quando, in vacanza alle Valli, partecipai a un
campeggio estivo a Prali. L’entusiasmo suscitato dagli ideali
deirU.C.D.G. - sviluppo della
personalità femminile in vista
della necessità di aiutare altre
donne - mi fecero accettare con
gioia la proposta di lavorare nell’Unione fattami daH’allora segretaria nazionale Elisa Meynier. Dopo un breve periodo di
preparazione presso il Foyer di
Roma, andai a Firenze prima
come segretaria e poi come direttrice del locale Foyer che
ospitava studentesse italiane e
straniere e turiste di passaggio.
Sempre a Firenze lavorai per
un anno all’Y.M.C.A. che allora
era diretta dall’avvocato Cesare
Gay.
Molti anni più tardi tornai alle Valli e lavorai ancora alla Casa delTU.C.D.G., Villa Elisa, per
10 anni.
— Da quanto tempo l’U.C.D.G.
è presente in Italia e cos’è cambiato?
— Col passare del tempo (non
dobbiamo dimenticare che la
U.C.D.G. opera in Italia da più
di 80 anni) molte cose sono certamente mutate; sono sorte tante altre associazioni femminili
che discutono ora i problemi da
noi discussi molti anni fa. Un
esempio ; ad un campo di studio
della durata di un mese a cui
partecipai in Francia nel lontano 1931 il tema era ; ’La vita cristiana: nostre responsabilità individuali e sociali’ e fra gli argomenti trattati vi erano quelli
riguardanti l’educazione sessuale e la psicologia della giovane
e altri di carattere generale come il disarmo, la disoccupazione, ecc.
Però, anche se il nostro impegno di allora può sembrare imitato o sostituito da altre associazioni penso che la nostra presenza in Italia sia ancora valida
come associazione che si ricono
sce cristiana, ecumenica e aperta ai problemi sociali che sono
tanto numerosi nel nostro paese. Il nostro augurio è che anche
oggi le giovani possano sentire
il desiderio di appartenere a una
associazione che può dar loro
molto e che aiuta ciascuna a lavorare per gli altri.
RORA’ Personalia
• Domenica 8 ottobre con un
culto a cui sono invitati a partecipare tutti i bambini delle
scuole domenicali ed i catecumeni con le loro famiglie, riprend« l’attività della comunità
dopo la lunga pausa estiva.
I catecumeni sono pregati di
trovarsi in chiesa alle ore 9,30
per stabilire l’orario dei corsi.
Per quanto riguarda la scuola
domenicale siamo in attesa che
venga fissato l’&rario scolastico
definitivo per decidere il giorno
e l’ora che sarà comunicato appena lo sapremo.
• Lunedì, 2 il comune ha organizzato ùn incontro con i genitori dei bambini della scuola elementare per trovare una soluzione al problema della mensa
in quanto la trattoria che sinora aveva assicurato il servizio
chiude. La decisione non è stata
diffìcile : la comunità mette a disposizione la sala e la cucina
delle attività, attrezzate per questo genere di servizio e la sig.ra
Anna Veronesi ha accettato di
occuparsi della mensa.
Siamo ora in attesa di conoscere la disponibilità dell’insegnante titolare che, per motivi
familiari, non ha ancora potuto
iniziare il suo lavoro.
I genitori presenti all’incontro (pochi per la verità!) erano
concordi sull’utilità del servizio
mensa che offre ai bambini ricchi momenti di socializzazione.
Ci si augura pertanto che resperimento che dura ormai da diversi anni possa proseguire normalmente.
BOBBIO PELLICE
• Il culto della domenica 1 ottobre è stato presieduto dal predicatore laico Luigi Marchetti
di Pomaretto. Lo ringraziamo
molto per il suo messaggio veramente attuale ed efficace, sperando di rivederlo presto tra noi.
• La chiesa organizza una visita alla Facoltà di Teologia per
i giorni 28 ottobre -1 novembre.
Chi è interessato si rivolga al pastore entro il 15 ottobre.
I nostri rallegramenti ad Anna Paola Comba, figlia del cassiere della Tavola pastore R. Comba, e al dottor
Giorgio Ferrante, sposatisi a Roma il
2 ottobre.
Hanno collaborato a questo
numero: Bruno Bellion, Franco Davite, Erica Gay Di Carlo, Dino Gardiol, Paolo Ribet.
Doni ricevuti
daila CIOV
Doni ricevuti nel mese dì Agosto
PER ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
L. 58.000: N.N.
L. 80.000: Ditta Allian (Leinì - To).
PER ASILO DEI VECCHI DI S. GERMANO
L. 10.000: Marie Vinçon (S. Germano Chisone).
L, 840.000: AWAS da Fdo Raney.
PER OSPEDALE VALDESE DI TORRE P.
L. 5.000: Bianchì Isabella (Bergamo).
L. 10.000: Berton Caterina (Villar
Pellice); Jourdan Delfine (Luserna San
Giovanni); Romano Laura (S. Secondo
di Pinerolo); Trovisi Virgìnia (Torre
Pellice).
L. 75.000: Amici del Bar Plavan (Torre Pellice).
PER OSPEDALE VALDESE DI POMARETTO
L. 5.000: Fedora e Luigi Lupino (S.
Germano Chisone); Breuza Enrichetta
(Salza dì Pinerolo).
L. 10.000: Nevache Maria Rosa (Rinasca); Ferrerò Anita in Peyronel (Ferrerò); Bellotto Blasoni Lucia (Beinasco); Lantelme Marcellin Maria (Sestriere); Balma Clodìna (Chiotti dì Riclaretto); Poët Abele (Ferrerò).
L. 20.000: Negro Nicola e Lucia (Abbadia Alpina); Colombo Alda (Porosa Argentina); Rivoìra Eraldo (Prarostino).
l. 30.000: Comba Adelina in memoria di Bruno Valentino (Porosa Argentina ).
L. 80.000: Zie, ZÌI, Cugine, Cugini
Travers Long ricordando PIreddu (San
Germano Chisone).
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 85
Nichelino, tei. (OH) 62.70.463.
8
8
6 ottobre 1978
PROBLEMASCUOLA
La circolare delle «160 ore»
Si fanno strada lentamente e non senza contraddizioni alcune proposte avanzate anni fa dal
Movimento di Cooperazione Educativa che a suo tempo erano state nettamente disapprovate
Si possono fare fotografie a
scuola? E le ricerche sono davvero da confezionare copiando
brani da libri o enciclopedie e
incollando illustrazioni e figurine su un quadernone? A molti
genitori è capitato di dover aiutare i figli in questo genere di
«sport» scolastico, e sono guai
per tutta la famiglia. In genere
questo succede per mancanza,
nella scuola, di strumenti culturali più adeguati. Veramente si
incontrano anche dei tentativi e
delle realizzazioni sporadiche di
ricerche più vere, ma non è la .
regola.
Ricerca nel senso di lavorare
su un argomento che interessa
veramente, su cui si ha voglia
di «saperne di più», di raccogliere dati uscendo dalla scuola
a indagare, anche parlando con
la gente, su qualche fenomeno
per esempio sociologico che illustri qualche aspetto della realtà in cui si vive, o del passato.
E imparare a coordinare, elaborare e interpretare i dati raccolti.
Queste proposte sono state
fatte già anni fa dal Movimento
di Cooperazione Educativa, dalla enciclopedia alternativa « Io e
gli altri» che si è presto attirata le scomuniche ministeriali
per la sua impostazione.
« MINIRIFORME »
Come spesso succede, le proposte innovative più avanzate,
che all’inizio si attirano fulmini
e disapprovazioni, fanno lentamente strada fino a venir recepite, in modo molto parziale e
talvolta vanificante, anche dalle
istituzioni più statiche come la
scuola. Non è raro vedere insegnanti che dieci anni fa criticavano aspramente la « Lettera a
una Professoressa » di Don Milani, perché attaccava il ruolo
indiscusso in cui gli insegnanti
si identificavano senza autocritica, sceglierne ora dei brani da
leggere e da discutere in classe.
Il pericolo è, apptmto, di leggerla come una volta si leggeva
il « Cuore ».
Cosii fra i numerosi provvedimenti che « miniriformano » la
scuola dell’obbligo in attesa di
una vera riforma (il caso più
vistoso è quello delle schede in
Numero
speciale
per fine
ottobre
Domenica della Riforma e ripresa dei corsi alla Facoltà Valdese di teologia sono due date
che coincidono quest' anno per
l'ultimo fine-settimana di ottobre. Su questi due centri d'interesse stiamo centrando il n. che
porterà la data del 20 ottobre
che conterrà tra l'altro:
— Un articolo dì Franco Giampiccolì su Autorità della Chiesa
o autorità della Scrittura?
— Una pagine a cura di Maria
Bonafede sulla Confessione di
fede delfa Chiesa. presbiteriana
di Cuba del 1977 (da un seminario tenuto in Facoltà).
— Intervista a Pierre Bonnard, un professore di teologia
che ha dato molto al protestantesimo dei Paesi latini.
Raccomandiamo molto questo
numero alle chiese per una diffusione straordinaria e per
l'apertura della campagna abbonamenti 1979, a cui sarà dedicata buona parte dell'8^ pagina.
Prenotazioni per copie da diffondere vanno fatte per telefono alla redazione delI'Eco-Luce
entro domenica 15 ottobre.
sostituzione delle pagelle), ci
troviamo quest'anno di fronte
alla circolare ministeriale delle
« 16C ore ».
UNA RICERCA PIU’
Legata alla vita
Che cos’è, che cosa dice?
S: la circolare applicativa, a
partire daH’armo scolastico 19781979, dell’articolo 7 della legge 4
agosto 1977, n. 517, legge istitutiva delle schede di valutazione,
appunto; prevede alcune possibilità da concretare, in quanto
concede alcuni spazi agibili.
Innanzitutto ribadisce l’esigenza, già espressa dalla legge,
di agevolare il diritto allo studio e la piena formazione della
personalità degli alunni. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario colmare i divari di partenza fra gli alunni e superare
gli scompensi che si rilevano
nel corso degli studi, sul piano
dell’apprendimento.
Sono dunque previste; a) iniziative di sostegno caratterizzate nel senso anzidetto, con l’adozione di particolari accorgimenti metodologici individualizzati, atti a favorire il raggiungimento della piena formazione
della personalità, sv
b) Più varie le attività di
integrazione, tese ad ampliare
gli interessi culturali ed espressivi degli alunni: si tratta di attuare visite di istruzione, ricerche guidate o libere, dibattiti su
argomenti precedentemente approfonditi; di favorire le attività espressive ed artistiche, cioè
di dare spazio ad attività musicali, teatrali, pittoriche, fotografiche, di guidare alla ripresa telecinematografica ecc...
La differenza fra le poche attività di que-sto tipo che si facevano anche in passato, e quelle da realizzare neH’ambito delle « 160 ore » è che mentre una
visita di istruzione poteva essere calata dall’aKò senza o con
pochi legami con un contesto
didattico programmato, ora è
possibile collegarla con un preciso piano di svolgimento, nell’ambito deU’orario scolastico
normale. Se, per esempio, il
quartiere o la località in cui la
scuola si trova ha un legame
con un dato periodo storico, è
possibile fare la storia dal vivo,
uscendo dalla scuola senza che
questo assuma un carattere di
eccezionalità. In questo caso,
cioè, la ricerca d’ambiente viene facilitata e può ricevere un
taglio meno scolastico e più legato alla vita. Così per le altre
attività. Si possono costituire
dei gruppi di studio interdisciplinari e di classi diverse, intorno a un comime e reale centro
d’interesse. Cioè se un gruppo
vuol fare attività musicale lo
fa con chi è interessato, mentre
chi non lo è si raggrupperà intorno ad altre attività motivate.
L’importante è che questi
gruppi siano interdisciplinari e
che si colleghino fra loro o alternino i loro componenti, per
permettere una certa dialettica
ai partecipanti, senza cioè ricreare i ghetti dei « bravi » che
fanno attività più intellettuali e
dei « meno dotati » secondo il
metro scolastico, che fanno attività più « manuali ».
NOVITÀ’ MAGGIORE
La novità più grossa sta nel
monte ore, 160 come tetto massimo nel corso dell’anno scola
stico, (ma se ne può usare solo
una parte), suddivise in tre periodi (nel secondo mese dell’anno scolastico; nel corso dell’anno ; nelle settimane immediata-.
mente précédenti il termine delle lezioni). Durante lo svolgimento del piano delle « 160 ore »,
che vanno accuratamente programmate, il nuovo piano si sostituisce integralmente alle normali attività didattiche che restano perciò sospese : l’orario
scolastico settimanale è sospeso
in quei tre periodi e sostituito
dal piano, senza che però si superi né il numero di ore settimanali di ciascuna classe, né l’orario degli insegnanti.
Chi propone e gestisce queste
attività di integrazione e di sostegno? Tocca agli organi collegiali, secondo le loro competenze: il Consiglio di Istituto dà le
direttive generali, i Consigli di
Classe attuano la programmazione vera e propria delle iniziative e il Collegio dei Docenti
coordina le varie proposte.
La parte finale della circolare
si riferisce alle scuole che attuano l’integrazione scolastica, cioè
il tempo pieno, e ai servizi socio-psico-pedagogici di cui possono fruire, con l’aiuto degli enti locali, le classi con alunni
portatori di handicaps.
I genitori, eletti negli organi
collegiali, interessati a conoscere più a fondo la circolare qui
sommariamente illustrata, possono chiederla in lettura nelle
segreterie delle scuole.
Oriana Bert
Fondo di
solidarietà
Diamo qui appresso la situazione aggiornata in relazione alle ultime offerte pervenuteci,
mentre coll’occasione ricordiamo ai lettori interessati le attuali destinazioni del Fondo.
Anzitutto, come già precedentemente annunciato, chiudiamo
definitivamente il conto relativo agli aiuti alle Valli danneggiate dalle alluvioni inviando alla commissione distrettuale il
residuo di L- 135.000.
Per quanto riguarda il Programma di lotta al razzismo, ci
stiamo avviando, sia pure faticosamente al prefisso traguardo
della somma di 1 milione e mezzo di lire (in cassa L. 1.239.000)
dopo di che invieremo la somma al C.E.C.
Per quanto riguarda le altre
iniziative cui il nostro Pondo ha
aderito ricordiamo quella relativa agli aiuti al Ubano, continuamente dilaniato da eventi
bellici (L. 240 mila in cassa);
quello contro la tortura nel mondo (L. 430 mila), ed infine quella a favore delle vittime del recente uragano che ha devastato
estese regioni dell’India, che ha
causato milioni di sinistrati e
gravissimi danni a coltivazioni
ed alle abitazioni (L. 370 mila).
Ricordiamo ai lettori l’impegno e l’urgenza di partecipare a
questi aiuti, già segnalati da
tempo e ricordiamo che le sottoscrizioni vanno sempre inviate al conto corr. postale numero 2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70, Torino, possibilmente indicando la
causale del versamento.
...Ed ^ecco l’elenco aggiornato in base
alle ultime offerte : E-. Laetsch Lire
5.000; P. Corbo (3° vers.) 15.000;
N.N. con simpatia (id.) 45.000;. C.
Craveri (id.) 130.000; O. Bufalo 10
mila; C. Gilento 10.000; G. Coucourde in mem. suoi cari 100.000; L. Tonello 3.000; G. Grillo 10.000; E. M.
Bein 37.500; M. Bein Buzzi 7.500.
Totale L. 373.000; prec. 2.087.579
= L. 2.460.579; ded. 135.000 aiuti
alle Valli: in cassa L. 2.325.579.
[
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
Come l’Egitto accoglie
gli accordi di Camp David
a cura di Tullio VioiaJ EcumeniSIIIO 6 papato
Delineare, anche sommariamente, tutte le conseguenze di
tali famosi accordi, è cosa oggi
impossibile. Non solo a noi che
scriviamo e che possediamo,
malgrado i nostri sforzi per documentarci, un corredo d’informazioni, tutto sommato, molto
modesto; ma ad ogni uomo,
compresi forse gli stessi protagonisti; Jimmy Carter, Menahem Begin e Anuar E1 Sadat.
Ma di una cosa siamo certi:
dell’entusiastica adesione del popolo egiziano a quegli accordi.
Parliamo dunque del poco che
sappiamo (ma non è poi tanto
poco!), non del molto che non
sappiamo.
« Da vent'anni a questa parte,
in Egitto, la celebrazione di o- .
gni grande avvenimento politico
è preparata allo stesso modo.
Ma questa volta, semplicemente,
l’ampiezza dei preparativi, la loro meticolosità ed anche l'ardore nel metterli in esecuzione, sorpassano tutto ciò ch'è stato visto nel passato. Sarebbe perciò
del tutto sbagliato dedurre da
questo fatto che il trionfo con
cui gli egiziani hanno accolto,
sabato 23.9, il loro presidente, è
stato "prefabbricato". L'immensa maggioranza del popolo egiziano approva senza riserve la
pace di Camp David: su questo,
nessun dubbio è possibile.
I soli egiziani che criticano a
disapprovano tale pace, costituiscono un'infima minoranza e
appartengono alVintelligenzia”
o alla "borghesia illuminata":
sono quelli (bisogna pur dirlo}
che non soffrivano dello stato di
guerra e che non avrebbero da
portar le armi nel caso che un
nuovo conflitto dovesse esplodere nella regione. Persino lo sceicco di Al Ahzar, personalità islamica vicina agl’integristi (che
l'eventuale "abbandono” di Gerusalemme certamente offenderebbe), ha inviato, sia pure tardivamente e brevemente, un
messaggio in appoggio al capo
dello Stato.
Gli ultimi echi provenienti dalle caserme indicano anche che la
soddisfazione dell'esercito dilaga. (...) Gli ufficiali sono perfettamente coscienti che una nuova
guerra non permetterebbe, a un
esercito in via di completo riassetto tecnologico, di riconquistare il Sinai così come il "rais” lo
sta facendo, in linea di principio,
coi soli mezzi della diplomazia.
Nella popolazione, da qualunque parte si guardi, l’appoggio
agli accordi è totale. Un ingegnere di 30 anni, al quale facevamo
osservare che, in ogni caso, il
Sinai non verrebbe compietamente evacuato prima di tre anni, ci ha vivacemente risposto:
"Non ce ne importa nulla, anche
se occorressero 10 anni; purché
si ottenga la pace e la tranquillità senza dover attendere ancora
neppure un giorno”. Nella stessa officina, un magazziniere di
40 anni, attorniato dal padrone
e dai colleghi tutti consenzienti,
dice: "Io non capisco nulla di
politica, ma d’una cosa sono sicuro perché lo sento: che Sadat,
a Camp David, è riuscito a strappare il massimo delle concessioni possibili. Che Dio lo benedica,
perché noi non ne potevamo più
di restare in attesa”.
A un giornalista egiziano, una
donna ha confessato piangendo:
"Mio marito è morto nello Yemen, mio fratello nel Sinai, mio
figlio a Suez. Sadat ha salvato
quanto mi restava: il mio nipote. Che il profeta lo ricompensi”. (...)
L’entusiasmo e l’emozione non
son minori nelle campagne, dove i fellah, malgrado il loro santo orrore del servizio militare,
hanno dovuto fornire alle fanterie il maggior numero di soldati,
dunque anche il maggior numero di vittime, e ciò in tutte le 4
guerre contro Israele. E pur vero che i tempi non son più quelli in cui si dava la caccia ai coscritti come fossero stati animati; e tuttavia ancora recentemente si segnalavano casi di mutilazione volontaria della mano, o
di autoaccecamento, da parte di
giovani contadini che volevano
sottrarsi ai propri obblighi militari.
In un paese a una trentina di
km. a sud del Cairo, in vista
della piramide di Saqqarah, ci
vollero 3 giorni prima che gli abitanti acquisissero la piena certezza che la guerra era ormai un
fatto del passato. Allora, al tramonto, le donne e i bambini appartenenti alle 50 famiglie che
avevano ragazzi sotto le armi,
tosto seguiti dal resto del villaggio, iniziarono a sfilare fra le case di terra secca, a battere su
tutti gli oggetti metallici che
gli capitavano sotto mano, a fare giravolte, a gridare il proprio
senso di sollievo e la propria allegria. Scene che non si possono più dimenticare!
Per tutta questa povera gente,
la pace significa anzitutto il
prossimo ritorno dei coscritti,
sani e salvi, alle proprie ca.se. (...) Intanto, nella capitale, il
governo ha annunziato che la.
carne, che da lunghi anni non
era più in vendita che tre giorni alla settimana, d’ora innanzi
lo sarà tutti i giorni ».
(Da un art. di J.-P. PeroncelHugoz, su « Le Monde » del
24-25.9.’78).
(segue da pag. 1)
parola ed ogni atteggiamento che
tocca la evangelizzazione del
mondo, l’annunzio deirevangelo
concerne tutti insieme e nello
stesso modo.
Il papato non è problema cattolico soltanto ma problema che
tocca le fede cristiana tutta ed
il coinvolgimento ecumenico richiede che di questo ci occupiamo e ci preoccupiamo nello stesso modo come se ne preoccupa
un cattolico. Ce ne dobbiamo occupare con impegno e serietà ricercando il modo migliore di far
giungere ai fratelli cattolico-romani il nostro pensiero, cioè la
nostra interrogazione fraterna in
spirito di ricerca comune.
Una chiesa che non accetta la
critica di un’altra non ha ancora
iniziato il cammino déll’ecumenismo, questo vale per la nostra
e per quella di Roma, nella stessa misura. E se non è questo
l’ecumenismo non è che fumo.
Giorgio 'Tourn
Comitato di Redazione; Sergio
Aquìlante, Dino Ciesch, Marco Davlte, Niso De Mìchelis, Giuliana
Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Platone,
Ornella Sbaffi, Liliana Viglielmo.
Direttore: FRANCO GIAMPICCOLI
Dirett. Responsabile; GINO CONTE
Redazione e Amministrazione: Via
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Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni; prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna; commerciali L. 120 - mortuari 220 - doni 80
- economici 150 per parola.
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intestato a : Roberto Peyrot ■ Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
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8 luglio 1960.
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Torre Pellice (Torino)