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Anno 120 - n. 46
30 novembre 1984
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA AL PASTORE JULIO DE SANTA ANA
Un nuovo modo di essere chiesa
La sceneggiata delle due Camere riunite per prosciogliere
Andreotti da ogni auriebito" plTBvedeva un’ambiguità di fondo. In
teoria le Camere erano riunite
per decidere se vi fossero o meno fatti che richiedessero un
procedimento per appurarne la
verità. In realtà la PC — il partito che non accéTta ñcücessi —
e i suoi alleati si sono comportati ancora una volta come se il
supplemento di indagine o il rinvio a giudizio fossero già di per
sé una condanna. Si è gridato
airingpustizia come se vi fosse
la pretesa di una condanna senza processo; in realtà si è imposta con cinismo un’assoluzione
senza processo. '
In questo copione scontato,
in cui periodicamente si recita
la liturgia dei Grandi Irresponsabili con cui gli uomini di governo conferiscono solennemente a se stessi la licenza di non
rispondere, l’unica cosa notevole e nuova è stato l’attacco di
Andreotti contro la « magistratura politica » motivato dalla
preoccupazione per il cittadino
comune. Se attaccano me che
posso difendermi, che succederà al cittadino comune? si è chie
sto Andreotti con sofferto al
truismo. E non ha esitato á “gel
társT al contrattacco nella nuo
Il ruolo delle comunità ecclesiali di base nella
go di resistenza al prepotere politico, spinta
La teologia della liberazione di cui molto oggi si parla non è
fatta a tavolino bensì in un contesto di vita e di azione. Questo contesto è rappresentato dal movimento che conta decine di migliaia di
comunità ecclesiali di base (più di centomila in Brasile). L’autore dell’articolo che riproduciamo in buona parte dal « Soepi Mensuel »
del Consiglio Ecumenico delle chiese , ha tratto le notizie su questo
movimento da un incontro con Tulio de Santa Ana — fino a poco
tempo fa direttore della Commissione del CEC per la partecipazione
delle Chiese allo sviluppo e ora docente all’Università cattolica e
al Seminario metodista di Sao Paulo — e con alcuni suoi colleghi
cattolici.
società sudamericana: fermento religioso, luoper un radicale cambiamento dell’esistenza
va veste di tribuno della plebe
In realtà proprio questa im
pudente identificazione di AH
dreotti con la sorte del cittadf
no comune mette in risalto la
distanza abissale che separa dalla gente comune questo potente
che non teme nulla, che può far
scendEféTiTcámpo partito e alleanze di ferro, che può opporre al potere giurisdizionale un
potere politico che lo annulla.
Tutto ciò che il comune cittadino — magari incastrato senza
colpa negli ingranaggi non certo perfetti della giustizia — non
potrà mai permettersi. Quella
di Andreotti .non è quindi una
difesa ; è una belfa del cittadinir
comune, o se^ vuole, peggio
ancora, un invito a generalizzare un costume politico di autosottrazione al proprio giudice
naturale con mezzi simili di im.punità per copertura politica; è
quanto avviene nella prolifera\zione del fenomeno mafioso.
Così Andreotti è libero da
ogni addebito. Ma è veramente
libero? « La verità vi farà liberi », ha detto tanto tempo fa un
Uomo che ha impersonato questa promessa che è insieme una
legge storica e ha chiamato innumerevoli uomini e donne a viverla e a realizzarla anche nelle
situazioni di peggiore costrizione. E cosa la la mancanza di ve»
rità, la copertura della verità,
il soffocamento della verità sotto la pesante coltre del potere
politico? Fa degli uomini impotenti, incapaci di cambiare, legati ad una serie infinita di debiti e crediti, di interventi tesi a
nominare, ignorare, girare, trasmettere, ordinare, transigere, disporre, in un viluppo inestricabile che sta lentamente affondando, nella impossibilità di venirne fuori, di cambiare radicalmente facendo leva sull’unica
forza di libertà : la verità.
Andiamo avanti. Ma sia chiaro; la verità logora ehi non ce
l’ha.
Franco Giampiccoli
____ Come definiresti le comunità ecclesiali di base brasiliane?
— E’ difficile -trovare una definizione precisa delle comunità
ecclesiali di base (ceb) perché
tutto dipende dal punto di vista
d’osservazione.
Sociologicamente le ceb sono
costituite da gruppi di 20-50 persone che si riuniscono sia per discutere dei loro problemi comuni e delle loro responsabilità verso la società, sia per riflettere
sulla fede e sull’impegno comuni
nel nome di Gesù Cristo.
Teologicamente si tratta di un
nuovo modo di essere chiesa qui
in America Latina: -una chiesa più
autonoma e più dinamica.
Politicamente le ceb sono un
fermento. Infatti in un contesto
repressivo come il nostro è nelle
ceb che la gente ritrova un possibile spazio di vita. Le ceb sono
aH’origine di un processo di trasformazione della società.
Culturalmente le ceb sono il
luogo della formazione permanente degli adulti. Ma non solo,
le ceb sono anche il luogo d’incontro e di contatto -tra la fede
cristiana e la cultura popolare.
In ima realtà dove ogni partecipazione è resa impossibile sia
nella chiesa, sia nella società, le
ceb offrono uno spazio comune
al culto ed all’azione. Le ceb non
sono una chiesa nella chiesa, ma
piuttosto rappresentano quella
diaspora cristiana disseminata in
tutto il tessuto sociale.
— Quali sono le ragioni che
hanno reso possibile la nascita
di questo movimento e la sua
espansione?
— Dalla metà degli arini '60 il
movimento delle ceb si è diffuso
in tutto il Brasile, reagendo ad
una serie di fattori che si collocano alle sue origini.
Tra questi ramrrienterei: i movimenti di rinnovamento della
chiesa agli inizi degli anni ’60; il
rinnovamento biblico; il rinnovamento delle parrocchie a partire dal quale è stato possibile far
emergere quella che nel movimento ecumenico è chiamata la
Membri di una comunità ecclesiale di base in Bolivia (foto CEC).
struttura missionaria della parrocchia; il movimento « Azione
cattolica », col suo metodo che
consiste prima nel « vedere » (le
situazioni), poi nel « giudicare »
(sulla base dello studio della
Bibbia), ed infine nell’« agire »
(secondo le decisioni prese con
la partecipazione di tutta la comunità); il movimento d’educazione popolare ispirato dalle idee
di Paulo Freire.
Il Concilio Vaticano II ha noi
reso popolare il concetto di « nopolo di Dio ». In questo modo è
diventato sempre più evidente a
tutti che la chiesa si era messa
PER LA DOMENICA DEI PREDICATORI LOCALI - 2 DICEMBRE
Il tempo di Dio
«Il tempo è compiuto; il regno di Dio è vicino» (Marco 1: 15).
La nostra scansione dei tempi
anche ecclesiastici, è spesso talmente intricata e piena di sovrapposizioni e, comunque, talmente
carica di contenuti accumulati a
caso, che ci riesce difficile comprendere queste parole, che sono
le prime che il vangelo di Marco
attribuisce a Gesù. E' tipico il caso della prima domenica di Avvento, in cui noi abbiamo anche
fissato la giornata del predicatore locale: due pensieri nello stesso tempo, due piccioni con una
fava; un gioco che facciamo spesso. Non parliamo, poi, di utilizzazioni molto più prosaiche, frivole o addirittura perverse del
tempo: nel tempo si lavora a
volte con noia; nel tempo ci si diverte, ci si droga, si uccide. Quanto più l'utilizzazione del tempo è
negativa, tanto più la si calcola
con cura. Se si dovesse scatenare un conflitto atomico, la « vittoria » toccherebbe a chi ha saputo meglio misurare gli istanti.
In un contesto così ambiguo
sembra strano che Gesù sottolinei la sua venuta, l’inizio del suo
servizio nel mondo come « cornpimento del tempo ». Sarebbe più
opportuno dire che un brandello
di eternità è giunto nel mondo.
E sarebbe anche vero. Ma una
predicazione di questo genere
indurrebbe forse alla fuga dalle
responsabilità Quotidiane. Finalmente non c’è più da lottare col
tempo che ci manca, col tempo
che si perde, col tempo della notte che non passa o del giorno che
non arriva. L’eternità è giunta.
Pensieri di questo genere sembrano non interessare il profeta
di Nazareth che inizia a predicare.
Egli dice, quindi, che il tempo ha
raggiunto la sua pienezza. Il tempo che prima era un segno del
limite dell’uomo è diventato tempo di Dio. Quel tempo che di solito era segnato solo da tappe,
magari ricorrenti ogni anno —
come le nostre domeniche speciali — ha, invece, in Cristo, raggiunto la sua meta. Quel tempo
che di solito agisce in noi svuotando col suo fluire le nostre
esperienze, perché lenisce i dolori e toglie consistenza alle gioie,
è ora diventato passivo di fronte
a Dio e si lascia riempire dalla
presenza di Cristo. Quel tempo
che precipita ogni cosa nel grigiore dell'oblio, dell’incertezza,
dell’inautenticità, diventa in Cri
sto pieno di verità, di vita, di
amore. Quel tempo che è sempre
incompleto, perché il passato non
è più, il presente sfugge e il futuro non è ancora, diventa in
Cristo com vieto, perché la vita
di cui è portatore non subisce il
ritmo delle albe e dei tramonti,
ma è luce piena costante.
Questo è il messaggio che Gesù porge all’inizio del suo ministero, quasi a dire: se volete venire dietro a me, la vrima cosa
da fare è abbandonare sogni di
eternità che vi permettano di
sfuggire alla prosa dell’oggi; ma
al tempo stesso siete chiamati a
vivere in questo tempo con la coscienza che esso non è un altro
tipo di fuga, inevitabile, automatica, che avviene da sola, che trasforma tutto in ricordo del passato, in ombra che non ritorna.
Il tempo di Cristo è pieno. Il Regno di Dio vi si è avvicinato. In
questo tempo pieno, ravvedetevi,
cambiate vita, credete all’evangelo. Tempo di avvento, pertanto, non è tornare ciclicamente
una volta all’anno a parlare della
preparazione alla venuta di Gesù,
ma è vivere questa diversa nozione del tempo.
Claudio Tron
al servizio delle classi ricche e
borghesi, emarginando contemporaneamente i poveri.
Nelle sue forme istituzionali
tradizionali la chiesa è incapace
di condividere la buona novella
con i poveri a cui è destinata. Al
contrario il 95% delle ceb sono
nate in regioni rurali e nelle periferie -urbane notoriamente povere, cioè abitate dalla gente che
è la « base » -della nostra società.
Una volta costituite le ceb furono immediatamente riconosciute
ed apprezzate per lo spazio di libertà che offrivano rispetto ad
una situazione di grande sofferenza ed oppressione.
— Come si organizzano le ceb?
— Non c’è una organizzazione
centrale. Ci sono un minimo di
strutture ma non sono istituzionalizzate. Ogni due o tre anni viene organizzato un incontro generale a livello nazionale. Altri
incontri sub-regionali servono per
discutere i problemi comuni e
per definire le linee su cui far
avanzare la « caminhada » (cammino, pellegrinaggio) comune per
l’anno seguente.
Il sacerdozio universale è il
principio teologico a cui le ceb si
richiamano. Ad ogni membro della comunità sono riconosciuti
dei doni. Questo ha modificato
il ruolo del ministro ordinato.
Il prete non esercita più il ministero delTautorità, ma quello
dell’unità. Il prete è colui che discerne i doni che lo Spirito Santo dona alla comunità ed incoraggia lo sviluppo comunitario
di questi doni nel corpo di Cristo.
— Qual è l'impatto di queste
comunità sull’insieme della chiesa e sulla società in generale?
— E’ enorme. Le comunità
stanno rinnovando la chiesa a
diversi livelli. La ceb non è una
parrocchia, ma la parrocchia si
trova ad essere interpellata dalla
sua presenza. La cultura del popolo si esprime attraverso di esse
originando nuove forme liturgiche. La teologia della liberazione
si è radicata nell’esperienza di
queste comunità.
T. K. Thomas
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
30 novembre 1984
TRA I LIBRI
Scegli la vita!
A oolkxiulo con i lettori]
Cinque conferenze-capitoli dedicati a temi fondamentali della fede
cristiana; la fede, il peccato, la croce, il Cristo, la risurrezione
DONNE
EVANGELICHE
« ...Io ti ho posto davanti la
vita e la morte, la benedizione
e la maledizione: scegli dunque
la vita, onde tu viva, tu e la tua
progenie! ». A questo passo del
Deuteronomio la teologa tedesca Dorothee Scile si è ispirata
per dare il titolo al suo ultimo
libro
La Solle (molti di noi la ricordano in occasione del Sinodo
1982, allorché prese la parola
sulla questione della pace e diede un contributo che fu seguito
con particolare partecipazione
dai deputati e dal pubblico che
gremiva la galleria), nata a Colonia, oltre che in teologia, è
laureata in Filologia classica, in
Filosofia ed in Letteratura tedesca. Dopo aver insegnato alla
Facoltà di teologia evangelica di
Magonza, è stata chiamata ad
insegnare — dall’autunno del
1975 — allo Union Theological
Seminary di New York.
Il libro si articola in cinque
capitoli che a loro volta hanno
origine da una serie di conferenze che D.S. ha tenuto a Buenos Aires (Argentina) nel 1979.
Nella prefazione all'edizione italiana l’autrice ricorda che questo libro è stato scritto prima
della decisione della Nato di installare in Europa 572 testate
nucleari (di cui 112 a Comiso).
Ecco allora che « scegliere la vita » viene ad assumere un significato ancor più drastico se vi
riflettiamo in senso cristiano:
« scegliere la vita » non significa
solamente vivere la propria vita, ma soprattutto vivere quella
degli altri.
I cinque capitoli del libro sono dedicati a temi fondamentali
della fede cristiana: la fede, il
peccato, la croce, il Cristo, la’ risurrezione e sono radicati nel
contesto socio-politico del « Primo Mondo », e cioè quello industrializzato e consumistico. 'ÌS1
tratta di “flfièSSlOni che « prendono di petto » il lettore e lo
costringono ad ulteriori approfondimenti ed anche a discussioni con chi ritiene la fede una
questione più pèmonale e riséF
vaiai -----—---------
Interessante il concetto di
« cinismo oggettivo »: quanti di
noi — nello svolgere diligentemente ed onestamente il proprio
lavoro quotidiano — vivono forzatamente questa condizione?
L’autrice, ad esempio, ricorda
che negli USA ben 48 centesimi
per ogni dollaro tassato sono
destinati alla produzione di morte, per cui questo « cinismo oggettivo » viene a trovarsi strettamente intrecciato alla vita dei
singoli. Non basta quindi essere
onesti ed inoffensivi: è necessario essere coinvolti nelle lotte
per la pace e la giustizia, alla
luce della nostra fede ed avendo bisogno gli uni degli altfT
Ed ancOtà: Chi di 'noi non è
contrario all'aoarthetd? Eppure
anche nel nostro mondo — sia
pure in forme e modi diversi —
vive questa mentalità: è questo
il sistema dell’« ognun^per-sé »
che ci tiene distaccati, « separati » dalle speranze e dalle ango
,scedeJi^umanità. Così è anche
pèrTa testimonianza a Cristo:
se non partecipiamo alla sua vita, alle sue sofferenze, alla sua
morte, come potremo annunciare che Egli è risorto?
Il libro è dedicato « con immensa stima e affetto » a Ixirenzo Milani, il prete cattolico che
si è battuto fino alla fine per
la promozione umana (la scuola di Barbiana) e per il diritto
aH’obiezione di coscienza.
Roberto Peyrot
' Dorothee Solle, Scegli la vita!
Ed. Claudiana, pp. 135, L. 4.900.
La morte di Gesù
_ E’ un libro insolito quello che
l’esegeta di Erfurt presenta alla
nostra riflessione e il primo
pensiero, oltre ohe ad Anseimo
di Canterbury (« Perché un Dio
uomo ») è rivolto all'affermazione
paradossale di Kierkegaard: «Dio
ha manifestato l’assoluto attraverso la visione rinugnante del
crocifisso ». Ed è in questa visione che il credente si interroga,
su quelle che potrebbero essere
domande « tentanti »: Come si
può conciliare con la fede in Dio
la sofferenza del mondo? Perché
il mondo è stato salvato attraverso la morte in croce di Gesù
Cristo? Non una morte nobile o
epica, ma la morte ignominiosa
degli schiavi.
Il tema della croce è essenziale in questo libro che cerca di rispondere a questo interrogativo:
« Come Gesù ha affrontato e inteso la sua morte? ». Diverse situazioni sono prospettate e molte non hanno una risposta esauriente, ma sono sempre stimolanti per la nostra riflessione teologica.
La morte singolare di Gesù
rende verosimile il dono che Gesù ha fatto di se stesso e che il
suo « abbassamento » (cfr. Filip.
2: 8) è normativo anche per noi.
L’immagine finale è quella del
Gesù dell’impegno, nel quale l’impegno stesso di Gesù ci raggiunge e ci costringe nella luce della
Risurrezione ad essere credibili
come suoi testimoni.
M. C.
1 Heinz Schurmann, Gesù di fronte
alla propria morte. Ed. Morcelliana,
Brescia, 1983, L. 10.000.
Diversità e comunione
Malgrado alcune manifestazioni pubbliche che hanno dato l’impressione che il movimento ecumenico si stia evolvendo verso
forme concrete di unità, i problemi rimangono, e il teologo cattolico Yves Congar, in questo libro ' cerca di rispondere a questo interrogativo: davanti a quale situazione ci troviamo? E per
farlo, ripropone alla nostra attenzione gli aspetti controversi
di diversità e unità, sia nel Nuovo Testamento che nella Chiesa
antica, attraverso le varie situazioni che nei secoli hanno diviso
le varie confessioni cristiane, la
struttura deU’Oriente cristiano,
i riti e il concetto di fraternità
che esiste fra le « ^iese sorelle »
Cattolica e ortodossa!
La~Tèrza“T)arte,~rhe è quella
che ci interessa masgiormente,
è quella dedicata alla Riforma
con le sue implicazioni, con raccordo su alcuni articoli fondamentali, o sulla posizione della
Chiesa antica, sulla tradizione e
sulle tradizioni, terminando con
quello che l’autore chiama la
« diversità riconciliata ».
Libro di grande interesse e di
attualità, oltre a darci una panoramica, sintetica ma nello stesso tempo esauriente del problema, ci pone di fronte a degli interrogativi ai quali siamo chiamati a riflettere.
M. C.
^ Yves Congar, Diversità e coma,
nione. Cittadella Editrice, Assisi, 1983,
L. 12.000.
Abbiamo letto su Eco-Luce del 16
novembre la relazione di Mirella BeifT
Argentieri sulla trasmissione televisiva
« Protestantesimo » riguardante le donne evangeliche oggi.
Desideriamo sottolineare alcuni punti che ci hanno lasciate perplesse.
In quella relazione si parla di tre
organizzazioni femminili che operano
su base nazionale, ma poi se ne indica una sola.
Dalla relazione sembra che i due
organismi preesistenti alla F.D.E.I.
siano stati da quest’ultima assorbiti,
mentre la relatrice stessa esprime il
desiderio che tutto venga convogliato
in quell'unico organismo citato.
Vorremmo fare alcune considerazioni
al riguardo:
— Le Unioni Femminili (il fatto che
non esistano Unioni Maschili non ci
autorizza a concludere che quelle Femminili siano ormai superate o superflue) si sono costituite in Federazione
allo scopo di potenziare il loro servizio
nella chiesa oltre che nella società.
— Abbiamo l’impressione che oggi
sia sempre maggiormente sentita la
necessità di una rivalutazione della
comunità locale, sempre chiamata ad
essere un centro propulsore in vista
di un rinnovamento della società. Questo problema è fortemente sentito proprio da quello « specifico femminile »
non volto unicamente alla promozione
sociale della donna, ma inteso anche
come servizio sia nelle comunità, sia
nella « polis -.
— La Federazione femminile evangelica valdese metodista (come pure,
supponiamo, quella battista) è un organismo di collegamento che molto ha
contribuito a ridare slancio alle Unioni. Più vicino alla base, cioè le comunità stesse, di quanto possa essere
la Fdei, può meglio seguire l'opera
che vi si compie, comprendere le esigenze, ascoltare i suggerimenti, mantenere un contatto con le Unioni mediante una collaborazione che contempla una vasta gamma di servizi, dalle
necessità pratiche all'assistenza materiale e morale, all'approfondimento
biblico, allo studio dei problemi attuali.
— Non crediamo che si possa dire
che le Unioni femminili siano un residuo di tradizionalismo: ià dove esse
esistono e lavorano nessuno pensa di
liquidarle.
Le grandi tematiche che oggi affiorano con urgenza (pensiamo per esempio alla cultura della pace) sono sempre presenti alla sensibilità delle donne evangeliche, e bene fa la Fdei a
dedicarvi le sue energie. Siamo grate
per il materiale di studio e di riflessione che potrà fornirci, come per tutte
quelle iniziative che crederà di prendere.
Vediamo nell'esistenza di quei tre
organismi a livello nazionale (FFEVM,
mov. femm.
tenziamento
evangeliche
guriamo che
catrici, essi
vuti contatti
razione, pur
Un nuovo modo di essere chiesa
(segue da pag. 1)
L’impatto del movimento sulla
società è stato anch’esso eccezionale. I principali movimenti
popolari in Brasile, sorti in questi ultimi dodici anni, hanno avuto origine nelle ceb e sono stati
sostenuti da queste ultime: il
movimento ]3er i diritti umani e
per l’amnistia politica; il movimento contro il consumismo e
lo stile di vita dispendioso; i
tentativi di rinnovamento del
movimento sindacale; il movimento in favore deH’elezione diretta del presidente da parte del
popolo, ecc.
Se alcuni di questi movimenti
non hanno avuto successo, hanno
dimostrato almeno che una mobilitazione sociale era possibile.
I partiti politici non possono non
tener conto di tutto questo.
— Le ceb sono ecumeniche?
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— Per loro stessa natura sono
ecumeniche. Le attività liturgiche e cultuali sono aperte a tutti. In alcuni casi la loro composizione è anche ecumenica: metodisti, luterani, anche pentecostali vi partecipano. Questo fenomeno è d’altra parte inevitabile: la loro unione è quella del
popolo e le cause per le quali
lottano sono cause comuni come
i diritti fondiari, i diritti umani,
i diritti dei lavoratori.
La Conferenza episcopale nazionale del Brasile è co-fondatrice del Consiglio nazionale delle
chiese cristiane del Brasile, crea
to nel 1982. Questo dimostra l’influenza esercitata dalle ceb in
campo ecumenico.
L’entusiasmo di questa gente è
contagioso. Si è convinti di essere arrivati in questo modo ad
una evoluzione storica nel locale
processo ecumenico. E questo è
successo senza svuotare il « mistero » deH’Evangelo, come spesso succede altrove in circostanze
analoghe. Qui, l’Evangelo sta al
centro. La speranza storica mette radici nella speranza escatologica di cui si nutre.
T. K. Thomas
Missione evangelica
contro ia lebbra
La Missione evangelica contro la lebbra ha un nuovo numero di conto corrente postale: N. 28262103 intestato:
Archimede Bertolino Segretario Italia
Missione Ev. contro lebbra - 10060 S.
Secondo - Pinerolo.
battista e la Fdei) un podell'opera che le donne
vogliono compiere. Ci au, senza tendenze semplifisappiano mantenere i doin uno spirito di collabonella loro diversità.
Un gruppo di unioniste
di Torre Pellice
VALLI NOSTRE
Il bel calendario » Valli nostre » è
da anni un fedele amico delle nostre
settimane, un utilissimo strumento di
consultazione e anche un biglietto da
visita che offriamo volentieri a degli
amici. Credo che per questi motivi,
accanto alle belle fotografie, sarebbe
importante curare anche le didascalie.
Quest'anno mi permetto di segnalarne due non del tutto azzeccate. Nella
pagina di aprile, sotto un'immagine
che documenta una lezione presso ii
Centro Lombardini a Cinisello, si trova scritto: «Una lezione alla Scuola media Jacopo Lombardini di Cinisello Balsamo, gestita da volontari delle chiese
evangeliche di Milano ». Ora, il Centro
Lombardini è certamente un'opera delle
chiese evangeliche, tanto è vero che
risponde del suo operato alla Conferenza del II Distretto, ma una delle
sue caratteristiche più vitali è che
circa il 75% dei collaboratori non appartiene alle chiese evangeliche. Poiché il lavoro volontario di questi amici è altamente apprezzato, è peccato che la loro identità non sia stata
rispettata. Anche il termine « scuola
media » è inesatto e ci assimila ad
una scuola privata, mentre viceversa
siamo un Centro culturale che organizza dei corsi serali per lavoratori.
Nella pagina di giugno, il commento
alla fotografia parla di « esperimenti di
evangelizzazione in piazza ». Dato ohe
nessuno pensa all'evangelizzazione in
termini di vivisezione o di reazioni chimiche, non sarebbe stato meglio scrivere: « momenti di evangelizzazione »?
Nella speranza di non fare la figura
del pignolo, saluto cordialmente.
Marco Rostan, Milano
STONATURA
Caro Direttore,
ho avuto recentemente occasione, insieme con un gruppo di partecipanti a
un convegno di studi cinquecenteschi in
Calabria, di visitare per la prima volta Guardia Piemontese. Ho apprezzato
moltissimo il fascino del paese, così
intriso di memorie della presenza valdese, e ho visitato con molto interesse il Centro di Cultura Giovan Luigi
Pascale.
Proprio perché lo sforzo di chi ha
saputo allestire il Centro mi pare degno della massima stima, vorrei segnalare quello che a me è parso un elemento di stridente stonatura col carattere sobrio e davvero evangelico dell'ambiente del Centro. Mi riferisco a
una teca di cristallo, di considerevoli
dimensioni, vistosamente esposta sul
ripiano del mobile biblioteca, contenente il cranio e un paio di ossa che
si presume siano appartenuti a un bambino vittima della strage del 1561.
Confesso che la presenza di questa
sorta di reliquia, che inevitabilmente
attrae come prima cosa l'attenzione
dei visitatori, mi ha disturbato non
poco, come sopravvivenza di una religiosità non evangelica, e comunque
mi ’e parsa del 'tutto hon necessaria,
dato il modo davvero efficace e rigoroso in cui gli episodi della persecuzione e della strage deivajdesi di Ca-~
SI vengono' invece il Fu sire ti nella
ra a pannelli del piano superiore.
Chiedo scusa ai fratelli calabresi se
il mio punto di vista appare loro troppo severo e auguro comunque ogni
successo alla bella iniziativa del Centro.
Fiorella De Michelis Pintacuda,
Pavia
INIZIATIVA DISARIVIO
Il C.U.DI.P. di Comiso (Rg) si
è fatto promotore della pubblicazione di un volume intitolato:
« Gli euromissili e la Costituzio
ne ;
Si tratta degli atti del Convegno giuridico nazionale svoltosi
nella città siciliana il 17-18 dicembre del 1983.
Il volume costa L. 7.000 e può
essere richiesto al C.U.DI.P., Via
della Resistenza, 13 - 97103 Comiso.
ém
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3
30 novembre 1984
fede e cultura 3
A PROPOSITO DELL’INTERVISTA RILASCIATA A VITTORIO MESSORI
La restaurazione di Ratzinger
Il cardinale Ratzinger, prefetto della Sacra Congregazione per
la dottrina della fede (ex Sant’Uffizio) è stato intervistato da
Vittorio Messori, giornalista ben
noto fra noi, passato da « La
Stampa», dopo il prodigioso successo editoriale dei suoi libri di
divulgazione religiosa, a dirigere « Jesus », il « rotocalco » delle edizioni Paoline, che appunto
ospita l'intervista. Qual è il punto centrale deH’intervista?
A un certo punto Messori chiede al prelato: « Allora non hanno torto coloro che affermano
che, dopo i fei-vori e furori postconciliari, è davvero in atto, nella Chiesa, una sorta di restaurazione? ». E gli viene risposto;
« Se per restaurazione si intende un tornare indietro, allora
nessuna restaurazione è possibile: la Chiesa va avanti verso
il compimento della storia, guarda avanti verso il Signore. Ma
se per restaurazione intendiamo
la ricerca di un nuovo equilibrio
dopo le,esagerazioni di un’apertura indiscriminata al mondo,
dopo le interpretazioni troppo
positive di un mondo__ agnostico
e ateo; ebbene, àllbra sìTTirnsfà
restaurazione è auspicabile ed è
del resto già in atto ».
I guasti alla Chiesa
Più d'un lettore di « Eco-Luce »
avrà già letto i commenti a questa intervista espressi da Gianni
Baget Bozzo e da Enzo Forcella
sulla « Repubblica » rispettivamente del 10 e del 20 novembre.
Fra i concetti espressi da Ratzinger, ve n’è un altro che ha
particolarmente attratto l’attenzione di questi commentatori:
sul tema del Concilio Vaticano
II la valutazione è «che i guasti cui è andata incontro la Chiesa in questi vent’anni siano dovuti, più che al Concilio vero, allo scatenarsi — al suo interno —
di forze latenti aggressive, polemiche, centrifughe, magari irresponsabili; e — all’esterMO — all’impatto con una svolta cultu
TRA LE RIVISTE
rale; Paffermazione in Occidente del ceto medio-superiore, della nuova borghesia del terziario
con la sua ideologia liberal-radicale di stampo individualistico,
razionalistico, edonistico ». A
questa valutazione segue l’enunciazione di una diametrale contrapposizione dei valori, di cui
la Chiesa è portatrice, sia « a
quei regimi di terrore che sono
spesso le religioni non cristiane », sia alla « cultura atea dell’Occidente ». La quale è a tal
punto un pericolo invasivo per
la Chiesa, che, nel successivo panorama della situazione della fede in varie situazioni corrispondenti a un dipresso ai vari continenti, dice Ratzinger, a proposito dei paesi dell’Est, che « la
fede sembra essere più al sicuro proprio là dove è ufficialmente perseguitata ». Naturalmente,
a proposito dell’America Latina,
si parla della teologia della liberazione; su cui il discorso, pur
critico, sembra tuttavia piuttosto cauto e circonlocutorio (sicché, per commentarlo, sarà forse bene attendere la comparsa
del libro che conterrà il testo
completo dell’intervista, di cui
la pubblicazione giornalistica è
solo un’anticipazione).
Il commento di Baget Bozzo a
queste enunciazioni è, sostanzialmente, che la restaurazione di
Ratzinger « non manca solo di
pensiero...: manca di brio. E’ una
restaurazione triste, non riesce
nemmeno a produrre i colori di
un bel tramonto ». E quella di
Forcella, che « in quest’ansia di
richiamo all’ordine c’è una sorta di disperata consapevolezza
che la restaurazione è impossibile ».
Che diremo noi
protestanti?
Che diremo noi protestanti?
Parlando della crisi della fede
nella Chiesa come mistero, Ratzinger subito depreca il fatto
che « presso molti teologi cattolici si è diffusa una menteJità
che si direbbe vicina, ancor più
che al modello classico protestante, a quello di certe chiese
libere americane ». E soggiunge
più oltre: « Una simile ecclesiologia appiattita sull’orizzontale
si presta a una visione scorretta
del problema ecumenico. Tanti
cattolici pensano che sia l’ultimo frutto di una mentalità intollerante la non accettazione da
parte di Roma dell’intercomunibne, di una eucaristia assieme
con le chiese protestanti. Non
si riflette che per il cattolico la
Chiesa... si basa sulla successione apostolica... ». Mi sembra
chiaro che una risposta meditata a tali enunciazioni non possa
essere fatta, a livello di rapporti ecumenici, se non previa una
interpretazione del significato
« politico » della sortita ratzingeriana, e richieda quindi una
conoscenza di fatti e detti che
soltanto uno specialista di tale
materia può avere. Al livello del
^mplice credente evangelico
■la"
ìuale ìcu..sono;"la" reazione piu
ovvia è chè,"meno male, questa
volta quello che pensano l’hanno detto; quindi se, ad esempio.
dobbiamo occuparci di questioni tipo B.E.M., andiamoci pure
un po’ più disinvolti nelTespungere tutte le papisterie_ che abbiamo l’impressioné a^siano inzeppate.
Borghesia terziaria
e satanismo
Per mio conto vorrei ancora
sottolineare un accenno, un piccolo inciso, ma il cui significato
penso non sia sfuggito a Messori, il quale conosce la storia
dell’800, essendosi laureato con
Galante Garrone con una tesi su
Luigi Anelli. Fra noi le persone
ormai d’età ricordano quante
madonne piangessero e pellegrinassero negli ultimi anni quaranta e nei primi anni cinquanta del ’900, dopo la gran paura
cattolica del ’46-’48 a causa del
Fronte PCI-PSf. Ebbene, a fine
’800, la fenomenologia era un’altra: imperv'ersavano i diavoli e
le messe nere, perché chi faceva paura era la massoneria di
Lemmi e Crispi, dati in pasto ai
mass media di allora da Leo Taxil, al secolo Gabriel-Antoine Jogand-Pagès, delizia per una _ de^
cina d’anni con le sue invenzioni
satanistiche della reazione cattolica, rimasta assai delusa quando nel 1896 Taxil confessò, nel
bel mezzo del congresso anth
massonico di Trento, di essersi
inventato tutto.
Ora eccoti che Ratzinger, mentre identifica il gran nemico
odierno nella nuova « borghesia
del terziario », dice, in altra par
te dell’intervista, che « ci sono
già segni di questo ritorno di
forze oscure, mentre crescono
nel mondo secolarizzato _ i culti
satanici ». Vedi caso, nei giorni
scorsi, « La Stampa » riportava
che, secondo un giovane prete
veronese, in quella già pia città
c’è ora un imperversare di culti satanici, celebrati « in perfetta lucidità di mente » da un sacco di persone. Che saranno, suppongo, esponenti della « borghesia del terziario ».
Sicché dunque, simmetricamente col ritorno della fede ai
moduli della « Humanum Genus », vediamo ora che i miscredenti ritornano in frotta a dilettarsi con le consuete messe
nere. « Plus ça change, plus c’est
la même chose ».
Augusto Comba
TRA LE RIVISTE
gioventù
evangelica
Nell’ultimo numero di Gioventù Evangelica appaiono articoli
di carattere storico (con contributi di F. Becchino sul Metodismo, e di G. Gönnet sul tema;
Riforma e ncnviolenza) e di attualità (con un interessante articolo di G. Guelmani sui lavoratori stranieri in Italia). Inoltre
prosegue la riflessione iniziata
nell’ultimo Sinodo sul post-terrorismo che viene qui introdotta
da ”un invito a dibattere” di G.
Toum e, non poteva mancare,
un nuovo contributo sul tema
della pace di K. Ege e M. Wen
Per il 1985 l’abbonamento base
è di L. 14.000. I versamenti vanno fatti sul c.c.p. 35917004 intestato a G. E. via P. Lambertenghi 28, 20159 Milano.
COL CENTENARIO L’EDITORIA HA SCOPERTO IL RIFORMATORE TEDESCO
Lutero in Italia
e libertà
E’ il titolo dell'organo ufficiale deWAssociazione Internazionale per la Difesa della Libertà
Religiosa, promotrice del Congresso mondiale di Roma dello
scorso settembre (cfr. « La Luce »
del 12.10.’84). Questa rivista, che
esce due volte all’anno contemporaneamente in 6 lingue (francese, tedesco, italiano, spagnolo,
portoghese e serbo-croato), suole pubblicare dei « dossiers »
molto interessanti e aggiornati
su argomenti concernenti sempre la difesa della libertà di coscienza, quali la Confessione di
Augsburg (n. 22 del secondo semestre 1981), le Sette (n. 23 primo sem. 1982), l’Antisemitismo
(n. 24 sec. sem. 1982), l’Anabattismo (n. 25 pr. sem. 1983), la Religione negli Stati Uniti (n. 26
sec. sem. 1983), e i Valdesi (n. 27,
1984), quest’ultimo con contributi vari (Tourn, Molnàr, Jas,
Gönnet e Spini) e i documenti
dell’Intesa tra il Governo italiano e la Tavola valdese (discorsi
di Craxi e di Bouchard, i 21 ar^
ticoli e il verbale di firma degli
stessi). E’ previsto per il prossimo n. 28 un « dossier » sulla
religione in Ungheria, con particolare riguardo alla situazione
delle varie chiese — ed anche
degli Ebrei — nella società socialista. V
G. G.
Mentre l’anno zwingliano volge al termine iniziano, su riviste specializzate 1, i bilanci complessivi dell’anno luterano che
ha lasciato in eredità molti libri,
articoli, saggi e interessanti comunicazioni svoltesi nel corso
di vari Conve«»ni sulla figura del
Riformatore. Dopo secoli di demonizzazione il « mostro » Lutero, definito dal Cochlaeus nel
1549 « figlio di una vacca e promotore di lussuria », è stato in
Italia giustamente scoperto nella sua luce autentica e rimesso
(più o meno) al suo giusto posto. Tra le pubblicazioni più interessanti dell’eredità del V Centenario luterano ne ricordiamo
alcune ai nostri lettori.
Intanto, potremo citare la prima, quella che ha registrato l’apertura del dibattito: « Lutero
nel suo e nel nostro tempo »
(Claudiana) poiché raccoglie, tra
altre cose, una felice serie di
conferenze tenutesi, già nel maggio del 1982, nell’aula della Facoltà valdese. Interessante resta
anche il « Lutero, la parola scatenata » (Claudiana) di J. Atkinson quale ampio affresco delle
questioni ideologiche che stanno alla base della Riforma. In
chiave popolare, sintetica, ma
mai supeiÉciale è il « Martin Lutero » (Ed. Riuniti) di Mario
Miegge che permette di percorrere facilmente l’itinerario luterano nell’Europa del XVI secolo. Emergono inoltre vuoi per la
loro chiarezza il « Martin Lutero » (Ed. Esperienze) di A. Agnoletto, vuoi per il ’taglio’ popolare ma discutibile la « Vita di
Martin Lutero » (Rusconi) di C.
Pozzoli. Nell’euforia generale è
riapparsa in vetrina anche la
riedizione del « Lutero » (Dall’Gglio) di E. Buonaiuti che storiograficamente si poteva tralasciare. Qttima invece la riedizione
del « Lutero giovane » (Feltrinelli) di Giovanni Miegge che continua ad essere un’opera fondamentale per afferrare il pensiero teologico dell’ex monaco di
Wittenberg.
Lutero e i valdesi
Tra i contributi apparsi che
vale la pena di acquistare, leggere e meditare merita una speciale segnalazione il « Lutero in
Italia » (Marietti) che, attraverso una serie di saggi di alta qualità (leggibilissimi) capaci di accontentare gli appassionati sia
di storia sia di teologia, ’fotografa’ gli aspetti migliori della
ricerca condotta in Italia su Lutero nel 1983. In uno di questi
saggi redatto da A. Bellini si fa
il punto su Lutero nella teologia cattolica moderna e (non
senza qualche preoccupazione
da parte nostra) vi si afferma:
« ...oggi la teologia cattolica non
deve aver paura di avvalersi,
senza per questo accettarne le
iinilatefalità. e le esclusioni, del
cSntfibutoche Lutero, nella sua
esperienza religiosa, ha dato allo sviluppo e aH’approfondirnento della dottrina cristiana, vista
come la potenza della Grazia di
Dio che, attraverso la parola,
afferra l’uomo e lo requisisce al
servizio dell’Amore, come viene
messo in risalto nel De libertate Christiana (La libertà del cristiano, n.d.r.). Ma ecumenismo
non è solo lasciarsi integrare, è
anche integrare l’altro, quindi è
anche un integrare e correggere
Lutero, perché l’uomo è sì preso dall’Amore di Dio al suo servizio, ma non passivamente, ma
come colui che, liberato nella
potenza dello Spirito, costruisce
attivamente e liberamente la
propria salvezza, senza togliere
nulla a Dio, perché Dio è un Dio
che crea e lascia spazio all’uomo e lo fa re, senza per questo
considerarlo un competitore »
(p. 282).
Nello stesso volume Paolo Ricca, in un brillante e documentato saggio presenta « Lutero
tra i Valdesi dal XVI al XIX secolo ». Ad un’analisi attenta e
documentata sui rapporti indiretti che Lutero ha avuto con
il mondo valdese nel ’fatale decennio 1520-1530’ — e qui Ricca
riapre l’appassionante discussione sulla svolta di Chanforan
( « che non rappresenta tanto la
fine del Valdismo medioevale
quanto la fine delle sue contraddizioni interne ») — fa seguito
l’esame della presenza di Lutero nel pensiero del mondo valdese nei secoli successivi. Apprendiamo così con gioia che
nel 1883, in occasione del IV
(Centenario luterano, la casa editrice Claudiana pubblica per la
prima volta in Italia una rassegna di scritti di Lutero. Sicché,
nota Ricca, i Valdesi « furono i
primi nell’Italia moderna a dargli la parola, pubblicando un’antologia dei suoi scritti » (p. 309).
Sguardo retrospettivo
In sostanza, guardando retrospettivamente aH’anno luterano,
dopo aver già dato su queste
colonne (vedi Eco-Luce 26/29.6.
1984) una valutazione sommaria
del grosso impatto che ha avuto
nel mondo evangelico italiano,
si può proprio dire che non ci
sia stato aspetto importante di
Lutero e del mondo che lo circondava che non sia stato esaminato, approfondito e valutato.
L’accesso diretto alle fonti, un
atteggiamento più elastico della
gerarchia cattolica nei confron
ti della Riforma (che fino a poco tempo fa aveva influenzato
con il suo atteggiamento anche
la storiografia laica, la quale Jia
nraticamente ignorato Lutero sino agli, anni sess^a). Queste e
altre cmKXDmitanze hanno felicemente concorso al grande successo di Lutero.« Nella ’fortuna’
di Lutero in Italia — nota Giovanni Miccoli — si riflettono, sia
pure deformati dai particolarissimi caratteri della questione,
alcuni aspetti significativi di una
cultura, di una religiosità, di
modi di pensare e di comportamenti che hanno profondamente condizionato i tratti e le vicende della nostra società»^.
Se mettiamo tutta la produzione deH’anno luterano sulla bilancia essa penderà più dalla
parte storiografica che non teologica. Interessa più la storia
che la teologia di Lutero. « Le novità sul terreno della rilettura
teologica — osserva Giorgio
■Toum — sono poche (...). Lo
sforzo è indubbiamente di capire Lutero, capirlo per spiegarlo; probabilmente si tratta invece di accogliere molto semplicemente il fatto storico che
la sua presenza ha rappresentato nella cristianità » ’. La sfida
teologica che Lutero lancia, ora
che la vicenda storica appare in
tutta la sua nitidezza, è diventata arricchimento per tutta la
cristianità italiana.
Giuseppe Platone
^ Abbiamo sotto gli occhi la : Rassegna di G. Gönnet in Protestantesimo
3/1984 (Roma), Anno XXXIX. Rivista
trimestrale della Facoltà Valdese, pp
158-162; la Rassegna di Studi ita
Halli su Lutero... di M. Cassese in
«Cultura e Scuola ». n. 90, 1984 (Ro
ma), Anno XXIII, pp. 95-109: Pubbli
cazioni luterane di G. Tourn in « Boi
lettino della Società di Studi Valdesi »
n. 155, 1984 (Torre Pellice), pp. 45-57
2 Lutero in Italia, Studi storici nel
V Centenario della nascita, introduzione di G. Miccoli, Marietti. 1983. p.
XXXIII.
ä Art. cit., p. 57.
4
4 vita delle chiese
30 novembre 1984
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Scuola domenicale e fede cristiana
FRALI — Abbiamo fatto un
primo incontro tra monitrici e
genitori per parlare della Scuola
Domenicale, perché ci sembra
importante condividere la responsabilità dell’educazione in vista
della fede con le famiglie al fine
di migliorare la collaborazione
con le stesse monitrici. Il rapporto con le famiglie dei ragazzi
è importante perché i genitori
possono parlare della loro esperienza quotidiana con i figli e
raccontare alle monitrici qualcosa di questo rapporto quotidiano, la sensibilità del bambino,
cosa lo fa soffrire, cosa aspetta
con ansia, cosa lo spaventa.
Questo non tanto a livello individuale, quasi per raccomandare ognuno il suo o i suoi bimbi,
ma per p>ermettere alle monitrici, spesso giovani o senza esperienza di figli propri, di comprendere meglio il quadro in cui si
situa « rintervento » della Scuola
Domenicale. Abbiamo parlato
della preghiera ed è parso abbastanza chiaro che il rapporto con
la preghiera non può essere creato in un’ora alla settimana, ma
ha un senso se è vissuto anche
nell’educazione familiare, anche
se in modo discontinuo.
Cosa pregare: preghiere spontanee che liberino ciò che i ragazzi hanno dentro, anche il Padre
Nostro. E’ emersa molto chiaramente la necessità di rispondere
alle domande che i ragazzi fanno
circa la loro appartenenza di fede (rilevante questo soprattutto
nei casi di matrimoni misti), agli
interrogativi che suscita il loro
corpo e quello degli altri, senza
avere paura, con sincerità, insomma con una verità accessibile ai ragazzi. In questo modo
la Scuola Domenicale si può
strutturare come uno spazio di
libertà oltre che di apprendimento.
Uno spazio in cui tutti possano crescere e muoversi secondo
il ritmo loro più consono. Abbiamo anche auspicato la organizzazione di momenti in cui i ragazzi
e le monitrici possano sentirsi
partecipi pienamente della vita
della chiesa spezzando la settorialità in cui viviamo come comunità. La prima occasione può
essere il pranzo comunitario di
domenica 25 novembre. Ci è dispiaciuto di non aver avuto con
noi chi non ha potuto venire a
questo incontro, contiamo però
di farne altri per aumentare la
visibilità della nostra comune
responsabilità.
Giovani al culto e
Riforma
TORRE PELLICE — Il Co
retto si è presentato alla comunità in un culto molto « giovane » sia per la partecipazione di
molti catecumeni (era la terza
domenica del mese!) sia per la
liturgia scorrevole e nuova. La
assemblea è stata invitata a cantare alcuni dei canti che in questi anni il Coretto ha proposto
in svariate occasioni ed anche
questo ha contribuito a dare un
respiro diverso al culto. Infine
la predicazione del prof. Giorgio Girardet ha contribuito' acr
inquadrare teologicamente la ri
fiessione dei giovani. E’ stato
dunque un culto denso e molto
partecipato: è auspicabile che
l’esperimento non rimanga tale,
ma che occasioni come questa
si ripetano frequentemente.
• I gruppi giovanili stanno
preparando una serata che avrà
luogo nel tempio del centro sabato 8 dicembre. Si tratta di
un’azione scenica corredata da
musiche e diapositive dal titolo
«Zwingli e la Riforma a Zurigo », che vuole essere un contributo di informazione e rifiessione nell’anno del 500" anniversario della nascita del riformatore zurighese. I gruppi giovanili del Centro e dei Coppieri,
Coretto e Cadetti si aspettano
una affluenza numerosa da parte della comunità.
• E’ deceduto Roberto Ricca.
La comunità esprime alla famiglia e in particolare a Valter,
la sua simpatia fraterna.^
Nozze di diamante
POMARETTO — Domenica
18 nov. u. s. la comunità presente al culto si è congratulata
con i coniugi Artero Enrico e
Luigia che festeggiano le loro
nozze di diamante. Un augurio
particolare alla moglie che causa la precaria salute non ha potuto essere presente al culto.
Insediato membro
dei Concistoro
FERRERÒ — Calendario delle riunioni quartierali di dicembre: mere. 5: Bessé 19.30; giov.
6: Grangette 15; mere. 12: Pomeifré 15, Massello 19.30; giov.
13: Ferrerò 20.30; mere. 19:
Baissa e Forengo 19.30.
• Domenica 18 novembre nel
corso del culto a Maniglia è stata insediata come membro del
concistoro della comunità di
Perrero-Maniglia la signora Sylvaine Dupont-Baral. La signora
Dupont era stata eletta come
anziano di Maniglia durante la
assemblea di chiesa del 21 ottobre.
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sessualità, la vita interna della
chiesa, il lavoro. Per approfondire i vari temi del dibattito, il
Concistoro è stato invitato a nominare varie commissioni di studio che preparino durante l’inverno delle Assemblee, a cui
spetterà esprimere quello che è
il pensiero della comunità. Chi
fosse interessato a far parte di
qualche commissione, è pregato
di farlo sapere al Concistoro.
’itinerari paolini” ad
Angrogna
ANGROGNA — Il pastore
Cadier ha trascorso con noi una
giornata molto intensa in mezzo ai catecumeni e in una riuscita serata al Serre dove ha
presentato gli ’itinerari paolinici’ anche di fronte ai partecipanti al prossimo viaggio biblico e
culturale in Turchia previsto per
l’ottobre 1985.
• Domenica 25 è stato presentato al Signore e alla comunità
raccolta nel culto il piccolo Marco Rivoira. Alla madre e a tutti
i familiari rinnoviamo l’augurio
di saper guidare il piccolo Marco
sulla via della verità evangelica.
• Nelle riunioni del Baussan
(3.12) e ai Jourdan (4.12) il cassiere e il pastore presenteranno
un programma realizzato dalla
commissione finanziaria della
nostra comunità. Oltre a dare
uno sguardo generale su tutta
l’opera in Italia ci vogliamo addentrare anche nei problemi specifici locali. Queste riunioni sono state richieste dall’assemblea
di chiesa.
« Plavan Corrado, di anni 61,
originario della Costa di Angrogna, residente a Cortaillod (CH)
è deceduto domenica 18.11. Da
poco in pensione aveva espresso
l’intenzione di rientrare nelle
Valli natie. Nella solidarietà cristiana siamo vicini ai familiari
colpiti.
Animazione biblica
VILLAR PEROSA — In di
cembre l’Unione femminile dell’Inverso non avrà il suo incontro alle Chianaviere. Le sorelle
sono invitate a partecipare al
corso di animazione biblica che
si terrà a Villar Perosa sabato
1 e domenica 2 dicembre ed al
pomeriggio comunitario in programma per domenica 16 dicembre.
Assemblea
dopo il Sinodo
S. GERMANO — Domenica
14 novembre si è tenuta l’Assemblea di apertura dell’anno
ecclesiastico. Prendendo lo spunto dalla relazione dei delegati
alla Conferenza Distrettuale ed
al Sinodo, nell’Assemblea si è deciso di affrontare i diversi temi
che sono stati proposti all’attenzione delle chiese: la pace, la
Il Concistoro
sotto esame
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Molto positiva la controrelazione che la Commissione d’Esame sull’operato del Concistoro ha presentato all’Assemblea
di chiesa nella sua riunione di
sabato sera, sotto la presidenza
di Livio Gobello.
Un esposto preparato con serietà ed impegno, una stimolante analisi critica dei vari problemi che gravano sulla comunità, e che sono poi i problemi
di tutte le nostre chiese: Scuole
Domenicali, catechismi, frequenza ai culti, crisi nei rapporti fra
la chiesa ed i giovani.
Ampio spazio della serata è
stato dedicato alla proposta di
inserire nel programma dei vari corsi di catechismo una partecipazione mensile al culto domenicale onde « trarre dal sermone e dalla liturgia utili spunti di approfondimento e di formazione da utilizzare nei corsi
stessi ». Alcuni hamio considerato positiva e valida la proposta, altri invece non si sono trovati d’accordo sulla partecipazione coatta dei catecumeni al
culto, ed una voce, paradossalmente dissenziente, ha espresso
una critica dubitativa non solo
sulla validità del culto, ma sulla validità della liturgia tradizionale che sarebbe — secondo
l’interlocutrice — un freno alla
presenza di molti giovani.
Per quanto concerne le riunioni quartierali, un’attività molto importante, è stato richiesto
che vengano fatte ad intervalli
regolari e, poiché non si può
pretendere che sia sempre il pastore a condurle, essendo esse
molto numerose, è stata fatta la
.ij proposta di coinvolgere i vari
gruppi operanti nella comunità.
Altro importante problema, la
differenza di considerazione tra
catechismo e scuola domenicale
perché molti genitori fanno come se il catechismo fosse «valorizzato» dalla confermazione e
la scuola domenicale no! Per
sensibilizzare in proposito i genitori è stata decisa una speciale
Assemblea con questo preciso
argomento all’ordine del giorno.
Dopo altri interventi sulle finanze, sulla necessità di un corso di studio biblico, sul « progetto giovani », l’Assemblea ha
deciso di rimettere le varie proposte allo studio del concistoro
ed ha eletto quali membri della
Commissione d’Esame per il
prossimo anno: Paolo Varese,
Marco Pasque! e Margherita
Jalla.
• Domenica prossima 2 dicembre, nei locali del presbiterio alle ore 14.30 avrà luogo un
Mini Bazar Natalizio, organizzato dall’Unione Femminile. Venite numerosi, troverete dei magnifici regali ed aiuterete anche
la vostra chiesa.
• Il gruppo Egei continua la riflessione sul tema dell’etica protestante a partire dal rapporto
ubbidienza/trasgressione.
E’ risaputo che nella tradizione
protestante è sempre stato sottolineato con maggiore enfasi il
termine ubbidienza, mentre non
si è affermata una riflessione sulla necessità della disubbidienza,
così come emerge invece nella riflessione sulla pace.
La riflessione continua al venerdì ed è aperta a tutti gli interessati: ore 21 al Presbiterio.
Proposta giornata
comunitaria
S. SECONDO — Le attività
ecclesiastiche sono in pieno svolgimento.
• Il pastore Bertolino e sua
moglie hanno quasi completato
il giro di visite per conoscere le
famiglie della comunità.
• Si è concluso il primo giro
di riunioni nei quartieri, ove alla luce della Parola di Dio stiamo esaminando il tema « La libertà ».
• Al « centro » lo studio biblico quindicinale — sull’Evangelo
di Luca — è ben avviato.
• I corsi di catechismo sono
avviati e anche quest’anno il
Concistoro ha offerto a ogni
catecumeno di primo anno una
copia della Bibbia.
• Ogni domenica mattina una
sessantina di ragazzi e ragazze
frequenta con gioia la scuola domenicale.
• La corale continua a ritrovarsi ogni martedì sera.
« La casa del nostro cassiere
Giulio Griglio è stata allietata
dalla nascita di Luca.
E’ giunto un altro Luca per allietare la famiglia Priotto-Romano. Per tutti questi doni che
il Signore ci offre nella sua infinita bontà noi Lo ringraziamo.
• Domenica 9 dicembre l’Unione giovanile organizza una
« giornata comunitaria ». Dopo il
culto vi sarà una semplice agape fraterna poi si trascorrerà
assieme qualche ora per fraternizzare. Per motivi organizzativi chiediamo a quanti vorranno
partecipare di comunicarlo al
pastore o agli anziani.
Bazar per l’Asilo di
San Germano
PINEROLO — L’Unione femminile invita tutti gli amici di
Pinerolo e delle valli al bazar
dell’8 dicembre alle ore 15 per
contribuire ad una buona riuscita (l’incasso sarà devoluto in
massima parte all’Asilo di San
Germano) e per trascorrere al
cuni momenti in comunione fraterna.
• Auguri per una vita benedetta dal Signore ai giovani sposi Loretta Cardon e Daniele Rostaing.
• Un vivo ringraziamento da
parte di tutta la comunità a
Luigi Bertalot per il suo fedele
servizio nel concistoro ed un augurio a Gianni Pons che lo sostituisce.
Animazione teatrale
VILLASECCA — Una serata
ed un pomeriggio comunitari
ben riusciti sono stati offerti alla nostra comunità da parte
della filodrammatica che ha recitato una farsa. Mentre ringraziamo gli « attori » auguriamo
un buon proseguimento di un
lavoro molto apprezzato da
tutti.
Famiglie nel dolore
PRAROSTINO — Lunedi 5
novembre abbiamo celebrato il
funerale del piccolo Filiberto di
Gloria Rostain e Giorgio Toia,
deceduto improvvisamente dopo appena 68 giorni di vita. Ai
genitori affranti dal dolore esprimiamo la nostra simpatia cristiana, come pure alle famiglie
Reynaud delle Buffe e Genre di
San Secondo, colpite da lutti recenti.
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedi
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Sabato 1“ dicembre
n CORSO DI ANIMAZIONE
BIBLICA FFEVM
VILLAR PEROSA — Il corso di animazione biblica per i gruppi di attività
femminili del r Distretto si terrà il
1-2 dicembre 1984 presso il Convitto
Valdese di Villar Perosa.
I pastori Yan Redalié e Erika Tomassone ci guideranno durante questo
corso, basandosi sul tema di fondo
della Liturgia della Giornata Mondiale
■ di Preghiera '85: « Pace attraverso la
preghiera e l'azione ».
I lavori iniziano sabato 1“ dicembre
alle ore 14.30 e terminano domenica 2
dicembre alle ore 18. E' importante
partecipare a tutto il corso.
Quota L. 10.000 (compreso cena, pernottamento al Convitto, colazione, pranzo).
Domenica 2 dicembre
□ INCONTRO SCUOLA
LATINA
Il gruppo Amici della Scuola Latina
di Pomaretto, con la collaborazione degli allievi della scuola, organizza, per
il pomeriggio, un trattenimento familiare al quale tutti sono cordialmente
invitati: genitori, parenti, amici. Ci ritroveremo alle ore 14.30 presso il Teatro del Convitto Valdese di Pomaretto.
Sabato 8 dicembre
□ DIPARTIMENTO
DIACONALE
TORRE PELLICE — Alle ore 15 presso la Foresteria valdese ha luogo il
corso di formazione per operatori del
settore « minori ». Tema della giornata: « La vita in comunità ».
Domenica 9 dicembre
□ DIPARTIMENTO
DIACONALE
TORRE PELLICE — Alle ore 15.30
presso la Foresteria valdese ha luogo
il corso di formazione per operatori del
settore « minori ». Tema della giornata:
« La vita in comunità ».
5
30 novembre 1984
vita delle (Mese 5
/'i
2 DICEMBRE - DOMENICA DEI PREDICATORI LOCALI
AGAPE - CAMPO INVERNALE 26.12-2.1
Possibilità per i laici
Il mondo recluso
Domenica 2 dicembre è la giornata del predicatore locale. In
questa prospettiva rivolgiamo alcune domande a Laura Leone,
prédicatrice della Chiesa valdese di Torino e sovrintendente del IV
Circuito Piemonte Val d’Aosta.
— Perché i predicatori locali?
— Il ruolo del predicatore locale nella nostra chiesa rappresenta una concreta applicazione
del sacerdozio universale di tutti i credenti ed un importante
mezzo di evangelizzazione. Mi
spiego: mentre l’ambito del pastore è l’ambiente ecclesiastico
o inerente ad esso, il predicatore
locale ha la possibilità di portare la Parola anche in ambienti
diversi, cioè nei luoghi dove normalmente svolge il proprio lavoro: uffici, scuole, fabbriche
ecc. Personalmente mi sono trovata molte volte a leggere e
spiegare la Bibbia — e spiegare il significato dei principio del
sacerdozio di tutti i credenti —
neH’ufficio dove lavoro. Quando
il pastore annunzia l’Kvangelo fa
un discorso che in un certo senso
è scontato; ma quando un laico, per di più donna, porta il
medesimo messaggio è ascoltato, senza dubbio con curiosità,
ma è ascoltato, provoca interrogazioni e vari interventi in persone che sono in ricerca ma sono critici nei confronti degli ambienti « ecclesiastici ».
molte volte i problemi sono visti e affrontati in maniera più
reale da come potrebbero affrontarli i pastori) e evangelizzazione esterna, perché il campo dove il predicatore locale agisce è più ampio e con più interlocutori.
ranti (di Aosta, Ivrea, Chivasso)
con una riunione mensile tenuta a turno dai pastori di Torino,
che introducono la materia e
aiutano nello studio del libro
che sarà oggetto dell’esame. Gli
esami normalmente si svolgono
due volte all’anno; una sessione
in primavera a Torino e una all’inizio del Sinodo a Torre Pellice.
— Quali prospettive e speran
Questa è stata ultimamente la
mia esperienza fuori dall’ambito deile chiese. Un’esperienza positiva se ha indotto delie persone a frequentare, con motivazioni diverse, ma con molto interesse, i « Corsi di formazione
adulti » che si tengono neila
Chiesa di Torino.
Inoltre la predicazione iaica
nelle nostre chiese è risultata
negli uitimi anni molto importante anche per ia natura del
protestantesimo italiano che è
estremamente disperso e con
piccoli gruppi di credenti. E’
proprio in queste situazioni che
il predicatore iocale è chiamato
a portare l’annunzio deli’Evangeld e a dare il suo contributo
per permettere a tante piccole
comunità di continuare a vivere come comunità evangeliche.
In altre parole, il predicatore
locale può e deve avere due obiettivi: evangelizzazione interna
alle nostre chiese (come laici
— Come ti sei preparata per
diventare prédicatrice locale?
— Sono diventata prédicatrice
locaie seguendo il Corso di Diploma della Facoltà di teologia con
gli esami supplementari di omiletica. Le difficoità sono state
molte, soprattutto perché durante gli studi non avevo nessuno
o quasi che mi chiarisse dubbi,
mi spiegasse tematiche particoiarmente difficili o affrontate per
la prima volta. Non sempre i
pastori potevano fare gli insegnanti soprattutto per mancanza
di tempo. Molto utili sono gli incontri fra pastori e predicatori
laici che si svoigono nel nostro
circuito in cui si dibattono i problemi delia predicazione, si discutono libri scelti in precedenza
che offrono aiuto e stimolo per
la predicazione. Anche la preparazione in comune di un sermone con il contributo di tutti è di
grande arricchimento per ognuno dei partecipanti.
— Questa tuttavia non è la sola strada per diventare predicatori.
— La predicazione è il centro
della vita delle nostre chiese.
Bisognerebbe quindi stimolare il
dono della predicazione tra le
sorelle e i fratelli delle nostre comunità e metterlo al servizio
delle medesime. Lo stimolo può
venire da corsi per predicatori
locali meglio articolati. Sottopongo questo problema alla Commissione Permanente Studi, ma
è anche compito delle comunità,
e dei pastori seguire i futuri
predicatori e aiutarli a superare
difficoltà non sempre trascurabili relative allo studio e alla vocazione.
a cura di F. Giampiccoli
— Certamente. La strada normale consiste nel seguire il corso
predisposto dalla Commissione
Permanente Studi che prevede
una decina di esami suile materie fondamentali della teologia
ad un livelio accessibile a molti
fratelli e sorelle. E’ lungo questa via che si stanno preparando gli aspiranti predicatori locali nel nostro circuito.
Accanto a 7 predicatori locali
in attività a Torino, uno ad Aosta, uno ad Ivrea, attualmente
abbiamo un corso per aspiranti
predicatori locali che si tiene a
Ivrea, ed è frequentato da otto
persone che sono praticamente
alla conclusione dei loro esami.
Il IV circuito segue questi aspi
ASSEMBLEA DEL VII CIRCUITO TRIVENETO
La solitudine dei
predicatori locali
« Lo straniero dentro le nostre
porte » è stata la tematica sulla
quale ha lungamente discusso
l’Assemblea del VII Circuito, tenutasi a Padova il 18 novembre
scorso. E' stato un problema sentito, la cui discussione ha portato alla constatazione che le Comunità non sono sufficientemente preparate sull’argomento. Il
problema è infatti multiforme:
straniero non è solo quello che
entra in Italia clandestinamente,
che viene sfruttato, che riceve
salari molto bassi e non ha alcuna tutela legale, ma anche quello
che arriva in Italia, passando regolarmente la frontiera, per effettuare studi, ricerche o svolgere una professione. Il dibattito
ha portato a una indicazione di
carattere generale: come comunità non riteniamo nessun fratello o prossimo uno straniero.
Al termine della discussione, l’Assemblea ha dato mandato al
Consiglio di. prendere gli opportuni accordi con i pastori di
Trieste per organizzare in quella
città una manifestazione relativa
al problema.
Altro problema che ha tenuto
occupata buona parte della giornata è stato quello che riguarda
i predicatori locali. E’ stata rilevata l’esigenza che pastori e comunità forniscano degli aiuti a
coloro che intendono iniziare
questa attività e che spesso vengono lasciati soli nella loro preparazione. Così, dopo aver constatato alcune carenze della Commissione Permanente Studi e che
occorre trovare degli strumenti
semplici, l’Assemblea ha votato
un ordine del giorno nel quale
auspica una maggiore presenza
della Commissione a livello regionale e che quest’ultima sia articolata almeno a livello distrettuale.
L’Assemblea si è poi occupata
della sistemazione del campo di
lavoro, che nel VII Circuito è un
po’ critica: le Comunità di Padova e Vicenza vengono curate dal
pastore di Cremona e Piacenza;
al pastore di Gorizia e Udine è
stata affidata anche la cura della
Comunità di Tramonti di Sopra.
Il caso Italia resta al centro
della nostra analisi e della nostra ricerca ; intendiamo però
ampliare l’orizzonte verso due
altre realtà internazionali, la
Francia e l’Ungheria, che ci permettano di mettere a fuoco la
specificità della società italiai^
— e non solo quella carceraria
— nei suoi diversi e contraddittori aspetti. La « nuova cultura »
prodotta in carcere pone a chi
vive fuori una serie di interrogativi e di riflessioni che toccano direttamente lo sviluppo sociale e le forme di democrazia,
di libertà, l’esercizio della giu
’ stizia. Al tempo stesso le chiese si trovano al centro di una
domanda specifica: il carcere le
interroga rispetto ai contenuti
dell’annuncio cristiano. Che cosa significa perdono, riconciliazione, pentimento, giudizio, risarcimento...? Nel disorientamento generale e nella mancanza di interlocutori le chiese assumono un ruolo inaspettato.
In questa prospettiva appena
tracciata, entreremo nel merito
di alcuni problemi specifici:
— due casi significativi in Eu
ropa di sistema carcerario e
loro implicazioni con la situazione politica: Francia ed
Ungheria;
— il caso Italia: la situazione
carceraria dei detenuti comuni;
— il carcere femminile;
— il carcere minorile;
— carcere e tossicodipendenza;
— manicomio giudiziario;
— quale politica carceraria?
— la situazione attuale nei processi per terrorismo (leggi di
emergenza, dissociazione e
amnistia) ;
— un tentativo nuovo; il carcere aperto ;
— il ruolo delle chiese;
—• riflessione teologica su alcuni concetti fondamentali.
I vari problemi saranno affrontati in cinque giornate di
lavoro. Il campo è quest’anno
allungato di un giorno in modo
da permettere, oltre alle ore libere di ogni giorno, un’intera
giornata sulla neve.
Le iscrizioni sono in corso ;
affrettarsi, scrivendo o telefonando a; Segreteria di Agape,
10060 Frali (TO), tei. 0121/841514.
CORRISPONDENZE
Omegna: contro il nucleare
Nel quadro delle attività di
pubblica testimonianza della
Chiesa Metodista di Omegna,
nel suo Centro Evangelico d’incontro recentemente inaugurato
(il 27.10.’84) si è tenuta nel pomeriggio di sabato 17 novembre,
promossa ed organizzata da questa comunità, una tavola rotonda sul tema : « Denuclearizzazione : un’utopia? ». Sono stati relatori; l’avv. Riccardo Greppi di
Vercelli, il coordinatore dei Comitati del Piemonte per la pace,
Giuseppe Reburdo, e il pastore
Luciano Deodato della Commissione battista, metodista e valdese per la pace. Moderatore deirincontro è stato il prof. Gianni Desanti della scuola media
sperimentale statale di Crusinallo. Alla presenza di una cinquantina di persone, in prevalenza non evangelici della città e
dei centri vicini, fra cui numerosi membri del Comitato dell’Altonovarese per la pace ed anche l’on. Maulini, i tre oratori
hanno succintamente espresso le
loro convinzioni e posizioni, tutte naturalmente a favore della
pace, una, però, sostenuta dall’avv. Greppi, non per il disarmo. Infatti, a differenza degli altri due relatori che si sono
espressi concordemente per il
disarmo unilaterale per indurre
anche la parte opposta a fare
altrettanto, il nostro amico di
Vercelli ha prospettato quella
che secondo lui è la necessità
« realistica », anche se moralmente non accettabile, di armar
si per scoraggiare l’eventuale aggressore, nonostante i grossi rischi che comporta la gara agli
armamenti. Le due tesi sono state poi discusse nel dibattito che
ne è seguito, in cui tutti gli intervenuti si sono espressi per il
disarmo come passo necessario
ed urgente per evitare un conflitto o un disastro nucleare che
in questo clima di tensione e di
reciproco sospetto potrebbe accadere anche per un falso allarme. L’incontro si è concluso con
una valutazione positiva da parte di molti che l’hanno espressa. E anche qui desideriamo ringraziare i tre relatori che hanno
contribuito ad approfondire questi temi, stimolando la riflessione e la ricerca dei presenti.
strosi e impressionanti delle
esplosioni atomiche a Hiroshima e Nagasàki nell’agosto 1945.
Poi abbiamo avuto una fraterna e ben nutrita discussione col
pastore Deodato sui problemi
della pace, del disarmo e della
denuclearizzazione nel contesto
della nostra specifica testimonianza all’Evangelo di Gesù Cristo e al suo Regno nel mondo
d’oggi. E qui ringraziamo ancora il pastore Deodato per quanto ci ha dato con la sua presenza e la sua parola. La giornata
infine si è conclusa con l’approvazione di un o.d.g. che abbiamo mandato a vari giornali e
all’Ansa.
Il giorno dopo, domenica 18
novembre, in prosecuzione della
nostra riflessione comunitaria
sui medesimi problemi della pace nel mondo, abbiamo avuto
un incontro delle comunità metodiste di Omegna e Luino ad
Intra, con quest’ultima comunità, nei suoi locali, dove alle ore
11 c’è stato il culto in comune
presieduto dal past. Luciano
Deodato, che ha predicato su
Michea 4; 1-5. Dopo l’agape fraterna, alla quale hanno partecipato 45 persone, abbiamo avuto
un pomeriggio in cui innanzitutto abbiamo visto la proiezione di un TÙdeonastro, dal titolo
« Profezia », sugli effetti disa
Nuova radio
PESCARA — La locale chiesa
metodista organizza una rubrica quindicinale intitolata « Presenza evangelica », trasmessa da
Radio ’G’ di Giulianova. Le trasmissioni sono iniziate il 21 novembre scorso e si svolgono
in diretta.
PARTECIPAZIONI
PERSONALI
Marco è venuto ad allietare la casa
pastorale di Franca e Gianni Genre, a
Torino. Auguri vivissimi e felicitazioni.
ATTIVITÀ’ NEL LAZIO
Pace e verdi EGEI: convegno obiettori
Pina Garufi
Sabato 1 e domenica 2 dicernbre a Chivasso c/o Teatrino Civico : « Verde Pace ed altre storie », convegno dei gruppi di base della zona 39; con seminari
su ecologia, disarmo e lotta all’emarginazione sociale. Momento d’incontro fra i vari movimenti eco/pacifisti e contro la
emarginazione sociale che hanno operato in zona negli ultimi
anni. Interventi di Beppe Reburdo (coord. reg. Comitati Pace),
Giuliano Martinietti (com. piemontese controllo sulle scelte
energetiche), Emilio Delmastro
(pres. pro-natura Torino), Francesco Santanera (coord. sanità
e assistenza Torino).
La Egei organizza a Roma
presso Villa Betania, via Antelao 14, nei giorni 7-8-9 dicembre
un convegno sul tema
ESISTE UN’ALTERNATIVA
AL SERVIZIO MILITARE?
Il programma è il seguente;
Venerdì 7 dicembre
Ore 15.30: Inizio del convegno.
Furio Rutigliano : « Problemi
dell’obiezione di coscienza nel
mondo protestante italiano ».
Sabato 8 dicembre
Ore 9.30 - Giorgio Boatti : « Ck>sa succede neU’esercito italiano
oggi»; ore 15.30: Tavola rotonda con l’intervento di Tonino
Drago del MIR, Eugenio Rivoir
pastore valdese, Marcello Rog
geri dell’Arci, e di un esponente della Caritas su: «Obiezione
di coscienza : chi la fa e perché ».
Domenica 9 dicembre
Ore 9.30 - Edoardo Ronchi,
della Commissione difesa della
Camera : « Servizio Civile : quali
proposte per cambiarlo » ; ore
11 - Michelangelo Chiurchiu, del
CESC : « Ostacoli all’obiezione di
coscienza e lotta per il riconoscimento del diritto di obietta
re ».
Per iscriversi: telefonare al n.
06/3604926 (Andrea Bouchard).
Il centro di Villa Betania offre
la possibilità di consumare i pasti e pernottare. Costo per l’intero incontro 40.000 lire.
6
6 prospettive bibliche
30 novembre 1984
IMMINENTE L’INTERA BIBBIA TRADOTTA IN LINGUA CORRENTE - 3
Il profeta Abdia
Non dovevi anche tu rallegrarti della
[sua sofferenza,
mettere le mani sulle sue ricchezze
nel giorno della sua rovina.
14 Non dovevi appostarti agli incroci
per uccidere quelli che fuggivano.
Non dovevi consegnarli ai nemici
il giorno della loro sconfitta.
La traduzione dei libri profetici ha sempre rappresentato un
impegno considerevole per il traduttore che deve confrontarsi
con un testo carico di significato teologico espresso attraverso un linguaggio altamente poetico.
Il gruppo dei traduttori dei libri profetici ha affrontato questa
realtà e ha cercato di tradurre
il messaggio in modo tale che
il lettore moderno possa comprenderlo così come lo comprendeva il destinatario originario.
Tutto questo è stato fatto restando fedeli al testo originale e alla struttura della lingua italiana. Quale traduttrice del gruppo « Profeti » desidero presentare come saggio del nostro lavoro il libro di Abdia.
volge specificamente all’uomo
« comune » che non va in chiesa.
1 Ecco il messaggio di Abdia contro
[il popolo di Edom,
così come glielo ha rivelato il Signore
[nostro Dio.
IL SIGNORE PUNIRA’ EDOM
Confronto con
altre traduzioni
Per permettere di cogliere meglio le novità del metodo di traduzione usato, è opportuno confrontare la nostra traduzione
con quelle di Diodati e della Riveduta. Naturalmente bisogna
tener presente che queste traduzioni si rivolgono a destinatari
diversi in quanto la TILC si ri
II Signore ha mandato un messaggero
[alle nazioni
e noi abbiamo sentito il suo annuncio:
« Muovetevi! Andiamo a combattere
[contro Edom! ».
2 II Signore dice a Edom:
« lo ti renderò debole,
tutti ti disprezzeranno.
3 II tao orgoglio ti ha ingannato.
Tu abiti in fortezze tra le rocce,
la tua casa domina dall’alto;
per questo tu dici dentro di te:
"Chi potrà abbattermi?”.
4 Anche se costruirai la tua casa in
come un nido d’aquila, [alto
o la porrai tra le stelle,
io ti butterò giù.
5 Quando di notte vengono i ladri,
prendono solo quel che vogliono.
Quando ì vendemmiatori raccolgono i
ne lasciano sempre qualcuno, [grappoli
Tu invece sarai completamente distrut
[to.
6 Discendenti di Esaù
voi e i vostri tesori nascosti siete sta
7 Tutti ì tuoi alleati [ti scoperti!
ti cacciano dal tuo territorio.
Quelli che vivevano in pace con te
ti hanno ingannato;
quelli che hanno mangiato il tuo pane
ti hanno teso una trappola.
Essi dicono; ’’Dov’è la sua astuzia?”.
8 Nel giorno in cui punirò Edom
— dice il Signore —
io annienterò i suoi sapienti,
e la saggezza sarà cancellata dalla sua
[terra.
9 Gli uomini valorosi della città di
saranno spaventati, [Teman
ogni soldato di Edom
sarà ucciso.
I MOTIVI DELLA
PUNIZIONE DI EDOM
10 Sarai ricoperto di vergogna e fini
[to per sempre,
perché hai agito con violenza contro i
[tuoi fratelli,
i discendenti di Giacobbe.
11 Tu stavi in disparte in quel giorno,
quando gli stranieri entrarono dalle por
[te di Gerusalemme.
Ouando i nemici portarono via le sue
e se le giocarono ai dadi, [ricchezze
anzi ti sei comportato come uno di
[loro.
12 Non dovevi godere della sfortuna
dei tuoi fratelli, discendenti di Giuda,
non dovevi gioire nel giorno della loro
[rovina;
non dovevi ridere nel giorno della lo[ro angoscia.
13 Non dovevi entrare nella città del
nel giorno della sventura, [mio popolo
Nel V. 1 la D(iodati) e la R(iveduta) traducono « visione di
Abdia ». La T(ILC) ha esplicitato chi manda la « visione », e la
natura della stessa, evitando tale termine e il suo significato
negativo. La T spiega così anche il ruolo di Abdia nell’azione
di Dio. Come la D, anche la T
esplicita chi pronuncia queste
parole cioè il messaggero. In fine di versetto la T ha anticipato la seconda parte per precisare il rapporto causa-effetto. Il
testo ebraico « contro a lei »
(D) è stato reso dalla R e dalla
T con «Edom», in quanto «lei»,
ossia la capitale, rappresenta
l’intero Paese.
Nei V. 2 al posto del passivo
ebraico « sprezzato » (D-R), la
T traduce con una frase attiva,
più incisiva.
Nel V. 3 la D e la R traducono: « fessure/spaccature tra le
rocce ». Si descrive qui la natura geografica di Edom, una regione inaccessibile e rocciosa,
ricca di grotte facilmente difendibili. Per trasmettere questa
realtà la T traduce: « fortezze tra
le rocce », sottolineando l’inaccessibilità e la sicurezza derivante da questa.
Nel V. 6 la D e la R hanno
« Esaù », ma evidentemente il
testo si riferisce agli Edomiti,
discendenti di Esaù. La T lo
esplicita nel testo, aggiungendo
una nota che spiega la discendenza.
Nel V. 8 per evitare ambiguità,
la T come la R cambiano la frase da interrogativa a positiva, e
chiarisce che il « giorno » è il
giorno del castigo e non altri,
come il contesto indica.
Nel V. 9 la T esplicita che Teman è una città, e sostituisce
« monte di Esaù » con « Edom »,
termine comprensivo di quest’ultimo.
Nel V. 10, come nel v. 6, la T
mette « discendenti » e spiega
in una nota la discendenza degli
Israeliti da Giacobbe.
Nel V. 11 la T specifica che le
« porte » sono di Gerusalemme.
Nel V. 12 il « Non allargar la
bocca » (D) dell’ebraico è reso
dalla T con « Non dovevi ridere », che recupera la descrizione fisica, mentre la R traduce:
« Non parlare con tanta arroganza ».
Continuità
e aggiornamento
Come abbiamo visto in questa
breve analisi, la T ha ripreso in
alcuni casi soluzioni già avanzate dalla D e dalla R. Questo
indica che la T vuole porsi sulla
scia delle altre traduzioni adoperando i risultati della ricerca
scientifica più aggiornata nel
campo linguistico ed esegetico.
Il nostro impegno di traduttori è comunque sempre stato inteso al servizio della missione
di tutti i credenti: portare il
messaggio evangelico di salvezza a tutti gli uomini.
Mara La Posta
INCONTRI - 1
Luca 19: 1-10
Quanta gente incontriamo ogni giorno?
Se ci soffermiamo a piensarci, quotidianamente, per tutta la vita noi incontriamo
megho, sfioriamo centinaia, migliaia di
persone; abbiamo una conoscenza —
ma quanto superficiale — di vicini di
amici?), dì compagni e
colleghe di lavoro...
Gli incontri veri, però, sono abbastanza
rari. Eppure’ come ha scritto il pensatore ebraico Martin Buber, « ogni vera vita e incontro ». Incontro che può essere
1 a-tu-per-tu di un colloquio, di un tratto
di vita, di lavoro insieme, ma anche rincontro con l’altrui vita in un’opera poetica, letteraria, o di pensiero.
a cura di Gino Conte
^ incontro con l’altro è parte costitutiva della nostra vita. Gesù è stato uomo
d incontri continui, veri, dei tipi più vari. Per alcune settimane, considereremo alcuni di questi incontri, nei quali uomini e donne hanno, in realtà, incontrato Dio,
Dio con _ noi, fra noi, per noi. Lo spunto di questi articoli è dato da una raccolta di
tracce di studio biblico, di A. Steiner e V. Weymann, « Rencontres de Jésus », pubblicata nel 1978 a cura di Evangile et Culture e del Centre romand de formation
permanente.
tro dell’universo, la quintessenza della
verità... Affettivamente e pedagogicamente, gli incontri sono una costante matrice di vita.
L inconti’o avvicina e forma
Non possilo né dobbiamo bastare a
noi stessi Abbiamo bisogno di partners
con 1 quali condividere, in qualche misur3’ 1 esistenza. Abbiamo bisogno di altri
che c; appczzino, che ci aiutino a trarre da noi il nrieglio di cui siamo capaci
e anche che si oppongano a noi, che ci'
orzino a uscire da noi stessi, a esprimerci e — non ultimo! — a non prenderci
troppe sul serio. Non s: dice forse, e
tenera infanzia
• t^^telli sono spesso, in un certo
senso, 1 nostri migliori educatori, perché
con affetto, certo, ci conoscono a nudo’
e con allegria ci smitizzano e ridimensionano, facendoci d’altra parte sentire i
partnerS’ appunto, di un rapporto vero e
caldo, di una fraternità di vita?
L’incontro vero avvicina. Ma è incontro solo se non annulla la mia personali^^^tra parte annulla quella del1 altro. Ogni vero incontro implica pure
che sia mantenuta una certa distanza, o
cornunque una differenziazione. In un vero incontro non si è tutt’uno, ma due insi^C’ SI dà e si riceve, si riceve e si dà.
Ciò che siamo, lo siamo diventati gra^ incontri, dei tipi più vari
che abbiamo fatto e alcuni dei quali —
come SI dice — ci hanno « segnato per la
vita », nel bene e nel male. Un compagno,
un amica un insegnante — e naturalmente i genitori, non tanto nella continuità
della convivenza, ma nei momenti d’incontro con loro — ma anche un autore
un libro, un’idea... Lo sappiamo, questi incontr: possono aprirci, farci sbocciare e
avanzare, possono anche creare in noi
inquietudine, disorientamento, possono
paralizzarci e schiacciarci. Ogni incontro
anche un rischio.
Ma luomo, la donna ripiegati su se stessi muoiono; nel senso più profondo e più
ampio « non è bene che l’uomo, che la
creatura umana sia sola ». Ha bisogno
dell altro, di altri per esprimersi e fiorire e dare, e anche per essere ridimensionato nel suo istintivo fare di sé il cen
Gesù, uomo dell’incontro
umana. Per questo è così importante, e
affascinante rivivere questi incontri attestati nei documenti evangelici e in essi
vivere i nostri incontri, il nostro incontro con lui, Gesù.
Gesù è stato uomo d’incontri continui,
anche se in un suo modo e senso assai
particolare; vale la pena, leggendo gli
evangeli, osservare questi incontri, e lasciarcene interpellare. Possiamo fare, anzitutto, alcune osservazioni generali:
1) Nel senso più profondo, Gesù porta se stesso, impegna se stesso in ogni
incontro, « si dà »: ben prima di lasciarsi arrestare e ammazzare per amore degli altri, di noi, Gesù ha vissuto tutta la
sua vita — il suo tempo, la sua riflessione, i suoi rapporti, il suo culto — in quest’ottica del «darsi affinché altri ne viva ». Più ancora: vivissimo, personalissimo, è stato però essenzialmente trasparente al Padre che in lui incontra l’altro;
nel suo darsi, il Padre si dà a noi.
2) Sono però sempre incontri veri,
umani, in cui il partner non è un burattino mosso dai fili di una Sovrapotenza,
ma è prese sul serio, anche se non troppo sul serio; sono incontri nei quali l’altro è sollecitato a portare e impegnare
tutto se stesso, le sue vere questioni; incontri in cui l’altro non è ’’pilotato”, manipolato da un cervellone abilissimo:
tanto è vero che all’incontro, specie
quando si fa stringente e impegnativo, ci
si può sottrarre, lo si può eludere, può
fallire e risolversi in un incontro mancato: quanti sono stati, e sono, gli incontri
mancati ccn Gesù?
3) Come ogni vero incontro, questi
non sono ’’neutri”, statici, indolori e
non-gioiosi: in questi incontri qualcosa
accade, dopo non si è più come prima,
come se niente fosse stato; si sono toccate questioni vitali, almeno per un attimo la vita è messa a nudo e, per il si
o per il nc, niente, dopo, è come prima;
resta in loro — in noi — l’eco e la conseguenza di quel sì o di quel no detti,
magari senza parole, a Gesù.
4) Ciò che in essi colpisce, è che non
seno mai superficiali, affrontano le questioni vitali, fondamentali dell’esistenza
Quel giorno, a Gerico...
Cominciamo con il noto — troppo? lo è
pei davvero? — incontro fra Gesù e
Zaccheo, il capo pubblicano di Gerico: è
un incontro gioiosamente liberatore.
Siamo a Gerico, una cittadina vicina
a un guado del Giordano, all’inizio della
salita per Gerusalemme; nodo stradale
di primaria importanza, passaggio obbligato fra Cisgiordania e Transgiordania,
era un centro doganale importante. I romani non prelevavano imposte dirette
(ILOR, IRPEF ecc.), ma tasse doganali
di entrata e uscita, un po’ come i nostri
pedaggi autostradali. Avevano ideato un
metodo efficace, capillare: le autorità romane fissavano la somma globale che
una regione, una località doveva versare
annualmente e affidavano la riscossione,
in appalto, a personale indigeno, che a
sua volta aumentava, e molto, le tasse
per trarne il proprio prefitto. Gerico era
appunto un centro importante, fortemente tassato; c’era tutta una burocrazia di
’’pubblicani”, e Zaccheo ne era a capo;
rispettato da colleghi e superiori per la
sua abilità, temuto e odiato dai concittadini che le consideravano, giustamente,
un traditore politico, un parassita esosamente sfruttatore sul piano economico,
e religiosamente un rinnegato, un impuro per il suo commercio continue con i
pagani. Ha ricchezza, influenza, potere,
sia pure al servizio collaborazionistico
dell’occupante; ma è difficile essere più
spregevole e spregiato: è un prostituto,
un tipo da « questione morale » all’ennesima potenza.
va ignaro ad appollaiarsi su un sicomoro, sul percorso di transito. E’ il tipico
’’curioso”, lo spettatore disimpegnate.
Ma Gesù le vede: lo incontra, lo interpella. Davanti a tutti gli parla, con una
autorità in cui non c’è violenza né prepotenza ma amore: vuole essere suo ospite (e, data la situazione, chi fa il favore è Gesù, non Zaccheo!), lo tratta
pubblicamente da amico. Queste piccolo
spregevole Quisling di provincia, questo
Gelli in 32", questo pezzetto da novanta
locale, cui tutt’al più baciano servilmente le mani, ma che potrebbe anche finire
in qualche viuzza oscura sgozzato dal pugnale vendicatore di uno zelota — lui,
Zaccheo, in faccia a tutti, passa davanti
a tutti: fra tutti, è a lui che Gesù parla,
è lui che Gesù incontra.
Il cancan che ne segue fra la brava
gente lo possiamo immaginare; è quello
che leveremmo, che forse leviamo. C’è,
dilagante e profondo, un « mormorio » di
rivolta per un’ingiustizia inaccettabile,
una ’’gaffe” incomprensibile: così è sentita criticamente — e come potrebbe essere altrimenti? — la visita e l’autoinvito di Gesù in casa di Zaccheo.
Nulla è come prima
Una cittadina sossopra
La sua giornata era cominciata con un
moto di curiosità; l’ometto Zaccheo si
vuol godere (tanto, lui non ’’timbra” a
orario) il fatto di cronaca del clamoroso
passaggio del rabbi Gesù per la città, e
Gesù non gli chiede niente, e non gli
fa la morale. Non pone condizioni preventive. Secondo la legge e il costume ebraici, Zaccheo avrebbe potuto fare già prima, subito, quello che ha fatto poi: rimborsare le somme estorte o « rubate » -f
il 20%, e ottenere così la sua purificazione e riabilitazione. Farà molto di più,
ma DOPO. Gesù non gli muove un solo
rimprovero, non gli legge la vita, non gli
dà virtuosi consigli e non gli pone condizioni: senza tante parole, con un gesto
pubblicamente clamoroso gli attesta la
sua amicizia, e in essa l’amicizia di Dio.
Amicizie certo esigenti, come Zaccheo
avverte spontaneamente.
Cosi Zaccheo non rattoppa il passato:
Zaccheo cambia. Il passato non è dimenticato, anzi!; ma d’ora in poi, dall’incontro con Gesù, e con Dio, gli si apre la
possibilità di utilizzare la sua vita professionale e sociale non più in modo
egoistico, idolatrico, ma positivo; facendo del bene agli altri, operando il bene
fra gli altri e per gli altri, vivendo la
giustizia di Dio di cui ha intuito il segreto: ne vive e la vive.
Incontro definitivo? Non sappiamo. Zaccheo sparisce dai documenti evangelici.
Incontro comunque decisivo, in quell’ora,
gioiosamente decisivo: Zaccheo ci rimette
un sacco di soldi (quelli per cui è vissuto e si è venduto) e, cosa forse anche più
grave, la sua reputazione di « uomo di
rispetto », di capo mafioso e... non sta in
sé dall’esultanza!
Incontro liberatore, quello con Gesù.
Lo è stato, lo è per noi? e ne esultiamo?
i) V
'.m
Gino Conte
7
fi
30 novembre 1984
otí^tívoap^ 7
NELL’ANNO DEL V CENTENARIO DELLA NASCITA
ZWtNGLI, UN RIFORMATORE DIVERSO
Schiacciato tra le figure di Lutero, iniziatore della Riforma, e di Calvino, il suo diffusore, Zwingli resta una
figura ignorata anche e forse soprattutto per la sua sconcertante diversità teologica, spirituale, culturale e politica
In occasione del 500° anniversario della nascita
di Ulrico Zwingli il prof. Paolo Ricca, docente di
storia del cristianesimo alla Facoltà valdese di
teologia ha presentato in diverse città la teologia
del riformatore zurighese. Dopo aver presentato
a suo tempo la figura di Zwiugli in una pagina
preparata per l’Eco-Luce dal pastore Ermanno
Genre (n. 12/23.3.84) riteniamo importante confrontarci con la sua teologia. Lo facciamo attraverso una trascrizione, non rivista dall’autore, delle parti salienti della conferenza tenuta da Paolo
Ricca a Torino il 26 ottobre.
Dire « riformatore diverso »
significa mettersi nell’ottica di
una Riforma fatta « in équipe »
da più membri , secondo progetti non sempre concordanti.
In questa pluralità della Riforma — non sempre apprezzata,
anzi spesso stemperata — Zwingli appare portatore di una diversità teologica — ma anche
spirituale, culturale, politica —
piuttosto ignorata e negletta.
Zwingli stesso è un riformatore
negletto e ignorato perché schiacciato tra le figure di Lutero, iniziatore della Riforma e suo rappresentante per antonomasia, e
di Calvino, in un certo senso discepolo di Zwingli che ha avuto, rispetto a lui, la ventura di
vivere più a lungo e di avere un
raggio d’azione enormemente più
vasto diventando quindi il rappresentante del ramo riformato, non luterano, della Riforma.
Ma forse Zwingli è praticamente
sconosciuto e volentieri ignorato
proprio per la sua diversità scomoda. E allora vale la pena di
lasciarsi interrogare da questa
diversità che può essere riconosciuta ed espressa a quattro livelli: il rapporto tra umanesimo
e Riforma; l’idea di Dio; la comprensione della fede; la concezione della chiesa.
Umanesimo e Riforma
Il rapporto tra umanesimo e
Riforma è stato la grande antitesi del XVI secolo.
Lutero e Erasmo, che impersonavano questa antitesi, rappresentano due visuali del mondo,
dell’uomo e della storia e si incontrano in un conflitto che non
è solo letterario, bensì un conflitto di fedi e di opzioni culturali e umane. In questa situazione Zwingli rappresenta una
posizione diversa e originale: da
un lato egli tiene saldi i principi costitutivi della fede riformata e dall’altro non vuole rinunciare a quello che di valido
riconosce esser presente nell’umanesimo. Zwingli è quindi un
enigma: l’enigma di come egli
sia riuscito a mettere insieme
questi due mondi, il mondo umanista e il mondo riformato.
Nel corso dei colloqui di Marburgo, in cui Zwingli e Lutero
discussero il significato della
Santa Cena, Zwingli pronunciò
una predica sulla provvidenza
di Dio — in realtà sull’elezione
— in cui tra l’altro disse: « Nulla vieta che Dio si scelga anche
tra i pagani persone che lo onorano, lo tengono ben presente
in vita e — dopo la morte —
vengono uniti a Lui. Infatti la
sua elezione [di Dio] è libera.
Se potessi scegliere, sceglierei
piuttosto la sorte di un Socrate
0 di un Seneca che riconobbero
un unica divinità e si sforzarono
di piacerle in purezza di cuore,
anziché scegliere la sorte del
papa romano che ha proposto
se stesso come Dio là dove esisteva una domanda e un’attesa
di Dio, oppure avere la sorte di
un re, imperatore o principe
qualunque che protegge questo
Dio che non vale nulla. Quelli, i
pagani, Socrate, Seneca, non
hanno conosciuto la religione
legata alla parola e ai sacramenti: ciò nondimeno se si guarda
la sostanza delle cose erano più
pii e più santi di tutti i domenicastri e francescani ».
Alcuni interpreti sostengono
che qui Zwingli scioglie l’idea
del Dio cristiano annacquandola
nella genericità di un Dio di tutti e di nessuno. In realtà, secondo il discorso di Zwingli, Socrate e Seneca sono salvati da Cristo, non fuori e non senza di lui;
soltanto che Zwingli non afferma
che per essere salvati da Cristo
bisogna avere la fede in Cristo.
In altre parole: quello che ti
salva non è la tua fede, è l’elezione di Dio che trascende i recinti e i confini ecclesiastici e
che spazia liberamente in mezzo agli uomini. Quindi Zwingli
dice: Extra Christum nulla salus,
fuori di Cristo nessuna salvezza.
Ma non dice: Extra ecclesiam
nulla salus, fuori della chiesa
nessuna salvezza. L’Evangelo è
legato non tanto alla fede dell’uomo e non tanto alle strutture
ecclesiastiche che — bene o male — si organizzano nella storia
ma è legato all’azione libera e sovrana di Dio.
Il Dio di cui Zwingli parla è
dunque il Dio dei filosofi o è il
Dio di Abramo, di Isacco e di
Giacobbe? E’ il Dio degli uni e
degli altri. E’ il Dio dei filosofi
nella misura in cui l’argomentazione di cui Zwingli si serve per
affermare la sua realtà e descrivere la sua natura è deliberatamente filosofica. E’ l’Iddio
di Abramo, Isacco e Giacobbe in
quanto la sua identità profonda
è quella del Dio della elezione.
Il pensiero dell’elezione è infatti un pensiero straniero in
tutte le religioni tranne che nel
cristianesimo. Se voi leggete il
libro di Feuerbach su « L’essenza
del cristianesimo » troverete che
tutto è spiegato a partire dall’uomo. Ma l’unica cosa che
Feuerbach stesso non è riuscito a spiegare è l’elezione, perché infatti questa non può essere spiegata a partire dall’uomo. Dio infatti sceglie i deboli,
i perduti, i malati, i morti. Come spiegare una cosa simile?
L’elezione è dunque una cosa
strana e inedita, è lo specifico
inconfondibile e unico del Dio
cristiano, la qualifica di un Dio
che proprio in questo non può
essere il prodotto della fantasia
umana.
In Zwingli abbiamo perciò
questa combinazione interessantissima tra un discorso filosoficamente organizzato da un lato
e una qualità intimamente cristiana di Dio in quanto Dio dell’elezione dall’altro. In questo
Zwir^li sceglie tra umanesimo e
cristianesimo una via stretta ma
realmente percorribile. Per l’umanesimo il centro è l’uomo, e
Dio è soltanto un attributo, un
predicato dell’uomo. Per il cristianesimo è il contrario: è Dio
il soggetto e l’uomo è il predicato di Dio. Zwingli invece dice:
Dio è al centro, ma al centro
di Dio c’è l’uomo. Egli cioè da
un lato mantiene la testimonianza biblica della centralità di
Dio. Ma dall’altro riconosce l’uomo come interesse centrale di
Dio. In queste modo umanesimo e cristianesimo trovano dei
punti di dialogo e non si trovano più in una opposizione frontale che finisce per essere del
tutto sterile.
Un’idea di Dio
Abbiamo parlato della diversità di Zwingli. Ora, per ciò che
riguarda l’idea di Dio, possiamo chiederci: in che senso il Dio
di Zwingli è diverso dai solito?
Direi che il Dio di Zwingli è un
Dio in libertà. In altre parole,
nella sua opera di revisione teologica, Zwingli opera una specie
di liberazione di Dio. Nel suo discorso su Dio, nel suo evocare
Dio, Zwingli assegna un posto
fondamentale allo Spirito Santo,
cosa rara nella tradizione teologica cristiana e soprattutto occidentale. Noi infatti abbiamo
una tradizione teologica che ha
messo Dio in catene, incatenando lo Spirito. Già neH’antica tradizione occidentale è comparso
il timore di uno Spirito slegato,
inafferrabile, e lo si è quindi aggiogato a Cristo, una figura nota, con un volto e una storia.
Da chi procede lo Spirito? Dal
Padre, avevano detto i padri antichi formulando il Credo niceno-costantincpolitano. Ma alla
fine del VI secolo in occidente
si cominciò appunto a dire: « e
dal Figlio» (Filioque). Questa è
stata la prima catena imposta
allo Spirito. Ma successivamente la tradizione cattolica non ha
avuto difficoltà a incatenare lo
Spirito al ministero, alla gerarchia e ai sacramenti come « luogo obbligato » dell’azione dello
Spirito. E d’altra parte il protestantesimo non accettando né il
ministero né il sacramento come "luogo specifico dello Spirito,
ha sentito anch’esso — in quanto partecipe dell’area culturale
teologica dell’occidente — l’esigenza di legare lo Spirito a una
realtà concreta e ha optato per
la parola, generatrice — appunto tramite lo Spirito — della
fede.
Zwingli rovescia questo castello, smantella un edificio di millenni di teologia cristiana, nel
momento in cui libera lo Spirito dalla parola, dal sacramento,
dal ministero, dall’istituzione e
lo restituisce a Dio e restituisce
Dio allo Spirito. Egli ha il coraggio inaudito di dire che lo
Spirito opera come Spirito senza parola, senza sacramenti, senza ministeri, senza istituzioni,
semplicemente per la forza della
sua azione nel cuore del fedele.
Se Lutero aveva formulato la sequenza parola, fede e quindi Spirito, Zwingli la rovescia: lo Spirito, la fede, la parola. Per Lutero la parola è la matrice della fede; per Zwingli la parola è
semplicemente il linguaggio della fede, la sua espressione verbale, ma la fede esiste prima
della parola, suscitata dallo Spirito che direttamente parla senza parole nel cuore dei fedeli. E’
una « fede bambina » che non
sa ancora parlare e per questo
trova nella Sacra Scrittura le
parole per esprimersi; ma non
vi trova la forza generatrice,
bensì semplicemente l’espressione della fede. Questo è ciò che
intendo dicendo che il Dio di
Zwingli è un Dio in libertà: Dio
non più incatenato ai sacramenti, alla parola, al ministero, alla chiesa. Certo restiamo un poco senza flato davanti a questa
proposta; ma essa mi pare degna di essere fatta conoscere.
La comprensione
della fede
Alla comprensione della fede
ho già in parte accennato, ma
vorrei ora collegarla alla critica
di Zwingli ai sacramenti. Come
è noto Zwingli critica sia la concezione cattolico-romana, sia la
concezione luterana dei sacra
Huldrych Zwingli.
Particolare del
monumento a lato
della cattedrale
di Zurigo.
menti. Staccandosi da una concezione millenaria — dell’Oriente come dell’Occidente — che
risale alla formulazione classica agostiniana, Zwingli afferma
che i sacramenti non sono mezzi di grazia perché non hanno
la forza di liberare la coscienza.
Per fare questo i sacramenti dovrebbero arrivare alla coscienza, poterla raggiungere; ma né
l’acqua del battesimo, né il vino
e il pane della Cena possono
raggiungere la coscienza, soltanto Dio la può raggiungere e
quindi i sacramenti non possono liberare la coscienza; soltanto
la grazia, soltanto Dio stesso la
può liberare. Questa è la critica
nei confronti della concezione
cattolica dei sacramenti come
mezzo di grazia.
gno e dice in sostanza: Dio stesso, Dio in persona è l’unica
« stampella » della tua fede. Essa è sostenuta da Dio, oppure
non è fede.
La concezione
della Chiesa
Ma Zwingli critica anche la
concezione luterana e in parte
anche quella che sarà in seguito la concezione calvinista. Calvino insisterà molto sulla nozione del sacramento come auxilium fldei, come aiuto per la
fede: poiché tutto nella fede è
invisibile, la materialità del pane, del vino e dell’acqua è un
aiuto per la fede nella sua debolezza, nella sua fragilità e precarietà. Zwingli si inalbera contro
questa tesi e dice: chi ragiona
in questa maniera non sa nulla
della fede; soltanto un ignorante
della fede può parlare in questi
termini, perché la fede è una
res, una cosa, non un sapere,
un pensare, un immaginare. In
altre parole la fede non è psicologia. Come vedete Zwingli capovolge qui il discorso perché
noi di solito diciamo che la res,
la cosa, è il pane e il vino, è
l’acqua (o, se volete, il gesto di
dare il pane, ecc.). E’ questo
ciò che si vede e la fede quindi vede, trasfigura, spiritualizza
la cosa. Zwingli invece capovolge il discorso e dice che la cosa
è la fede, mentre il sacramento
non è la spiritualizzazione di
una cosa bensì è la materializzazione, l’espressione, la certificazione della fede. I sacramenti
sono quindi i certificati della fede, non i certificati dell’opera
di Dio, non sono i segni della
trascendenza ma sono i certificati del fatto che tu sei un soldato di Cristo o un candidato a
essere un soldato di Cristo. Su
questo punto Zwingli teglie tutte le stampelle che teologi condiscendenti, prima e dopo di
lui, hanno offerto alla fragile
fede cristiana. Toglie ogni soste
Illustrerò la concezione zwingliana della chiesa parlando della politica perché per Zwingli la
chiesa è la polis, è la città, è
Zurigo. In questo, non senza una
certa ambiguità, sta la diversità
di Zwingli. La politica è stata
la grande passione di Zwingli,
nessun riformatore ha fatto tanta politica come lui e quelli che
ancora oggi nella nostra chiesa
dicono che si fa troppa politica,
dovrebbero incontrare Zwingli e
vedrebbero che di politica ne
facciamo sempre troppo poca.
Ora quali sono i capisaldi di
questo fare politica che è compreso nell’essere chiesa? Il primo è il corpus christianum, la
compattezza religiosa e civile
della società del suo tempo. In
secondo luogo la convinzione
profonda della rilevanza politica dell’Evangelo cristiano. Zwingli dice: felice la città in cui ci
sono i cristiani perché la fede
e la pietà cristiana sono l’humus, il terreno migliore per far
fiorire una coscienza civile degna di questo nome. In terzo luogo l’onore di Dio e la salvezza
di Zurigo sono tutt’uno. Dio non
è onorato finché Zurigo non è
salva, e su questa convinzione
avviene la frizione, anzi la rottura con il grande fronte antagonista, quello degli anabattisti. Ad essi che predicano la separazione dal mondo, Zwingli
risponde che non ci si può separare dal mondo, perché il mondo è dentro di noi e ce lo portiamo dentro ovunque andiamo.
L’unica separazione possibile è
interna, la separazione da se
stessi di cui parla Paolo (il bene
che voglio non lo faccio; il male che non voglio, quello faccio),
non una separazione da giocare
fuori della nostra coscienza.
In secondo luogo Zwingli afferma che gli anabattisti sbagliano neH’identifìcare ciò che è
mondano con il demoniaco.
Zwingli difende la profanità, o,
come si dice oggi, la laicità, come spazio umano non necessariamente demoniaco. Di consePaolo Ricca
(continua a pag. S)
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30 novembre 1984
FRANCIA - SINODO REGIONALE CENTRO-ALPI-RODANO
IL DRAMMA DEL SUD AFRICA
Liscio ma interessante Milioni di deportati
Per la seconda volta nella storia del sinodo regionale, è toccato ad una donna, la prof. Anne Olombel, prof, di lettere a
Clermond-Ferrand, dirigere i lavori del sinodo riformato francese della zona Centro-Alpi-Rodano. Circa 250 persone, laici e
pastori, ospiti, si sono incontrati a Viviers, nell’ex grande seminario diocesano, un tempo
centro di repressione della fede
riformata in Ardèche, oggi riconvertito in luogo di incontri
e di convegni.
Mentre lo scorso anno il sinodo aveva almeno un tema di
bruciante attualità e « sentito »
dai sinodali, vale a dire il prol>lema della convivenza e le possibilità di accoglimento nella
chiesa di coppie non sposate secondo la legge statale, quest’anno invece si è trattato di un sinodo tranquillo, liscio, confrontato essenzialmente con problemi di disciplina interna alla chiesa. La revisione della disciplina
si è resa necessaria in seguito
ai mutamenti avvenuti nella vita della chiesa e dopo le discussioni e decisioni di ordine teologico: aggiornamento della disciplina sulla base della nuova
comprensione teologica che la
chiesa ha di sé nel suo costante riferimento all’evangelo nell’intreccio con la vita quotidiana. Un cammino che conosciamo bene. Se mi è permessa una
valutazione, direi però che i fratelli e le sorelle di Francia, soprattutto per quanto riguarda
la revisione della disciplina concernente i ministeri nella chiesa, haimo saputo produrre un
testo più chiaro e più aperto del
nostro !
I giovani
Tre questioni vorrei qui accennare: il problema giovani, il
BEM, la pastorale comune che ci
attende il giugno ’85 a La Chalp.
Il problema giovanile è una delle spine dolenti all’interno della chiesa riformata di Francia;
dopo lo scioglimento della « Fédé» verso la fine degli anni ’60,
nonostante alcuni timidi tentativi di ricostituzione del movimento giovanile, non si è più ritrovata la forza di creare una
federazione di gruppi. E’ quanto la FGEI ha potuto verificare
ad ogni appuntamento internazionale : chi rappresenta i giovani francesi? Non si sa. Ed il
problema si è fatto ancora più
acuto dopo la crisi di alcuni centri giovanili che svolgevano un
intenso lavoro di formazione.
Quest’anno, dopo un lavoro preparatorio e sulla base di alcime
relazioni dei « collettivi giovani», l’argomento è stato discusso in due gruppi di lavoro e poi
ripreso nell’assemblea plenaria.
Il dibattito non ha evidenziato
problemi nuovi, polarizzato su
due diverse ipotesi concentratesi sull’utilità o meno di creare
un posto a pieno tempo di animatore giovanile per la regione.
Da una parte si è sottolineata
la necessità di intensificare il
lavoro di formazione e di animazione a livello regionale, dall’altra invece si è ricordato che
la questione giovanile non deve
essere isolata dagli altri problemi della chiesa e che pertanto
ogni chiesa locale deve affrontare la questione. Lo stesso
Consiglio regionale, presieduto
dal past. J. Marc Viollet, nel
rapporto presentato al sinodo,
sosteneva la necessità di « rispondere alla richiesta di creare un posto di animatore regionale per la gioventù e al progetto di formazione dei pastori
e responsabili di chiesa sui problemi della gioventù». La perplessità manifestata dal sinodo
ha però causato un rinvio della
decisione e lo studio di ipotesi
alternative. Disponibilità ed interesse da parte di numerosi pastori ed animatori della gioventù ad intensificare i rapporti
con Agape, in modo particolare
con i campi cadetti. Con buona
probabilità il campo cadetti internazionale della prossima estate vedrà una massiccia presenza
di giovani francesi.
In definitiva, la preoccupazione centrale che anima il problema giovanile è quella della « comunicazione e deU’informazione » ; l’isolamento e la marginalizzazione dei giovani (ancora
più assenti che da noi) rispetto
alla vita della chiesa, resta problema aperto ed una sfida che
si ripropone continuamente.
Il BEM
Il dibattito sul BEM merita
qualche nota. Le singole chiese
locali non hanno studiato il
BEM; lo studio è avvenuto attraverso alcuni gruppi regionali, con la presenza di pastori e
laici ed il sinodo ha ricevuto le
osservazioni di questi gruppi. Il
rapporto al sinodo è stato presentato dal pastore Alain Blancy, ex direttore del centro ecumenico di Bossey, presidente
della commissione regionale per
1 rapporti con le altre chiese. I
gruppi che hanno studiato il testo hanno proposto, per ogni
capitolo, delle modifiche, modifiche che crescono di numero e
di contenuto in rapporto alla
trafila : battesimo, eucarestia,
ministero. Soltanto per il battesimo si legge nei documenti
pervenuti al sinodo che « l’insieme del testo ci sembra possa essere accolto dalla nostra
chiesa » ; le critiche di contenu
Zwingli
(segue da pag. 1)
guenza, quando gli anabattisti
rifiutano la riforma operata dal
magistrato della città, perché
non è compito suo riformare la
chiesa, ma è compito della comunità locale, altrimenti la riforma della chiesa diventa una
cosa di stato, Zwingli replica
che senza il magistrato la riforma resta solo una faccenda interna alla chiesa e che è meglio
rischiare di avere una « riforma
di stato » piuttosto che avere
una « riforma di sacrestia ».
Per Zwingli quindi la politica
è la forma della vocazione della
chiesa, l’orizzonte della fede è
la città molto più che la comunità. La comunità è il luogo in
cui si prega, ci si consulta con
i fratelli, si trova Dio, ma non
è l’orizzonte della fede. Greber,
uno dei portavoce dell’anabatti
to e le modifiche proposte si
moltiplicano nella parte concernente il ministero.
Di fronte alla piana e spassionata presentazione del problema da parte di A. Blancy, si sono fatte sentire alcune voci molto critiche: è il caso del past.
Lelièvre, del prof. P. Keller, e
di altri ancora. Ma si è notato
imbarazzo e disorientamento rispetto alla procedura da adottare. Così è successo che il sinodo non si è espresso né in un
senso né nell’altro. I verbali della discussione saranno trasmessi alla commissione sinodale che
li valuterà ed esprimerà a suo
tempo un parere che assumerà
valore sinodale. Al sottoscrìtto
che privatamente chiedeva spiegazioni rispetto a questa procedura che di fatto toglie al sinodo un suo pronunciamento diretto, è stato detto che questa
è l’unica procedura possibile
per un’assemblea così numerosa, considerando il fatto che
molti sinodali sentivano parlare per la prima volta del BEM...
Prossimo incontro
Per concludere, rincontro pastorale italo-francese che si terrà nel giugno 1985 in Francia a
La Chalp sarebbe positivo se all’incontro partecipassero anche
colleghi dell’area extra-valli! Il
tema è stato definito: «Il nostro riferimento alla Scrittura ».
Anche a noi toccherà partecipare alla preparazione dell’incontro con un contributo specifico.
Intanto possiamo cominciare a
studiare l’argomento, utilizzando l’abbondante materiale che i
francesi stanno producendo (ad
es. Foi et vie, 4/’84; Etudes théologiques et religieuses, 4/’84,
ecc.), in vista del sinodo nazionale 1985.
Ermanno Genre
Di recente il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha tradotto
in francese im opuscolo pubblicato congiuntamente dal Consiglio delle Chiese Sudafricane
(SACO e dalla Conferenza Episcopale cattolica dell’Africa australe sulla questione delle deportazioni di popolazione ^
Il tono non è bellicoso, ma
piuttosto moderato e descrittivo. Forse appunto perciò il suo
effetto è più devastante e la sua
importanza maggiore. Le chiese, protestanti e cattolica, ossia
l’insieme della cristianità sudafricana (con l’eccezione delle
chiese bianche razziste) spiegano ciò che succede: poco meno
di tre milioni e mezzo di persone sono state deportate dai loro
luoghi di residenza naturale in
territori artificialmente elevati
al rango di « Stati » ; parallelamente sono state private della
cittadinanza sudafricana, delle
case e delle terre su cui hanno
vissuto da generazioni. Poco meno di due milioni di persone sono minacciate di analoga deportazione nel prossimo futuro. (In
certe riunioni internazionali nell’ambito delle Nazioni Unite si
avanzano cifre molto più elevate, fino a nove milioni di persone). Sono milioni, dunque, coloro che vengono spossessati del
loro paese: un gigantesco furto
dì Stato.
L’opuscolo delle chiese non
usa aggettivi altisonanti, si limita a descrivere che cosa sono
le deportazioni, le violenze poliziesche che le accompagnano,
l’effetto di impoverimento e proletarizzazione sulla gran massa
della popolazione nera, costretta a risiedere in pseudo-staterelli che sono dei « depositi » o degli « immondezzai » dove la minoranza al potere sbatte vecchi,
bambini, donne, disoccupati, per
tirarne fuori a suo piacimento
della manodopera estremamente sottopagata e obbligata a tra
sferirsi, senza la famiglia, a
grande distanza.
Gli effetti sulle famiglie così
deportate sono disastrosi. La famiglia stessa non esiste quasi
più. I congiunti non sono venduti a padroni diversi come al
tempo della schiavitù nordamericana ma gli effetti distruttivi
sulla famiglia sono analoghi.
L’opuscolo è ricco di dati statistici e storici che permettono
di valutare l’ampiezza e la profondità del fenomeno. J turisti
talora si scandalizzano di trovare in Sud Africa le panchine
per bianchi e quelle per neri nei
giardini pubblici o i c^i razzialmente separati nèllè stazioni. Alcune di queste manifestazioni più ridicolmente stupide
del razzismo stanno scomparendo, perché 1’« immagine » del
Sud Africa deve migliorare, ma
la macchina della deportazione
continua imperterrita da decenni la sua opera di furto : furto
della terra, furto della cittadinanza, furto dei diritti alla maggioranza della popolazione.
L’opuscolo delle chiese sudafricane offre gli elementi obiettivi su cui può fondarsi rincignazione e la lotta non solo dei
cristiani, ma di ogni persona decente, contro la separazione razziale praticata in Sud Africa.
La traduzione francese rende
quest’opuscolo accessibile a parecchi membri delle nostre chiese. Raccomandiamo vivamente
che sia fatto conoscere e che
sia oggetto di qualche serie di
studi nell’ambito delle comunità evangeliche.
Aldo Comba
^ Déplacements de populations. Rup.
port des Eglises sur les déportations de
populations en Afrique du Sud. Paiiii.
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Lévrier, 1201 Genève, Svizzera.
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
smo, scriveva a Miintzer che a
Zurigo erano rimasti non più di
venti cristiani (e alludeva evidentemente al gruppétto anabattista); Zwingli non guarda ai
venti ribattezzati ma ai 7000 abitanti della Zurigo del suo tempo
e dì fronte ad essi si interroga
sul senso e sul contenuto della
predicazione.
Concludendo, Zwingli è proprio un riformatore diverso.
Forse troppo diverso; non nego
che le sue scelte siano spesso
rischiose, parziali, accompagnate da un’ombra... Eppure coiffesso che non mi dispiace di essere stato spinto da questo centenario a conoscere più da vicino
quest’uomo, questo riformatore
diverso, questo teologo che ancora oggi ha da dire cose importanti che possono avere il
pregio di metterci in questione.
Paolo Ricca
Cantone di Vaud:
nuovi servitori
In un culto solenne nella cattedrale di Losanna il 30 ottobre sono stati consacrati 10 nuovi pastori e 2 diaconesse. Sebbene questa sia una consacrazione abbastanza numerosa, la
chiesa di Vaud ha ancora molti
pesti pastorali e diaconali vacanti.
I riformati tedeschi
e il BEM
(BIP) — Il documento di Lima su Battesimo Eucarestia e
Ministero è stato giudicato « totalmente inaccettabile » dalla
Federazione delle chiese riformate della Germania Occidentale.
La critica fatta al documento è
totale. Fra l’altro si afferma che
esso sceglie « la vita della
Chiesa attraverso i secoli » come criterio di verità, mentre
per le chiese della Riforma è la
Parola di Dio, secondo le Sacre
Scritture, che è l’autorità decisiva.
La Federazione riformata tedesca rimprovera inoltre al documento BEM di ridurre la Riforma protestante ad un tempo
di crisi della cristianità e di ricercare norme di fede solo nella
vita della chiesa dei primi seco
li. Si sottolinea anche che non
sì può accettare il fatto che l’eucarestìa venga considerata come
atto centrale del culto cristiano,
come afferma il BEM.
Infine la Federazione considera come inaccettabile la struttura del ministero ordinato proposta dal BEM a chiese la cui
costituzione è basata su dei Sinodi e che prevede la partecipazione dei laici al governo delle
chiese stesse.
Hong Kong:
libertà religiosa
(SOEPI) — Nel 1997 Hong
Kong finirà di essere un protettorato britannico e tornerà ad
essere parte della nar.'one cinese.
In vista di questa data i protestanti di Hong Kong hanno scritto alle autorità cinesi chiedendo
garanzie per la libertà di religione. Dovranno essere garantiti un
certo numero di diritti sia per
quel che riguarda la persona
che le famiglie e le chiese cristiane. I protestanti di Hong
Kong chiedono -il diritto di riunione, di evangelizzazione, di decidere autonomamente della propria struttura e di scegliere liberamente, senza interferenze
statali, le persone che desiderano servire nella chiesa. Chiedo
no inoltre il diritto di scegliere
liberamente la propria fede religiosa senza essere sottoposti
ad alcuna discriminazione sociale. Questa lettera, che sotto forma di manifesto è stata affìssa
nelle strade del paese, è il risultato di una lunga consultazione
di 12 chiese protestanti di Hong
Kong.
Cristiani ebrei
e musulmani
(BIP) — Le commissioni
« Chiesa e Islam » e « Chiesa e
Popolo d’Israele » della Federazione Protestante di Francia si
sono ritrovate in un incentro
congiunto il 13 e 14 ottobre a
Versailles per dibattere il seguente tema: « Cristiani Ebrei e
Musulmani e il progetto di società pluralista ». L’incontro, il
primo di una serie in programma, è stato un importante punto di inizio dell’analisi di una
situazione, come quella francese, dove cresce il numero di
immigrati musulmani e dove
cresce contemporaneamente il
preoccupante fenomeno del razzismo.
Chiesa di Ginevra:
preoccupazioni
finanziarie
(SPP) — Proprio nella ricca
Svizzera, la chiesa del Cantone
di Ginevra attraversa un diffìcile
momento riguardo alle finanze.
Degli 80.000 protestanti iscritti
nelle chiese del cantone di Ginevra solo 31.000 versano occasionalmente o regolarmente delle
offerte per l’opera della chiesa
stessa.
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TORRE RELUCE
Nasce Radio Beckwith
Anche a Torre Pellice purtroppo
sia^ dilagando la piaga epidemica
dei flirti e scippi, parTìcolarmente nei confronti degli anziani che
spesso si vedono prìvatiaetia loro pensione appena riscossa.
La ’’(Ainevrc^ italiana’’ di cui si
parla in questo periodo, commenlando il libro di E. De Amicis
’’Alte porte d’Italia” ha perduto
quasi tutte le sue caratteristiche e le sue peculiarità così bene espresse ed illustrate anche
nella presentazione di tale libro
alla rubrica "Protestantesimo”
lunedì '12 novembre.
Son lontani i tempi dell’« oasi »
dove si era tranquilli e sicuri in
casa e fuori, dove si respirava
un'aria di pulizia (anche stradala e gentilezza quasi insolite in
altre realtà, dove il « popolo della
Bibbia » si distingueva nel suo
essere anche nella realtà quotidiana così palesemente da colpire
l’interesse del letterato in visita
alle Valli.
Si può affermare che i tempi
erano diversi, ma penso che nel
passato in quel contesto storico
la presenza valdese era riconoscibile.
Mi domando. A parte il fatto
cAl il problema su riportato come dicevo è diventato piaga epidemica, non è forse anche da rilei are che i valdesi di oggi hanno
perso la loro vigilanza rallentando le loro redini in fatto di etica
lasciando infiltrare una mentalità corrente, assorbendo loro
stessi l’andazzo e la cultura donv.i:ante?~——~j
Ci rendiamo conto di come i
nostri figli non possono sottrarsi il certe forme, a certi modelli,
perché noi genitori non riusciamo a sottrarci dando tutto per
SCO ìtalo e inevitabile.
Certo la mobilità delle persone
ha anche permesso raggravarsi
del fenomeno.
Da un punto di vista pratico
quali soluzioni si possono proporre per affrontare il disagio?
.4 Torino sta sorgendo la figura del « vigile di quartiere ». Quali misure potrebbero essere adottate a Torre Pellice, piccolo centre dove il controllo è più facile? Quali sono i mezzi che i cittadini hanno per difendersi?
Autorità pubbliche e cittadini
non potrebbero trovarsi insieme
per discuterne?
Alba lazeolla
Immaginiamo per un momento il Colonnello Beckwith uscire
dalla cornice del quadro, che è
appeso al centro della sala rivestita in tappezzeria amaranto,
dove la Tavola Valdese tiene le
sue sedute, scendere nel parco
della Casa Valdese, avviarsi verso il vicino Convitto Valdese, salire quindi le scale per trovarsi
in un locale, rimesso a nuovo,
varcare una cabina radio, assidersi al banco della regia con a
portata di mano la consolle, registratori, giradischi e pronunciare al microfono « Buongiorno,
siete in ascolto di Radio Beckwith che trasmette da Torre Pellice su 91.200 Mgh FM ».
Se all’ immagine volutamente
riportata dello storico benefattore dei -valdesi sostituiamo la
realtà ancora nota a pochi della
nascente Radio Beckwith, tuttora
in fase sperimentale, che gradatamente prende forma e quota,
vi vediamo in essa uno strumento al quale il colonnello amico
dei valdesi non avrebbe mai pensato, ma che avrebbe volentieri
utilizzato all’indomani dell’emancipazione per tradurre in pratica
l’inquietante suo monito rivolto
ai valdesi subalpini e sabaudi:
« O sarete missionari o non sarete nulla ».
Non possiamo non intravvedere in tale monito la sfida lanciata
anche alla nostra generazione accrescendo la sua responsabilità
nella Chiesa e nella Società in
cui siamo ospiti come credenti.
Da quando si è cominciato a
parlare di installare un’emittente a Torre Pellice, la scelta del
nome ha fatto discutere molto
e a lungo. E’ stato come rispol
verare un vecchio libro — ristamparlo in reprint — e metterlo
nelle librerie della Valle per risvegliare la memoria e gli affetti
di un eroe di ieri.
L’avere dedicato la radio al
Beckwith non è un caso, nè il
progetto elaborato nell’arco di
un anno e mezzo da un gruppo di
persone della Chiesa Valdese di
Torre Pellice è nato per caso. E’
stata una « scommessa » di alcuni fatta all’insegna di un certo
ottimismo — profetico ■—, in contrasto al pessimismo di molti riguardo a iniziative di questo genere.
Nel dépliant illustrativo leggiamo: « Radio Beckwith vuole diventare voce della Chiesa e della
com-unità dei credenti perché gli
ascoltatori sono in buona parte
credenti »; si legge pure che « Radio Beckwith vuole rivolgersi a
giovani, anziani, indifferenti, pensionati, evangelici e non, disimpegnati, entusiasti, delusi senza
distinzione ».
Rivolgersi alle diverse componenti come momento di informazione e di presenza sul territorio non è per l’emittente facile compito.
Per caratterizzare questa specificità della valle valgano le parole di Fulvio Tomizza, recentemente ospite di Torre Pellice, il
quale riconosce resistenza di
« una cultura rispettosa, tollerante e delicata. Molta maturità e
civiltà ».
Questa avventura è stata seguita con espressioni di solidarietà e incoraggiamento anche da
ambienti fuori dalla valle come
dall’emittente evangelica di Trieste alla quale Radio Beckwith è
PERRERO
Funzioni sanitarie e
assistenziali dell'USSL 42
# Hanno collaborato a questo
numero: Archimede Bertolino,
Mario Castellani, Dino Gardiol,
Agostino Garufi. Giovanni Gönnet, Alfred Janavel, Vera Long,
Luigi Marchetti, Lucilla Peyrot,
M-.itro Pons, Paolo Ribet, Bruno
Rjstagno, Aldo Rutigliano, Franco Taglierò, Erika Tomassone,
Cipriano Tourn.
FERRERÒ — Le funzioni sanitarie e socio-assistenziali dell’USSL 42 e i problemi che bene o male si sforza di risolvere
il Comitato di gestione sono
stati presentati alla popolazione in una riunione che ha avuto
luogo a Ferrerò il 13 novembre.
Dopo una presentazione dei
vari servizi da parte del presidente Daviero, le domande degli intervenuti hanno toccato
vari punti, tra i quali ha preso
subito rilievo la situazione nella quale si è venuta a trovare
la vai Germanasca, dopo il trasferimento del medico di base,
dott. Vivalda.
Non solo la partenza di un
sanitario conosciuto e ormai di
sicura professionalità ha causato disagio nella popolazione, ma
soprattutto l’incertezza sul futuro dell’assistenza medica, dovuta anche alle disposizioni di
legge che prevedono la permanenza di un medico legata ad
un certo numero di condizioni.
Il presidente Daviero ha spiegato che l’USSL non ha alcun
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Italo Pons
PROGRAMMI
RADIO BECKWITH
TUTTI 1 GIORNI: ore 11,30 e
17.30 Musica classica; ore 12,30
(( Remember », revival anni ’50-’60.
Notizie da R.B. ore 12,00 e 18,00.
GIOVEDP 29 NOVEMBRE: ore
17,00-17,15 Riflessione biblica.
VENEROr 30 NOVEMBRE: ore
18.30 Incontro con... a Oggi Franco
Giampiccoli, su religione nella scuola ».
SABATO P DICEMBRE: ore 18,10
« In copertina» • rubrica di informazione libraria.
DOMENICA 2 DICEMBRE: ore
10-11,30 Tutto classica.
• Radio Beckwith sta nascendo, cerca ogni tipo di collaborazione; veniteci
a trovare in via Beckwith 3 a Torre
Pellice tutti i giorni dalle 10 alle 13
oppure dalle 16 alle 20.
R.B. 91.200 trasmette i suoi programmi sperimentali dalle 10 alle 13
e dalle 16 alle 23.
Convenzione
per l’ospedale
potere sulle scelte dei medici, i
quali, come liberi professionisti, vanno dove più loro conviene. Per la vai Germanasca sono
previsti due medici di base, essendo il numero degli assistiti
superiore al tetto consentito
per legge. Questi medici dovranno cercarsi loro stessi una clientela sufficiente a farli vivere, infatti TUSSL li retribuirà soltanto in base agli effettivi pazienti
che li avranno scelti.
E’ chiaro che in una zona di
montagna — ha precisato il presidente — si dovrà arrivare in
fondo alla graduatoria prima di
coprire la sede, ma questo non
significa che non si possa creare tra medici e pazienti un rapporto soddisfacente per tutti.
Dopo il primo scombussolamento, la situazione dovrebbe normalizzarsi a breve scadenza. Intanto, gli uffici dell’USSL 42 sono sempre disponibili a fornire
ogni tipo di informazione e di
assistenza in questa importante
materia,
L. V.
In breve
Angrogna - Caccia
libera ai cinghiali
Il Consiglio Comunale di Anpogna con deliberazione n. 63
in data 12.10.1984; vista la proposta avanzata da 39 cittadini,
ha preso in attento esame la
grave situazione in cui versano
prati e colture del nostro comune, invasi e devastati da un numero sempre crescente di cinghiali, con conseguente ulteriore depauperamento del già scarsissimo reddito del contadino di
montagna.
Ne è emersa la seguente proposta che oggi intendiamo sottoporre a chi di competenza perché vengano presi urgenti provvedimenti :
— liberalizzare maggiormente la
caccia ai cinghiali, per ridurne drasticamente il numero e
contenerne la specie;
— impedire l’immissione di nuovi capi;
— pretendere intanto un più
equo e puntuale risarcimento dei danni arrecati da tali
animali.
USSL 42
Sicuri che non si possa rimanere indifferenti di fronte a questo problema che va ad aggiungersi alle innumerevoli difficoltà che già sopporta quotidianamente chi ancora vive in montagna, rimaniamo in attesa di
una positiva risposta al riguardo.
Sguardo sulla
Val Pragelato
L’esame da parte dell’assemblea dell’USSL 42 di una convenzione con l’ospedale di Pomaretto è stato l’argomento di
maggior rilievo discusso nella
seduta del 16 novembre. La discussione, per essere precisi, si
è limitata ad un solo intervento
che chiedeva come mai TUSSL,
pur essendo l’ente pagatore, non
ha veste per controllare le spese dell’ospedale. Il presidente,
dichiarandosi soddisfatto delle
trattative, che prevedono un indiscutibile miglioramento dei
servizi, ha spiegato che è attuabile anche subito un controllo non sui singoli atti, ma sul
livello complessivo dell’assistenza. Della convenzione si parlerà
ancora tra breve, quando l’assemblea verrà chiamata a pronunciarsi sulla definitiva attuazione degli accordi.
Nella stessa seduta è stata approvata la proposta, già espressa in altre occasioni, di fissare
una quota a carico dei Comuni
per i servizi socio-assistenziali;
la quota è stata concordata nella misura del 2,'5% sui fondi trasferiti dallo Stato ai Comuni.
Se un Comune non vorrà saperne, gli si toglieranno i servizi,
ma è poco probabile che si arrivi a questi estremi.
Nella parte della seduta dedicata al Consiglio della Comunità Montana si è proposta una
variante al Piano regolatore intercomunale della vai Germanasca che aumenta gli spazi abitativi destinati ad inserimenti
turistici nel comune di Ferrerò,
ritenuti troppo scarsi per l’effettiva presenza di turisti.
Il sindaco di Fenestrelle ha lamentato che il decreto del ministro Falcucci limiti i soggiorni extra-scolastici per gli alunni
delle scuole nel corso dell’anno.
Questa limitazione fa sì che le
presenze nel Centro Parco Orsiera-Rocciavré diventino troppo scarse per coprire i costi di
gestione che dovranno essere
sopportati dal Consorzio.
Inoltre, nel campo dei contributi alle aziende che incrementano l’occupazione giovanile, il
Consiglio ha approvato la proposta di inserire, sempre allo
stesso titolo, anche le cooperative.
L. V.
PINEROLO — La « Pro Pinerolo » organizza una presentazione-dibattito del nuovo libro di
Mauro M. Perrot e Remigio Bermond: «Val Pragelato» - Storia - Tradizioni - Folclore (Ed.
Claudiana, Torino 1984) il pomeriggio di sabato 1” dicembre ’84
alle ore 16 nella propria sala di
Piazza Vitt. Veneto 8.
Il libro sarà presentato dai
proff. Gianfranco Antonelli e
Gustavo Buratti (Tavo Burat)
di Biella, presenti gli autori. Seguirà libero dibattito.
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io cronaca delle Valli
30 novembre 1984
UN LIBRO DI FABIO LEVI SULLA FAMIGLIA MAZZONIS
I padroni della valle
Storia di una famiglia di industriali nel piccolo mondo della Val Pellice
ARTE CULINARIA VALDESE
Tradizione dei cibi
nelle valli
Vent’anni fa, di questi giorni,
la Manifattura Mazzonis apriva
le procedure per il licenziamento
di 70 impiegati e 55 assistenti, la
quasi totalità dei quadri intermedi dell’azienda. Di lì a poco
sarebbe seguita la sospensione di
1600 degli oltre quattromila operai che solo qualche anno prima
lavoravano nelle filature e tessiture di Pont Canavese, Torino e
Pralafera di Lusema, e nello stabilimento di finissaggio, tintoria
e stamperia di Torre Pellice.
Era l’inizio di un progressivo
smantellamento che nel giro di
un anno avrebbe portato alla
chiusura di un’azienda tessile tra
le più grandi e rinomate d’Italia.
Una difficile congiuntura e una
crisi industriale da una parte, la
incapacità dei Mazzonis a canirJa_e a farvi fronte dalTaltra, segneranno la fine, a dir poco ingloriosa, di un’impresa iniziatasi
cento anni prima e sviluppatasi
fino a diventare una importante
dinastia imprenditoriale strettamente legata alla storia dell’industria piemontese e al piccolo
mondo della Val Pellice e del Canavese.
« Non si muove foglia che il
Mazzonis non voglia », si diceva
ancora a Torre Pellice negli anni
'50 per esemplificare i condizionamenti che il Padrone portava
nella vita politica e amministrativa della Valle. E « Il Pellice »,
il settimanale locale imanziato
dai Mazztmis, non aveva torse
tutti i torti nel considerare i valligiani « una grande e laboriosa
famiglia » che si muoveva attorno alla figura sobria e sicura rappresentata in quegli anni dal
gayalier Giovanni. E proprio
« C’idea del buon padre » i è il
titolo del volume che Fabio Levi,
ricercatore presso il dipartimento di Storia dell’Università di Torino, ha pubblicato recentemente
presso la casa editrice Rosenberg e Sellier, e che ha per sottotitolo « Il lento declino di un’industria familiare ». L’industria è
naturalmente la Mazzonis, e l’immagine del buon padre di famiglia è quella, come spiega la prefazione, « assunta da Ettore, figlio primogenito del fondatore,
come principio attivo di legittimazione del proprio potere^asdi:
occhi dei congiunti più' stretti,
delle maestranze e della società
subalpina fino agli qnty ’30; la
stessa immagine è intesà~iltvece
da Giovanni, il più anziano della
terza generazione, come un’idea
astratta, troppo evanescente per
potersi misurare con il cambiamento negli anni dalla ricostruzione al miracolo economico ».
Quella di Levi è un’analisi attenta, ricca di fatti e suggestioni, a volte complessa così come
intricate sono le vicende che racconta, ma completa e documentata.
La ricerca ha attinto a molte
fonti, dall’Archivio Centrale dello
Stato a quello Comunale di Torre Pellice, dai quotidiani nazionali alle testimonianze di ex
operai di Pralafera e Stamperia,
tra cui ricordiamo Cecilia Pron,
Aldo Del pero. Remo Sapei. La
fortuna deH’Autore è stata però
quella di poter accedere all’Arohivio della ditta: una mole enorme di documenti, per lo più libri
mastri, bilanci, registri e fatture,
che gli hanno permesso di ricostruire la storia dei Mazzonis e il
contesto in cui essi hanno operato negli ultimi sessant’anni della
loro attività.
Un libro da leggere, dunque,
ma anche un libro da meditare;
un testo fondamentale, a nostro
avviso, per un’altra storia, ancora quasi tutta da scrivere, e che
alla vicenda Mazzonis è strettamente connessa: quella del movimento operaio in Val Pellice.
Una storia, questa volta, vista
non più dalle grandi e luminose
stanze deH’antico palazzo Mazzonis di via San Domenico a Torino, ma dalle piazze, dalle fabbriche, dalle Camere del lavoro e
dalla gente di queste valli.
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Una storia che qualche anno fa
il Teatro Angrogna, con « Pralafera 1920 », aveva cominciato a
raccontare. Jean Louis Sappè
' F. Levi, L’idea del buon padre, ed.
Rosenberg e Sellier, L. 24.000.
La Società di studi valdesi e la editrioe Rosenberg e Sellier organizzano per venerdì 30 novembre alle ore
21 presso la Foresteria valdese di Torre Pellice la presentazione del libro
« L’idea del buon padre. Il lento declino di una industria familiare ». Introducono Bianca Guidetti Serra e l’autore Fabio Levi. Presiede Giorgio
T ourn.
Una mostra dell’incisore Gianni Demo su stampe tirate da antichi torchi a braccia della Stamperia di Borgo Po a Torino ha
fatto da cornice venerdì 23 scorso, ad un originale « viaggio gastronomico » organizzato dai ristoranti « La Civetta » e « Flipot »
di Torre Pellice. In quest’ultimo
il giovane albergatore Walter Eynard ha presentato numerosi antichi piatti delle Valli Valdesi.
La tradizionale « soupa », per
chi non lo sapesse, è soltanto un
tassello nel mosaico dei piatti
tipici locali. Ovviamente la cucina valdese rimane una cucina po
vera ma nelle grandi occasioni dì
festa, dicono i giovani ricercatori,
ha offerto piatti molto elaborati:
dal cinghiale stufato con cavolo
e polenta, al salame con rape
fritte o la zupna di oca con funghi. Pare poi che i vini dei dintorni, benché scarsi in quanto a
produzione, venissero « cacciati »
dallo stesso Richelieu (il ramie
di Pomaretto o il rosso dei marchesi di San Germano) per metterli in cantina a Parigi. La ricerca continua e altre novità sono attese in questa cornice di
arte e gastronomia che ha raccolto molti consensi (senza eccedere nel prezzo).
DIBATTITO A TORRE PELLICE
Religione a scuola: sì o no?
Una trentina di persone, fra cui
alcuni genitori di allievi, ha partecipato, lunedì 19, al dibattito
sull’ora di religione, organizzato
dal Collegio docenti della Scuola
Media Statale di Torre Pellice.
Dopo un certo disorientamento
causato in molti genitori, all’inizio dell’anno scolastico, dalla circolare del Collegio docenti, un
tale dibattito era proprio opportuno. Peccato che non vi abbiano
partecipato più genitori.
Ad introdurre l’argomento erano stati invitati Franco Giampiccoli, Vittorio Morero e Gianni
Losano, cioè uno per il punto di
vista valdese, uno per quello cattolico, uno per quello laico. Invitato a parlare per primo. Franco Giampiccoli ha centrato il suo
intervento sull’aspetto giuridico
del problema, così come si presenta dopo l’approvazione del
nuovo Concordato e dell’Intesa.
L’uno e l’altra sono espressione
di due modelli alternativi. Per i
valdesi, la responsabilità dell’insegnamento della religione ricade esclusivamente sulle chiese e
sulle famiglie e non sulla scuola
pubblica la quale, certo, non può
ignorare il fatto religioso ma dovrebbe inserirlo airinterno delle
normali materie d’insegnamento.
La Chiesa cattolica, invece, insiste sulla specificità dell’ora di religione e, specie dopo la firma del
nuovo Concordato, punta ad una
rinnovata presenza organica nella
scuola. Di fronte a queste due
esigenze, lo stato ha l’obbligo di
assicurare l’equità nella diversità, garantendo un effettivo pluralismo nonché un’effettiva facoltatività deH'insegnamento della religione.
Per don Morero, il problema
dell’ora di religione va visto a
partire dalla crisi di rapporto tra
società e stato. Secondo lui, lo
statalismo ha mortificato la società, ad Est come ad Ovest. Lo
stato è davvero, come dovrebbe
essere, al servizio della società?
La scuola, essendo un’istanza determinante della società, deve
tornare ad essere basata sul consenso e non su imposizioni burocratiche. Siccome la Chiesa è una
realtà socio-culturale innegabile,
è logico che il fatto religioso trovi la sua espressione in un’ora
specifica nell’ordinamento scolastico.
All’obiezione di confessionalismo e di indottrinamento, don
Morero risponde dicendosi convinto che il fatto religioso possa
essere presentato in modo laico,
obiettivo, e che l’ora di religione
a scuola non ha niente a che vedere col catechismo fatto in chiesa.
Per Gianni Losano invece, si
tratta proprio di definire il concetto di laicità, che non è neutralità, ma è la consapevolezza
della propria parzialità e limitatezza per cui il confronto è il
modo di riscoprire nuovi valori.
Qual è il ruolo dell’ideologia nella scuola? E’ quello dell’educazione alla democrazia. Niente da
ridire — dice Losano — sulla formulazione dell’art. 9 del nuovo
Concordato, ma perché questo
argomento specifico doveva rientrare in un trattato tra stato e
Chiesa? Così lo stato perde la
sua laicità. Secondo lui, l’art. 10
dell’Intesa è molto più corretto
in quanto non è l’insegnamento
della religione che lo stato deve
garantire, bensì la libertà di coscienza, per cui l’opzionalità è
necessaria ma non solo per la
religione.
Il dibattito, in cui sono intervenuti diversi valdesi presenti e
nessun rappresentante del Collegio docenti, ha rilevato come oggi alla Chiesa cattolica interessi
non tanto insegnare la religione
cattolica quanto insegnare la religione in modo cattolico, per cui
l’ora di religione — comunque
venga presentata — conserva indubbiamente il suo carattere confessionale.
Ma la discussione su questo
come su molti altri punti (come
quello degli insegnanti di religione pagati dallo stato con le tasse
di tutti) è lungi dall’essere chiusa.
Jean-Jacques Peyronel
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1^
f
30 novembre 1984
cronaca delleValli 11
ANCORA SULLA
PINEROLO-TORRE P.
Da più parti e da più ambienti, oltreché dalla stampa locale, pervengono notizie relative ad un'assemblea
indetta dal Comitato di quartiere S.
Lazzaro e dalla Pro Loco di Pinerolo
per discutere la validità della proposta
ds'le Ferrovie dello Stato di costruire
un sottopasso per eliminare il passaggio a livello di Corso Torino.
E fin qui tutto bene, ma mi si informa anche che in quella sede sono
state avanzate proposte da parte dell'Assessore di Pinerolo Mercol, a nome della D.C. per la soppressione della linea ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice. onde superare il problema del
sottopasso.
E' perlomeno deplorevole, per usare un eufemismo, che degli amministratori così qualificati e coscienti della
validità della democrazia (si era in
Assemblea!) si permettano di proporre
iniziative così determinanti per tutta
la Val Pellice senza interpellare i loro
coileghi che amministrano i Comuni
della Val Pellice e senza curarsi minimamente /ideile esigenze, del pensiero
e della volontà dei cittadini della Valle,
utenti del servizio. Non è d’altra parte
difficile conoscere la nostra posizione,
dato che recentemente, in occasione
delia protesta per la soppressione delriNT Bricherasio-Barge, il Consiglio
della Comunità Montana, (conscio delia necessità di mantenere la ferrovia in
modo particolare per il servizio dei numerosi pendolari che ne usufruiscono
e cleU'impossibilità di caricare ulteriormente di automezzi la già insufficiente strada provinciale Pinerolo-Torre
Pelilce, oltreché provocare una spesa
tuit'altro che trascurabile per gli utenti e gli Enti pubblici preposti al finanziamento delle linee di autopullman),
ha deliberato all’unanimità « di richiedere sostanziali migliorie della linea
ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice, onde
venga resa efficiente e di rapida per'n/iiiiza ».
l. Direzione Generale delle Ferrovie
.a risposto dandoci assicurazione in
tal senso affermando che sul Piano Poliennale di Sviluppo della rete ferroviaria - per quanto attiene la linea Torinc-Torre Pellice sono stati previsti
l'installazione dell'impianto di Controllo
Centralizzato del Traffico che permetterà di aumentare e migliorare il trasporto suburbano/pendolare della linea e ridurre, nel contempo, i costi
di esercizio e aumentare la velocità
commerciale, nonché la modifica degli
impianti della stazione di Pinerolo per
rendere passanti i servizi ».
Non credo quindi che si possano, al
di là del discutibilissimo atteggiamento
degli amministratori di Pinerolo, superare i propri problemi, riversandoli sugli altri e non ricercare un leale e
seteno confronto con tutti gli interessati.
E' quindi intendimento di questa am
ministrazione richiedere ufficialmente
che siano invitati utenti. Comuni e
Comunità Montana della Val Pellice
quando si discutono iniziative di così
grande rilievo, in cui sono direttamente coinvolti.
Il Presidente della
Comunità Montana Val Pellice
Prof.ssa Franca Co'isson
FEDE E
COMPETITIVITA’
Chiaramente cercare di svilunnare
e mettere in dialettica questi termini
è un impegno arduo, però penso che
se queste grandi questioni vengono viste e valutate nel piccolo vissuto di
tutti i giorni si possono trarre delle
considerazioni reali dei contesti in cui
i credenti sono chiamati a testimoniare nella società che ci viene imposta dai grandi sistemi che dominano
la scena mondiale oggi.
E’ sicuramente difficile capire quale relazione ci può essere nel binomio
fede-competiùvità, però è assai più
semplice affrontare il problema ponendosi di fronte a questo binomio :
solidarietà-interessi individuali. Dove
sicuramente il primo termine è derivato da un’esperienza di fede evange^
lica basata suireguaglianza fra tutti
gli uomini, mentre il secondo è la sintesi dei bisogni e valori (o idoli) legati a quel sistema di relazioni industriali che mette al centro la competitività corporativa contro il bisogno
del prossimo che viene sempre individuato come altro da te e dai tuoi interessi.
A questo proposito probabilmente bisognerebbe allora fare una seria analisi
di come si possono rendere compatibili Tavidità e l’egoismo degli straordinari con il confessarsi cristiani credenti.
L’altro binomio non è sicuramente
dì più facile interpretazione perché
sono ormai poche le persone che si
sentono parte integrante di un progetto voluto e portato avanti dal Signore Creatore.
Quindi nel 1984 quando uno riesce a trovare un posto di lavoro deve
rendere grazie, non alla volontà di Dio
di darci la possibilità di vivere, ma
invece airiinprenditore che, va bè ci
sfrutta un po’, ma in fin dei conti è
il salvatore, almeno a livello finanziario, della nostra esistenza.
A questo punto è chiaro che tutta
la nostra carica di identità e di fede
che ci portiamo dentro quando viene
a confrontarsi con l’organizzazione
aziendale di cui facciamo parte, come
dovrebbe essere rispetto al Signore,
passa in second’ordine ed esistono solo
più le esigenze produttive, la competitività, la gerarchia e lo sfruttamento
che il nuovo idolo ci propone.
Quindi nel momento in cui uno
qualsiasi di noi accetta di fare un
certo lavoro organizzato in quel dato
modo e con determinate caratteristiche vuol proprio dire che questo essere
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umano firma un patto in cui tutto
quanto è bene per l’organizzazione imprenditoriale diventa legge divina indiscutibile. 0 forse come credenti dobbiamo continuare a mettere al centro
della nostra vita la giustizia indicata
dalla Parola del Signore e quindi continuare a rendere testimonianza criticando e denunciando tutto quanto, sui
nostri posti di lavoro, individuiamo
contrario alla volontà di Dio. Ad esempio la non libertà di scelta, la non
libertà (reale) di opinione, il nostro
ruolo attivo (in quanto parte integrante dell’organizzazione) nello sfruttare il prossimo, la nostra partecipazione allo smantellamento di altre realtà
industriali (con tutte le conseguenze
che ciò comporta) solo per il nostro
egoismo e la nostra avidità ed altre
mille contraddizioni di questo genere.
riodo festivo i tempi sono più lunghi
(fino a 1 mese) por la pratica si consiglia dì farla subito anche perché 'POi
a dicembre tutti chiuderanno per qualche giorno e quindi si eviterebbe di
girare a piedi da Natale a Capodanno!
Multa L. 100.000.
Dr. Ferruccio Malanot, Torre Pellice
Cinefórum
POMARETTO — Martedì 4 dicem
11 _ /SA _____ Il _____\/.*I
fare alle 20.30 presso il Convitto Valdese sarà proiettato il film di H. C.
Potter . Flellzapopping ».
L. M., Villar Porosa
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Pervenuti nel mese di ottobre 1984
Per gli automobilisti
Vorrei fare alcune precisazioni riguardanti delle norme in campo automobilistico, settore in cui io lavoro come
studio di consulenza fin dal 1945.
Anzitutto per quanto riguarda la legge sulla proprietà si rende noto che
tutti i veicoli che non siano stati tolti
di circolazione nel 1983 e che siano
fermi devono pagare la tassa di circolazione che ora è sulla proprietà,
doppia per ogni anno dal 1983 in poi
come mora (cioè fino ad ora due anni
doppi) e quindi demolire subito il veicolo onde non continuare a pagare
sempre il bollo entro il mese di gennaio di ogni anno. Sempre che non
arrivi anche la multa prevista in L.
1.200.000 per il solo anno 1983. La procura di vendita non esime l'effettivo
proprietario e quindi non serve nulla
se non è rilasciata a rivenditore autorizzato con tanto di registro carico
e scarico della Finanza.
Per la legge sulla tassa sul gas dal
1985 si precisa che la pratica da fare
al PRA per la registrazione deve essere fatta entro il 22.11 ma dato che
già i PRA sono oberati e quindi non
si pensa di poter rispettare la data sopraddetta qualora si voglia fare la pratica di farla subito recandosi in una
agenzia di pratiche o all'ACI o direttamente al PRA a Torino. Multa di
L. 1.500.000.
Inoltre per le patenti da rinnovare
(convalida) gli utenti devono sapere
che ciò può essere fatto 3 mesi prima della scadenza e che alla medesima non serve foglio di nessun genere
in quanto la patente deve essere già
stata rinnovata prima. Poiché nel pe
L. 10.000: Lilly Martinat, in mem. dei
genitori; Silvio e Mirella Tourn, ricordando i loro cari.
L. 15.000: N. N., in mem. di Negrin
Pontet Maria; N. N., con l'augurio di
un lavoro benedetto dal Signore.
L. 20.000; N. N., ricordando Esterina
Gay e le sue amiche.
L. 25.000: In mem. della zia Odino
Leontina, i nipoti Velma Odin e Luigi
Mourglla.
i. 30.000: Martinat Ida e Giovanni
Bonessa (Torino); In mem. della mia
cara mamma, Nini Besson Capello.
L. 40.000: Elena Geymonat (osp. Asilo); Erica Armand Pilon, in mem. di
Bruno.
i. 45.000: Ing. Chiabrando Roberto.
l. 50.000: Bonnet Buffa Lina, in m.
di tutti i miei cari; Alda Albarìn Toselli; Malagò Dies Umberto (Felonica).
L. 60.000: Jahier Graziella.
L. 90.000: In mem. del caro estinto
Il Filadelfia School of English
del Centro Filadelfia cerca
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ed evangelicamente motivata
disposta ad assumere impiego
di responsabilità.
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per le cure prestate allo zio Parise
Giov. Daniele.
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1. 307.000; Gruppo Tedesco di Colonia.
L. 3.000.000: Emanuele Tron, ricordando Ida.
RINGRAZIAlVfENTO
La famiglia di
Roberto Ricca
ringrazia tutti coloro che neUa triste
circostanza si sono prodigati in modi
diversi prendendo parte al suo dolore.
In particolare ringrazia Anna Bosio
per la solidarietà e l’aiuto ricevuto.
Eventuali doni in memoria siano devoluti alla ristrutturazione dell’Ospedale Valdese di Torre PeHice.
Torre Pellice, 23 novembre 1984
RINGRAZIAMENTO
La moglie, la mamma, il papà ed i
familiari del caro ed indimenticabile
Mauro Castagna
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima ed affetto ricevuti
nella triste circostanza ringraziano di
cuore le gentili persone che con scritti,
parole di conforto, fiori, opere di bene
e presenza hanno partecipato al loro
grande dolore. In particolare ringraziano il pastore Bruno Rostaguo e signora, le famiglie Mourglia, Paolasso,
Malatesta, gli amici, i coscritti e
l’A.N.P.I.
Inverso Pinasca, 23 novembre 1984
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30 novembre 1984
ALL’ORIGINE DEL ’’PENTITISMO”
DISSOCIAZIONE
La legislazione d’emergenza
L’arretratezza legislativa e organizzativa in campo penale indusse lo
stato a ricorrere ad una normativa speciale: ripercorriamola insieme
Viteiii non è più
un ergastoiano
Come già accennato, la redazione ha chiesto ad un gruppo di
lavoro — composto da Paolo Cerrato, Aldo Ribet, Francesca Spano
e Giorgio Tourn — di studiare i problemi connessi al terrorismo
le in particolare alla dissociazione da esso) e di mediarli ai nostri
lettori. Dopo un primo intervento pubblicato sul n. 44 del 16.1]
(I frutti di un dialogo, di Paolo Cerrato) proseguiamo con un intervento di Aldo Ribet, presidente di Corte d’Appello a Torino.
« Nucleo Zero » ed il dibattito
sul terrorismo trasmessi su Raidue mercoledì e giovedì 14 e 15
u. s. hanno forse richiamato l’attenzione dei lettori più di quanto abbia potuto farlo il breve
inserto « Anni di piombo -1 frutti di un dialogo » ; e dire che —
ben prima della nota lettera al
Sinodo da parte di due detenuti
nel carcere di Rebibbia (vicenda a mio avviso un tantino enfatizzata) — il nostro giornale
aveva già da tempo sollecitato
i lettori ad un approccio diverso
da quello dei normali mass media ad un fenomeno segnante un
buon decennio di vita del nostro
paese! Lo aveva fatto nel 1“ numero del 1981 con un editing che
collocava a ragion veduta nella
stessa pagina l’intervista ad un
magistrato e le riflessioni di un
imputato detenuto, entrambi
evangelici, su terrorismo e pentimento.
Ben venga comunque un rilancio della tematica, se potrà
portare ad approfondimenti non
banali di alcuni aspetti del fenomeno, alla conoscenza del quale è pur necessario fornire alcune indicazioni di carattere informativo.
Sul piano della politica legislativa, vi è stata quella che ormai è nota come ’legislazione
dell’emergenza’, dizione che —
al di là di eventuali sospetti di
illegittimità costituzionale di alcune singole norme — rappresenta abbastanza chiaramente
come lo Stato abbia dovuto ricorrere ad una normativa speciale di fronte alla ritenuta in
• L’Eco delle Valli Valdesi •: Rea.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori: Giorgio Gardiol, Roberto Giacone, Adriano bongo, Giuseppe Platone, Sergio Ribet. Comitato
di redazione: i redattori e: Mirella
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Intestato a • L.i Luce; fondo di solidarietà •>. Via Pio V. 15 ■ Torino
Stampa; Cooperativa Tlpogratlca
Subalpina - Torre Pellice (Torinol
sufficienza di quella esistente:
ricorso che probabilmente non
si sarebbe reso necessario, o
quanto meno in misura molto
più limitata, se si fosse per tempo provveduto a serie riforme
dei codici penali e di procedura
penale, dell’ordinamento penitenziario, a strutturare gli organi di giustizia con criteri di modernità e di efficienza.
La lotta dello Stato al terrorismo, attraverso la cennata legislazione, si è mossa in due direzioni, o meglio attraverso due
strumenti :
1) un inasprimento della risposta penale, sul piano del diritto sostanziale e processuale e
sul piano carcerario;
2) l’introduzione delle così
dette «misure premiali».
Limitandoci in questa sede
(molto di più non può pretendersi) ad una sommaria elencazione, sotto il primo aspetto si
è provveduto tra l’altro:
— a configurare nuove ipotesi
di reato;
— ad introdurre una aggravante consistente nella « finalità
di terrorismo o di eversione
dell’ordine democratico » o,
secondo altra dizione equiparata per legge alla precedente, « dell’ordinamento costituzionale » ;
— a prolungare i termini della
custodia preventiva, ora (legge n. 398/1984) «custodia cautelare » ;
— ad ampliare i poteri degli organi di polizia;
— ad istituire istituti penitenziari o sezioni di essi di massima sicurezza ed a ricorrere con larghezza all’art. 90
dell’ordinamento penitenziario che dà facoltà al Ministro
per la grazia e giustizia di
sospendere in tutto o in par
te, per gravi ed eccezionali
motivi di ordine e di sicurezza, l’applicazione delle regole
di trattamento previste dall’ordinamento stesso.
Sotto il secondo aspetto, si sono introdotte le misure premiali che consistono nella configurazione di circostanze attenuanti e di cause di non punibilità,
riconducibili le une e gli altri a
comportamenti facenti capo c ad
un recesso attivo od operoso
dall’attività delittuosa, con dissociazione o meno dai concorrenti nel reato dato, o ad una
collaborazione fattiva con gli inquirenti (si è parlato di a lealtà
verso gli inquirenti »), secondo
le fattispecie configurate negli
artt. 4 e 5 della legge n. 15 del
6.2.1981 e 1, 2 e 3 della legge
n. 304 del 29.5.1982.
Tralasciando una analitica descrizione della casistica di cui a
tali leggi e dei concreti comportamenti che possono dar luogo
all’applicazione dell’attenuante o
risolversi in una causa di non
punibilità, è opportuno rilevare:
1) che quella che si è indicata come « collaborazione fattiva» costituisce, per i modi e le
rilevanti conseguenze che a tale
collaborazione vengono collegate, una vera e propria novità
nell’ordinamento, che ha dato
luogo a notevoli perplessità sia
sotto il profilo giuridico che morale, mentre le condotte riconducibili al concetto del recesso
attivo sono un innesto su situazioni già prese in considerazione, parzialmente, dall’ordinamento penale preesistente;
2) che la parola «pentiti» o
« pentimento » non ricorre testualmente nelle leggi citate, talché tali espressioni se per un
lato possono accettarsi come
espressioni di sintesi di determinati atteggiamenti e comportamenti, dall’altro possono tradursi in travisamenti della portata delle norme alle quali intendono riferirsi e caricare tali
parole di un significato semantico diverso da quello sin qui
avuto.
Aldo Ribet
Così, la corte ha tenuto conto
della « dissociazione » di Roberto Vitelli. Mentre il pubblico ministero aveva chiesto la conferma dell’ergastolo, il processo di
appello ai sei di Prima Linea, responsabili della rapina di Viterbo in cui furono uccisi due
carabinieri, si è concluso il 30
ottobre a Roma con una condanna, per Vitelli, a 29 anni di
carcere.
Ventinove anni non sono pochi, e la corte non ha mutato la
condanna all’ergastolo comminata agli altri due imputati passati di recente al fronte della
dissociazione, mentre ha concesso ulteriori sconti ai pentiti.
E tuttavia, questa sentenza rappresenta un altro segnale importante di apertura della magistratura nei confronti del fenomeno della dissociazione.
Importante, anche perché questo non era un processo qualunque.Vi era coinvolta, e poteva risultarne compromessa, l’immagine stessa della dissociazic>
ne. Perché Vitelli è stato il primo dissociato, e questa sua scelta si era espressa proprio al processo di primo grado, nell’ottobre 1981. Ma dissociazione, oltre
che presa di distanza dal terrorismo, è assunzione delle proprie
responsabilità personali: e le
sue Roberto a Viterbo non le
aveva assunte fino in fondo. La
verità - tutta - è venuta fuori in
appello, quando Roberto ha sorpreso tutti ammettendo di aver
partecipato alla sparatoria. Una
confessione che nessuno si aspettava, che poteva suscitare nei
benpensanti - come in certe « anime belle » della sinistra - reazioni sfavorevoli. In un articolo sul Manifesto del 23 ottobre
Rossana Rossanda ha risposto
preventivamente - e magistralmente - a tutte le « battute facili » che questa confessione poteva suscitare fi Credo ci sia poco da aggiungere alle sue argomentazioni, a cui rimando, salvo
alcune considerazioni personali.
Qualcuno mi ha chiesto se, come pastore di Roberto Vitelli
(egli appartiene alla chiesa evan
CAMPAGNA ABBONAMENTI 1985
Regala l’Eco-Luce per Natale!
L’Avvento è tempo di speranza. La nostra speranza è che durante quest’anno l’Eco-Luce sia
stato per voi un aiuto e un utile
strumento, malgrado tutti i suoi
limiti. Se così è perché non condividerlo con altri? Vi chiediamo
di considerare la possibilità dì
sottoscrivere degli abbonamenti
« Dono di Natale » a prezzo scontato, secondo la tariffa 1984 anziché quella del 1985. Questa
possibilità è ovviamente riservata a nuovi abbonamenti. L’invio sollecito del talloncino sottostante permetterà di dar corso
immediato all’abbonamento e di
inviare al destinatario una cartolina che annuncerà il dono da
parte di un amico (o del donatore secondo i desideri). In caso il nominativo indicato sia già
abbonato vi chiederemo istruzioni.
ABBONAMENTI 1985
no di Natale » alle seguenti persone:
Annuo L. 24.000 (nome)
Semestrale L. 13.000 (indirizzo)
Sostenitore L. 50.000 (nome)
Estero L. 50.000 (indirizzo) Vi trasmetto i relativo importo a mezzo
Supplemento aereo L. 24.000 □ vers. in ccp Nella cartolina □ vaglia □ assegno che spedirete per annunciare il dono
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Interno
Estero
L. 21.000
L. 40.000
vi prego di
menzionare
non menzionare
il nome del donatore.
Al termine dell'abbonamento vi prego di
□ chiedere all’interessato di rinnovare direttamente
□ inviare a me un prò memoria per il rinnovo.
(nome del donatore)
(indirizzo)
(telefono)
gelica battista di Albano), ero
al corrente della sua intenzione
di confessare, se addirittura non
lo avessi spinto a questo i^asso.
La risposta è no. E sono contento che sia così. Perché per
Roberto non sono un confessore - su certi argomenti abbiamo
sempre mantenuto un pudore a
mio avviso necessario - né un
« direttore spirituale ». E se nel
ministero pastorale si può parlare di « soddisfazioni professionali », tra queste vi è certamente quella di constatare che una
decisione difficile, rischiosa e
sofferta come questa, Roberto
l’abbia presa da solo. Non in solitudine, perché circondato dall'affetto e dal sostegno di tanti,
ma senza che nessuno lo spingesse, in piena responsabilità.
Certo, riandando ai nostri ultimi colloqui, mi rendo conto
di come spesso, senza saperlo,
abbiamo sfiorato il problema.
Roberto mi parlava della « conversione » come di un percorso
travagliato, e non di un momento magico che, improvvisamente, cambia tutta la vita. Mi diceva il suo disagio nel constatare come sovente di una persona
si faccia un « caso », un eroe. E
Roberto non voleva essere il
« caso Vitelli ». Non abbiamo
bisogno di « santi », ma di uomini in carne ed ossa che, coscienti delle proprie contraddizioni,
sappiano percorrere un difficile
cammino di coerenza.
E Roberto non è e non ha voluto essere un santo. Ma non è
neanche solo un « peccatore ».
Perché se nella sua confessione
tardiva emerge il « peccato »,
emerge anche, anzi sovrabbonda, la « grazia ». Quella grazia
che gli ha dato il coraggio dà
confessare, correndo il rischio
di essere preso per un bugiardo;
che gli ha dato di impegnarsi
con sempre maggiore coerenza
nella strada della dissociazione.
Simul iustus et peccator, diceva
Lutero; allo stesso tempo giusto e peccatore, questa la condizione di colui che riconosce il
proprio peccato. Se questa affermazione centrale della fede evangelica ha ancora un senso, questo senso lo riconosco oggi in
Roberto.
Luca Negro
(da Com Nuovi Tempi del 18 novembre ’84).
■ « ...noi, liberi, vorremmo che fosse
andata in un altro modo. Che Vitelli
fin dal processo di primo grado avesse detto tutto 0 non avesse aggiunto
nulla ora, come la legge gli consente.
Ma con che diritto lo avremmo voluto? Con quale diritto passiamo oltre,
soltanto per il delitto politico, al principio che nessuno è tenuto ad incolparsi? Perché lo pretendiamo dal dissociato e non ci viene in mente di chiederlo a chi uccide per rancore o per
denaro invece che per una dissennata e disperata idea? (...)
La legge non lo obbligava, lo avrebbe obbligato, forse, un’idea forte, un
movimento forte, un principio che sorreggesse. come un tempo le private
solitudini e debolezze. Ma questo movimento nasce appena, bombardato da
destra e da sinistra, e trovava freddo
il paese che lo avrebbe dovuto ascoltare. Così gli chiedevamo di essere
uomo di principio in un paese dove i
principi sono bellamente irrisi per primo da chi ci governa. (...)
La tragedia dalla quale è passato,
provocandola, è cosa sua e della vittima. Nostra è la legge che dice; potevi non parlare. Parlare contro te
stesso riguarda soltanto te. Per la
causa della dissociazione una sola cosa conta, che tu ti sia battuto contro
la scelta armata quando ben pochi lo
facevano, che abbia aiutato altri a ricostruire i motivi politici, le strade tortuose delle idee e delle azioni; non
quelle della coscienza. Quella non appartiene alla legge, povero Roberto, appartiene a te solo -. (n.d.r.)
i