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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Si?. FBYROT Arturo
Via C. Gabella 22/5
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Nnm. 26 ABBONAMENTI | L. 3.000 per l’interno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 ] TORRE PELLICE - 25 Giugno 1971
Una copia Lire 80 L. 4.000 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 100 1 Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Là
piazza
Nel racconto della testimonianza di Paolo ad Atene è detto che l'apostolo « ragionava
nella sinagoga con i giudei e
con le persone pie; e sulla piazza, ogni giorno, con quelli che
vi si trovavano » (Atti: 17: 17).
Dunque, di sabato nella sinagoga, e tutti gli altri giorni nella
piazza dove gli uomini si incontrano. Ed il tema delle sue conversazioni era « Gesù e la resurrezione » (v. 18).
Le piazze sono state in queste ultime settimane il luogo di
molti discorsi. Gli oratori di
tutti i partiti si sono succeduti
gli uni agli altri. I temi trattati
sono stati quelli che riguardano
più da vicino il nostro popolo:
la casa, l’università, la libertà,
l’economia, i sindacati... qualche parola vera in mezzo a tante menzogne assai spesso volute! Molta retorica, molto chiasso nelle piazze piene di uomini,
cioè di nostri fratelli, in attesa
di cose vere.
È mancato, però, un discorso, quello « di Gesù e della resurrezione », che non è mai
marginale nella vita degli uomini perché proprio esso è discorso di vita, è indicazione per
un orientamento socio-economico vero. Via maestra che non
si può ignorare se si vogliono
veramente cose nuove.
Ma questo discorso chi doveva farlo se noti quelli che confessano che Cristo (e non Cesare!) è il Signore? Dove sono i
credenti che, anche a costo di
esser tacciati da « cianciatori »
(v. 19), hanno cercato, tentato
almeno, di indicare la « Via »
nei grandi dibattiti elettorali?
Nella piazza si sono sentite tutte le ideologie. Nella piazza non
si è sentito Cristo. I suoi confessori sono stati muti o hanno
cercato, come Paolo ad Atene,
di trovare un linguaggio più
adeguato agli ascoltatori, senza
realizzare che il linguaggio più
adeguato, più recettibile è ancor nulla, se esso vela e non
svela la Verità ultima. E dinnanzi a questa soltanto che gli
uomini si pronunziano (v. 31-32)
e se si pronunziano per essa, la
nostra testimonianza è il più
grande servizio che possiamo
rendere alla società.
Tullio Vinay
1ST ell’ottobre 1931, quando aveva ap
C > pena 25 anni, D. Bonhoffer dopo
un soggiorno negli Stati Uniti scriveva
a un suo amico pastore: « Viste dall’altra sponda dell’oceano, la nostra situazione e la nostra teologia hanno un aspetto molto locale e non è concepibile
che nel mondo intero solo la Germania,
e in essa alcuni uomini, abbiano capito
quel che è l’Evangelo. Eppure, non
vedo un messaggio da nessun’altra parte. L’opera gigantesca delle Missioni
americane è minata dall’interno, perché la Chiesa-madre è moribonda... Vorrei vedere un altro grande paese, da
cui forse verrà la soluzione, voglio dire
l’India. Altrove infatti tutto sembra
finito, la grande morte del cristianesimo sembra essere imminente. È dunque terminata la nostra èra? L’Evangelo è forse dato a un altro popolo, predicato con altre parole e altri atti?...
Sono ora pastore degli studenti al Politecnico: come predicare tali cose a
questa gente? Chi ci crede ancora?
L’invisibilità ci uccide. Se almeno in India si potesse veder qualcosal Nessuno
può più sopportare di essere continuamente rimandato a un Dio che è esso
stesso invisibile ».
Letta oggi questa pagina non appare
per nulla invecchiata, a parte alcuni
dettagli ' secondari. Noi siamo invecchiati di mezzo secolo, ma i problemi
fondamentali oggi sul tappeto sono ancora quelli posti da Bonhoefier cinquant’anni or sono, con forte anticipa
UNA pagina di bonhoeffer
#/ quinto evangeio
zione e una lucidità di cui oggi non
siamo più capaci. Nessuno di quei problemi è stato risolto. Vien da chiedersi
se per caso non siamo invecchiati
invano.
C’è anzitutto il problema, del messaggio, che la Chiesa ha da annunciare al
mondo. Nel 1931 solo in Germania c’era
qualcuno che aveva capito cos’è l'Evangelo: si tratta degli uomini della « teologia dialettica », che poco più tardi
costituirono l’anima della Chiesa evangelica confessante — una pattuglia non
molto numerosa ma ben identificabile,
raccolta intorno a Karl Barth. Oggi non
ci sono neppure più quei pochi. Sarenamo fortemente imbarazzati se dovessimo indicare un teologo, un gruppo,
una corrente o tendenza, una comunità,
una chiesa di cui si possa dire: questi han capito quel che è l’Evangelo.
Così, il problema del messaggio, nel
suo contenuto e della sua formulazione,
è oggi più aperto e irrisolto che mai.
C’è poi il problema della Chiesa.
Bonhoeffer parìa di una Chiesa mori
bonda, quella americana, che oggi invece appare in complesso più vitale di
quella europea. Ma aldilà di questo confronto, le Chiese d’Europa e d’America
sono accomunate da Bonhoeffer nella
severa sentenza: « la grande morte
del cristianesimo sembra imminente ».
L’India, evocata copie luogo « da cui
forse verrà la soluzione », rappresenta
quella realtà tuttora in gestazione che
negli ambienti ecumenici si è soliti
chiamare « giovani chiese », quelle cioè
del cosiddetto Terzo Mondo. Da loro
forse verrà la soluzione. Finora non è
venuta. Ma neppure è venuta dalla cristianità occidentale che negli ultimi 50
anni, malgrado l’imponente produzione
teologica e i primi sporadici accenni di
rinnovamento ecclesiologico, e malgrado le discrete realizzazioni sul piano politico-sociale e sul piano ecumenico anche se ottenute con affanno, lotte e lacerazioni interne, malgrado tutto questo non ha superato la crisi mortale
diagnosticata da Bonhoeffer con straordinaria chiaroveggenza, proprio in un
tempo in cui la Chiesa, assai più di
oggi, possedeva ancora apparenze di
..........................................IMI..............................................min.....limi.....................................................
al
Mezzi di comunicaziooe e formazione teologica
centro della recente sessione del Consiglio F. C. E. I.
Notiziario Evangelico e Televisione.
Il convegno sulla televisione religiosa, organizzato dal Servizio Stamparadio-televisione della Federazione e
tenutosi ad Ecumene il 7 e 8 giugno
scorso, ha dato una evidente e positiva impronta ai lavori del Consiglio
della Federazione, riunitosi, sempre ad
Ecumene, pochi giorni dopo, il 12 e
13 giugno. Basandosi infatti anche sul
contenuto delle relazioni, di alto interesse, presentate a tale convegno, della televisione è stato lungamente parlato, e nella prospettiva che ci possa
essere dato, tra non molto, uno spazio
televisivo per una nostra trasmissione
religiosa, il Consiglio ha avuto un largo scambio di idee su come riempire
questo spazio quando giunga il momento di poterlo fare. E evidente infatti che ciò rappresenterà un impegno estremamente serio per la Federazione e per tutte le forze dell’evangelismo italiano; è un lavoro che esige
chiarezza di idee e molte energie, ed è
con questa consapevolezza che il Consiglio non ha voluto indugiare oltre,
cominciando a formulare le prime ipotesi di lavoro e i primi abbozzi di programma.
E nato il NE V !, il Notiziario £Uangelico della Federazione, di cui il Consiglio ha esaminato il numero di prova. E la nuova agenzia di stampa, che
con ritmo, si spera, mensile sarà un
organo di informazione e di documentazione sia per l’interno, cioè nelTambito delle nostre chiese italiane; sia
per l’esterno, diretto al mondo italia
.....................................................IIIIIIIIIII'MIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
UNA VALUTAZIONE DI TULLIO VINAY
Le recenfi elezioni amminisfrafive
visfe dal "polo„ siculo
Ognuno cerca, oggi, di fare l’analisi
delle elezioni siciliane, il più grosso
campione delle varie elezioni fatte il
13 giugno, per dedurre qual’è Tqrientamento nuovo dell’elettorato italiano.
Cerchiamo di farla anche noi, per i
nostri lettori, anche se non crediamo
che il « test » siciliano corrisponda su
scala maggiore a quello del resto dell’Italia. Qui, oltre ai fattori che hanno
influenzato un possibile pronunziamento nella penisola, ve ne sono altri fortemente determinanti.
Prima di tutto un quadro dei risultati elettorali. Quel che ha colpito di
più è il balzo innanzi del MSI. Era da
aspettarselo anche se non in questa
misura. In Sicilia è passato da 8 a 15
seggi e l’aumento lo ha avuto nelle
province di Catania (da 1 a 4 seggi), di
Messina (da 1 a 2 seggi) e di Palermo
(da 1 a 3 seggi), cioè nelle province
delle maggiori città, dove la massa
piccola borghese è più grande e doye
sono più rilevanti certi interessi in
giuoco. Ha raggiunto il 16,4% dell’elettorato mentre ne aveva, nelle prece
denti elezioni regionali solo il 6,6%.
Sette seggi in più, degli 8 persi dalla
DC Che è passata da 37 seggi a 29. Per
gli altri partiti la situazione è questa:
PCI da 20 seggi a 22, PSIUP da 4 a 2,
PSI da 9 a 12, PSDI da 2 a 4, PRI da
4 a 3, PLI da 5 a 3, i Monarchici hanno perso l’unico seggio. Dunque, la sinistra non ha perso, ma si è in qualche misura rinforzata. Chi ha perso
voti sono prima di tutto la DC (7), il
PRI (1), il PLI (2), i Monarchici (1).
Non è possibile che i voti di questi tre
ultimi partiti siano andati al PCI o al
PSI, bensì al PSDI ed al MSI. Dalla
DC è presumibile che in piccola parte
i voti siano passati alla sinistra (aumento del PSI) ed in maggiore quantitativo al MSI.
Prima di una valutazione è necessario dire due parole sulla propaganda
elettorale. Forlani, e Caltanissetta, è
sembrato scusarsi della politica della
casa e agraria della DC, e così altri
con lui. Rumor a Riesi (!) si è presen
(continua a pug. 6)
no non evangelico (agenzie di stampa,
quotidiani), per trasmettere le notizie
più importanti sulla vita delle chiese
evangeliche, sia in Italia che all’estero; sia per l’esterOr t 'datto in inglese,
per fornire una mi l'ore informazione
e conoscenza dei problemi e della realtà del cattolicesimo italiano, oltre che
della vita delle chiese evangeliche del
nostro paese.
A questo numero di prova se^irà,
speriamo presto, il numero I, diretto
alle chiese evangeliche italiane. Progressivamente anche gli altri notiziari,
la cui redazione è stata affidata a Giovanni Ribet e Renato Maj occhi, vedranno la luce.
Servizio studi.
Il giorno prima di quello della riunione del Consiglio era appena terminato rincontro biblico sull’Antico Testamento (la teologia di von Rad)
svoltosi anch’esso ad Ecumene. Su questo riuscito incontro, che ha riunito
un buon numero di pastori (quasi assenti i laici!), ha riferito il servizio
studi del Consiglio. Il prossimo incontro si svolgerà ad Agape dal 17 al 21
agosto p. V., sul tema: « attesa del Regno e nostro impegno presente », il cui
programma è già stato diffuso dalla
nostra stampa. Per Tanno prossimo e
previsto un nuovo incontro biblico sulla teologia di Kàsemann, dal 1” al 3
giugno, con sede e programma ancora
da definire.
Il razzismo.
Il problema della lotta contro il razzismo è stato largamente discusso dal
Consiglio. La presa di posizione e le
iniziative messe in atto dal Consiglio
ecumenico delle Chiese hanno provocato vivaci reazioni da parte delle diverse chiese mondiali, e questo sia in
senso positivo che negativo; alcune di
esse sono passate anche ad una solidale collaborazione, soprattutto per un
aiuto finanziario a favore dei movimenti di resistenza contro le oppressioni razzistiche nei vari continenti. Il
Consiglio non ha potuto evitare di rilevare il silenzio quasi assoluto da parte delle nostre chiese italiane, ed ha
pertanto sentito la necessità di prendere qualche iniziativa, così da risvegliare nelle nostre chiese il senso delle proprie responsabilità e la percezione della gravità del problema. Vi è
inoltre una situazione razzista anche
in Italia, di cui conviene prendere
sempre più coscienza; anche in tal
senso il Consiglio ha deciso di prendere alcune iniziative, sia per quanto
riguarda riunioni di studio ed incontri, sia a livello della informazione.
Educazione e istruzione.
Notevoli le iniziative e l’attività del
Servizio educazione e istruzione, presentate dal past. Aurelio Sbaffi. Il documento sulla scuola, preparato dal servizio e già diffuso e pubblicato sui nostri giornali, vuole essere il primo di
una serie; ad esso farà seguito, quanto prima, uno studio sulla preparazio
ne e formazione dei monitori. Per l’uno
e l’altro di questi problemi sarà di valido appoggio, d’ora in poi, la rivista
« La scuola domenicale » col suo nuovo contenuto e programma e già entrata nel nostro mondo evan<ielico nella sua nuova veste tipografica.
Servizio sociale.
Affini ai problemi e programmi del
servizio educazione ed istruzione sono
quelli del Centro diaconale di Torre
Pellice; il pastore Taccia ne ha fatto
una rapida esposizione ed ha ricordato il « Corso per educatori di Istituti
per minori » che avrà luogo dal 2 al
17 settembre a Torre Pellice.
E in corso di elaborazione, da parte
del servizio sociale, il documento, richiesto dalTAssemhlea di Firenze dello scorso anno, sulle tendenze di sviluppo dell’economia del nostro paese
e sulle prospettive di lavoro. Il Consiglio ne ha approvato lo schema e nella sua prossima riunione prenderà co
noscenza della sua stesura.
E preannunciato un convegno sui
gruppi di servizio nelle varie opere
sociali delTevangelismo italiano che
avrà luogo nella Marsica, dal 23 al 25
aprile dell’anno prossimo.
Obiezione di coscienza.
Il disegno di legge n. 769 sul servizio civile sostitutivo per gli obiettori
di coscienza,, che dovrebbe essere presentato alle Camere per la sua discussione, è stato commentato dal dr.
Bianconi ed ampiamente discusso dal
Consiglio che ne ha sottolineato il carattere discriminatorio e restrittivo.
E stato deciso di preparare due Ordini del giorno, il primo sulla questione
di principio, in difesa della più completa libertà di coscienza; un secondo,
più motivato, con la proposta di numerose modifiche ai vari articoli del
disegno di legge in questione.
Nuovo membro.
In chiusura di riunione il Consiglio
ha dovuto accettare, con rammarico,
le dimissioni del pastore Taccia, ormai troppo impegnato nei suoi vari incarichi alle Valli. Prenderà il suo posto, nel Consiglio della Federazione, il
pastore Sonelli, cui il Consiglio dà fin
da ora il più cordiale benvenuto.
Daniele Rochat
illiilillliiiiiilliiiiiiiiilllllllllllllilliiiilii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Arresti sulle scale di S. Pietro
Il past. Giorgio Girardet, direllore di «Nuovi tempi », è stato fra le persone arrestate il
mese scorso, a Roma, in occasione dì una riunione non autorizzata sulla scalinata della basilica di S. Pietro. Un gruppo di giovani
americani avevano organizzato la riunione in
segno di protesta contro la decisione del papa
di ricevere delegati sud-vietnamiti c del governo americano, ma non ((uelli del governo rivoluzionario provvisorio né del Fronte di liberazione del Vietnam del Sud. Il past. Girardet aveva rifiutato di consegnare alla polizia
il suo taccuino e una copia dei volantini distribuiti. Alcune ore dopo il fermo, gli arrestati sono stati rimessi in libertà.
vitalità, fedeltà, grandezza, rilevanza.
Così, il problema della Chiesa, della
sua sopravvivenza non solo sociologica
ma teologica e spirituale, quindi della
sua esistenza come Chiesa — e non
come frazione religiosa del mondo —
si pone con uguale drammaticità oggi
come 50 anni fa.
C’è infine, alla radice di tutto, il problema di Dio. La sua invisibilità ci uccide, osserva lucidamente Bonhoeffer.
In ogni tempo l’uomo è un Tommaso
che vuol vedere per credere. Ma bisogna andare incontro alla sua incredulità? Non sarebbe più cristiano contestarla? E che senso ha lagnarsi delTinvisibilità di Dio? Solo gli idoli, nella
Bibbia, sono visibili! Bonhoeffer certo
conosceva la dichiarazione di Dio a
Mosè: « L’uòmo non mi può vedere, e
vivere » (Esodo 33: 20) e quella di Gesù
a Toma: « Perché m’hai veduto, tu hai
creduto; beati quelli che non han veduto, e hanno creduto » (Giov. 20; 29).
Perché allora sentirsi come feriti a
morte dalTinvisibilità di Dio? Egli stesso rivela a Mosé che non la sua invisibilità, ma la sua visione, uccide!
H. Zahrnt, nel suo libro Dio non può
morire, interpreta correttamente in
questi termini l’espressione di Bonhoeffer: « Il problema della “invisibilità di
Dio” si precisa così: di quale tipo di
esperienza si tratta nella fede in Dio?
Qual’è il rapporto di questa esperienza
con le altre esperienze della realtà che
facciamo, e fino a che punto questa
esperienza della fede può essere illustrata e verificata? Si tratta oggi della
verifica della fede in Dio ».
Proprio questo è il compito principale della teologia odierna: verificare
tutte le sue affermazioni su Dio, esplorando e illustrando il loro rapporto
con la realtà del mondo. Realtà di Dio
e realtà del mondo costituiscono i due
poli della riflessione teologica. Non si
tratta quindi di definire o « descrivere »
Dio nei termini di un discorso di tipo
filosofico ma di indicare la concretezza
di Dio in rapporto alla realtà del mondo. Zahrnt osserva che nel nostro modo
di parlare di Dio dovremmo lasciarci
guidare dal principio enunciato da
Lenin: « Non c’è una verità astratta, la
verità è sempre concreta » e aggiunge:
« Bert Brecht, nel suo esilio in Danimarca, aveva affisso questa parola
sulle travi della stanza in cui lavorava;
noi dovremmo scriverla su tutte le cattedre e su tutti i pulpiti da cui oggi si
parla di Dio ».
Paolo Ricca
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Anche i Battisti
in Vaticano
Su « L'Osservatore Romano » del 13 corr.
abbiamo letto, in prima pagina, una notizia
intitolata: Udienza del Santo Padre a un
gruppo di Battisti:
« Nella Sala Clementina il Santo Padre ha
riceimto oggi 12 giugno,, quattrocento Battisti
della ^‘Southern Baptist Convention ” del
Texas e di altre regioni degli Stati Uniti appartenenti alla suddetta Confessione religiosa.
I visitatori erano diretti in Terra Santa ed
hanno voluto sostare a Roma per rendere
omaggio al Sommo Pontefice.
« Essi erano guidati dal Pastore doti. Crisnel. Presidente della Confederazione dei Battisti del Sud. con il quale erano alcuni Pastori: ed erano accompagnati dal Sottosegretario
del Segretariato per ITJnione dei Cristiani
Mons. Gianfrancesco Arrighi e dal P. Walter
Abbott S. Officiale del Segretariato stesso ».
Seguiva il testo del messaggio di saluto che
il Pontefice ha rivolto ai suoi ospiti, rallegrandosi per la visita, « eccezionale e forse
unica manifestazione di un nuovo spirito di
amicizia fra tutti coloro che invocano il nome
di Cristo ». Lieto che, « sulla via dei Luoghi
Santi )> essi si siano fermati a Roma. « che è
aneli essa un luogo santo, bagnato dal sangue
dei martiri, un luogo di pellegrinaggio fin dai
tempi del Nuovo Testamento », ha auspicato
che « rincontro, per il quale vi ringraziamo
caldamente, sia un segno effettivo di uno sforzo nuovo di comprensione e collaborazione
scambievole ».
L'erosione “ecumenica”, in questo caso nelle sue manifestazioni turistico-pellcgrine più
esteriori, continua.
2
pag. ¿
N. 26 — 25 giugno 1971
L'opera più recente di Vittorio Subilia
Conoscere i tempi di Dio
Aver respirato l’aria delle alte quote:
con quest’impressione vigorosa e corroborante ho concluso - con l’intento e
l’impegno di ritornarci, e non una volta sola - la lettura dell’ultimo libro di
Vittorio Subilia, / tempi di DioK Dico:
delle alte quote, non di una « stratosfera » più o meno staccata dal quadro
della nostra esistenza e delle nostre responsabilità concrete; piuttosto, in
analogia con la diversa scala di valori che l’alta quota proietta sull’esistenza umana, in questo libro tutte le
questioni penultime della nostra vita
cristiana sono riferite con forza, con
pertinacia, con speranza sofferta e gioiosa insieme, alla questione ultima, la
questione di Dio. « Di Lui queste pagine intendono in qualche modo testimoniare - scrive l’Autore nella premessa Non perché chi le ha scritte e ha lungamente esitato a pubblicarle ritenga che
quello che vi è detto sia adeguato allo
scopo; ma perché la testimonianza di
Lui non può essere taciuta, anche se
non supera i limiti di un balbettio costituzionalmente incapace di un discorso competente su Dio... Queste pagine
non sono e non vogliono essere altro
che una testimonianza resa all’Evangelo, per comprenderlo e ubbidirgli con
più chiara e coerente fermezza ».
Il nostro docente di teologia sistematica è ben cosciente che « se si guarda la contingenza degli interessi in corso, il discorso qui pronunciato potrà
apparire a più d’uno inattuale e sfasa
to. .. Ma il popolo di Dio è debitore al
mondo di un messaggio che coinvolge
tutti gli elementi della realtà, teologica
e non teologica, in una tensione di speranza liberatrice. E questo messaggio
deve èssere pronunciato, anche se il
vecchio linguaggio è sfasato, anacronistico, sopravvissuto al contesto in cui
è sorto e il nuovo non convince ».
Colpisce, in questo libro, l’umiltà del
teologo-testimone, tanto più considerato che, a mio avviso, questo è il libro
più bello che Vittorio Subilia ci ha finora dato: l’opera ricca e vigorosa di
una feconda maturità, il frutto di un
lavorio pluridecennale, combattuto in
riflessione e preghiera, per il servizio
da rendere alla chiesa; l’opera di un
« sistematico » che ha coscienza di avere come vocazione di riproporre continuamente « la questione di Colui che,
lungi dall’essere un Dio sistematico, è
un Dio che continuamente contesta le
nostre sistemazioni, anche teologiche »,
sì che il discorso « è da considerare
semplicemente un’introduzione, che dovrà essere riveduta, corretta, proseguita », e intende soltanto « porre questioni, suscitare interrogativi, che ci stimolino a non acquietarci nell’acquisito e
nello stabilito: né in quello della tradizione né in quello della contestazione ». E, veramente, questo non è solo
un programma formulato in sede di
premessa: è un impegno mantenuto di
pagina in pagina, e dà loro freschezza
e vivezza.
Il Dio trinitario e gli idoli
I tempi di Dio: perché questo titolo? In questa presentazione del Dio trinitario attestato dalle Scritture si seguono i ’tempi’, o le ’economie’ della
rivelazione attiva, dell’intervento di
Dio nella vicenda umana; e così l’opera si articola in queste tre parti: Dio
e gl’idoli - Cristo e la storia - Lo Spirito e l’avvenimento. Nulla sarebbe
però più errato che considerare il libro un manuale scolastico di dottrina
trinitaria. Anzi, se mai si è considerata la teologia trinitaria un’astrusa e
forzata speculazione, sovraccarica di
spurie elaborazioni filosofiche, si leggano queste pagine: al seguito di Karl
Barth, cui l’Autore fa continuo riferimento senza per altro esserne succube ripetitore, si scoprirà che, malgrado tutti i condizionamenti storici e
tutta l’insormontabile difficoltà di parlare in termini umani e con concetti
umani di Colui che è Altro da noi, la
teologia trinitaria è veramente una testimonianza — la sola fedele — all’Iddio biblico. Cuore pulsante di questa
parte è il capitolo chiave su « La, teologia del Nome di Dio ». In esso, partendo da uno spunto di Emil Brunner
ma sviluppandolo con ampiezza e originalità di ricerca, si ritrova già in
questo elemento trascurato della testimonianza veterotestamentaria (il sin
golare sdoppiamento di Yahweh nel
suo Nome, quasi una sorta di alter ego
nel quale interviene e agisce nella storia del suo popolo) un chiaro annuncio trinitario, che il Nuovo Testamento non farà che chiarire con la precisazione carica di novità: « il Nome occulto e indicibile di Yahweh è diventato il nome di un uomo, di uno come noi, un nome pienamente pronunciabile, anzi addirittura confondibile
con altri nomi umani: Gesù di Nazareth» (p. 77).
Riflettere, in spirito di adorazione,
e guidati da queste pagine, sul mistero e sulla rivelazione del Dio trinitario, ecco un programma che non posso consigliare abbastanza ai singoli e
ai gruppi di studio che si vanno moltiplicando fra noi; l’ignoranza o il sospetto diffusi nella chiesa nei confronti di questa « dottrina » non possono
non avere deleterie conseguenze, se si
tiene presente che, come ha scritto
Adolfo Schlatter, « il nome trinitario
di Dio esprime la coscienza specificamente cristiana di Dio; e poiché la coscienza di Dio è il fondamento e il
contenuto di ogni fede, il nome trinitario di Dio è veramente l’Evangelo
cristiano. E per questo che il battesimo è fatto in questo Nome » (p. 89).
Cristo nella realtà e ambiguità
della storia, quale rottura della storia
Riflettendo su « L’enigma di Gesù »
si apre la seconda parte: Cristo e la
storia, la quale costituisce una rassegna delle varie interpretazioni che la
teologia moderna ha dato di questo
« enigma », fermo restando che « tutte
le soluz.ioni — negative e positive —
date al problema cristologico, nella vita di Gesù, nella Chiesa primitiva, nella Chiesa posteriore, tanto nei primi
secoli quanto nell’epoca moderna, partono tutte da un medesimo e unico
punto di partenza, il Gesù storico »
(p. 132). Ed ecco la carrellata d’immagini: il Gesù esempio etico deH’illuminismo, e il Cristo mitico che ne è il
corollario, proiezione di aneliti umani;
il Cristo comparato della storia delle
religioni, con la riscoperta della prospettiva escatologica (Albert Schweitzer) e la sua eliminazione; il Cristo
della critica biblica, il Cristo esistenziale (Rudolf Bultmann), il Cristo postbultmanniano: in tutti questi modi interpretativi, in fondo, è sempre la realtà storica di Cristo che viene messa
in discussione, prolungando in forme
moderne l’antica eresia gnostica. In
questa luce sono visti gli idealismi,
pur così diversi, di Schleiermacher e
di Kierkegaard (dei quali del resto
non si tacciono, specie per il secondo,
i genuini apporti cristiani), con le loro cristologie che sostanzialmente
astraggono il Cristo dalla storia, sublimandolo nel mondo dell’ideale o forzandolo esistenzialisticamente in una
contemporaneità con ogni generazione, sostanzialmente fuori del tempo.
Infine, e anche qui è innegabile la matrice idealistica hegeliana, la cristologia marxista: « il suo messianismo non
conosce l’incarnazione; l’incarnazione
è l’umanesimo socialista che apparirà
come prodotto della rivoluzione »; dato il primato della prassi, « il criterio
della verità è l’efficienza storica, non
il paradosso e la contraddizione della
croce » (p. 208 s.). Stinge dunque sulle
teologie, e in particolare sulle cristologie che sino ad oggi si sono succedute nell’epoca moderna, una visione
del mondo che si può definire « la sacralizzazione idealistica della storia —
sacralizzazione borghese e conservatrice della storia presente o sacralizzazione messianica e rivoluzionaria della storia futura (...), premessa teoretica di quella secolarizzazione la cui
prassi è oggi in atto su scala universale » (p. 184).
Nella sua riflessione e nella sua testimonianza la chiesa deve dunque, oggi, reagire criticamente agli asservimenti filosofici o teologici che la sollecitano o la vincolano in quel senso,
rifiutando di concepire Cristo « come
sacralizzazione presente o futura, conservatrice o rivoluzionaria » della storia: poiché egli rappresenta la « rottura della storia»: è, nella storia (in
quella storia ben precisa, unica), ciò
che non viene né mai verrà dalla storia, perché non viene dall’uomo.
Questa parte, anche per l’intreccio
di problematiche filosofiche, è forse la
più ardua, ma costituisce un apporto
importante non solo per la panoramica che offre, ma più ancora per il robusto sforzo di ricondurre tante correnti e rivoli al comune denominatore
mettendo in guardia anche la nostra
generazione dall’eresia che costantemente minaccia la chiesa: vanificare
la realtà storica di Gesù Cristo.
Lo Spirito e raccadimento,
contro ogni sacralizzazione umana
Se sulla parte centrale pare pesare,
con tutto il peso della sua corposità e
ambiguità storica, l’incarnazione, il soffio vivo dello Spirito sembra invece
soffiare con freschezza particolare nella
terza e ultima parte. Lo Spirito e l’av
scimento della presenza attuale del Signore nel mistero dello Spirito. Anzitutto, non può che esservi accordo
profondo fra Evangelo di Cristo e Spirito di Cristo (1 Cor. 12; 3); secondo
precisazioni ulteriori, lo Spirito non
può non sottolineare l’incarnazione,
contro ogni spiritualismo (1 Giov. 4:
1-3), ed è sottoposto al controllo della
Parola (1 Giov. 4: 6). Al criterio dogrnatico si aggiunge, in tutta la testimonianza apostolica, il criterio etico: dov’è lo Spirito non possono mancarne
i frutti. Tuttavia, e questo è molto importante, né il criterio dogmatico né
quello etico, che valgono da controllo,
possono assolutamente mai assurgere
a garanzia: la retta confessione della
fede e la retta condotta della fede sono necessarie, ma né l’una né l’altra
garantiscono la presenza dello Spirito,
che, nella sua analogia con il vento
(Giovanni 3), costituisce la manifestazione della sovrana libertà di Dio:
uno Spirito che fosse vincolato dall’uomo, anche dall’uomo cristiano, non
sarebbe più Santo, non sarebbe più
Dio.
Questo è il caso del cattolicesimo,
nel quale sì ha xm’oggettivazione ecclesiastica dello Spirito, fin da qtiando
Ireneo di Lione forgiò (in funzione
antieretica) la formula: Dov’è la Chiesa. quivi è lo Spirito di Dio (anziché
limitarsi all’espressione inversa, sola
corretta): l’istituzione, magistero e sacerdozio, acquista carattere sacrale e
lo Spirito le è vincolato, in ultima analisi. Ma non si pensi che il protestantesimo sia immune da questa tentazione oggettivante (che, cioè, riduce lo
Spirito da soggetto a oggetto e innalza lo strumento umano a signore che
dispone dello Spìrito): esso è anzi costantemente minacciato o dal biblicismo, che si potrebbe condensare nella formula: dov’è la Scrittura, quivi è
lo Spirito, in modo per così dire automatico; o dallo spiritualismo, che soggettivizza lo Spirito, facendolo sostanzialmente coincidere con la voce della coscienza individuale. Come sempre, la battaglia della Riforma è su
due fronti, e questo risulta con forza
luminosa dall’ultima parte dell’opera
che presentiamo, nella quale sono messe a confronto la posizione luterana e
quella calvinista, riformata. Questi capitoli risentono direttamente della vigoria e penetranza evangelica dei testi della Riforma, cui attingono con libertà critica, appunto riformata: non
si tratta di una ripetizione scolastica,
ma di un esame critico di ampio respiro, capace di cogliere i moventi ultimi — e decisivi — dei Riformatori,
e di metterne in luce senza mezzi termini le debolezze e inconseguenze,
particolarmente sensibili — almeno in
una prospettiva riformata — in Lutero, che non ha avuto altrettanto chiara quanto Calvino la diversità qualitativa del tempo dello Spirito, dopo
l’Ascensione, prolungando invece in
qualche modo, sebbene non come avviene nel Cattolicesimo, l’economia
deH’incarnazione anche nel tempo della Chiesa®.
Sono pagine, queste, da meditare e
rimeditare. Il nostro tempo, fra l’Ascensione e il ritorno di Cristo, non è
— come durante l’incarnazione — il
regime dell’Esi (è), bensì il regime del
Fit (accade): lo Spirito interviene, ma
in forma frammentaria, e soprattutto
libera, evitando di sacralizzare alcunché dell’uomo, cristiano e chiesa inclusi: « il regime del Fit evita le assolutizzazioni del passato, le sacralizzazioni conservatrici dell’umano, del costituito, dell’istituzionale: non vincola
lo Spirilo a dei dati fissi di ordine
umano » (p. 319). Non alla fissità dottrinale: « La funzione della dottrina
non è di crescere di fronte a Cristo e
alla sua Parola, nel senso di sostituirsi a Lui e di occupare lo spazio che a
Lui è riservato, ma. di diminuire, nel
senso di essere solo funzionale, indicativa nei suoi confronti, in modo da essere pienamente disponibili allo Spirito, solo dottore della verità » (p. 320)..
Non a una fissità sacramentale: i sacramenti sono segni la cui realtà dipende totalmente — com’è del resto
pure per la predicazione — dalla presenza dello Spirito, promesso ma non
IV - Le Valli Valdesi cinquant’anni fa
Ma cos'è questa fascismo?
' Vittorio Subilia. / tempi di Dio. Collana della Facoltà Valdese di Teologia. 11. Clandiana, Torino 1971, p. 364, L. 3.400.
venimento. Constatato il « vuoto dottrinale » di cui la chiesa attraverso i
secoli e fino ad oggi ha sofferto, relativamente allo Spirito Santo, con conseguenze particolarmente gravi in
quanto « la teologia dello Spirito è la
teologia della presenza divina » (p. 214),
per cui lo Spirito Santo non è qualcosa che Dio ci dà di sé stesso, ma è Dio
in persona che si comunica a noi, l’Autore va in cerca dei criteri di ricono
L’indubbia simpatia con la quale la
borghesia , gli e.x-combattenti, i contadini, nel suo insieme la gente valdese
salutò il sorgere del fascismo nel 20-21
ha varie cause che cercheremo di individuare con una sia pur superficiale indagine.
Ci fu anzitutto la trasformazione del
fascismo da « movimento » in « partito ». L’attività « punitiva » delle « squadre d’apone.» turbava indubbiamente
la coscienza del buon valdese, amante
dell’ordine costituito. Anche se i nostri
settimanali presentano quasi sempre
l’azione di queste squadre come una
giustificata reazione alla prepotenza social-comunista, e si fanno beffe di quei
« lupi » socialisti, che ora « belano come agnelli » perché hanno paura del
manganello, è però innegabile che queste manifestazioni turbano la coscienza
valdese, se non altro sul piano morale.
Ora, verso la fine del 1921, Mussolini
riesce ad eliminare tutte le opposizioni
interne del movimento (minaccia le dimissioni e le ritira) che trasforma nel
suo partito, con uno Statuto.
Finalmente il fascismo entra nel gioco dei partiti? Diventa il partito dell’Qrdine?
Non possiamo soffermarci su questo
documento fondamentale per la storia
del fascismo, in cui si trovano ancora
alcune reminiscenze del primo amore
marxista accanto alle roboanti enunciazioni ducistiche ed al virus nazionalista.
Ne ricordiamo solo alcune affermazioni che suonarono non del tutto sgradite alla borghesia, e forse non soltanto
alla borghesia, valdese:
Solenne affermazione della sovranità
dello Stato che « non può né deve essere intaccata o sminuita dalla Chiesa
alla quale si deve garantire la più ampia libertà dell’esercizio del suo ministero spirituale ». Enunciazione che, sia
pure alquanto generica, doveva esser
particolarmente gradita nell’ambiente
valdese, ecclesiastico e laico, perché
preceduta da una polemica interessante
combattuta in La Luce.
Mussolini, in un suo discorso aveva
fatto una solenne e nota affermazione:
'< ...Oggi ( 1921!) penso che la tradizione
latina e di Roma siano rappresentate
dal cattolicesimo. L’unica idea universale che esista al mondo è quella che
risiede in Vaticano. In conseguenza se
il Vaticano rinunzia ai suoi sogni temporalistici, l’Italia gli dovrebbe offrire
i mezzi per le sue chiese, per le sue
istituzioni di beneficenza, perché lo sviluppo del cattolicesimo nel mondo conduce fatalmente centinaia di milioni di
uomini a guardare a Roma ».
Vari collaboratori denunziano l’involuzione « papista » di Mussolini, « l’esplosione di cortesie e di lusinghe manifestatesi in Parlan'iento all’indirizzo
degli onorevoli Mussolini e Rocco » [il
® A questo proposito c’è da chiedersi se il
consenso fra luterani e riformati, che sarebbe
andato chiarendosi in una serie di colloqui,
permettendo di pensare a una prossima dichiarazione di fede comune, ha veramente sviscerato e superato a fondo i motivi di dissenso;
poiché, per ciò che riguarda le origini della
Riforma, dopo avere seguito l’indagine di V.
Subilia non si può non concordare con il suo
giudizio : « Come la sovraìiilà dello Spirito è
stala la ragione ultima del contrasto fra Luteranesimo e Cattolicesimo, cosi sarà sostanzialmente la presenza più o meno esplicita e
più 0 meno attiva di questo fermento (il principio della persistente, oggettiva presenza di
Cristo nei segni ; .sacramenti e ministero: si
pensi alle dispute sacramentali) la ragione
del contrasto, che nel XVI secolo apparve insanabile. con la Riforma zivingliana e calvinista. Le dispute del XVI secolo e della Scolastica protestante successiva appaiono a noi oggi come astrattezze sottili e incomprensibili-,
in realtà i motivi che hanno originato quelle
dispute presiedono alle divisioni confessionali e alle evoluzioni culturali di questi ultimi
quattro secoli e sono necessariamente connessi con la interpretazione di fondo del fatto
cristiano nella sua totalità ». (p. 289). L accordo luterano-riformato e.sprimerà un certo
relativismo teologico, o il superamento luterano delle posizioni di Lutero a questo riguardo,
o un cedimento dei riformati all oggettivismo?
garantito, oggetto di fede (che è anche
certitudo, certezza, ma non può né deve diventare securitas, sicurezza garantita e posseduta), non di possesso.
Non a struttLtre ecclesiastiche di qualsiasi tipo: e qui, malgrado la preferenza per il regime sinodale, spicca l’atteggiamento aperto ed elastico dei riformati.
Questo rifiuto di sacralizzazione in
sede ecclesiastica ha i suoi riflessi in
sede politico-sociale, « poiché il Dio di
Cristo, quale è testimoniato dall’Antico
e dal Nuovo Testamento, non è un Dio
di clericali e il suo Spirito non è spirito di conventicola » (p. 315). Si può al
riguardo riportare la conclusione dell’Autore; « Il riflesso politico-sociale
del regime dello Spirito è l’impossibilità di abbarbicarsi a posizioni conservatrici intese al mantenimento di determinati privilegi e alla difesa di determinati interessi: è un atteggiamento di sottomissione al giudizio che lo
Spirito pronuncia su tutte le soluzioni
date dagli uomini ai loro problemi e da
loro elevate a istituzioni che pretendono assumere un carattere perenne, e
nello stesso tempo un atteggiamento
di prontezza e di apertura verso impostazioni innovatrici che accennano oltre verso la libertà e la giustizia del Regno. Questo duplice atteggiamento si
traduce però non solo in un rifiuto di
conformismo verso l’ordine stabilito,
nella coscienza che può non essere altro che copertura di un disordine stabilito, ma anche verso i programmi di
rinnovamento, nella coscienza che si
trasformano facilmente in miti illusivi
incapaci di critica nei confronti dei loro criteri informatori e delle loro realizzazioni non appena abbiano assunto
I poteri decisionali. Tuttavia questo rifiuto di conformismo non è mai evasione verso cieli apolitici inesistenti nella
storia, non è e non può essere sotto nesuna forma una neutralità assenteistica. E scelta di una linea non determinata dalle contrastanti ideologie in corso
nel proprio tempo, é rischio e partecipazione in cui I credenti esercitano la
propria corresponsabilità storica in nome di una istanza superiore alle istanze
estranee a una coscienza di fede, e quindi in uno stile di originalità politica. È
una libertà critica che comporta il riconoscimento di certe costanti che non
possono essere sacralizzate, ma che
neppure devono essere spazzate via da
fanatismi rivoluzionari "finché Egli venga’’, cioè sino a che la città di Dio non
abbia preso il posto della città dell’uomo. Nello stesso tempo non esclude ma
implica un impegno vigile e costruttivo
Gino Contf
(continua a pag. 3)
giurista nazionalista, futuro ministro
del duce] che hanno oltrepassato « i
limiti di apprezzamenti individuali,
massime che non emana affatto da profondi convincimenti religiosi e rileva
[sic] dei piani d’approccio in vista di
future intese ».
Anche la nascita ufficiale della nuova
Università Cattolica di Milano ha ampio rilievo; ben venga se sarà fonte « di
gara emulatrice per le università statali », ma quel motto « Libertas » sullo
scudo crociato che significa? Libertà
per la Chiesa di Stato?
L’enunciazione dello Statuto fascista
provoca quindi un indubbio sollievo.
LA CRISI ECGNQMICA
Il 1921 è segnato nelle Valli Valdesi,
— nella Valpellice in modo particolare — da una vivace reazione ai disordini ed agli scioperi del ’19 e ’20. La fabbrica di Mazzonis era stata occupata,
una fra le prime, se non addirittura la
prima in Italia dagli operai scioperanti,
di fronte e quasi a sfida di quel noto
Hôtel Bel Air (Oggi Villa Olanda) dove
amava trascorrere lunghi periodi di riposo donna Rosa, consorte di Giovanni
Giolitti. Erano sorte a tutela della libertà di lavoro, organizzate dagli excombattenti, con l’appoggio dei Mazzonis, quelle che venivano comunemente
chiamate le « squadre bianche ».
Le vediamo ricordate con vivo plauso dai nostri settimanali anche in occasione di uno sciopero nell’industria
del cioccolato (Talmone) a Luserna S.
Giovanni. La Lanterna Pinerolese giubilante annunzia che « nella sala consolare [sic] del comune» si sono riuniti
ben 300 membri della « Lega di azione
e difesa » di Luserna S. Giovanni e Torre Pellice per provvedere, anche con
gruppi armati alla protezione degli operai, volgarmente chiamati crumiri. La
ditta Talmone, grata, offre un certo
quantitativo di cioccolato ai soci di
quella lega, nonché il tradizionale Vermut! E conclude: « Ormai si può dire
che il socialismo è scomparso nella
Valle del Pellice, almeno nelle sue manifestazioni esteriori ».
Ma la crisi economica perdura e si
fa sentire sempre più pesante nelle
Valli.
Quasi ogni settimana si parla di prezzi. Ne diamo alcuni del gennaio 1921:
Legna forte: il Mg. L. 1,50; vitello di
U qualità: L. 95 il Mg., di 2“ L. 80; bue
e manzo al Mg. L. 62; maiale il Mg.
L. 90; patate il Mg. L. 7; Burro misto il
Kg. L. 20; polli vivi il Kg. L. 14; uova
L. 12 la dozzina. Lo zucchero (tesserato)
L. 6,10 il Kg.
In giugno il lardo è salito a L. 1,10
l’hg.; il salame crudo a L. 2,00 e quello
sotto a L. 1,50 l’hg.; il prosciutto crudo
è a quota L. 2,50, quello cotto a L. 2,20
l’hg. Una costoletta costa L. 1,20 l’hg.
Le tariffe postali per l’estero sono
aumentate: per una lettera L. 0,80.
I cambi sono uno sfacelo. Qccorrono
L. 184,25 per 100 franchi francesi; 465
lire per 100 franchi svizzeri; 25 lire circa per 1 dollaro; 14,40 lire per un
marco.
Un operaio guadagna, da Mazzonis,
L. 2 all’ora (la giornata lavorativa è per
il momento di 8 ore).
I POSTULATI CORPORATIVI
In questo quadro ha buon giuoco l’inserimento critico dell’azione fascista
che reclama ordine nelle fabbriche, ripresa dell’attività produttiva, collaborazione interclassista, con un linguaggio tanto spregiudicato nelle enunciazioni teoriche quanto opportunistico
nell’attuazione pratica.
Intanto non si parla più di « sindacati », vocabolo così ostico ormai ai
benpensanti, ma di « corporazioni »,
con le quali si può evocare il mito
della tradizione medievale, pardon, universale.
Poi si lanciano alcuni « postulati ».
Ricordiamo quello fondamentale: « Le
Corporazioni non debbono tendere ad
annegare l’individuo nella collettività
livellando arbitrariamente le capacità
e le forze dei singoli, ma anzi a valorizzarle e a svilupparle »; da esso si
ricavano gli altri: Esigenza di una legge che sancisca la conquista della giornata di otto ore per tutti; una legislazione sociale e previdenziale adeguata
alle nuove esigenze; una rappresentanz.T dei lavoratori nel funzionamento di
ogni industria (limitatamente per ciò
che riguarda il personale); la gestione
di industrie o di servizi pubblici ad
organizzazioni operaie, ecc. Enunciazioni sempre accompagnate dalla previsione di deroghe per salvaguardare
superiori esigenze.
Comunque si parla di ordine; e l’elemento valdese lo accoglie con soddisfazione perché esso vede nell’ordine la
premessa di una convivenza civile in
cui regnino libertà e democrazia: un
tema, anzi il tema fondamentale di numerosi interventi, soprattutto di Mario
Falchi. Sfugge anche alle menti più
acute, che l’ordine fascista deve necessariamente escludere libertà e democrazia.
Ma non sono i soli a cullarsi nella
loro illusione di poter salvare il loro
piccolo mondo antico, con le loro tradizioni della « piccola patria », ora che il
fascismo parla di decentramento amministrativo, di risanamento del Bilancio, di proibizione degli scioperi, di intervento a favore delle industrie minacciate dalla concorrenza straniera.
L. A. Vaimal
3
T
25 giugno 1971 — N. 26
pag. i
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Un appello del Consiglio ecumenico delle Chiese
Pakistan orientale:
milioni di vite minacciate
Dobbiamo partecipare agli aiuti - La sottoscrizione permanente del nostro settimanale è ora rivolta a questo fine
La maggioranza silenziosa
Basta scorrere qualunque giornale
per rendersi conto che le conseguenze
della guerra fra il Pakistan e la sua
provincia-colonia oricnta'e stanno assumendo, giorno per giorno, delle proporzioni veramente apo"alittiche. Si
aggiunga a questo il pauroso cataclisma dello scorso novembre e il quadro è completo.
Ci pare qui inutile stare a fare un
discorso sulle cause che hanno condotto all'attuale situazione, tanto più
che esso è già stato fatto altre volte
sul giornale, ed anche molto recentemente. Si tratta della tragedia di uno
dei popoli più miseri e sfruttati della
terra, che hanno cercato di alzare la
testa e di far valere i loro diritti, oltre che naturali, anche conquistati col
voto politico, ma che sono stati spietatamente schiacciati dal potere centrale, che ha tutto l’interesse a non
cambiare la sua politica.
Com'è noto, alcuni milioni di profughi (si calcola che a fine giugno saranno otto) sono sconfinati in India, in
cerca di sicurezza e di aiuto. Il primo
ministro indiano, signora Gandhi, ha
detto che la sua nazione, a causa di
questo imponente travaso di uomini,
verrà a trovarsi ad affrontare momenti assai difficili ed ha lamentato
che gli aiuti finora ricevuti siano del
lutto inadeguati alla gravità del problema. Ella ha soggiunto che se una
situazione analoga fosse venuta a
crearsi in Europa, governi e opinione
pubblica sarebbero stati immediatamente mobilitati per risolverla, anche
sotto l’aspetto politico.
In questo frangente, la Commissione aiuti e servizio fra le Chiese e assistenza ai profughi (CESEAR) del Consiglio ecumenico delle Chiese ha lanciato un appello alle Chiese-membro
affinché sostengano al massimo la sua
iniziativa per partecipare aH’opera
delle Chiese indiane presso i profughi,
con particolare ^ riferim.ento all’invio
di medicinali e, in modo specifico, di
un milione di dosi di vaccino contro
il colera che sta mietendo migliaia di
vittime e corre il rischio di estendersi in modo pauroso. Questo appello intende anche rispondere a una richiesta del ministero indiano della sanità
per lottare contro l’epidemia.
La CESEAR ha intanto già trasmesso dei fondi all’organizzazione di aiuto
e sviluppo delle Chiese indiane (CASA), che ha inviato quattro equipes
mediche nel Bengala occidentale. In
questa regione CASA è responsabile
della distribuzione del latte e degli
aiuti medici a oltre centomila profughi: è allo studio la possibilità ai
estendere questi aiuti alla regione dell’Assam. Il rappresentante della CASA
a Calcutta sta lavorando giorno e notte per assicurare il coordinamento dei
soccorsi, sia in alimenti che in assistenza.
CASA intende allargare il più possibile la sua opera di assistenza, ma
ogni giorno le pressanti richieste di
aiuti la pongono di fronte a difficoltà
sempre crescenti. Inoltre, è necessario
inquadrare il problema dei profughi
in una prospettiva a lungo termine
dato che essi probabilmente si fermeranno per parecchio tempo in India.
Secondo la relazione di un’inviata
della CESEAR, la sig.na Martin, l’ampiezza e la compldssità del problema
superano qualunque immaginazione:
nessuno — ché non abbia visto — può
farsene un’idea. Fra i profughi — secondo la testimone — parecchi sono i
vecchi e i bambini e la maggioranza
d’essi non hanno altro che una stuoia
per dormire e una ciotola per mangiare, mentre altri non hanno neppure
queste cose. Oltre alle malattie ài cui
sono portatori, le condizioni dei campi e le difficoltà di approvvigionamen
iiiiiiiimiiiiiiMiiiiiiiiiiiiimimiiiiiiiiii imiiiiiniiiiiiinii
Potere e nonviolenza
Arnaldshuin. Hep. Fed. Tedesca (.soepi) - I
|)arlecipanli alla nona sessione internazionale
ili Pentecoste riunita presso raccadcinia evangelica (li Arnoldshain hanno chiesto che vengano boicottati tutti i prodotti fabbricati in
Sudafrica. Essi hanno anche proposto che le
vecchie potenze coloniali offrano delle riparazioni per i torti da esse fatti ai paesi colonizzati. Hanno pure richiesto la pubblicazione,
nella Repubblica Federale Tedesca, di libri di
scuola che rispecchino la reale situazione africana .
Oltre cento jiartccipanti sono giunti dall Europa orientale e occidentale, dalla Corea del
sud e daH'Africa per assistere a questa conferenza avente ])er terna : « il potere e la nonviolenza 1). Ispirandosi al Sermone sul monte,
alcuni partecipanti hanno affermato che non
esiste una guerra giusta e si sono }>ronunciati contro qualsiasi forma di violenza, mentre
altri hanno fatto una distinzione fra « guerra »
e <( giusta ribellione ». È stato riconosciuto
come necessario il lilrerare i giovani europei
dalla loro a critica pessimistica della società »
e di condurli a impegnarsi positivamente nei
riguardi delle questioni sollevate in occasione
di questa sessione.
li d’acqua aggravano rapidamente la
situazione sanitaria.
« Ma — soggiunge la sig.na Martin —
la cosa più spaventosa è l’assoluto silenzio che regna: l’atmosfera di rassegnazione e di apatia sono veramente
intollerabili ».
Come i lettori sanno, il nostro giornale accoglie da tempo una iniziativa
che si affianca a quella del « fondo di
solidarietà » votata all’unanimità da’lo scorso sinodo (fra parentesi: che
cosa fanno le coiminità a questo riguardo? Ci risulta ben poco, finora).
Per quanto ci riguarda, intendiamo
senz’altro orientarla al suddetto scopo, accantonando la somma già in cassa e rivolgendo un fraterno appello a
tutti i lettori affinché contribuiscano
con generosità e colla massima urgenza ad un’opera di solidarietà che è
più che doverosa, sia nei riguardi di
questi nostri fratelli lontani e sia nei
confronti del CEC per metterlo in grado di collaborare nei confronti di questa immane tragedia dei nostri tempi
senza che le altre iniziative (quali la
lotta contro il razzismo e i vari progetti dei centri di sviluppo sociale)
abbiano a soffrirne.
Sarà nostra premura trasmettere i
fondi alla Tavola per il reinoltro, non
appena essi avranno una certa consistenza. Nel frattempo diamo qui sotto
un elenco delle ultime sotloscrizioni
pervenuteci, mentre ricord.amo che
esse vanno inviate al conto coir, postale n. 2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, c.so Moncalieri 70, 10133 Torino.
Alcuni lettori ci hanno segnalato e trasmesso per pubblicazione questa traduzione di un
editoriale comparso recentemente sul settimanale riformato francese a Le Christianisme au
XX siede ». siglato F. M. Lo pubblichiamo
volentieri, come contributo alla riflessione di
tutti. Dobbiamo pero dolerci assai dell'esempio a dir poco infelice dell'intervento di !\i.ron a favore del ten. Calley, esempio che pone tutta l'argomentazione in una luce piu
ambigua di quel che meriti, per ciò che riguarda la vita della chiesa. Ci ricorda, comunque, che la maggioranza silenziosa, come la
minoranza chiassosa {la valutazione è discutibile. nella chiesa), possono a seconda dei casi
avere ragione o torto. Unico criterio - se ve
n'è ancora uno comune - è la viva verità evangelica.
Lo spirito democratico autentico è
raro, anche negli ambienti e nei gruppi
che ne fanno professione.
Trattasi spesso invece di minoranze
attive, spesso chiassose, che si sono impadronite delle leve di comando e pretendono manovrare le grandi masse le
cui reazioni sono invece lente e meno
organizzate.
A lungo andare, però, la vera massa,
che è stata chiamata « la maggioranza
silenziosa », si desta e manifesta il suo
scontento. Se a questo punto non si
tien conto di questa reazione, si risiga
una prova di forza pericolosa per gli
eccessi a cui può portare, ivi compreso quello di una dittatura di questo o
quel gruppo per imporre con la forza il
suo volere.
La cosa appare evidente nel malessere che regna nei licei e nell’università
dove risuona sempre più forte la richiesta della maniera forte perché la si
smetta e si consenta alla maggioranza
silenziosa degli studenti di lavorare e
proseguire in pace i loro studi.
Lo si è visto or ora, in modo diverso,
negli Stati Uniti dove, in seguito alla
condanna a morte di un tenente accusato della esecuzione di civili nel Vietnam, l’opinione della maggioranza silenziosa si è fatta improvvisamente
udire fino ad indurre il presidente, con
alquanto coraggio e molto senso politico, a prendere su di sé la responsabilità di revocare la sentenza dei giudici.
Salve le debite riserve e proporzioni
e senza volere in alcun modo drammatizzare le cose, ci si può domandare se
nelle chiese non avviene talvolta qualcosa di simile: sempre più numerose
risuonano le reazioni di molti fedeli
che esprimono il loro scontento, la loro stanchezza, il loro scoraggiamento
ed anche le loro reazioni violente di
fronte alle tendenze di una minoranza
che cerca di imporsi senza tener conto
dell’opinione della « base » e della maggioranza silenziosa giudicata troppo
spesso amorfa, indifferente e retrograda.
Si ha l’impressione che si stia aprendo una incrinatura sempre più profonda tra il gruppo dei responsabili, convinto di rappresentare veramente la
Chiesa e di darle un buon orientamento, e la massa dei fedeli che, disorientati, non li seguono più.
Voler distruggere le strutture, predicare dei sistemi teologici di cui solo
qualche intellettuale può discutere,
chiamare in causa l'autorità della Parola di Dio, contestare senza posa il
ministero pastorale, svuotare di sostanza l’evangelizzazione e la missione,
revocare in dubbio la morale evangelica, la preghiera e la fede nel Dio di Gesù Cristo: sarà forse un programma
caro ad una minoranza, ma basta questo per imporlo ad una maggioranza silenziosa? Possono ammetterlo coloro i
quali credono ancora che la Chiesa deve rivolgere un messaggio agli uomini
e al mondo?
Bisogna sperare che i responsabili
saranno così chiaroveggenti ài fronte
a questa situazione da tenerne conto
prima che sia troppo tardi.
iiiiiiiiiiiiiMiiimiimiiiiihmi'ii:ii:imi:iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiMMiniiMii iimiiiimiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiìiiiiiiiiiimiii
Un’antica opera evangelica fiorentina fa Ccpelle nuova»
U
Il Gignoro", una nuova casa di riposo per anziani
Da Torino: L. G. C. L. 10.000: fam. Caruso
.500.
Da Angrogna: R. M. F. C. 1.000
Da Campobasso: P. Corbo 2.000.
Da Pomaretto: G. Laet.sch 5.000
Da Frauenfeld. Svizzera: D. Di Toro 5.000.
Da Roma: G. Conti 10.000.
Da Torre Pellice: S. Longo 2.000; S. Cornelio 5.000.
Da Udine : R. Grillo 2.000.
Da Lucca: R. Cerchiai 3.500.
Da Bergamo: Un lettore 50.000.
Totale L. 96.000; prec. L. 494.285: in cassa
L. 590.285.
« Signor pastore, qui tutto è così
;)ello che vorrei essere già vecchia per
1. enirci a stare ». Quella che dice così è
.ma' ragazzina che, con un gruppetto di
joetanei, sta passando la giornata di
festa a pulire vetri, piastrellati e bagni. Ha ragione in questo: al Gignoro
tutto è bello, dall’ambiente naturale di
una bellezza composta, colta, all’edificio restaurato nelle sue antiche strutture essenziali e adatto alla scopo con
grande talento dai nostri Gianni König
e Claudio Messina.
Immaginate un’antica « corte » medioevale della campagna toscana, col
sua alto muraglione che fa quadrato
con la casa signorile, quella dei lavoratori e i locali per gli usi agricoli. Tutto
è stato fuso in una continuità di linee,
in una visione unitaiia dello scopo della ricostruzione. Del vecchio Istituto
« Ferretti », (poiché qui ebbe dimora il
« Ferretti » dal 1862 al 1939), non restano che parte delle mura perimetrali.
Qra si possono ospitare circa 50 perso
... ....................
Il comitato francese escluso
dalla Conferenza Cristiana per la Pace
(Le Monde) — Il Comitato francese
della Conferenza cristiana per la pace
(detta anche « di Praga ») è stato informato dal metropolita Nikodim, presidente del comitato permanente della
CCP, della sua esclusione di fatto da
questa conferenza che dovrà riunirsi
in assemblea generale nel prossimo
ottobre. I membri di questo comitato,
creato nel 1967 (esso conta 19 membri
fra cattolici e protestanti), considerano questa decisione del tutto irregolare, dato che essa è stata « presa unilateralmente » da un comitato di cui parecchi membri non erano stati convocati.
La crisi della CCP risale all’invasione della Cecoslovacchia. Parecchi cèchi vennero allora esclusi e il prof.
Hromadka fu costretto a dimettersi.
Nell’attuale CCP — come affermano
i membri del comitato francese —
« non è possibile nessuna discussione
di fondo dato che coloro che si sono
impadroniti del potere la rendono impossibile ».
In una dichiarazione pubblica, il
comitato francese spiega perché ritiene nulla la sua esclusione: « L'autoritarisino di certi capi religiosi impedisce la partecipazione attiva del popolo
cristiano all’azione per la pace nella
CCP. Il fatto che l’azione della Chiesa
e quella dello Stato siano legate fra
loro impedisce che, nella CCP, le Chiese possano agire colla libertà che conviene ai cristiani. L’assottigliamento
della conferenza, che la vota al monolitismo, impedisce che essa sia il luogo di una ricerca seria della pace, dato che la pace non è proprietà di alcun gruppo particolare, per importante che sia ».
Secondo la stessa dichiarazione, la
strategia dell’attuale CCP s-’rebbe la
seguente: « 7 capi di certe Chiese dell’Est accetterebbero come so l consociati i capi della Chiesa cattolica romana e del Consiglio ecumenico delle
Chiese. Questi sarebbero implx tatúente con.siderati alla stregua dei rappresentanti religiosi dell'Est. La coesistenza pacifica confusa coll’egemonia
degli USA e deU’URSS sarebbe il quadro dell’azione dei cristiani per la
pace... ».
II presidente della Federazione protestante francese, Jean Courvoisier, ha
scritto a Nikodim per deprecaré la
esclusione del pastore G. Casalis sia
come rappresentante — a titolo di osservatore — della Federazione che come membro, a titolo personale, del
Comitato di lavoro e \ icc presidente
della Conferenza.
« Se una sola tendenza — egli scrive — dovesse diventare preponderante in tutti i momenti e in ogni occasione. la Conferenza non avrebbe più molto senso. Potrebbe allora essa mantenere la sua qualifica essenziale di Conferenza cristiana, nel cui seno, cioè,
solo Gesù Cristo è Signore e Maestro?»
iiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Nuovo segretariato per la
Bibbia presso il CEC
Ginevra (spp) - Il prof. Hans Riidi Weber,
già condirettore deiristitulo ecumenico di
Bossey, si è visto affidare il .nuovo segretariato
per la Bibbia del Consiglio ecumenico delle
Chiese. In questa veste il prof. Weber collaborerà in particolare alle ricerche che il C.E.C.
conduce attualmente sull*« humaniun ». Pastore della Chiesa riformata bernese, H.R. Weber ha prima servito la Chiesa in Indonesia.
Dal 1955 al 1961 è stato segretario esecutivo
del Dipartimento dei laici del C.E.C. Le Chiese riformate di Basilea Città, Zurigo, Berna e
S. Gallo hanno deciso di sostenere il nuovo
lavoro con uno stanziamento di 67.000 franchi.
iiiiiiiiiiiMiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiitiiiiiiiiimiiiiii
La Bibbia
in cassette sonore
Ginevra (.upp) - Sotto il titolo « La Bibbia
parlata » le Società Bibliche francofone preparano la rc{;i.strazione integrale del Nuovo Te.staniento in cassette sonore. L'intento è di
Itermetlere a chiunque po.s.sicda un modesto
lettore di « ca.ssette » di udire i testi biblici
nella lingua d'oggi. La versione utilizzata è
infatti la recenti.ssima traduzione del Nuovo
Testamento in francese corrente (« Bonnes
nouvelles aujourcThui », ne abbiamo riferito
alcune settimane or sono, n.d.r.).
Il past. Yves Poulain, di Ginevra, ha accettato di leggere i lesti biblici : compito difficile,
che richiede grande pazienza; egli opera in
stretto collegamento con il collega Marc Chamhron negli studios del C.E.C.
• L'Evangelo .secondo Marco è già interamente registrato e fra poco lo sarà quello secondo
Giovanni. I primi succe.ssi di questa iniziativa indicano la necessità di liberarsi dalla
presa del testo stampato c di mostrare che i
lesti biblici non sono stati scritti per essere
comunicati unicamente tramite il libro, dato
che questo non esisteva all'epoca di Marco e
di Giovanni.
ne in camerette a uno o due letti, parte delle stanze ha servizi autonomi; a
terreno sono sistemati i servizi comuni: cucina e sale da pranzo, ufficio e
sale di soggiorno, meàicheria, ecc.
La « Casa di Riposo "Villa II Gignoro’’ » sarà inaugurata il 10 ottobre, ma
già col 1 luglio prenderà a funzionare
con un primo nucleo di una ventina di
ospiti.
Strutture e fede: incontro o scontro?
L’edificio, imponente e complesso, è
stato concepito con gusto e perizia tecnica: non si è voluto rapportare una
baracca cadente, su cui dover tornare
a intervalli sempre più frequenti, ma
fare un’opera che almeno per mezzo
secolo resti esemplare - come criteri,
funzionalità, ecc. - per la sua destinazione a casa di riposo. Tutto questo
comporta spese notevoli di attrezzatura e ammobiliamento e, ancora più,
una gestione indubbiamente onerosa.
D’altro lato, le persone che per prime debbono potere usufruire della Casa sono gente quasi sempre di modeste
possibilità, con pensioni ancora del tutto al di sotto del costo della vita. La nostra fede ci dice che è impossibile
chiudere la porta a chi non ha mezzi
abbondanti, che il povero fedele non
basta che sia « eguale » davanti al Signore, bisogna che lo sia anche nella
Sua comunità. Sarebbe un segno peggio che preoccupante se la Chiesa
stesse compiendo uno sforzo enorme
per organizzare una casa di riposo che
in sostanza fosse al servizio della parte non bisognosa e tagliasse fuori la
povertà dalle sue cure.
Il problema che oggi si impone al
« Gignoro » è grave: può ancora una
Chiesa povera come la nostra garantire un’Qpera dalle strutture moderne,
funzionali, e metterla al servizio « di
tutti »? Qppure, perché l’opera soppravviva, deve fare in sostanza delle discriminazioni, del classismo borghese?
Riteniamo che - nella loro competenza indubbia - architetto e ingegnere abbiano tatto bene a non volere un’opera strutturalmente invecchiata prima
di nascere, scadente. Riteniamo anche
che le ragioni della fede non possano
essere accantonate, e che una « sana
gestione » debba incontrarsi con quell’amore per le, creature che non accetta limiti dalla scheda dell’INPS e incolaggiamenti dal conto in banca.
Acqua passata...
Nel primo dopoguerra, a Firenze, la
sorella Corradini-Tobler mise su una
piccola casa di riposo, la chiamò « Asilo Italia »: era al Pian dei Giullari in
una villa, vi servirono- anche delle nostre diaconesse. Ma alla morte della
sig.ra Corradini, all’inizio della guerra,
l’opera sembrava destinata a spegnersi: fu rivolto un appello a tutte le comunità evangeliche di Firenze, ma
ognuna aveva i suoi guai. Accettarono
di occuparsi dell’asilo Italia i valdesi,
con i pastori E. Corsani e T. Vinay,
e l’opera fu installata presso un’altra
iniziativa in crisi: la Missione .Medica,
in via Vanini.
Da allora, dal 1941, un comitato della comunità valdese si preoccupò di
far vivere la piccola casa con i suoi
15-18 ospiti. Sono stati decenni difficili, di difficoltà superate con abnegazione dall'iiTipegno àei nostri laici, spesso tra il malcelato sarcasmo dei maggiorenti, che avrebbero mandato volentieri in un ricovero di mendicità
tutti quanti gli anziani: povera gente,
talvolta assai diffìcile.
Partiti da via Vanini, l’Asilo Italia
trovava una tenda in via Serragli: ancora una volta la tenace carità dei nostri laici aveva la meglio sulla « praticità » di chi avrebbe visto bene la soluzione finale, mandare tutti a « Montedomini », la malfamata casa di riposo
del comune, carnaio d’una povera
umanità massificata. Sono passati sei
lunghi anni, tanto è durata la nuova
costruzione del Gignoro!, e abbiamo
avuto una grande benedizione: è cresciuta, con una fioritura d’umanità
commovente, una comunità di anziani.
...che macina ancora.
Il discorso continua, come continua
la vita di ogni persona anziana che
sceglieva l’Asilo e sceglie « Il Gignoro »
per sua casa: noi vogliamo costruire
una comunità, non un albergo quasi- di
lusso e nemmeno la sala d'attesa del
cimitero.
Come negli anni scorsi, faremo appello a ciascuno degli ospiti: che pensa di poter fare per la comunità? E
non daremo solo fiducia per le pulizie
della casa, (possono assai poco, in questo! ), ma per seguire la cura dei servizi e per fissare insieme la lista dei cibi,
per seguire l’andamento economico
della comunità e tenere i conti. Saranno ancora gli ospiti, lo speriamo, a
proporre degli incontri, organizzare la
biblioteca, preoccuparsi del bene del
compagno, della compagna. Se nella
nuova grande casa sarà possibile riportare lo spirito che ha dominato
nell’Asilo di ieri, saremo largamente
compensati delle fatiche e contrarietà
sofferte.
In questi giorni si sta per passare
nella villa: le sorelle anziane sono in
enorme agitazione. Un trasloco a 90
anni e passa non è cosa da poco. In
una cameretta a due vi sono una 93enne che soffre di bronchiti e vuole la finestra chiusa, e una 85 enne che ha la
asma e la vuole aperta. Tre colloqui c
sopralluoghi, alla fine la soluzione: andranno in due camerette vicino, a un
letto. Tutto bene, ma alla sera telefonano: hanno pianto due ore, non si
conoscevano fino a due settimane la,
ma ora capiscono che sono tanto amiche da doversi aiutare e stare insieme;
definitivamente, vogliono una stanza a
due letti. Scherzo: la daremo loro con
due finestre, e una starà chiusa e l’altra aperta. Ma trovo grandiosa questa
capacità d’amicizia, di un modo di sentire così umano e giovane, in così tarda età. La vita è sempre un dono.
Luigi Santini
llllllllllllllllllillllllllllllllllllilllllllll IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMI
Conoscere i tempi di Dio
(segue da pag. 2)
verso tutti i fermenti capaci di stimolare a nuove obbedienze, a inedite sottomissioni all’esigenza del Signore della
storia. In modo da imprimere a tutta la
Storia una tensione costante verso il
giorno della manifestazione della sua
verità e della sua giustizia ».
* * *
Con questa sua opera Vittorio Subilia ha reso un grosso servizio alla chiesa, un servizio che speriamo possa andare anche oltre i confini del nostro
paese, com’è stato per altre sue opere
precedenti tradotte in varie lingue. Abbiamo qui una miniera — ma l’immagine, con quel che ha di cristallizzato, rende male la vivezza del contenuto — cui
attingere innumeri spunti di riflessione
personale e di dibattito comunitario:
a questo proposito, è peccato che, fra
gli indici, non ve ne sia uno analitico,
per soggetti, che avrebbe facilitato la
consultazione ripetuta, il ritornare alle
pagine più vivide e significative. Poiché
si chiude questo libro con la gioia —
scevra di orgoglio, ma piuttosto carica
di responsabilità — di essere riformati;
più ancora, colpiti alla radice in ogni
nostra securitas personale o confessionale, ma ravvivati, soprattutto, nella
certitudo della fede. Il mio augurio è
che questo libro sia nel bagaglio di molti, al partire per le ferie estive: affinché
siano un tempo di "riposo" nel senso
forte del termine, un fecondo ristoro
nelle cose grandi di Dio. G. C.
4
K>a«. 4
N. 26
25 giugno 1971
r
Notiziario Evangelico Italiano
Gli inconlri teologici 1971 curati dal Servizio studi della FCEI
I lettori ci scrivono
Il primo si è tenuto a Ecumene
su "Attuaiità deii'Antico Testamento
Poco lungi da Velletri sorge il villaggio di Ecumene: la zona è ridente;
nel verde dei vigneti e degli uliveti occhieggiano ville e masserie; più in alto
la boscaglia solcata dai « trattari » che
s'intrecciano nel cuore della collina; di
quando in quando macchie grigio-scuro di greggi ed un pastore ritto come
un’antica mummia, armato del suo vincastro. Le donne, invecchiate innanzitempo, recano in mano grandi secchi
d’acqua, attinta lontano lungo la strada. In questa terra ubertosa manca
l’acqua potabile; eppure lungo le strade enormi simboli tracciati dai galoppini dei partiti, lo scorazzare continuo
delle macchine elettorali, l'enorme
quantità di materiale di propaganda
che ingombra le strade annunzia che il
denaro non manca per quello che si
vuole...
Ecumene è anch’essa senz’acqua: sita a mezza costa offre un ambiente
ideale per incontri, studi, lavoro comunitario, unitamente ad una mensa sana
dove non manca il buon pane di Velletri e il delicato vino dei Castelli. Un
gruppo di volontari sgobba in cucina
per i distillatori del pensiero teologico,
mentre il direttore e la sua compagna
non temono di misurarsi con pentole
e stoviglie a prò dei pellegrini ecumenici...
Trentacinque pastori e laici si sono
incontrati il 10 e l’il giugno per affrontare il discorso sull’Antico Testamento
alla luce della moderna critica, soprattutto del teologo Von Rad. Gli studi
sono stati presentati dai pastori E. Rivoir, D. Cappella, B. Costabel, M. Sinigaglia, B. Rostagno, seguiti da discussione diretta dal pastore Aldo Comba.
È nota ormai la formazione dei vari
libri: vari documenti scritti sin dall’anno 1000 hanno raccolto tradizioni, riflessioni varie per un arco di vari secoli prima e dopo l’esilio in Babilonia.
Ogni racconto esprime la situazione in
cui è stato scritto l’episodio. Vediamo
alcuni esempi. Quando il Baalismo conduce il popolo lontano da laveh con
conseguente disordine morale e accettazione delle più strane idolatrie, ecco
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmiiiiiiiiMiiiM
Invito a Tramonti
insorgere i profeti che denunziano i pericoli e ricordano elementi del passato
come richiamo, come monito a ritornare all’Eterno. Oppure quando la monarchia è segno dell’abbandono, da parte del popolo, della guida delTEterno,
lo scrittore sacro ricorda fatti del passato per denunziarne il pericolo. Soprattutto le feste esprimevano in Israele un momento importante per rivivere insieme le benedizioni di laveh, anziché ripetere ritualmente una celebrazione senza nessuna riflessione per il
presente.
Perciò i racconti biblici, riferiti dagli
autori delia Bibbia, in epoche diverse,
ci interessano per capire quello che
Dio ha voluto annunziare al suo popolo
in un tempo di crisi; perciò non interessa tanto la lettera dell’episodio o la
sua veridicità quanto il messaggio che
Dio per mezzo del suo servitore ha
voluto comunicare al popolo nell’ora
della sua debolezza.
Quando Cristo viene, abbiamo in Lui
tutta la risposta alla ricerca dell’uomo
per la sua vita totale: fìsica e spirituale, in vista del trionfo del Suo Regno.
Abbiamo toccato soltanto alcuni elementi degli studi, in attesa d’una relazione più ampia che sarà pubblicata su
queste colonne. Il convegno è stato riuscito ed utile, e la sua tematica sarà
ripresa in altri convegni similari, possibilmente a livello regionale.
Gustavo Bouchard
II secondo si terrà ad Agape (17 - 21/8) su
"Attesa del Regno e nostro impegno presente"
Centro Evangelico
“Luciano Menegon”
Tramonti di Sopra è un piccolo e tranquillo Comune deH'Alto Friuli che vi offre col
suo Centro Evangelico la possibilità di trascorrere vacanze estive in un ambiente veramente
fraterno.
Il « Centro » è aperto dal 1° luglio al 30
agosto 1971.
Esso non è, e non intende es.sere, una pensione in senso mondano, bensi una famiglia di
credenti in Cristo, che accettano di partecipare
interamente alla vita del Campo con le sue
attività cultuali, di studio, e ricreative.
Niente lusso, ma camerette .semplici a due
e più posti, letti comodi, cucina casalinga, pasti abbondanti e belle gite renderanno gradito
il vostro soggiorno.
A Tramonti di Sopra il « Quanto è piacevole e bello che fratelli dimorino insieme »
perde ogni traccia di retorica per diventare
una realtà vissuta.
Domenica : culto presso la Cappella Evangelica Valde.se. Giovedì: dopo cena, studio
biblico.
Il Centro si regge sulla collaborazione di chi
vi partecipa, per cui ad ogni partecipante viene richiesto di collahorare alla pulizia della
propria camera e dei servizi comuni.
Responsabile del Centro: Marcello Barhi-san.
Responsabile della mensa: Lina Barhisan.
Programma:
1) Campo Giovanile di studio e vacanze: 1
luglio - 6 luglio.
Tema del Campo: L'Elica dei Profeti in
rapporto alla nuova etica creata dallo sviluppo
e sottosviluppo.
L'invito è este.so alla gioventù delle Chiese
Evangeliche del Trivenelo. Prezzo per l'intero
Campo (6 gg) L. 6.000. Per una partecipazione ])arziale: L. 1.500 al giorno.
2) Campo di vacanze: 7 luglio - 30 agosto.
Il 15 agosto raduno degli Evangelici del Triveneto - Assemhlea all'aperto - Santa Cena Agape.
Importante! Data l'esiguità dei posti disponibili. si prega di prenotare in tempo utile la
propria i.scrizione. indirizzandola per il 1°
Campo a : Barhisan Marcello - Via S. Giovanni
da Verdara. 16 - 35100 Padova - Tel. 59.658.
2' Campo al Sig. Menegon Giovanni - 33090
Tramonti di .Sopra (Pordenone).
Prezzi: Pensione completa (prima colazione,
pranzo, cena e pernottamento) L. 1.800 al
giorno; solo vitto L. 1350. Servizi igienici
con doccia calda.
Dai 3 agli 8 anni, riduzione del 30%. Per
un periodo inferiore ai tre giorni si applicano
le .seguenti tariffe: pernottamento L. 550; colazione 250; pranzo 700; cena 600.
Esiste possibilità di campeggiare alle seguenti condizioni : pernottamento ad personam
L. 150: posteggio automobile L. 100 al giorno.
11 Centro dispone di soli 30 letti. Vi è
inoltre la po.ssibilità di affittare camere pres.so
famiglie del luogo u.sufruendo ugualmente
della mensa del Centro.
Carattere di questo incontro:
esso mira soprattutto ad interessare
tutti coloro che sono impegnati nella
testimonianza e nella ricerca evangelica, i responsabili delle chiese locali, i
predicatori laici, i giovani, i pastori.
Non ha dunque ambizioni accademiche, ma vuole essere un luogo di comune approfondimento per tutti coloro i quali hanno a cuore la chiarezza
del messaggio evangelico nel tempo
presente.
Argomento deU'incontro:
facendo seguito ad alcuni spunti emersi durante le discussioni dell’anno scorso, si è deciso quest’anno di avere come tema del nostro studio l’attesa del
Regno (cioè quello che in gergo teologico viene chiamata 1'« escatologia »).
Tutti i cristiani di oggi fanno riferimento a questa attesa («escatologica »), ma in modi e per motivi diversissimi, tanto che quasi si potrebbe
dire: « dimmi quale è la tua escatologia e ti dirò che tipo di cristiano sei ».
Il gruppo organizzatore ha perciò sentito la necessità di dedicare anzitutto
una buona parte del nostro tempo all’esame dei dati biblici sull’attesa del
Regno di Dio e sul Regno stesso.
Avremo dunque anzitutto uno studio
sull’escatologia dei profeti, sul modo in
cui l’attesa messianica ha preso forma
nelle loro parole ed ha influenzato il
loro pensiero e la loro azione. Relatore: Michele Sinigaglia.
A cavallo tra Antico e Nuovo Testamento c’è poi una serie di scritti in cui
l’attesa del Regno è vivissima, ma la
forma di predicazione non è più quella
tipica dei profeti: si tratta dei libri di
tipo apocalittico (es. Daniele nell’Antico Testamento, l’Apocalisse nel Nuovo).
I caratteri specifici ed originali di questa letteratura biblica ci verranno presentati da Bruno Corsani.
Alfredo Sonelli ci presenterà invece
il significato dell’attesa del Regno per
la comprensione della persona di Gesù
quale ci appare nei tre primi vangeli.
I suoi detti e le sue parabole, i suoi miracoli ed il suo programma di vita.
Il Vangelo secondo Giovanni presenta la figura di Gesù in modo sensibilmente diverso ed originale rispetto agli
altri vangeli: ma anche qui rimane decisiva la prospettiva escatologica. Il significato di questa prospettiva ci verrà
illustrato da Paolo Ricca.
Né possiamo dimenticare le lettera
dell’apostolo Paolo, il quale presenta
Gesù come colui che da una parte è il
Messia che è venuto, e dall’altra è il
Cristo che deve venire, ed è figura escatologica nei due casi, come dimostra la
valutazione paolinica della croce e della
Risurrezione di Gesù. Relatore: Aldo
Comba.
Dopo questa ampia preparazione biblica (che non avrà mai carattere di
tecnicismo specialistico), i partecipanti
all’incontro affronteranno (mediante tavole rotonde, e discussioni in gruppo)
almeno due problemi attuali:
a) qual’è il carattere specifico di
un'escatologia cristiana che tenga conto di tutto il messaggio biblico? come
evitare che la speranza del Regno ci irrigidisca nell'attesa spasmodica di una
sempre rinviata catastrofe cosmica? e
viceversa, come impedire che questa
stessa speranza si stemperi e si snaturi
in una mediocre fiducia nel progresso
umano, oppure in una semplice attesa
di svolte storiche, o in una parabola
simbolica dell'utopia umana?
b) quali conseguenze pratiche comporta oggi una fede centrata sull’attesa
del Regno? Che cosa significa essa per
la predicazione dell’Evangelo al mondo? Quale tipo di etica essa comporta?
Nel Nuovo Testamento è chiaro che
tutta la morale era influenzata dall’attesa della venuta del Signore. Ma oggi?
Ci auguriamo che questa riflessione
possa servire a molti di noi per impostare la loro lettura biblica e la loro
testimonianza attuale.
Documenti preparatori
vengono pubblicati su Diakonia e possono essere richiesti ad Agape. Prezzo:
L. 250.
La riscoperta della centralità dell’escatologia nel Nuovo Testamento
(quale è stata compiuta da A. Schweitzer): Salvatore Rapisarda
Il millenarismo: Ugo Gastaldi
C.H. Dodd. e l’escatologia realizzata:
una valutazione: Domenico Tomasetto.
L’incontro inizia il 17 sera con la cena alle ore 19,30, e termina la mattina
del 21 agosto con la colazione alle ore
8,15.
Quota: L. 6.200 più 800 di iscrizione.
Iscrizioni: Segreteria di Agape 10060 Frali (TO) - C.C.P. n. 2/20554,
conto bancario n. Ili, Banco di Roma,
Pinerolo, ambedue intestati ad Agape.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii RiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiimiiniiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Riunito a Bobbio Pellice
Convegno femminile dell'Esercito della Salvezza
Il 10 giugno, a Bobbio Pellice ha avuto luogo il convegno annuale delle unioni femminili
sai miste di Milano, di Torino e della Valle
del Pellice a cui si sono uniti molti membri
delle nostre comunità. È sempre un grande
privilegio ed una gioia profonda partecipare
ad uno di questi convegni. Fra i membri dell'Esercito della Salvezza troviamo dei fratelli
veri, degli amici sinceri, una mano sempre
tesa a chiunque, senza distinzione sociale religiosa e politica; la solidarietà la comprensione, la carità non sono parole vane. Attraverso
i messaggi della colonnella Fivaz sempre serena e sorridente, venuta espres-samente da
Roma è stata realizzata la presenza del Signore.
La meditazione del mattino aveva come testo i versetti 1. 2, 3 e 29 del quarto capitolo
dell'Epistola agli Efesini : « Vi esorto dunque
a condurvi in modo degno della vocazione che
vi è stata rivolta, con ogni umiltà e mansuetudine, con longanimità, sopportandovi gli
uni gli altri con amore, studiandovi di conservare l'unità dello Spirito col vincolo della
pace... Ninna cattiva parola esca dalla vostra
¡tocca, ma se ne avete alcuna buona che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l'ascolta » richiamo a vigilare sulle nostre parole, a imparare a tacere
se non si può dire del bene e chi è stato offe.so, si ricordi sempre che non è responsabile
delle calunnie altrui ma del risentimento ohe
vi è nel .suo cuore.
Si e cantato molto prima e dopo questo
messaggio inni in comune e inni cantati dal
coro femminile di Torino e di Torre Pellice.
Alle ore 12 è stato offerto un eccellente
minestrone ed un ottimo caffè, preparato con
cura dalla Maggiore Longo, vi è sempre un
posto per tutti alla mensa deH’Esercito della
Salvezza.
Nel pomeriggio sono aumentate le presenze
al Convegno. Dopo un inno eseguito dalle sorelle di Torre Pellice, la Brig. Elena Sibille
parla del lavoro e della testimonianza delle
U. F. in Francia e seguendo una gentile consuetudine festeggia le sorelle presenti che
sono nate nei mesi di maggio e di giugno offrendo a tutte un mazzo di rose ed una cartolina con versetto biblico. Seguono alcuni inni
folkloristici francesi ed un nuovo messaggio
della Colono. Fivaz tratto dal sesto capitolo
dell'Evangelo di Luca: In mezzo al Tempio,
l'uomo dalla mano secca è visto dal Signore ed
è invitato ad avvicinarsi a Lui, tendendogli la
mano per essere guarito. Egli risponde all'invito senza incertezze e senza discussioni
ed è guarito. Cosi l'uomo fiducioso nelle promesse divine deve rispondere all’amore di
Dio per ottenere guarigione aiuto e la soluzione di tutti i suoi problemi. Termina la
riunione la preghiera e la benedizione del pastore Sonelli. Una tazza di tè riunisce ancora
i presenti, quindi, ognuno riprende la via del
ritorno. Benedica, il Signore, abbondantemente la testimonianza evangelica e le opere
sociali dell'E.sercito della Salvezza in Italia e
nel mondo intero.
LiiNA Vabe.se
AVVISI ECONOMICI
GIOVANE coppia cerca alloggio in affitto Pinerolo o dintorni libero entro settembre.
Telefonare Pinerolo 70718, dopo ore 21.
Discepoli degeneri e non
Una collaboratrice, da Roma:
Capisco benissimo che il fratello Ezio
Bonomi deplori le mie intemperanze scritte sulla famiglia, o meglio sulla famiglia
idolizzata, perché i sentimenti sono sempre sentimenti. Però non ammetto (e ho
buone pezze d’appoggio) che sì possa dire :
« Io non mi sento affatto un degenere discepolo di Gesù». Infatti esaminiamo: se
il fratello Bonomi si sente di fare la volontà di Dio anche a scapito della sua famiglia, se si sente di abbandonare i suoi cari per seguire Cristo, se è pronto a respingerli qualora la loro volontà non sembra
collimare con quella divina, allora è vero
discepolo. (Ma provi, fratello, a sostituire
a queste frasi ipotetiche e assai vaghe altre, come : abbandonare la sua casa e tutti per servire Gesù, come Valdo; buttare
all’aria lavoro e relativo guadagno; riempire la casa di bimbi abbandonati. . .). Siccome nessuno di noi è pronto a fare alcuna
di queste cose, cosi siamo discepoli degeneri. lo, per esempio, ho madre, marito, figli, nipoti, fratelli; non mi sentirei.
Non credo che gli altri siano diversi.
Forse sì.
Quando al titolo a Ire colonne, penso
anch’io che il nostro Direttore abbia esagerato!
Con saluti fraterni Inda Ade
Amico o Padre?
Caro Ricca,
come sai io vìvo nella Facoltà di Teologia della nostra Chiesa anche se non sono
impegnata e competente nella teologia. Però qui alla Facoltà ho sentito dire che « la
teologia non la fanno solo i teologi, ma anche i membri di Chiesa ». Io sono un
membro della Chiesa, nella quale mi occupo della istruzione catechistica.
Da alcuni giorni rumino l’articolo di
fondo di ECO-LUCE del 4 giugno, dove
hai esposto, senza criticarla, l’idea di
Zahrnt secondo cui oggi sarebbe meglio
prospettare un Dio amico che un Dio padre. Desidererei, per me e per gli altri,
una precisazione.
L'idea del Dio amico mi ricorda tanto il
liberalismo teologico da cui credevo sì fosse finalmente usciti. Quando ero giovane
girava ancora un libro che noi barthiani
aborrivamo. Era intitolato « L’ami ». Era
di Charles Wagner. Naturalmente l’amico
era Gesù. Un Gesù sdolcinato. Poi il libro
è andato fortunatamente nel dimenticatoio. Avevamo capito che Dio era Qualcuno di più che un tête-à-tête con l'uorao.
un compagno delle ore di lavoro, un complice dei nostri pensieri. Era Qualcuno da
tenere in un certo rispetto.
Beninteso nell’idea di Zahrnt che tu ci
proponi - non ho ben capito se d’accordo
o meno, ma credo di no - non è il termine
« amico » che mi secca. E’ un termine
molto bello e non credo d’altra parte che
Dio faccia gran caso ai nostri termini.
Giobbe lo ha chiamato a il mio Vindice »,
concetto per lui molto importante: colui
che riscatta. In Israele lo chiamavano anche la Potenza, come si sente dire da Gesù nel Sinedrio, oppure l’Altissimo (Stefano nel suo discorso finale), oppure ancora dicevano « il Nome ». Quello che mi
chiedo è che cosa voglia dire Zahrnt con
il concetto di amico. Certo Abramo è stato chiamato amico di Dio (Giac. 2: 23) e
con Mose Dio parlava come con un amico
(Es. 33:11). però posso anch’io ritorcere
la domanda e chiedermi se il timore e tremore, la passione, che determinano l’amicizia con Dio dì queste figure dell’Antico
Testamento assomigli ai sentimenti che la
nostra generazione prova verso Dio.
E allora mi chiedo: perché rifiutare il
concetto di paternità in favore di quello di
amicizia? Per chiarezza maggiore? Ma
quale chiarezza? Non sì sa più oggi che cosa è il padre? Ma si che lo sì sa, non foss’altro che per rifiutarne l’autorità. E l’autorità, che si vuole rifiutare? Un Dio che
non pesa con l’autorità è un Dio più vicino? Ma allora avevano ragione i sacerdoti d’Israele a instaurare un culto più vicino alla civiltà della terra, innalzando quelli che per i profeti erano gli abominevoli
tempietti dei Baal. Baal, un dio più capilo,
più vicino al linguaggio, alle esigenze di
una società agricola di sviluppo. Un dio
minuscolo. Ma i profeti, testardi, dicevano di no, che altro è Jahweh.
In Gesù e in tutto il Nuovo Testamento
mi pare domini l’idea di Padre: non viene così intaccala la potenza, l’autorità.
Perché di questo si tratta. Si può essere
amici anche del padre, anzi non è vero
padre (e scade quindi dalla sua autorit^)
uno che non è anche amico. Ma amico non
ha autorità per me, anzi non pesare con
l’autorità è il particolare dell amicizia : è
Fa tu per tu. Con Dio qiieslo è possibile.'*
Non l’amicizia, che è bella, ma il eoncelto
di amico non mi quadra in questo caso.
Forse sarebbe un concetto più facile per la
nostra mentalità, più assimilabile per la
nostra civiltà, più comodo, ma e forse
questo aggiornamento il problema della
Chiesa? Allora i Baal?... Io alle lezioni
di catechismo ne parlo male. Sbaglio.'* Penso che Gesù usando una parabola anche
nella sua definizione del nome di Dio. abbia voluto dire una cosa molto importante
c tutta diversa da quella che dice Zahrnt,
una cosa che in qualsiasi cultura e civiltà
la fede deve sforzarsi di capire ancora.
Ti saluto cordialmente.
Beuta Suiulia
proporre la realtà di Dio mettendosi nei
panni dell'uomo secolarizzato, la sui spiritualità non è lormata biblicamente. Idee
che a noi. per la lunga assuefazione al linguaggio biblico, sembrano molto naturali,
ad altri, digiuni di Bibbia e di catechismo,
possono parere strane o stravaganti. Certo. abbandonare il linguaggio biblico è pericoloso: si rischia di dissipare anche il
messaggio biblico. Mettersi nei panni delruotilo secolarizzato che vive in una società « senza padre » è anche pericoloso:
si rischia di dirgli solo quello che vuole
udire, non quello che deve udire. Questi
rischi li vediamo bene. Vediamo altrettanto bene il rischio di parlare solo piii a noi
stessi, di seppellire il talento per esser
certi di non perderlo anziché correre il
rischio di perderlo spendendolo? Anch'io
penso che la predicazione di Dio come
Padre non possa essere sostituita: ma tenendo presente, almeno sullo sfondo, Videa
di Dio come Amico, si potranno evitare alcuni grossi malintesi cui il termine Padre
può oggi dar luogo.
Paolo Ricca
Deleteri e sovversivi ?
Un lettore, da Perugia:
Signor direttore,
mi riferisco all’articolo senza firma, inserito su questo settimanale (n. 19 del 7
maggio, prima pagine) dal titolo: Un progetto di referendum popolare contro le
norme fasciste del codice, giuntomi solo da
qualche giorno.
Non è mio intendimento contestare tutto ciò che in esso è detto intorno alla proposta avanzata da parte di alcuni uomini
politici alla Corte di Cassazione per una
probabile abrogazione di una serie di norme di legge stabilite dal Codice Penale. Mi
sia però permesso rilevare che un settimanale Evangelico quale è « La Luce », pur
di sostenere la sua linea politica, di cui è
stato più volte accusato da altri lettori più
in vista, debba prestar buon gioco appoggiando, con tale suo scritto, certe pazze
teorie in un mondo sempre piii marcio in
quanto continua ad esprimersi nella violenza più abbietta, non è cosa che edifica,
tanto più che per frenare l’ondata di delitti ci vorrebbero rimedi radicali, giacché
tutto sembra volto, in Italia, a incoraggiarli. Nella nostra odierna Società, ribelle e rivoluzionaria, nella quale molti sono approfittatori, ladri, assassini, sfruttatori, violenti. dediti all'ozio, al vizio, al vagabondaggio, la Polizia e i Carabinieri non godono più il prestigio di un tempo, non essendo più stimati e temuti.
Dappertutto sono circondati dalla diffidenza e il più delle volte anche dalla ostilità ed esposti a tutti i pericoli, e spe.sso
qualcuno di essi, neH'adempimento del
proprio dovere, cade vittima dell'odio delle folle tumultanti. spinte come sono sempre dagli estremisti politici sulle piazze, come pure del mitra di qualche bandito che
vuole farsela franca.
Così, i delitti infamanti quali gli attentati terroristici, le rapine e i sequestri di
persone commessi da gente senza scrupoli,
sono diventati la nostra vergogna nazionale in quanto sconvolgono Fopinione pubblica, mentre le Forze di Polizia non sono
sufficientemente energiche nella difesa
delPordine pubblico, della libertà del lavoro e di tutte le altre libertà, come-nel rispetto alle leggi e alle Aulorjtà costituito.
Perciò io sono d'avviso che tanto la Polizia, quanto i Carabinieri non solo dovrebbero incutere timore c tremore, ma e.ssere
sempre più efficienti, e la Magistratura
sempre più pronta e preparata nelle sue
strutture per punire severamente i malfattori.
Lei, invece, pur constatando la spavalderia e l'intensità con cui la delinquenza
agisce da alcuni anni nel nostro Paese, che
giustificano il panico che si è diffuso, sostiene ed appoggia col suo giornale certe
strane idee che ledono vieppiù il prestigio e la dignità della Polizia e dei Carabinieri, anziché adoperarsi con tutte le sue
forze e da buon Ministro di Dio, per pubblicare articoli proiettanti un santo fuoco
e una santa passione per le anime in tutte
le sue colonne, cosi per sostenere, tramite
la stampa, una nobile campagna atta ad
inculcare nel cuore degli ut.mhii peccatori
uno spirito di amore e di comprensione
tendente ad ottenere una convivenza sociale pacifica e tranquilla in pietà ed onestà,
secondo l’insegnamento apostolico, perché
è FEvangelo soltanto che può tra.sformarc
i cuori cd indurli al pentimento, alla fede
e alla salvezza in Gesù Cristo ed è (piesto
il compito dei vari credenti.
Per questi motivi Le dirò che io, e come cittadino italiano e come libero e semplice credente, sono di contrario avviso al
suo a.ssunlo, specie perché Ella, pubblicando, si è silenziosamente compiaciuto e rallegrato per la proposta che è stata avanzata per Fabrogazione di una serie <11 reali
fra i quali quelli di « oltraggio » e « ingiuria » a Pubblico Ufficiale.
Concludendo queste mie modeste note,
vergate per iiianifestarLe il mio fraterno
(lisaj)punto. Le diri) ebe in un momento
particolarmente grave per il nostro già
martoriato Pae.se, la linea politica del Suo
giornale è piuttosto deleteria e sovversiva.
Scusandomi della mia franchezza, voglia
gradire il mio più cordiale fraterno .saluto
in Cristo.
Fn.ii’i’o Maiio/.zuli.i
Naturalmente concordo con le osservazioni critiche sull'idea di Dio come Amico,
anziché come Padre. Molli lettori certamente le condividono. Zahrnt stesso, che
propone la sostituzione, non le attribuisce
un valore determinante o risolutore. Si
tratta di un tentativo, forse infelice, di ri
Quanln alla forma, faccio notare che il
breve articolo in questione era una notizia
diffusa dall'Agenzia Italia (la sigla d origine era chiaramente indicala): pubblicata
senza commento, come facciamo non di rado con notizie giornalistiche o di agenziestampa, non impl'icava che la soltoscrive.ssimo. ma semplicemente che la ritenevamo
interessante e significativa da sottoporre al(continua a pag. ó)
5
pag. 5
25 giugno 1971 — N. 26
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Angrogna (Capoluogo)
L’assemblea dì Chiesa del 16 Maggio, dopo
aver discusso e approvato la relazione annua
e i bilanci, procedeva alLelezione dì tre nuovi membri del Concistoro. Già da tempo si
sentiva la necessità di allargare il Concistoro,
inserendo elementi più giovani. Tale necessità si è fatta più urgente in vista della ormai
prossima unificazione delle parrocchie di Angrogna. Sono stati così eletti: la Sig.ra Arlette Armoni e i Sig. Giampiero Saccaggi e Leo
Coisson. Auguriamo a questi fratelli, il cui
insediamento avrà luogo il 20 Giugno, un
servizio efficace e ispirato dal Signore. La
stessa Assemblea procedeva alLelezione di un
delegato al Sinodo (J. L. Sappé) e di due delegati alla Conferenza Distrettuale (Ada Malan e Renato Peraldo). La Domenica seguente i due Concistori di Angrogna si sono riuniti per stabilire di comune accordo le linee
di collaborazione in vista della partenza del
Past. Taccia e della unificazione delle due
Comunità.
Nel pomeriggio della stessa domenica la
Corale di Angrogna diretta dal Past. Taccia
per Tultima volta dopo undici anni, prendeva
parte alla festa di canto dì Bobbio. La giornata si è chiusa con la tradizionale cena della
Corale, che quest’anno era segnata da una
lieve nota di malinconia, per la partenza prossima del direttore.
11 giorno deir Ascensione, malgrado la pioggia incessante, ha rappresentato per Angrogna
una data importante a causa non tanto della
festività ecclesiastica, quanto piuttosto di una
gros.sa manifestazione organizzata da un gruppo giovanile di Torino (I Giramondo) collegato alLENAL, al fine di valorizzare turisticamente il nostro comune.
In un terreno concesso dal Concistoro a
monte del Tempio del Capoluogo è stato allestito un orto botanico con una ampia raccolta dì piante di montagna, mentre a valle di
questo veniva posta una ampia voliera per
raccogliere varie razze dì uccelli nostrani ed
-esotici. L’inaugurazione di questi impianti di
notevole interesse turistico è stata accompagnala da una mostra e premi di disegni fatti
dai bambini delle Scuole elementari del C^omune e nel pomeriggio da una manifestazione canora nella nostra Sala Unionista con partecipazione della Corale (in costume valdese)
del gruppo vocale della Filodrammatica e di
canti dei bambini delle Scuole. Uno di questi
canti in dialetto angrogniano era stato compo
I lettari ci scrivono
(segue da pag. 4)
l'attenzione dei nostri lettori (e in tal senso riceviamo con interesse le Sue riflessioni). Nello stesso senso ospiteremo, nel
prossimo numero (lo spazio manca), un
comunicato e una lettera inviataci a proposito di questo referendum.
Quanto al contenuto, mi pare incontestabile che sussistono molte norme fasciste nel
nostro codice penale; la loro abrogazione
non significa necessariamente il silenzio o
il lasciar correre su tutta una serie di reati, che sarebbero però — ritengo — più
giustamente inquadrati nelle norme relative a reati comuni, perché è noto come Ze
« forze dell'ordine » possano prevalersi di
norme « speciali », sotto ogni cielo.
Non mi pare che dire questo significhi
appoggiare la violenza. Mi pare invece che
il discorso sull esigenza repressiva, ineliminabile da qualsiasi società, possa essere fatto con una (relativa) buona coscienza soltanto se la società stessa si preoccupa almeno altrettanto di combattere le condizioni che sono fertile terreno per le manifestazioni di criminalità: e se sono veramente perseguiti anche i grandi profittatori. ladri, sfruttatori, violenti, assassini
(magari per procura), non di rado « cittadini al di sopra di ogni sospetto ». Non si
può quindi disgiungere il problema della
« repressione» — che va certo visto anche
tenendo conto del punto di vista dal quale
Lei si pone — dall'insieme dell’intricato
problema del nostro vivere associato. Non
avrebbe senso opporre l’uno alValtro il fanatismo deir ti ordine » (quale?) a quello
del disordine (anche qui: quale? come si
possono mettere sullo stesso piano la criminalità mafiosa, diciamo, e una lotta sindacale?). Non pare anche a Lei? E non e
nostro dovere evangelico la ricerca della
verità, quale via alla riconciliazione? Fra
ternamente
Gitmo Conte
A ognuno il suo
Un lettore, da Torre Pellice:
Signor direttore, ^
a proposito di quanto pubblicato sul
n. 25 del 18 corrente, dal titolo « Scuola
e famiglia in un incontro a Villar Pellice »,
ad onor del vero sento il dovere di precisare rbe la Scuola Media Statale di Torre
Pellice funziona da otto anni.
I principi innovatori della nuova scuola
e la sua funzione sociale, che ne fanno
uno degli strumenti più preziosi di progresso civile e democratico, sono stati ampiamente sensibilizzati nell’opinione pubblica e largamente concretizzati dagli insegnanti e da chi ba diretto la scuola m
questi anni. Metodi tradizionali di insegnamento e vecchi sistemi di valutazione
sono già stati accantonati specialmente in
direzione degli alunni socialmente piu bisognosi e intellettualmente meno dotati.
Non vorrei che il lettore sprovveduto
avesse Timpressione. leggendo 1 articolo cui
mi riferisco, che la Scuola Media Statale
di Torre Pellice parta adesso dall anno
zero, rompendo un immobilismo anacronìslieo che a Torre Pellice non c è mai
stato.
Ad ognuno il suo. per la verità.
M. R.
sto. musica e parole, dai bambini stessi. Malgrado il tempo pessimo, vi è stala una larga
partecipazione di persone provenienti da Torino. che hanno così stabilito un simpatico e
speriamo non inutile contatto con la nostra
gente.
La composizione musicale dei bambini delle
Scuole, a cui abbiamo accennato, era stala
preparata in vista di una intervista che la
RAI ha fatto presso i nostri bambini e di cui
si sono letti maggiori dettagli nell articolo
pubblicato nel n. scorso.
li 23 maggio abbiamo avuto la gioia di accogliere nella nostra Chiesa la Corale della
Comunità dì Morges, con il suo Pastore Sig.
Vouga che ha rivolto alla Comunità la predicazione. mentre la Corale stessa ha condotto
tutta la liturgia con lettura, preghiere e canti.
La domenica 6 giugno era la volta di un
gruppo di fratelli di Marsillaugues, guidati
anch'essi dal loro Pastore Sig. Renato Bertin,
originario di Angrogna. La mattina hanno
partecipato al culto al Capoluogo e dopo la visita dei luoghi storici (fortemente limitata
dal cattivo tempo) sono stati accolti nel pomeriggio per un fraterno ricevimento offerto
dalla Corale, che ha cantalo diversi canti molto apprezzati dai nostri ospiti.
La domenica 30 Maggio in occasione della
Pentecoste è stato accolto nella nostra Comunità il fratello Ugo Armoni, con una pubblica confessione di fede. Ci rallegriamo con lui
e rinnoviamo per lui e la sua famìglia 1 augurio della continua guida e ispirazione del Signore.
Nel pomeriggio dello stesso giorno a cura
dell’Unione Femminile è stato allestito il
Bazar: discreto il risultato finanziario, anche
se la partecipazione è stata inferiore agli scorsi anni.
La nostra Filodrammatica, dopo aver rappresentato a Pasqua la commedia dialettale
« La scola di mari » e il 15 Maggio aver replicato su richiesta e sotto gli auspici del Circolo dei Genitori della Scuola Media di Torre
Pellice a Nemico del popolo » di Ibsen, ha
concluso la sua attività con una assemblea generale che ha avuto luogo la sera del 5 Giugno in cui è stata letta, discussa e approvata
la relazione del Presidente e i bilanci. Si è
provveduto alla elezione delle cariche, che
hanno dato i seguenti risultati; J. L. Sappé,
Presidente; Sergio Buffa e Renato Ghia via.
Vicepresidenti; Maura Sappé e Delio Long,
consiglieri; Luciano Pons, regista. Cena e gita sociale, a data da destinarsi.
Il 1 e 2 Giugno abbiamo avuto il privilegio di ospitare la Conferenza Distrettuale.
Il 2 Maggio nasceva Alberta di Bruno e
Amilda Michelin-Salomon e il 9 erano battezzati Luca e Alberto e Denise Bertalot e Malvina di Dorino e lima Buffa. A questi bambini e alle loro famiglie rinnoviamo il nostro
affettuoso augurio di benedizione e guida del
Signore.
Terminando questa cronaca rivolgiamo al
Pastore Coisson, che assume interinalmente U
servizio nella Comunità di Angrogna Capoluogo, rino alla elezione del Pastore unico, il nostro saluto fraterno e il più vivo benvenuto.
PAlessandrino e di Torino (senza escludere
naturalmente chi vorrà servirsene anche da
altre regioni).
Domenica 30 maggio. Nel corso del culto di
Pentecoste, è stata ricevuta nella piena comunione della nostra chiesa la Sig.ra Teresa
Caliini ved. Allietto, che da anni frequentava
la nostra comunità. H testo della predicazione
è stato Atti 2: 47b e 1 Cor. 10: 16-17.
Domenica 6 giugno. La nostra Comunità
ha quest’anno ospitato rincontro detto del
« Triangle de Vamitié évangélique », formato dalle chiese protestanti di Chamonix
(Francia, Martigny (Svizzera) e Aosta, (Italia). Queste tre comunità, che gravitano attorno alla catena del Monte Bianco, sono unite
da alcuni anni da un patto fraterno. Incontri
annuali avvengono sul piano giovanile e di
chiesa. È intenzione di intensificare questi
rapporti anche su altri piani come quello delle scuole domenicali, leghe femminili, strategia evangelistica, testimonianza ai turisti che
ogni anno affollano le varie località della catena del Monte Bianco da ogni parte d’Europa ed altri continenti.
La giornata si è svolta cosi; ore 11 culto
(in francese) nel tempio di Aosta, presieduto
dai Past. Pierre Wanner di Martigny (liturgia), François Rochat di Chamonix (predicazione), Giovanni Peyrot di Aosta (Santa Cena).
Dato Finclemenza del tempo, siamo stati costretti a scendere a Saint-Vincent per il pranzo comunitario. In un locale, gentilmente messo a nostra disposizione dalla famiglia Trêves, abbiamo consumato il pranzo al sacco e
poi ammirato una bella serie di diapositive
portate dai Sig. Wandelt-Perino (Monaco di
Baviera) su un loro recente viaggio nel Cameroun (Africa). Prima del tè e del saluto
di arrivederci, ci sono stati alcuni discorsi
fatti da un rappresentante di ogni comunità
sulla fisionomia e sul lavoro delle nostre tre
chiese. Una bella giornata vissuta nella fraternità e nella realtà della chiesa di Gesù
Cristo al di sopra delle barriere umane.
Matrimonio. Sabato 29 maggio, nel nostro
tempio, Valdo Barmasse e Grazia Giolitto, di
Saint-Christophe, hanno dichiarato la loro volontà di vivere il loro matrimonio secondo la
legge di Dio e quella dello Stato, cioè nella
fedeltà e nell’amore. La comunità li ha circondati colla pregbier:\ e col canto di lode al
Signore. Il Pastore ha commentato per Foccasione il testo: «Avendo purificate le vostre
anime coll’ubbidienza alla verità per arrivare
a un amore fraterno non finito, amatevi l’un
l’altro di cuore, intensamente, poiché siete
stati rigenerati non da seme corruttibile ma
incorruttibile mediante la parola di Dio vivente e permanente » ( 1 Pietro 1 ; 22-23).
Frali
Aosta
Per i lettori del giornale, diamo alcuni
cenni sulla vita della nostra Comunità in
riferimento alle ultime settimane.
Domenica 16 maggio. Nel corso delPAssemblea di Chiesa è stata letta e discussa la « relazione annua » presentata dal Consiglio : un
esame della vita della comunità nei suoi vari
aspetti (positivi e negativi). La Sig.ra Anna
Peyrot è stata eletta quale delegata alla Conferenza Distrettuale di Sampierdarena.
L’Assemblea ha anche discusso un ordine
del giorno suH'eventuale ingresso della Chiesa
Romana nel C.E.C., del quale sono stati riportati nel n. scorso i punti salienti.
Sabato e domenica 22-23 maggio. Preparata da tempo, abbiamo avuto la gradita visita
di un numeroso gruppo dei « Cercles Protestants d’hommes » di Ginevra, (accompagnati dalle rispettive consorti). Il sabato pomeriggio è stato dedicato alla visita al castello
medioevale di Fenis. La sera abbiamo avuto
un fraterno incontro nel tempio, nel corso
del quale, oltre alle presentazioni, c’è stato
da una parte e daH’altra una breve esposizione del lavoro che svolgono la comunità di
Aosta eia cercles protestants » La domenica
mattina celebrazione del culto in francese,
presieduto dai Pastori Peyrot (Aosta) e Guarnera (Ginevra) con Santa Cena: nel pomerìggio, escursione attraverso la città dì Aosta
(visita alle antichità romane, medioevali e
moderne). Prima della partenza, ritrovo nella
sala delle attività per un tè comunitario. Ancora discorsi e poi il saluto di congedo e...
arrivederci.
Giovedì 20 maggio. In fraterna collaborazione con la comunità di Ivrea abbiamo avuto il tradizionale convegno dell’Ascensione a
Viering. Oltre ai membri di chiesa di Aosta e
Ivrea, era presente un gruppo di fratelli di
Biella e di Piverone (chiusa dei fratelli). Il
culto del mattino è stato presieduto dal Pastore Peyrot che ha predicato sul testo : « Dio
ha fatto Signore e Cristo quel Gesù che voi
avete crocifisso » (Atti 2: 36). La « signoria »
di Cristo non è una affermazione teologica
soltanto, anzi dev’essere una vita che ogni
cristiano deve saper vivere e confessare nella
concretezza quotidiana, dì fronte a qualsiasi
idolatria del secolo.
Al pomeriggio una tavola rotonda formata
da alcune sorelle della comunità di Ivrea, ha
introdotto il tema in programma: Chi è responsabile deH’educazione cristiana dei giovani? — La famiglia, certo, ma anche la comunità. la chiesa non solo attraverso 1 opera
dei monitori e del Pastore, ma di tutti. Tutta
la comunità è impegnata a trasmettere la fede
ulle giovani generazioni. Purtroppo questo
non è sempre sentito da lutti... La discussione animata e serena è stata molto interes.sante.
Alla fine del convegno il Pastore ha illustrato ai presenti i lavori che, entro breve
tempo, saranno intrapresi allo stabile di Viering per renderlo funzionale in vista di farne
un centro di incontri per le scuole domenicali. i giovani cd altri gruppi delle nostre comunità della Val d’Aosta, del Canavese. del
In che misura sono rappresentate, le comnnità,
nelle assemblee e neyli esecntivi?
Il 25 aprile è stato amministrato il battesimo a Marco Benecekio di Sergio e Silvana
Fortis. Al bimbo ed ai stioi genitori che risiedono per lavoro alFHolel Malzat i nostri più
cari auguri nel Signore.
La stessa domenica sì riuniva l’assemblea
di chiesa per votare alcuni ordini del giorno
relativi alla riforma del Sinodo ed all’ingresso
della Chiesa di Roma nel Consiglio ecumenico.
L’8 maggio il Concistoro ha esaminato i
catecumeni dei vari anni, sia quelli che hanno
fatto il loro corso a Prali e sia quelli che
hanno frequentato il catechismo alle scuole
medie dì Ferrerò e della Scuola Latina. I risultati sono stati soddisfacenti per gli uni e
per gli altri.
Il giorno seguente la corale e la scuola domenicale hanno partecipato alla festa di canto a Massello portando il risultato di un anno
di serio lavoro dei grandi e dei piccoli. La corale della scuola domenicale, oltre ai canti di
assieme ha anche eseguito il canto « Voglio
donar la vita agli altri ».
I giorni 15 pomeriggio e 16 maggio è stata
effettuata una riuscita gita di Chiesa a Vallecrosia ed a Monaco dove sono stati visitati il
giardino tropicale, le grotte, l’acquario ed il
museo oceanografico. Al ritorno alcuni dei
giovani, non ostante il tempo non molto favorevole ed il mare piuttosto freddo, hanno fatto
il primo bagno di stagione. Ringraziamo ancora la Casa Valdese di Vallecrosia per la fraterna accoglienza che ci ha riservato.
II 20, giorno dell'Ascensione, un gruppo di
fratelli della Chiesa apostolica di Torino, in
gita a Frali, ha partecipato con letture, preghiere e canti al culto. Nel pomeriggio si è
svolto il bazar annuo. Ottimo il successo di
questo incontro preparato con cura dalle Sorelle e ben frequentato da molti. Il ricavato dì
questa manifestazione (L. 279.240) è devoluto
per le urgenti riparazioni che si impongono
alla scuoletta di Malzat. Ringraziamo i molti
che hanno offerto materiale, lavoro e denaro
per la riuscita del bazar e la comunità che vi
ha partecipato realizzando così non solo il successo di questa iniziativa, ma anche un simpatico momento di incontro comunitario: un
pensiero di riconoscenza anche alla banda musicale pralina che dà sempre il suo contributo
in questa giornata.
Il 30 si è nuovamente riunita FAssemblea
di Chiesa per varie elezioni: il Concistoro ed
i delegati alla Conferenza distrettuale ed al
Sinodo.
L’elezione del Concistoro c avvenuta sulla
base di una consultazione dei vari quartieri
che si erano espressi ciascuno riguardo al proprio anziano. Queste proposte sono state accettate ed il nuovo concistoro è così composto :
Oreste Grill. Pomìeri-Giordano; Attilio Peyrot. Orgere; Edoardo Grill. Malzat; Renaldo
Ghigo e Ciro Di Gennaro. Ghigo; Filippo Berger. Indirìttì; Alberto e Silvio Richard, Villa.
Delegati in conferenza distrettuale: Amedeo
Barus e Attilio Peyrot. In Sinodo: Amedeo
Barus.
Rivolgiamo un sincero ringraziamento all'Anziano Emanuele Baud che lascia il Concistoro dopo 26 anni di lavoro fedele ed apprezzato e salutiamo con gioia il nuovo anziano di
Villa Silvio Richard che inizia ora il suo lavoro come anziano.
Domenica 6 giugno hanno partecipato al
culto un gruppo di giovani olandesi che trascorrono un periodo ad Agape. Fra meni in
di Chiese riformate non è stato difficile trovare
inni comuni (soprattutto salmi ugonotti c le
Una lettrice, da Ivrea:
Caro direttore,
dalla lettera a lei indirizzata dal pastore
Sonelli e pubblicata sul n. 23 (4/6/1971),
nella quale si riferisce sull'esito delle elezioni per i delegati della chiesa di Torre
Pellice al sinodo ed alla conferenza distrettuale, è detto che i giovani non sono
riusciti a far eleggere un loro rappresentante non solo al sinodo ma neanche alla
conferenza distrettuale che ne prevede ben
tre perché « la maggioranza precostituita
non ha preso in considerazione la loro richiesta ». Il fatto non è grave, aggiunge il
pastore Sonelli, ma è sintomatico.
Per me è molto sintomatico e mi induce
a queste riflessioni.
Premetto che non conosco quasi la comunità di Torre Pellice e non intendo affatto pronunciare un drastico giudizio su
di essa né sulle persone elette di cui ignoro persino il nome; ma il fatto in sé va
rilevato.
Le nostre assemblee sono naturalmente
libere di scegliere chi desiderano che le
rappresenti ma non mi par segno di maturità spirituale e di sensibilità cristiana voler ignorare deliberatamente una minoranza (neanche tanto piccola poi se i voti sono stati 39 contro 26) che chiedeva di essere rappresentata, proprio noi che minoranza siamo e siamo sempre stati!
Fino a quando alcune comunità rimarranno in una posizione sclerotica di difesa,
di conservazione, di prudenza per paura di
andare verso cose nuove e nuovi tentativi?
lo penso che è meglio sbagliare, se necessario, piuttosto che non osare fare un ppsso in avanti.
Lungi da me il pensiero che i giovani
soli possano sempre condurci sulla via giusta ma essi non sono, come qualcuno pensa,
la chiesa di domani, sono, come noi, la
chiesa di oggi ed hanno qualche cosa da
dire esattamente come crediamo di avere
noi.
In fondo il fatto di essere una maggioranza di una sola tendenza (non dico
di una sola fede) può risultare molto comodo e confortante quando ci dispensa dal
rivedere del continuo le nostre posizioni alla luce deU’obbedienza al Vangelo, quel
Vangelo che, quando è vissuto, è sempre
scomodo perché ci spinge spesso là dove il
nostro cuore naturale non vorrebbe andare!
Se questi o altri giovani non potranno
esprimersi attraverso gli organi della nostra chiesa forse un giorno si stancheranno e cercheranno fuori della chiesa altre
forme di testimonianza cristiana che non
mancano-perché, se è Dio che li chiama,
Egli darà loro anche il modo di adempiere
alla Sua chiamata. Egli che è fedele più dì
noi ed anche meno prudente di noi poiché,
per amor nostro, non ha esitato a buttare allo sbaraglio la vita del suo Unigenito
Figliolo.
Le nostre comunità rimarranno allora,
sì, quiete, senza urti e tensioni, ma prive
anche di una linfa vitale che non avranno voluto assimilare.
In esse (e qui non penso in modo speciale alla comunità di Torre Pellice, penso
anche alla mia) siamo talora in troppi ad
essere saggi e prudenti e così perdiamo il
gusto delFavventura, di quell’avventura
speciale che si chiama la pazzia dell’Evangelo.
Grazie, se mi pubblicherà.
Elsa Rostan
Grazie per questo intervento! Spero - ed
era espressamente questo il desiderio di A.
Sonelli - che si apra un dibattito (con interventi concisi!) sulla questione sollevata.
Faccio soltanto notare che se oggi, a livello di assemblee di chiesa, la maggioranza
è ancora in molti casi costituita da elementi adulti e anziani, nelVinsieme più conservatori, non mancano affatto i casi inversi,
che vanno anch’essi tenuti in considerazione nell’affrontare il problema delle rappresentanze, più o meno rappresentative delle
posizioni più o meno diversificate presenti
nelle chiese. Aggiungo che, come avviene
anche in altre Chiese o comunioni confessionali, oggi le nostre assemblee più ampie (distrettuali, sinodali, federali) sono in
genere sensibilmente più avanzate di
quanto sia l’insieme della chiesa, a livello
locale: un fenomeno del quale varrebbe la
pena chiarire le cause e le componenti.
Questo per dire che, guardando all’insieme della vita delle nostre chiese, sarebbe
inesatto fare del vittimismo giovanile. Vi
potrebbe infatti rispondere in vari casi,
con pari «. diritto », un vittimismo anzianaie, poiché all’opposto di ciò che risulta
avvenuto a Torre Pellice, vi possono essere in altre chiese gruppi che non si sentono rappresentati da rappresentanze di
orientamento contestatore. In altri termini, il problema del rispetto delle minoranze è vitale, ma non dev’essere visto a senso unico; e bisogna ricordare che viene
sempre il momento in cui l’opposizione va
al poterei e come prima, così poi, occorre che nella chiesa (“ma fra voi non è così!", Marco 10: 43) non capiti ciò che suole accadere nel mondo : il brutale rapporto di forza. La crisi della nostra vita ecclesiastica risulta dal fatto che e diventato assai tenue il riferimento alla comune norma dell’Evangelo: il che ha come lamentevole conseguenza l’accanirsi di alcuni (di
vario "colore") nel gioco delle maggiorarize e il distacco di altri (anch’essi di vario
"colore") dal tessuto vivo della vita comunitaria. Fermo restando, come obiettivo,
il diritto delle minoranze a farsi effettivamente udire e ad avere la propria parte
di corresponsabilità, mi pare che il problema non sia psicològico ma spirituale e,
prima che ecclesiastico, teologice.-'Solo una
chiesa in tutti i suoi membri più nutrita e formata dall’Evangelo potrà affrontare, con le armi dello Spirito, l’opera sagace ed efficace del Separatore.
Gino Conte
sono stati il patrimonio comune di tutte le
chiese calviniste europee) che sono stati cantati con slancio in italiano ed olandese. A
questo culto ha pure partecipato la corale di
Torre Pellice in gita a Frali. Questi nostri
fratelli sono intervenuti nel culto con vari
canti apprezzati da tutti. Il risultato è stato
un incontro fraterno veramente profondo ed
incoraggiante.
Il 9 giugno, dopo una malattia lunga e penosa, è morto Rosaldo Clot, di anni 39; risiedeva a Torre Pellice e lascia la moglie e
due bambini; è stato seppellito nel cimitero di
Fontane. Rinnoviamo alla famiglia la nostra
fraterna simpatia.
II 19 giugno si sono sposati Francesco Rostan (Pomieri) e Mafalda Ribet (S. Secondo).
I più cordiali auguri.
In questo periodo il pastore ha dovuto assentarsi alcune volte da Prali per impegni di
lavoro. È stato sostituito nella predicazione domenicale da Marco Gay, Edoardo Aime e
Marco Ayassot, che ringraziamo di cuore.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIfflIIIIIIIIIIIIIffilllllllllllllll
Pinerolo
Il cullo di domenica 23 maggio è stato presieduto dal Pastore Paolo Ricca che ringraziamo per la visita e per il suo messaggio. Durante il culto è stata invocata la benedizione
del Signore sull’unione del fratello Ermanno
Genre e della sorella Gatcrina Erni della chiesa evangelica svizzera. I giovani avevano contratto matrimonio civile nel municipio di Inverso Pinasca ed hanno voluto rendere partecipe la comunità della loro unione: li salutiamo con affetto ed il Signore li sostenga in questo inizio del loro mini.sterio nella nostra
chiesa; il fratello Genre, candidato in teologia,
compierà l’anno di prova in Torre Pellice.
Nel pomeriggio ha avuto luogo nel tempio
l’annuale festa di canto dei bambini della
Scuola Domenicale.
Domenica 30 maggio una numerosa assemblea ha accolto con gioia e riconoscenza i giovani fratelli e sorelle che al termine del loro
periodo di istruzione catechetica hanno chiesto l’ammissione in chiesa ; Bonin Rossano.
Gostantino Paola, Golleoni Paolo. Giai Marinella. Grill Alda. Jahier Pier Enrico. Pellenc
Ermanno. Peyrot Margherita. Rivoira Nicoletta. Rochon Roberto. Oiidri Miriam. Wellmann Èva. Essi hanno partecipato in modo
attivo al culto leggendo la Parola di Dio, la
dichiarazione comune e la preghiera di ringraziamento. La dichiarazione che esprimeva un
loro impegno comune a voler continuare insieme lo studio e Tapprofondimento della Parola del Signore e a ricercare le attività che li
aiutino ad inserirsi nella vita della comunità. è stata letta da uno di loro e confermata
singolarmente. La giovane Elena Martini, che
aveva fatto la confermazione a Torre Pelhce.
ha partecipato alla S. Cena col gruppo dei
confermati, entrando a far parte della nostra
comunità. Il Signore dia a loro e a noi la
forza e la perseveranza di ricercare le vie del
servizio che Gli sono gradite.
Domenica 6 giugno ha avuto luogo la gita
dei bambini della Scuola Domenicale con
meta Borgio Verezzi. Essi ricordano, oltre il
mare, l’interessante visita alla grotte locali;
ringraziano il Pastore ed i monitori per la
bella giornata.
La Conferenza Distrettuale di Angrogna ha
designato quali deputati al Sinodo i nostri fratelli Valdo Fornerone e Luciano Rivoira. supplente Giuliana De Gostanzi.
« La paix de Dieu surpasse toute
intelligence » (Philippiens 4, v. 7)
Madame Magda Troemé, ses enfants, petits-enfants, Jispa et toute la
grande famille Troemé, les familles
Schwerdtmann et Grilli, vous annoncent le départ paisible du
Pasteur André Troemé
le 5 juin 1971.
Le service religieux a eu lieu le mercredi 9 juin à 10 h. 30 au Temple de
St.-Gervais, à Genève.
Un service commémoratif a été célébré le 12 juin au Chambon sur Lignon. Haute Loire, à 14 heures.
Domicile : 30, avenue du Plateau,
Petit-Lancy, Genève.
Genève, le 6 juin 1971.
« ...e conoscerete la verità
e la verità vi farà liberi »
(Giovanni 8: 32)
Dopo lunga malattia, sopportata
con fede e con rassegnazione, è mancata
Marta Turin
Addolorati lo annunciano la sorella, le cognate, i nipoti.
Il servizio funebre ha avuto luogo
a Torre Pellice gioved’i 17 giugno,
presso la Casa delle Diaconesse; la
salma riposa nel Cimitero di Luserna
S. Giovanni.
La famiglia ringrazia sentitamente
la Direttrice, tutto il Personale della
Casa delle Diaconesse e la Signora
Laurina Gaydou per le affettuose
cure.
Torre Pellice, 17 giugno 1971.
6
pag. 6
N. 26 — 25 giugno 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
ff
Politica» in chiesa
Le “amministrative,,
in Italia
Come al solito, tutti i partiti le hanno vinte, secondo le dichiarazioni dei
dirigenti, fatta eccezione per i democristiani e i liberali; i primi hanno riportato una notevole batosta, per i secondi si può parlare di tracollo.
Non staremo certamente a fare delle
approfondite analisi sul contenuto politico del voto, dato che il lettore è già
stato sommerso nei giorni scorsi da
ogni sorta di motivazione e giustificazione e non vorremmo annoiarlo.
La maggioranza dei partiti è concorde nell’affermare che i duecentomila
voti trasmigrati dalla d.c. verso i neofascisti non sia un vero e proprio voto
a carattere politico, ma costituisca
una sorta di protesta nei confronti del
massimo partito governativo per le
sue presunte aperture sinistrorse, per
la sua debolezza, le neghittosità e il
clientelismo con cui viene condotta la
cosa pubblica.
E' chiaro che diversi elettori sono
stati indotti a cambiar rotta dai suddetti fattori, ma è altrettanto chiaro
che la d.c. nella sua campagna eletto
rale ha dato le massime assicurazioni
della sua chiusura a sinistra.
A questo punto sarà allora bene tener presente che un altro grosso contributo al m.s.i. è giunto dal partito liberale che gli ha dato, in cifra tonda,
centomila voti.
Se allora si tiene presente tutto questo, se ne deduce che i complessivi
trecentomila voti sono effettivamente
voti di destra andati ancora più a destra. E’ fuor dubbio che, specie in Sicilia, parecchi di questi voti sono stati
ottenuti con lusinghe varie e con promesse mirabolanti, ma comunque il
fatto resta.
Sarà stato un voto di protesta, come
dicono tutti, ma è sempre un voto politico che, oltre a tutto, smentisce clamorosamente la fasulla teoria degli
opposti estremisti, così volentieri
sbandierata dalla d.c. e dai socialdemocratici: avranno essi un sufficiente
senso autocritico per rivedere il loro
atteggiamento su questo argomento?
Ne dubitiamo fortemente.
Per loro il subdolo crescere della minaccia fascista e i recenti (e meno recenti) fatti di propositi eversivi della
estrema destra - profumatamente finanziati - sono da mettere alla stessa
stregua delle sporadiche e, sia pure,
violente dimostrazioni e deprecabili
azioni dei gruppi giovanili goscisti, che
sono comunque dettati da motivi ideali
realmente sentiti, oltre che dall’intém
Malta verso la neutralità?
(The Times) - Le recenti elezioni
politiche tenutesi a Malta hanno visto
la vittoria dei laburisti sul partito nazionalista (prima al potere): Dominic
Mintoff è stato incaricato di formare il
nuovo governo.
Senza dubbio Malta sta per fare
l’esperienza di un tipo di governo assai diverso dal precedente. Nel succedere a un’amministrazione inattiva ma
intransigente sulla politica estera (amicizia con la Gran Bretagna e indissolubili legami coll’Alleanza Atlantica)
Mintoff ha dichiarato che non lascierà
« cadere le proprie basi in mano agli
americani, ai russi o agli italiani ». Il
nuovo primo ministro pare infatti fa
vorevole a una certa neutralità di Mal
ta. sfruttando così a fondo la sua po
sizione-chiave di incrocio delle vie com
mereiai! e la sua importanza strategica
Tale neutralità, garantita dagli Stati
Uniti e dall’Unione Sovietica potrebbe
— secondo il neo eletto — giovare al
regolamento del conflitto arabo-israeliano e accelerare cosi la riapertura del
Canale di Suez, vitale per l’isola.
di interrompere una serie di articoli e
la pubblicazione di documenti) col pretesto che le notizie pubblicate sono
dannose per la sicurezza dello Stato:
la cosa si rivela in effetti come un vero e proprio intervento censorio, contro la libertà di stampa, se si tenga
presente che il giornale incriminato
ha pubblicato notizie (sempre desunte
dal dossier) solo relative a fatti avvenuti, ormai storici, e si è astenuto dal
darne altre attinenti a segreti militari
o cose del genere. Non bisogna infatti
dimenticare che il N. Y. T., da sempre
contrario alla guerra indocinese, è pur
sempre un giornale AeWestablishment
statunitense.
Il processo intanto, dopo una sentenza interlocutoria (emessa mentre
scriviamo queste note) finirà quasi
certamente davanti alTAlta Corte di
giustizia: sarà interessante sapere se
verrà sancita la libertà di stampa e di
informazione o se essa verrà colpita,
in nome dei « superiori interessi » dello Stato: nel qual caso i « superiori
interessi » verrebbero a trovarsi esattamente al polo opposto degli nteressi dei cittadini i quali in una nazione
democratica, hanno tutto il diritto di
essere informati dettagliatamente su
una guerra già così discussa e impopolare.
E’ un fatto che, in deroga alla tradizione di indipendenza di cui gode ibi
stampa americana - come fa notare
« Le Monde » - da qualche anno a questa parte le relazioni fra il potere e i
giornali si sono deteriorate. Parecchie
volte, a nome di Nixon, il vice presidente Agnew ha violentemente attaccato la stampa di tendenza liberale (che
negli Stati Uniti è la più progressista)
colpevole, ai suoi occhi, di offuscare
l’immagine dell’America presentando
sull’Indocina dei ' reportages in contraddizione colla versione ufficiale.
Ma le cose ora son ben diverse: l’imbarazzo della Casa Bianca e le confuse
dichiarazioni e giustificazioni della classe dirigente di « non essere al corrente » non hanno più la minima credibilità in quanto cozzano contro dei documenti ufficiali.
Che credibilità può avere ora Rogers
quando afferma che le prossime elezioni in Sudvietnam saranno « libere »,
ma non lo sono state in precedenza, o
addirittura sono state impedite?
(2he credibilità ha il principio della
« difesa della democrazia » quando ormai tutti sanno — a conferma di quanto da anni denunciato dagli indocinesi
e da numerosi osservatori indipendenti — che il famoso incidente del golfo
del Tonchino che denunciava un’« aggressione » di navi americane era stato provocato e organizzato dai servizi
segreti, e servì da pretesto per i successivi spaventosi bombardamenti aerei del Nord?
Che credibilità hanno le dichiarazioni di volontà di pace di Nixon quando
è chiaramente provato che i colleghi
che lo hanno preceduto — e in modo
del tutto particolare Johnson — hanno ingannato l’opinione pubblica e il
governo che la rappresentava?
Non c’è che da augurarsi che il popolo americano — appoggiato da una
vasta parte dell’ opinione pubblica
mondiale — riesca finalmente a impedire che una siffatta politica continui:
intanto, nessuno potrà rendere la serenità a un mite popolo brutalmente
« occidentalizzato », o far rivivere le
centinaia di morti, o ridare la casa ai
profughi e riattare immense zone devastate e rese improduttive per anni
dalle bombe tradizionali e « sperimentali ».
Tutte le guerre sono certamente ingiuste, ma la guerra del Vietnam è
proprio una « sporca guerra »: ne abbiamo ora la conferma dallo stesso
paese che l’ha condotta in modo infame.
Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
peranza caratteristica dell’età giovanile, e sono circoscritti in ambienti ben
definiti.
Saprà l’elettorato, in occasione di
prossime elezioni, tener presente questa sostanziale differenza per salvaguardàre la democrazia del proprio
paese? Certo, la voce di un quinto degli
elettori italiani non può e non deve
impegnare tutta la comunità nazionale, ma sarebbe troppo semplicistico, e
da incoscienti, sottovalutare le possibilità di ricupero del fascismo.
Il “dossier Vietnam,,
Le rivelazioni sulla guerra in Vietnam e in Indocina, fatte dal « New
York Times » e successivamente da altri giornali americani sulla scorta della nota inchiesta promossa da Me. Ñamara apriranno finalmente e definitivamente gli occhi a tanta gente che-anche in buona fede - fino a ieri pensava
ancora che gli Stati Uniti difendevano
la democrazia in Estremo Oriente
(mentre la calpestavano in patria).
Non sarà inutile premettere che il
« New York Times » è il giornale più
diffuso del e nel mondo, col suo milione di copie nei giorni feriali e 1 milione
e mezzo alla domenica: viene letto a
Washington come a Pechino, a Londra come a Mosca.
Il governo degli Stati Uniti ha intentato un processo al giornale (dopo
che, inutilmente e per la prima volta
negli USA, il ministero americano della
giustizia aveva ingiunto al quotidiano
LA GUERRIGLIA TERRIBILE
★ Che la guerriglia fosse la forma
più efficace d’opposizione armata, si
sapeva da tempo; quando un invasore
straniero, e più in generale un qualunque potere politico oppressivo e
non più tollerato da tutto un popolo,
viene osteggiato e boicottato dalla
quasi totalità del popolo stesso, non
c’è forza armata che possa, resistere
a lungo. Napoleone non riuscì a vincere la guerriglia nella Spagna (1808-13),
e fu addirittura battuto da quella nella Russia (1812); il fascismo e il nazismo non riuscirono a domare le
^erriglie suscitate in tutti i paesi che
invasero, ecc. Ma furono guerriglie di
breve durata, ritenute marginali di vere e proprie guerre di grandi dimensioni, alle quali i loro destini sembrano quasi subordinati. Si erano dimenticate le guerriglie di lunga durata,
che sono le più terribili: per es. quella dei sanniti contro Roma, durata secoli (dimenticata perché di tempi molto lontani e molto diversi dai nostri),
e quella dei valdesi, durata anch’essa
alcuni secoli (ma non tenuta in considerazione, per le sue modeste dimensioni).
Or ecco, nella seconda metà del sec.
XX, riapparire una guerriglia lunga e
terribile, meravigliosamente vittoriosa
contro la più grande potenza militare
del mondo: la guerriglia nel Vietnam
e, più in generale, in tutta l’Indocina.
Leggiamo, quasi col fiato sospeso, le
opinioni sull’argomento espresse da
coloro che conducono una così straordinaria impresa:
« Già da molti anni, i dirigenti politici e militari degli USA s'ingegnano
a trovare i mezzi, le armi, le tattiche
più efficaci per tentar di distruggere i
movimenti di liberazione nazionale
che fermentano nel mondo. L'esperienza della prima guerra d'Indocina e della guerra d'Algeria ha dimostrato che
la spedizione coloniale classica e la
guerra convenzionale sono destinate
all'insuccesso.
«Contro una popolazione che tutta
intera si oppone all'invasore, in una
guerra in cui ogni abitante è un combattente, in cui il fronte si trova ovunque e in nessun luogo, le armi classiche, anche le più potenti, sono spesso
inefficaci. Le forze armate popolari,
che vivono nel cuore della popolazione protette, nutrite, rifornite da questa, che conoscono alla perfezione i
luoghi di combattimento, sono quasi
sempre invulnerabili. Nate dal popolo,
le forze armate rivoluzionarie si fondono con esso: esse possono apparire
ed agire non si sa in qual luogo né '.n
qual momento, ove e quando la popolazione sia presente.
« Gli strateghi americani, di fronte
a questa guerra di popolo, son giunti
alla conclusione che convenga colpire
alla radice: quando la resistenza d'un
popolo è irriducibile, bisogna distruggere fin nelle sue radici la vita stessa
di quel popolo. Ecco dunque che la
guerra neo-coloniale condotta dagli
USA nel Vietnam, nel Laos e nella
Cambogia, si manifesta evidentemente
come guerra totale, con le sue componenti essenziali che sono:
a) rastrellamenti continui, per cer
Recentemente i giornali hanno dato
notizia che la Fiat intendeva licenziare quattro operai delle carrozzerie Mirafiori, accusandoli di violenze, a seguito di un corteo interno di circa tremila operai, previsto e comunicato
dai sindacati.
Ci pare ora giusto e interessante segnalare la testimonianza data spontaneamente dai fedeli di una parrocchia
di Venaria, comune della « cintura »
di Torino, testimonianza che, col consenso del parroco, è stata data in chiesa in occasione di tutte le messe festive di domenica 13 giugno.
La testimonianza consisteva in due
documenti, di cui uno firmato da uno
dei quattro operai interessati, il sindacalista Alberto Cazzin: non lo citiamo per non sentirci dire che si tratta di un documento di parte in quanto redatto da uno dei « colpevoli ».
Ci limiteremo a citare il secondo documento, che è una dichiarazione firmata da 377 parrocchiani:
« Noi, membri della comunità cristiana della parrocchia di S. Maria in
Veneria siamo stati profondamente
toccati dalla situazione di chiara ingiustizia di cui è vittima uno dei nostri fratelli, Alberto Cazzin, di cui ben
conosciamo la fede e la coerenza cristiana e di cui possiamo testimoniare
sia il disinteressato impegno per la
giustizia, come il rifiuto della violenza.
Di fronte alla campagna di menzogne
che cerca di squalificare coll'accusa di
violenza gli animatori delle rivendicazioni operaie, ci sentiamo in dovere di
prendere pubblica posizione controquesto stato di oppressione organizzata, che oggi tocca più direttamente la
nostra comunità, ma di cui ogni giorno i poveri sono vittime.
« Denunciamo alla comunità diocesana questa situazione, invitando individui e gruppi ad interrogarsi alla luce del Vangelo ed a prendere esplicita
posizione ».
La lettera è stata inoltrata all’arcivescovo di Torino, al ministro del lavoro e a tutti i giornali cittadini, ma
— caso strano — quelli cosiddetti di
informazione non l’hanno pubblicata.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIimillllllllllllllllllll
Elez
ioni ammmisfrahve siciliane
car di distruggere le forze armate popolari, di terrorizzare la popolazione,
di costringerla a raggrupparsi in campi di concentramento o in settori severamente controllati;
b) bombardarnenti intensi ed incessanti delle regioni libere, per mezzo dell'aviazione e dell’artiglieria, distruggenti tutte le abitazioni, martellanti giorno e notte la popolazione per
impedirle di produrre e di lavorare,
seminanti ogni giorno morti e rovine;
c) distruzione dei raccolti e di tutta la vegetazione per affamare la popolazione, per cercar d'impedire alle
forze rivoluzionarie ogni e qualsia.si
attività militare.
«Il Vietnam del Sud è diventato,
per gli strateghi americani, il “terreno sperimentale” di queste armi e di
queste tattiche. Perdere nel Vietnam,
significa per Washington rassegnarsi a
perdere tutto il Terzo Mondo. L'impegno diretto delle truppe americane
non ha dato i risultati previsti. Così
le perdite umane divengono insopportabili ad un'opinione pubblica americana, sempre più angosciata ».
(Da un articolo su « Etudes Vietnamiennes », 1971 n. 29).
IL .VATICANO APRE ALLA CINA?
ir «Padre'Louis Wei, per anni consigliere ecclesiastico deU'ambasciata
di Mao a Parigi, ha trasmesso al cardinale Villot un preciso piano per la
ripresa di regolari rapporti tra Vaticano e Cina comunista. Se il piano andasse in porto, si coronerebbero gli
sforzi di Paolo VI per riprendere il
cammino iniziato nell'epoca lontana
quando i gesuiti Ricci e De Nobili si
fecero “mandarini tra i mandarini"...
« Ora, con tale piane-,, l'antica speranza di un incontro si ravviva. (...)
In pratica si tratterebbe di queste
“aperture” vaticane, in cambio d'una
ripresa regolare della vita cattolica
nella Cina Popolare e (forse) d'un ristabilimento delle relazioni diplomañche interrotte nel 1951:
1) smobilitazione della nunziatura
a Formosa (il Wei è persuaso che essa costituisca l'ostacolo fondamenta
2) riconoscimento dei 46 vescovi
“patriottici" eletti senza il consenso
di Roma, anche previa una loro dichiarazione di fedeltà al Papa;
3) nomina di Mons. Shu Shin a
Presidente della Commissione Episcopale cinese, nella prospettiva della sua
assunzione al cardinalato ».
Oual’è la reazione del Vaticano? « In
Vaticano (pare assodato) si sarebbe
disposti a pagare quello che le tre condizioni del Wei significano, se si avesse la certezza d'un risultato concreto
nel senso dell'apertura alla presenza
cattolica in Cina. Per cui adesso, attraverso una molteplicità di canali, si
cerca di verificare se con questo prezzo (non lieve ma neppure esorbitante)
Paolo VI sarà ammesso a quello che
ormai tutti chiamano “il tavolo da
ping-pong”. E già gli uomini più intraprendenti della Segreteria di Stato
stanno mettendo in fila i primi elementi accertati ».
(Da un articolo di Erasmo Pacini
sull’« Astrolabio » del 23.5.’71).
(segue da pag. 1 )
tato sul balcone insieme a Volpe! Ora
chi non sa che in Sicilia Volpe per voce popolare è considerato legato a doppio filo con la Mafia? Si voleva fare
capire che non si disdegna l’apporto
elettorale di questa? Almirante a Riesi
(si vede proprio quando la DC e MSI
hanno giuocato tutte le loro carte se
son venuti coi loro maggiori rappresentanti anche in una cittadina come
questa dimenticata sempre da tutti) si
è sfogato parlando di difesa dello Stato in pericolo, di ordine contro la violenza (!!) e dell’onore della bandiera
italiana! Noi non siamo idolatri della
bandiera ma questa è stata proprio infangata dai fascisti e semmai riportata a simbolo della nazione della Resistenza. Ma son considerazioni marginali. Quel che invece non è marginale,
nella campagna elettorale, è che tanto
DC che MSI, oltre agli altri partiti di
destra, hanno giuocato sulla menzogna
sostenendo che la nuova legge sulla casa toglieva al popolo la possibilità di
possedere una casa, mentre è vero proprio il contrario essendo la legge intesa ad evitare le spaventose speculazioni sui terreni edificabili che sono il
maggiore « handicap » alla costruzione
di case per il popolo. Ma lasciamo que
ste cose e tentiamo una valutazione
delle elezioni.
Qui in Sicilia, secondo noi, non ci
troviamo di fronte ad un nuovo orientamento politico, ma di fronte ad una
pura e semplice reazione viscerale, ad
una protesta contro il mal governo
della Regione dove l’industria del potere ha preso dimensioni enormi e dove tutti gli stanziamenti finanziari non
trovano la loro giusta via perché o rimangono inutilizzati o, per canali diversi, finiscono per beneficiare un piccolo numero di persone. Mal governo
che è legato poi all’azione della Mafia
utilizzata a proprio vantaggio da due
dei partiti al governo (DC e FRI).
Illustrativo è l’esempio di quanto accadde a Riesi, seppure in direzione diversa, in occasione delle elezioni comunali del giugno 1970. Allora il PCI
perse ben 5 seggi passando da 16 a 11
mentre il PSI ne guadagnò 4 (da 1 a 5)
e i Maoisti 1. Qualcuno allora parlò di
pronunziamento politico. Non era vero. Era una semplice protesta contro
il malgoverno comunale dei comunisti
che in tanti anni non avevano fatto
niente per la città. La verifica la abbiamo avuta in queste elezioni, dove non
si trattava più del loro governo comunale (lo hanno perso) ma di quello regionale. Il PCI ha ripreso la posizione di una volta riguadagnando i voti
persi l’anno scorso.
Ai voti in favore del MSI hanno collaborato di certo 5 fattori:
a) il voluto e disonesto allarmismo
sulla legge della casa provocato da tutti i partiti di destra, compresi gli stessi democristiani;
b) la politica degli opposti estremisti messa in scena dalla DC con la sottointesa intenzione di far fronte al comunismo lasciando fare al MSI;
c) nella campagna elettorale, la DC
ha gareggiato col MSI nella lotta contro il comunismo ed una cieca pregiudiziale anticomunista (lo diceva a suo
tempo anche Helder Camara) è sempre generatrice di grandi danni;
d) la pretesa che il disordine attuale fosse da attribuirsi alla sinistra e
non alla inefficienza governativa;
e) soprattutto il malgoverno della
Regione (crisi continue) e la sua assoluta incapacità di realizzare qualcosa, che
ha creato sempre maggiore diffidenza e
quel qualunquismo che è l’anticamera
del fascismo.
E’ triste che la protesta abbia preso
la direzione che si è visto, mentre
una vera protesta avrebbe dovuto poggiare su valori solidi come quelli della ricerca della giustizia (difettosa an
Direttore responsabile: GiNO Conte
che a livello della Magistratura), dell’abolizione dell’emigrazione, di una
onestà e correttezza nel governo e via
dicendo, ciò che i partiti di destra e
la DC non garantiscono certo.
E’ triste, soprattutto, che nelle piazze rimbombanti di discorsi illusori
non abbiamo, noi credenti, saputo indicare quella VIA fuori della quale gli
uomini non hanno che vie cieche e
scorciatoie inutili.
Possiamo, però, sperare che questo
potenziamento del MSI finisca con lo
aprire gli occhi ai più, cioè a quelli che
non hanno nostalgie della dittatura fascista e che si veda nel MSI il reale pericolo che rappresenta. Così è successo
col neonazismo in Germania che ha
avuto un momento di successo e sembrava avere la via aperta ad ulteriore
allargamento. Ma il suo primo successo ha reso attenti i più e indirettamente provocato una politica nuova (quella di Brandt) ed ora non è neppur più
rappresentato in Parlamento.
Tullio Vinay
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiMi
Gita a Saint Péran
La Società Enrico Arnaud organizza per il
18 luglio p.v. una gita (aperta a tutti) a Saint
Véran, nel Queyras, a 2040 m. (il più alto Comune d’Europa abitato tutto l’anno).
Il costo del viaggio in pullman, andata e ritorno, è di lire 2.000. Pranzo al sacco.
Il programma prevede al mattino la partecipazione al Culto con i membri delle Comunità
del Queyras che si riuniscono il 18 luglio a
Saint Véran per l’annuale <c fête paroissiale»,
mentre il pomeriggio (simile al nostro X\
Agosto) permetterà una maggiore e fraterna
conoscenza tra il nostro gruppo e le Comunità del Queyras.
La Soc. E. Arnaud invita tutti i soci ed
amici a volersi prenotare con sollecitudine ed
esclusivamente presso la Tipografia Subalpina, Torre Pellice, versando la relativa quota.
I posti limitati e le iscrizioni si chiuderanno improrogabilmente (e per ovvie ragioni) il
4 luglio p.v.
La partenza da Torre Pellice è fissata per
le ore 5,30 di domenica 18 luglio dal monumento Arnaud ed il ritorno è previsto per le
ore 23.
Si raccomanda a tutti i partecipanti di voler controllare la validità dei propri documenti, ricordando che è sufficiente la carta di
identità, naturalmente non scaduta.
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllIMmillillllllillll
Iscrizioni scolastiche
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Torino)
Scuola Latina
di Pomaretto
Gli alunni che desiderano iscriversi alla I
media per Tanno scolastico 1971-72 devono
presentare entro il 25 luglio, i seguenti documenti :
1) domanda di iscrizione in carta libera
controfirmata dal padre;
2) certificato di nascita in carta libera;
3) certificato di rivaccinazione antivaiolosa e antidifterica in carta libera;
4) Diploma di licenza elementare.
I documenti possono anche essere inviati
per posta alla Direzione della Scuola.
Collegio Valdese
Si porta a conosceuza dello popolazione valligiana che le iscrizioni alla Scuola Media Valdese ed al Ginnasio Liceo potranno regolarmente effettuarsi a partire dal 1 luglio p. v.
La frequenza della Scuola Media sarà, come
negli anni precedenti, interamente gratuita
II Comitato onde poter disporre i relativi
servizi au.siliari (mensa, tra.sporti allievi, doposcuola) invita i genitori interessati a provvedere al più presto possibile alla iscrizione
dei loro figliuoli. Si fa inoltre presente che la
lingua estera del corso ufficiale sarà la lingua francese. Qualora il numero delle iscrizioni rendesse necessario lo sdoppiamento delle classi verrà istituito, se vi sarà richiesta, un
parallelo corso di lingua inglese. In ogni caso
rimane a disposizione degli studenti il corso
facoltativo di inglese.
La Segreteria sarà aperta al pubblico; ogni
mattino dalle ore 10 alle ore 12.
Il Comitato