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Anno VI
numero 33
del 28 agosto 1998
L. 2000
.„edizione in a. p. 45%
’rt, 2 comma 20/B legge 662/96
Filiale di Torino
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LA FEDE
«Or dunque queste tre cose durano:
tó, speranza e amore»
I Corinzi 13,13
rRE cose durano, dice Paolo: fede,
speranza e amore; tre cose che rirfiangono fino alla fine. Alla fine di
ihe?della vita? È il minimo che si possadire, ma è del tutto insufficiente.
Quando c'è in gioco il rapporto fra il
credente e il Signore questo non termina affatto con la morte del credente.
Anzi, si tratta di qualcosa che neanche
la morte ha il potere di minacciare o di
intaccare. Queste non sono cose che
durano lo spazio di un mattino per poi
finire miseramente. Qui è in gioco
qualcosa di ben più consistente: la fede
è una parola che ha più di un significato; per poter distinguere, dobbiamo
aggiungere qualcosa: nel nostro caso
un aggettivo. Il primo significato viene
alla luce con l’espressione «fede confessata»: vale a dire il contenuto della nostra confessione di fede. Quando noi
confessiamo la fede utilizziamo le parole di Confessioni di fede, o di Credi,
che la chiesa cristiana ha elaborato nel
corso dei secoli e che si sono adottati in
momenti particolari della storia
(quando si determinava, appunto, lo
status confessionis). Intesa in questo
senso, la fede mette in luce una continuità di testimoni che confessano la
stessa fede. «La fede dura» può allora
■ significare che la fede durerà fino a
quando ci sarà la catena di testimoni,
¡■singoli credenti confessanti passeranM», ma la confessione della fede du‘p'à, perché ci saranno altri testimoni
'he continueranno a ripeterla. Nel variare dei tempi, dei luoghi e delle situazioni, tutti i credenti in Gesù Cristo
confessano la stessa fede.
rrAi secondo significato viene alla
luce con una diversa aggiunta, per
tui abbiamo la «fede fiduciale» (la fede
che crede, che ha fiducia in un altro).
Qui le cose sono un po’ più complesse e
non si tratta di sole parole. Qui è in gioco ma scelta di vita, un affidare la propria vita a un altro di cui ci si fida, un
vivere in base alla fiducia che un altro
Ispira. Da questo dare fiducia dipendono tutte le scelte di vita, dalle più semplici alle più complesse. Il discepolato
cristiano esprime l’obbedienza della fe«e. Come diceva incisivamente Bonn^er «solo chi crede obbedisce e solo
cni obbedisce crede». Non è questione
I sole parole. «Se con la bocca avrai
Gesù come Signore e avrai
unto con il cuore che Dio l’ha rrsi/fiorii, sarai salvato» (Romani n^' confessata e fede vissuta
'Scampagnano alla salvezza.
r ^/ede è una risposta. Non si può
tV“0re una risposta se prima non si è
prima non abbiamo riconri domanda. La fede è la sej ® parola, mai la prima; occorre
la domanda, per poi riso n la fede. Altrimenti si pas
^P^r qiuei pazzo che andava in giro a
sii n a tutti, senza che nessuno
rna„T^^ rivolto una qualche dote rh ^^^camo cominciato con il diQueJ durano, e la fede e fra
che ^ la fede può an
cun durare affatto, non avere al¡a ° significato, non costituire
nuii^°f,^ ^c^dda, non contare proprio
setnn ^ è grave, il pericolo
<ie/Z’u ^’^^^^rite. «Quando il Figlio
troverà fede sulla
ìtiatic Gesù. Domanda trau
giaref daterò ci aiuta a frontegcordn ^¡^’^(clche modo quando ci ri^cctellod- P^Sgior uso della fede è
buona I ^^‘^^frrrmarla in un’opera
ria. Se ^ ^°stra prima opera merito° accade, consapevolmente
pTesem'^^^^^^P^^^te, allora la fede,
saluezz come elemento della
causnJ^’ trasforma in definitiva
perdizione.
Domenico Tomasetto
Il 23 agosto 1948 nasceva a Amsterdam il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec)
Cinquantanni ecumenici
// Cec è la maggiore espressione istituzionale e il principale strumento operativo dei movimento
ecumenico internazionale. È un insostituibile laboratorio, ma anche una palestra e una frontiera
PAOLO RICCA
IL 23 agosto 1998, giorno in cui è
iniziato il Sinodo delle chiese vaidesi e metodiste, il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha compiuto 50 anni. È stato infatti creato
proprio il 23 agosto 1948, a Amsterdam. L’adesione della Chiesa valdese fu immediata. Già prima della
sua creazione i valdesi avevano riconosciuto nel movimento ecumenico una specie di seconda patria
spirituale. La prima, ovviamente,
era ed è la famiglia delle chiese
riformate raccolte nell’Alleanza
riformata mondiale. Ma il movimento ecumenico, del quale il Consiglio è la maggiore espressione istituzionale e il principale strumento
operativo, è stato, e continua a essere, il luogo privilegiato in cui ci è
dato di dilatare l’orizzonte della nostra fede riformata nell’incontro e
confronto con cristiani di altre confessioni e tradizioni, scoprendo
nuovi e diversi modi di vivere ed
esprimere il cristianesimo, e così
prendendo coscienza e anche sperimentando dal vivo l’universalità
(o cattolicità) della chiesa di Cristo,
di cui siamo una (piccola) parte.
Quella «chiesa universale», che
da sempre confessiamo nel Credo,
l’ahhiamo conosciuta e la conosciamo, almeno in parte, grazie al
movimento ecumenico e, al suo interno, grazie al Consiglio. I benefici, spirituali e materiali, che le nostre chiese hanno tratto dalla loro
appartenenza al Cec, sono tanti.
Sarebbe lungo elencarli. Considerandoli retrospettivamente in occasione del 50° compleanno del Cec,
il sentimento dominante è quello
di una gratitudine profonda e duratura; a Dio, anzitutto, per aver suscitato il movimento ecumenico, a
coloro che hanno progettato e realizzato il Consiglio e a quanti, in
questi 50 anni, lo hanno fatto vivere e funzionare.
Non è difficile dire che cosa il
Cec abbia rappresentato e ancora
rappresenti per la cristianità nel
suo insieme. Lo diremo ricorrendo
a tre immagini: il Cec è stato ed è
L’assemblea costitutiva dei Cec a Amsterdam
un laboratorio, una palestra e una
frontiera.
Un laboratorio anzitutto. Dall’
inizio del nostro secolo, il movimento che nel 1948 ha dato vita al
Cec è stato il più grande laboratorio
ecumenico mai realizzato nella storia cristiana. Qui si è cercato, con
passione e intelligenza, pazienza e
impazienza insieme, tenacia e lungimiranza, muovendosi sul piano
della riflessione teorica e su quella
della sperimentazione pratica,
coinvolgendo tutte le chiese, grandi
e piccole, di stato e di diaspora, di
antica tradizione e di recente fornlazione, operanti in contesti storici e culturali diversissimi di costruire dal basso un discorso ecumenico
corale che tutte le chiese, nella loro
straordinaria diversità, potessero
condividere e considerare anche
proprio. Questo è accaduto. Il laboratorio ha funzionato, e dopo 50
anni si può dire che tra le chiese
del Consiglio si è raggiunto un sostanziale consenso sul modello di
unità che potrà unificare la cristianità: quello conciliare.
Una palestra. Il Cec non è stato,
però, soltanto un luogo di riflessione e di elaborazione teorica sull’ecumenismo. È stato un luogo in
cui l’ecumenismo è stato praticato, esercitato, sperimentato: una
palestra dove le chiese hanno potuto non solo pensare l’unità ma
cominciare a viverla, parzialmente, certo, ma realmente. Pensiamo
non solo alle sette grandi assemblee mondiali sin qui avvenute
(Amsterdam, Evanston, Nuova
Delhi, Uppsala, Nairobi, Vancouver, Canberra), ma agli innumerevoli incontri regionali, nazionali e
internazionali su tutti i temi ecumenici e tutti i «punti caldi» e controversi della testimonianza cristiana organizzati dal Cec, vero
crocevia delle chiese, stupendo
meeting po/ni dell’intera cristianità. Grazie all’ecumenismo esercitato nel Cec, palestra ecumenica
di tutte le chiese, queste hanno
imparato a uscire dal loro splendido o meschino isolamento, a non
accontentarsi più di vivere esistenze parallele, a desiderare rincontro con le altre chiese e a cercarlo.
Ma il Cec come palestra ecumenica per eccellenza ha significato
e messo in essere anche altro; ad
esempio, l’esemplare lavoro delVInter churc aid (l’agenzia di aiuto
interecclesiastico), il lavoro per i
profughi e i rifugiati fin dall’indomani della seconda guerra mondiale, l’opera tenace e costante
per il riscatto della condizione
femminile e la sua piena valorizzazione nella chiesa a tutti i livelli,
il programma di lotta al razzismo,
il programma Giustizia pace salvaguardia del creato, e molti altri
ancora. II Cec è dunque stato una
palestra in cui l’esercizio dell’ecumenismo si è svolto sulla frontiera
della testimonianza cristiana.
Una frontiera. Il Consiglio ecumenico è stato fin dall’inizio, e lo è
oggi non meno di ieri, una frontiera avanzata della testimonianza
cristiana. Non è mai stato nelle retrovie delle chiese e neppure si è
accontentato di mediare tra loro
occupando una posizione di centro. Il Cec si è sempre posto davanti alle chiese, le ha precedute, e le
precede, infondendo loro coraggio
e offrendo loro delle visioni e dei
sogni. E questo lo ha sempre fatto
a partire dalla fede non solo ufficialmente confessata, ma anche
realmente vissuta nel culto e nell’adorazione di Dio. Cantate Domino è il titolo che ha accompagnato
il Cec nella sua storia e che resta fino a oggi il più bel prodotto di spiritualità ecumenica in divenire.
Le reazioni delle chiese all'attentato di Omagh in Irlanda
«Non lasciare venir meno le ragioni della pace»
Il 16 agosto, parlando
alla Bbc aH’indomani
della strage di Omagh,
l’arcivescovo Robert Eanes, primate della Chiesa d’Irlanda (anglicana),
ha lanciato un appello
al politici affinché le
speranze di pace non
muoiano: «Bisogna proteggere questa speranza
e non lasciarla venir
meno». «Quello che piùmi colpisce - ha aggiunto - è il dolore della gente comune che non si
merita questo».
Lo stesso giorno, il
primate cattolico romano di tutta rirlanda,
l’arcivescovo Sean
Brady, si è recato presso
una famiglia cattolica
che ha perso tre membri: Avril Monaghan, 30
anni e incinta di gemelli, sua figlia Maura di 20
mesi, e sua madre Mary
Grimes, di 65 anni. Il
nuovo primo ministro
deirirlanda del Nord,
David Trimble, ha chiesto alle chiese di unirsi
nel dolore e di rispettare
un giorno di lutto, per
permettere alla popolazione di affermare «con
determinazione che
questa atrocità non ci
allontanerà dalla via che
stiamo seguendo». A Ginevra, i segretari generali del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) e della Conferenza
delle chiese europee
(Kek), hanno espresso la
loro «indignazione e costernazione».
«Che un crimine così
inqualificabile possa essere stato commesso,
nel quale tanti innocenti sono stati uccisi, feriti
o privati di un essere caro, ha innorridito tutti
coloro che (...) hanno a
cuore la pace in Irlanda
e la sostengono con le
loro preghiere», hanno
scritto Konrad Kaiser e
Keith Clements, segretari del Cec e della Kek. «Il
massacro di Omagh aggiungono - lancia ai
dirigenti democraticamente eletti delle due
isole la sfida di estirpare
per sempre il settarismo
che da trent’anni ha fatto tante vittime. (...) Ci
rendiamo conto che per
molta gente la via che
porta a una pace durevole in Irlanda (...) ri
schia di sembrare ormai
più difficile e più pericolosa. Ma siamo consapevoli che gli autori di
questo crimine hanno
agito sotto la spinta della rabbia e della frustrazione quando hanno capito che i loro obiettivi e
i loro metodi erano stati
categoricamente respinti dalla maggioranza degli abitanti dell’Irlanda
(...). Esprimiamo la speranza che la popolazione e i suoi dirigenti rimarranno risolutamente fedeli all’impegno
preso di perseguire la
pace attraverso la via
del negoziato e della
conciliazione, nonostante i tentativi di intimidazione di una piccola minoranza». (eni)
IL SINODO DELLE CHIESE
VALDESI E METODISTE
Domenica 23 agosto si è aperto a Torre
Pellice il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste con un culto presieduto dal past.
Giorgio Bouchard, in cui sono stati consacrati sei nuovi pastori (Luca Anziani, Pietro Ciavarella, Marco Gisola, Andreas
Köhn, Sergio Manna, Italo Pons) e.presentati tre pastori provenienti da chiese sorelle dell'estero e all'opera in Italia (Pieter
Bouman, Elisabeth Löh, Matthias Rusch).
Il culto ha anche mostrato la varietà delle
tradizioni presenti nelle chiese rappresentate a Torre Pellice con la lettura biblica
in diverse lingue: in italiano, la lingua nazionale; il francese, la lingua della tradizione ecclesiastica valdese; l'inglese, la lingua della tradizione metodista e anche di
molti immigrati di questi anni dal Sud del
mondo; il coreano, una delle lingue delle
chiese di immigrati dall'Oriente; lo spagnolo, lingua delle chiese valdesi del Rio
de la Piata. Il Sinodo, presieduto dal past.
Salvatore Ricciardi, terminerà venerdì 28 e
affronta molti argomenti: vita delle chiese, diaconia, rapporti con lo stato, bioetica, giovani, uomini e donne nella chiese e
nella società, cultura e formazione.
2
PAG. 2 RIFORMA
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All’As
venerdì 28
agosto
«Ed ecco, un certo
dottore della legge
si alzò per metterlo
alla prova, egli
disse: Maestro,
che devo fare per
ereditare la vita
eterna? Gesù gli
disse: Nella legge
che cosa sta
scritto? Come
leggi? Egli rispose:
Ama il Signore
Iddio tuo con tutto
il tuo cuore, con
tutta l'anima tua,
con tutta la forza
tua, con tutta la
mente tua, e il tuo
prossimo come te
stesso. Gesù gli
disse: Hai risposto
esattamente; fa'
questo e vivrai.
Ma egli, volendo
giustificarsi, disse
a Gesù: E chi è il
mio prossimo?
Gesù rispose: Un
uomo scendeva da
Gerusalemme a
Gerico, e s'imbattè
in ladroni che lo
spogliarono
e ferirono e poi
se ne andarono
lasciandolo mezzo
morto. Ora, per
caso, un sacerdote
scendeva per
quella stessa
strada; e lo vide,
ma passò oltre
dal lato opposto.
Così pure un
levita, giunto in
quel luogo, lo vide,
ma passò oltre dal
lato opposto.
Ma un samaritano
che era in viaggio,
passando di là, lo
vide e ne ebbe
pietà; avvicinatosi,
fasciò le sue
piaghe, versandovi
sopra olio e vino;
poi lo mise sulla
propria
cavalcatura,
lo condusse a una
locanda e si prese
cura di lui. Il
giorno dopo, presi
due denari, li diede
all'oste e gli disse:
Prenditi cura di
lui; e tutto quello
che spenderai
di più, te lo
rimborserò al mio
ritorno. Quali di
questi tre ti pare
essere stato il
prossimo di colui
che si imbattè nei
ladroni?
Quegli rispose:
Colui che gli usò
misericordia. Gesù
gli disse: Va' e fa
anche tu lo stesso»
(Luca 10, 25-37)
IL PROGEnO DI DIO PER L'UMANITA
Nel progetto di Dio e alla base dell'Evangelo, l'umanità deve essere liberata dalla
schiavitù del peccato e gli esseri umani sono chiamati ad amarsi gli uni gli altri
GIUSEPPE ANZIANI
Questa parabola cosiddetta
«Del buon samaritano» è conosciuta da molti, ma è compresa e meditata soltanto da pochi,
solo da quelli che sentono il bisogno di scoprire la verità dell’Evangelo. È una parabola ricca
di profonda spiritualità, per cui è
utile tenerla sempre presente e
meditare su di essa, allo scopo di
rinvigorire la nostra fede di seguaci di Cristo Gesù.
È possibile pensare che Gesù,
quando narrava questa parabola, avesse davanti a sé, col pensiero, non solo quel dottore della legge che lo interrogava su
che cosa occorre fare per ottenere la vita eterna ma, in senso
figurato, avesse anche l’immagine dell’uomo in genere, dell’uomo comune nella sua realtà.
Se il progresso umano nel corso dei secoli si è sviluppato in
modo impressionante in quanto
alla tecnica e alla scienza, non altrettanto è avvenuto per quanto
riguarda la sensibilità interiore di
ogni uomo e donna. L’essere
umano continua ad essere schiavo delle sue passioni e ad essere
vittima del maligno che lo corrode e lo distrugge. Perciò ogni individuo è tuttora bisognoso, come secoli fa, di sostegno, di comprensione e di redenzione.
Un'immagine
della condizione umana
Dice la parabola: «Un uomo
scendeva da Gerusalemme
a Gerico e s’imbatté in ladroni
che lo spogliarono e ferirono e
poi se ne andarono lasciandolo
mezzo morto sulla via». Ecco
l’immagine dell’uomo; ecco il
quadro della vita in questo
mondo, di allora e di oggi. Ogni
giorno nell’affrontare i comuni
impegni personali, familiari, sociali, professionali e culturali.
Preghiamo
O Signore, ignora nella tua misericordia
tutto quello che i tuoi occhi hanno visto di male oggi.
Perdona le iniquità dei nostri sacrifici;
dimentica tutti i nostri peccati e debolezze,
per il nostro grande Mediatore e Redentore,
che siede in eterno alla tua destra e intercede per noi.
E per Gesù Cristo e per tutto quello
che ti sei compiaciuto di darci insieme a Lui.
Non a noi, o Signore, ma al tuo Nome siano umilmente
attribuiti ogni onore e lode e gloria, da noi
e da tutta la tua chiesa, ora e sempre.
John Wesley
ognuno è costretto a sperimentare che, purtroppo, 1’esistenza
in questo mondo non è altro che
un camminare su un sentiero a
rischio. Così, praticamente, era
la strada pericolosa che da Gerusalemme portava a Gerico. E
così è, più o meno, la nostra vita
quotidiana.
Infatti, quanti «ladroni» incontra l’uomo nel corso della
sua esistenza! Oltre i ladroni veri
e propri, ogni individuo deve affrontare altri ladroni non meno
pericolosi, cioè quelli di carattere morale che colpiscono l’integrità della sua persona. Ladroni
o assalitori che si chiamano simbolicamente affanni, ingratitudini, incomprensioni, ingiustizie, inganni; oppure illusioni e
disillusioni, speranze e delusioni e simili ansie. Cosa sono le
più svariate traversie, se non potenti ladroni che aggrediscono e
spogliano l’uomo, che lo privano della sua libertà, cbe lo derubano dei suoi valori morali e lo
feriscono nella sua dignità?
Così è la vita, si dice. Ma l’Evangelo ci insegna che la vita
può e deve essere diversa; tuttavia, se oggi la vita è così travagliata, è necessario che qualcuno provveda a rialzare i caduti. E
allora, ecco la domanda: chi può
liberare l’uomo dalla sua vulnerabilità e dalle sue ansietà? Chi
curerà le sue inevitabili piaghe?
«Ora per caso - dice la parabola - un sacerdote scendeva per
quella stessa strada e vide quel
ferito, e passò oltre. Così pure un
levita che lo vide, passò oltre dal
lato opposto». Sfortunatamente, nei rapporti umani, sono numerosi quelli che preferiscono
«passare oltre», che non intendono abbassarsi per sollevare e
curare chi giace oppresso dalle
sventure della vita. E sono anche
parecchie le ideologie e le dottrine sociali, che dovrebbero aiutare la società umana nel suo complesso a rialzarsi dal basso livello
in cui è caduta. Ma non è così.
suna evoluzione tecnica o scientifica potranno mai sollevare, curare e guarire l’intera umanità, la
quale giace a terra ferita moralmente e interiormente.
Ecco allora l’angosciosa domanda che tormenta il cuore e lo
spirito di tutti: chi prowederà?
Chi saprà salvare l’umanità dal
suo stato di agonia morale e spirituale? Forse una nuova filosofia? Forse una religione più o meno esoterica? Forse una politica
globale e internazionale? «Ma un
samaritano che era in viaggio,
passando di là lo vide e ne ebbe
pietà; avvicinandosi, fasciò le sue
piaghe versandovi olio e vino;
poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e
si prese cura di lui».
Finalmente ecco qualcuno
che ha pietà e che provvede a
curare il ferito mezzo morto, e
riesce a salvargli la vita. Chi è
costui così tanto sensibile e generoso, che rinuncia ai propri
affari, che si sporca le mani per
fasciare le piaghe del ferito, che
lo carica sulla propria cavalcatura e provvede a pagare tutte le
spese dell’assistenza? Chi è questo zelante e pietoso soccorritore? Forse un sommo magistrato?
Forse un pio religioso fariseo?
No: è un samaritano.
,ra è triste e tribolata, ciò non
vuol dire che così debba essere
per l’eternità. Nel progetto di
Dio, e alla base dell’Evangelo di
Gesù, l’umanità deve essere liberata dalla schiavitù del peccato, e gli esseri umani non si debbono fare del male l’un l’altro,
ma amarsi gli uni gli ai tri sull’esempio di Cristo Gesù.
«Va' e fa' anche tu lo stesso»
Non «passare oltre»
PER molti è più comodo «passare oltre», perché preoccupati di salvare i propri interessi e
anche perché privi di misericordia e di sensibilità. Sì, esistono
istituzioni umanitarie e di volontariato, e questo è bene: ma la loro azione è limitata alla superficie del male, non possono raggiungere le radici delle miserie,
che sono profonde. Siamo quindi costretti a persuaderci che
nessuna dottrina umana e nes
La «vera» religione
UN samaritano, cioè un uomo disconosciuto dal popolo giudaico, un uomo che non
riconosce le regole della religione ufficiale, ma che però vediamo mettere in pratica la «vera»
religione, che è quella della rinuncia, del servizio e dell’amore. E non tiene conto di quale fede è questo sfortunato uomo
che lui vuole salvare.
In questo eccezionale samaritano è facile scorgere la luminosa figura di Gesù, il Figlio di Dio,
il quale ha realmente avuto pietà
di tutta l’umanità e che, come
scriveva l’apostolo Paolo ai Filippesi, «annullò se stesso per
servire e salvare l’uomo». Ma
Gesù non è soltanto simile al
buon samaritano, che fascia le
piaghe della vita umana: possiamo dire che il Signore è venuto
non solo per questo, ma soprattutto per vincere il male alla sua
radice. L’Evangelo è soltanto in
parte simile all’ambulanza di
pronto soccorso per l’umanità
tribolata. Fondamentalmente,
l’Evangelo è qualcosa di immensamente più grande e di maggior
significato profondo e spirituale.
Se la vita umana su questa ter
INFATTI la parabola del buon
samaritano non finisce col
racconto del generoso samaritano che provvede a curare quel
povero uomo. La parabola si
conclude con un perentorio ordine, con preziose parole che
sono alla base dell’insegnamento di Gesù: «Va’ e fa’ anche tu lo
stesso». Fa’ anche tu come ho
fatto io, dice il Signore. Come io
ho avuto pietà di te e ti ho perdonato ogni tuo peccato, anche
tu fa lo stesso e perdona chi ti ha
offeso. Così come io sono stato
umile e mansueto, anche tu fa’
la stessa cosa, impara da me.
Come io mi sono abbassato per
ascoltarti con umiltà, anche tu
abbassati come me. Così come
io ho rinunciato ad essere re e
mi sono reso servo per salvarti,
così anche tu fatti servo del tuo
fratello che ha bisogno. Come io
ti ho tanto amato e ti ho salvato,
anche tu ama Dio con tutte le
tue forze e ama il tuo prossimo
come te stesso.
È con questo imperativo personale, «Tu», che Gesù ci richiama a comportarci come lui, ovvero a considerare la nostra vita
come un servizio nel mondo attuale. Che ci richiama a ricordarci qual è la via che dobbiamo
percorrere quali figli di un nuovo
mondo. La via di una società
umana nuova, di una società
umana libera: libera dalla corruzione e libera dall’odio fratricida.
Gesù ha detto: «Io sono con
voi ogni giorno». E ancora: «Ecco, io sono alla porta e busso: se
qualcuno ode la mia voce e apre
la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui» (Ap. 3, 20). Allora,
apriamo al Signore la porta del
nostro cuore. Apriamo al Signore i nostri progetti, i nostri problemi, la vita della nostra comunità. Apriamoci a lui con gioia.
Apriamoci a lui con fede sicura.
E lui entrerà da noi e ci libererà
dalle nostre paure, dalle nostre
timidezze, e ci guiderà sul cammino della nostra vocazione di
fedeli suoi seguaci.
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
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mente tornavano* ¡ggg p^j,
dopo aver compiuti
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un samaritano cou tìssìonari
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che ha pietà, piìij Ipa orienti
sacerdoti giudei-* 6iregimi.
Chiesa
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e viceversa. E af Intervht
mettendo in rilievi
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che Gesù vuole
significato e il vi , • «1
l'amore di Dio, a « ^amtenz
to dal Cristo. Ges 'ovatti
de il concetto def irrompe]
per il prossimo-^ ,con altn
l'antica legge il P Astiane. M
colui che sta vici a preso la
propria famiglia' trsinell’ajprio clan e popj età nota^
nuova legge o® Jig spiega
venta universale
vtuna '®chiesec
base sta non pos
l'amore vero, " toenti
Dio incarnato
E conclude su «¿is.or
ogni
stinzione secoli
que dottrina ur» Vili Asse
gendo l'u°iT° Li hel
vivere e a diveo verrà ir
tore d’ai)i°'®L,,^fO'Port
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Si è conclusa il 9 agosto a Canterbury la XIII «Conferenza di Lambeth»
Tensioni tra «liberali» e conservatori
la «Conferenza di Lambeth» riunisce ogni dieci anni i vescovi dell'intera
Comunione anglicana. Forti tensioni sono emerse su temi etici e sulle donne prete
CI è conclusa il 9 agosto, a
Iterbury (Inghilterra) la
, m «Conferenza di Lamh» l’incontro decennale
¡vescovi anglicani di tutto
mondo. Vi hanno parteciaura; aio 739 vescovi in rapprenore ¡ntanza delle 37 province
;0a Comunione anglicana
dmondo.
Secondo dati presentati alfc Conferenza, gli anglicani
imo
fii ci 11 elniondo
sarebbero attual
'¡Pm (jgj quali residenti in
ran Bretagna e altrettanti in
Ho, mi frica (l’Africa è stata il contiatelk ente più rappresentato alla
^ inferenza, con 224 vescoi), L’incontro, iniziato il 18
lì no/liralio, è stato per molti versi
rfferto, caratterizzato da
Sto nJirti tensioni fra i vescovi più
n. liberali» (soprattutto quelli
Stati Uniti e del Cana
e quelli di orientamento
il conservatore (in particolare
jmflMi'epiSCopato africano). Fra i
lemipiù controversi, quello
ijiell’oinosessualità e, ancora,
da lllfejuello dell’ordinazione delle
WlflMonne. Sull’omosessualità,
keil probabilmente proprio per
(> . nlvitare una spaccatura all’indella Comunione anglimni4,Eana,¡vescovi hanno scelto
Lna linea dura di condanna
, ielle tendenze più «liberali»,
affermando in una risoluzioptic|]P ne votata il 5 agosto che la
iipratica omosessuale» è «innaestioiiiiioompatibile con le Scritture»
je, ¿fie invitando alla «astinenza»
; m» sessuale tutti coloro che «non
ogn*fc
sono chiamati al matrimonio». La risoluzione è stata
approvata con 526 voti a favore (incluso quello del primate della Comunione anglicana, l’arcivescovo di Canterbury George Carey), 70 contrari e 45 astenuti. La presa di
posizione ha suscitato ovviamente reazioni negative fra i
sostenitori dei diritti degli
omosessuali, e l’8 agosto 100
vescovi hanno sottoscritto
una «Dichiarazione pastorale
a gay e lesbiche anglicani» in
cui si afferma che la chiesa
non ha abbandonato gli omosessuali, e li si assicura
«del continuo rispetto e sostegno» dei vescovi firmatari,
fra i quali vi sono i primati
delle province anglicane di
Sud Africa, Brasile, Canada,
Irlanda, Scozia e Galles.
Particolarmente critico della posizione assunta dalla
Conferenza è stato il primate
della Chiesa scozzese, Richard Holloway, che ha detto
di essersi sentito «assalito» dal
fondamentalismo biblico durante il dibattito sull’omosessualità. Ancora aspro il dibattito, fra i vescovi anglicani,
sull’ordinazione delle donne,
nonostante alla Conferenza
fossero presenti per la prima
volta ben 11 donne vescovo.
Proprio la presenza di donne
vescovo sembra accrescere i
problemi per gli anglicani ultraconservatori, che ritengo
no di non poter riconoscere
come valide le ordinazioni di
preti maschi che siano stati
consacrati da una donna vescovo. Una risoluzione adottata dalla Conferenza chiede
alle province anglicane che
praticano l’ordinazione delle
donne di prendere misure per
garantire la coesistenza pacifica fra sostenitori e oppositori delle donne prete.
La Conferenza di Lambeth
ha naturalmente discusso e
deliberato su molti altri temi,
fra i quali ricordiamo una
presa di posizione molto decisa in favore dell’annullamento del debito dei paesi
del Terzo Mondo e la costituzione di una commissione
permanente per i rapporti
ecumenici. In questo campo,
la Conferenza ha registrato
un notevole progresso nelle
relazioni con luterani e riformati, e apertura nei confronti
dell’area pentecostale. Prosegue naturalmente il dialogo
con i cattolici, anche se alcuni atteggiamenti vaticani (il
no alle donne prete e il rifiuto, ribadito proprio alla vigilia della Conferenza, di riconoscere la validità delle ordinazioni anglicane) sembrano
aver creato una certa freddezza. In una risoluzione approvata il 4 agosto i vescovi
registrano che la Commissione internazionale anglicanocattolica (Arde) dovrà affrontare «una serie di questioni
rilevanti». (nev)
La decisione è stata confermata dal Sinodo della Chiesa il 22 luglio scorso
che la Chiesa ortodossa bulgara decide di ritirarsi dal Cec
j e ne 3|i^ ortodossa bulgatrare di «la deciso di ritirarsi dal
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Paide*farteciv)„_.?V^8gio scorso. I
rrti hanno espresso i
loro timori di fronte a quello
che il portavoce descrive come «la dissoluzione delle verità di fede». Nel maggio 1997
la Chiesa ortodossa di Georgia era stata la prima ad annunciare il proprio ritiro dal
Cec e dalla Conferenza delle
chiese europee (Kek).
L’incontro di Salonicco,
che riuniva i rappresentanti
di 15 chiese ortodosse, aveva
raccomandato alle chiese ortodosse di mantenere la loro
adesione al Cec inviando delegati aU’Assemblea di Karaté, e nel contempo le aveva
esortato a «esprimere le loro
preoccupazioni» astenendosi
dal partecipare ai servizi ecumenici e alle votazioni.
Le 12 diocesi della Chiesa
ortodossa bulgara rappresentano l’87% della popolazione
(9 milioni di abitanti). Le
chiese minoritarie della Bulgaria, tra cui la Chiesa cattolica romana (700.000 membri),
avevano in precedenza criticato la Chiesa ortodossa per
la sua mancanza di apertura
ecumenica interna. Un Sinodo rivale, sostenuto da circa
il 10% degli ortodossi bulgari,
aveva eletto il proprio patriarca nel luglio 1996, nel
tentativo di sostituire il patriarca Massimo, responsabile della chiesa da 27 anni.
Interrogato sul ritiro della
Chiesa bulgara, Peter Bouteneff, membro della Chiesa
ortodossa d’America e segretario esecutivo dell’équipe di
Fede e Costituzione del Cec,
ha dichiarato: «Penso che
l’effetto che potrà avere questo ritiro sarà di allertare l’insieme delle chiese membro
del Cec e le altre Chiese ortodosse sulla gravità della crisi.
Altre chiese che stavano per
ritirarsi hanno cambiato idea
per ora. Il risultato principale
non sarà un effetto di trascinamento, ma l’allarme ora si
fa più forte».
Per Georges Tsetsis, rappresentante del patriarcato
ecumenico di Costantinopoli
presso il Cec a Ginevra, le ragioni date dalla Chiesa ortodossa bulgara per giustificare
il suo ritiro sono «in contraddizione con la dichiarazione
di Salonicco che ha posto
l’accento nel modo più chiaro
possibile sulla cooperazione
fruttuosa dei membri ortodossi e non ortodossi del Cec.
I problemi tra gli ortodossi e
il Cec esistono da decenni ma
ultimamente i rapporti si sono deteriorati. Non perché
nuovi elementi sono portati
dal Cec ma perché è cambiata la situazione all’interno
delle chiese ortodosse per via
dell’atteggiamento aggressivo di gruppi dissidenti e scismatici il cui bersaglio è appunto il Consiglio ecumenico
delle chiese». (eni)
L'arcivescovo di Città del Capo
Per la creazione di un'unica
«Chiesa episcopale d'Africa»
La fusione delle undici
chiese anglicane autonome
d’Africa in un’unica «Chiesa
episcopale d’Africa» porterebbe alla creazione di una
«Chiesa potente con una forte
voce». Questo è uno dei sogni
dell’arcivescovo anglicano di
Città del Capo (Sud Africa),
Njongonkulu Ndungane.
Presente all’Assemblea di
Lambeth, l’arcivescovo ha ricordato, in un’intervista all’
Eni, i molti problemi ai quali
si trovano confrontate le
chiese d’Africa: «Problemi di
riconciliazione, di povertà, di
edificazione delle nazioni, di
rapporti con democrazie fragili. Stiamo attraversando un
periodo di formidabile rinnovamento ed è per questo che
dobbiamo potenziare le nostre risorse e rafforzare il nostro partenariato».
Questa proposta di costituire un’unica chiesa d’Africa era già stata formulata
nello scorso gennaio dallo
stesso Ndungane, primate
della Chiesa anglicana della
provincia d’Africa australe, e
convinto sostenitore della
cooperazione tra le nazioni
africane. Tra l'altro Ndungane ha chiesto agli stati africani di formare un’organizzazione economica simile a
quella dell’Unione europea.
Secondo le statistiche fornite dalla Comunione anglicana, le undici province anglicane dell’Africa rappresentano circa 31,5 milioni di
membri, e in molte regioni
del continente il numero di
anglicani sta crescendo rapidamente. Un’unica chiesa
africana diventerebbe la più
grande chiesa della Comunione anglicana. Comprenderebbe anche comunità
francofone in Africa, tra cui
quelle della Repubblica del
Congo, del Ruanda e della
Guinea.
L’arcivescovo ha poi fatto
rilevare che alcune regioni, in
particolare il Nord America,
erano sovrarappresentate alla Conferenza di Lambeth: «È
una questione di soldi e di risorse... Le province più ricche hanno più vescovi», (eni)
Dal Mondo Cristiano
I Conclusa la XXXV Sessione di formazione
del Segretariato attività ecumeniche (Sae)
LA MENDOLA— Con una tavola rotonda sul tema della salvezza si è conclusa il 1“ agosto al Passo di La Mendola (Trento)
la XXXV Sessione di formazione ecumenica promossa dal Segretariato attività ecumeniche (Sae), il movimento di laici per
l’ecumenismo e il dialogo fondato nel 1947 da Maria Vingiani.
Tema della Sessione, a cui hanno partecipato 500 corsisti e
una cinquantina di esperti, l’esperienza della salvezza nelle diverse religioni. Nella tavola rotonda conclusiva è stato sottolineato che nessuna religione può pretendere di avere l’esclusiva della salvezza, e che occorre al contrario essere aperti
all’azione libera e imperscrutabile di Dio. «Perché arriverà un
giorno - ha detto il teologo evangelico Paolo Ricca, richiamando un’immagine dell’Apocalisse - in cui ciascuno troverà un
sassolino bianco con sopra inciso il nome della salvezza di
Dio. E quel giorno scopriremo che su ogni sassolino c’è lo
stesso nome». «È stata una Sessione intensa e ricca, sul piano
dei contenuti - ha commentato Paolo Naso, direttore della rivista «Confronti» e relatore del gruppo sul dialogo tra le religioni abramitiche - che conferma l’impostazione del dialogo
interreligioso in quella prospettiva ecumenica che è all’origine
del Sae». Importante anche che il Sae si confermi una scuola
ecumenica rigorosa e coinvolgente, capace di formare ed
orientare i laici nel loro impegno a livello locale: «È forse per
questo - ha proseguito Naso - che sono alte le aspettative nei
confronti di questo movimento, e che anche quest’anno molti
partecipanti hanno vissuto un profondo disagio spirituale nel
constatare che neanche al Sae è possibile l’intercomunione. È
un paradosso: uniti nel dialogo, nella preghiera, nello studio
della Bibbia, ma separati alla mensa eucaristica». (nev)
Svìzzera: nuovo presidente della
Federazione delle Chiese evangeliche
ZURIGO — L’Assemblea della Federazione delle chiese
evangeliche svizzere (Sek) ha eletto, secondo le previsioni, come presidente del proprio Consiglio Thomas Wipf (51 anni),
pastore riformato a Schonenberg (Zurigo). Wipf, che assumerà l’incarico il 1° gennaio del 1999, succede all’attuale presidente Heinrich Rusterholz. Nonostante le ricerche effettuate
dalla commissione per le nomine (molti avrebbero voluto una
donna alla presidenza o un rappresentante della Svizzera remanda), Wipf è stato l’unico candidato e ha ottenuto un alto
numero di voti. Il nuovo Consiglio della Federazione passa da
7 a 9 membri: tre sono stati riconfermati, 6 sono neoeletti. Nel
Consiglio ci sono 5 uomini e 4 donne, 4 pastori e una pastora.
Tra le donne c’è anche una metodista. (Ref.Presse)
Martin Vogler nuovo presidente della
Ymca, Associazione cristiana dei giovani
LONDRA — L’Associazione cristiana dei giovani (Ymca) ha
un nuovo presidente: Martin Vogler, 48 anni, membro della
Chiesa riformata. L’Ymca, fondata nel 1844, ha carattere interdenominazionale, è presente in 128 nazioni di tutti i continenti e ha.oltre 30 milioni di soci. (nev/eni)
Germania: Peter Bukowskì confermato
moderatore della Federazione riformata
EMDEM — Il teologo Peter Bukowski (48 anni) di Wuppertal
è stato rieletto moderatore della Federazione riformata di Germania. La sua presidenza è stata riconfermata a grande maggioranza il 13 giugno, a Emden, in occasione dell’Assemblea generale della Federazione. Bukowski, docente al seminario riformato di Wuppertal, è moderatore dal 1990 ed è stato rieletto
per altri 8 anni. La Federazione riformata di Germania raccoglie
oltre 450 comunità con circa 2 milioni e 400.000 aderenti, (epd)
Uruguay: proposta una «Commissione
per la verità» sui «desaparecidos»
MONTEVIDEO — Anche l’Uruguay si appresta a fare i conti
con l’angoscioso problema dei «desaparecidos» durante la
dittatura militare nel paese (1972-1985). Una proposta allo
studio prevede la costituzione di una «Commissione per la
verità» che dovrebbe indagare sui crimini commessi, di cui
dovrebbero far parte tra altri il vescovo cattolico Pablo Galimberti e il pastore metodista Emilio Castro, già segretario
generale del Consiglio ecumenico delle chiese. (nev/alc)
■ Conflitto Eritrea-Etiopia: chiesto
l'intervento umanitario della Firn
ASMARA — Poco se ne parla, ma il conflitto al confine tra
Eritrea ed Etiopia continua con tutte le drammatiche conseguenze di una vera e propria guerra. Grave è soprattutto la situazione delle popolazioni di origine eritrea, sistematicamente
espulse dal territorio etiopico. Per fronteggiare in qualche modo la difficile situazione dei profughi il presidente dell’Eritrea,
Isaias Afewerki, ha chiesto all’organizzazione umanitaria della
Federazione luterana mondiale (Firn) di impegnarsi nei soccorsi ai profughi per 12 mesi. La Firn è l’unica organizzazione
non governativa abilitata ad operare in Eritrea. (nev/eni)
Inghilterra: l'Esercito della Salvezza
decide di cambiare «look»
LONDRA — Grandi novità in vista per l’Esercito della Salvezza dell’Inghilterra. John Gowans, nuovo commissario territoriale, ha fatto sapere che sono allo studio modifiche che
riguardano sia le divise (meno intimidatorie, meno militariste) che l’immagine pubblica dell’Esercito: «Siamo stimati da
tutti ma in modo prevalentemente sentimentale: dobbiamo
prendere atto che questa non è più l’Inghilterra vittoriana e il
nostro aspetto deve cambiare così come sono cambiati i problemi che siamo chiamati ad affrontare oggi». (nev/eni)
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Riunione annuale a Torre Pellice del corpo pastorale valdese e metodista
Candidati pastori sotto esame
venerdì 28 AGOSTO ,1
Sono stati «esaminati» sei candidati al ministero pastorale che poi sono stati
consacrati durante il culto di apertura del Sinodo delle chiese valdesi e metodista
GREGORIO PLESCAN
SABATO 22 agosto il corpo
pastorale delle chiese vaidesi e metodiste ha esaminato i candidati al ministero pastorale in vista della loro consacrazione durante il culto di
apertura del Sinodo. L’«esame» verte su temi di fede e vocazione. In ordine alfabetico il
primo candidato presentato è
stato Luca Anziani, a cui è stato chiesto del significato della
predicazione; ci è stato fatto
notare come questa sia innanzitutto riconciliazione,
servizio, vigilanza. La seconda
domanda riguardava l’uomo
nuovo: possiamo dire che
questa è la scommessa decisiva della fede, là dove è possibile che la santificazione che
Dio ci promette (per lo meno
in un ottica arminiano-metodista) può divenire realtà.
Certo, rischiamo di rendere
questa «santificazione» una
esperienza troppo personale,
se non manteniamo questo
legame ancorato al mondo
concreto attraverso il servizio
al prossimo. Anziani ha poi
parlato sul significato e il futuro dei simboli. Apparentemente le nostre chiese li rifiutano: ma è proprio vero? Come possiamo spiegare santa
cena o battesimo, senza spiegare il significato di simboli
come pane, vino, acqua?
L’importante non è tacciare
di «cattolicesimo» i simboli,
quanto approfondire il significato dei simboli biblici.
A Pietro Ciavarella, italoamericano che ha compiuto i
suoi anni di prova a Roma
metodista e Firenze, sono
state poste delle domande relative alla libertà che i credenti possono vivere. Pietro
ha ricordato come a partire
dalla lettera ai Calati la li
bertà è superamento del legalismo, senza però cadere
nell’indifferenza reciproca.
Ciò che Cristo compie per
noi consiste nel darci la capacità di rispondere positivamente a questa offerta. La libertà dev’essere vissuta in
spazi concreti (la comunità,
la tolleranza e il rispetto reciproco), insieme, facendo emergere i doni reciproci.
Al terzo candidato. Marco
Cisoia, è stato domandato
prima di tutto di spiegare il
significato della risurrezione.
L’abitudine è quella di limitare questa questione al momento dei funerali, mentre
l’argomento dovrebbe essere
affrontato anche in altre occasioni: la proclamazione
della risurrezione è il punto
centrale della fede; «Se Cristo
non è risorto, vana è la vostra
fede». Questo annuncio non
può essere dato per scontato,
mantenendo aperta la porta
alla legittimità del dolore, ma
sempre proclamato in modo
chiaro e senza remore. Annunciando la risurrezione
non siamo noi che parliamo
ma è l’Evangelo stesso, e la
chiesa vive tra due risurrezioni: quella di Cristo, che è avvenuta, e la nostra, che deve
avvenire. La seconda domanda riguardava l’annuncio
dell’Evangelo alle giovani generazioni. Questa è predicazione vera e propria, non artificio pedagogico, e spetta ai
genitori e alle famiglie. Se la
famiglia non lo fa, la chiesa
non la può sostituire in maniera valida, alla chiesa spetta
piuttosto il compito dell’accornpagnamento del genitore. La terza domanda riguardava la vocazione del pastore:
questa, dice Marco, non è
esclusiva di una persona, ma
è della chiesa nella sua pienezza, e al pastore è richiesto
di accompagnare la comunità
I consacrandi con il past. Bouchard prima di recarsi al culto
nella sua vocazione. Non c’è
pastore se non c’è una comunità riunita attorno alla Parola. Al termine di ogni culto le
parole della benedizione di
invitano ad «andare»: andare
nel mondo a portare l’annuncio dell’Evangelo, non nella
propria vita privata.
Andreas Kohn, giovane tedesco attualmente a Udine e
Gorizia, ha iniziato il suo intervento a partire dalla strofa
di un inno: «Lasceremo un po’
di spazio allo straniero?”». La
chiesa, a partire dalla Pentecoste, nasce là dove ci si riconosce come persone diverse
e distinte, ma chiamate tutte
al sevizio comune. Le donne
sono ampiamente maggioritarie nelle nostre chiese, e in
questi ultimi anni la teologia
femminista (così come l’uso
del linguaggio inclusivo) ci
ha offerto la possibilità di approfondire nuovi tipi di spiritualità, così come il Decennio
di solidarietà delle chiese con
le donne ci ha fatto capire la
sofferenza che per generazioni ha accompagnato il bino
mio fede-donna. Nel Vangelo
di Giovanni ci viene proposta
un’immagine: «Amatevi gli
uni gli altri»; oggi questo può
voler dire: gioite delle vostre
differenze, perché Dio vi ha
creati diversi, ma accomunati
dall’essere umani.
Sergio Manna ha parlato
della vocazione pastorale,
che è un «non fermarsi» alla
dimensione della parrocchia,
ma rinnovare il motto metodista «la mia parrocchia è il
mondo». Questa frase è spesso disattesa, per le difficoltà
oggettive che abbiamo e che
ci costringono a lavorare per
la sopravvivenza dell’esistente. Abbiamo però a disposizione svariate possibilità per
essere presenti: opere diaconali, centri culturali, presenza nelle scuole, linguaggio
della musica. Sergio è laureato, oltre che in teologia, in
lingue orientali, e una domanda postagli riguardava il
rapporto tra rivelazione biblica e altre rivelazioni. Per
molti anni il modello principale del cristianesimo è stato
quella «esclusivista»: oltre alla fede cristiana non c’è né rivelazione, né salvezza, anche
se anche nel passato alcuni
hanno cercato di includere,
quasi «cristianizzare», ciò che
di buono c’è nelle altre fedi.
Forse, però, la via più praticabile non è quella teologica,
quanto quella etica: la rivelazione si trova nell’incontro
con l’altro, perché è nell’incontro che ci si guarda allo
specchio, e la comprensione
altrui delle nostre certezze ce
le rimanda, costringendoci a
metterci in discussione.
Italo Pons, angrognino a
Catania, ha avuto l’ingrato
compito di concludere la
giornata, dopo circa cinque
ore di discussione. Al centro
del suo intervento ha dovuto
affrontare il problema del
male, la teodicea. Il Credo ci
dice che Cristo ha sofferto; la
Parola diventata carne ha gridato dalla croce «Dio mio,
Dio mio, perché mi hai abbandonato». Questa è l’ultima e definitiva parola che
Dio dice sul male, perché evita di trovare delle spiegazioni
improbabili per questa realtà,
quasi giustificandola, ma ne
prende atto, denunciandolo.
Avremmo la tentazione di superare questa impasse a «colpi di miracolo», mentre il Dio
della Bibbia prende così sul
serio la sofferenza da affiancare alla nostra la sua, invitandoci a cercare di combatterla attraverso Cristo, sulla
croce. Ci troviamo di fronte al
male e non sempre possiamo
fare o dire qualcosa; l’unico
contributo che possiamo dare è portare una parola che
non si fermi a questa realtà,
con fede sincera.
Altri temi del corpo pastorale
Le liturgie e i problemi post
dalla condizione omosessua >
GIUSEPPE PICARA
IL corpo pastorale delle
chiese valdesi e metodiste
si è incontrato a Torre Pellice
lo scorso 21 agosto per discutere di due importanti argomenti; della redazione e
stampa di nuove liturgie e
dell’omosessualità.
La Commissione «culto e liturgia» ha prodotto, fin
dall’anno scorso, una liturgia
sulla celebrazione dei matrimoni. Recentemente ha prodotto liturgie per il battesimo
dei credenti, dei figli dei credenti, per la confermazione,
per l’ammissione di membri
provenienti da altre chiese e
per l’accoglienza dei bambini.
In realtà si tratta di liturgie
che devono ricevere ancora
l’approvazione del corpo pastorale il quale si è dichiarato
favorevole a una verifica pratica di un anno. Interessante
è sembrata la proposta, che
speriamo venga accolta, di
stampare, in piccolo formato,
una riduzione della liturgia
battesimale perché possa essere donata ai genitori dei
bambini battezzati per una riflessione famigliare. Il lavoro
della Commissione è ancora
lungo dal momento che restano da pubblicare le liturgie
per la consacrazione dei pastori, per l’insediamento e per
la consacrazione dei diaconi.
Ciò che ha fatto discutere
molto è stata proprio la possibilità di realizzare una liturgia per la consacrazione dei
diaconi a tempo pieno. In alcune chiese protestanti della
Svizzera la consacrazione di
diaconi a tempo pieno viene
fatta insieme alla consacrazione dei nuovi pastori. In
realtà, più importante della
liturgia in sé è chiarire cosa
rappresenta nella nostra
chiesa la figura del dia«
La discussione ha -
alla conclusione che s®
necessario giungere am
fettivo riconoscimento
ministero diaconale alla
di quello pastorale e, qui
al superamento dell’"-- ■ '
Opuii
diffusa che considerai è
ni come ministri di serie!
Sull’argomento delfoi
sessualità si sono toccati
nodi cruciali; a) la eventi L
consacrazione di past» ;
omosessuali: b) la possili l
di offrire formule di '
gpedizic
art. 2 COI
Iflcaso
al mittei
L'Editore
zione a coppie omosessn
Il tema è di portata euro» ,
mondiale: molte chiesep
testanti, infatti, hanno
minciato una seria rifles
a riguardo. Lo stesso Coi
glio ecumenico delle dii
(Cec) ha dedicato a qm
tema un numero recentet
la sua rivista, tema che, |
hábilmente, verrà anche
scusso nella prossimal
semblea ecumenica del|j
che si terrà nello Zimbakil
Il problema parte sopratMl
dal fatto che l’omosessué
è ancora un tabù, sia sodi
sia personale, un tabù!
non tiene ancora conto m
stata superata l’ideadj
l’omosessualità sia unviar|
una malattia, tanto chi
l’Organizzazione mondili
della sanità 6 anni farla
cancellata dall’elenco del
malattie. ,
Rimane, tuttavia il ptoij
ma biblico, cioè il gladiai:
della Bibbia contro sul'»
sessualità. D’altra prt«
pensiamo quanto riffetazione biblica abbia ìb^
to, un tempo, alle dormi
svolgere il ministero paste
le, possiamo anche pens
che, allo stesso modo, oq
ra un più preciso approfoi
mento scritturale e teoloj
AS:
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Si è svolta il 21 agosto la giornata di riflessione promossa a Torre Pellice dal Centro culturale
La dimensione dell'individuo nel protestantesimo e nella società
PAVEL GAJEWSKI
La giornata intitolata a
«Giovanni Miegge», con il
suo carattere di appuntamento fisso, è sempre una
buona occasione di confronto per tutti i Centri culturali evangelici d’Italia. Obiettivo principale di quest’incontro annuale a Torre Pellice è
lo scambio di idee nonché
una riflessione comune sulle
attività svolte e sui progetti.
Quest’anno, per la prima volta, la giornata «G. Miegge» si
è collegata al tradizionale incontro del corpo pastorale
valdese e metodista. Nel pomeriggio del venerdì 21 agosto, nell’Aula sinodale, numerosi rappresentanti dei
Centri culturali si sono incontrati con i pastori e le pastore delle nostre chiese.
Il compito di presentare il
tema del dibattito: «L’individuo è ancora una categoria
portante dell’identità protestante?» è stato affidato a Piena Bein e a Daniela Di Carlo.
Il tema si inseriva nel percorso tracciato l’anno scorso.
quando è stato affrontato il
problema dell’educazione
nell’ambito del dibattito su
«Protestanti e scuola italiana». La prof. Bein si è concentrata sulle caratteristiche
delTindividuo moderno, confrontandole soprattutto con il
paradigma premoderno ovvero medievale. Questa impostazione ha fatto emergere
il ruolo di Lutero e della
Riforma protestante nella
formazione di un nuovo concetto dell’individuo. In questa visione l’essere umano
non è più un soggetto passivo, inserito in un «ordine sacro» dell’universo predefinito, compiuto e fondato sul
passato. L’uomo e la donna
nella loro dimensione di individuo devono autonomamente assumersi responsabilità per il disegno della propria vita. In questo modo si
realizza il passaggio da suddito a cittadino. E un passaggio fondamentale per la società moderna perché solo
grazie a questa trasformazione l’essere umano diventa un
individuo politico con i suoi
Da sin. Daniela Di Carlo, Marco Rolando, Elena Bein Ricco
diritti inalienabili. La scoperta di Lutero fonda, secondo
Elena Bein, le basi teologiche
e antropologiche per il concetto del patto che costituisce il vero fondamento di tutte le democrazie moderne.
La pastora Daniela Di Carlo ha presentato una visione
teologica costruita soprattutto sul concetto della relazione. L’essere in relazione è un
dato fondamentale dell’esistenza. In quest’ottica però,
come scriveva Elannah Arendt, nessuno è autore o
produttore della propria storia. Il disegno della vita non è
predeterminato, ma si costruisce durante il percorso
esistenziale e si completa al
suo termine. L’individuo, secondo la pastora Di Carlo, è
un soggetto nomade che vive
nel mondo di relazioni. Solo
davanti a Dio questo soggetto. inteso come individuo,
può ritrovarsi pienamente libero e responsabile. Così
l’uomo e la donna accettano
la proposta di Dio e possono
riconoscere che è proprio lui
a fondare la loro vita.
Le due presentazioni hanno aperto spazio a un dibattito moderato da Marco Rolando, psichiatra e psicoterapeuta. lina delle linee guida di
questa lunga discussione portava verso il problema della
relazione tra Riforma del Cinquecento e modernità. Secondo il pastore Fulvio Ferrario, la differenza fondamentale è quella che uno dei «dogmi» della modernità definisce
Dio come fatto strettamente
privato, mentre nella concezione dei riformatori l’Evangelo incide profondamente
.
Il municipio e la chiesa di Wittenberg
sulla «città» e come tale è un
fatto pubblico.
Il prof. Daniele Garrone,
della Facoltà valdese di teologia, ha sollevato il problema
del rapporto tra individuo
con i suoi diritti inalienabili e
relazione vissuta come dipendenza, un argomento ripreso più volte durante la discussione. Paolo Naso, direttore di Confronti, ha indicato
un’altra pista di riflessione: il
nesso tra modernità e patto.
Il patto, inteso come concetto
e attuato come realtà sociale,
presenta tuttora alcune mancanze, tra le quali soprattutto
la sua limitatezza alTambito
della cultura e della società
occidentale. Il dibattito si è
concluso con l’intervento della pastora Maria Bonafede,
che ha presentato il tema
proposto per l’anno prossimo: «Fede e cultura». Il tema
proseguirà i problemi emersi
nel corso della discussione.
Un’impostazione di questo
tipo può diventare occasione
di confronto tra il patrimonio
teologico del protestantesimo
e una società secolari
nella quale spesso
cepisce più nessuna dia®,
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°rt2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale dlTorino
„ di mancato recapito si prega restituire
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L'Editore si impegna a corrispondere II diritto di resa.
Fondato nel 1848
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ASSEMBLEA AMICI DI AGAPE — Il progetto culturale di Agape sarà al centrò, nel prossimo fine settimana,
dell’annuale assemblea degli Amici di Agape. «Le proposte
per rivitalizzare la dimensione politica di Agape, il continuo
divenire del Centro che deve attivarsi nella produzione e proposizione di cultura - leggiamo sull’ultimo numero di Agape
Immaginaria - il ribollire della superficie del magma agapino
sono un segnale che là sotto c’è ancora un sano fermento e
che nulla si è spento». C’è un problema di eccessiva delega?
Air assemblea degli Amici si proverà a tracciare il solco della nuova semina. I residenti e il comitato aspettano le proposte, i desideri, le utopie per rilanciare l’attività del Centro.
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VENERDÌ 28 AGOSTO 1998 ANNO 134 - N. 33 LIRE 2000
Uno dei temi qualificanti
in questo 150° anniversario della concessione dei
diritti civili ai valdesi è stato
la libertà degli altri. Tra gli
«altri» che non dispongono
di una autentica libertà interiore, ma vivono in una condizione di schiavitù morale vi
sono i tossicodipendenti e gli
alcolisti: categoria di devianti
che è più facile giudicare che
aiutare.
Nel quadro generale della
condizione del disagio sociale in vai Pellice possiamo aggiungere anche la malattia
mentale, la solitudine (è alto
il numero dei suicidi!), l’invalidità, l’handicap. Per ognuna di queste situazioni si
è costituita un’associazione
di volontariato. Dieci di que
CONTRO L'INDIFFERENZA
GLI «ALTRI»
ALBERTO TACCIA
ste, per iniziativa dell’«associazione Arcobaleno contro il
disagio e l’indifferenza»,
hanno deciso di costituire un
coordinamento al fine di
mettere in comune un certo
numero di strumenti quali la
sede, il telefono con segreteria telefonica e con un turno
di presenze regolari per rispondere a ogni richiesta di
informazione o appello, un
bollettino di informazione.
Inoltre c’è l’impegno a collaborare vicendevolmente
per la buona riuscita delle
manifestazioni che ogni associazione intende promuovere
per i propri fini. Scopo comune di tutte le associazioni
è compiere un’opera di informazione, sensibilizzazione e
prevenzione contro ogni forma di disagio provocata da
dipendenza da droga o da alcol, da malattia fisica o men
tale, da solitudine, handicap
o abbandono; combattere
l’isolamento e l’indifferenza
di cui spesso sono vittime le
persone e le famiglie colpite;
promuovere solidarietà verso
tali situazioni mediante la
formazione di un volontariato motivato, preparato e disponibile; affiancare l’attività
dei servizi sociali e collaborare con essi là dove è ritenuto utile e auspicabile.
Impegnarsi a favore della
libertà per gli altri vuole anche dire partecipare a queste
opere di sostegno e solidarietà al fine di assicurare, in
cooperazione con altri organismi pubblici e privati, al
maggior numero di persone
un miglior livello di esistenza nella nostra valle.
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ione Piemonte
Per le aree
a declino
//idustriale
La giunta regionale ha varato recentemente alcuni nuovi
Vogetti per le aree a declino
industriale (provincia di Torino, Valle Scrivia e VerbanoCusio-Ossola). Gli interventi
riguardano sia direttamente le
aziende presenti sul territorio
sia gli enti locali e puntano attraverso l’utilizzo di fondi comunitari allo sviluppo e al rilancio delle aree interessate.
Nel particolare è previsto uno
stanziamento iniziale di circa
24 miliardi di lire che alimenterà l’iniziativa dei «prestiti
pmtecipativi», destinati alle
fecole e medie imprese piemontesi. Lo scopo è quello di
annettere alle aziende di dar
Corso ai propri programmi di
sviluppo con maggiore libertà.
sfonda iniziativa varata,
P disporrà di circa 30 miwrdi di fondi comunitari,
provvede l’attivazione di un
programma denominato O^onet (gestito da un’apposita
ocietà costituita da FinpieCsi, Federpiemonte,
cderapj e Unioncamere) che
jra li compito di sviluppare
telematici da offrire alimprese e di valorizzare le
c realtà che già operano in
4 osto campo; parallelamente
seo sarà incaricata di asden contributi pari al 50%
di 3n con un massimo
con • ”'!^'oni per azienda, per
i,costi di allestimento
fi y ^l^^toni multimediali. Inprevisto un finanziali Dr° ^ niiliardi di lire per
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Solennità e festosità nel culto che ha inaugurato a Torre Pellice il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
La gioia dei credenti che vivono una comune vocazione
LUCIANO DEODATO
Solenne e festoso: uno dei
culti più intensi e impressivi degli ultimi anni, quello
con il quale si è aperta la sessione sinodale europea 1998.
Solenne, come si addice a un
culto nel quale si invoca lo
Spirito su giovani e meno
giovani che hanno deciso di
consacrare la loro vita al servizio della Parola; festoso,
come è giusto che sia quando
si incontrano credenti uniti
dalla stessa fede e dalla stessa
vocazione vissuta in percorsi
diversi e in una varietà infinita di risposte. C’era la gioia
di accogliere sei nuovi pastori: due del nucleo storico delle valli valdesi, due della
«diaspora» e due «stranieri»
che non abbiamo cercato, ma
che ci sono stati donati. E oltre a loro altri tre, consacrati
in altre chiese, che hanno deciso di unirsi a noi, per correre la stessa avventura di fede
in questo paese. Segno di una
rottura dei nostri confini, divenuta ormai ampio processo
irreversibile e del quale con
intelligenza si è preso atto,
leggendo la Parola in alcune
delle molte lingue nelle quali
è lodato in tutto il mondo il
Nome del Signore: in italiano, spagnolo, francese, inglese e... coreano.
Tuttavia la suggestione di
questo culto non risiede solo
in questi elementi di colore,
nonostante la loro importanza
quali segni dei tempi, ma nella Parola che dall’inizio alla
fine ha strutturato in modo
compatto ogni suo momento.
Una parola forte e limpida: il
Salmo 90 e Deuteronomio 8,
2-5 hanno costituito un ponte
tra noi e la vocazione e la storia d’Israele. Con Filippesi 3,
4-14, 20 siamo entrati nel vivo della sostanza della nostra
chiamata: un confronto serrato tra le verità dell’Evangelo
del Cristo crocifisso e risorto
e le correnti spirituali, filosofiche e culturali del mondo in
cui viviamo. Siamo grati a
Giorgio Bouchard (e al Signore che lo ha ispirato) per
averci guidato con intelligenza, passione ed equilibrio in
questa riflessione complessa
e avere fatto parlare il testo
biblico nella sua duplice dimensione di giudizio e di grazia. Rimarranno memorabili
Il corteo sinodale guidato dal pastore Giorgio Bouchard si avvia al
tempio per il culto inaugurale
alcuni momenti, come la sofferta rievocazione della figura
grande e umile di Willy Jervis, medaglia d’oro della Resistenza; uomo di fede, ha
creduto nella resurrezione,
nella «cittadinanza» celeste e
perciò ha saputo morire (il 5
agosto 1944) per la libertà e
la giustizia. O come l’apertura al risveglio pentecostale:
nel secolo di Hiroshima, dei
lager e dei gulag, la Parola
del Dio vivente e la potenza
dello Spirito Santo chiamano
ogni giorno uomini e donne
alla conversione e al discepolato. O come l’intercessione
Il progressivo inserimento dei valdesi
nella vita sociale, politica e culturale
dell’Uruguay (alla fine dell’800) fu accompagnato e sostenuto da una volontà
di cambiamento: il francese, unica lingua che i valdesi conoscessero altre al
«patuà», cedette gradualmente il passo
allo spagnolo.
Il passaggio da una lingua all’altra avvenne prima di tutto nelle famiglie, attraverso i contatti con i vicini che non erano
valdesi, nella scuola, nella vita quotidiana. Si ebbero tuttavia anche delle decisioni ufficiali che separarono una «prima»
da un «dopo». Lo si riscontra nei verbali
del Concistoro di Colonia Vaidense. Il
nome Jean (in spagnolo Juan) pare sia stato il più comune tra i membri del Concistoro, per lo meno nel secolo scorso. Basti
dire che dei dieci che firmarono il verbale
della seduta del 1° dicembre 1885, ben sei
si chiamavano Jean (Jean-Jacques Bouisse, Jean-Pierre Arduin, Jean B. Griot,
Jean-Daniel Bonjour e Juan Pedro Gilles).
IL FILO DEI GIORNI
URUGUAY
_____________MIREILLE GILLES*___________
Ma quel passaggio culturale, quella trasformazione non avvennero dalla sera alla mattina. I nomi vanno e vengono. I
Jean e i Juan si alternano. Un giorno firmano in un modo e il giorno dopo in un
altro. Per esempio due mesi prima, nel
verbale del 26 settembre 1885, Jean-Jacques Bouisse aveva firmato Juan Santiago Bouisse, mentre Juan Pedro Gilles si
era firmato J. Pierre Gilles.
La decisione ufficiale sul passaggio da
una lingua all’altra venne presa il 10 febbraio 1902. In quell’occasione il Concistoro decise che di lì in avanti i verbali
sarebbero redatti in spagnolo. «Il est éga
lement résolu que désormais les procès
verbaux se rédigeront en éspagnol et dans
un registre commencé exprès, dans ce
but, en y transcrivant aussi le procès-verbal actuel», il verbale è firmato Daniel
Armand Ugon, Paul Artus, Juan P. Gilles, Jean D. Geymonat, Eliseo Gourdin,
Numa Robert, Bartolo Berton, David
Berton, Jean-Daniel Bonjour, Pablo E.
Long, Jean D. Artus, Juan Bme. Bonjour.
* Mireille Gilles è una valdese di Colonia
Vaidense; ha lavorato al Consiglio ecumenico delle chiese e alVYmca di Ginevra, poi
all’Ymca di Montevideo. Durante uno dei
suoi soggiorni ginevrini è stata membro del
Consiglio di chiesa della comunità valdese di
Ginevra. È stata a lungo redattrice di «Mesajero Vaidense» (il periodico delle chiese
valdesi dell’Uruguay e Argentina) occupandosi particolarmente di raccogliere le memorie delle persone più anziane che conoscono
la storia non scritta dei valdesi sudamericani.
Ultimamente è andata a spulciare gli archivi
del Concistoro di Colonia Vaidense, da cui
ha ricavato le notizie che pubblichiamo.
solidale con il giudice Caselli, emblema di una lotta durissima per il riscatto morale
e civile del nostro popolo.
Nuove chiese entreranno a
far parte della nostra comunione: ce ne rallegriamo vivamente. Alcuni grossi temi
devono essere affrontati.
L’ecumenismo, discussione
ardua non ultimo per recenti
pronunciamenti e atti della
chiesa romana che chiudono
spazi. La bioetica: la discussione, necessaria per le nuove
frontiere che si delineano,
non potrà che concludersi
con un documento interlocutorio, perché per noi la chiesa
non è né «mater» né «magistra». Il Decennio di solidarietà con le donne: stiamo vivendo una profonda rivoluzione in cui rabbattere e il
distruggere non può essere
disgiunto dall’edificare e dal
piantare. I giovani e la chiesa: due realtà contrapposte,
giustapposte... o due facce di
un’unica medaglia?
La Commissione d’esame
della Tavola, Opeemi e Facoltà ha prodotto un lungo
rapporto dove con certosina
pazienza analizza tutti o quasi
gli aspetti della vita delle
chiese. Ma registra anche un
male sottile che pervade la loro realtà complessiva: un ottimismo di fondo, incapace di
scorgere una crisi sotterranea
delle chiese in ambiti diversi.
Il discorso che fa, diverso nei
toni dalla predicazione inaugurale, è forse a essa molto
simile nel dire che, in un anno come questo, affollato di
centenari e altre ricorrenze
(Lettere Patenti, nascita di
Giuseppe Gangale, fondazione dei Consiglio ecumenico
delle chiese, e molto altro ancora), «il ricordo del passato
e la gratitudine per quel che
ci è stato dato non deve distoglierci dall’impegno» che
ci sta davanti. Il Sinodo si
trova a dover coniugare ricordo del passato e tensione
verso il futuro, storia e vocazione, in modo da costruire
un presente significativo.
6
PAG. Il
■
Nel centro di San Secondo
Cr
NUOVI SPAZI NEL CIMITERO DI PINEROLO — Il Co
mune di Pinerolo informa che nel cimitero urbano possono
essere assegnate in concessione quattro aree per tombe di
famiglia nel campo antico (un’area piccola a edicola), nel 1“
ampliamento (un’area a inumazione e un’area a inumazione
con arcata) e nel 2° ampliamento (un’area a inumazione).
Gli interessati dovranno presentare istanza dal 7 settembre
indicando la sepoltura o le sepolture in ordine di preferenza.
Per informazioni rivolgersi in Comune dal lunedì al venerdì
dalle ore 9 alle 11 e dalle 15 alle 16,30 allo 0121-361221.
VitaNuova
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10064 Pinerolo
FAX 0121-795572
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VENERDÌ 28 AGO^^
SAN SECONDO: VILLAGGIO A RISCHIO? — Nascerà
un villaggio di 9 villette a schiera nel Comune di San Secondo malgrado un esplicito studio del Servizio geologico
della Regione collochi l’area, non lontano dal rio Chiamogna, a rischio idrogeologico? La polemica è scoppiata intorno al Ferragosto e dunque necessita di ulteriori controlli.
Sta di fatto che i lavori di sbancamento sono già stati eseguiti, così come alcuni basamenti in calcestruzzo. «La concessione è regolare e di conseguenza i lavori», dicono in
Comune ricordando che l’autorizzazione, che ha seguito
l’iter burocratico previsto è del 1994. Successivamente, e
parallelamente alle varianti al piano regolatore ancora in fase di approvazione da parte della Regione, sarebbe emerso
qualche dubbio sulla stabilità della zona.
CADE NEL PELLICE A VILLANO VA — Per circa un’ora
domenica scorsa c’è stato un gran dispiegamento di forze e
mezzi dei vigili del fuoco arrivati fin da Torino. Prima si è
parlato di un incidente sopra Bobbio Pellice, poi di un uomo caduto nel Pellice a monte di Villanova ed era effettivamente così; la caduta accidentale si è risolta bene: l’alpinista infortunato è stato ripescato grazie all’elisoccorso senza
aver riportato particolari traumi.
SERVIZIO IDRICO: AL VIA L’AUTORITÀ D’AMBITO
— La giunta della Provincia di Torino ha approvato la convenzione mirata all’istituzione deH’Autorità d’ambito per
l’organizzazione del servizio idrico integrato cioè la gestione comune di captazione, distribuzione di acqua ad usi civili, impianti di fognatura e depurazione. L’atto è legato
all’applicazione della legge Galli che punta a un utilizzo
corretto delle acque. La Provincia ha per ora delimitato un
ambito, il n. 3, che comprende ben 306 Comuni e 13 Comunità montane: si parte dalla vai Pellice e si finisce alla Dora
Baltea canavesana, passando attraverso le valli Chisone,
Susa, Lanzo, Orco e Soana. All’Autorità d’ambito spetta la
valutazione della qualità, il controllo, la creazione di infrastrutture, le modalità di erogazione e le tariffe del servizio.
RADUNO PARTIGIANO AL BAGNOOU — Il raduno partigiano dell’8 settembre si svolgerà quest’anno con le seguenti modalità: il 4 settembre a Torre Pellice alle 20,30
partirà una fiaccolata organizzata dalTAnpi con partenza
dal Palazzo comunale per l’omaggio ai caduti, alle 21 arrivo ai giardini di piazza Muston e breve concerto della banda musicale cittadina, seguito dall’incontro con il gruppo
«L’estorio drolo». Domenica 6 settembre, alle 10,30 al Bagnòou, in vai d’Angrogna, si svolgerà la cerimonia presso
la lapide a Jacopo Lombardini con orazione ufficiale del
sindaco di Luserna San Giovanni, Piergiorgio Ghibò; alla
vicina Ca d’ia pais funzionerà un posto di ristoro.
BAMBINI BIELORUSSI — L’ associazione «Senza confini», sezione della vai Pellice (Comitato prò bambini di
Cernobil) in occasione deU’arrivo di 27 bambini/e bielorussi previsto per il periodo 17 settembre-22 ottobre, promuove una raccolta di indumenti e calzature per un’età compresa tra gli 8 e i 15 anni. Il vestiario, che deve essere in buone condizioni, può essere portato dal 31 agosto all’ 11 settembre alla parrocchia del Sacro Cuore di Luserna San
Giovanni (Airali), scrivendo sui sacchetti «Pro Cernobil».
CORSO DI SALUMERIA ARTIGIANALE — La Comunità
montana Pinerolese pedemontano propone dal 7 all’ 11 settembre un corso teorico e pratico di salumeria artigianale
per il consumo familiare rivolto a tutti i residenti nei Comuni della Comunità montana che vogliano produrre in proprio salumi per l’esclusivo consumo domestico. La lezione
teorica si terrà il 7 settembre nella sede della Comunità
montana in via Duomo n. 42 a Pinerolo, le lezioni pratiche i
giorni successivi alTagriturismo «La fornace» in via Torino
20 a Reietto. L’orario è dalle ore 17 alle 23. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi entro il 2 settembre alla Comunità montana in via Duomo 42, tei. 0121-77246.
Prime indicazioni positive sui progetti che fanno capo ai nuovi regolamenti europei
In arrivo finanziamenti per il settore turistici
PIERVALDO ROSTAN
Per le valli pinerolesi si
¡
apre una stagione di importanti realizzazioni, di progetti che finalmente potranno
essere realizzati; il settore turistico nel suo complesso beneficerà di un sostegno pubblico di vari miliardi.
Seppur con un po’ di ritardo
dalla Regione stanno arrivando le prime indicazioni circa
le molte domande che privati
ed enti pubblici avevano presentato nel corso dell’inverno
volte ad ottenere i finanziamenti europei derivanti dal regolamento 2081/ 93. Questa
volta la Regione aveva indicato fra le zone su cui concentrare la propria attenzione
proprio la vai Pellice, il basso
Pinerolese e la bassa vai Chisone. Le tre Comunità montane hanno lavorato intensamente per coordinare i singoli
progetti: sono partite richieste
per alcune decine di miliardi,
ne arriveranno di meno ma
l’immissione di capitali pubblici sarà comunque significativa. La vai Pellice, forse più
delle altre due Comunità
montane, aveva già esercitato
una forte azione di selezione
sui vari progetti ipotizzati dai
Comuni e dai privati, forse
anche per questo quasi tutto
ciò che era stato richiesto è
stato ottenuto: fa eccezione un
settore che pure sembrava fra
i più gettonati, il turismo ambientale. Ne fanno così le spese due progetti di notevole
spessore, anche sotto il profilo dei contributi richiesti: Vil
la Olanda e la Malva di Bibiana. Per l’ex casa per anziani
di proprietà della Tavola valdese, resta aperta l’ipotesi
deirinterreg sulla pietra con
la creazione di una scuola di
formazione e scambio sulla
pietra di Luserna; non v’è
però certezza del buon sito
della nuova richiesta di fondi
europei e soprattutto la scelta
del settore pietra lascia fuori
dal progetto l’ultimo piano
deH’edificio che è quello su
cui si dovrebbe contare per la
ricettività.
Ma fatte queste due pesanti
eccezioni, in vai Pellice sono
soddisfatti sia gli amministratori che i funzionari: arriveranno da 3,5 a 4 miliardi a sostenere ipotesi di sviluppo sicuramente interessanti. Si va
dalle aree attrezzate di Bibiana, Torre e Villar Pellice, alla
sala polivalente voluta dal
Concistoro della Chiesa valdese di Villar Pellice e che
potrebbe diventare un vero e
proprio polo culturale di valle
stante la forte carenza di sale
a norma. Di grande interesse
poi, e sono anche le opere più
onerose finanziate, il rifugio
escursionistico alla Vaccera
dove da anni opera già con
successo il piccolo rifugio
creato dalla Coop Mount Servin, e un percorso ciclabile
che partendo da Luserna Alta
segue l’asse del Pellice fino
al confine con Torre Pellice;
lungo il percorso è prevista
anche la creazione di un’area
attrezzata per camper. «Questi finanziamenti - commenta
Gianclaudio Magra, respon
II rifugio Vaccera a Angrogna
sabile del settore turismo della Comunità montana vai Pellice - permetterà di affrontare
alcune gravi carenze specie
nel ricettivo leggero finalizzato a un turismo ambientale
o di gruppo; alcuni alberghi
sono in difficoltà mentre le
strutture più leggere sono
spesso complete. Verranno
così sostenuti, oltre ai 700
milioni destinati alla Vaccera,
tre importanti progetti del Cai
per i suoi rifugi o bivacchi alpini e il rifugio escursionistico che sarà realizzato a Bobbio a Chiot d’ia Tajà».
Per arrivare a questi finanziamenti si è dovuto realizzare una forte collaborazione fra
privati ed enti pubblici, fra
persone abituate a lavorare e
muoversi con ritmi e modalità
spesso differenti: «L’obiettivo
raggiunto ha maggiore rilevanza proprio per come è stato portato a termine - aggiunge Magra -; il progetto si
chiama “integrato” proprio
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per compartimenti stagni i tutto di t
sono state delle incompi faccia pii
sioni. Le procedure richii ftatellidf
vano in modo esplicito! sapere c
fossero valutate le connes questa rii
ni e le ricadute suH’econoi visi dal
ogni opera doveva prevei qvangelic
un piano di gestione e qa ao in qui
ipotizzare fin dalla fasep aTorreF
gettuale quali potranno esi che nei n
le prospettive deiropera* gli hanni
lazione anche alle altre. la|¡ partire di
è stato firmato un patto » I giovi
ciativo fra tutti i presenài quali tro
di progetti a sottolineattf a propos
volontà di lavorare insiemsl con le c
Lo stesso spirito di collii sforza p
razione dovrà ora prosegié cosa fani
entro il 30 dicembre dova no) sonc
essere prodotti i progetti »
cutivi e poi entro due ai
lavori dovranno essere bIìb
ti: per l’inizio del terzoni
lennio la vai Pellice piitft
avere un nuovo volto.
La tradizionale mostra-mercato che si svolge a Pinerolo è giunta alla XXII edizione
Rassegna delPartigìanato: fitto programma
Anche quest’anno si presenta fitto il programma delle
attività collaterali della ventiduesima Rassegna-mostra
mercato dell’artigianato che
aprirà ufficialmente i battenti
a Pinerolo sabato 29 agosto e
si chiuderà domenica 6 settembre alTExpo-Fenulli. Oltre infatti a dare l’opportunità
al pubblico di visitare gli
stand preparati dai vari espositori, la Rassegna prevede
diverse mostre, dibattiti e momenti musicali distribuiti
nell’arco della settimana.
Da sabato 29 agosto a domenica 6 settembre: all’Expo-Fenulli mostra dedicata a
...la «Campionissima», gran
fondo internazionale cicloturistica amatoriale «un uomo
solo al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo
nome è Fausto Coppi». Il ciclismo epico al tempo del
campionissimo.
Al salone dei Cavalieri, in
viale Giolitti 7, mostra «disegnare r artigianato. Cantiere»
a cura della Camera di commercio, industria, artigianato
e agricoltura di Torino.
Al museo etnografico: architettura tipica: presentazione
del modello in scala dell’abitazione della collina pinerolese realizzato dal cav. Agostino
Pons, e della mostra «Il carradore, antica attività artigiana»
realizzata in collaborazione
con il museo della civiltà contadina «’1 rubat» di Piscina.
Venerdì 4 settembre: alle
ore 17 nello spazio incontri.
Padiglione Atl 2 montagne
doc Expo-Fenulli, verrà presentato il libro Le voci di un
tempo: soprannomi di paesi,
famiglie, persone a cura del
museo etnografico della pianura pinerolese «’I rubat» di
Piscina edito da Alzani.
Programma spettacoli
Sabato 29 agosto, alle ore
17, inaugurazione con partecipazione della banda musicale Ana di Pinerolo e di un
gruppo folk argentino (San
Francisco-Cordoba); alle ore
21 concerto di musica folk
multiculturale con il gruppo
saluzzese «Acustica».
Domenica 30 agosto, alle
ore 21, serata di musica e
danze argentine con il «Ballet
Patria» di San Francisco
(Cordoba). A seguire alle ore
22 circa esibizione di balli liscio, standard, latinoamericano, rock a cura dell’Associazione danza sportiva «Panda»
di Bricherasio.
Lunedì 31 agosto, alle ore
21, serata di musica brasiliana «Afoxe» con i «Pau de
arara», il cantante Alexandre
Resende e i suoi musicisti.
Martedì 1“ settembre, alle
ore 21, concerto di musica
jazz con il gruppo «Asama
Five» (Andrea Allione alla
chitarra, Sergio Candotti contrabbasso e basso elettrico,
Adriana Vasques voce e piano, Marco Ariano batteria e
percussioni, Andrea Ayassot
al sax contralto). A seguire
alle ore 22 circa concerto del
sestetto vocale «Voiceandnoise» di Torino, originale
elaborazione della musica
leggera di questo secolo.
Mercoledì 2 settembre, alle ore 21, esibizione di «Stepaerobica» slide, funky-latinoamericano a cura dell’associazione sportiva Sportime di
Pinerolo. Alle 22 circa serata
di «Disco music Revival» discoteca Anni 60, 70 e 80 con
il dj Roby.
Giovedì 3 settembre, alle
21, spettacolo di danza sportiva a cura della scuola di ballo
«A. Tron»-Ads Studio Danze
di Pinerolo, specialità liscio,
standard, latinoamericane,
rock and roll e moderne.
Venerdì 4 settembre, alle
ore 21, «Gran galà dell’artigianato», spettacolo di danza
e arti affini a cura della scuola di danza Body System.
Sabato 5 settembre, alle
ore 21, concerto della banda
musicale «Filarmonica
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(jabato 22 agosto si è tenuta
Tas.semblea della Società
di studi valdesi, quest’anno
nella sala consiliare della Comunità montana vai Pellice.
Dall’anno scorso non è l’unica assemblea annuale della
Società: la prima è convocata
durante il mese di aprile per
l’approvazione in tempo utile
del bilancio d’esercizio. L’incontro di agosto rimane invece il momento per discutere
le linee guida e dare uno
sguardo sull’attività svolta.
Grande attenzione è naturalmente rivolta all'operato del
Centro culturale valde'se, il
«figlio» generato nove anni
fa dall’incontro della Società
con la Tavola valdese per la
gestione materiale del patrimonio bibliotecario e museale. L’operazione in questi termini può dirsi riuscita: la biblioteca ha ormai accresciuto
notevolmente il numero di
utenti grazie all’apertura durante tutto l’arco della setti
èloslogi
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Più di una volta, nel corso
di convegni e dibattiti
svoltisi in questi ultimi anni
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■U’identità e della vocazio’ Se ne è parlato in riferipnto al 1848 e alla libertà,
l^inenioria e alla storia valse, alla gestione e valoriziòne del nostro patrimonio
irale, al come il «mondo
Idese», nelle sue varie ejssioni, può partecipare ai
Igeiti di sviluppo economico che riguardano questo territorio e rispondere al cre,'scente interesse che si maniifesta nei suoi confronti non
soltanto in termini di tradizione 0 di «folclore» ma sopratiti stagni tutto di testimonianza. Credo
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faccia piacere alle sorelle e ai
fratelli delle chiese delle Valli
sapere che molti aspetti di
questa riflessione sono condivisi dal più ampio mondo
evangelico italiano e emergono in questi giorni di dibattiti
aTorre Pellice, sia nel Sinodo
che nei numerosi incontri che
l’operaiii] gli hanno fatto da cornice a
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15 agosto.
1 giovani, ad esempio, dei
quali troppo si è preoccupati
a proposito del loro rapporto
con le chiese (e però ci si
sforza poco per sapere che
cosa fanno e che cosa pensano) sono presenti sempre di
più nelle gallerie dell’aula sinodale e proprio sui temi
dell’identità, del rapporto con
Dio conducono da tempo nella Fgei e su Gioventù evangelico un’appassionata riflessione, troppo poco conosciuta.
In vista del loro prossimo
congresso (3-6 settembre a
Ecumene) vale la pena segnalate gli articoli sull’identità
féblicati sui numeri 163 e
!W di Gioventù evangelica.
La giornata «Giovanni
liegge», organizzata quest’
anno in modo efficace tra
liorpo pastorale e Centro cul
iani» c( 'turale, ha visto l’avvio di
un
confronto teologico sul protestantesimo e sul suo rapporto
con la «modernità», segnato
ia alcuni apporti determinanti
tna aiiche da profonde contraddizioni e parzialità. In
particolare l’idea dell’indiviauo autonomo e libero nella
propria coscienza, che rende
possibile il passaggio da suddito a cittadino, così come
quella del «patto» su cui si
sono costruite le democrazie
occidentali, se restano fondamentali nell’impegno per la
giustizia e per i diritti di cittadinanza per tutti e per ciascuno, possono oggi essere ripensati e arricchiti attraverso
la stessa teologia biblica e
con una riflessione che valorizzi, insieme al fondamentale riferimento alla vocazione,
il tessuto delle relazioni umane, il rapporto con l’altro e
l’altra, tra il singolo e la comunità.
Sulla tensione tra vocazione e identità vale la pena ancora segnalare le belle pagine
iniziali del rapporto della Tavola (che mi auguro non vengano dimenticate dai deputati
che faranno il resoconto del
Sinodo alle prossime assemblee di chiesa). «Non ci interessa tanto sapere - scrive la
Tavola - chi siamo e chi vorremmo essere, quanto piuttosto chi siamo chiamati dal Signore a essere, che cosa Dio
ci chiede di fare e dire. Predichiamo e lavoriamo per rendere conto di un annunzio di
liberazione che ci ha raggiunto e di cui siamo debitori e
debitrici verso i nostri contemporanei». Si tratta di una
fondamentale affermazione
biblica e protestante: che cosa
significa concretamente per
noi e rispetto ad altre «vie»
che sempre più numerose ci
vengono indicate dalle varie
«religioni» e credenze che ci
circondano e si assomigliano
nell’individuare identità e autenticità, benessere e «salvezza» soltanto in una ricerca
«dentro» noi stessi?
Nel prossimo anno, infine,
la Federazione organizzerà
delle «giornate teologiche»
regionali, rivolte in particolare ai membri di tutte le chiese
evangeliche, sul senso del
«discepolato». Gli spunti e le
occasioni per pensare e irrobustire la propria fede sono
dunque numerose: occorre
trovare del tempo per seguirne qualcuna, vincendo la riluttanza per le cose apparentemente difficili e lontane dal
«tran tran» quotidiano.
28 e 30 agosto: festa dopo i recentio lavori di ristrutturazione
Le antiche radici del presente
alla Casa delle diaconesse
CARMELIWA MAURIZIO
Per tre giorni la Casa delle
diaconesse di Torre Pellice invita amici, conoscenti,
appassionati d’arte e di musica, bambini, cittadini e turisti,
tutti quanti insomma vogliono conoscere più da vicino la
nuova Casa, i suoi ospiti e chi
vi lavora. Dal 28 al 30 agosto
si svolgerà infatti la festa di
inaugurazione ufficiale della
Casa, ristrutturata di recente,
che già da sei mesi ha ripreso
con lena e vigore la propria
vita presso l’antica residenza
di viale Gilly, dopo un periodo trascorso «in trasferta»
(durante i lavori) presso l’Hôtel du Parc. Attualmente la
casa per anziani ospita 29
persone, 16 sono invece
quanti vi prestano servizio
con varie qualifiche; la Casa
delle diaconesse offre tutte le
settimane ai propri ospiti pomeriggi culturali (musica,
diapositive, brevi conferenze,
letture), studi biblici, animazione. Tra i progetti futuri
quello sicuramente più caldeggiato dalla direttrice, Judith Elliott, è la possibilità di
aprire il più possibile la Casa
al territorio e offrire una sorta
di ospitalità diurna a quegli
anziani che, pur potendo e
volendo rimanere in casa propria, desiderano però compagnia e gradiscono trascorrere
nella struttura della Casa delle diaconesse parte del loro
tempo libero. «Stiamo raccogliendo le prenotazioni per
questo tipo di servizio diurno,
per valutare quanto questo significhi in termini di spazio e
personale - dice la direttrice
-. Le richieste per ora potranno essere accolte in numero
molto limitato e tuttavia siamo in contatto con tutte le altre opere per anziani presenti
Programma
Venerdì 28 agosto; alle ore 15 chiacchierata con il professor Passct Gros, botanico; apertura della mostra a cura
dei bambini della scuoia elementare di Torre Pellice, esposizione di bonsai, banchi di vendita e giochi con premi, tè
offerto.
Sabato 29 agosto: alle ore 15 dimostrazioni con il tornio
di Giovanni Manavella, scultura e restauro con Gianfranco
Caglierò, intarsio e antichi mestieri, tè offerto, dolci e liquori, banchi di artigiani locali, giochi con premi. Alle 18 apertura della mostra di pittura a cura di dieci artisti locali e del
Gruppo Arte 7.
Domenica 30 agosto: alle 10 culto al tempio di Torre
Pellice a cura della Casa, alle 11,30 casa aperta con visite
guidate, alle 13 pranzo (con prenotazione) alT Hôtel Gilly,
alle 14,30 di nuovo visite guidate. Alle 15,30 concerto in
giardino con il coretto. Paolo Calzi, Luca Girardon, Ida
Haxhia, seguirà salute e commiato del presidènte Franco
Davite; alle 17 estrazione dei biglietti vincenti della sottoscrizione a premi.
sul territorio, al fine di creare
una rete di servizi analoghi,
secondo le proprie disponibilità, la collocazione geografica, il tipo di assistenza che si
potrà offrire». La Casa delle
diaconesse vuole con la Festa
di fine agosto dal significativo titolo «Il presente ha radici
antiche» farsi conoscere proprio nello spirito di apertura
al territorio, per mostrare attraverso i vari momenti di festa come passato e presente
possano convivere, con lo
sguardo rivolto al futuro.
CASA DELLE DIACONESSE — Dal 28 al 30 agosto festa della Casa; domenica 30
inaugurazione ufficiale della Casa ristrutturata.
AGAPE — Dal 30 agosto
al 6 settembre campo adolescenti (11-13 anni) su «Viaggio con bagaglio leggero».
ASILO DEI VECCHI SAN
GERMANO — Domenica 6
settembre, alle 14,30, apertura del bazar con lavori
eseguiti dagli ospiti e
dall'Unione femminile di
San Germano, oltre ai lavori provenienti dal Bangladesh; inoltre banco dolci,
pesca, lotteria e buffet.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 30culto al
tempio del Ciabas alle 18.
MASSELLO — Domenica
30 agosto alle 15 riunione
all'aperto a Balsiglia.
POMARETTO — Riunione quartierale domenica 30
alle 15 in località Eiciassie.
RODORETTO-FONTANE
— Culto a Fontane domenica 30 agosto alle 9.
TORRE PELLICE — Domenica 6 settembre pomeriggio comunitario alle 15
ai Simound.
VILLAR PELLICE — Dal 3
all'8 settembre sarà presente presso la comunità un
gruppo di Rothselberg. Domenica 6 settembre giornata comunitaria all'Inverso:
culto all'aperto alle 10,30
con pranzo al sacco, incontri
e discussioni pomeridiane.
Polonia Vaidense: il
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--—MARIO BERTINAT_
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Coro vai Pellice rinnova il gemellaggio con l'Argentina e L'Uruguay
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quattro e più voci, ha creato
un clima spirituale molto speciale. L’uditorio, composto
da più di 700 persone del luogo e provenienti da Dolores e
Montevideo e altrove, ha seguito il programma con
un’emozione crescente, concludendo con numerosissimi
applausi. Qualcuno ha detto:
«E stato come se avessimo
toccato il cielo». E un altro:
«È stata una vera festa dello
Spirito, è stato straordinario».
Il coro ospite ha partecipato,
insieme al coro locale, al culto di domenica 9 agosto con
il canto di un «Negro Spiritual». I due cori e i 170 partecipanti hanno creato un’atmosfera spirituale che ha fatto
bene a tutti.
Un giornale di questa re
Per la
PiJbblicità su
0121-323422, fax 0121- 323831
gione del dipartimento di Colonia ha chiesto al direttore
del coro: «Vista con occhi da
europeo, che cosa pensa della
nostra zona, della nostra comunità e quali esperienze, positive e no, ha avuto in questi
giorni?». Il direttore, Ugo Cismondi, ha risposto: «Sebbene ci sia una differenza molto
grande tra il nostro paese e il
vostro sotto diversi aspetti,
qui tuttavia io trovo una società che conserva molti valori. Per esempio lo stare uniti,
l’amicizia, la voglia di incontrarsi, cose che si vanno lentamente perdendo in Europa,
perché la società sta vivendo
a un ritmo molto più veloce,
che non lascia tempo all’incontro, all’amicizia e alla
conversazione. Sicuramente il
viaggio qui in Uruguay, il nostro soggiorno a Colonia Vaidense, la visita a Colonia del
Sacramento e a Montevideo
sono stati un’esperienza molto speciale e molto arricchente per noi, perché hanno significato rincontro di molta
gente che per il suo nome ritrova un legame già familiare.
e alcuni hanno incontrato
inoltre dei parenti diretti della
loro famiglia che vennero
dalle Valli valdesi, insieme a
quelli che stavano già vivendo qui nel secolo scorso, e
questa è stata un’esperienza
positiva. Tutti i componenti
del coro sono stati molto contenti di questa opportunità».
Il coro italiano ha anche
presentato il suo programma
nel Bastion del Carmen, a
Colonia, con un pubblico
composto da più di 400 persone, e nel tempio della Chiesa valdese di Montevideo,
che era pieno, grazie anche
alla partecipazione di alcune
persone di Cascano. Da Valdense, il Coro Valpellice è
andato nella provincia argentina di Santa Fe, con la città
di Rafaela come punto di riferimento. Sappiamo che nell’itinerario era prevista anche
Colonia Belgrano. La presenza del Coro Valpellice è stata
una bella esperienza che ci ha
dato molta allegria e che abbiamo molto apprezzato:
«Quién ama el canto tiene
buen corazón».
IL CILO INFORMA
Volontariato
internazionale
Impegnarsi nel volontariato
internazionale è sicuramente
un'esperienza che può arricchire personalmente e professionalmente ed è, contemporaneamente, una concreta
possibilità di farsi portavoce in
prima persona di messaggi
culturali di solidarietà. D'altro
canto si tratta di esperienze
che spesso avvengono tra notevoli difficoltà a causa delle
profonde differenze dei modelli culturali con cui si viene a
contatto; è necessario perciò
che il volontario abbia, altre a
un'adeguata preparazione
professionale, doti di adattabilità e disponibilità.
In Italia il volontariato internazionale è regolamentato
dalla legge 49/87 in cui si stabilisce che i programmi di cooperazione internazionale, nel
cui ambito deve inserirsi il lavoro dei volontari, si basino su
iniziative concordate con i
paesi in via di sviluppo interessati e iritese a promuovere
una specifica azione di sviluppo autentico, e riguardano
prevalentemente settori come
la sanità, l'agricoltura, l'istruzione e l'animazione sociale.
La qualifica di volontario è attribuita quando si opera in
progetti di Cooperazione approvati preventivamente dal
competente Dipartimento per
la cooperazione allo sviluppo
e attuati da associazioni, organismi, enti (associazioni non
governative, Ong) riconosciuti
idonei con decreto del ministero degli Affari Esteri. I requisiti che bisogna avere per
aspirare a diventare «volontari» sono: la cittadinanza italiana, la maggiore età, il possesso delle necessarie conoscenze
tecniche e professionali, un
adeguata formazione e idoneità psico-fisica, un'operatività senza fini di lucro nella ricerca prioritaria di valori di solidarietà e della cooperazione
internazionale e un impegno
di lavoro di almeno due anni.
L'organismo stipula un contratto che prevede la chiara
precisazione del programma
di cooperazione in cui si inserisce l'impegno del volontario. Il
trattamento economico deve
essere adeguato ai costo della
vita del paese ospitante; gli
impegni di lavoro devono essere assunti dai volontari civili
«nello spirito di solidarietà tra
i popoli e prescindendo dai fini di lucro». I volontari hanno
poi dei diritti e dei doveri: ad
essi devono venir corrisposte
le spese di viaggio, comprese
quelle dei familiari, un'indennità di prima installazione e di
fine servizio pari a una mensilità per ogni anno di servizio
prestato. Il contratto deve prevedere poi il godimento di ferie annuali e la concessione di
congedi straordinari. Il trattamento previdenziale, assicurativo e assistenziale prevede
l'assicurazione per malattie limitatamente alle prestazioni
sanitarie. Al loro rientro in servizio, i volontari hanno diritto
alla ricongiunzione della posizione assicurativa e devono
provvedere al versamento dei
contributi a proprio carico secondo le norme vigenti.
5i diventa volontari sia presentando domanda attraverso
appositi formulari disponibili
presso il Dipartimento per la
Cooperazione allo sviluppo
del ministero degli Affari Esteri (ufficio X - Palazzo della Farnesina - Roma) sia rivolgendosi direttamente alle Ong che
gestiscono i programmi. Gli
aspiranti volontari sono convocati dagli organismi interessati non appena sia prevedibile un loro inserimento nei programmi: una volta prescelti, i
volontari, prima della partenza, dovranno partecipare a
speciali corsi di preparazione
di durata variabile, volti ad
approfondire la conoscenza
della lingua del paese di destinazione e degli specifici compiti che dovranno essere svolti.
Presso l'ufficio Cilo (centro di
iniziativa locale per l'occupazione) di Pinerolo è disponibile un elenco completo degli
organismi di volontariato riconosciuti dal ministero degli Affari Esteri.
(a cura di Davide Rosso
e del Cilo)
8
PAG. IV
E Eco Delle Vao.i ^ldesi
Ricordo di Livio Avanzini, autore di una mappa della vai Pellice
Un alpinista fra le borgate
Mostra a Rinasca
MARCO FRASCHIA
Molte persone, non più
giovanissime, ricorderanno senza dubbio con affetto e simpatia la figura di Livio Avanzini, classe 1904: il
suo amore per le montagne e
in particolare per quelle della
vai Pellice, terra d’adozione,
dove era approdato nel 1939
come impiegato nelle ferrovie, era immenso. Avanzini,
durante le sue innumerevoli
escursioni, con certosina pazienza riportava sui muri delle baite il nome e la quota altimetrica di una borgata, su
una roccia la strofa di una
poesia dialettale, su un colle
o una vetta il nome del valico
o della cima. Ancora oggi,
dopo tanti anni, lungo i sentieri della valle troviamo molte di queste sue scritte, sempre accompagnate dalla sigla
AvL: hanno resistito al tempo
e alle intemperie anche grazie
alla vernice piuttosto misteriosa che il suo amico Pizzardi preparava per lui.
Questa sua «mania» gli riservò anche alcuni episodi divertenti: un giorno un margaro andò a casa sua portandogli
uova, burro e formaggio pregandolo di andare a scrivere il
nome della sua borgata per
evitare la derisione degli amici delle borgate vicine che
avevano già la loro bella scritta; un’altra volta un finanziere
voleva multarlo e addirittura
arrestarlo, perché scrivere certe indicazioni in zona di confine era considerato un grave
reato. La conoscenza della vai
Pellice gli permise inoltre di
scrivere una guida storico-turistica della valle, che ebbe un
buon successo (ne furono
stampate tre edizioni): oltre a
contenere la descrizione di
numerosi itinerari escursionistici, la pubblicazione riportava «varie informazioni su personaggi o fatti storici, leggende, località e notizie pratiche
di vario genere» (p. 6), sovente poco conosciute.
Livio Avanzini disegnò anche alcune cartine di Torre
Pellice e della valle: una di
queste fa ancora bella mostra
di sé al rifugio Jervis, dove
occupa quasi tutta la parete di
fondo.
Messner, scalatore di fama
mondiale, scrisse che un grande alpinista non è solo colui
che scala pareti vergini o picchi di 8.000 metri ma anche
chi, camminando su sentieri o
su facili creste, riesce ancora
a commuoversi per la grandiosità delle montagne, la bellezza dei fiori e la semplicità
degli abitanti dell’alpe. In
questo senso possiamo affermare che anche Livio Avanzini, a modo suo, è stato un
grande alpinista.
Con il titolo «Sogno di una
notte di mezza estate» comparve sul numero 14 (ottobre
1984) della Ciardoussa, il
bollettino di informazione del
Cai Uget vai Pellice, un lungo articolo firmato Avanzini
Livio. Ci è sembrato importante riportarne alcuni brani,
perché testimoniano lo spirito
con cui l’autore frequentava
la montagna.
«Come si chiama questo alpeggio? Sarsenà, Bancet, Pravurì, gli Uvert, la Roussa o
Ciabraressa? Non ha importanza, sono tutti “foresti” che
si rassomigliano. Vi passo la
notte avvolto in una maleodorante coperta fornitami dall’alpigiano del posto, sdraiato
sopra uno sconnesso tavolato
appena cosparso di un po’ di
vecchia paglia e situato sopra
una stalla che ospita alcune
mucche. Sotto di me, ogni
tanto, risuona inopportuno il
campanaccio di una mucca.
(..) In tali condizioni è inutile
illudersi di poter chiudere un
occhio. Quindi mi calo fuori
dal mio abitacolo attraverso
un minuscolo finestrino. È ancora notte, ma che notte!
Com’è stellato il cielo e come
sono vicine le .stelle! (...) Mi
sgranchisco le gambe e faccio
due passi sull’erba rorida di
rugiada. Intanto, finalmente,
albeggia. Topia, l’ospitale alpigiano, si è alzato anche lui e
mi offre una bollente graditis
LA30RAT0RÌ0 ARTIGIANALE
PI PASTICCERIA
dì Sergio Mollea
Apertura al pubblico di un punto vendita al minuto di
pasticceria fresca e secca - rinfreschi - specialità torresi
salatini - torte nuziali.
Torre Pellice, via Matteotti 5 (cortile interno) tei. 932895
L’AsI 10 di Perosa Argentina e la Comunità montana valli Chisone e Germanasca
cambiano i numeri telefonici.
Gli UFFICI ASL di Perosa Argentina si
raggiungono selezionando il
0121-2331
a cui corrisponde il numero del centralino
di Pinerolo.
Il numero della COMUNITÀ MONTANA è
0121-802511
I numeri diretti per i singoli uffici sono:
Servizi sociali................ 802522
Agricoltura.................... 802510
Ufficio tecnico e Turismo...... 802524
Cultura ....................... 802515
Sport.......................... 802512
Lavoro e Patrimonio............ 802514
Urbanistica e Ambiente........ 802505
Ragioneria..................... 802502
Segreteria..................... 802500
sima tazza di tè. È ora che io
me ne vada; ringrazio e mi incammino. Per dove? Non ha
importanza: per me tutta la
Montagna è bella...».
«Una volta mi venne segnalato un vecchio casolare abbandonato da anni. Ora ci arrivo: è bellissimo così com’è,
tuffato fra rovi e vegetazioni
selvatiche che lo abbracciano
da ogni parte. (...) Mi fermo,
sfilo il sacco dalle spalle, ne
tiro fuori un barattolo e pennello, mi avvicino al rudere,
faccio spazio tra i rovi e tutto
compunto comincio a scrivere
sul muro in maiuscolo; dopo il
nome, l’altitudine...».
«Dalle vecchie abitazioni in
gran parte rovinate si affacciano, leggere e silenziose, timorose larve di trapassati.
Gente nata quassù, dove sono
cresciuti, dove hanno creato il
domestico focolare, dove
hanno figliato. Qui hanno fecondato con il loro sudore i
terreni aridi e ingrati, ne hanno tratto il loro magro sostentamento cantando le lodi al
Signore...».
«Il sole scende all’occaso: è
tempo di rientrare, di corsa, a
casa. Mi butto giù sulla dimenticata mulattiera, ma prima della svolta mi soffermo
ancora e invio a questa gente
un mio ultimo struggente saluto, a questa gente che forse
non incontrerò mai più».
«Incanto
e memoria»
con il legno
Il legno come materia prima per produrre oggetti d’
uso, da lavoro e da arredo,
dai più poveri e semplici a
quelli più straordinari. Si tratta di oggetti che in qualche
modo raccontano la storia
dell’uomo, raccontano di stili
di vita, di capacità creativa
che col tempo si è trasformata
in memoria e patrimonio di
cultura materiale. Raccogliere, restaurare ed esporre questo patrimonio è quanto fa
l’associazione «Abitare in
valle» di Pinasca che grazie
alla sapiente tecnica ripresa
dalla famiglia Paure sta esponendo presso l’ex cascina
Cottolengo la quinta edizione
di «Incanto e memoria», mostra di legno e arte, dal cucchiaio alla credenza. La mostra, aperta fino al 30 agosto,
comprende più di 400 reperti
lignei, dal ciliegio al larice, al
noce, e racchiude davvero
una storia di vita. C’è la produzione «colta» e di arredo,
gli utensili, oggetti realizzati
dapprima a mano e poi con
l’aiuto di qualche macchina.
«La nostra ambizione - dicono i Paure - è quella di conservare e proteggere un patrimonio irripetibile e assicurarne la conoscenza futura».
ITA
Le domande
di due
bambini
Sono la mamma di due
bambini di 11 mesi e di 4 anni e ho deciso di «girare» a
voi alcune delle domande
della mia bambina ritenendole di vostra pertinenza.
«Perché via Boschetto (a
Torre) sembra il letto di un
torrente? Perché via del Porte
(a Torre) è aperta al traffico
anche nelle sue parti più strette, dietro il San Giuseppe e
nella parte alta e poi perché
non tagliate almeno le ortiche
così non mi pungo quando la
mamma mi fa addossare al
muro per far passare le auto?
Perché a Torre avete coperto
di ghiaia il viale Dante? Forse
perché così sembra la cassetta
degli escrementi del mio gatto
(ma noi tutti i giorni togliamo
le polpette di cacca!)? O forse
per obbligare i bambini in
passeggino a transitare al sole
e in mezzo alla strada? O forse perché così la mamma si allena e poi trova che andare dal
Serre alla Ghieisa d’ia Tana è
molto più agevole che da Torre ai Condré! Perché i giochi
di piazza Muston sono sempre
così polverosi che quelli di
Torino sembrano svizzeri?
Perché poi i giochi di fianco
alla chiesa avventista e quelli
di via Furhman sono tutti rotti? Perché i marciapiedi per
andare a Luserna lungo viale
de Amicis sembrano bombardati? Perché in viale dei Tigli
(Luserna San Giovanni) e in
altri posti non c’è una pista
per i pedoni che così devono
camminare in mezzo alla strada? Perché da via Furhman
non si può più salire alla Panoramica passando dai Peyrot
perché la strada è sbarrata da
un cancello? Perché in questi
paesi non ci sono percorsi
protetti per le biciclette, proprio qui che la gente guida da
cani? Perché non segnalate
con numeri e cartine gli itinerari che si possono fare a piedi
tra le borgate come è stato fatto per gli itinerari cicloturistici
del Pinerolese? La mamma liquida queste questioni con un
“ma qui non siamo in Alto
Adige!”... E se provassimo a
copiare un po’ e a migliorare
tante piccole cose che cadono
sotto gli occhi tutti i giorni?».
Cordialmente,
Patrizia Mathieu, Federico
e Annapaola Carbonatto
Torre Pellice
croci ugonotte in oro e argento
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via trieste 24, tei. 0121/397550 Pinerolo (To)
VENERDÌ 28 AGOSTO IQga
29 agosto, sabato — SESTRIERE: Alle ore 10, presso il monumento alla Resistenza, incontro in ricordo dei
210 partigiani della divisione
Alpina autonoma «Mdo A.
Serafino» e delle brigate
«Garibaldi e Gl».
29 agosto-13 settembre —
TORRE PELLICE: Alla
Casa delle diaconesse mostra
d’arte a cura di artisti locali e
del Gruppo Arte 7 con il seguente orario: sabato 29 agosto inaugurazione, rinfresco e
intrattenimento musicale; domenica 30 ore 14,30-18,30,
venerdì 4 settembre 20,30-22,
sabato 5 e 12 e domenica 13
settembre 15-18 e 20,30-22,
venerdì 11 20,30 -22.
29-30 agosto — TORRE
PELLICE: Al circolo Mûris
mostra degli hobby e delle
collezioni, inaugurazione sabato 29 alle 16.
30 agosto, domenica —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nel tempio valdese, alle
21, concerto di fiati e musica
classica con il quintetto Miroir, musiche di Cambini,
Mozart, Ligeti, Barber, Briccioldi. L’associazione Lou
Cialoun durante la serata illustrerà il progetto «Villa Olanda» al quale sta lavorando da
tre anni.
30 agosto, domenica — RINASCA: Tradizionale grande
festa alla borgata Albarea con
pranzo, cena e danze.
30 agosto, domenica —
BOBBIO PELLICE: Festa
al bivacco Boucie.
30 agosto, domenica —
PINEROLO: Alle ore 21, alFauditorium, incontro sul tema «Desaparecidos e diritti
umani», la situazione in Argentina e i processi internazionali in corso. Intervengono Giorgio Gardiol, parlamentare dei Verdi, José De
Luca, del Movimento ecumenico per i diritti umani, e lorge Ithuburu, della Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli.
30 agosto-1“ settembre —
TORRE PELLICE: Alla
Casa valdese XXXVIII convegno della Società di studi
valdesi sulla Riforma e sui
movimenti religiosi in Italia:
«La Bibbia e il tricolore. I
protestanti nel Risorgimento
italiano».
1" settembre, martedì —
PORTE: In località Malanaggio, al campo sportivo, alle 21,30, Pascale Charreton
presenta «Ti voglio tanto tango», musica e teatro degli
Anni 50. Ingresso gratuito.
2 settembre, mercoledì —
ROURE: Fiera autunnale di
Villaretto.
5 settembre, sabato —
TORRE PELLICE: Alle
15,30 alla biblioteca della Casa valdese incontro «L’amicizia è oro» letture e pensieri
ricordando Primo Levi.
6 settembre, domenica —
BOBBIO PELLICE: Dalle
8,30 al torrente Pellice 4“ e 5“
gara del campionato sociale
1998 di pesca.
6 settembre, domenica —
RORÀ: XVI edizione della
marcia alpina Rorà al rifugio
Valanza.
6 settembre, domenica —
TORRE PELLICE: Nel
campo del Collegio valdese,
con inizio alle 9,30, si svolge
il quadrangolare di calcio «6“
edizione memorial Cipo».
Chiesa di Angrogna
Il Concistoro
ringrazia
UÍ
MARIO I
Il Concistoro della Chiesa
valdese di Angrogna ringrazia tutte le persone che a vario titolo hanno contribuito
alla buona riuscita della tradizionale festa del 15 agosto,
svoltasi al Passel. Un particolare grazie ai proprietari dei '
terreni utilizzati per la mani- (
festazione, alla Croce Rossa 'I
della vai Pellice, alla dotto- I
ressa Paola Grand, ai gruppi I
Ana di Villar Pellice e An- f
gregna, al gruppo Amici di
Santa Margherita, al Gruppo
sportivo Angrogna, alla
Squadra antincendi boschivi e
ai gruppi per la protezione civile di Angrogna e Luserna
San Giovanni, al coro «La
draia», all’amministrazione
comunale di Angrogna, al
messo comunale e all’autista
del pullman del Comune.
Franco Taglierò - Angrogna
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Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatam^
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/^
Resp. ai sensi di legge Piera E9'“'
Stampa: La Ghtsieriana Mondov)
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)Ì 28 AGOSTO 1998
Vita Delle Chiese
0^ È mancato a Luserna San Giovanni il pastore valdese Pierluigi ]alla
La vocazione cristiana nel pastorato
UfficiBle di artiglieria^ laureato in lingue, studioso di ingegneria, finalmente
pastore, compì il suo ministero in varie parti d'Italia e in Svizzera
PAG. 5 RIFORMA.
^j»HIO FRANCESCO BERUTTI
fiIN cjui il Signore ci ha
((¿^soccorsi» (I Sam. 7,12).
Una riflessione appassionata
delpast. Giorgio Tourn sulia
sofferenza, tema ampiamente dibattuto recentemente aileValii, e la certezza che nulla ci potrà separare dall’amote di Cristo ci ha accompagnati nell’estremo saluto rivolto al pastore Pierluigi Jalla
nel tempio di Torre Pellice.
Neiventidue anni successivi all’emeritazione la sofferenza sempre più ha accompagnato l’esistenza del nostro fratello senza spegnere il
suo sorriso, condizionando
certo le possibilità di movimento ma non io spirito, sino
a un decesso sereno all’Asilo
di San Giovanni.
Vogliamo ricordare Pierluig attraverso alcune parole di un lungo articolo su tre
colonne a lui dedicato, in occasione delia sua consacrazione, su La Luce (23 luglio
1961). «L’esperienza di vita
che ha condotto il sig. P. L.
lalla al pastorato è insolita:
iridale effettivo di artiglieria
e laureato in lingue, alla fine
della guerra si riavvicinò alla
Chiesa e cercò un nuovo indirizzo per la sua vita. Intraprese gli studi di ingegneria,
e sempre più sentì vivo il de
siderio di compiere la propria
vocazione cristiana pervenendo al ministerio. Dalla
nostra chiesa e da varie missioni “collezionò”, come egli
ha detto, numerosi rifiuti, e il
ripetuto consiglio di “fare un
buon laico”. Finalmente la
Chiesa valdese accettava una
sua rinnovata richiesta, ma a
condizioni assai gravose: il
compimento integrale del
curriculum teologico (4 anni)
ed insieme la cura della comunità di Forano Sabina... A
giugno ha compiuto i suoi
studi con una brillante tesi su
“La creazione come problema ermeneutico secondo Genesi 1 e nella cosmogonia
scientifica contemporanea”».
La Tavola di allora non
aveva troppe difficoltà nello
spostare «gli operai della
chiesa». Nel ’62 viene trasferito a Torino, entra a far parte
della Tavola per un settennio;
nel ’63 va per un anno a Catania; nel ’64, candidato per
l’elezione sia a Bergamo che a
San Germano, si ritrova a San
Germano sino al ’70 quando,
su proposta di membri del
Consiglio ecumenico e con il
pieno appoggio della Tavola,
accetta di essere pastore in
Svizzera, a Montana. Il suo
ministerio lo porta a occuparsi dei migranti (occorre
forse ricordare che allora
Il pastore Pierluigi Jalla
eravamo un po’ gli «albanesi»
di oggi per la Germania e la
Svizzera?), a ristrutturare a
Catania locali per creare un
circolo giovanile «Gambero
Rosso», a mettere mano a una
tesi di dottorato complessa
«Morale technologique et
Église eschatologique»... fino
a sempre maggiori condizionamenti dalla malattia.
Oggi siamo abituati a riconoscere e favorire vocazioni
cosiddette «tardive», l’ubbidienza non è più una virtù e
un candidato può pure essere sposato e non suscita dibattito se usa la toga con o
senza facciole. Credo che nel
nostro tempo di comunicazione con i mass media valga
la pena ricordare che Radio
Trieste Evangelica nutriva
spiritualmente Jalla, ancora
ufficiale di artigiieria a Merano, e in Svizzera il Centro
giovanile Vaumarcus e il
Centro ecumenico di Bossey
sono stati luoghi di incontro
con la vocazione cristiana,
con figure significative del
protestantesimo italiano e
non ultimo con la sposa
Etiennette, che sino alla fine
gli ha tenuto la mano. Quattro giovani colleghi hanno
portato la bara per l’ultimo
tragitto; sia ringraziato Dio
per quanto ci ha donato attraverso il pastore Pierluigi
Jalla e per la vocazione ad altri di proseguire il cammino.
\ ■ ■ Una riflessione condotta dalle chiese valdesi e metodiste del III distretto
presenza dei giovani richiede il loro coinvolgimento
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j\ OVE e perché sono spaU riti i nostri giovani? Cote fare per ricuperarli? Queste le domande principali intorno die quali hanno ruotato gli interventi dei delegati
alla Conferenza del III di., stretto, facendo eco agli in•f terrogativi delle comunità
ohe rappresentavano. Una
realtà di non presenza tal®ente dibattuta da portare a
in atto che richiedeva alla
«diadiffusione di un estimtto del verbale tramite Riforlliw le che si colloca dopo la
pagina che il nostro giornale
napubblicato nel n. 32 su
laasto stesso problema, ndr].
analisi della realtà gio
I trpnt^una «fascia di
1 ren ennipiù impegnata nella
a nel lavoro, meno
presente perciò nelle attività
‘a chiesa». Ma questa anaè un alibi perché
più che mai notiamo che
^ relioi ^andenze in campo
'a' gioso attirano i giovani»,
foli j?®^aare alle oceaniche
calate a Roma
; uno dei movimenti neo
catecumenali, focolarini, rinnovamento dello spirito, ecc.
Giovani di tutte le età, molti
sposati con tanto di figli, lavoratori, studenti. Inoltre anche «nelle chiese pentecostali
sono presenti molti giovani»,
chiese «più vivaci e ricche di
musica», linguaggio principe
tra i giovani da sempre.
Ci sono anche realtà come
la Egei in cui «i giovani sanno
organizzarsi in modo autonomo, ma non si sentono a
loro agio nella chiesa e giudicano “noiosi” i nostri culti». È
pertanto evidente che la
mancanza di giovani nelle
nostre chiese bmv non può
essere attribuita soltanto a
cause contingenti, ma a cause
da ricercare in noi. Innanzitutto si nota che «nelle nostre
chiese i pastori non sono
sempre preparati al dialogo
con i giovani». Non ci risultano dei veri e propri corsi di
aggiornamento per pastori e
responsabili delle comunità
aventi come obiettivo lo studio dei movimenti religiosi e
non (vedi New Age) e Tanalisi
delie motivazioni che attraggono i giovani verso tali for
Un utilizzo moderno della musica può favorire il coinvolgimento dei
giovani nella vita delle nostre chiese
liingi"
lestid
jagno
ilati^
OZZE
^ centro diaconale «la noce»
ricerca un/a tecnico
'"Siado di assumere la gestione del settore amministrativo
^'®hiede: diploma di ragioneria o laurea in economia;
deH’informatica e dei processi amministrativi e conservbi autonomamente la contabilità, l’amministrazione dei
_'^'®del personale;
proSn''^,'^' oi'Qanizzare il lavoro di gruppo, di favorire lo sviluppo
connijdei propri collaboratori e di operare in collegamento
_. settori e con il Centro servizi amministrativi;
^|"ieresse e disponibilità per un servizio in ambito diaconale.
mento**[n' '^'^'^le di formazione, adeguato periodo di inseripossih'i| !!''i'®dramento e retribuzione come da contratto aziendale,
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per sopralluogo e primi contatti.
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“La Noce» Istituto valdese ■ via Giovanni
fio:sZ h Pillasi, 12 - 90135 Palermo. Tel. 091-5817941 (ora'^311 C ri i ' 3/ venerdì, sabato 8-12); fax 091-6820118; e
"—_'^'>ooe@mclink. it
me di aggregazione. Colmare
però questo vuoto conoscitivo non basta se non si è disposti a «presentarsi ai giovani non corrie maestri, ma come persone capaci di mettersi in discussione» e a rivedere
la staticità delle nostre liturgie «privilegiando la musica e
aprendo più spazi a interventi
diversi». Positive esperienze
sono state fatte con la formazione di gruppi teatrali e cinefórum. Si può dare spazio
alla creazione di gruppi musicali (rock, jazz, rap, invece di
produrre sempre corali).
Non sfugge però al dibattito il fatto che giovani si diventa e non si nasce. Pertanto accanto alle iniziative tese
al recupero, ci debbono essere quelle «preventive» durante la crescita. Perciò «per
coinvolgere i giovani nella
chiesa è necessario intervenire nell’età della scuola dome
nicale e del catechismo e dare loro uno spazio nel culto».
Inoltre «la loro presenza nella
comunità dipende anche
dalTimpegno o dalla scarsa
fedeltà alla chiesa delle rispettive famiglie». La realtà è
indubbiamente complessa e
richiede sia studio sia capacità di ascolto. Infatti spesso
«i giovani possono anche essere lontani dalla chiesa per
un periodo di ripensamento,
seguendo un percorso alla fine del quale è possibile il ritorno. Le chiese pentecostali
e altri movimenti attirano i
giovani perché hanno trovato
delle formule, ma le nostre
chiese non devono rinunciare a certi aspetti della fede
come strumento di discussione, come metodo critico. I
giovani non frequentano per
consuetudine, ma sono presenti se interessati a certe importanti tematiche».
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-semestraie £ 55.000 -semestraie £ 80.000
■ cumuiativo Riforma + Confronti £ 145.000 (solo Itaiia)
Per abbonarsi: versare i'importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino,
Chiesa metodista di Savona
Con Í fratelli inglesi
della Waldensian Fellowship
SAURO COTTARDI
Due belle giornate di fine
luglio hanno rallegrato
con due agapi fraterne la
Chiesa evangelica metodista
di Savona. Il pastore Valdo
Benecchi è venuto giovedì a
incontrare il Consiglio di
chiesa e a ispezionare lo stabile di piazza Diaz poiché,
per il risanamento finanziario deirOpcemi, è prevista
l’alienazione di alcuni alloggi
sia a Savona che a Milano. Il
«piano» è stato illustrato ampiamente ai membri del Consiglio, chiarendo che il ricavato andrà in parte a sanare
l’esposizione bancaria e in
parte servirà alla manutenzione straordinaria delTedificio stesso, che ha ormai quasi quarant’anni.
I presenti, a nome della comunità, hanno preso atto
della necessità urgente dell’operazione, dell’equità del
provvedimento, che lascia
comunque disponibili tutti i
locali ecclesiastici e l’alloggio
pastorale, e del metodo della
concertazione che permette
alla comunità locale di esprimere le proprie valutazioni;
si sono impegnati inoltre a
contattare gli acquirenti, già
individuati, e a sostenere il
Comitato permanente nelle
operazioni burocratiche da
espletare. La serata si è conclusa con un’animata cenetta
nel fresco del salone sottostante, coronata dalla «farinata» savonese.
Domenica 2 agosto è arrivata in visita la comitiva dei ragazzi inglesi, soggiornanti alla
Casa valdese della gioventù di
Vallecrosia, venuti in Italia
con la «Waldensian Fellowship of thè United Reformed
Church». Non si tratta di gite
occasionali, ma di quell’interscambio di visite tra Italia e
Gran Bretagna che si ripete
proficuamente ormai da decenni; anche alcuni savonesi
avevano visitato di recente le
chiese e le famiglie riformate
inglesi partendo con un pullman da Torino. Sono contatti
non solo creati in questo dopoguerra, ma che risalgono
storicamente agli interventi
dei protestanti inglesi a favore
dei valdesi già nei secoli XVII
e XVIII e ai missionari metodisti durante il Risorgimento
nel secolo XIX.
Il predicatore Eduardo Cacciapuoti ha condotto un culto
e una Cena del Signore bilingue in modo che tutti hanno
potuto comprendere; gli ospiti hanno anche cantato due
bei inni inglesi. La predicazione sul testo della «trasfigurazione» (Matteo 17) ha indicato la via di Cristo che scende
dall’isolamento del monte
verso e per l’umanità, che si
dibatte nei suoi tremi problemi e che riceve l’offerta del
perdono, della condivisione e
della redenzione. È seguita
una festosa agape fraterna di
una cinquantina di persone
con un interscambio di notizie e conoscenze, dove gli inglesi parlavano in italiano e
gli italiani in inglese...«e tutti
stupivano perché ciascuno li
udiva parlare nel suo linguaggio» (Atti 2). I ragazzi sono poi
usciti per una visita guidata
da Giorgio Castelli nel centro
storico di Savona, affermando
di essersi sentiti a casa loro e
attorniati da vera amicizia.
È da aggiungere, quale «ciliegina» di questa festa, che
tra i ragazzi c’era un giovane
africano che fa un «servizio di
animazione tra i giovani della
sua chiesa» in Gran Bretagna;
che da Celle Ligure dove lavora era venuta una coppia di
sposi dello Sri Lanka, felice cji
aver rintracciato la Chiesa
evangelica; che dalTAssia è
venuta una coppia di fidanzati tedeschi, ospite del nostro
aiuto pastore Roland; che da
Pavia erano venuti i coniugi
Nicolai, che da Milano era venuta la famiglia Incerti, che
da Padova era venuta la famiglia Cristofori e che partecipavano pure una decina di
frequentatori del corso di inglese dell’Unitrè; «avviene
che tutte le nazioni affluiscono alla casa dell’Eterno, molti
popoli accorrono dicendo:
venite... egli ci ammaestrerà e
noi cammineremo per i suoi
sentieri» (Isaia 2).
UDINE — Venerdì 4 settembre, alle ore 18, presso la Chiesa
metodista (piazzale D’Annunzio 9), si tiene una conferenza sul tema: «Israele, terra di pace», che vedrà come relatrice la dott. Augusta De Piero Barbina.
PINEROLO — Dal 29 agosto al 6 settembre la Chiesa valdese
è presente alla XXII Rassegna delTartigianato che si svolgerà nella tradizionale area «Expo-Fenulli» con un proprio
stand che porta il titolo «L’istruzione, le opere e il servizio»; organizzazione delle chiese valdesi del 2° circuito.
PRAROSTINO — La comunità esprime cristiana simpatia ai
familiari di Clemente Reynaud, del Collaretto, deceduto
nei giorni scorsi all’età di 85 anni.
SAN GERMANO — Domenica 6 settembre, alle ore 14,30, si
apre il bazar dell’Asilo dei vecchi. Verranno esposti i lavori
eseguiti dagli ospiti dell’Asilo e dall’Unione femminile di
San Germano nonché i lavori provenienti dal Bangladesh.
Non mancheranno il banco dolci, la sottoscrizione con
ricchi premi e il buffet.
PIEDICAVALLO — Domenica 30 agosto si chiuderà la stagione
estiva del tempio di Piedicavallo (Alta valle Cervo, Biella)
con il tradizionale culto in lingua piemontese alle ore 17.
SAN SECONDO — Domenica 12 luglio è stata battezzata Emily
Cavaliere, di Gabriele e Daniela Paschetto. Lunedi 20 luglio
è nata Sara Ricca, di Silvio e Monica Fogliame. La comunità è stata allietata anche dalle nascite di Giulia Pellandino, di Umberto e Gabriella Gardiol, e di Sabrina Gardiol, di
Sereno e Vilma Brunetto. Domenica 16 agosto è stato battezzato Massimo Costantino, secondogenito di Claudio e
Gladys Amadin; per tutti questi bambini e per le loro famiglie chiediamo la benedizione del Signore.
• Domenica 26 luglio, al termine dei lavori di restauro, sono
ripresi i culti nel tempio che, vista la momentanea impraticabilità, venivano tenuti nella sala delle attività. I lavori iniziati alla fine del mese di giugno si sono resi necessari per le
precarie condizioni del pavimento in legno, che è stato sottoposto a un trattamento antitarlo e verniciato. Sono inoltre
state ritinteggiate finestre, porte e muri e per l’occasione
sono infine state effettuate le pulizie generali del tempio. I
lavori eseguiti sono stati possibili grazie alla disponibilità
dei molti volontari che ringraziamo vivamente.
10
PAG. 6 RIFORMA
Ripokma
Sfide alla «pax americana
Jean-Jacques Peyronel
»
È già finita la «pax americana» in Africa? A solo quindici
mesi dalla nascita del nuovo Congo (ex Zaire), l’Africa centrale è di nuovo in guerra, e le fiamme potrebbero rapidamente estendersi a tutta la parte centro-meridionale del
continente. Di questo pericolo è perfettamente consapevole il presidente sudafricano Nelson Mandela che, pur appoggiando Kabila, privilegia la via del negoziato a quella
delle armi. Questa nuova guerra, scatenata come due anni
or sono dal Banyamulenge, quei tutsi congolesi di antiche
origini ruandesi, ha gli stessi «padrini» politici di allora;
Paul Kagame, l’uomo forte del Ruanda dopo il genocidio
dei tutsi e degli hutu moderati nel 1994, e Yoweri Museveni, presidente dell’Uganda. Ambedue sono, come Kabila,
ex guerriglieri marxisti, giunti al potere con la forza delle
armi. Ma, a differenza di Kabila, rimasto legato.alla vecchia ideologia, essi fanno parte di quella nuova generazione di socialisti pragmatici che accetta pienamente l’economia di mercato. Per questo hanno avuto il sostegno sempre più convinto del grande business americano.
A livello mondiale, l’Uganda e il Botswana, con un tasso
di crescita annua del 6%, sono considerati come i migliori
«allievi» della Banca mondiale. Non c’è da stupirsi quindi
che Clinton abbia scelto proprio questi due paesi come
prime tappe del suo storico viaggio in Africa nel marzo
scorso. Ma L’Uganda e il Botswana sono piccoli paesi a
economia prevalentemente agricola. L’ex Congo belga invece, con le sue enormi ricchezze minerarie, fa gola a
molte multinazionali. Non è un mistero che l’appoggio
dato a Kabila per rovesciare Mobutu è venuto prima di
tutto dalla potentissima lobby affaristica statunitense, in
nome del nuovo dogma della globalizzazione.
Lo ha detto lo stesso Clinton appena sbarcato a Kampala, salutando l’Africa come «l’ultima frontiera» dell’economia globalizzata. Solo che Kabila, a differenza di Museveni
e del presidente del Botswana, non ha dimostrato finora di
essere un uomo altrettanto affidabile, soprattutto per governare un paese strategico come l’ex Zaire. Le recenti rivelazioni dell’arcivescovo Desmond Tutu sulla responsabilità dei servizi segreti anglo-americani e sudafricani
nell’attentato del 1961 contro l’allora segretario generale
dell’Onu, Dag Hammarskjold, confermano che, dopo la
lunga parentesi mobutista, l’ex Congo belga rimane il perno essenziale dell’asse politico deU’intera Africa centrale.
Fin dal suo esordio, Kabila ha compiuto due grossi errori
politici che potrebbero segnare la sua fine: ha sospeso i partiti politici e ha fatto arrestare l’ex primo ministro Etienne
Tshisekedi, capo dell’opposizione a Mobutu, l’uomo più
amato del paese. Non solo, ma ha preso subito le distanze
dai Banyamulenge senza i quali non sarebbe mai riuscito a
rovesciare così rapidamente l’ex dittatore. Ora, quello che
sta avvenendo in Congo non è altro che l’onda lunga della
questione mándese e del genocidio tutsi del 1994. Kagame
e Museveni lo hanno ricordato a Kabila invadendo il Nord
Kivu che è già di fatto una specie di «Tutsiland».
Se r«era francese» in Africa centrale è ormai definitivamente tramontata, ci vorrà tempo prima che si affermi la
nuova era americana, basata sì sulla liberalizzazione degli
scambi commerciali ma anche su un minimo di rispetto
delle regole della democrazia. È vero che la «rinascita africana» di cui parla spesso il vicepresidente sudafricano,
Thabo Mbeki, si sta affermando in molti paesi dell’Africa
centrale e australe, ma essa deve fare 1 conti con due grossi
ostacoli: il peso delle realtà etniche e tribali nella gestione
del potere e la grande sfida dell’islamismo militante.
L’improvviso interesse degli Usa per il continente nero
non è solo dettato da interessi commerciali, è prima di tutto
destinato a «contenere» il nuovo pericolo mondiale dopo la
sconfitta del marxismo, e cioè appunto l’integralismo islamico, impersonato oggi dal Sudan. Le bombe del 7 agosto in
Kenia e in Tanzania, paesi limitrofi dell’Uganda e del Congo, sono state la risposta di questo nuovo nemico al viaggio
di Clinton in Africa. La decisione Usa di rispondere in prima
persona dimostra che per ora la nuova strategia americana
in Africa non è riuscita a «contenere» il nuovo nemico.
Riforma
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Giorgio Gardiol, Maurizio
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Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
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1998
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1» gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 32del 21 agosto 1998 è stato spedito dall'LIfficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 19 agosto 1998.
VENERDÌ 28 AGOSTO T
A proposito del rapporto fra gli adulti e i bambini
La «condizione» di genitore
/ figli sembrano appartenere più alla società che alle loro
famiglie: da queste bisogna incominciare a fare chiarezza
ANITA TRON
HO letto con molto interesse l’articolo di Fernando lachini «Il mestiere
più difficile», comparso su
Riforma il 21 agosto, e vorrei
aggiungere qualche altro elemento. Condivido le preoccupazioni di lachini e riconosco
gli interrogativi che solleva,
perché me li trovo continuamente diironte. Non condivido invece il suo modo di porsi
rispetto ai genitori, o meglio,
quello che dice per me non è
sufficiente. Mi spiego:
1) quello del genitore non è
un mestiere che si impara attraverso specifici corsi di formazione. E una delle «condizioni» dell’esistenza umana e
come le altre (moglie, marito,
zia, zio) talmente soggettiva
da non poter essere assunta a
modello da riproporre, ma
solo vissuta ogni volta, ogni
nuovo/a figlio/a;
2) oggi i genitori sono solo
due, importanti certo, ma solo due dei vari riferimenti che
intervengono, fin dalla più
tenera età, nella vita delle nostre figlie e dei nostri figli;
3) parliamo quindi sì di formazione e informazione, ma
non «dei genitori» soltanto,
bensì «degli adulti».
Il coraggio della verità in
questo campo quindi, secondo me, non sta tanto nel
prendere coscienza dei propri limiti e fallimenti in quanto genitori, ma piuttosto nel
riconoscere che, paradossalmente nell’era del massimo
possesso e degli «status Symbol», i figli e le figlie appartengono sempre meno alle
famiglie e sempre di più alla
società, che si prende cura di
loro secondo i suoi sistemi
(scuola, televisione...) e i suoi
valori. E il primo passo da fare in tale direzione io credo
sia innanzitutto quello di
smetterla di mistificare la famiglia, di far credere ai bambini e alle bambine di essere
su «l’isola che non c’è» e poi
stupirci di avere intorno a noi
tanti Peter Pan invece che
giovani donne e uomini in
grado di affrontare la vita! È
da lì, dalla famiglia che dobbiamo partire, per ridefinire
il ruolo di tutte e tutti gli
adulti tenendo conto:
- da un lato, che oggi i genitori sono gli interlocutori
meno privilegiati dei propri
figli, quelli cioè che riescono
a «dedicare» loro meno tempo, sicuramente meno delle
insegnanti, ma anche meno
delle baby sitter, dell’istruttore di nuoto o karaté, della
televisione. Passano più tempo negli stessi spazi, ma non
è la stessa cosa («Mamma!»
«Aspetta! sono al telefono, sto
cucinando...» «Papà, vieni un
momento?» «Non ora, devo
finire questo lavoro, sto
uscendo...»).
- dall’altro lato, che la famiglia perfetta esiste solo più
negli spot della Barilla e
nell’immaginario delle gerarchie ecclesiastiche e politiche. Le condizioni di vita sono cambiate, le regole della
convivenza anche, non si può
tornare indietro, né fare finta
che non sia successo niente
o, peggio ancora, che si è
cambiata la forma, ma non la
sostanza.
Dobbiamo prendere atto di
tale trasformazione, delle
conseguenze negative, ma
anche positive che comporta,
e da lì partire per costruire
dei nuovi modelli educativi,
per porre delle nuove basi su
cui costruire la relazione con
i nostri figli e le nostre figlie.
Altrimenti come possiamo,
non dico pretendere ma anche solo immaginare che
possano crescere serene ed
equilibrate se c’è un baratro
fra ciò che il mondo degli
adulti afferma, si aspetta da
loro, e la realtà che vivono
sulla loro pelle? «Mamma, tu
dici che sto bene vestita così,
perché mi vuoi bene, ma gli
altri non mi prendono nemmeno in considerazione se
esco conciata in questo modo!» Non si tratta solo di mettere due modelli a confronto,
come succedeva ai miei tempi, ora c’è in ballo ben di più:
l’esistere o il non esistere, la
vita 0 la morte sociale. E lo
sappiamo bene noi, adulti e
adulte, perché sono esattamente gli stessi problemi che
affrontiamo in prima persona
ogni giorno della nostra vita.
Perché mentire, allora? perché minimizzare, perché
continuare a legiferare in
materia di famiglia, di scuola,
di lavoro per 1 giovani, modificando la forma delle vecchie leggi, in particolare le
forme di finanziamento, ma
non i contenuti?
Radio & Televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 6 settembre andrà in onda: «Sinodo delle chiese vaidesi e metodiste: Israele e Palestina, dialogare nel conflitto;
Incontro del Sae; Incontri (rubrica biblica)». La replica sarà
trasmessa lunedì 14 settembre su Raidue alle ore 9,30 circa.
È scandaloso, per me, che
alle soglie del 2000 i nostri figli e le nostre figlie continuino
ad essere trattati come un
«problema sociale» e che, a
trent’anni dalla più grossa
contestazione giovanile del
secolo, non si sia ancora nem
meno cominciato a pensare a
loro, concretamente, attraverso leggi e atti amministrativi
come ad una risorsa su cui investire al massimo per garantire il futuro del mondo e
quindi anche nostro, di noi
adulti. Ed è inevitabile, se non
caiitbiamo questo contesto,
che come genitori non siamo
sempre capaci di rispondere
in modo adeguato alle loro
domande e che loro fatichino,
a volte troppo, con dei costi
troppo alti, per trovare la loro
strada in mezzo alle contraddizioni che, come adulti, propiniamo loro pervicacemente
giorno dopo giorno.
Un lettore scrive dal Sud
del nostro paese: ci parla
del battesimo. Non è la prima
volta che cerchiamo di parlare del battesimo; perché tante
richieste su questo tema? Sentiamo prima il nostro ascoltatore: «Sappiamo che il battesimo richiede la fede, ed è questa che compie il miracolo
della grazia divina. Invece la
Chiesa cattolica battezza i
bambini, imponendo poi ad
essi tutti gli obblighi che non
si sono mai assunti. Voi che
ne pensate?».
Fin qui la lettera. Prima di
tentar di dire la mia, vorrei
chiedere a mia volta, ma non
solo al nostro ascoltatore meridionale, un po’ a tutti, un
po’ a chi ne ha voglia: perché
tanto parlare, tanto chiedere
sul battesimo? Una chiesa
evangelica ha addirittura nel
.Cali.'
EUGENIO RIVOIR
SUO nome (la chiesa battista)
l’indicazione di questo segno.
Perché anche quell’altro segno, la cena del Signore o
l’eucaristia, è oggetto di tante
discussioni, e non solo da oggi? Credo che abbiamo bisogno di definirci, anche simbolicamente, di trovare dei segni
che esprimano quel che siamo e quel che pensiamo. Ma i
segni sono sempre dei momenti fragili, discutibili, che
CORRIESE DELLA Sí¡n
Integralismi
Sergio Romano commm
il 17 agosto l’attentato eoa
pluto dalla cosiddetta «Bg
Ira» a Omagh (Ulster). L’ ^
nizzazione - dice - «nonj
propone di eliminare un®
versario, vendicare una “vi^
ma dell’indipendenza” ot'
pire un obiettivo “militale'
suo scopo è semplicemeni
quello di fornire un alibii
suo "gemello” protestante;
d’indurlo a reagire. L’interlo
cutore dei terroristi non è
governo di Londra, Dublino
Washington. È il nucleo dm
dei militanti orangisti,
che poche settimane faprej
tendevano di portare iloj
stendardi in processione al
traverso i quartieri cattoM
E ancora: «Vale per la nuoti
Ira, come per i radicali o»
gisti, il motto con cui i paino'!
e vescovi ordinavano felini
nazione di un villaggio
quinato” durante le guenil
contro i catari e gli albi
“Dio riconoscerà i suoi”»,
strategia, per Romano, simi
a quella di Hamas in Mei
Oriente: «Il fondamentalisnn
è la malattia infantile di tuffi
le grandi religioni monoteistt
Non esiste soltanto un foni
mentalismo islamico; esisti"
no (...) un fondamentalisio
cristiano e un fondamenti
smo ebraico. Cerchiamo Incordarcene quando lo sbw
di qualche immigrato •
lo spettro di una colsi
“guerra santa” dell’Islam®tro le società cristiane».
realità
Famiglia e tabù
Piero Sansonetti intervii
(5 agosto) sulla questioi
della famiglia e degli iati
venti in merito da parte de
Chiesa cattolica: «I cattolid
scrive - dovranno capire d
ci sono i passaggi storià
del senso comune, nei q®
la grande dottrina cristiffl
se vuole restare universa!
deve sapersi aggiornare,
sempre stato così. È statoli
sì decine di volte nella stoi
della Chiesa, e su moltissii
temi: quelli teorici, qa»
scientifici, quelli sodali, p
dei, culturali. In questo sed
lo la Chiesa è stata molto®
pida, in diverse occasionL'
aggiornarsi. Per questo «
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Sui temi dei rapporti se»*
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sembra progressista,
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sempre un passo indietro»-)
possono essere interpretati in
tanti modi, che possono non
essere capiti. Perciò tanti dibattiti, tante discussioni, tante polemiche. Avete sentito
anche la lettera di questa
mattina: «Il battesimo compie
il miracolo della grazia divina.
Invece la Chiesa cattolica battezza i bambini, imponendo
obblighi che essi non si possono assumere».
Mi permetto di dire che.
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meno sicuri: voglio dire,
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a Mosca
premetto che provengo da
una famiglia cattolica e che
^11991, dopo alcuni anni di
avvicinamento alla Chiesa
valdese, decisi di aderirvi formalmente. Per chi, come il
sottoscritto, è passato da
un’esperienza di fede a un’altra è abbastanza naturale volersi impegnare nella nuova
re¿á e questo è quanto ho
cercato di fare finché, per
motivi di lavoro, non mi sono
trasferito a Mosca. Qui ho
preso
contatti con la locale
Chiesa battista, a mio parere
l’unica chiesa protestante,
che non solo si avvicinava a
quella valdese ma che era frequentata da russi e non solo
dalla comunità straniera.
La prima impressione ricevuta è che qui la gente frequenta assiduamente il culto
hnai meno di 100 persone,
anche ad agosto); certamente
Mosca è una città più grande
di Torino e il passato ateismo
distato, nonché le attuali difficoltà economiche, possono
favorire l’avvicinamento alla
chiesa, ma mi pare che ci sia
anche un’ulteriore spiegazione. Tutti infatti sono molti
motivati e tutti pensano a
portare il messaggio cristiano
(evangelizzare, termine che
in Chiesa valdese sembra
quasi non piacere) con mezzi
forse umili ma di sicuro effetto pratico.
M riferisco al fatto che, per
esempio, membri di chiesa
mettono nelle buche delle
lettere dei loro vicini di casa
dei volantini sulla fede professata; questo tipo di «evangelizzazione» ci fa sorridere,
però in fondo che male ci sarebbe se, insieme alle tante
tonnellate di pubblicità, ricevessimo anche un prospetto
sulla fede professata dai valP™ obiettare che
limi I Imetodo è poco rispettoso
élla libertà altrui e che forse
i meglio manifestare la pro. pria scelta religiosa attraverso
intervii '.rii comportamento più che
con dei volantini, ma francampte entrambe le obiezioni
mi paiono delle scuse. Chi di
noi, infatti, gestisce un’attività non rinuncia alla pubblicità perché quest’ultima gli
permette di poter meglio illustrare la propria produzione,
nonché di creare o aumentate il bisogno della stessa; perché allora non è così per la
propria fede? O forse ci vergogniamo di dire in che cosa
crediamo? Non rischiamo
torse, nascondendoci dietro a
un finto ecumenismo in base
. conta solo quello che
CI unisce, che anche noi stessi
non ricordiamo più cosa ci
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contraddistingue e trasformiamo tutto in un comodo
alibi per giustificare la nostra
apatia? (come ci seccherebbe,
peraltro, sapere che i vicini di
casa possano additarci come
«quei valdesi» che usano metodi alla Testimoni di Geova).
La comunità battista di Mosca
ha anche deciso di fornire un
servizio molto utile nei mesi
estivi, consistente nel condurre i bambini a visitare il centro città; la visita dura tutto il
giorno e viene loro fornito anche un pasto veloce. Anche
questa iniziativa mi sembra
non richieda delle enormi
energie e al tempo stesso fa
conoscere la realtà battista a
chi tale non è, e anche per
questo viene apprezzata.
Si tratta di piccoli gesti, ma
concreti e significativi a cui
noi, spesso, anteponiamo
meeting e riflessioni tra di
noi o tra «addetti ai lavori»,
dove si disseta la nostra sete
di approfondimento ma la
nostra comunità non cresce.
Qualche tempo fa ho letto un
articolo su Riforma in cui si
sosteneva la tesi che le nostre
comunità sono divise al loro
interno, ogni piccolo gruppo
di membri di chiesa viaggia
per conto suo, fa le sue esperienze e il culto, come momento centrale e unificante
di tutta la comunità, perde il
suo significato. Io credo che
dovremmo cominciare a realizzare, da soli 0 insieme a altre comunità, valdesi e non,
delle piccole iniziative a cui
possono prendere parte tutti,
dai 10 ai 90 anni, e non siano
necessari livelli culturali elevati; ma che siano iniziative
concrete, in grado di darci
qualcosa e di dimostrare la
nostra identità. Se non abbiamo la forza di fare dei piccoli
gesti, tipo quelli predetti, come possiamo pensare di incidere, con i nostri tanti piccoli
dibattiti interni, nella concreta realtà della vita?
Ferdinando Pelazzo
Mosca
Il caso doping
al Tour
Già altre volte dalle pagine di questo giornale, come
sportivo, ho stigmatizzato
l’aspetto idolatrino del calcio
che provoca violenza e che
non ha nulla a che vedere
con il sano divertimento. E in
questi giorni le pagine dei
quotidiani sono pieni di notizie che turbano prepotentemente lo sport.
Durante il Giro di Francia è
esploso in maniera drammatica il «caso doping». Non entro nei particolari. Ma mentre
mi sono entusiasmato per la
grande impresa di Pantani
che sul Gabbier ha staccato
tutti gli avversari conquistan
lalsiasi*
sere n'“li
I dire,
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Nella collana «Cinquantapagine» è uscito il n, 8
Franca Long
Protestanti e sessualità
i,
Ìt 64 pp., L. 5.000
‘'Tutto è lecito» scriveva Paolo alla chiesa di Corin‘0 «ma non tutto è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma
mi lascerò dominare da cosa alcuna». In merito
®iia sessualità è essenziale riflettere su come vivere, inconamare, desiderare, rifiu•“fe; come ringraziare Dio dei
^ono dei sensi e delia belleztsnendo presente che l’uni« bussola per ì/le credenti è
Ascolto della Parola di Dio.
„ traduce quella Parola
hn 1 cioè nei problemi,
^iie esperienze e nella cultu
»a. dell’oggi.
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 • 10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 -C.C.P. 20780102
http://www.arpttet.it/~vald0se/claudian.htm
do dopo trentatré anni la maglia gialla, d’altro canto mi
sono indignato per lo scandalo doping.
Una cosa solo voglio dire.
Secondo me i corridori sono i
meno colpevoli. La colpa è da
ricercarsi nei dirigenti e nei
medici che favoriscono l’assunzione di farmaciiproibiti
per ottenere risultati che diano prestigio al loro nome e
maggior potere agli sponsor
che finanziano le case ciclistiche. Quindi, sempre secondo il mio parere personale, anche in questo caso c’è di
mezzo la prepotenza, il potere e l’arrivismo.
Certa gente che è ai vertici
dell’attività agonistica dovrebbe leggersi alcuni versetti delle lettere di Paolo che
dicono; «Chiunque fa l’atleta
è temperato in ogni cosa» (I
Corinzi 9:25). «Parimenti se
uno lotta come atleta non è
coronato, se non ha lottato
secondo le leggi» ( 2 Timoteo
2: 5). Da ciò si deduce che la
Bibbia insegna anche ai praticanti sportivi come ci si deve comportare correttamente
e onestamente nelle discipline sportive.
citi ha orecchie per intendere intenda.
Erminio Podestà - Genova
^ Rita Vuattolo e
Umberto Fanzini
«Quanto all’amor fraterno
siate pieni d’affezione gli uni
per gli altri; quanto all’onore
prevenitevi gli uni gli altri,
quanto allo zelo non siate pigri; siate perseveranti nello
Spirito, servite il Signore. Siate allegri nella speranza, pazienti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera, provvedete alle necessità dei santi,
esercitate con premura l’ospitalità. Benedite quelli che
vi perseguitano, benedite e
non maledite. Rallegratevi
con quelli che sono allegri,
piangete con quelli che piangono». È andata verso il Signore Rita Vuattolo vedova
Fanzini, sorella della comunità battista di Teatro Valle a
Roma; alcuni mesi fa l’aveva
preceduta il marito Umberto.
Porto di loro un ricordo bellissimo per la semplicità e
l’immediatezza con cui mi
hanno voluto bene.
Quanti ricordi! Quando ero
giovane non valutavo il bene
che mi veniva offerto, perché
la giovinezza spesso è l’età
spensierata e troppo spesso
lo è anche la fede, spensierata e giovane. Poi si smette di
prendere il «latte spirituale»,
come dice l’apostolo Paolo, e
si passa al «cibo solido non
senza la «famosa e personale» esperienza della larghezza, lunghezza e profondità
dell’amore di Dio. Solo allora
Riflessioni sulla revisione dell'Innario cristiano
Gli inni^ il bambino e l'acqua sporca
Ho letto sul n. 30 di Riforma che, in occasione della ristampa dell’Innario cristiano,
un’apposita commissione avrà il compito di
revisionare i testi e di introdurre nuove melodie e parole. Ben vengano i nuovi inni. Io
adoro i negro spiritual e canto con gioia Alabaré a mi Señor con la comunità ispanoartericana di Genova. Quindi non sono retrograda e antiquata. Però quando sento che
si vogliono «sostituire parole ed espressioni
barocche e ormai del tutto fuori luogo», non
sono affatto d’accordo.
Per me i testi degli inni sono opere poetiche che ci ricordano la fede e l’ardore di chi
li ha composti e cantati via via nel tempo e ci
fanno sentire in comunione con le generazioni passate e con le future che li canteranno arlcorà (così ragionando dovremmo revisionare i Promessi sposi e, in quanto alla Divina commedia... forse sarebbe meglio cestinarla). Non voglio paragonare certo Manzoni e Dante a Costantino Reta, Ernesto Giampiccoli, Teodoro Balma, Mario Falchi, B.
Pons e a tutti gli altri autori di testi, ma perché definire «desuete» espressioni come «offuscata coscienza» (32), «alma infiacchita»
(49), «mondo rio» (68), «frale contrito cor»
(85), «foschi dì del duolo» (86)j «la tua presenza brama, quest’alma» (90), «l’alma afflitta e contristata» (103), «in questa placid’ora
di prece e di fervor» (151), «mi terge il pianto» (167), «cadente dì languor» (172), «l'alma
a i’orribile patir» (206), e tante altre ancora?
Certo, ora è di moda usare neologismi, parole straniere (che hanno il loro equivalente
italiano), abolire il congiuntivo e l’imperativo, ma dove finirà la nostra lingua così melodiosa? Ho sofferto già quando con l’edizione
del 1969 sono stati aboliti inni bellissimi
(«Lungo rivi quieti ombrosi», «Tace il vento,
pura è Tonda», «Poni in Dio la tua fidanza»,
ecc.) 0 sono stati accantonati in appendice
(«Come fiume che impetuoso», «Innalzate il
vessil della croce», ecc.) o sono state sostituite le melodie (anch’esse desuete?); «Quale
un faro risplendente», «A Dìo che tanto ci
ama», «Lottiam lottiam col Cristo», «Quale
amico in Cristo abbiamo», «Se sovr’ali fiammeggianti», ecc. Se non temessi di essere
presa per folle, chiederei di reìnserirli. Attenzione a non gettare via, con l’acqua sporca,
anche il bambino. E buon lavoro.
Renata PampuroBusani-Genova
ti senti membro di quel corpo di firatelli e sorelle che vicendevolmente di sostengono e si rialzano nel percorso
della vita comunitaria.
Rita Vuattolo era una persona solare, semplice, immediata, quasi ingenua e disarmata contro le furbizie del
mondo. Una giovinezza difficile e di duro lavoro manuale,
per nulla spensierata, senza
sogni. Si era avvicinata alla
Chiesa battista più avanti negli anni, era moglie (con tre
figlie) di un uomo anch’egli
semplice e dalla salute malferma, sempre presente al
culto all’ultima panca, sempre pronto a pregare. Quando
ci incontravamo la domenica
mi diceva; «Tu dimmi per chi
devo pregare, lo sai più di me,
io pregherò». E la domenica
successiva mi fermava per
dirmi; «Io ho pregato tutti i
giorni, come va? io non sono
degno di pregare ma lui mi
ascolta sempre». E Rita era
sempre sorridente vicino a
lui. All’agape fraterna, nel
chiacchiericcio generale, si
sentiva la sua risata fragorosa
e tutti sapevamo che era Rita,
come un segnale: Rita c’è.
L’eredità che entrambi lasciano è amore immediato,
sincero, limpido. Ringrazio
Dio perché, nella comunità
che mi ha accolto quando sono nata, che mi ha cresciuto
negli anni più importanti della giovinezza, quando la parola di Dio è stata messa nel
mio cuore, che mi ha sostenuto nelle prove, che mi ha
impegnato a condividere
gioie e dolori, mi ha dato anche Umberto e Rita.
Ivana Tranquilli - Roma
onfrx)^.i
7/8
LUGLIO-AGOSTO 1998
America Latina
Ruiz, il vescovo dei campesinos
Giovani
Figli e nipoti degli operai di Mirafiori
Convegno
«Pluralismo delTIslam, dialogo con ITslam»
Medio Oriente
Sulle frontiere della pace più diffìcile
Letteratura
Intervista ad Erri De Luca
Confronti', una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
(indirizzo Internet/Http;//hella.stm.it/market/sct/home.htm)
S Lettera aperta
a Vittorio Sgarbi
Egregio prof. Sgarbi,
ho seguito la trasmissione
«A regola d’arte» del 7 agosto
1998, in cui ha trattato della
grandezza degli artisti «cattivi» rispetto a quelli «buoni»
(ignorando però che chiunque potrebbe compilare facilmente una lista lunga dalla
Terra alla Luna e ritorno di
grandi uomini e grandi artisti
«non cattivi», largamente
adatta a smentire la sua curiosissima tesi); inoltre ha disquisito intorno al fatto che,
generalmente, ogni persona
religiosa acquisterebbe, secondo lei, la fede imperante
nel luogo di nascita e dunque
per tale questione, Dio non
esisterebbe. Insomma, il Padreterno, a parer suo, sarebbe una sorta di proiezione in
cielo dei desideri umani alla
quale gli stupidi si inginocchierebbero.
Per quanto riguarda quest’ultima parte, egregio professore, non vi è niente di
nuovo in ciò che dice: si tratta in breve delle solite filosofie, ormai risibili, sostenute
dai soliti materialisti di sempre, nemici di Dio e della fede (particolarmente di quella
cristiana). Le molte e diverse
fedi dimostrano, contrariamente ai suoi incerti insegnamenti, l’esistenza di Dio.
La storia delle religioni, infatti, non è altro che il racconto della ricerca di Dio da
parte dell’uomo. Ricerca
istintiva, innata e insopprimibile, quindi molto più credibile delle baggianate messe in
giro da certi filosofi atei che
tale esistenza, per un’acuta
insofferenza, negano.
Secondo le Scritture bibliche, Dio conosceva benissimo la confusione in cui versava il genere umano nel tentativo inutile di ricerca finalizzato alla scoperta della Sua
Regalità. La Pentecoste, infatti, è la replica divina alla torre
di Babele che sta a simboleggiare l’unità creata dal basso,
l’orgoglio umano che vuole
PER LE VACANZE
Un fratello della chiesa
di Biella mette a disposizione uno 0 due minialloggi situati a 100 metri dallo
Ionio dal mese di settembre al mese di giugno in
forma gratuita (salvo rimborso gas e luce). Se il
soggiorno sarà stato gradito sarà pure gradita
un’offerta alla Facoltà di
teologia o a «Riforma».
La casa si trova a Ardore
Marina (Re), servita dalla
ferrovia; gli aeroporti di
Reggio e di Lamezia Terme sono a 100 km. Rivolgersi a Arcangelo Caccamo, tei. 015-590504.
innalzarsi, con le sue sole forze, sino al cielo e non giunge
altro che al caos.
La rivelazione di Dio in Cristo ha appunto lo scopo di
affrancare l’uomo dalla sua
antica ignoranza e condurlo
alla salvezza mediante la grazia. Ed è per tale motivo che
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la via, la verità e la
vita; nessuno viene al Padre
se non per mezzo di me»
(Giovanni 14, 6). «Andate per
tutto il mondo e predicate
l’Evangelo a ogni creatura.
Chi avrà creduto e sarà stato
battezzato sarà salvato; ma
chi non avrà creduto sarà
condannato» (Marco 16, 1516). Da ciò risulta chiaro che
non tutte le strade portano in
cielo. Se nonostante la predicazione dell’Evangelo la confusione continua, anzi aumenta sempre di più, ciò è
dovuto al fatto che Iddio non
è bugiardo, in quanto è scritto: «E un tale gli disse; Signore, sono pochi i salvati?» (Luca 13, 23). «Molti sono chiamati, ma pochi eletti» (Matteo 22, 14). «Ma quando il Figliolo dell’uomo verrà, troverà egli la fede sulla Terra?»
(Luca 18, 8). Bisogna invece
dire, on. professore, che in
realtà vi sono molti più motivi per credere che per non
credere. E piuttosto che al
suo epicureismo senza speranza bisognerebbe prestare
più ascolto all’evangelo
delT«Io sono».
Giampaolo Caria
Quartu S. Elena (CaJ
RINGRAZIAMENTO
«Se prendo le ali dell'alba
evo a dimorare nell'estremità
del mare, anche quivi
mi condurrà la tua mano,
e la tua destra mi afferrerà»
Salmo 139, 9-10
La famiglia di
■Ida Costantino Rostan
riconoscente, ringrazia tutti coloro
che con la presenza, gli scritti, le
parole di conforto e le offerte per
le opere di bene hanno preso parte al proprio dolore.
Luserna San Giovanni
12 agosto 1998
Librerie
CLAUDIANA
MILANO: viaF. Sforza,
12/A;tel. 02-76021518
TORINO: via Principe
Tommaso, 1; tei. 6692458
TORRE PELLICE: p.za
Libertà, 7; tei.0121-91422
ROMA: Libreria di cultura
religiosa piazza Cavour, 32;
tei. 06-3225493
12
PAG. 8 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 28 AGOSTO 199«
Le reazioni dei leader religiosi americani dopo la «confessione» televisiva
I conservatori cristiani chiedono le dimissioni di Clinton
mentre i «liberali» invitano a dare una «risposta pastorale»
Le reazioni dei vari leader
religiosi alla «confessione»
televisiva del presidente Clinton, subito dopo il lungo interrogatorio del giudice Kenneth Starr, rispecchiano chiaramente le linee ideologiche
che si confrontano negli Usa,
con da un lato i conservatori
che chiedono le dimissioni
del Presidente e dall’altro i
«liberali» che chiedono di dare un sostegno pastorale a
Clinton e alla sua famiglia.
Per Randy Tate, direttore
esecutivo della «Christian
coalition», una delle più
grandi organizzazioni cristiane conservatrici degli Stati
Uniti, Bill Clinton ha disonorato la presidenza e ha «mentito spudoratamente» al popolo americano. Nel suo discorso televisivo, ha detto,
Clinton non ha espresso né
«profondi rimorsi» né «vero
pentimento» e se l’è presa
con il procuratore indipendente Kenneth Starr che sta
indagando sulle attività del
presidente. «Non possiamo
sperare di guarire i mali della
società quando i nostri responsabili danno esempi cattivi e immorali ai nostri figli ha lamentato Randy Tate
non renderemmo un buon
servizio ai nostri figli se alzassimo le spalle lasciando passare e perdonando al presidente le sue azioni e le loro
conseguenze».
Jerry FalAvell, altro responsabile conservatore cristiano,
vecchio avversario di Clinton, ha chiesto al Presidente
di dimettersi: «Penso che dovrebbe ritirarsi e lasciare al
vicepresidente Al Gore il
compito di ristabilire il livello
di salute e di dignità morali
alla Casa Bianca, che è stato
tanto screditato in questi ultimi cinque anni».
La pastora Joan Brown
Campbell invece, segretaria
generale del Consiglio nazionale delle chiese Usa, la maggiore organizzazione ecumenica del paese che rappresenta 34 chiese protestanti,
anglicane e ortodosse, ha
chiesto una «risposta pasto
rale» che riconosca la «debolezza umana», e ha invitato a
dare un sostegno alla famiglia Clinton. «La nostra lunga
esperienza di lavoro pastorale ci insegna che è saggio
proteggere la vita personale
da ogni “messa in piazza”
pubblica - ha detto la Campbell che è stata più volte invitata alla Casa Bianca durante
l’attuale presidenza -. Spero
che in quanto nazione riterremo oggi questa verità. Dovremmo proteggere meglio la
vita privata dei nostri leader
altrimenti non rimarrà più
nessuno per dirigerci».
Nel corso di un’intervista
televisiva andata in onda prima del discorso di Clinton
Philip Mogaman, pastore della Chiesa unita metodista di
Washington, abitualmente
frequentata dai Clinton, riferendosi all’Antico Testamento ha dichiarato che la decisione del re Davide di fare
ammazzare il marito di BathSheba era peggiore di tutto
quello che ha fatto il presidente Clinton. «E il re Davide,
se interpreto correttamente la
Bibbia, non è stato destituito», ha aggiunto il pastore alludendo all’eventualità di una
procedura di «impeachment»
nei confronti di Clinton.
Il presidente onorario delrUnion Theological Seminary di New York, Donald
Shriver, vecchio sostenitore
di Clinton, si è dichiarato deluso dal Presidente. È semplicemente «non vero» che atti personali commessi da un
presidente non abbiano conseguenze pubbliche. «Non
sono disposto a dire che
quello che è successo non sia
importante - ha detto all’agenzia Eni il sociologo Shriver, autore di uno studio
sull’etica e il perdono in politica -. Ma i leader politici ci
devono qualcosa di più e Bill
Clinton non ha pienamente
tenuto conto delle conseguenze personali e politiche
di quello che ha fatto. Non
dobbiamo perdonare e poi
dimenticare, bensì ricordare
e poi perdonare». (eni)
Sud Africa: forte denuncia di uno dei veterani della lotta contro l'apartheid
Beyers Naudé: «La corruzione sta rodendo la nostra società»
Uno dei veterani della lotta contro l’apartheid nel
Sud Africa, il pastore Beyers
Naudé, ha pronunciato una
ferma requisitoria contro la
corruzione che imperversa
oggi nel suo paese: «La prima
sfida che dobbiamo raccogliere è la cormzione che rode la nostra società e distmgge i principi e i valori del passato», ha detto il 29 luglio
scorso a Johannesburg, in
occasione del lancio ufficiale
dell’«Iniziativa nazionale per
la contestualizzazione della
formazione teologica» (Nicte), promossa da teologi desiderosi di trovare nuove forme di insegnamento teologico adatte all’ambiente africano e sudafricano. «Il se
condo problema - ha aggiunto - è la frantumazione
della vita familiare. Oggi il
divorzio è sempre più frequente e causa danni importanti, in particolare ai figli
del nostro futuro». D’altra
parte, il sistema economico
del Sud Africa lascia molto
da desiderare e deve «essere
rivisto alla luce dell’Evangelo». Il pastore Beyers Naudé è
stato uno dei fondatori dell’Istituto cristiano del Sud
Africa, che si opponeva all’apartheid, e segretario generale del Consiglio delle
chiese del Sud Africa (Sacci.
Un altro oratore, il sacerdote cattolico Smangaliso
Mkhatshwa, viceministro
dell’educazione del governo
di Nelson Mandela, si è congratulato per il lancio di questa iniziativa «che consentirà
di dare alla teologia e all’educazione la ricchezza
dell’esperienza e del genio
africano e di radicarla nel
contesto africano». Mkhatshwa ha ottenuto una dispensa speciale dal suo vescovo ed è stato esonerato
per cinque anni dai suoi obblighi ecclesiastici per dedicarsi all’attività politica. I valori africani, ha aggiunto
Mkhatshwa, «dovrebbero
avere la precedenza» sui valori importati da fuori, «modellando le prospettive e la
conoscenza che la gente ha
di se stessa».
In quell’occasione, il pasto
re Beyers Naudé è stato insignito del primo Premio Lena,
che mira a incoraggiare persone, gruppi e istituzioni a
promuovere la contestualizzazione della formazione
teologica in Sud Africa. Questo premio, assegnato dalla
Nicte, onora la memoria di
Vehettge Tikkuie, una delle
prime donne autoctone dell’Africa australe ad essere stata convertita al cristianesimo
dal primo missionario in Sud
Africa nel 1737. Nota nella
comunità cristiana locale sotto il nome di Magdalena,
Vehettge Tikkuie è stata responsabile della comunità
per oltre 50 anni prima dell’arrivo di un altro missionario in Sud Africa. (eni)
Per i migliori articoli di informazione religiosa sulla stampa laica europea
Assegnato a un giornalista russo il Premio Templeton
Il Premio Templeton 1997
è stato assegnato a un giornalista russo. Andrei Zolotov,
che lavora al «Moscow Times»
ed è corrispondente dell’agenzia ecumenica Eni. Il Premio Templeton viene assegnato ogni anno al miglior
giornalista europeo dell’informazione religiosa sulla
stampa laica.
Andrei Zolotov, 30 anni,
membro della Chiesa ortodossa russa, è il primo giornalista d’Europa orientale a
ricevere questo Premio, di un
valore di 3500 franchi svizzeri, assegnato sotto il patrocinio della Conferenza delle
chiese europee (Kek) e della
Fondazione Templeton. La
giuria doveva scegliere tra
sedici candidati di otto paesi
europei. Ognuno dei candidati doveva presentare tre
articoli. I tre giudici, un danese, un tedesco e un romeno, si sono dichiarati impressionati dalla qualità degli articoli ma non avendo potuto
raggiungere una decisione
unanime hanno dato la menzione «eccellente» a Madeleine Bunting del Guardian di
Londra e a Ruth Gledhill del
Times di Londra. Parlando
del premiato, uno dei giudici
ha dichiarato che Andrei Zolotov aveva «fornito una moltitudine di fatti concreti, e
una visione interessante,
simpatica e realista della situazione in Russia». I tre articoli presentati da Zolotov
comprendevano un ritratto
del patriarca Alessio II, primate della Chiesa ortodossa
russa, un articolo sui pentecostali in Russia e un’analisi
effettuata per conto di Chri
stian Science Monitor della
nuova legge sulla religione in
Russia che, secondo uno dei
giudici, testimonia di «uno
sforzo lodevole per fare comprendere le profonde differenze esistenti tra le tradizioni americana e russa».
11 Moscow Times, giornale
di lingua inglese che ha una
tiratura di 30.000 copie, è stato fondato nel marzo 1992
dal giornalista e editore neerlandese Derk Sauer. Anche se
buona parte dei suol lettori
appartengono alla comunità
d’affari internazionale della
Russia, da un recente sondaggio è risultato che il 60%
dei lettori sono russi. Il giornale impiega 60 persone,
metà delle quali sono russe.
Zolotov ha iniziato a lavorare al Moscow Times nel
1997, dove in un primo tem
po è stato incaricato di «coprire» gli aspetti politici,
commerciali e culturali dei
media russi; ma il suo interesse per le questioni religiose e la sua esperienza di corrispondente per l’agenzia
Eni, con la quale collabora
dal 1995, gli hanno presto
consentito di occuparsi anche dei fatti religiosi.
Prima di diplomarsi alla
scuola di giornalismo dell’Università di Mosca nel
1992, Zolotov aveva trascorso
un anno presso il Sarah Lawrence College di Bronxville a
New York e, dopo il diploma,
altri nove mesi presso la scuola di giornalismo dell’Università di Columbia a New
York. Ha inoltre lavorato come traduttore indipendente
all’ufficio moscovita di Christian Science Monitor, (eni)
..I II presidente della Banca mondiale j
«Rischiamo di perdere
la battaglia contro la povertà)
Ai circa 750 vescovi anglicani presenti alla Conferenza
di Lambeth il presidente della Banca mondiale, James
Wolfensohn, ha dichiarato
che la lotta contro la povertà
rischia di essere una battaglia
persa. Era venuto appositamente in Gran Bretagna per
rivolgersi ai partecipanti che
il 24 luglio scorso hanno dibattuto la questione dell’indebitamento del Terzo Mondo, problema che preoccupa
molte chiese nel mondo.
Poco prima del suo intervento, l’istituzione britannica
di aiuti umanitari Christian
Aid aveva presentato una videocassetta sugli effetti del
debito mondiale. Iniziando
con l’immagine insostenibile
di un bambino tanzaniano
che stava morendo di colera,
(malattia che si può prevenire facilmente), la video spiegava che la Tanzania dedicherà quest’anno il 30% del
proprio reddito annuo al
rimborso del suo debito. Il
presidente della Banca mondiale si è dichiarato «non arrabbiato ma dispiaciuto» nel
vedere che questa video faceva della Banca mondiale
«l’epicentro del problema
dell’indebitamento che genera tutti i problemi del mondo». «Non mi alzo la mattina
pensando a quello che posso
fare per rovinare il mondo»,
ha proseguito.
Sui 215 milioni di dollari
dovuti dai paesi più poveri del
mondo, solo il 14% è dovuto
alla Banca mondiale e al Pondo monetario internazionale:
la maggior parte di questi fondi sono dovuti a governi occidentali, ha fatto notare Wolfensohn. D’altra parte, ha sottolineato, va attribuito alla
Banca mondiale e al Fondo
monetario internazionale il
merito di aver lanciato l’iniziativa a favore dei paesi poveri più fortemente indebitati
(Hipc), consentendo la can-ì
collazione del debito dei paesi *
più poveri in cambio di rifor,
me economiche strutturali.
Pur riconoscendo che il
rimborso del debito è una
delle «principali ragioni» ;
dell’insufficienza dei servizi '■
sociali e di altri servizi nei
paesi poveri, James Wolfensohn ha osservato che «è impossibile agitare una bacchetta magica e risolvere
questo problema. Stiamo
perdendo la battaglia contro
la povertà». A febbraio, nel
corso di una riunione co-presieduta dall’arcivescovo di
Canterbury, George Carey, e
dallo stesso Wolfensohn, il
presidente della Banca mondiale e i responsabili di nove
religioni cristiane avevano
deciso di mettere in piedi
gruppi di lavoro misti sulle
questioni dello sviluppo.
Nel suo intervento alla
Conferenza, il responsabile
degli anglicani del Sud Africa,
l’arcivescovo Njongonkulu
Ndungane, di Città del Capo,
ha ricordato che «siamo tutti
presi nella morsa di un’economia che incoraggia troppo
i prestiti e i mutui... ma i più
poveri, coloro che hanno pochissimo, non sono solo presi
in questa morsa. Ne sono prigionieri. Sono gli schiavi dei
loro creditori». Dal 1982, ci
sono stati «diversi scaglionamenti del debito, molte iniziative», tra cui quella del
Hipc, ma tutte sono state
controllate dai creditori, ha
proseguito Ndungane.
Dopo la seduta Roger Wil- ^
liamson, uno dei responsabi '
di Christian Aid, ha difeso la
videocassetta presentata:
«Abbiamo la responsabilità di 7
presentare la situazione di
coloro che soffrono - ha detto -, e di farlo in questo mo-i
do drammatico. Spetta ai ve-|
scovi decidere quale sia la
versione più giusta». (eni)
In nome della giustizia economica
Le chiese di Zambia chiedono
l'annullamento del debito
Tre grandi organizzazioni di
chiese dello Zambia, la Conferenza episcopale, il Consiglio
cristiano e la Comunità evangelica, hanno lanciato una
campagna per ottenere l’annullamento del debito estero
del paese che ammonta a 7,1
miliardi di dollari. Queste tre
organizzazioni hanno reso
nota una lettera pastorale, firmata da padre Ignatius Mwebe, segretario generale della
Conferenza episcopale, dalla
pastora Violet Sampa-Bredt,
segretaria generale del Consiglio cristiano, e dal pastore
Thomas Lumba, direttore esecutivo della Comunità evangelica, nella quale affermano
«che il debito totale dello
Zambia non può essere pagato. Lo Zambia non può rimborsare questo fardello troppo pesante dal punto di vista
economico, destabilizzante
sul piano politico, moralmente inaccettabile e che colpisce
i più poveri».
Padre Mwebe ha inoltre
precisato ai giornalisti che «si
spende più denaro per il servizio del debito che non per i
budget dell’educazione e della salute. In un paese in cui il
70% della popolazione vive al
di sotto della soglia di povertà, dedicare denaro al servizio del debito anziché rispondere ai bisogni degli abitanti ha conseguenze tragiche». Per Fackson Banda,
portavoce del Consiglio cristiano di Zambia, per le chie
se si tratta di giustizia economica: «Non chiediamo perdono per il debito perché ciò
vorrebbe dire riconoscere la
nostra colpevolezza. All’origine non era colpa nostra se
abbiamo dovuto contrattare
questo debito. Questa è la ragione per cui chiediamo l’annullamento di questo fardello che pesa sul nostro popolo; non chiediamo la carità,
bensì la giustizia».
Secondo la rivista economica della Banca di Zambia,
il governo paga regolarmente
gli interessi del suo debito.
Nell’aprile di quest’anno ha
versato 11,9 milioni di dolían
e in maggio 50,65 milioni,
segretario nazionale dell Associazione economica
Zambia ha ricordato di recente che «lo scorso onno io
Zambia ha versato oltre 30
milioni di dollari per il servizio del debito e, da alcuni anni, paga una media di circ
160 milioni di dollari l’anno»'
Secondo un rapporto de
l’organizzazione britantii
Christian Aid, lo Zambia
uno dei paesi più indebita
al mondo. Nonostante g
sforzi per pagare gli interessi)
il debito sta uccidendo *
paese, o meglio la sua pop°
¡azione».
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fede.
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111
LA SPERANZA
«Or dunque queste tre cose durano:
fede, speranza e amore»
I Corinzi 13,13
4 NCHE della speranza si dice che è
una delle tre cose che durano fino
alla fine e che determinano l’intera vicenda umana. E in effetti la nostra
esperienza ci dice che la speranza è
compagna di vita: nel proporci sempre
un orizzonte diverso da quello che intravediamo nella nostra vita quotidiana, ce la rende più sopportabile e vivibile nei momenti difficili; ci aiuta a
credere in un domani diverso, fino al
punto di accettare qualunque situazione viviamo oggi, anche la più negativa. La speranza, dunque, si rivelerebbe come la proposta illusoria di un avvenire ben più pieno e soddisfacente.
In questo senso non erano lontani dal
vero quelli che accusavano sarcasticamente il messaggio cristiano di essere
¡’«oppio dei popoli». Ma non è certo
questa la speranza di cui ci parla
l’apostolo Paolo. Dobbiamo andare alla ricerca di una dimensione della speranza che più si adatti all'affermazione paolina, che più si integri con il resto dell'annuncio evangelico.
La speranza cristiana fa riferimento
a qualcosa di positivo che non è
ancora esperienza storica, anzi, che
contraddice in qualche modo la situazione negativa nella quale viviamo.
Quello che si spera è sempre molto meglio di quello che si ha. E allora il problema che si pone è: come vivere nel
presente la speranza legata all’Evangelo senza fughe illusorie in un futuro
mitizzato? La risposta è semplice: occorre vivere la speranza nell'oggi, ben
sapendo che sarà realtà completa soltanto «domani», ma che nel frattempo
si pone come segno di contraddizione
della nostra situazione attuale: vale a
dire, vivere oggi quella realtà che la
speranza propone come ipotesi futura.
Poiché sono certo che la speranza è legata a una promessa di Dio, mi fido di
questa parola e la vivo già a partire da
oggi come se fosse già un dato reale e
storico. Questo fatto entra in tensione
con le vicende umane e sociali, che invece portano ancora i segni del vecchio.
Noi viviamo l'oggi con il retaggio di
quanto è accaduto ieri e che ci condiciona. Non è possibile vivere l’oggi in
vose alla promessa evangelica, permettendo al «nuovo» di farsi strada piano
Puino in mezzo a noi? È mai possibile
ohe la nostra giornata sia condizionata
oolo dal passato e non possa aprirsi a
vna parola nuova di speranza?
SIAMO dei fini analisti dei problemi
che affliggono la nostra società, sul
piano personale e collettivo; siamo
esperti nelle diagnosi, ma spesso non
sappiamo indicare una terapia risolutila dei problemi. Nel testo di Paolo ci
viene detto che tre cose «durano»; fede,
speranza e amore. Come intrecciarle
ttsfieme? Ci fidiamo della parola che
viene dall'Evangelo, ci fidiamo della
parola di speranza, ma siamo pronti a
viverla in un contesto che sembra negarla clamorosamente? E come vivere
ttvlle contraddizioni senza perdere il
^^nso dell'orientamento? L'amore vissuto non è appunto quella «terapia» di
andiamo in cerca come risposta a
Stan parte dei problemi del nostro
vnfipo? Vivere l’amore di cui Paolo ci
Parla non potrebbe essere la sfida che
lancia l'Evangelo e l’impegno a cui
t chiama nell’oggi? Ecco allora che la
diventa una dimensione
vii amore e un’esplicazione della feV- Quando «Cristo sarà ogni cosa in
“bo», allora la speranza lascerà defiJtivamente il posto alla pienezza dittta, la speranza non dovrà più tenere
® una tensione in quanto quel mofnto «tutta la Terra sarà piena della
&v>riadiDio».
Domenico Tomasetto
SKl IIMAWU: DKLLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Il 28 agosto si è concluso a Torre Pellice il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
La libertà nel discepolato cristiano
Un Sinodo intenso che ha affrontato temi importanti come l'impegno nella società^ la diaconia
e l'accoglienza, l'ecumenismo, la bioetica, i rapporti tra donne e uomini e tra giovani e chiese
GIUSEPPE PLATONE
C> È un Sinodo interno che è
quello, per dirla con Giorgio
Tourn, «fatto dagli eroi che riescono a stare seduti dalle otto di mattina sino la sera alle ventitré, prendendo appunti, partecipando ai dibattiti e votando ogni delibera». E
c’è il Sinodo esterno, ebe si svolge
nel parco della Casa valdese a Torre Pellice, tra gli stand delle opere
diaconali o ai tavolini del caffè sotto i pini. Quest’ultimo è il Sinodo di
una chiesa di diaspora che, finalmente, può incontrarsi. E in questo
rapido, impetuoso incontro di
umanità si intrecciano notizie, si
lanciano progetti, ci si conta.
Ci sono, inoltre, una lettura
esterna del Sinodo, quella dei media, e una interna, fatta da chi ha
realmente seguito i lavori dal di
dentro. Secondo i media quest’anno il Sinodo ha discusso soprattutto di bioetica e di ecumenismo. Tra
le letture esterne quella del filosofo
Gianni Vattimo («La Stampa» del
27 agosto) è tra le più acute poiché
ha colto come il Sinodo non si sia
pronunciato in modo definitivo sul
problema dell’eutanasia e del suicidio assistito, ma semplicemente
ha iniziato a «considerare il problema alla luce di una concezione della vita che non sia solo biologica
ma biografica». Insamma è in gioco
il significato stesso della vita. La
riflessione sui problemi posti alla
coscienza contemporanea dalla
scienza è certamente approdata in
Sinodo ma nulla di definitivo è stato approvato. Toccherà ora alle
chiese condurre la rifiessione sulla
base di alcuni documenti redatti
dalla commissione bioetica che,
con ogni evidenza, ha lavorato
molto bene i questi anni.
Quel processo di consultazione
dal basso si è invece in un certo
senso concluso (nulla è però definitivo) per il documento ecumenico
in lavorazione da cinque anni. Raccolti i principali emendamenti (poco più di una ventina) il documento
è stato approvato a larga maggioranza e costituisce ora uno strumento prezioso in una dialogo non
sempre facile. Lo dimostra la lettera
che il Sinodo ha inviato al cardinale
Cassidy chiedendogli ragione di un
affermazione di parte cattolica che,
a proposito della dichiarazione cattolico-luterana sulla giustificazione,
mette in dubbio i’autorità reale del
Sinodo luterano e quindi di tutti
quelli protestanti. In un altro documento il Sinodo registra «da parte
di alcuni settori della gerarchia cattolica, nuove e preoccupanti manifestazioni di protagonismo confessionale tese a condizionare pesantemente la vita pubblica».
Tra le linee portanti di questo Sinodo è da segnalare anche il desiderio di intensificare la collaborazione con ii mondo battista e con
la Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Quest’ultima sta predisponendo il materiale per la
prossima campagna di sensibilizzazione sul tema deH’lndebitamento dei paesi poveri. È stata approvata anche la ripartizione dei fondi
pubblici dell’otto per mille per il
1998, anch’essa una testimonianza
del nostro modo di essere chiesa
(30% ai progetti di lotta alla fame
nel mondo e 70 a progetti nazionali
e della Mesa vaidense). Tuttavia c’è
un punto nel quale la risonanza
I
I
Un momento dei lavori nell’Aula sinodale
esterna del Sinodo ha coinciso con
quella interna, ed è quello del culto
di apertura presieduto da un vigoroso Giorgio Bouchard, con la consacrazione di sei nuovi pastori. La
parola predicata a sciabolate, fortemente cristologica e ancorata a tanti spunti culturali, ha aperto la riflessione del Sinodo che si è riconosciuto anche nella preghiera per il
giudice Caselli e nella liturgia coinvolgente, ricca di linguaggi diversi
in uno stile pentecostale.
L’approfondimento di quei temi
evocati nella predicazione di apertura si è svolta nella serata pubblica
del lunedì nel tempio di Torre Pellice dove si è discusso della situazione italiana e delle prospettive del
popolo evangelico a 150 anni dall’emancipazione dei valdesi. Si è
trattato di un dibattito a più voci
(Giorgio Tourn, Doriana Giudici,
Paoio Naso, Valdo Spini) teso a ridefinire il valore di una coscienza
protestante che cerca il confronto
laico sui temi di pluralismo, memoria, condivisione . «Un etica individuale - ha detto Spini - capace di
costruire un etica collettiva».
Importante, inoltre, è stata la
presa di posizione del Sinodo sul
«Decennio ecumenico di solidarietà con le donne». L’atto approvato raccomanda il potenziamento
della presenza femminile nei vari
organismi ecclesiastici, il sostegno
convinto, all’interno del movimento ecumenico, del valore del ministero femminile, la promozione,di
progetti specifici in difesa della dignità delle donne, in particolare
quelle delle vittime di violenza.
Prezioso è stato anche il dibattito
sul tema «i giovani e le chiese», impostato sulla necessità del dialogo
tra le generazioni, in un ascolto reciproco e nella consapevolezza che
la chiesa è composta da voci diverse e plurali, ciascuna delle quali è
Il documento del Sinodo
La libertà in Gesù Cristo
Il Sinodo, riflettendo sulla realtà e le prospettive delle chiese evangeliche in Italia a 150 anni dalTemancipazione dei valdesi,
riconosce che la fonte della libertà non risiede tanto nelle nostre
intelligenze, nella capacità critica, nell’autonomia di giudizio o in
quella specifica cultura che il protestantesimo ha saputo esprimere
nel secoli contribuendo significativamente alla formazione delle
moderne democrazie, ma risiede nella presenza vivente di Gesù Cristo la cui Parola ci interpella e pone davanti a noi sempre nuovi traguardi e una speranza che non muore: «Voi siete stati chiamati a libertà...» (Calati 5,16).
Il Sinodo, ricordando la libertà conquistata e difesa nel corso dei
150 anni che ci precedono, incoraggia le chiese a realizzarla concretamente mediante un autentico discepolato cristiano che sappia coniugare l’impegno per i diritti di tutti e di ciascuno con l’etica del
servizio, della solidarietà, delTaccoglienza.
Purtroppo registriamo oggi in Italia, da parte di alcuni settori della
gerarchia cattolica, nuove e preoccupanti manifestazioni di protagonismo confessionale tese a condizionare pesantemente la vita pubblica
facendo leva su valori di una tradizione cristiana che, anziché proporsi
al confronto con altri apporti culturali, nell’ottica di una società plurale e laica, si vorrebbero imporre attraverso strumenti legislativi.
Pertanto il Sinodo invita le chiese a vivere e a proporre un’etica
personale e collettiva della responsabilità, a rispondere con libertà e
disciplina alla vocazione a cui Cristo le chiama «liberando le coscienze e rendendole certe nella fede» (Lutero) , proponendosi in un
aperto confronto con gli altri soggetti e istituzioni della nostra società nella prospettiva di un sempre maggiore sviluppo della democrazia, del pluralismo e della laicità del nostro paese.
ricca di potenzialità e va ascoltata.
Questa attenzione verso la diversità è emersa anche nel momento
in cui il Sinodo ha votato, dopo un
ampio dibattito di spessore teologico, l’accoglienza della Iglesia
Evangelica Hispano-Americana di
Genova e della Chiesa coreana
Missione di Milano.
Nel campo della diaconia si è
decisa l’integrazione dei tre ospedali valdesi di Pomaretto, Torino e
Torre Pellice, si è ratificato il passaggio di alcuni importanti istituti
sotto la gestione della Commissione sinodale per la diaconia che in
questi ultimi anni è cresciuta sia
per il numero di soggetti che vi
fanno capo sia per la qualità
delTindirizzo teologico che sa imprimere. L’opera esaminata a fondo quest’anno è stata quella del
Centro diaconale «La Noce» di Palermo, che in questi ultimi anni ha
voluto fortemente riorganizzarsi e
rinnovarsi, offrendo nuovi servizi
in una città «frontiera» dove la violenza schiaccia i deboli. In crescita
è anche la Facoltà valdese di teologia di Roma che da oggi potrà conferire lauree «honoris causa» e ha
visto la piena approvazione, dopo
tre anni di sperimentazione, del
Corso di formazione teologica a
distanza. Merito, infine, della
Commissione d’esame l’avere illustrato, tra i tanti temi, il faticoso
processo di risanamento finanziario interno al mondo metodista
che comincia a dare primi segnali
concreti e incoraggianti.
Da questo Sinodo le due leadership valdese e metodista sono uscite rafforzate. Il moderatore Rostan
al momento della rielezione al sesto anno di moderatura ricordava
che si tratta di un lavoro svolto con
passione anche dagli altri sei membri della Tavola. Il prezioso lavoro
degli uffici concorre anch’esso al
buon funzionamento di questa
macchina, valdese e metodista, che
continua ad affrontare la pioggia, le
curve, il buio della pista italiana.
EDITORIALE
/ giornali e l’eutanasia
di ERMANNO GENRE
14
PAG. 2 RIFORMA
«Pietro e
Giovanni
salivano al
tempio per la
preghiera delVora
nona, mentre si
portava un uomo,
zoppo fin dalla
nascita,
che ogni giorno
deponevano
presso la porta
del tempio detta
“Bella”, per
chiedere
l’elemosina a
quelli che
entravano nel
tempio. Vedendo
Pietro e Giovanni
che stavano per
entrare nel
tempio, egli
chiese loro *
l’elemosina.
Pietro, con
Giovanni,
fissando gli occhi
su di lui, disse:
Guardaci! Ed egli
li guardava
attentamente
aspettando di
ricevere qualcosa
da loro.
Ma Pietro disse:
Dell’argento
e dell’oro io non
ne ho; ma quello
che ho, te lo do:
Nel nome
di Gesù Cristo,
il Nazareno,
cammina! Lo
prese per la mano
destra, lo sollevò;
e in nell’istante le
piante dei piedi e
le caviglie gli si
rafforzarono.
E con un balzo
si alzò in piedi
e cominciò a
camminare,
saltando
e lodando Dio.
Tutto il popolo
lo vide che
camminava e
lodava Dio, e lo
riconoscevano
per colui che
sedeva a chiedere
l’elemosina alla
porta Bella del
tempio, e furono
pieni di
meraviglia per
quello che gli era
accaduto. Mentre
quell’uomo
teneva stretto a se
Pietro e Giovanni,
tutto il popolo,
stupito, accorse
a loro al portico
detto di
Salomone»
(Atti degli Apostoli
3,1-11)
TESTIMONIARE L'AMORE DI DIO
Noi crediamo che nei confronti di tutto il male che oggi sembra prevalere
l'ultima parola appartiene a Dio. Perché Dio è amore e l'amore vince il male
GIUSEPPE ANZIANI
Nei primi capitoli del libro
degli Atti degli apostoli, troviamo la chiesa ai suoi albori,
impegnata nell’adempimento
della sua missione, sotto due
aspetti: quello che riguarda la
vita interiore e quello che si rivolge verso l’esterno. In riferimento all’attività interiore, possiamo ricordare quello che è
scritto al capitolo 2; «Coloro che
avevano creduto erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nel rompere
il pane e nelle preghiere». Poche
parole che però sono sufficienti
per descrivere la spiritualità dei
primi credenti in Cristo. Ma è
importante rilevare l’altro aspetto della vocazione della chiesa
nascente: la sua azione di testimonianza missionaria. La chiesa del Signore non può e non
deve chiudersi in se stessa, ma
deve uscire per prendere contatto con la realtà che la circonda.
Pietro e Giovanni
IL primo e chiaro segno di testimonianza a contatto con la
gente lo ha dato l’apostolo Pietro
al mattino di Pentecoste allorquando, con coraggio e con autorità, si rivolse alla folla per annunziare la messianità di Cristo
Gesù (Atti 2, 36). Però la missione dei credenti non è limitata
all’annunzio verbale. La chiesa,
fedele al suo Signore, vuole e deve realizzare un rapporto con la
gente, con la società; non perché
il Signore ha bisogno degli uomini, bensì perché la società umana ha bisogno di Dio. Perciò i
credenti si sentono spinti a manifestare al mondo quell’ardente
amore che vive nel loro cuore e li
sprona ad annunziare Cristo,
potenza e sapienza di Dio.
Il nostro testo si riferisce appunto all’azione di reale testimonianza degli apostoli Pietro e
Giovanni. Costoro, fedeli alla loro tradizione ebraica, si recano
al tempio per l’ora della preghiera. Prima di entrare, non possono trascurare un povero zoppo,
che stando seduto davanti alla
porta, stende la mano nell’attesa
di ricevere qualche moneta.
Questo mendicante, impossibilitato a stare in piedi, è un segno
indicativo, che ricorda ai due
apostoli e alla chiesa tutta i doveri che il cristiano ha verso le
miserie e le infermità dell’umanità. Questo poveraccio, lì rannicchiato alla porta, è il contrassegno che si frappone fra una religiosità teorica e la fede cristiana, la quale è sempre azione di
amore per chi è nel bisogno.
Alla pietosa vista di questo
mendicante, Pietro e Giovanni
non restano indifferenti, non
«passano oltre». E «fissando gli
occhi su di lui gli dissero: “Guardaci"». Perché questa domanda?
A mio parere i due apostoli sentono semplicemente il bisogno
di stabilire col mendicante un
rapporto di fraternità, di solidarietà. «Guardaci», non perché
siamo superiori a te, ma perché
noi vediamo in te il nostro Signore Gesù, il quale ci ha insegnato e ci ha detto: «Tutto quello
che voi fate ad un bisognoso lo
avete fatto a me». (Matt. 25, 40).
di vistoso agli occhi della gente,
niente che possa interessare la
radio e la televisione. Noi siamo
U piccolo gregge del Signore Gesù, di colui che ha vinto il mondo del peccato e del male. E di
fronte ai turbamenti della vita, il
Signore ci ha affidato la vocazione non di usare gli stessi metodi
che usa il mondo, bensì di essere al fianco di chi soffre e di porgergli una mano di sostegno e di
amore nel nome di Gristo Gesù.
E noi ubbidiamo al suo insegnamento, perché crediamo che è
l’amore che vince il male».
L'amore vince il male
Preghiamo
Signore, rafforza i tuoi servi fedeli. Riporta all’ovile le
pecorelle smarrite. Rialza i caduti. Sostieni coloro che sono rimasti in piedi, e concedi loro di perseverare con fermezza. Solleva e rincuora tutti i tribolati. Fa’ che la terra
dia frutto nella sua stagione, e benedici la fatica delle
persone oneste e laboriose. Ricorda tutti coloro che ci
hanno fatto del bene. Concedi perdono e misericordia ai
nostri nemici, e fa perseverare nella buona volontà reciproca tutti i nostri vicini.
John Wesley
Testimoniare oggi
ORA parliamo un po’ di noi e
dei cristiani del nostro tempo. Ancora oggi, al cospetto della chiesa e d’ogni singolo credente c’è chi attende i segni
profondi dell’amore di Cristo
Gesù. Come seguaci del Signore,
chiamati a testimoniare di lui in
ogni tempo e in ogni circostanza, ci troviamo di fronte non solo a un singolo mendicante ma a
tutti coloro che sono bisognosi
di qualcuno che li aiuti a rialzarsi dal loro stato di miseria non
solo materiale, ma di travaglio
morale. Senza fare un discorso
pessimistico, ma neppure ignorando tutto quello di triste che
avviene nel nostro tempo, vi è
una intera generazione di persone che sta affondando nell’abisso della violenza, del sopruso,
della corruzione morale e sociale. E noi tutti dolorosamente assistiamo inermi a questo impressionante degrado morale
che trascina giovani e non più
giovani alla corsa folle dell’esagerato benessere e dell’illusione
deU’immediato successo.
Pochi giorni fa mi è stato chiesto: «Che cosa fate, voi evangelici, contro il male della società?».
Ho risposto: «Noi, come seguaci
di Cristo, non facciamo niente
Anche noi, per chi aspetta
qualcosa di concreto, possiamo dire: «Guardaci». Ma che
cosa vede di particolare il mondo che ci guarda? Vede trasparire dal nostro comportamento il
fervore della fede in Cristo? Vede in ciascuno di noi dei credenti disponibili ad aiutare chi è
nel bisogno? Vede brillare nei
nostri occhi la gioia di essere
cristiani? In Pietro e Giovanni
c’era tutto questo, e il mendicante «li guardava attentamente
aspettando di ricevere qualcosa». Ma Pietro non gli diede alcuna moneta. Non tanto perché
non aveva denaro, ma perché
voleva fare di quest’uomo qualcosa di più valido. E gli disse:
«Dell’argento e dell’oro non ne
ho, ma quello che ho te lo do:
Nel nome di Gesù Cristo il nazareno, cammina». È importante
sottolineare questo particolare:
offrendogli del danaro, quello
zoppo avrebbe continuato a rimanere sempre là a stendere la
mano, immobilizzato. Invece
nel nome di Gesù Cristo, per la
potenza del Figlio di Dio e con
la misericordia di Dio, per costui la vita è trasformata. Ora è
liberato dalla sua infermità e
non è più dipendente dell’elemosina dei passanti.
Tutti siamo consapevoli che
l’intera umanità deve camminare, e che ogni individuo deve disporre della propria dignità di
uomo e donna, liberi e responsabili. E noi, chiesa del Signore,
abbiamo il compito di contribuire allo sviluppo della società
umana particolarmente nei valori morali e spirituali. Ecco allora il significato del nostro rapporto e della nostra testimonianza con la gente, col mondo.
Col mondo nostro contemporaneo che, oggi più che mai, ha bisogno di essere rialzato dal suo
stato di insicurezza, di paura, di
ansietà e di tribolazione.
«Guardaci!». Anche noi diciamo così al mondo, con la fiducia che, guardandoci, tutti possano scorgere in noi i segni indelebili del nostro amore per
Gristo. Dobbiamo avere il coraggio di dire al mondo: «Quello
che ho te lo do». Quello che abbiamo lo offriamo alla società
civile. In dono abbiamo ricevuto e in dono offriamo. Quello
che abbiamo è la fede che, per
grazia, Dio ci ha donato. E la
potenza dell’amore di Cristo
che libera e salva. Fede, cioè fiducia che, nei confronti di tutto
il male che oggi sembra prevalere, l’ultima parola appartiene a
Dio. Speranza, quindi serenità e
allegrezza per la certezza che
Dio non ci abbandona, ma è
sempre con noi per aiutarci nel
nostro vivere quotidiano. Amore: Dio è amore e noi ripetiamo
che crediamo fortemente che
l’amore vince il male. È l’amore
di Dio che salva il mondo.
La vera evangelizzazione
E per questo che possiamo e
dobbiamo dire a tutta la
gente, cbe giace nello sconforto,
senza speranza: «Nel nome di
Gesù Cristo, cammina». Con la
certezza che nel suo nome vi è
la salvezza e la liberazione di
ogni creatura umana, di ogni
popolo, di tutta l’umanità.
Pietro, dopo aver detto allo
zoppo «cammina», «lo prese per
la mano e lo sollevò». Questo gesto spontaneo ci insegna come
dobbiamo comportarci nei riguardi del nostro prossimo al
quale ci rivolgiamo per annunciare Cristo. Non bastano le parole e i consigli per rialzare chi è
nel bisogno; occorre un gesto
concreto, bisogna «prenderlo
per mano», cioè inchinarci per
aiutarlo. «Ed egli entrò nel tempio camminando e lodando
Dio». Quanta gioia, quanta gratitudine in costui! Ebbene, ecco
qui l’opera dell’evangelizzazione! Un’opera compiuta non con
la vaga promessa di vantaggi
personali, non con la minaccia
di immaginari castighi divini.
No, l’Evangelo ci insegna che la
vera evangelizzazione è quella
sostenuta dalle nostre preghiere
e accompagnata da opere di servizio e di amore fraterno. Dunque, la vera evangelizzazione è
quella compiuta dallo Spirito
Santo nel nome di Cristo Gesù,
Figlio di Dio, potenza e sapienza
di Dio nostro Padre, benedetto
ora e sempre.
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
«Allora il ret^
a quelli della ^
destra:
Venite, voi,
benedetti del
Padre mio;
ereditate il re
che v’è stato
preparatofìn
dalla fondazù
del mondo:
perchéebbi
fame e mi desk gcumenis
da mangiare, nadifflci
ebbi sete e mi
deste da bere, ̣ine,
fui straniero yrawidi
fui nudo
i. Ora la
, , jnibra ess'
e mi vestiste; ribadire 1
fui ammalato
e mi visitaste; JSÌ
fui prigioniero »cheran
eveniste e attese c
a trovarmi... ¡»"3
In verità vi dico ente giub
che in quanto “dosse, sci
lo avete fatto
UTtO di C^UBStl èndono 31
miei minimi ^erritorialis
fratelli, l’avete
juielehaa
fatto a me»
(Matteo 25,
Note
orni letichi
Dopo la Pentecosti
prima comunità cristii
viveva un momentoti
quillo e gioioso godeni
favore di tutto il po|
(cap. 2, 47). E conservai
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Vo pare a'
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Incalza asi
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spettare la pratkh^ulmiìie n
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dosi al tempio aW'otas
lita, circa le ore 3 p
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no al tempio». Il tenì
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su una collina. Lap
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suo stile architettonicoj
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no in pratica i'insej¡
mento del Maestro (I
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questa espressione sin
festa la pietà e la sd
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può dire che i due ap
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agli altri, a co'°'°j|ogli unahanno bisogno. «Najempio .
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cammina» (v. 6).
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Annotato, jjaV
stoli, voi. Il, Ciaf, rt/if.®''"riti
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degli apostoli. tveiionr
Brescia.
15
v1BR£ (Tf^ERDÌ 4 SETTEMBRE 1998
PAG. 3 RIFORMA
Passo della Mendola: XXXV Sessione di formazione ecumenica del Sae
emi della Parola nelle religioni non cristiane
Cristo è sempre via, verità e vita, ma lo Spirito ha seminato qua e là la Parola
di Dio e molti sono i sentieri che l'umanità percorre nella sua ricerca di Dio
pmuimiUELE PASCHETTO
OLII ritengono, probabilmente a ragione, che
li desti ^roenismo stia passando
riare, na difficile stagi^one: FAsem .®blea europea di Graz del
I 11010 1997 ha forse segnato
cmmine, per il momento,
iero (il’awicinamento tra i cri
’«'N fi,ila
diverse confessio
Ora la Chiesa cattolica
■nibra essere più interessata
iste; 'ribadire le sue posizioni in
alate appo etico e politico e a rir aiutare gli aspetti popolari
laste; religiosità tradizionale,
^niero «cherando le incertezze e
aattese di questa fine di
lontificato con l’attivismo e
Itrionfalismo per l’immisi dico ente giubileo. Le chiese orlanto »dosse, sconcertate dalle sfic e del mondo moderno, si
inchiudono in se stesse e di<?Wes(j|endono a spada tratta il loro
limi lerritoiialismo prendendo le
distanze dalla chiesa di Roma
avete
É dal protestantesimo, che
16» «urele ha aiutate a uscire dal
lo 25 fi protestantesi
' '^h'o pare avere il fiato corto:
non riesce a trovare risposte
Í alla domanda crescente di
I ireligioiie»’ mentre preme
elicli^ lempre più forte la «spirituaità» di tipo carismatico-pennità^cristi scostale; la secolarizzazione
omento t assumendo sempre
ISO goden#™™f^cce, il Consiglio ecutto iipopPenicoèmcrisi.
E conservai Su questo sfondo il Segrególe e usartariato attività ecumeniche
tempo, to (Sae) continua con pazienza
gli a^àja sua attività, che trova il suo
pratica^a/ffl/nenella settimana di
ibblica %n®) che si svolge ogni anPasso della Mendola.
e su questi monti del
ino dove non giunge la
a che opprime il nostro
ise in questa strana estate,
Isente delle difficoltà che
'agitano le relazioni ecu
0 aWota sj
ore 3 p!
lona).
». Il tei
e era si
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itettonico)
1 per I mi
buon noi
Maria Vingiani, fondatrice dei Sae
maniche, ma il Sae resta ancora una delle poche occasioni dove vengono offerte e
accolte possibilità di riflessione comune e confronto fra
persone che vogliono conservare il senso della fratellanza
e della responsabilità verso
chi appartiene ad altra fede o
credente non è.
Forse il tema di quest’anno
«Le religioni come esperienza
e attesa della salvezza» ha
aiutato a mettere da parte le
frizioni infracristiane facendo
emergere la vasta base comune che unisce le diverse confessioni cristiane e proiettando una volta di più lo sguardo
verso l’esterno delle nostre
chiese, verso il mondo. Ci si è
quindi domandati se il modo
tradizionale di considerare le
altre religioni, di condanna, o
addirittura di demonizzazione, sia veramente conforme
alla volontà di Dio: volontà di
riconciliazione, di amore, di
salvezza per tutta l’umanità.
Non potrebbe essere più coerente con il messaggio e l’esempio di Cristo un’attenzio
ne a coloro che non sono cristiani, ma ugualmente anelano a qualcosa o a qualcuno di
diverso, di più grande che li
liberi dai vincoli dell’umanità, dal limite del peccato e
della morte?
Diversi interventi hanno
segnato positivamente la sessione. Ci piace segnalare
quello del prof. Salvatore Natoli, docente di Filosofia
all’Università di Bari che ha
ripercorso storicamente il
concetto di «salvezza» nelle
diverse culture e religioni,
sottolineando come la modernità, avendo perso Dio,
ponga l’uomo come artefice
della propria salvezza sostituendo in modo insoddisfaciente l’aspirazione alla salvezza incondizionata con le
sicurezze intramondane. E
quello di padre Jacques Dupuis, dell’Università gregoriana di Roma, che ha ricordato come oggi sia necessario passare dal cristocentrismo al teocentrismo, per poter essere compresi dalle altre religioni. Cristo è sempre
via, verità e vita, ma lo Spirito
ha seminato qua e là la Parola di Dio e molti sono i sentieri che l’umanità percorre
nella sua ricerca di Dio. Interessanti e ricchi anche i contributi di Giuseppe Laras,
rabbino capo della comunità
ebraica di Milano, di Abulkeir
Bregheiche, medico musulmano da 32 anni residente in
Italia e del lama Paljin Tulku,
animatore delle comunità
buddiste di Milano e Merano.
Scandita dalle meditazioni
bibliche mattutine, dalle liturgie delle diverse confessioni cristiane e da una spiegazione dell’introduzione al
Sabbath condotta dal dott.
Amos Luzzatto, presidente
della Federazione delle comunità ebraiche in Italia, la
settimana ha visto anche un
notevole lavoro nei 13 gruppi
di studio che hanno approfondito ciascuno un aspetto
particolare della questione
«salvezza». Una tavola rotonda finale a tre voci, del padre
ortodosso romeno Giorgio
Vasilescu, di don Giovanni
Cereri, docente dell’Istituto di
studi ecumenici di Venezia, e
di Paolo Ricca, docente di
storia del cristianesimo alla
Facoltà valdese di teologia di
Roma, ha puntualizzato la
posizione delle tre confessioni rispetto alle altre religioni e
alle «vie di salvezza» che esse
propongono. Particolarmente
apprezzata la testimonianza
del prof. Ricca che invece di
fermarsi sulla concezione
protestante della salvezza attraverso i secoli ha riproposto
alcuni aspetti fondamentali
del messaggio biblico, sottolineando con forza e partecipazione la speranza dei nuovi
cieli e della nuova terra che
dovrebbe animare ogni credente cristiano.
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Danimarca: Consiglio generale della Missione evangelica contro la lebbra
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tàhl'P'tiuanto appunti; ed- Pa'“^ve non °'^^dta nei paesi
taene curata o dove
i casi non sono molto frequenti, tanto che molti medici non riescono diagnosticare
la malattia. In più le conseguenze di chi ha avuto questa
malattia devono essere curate per molti anni dopo. Vorrei
sottolineare tre sfere d’azione
importanti per la vita della
Missione che sono state discusse: a) il campo di lavoro
(Africa, Sud-Est Asia e SudAsia): finanze e c) il lavoro
dei comitati nazionali.
a) Il campo di lavoro: con
una presentazione di circa
mezz’ora ogni zona ha presentato la propria situazione;
faceva seguito un dibattito.
Particolarmente preoccupante è risultata la situazione politica dell’Indonesia dove il
personale della Missione non
sa se deve continuare a lavorare o scappare. Molte zone
in Africa hanno vissuto simili
problemi che sono stati affrontati con molto coraggio e,
grazie a Dio, senza gravi conseguenze per il personale.
Purtroppo chi più soffre in
queste «zone calde» sono i
malati che non possono ricevere le cure necessarie. Diventa sempre più necessario
aiutare persone che vengono
alla missione per essere curate da malattie diverse dalla
lebbra, come per esempio la
Tbc e l’Aids. Spesso gli ambulatori non sono attrezzati per
affrontare queste nuove situazioni, ma nello stesso
tempo sono spesso l’unica
clinica disponibile. Una domanda è stata posta come
conseguenza: può la Missio
ne usare doni destinati alla
cura della lebbra per aiutare
persone con altre malattie?
La risposta unanime è stata
che non soltanto possiamo
aiutare queste persone, dobbiamo aiutare per quanto sia
possibile tutti e collaborare
con altri enti affinché queste
nuove sfide vengono risolte.
Inoltre la Missione in India,
nei suoi ospedali, sta già collaborando con altri enti per
trattare malattie non direttamente connesse alla lebbra.
È interessante notare che attualmente il 10% dei doni
proviene dall’India stessa: un
fatto nuovo e importante
perché indica che quei popoli che da molto tempo non
avevano la possibilità di autogestirsi adesso cominciano
a sostenere questa attività.
b) Finanze: lo scorso dicembre l’amministrazione si
è incontrata con i comitati
nazionali a Bruges in Belgio
per discutere le possibilità di
avvalersi di fondi governativi
per sostenere progetti della
Missione. Questo incontro
preliminare era in vista dell’incontro internazionale per
arrivare a una decisione importante sull’utilità o meno
di tali fondi. Già alcuni Comitati nazionali potevano usufruirne, come per esempio
l’Inghilterra che ha ricevuto
una grossa donazione dalla
fondazione di Princess Diana
e il Comitato italiano che ha
usufruito, per alcuni progetti
della Missione, dei fondi
dell’otto per mille della Chiesa valdese. È stato deciso che
Donna africana colpita dalla
lebbra
l'amministrazione centrale
dovrebbe esaminare le possibilità di avere fondi dalla Cei
e portare una relazione in
merito al prossimo Consiglio
generale.
c) È stato sottolineato che
la Missione può esistere solamente se viene sostenuta dai
vari Comitati nazionali, sia
con preghiere che con idee
nuove, perché è dalla solidarietà cristiana per le persone
che soffrono che determina la
caratteristica evangelica della
Missione. Ricordiamo a tutti i
lettori che le varie attività della Missione vengono riportate
nel Notiziario che esce quattro volte l’anno e dovrebbe
essere disponibile presso la
propria chiesa locale. Chi non
riesce a trovarne una copia
può richiederla al past. Archimede Bertolino, via Rismondo lOa, 05100 Terni.
Assemblea dei presbiteriani Usa
I tre grandi compiti
della chiesa nel mondo di oggi
LIDIA E TOM NOFFKE
La città di Charlotte (Carolina del Nord) in pochi
decenni è diventata uno dei
centri più importanti degli
Stati Uniti, casa anche di una
squadra di football americano e una di basket Nba e sta
cercando di avere una squadra di baseball. Questi segni,
a un grande Centro per convegni vogliono annunziare il
fatto che anche Charlotte è
arrivata alla notorietà.
In questa città, in mezzo
all’industria del tabacco, sono arrivati più di 3.000 presbiteriani dagli Usa e dall’
estero insieme a numerosi
ospiti come noi, delegati
ecumenici dalla Chiesa valdese, per svolgere l’annuale
Assemblea generale della
Chiesa presbiteriana Usa. Al
«Convention center» sono
stati allestiti numerosi stand
per ogni attività della chiesa,
di gruppi e associazioni legati alla chiesa. La sala delle sedute poteva contenere anche
più di 5.000 persone ed era
dotata di quattro grandi
schermi per poter seguire
perfettamente tutti gli interventi e le attività collatterali
proposte; ogni deputato con
voce deliberativa aveva un
suo posto e per assicurare la
completa attenzione dei deputati questa zona era chiusa
al traffico. Sei microfoni erano distribuiti in questa zona
per non perdere tempo fra
un intervento e l’altro e la votazione avveniva ad alta voce
o per votazione segreta elettronica quando necessaria. I
«Yad» (delegati), i «Tsad»
(studenti in teologia) e altri
consiglieri speciali hanno voce consultiva nei dibattiti e
prima che i deputati con voce
deliberativa votino, danno
per primi un voto indicativo.
Questo sistema ha almeno
due vantaggi: i giovani imparano le procedure nel governo della chiesa e la chiesa
tutta ha la possibilità di sentire la voce dei giovani riguardo ai vari temi importanti. I
giovani rappresentavano più
di un terzo dell’assemblea.
Il rev. W. Douglas Oldenburg è stato eletto moderatore dell’Assemblea (che per noi
sarebbe il presidente del Sinodo). Una nota interessante
sul martelletto usato dal moderatore per chiamare l’Assemblea all’ordine. Nel 1996
la chiesa di Matthews-Murkland Presbyterian Church in
Charlotte fu bruciata. Nonostante questo atto di vandalismo la comunità ha continuato la sua testimonianza e il
martelletto è intagliato dal legname di quella chiesa, diventando così un simbolo che
la parola di Dio non può essere soffocata. Durante la settimana è stato eletto l’anziano
John J. Detterick come direttore esecutivo del Consiglio
dell’Assemblea generale (il
moderatore per i valdesi). In
seguito alla sua elezione l’Assemblea si è riunita per un
culto di insediamento.
Ogni comitato e ogni commissione ricevono l’orario
prestabilito dal calendario
dei lavori per poter presentare le relazioni e gli ordini del
giorno, tutto dato per iscritto
ai membri dell’Assemblea in
anticipo. Anche se tutto si
svolge con la massima sbrigatezza e formalità, è sorprendente quanto tempo si
riesca a trovare per ampi dibattiti su temi importanti e
controversi. Tema dell’Assemblea quest’anno è «Tight
for thè Journey» (luce per il
viaggio) che vuole sottolineare tre grandi compiti della
chiesa: l’annuncio dell’Evangelo per la salvezza degli uomini e delle donne, la comunione fraterna e la solidarietà
nel popolo di Dio e il mantenimento del culto.
La questione della sessualità-omosessualità nei ministeri della chiesa è molto dibattuta anche nella Chiesa
presbiteriana Usa ormai da
molti anni. Da molte parti si
spinge per arrivare a una dichiarazione definitiva e chiara da parte dell’Assemblea
generale. È stato però deciso
che i tempi non sono ancora
maturi per arrivare a una delibera che potrebbe segnare
una spaccatura nella chiesa
stessa. Perciò il dibattito è
stato spesso segnato da questa preoccupazione e molti
interventi erano chiaramenti
intenzionati a preparare la via
ad una possibile presa di posizione in un senso o nell’altro riguardo specialmente alla consacrazione e all’insediamento di pastori e pastore
omosessuali nelle comunità.
Un dibattito interessante è
stato quello sulla campagna
contro il fumo. L’ordine del
giorno che parla delle «vittime dell’industria di tabacco»
nel cuore del paese dove molti vivono sulla vendita di tabacco è stato coraggioso. Nel
dibattito nessuno ha sostenuto che fumare è positivo, ma
l’Assemblea era divisa su come la chiesa possa agire per
dissuadere le persone a fumare. L’odg propone di chiedere al governo degli Stati
Uniti di aumentare notevolmente le tasse sul tabacco come deterrente, mentre molti
sono dell’opinione che il costo delle sigarette, o un proibizionismo contro il fumo
non risolverebbe la situazione. Altro punto di rilievo, che
sarebbe interessante anche
per noi in Italia, è la proposta
di un nuovo catechismo per
le chiese. È stato approvato
un periodo di cinque anni di
sperimentazione su un testo
che sarà presentato all’Assemblea per approvazione.
Come delegati ecumenici
siamo stati invitati a partecipare a una colazione della
«Worldwide Ministries Division», organizzazione che si
occupa della presenza e partecipazione della Chiesa presbiteriana Usa nei diversi
paesi del mondo. La colazione è iniziata alle ore 6,45 con
saluti, preghiera e canto. Durante la colazione la Chiesa ,
presbiteriana delle Filippine
ha presentato la sua storia e
la realtà in cui vive oggi.
Abbiamo concluso la nostra
visita con una gita a Valdese,
circa 100 km. da Charlotte.
L’Assemblea ha offerto questa
gita a chi poteva assentarsi
dai lavori per una giornata e
una trentina di persone si sono recati a Valdese per incontrare la chiesa locale, per visitare il museo e vedere il «Sentiero della fede» che è quasi
pronto per l’inaugurazione.
Questo «Sentiero» consiste in
varie riproduzioni di luoghi
storici delle nostre Valli: il
Collegio dei barba, la Chiesa
d’ia tana, il tempio del Ciabas, il monumento di Chanforan, un sentiero che rappresenta il Glorioso Rimpatrio, la
casa di una delle prime famiglie valdese arrivate a Valdese, un forno tipico delle nostre Valli e un anfiteatro per
presentare delle recite storiche valdesi. È stato un piacere
per noi incontrare molte persone delle Valli e anche loro
erano pieni di domande riguardanti la vita della nostra
chiesa oggi. Tutti mandano
un fraterno e affettuoso saluto alla nostra chiesa.
Nev agenzia stampa
notizie evangeliche
abb. L. 60.000 -ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
16
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 4 SETTEMBRP
L'ultima produzione letteraria del pastore Martin Ibarra y Perez
Sguardi di angeli sulle città di oggi
Paesaggi allucinanti delle metropoli e intensità lirica, con un riferimento
costante agli «ultimi» della società, rimandano a un Dio che parla a tutti noi
NICOLA PANTALEO
Nella beila collana intitolata «Antropologia dell’alterità», curata da Augusto
Ponzio, direttore dell’Istituto
di filosofia del linguaggio alla
Facoltà di lingue di Bari, e
Maria Solimini, docente di
antropologia culturale alla
Facoltà di lettere dello stesso
ateneo, al n. 8, tra un volume
su Borges e uno su Lévinas si
colloca l’ultimo lavoro letterario del pastore battista Martin Ibarra y Perez*. Vi è narrata tra accensioni surrealiste e
squallori iper-realistici la
condizione dell’uomo contemporaneo (da Londra a Zurigo, da Milano a Barcellona
con cui sono intitolate altrettante sezioni di «Anatomia
delle città») che si dibatte nella morsa di un processo di
degradazione irreversibile
che investe simultaneamente
persone e ambiente naturale.
Viene da pensare naturalmente all’ultimo riferimento
dello «slogan» trifronte della
Assemblea ecumenica di Basilea «Pace, giustizia e integrità del creato».
Tuttavia il poema di Ibarra
è sostanzialmente «laico»
nell’approccio alla condizione umana, nell’orizzonte
dell’attesa, nel forte accento
esistenziale, che non disdegna metafore e linguaggi
crudi e feroci come la realtà
rappresentata. Pure i riferimenti al Dio e alla fede cristiani, anche se dispersi in
una materia tutta terrena e talora velati di ironia, sono ben
rintracciabili come qualcosa
che è irriducibile a una condizione disperatamente biologica della vita. Così nell’intensa
liricità della sezione intitolata
«L’angelo dei perdenti», l’entità celeste decaduta come
una figura cinematografica di
Wim Wenders è «un angelo
ostinato di mandorlo in fiore,/ nato dall’asfissia di Dio,
piuttosto arreso e ribelle» (p.
34). La sua lotta contro l’oblio
ricorda l’epica ribellione del
Lucifero del miltoniano Paradiso perduto ma anche, forse
e ancor più, quella del Cristo,
difensore degli emarginati e
incarnazione del Verbo, prima del Golgota e della definitiva sottomissione al Padre;
«Cosa possiede l’angelo dei
perdenti fuorché la parola/
nel suo impegno agonico affrontando Dio e la dimenticanza...?» (p. 35).
E nella sezione dal titolo
«Transizione di Macchinumano» la ricerca di spiritualità
viene così presentata: «Si è seduto, attende che qualcuno lo
chiami dall’altra parte. Un
giorno, chiunque ci sia, innalzerà il tappeto dell’orlo del
tempo, per mostrargli il giro
nascosto della ruota» (p. 23);
ma poi essa assumerà le sembianze di un’illusoria fuga
dalla realtà attraverso una
marxiana critica della rappresentazione consolatoria e mitica delle religioni rivelate:
«Scriverà il suo libro sacro
contenente le profezie celesti/
parlerà di un Dio fatto alla sua
vicinanza/ che peserà amabile sulla sua nube con un paradiso accessibile» (p. 24).
La distruzione dei significati, anche di quelli più tenacemente radicati come l’aspirazione al paradiso, nell’imperante nichilismo del
capitalismo consumistico
coinvolge, all’apparenza, anche gli ideali umanitari e gli
imperativi sociali più cogenti, travolti da un conformismo squallidamente omologante, come si legge in alcuni
versi della Parte IV, sez. 4, dal
titolo «Oltre l’essere umano»
(pp. 21-22): «...ci hanno così
Uno degli angeli protagonisti del
spesso ripetuto le grandi parole/ che non riescono più a
incendiarci,/ che a stento riescono a sorreggere qualche
fiacco significato;/ oltre Tessere umano, il paradiso in
forma di schermo tivù,/ con
ogni cervello collaudato al
modello vigente,/ un viaggio
senza commiati verso nessuna destinazione».
L’estrema ricchezza di immagini, spesso sorprendenti
e inattese, fa pensare a un
barocco rivisitato in chiave
di sensibilità modernissima.
Ed è questa certo una delle
matrici ispirative più radicate della vena di un autore nato e vissuto nella bella città
spagnola di Valencia, dove
tradizione e cosmopolitismo
convivono mirabilmente. Le
«Domande» e i «Sogni» di
Macchinumano nella sua tor
film «Il cielo sopra Berlino» del regista tedesco Wim Wenders
mentala innocenza e straziata umanità sono le domande
e i sogni di tutti coloro che
non si rassegnano alla riduzione della vita al profitto e al
calcolo e che hanno ancora il
senso struggente della natura
buona creata da Dio: «Tasserete il milligrammo di aria
blu/ che beviamo ancora meravigliati?/ Ci comprerete il
nostro vento addormentato?/
Tasserete l’aurea microcaloria/ di questo sole tenero che
ci riscalda l’anima,/ le ossa
frastornate che ci sorreggono?/ Vi pagheremo con gli
impulsi incostanti dei nostri
neuroni?/ O con pezzettini di
pelle indigena?/ Ma, come la
imbianchirete?».
Sfilano così in questo scenario di orrore metropolitano
le familiari figure degli immigrati, ma anche «i mendican
ti, gli sconfitti, gli eroinomani», questi «prodotti del dolore umano» come le smarrite
prostitute di colore in «Milano: stazione di transito»: «Alcune ragazze nigeriane attendono un treno indecifrabile/
nel quale arriveranno uomini
astrusi» (p. 59).
In «Uscita e scrutinio», che
conclude il poema, anche la
parola, la parola poetica e
quella quotidiana che cerca di
esorcizzare il male, nominandolo, sembra avere perso la
sua natura di sfida, il suo effetto di denuncia. Una sconfitta definitiva? No, perché essa «diventa sempre e soltanto/ una parola da decifrare,
da amare o da esecrare» (p.
65). Proprio come la Parola.
(*) Martin Ibarra y Perez: I versi di Macchinumano. Edizioni
del Sud, Bari, 1998, pp. 82.
Piccole e grandi memorie nelle pagine di Bruna Peyrot
La scrittura come pratica quotidiana
CARMELINA MAURIZIO
«D;
ALLA Scrittura alle
scritture», ultima in
ordine cronologico delle
opere prodotte da Bruna
Peyrot, pubblicata da Sperling & Kupfer, offre molti
spunti di riflessione e prospetta diverse angolature del
tema che la pervade: la scrittura, come nel titolo, sia
quella con la «S» maiuscola,
sia quella quotidiana, che
narra le piccole cose. Il testo
è diviso in quattro parti;«Una
tranquilla storia d’amore»,
«Il diario di Marianna; una
ragazza protestante nella Toscana del XIX secolo», «Scrivere il lavoro; l’autobiografia
di Carlo Ferrerò» e «Scrivere
il paesaggio». Si tratta di
quattro diversi modi di usare
la scrittura, che più volte
Bruna Peyrot ha definito «il
nostro sesto senso per conoscere e capire la realtà», relativamente ad un’area geografica ben precisa, quella
delle valli valdesi.
«La scrittura dei valdesi scrive Peyrot nell’introduzione - rivestì prima del 1848
uno spiccato carattere di testimonianza, personale e collettiva, con due funzioni principali: dichiarare la fedeltà
evangelica e comunicare la
capacità di resistenza di una
minoranza contro i poteri costituiti». Dopo Temancipazione le occasioni di scrittura
aumentarono e molteplici furono le fonti «scritture possibili della memoria narrata».
Collegio valdese
Via Beckwith, 1 - 10066 Torre Pellice (To)
Cerimonia di inaugurazione delVanrw scolastico
sabato 19 settembre 1998 alle ore 15
Aula sinodale della Casa valdese
Via Beckwith 2, Torre Pellice
Prolusione della scrittrice
Dacia Marami
su
Il piacere della scrittura
Seguirà un rinfresco nel giardino del Collegio
ore 21 - Onuiggio alla parola
Aula sinodale
serata di lettura, recitazione e canti a cura degli studenti
Bruna Peyrot, pur nel difficile
compito di selezionare le tante scritture da lei prese in esame, ha reso testimonianza in
«Dalla scrittura alle scritture»
alla storia d’amore tra Vincenzo (Enzo) Purpura ed Evangelina Grill, che si svolge
negli Anni Trenta di questo
secolo, e si dipana attraverso
203 lettere che i futuri sposi,
lui siciliano e lei di Perosa Argentina, si scambiarono in
quell’epoca; alla vita quotidiana di una quindicenne pisana, Marianna Chiesi, mandata a studiare e a curare la
sua istruzione religiosa a Torre Pellice, figlia di Tito Chiesi,
uno dei pionieri dell’evangelismo italiano del XIX secolo,
interlocutore privilegiato del
diario che la ragazza scriverà,
registro giornaliero della sua
nuova vita valligiana; al laborioso vivere di Carlo Ferrerò
di Pomaretto, autore di una
autobiografia dove ritornano
e si incontrano il mondo contadino con i suoi valori e i
suoi tempi, la natura, amica e
nemica, ìa memoria e gli avi,
struttura portante del racconto della sua vita.
Un posto speciale Bruna
Peyrot dedica nell’ultimo capitolo al paesaggio che «come
organizzazione dello spazio
abitato può essere letto come
scrittura collettiva», in un intreccio costante tra storia e
geografia, assai evidente nelle
varie testimonianze prese in
esame dall’autrice, che propone le Valli come paesaggio
appunto e come forma di
scrittura destinata a lasciare
tracce leggibili nei secoli.
Presentato il libro ó\ Piera Egidi
Incontri della storia con
il protestantesimo italiano
jrt.2com"
SU»'«'
,1 mittente
(.’Editores'
ALBERTO CORSANI
La presentazione dì un libro al Collegio valdese di
Torre Pellice, nel nostro caso
il 22 agosto, la raccolta di interviste che Piera Egidi ha
realizzato per la rivista Confronti e che la Claudiana ha
riunito in volume', presentava rischi e opportunità. Rischi legati alla natura del luogo, che tante generazioni ha
visto passare e formarsi, che
tante persone (di cui alcuni
interpellati dal libro stesso)
ha ospitato come allievi e poi
come docenti. Un rischio
quindi di rivolgersi a.una comunità «tutta interna» al piccolo mondo; e d’altra parte
l'opportunità di verificare,
proprio per questa consuetudine, in che modo un piccolo
mondo si mette in contatto
con una cerchia più larga di
persone, e questo grazie al lavoro delTautrice. Perché questo è il lavoro del giornalista,
«mediare» (lo ha detto Piera
Egidi stessa) ciò che i singoli
incarnano in tutta una vita,
renderlo patrimonio accessibile a tutti, a chi conosce e a
chi non conosce le persone.
La serata, ma prima di tutto
il libro stesso, ha dunque assunto la configurazione di
una serie di cerchi concentrici, che partivano da persone,
biografie e ambienti familiari
al mondo valdese (dalle Valli
alle creazioni diaconali dell’evangelismo al Sud, Tullio e
Fernanda Vinay, Pietro Valdo
Panasela), e che poi via via si
estendevano, nelle pagine
delle 39 interviste riportate
nel volume, a «compagni di
strada» (per esempio Giovanni Franzoni e le comunità di
base); a membri dell’altra minoranza storicamente prossima alla valdese, quella ebraica; all’ambiente della Resistenza e alla lezione di rigore
del Partito d’Azione (un riferimento che tanto ha marcato
le Valli oltre che l’Italia di allora, e che oggi è esposto a
una polemica che definire
sconcia è poco); all’ambiente
più direttamente politico (le
analisi della situazione internazionale di Biagio De Giovanni, il passaggio dal Pei al
Pds nelle parole di Ciglia Tedesco); all’ambiente della
grande filosofia contemporanea, rappresentata da due dei
massimi pensatori viventi,
Paul Ricoeur e Hans Georg
Gadamer, credenti e protestanti nonché da un Gianni
Vattimo che, da posizioni diverse, ben rappresenta la
temperie degli studi filosofici
dell’Italia di oggi.
Il colloquio con questi personaggi non è solo il colloquio delTautrice; poiché dietro a ogni incontro c’è una rete di motivazioni storiche e di
intrecci culturali, ne emerge
una capacità, direi quasi naturale da parte del protestantesimo italiano, di interloquire e di «fare dialettica» con le
correnti di pensiero e con i
personaggi che marcano la fine secolo che stiamo vivendo.
Personaggi che sembrano nascosti dal piattume delTinformazione, dalla tendenza alT
Elena Bein Ricco
omogeneizzazione che li)
cietà culturale ci amm®|
sce giornalmente: «Inve®
ha detto Elena BelnRici,
che ha anche curato ladeii
introduzione al libro - esisi
no personaggi che intendoi
la politica in senso alto, pi
gettuale, così come esiste
possibilità di vivere del
identità forti, di frontierii
non solo la tendenza a a
carsi delle “nicchie” ora»;
nee dove far proliferali
semplice cura di sé e l’autii|
fesa. Questi sono i personij
che vengono fuori dal libi
che ci danno coraggio».
Luciano Deodato, pastoiei
San Germano, dal canto»
ha rimarcato come le stoi
individuali (di evangelici
non) si innestino sulla «gn
de storia» di questi ultimi i
cenni: il Risorgimento (si v|
da l’intervista a AnnaNittij
l’Italia delTevangelizzaziont
l’antifascismo. La lotta, mi
anche la passione, perla libertà, in un terreno de\«afronto culturale che nonfi
caso spazia da Torino ab >
poli. Dagli «incontri» diK< '
Egidi traspare insomm^p
quasi tutti i personaggi i
pellati, il nesso tra vitaeff
ma questo nesso è present
con opportuna discrezioi
con l’attenzione del giorni
sta che deve suggerire, e
può dire anche incuriosii
sollecitare il lettore coni'
sempio delle vite vissute; 6i
appunto, da tramite.
In un’epoca, come la«
stra, in cui sono crollateM'
solo le certezze ideologici
politica, ma anche gli orienti
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grafie, le «confessioni» a®
re guida per tutti noi. Noi
caso da Torino e dalle suet
se editrici vengono eseffl
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nell’impegno che si tradu!
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tra Piero e Ada Gobetti", la;
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siamo grati.
(1) Piera Ecidi: ^ocontó-^
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gione. Torino, Claudia >
pp. 224, £25.000.
(2) P.eA. G0BEn.: N® l
breve esistenza. Letw* ,
1926. Torino, Einaudi,
(3) VmoRio Eoa: Letter
giovinezza.
1943. Torino, Einaudi,
(4) W. Jervis, L. leavs
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e memorie
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JERVIS, l.. Igl
G. Agosti: Un filo
1944-1969- r*
La Nuova Italia, 1998.
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L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
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festa alla casa delle diaconesse — È
stato un fine settimana di festa, quello vissuto dalla Casa
delle diaconesse di Torre Pellice. La struttura, compietamente rimodernata, da alcuni mesi ospita di nuovo gli anziani; numerosissime persone hanno visitato la Casa e hanno partecipato alle varie iniziative messe in cantiere, girando fra oggetti di artigianato, bonsai, e banchi di beneficenza. Domenica pomeriggio è stato anche il momento del
passaggio delle consegne fra il presidente uscente, il pastore Franco Davite, e il neopresidente Giovanni Rivoira. Ancora per due fine settimana sarà visitabile la mostra dei pittori allestitata nei locali della casa.
A <
-J. -J. -J..
VENERDÌ 4 SETTEMBRE 1998 ANNO 134 - N. 34 LIRE 2000
Siamo ormai giunti vicino
alla piena ripresa dell’attività scolastica. I mezzi di comunicazione hanno già cominciato a fornirci le prime
statistiche sui prezzi dei libri,
sul peso degli zaini, i professori sono già al lavoro e la
scuola è nel momento della
programmazione. È il momento tra l’altro della pianificazione dell’orario, delle attività alternative all’ora di religione; ed è forse anche il momento di far sentire la voce
della laicità. Qualche mese fa
a Pinerolo in un’assemblea di
chiesa molto partecipata si
era discusso di ora di religione, di laicità, di necessità di
informare e di trasmettere il
patrimonio di queirintenso
dibattito che si è tenuto su
SCUOLA E ORA DI RELIGIONE
QUALE LIBERTA?
DAVIDE ROSSO
queste tematiche negli anni
fral’84eir90.
In quell’assemblea è emerso
il disinteresse di molti genitori, la scelta da parte loro
dell’omologazione a scapito
dell’informazione, della via
facile invece di quella dell’impegno, della delega al posto
della scelta. Il rischio è che ne
vada di mezzo la libertà. La libertà del pluralismo contro
quella dell’omologazione. È
un rischio sottile, legato oggi
anche al nostro modo di porci
rispetto alla quotidianità, che
dipende da noi, dal nostro modo di non farci risucchiare dal
mondo che ci circonda. La situazione dell’ora di religione
alle Valli è più rosea rispetto a
quella di altre regioni italiane.
Qui la scuola mediamente è
più sensibile al problema tuttavia manca, rispetto ad alcuni
anni fa, quell’interesse, quella
voglia di confrontarsi su queste tematiche che sembrano
essere state come dimenticate
dall’opinione pubblica.
Sembra quasi che ci si dica
che la questione è già stata
trattata quindi occorre passare ad altro. No! L’argomento
è stato affrontato ma questo
non vuol dire che si è esaurito, ora bisogna mantenerlo
vivo, ricordarlo, battersi per
portarlo avanti. Quindi ben
venga la proposta dell’assemblea di Pinerolo che allora
proponeva una tavola rotonda
sul tema che coinvolgesse
valdesi, cattolici e laici ma
venga in fretta, perché è importante che tutti siano informati e coscienti dei loro diritti e di quale è lo spazio della
loro libertà.
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presenta luperficie di vendita di oltre
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«nteSi ^^orno ai 7.500 m-i
liardi di lire, pari all’8% circa
me laii consumi della popolaziomllateno- ^ piemontese. È quanto eDierge da una recente indagidell’assessorato al Cornei moiiil' ®ercio della Regione Piemonte intitolata «11 commer
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to9 mercati, di cui 409 di piccolissime dimensioni con meto di 10 banchi, 247 che ne
Ittono fra 11 e 30, 90 con un
omiiero di banchi che varia da
1 a 50 e 218 con oltre 50.
ri offerta però cresce in proporzione alla dimensione dei
omuni e così se nei centri
P'ccoli si ha una media di 5
tonchi ogni 1.000 residenti,
l.j'tootri medi la disponibi“ di questi sale a 8 ogni
ridOO abitanti.
- questa pubblicazione
dice l’assessore al CommerjTo della Regione, Gilberto
nr j ~ vogliamo far com'3 valenza e il ruolo
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Pinerolo: un incontro con il pastore José De Luca, fondatore del Movimento ecumenico per i diritti umani
Giustizia per i «desaparecidos»^ mai più le dittature
FEDERICA TOURN
~\Turica mas, mai più; mai
L \ più la dittatura, il terrorismo di stato, la tortura, il genocidio. Così si è presentato
il pastore metodista José De
Luca all’incontro su «Desaparecidos e diritti umani, la
situazione in Argentina e i
processi internazionali in corso» organizzato a Pinerolo il
30 agosto; con queste due parole in spagnolo, che riassumono significativamente la
lotta condotta in Argentina
durante gli anni della dittatura militare. Nel febbraio del
1976, poco prima del colpo di
stato, viene fondato dalla
Chiesa evangelica valdese del
Rio della Piata, dalla Chiesa
metodista argentina, dalla
Chiesa riformata e da altre
chiese evangeliche con l’aiuto
di alcutii vescovi cattolici il
Medh, il Movimiento ecumenico por los derechos humanos, di cui il pastore De Luca
è il presidente. L’opera del
Medh, creato apposta in previsione della dittatura e nato
da una lunga esperienza di lavoro con gli emarginati delle
periferie di Buenos Aires e
Argentina: fra i bambini di una periferia urbana
con i rifugiati degli altri paesi
dell’America Latina sotto dittatura, si basava su un programma detto di «sicurezza
preventiva», in cui si cercava
di capire in anticipo le mosse
della dittatura per proteggere
gli oppositori del regime e nel
contempo di portare avanti la
denuncia delle violenze dei
militari. «Potevamo sembrare
pazzi ad opporci - ha raccontato il pastore De Luca - ma
per noi era più importante resistere a un sistema di tortura.
morte e esilio che portava alla
distruzione sociale e psicologica del paese. Dovevamo lottare, altrimenti il costo umano
sarebbe stato ancora più grave». Al lavoro iniziale del
Medh, a cui si affiancavano la
Lega per i diritti dell’uomo,
fondata nel 1938, e l’Assemblea permanente per i diritti
umani, costituita nel 1975, si
è in seguito aggiunta la tenace
lotta delle Madri e delle Nonne di Plaza de Mayo, che non
hanno mai smesso di rivendi
care giustizia per i figli desaparecidos o per i nipoti rapiti
e dati in adozione a famiglie
simpatizzanti con il regime (si
parla di almeno 150 bambini,
di cui oggi già 50 sono stati
riconosciuti grazie alla banca
del Dna voluta appunto dalle
Nonne di Plaza de Mayo).
Un imponente e gravoso
compito pastorale è stato anche affrontato dal Medh, che
ha patito direttamente le persecuzioni del regime, a partire da quegli anni: «Noi già
nel 1976 sapevamo che i desaparecidos venivano buttati
dagli aerei nel Rio della Piata
o nell’Oceano: conoscerne il
destino era fondamentale per
permettere ai familiari l’elaborazione del lutto», ha spiegato il pastore De Luca. Oggi, ha aggiunto, non solo per
un senso astratto di giustizia
ma per la vita civile in Argentina è importante processare e punire i colpevoli, che
ancora raccontano impunemente in televisione le torture
inflitte durante la dittatura, finita nel 1983. «In Argentina i
militari assassini non possono
essere incarcerati, nonostante
le prove a loro carico, grazie
Mia cara, ogni giorno e spesso nella
giornata penso a quello che vorrei
scriverti se potessi: questo pensiero mi
ossessiona per cui, trovata una matita, ti
scrivo due linee, come sfogo, senza forse
che mai ti giungano a destinazione. E
terribile non potersi scrivere e quale consolazione sono per me le tue lettere!
Voglio innanzitutto descriverti la mia
giornata in prigione come si svolge oggi
e come più o meno si è svolta da tre mesi! La sveglia delle 7 mi trova già da molto sveglio, in generale, faccio rivista ai
muri per le cimici, attendo la 2“ campana
(7,30) e mi alzo. Piego con cura coperte
pigiama ecc. faccio il sacco con la coperta dentro, metto in ordine, scopo con cura
(lavo una volta per settimana) mentre la
polvere deposita, io deposito regolarmente... poi mi lavo con cura. Il sole intanto
comincia a entrare dalla finestre (a 2,30
da terra, larga 1,50 x 1). Quindi comincio
a mangiare il pane del giorno prima, seduto al tavolo (asse nel muro). Intanto ar
ILFILO DEI GIORNI
LA GIORNATA
WILLY JERVIS
riva pane e caffè che mi vengono introdotti da uno sportellino nella porta.
Dopo mangiato 1“ passeggiata cantando
(sottovoce) inni per forse un’ora. Mi vien
poi naturale di pregare, quindi leggo qualche Salmo. Poi comincio lo studio. Viene
l’acqua (con l’innaffiatoio attraverso
l’apertura ne prendo per bere in apposito
grande bicchiere e nella scodella per la
minestra; la verso poi nella catinella di
coccio). Dalle 10 alle 11 circa mi stendo
per terra al sole con la faccia esposta. Il
sole però è poco e piccolo! Alle 10 faccio
ginnastica e segno la data su un calendario che ho inciso sul tavolo. Verso mezzo
giorno portano la minestra (...). Dopo circa mezz’ora passeggiata lunga con inni
sacri e quindi preghiera; verso le 2 mi rimetto allo studio. Verso le 4 (campana, se
no mi regolo col sole) mangio una pagnotta e verso le 5,30 la minestra serale.
Nel pomeriggio mi portano l’acqua e
vengono a prendere la spazzatura, sempre senza mai aprire la porta. Anche la
biancheria passa dallo sportello e non
vedo la valigia. In generale in questi ultimi tempi solo al venerdì la porta si
apriva per il barbiere. Poi nuova lunga
passeggiata con inni sacri preghiera, lettura Bibbia. Poi ricomincio a studiare interrotto da voci alle finestre, irruzioni,
colpi e i nuovi arrivi che si sentono nel
corridoio e poi l’apertura e la chiusura
delle porte sopra i nuovi arrivati (...).
Buonanotte cara, coraggio, ci rivedremo presto. Un abbraccio speciale, W.
(biglietto clandestino di Willy Jervis
a Lucilla Rochat, da Un filo tenace.
La Nuova Italia, 1988)
alla legge della cosiddetta
“ubbidienza dovuta”», ha detto Jorge Ithurburu, coordinatore della Lidlip, la Lega internazionale per i diritti e la
liberazione dei popoli. Anche
il processo delle giunte militari, l’unico in tutta l’America
Latina, che si è svolto in Argentina nel 1985, ha condannato e degradato dei militari
che oggi sono liberi a causa
dell’indulto concesso dal presidente Menem. Ecco allora,
ha aggiunto Ithurburu, l’importanza del processo in corso oggi nel nostro paese che,
dopo lungaggini, disinteresse
e turpi connivenze avute
dall’ambasciata italiana controllata dalla P2 negli Anni
70, forse finalmente vedrà la
condanna dei responsabili
della scomparsa di 7 cittadini
italiani (più un bambino) in
Argentina.
Nunca mas, dunque, ma ricordiamoci che viviamo ancora tutti in una democrazia
zoppa, come ha sottolineato il
pastore De Luca durante il
culto del mattino nel tempio
di Pomaretto. Partendo dal testo Isaia 61, ha detto che oggi
siamo di fronte a un’altra forma di genocidio, l’esclusione
totale della maggior parte
delle persone da tutto. «Dal
lavoro nelle periferie di Buenos Aires abbiamo preso coscienza della missione millenaria della chiesa, che è la
lotta per il minimo vital, i diritti fondamentali senza i quali non c’è vita, non c’è umanità; questa situazione riguarda i tre quarti della popolazione mondiale ed è una questione che come cristiani non
possiamo eludere», ha esortato, commentando in seguito
di aver ascoltato parlare di
cose importanti durante il recente Sinodo ma non di questa priorità fondamentale,
l’attenzione ai figli della strada. Bisogna fare teologia concreta perché, per usare una
bella espressione del pastore
Miguel Angel Cabrera, «c’è
un’andata e ritorno fra la Bibbia e la realtà sociale».
18
PAG. Il
RONACHE
E Eco Delle mLLi moESi
Pinerolo. Conferenza stampa di presentazione deile nuove strutture
per l’Istituto alberghiero
PUNTO GIALLO PER I BUONI MENSA — Da settembre
le famiglie di Pinerolo, per acquistare i buoni mensa scolastici potranno rivolgersi al «Punto giallo», sportello informatizzato collocato al piano terreno del municipio, a sinistra appena entrati. Per utilizzare lo sportello, aperto dal lunedì al sabato dalle 7,30 alle 19,30, basterà seguire le istruzioni in analogia con le operazioni bancomat. Comunque
per chi non ha dimestichezza con le macchine sarà ancora
possibile acquistare i buoni presso l’economato.
ENNESIMO INCIDENTE MORTALE — E davvero una
annata drammatica sulle strade del Pinerolese; sabato mattina, poco dopo le 7, a San Secondo di Pinerolo sulla provinciale della vai Pellice, una autovettura Alfa 145 guidata da
Stefania Riva, 25 anni, di Bagnolo, è andata a schiantarsi
contro un palo forse per un colpo di sonno. La guidatrice è
morta sul colpo. Sull’auto c’erano anche i genitori della ragazza, titolari di una gioielleria, che erano andati a prendere
la figlia all’aeroporto di Milano di ritorno da una vacanza a
Praga. 11 padre ha riportato alcune ferite, illesa la madre.
VILLAR PEROSA: LA MINIERA RESTAURATA — So
no stati inaugurati, domenica scorsa, i lavori di restauro
della vecchia miniera di grafite alla Miandassa. Il recupero
è dovuto in gran parte all’impegno dei vecchi minatori che
hanno lavorato volontariamente per mesi.
PINEROLO: NIENTE SOLDI PER L’EX FONDERIA —
La Regione ha approvato la graduatoria relativa alla risistemazione dei siti industriali degradati finanziata con fondi
europei. A suo tempo il Comune di Pinerolo aveva indicato
come intervento possibile quello per il recupero dell’area
dell’ex fonderia di via Vigone; il progetto è stato dichiarato
ammissibile a contributo da parte della regione ma non finanziabile per carenza di fondi. Solo se ci dovesse essere
qualche rinuncia da parte di progetti meglio piazzati nella
graduatoria regionale, si potrebbero liberare le risorse per
l’intervento in via Vigone. È andata invece meglio per la
ricostruzione dell’ex teatro da riconvertire a Centro convegni per il quale la Regione ha dato l’ok: totale dell’investimento 9 miliardi e 418 milioni.
BLOCCATI I LAVORI A SAN SECONDO — Per il momento i lavori di costruzione dei villini a schiera lungo il
torrente Chiamogna sono stati sospesi in attesa di chiarimenti da parte degli uffici regionali. La storia è emersa nelle
scorse settimane: il Comune rilasciò una concessione edilizia per la costruzione di un villaggio residenziale senza che
vi fossero opposizioni e ritenendo pertanto legittimo il provvedimento. Un esposto fece però emergere un parere negativo della Regione («successivo alla licenza edilizia», ribattono in Comune) a causa dell’instabilità del terreno. Ora la
pausa di riflessione ma la ditta costruttrice, che ha già iniziato i lavori, minaccia di chiedere il risarcimento danni.
VENERDÌ 4 SETTEMBRF uv ^£MERE
sì ALLA FOGNATURA DI BAUDENASCA — La frazione
Baudenasca di Pinerolo, che conta circa 500 abitanti, è
completamente priva di fognatura; c’è chi scarica nei prati e
chi ha un pozzo nero da spurgare periodicamente. Ora la
giunta di Pinerolo ha dato il via al progetto di costruzione;
costo complessivo 1 miliardo e 800 milioni divisi in due
lotti, per l’adduzione all’impianto di depurazione.
PATTI TERRITORIALI — Sono 35 gli enti pubblici, 33 Comuni e due Comunità montane, ad aver aderito alla proposta
di «patti territoriali» per il Pinerolese. Si sta definendo la
consultazione di tutti i soggetti interessati in modo da definire gli elementi più significativi e gli obbiettivi del patto che,
se finanziato dal governo, dovrebbe offrire nuove opportunità di sviluppo all’intero territorio.
INTERROGAZIONE PARLAMENTARE — Il deputato
dei Popolari Giorgio Merlo ha fatto un’interrogazione al
ministro della Difesa sulle intenzioni del ministero stesso
sul Museo della Cavalleria di Pinerolo, che rischia di essere chiuso al pubblico per mancanza di personale. Il Museo
della Cavalleria, scrive fon. Merlo, attualmente possiede
una biblioteca prestigiosa di opere di storia militare del
Seicento e del Settecento con migliaia di persone che
giungono a Pinerolo per visitare un museo tra i più quotati
e qualificati d’Europa, che però si trova a vivere una situazione confusa e di sostanziale non governo, con un conseguente malfunzionamento del museo stesso «La presenza
come direttore di un ufficiale superiore, a capo di un gruppo esiguo di militari (appena otto) non garantisce affatto la
regolare apertura del museo e crea le premesse per un progressivo esautoramento di un’istituzione militare che non
è un mero contenitore ma, al contrario, è funzionale a un
collegamento reale tra il mondo militare e il contesto territoriale». L’on. Merlo infine sollecita il ministero a un intervento tempestivo anche nel senso di «un investimento
di mezzi e di uomini indispensabili per salvaguardare e valorizzare un’autentica istituzione militare».
Entro dicembre dovranno iniziare i lavori a Villar Pellice
Il metano arriverà nel 1999?
Il metano, nel 1999, arriverà
anche a Villar Pellice? Di portare il gas a Villar si parla da
vari anni ma per il momento i
lavori di realizzazione delle
condutture non sono ancora
iniziati. La prima iniziativa fu
quella di realizzare un progetto per tutto il territorio comunale: venne chiesto un finanziamento di quasi un miliardo
sulla base della normative che
concedeva contributi per la
metanizzazione delle zone
montane. Ottenuto il contributo si posero però subito alcuni
problemi: come portare il metano a Villar se la rete di adduzione al momento termina
poco oltre il centro abitato di
Torre Pellice? Quale soggetto
avrebbe dovuto erogare il metano visto che il Comune è
consorziato con l’Acea, ma il
metano che arriva a Torre è in
appalto all’Italgas?
Ci sono stati anni di trattative: «Abbiamo cercato il confronto sia con l’Acea che con
l’Italgas», racconta il sindaco,
Sergio Davit. A un certo punto sembrava si fosse trovato
un accordo fra le due società:
ritalgas realizzerà e gestirà
l’opera (c’è addirittura una
mezza promessa: «Per metà
’99 il metano arriverà a Villar») ma sopraggiunge un altro intoppo. La tubatura del
gas, da Torre Pellice, dovrebbe seguire secondo il progetto
Una veduta del capoluogo di Villar Pellice
la strada provinciale, ma la
Provincia di Torino si oppone
e chiede un tracciato alternativo. «Abbiamo rifatto il progetto tenendo conto per quanto possibile delle richieste
della Provincia ma attendiamo ancora una risposta» commenta un po’ preoccupato il
sindaco. Anche perché, per
non perdere il finanziamento,
i lavori dovrebbero iniziare
entro il 1998... e c’è tutta una
zona di Torre Pellice, i Chabriols inferiori, che attende
con interesse lo svolgersi della vicenda; senza fognatura e
senza metano da sempre, la
metanizzazione di Villar potrebbe risolvere anche il problema della frazione torrese.
Ma, tornando a Villar Pelli
ce, la fine di agosto rappresentava anche il termine per
la consegna delle opere previste nel primo lotto della ristrutturazione della Crumière.
Non è stato così anche se i lavori sono a buon punto: si ricaveranno due piani per un
museo sul tessile, una sala
polivalente, una sala video,
spazi per aule decentrate, un
bar al servizio del complesso.
E il primo tassello di una serie di interventi (2° lotto con
foresteria alla Crumière, sala
polivalente della Chiesa valdese) che qualificheranno il
Comune per il nuovo millennio. Urge a questo punto la
creazione di un progetto di
gestione completo per dare
un senso a tutta l’iniziativa.
Per un costo di 7 miliardi: fra un anno la struttura sarà ultimata
Il nuovo Istituto alberghiero
PIERVALDO ROSTAN
Dopo 12 anni Pinerolo
avrà il suo nuovo istituto
alberghiero; una vicenda durata troppo, passata attraverso
traversie di ogni genere, compreso il fallimento di una ditta appaitatrice dei lavori e che
con l’anno scolastico ’98-99
dovrebbe vedere la parola fine. Venerdì scorso il Comune
di Pinerolo ha organizzato un
incontro per illustrare lo «stato dell’arte» dei lavori e le
prospettive. È toccato all’ing.
Daviero, che ha seguito l’iter
dell’opera negli ultimi anni,
illustrare quanto fatto per la
nuova sede sorta nei pressi
degli impianti sportivi.
«Il progetto iniziale prevedeva un costo di 7 miliardi e
ne ottiene 5 dallo stato - ricorda Daviero -; il primo appalto vede il fallimento della
ditta dopo l’inizio lavori. Con
un secondo appalto si costruiscono le opere portanti ma i
lavori si rifermano nel 1992
in attesa di una perizia di variante. Nel frattempo anche la
seconda ditta fallisce. Due
anni e mezzo fa si riprende
L’accesso al nuovo edificio dell’Istituto alberghiero di Pinerolo
nel tentativo di chiudere la vicenda: si decide di procedere
per gradi. Con 1,5 miliardi si
provvede all’urbanizzazione
esterna e successivamente anche alle opere interne per cui
a giorni si potrà avere il trasferimento degli studenti».
Al momento sono agibili
aule, uffici, palestra, laboratori; mancano ristorante e cucina che dovrebbero essere
pronti per il prossimo anno. I
vani utilizzabili fra aule e
ASILO VALDESE DI LUSERNA SAN GIOVANNI
12-13 settembre 1998
In festa con noi
In programma:
sitato 12
ore 15:
ore 15,30
apertura della giornata
tavola rotonda: »La solidarietà al servizio del prossimo nella prospettiva del 2000». Intervengono il
past. Paolo Ribet, il dott. Oscar Perotti, il magistrato Piercarlo Pazè, Maria Grava (Comunità di
base). Segue dibattito.
ore 20,45: concerto del The Swing Low Gospel Choir (in caso di maltempo nel tempio).
domenica 13
ore 9:
ore 10:
ore 12,30:
ore 15:
bancarelle, stand, mostra-scambio di oggetti usati,
culto e messaggi
pranzo comunitario (prenotazioni presso l’Asilo
oppure al tei. 0121-900285).
musica e danze eccitane.
spazi per lo studio sono una
quarantina. Del resto sono più
di 750 gli studenti per quello
che è uno dei più grandi istituti del settore nel Nord Italia. Dunque sono ancora previsti degli spostamenti nella
giornata poiché le cucine utilizzate saranno quelle della
vecchia sede, ma sarà comunque un solo spostamento al
giorno contro il continuo movimento determinato dai
quattro plessi prima esistenti.
La nuova cucina più il ristorante costeranno circa un miliardo. C’è un ulteriore progetto con la costruzione, fra
la zona cucina e i ristoranti,
di un vero e proprio albergo
con possibilità di apertura
all’estemo ma per quest’opera non ci sono finanziamenti.
Soddisfazione per la realizzazione è stata espressa anche
dal sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero: «Mi auguro
che possa essere davvero uno
strumento per formare il personale impegnato a lavorare
nel turismo nei prossimi anni
- ha affermato il sindaco -. In
relazione agli spazi di autonomia di cui godono oggi le
scuole credo che questo istituto possa mettersi anche sul
mercato della formazione e
della riqualificazione di personale già in servizio».
Museo (Ji Frali
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di incontro
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un’occasione di testimoni:
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della rete dei musei
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Un paese di poche centinaisf
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grande e frequentato sia d'i
verno che d’estate: «Hoi
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giunge Pennacchia - dal »
gnore tedesco alla ricercati
le proprie radici avendo n
Peyrot nel proprio albero f
nealogico a quelli che sci,
capitati per caso e che hàmil
scoperto la complessa e rico
storia valdese. È stata ra
esperienza umanamente moliti
ricca e piacevole».
Ha incontrato molti «tisft
per caso»? «Direi proprii
sì - conferma Pennacchia!
molte persone sono arriv|
qui senza sapere di essi
una valle particolare, eòi'
presenza valdese. Bisbi
imparare poco a poco ci
comportarsi verso il visil
re: c’è chi ha voglia di sei
un racconto di alcune vii
de, chi invece preferisce
tare il museo da solo. Noni as
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che sono tornate a Prali lii _ ® ®
tanti anni, magari essel ®aza
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si sono fatte avanti con •-1 cristaiieri:
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Pinerolo, si m Coltrepe
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5RE195 ^ SETTEMBRE 1998
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PAG. Ili
[jn interessante viaggio comunitario della Chiesa valdese di Villar Pellice
Alla scoperta dei paesi del^Europa dell'Est
marina baridon
GINO LUSSO
HORELLA paschetto
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stimoni,
'’JN urante la prima decade di
t 1/luglio alcuni componenti
«o.’£Kco™.ia di Villar Pellilodi sWno effettualo un ínteres
isavi sante viaggio nell Europa
g ¿gll’Est. L Itinerario, se vo>1 diamo fare riferimenti storici,
Í ever a è snodato integralmente en■ tro i confini del vecchio impestano tJ ro austro-ungarico, attraverso
I prooo3 interesse
iS austriache, la
' Boemia e la Moldavia, la piamo mira slovacca, toccando le due
Ò?flj belle città di Praga e di Budapest. La realtà con cui siamo
venuti a contatto si è dimostrata per molti versi complessa e problematica, in quanto
questa è certamente una delle
regioni europee dove i drammatici conflitti che hanno interessato l’intero XX secolo
hanno lasciato ferite profonde
e non ancora rimarginate.
È risultato evidente il forte
senso di risentimento che alcuni paesi dell’ex Europa
orientale (ad esempio la Repubblica ceca) hanno verso la
Comunità europea, che per
troppe volte li ha usati per risolvere i propri problemi interni e oggi li sottopone a
esami pretestuosamente approfonditi per l’ammissione
nella Comunità stessa. Una
prova di questo stato d’animo
è stata la visita che gli amici
di Lethorad hanno voluto farci fare al museo di Hanicka,
ecHicato a ridosso del famoso
vallo di 65 chilometri, costraito dai cecoslovacchi con¡mf'aggressione nazista negli
®ffl/935-38 e mai usato a
e^sa del voltafaccia angloicese che, con la firma de
uola mei
dito a Po
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BisojlP^^^ punto di vista turistico
loco di Praga e di Buri visieP^P®*^ rivelate, pur
a di seni diversità, molto
une vici ^“ggustive: mitteleuropea,
erisce ri P^teriosa, kafkiana la prima;
lo. Non! asburgica ma conteme persorP^’^^'^^^niente con un'imPralidcf P'Pnta che ricorda la lunga
ri essenì ^senza turca la seconda,
i di T»Ji| da subito colpiti per
1 inconfondibile atmosfera,
filasi magica, che la pervade,
dal Castello, ricco di splendl, ™ inonumenti storici e cultu
Inomll w ® giardini, abbiamo poiriclu P"® Cogliere l’immagine indi^icuticabile delle torri, dei
palazzi in stili diversi, delle
JPiese,,e della Moldava. Il
®tpo a disposizione, pur non
permettendo una visita apP otondita della città, ci ha
de che I* di coglierne alcuni
lesta rii* *^*'* caratteristici: si alternuova* . ia vivacità e il «coloirolo; lo g * percepiti sul Ponte Carlo
zo, Alb* di profonda tristez
scorso I tem***?*^^° vecchio ciminza sta* ebraico, la commozione
punto* „,in piazza Venceslao,
^ neri 1 ° trent’anni fa si
^ studente Jan Palach,
irti, bu* jj ,?**ggestione della Cappelilizzat* fyi °®iiemme; e ancora il
gii ' lo Praga notturna,
azien*i®! tana biella metropoli
I enfili' • ’ ^ sff>r7r\ ^.rii
Ili.'
rione io
e
rea»
von.
I n sfarzo dei negozi di
Mikuleweka,
nella ^. .^^iia, ci ha guidato
la zona* A'*sita della città con
ediefO* jj, ] e disponibilità; ci ha
della» ci"^epermesso di avvicinarle realtà* storia e all’attuale
ai**r'^virn:°‘=iale e economica,
bbe rii ¡j| pipi)! in particolare il
cietà f ® religioso. In una soertemente laicizzata
icomp»
li sicur»
proprie'
le. La®
Ile imp
lediarsi
,striale*
izione”.
si occm
le.
'^^ICOUSMO
’“(atorto
n‘ 51045-51379
■day ospitai
hfiBf to àpQzto cfmñftttan
Foto di gruppo dei partecipanti ai viaggio
l’ateismo di stato e ri controllo sulle chiese hanno lasciato
nel tempo segni profondi, anche nei rapporti individuali.
Infine la partecipazione al
culto domenicale bussila ha
rappresentato un momento intenso e toccante.
Il viaggio è proseguito nel
nord della Boemia dove, nel
piccolo centro di Lethorad,
abbiamo incontrato la comunità dei Fratelli Boemi e il loro pastore Pavel Rumi. Indimenticabile la calorosa accoglienza dimostrata nei nostri
confronti dai membri della
piccola comunità, che si sono
adoperati per rendere il più
piacevole possibile il nostro
breve soggiorno. La serata
trascorsa nel capanno dei cacciatori con l’ottima cena, le
musiche, i balli, le conversazioni, costituisce senz’altro
uno dei ricordi più vividi di
tutto il viaggio, anche come
momento di fratemizzazione
aH’intemo del gruppo stesso.
Di grande impatto emotivo
è stata la visita la campo di
concentramento di Auschwitz. Abbiamo vissuto un
grande senso di sgomento e
uria profonda sofferenza di
fronte alle poche cose rimaste
nel campo di sterminio di
Birkenau e ci siamo sentiti
soffocati dall’angoscia per la
modestia del sito che ha contenuto una tale immensità di
sofferenze umane. Ad Auschwitz abbiamo provato orrore di fronte a montagne di
capelli femminili pronti a essere trasformati in tessuti, e
davanti ai tanti oggetti personali di chi non conosceva,
all’atto della deportazione, il
proprio destino. Il silenzio di
quei luoghi era quasi insopportabile ma una profonda
commozione ci impediva di
romperlo, mentre alla memo
ria tornavano i primi versi
della poesia di Primo Levi
«Se questo è un uomo».
L’ultima tappa del nostro
viaggio, la capitale magiara
Budapest, ha avuto una connotazione più «turistica» rispetto a Praga, ma è stata anch’essa molto interessante e
piacevole. Abbiamo potuto
ammirare dalla collina della
Fortezza (finalmente una
giornata di sole!) il magnifico
panorama della città sottostante, lo snodarsi del Danubio con i caratteristici ponti,
l’imponente palazzo del Parlamento, le chiese, l’Accademia delle Scienze, la verdissima isola Margherita. Conserviamo anche altri bei ricordi:
la gita in battello sul Danubio, che ci ha permesso una
suggestiva visione della città
illuminata, lo spettacolo folcloristico dell’Hungarian State Folk Ensemble, notevole
per le coreografie e la bravura
degli artisti, i negozi ricchi di
prodotti dell’artigianato locale: splendidi ricami, ceramiche preziose, coloratissimi
tessuti.
Tutto il viaggio, che si è
svolto in una calda atmosfera
comunitaria, e di cui siamo
riconoscenti agli organizzatori, ha favorito il rinsaldarsi o
l’intrecciarsi di nuove amicizie e la scoperta di realtà diverse e ancora poco conosciute; nel complesso si è
tratto di una bella e significativa esperienza, da cui siamo
tornati arricchiti sia a livello
culturale sia (e soprattutto) a
livello umano.
Pinerolo: contestata la «Ztl» alla Rassegna dell'artigianato
Apertura tra le polemiche
Alla presenza dei rappresentanti della Provincia di
Torino, della Regione, delle
città gemellate (Traunstein,
Gap e San Francisco in Argentina), il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, sabato
29 agosto ha inaugurato ufficialmente presso TExpo-Fenulli la «XXII Rassegna-mostra mercato dell’artigianato».
L’atmosfera della cerimonia
si è animata quando un gruppo di commercianti e artigiani ha cominciato a contestare
il sindaco per le scelte fatte
dall’amministrazione sulla
questione del centro storico
di Pinerolo ma è poi ritornata
nella normalità. Anche quest’anno la Rassegna presenta
un nutrito programma delle
attività collaterali. Diamo qui
di seguito il programma delle
attività (mostre, incontri dibattiti, concerti) che la «Mostra dell’artigianato» presenta
fino a domenica 6 settembre,
giorno della chiusura.
Venerdì 4 settembre: alle
ore 17 nello spazio incontri,
Padiglione Atl 2 montagne
doc Expo-Fenulli, verrà presentato il libro Le voci di un
tempo-soprannomi di paesi,
famiglie, persone a cura del
museo etnografico della pianura pinerolese, «’I rubat» di
Piscina, edito dall’editore Alzani; sarà presente il prof. Camillo Brero. Seguirà alle ore
18,30 il convegno «Una montagna di idee» a cura della Comunità montana vai Pellice;
sempre al Padiglione Atl 2
montagne doc, alle 21, presentazione del «Festival musicale
d’autunno 1998» a cura della
città di Pinerolo, Pinerolo Si e
Atl 2 Montagne doc.
Sabato 5 settembre: alle
ore 16,30 al Padiglione Atl 2
presentazione, a cura delTas
La contestazione alla «zona blu» del centro storico
sociazione «Pinerolo è Cavalleria», dei «Concorsi ippici
città di Pinerolo 1998».
Domenica 6 settembre: alle ore 16 nello spazio incontri, Padiglione Atl 2 montagne doc Expo-Fenulli, presentazione del circuito di visita dei castelli del Pinerolese
«Le dimore sognate». Alle 19
sempre al Padiglione dell’Atl
2, presentazione de «I circuiti
corti», itinerari di visita di avvicinamento alle realtà produttive locali, a cura dell’Atl
2 Montagne doc e della Provincia di Torino.
Fino a domenica 6 settembre: alTExpo-Fenulli mostra
dedicata alla «Campionissima», gran fondo internazionale cicloturistica amatoriale
«Un uomo solo al comando, la
sua maglia è biancoceleste, il
suo nome è Fausto Coppi». Il
ciclismo epico al tempo del
campionissimo. Al salone dei
Cavalieri, viale Giolitti 7, mostra «disegnare Tartigianato.
Cantiere» a cura della Camera
di commercio, industria, artigianato di Torino.
Al museo etnografico architettura tipica:presentazione
del modello in scala dell’abi
tazione della collina pinerolese realizzato dal cav. Agostino Pons, e della mostra «Il
carradore antica attività artigiana» realizzata in collaborazione con il museo della civiltà contadina «’I rubat» di
Piscina.
Programma spettacoli:
Giovedì 3 settembre alle
ore 21 spettacolo di danza
sportiva a cura della scuola di
ballo «A. Tron-Ads studio
danze» di Pinerolo, specialità
liscio, standard, latinoamericane, rock and roll e moderne.
Venerdì 4 settembre alle
ore 21 «Gran galà dell’artigianato», spettacolo di danza
e arti affini a cura della scuola di danza Body System di
Pinerolo.
Sabato 5 settembre alle
ore 21 concerto della banda
musicale «Filarmonica il risveglio di Dogliani» con il
maestro Valerio Semprevivo.
Domenica 6 settembre alle ore 21 concerto di musica
popolare piemontese con 1
«Trelilu», che con autoironia
e divertimento intrattengono
il pubblico con gag e canzoni
lasciando molto spazio alla
improvvisazione.
Val Pellice
La commedia
del '900
Dal 5 al 12 settembre II
Gruppo della Rocca, in collaborazione con la Regione
Piemonte e gli enti locali,
propone un ciclo di spettacoli
sul tema «la commedia del
’900». Sabato 5 settembre a
Torre Pellice alle ore 21 nel
cortile del Collegio Daniele
Sepe Band presenta «Totò
sketch» e alle ore 22 ri Gruppo della Rocca «Acapulco il
brasiliano»; domenica 6 settembre a Bibiana alle ore 21 a
Villa Comune ri Gruppo della
Rocca ripropone «Acapulco il
brasiliano» e al mercato coperto alle ore 22 Milvia Marigliano presenta «Muse napoletane recital»; lunedì 7 settembre a Lusema alle ore 21
al mercato coperto i Virtuosi
di San Martino presentano
«Ciccio concerto», alle ore
22.30 in piazza davanti al
mercato coperto Michele di
Mauro «Serata Tardieu»; T8
settembre a Torre Pellice nel
cortile del Collegio alle ore
21 si replica lo spettacolo dei
Virtuosi e alle ore 22,30 nella
piazzetta del tempio Marco
Balbi presenta «Serata campanile»; il 9 a Bricherasio al
mercato coperto alle ore 21 il
Gruppo della Rocca propone
«Tentativo di esaurire un luogo non parigino» e alle ore
22.30 Ugo Dighero «Mistero
buffo»; il 10 settembre a Bibiana a Villa Comune alle ore
21 si replica lo spettacolo del
Gruppo della Rocca e alle 22
al mercato coperto Valeriano
Gialli propone «Mi ricordo».
L’ingresso costa 10.000 lire.
AGAPE — Dal 30 agosto al 6 settembre campo
adolescenti (11-13 anni) su
«Viaggio con bagaglio
leggero».
ASILO DEI VECCHI
SAN GERMANO — Domenica 6 settembre alle
14,30 apertura del bazar
con lavori eseguiti dagli
ospiti e dall'Unione femminile, oltre ai lavori provenienti dal Bangladesh;
inoltre banco dolci, pesca,
lotteria e buffet.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Culto alla cappella dei Jalla domenica 6
settembre alle 18. Riunione quartierale all'aperto
domenica 6 settembre alle
15 alla Gianavella Inferiore (Vigne).
PERRERO-MANIGLIA
— Riunione all'aperto a
Bovile, alle 15, domenica 6
settembre.
TORRE PELLICE — Domenica 6 settembre pomeriggio comunitario ai
Simound, ore 15.
VILLAR PELLICE — Dal
3 all'8 settembre sarà presente presso la comunità
un gruppo di Rothselberg.
Domenica 6 settembre
giornata comunitaria
all'Inverso: culto all'aperto
alle 10,30 con pranzo al
sacco, incontri e discussioni pomeridiane.
VILLAR PEROSA — Domenica 6 settembre, alle
10, culto con Santa Cena
al tempio per salutare il
pastore Tom Noffke e la
sua famiglia in partenza
per Roma.
Intervista al titolare, Walter Eynard
La tradizione «Flipot
»
La nuova cucina viene dalla
Francia dove un artigiano ha
preparato su misura il blocco
di cottura su cui lo chef dovrà
lavorare; le stanze con tavoli e
sedie, accoglienti ed eleganti
sono completamente rimesse a
nuovo, così come il giardino e
le camere in cui è svolta l’attività di pensione: si tratta del
ristorante «Flipot» di Torre
Pellice che sorge nei locali di
una vecchia cascina del ’700 e
che Walter e Gisella Eynard
hanno voluto ristrutturare nel
corso della scorsa primavera.
A premiare uno sforzo non indifferente è giunto anche il riconoscimento della Regione
che ha ammesso il Flipot fra i
progetti da finanziare coi fondi Cee. Ma in ogni caso gli
imponenti lavori di ristrutturazione sono stati realizzati e il
locale ha riaperto i battenti nel
corso dell’estate; più elegante,
ma anche maggiormente funzionale per chi ci lavora quotidianamente. C’è addirittura
una cantina appositamente
realizzata per i vini bianchi
che affianca quella già esistente, a conferma che l’enoteca rappresenta, per Walter
Eynard, un punto fermo, di
grande qualitL
La qualità si coniuga, da
Flipot, con la scelta di prodotti
naturali e locali, a cominciare
dal vino per arrivare al formaggio: «Ci sono vini della
zona che stanno emergendo
molto bene - conferma Walter
Eynard - e a quelli guardiamo
con grande attenzione. In generale noi cerchiamo di proporre il più possibile i prodotti
locali, ovviamente i formaggi
ma anche gli ortaggi; sempre
più troviamo gente che ritorna
a coltivare delle vecchie varietà». C’è uno spazio per mescolare tradizione e fantasia
oppure è meglio tenerle ben
distinte? «Se preparo un piatto
tradizionale - dice ancora lo
chef - preferisco tenermi ben
attaccato alle tradizioni, considerando attentamente gli ingredienti, le materie prime del
posto. Ciò non esclude di poter lavorare con la fantasia,
mettendo insieme prodotti che
vengono da altri posti».
Il nuovo Flipot è appena
costruito, ma Eynard ha già
un sogno nel cassetto: «Far
nascere un’officina-laboratorio dove avere degli scambi
con cucine, con cuochi diversi, anche da diversi paesi:
dalla Francia ad esempio
possiamo importare grandi
capacità tecniche, dall’Italia
il pizzico di follia che dà freschezza alla cucina. In questi
mesi abbiamo con noi un ragazzo giapponese, poi uno
dalle isole Mauritius; in autunno avremo probabilmente
cuochi dal Nord America e
dalla Finlandia».
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20
PAG. IV
L‘ Eœ Delle ^lli ìàldesi
Pinerolo: ciclismo
«Gran fondo»
attraverso
cinque Colli
L’impresa di Fausto Coppi
nella Cuneo-Pinerolo del
1949 è rivissuta domenica
scorsa attraverso la prima
edizione de «La campionissima», gran fondo internazionale di ciclismo amatoriale il
cui percorso ricalcava in buona parte quello della mitica
«Cinque colli». A Pinerolo si
sono dati appuntamento 250
partecipanti provenienti da
tutta Italia e dalla Francia impegnati sulla distanza di 245
chilometri con il superamento di salite sulle quali sono
state scritte pagine ciclistiche
memorabili: il colle dell’Agnello con i suoi 2.748 metri
di quota, l’Izoard, il Monginevro, il Sestriere.
La manifestazione ha esaltato la partecipazione collettiva e lo spirito di sacrificio
quali componenti essenziali
dello sport. Di fronte a un
gran pubblico i ciclisti sono
partiti alle 7,30 da Pinerolo;
alla fine ha prevalso il bergamasco Giorgio Masserini che
ha impiegato 8 ore e 21’ con
una media di 29,33 km/h. Di
stampo antico e grande spessore la prestazione del 39enne artigiano orobico, un habitué di queste competizioni,
andato a precedere un terzetto dei più immediati inseguitori giunto con 10’ di ritardo.
Al secondo posto è giunto
Ugo Baiatti, comasco, davanti al veronese Ballini e al ligure Maiello. Ballini è stato
protagonista delle fasi centrali della prova, transitando solitario al colle dell’Agnello,
all’Izoard e al Monginevro.
Ma intanto Masserini, dopo
aver rosicchiato il vantaggio
del battistrada, passava al comando lungo la discesa fra
Claviere e Cesana, continuando poi il suo assolo fino
al traguardo. La biellese Paola De Paoli, 29enne, tabaccaia, è stata la prima donna
nella competizione in un
tempo di 9h e 3 r.
Pubblicato dalla Società di studi valdesi
Un carteggio storico
e coinvolgente
AUGUSTO COMBA
Nei primi giorni della sua
comparsa presso la libreria Claudiana di Torre Pedice,
pochi si sono accorti di quel
piccolo libro grigio filettato di
rosso. Poi è corsa la voce che
Un filo tenace. Lettere e memorie 1944-1969, edito da la
Nuova Italia, raccoglieva con
la maggior possibile completezza le lettere scambiate fra
Willy Jervis dal 14 marzo
1944 (tre giorni dopo l’arresto
da parte dei tedeschi) al 5 agosto seguente, giorno della sua
tragica morte, e la moglie Lucilla. Alla Claudiana il libro è
andato più volte esaurito.
In realtà esso contiene anche una memoria dei fatti,
scritta da Lucilla per i figli,
poi le lettere scambiate fra lei
e Giorgio Agosti fino al 1969.
In esse, certo, Willy è sempre
presente, e questa sua presenza implicita è la chiave delle
acute considerazioni che Agosti esprime sul dovere dei resistenti sopravvissuti nell’Italia
del dopoguerra. Segue una nota biografica a cura di Giorgio
Rochat, poi una serie di documenti: verbali di interrogatorio e relazioni. Il libro si apre
con una commossa introduzione di Giovanni De Luna,
che tende soprattutto a ricostruire le personalità dei prota
gonisti, e una premessa di inquadramento di Luciano Boccalatte, il quale ha curato la
pubblicazione e l’ha accuratamente annotata.
Qui si vuole solo ricordare
per la cronaca di Torre Pellice
che la presentazione, organizzata dalla Società di studi vaidesi, di cui quasi non è stato
possibile dare notizia tempestiva, avvenuta la sera di lunedì 17 agosto presso la Comunità montana (non era disponibile la Biblioteca della
Casa valdese), ci ha fatto constatare quanto sia viva da noi
la memoria di quegli eventi e
l’emozione che li circonda.
Assai più di cento persone sono intervenute e hanno ascoltato con attenzione intensa i
presentatori: Giorgio Rochat
che ha risuscitato l’ambiente
umano e familiare in cui è stato vissuto il dramma, Luciano
Boccalatte che ne ha esposto
lucidamente lo svolgimento,
la pastora Maria Bonafede
che ha messo in risalto i messaggi di speranza cristiana tuttora trasmessi fino a noi nelle
frasi brevi e talvolta interrotte
di Willy Jervis, fino a quelli
incisi sulle controcopertine
della sua piccola Bibbia, trovata al Villar dopo la sua
morte. La recensione di questo volume è destinata a comparire su Riforma.
La scuola domenicale di Ivrea nel 1943. Lucilla Rochat Jervis è la
terza da destra, in piedi
Luserna S. Giovanni
Nuovo corso
per aspiranti
astrofili
Dopo il successo avuto
Tanno scorso con il «1° Corso di astronomia per animatori planetaristi», frequentato
da 18 partecipanti, il Consiglio direttivo dell’associazione Astrofili Urania di Luserna San Giovanni propone il
2° Corso di astronomia «Impariamo a conoscere le stelle», che vuole essere un insieme essenziale di lezioni adatte a svolgere un lavoro di
informazione e ricerca astronomica che potrà in seguito
essere approfondito dai singoli astrofili. Nell’anno che
ha visto la realizzazione di
una nuova struttura per Tosservazione, l’associazione si
prefigge così di ottenere un
maggior coinvolgimento culturale e pratico della popolazione e delle direzioni didattiche della valle per introdursi
nell’affascinante scienza astronomica in tutti i suoi
aspetti. Le lezioni, che cominceranno lunedì 14 settembre, alle ore 21, con una serata su «Iscrizioni a corso. Introduzione e storia dell’astronomia», si svolgeranno presso la sede dell’associazione,
in località Bric del Colletto 1
a Luserna San Giovanni. Tutte le 10 lezioni si terranno il
lunedì alle ore 21 e saranno
impartite dagli astrofili più
preparati, designati dagli organizzatori con l’aiuto di materiali e di tutte le strumentazioni a disposizione dell’associazione: essendo ormai
operativo l’Osservatorio
astronomico, con nuovi locali, la cupola di 5 metri di diametro e il telescopio, sarà
possibile avere un contatto
diretto con il cielo.
La quota di iscrizione è di
100.000 lire, con la possibilità di iscriversi anche per il
1999 con la spesa suppletiva
di 50.000 lire. Per ulteriori
informazioni, rivolgersi al direttore del corso. Massimo
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lantìquario
e la memoria
Ho letto sul n. 32 l'articolo
di Aldo Comba «In fumo» e
mi ha colpito perché molto
più vicino a noi nel tempo e
nello spazio quante famiglie
magari valdesi e non miste, di
fronte alla necessità di svuotare una casa (dopo un decesso,
per un trasferimento o una
vendita), oscillano tra i due
estremi del «buttiamo tutto»
o «rendiamo tutto». Raramente nelle nostre case si trovano molti libri che possano
rendere sul mercato antiquàrio e cosi poi nei cassonetti o
nelle mani dell'antiquario di
turno restano scatoloni di lettere, cartoline, opuscoli, libri
di canti o di poesie, ritagli di
giornali di nessunissimo valore commerciale ma che potrebbero dirci molto sulla cultura e la spiritualità di chi ci
ha preceduto. Perché ci si ricorda prima dell'antiquario
che del Centro culturale?
O forse potremmo suggerire ai collaboratori del Centro
di Torre Pellice di perlustrare i
cassonetti davanti alle case
dei morti come fanno certi robivecchi alla ricerca non già di
biancheria e suppellettili ma
di carte di famiglia?
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VENERDÌ 4 SETTEMBRE 199«
4 settembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
20.30 fiaccolata organizzata
dall’Anpi con partenza dal
municipio per l’omaggio al
monumento ai caduti; alle 21,
nei giardini di piazza Muston,
concerto della banda musicale
cittadina e del gmppo folcloristico «L’Estorio Drolo».
5 settembre, sabato —
TORRE PELLICE: Alle
15.30, alla biblioteca della Casa valdese, incontro «L’amicizia è oro» letture e pensieri ricordando Primo Levi. Intervengono Eugenio Gentili Tedeschi e Gisella Bein.
5 settembre, sabato —
TORRE PELLICE: Alle
17.30, nella piazzetta della
scuola dell’Ordine mauriziano, nell’ambito delle manifestazioni organizzate dai commercianti di via Repubblica,
mostra d’arte con ceramica artistica, pittura, nuova arte e
fotografia d’arte.
5 settembre, sabato — PEROSA ARGENTINA: Al padiglione Pian de la tour, festa
della Società operaia.
6 settembre, domenica —
TORRE PELLICE: Tradizionale appuntamento con la
giornata del Collegio valdese;
alle 12,30 pranzo sociale alla
foresteria valdese, alle 14 assemblea dei soci.
6 settembre, domenica —
BOBBIO PELLICE: Dalle
8.30 presso il torrente Pellice
4“ e 5“ gara del campionato
sociale 1998 di pesca.
6 settembre, domenica —
RORÀ: XVI edizione della
marcia alpina Rorà presso il
rifugio Valanza.
6 settembre, domenica —
TORRE PELLICE: Nel
campo del Collegio valdese,
con inizio alle 9,30, si svolge
il quadrangolare di calcio «6“
edizione memorial Cipo».
6 settembre, domenica —
PRAROSTINO: 3“ edizione
del giro motociclistico «Da
noste pari», cavalcata motociclistica non competitiva delle
colline pedemontane. Ritrovo
a San Bartolomeo alle 9,30 alla pista coperta della Pro Loco, iscrizioni fino alle 11,30.
6 settembre, domenica —
ANGROGNA: Alle 10,30, in
località Bagnòou, omaggio alla lapide di Jacopo Lombardini, con saluto delle autorità e
orazione del sindaco di Luserna San Giovanni, Ghibò.
6 settembre, domenica —
BOBBIO PELLICE: Si svolge la festa al rifugio Granerò.
9 settembre, mercoledì —
POMARETTO: Alle 21,30,
nel tempio valdese. Assemblea Teatro presenta «Fuochi»: ingresso gratuito.
13 settembre — TORRE
PELLICE: Si conclude alla
Casa delle diaconesse la mostra d’arte con il seguente orario: venerdì 4 settembre ore
20,30-22, sabato 5 e 12 e domenica 13 sett. 15-18 e 20,3022, venerdì ore 20,30-22.
VALLI
CHtSONE • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 6 SETTEMBRE
Fenestrelle: Farmacia Grippo
- Via Umberto 11, tei. 83904.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
va:
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, testi
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 6 SETTEMBRE
Bibiana: Farmacia Garella Via Pinerolo 21, tei. 55733.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
veneri
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SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
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stati imi
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i noFonta
1 eluso con
i gestiva ci
prezzata i
periodo c
: e ora, in
Hélène,
TORRE PELLICE —II
cinema Trento è chiuso per
ferie fino al 13 settembre.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 4 settembre. Artemisia;
sabato. Sesso e potere; domenica e lunedì L’angolo rosso;
martedì, ore 20 e 21,30, Le
nuove avventure di Charlie;
mercoledì, Nigthwatch; feriali e festivi, spettacolo unico
ore 21,15.
PINEROLO — La multi
sala Italia propone, alla sala
«2cento» Il dottor Dolittle;
feriali 20,30 e 22,20, sabato
20,30 e 22,30, domenica
14.30, 16,30, 18,30, 20,30 e
22,20; alla sala «5cento» è in
visione Arma letale 4; feriali
19,50 e 22,20, sabato 19,50 e
22.30, domenica 14,45, 17,15,
19,50, 22,20.
l
m
PItr
LUI
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
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Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
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venerdì
4 SETTEMBRE 1998
Vita Delle Chiese ì
Nelle chiese battiste di Genova via Vernazza e di Genova Sampierdarena
pue battesimi significativi
in pieno Ferragosto
ERMINIO PODESTÀ
TICO
SO le
NZA
UNA testimonianza battesimale in una chiesa battista è un avvenimento di orinaria amministrazione perché i battisti da sempre esercitano il battesimo degli adulti per immersione, ma due
fató significativi hanno caratterizzato quanto è accaduto
nella chiesa battista di Genova. Intanto la data inconsueta
per una simile cerimonia, il
16 agosto: infatti, mentre tutti
sono in ferie e si vogliono godersiquella che è la loro sacrosanta vacanza senza fare
cose impegnative o scervellarsi in ammissioni che li
coinvolgano totalmente, due
giovani, Elisa Boetti e Claudio
Pittaluga, hanno dato una testìmonianza molto impegnativa e significativa.
Come dice Paolo (Romani
6), sono scesi nel salone sottostante il locale di culto di
via Vernazza per essere sepolti mediante il battesimo
neOa morte di Cristo. La collocazione sotterranea del
battistero favorisce molto bene Fimmagine della sepolturaespressa da Paolo. Sono
stati immersi nelle acque
battesimali dal pastore Stefano Fontana che ha così concluso con questa sempre suggestiva cerimonia la sua apprezzata attività pastorale e il
periodo di due anni di prova,
e ora, insieme alla moglie
Hélène, è in attesa di una
nuova destinazione secondo
la volontà del Signore. Questi
due giovani iniziano ora a
camminare in novità di vita.
Il past. Foligno, commentando il passo di Atti 2, 25-28,
in cui Pietro fa riferimento al
Salmo 16, ha invitato tutti a
capire che con il battesimo si
conoscono i sentieri della vita e inizia un nuovo cammino alla luce della salvezza per
grazia mediante la fede. Il
battesimo rappresenta appunto una risposta a questo
grande invito del Signore.
La seconda particolarità è
stata l’occasione di un incontro fra due comunità. Infatti,
mentre Claudio Pittaluga frequenta la chiesa di via Vernazza, pur essendo residente
a Roma, Elisa Boetti appartiene alla comunità di Mondovì; e siccome in quel di Cuneo non c’è il battistero, i fratelli e le sorelle della comunità hanno scelto la chiesa di
Genova per accomunare alla
testimonianza battesimale
un incontro fraterno e molto
simpatico. Insomma, all’inserimento nelle rispettive comunità dei due battezzati si è
attuato quanto dice Gesù in
Matteo 18, 20: «Dovunque
due 0 tre sono radunati nel
mio nome, quivi sono io in
mezzo a loro». Ma poiché
erano qui riunite tre comunità battiste (Genova, Samplerdarena e Cuneo), la presenza di Cristo ha acquistato
un valore ancora più grande.
Superato un momento di
crisi della vita comunitaria
Qualche mese fa la Comunità battista di Sampierdarena ha attraversato alcuni momenti molto difficili, a tal
punto che era persino stata
ventilata la possibilità di
chiudere il locale. Secondo il
pastore chiudere una porta
della chiesa significava una
sconfitta e tuttavia, se non ci
fosse stato un impegno attivo
da parte di tutti, non ci sarebbe stata altra soluzione possibile. Ma in occasione dell’Assemblea, in cui si doveva fare
una scelta precisa, l’intervento dell’anziano Oreste Lupis
ha ridato fiducia a tutti e ci
ha incoraggiati a continuare
un cammino comune di fede,
ricordando quando trent’anni fa per la prima volta entrò
questa chiesa. «Questa chiesa
- ha detto - è la mia chiesa
per tutta la vita». Il fratello
Lupis ha poi concluso: «Io
non conosco la vera natura
del problema e non so neanche da dove incominciare ad
affrontarlo, ma il problema
c’è ed è grave. Il Signore è
grande e se non è nel suo disegno chiudere questa chiesa, riusciremo con il suo aiuto a superare questa crisi. Io
spero che altri come me, solo
ai pensiero di chiudere la
chiesa sentano la stretta al
cuore e il malessere che sento io. In questa assemblea,
oggi, ci dev’essere un appello
fatto da noi stessi, di maggiore impegno, maggiore presenza, naturalmente nei limi
ti del possibile. Io mi sento di
rispondere positivamente a
questo appello».
Da quel giorno a oggi il Signore ha assistito questa comunità che ha ripreso con vigore e con entusiasmo il suo
cammino. Alla comunità si
sono anzi aggregate alcune
sorelle dell’Ecuador, un fratello anziano, Eliseo, proveniente dal Piemonte, e una sorella
cattolica desiderosa di approfondire la dottrina evangelica. Domenica 26 luglio il pastore Stefano Fontana ha tenuto l’ultimo culto nella nostra chiesa perché, per motivi
familiari, dovrà trasferirsi in
altra sede. Al termine del culto il pastore ha esortato tutti i
membri di chiesa a continuare con impegno a percorrere
il pur difficile cammino di fede perché, pur essendo questa una piccola comunità, ha
tutte le caratteristiche per un
annuncio autentico di fraternità e di servizio.
Pur rammaricandosi per la
partenza del pastore Fontana, a cui va tutta la riconoscenza per il lavoro convincente svolto nei due anni di
permanenza a Genova, tuttavia c’è la soddisfazione perché il nuovo pastore delle
chiese battiste di Genova e
Sampierdarena sarà Mark
Orde, da tre anni a Genova
proveniente dall’Inghilterra.
Il Signore voglia benedire
sempre questi impegni e
queste testimonianze, (e.p.)
IDal 19 al 26 luglio si è svolto ad Agape il XIX incontro fede e omosessualità
[Oltre il disagio, sostenuti dall'umanità della speranza
LUDWIG SCHNEIDER
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Fino a un passato recente,
i campi di Agape su fede e
omosessualità si sono dedicati in modo esclusivo ai numerosi e persino contraddittori
ospetti di chi vive la propria
sessualità senza rinunciare allo fede e di chi si sforza di viwre la fede senza rinunciare
alla propria sessualità. Nei
™ti anni trascorsi in questa
i ^flessione è stata constatata
® necessità di oltrepassare le
teologie, le confessioni, le teoLe storie di tanti uomini e
.* *®te donne erano troppo
•oche, troppo affascinanti e
misteriose per essere riconocitnii nelle parole delle varie
One. Ascoltare la propria
stona imprigionata in defini
zioni, descritta in problemi,
discussa in documenti non
lusinga nessuno.
Davanti a tali atteggiamenti
c’è chi ha sorriso e alzato le
spalle, c’è chi ha aggrottato le
sopracciglia e ha discusso
esprimendo il proprio dissenso, c’è chi si è sentito ricacciato nella solitudine e nella
sofferenza. Discutere di fede
e omosessualità, tuttavia, è
stato utilissimo e importante
perché ha fornito elementi di
maggior consapevolezza e
autonomia, facendo vivere
una crescita personale. Ma
tale modo di impostare l’incontro può chiedere al vissuto di ognuno di farsi troppo
da parte, di non costituire il
punto di partenza e di arrivo
di ogni riflessione. Il campo.
Manifestazioni per le
«Giornate dolciniane»
Toì!^ ^ settembre, presso la Biblioteca comunale di
è aperta una mostra fotografica su «Le trac
^*°yedì 10, sempre alla Biblioteca di Tollegno, alle ore
D’]P.’^°i^zione di diapositive sul tema «Il percorso di fra
jQ a cura di Piero Delmastro; Giovanni Cerino Bariro,. sul tema «L’assedio del Monte Rubello dalle
^ che archeologiche».
I{jiy®J^crdì 11, alle ore 21 a Grignasco (No), a casa Mo (via
ciag .D). si tiene un dibattito su fra Dolcino con la parteMari*°D^ hi lavo Burat, Corrado Mornese e il prof, don
àn niii (per conferma della partecipazione, telefo
»163-417445).
HostÌm” 20,30, all’ex Casa del popolo di Croce
ùoici„ ^J^licmosso), si tiene un recital tratto da Or dì afra
(Jjl ” <^^nque che s’armi di Beppe Pellitteri, interpretato
Alle di corsisti dell’Università popolare di Biella.
Alatoti una conversazione del pastore Giuseppe
, ^ ®ul tema «La libertà degli altri».
13 settembre alla Bocchetta di Margosio
toZegna, Trivero, Biella), alle 10, si tiene il culNedi presieduto dai past. Platone. Alle 11 salita a
ro, e a« ^ di fra Dolcino in vetta al Monte Massatienei’ della «Ca’ de Studi Dossinian». Alle 13 si
Cascina ^^P® fraterna all’Alpe Margosio, con appoggio alla
Vino, jj °’^unima (per «polenta concia», pane, salame e
Canti gjf^^re Presso Piero: 015-94271). Nel pomeriggio
della tradizione alpina.
anche dolorosamente, si è rivolto ai partecipanti come
un’occasione di lettura del
proprio benessere o del proprio disagio, con se stessi e
nelle relazioni con gli altri.
Qualcuno ha parlato di svolta: dalla teologia si sarebbe
passati alla psicologia. Qualcuno ha visto in questa scelta
un tradimento, altri hanno
colto un segno di maturità;
alcuni sono partiti, altri sono
rimasti, altri ancora si sono
aggiunti durante il campo.
E cominciata da allora una
presenza di stile diverso, diventata più attiva e responsabile. Lo sguardo dello staff è
cambiato, il desiderio era ormai quello di dar voce a ognuno, di creare l’opportunità di
un ascolto più complessivo,
non solo del pensiero ma anche (perché no?) del sentire.
Ascoltare e raccontare, riconoscere e accogliere, essere
riconosciuti e accolti: questa è
ormai l’attuale impostazione
del campo. Certe domande
sono diventate urgenti e hanno interpellato tutti: come vivere la propria forza e la pro
pria debolezza nelle relazioni,
più o meno condizionate da
stereotipi di varia natura, tra
uomini nell’intimità, nella
propria identità maschile,
nella relazione con chi non è
omosessuale, con Dio?
Sono scomparsi i relatori,
sostituiti dai «facilitatori»: si è
creata così la situazione di un
dialogo guidato, di una ricerca fatta insieme. Il dialogo ha
fatto risuonare prima di tutto
le voci del disagio, troppo
spesso sottovalutate o negate. Oggi assecondiamo il desiderio di andare avanti lungo la strada intrapresa. Siamo
ormai avviati nella dimensione adulta, di chi, abbastanza
pacificato con se stesso, non
cerca più autorizzazioni e approvazione ma, con semplicità, vuole vivere la fedeltà a
se stesso. Senza smarrirsi nell’opacità del disagio, avanziamo vivendo fino in fondo i
nostri bisogni, così umani, i
nostri desideri, sempre da
proteggere o incoraggiare,
progettando la nostra vita,
sostenuti dalla profonda
umanità della speranza.
EQUINOXE 1998
(Vaumarcus, Neuchâtel - Svizzera, 25-27 settembre 1998)
Incontro delle donne protestanti svizzere, dal venerdì (ore
17) alla domenica (ore 16).
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Inviare la domanda entro il 15 settembre a Villa Grazlalma.
PAG. 5 RIFORMA
RONACHE
SAN SECONDO — Il 20 agosto la comunità ha ospitato un
gruppo di sorelle e fratelli provenienti dal Madagascar, che
nel corso della mattinata hanno visitato l’azienda agricola
di Luciano Codino; al termine della visita sono stati graditi
ospiti al pranzo tenuto nella sala, curato da alcune volontarie che nell’occasione ringraziamo. Poi il gruppo si è recato
presso la comunità di Prarostino.
PRAMOLLO — Durante il culto di domenica 26 luglio è stato
battezzato Michele Bleynat di Franco e di Cinzia Beux.
Chiediamo al Signore di benedire questo bimbo e di aiutare i genitori a mantenere la promessa fatta.
• Giovedì 13 agosto abbiamo avuto la gioia di ospitare il
gruppo di sorelle e fratelli provenienti dal Madagascar e in
visita alle Valli. Hanno partecipato con noi a una cena comunitaria a cui purtroppo erano presenti pochi pramollini,
ma un buon numero di amici che trascorrono qui un periodo di vacanza. È stato molto bello, ci siamo sentiti veramente fratelli in Cristo e siamo riconoscenti al Signore per questa opportunità che ci ha dato di conoscerci, di scambiare
opinioni e di raccontarci esperienze diverse e arricchenti.
• Il culto di domenica 16 agosto è stato presieduto dal pastore Eric Noffke. Lo abbiamo rivisto con molto piacere e
ascoltato anche con un po’ di commozione; un grazie sincero per il messaggio chiaro e incisivo che ci ha portato.
SAN GERMANO — Durante il periodo estivo abbiamo dovuto
separarci da due nostri fratelli: Ilario Rivoira, deceduto
all’ospedale di Pomaretto all’età di 65 anni, e Alberto Bouchard dei Colombatti, che ha terminato la sua esistenza terrena nel suo 87°. anno di età. Alle famiglie in lutto esprimiamo la nostra parola di solidarietà cristiana ricordando loro
che in Cristo vi è speranza di risurrezione e di vita eterna.
• Un pensiero di fraterna simpatia giunga anche ai coniugi
Félix e Huguette Vigne per la scomparsa della mamma
Amalia Long ved. Vigne, deceduta all’ospedale di Pomaretto e sepolta a Parigi dove risiedeva.
PACHINO — Con il culto di Pentecoste del 31 maggio la comunità ha avuto la gioia di accogliere due sorelle come nuovi
membri di chiesa: è stata ammessa, proveniente dal cattolicesimo, Corradina Nieli, e ha confermato il proprio battesimo Nadia Caruso. In una partecipata assemblea le due
giovani hanno comunicato la loro confessione di fede personale e hanno proposto le letture bibliche. Il culto è stato
presieduto dalla pastora Beatrice Grill, che ha predicato sul
versetto di II Corinzi 5, 17: «Se uno è in Cristo, è una nuova
creatura: le cose vecchie sono passate...». Alla fine Corradina e Nadia hanno festeggiato invitando la comunità a un
simpatico rinfresco. Voglia il Signore benedirle e possano
conservare il loro entusiasmo per tutta la vita.
In televisione
PROTESTANTESIMO; rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 6 settembre andrà in onda: «Sinodo delle chiese vaidesi e metodiste; Israele e Palestina, dialogare nel conflitto;
Incontro del Sae; Incontri (rubrica biblica)». La replica sarà
trasmessa lunedì 14 settembre su Raidue alle ore 9,30 circa.
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22
PAG. 6 RIFORMA
____________VENERDÌ 4 SETTEMBREjqq,
Riforma
I giornali e l’eutanasia
Ermanno Genre
Qualcuno si sarà domandato perché i mezzi di informazione abbiano dato un così ampio spazio al tema dell’eutanasia che, a dire il vero, il Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste ha appena sfiorato. Su altri temi altrettanto importanti dibattuti in questi anni, abbiamo assistito invece
a un sostanziale black-out informativo. Come spiegare la
cosa? Questo interrogativo merita attenzione e vorrei provenne a individuare tre elementi di risposta.
Il primo è rappresentato dal fatto che nella cultura italiana le questioni legate alla vita e alla morte sono ancora
largamente gestite in proprio dalla Chiesa cattolica nelle
sue istanze ufficiali. Ve lo immaginate un Sinodo cattolico
in cui i laici abbiano lo stesso potere decisionale dei vescovi sulle questioni che toccano la vita di tutti e in cui
tutti possano rivendicare proprie autonome competenze?
Non ci si stupirà dunque della reazione dei vescovi (Saldarini, Tonini e altri) all’idea che si parli liberamente e responsabilmente di eutanasia, come questione che tocca la
vita di tutti. La materia non è discutibile, i vescovi e il papa si sono già espressi. Non c’è nulla da discutere perché
discuterne vorrebbe dire mettere in questione i principi
stessi su cui si fonda la morale cattolica cbe si propone come regola di vita civile. Ma proprio qui sta il problema:
questa morale cattolica va stretta anche ai cattolici che
non rinunciano a pensare con la propria testa.
La morale cattolica è quotidianamente contraddetta dai
cattolici che si rendono conto che una cosa è l’istanza
evangelica a cui tutti i cristiani sono richiainati, altra cosa
è l’interpretazione che ne dà il Magistero. È sbagliato interpretare l’attenzione dei quotidiani su un tema così delicato - come è quello della dignità della propria morte e
del proprio diritto di morire senza far intervenire (chi decide?) le tecnologie biomediche che scindono impietosamente la tua biografia dal tuo essere biologico - come rivendicazione di autonomia e di libertà? Ciò che si vorrebbe escludere dal campo di osservazione ritorna, perché è
un problema che non ha mai trovato ima risposta adeguata. Per questo i titoli sbagliati che abbiamo letto nei quotidiani non devono sorprendere: traducono e tradiscono
questo clima tutto italiano che ha difficoltà a discutere di
questi problemi (come abbiamo difficoltà anche noi).
Un secondo elemento, forse più difficile da decifrare è il
seguente: dietro alla posizione intransigente di alcuni vescovi, come dietro a questa attenzione della stampa vi è
ciò che sta dentro ciascuno di noi e che noi stessi abbiamo
difficoltà ad accettare. È il problema della nostra morte
che sfugge alla dimensione della nostra coscienza. Molti
dei titoli imprecisi che abbiamo letto sulla stampa erano
in realtà delle variazioni sul tema della difficoltà di immaginare la propria morte e un appello a un morire dignitoso. Dunque, poco importa che il nostro Sinodo non si sia
pronunciato a favore dell’eutanasia. La realtà è che di
fronte al potere della medicina oggi la gente ha paura della propria morte perché sa che il potere medico oggi può
strappargli questo diritto. Per quanto paradossale possa
essere, nei casi limite dell’esistenza umana, il fare del bene al malato significa esattamente aiutarlo a morire dignitosamente. Serviranno a questa presa di coscienza, oltre
agli ottimi articoli che abbiamo letto (se uno va citato è
quello di Gianni Vattimo su La Stampa del 27 agosto) anche i titoli strampalati di tanti quotidiani?
Infine, nessuno potrà negare che l’esperienza della vita,
nella sua durezza e tragicità, ha insegnato a molte persone ciò che le encicliche e i testi di morale hanno la tendenza a non considerare o a sublimare. Ma anche ciò che la
nostra legislazione non è riuscita fino a oggi a tradurre in
norma. Soltanto chi sa essere vicino ai malati gravi, ascoltarli, considerarli come soggetti autonomi la cui parola è
la prima e l’ultima, anche se non la sola, che ha autorità
sul proprio destino, sarà in grado di pronunciare parole e
compiere quei gesti che nessuno può insegnare ad altri né
apprendere da altri, ma che deve osare nel nome di quel
Dio di misericordia che non abbandona. Molte persone
che non hanno mai varcato la soglia di una università o di
un seminario lo hanno appreso...
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Croce. Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo. Giuseppe Ficara. Giorgio GardioI, Maurizio
Giroiami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi,
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
PutbllCía^ aettínumale tmimia con L'Beo delle valli valdesi:
1996
Associato alla
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periodica italiana
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1- gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 33 del 28 agosto 1998 è stato spedito dairufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 26 agosto 1998.
Prostituzione e pedofilia: paga sempre il più debole
La «normalità» della violenza
Per superare fenomeni così radicati nella realtà occorre
riconoscere dignità umana e sociale alle donne e ai bambini
MARIA PIA PACETTI
HO rivisto un film di Pietrangeli del 1960: Adua e
le sue compagne. Non mi soffermo sulla qualità altissima
di questo prodotto, né sul mio
godimento di cinefila, né sull’angoscia che mi ha procurato (altro che thriller americani!). Ciò su cui mi ha poi portato a riflettere è altro. Siamo
ancora lontani, nell’Italia del
1960, dalla possibilità di pensare alla donna come essere
umano «degno di dignità»,
degno di attenzione se non
per il suo corpo, il suo aspetto, le sue prestazioni (casalinghe e materne in casa, sessuali al casino). Devono ancora
nascere la sua mente, il suo
pensiero, la sua imprenditorialità, la sua volontà. Da poco
le si è concesso di recarsi alle
urne (saprà pensare? saprà
scegliere? saprà leggere per
informarsi prima di votare?
saprà fare la croce al posto
giusto?). Molte cose non le si
riconoscono perché non si vedono, perché le donne stesse
non osano pensare di poterle
avere in sé. Pare un’altra specie, onestamente quasi subumana. Pietrangeli magistralmente coglie e quasi radiografa tutto questo in nuce in questi personaggi femminili e ce
lo mostra (o forse sono i miei
occhi fallaci di donna del 2000
a vedere quello che nel film
non c’è?). Prostitute trattate
come bestie, a cui viene negata da chiunque perfino la volontà e la capacità dimostrata
di vivere onestamente. Su loro il regista piange insieme al
pubblico lacrime di pioggia
battente nella scena finale, in
cui una ineguagliabile Simone
Signoret si piega sfinita al suo
ferreo destino di prostituta
privata di tutto.
Una denuncia
di 40 anni fa
Se si è potuto fare un film
così, rifletto, è perché 40 anni
fa il terreno culturale lo permetteva e lo richiedeva. La
denuncia pungente del regista fa riscontro a una verità
assodata e collaudata, rispetto alla quale nessuno si sognava di meravigliarsi. Oggi
stupisce, certamente allora
no. Se mai ci si sarà stupiti
che qualcuno si occupasse
con questo afflato di qualcuno e di qualcosa che mettesse
così poco conto di essere descritto e scrutato. Di cui anzi,
delle due, ci si sarebbe potuti
vergognare, ma neanche, in
quanto elemento di sfondo e
storico, quasi folcloristico, del
vivere «civile». Il mestiere più
vecchio del mondo, ovviamente, non ha cessato di esi
stere neppure in Italia. Ma
poiché le donne del mondo
occidentale sono alfine «nate»
come esseri umani a pieno titolo, ci si è dovuti rivolgere altrove, nel senso letterale di «a
altro luogo», culturale e geografico: sono ex jugoslave, albanesi, africane, europee dell’Est le prostitute che battono
oggi molte delle nostre strade.
La «cultura» è cambiata, l’es
sere umano no.
Un comportamento
presente da sempre
Io faccio la psicanalista, e
ho curiosità antropologiche.
Dopo più di 20 anni di mestiere, sono più che certa non
tanto e non solo che la pedofilia sia sempre esistita (questo lo sanno tutti) e che ciò
che fa la differenza è ancora
una volta la diffusione enormemente superiore dell’informazione rispetto a un tempo
(anche questo lo dicono tutti).
Ma ciò di cui sono certa è che
quel tipo di attenzione per i
bambini ha fatto parte da
sempre, in varia misura, ma
ineluttabilmente, di ogni forma di vita sociale dell’uomo,
dalle caverne ai giorni nostri,
con frange più leggibili da noi
oggi nella recente cultura
contadina. Giungono sul mio
lettino a livello di coscienza,
in sequenze drammatiche, ricordi inequivocabilmente
reali di abusi sessuali costanti,
insistenti, pedanti, quasi noiosi, in contesti familiari
tutt’altro che squallidi.
Una costanza, una pedanteria e una «omertà» dei genitori che non può non fare
prendere le distanze dalla
reazione di shock che si ha
leggendo analoghi resoconti
sulle cronache dei giornali.
Evocano piuttosto l’immagine
di bambini e bambine «oggetti» in senso stretto, cioè privi
di una identità personale
(non è forse nata da pochi decenni la psicologia infantile?),
che «venivano su da soli», cui
non ci si sognava di chiedere
che cosa desiderassero, che
nel migliore dei casi venivano
derisi per la loro impotenza e
per i loro errori correlati all’età. Piccoli esseri assolutamente affascinanti (così come
Dio ha voluto che i bambini
siano per assicurare la continuità della specie) e il cui fascino unito alla loro inerme
impotenza li ha fatti sicuramente essere «oggetto» delle
attenzioni, delle fantasie e dei
sollazzi degli adulti, bisogna
dirlo, quasi esclusivamente di
sesso maschile. Ed è oggi in
nicchie culturali di degrado
che ancora si perpetua questa
normalità, a volte con punte
tragiche o addirittura maca
bre. Come per la prostituzione. E allo stesso modo, in un
mondo in cui il bambino ha
anche lui finalmente conquistato dignità umana, chi è ancora solleticato dal fascino infantile come richiamo sessuale, si rivolge altrove. Si rivolge
a Internet e ancora, naturalmente, al sottosviluppo.
L'animo umano è pervaso
anche dal male
L’errore che non dobbiamo
commettere è di esecrare oggi, nel qui e ora, tali fenomeni
del comportamento umano,
dicendo di non capire, di non
volere capire perché oggi,
proprio qui, nel nostro bel
mondo occidentale possano
accadere simili orrori. L’uomo
sta forse degenerando? Qualcosa di incomprensibile e
inarrestabile come l’Aids si
sta improvvisamente impadronendo del genere umano?
Io do una risposta diversa, secondo me più attendibile:
l’animo umano è intriso anche di male, e questo male
può essere reso visibile se ha
un oggetto su cui riversarsi.
Che sia un popolo di diversa
religione ma meno agguerrito
e potente, che sia la donna
ancora succube e imbelle, che
siano i bambini non ancora
protetti dalla conoscenza e
dal rispetto della loro persona, l’uomo tende a schiacciare ciò che si trova intorno e a
fare violenza.
Questa tendenza sì che è
inarrestabile, ancorché contrastabile e fortunatamente
arginabile dall’uomo stesso,
quando sentendosi più vicino a Dio si lascia guidare verso il bene e non trascinare
nel gorgo del male. Ma sbagliamo, e tremendamente, se
in cattiva fede scagliamo pietre su singole persone, culture, circostanze particolari.
Ahimè, la verità è più terribile,
ma occorre avere il coraggio
di guardarla: noi stessi siamo
così, è il male che è in noi che
va attentamente e continuamente sorvegliato, giorno e
notte. Nessun dorma!
CARO Fabio, tu ci scrivi da
Milano, sei una di quelle
persone che non ritiene giusto aderire a una confessione
religiosa unicamente «per
tradizione», ovvero perché si
è stati educati in un determinato contesto, in una determinata confessione anziché
in un’altra. Hai 24 anni e
qualche anno fa, non sai bene neppure tu come mai, hai
letto un libro di un grande
teologo protestante italiano,
Vittorio Subilia: il libro si intitola Solus Christus. Per la prima volta, ci scrivi, ti sembrò
di capire che cosa vuol dire
Evangelo e da allora hai cominciato una ricerca personale sul protestantesimo.
Vorresti continuare a dialogare e continuare a cercare.
Tra l’altro tre problemi ti restano aperti: io cerco di riassumerli per chi ci ascolta e di
dare una parola, solo una
piccola parola, di risposta.
1) Non capisci il rapporto
tra la denominazione, o la
confessione di fede, e la comunione. Il protestantesimo
è troppo diviso; come fa ad
esserci piena comunione tra
le chiese della Riforma? 2)
Non capisci come mai delle
chiese possano unirsi su piano locale, 0 nazionale soltanto, mentre la comunione spirituale in Cristo si apre al
0orm^
di u
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MÌMI
Chiesa più libera
nico ten
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senti rapi
Ilei e catti
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Il sociologo Ilvo Diamaa tanzaebr:
commenta (23 agosto) le j Due afi
cerche compiute intorno al nell’articc
pratica religiosa in Italia
sottoposte recentementei
papa a Castelgandolfo. Nel di degli e
sulta una conferma della tei senso figo
denza a seguire la Chiesa i prosegue
Roma per l’iniziativa social tradiziou
aggregativa, di contro a uj B'
scollamento in campo moti qualsiasi
le. I livelli di credibilità soc| 6tto ® int
le, scrive Diamanti, «...soj sa disimi
risaliti in questi ultimi ami ‘
dopo una lunga stagionei ae, inime
depressione. Probabilmenti 1®’
proprio in virtù del fatto cl»
la Chiesa si è liberata dailacij rAutico Ti
stretti del rapporto con la pò
litica istituzionale. Perché^ sii, come
espresso e impresso la sili wnlepn
traccia etica attraverso lata avKse citi
stimonianza e l’azione socié ^'®dian<
piuttosto che attraversoli.i
prescrizione gerarchica,
percorso che aH’interno
mondo cattolico e della stesa
Chiesa ha incontrato comprensione e favore». E pi
avanti: «Proprio perché#
stante dalla politica, la Chiesi
ha potuto in pochi annidi
prendere contatto coniare
altà sociale. Interpretandora?
le domande, anche se noi
ancora l’etica soggettiva (,..j!j
riconquistando il centro deli
società assai meglio di quanto
Ccd, Ppi e Udr (...) nonsiano
riusciti a fare (...) in
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Cari fra
la realtà i
Mcolo I
risposta
chiarazioi
co-luterar
luglio 19!
non è un
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massicce
cattolices:
no che se
Deresponsabilizzatil
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Intere
lo. A c
Una curiosa interpreta| |po ch(
ne della giustificazione |wn tanti
grazia viene dall’articolo iWoltà in te:
23 agosto a commento del liper rag
teoria di una psicoioga ami do, quest;
ricana secondo la quale tana sulla
bambini e i ragazzi, nella lol Ivellointf
crescita e formazione, sarei La nost
bero influenzati più dai col che vi sor
tanei che non dall esempi sionialiv
dei genitori. C’è il rischio,® rapporti c
questa teoria, che gli adulh liche son
sentano meno responsi persino \
nei confronti dei propri y sensibilit
L’articolo di Antonio Pw quali si h<
però dice: «Ho la sensazi® haterne.
che sia questa sensazione non sia il
sollievo, la possibilità di # queste pe
"non è colpa mia se mioff u®più di
è venuto su male’’, » ve'»ale di h
contenuto del suo fasci« radente
Ogni teoria che ci deresp» ‘“«oneei
sabilizza, dalla
predestinazione" di Ma press
Lutero al “dominio dell'
conscio” di Sigmund Freuw
stata festeggiata daU’um^
come un grande salto a
verso l’individualismo, i
gettivismo e il relativi
morale: i fondamenti de
contemporanea».
mondo intero. 3) Come è
possibile che chiese della
Riforma si uniscano a gruppi
che tu definisci fondamentalisti (cioè molto chiusi)?
Le tre domande riguardano, se vedo bene, l’organizzazione della chiesa o, come
ben dici, delle chiese: non
esiste nel mondo della Riforma una sola organizzazione,
non esiste quindi, dici, una
comunione piena, completa,
che coinvolga tutti. Noi dicia
mo, in effetti, che j
nità locale è l’insieiu ,
credenti che vivono m
terminato luogo. Ogni
nità «che riconosce J ..
unico capo il Signore
Cristo» è in comunion 1 a^izi,
tutte le chiese evang® ^ ^ (pare
del mondo e si regge
modo indipenden e.
quindi un’organizzai!^
centrale da cui ‘^'P®^.„cìè
cemraie un uu, —r .
chiese locali, ma un
cniese lucnn, (
di chiese locali colleg ^
consapevolezza del , oiinHitu
autonomia e respon®a
dalla volontà di co^^^ ¡j.|
'anni
uaiin vuiui.i“ -- -,0
Se posso dirlo m a
l’unità non è data d
nizzazione ma dalla c^^
volezza di un impeg"
una fede comune.
(Rubrica «i*«
della trasrnissioM <<^élr
lico» curata
onda domenica 30 S
23
)ì 4 SETTEMBRE 1998
Pagina Dei Lettori
PAG. 7 RIFORMA
)era
fi cristiani eredi
degli ebrei?
0orma del 24 luglio riferisce di un incontro ecumetenutosi in una pieve dell'Udinese. 11 tema era:
.Eredità dell’ebraismo». Predenti rappresentanti evangelici e cattolici, sorprendentemente assente la rappresen
Diamajt tenza t:braica. ....
sto) lei Due affermazioni riferite
torneai neU’articolo mi sorprendono,
n Italir L’una sottolinea testualmente
mentei tfome i cristiani siano gli ereIfo. Nei di degli ebrei». Ora, erede in
doliate! senso figurato è chi conserva.
Chiesa prosegue e estende attività,
ì sociale tradizioni, idee di altri. Non
troauB mi risulta che cri^stiani di
ipo mora qaolsiasi chiesa abbiano mai
lità soci ® intendano fare qualco
i, «...soit
timi ani(
»disimile nei riguardi degli
ebrei. La seconda affermazioaeionel ne, immediatamente seguenibilmen te, è ancora più peregrina,
fatto dii ftecisa che «Gesù cita sempre
adailaci rAntìoo Testamento». Mi parconlapj rebbe piuttosto strano se GePerchéh sii, come ebreo in contrasto
so la
erso late'
ine sociali
averseli
chica. Ui.i
iterno dd'
ella stesa
ato coni'
■e». E pii
erché di
, la Chiesii
li anni ri-!
con le prescrizioni ebraiche,
avesse citato e si fosse riferito
i'indiano Mahabarata o alle
¡Jpmishad.
Sergio Carile - Bologna
■ Delusione
e rammarico
le se noi
ttiva(..,)Ej
intra del
di quanto
non siano
izzati?
rpretaè
zione
Cari fratelli, costernato per
I I la realtà delle cose ho letto
farticolo di Paolo Ricca sulla
risposta di Roma alla «Dichiaiazione comune» cattolico-luterana in Riforma del 17
luglio 1998. Costernazione
non è un vocabolo esagerato
se pensiamo alle molteplici e
massicce manifestazioni del
!• cattolicesimo italiano odierliCa , eo che Sembra prenderci in
Sjip quando dichiara di essetejnteressato alTecumeniao. A ciò si aggiunge ora,
èpo che i fratelli luterani
■jj?" impegno e diffirticoloii Èoltà interne si sono prodigaento del li per raggiungere un accorloga ami do, questa doccia fredda vatia quale tana sulla giustificazione, e a
, nella loi livello internazionale,
ine, sardi La nostra stampa informa
ù dai MI che vi sono tante altre occaresempi sionia livello di base in cui i
ischio,co rapporti con comunità cattojli adulWliche sono ottimi. Vi sono
iponsffljipersino vescovi aperti alla
iropriWSensibilità ecumenica con i
[jio Polljguali si hanno delle relazioni
lensaziofl tráteme. lo mi domando se
sazionefnonsia il caso di esporre a
lità di d» queste persone, con le quali
' ™.'? . ™a cordialità for
’ '^1 di buon vicinato, fer0 lu nostra amara de
® nostro rammarico
Pin, ™ ®i>biamo veramente
di 1^^,, Ptessione che la gerario dell*
id Freuii
iiruraa»''
alto ava*:
mo, il s*T.
■lativisi
nti dell'
chia romana non ci consideri
per niente. Non penso di dare un suggerimento. Fra i nostri fratelli, di ogni appartenenza denomlnazionale, ci
sono tante persone che sentono questa situazione. Sicuramente qualcuno ci avrà
pensato; spero solo che tale
rammarico venga espresso
con sufficiente energia.
Mario Brusadin - Zurigo
Pentecostali
e Risveglio
in Brasile
Ho letto con attenzione e
con interesse l’intervista a
Leonardo Boff sul pentecostalismo in Brasile pubblicato su Riforma del 31 luglio.
Tuttavia non ne ho apprezzato l’impostazione. Mi pare
che si guardi al movimento
di risveglio religioso in Brasile con un certo distacco, come se riguardasse solo i pentecostali e noi fossimo solo
degli spettatori. Mi hanno
spaventato le parole del dr.
Boff sul fatto che «Molti si
sono stancati dei catechismi,
delle teologie».
Ma in Brasile non crescono
solo i pentecostali. In forte
crescita è la Igreja Metodista
(episcopale), tanto che in
questo paese l’adesione al
metodismo cresce di più e in
maniera costante da molti
anni, rispetto agli altri paesi
del modo. A riprova si ciò, si
può ricordare che l’ultima
Conferenza mondiale si è
svolta proprio a Rio de Janeiro. Sono stato delegato itaRano all’ultima Icyc (la conferenza mondiale giovanile
metodista) e li ho avuto l’occasione di conoscere a fondo, di pregare e di cantare insieme ai 25 delegati brasiliani, (seconda delegazione dopo quella statunitense). La
loro forma del culto, dove c’è
chi alza le braccia o balla
mentre si canta, c’è chi dice
Amen, chi Alleluia, chi Sì
Senhor durante le preghiere,
può ricordare molto un culto
pentecostale: ma non è un
culto pentecostale.
Ad un’analisi più approfondita, risulta evidente come la teologia dei metodisti
brasiliani, anche durante la
liturgia, sia profondamente
protestante e metodista. Il
vescovo, il pastore, il predicatore non sono dei leader carismatici che spostano l’attenzione dei fedeli da Cristo a se
stessi. Si parla del lavoro dello Spirito Santo, dell’importanza della preghiera e si
ascoltano testimonianze personali sulla propria fede e sul
proprio rapporto con Dio, ma
la Scrittura, la giustificazione
per grazia tramite la fede, il
Solus Christus restano cen
E uscito
Un giorno una parola
Letture bibliche quotidiane
per l’anno 1999
la coñ pp. 296 + 4 ill.ni a colori, L. 12.000
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A sft
*'*ni grande successo delle precedenti edizioni,
in della Federazione delle chiese evangeliche
Ü Ih ^ pubblicata la nuo‘”’°tJ!>lic Vi *"8rRosi testi mora
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VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10135 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/550.43.94 - C,C.P. 20780102
ht^VAwww.arpnet.it/~valdese/ctaudian.htm
Senza iscritti il seminario per i monitori delle scuole domenicali
L'importanza della formazione di chi istruisce i bambini
frauco scaramuccia
Nel chiasso dell’estate e nella frenesia delle vacanze è passato sotto silenzio e sconosciuto alla quasi totalità
delle nostre chiese il fatto che non si è
potuto tenere a fine luglio a Ecumene il
previsto incontro di istruzione e aggiornamento dei monitori per carenza di
iscritti. Pur essendo stato riconosciuto
dal Convegno dei monitori del novembre 1996 come necessario e pur richiesto con forza e con insistenza da tutti i
monitori presenti in quella occasione,
in tutta Italia si sono trovate solo quattordici persone disposte a seguire i corsi di preparazione e di addestramento,
che erano stati accuratamente già predisposti. Non spetta a noi ma al Servizio
istruzione e educazione (Sie) della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia indagare i motivi della mancata
adesione: pubblicità scarsa e non efficace, periodo non fra i migliori o altre
motivazioni.
Sono convinto però che il fatto in sé
interroghi noi tutti come chiese, investendo la nostra responsabilità, e ci obblighi a cercare di capire come sia potuta avvenire una cosa del genere. È indubbio infatti che la scuola domenicale
sia uno dei settori cardine della vita delle nostre chiese e credo perciò che tutti
noi, a partire dagli esecutivi nazionali
fino ai Consigli delle chiese, dobbiamo
chiederci perché abbiamo lasciato andare deserta un’occasione del genere. A
me sembra che, quando si tratta di ministri della Parola, noi siamo particolarmente (e giustamente) esigenti; chiediamo ai nostri pastori una preparazione adeguata, abbiamo istituito per i nostri predicatori locali appositi corsi di
preparazione e ci curiamo con attenzione che li seguano fino in fondo: a tutti
chiediamo anche esami di verifica.
Quando invece parliamo di quel deli
catissimo campo di lavoro della chiesa
che è la scuola domenicale, improvvisamente abbandoniamo ogni pretesa e lasciamo correre tutto. Per lo più si mette
Tinsegnamento ai fanciulli in mano a
quelle poche persone di buona volontà
che si riescono a trovare localmente:
queste lodevoli sorelle e fratelli sono immesse nel lavoro, dopo una sommaria
istruzione (quando c’è) da parte del pastore, e molto spesso (non sempre per
fortuna) sono lasciate a se stesse, con
una sommaria infarinatura biblica e
senza conoscere talvolta nozioni anche
elementari di didattica. È vero che il materiale di supporto fornito dal Sie è buono e che spesso i pastori seguono (spesso con impegno e con cura) i monitori
della loro chiesa, ma non è sufficiente e
questo è risultato chiarissimo e evidente
nel citato convegno del ’96 per bocca degli stessi monitori, i quali si sono dichiarati in difficoltà, soprattutto rispetto alle
tecniche dell’insegnamento. Saper fare
scuola domenicale non è una virtù innata: bisogna studiare e imparare. Non
possiamo permetterci il lusso di lasciare
le generose sorelle e fratelli, che accettano questo ministero nelle chiese, soli,
senza i necessari supporti, gli opportuni
sussidi, gli indispensabili sostegni.
Il fatto del campo sospeso, senza che
nessuno o quasi se ne sia accorto e senza che nessuno o quasi si sia dato da fare per evitarne la sospensione, secondo
me, non deve lasciarci indifferenti. Ormai quel che è stato è stato ed è forse
inutile stare a discutere dove ciascuno
di noi ha sbagliato e avrebbe potuto fare
di più, anche nella propria chiesa locale,
per impedire la sospensione (per esempio, quante chiese locali hanno messo a
disposizione dei ministri che lavorano
nella scuola domenicale, delle borsecampo, specie per quei monitori che sono giovani studenti?). Io direi che, lasciando da parte le responsabilità pas
sate, dovremmo cogliere questa occasione per riflettere più a fondo su questo settore così importante della vita
della chiesa e dare a esso più attenzione, più risorse, più cura. La scuola domenicale va seguita di più dai Consigli
delle chiese, i monitori devono essere
preparati adeguatamente (perché non
istituire corsi su base regionale? il Sie è
disponibile a collaborare): soprattutto
dobbiamo capire che la scuola domenicale non è la cenerentola della vita della
chiesa, una specie di parcheggio dove
tenere quelli che non sono ancora all’altezza di fare quel che fanno gli adulti.
Molti penseranno che scrivo cose
scontate, sulle quali c’è accordo e che
già sono realizzate. Se è così tanto meglio: sono ben lieto di essermi sbagliato.
Ma se in qualche chiesa non è così, allora si cominci da subito a impostare diversamente le cose in questo campo: il
Sie sta facendo il suo massimo sforzo (e
il campo monitori ne era la prova), per
quanto le sue risorse umane e finanziarie lo consentono, ma ha bisogno di essere ascoltato, consigliato e seguito su
base locale. Se non c’è corrispondenza
di intenti con le chiese locali, tutti i pochi sforzi che riesce a fare sono destinati a non avere seguito (come è puntualmente successo questa estate).
Sono certo che il Sie non si fermerà
per un inciampo come questo, anche
se è stato un brutto colpo: le nostre
istituzioni conoscono bene gli alti e i
bassi delle nostre cose. Bisogna però
che non sia lasciato solo e che tutte le
nostre chiese, a partire dagli esecutivi,
dedichino a questo aspetto del lavoro
per il Signore più attenzione e più risorse, più cura e più impegno. Soprattutto è necessario che ci si renda conto
delTimportanza di dedicargli la stessa
premura e la stessa sollecitudine che si
hanno nei riguardi di altri aspetti della
vita delle chiese.
trali. Come John Wesley, nel
Settecento, cercò di riumanizzare le persone bestificate
dalla rivoluzione industriale,
i metodisti brasiliani cercano
di riumanizzare i poveri bestificati da un’economia che
adora il dio Mercato globale.
Essi uniscono alla predicazione dell’Evangelo l’educazione della gente, che quando si parla di favelas non vuol
dire solo alfabetizzazione ma
anche informazione sanitaria
di base che riguarda sia gli effetti dell’abuso di droghe e
alcol sia il semplice gesto di
lavarsi le mani.
Quale insegnamento possiamo trarre dai nostri fratelli
brasiliani? Certo la situazione
sociale italiana non è paragonabile a quella latinoamericana, ma bisogna stare attenti a
non cadere negli errori del
passato. Per troppo tempo i
protestanti occidentali, prima
di rendersene conto, hanno
delegato le opere sociali alla
Chiesa cattolica: ora vogliamo delegare in tato ai pentecostali il legittimo entusiasmo e la legittima felicità causataci dalla consapevolezza
della salvezza conquistataci
gratuitamente da Cristo?
Peter Ciuccio - Roma
Fede e
omosessualità
La Rete evangelica «Fede e
omosessualità» (Refe), un organismo spontaneo nato nel
gennaio scorso per favorire
l’accoglienza delle persone
omosessuali e per approfondire la riflessione su fede cristiana e sessualità nelle chiese evangeliche, promuove il
suo primo convegno di studio sul tema «Diverse famiglie... famiglie diverse». Il
convegno, che si svolgerà il
24 e 25 ottobre presso Casa
Cares di Reggello (Firenze),
intende riflettere sull’emergenza, nella società italiana,
di nuove aggregazioni familiari, e in particolare sui problemi legati alle convivenze
omosessuali. Fra i relatori il
pastore Giorgio Girardet, la
pastora Letizia Tomasseone,
lo psicologo Roberto Del Fa
vero e l’ex presidente delTArcigay. Franco Grillini.
Le iscrizioni si chiudono a
fine settembre: per informazioni rivolgersi al coordinatore della Refo, Henry Olsen,
via della Stella 5, 00036 Palestrina (Roma), e-mail henry
@itelcad.it. Allo stesso indirizzo ci si può rivolgere per
avere una copia saggio del
bollettino trimestrale della
Rete, di cui sono già usciti tre
numeri. Sul numero 3 contributi di riflessione su Bibbia e
famiglia, coppie omosessuali
e genitorialità singola, informazioni su omosessuali e
chiese in Italia e nel mondo.
No alle
donne soldato
È tornata alla ribalta la proposta del servizio militare
femminile, che il governo
vorrebbe fare intendere come un passo avanti verso le
pari opportunità fra i due
sessi. Esattamente la stessa
proposta era stata avanzata
dal governo Berlusconi, per
bocca del ministro Previti.
A noi questa proposta ripugna, indipendentemente da
chi la sostiene. Ci ripugna come donne, come pacifiste,
come cittadine italiane. Siamo convinte che essere pacifisti sia uno «specifico» umano, intersessuale. Pensiamo
anche, però, che le donne abbiano il diritto-dovere di essere particolarmente refrattarie alla guerra. Per la loro storia. Per il fatto che, volenti o
nolenti, questa storia se la
portano dentro. Nelle guerre
le donne, storicamente, sono
stata sempre vittime di violenze inaudite. Nelle guerre
le donne, storicamente, hanno scoperto che «per crescere
un figlio ci vogliono 20 anni,
per ammazzarlo basta un minuto». Nella nostra storia
non abbiamo generalesse
d’armata, condottiere, strateghe. Abbiamo donne violentate, donne prese in ostaggio
e fucilate, donne deportate,
donne morte di fame e di
stenti. Abbiamo anche mamme morte di crepacuore per i
figli che non tornavano più.
Questa storia non la può
negare nessuno. E in questa
storia anche la madre di famiglia più prevenuta verso il
femminismo si identifica. Ovviamente si può dire che finora è stato così, ma che tutto
può cambiare, che ci saranno
in futuro generalesse d’armata, condottiere, strateghe.
Certo, può cambiare. A noi
non farebbe piacere. Aspiriamo a un mondo di giustizia,
senza oppressi e senza oppressori. Ma fino a quando
questo mondo non c’è, abbiamo il vizio di pensare che
sia meglio essere oppressi
che oppressori.
La parità non è «fare come
gli uomini». Il movimento
femminista non ha mai pensato né detto qualcosa del genere. «Fare come gli uomini»
è, per una donna, una pesantissima forma di asservimento. È farsi succube dell’uomo,
ritenere che solo il maschio
faccia cose giuste e importanti e che quindi bisogna imitarlo. In questo secolo le donne
si sono battute per una parità
diversa, intesa come possibilità di sviluppare liberamente
il proprio potenziale umano,
senza essere vincolati a ruoli
rigidi, predeterminati fin dalla
nascita. Ma ci sembra che imparare a ammazzare delle
persone non faccia parte del
potenziale umano né maschile né femminile.
La nostra Costituzione presenta l’esercito come strumento per la difesa della patria. Riteniamo davvero che
la difesa della patria sia sacro
dovere dei cittadini. Basta essere chiari su che cosa si intende per «patria». Difendere
la patria, per noi, significa garantire alla gente che vive in
Italia un’esistenza decente.
Lfn’esistenza protetta da disoccupazione, droga, incidenti stradali, cancro, stupri,
analfabetismo di ritorno, violenza, ingiustizia. Non ci pare
che l’esercito ci protegga da
questi mali. E non ci pare che
sarebbe in grado di farlo
nemmeno con armamenti
migliori. Neanche se fosse un
esercito di professionisti superpagati. Neanche con dentro delle ragazze che imparano a guidare i Tornado. Anzi,
tutti questi cambiamenti sa
rebbero vie per renderlo più
adatto soltanto a fare quello
che, per il momento, è e resta
il suo unico «specifico»: usare
le armi per sparare. E questo
specifico con la nostra Costituzione c’entra ben poco.
Alla gente che cammina
per la strada la proposta del
servizio militare femminile
piace. Piace perché sembra
moderna, piace perché sembra «femminista». E piace
perché sembra aprire una
nuova prospettiva occupazionale: ragazze disoccupate
che diventano donne-soldato
0 donne-ufficiale, retribuite
dalle Forze Armate italiane.
In realtà le spese necessarie a
aprire l’esercito alle donne,
impiegate nel settore civile,
creerebbero molti più posti
di lavoro. La stessa quantità
di denaro, riversato, per esempio, nel settore previdenziale, consentirebbe di non
aumentare l’età pensionabile
e di migliorare le prospettive
occupazionali per i giovani e
1 cassaintegrati.
Le donne del Comitato
«Oscar Ramerò» - Torino
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
I familiari di
Silvio Coucourde
riconoscenti per la dimostrazione
di stima e di affetto ricevuti, ringraziano tutti coloro che si sono
uniti al loro dolore.
Un grazie particolare è dovuto
ai medici e infermieri dell’Ospedale valdese di Pomaretto per la
scrupolosa assistenza prestatagli, al doti, Masiero, al medico curante dott. Vivalda, al personale
dell’UsI 10, al gruppo anziani RivSkt, all’Unione musicale e all’amministrazione comunale di Inverso Rinasca. Si ringraziano altresì
il pastore Cabrerà, il sig. Micci, i
colleghi di Luciano, gli amici e i
vicini di casa.
Per volontà di Silvio, le offerte
pervenute saranno devolute all’Ospedale valdese di Pomaretto.
Inverso Pin., 4 settembre 1998
24
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 4 SETTEMBRE 2QQij
L'impatto delle nuove tecnologie e della globalizzazione dei mercati e delle comunicazioni nei processi produttivi
I giovani devono prepararsi a un nuovo modo di lavorare
Bisogna cambiare mentalità: il posto di lavoro non sarà più stabile per tutta la vita, bisognerà conoscere le lingue straniere
e curare in modo permanente la propria formazione. Alcuni suggerimenti pratici per chi cerca lavoro e per chi lo ha già
BRUNO RICCA*
IN recenti articoli Riforma
ha più volte trattato i temi
della globalizzazione dei
mercati, della pervasività e
dell’integrazione delle tecnologie dell’informazione con
quelle della comunicazione e
dell’esplosione dell’economia finanziaria speculativa.
Che cosa significa tutto ciò
per chi cerca lavoro o per chi
lo ha già? Quali sono le conseguenze più immediate?
La prima è che il lavoro è
diventato temporaneo, nessuno è più in grado di garantire un posto di lavoro stabile
o a vita. Allora lo stato d’animo di chi cerca lavoro deve
necessariamente fare un salto
culturale importante: bisogna
imparare a programmare l’instabilità del posto e viverla
come normalità. La seconda
conseguenza è l’assoluta necessità di conoscere una o più
lingue estere, l’inglese in primis, non più come condizione di differenziazione («costituirà titolo preferenziale la
conoscenza...»), ma come
condizione minimale per presentare il proprio curriculum
e farlo esaminare. Analoga è
la situazione sulla conoscenza degli strumenti tecnologici: personal computer, sofware multimediali, reti Internet: tutti ne riconoscono l’indispensabililità, ma pochi li
praticano a un livello sufficiente. La terza conseguenza
è l’assunzione di una mentalità che ricerchi l’apprendimento continuo. Il posto non
è più fìsso, di conse^enza si
prospetta più volte il cambio
del mestiere o del modo di lavorare, semplicemente perché la tecnologia sottostante
cambia in continuazione. La
scuola durerà tutta la vita, di
conseguenza al lavoro bisogna affiancare o alternare
corsi di aggiornamento o di
formazione in materie nuove.
Di qui la necessità di avere le
idee chiare su un proprio itinerario di formazione continua che costituisca un curriculum distintivo e valido per
un nuovo lavoro. Ma anche
altri cambiamenti di mentalità più profondi si rendono
opportuni. Vediamo di esaminare e commentare alcune
proposte concrete.
L'impegno personale
e l'amore per il lavoro
Oggi ovunque si parla di total quality. è il riconoscimento che ogni attività produttiva,
specie nei servizi, ha un valore solo se diretta a produrre
benefici per gli altri, clienti o
consumatori o cittadini disposti a pagare un prezzo per
il prodotto o il servizio ricevuto. Accanto e a supporto della
total quality, c’è la personal
quality, cioè l’amore per il
proprio lavoro, per l’attività
che siamo chiamati a fare.
Scegliamo ciò che ci interessa
veramente, ciò che siamo
portati a fare bene perché dovremo farlo molto meglio degli altri, con amore e con passione: guai se il nostro obiettivo è solo l’attesa della fine
deH’orario di lavoro, saremmo
perdenti fin dall’inizio. È caratteristica dei protestanti
riformati il considerare il lavoro come parte integrante
della missione che siamo
chiamati a svolgere, nel nostro viaggio terreno, con passione, impegno personale e,
di conseguenza, alta qualità.
Ma perché ricuperare questo valore proprio ora? Perché negli Anni 70 è terminato
definitivamente un ciclo di
relazioni industriali basato
sulla cultura fordista caratterizzata da una netta separa
zione tra la direzione aziendale che pensa a tutto e i dipendenti che devono eseguire dei compiti ripetuti infinite volte. Oggi invece viene rivalutata e richiesta la partecipazione attiva dei dipendenti
al miglioramento della organizzazione e della gestione
dell’azienda.
Essere proattivi
Reattivo è chi subisce l’influenza dell’ambiente circostante: si sente bene quando è
trattato bene, si pone sulla difensiva quando è trattato male, in definitiva dà agli altri il
potere di influire sulla propria
vita. Proattivo è invece colui
che è libero e responsabile nel
costruirsi la propria vita cioè
chi, nel linguaggio aziendale,
è imprenditore di se stesso. La
persona proattiva è libera da
condizionamenti esterni, fonda la sua vita sulla propria fede e sui principi che ne derivano (principi di onestà, di ricerca della pace, di amore per
il prossimo ecc.). Ciascuno di
noi ha un sacco di preoccupazioni: la salute, gli studi, il lavoro, il debito pubblico, le
tasse... Immaginiamo di raggruppare tutte queste preoccupazioni in un’area che
chiamiamo «di coinvolgimento» perché esse ci coinvolgono più 0 meno intensamente.
Su alcuni dei motivi di apprensione non possiamo esercitare un controllo diretto
(per esempio il debito pubblico), su altri invece possiamo intervenire, e questi li
raggruppiamo in un’area che
chiamiamo «area della nostra
influenza», all’interno della
più grande area del coinvolgimento. Le persone proattive concentrano i loro sforzi
sull’area di influenza, lavorano cioè su quei fattori che
possono essere trasformati
dal loro operato con la conseguenza che l’energia positiva accresce la loro sfera di influenza, il loro «potere». Le
persone reattive focalizzano i
loro sforzi e il loro tempo sui
problemi e sulle circostanze
su cui non hanno controllo,
con il risultato di accrescere
il loro senso di frustrazione e
di impotenza; l’energia negativa provoca una contrazione
della loro sfera di influenza,
diminuisce il loro «potere».
Ora chi già lavora deve scegliere se vuole essere parte
della soluzione o parte del
problema. È parte della soluzione chi studia i problemi, si
documenta sul settore di azienda, su soluzioni adottate
da altri, formula delle proposte migliorative, parte su propria iniziativa senza che nessuno gli dica nulla. È parte
del problema chi trova sempre dei motivi per criticare
senza proporre, per sollevare
dubbi e perplessità, per assumere un comportamento di
resistenza passiva, finendo
per diventare lui un problema
aggiuntivo al problema reale.
Chi ricerca un lavoro è bene che si indirizzi verso
un’azienda o un’organizzazione proattiva, capace cioè
di combinare la creatività degli individui proattivi che la
compongono per creare una
cultura proattiva: una organizzazione non deve essere
alla mercé degli eventi, ma
può prendere l’iniziativa di
perseguire gli obiettivi condivisi dai suoi componenti. Chi
troverà una simile organizzazione non solo farà un percorso aziendale, ma il suo carattere crescerà in proattività.
Sapere quale risultato
si vuole raggiungere
Ogni attività che svolgiamo
è diretta a conseguire uno
scopo ben preciso. Prima di
agire occorre programmare
bene e a fondo dove vogliamo
andare. Il proverbio recita; «Il
sarto misura due volte e poi
taglia una volta sola», cioè
ogni cosa ha due creazioni:
una prima mentale (il nostro
programma) e una seconda fisica (la reale costruzione). Lo
stesso semplice ma efficace
concetto lo possiamo trasferire nel mondo del lavoro: che
cosa vogliamo realizzare nella
nostra vita lavorativa?
Molte persone lavorano
come dannati, per ottenere
un reddito più alto, un maggiore riconoscimento o competenza professionaie, per
scoprire alla fine che le energie spese li hanno resi ciechi
nei confronti delle cose che
in realtà contavano di più per
loro, ma che adesso sono sfumate e ormai è troppo tardi
per ricominciare da capo.
Questa è la regola dell’efficacia: possiamo essere molto
attivi, superattivi, efficienti,
molto efficienti, ma saremo
efficaci solo quando cominceremo pensando al risultato
finale, cioè a quello che veramente ci interessa e vogliamo
conseguire: il denaro, l’affermazione professionale, la
carriera non sono gli unici
obiettivi possibili.
Un modo efficace per iniziare avendo in mente l’obiettivo è quello di sviluppare
un’idea della propria missione nel mondo e di provare a
metterla per iscritto, magari
per aggiornarla di tanto in
tanto: dove vogliamo arrivare
e come ci vogliamo comportare nell’arrivarci, a quali
principi vogliamo ispirarci. È
bene tenere sempre presente
questa regoletta perché è applicabile in ogni contesto e ci
farà partire con il piede giusto nell’affrontare qualsiasi
problema, anche inatteso e
sconosciuto.
Agire secondo le priorità
Il comune denominatore
delle persone che hanno avuto successo non è quello di
avere lavorato tantissimo o di
aver avuto fortuna o di essere
stati furbi, ma quello di aver
avuto la capacità di dare la
precedenza alle priorità, cioè
alle cose che sono veramente
importanti in ogni fase della
loro vita. Possiamo fare una
classificazione delle cose che
dobbiamo fare secondo due
criteri; l’importanza e l’urgenza. Immaginiamo di.suddividere un quadrato in 4
quadranti: nel quadrante 1
poniamo le cose importanti e
urgenti che ci assillano; è qui
che passiamo la maggior parte del nostro tempo, dominati dall’urgenza che ci impongono le crisi e dall’invasione
degli altri che ci impongono
le loro priorità.
Nel quadrante 2 le cose importanti ma non urgenti: è
qui che dovremmo passare la
maggior parte del nostro tempo perché questo è l’essenza
di una gestione efficiente. Qui
troviamo lo sviluppo di relazioni, la formulazione dei nostri programmi, cioè la messa
in opera della regola precedente, l’imparare, il fermarsi
per riflettere sul significato di
ciò che stiamo facendo. Tutte
cose che siamo noi a decidere in modo proattivo, che
non ci sono imposte dagli altri o da una crisi.
Nel quadrante 3 ci sono le
cose urgenti ma non importanti in cui molte persone, tipicamente le reattive, sprecano il loro tempo perché le
pensano importanti mentre
in realtà non lo sono affatto.
Nel quadrante 4 invece ci
sono le cose non importanti e
non urgenti. Questo, a parte i
casi di persone irresponsabili
che vi trascorrono la loro vita, è un quadrante residuale
in cui a volte ci si rifugia semplicemente per passatempo,
per rilassarsi.
Convenendo sull’utilità di
dedicarci alle priorità, come
si può concretamente operare? Anzitutto è bene dotarsi
di un’agenda che faciliti il
nostro compito: sembra una
banalità, ma gli esempi di appuntamenti mancati o di impegni mal gestiti sono esperienza quotidiana. Il secondo
passo è quello di pensare e di
scrivere ie nostre priorità,
mutevoli di mese in mese, a
seconda dei ruoli che siamo
chiamati a svolgere: il fatto di
scriverle ci consente di prendere degli impegni con noi
stessi e di misurare la nostra
capacità di rispettarli. Il terzo
è quello di programmare meglio il nostro tempo dedicandone a sufficienza alle priorità, imparando a dire di no
quando necessario. L’operare
in modo programmato porta
a pensare preventivamente, a
acquisire lungimiranza, equilibrio e disciplina personale,
a spendere più tempo per
opportunità che ci interessano invece che per risolvere
problemi che ci opprimono.
di lavorare in gruppo, cioè di
rispettare gli altri, di ascolta,
re e di parlare al momento
giusto, di condividere l’obiettivo comune; la composizione della squadra che deve
comprendere e integratele
diversità; il leader della squa.
dra che orienta il gruppo verso l’obiettivo comune, rico.
nosce e valorizza gli apponi
di tutti, persegue le priorità,
Capire gli altri,
prima di farci capire
Alcune persone non ascoltano, ma parlano; altri, la
maggioranza, apparentemente ascoltano, ma in realtà
o non si impegnano o fanno
un ascolto filtrato dal proprio
modo di intendere, per cui in
realtà verificano l’assenso o il
dissenso alle loro tesi per
classificare come amici quelli
che la pensano come loro e
nemici gli altri.
Comprendere gli altri invece significa ascoltare con empatia, cioè con comprensione
profonda dell’altro, significa
imparare a riconoscere le differenze di opinioni e il motivo che le determina. Farsi capire, dopo aver ascoltato gli
altri con empatia, averne acquisito il rispetto e aver effettuato una diagnosi seria, richiede coraggio e fiducia in
se stessi per esprimere con
chiarezza e fermezza il proprio modo di vedere le cose:
ciò determina un aumento
della nostra influenza e prestigio e dell’efficacia delle nostre relazioni con gli altri.
Lavorare in sinergia con gli
altri significa rispettarli, compensare le debolezze con le
forze, valorizzare le differenze: il risultato è che il tutto è
ben maggiore della somma
delle parti, cioè del contributo dei singoli: ciò avviene
perché si ingenera una energia creativa che consente di
produrre risultati non ottenibili da una singola persona.
Questo in via teorica; sul piano pratico le cose funzionano
solo se esistono alcune condizioni: la volontà dei singoli
Conseguenze
su chi cerca un lavoro
Sembrerebbe che le considerazioni svolte si applichino
bene a chi un lavoro ce l’ha
già e intende fare carriera oppure a chi lavora in proprio;
verissimo. Tuttavia esistono
spunti interessanti anche per
chi cerca un lavoro. La ricerca
del lavoro spesso passa attraverso due eventi: l’invio di un
curriculum e le interviste personali. Il curriculum serve a
comunicare i propri dati e le
proprie esperienze con
biettivo immediato di ottenere una intervista. Per prima
cosa bisogna pensare adii
che si desidera ottenere: essere letti, notati e convocati; ne
derivano: chiarezza nell’esposizione (chi legge dei curricula ne riceve a decine o centinaia e non ha tempo per interpretare scritture illeggibili
o esposizioni irrazionali), trasmissione solo di informazi'oni essenziali e pertinenti, cridenza delle capacità di isseie
proattivi, di essere capad&
giocare in squadra e di desvi
derare il lavoro offerto. Chi l
alia prima ricerca può valurizzare esperienze collateii
nel campo dello sport od|
volontariato o in altri cara|
che dimostrino a chi leggeì
aver praticato le cose che dici
di conoscere.
Durante la o le intervisti
esistono molte opportuni
per dimostrare di essere pàté della soluzione e nondtl
problema, cioè di poter apportare competenze e cap>cità utili per l’azienda o F®
te; cercare di conoscere pjma di farsi conoscere o di dire la nostra; essere orientât
alle priorità. Ciò è possibili
se ci si è dati da fare per cj>
noscere l’azienda o l’ente, dif
mostrando così il nostro r®
le interesse per la posizioff
offerta, oppure semplm*'
mente dialogando in ntoC
costruttivo e empatico co
chi conduce l’intervista.
Conclusioni
Occorre infine ricordali
che non bisogna coiifond
obiettivi e strumenti. La
noscenza delle lingue ed
tecnologia sono struse
essenziali per poter occe
al mercato del lavoro:
sono un fine, di per sé
arricchiscono la persoo
umana. Le regole soP/® j
minate sono metodi di la
che ci aiutano a organi^
meglio, a fare meglioesse non sono un fine,
delle tecnicalities, a
sto si possono applica
l’imprenditore come ai
dacalista, al pcofa^^l^^
- • JlavoH
come al volontario, ai
all!
tore dipendente caa’ .
voratore in proprio- •
lesse approfondire q
metodi potrà consulta e
bro di Stephen Covey, ^
pilastri della leadersh p
dalla Sperling & Kupter- j
Ciò detto, l’assenza ^
nostra vita sta negli go
che ci poniamo e ne^ P^^
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che pratichiamo: qu> ^
bia sarà il nostro unico
mento.
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Economia aziendale m ü
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met
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dor,
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ecc.,
Ven
moi
sue
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mar
l’alt
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Ido.