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LA BUONA MOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO DMSSOClAZIO.\B
(,1 domicilio)
Torino, per un anno L. 6,00 L.7,Ó0
— per sei mesi » -4,00 « 4,50
Per le provincie e l’eslero franco.sino
ai confini, un anno . . L. 7,20
pen sei mesi, » 5,20
A)r,8sjovT(; 3i h ¿yanif
• Sogjntndo la vcrild nella «riti
Epes. IV. Ì5.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, a capo del Viale
del Ke, N ' 12, piano 3".
Leassuciazioni si ricevono dalla Direzione
dii Giornale, e dal Liliraio G. SERRA,
cÒDlrada Xuova'in Torino.
Gli Associali delle Provincie potranno ptòvvedersi di un vaglia postale,
inviandold- franco Direzione.
La suooetsiotte apoitolica 111. I C^Utia^i.evaagt>iicì dì Focale. — L*lnquisuioae
a Parigi. — Stampa dencale. — Nòtizie Religiofte: Francia — Ginevra—> Svezia
■ — Cronachetta politica.
lA SUCCESSIONE APOSTOLICA
Hi.
Il papa discende per una non inlerrotta successione dall’A postolo san
Pietro. È questa l’asserzione conliuua«
mente ripetuta dal partito clericale;
asserzione che dovrebbe essere provala con documenti storici. I fatti fino
ad ora da noi rapportati dimostrano
con quanto fondamento i clericali sostengono una tale asserzione: ma seguitiamo a narrare:
Dopo la morte di papa Leone IV
(855) furono eletti contemporanea
mente Benedetto ed Anastasio, e ciascheduno di loro pretendeva essere il
legittimo successore di S. Pietro. Gli
imperatori per impedire le guerre civili che nascevano quasi sempre nelle
elezioni dei papi, avevano ordinato che
nessuno fosse riconosciuto per legitlimo successore di san Pietro se l’imperatore non lo avesse per il primo
dichiarato tale, la questa circostanza
l’imperatore Luigi II mandò a Roma
i suoi plenipotenziari affinchè cono-
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scessero e dichiarassero in siM) nome
quale dei due elelli fosse il vero papa.
1 due pretendenti si afFreUarono ciascuno dalla sua parte per essere riconosciuti; Benedetto non volle aspettare i plenipotenziarii, ma mandò i
suoi legati con gran doni per incontrarli e trarli al suo partito. Anastasio
cbe stava bene in guardia, fece arrestare i legati del suo competitore, e
co’suoi satelliti occupò le chiese patriarcali e ne scacciò Benedelt»: si
rese in persona alla chiesa di s. Pietro
e, nell'entrare, fece dai suoi seguaci
abbattere c spezzare tutte le immagini
dei santi; impugnando poscia una
accetta spezzò egli stesso la principale
statua di Gesù Cristo ed una della
Vergine. Passò di là al palazzo patriarcale del Laterano ove trovò il suo
competitore che fe violentemente spogliare degli abiti pontificali, e caricatolo d’ingiurie e di percosse lo diè in
guardia a due dei suoi preti acciò lo
ritenessero prigioniero. I plenipotenziari imperiali favorivano Anastasio,
ed erano per dichiararlo vero successore di san Pietro e papa santissimo.
Intanto alcuni vescovi che erano
in Roma, profittando delia irritazione
nella quale era il popolo contro Anastasio, perchè aveva spezzate le immagini, e perchè non aveva attesa la decisione imperiale; questi vescovi, diciamo, adunarono quei preti che po
terono, e ricusarono di riconoscerlo
per papa; adducendo per ragione non
già l’illegalità delia elezione, ma la
sua cattiva condotta. I plenipotenziari
insistevano dicendo, che poiché Anastasio era eletto canonicamente esisi
dovevano riconoscerlo per papa, non
ostante la sua condotta; e vedendo
che quei preti si ostinavano a non volerlo, senza addurre una ragione sulla
irregolarità delia elezione, tratte le
spade, scacciarono quei preti fuori
della basilica. Ma quelli riunitisi di
nuovo nella chiesa di san Giovanni,
sollevarono ii popolo contro Anastasio. I plenipotenziari non credettero
prudente di permettere che si spargesse sangue per sostenere l’ambizione
di un prete; scacciarono Anastasio, c
dichiararono papa santissimo Benedetto, e così egli diventò successore di
san Pietro.
Ed eccoci giunti nell’istoria dei papi
ad un fatto che per onore del genere
umano dovrebbe, se fosse possibile,
essere cancellato dalla storia. Lo stesso
Cardinal Baronio chiama queslo fatto
—un sacrilegio nefando e non più
udito — nefando et inaudito sacrilegio. Ebbene codesto sacrilegio non
più udito è stato commesso, non già
da un proteslanle, ma da uno ctie la
fazione clericale chiama santissimo e
successore di san Pietro.
Formoso, vescovo di Porlo, era
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sialo il capo, seconrlo alcuni, e aveva
avuto parte, sccondo allri, nella cospirazione conosciuta sotto il nome
di'congiura di Gregorio il nomenclatore. Questa congiura aveva per iscopo
di consegnare Roma ai Saraceni. Scoperta la congiura, papa Giovanni Vili
depose dal vescovato, e scomnnicò
Formoso. Marino, o come altri lo
chiamano. Martino successore di Giovanni, restituì a Formoso la communione ed il vescovato. L’anno 891
questo stesso Formoso fu eletto papa,
mentre un’altra porzione di clero e di
popolo eleggeva contemporaneamente
per papa il diacono Sergio. I due pretendenti s’iucontrarono nella grande
chiesa di san Giovanni, ove ciascuno
era andato per essere consacrato. Là
si venne alle mani ; Sergio fu vinto e
Formoso calcando i cadaveri ascese
l’altare insanguinalo ove fu consacrato
e pretese così divenire santissimo e
successore di san Pietro; Sergio intanto si ritirò aspettando tempi migliori.
La fazione di Sergio fu vinta anche
dopo la morte di Formoso, ed a forza
di armi fu eletto papa Bonifacio VI,
il quale visse pochi mesi. Allora la
fazione di Sergio fu vincitrice, ed elesse
papa l’atroce Stefano VI. Il nuovo
sanlissimo incominciò, gecondo l’uso
spcicialmente di quei tempi, a servirsi
della sua infallibilità per dirliiarare
nullo e di niun valore ciò che il suo
sanlissimo predecessore Formoso avea
infallibilmente stabilito; poscia volle
distinguersi per un’azione cosi atroce,
così mostruosa, che dimostra fin dove
può giungere la vendetta di un papa.
Fe’ dissotterrare il cadavere di Formoso, lo fe’ vestire di lutti gli abiti
ponlificali, e fe’ comparire quel cadavere, disonesto spettacolo! in mezzo
ad un’assemblea di cardinali, vescovi
e preti per essere giudicalo. Allora
l’empio Stefano ( chiami pur chi lo
vuole .santissimo un tal mostro ) contestava a quel cadavere i delilli di cui
era accusato Formoso, c lo eccitava
a rispondere a sua giustificazione, c
siccome nulla disse a sua discolpa,
Stefano pronunciò la sua sentenza,
sacro approbanle concilio, per cui il
I cadavere di Formoso fu deposlo dal
papato, e dichiaralo che mai non era
stato, successore di s. Pietro; fu scomunicato e poscia spogliato degli abiti
pontificali, gli furono per ordine di
Stefano tagliate tre dita della mano
destra, e nudo e mutilato fu disonestamente trascinato per ordine di papa
Stefano per le vie di Roma, e quindi
gettato nel Tevere. Ma i Romani,
stanchi infine di sostenere un tal mostro, lo gettarono in una prigione e
lo slrangolarono. Entrò nell’ovile come nn ladrone, riflelle il cardinaK;
Baronio, c morì appicralo /•omc me-
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rilava. Eppure tanto Formoso come
Stefano sono nel catalogo dei papi
come santissimi successori di s. Pietro!
Papa Romano, successore immediato dì Stefano, annullò tutto quello
che il suo predecessore avea fatto, e
dichiarò ex cathedra, cioè infallibilmente, che il suo predecessore, parlando ex cathedra coniro Formoso,
aveva errato, e Formoso fu riabililato.
A Romano che visse 4 mesi successe
papa Teodoro che visse 20 giorni; il
pretendente Sergio faceva avvelenare
I suoi competitori. Dopo la morte di
Teodoro, Sergio fu elello per la seconda volta; ma il partilo conlrario
prese le armi e riportò un’allra vittoria, e mise sulla così detta cattedra
di s. Pietro Giovanni IX; e Sergiò dovè
cercare un ricovero presso la sua
amica la celebre Mavoria marchesa
di Toscana. Giovanni per vendicarsi
contro il partito di Sergio, raunò un
concilio ove riabilitò Formoso e scomunicò papa Stefano. Intanto Sergio
la facea da papa e faceva avvelenare
tulli quelli che erano papi insieme con
lui. A Giovanni successe Benedetto, il
quale fece la guerra a Sergio, lo vinse,
e cosi fu papa tre anni. A Benedetto
successe Leone V, il quale, pochi
giorni dopo la sua ordinazione, fu
cacciato in prigione dal suo segretario
Cristoforo, che da se stesso si elesse
e dichiarò papa sanlissimo e succes
sore di s. Pietro. Allora il partito di
Sergio prevalse, fu per la terza volta
eletto papa, e come tale scacciò papa
Cristoforo dalla sede, lo chiuse in utia
prigione ove lo fe’ morire di fame.
Sergio III assicurato sulla sede confermò infallibilmente la sentenza di
Stefano contro Formoso, ed annullò
le infallibili sentenze di Romano c di
Giovanni IX coniro il sanlissimo Stefano.
Il Cardinal Baronio ingenuamenle
confessa non esservi stato delilto per
infame che si fosse, di cui non fosse
sialo macchialo papa Sergio III, il
quale, a confessione del cardinale
moralista, era lo schiavo di tutti i vizi
ed il piò scellerato fra lutli gli uomini. Eppure si pretende che Sergio III sia stato un santissimo successore di s. Pietro !
I CRISTIAM EVAAGFXICI
DI F.AVALE
LETTERA PRllIA.
Genova, addì 6 aprile dSiio.
Diletto fratello in G. C. !
Havvi nella provincia di Chiavari
tra gli antemurali degli Apennini una
valle lunga ed estesa olire a quattro
miriametri ; dessa si ramifica in più
direzioni, di cui Ire sono le principali, nord, nord-ovest ed ovest. Aperto
è quel cielo, mite quel clima, ed il
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terreno fertile assai, onde, a vece dei
numerosi nocioii e dei castagneti sui
maestosi versanti delle colline, potrebbero verdeggiare i pingui oliveti. Qua
e là sparse si vedono case e capanne,
raccolte però sotto trentasei parrocchie, c quei popolani quanto generalmente robusti, sono pure dolati d’ingegno, per cui sono dai Genovesi proverbiati uomini vendicativi ed astuti.
Partilo da Chiavari ed attenutomi
alla direzione della vallata che s'insinua verso nord,, e dopo di avere percorso tre miriametri e mezzo, giunsi a
S. Vincenzo del Favale, che forma
una comunità di quasi due mila abitanti, divisi in tredici borgate. La borgata del Castello è la più numerosa,
come quella che conta quattrocento
circa terrazzani, elevata su di scosceso
colle tra il levante e ’1 mezzogiorno,
e come signoreggiante tutte le altre.
Ivi scaturisce una sorgente detta Fontana buona, la quale, secondo la tradizione , dà nome all’intiera vallala.
Ivi, aggiungerò, scaturisce anche la
fonte dell’acqua viva sagliente in vita
eterna, perciocché egli è appunto nel
villaggio del Castello ove dimorano i
nostri fratelli delle famiglie Cereghino,
e dove si contano i primi fedeli evangelici, che gli arsi loro cuori dissetano nella divina parola.
Se riiletlo come mai in quell’angolo
estremo di Foulana Buona, lontano
dalle valli di Pinerolo, tenuto nell'ignoranza di quanto havvi nella società, dominato da dodici preti romani,
potè penetrare nella sua purezza il
Vangelo di Cristo, e destarsi in umili
contadini tanta fede da essere francamenle confessata tra le minaccie c le
catene in faccia agli uomini, c l’anima
mia compresa da meraviglia e stupore; ma se considero che l’opera del
Vangelo è opera esclusivamente di
Dio, che per farsi conoscere non abbisogna del monopolio clericale;quando
odo che il Signor nostro, nella sua
pietà e misericordia, non solo si manifesta all’uomo che lo desidera, ma
eziandio si fa trovare da colui che noi
cerca, e quando ascolto Crislo che
prega; « Io ti rendo gloria e lode, o
Padre, Signor del cielo e della terra,
che lu hai nascoste queste cose a’ savi
ed intendenti, e le hai rivelate a’piccioli fanciulli » {Matt. xi, 25 ; Lue,
X, 21) intendo come il Vangelo potè
farsi conoscere in quei luoghi appartati ed incolti.
I mezzi adoperati dall’iddio noslro
per chiamare i Cereghini a servirlo e
adorarlo in ispirilo e verilà è del lutto
divino , raa semplice e comune a
chiunque, cbe ama essere insegnato
dal Padre ed illuminalo da lui. Erano
eglino esemplari nella religione del
Papa, cantori della propria chiesa, ed
altre cariche coprivano nel cosi d<’Uo
6
oratorio. Rispettavano il parroco e il
prete come ministri di Crislo, e la
loro parola come oracolo di Dio. Godevano altresì somma stima e venerazione dai proprii compaesani, per
modo cLe nel 1848, per le stravaganze sue ed eccessiva tirannide, sollevatasi la popolazione contro del proprio pastore, furono dessi che colla
loro influenza giunsero a sedare gli
animi provocali, c al parroco salvare
la vila. Uomini religiosi, frequentavano ogni quindici giorni i sacramenti,
assidui al divin servigio e specialmente
alla spiegazione del Vangelo. Sebbene
quasi ignorino i primi elementi di
lettura, tuttavia nei giorni festivi si
esercitavano sillabando le parole di
alcuni libri divoli, nei quali di tratto
in tratto rilevavano qualche versetto
della divina Scrittura. Udendo parlare
di Vangelo dal pulpito parrocchiale,
c leggendone qualche alinea nei libri,
nacque loro desiderio di farne acquisto.
Andrea, Giovanni e Stefano sono
di professione suonatori e cantanti ,
laonde sì procacciano il pane girando
le città ed i paesi della Liguria. Nei
loro tragitti si diedero a cercare una
Bibbia, di che, dopo qualche tempo
venne loro offerta, in S. Margherita di
Rapallo, una copia tradotta da^monsignor Martini a 11. 80, di cui non poterono provvedersi per la gomma al
terata del prezzo. Finalmente un prete
di quella valle, a cui si erano raccomandati, reduce da Genova, loro indicò trovarsene colà uua traduzione
del Diodati in vendila sulla piazza di
S. Luca. Andrea e Giovanni poterono
per tal modo fare acquisto del tanto
sospirato divin Testamento,e colla più
viva esultanza ritornarono a Favale,
ove sul fare di ciascuna sera s’incominciarono le riunioni, leggendovi avidamente la parola di Dio. Alla divola lettura si unirono non solo gli
individui della numerosa famiglia,
ma eziandio altri vicini della stessa
borgata confortandosi col pane disceso dal cielo.
Nella santa meditazione incontravano alcuni capitoli in cui Cristo annunziava insegnamenti per loro opposti alle dottrine romane; non è perciò
che dubitassero della loro veracità,
poiché vi riscontravano pure quelle
precise parole e quei capitoli, i quali
avevano ascoltali più volle predicarsi
nel tempio. Per questo modo Dio li
illuminava e li persuadeva di giorno
iu giorno, che il santo libro comprato
era il vero Vangelo del loro pastore.
Non vi dirò per ora quali verilà si
manifestassero alla loro mente da Colui che è luce, ed illumina chiunque
entra nel mondo; per ora basla sapere , che furono scandalezzati del
parroco e 4ei preli, posti »1 confronto
7
dei divini ordinamenti imposli agli |
apostoli e asuoi discepoli.
Vi accennai il movimento popolare contro del proprio parroco avvenuto nel 1848. I motivi di quegli
odii 6 di quella sollevazione sono molti
ed antichi, nè importa qua esporli ;
però gli effetti furono e sono orribili
e lagrimevoli. 1 preti per basse gare,
per gelosia di ministero si accusavano
a vicenda di empi, di sacrileghi e di
anticristiani, e non contenti di vivere
nemici tra loro, divisero in due campi
la credula popolazione, che accanitamente lottava per sostenere i due opposti parliti. Miserando spettacolo !
Non vi dirò che il giorno, da Dio
concesso pel bene, fosse testimonio invece di nuovi e ripetuti scandali; che
le campagne, luogo dei rustici lavori
e dei villici passatempi, divenissero
per quei contadini terreno di questioni
e di risse; che le viuzze prima rallegrate dai fraterni saluti , fossero rattristate dal vicendevole disprezzo; che
le valli echeggianti di cantici e di evviva, risuonassero d’imprecazioni e
di ingiurie,' ma egli m’è doloroso farvi
conoscere che perfino nel sacro focolare delle famiglie, ove l’uomo può
trovare un compenso dolcissimo ai
tanti travagli, uo qualche conforto
agli alTanni, si destò la face della discordia e della maledizione, per cui si
videro i cari pegni separarsi fra loro,
e soffocarsi le dolci affezioni del cuore.
Questi mali apersero gli occhi dei
Cereghini che andavano riscontrando
nel sacro codice : « Io vi do ua
nuovo comandamento che voi v’amiate gli uni gli altri : acciocché come
io v’ho amali, voi ancora amiate gli
uni gli altri. Da questo conosceranno
tutti che siete miei discepoli se avrete
amore gli uni gli altri » {Gio. xin, o4,
55). Dunque conchiudevano le loro
savie riilessioni, chi vive nei rancori,
chi fomenta divisioni e chi dimora
nelle discordie col suo fratello non ha
carità, non obbedisce al nuovo comandamento dalo da Cristo; perciò non è,
nè può essere suo discepolo. Di questo
gran precetto ne fecero parola ai preti
ed al popolo, dichiarando che il Vangelo comanda ben diversamente da ciò
che operano i sedicenti successori degli apostoli e dei discepoli di G. Cristo.
Così il parroco si confermò in
quanto gli era stato riferito, che cioè
i fratelli facevano riunioni per leggere
la parola di Dio, e tosto lo divietò,
allegando cbe la Bibbia era per
loro libro proibilo. Per la prima
volta intesero, che mentre si poteano
leggere libri dell’uomo, ad un crisliano
fosse vietata la lettura del libro che
contiene la dottrina deU’Uorao-Dio;
però la parola del parroco essendo per
loro oracolo del cielo, tralasciarono le
riunioni, ed In liitli nacque jl pcnli-
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mento del temuto peccato. Tuttavolta
Andrea, Giovanni e Stefano non poteano persuadersi che quel libro ove
leggevano le precise parole evangeliche, le quali aveano udito leggere e
spiegare dal loro parroco, fosse inibito , laonde si decisero a consultarne
altri sacerdoti.
Per la sua professione Giovanni vagando, incontrò nelle vicinanze di Borghetto della Scrivia un parroco, a cui
chiese se la Bibbia tradotta dal Diodali era proibita, da chi e perchè. Ed
udendo ch’era proibita dal Papa, capo
e sommo sacerdote della Chiesa cristiana, perchè in quella traduzione
molte cose furono aggiunte ed altre
tolte, invitò quel prete a volergli indicare un passo o versetto che fosse
tolto od aggiunto alla divina Scrittura.
Quel parroco per tutta risposta gli disse
di bruciare quel libro, o di consegnarlo
a lui, poiché era un vero libro del
diavolo. Queste parole, invece di convincere il nostro Giovanni, gli diedero
sospetto che il clero volesse fare mercimonio esclusivo del divino Vangelo
ed ingannare a suo talento il semplice,
e se ne partì malcontento di quel sedicente ministro di Cristo, ma più affezionato alla Bibbia.
Sebbene amasse la Bibbia, il suo
cuore non era ancora forte abbastanza
da vincere e superare i dubbi che in
lui aveano eccitato il divieto dei due
parroci. Divisò recarsi lontano dai
paesi natii per consultarsi con qualche dotto ministro del Signore, e meno
nemico del Vangelo ; e dopo qualche
tempo in compagnia di suo padre e
di suo fralello Antonio arrivò in Biella.
Ivi intese parlare del Santuario d’Oropa, dove si portò per esporre ad un
confessore l’inquietudine di sua coscienza. Dio permise che s’imbattesse
in un uomo savio e dabbene che, dopo
di avergli insinuato a provvedersi di
una copia del Martini, gli permise di
leggere pure la traduzione del Diodati, purché la meditasse con divozione e senza commenti.
Consolali e rifrancati i tre nostri
fratelli ritornarono alle loro capanne
raccontando quanto fecero, e come la
grazia di Dio li avea illuminati. Si ripigliarono le sante letture in famiglia,
per cui nacquero quistioni gravi col
parroco, non solo sul divieto della
Bibbia, ma su allri punti della romana
dottrina. Sebbene disputassero, non
scemò nei Cereghini l’amore e’I rispetto verso del propio pastore, né l’affezione al divino servizio, poiché continuavano a frequentare la canonica ed
il tempio per adempiere ai doveri di
cristiano, e solo approfittavano dei
momenti per parlare alle persone o
raccolte nella casa parrocchiale, o nella
sacristía, del Vangelo e dei precetti di
Cristo.
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Non riuscendo quel parroco a strappare dalle loro mani la Bibbia, divisò
sostituire alla traduzione del Diodati
quella del Marlin!, la quale ben volontieri si comperarono, e che divenne
un farmaco salutare di quella (ami
glia. Siccome i preti dicevano, che il
Diodati ha in parte tolto ed in parte
aggiunto al Vangelo di Cristo, perciò,
appena si ebbe la traduzione del -Martini , fu loro prima cura di confrontarla con quella del Diodati, e ritrovato
che lanto l’una che I’ altra avevano
gli stessi capitoli, gli stessi versetti, gli
stessi libri, e perfino le stesse parole,
si convinsero sempre più che le parole dei preti erauo vere imposture.
Ancora erano angustiali dal riflesso
di essere soli isolati nel seguire il puro
Vangelo; ma il Padre delle misericordie e di tulte le consolazioni non tardò
ad apportar loro conforto ed allegrezza.
Stefano, passato nel Piemonle, giunse
a Pinerolo, da Pinerolo s’inoltrò nelle
vaili, ove in giorno di domenica, entralo in un tempio per soddisfare al
precetto della me.ssa, vide una moltitudine tutta intenta ad ascoltare una
predica, che si recitava iu un luogo
senza altare, senza candele e senza
immagini. Dopo il divin servigio uscito,
s’informò di quella novità, ed inteso
che quei valligiani erano evangelici , volle abboccarsi col Pastore,
dal quale apprese le prime cognizioni
della religione Valdese. Fu poscia diretto a Torino, da dove scrisse alla
sua famiglia, che intiere vallate nel
Piemonle seguono il puro Vangelo, e
che nella stessa capitalo si stava edillcando un tempio per adorarvi Dio in
¡spirito e verilà. Questa notizia hu
compiuto l'allegrezza dei Cereghini ,
ed eccovi come Dio dispose per chiamare i nostri fratelli di Favate alla
conoscenza del santo Vangelo.
L’INaUISIZlONE A PARIGI
Solfo il tilülo di VInquisizione a Parigi
pubblii-amrno già nel nostro numero 20
la relazione della conversione di alcune
suore (il S. Vincenzo di l'aolii, governaIrici di un Ospizio di Trovatelli in Parigi,
del loro conseguente imprigionamenlo, e
successiva scomparsa, quale era stata originalmente stampala nel Christian Times
del i marzo p. p. Tre dei giornali del
Governo francese Iratlarono la storia meravigliosa di quelle Suore di mera Unzione, 0 poco meglio; gli altri giurnali parigini non ne fecero molto, non volendo,
prolialiilinenle impugnarla perché in apparenza strana, sapendo benissimo che
spesso la verilà è più strana della favola,
nè ammetU rla temendo die il Governo,
almeno indiretlaniente risponsahile della
persecuzione delle Suore di S. Vincenzo
di Paola, sfugasse il suo dispetlo con una
ammonizione, o sospensione sopra di loro
medesimi, come puliblicatori del suo disonore a tutta Europa. E quel Governo il
quale si affretta sempre a smentire nel
Moniteur le novità più indifferenti, ove i*
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suo inlprcssc a ciò lo consiglia, non ha
ancora per questa fiatalo, l)en»hè la stampa
inglese oramai quasi sola difenditrice in
Europa della civillà del secolo, non abbia
mancatonemmtnoin questo caso al nobile
suo officio, e intanto la persecuzione continui, e la polizia lasci fare (se pure non cooperi) e le premure degli amici della libertà
di coscienza nonsiano ancora riuscite a scoprire in qual careere e in quale angolo d>
Francia trascinino i miseri loro giorni le
superstiti mouacbelle convertile. Intanto
il Christian Times pubblica nel numero
del primo d’aprile alcune lettere della Superiora tradotte in inglese, a documento
irrefragabile della verilà delle sue rivelazioni, e di queste medesime noi stimiamo
bene per Io stesso motivo di dare una
traduzione, benché la mancanza del testo
francese cl tolga il mezzo e la sicurlà di
rendere accuratamente il pensiero dell’autrice Della nostra lingua.
liE'n'ER.i 1.
21 luglio m%
Non crediate ch’io tema di parlar chiaro : se nou Io fo, non è per me, si bene
perchè suscitando nemici, potrei mandar
a male ognicosa. Madama.... volea andare
troppo in fretta, e noi fummo per questo
già riprese. La Superiore generale è stala
qui alcuni giorni, e Madama.....volea
dirle i suoi sentimenti; ma io ne la impedii. Cara amica, voi forse penserete
ch’io feci male: ma io conosco meglio
d’altri la forza dei pregiudizi della buona
Madre contro la religione nostra: perù
supplico ii Signore d’Illuminarla che Egli
solo il può. Qualora avvenga il mio cambiamenlo, nou lascerò Parigi. Madama....
ha dello d’iiver sentito dq vpi ch’io bo
degli amici. Quanto amerei d’essere vicino
a quella buona signora, la quale si compiace d’assicurarci che ci vuole essere
sorella! Noi saremo liete di manifestare
ciò che il Signore ci fa conoscere, la verità.
Pregate per uoi. Parlai a parecchie sorelle
mie. Madama____mi ha dello che quella
buona signora andava in Svizzera : io non
potrò vederla prima del 28 ottobre. Voglio
essere tutta di Dio. La mia vita è consacrata a Lui : però io non confido nelle
mie opere : sì bene nel mio solo Salvatore.
ECT't'ERA II.
Parigij agosto ^832.
Cara sorella ! Quante grazie non dobbiamo a Dio per li beni che quotidianamente ci fa! Egli ha voluto provarci, ma
non al di sopra delle nostre forze, lo sono
cerla, che le preghiere dei nostri fratelli,
e sorelle non ci fanno difetto. Quale gioia
per me l’aver veduto le mie figliuole così
rassegnate, e insieme cosi coraggiose
combattere pel noslro buon Redentore !
Ma non per virtù propria, deboli creature, sì bene per lo Spirito Santo. Voi conoscete già ogni cosa per mezzo di F.....
altrimenti mi sarei taciuta. Diedi il vostro
indirizzo alle sorelle partite: esse vi scriveranno sì tosto il Signore ne darà loro il
mezzo. Ma conto su di voi, perchè mi
pervenga la loro lettera subito che voi
l’abbiate ricevuta. Offrite a.....i nostri
rispetti, e dite loro, che ponno esser
sicure della nostra fedeltà per la grazia
del noslro Salvatore, e che aiutate dalle
loro preghiere noi ci raccoglieremo tutte
insieme entro sedici mesi. Esse avranno
sorelle in Cristo a loro disposizione, perché noi nop faremo nulla senza il loro
11
consiglio : però non abbandoneremo, Dio
volendo, Parigi. Sopratutto, amica mia,
siate prudinte, e non dite nulla dei nostri fraleili e sorelle. Scrivele per mezzo
di F.....: bramo assai d’aver novelle di
loro, ma non nominatele. Pregale tutti
per noi. Entro due mesi e mezzo, se a Dio
piace, sarò con voi.
■.ETTERA III.
Mia cara Amica. Ricevetti la vostra lettera, e le consolazioni che mi offrite, con
gran piacere. Spero per la grazia del nostro buon Gesù di star ferma nelle prove
e tentazioni ic quali Egli ci manda. La
mia gioia maggiore è questa che le mie
lìglie sanno donde trarre la loro forza;
si, lo confesso, le ripetute tentazioni furono per me forti assai. Ma ho fiducia,
coll’aiuto delle vostre preghiere, e dei
nostri amici, e coll’assistenza dello Spirito
Santo, di raggiungere lo scopo, il fine.
Ilo notizie ogni dì delle mie figliuole, le
quali mi informano di tutto ciò che provano. La mia E.....mi consiglia di fare
quel ch’ella fa, di conversare con persone
della nostra fede, e non oltre, e non potendo essa di presente far così, si intraltiene soltanto col suo Redentore. Ah si!
lessi le vostre lettere una e due volte,
sopralutto pondero i cari lesti in esse cilali. Credetemelo; le leggerò, e mediterò
sovente. Di questa maniera, penso ora,
non avrò piii bisogno di difensore. Ma se
gli assalii fossero troppo forti, ed io mi
trovassi incapace, siccome i nostri amici
si esibiscono di difendere la verità, gli
accetterei come campioni della nosira
causa, e spero per la grazia del nostro
Divin Maestro che giungerò alla desiderata
ipeta, e ohe uq giorog verrà ia cui floi
lulti non saremo che un sol cuore, ed
una sola famiglia. Allora lavoreremo tutti
insieme nel vasto campo delle angustie e
delle afflizioni. Quale delizia il poter ricondurre le anime al nostro Saivalore! SI
tutta la roba tuia sari consacrata al sollievo delle sventure. Se voi vedeste il
Diario delle mie figliuole, scorgereste come
la grazia opera in quelle povere creature.
Si, il uostro buon Maestro dice veramente,
ed io lo credo, che noi dobbiamo esser
piccoli per raggiungere. È verissimo.
Seppi da F.....che voi foste indisposta.
Ero cerla già che se voi non venivate a
vederci, uon era per negligenza: avvegnacchè troppo vive erano state le nostro
simpatie nei nostri travagli, percbè poteste abbandonarci quando noi avevamo
maggior bisogno di voi. Così siate cerla,
che noi pregheremo, che il Signore vi
conservi per amore degli sconsolati. Presentate i nostri rispetti ai nostri fratelli e
sorelle, e il nostro amore da Cristo. Sono
per sempre vostra sorella ed amica. Pregate per noi.
LETTERA IV.
Cara Amica. Stavo aspettando ogni di
una lettera. E perchè voi eravate inquieta
intorno alla diversità della scrittura, la
quale procedette da queslo che feci da
una delle mie figliuole copiare la mia
lettera per voi illeggibile, vi scriverò
adesso io medesima. Vidi il sig. L.....
col Conle .... Egli partirà il d5 del corr.
E.....manda cercando se i nostri amici
sarebbero disposti a ricevere suo padre;
Se lo fossero procurate di portarci due
righe giovedì. F.....è molto abbatlutoj
ma risolvetle di compiere il suo lavoro
per |)9t«r recare la lettera, Or^, amie«
12
mia, parliamo d’altro. Capilarono qui delle
Signore .... Egli è di lassù che traemmo le risposte. Elleno parvero commosse,
e le credo mollo lontane dal sentirsi sicure nel loro Credo, una f|tecialnienfe,
chiamata Madama .... inglese. Cercale
d’avere il suo indirizzo per mezzo del
sig. L.....Ella mi strinse la mano dicendo; «A rivederci. Il Signore vuole
o concederci il favore di ricondurre al<1 l’ovile un agnello che si tenia di fuorII viare ». Procurate di vederla quella
Signora: parlatele delle nostre amiche, e
fate ch’essa le visiti. Essa rimase meco
tre quarti d’ora circa. Vi consiglierei di
dire alle nostre amiche una parola intorno
a questa visita. Preghiamo, cara amica,
il nostro buon Salvatore, che ci conduca,
c diriga i nostri passi. Le mie figliuole
sono tuttavia la mia consolazione per la
Dio grazia, si avvicina il sospiralo momento in cui io potrò camminare libera
per la città, e condurre a Lui qnell’animc
che ancora non lo conoscono. Preghiamo
fino a quel dì. Vi darò una leltera subito
che potrò perchè possiate colla vostra
solita bontà, scrivere a L.....per affari.
Potrei attendere a do io stessa, piacendo
a Dio, entro otto settimane; ma sarebbe
piuttosto tardi.
A!«^OTAXIO:VI.
Queste lettere non .sono notabili, cbe
per la loro semplicità, e per lo spirito di
umiltà da cui l’autrice è governala. E
provano la verità di molle circostanze
della relazione da noi stampata. La tempesta che la Superiora vedea in aria,
scoppiò. Le monache convertite alla verilà
furono poste in prigione; quattro di esse
poi mandate via, dove non si sa ancora ;
ma certo lontano assai, e sotto rigida custodia, avvegnaché nessuna loro letlera è
mai giunta all’indirizzo loro dato dalla
Madre superiora. E doveano essere libere
sedici mesi dopo, terminando allora i loro
voti. Nella seconda lettera è fatto cenno
delle tentazioni a cui la Superiora era
stata esposta. Un astuto Prete era stato
mandalo a lei per procurarne il ritorno
alla fede romana. Ma alcuni amici'di fuori
preveggendo i pericoli a cui la sua costanza sarebbe esposta l’aveano avvisata
di proporre al prete una conferenza a cui
ella medesima potesse assistere. Le otto
seltimane di cui si parla nell’ultima lettera, sono passate : ne sono passate altre
venti e più, e la monaca non è ancora
comparsa, e niente è occorso che giustifichi 0 spieghi questo ritardo. Alcuni anni
or sono, un fralello delle scuole Cristiane,
frate Gaillard, lasciò a Ginevra trapelare
l'intenzione di abbandonare la chiesa Romana, e subito di là sparì. Fu fatta poi
correr voce che egli fosse in Savoia, a
Lione, a Besanzone, Finalmente l’affare
avendo acquistata troppa notorietà, frate
Gaillard fu prodotto. Qualche cosa di simile è avvenuto nel caso noslro. Ma se la
Superiora ha rinnovato i suol voti, e tornata all’ovile del papa, perche non dirlo ?
perchè non lasciare la Superiora alla sua
libertà?
STAMPA CLKUlCALE.
V Armmia nel suo n." 41 è tuttora
sonnacchiosa; balbetta io un articolo sul
matrimonio civile una verilà che vorrebbe
tranguggiare di nuovo dopo averla detta,
ed è che i matrimonii degli Israeliti e dei
Valdesi, sebbene non contratti colla forma
13
ecclesiaslica sono validi, e che tanto la
legge civile quanto la chiesa debbono riconoscerli per validi, e ciò in forza della
jnimitiva istituzione del matrimonio fatta
da Dio medesimo, llasali su questo principi» vero cbe voi ci date, rev. teologi,
noi vi domandiamu perchè un matrimonio fatto secondo la primitiva istiluzione
di Dio sarà valido per gl’israeliti e per i
Valdesi, c sarà coucubinalo per i cattolici?
Forsechè ii concilio di Trento ha abrogalo
la legge di Dio confermala da Gesù Cristo? Ma in questo caso il concilio sarebbe
superiore a Gesù Cristo ed a Dio.
Confessa poscia l’^lcwonin che un matrimonio senza il concorso della chiesa
sarà valido, e la legge dovrà riconoscerlo
allorché consterei che i coniugi abbiano
veramente cessalo di essere dipendenti
daU'autorità della Chiesa Cattolica, orvero che le leggi della chiesa abbiano
cessato di avere alcuna forza a loro riguardo. Se è cosi come voi dite, la causa
è finita. 11 progello di legge contro il
quale r Armonia e consorti han tanto declamato non diceva che i cattolici dovevano astenersi dal far benedire il loro
matrimonio dal parroco, ma lasciava in
piena liberlà; anzi il ministero sosteneva
cbe i buoni cattolici non avevano bisogno
di esservi obbligati dalla legge. Dai principii esposti dall’yirmoniasembra potersi
dedurre questa chiari.ssima conseguenza
che quando un uomo si protesta pubblicamente di non voler più appartenere
alla Chiesa Cattolica, egli è libero di contrarre tnatrimonio senza prete, e che
l’impaccio della curia vescovile è soltanto
per chi lo vuole; in buona sostanza VArmonia non è lungi dal venire ad un accomodamento.
Si Bcandali/.za poi il pio giornale per
chè in Exeter alcuni puseiti hanno pregato per la conversione di un assassino
cbe andava ad essere giustiziato, e pretende con questo fatto dimostrare che i
protestanti pregano pei morti; ma VArmonia in quello stesso articolo dice che
le preghiere durarono fino alla esecuzione dell' assassino: dunque pregavano
per il vivo, e finché era in vita non gii
perii morto. Sappiatelo ancora una volla,
noi non preghiamo per i morti; e se volete sapere il percbè ve lo diremo quando
vi aggrada: per ora vi basti sapere che
noi non preghiamo pei morti, perchè non
vogliamo fare della religione di Gesù
Crislo un mercimonio.
Ma non vi è che dire, VArmonia éoTmt".
se così non fosse non avrebbe stampata:
una corrispondenza da lloma cosi scipita,
cosi inconcludente, cosi spropositata comc
quella stampata nel numero di gioved'ti
a proposito di questa corrispondenza, d»
cui V Armonia assume la responsabilità,
noi poveri Valdesi che crediamo al Vangelo, ci facciamo lecito d'interpellare la
rev. leologhessa afiìnchè ci dica come il
suo corrispondente può asserire, ed essa’
può pubblicare che il papa è il succc-Moru'
e il vicario di Gesù Cristo. Noi sapevamo'
essere domma della Chiesa Caltolica chef
il papa è il vicario di Gesù Crislo, ma'
sentiamo oggi per la prima volta che sia
anche il successore. Gesù Cristo dunque
non esiste più nella Chiesa Cattolica se
ha un successore nel papa. Attendiamo'
con impazienza che VArnwnia si dichiari.
Il corrispondente dell’ Arìnonia vorrebbe sapere ie la Buona Novella riconosce per suo capo il Papa. La nostra!
risposta è nel capo xxiii di s. Matteo, e
specialmente dai v. 8 all’ll.
14
ConlíDua poscia così ; « Spieghi ancora
la Buona Novella come avvenga che le
¡□doli più generose e le menti più elevate passino dal protestantismo al cattolicismo, mentre le sole anime guaste dal
Tizio e spensierate si lascino cadere nel
prolestantismo Í ! » Mio caro signor anonimo ta spiegazione si domanda d’un Tatto
provato, e nel quale ambe le parli convengono; ma il vostro fatto non è che
una vostra asserzione, e noi non ne conveniamo affatlo,- in conseguenza nou
dobbiamo darvi alcuna spiegazione di
una vostra calunnia. Questo vostro fatto
è vero come lo è l'altro fallo che immediatamente dopo registrate, che cioè gli
evangelici tendono a tradire l’Italia e a
renderla schiava dello straniero. Affinchè
l’/lrmoníaabbia poluto stampare lali cose
bisogna ben dire cbe essa dormiva; imperciocché è un fatto così evidente, e
VArmonia stessa ne conviene che non già
gli evangelici, ma i gesuiti, ma il partito
clericale, quello de’ bigolti, e quanto vi
ha di più callolico è quello che tiene
l'Italia sollo il giogo, che avversa e maledice le libere istituzioni, che richiama
i beali tempi di Torquemada, e che non
ad allro anela che a ricondurre l’Italia
alla barbarie ed alla schiavitù del Medio
Evo.
11 Cattolico (! tulto in gioia perchè una
società di zelanti e fervorosi cattolici
pubblica una collana di vite de’ Santi.
Annunziò già pubblicate ie vite di a.
Francesco d’Assisi, di s. Filippo Neri, di
g. Calterina da Genova. È inutile il negarlo, questi signori vogliono ricondurre
lu società al secolo dei leggendari.
INA GRATA TESTI.ÌIOMA.NZA
Giorni sono pervenne alla Direzione del
noslro giornale, e colla domanda che vi fosse Inserita, una graziosissima poesia intitolala [Montanari Valdesi che gentilmente
c’indirizzava un benemerito cittadino del-'
l’/so?a dì Sardegna. Il troppo bene che in
essa si diceva dei nostri correligionari,
non che la decisione presa di non pubblicare siffatti generi di componimenli uel
noslro giornale, ci hanno impedito di arrenderci al desiderio che ci veniva espresso, Ma si persuada il generoso che ci
usò questa gentilezza, che quella parola
di caldo affetto ch’egli c’inviava, la prima
forse che sia mai pervenuta dall’isola di
Sardegna alla Chiesa Valdese, ci è riuscita sommamente grata e preziosa ; ed è
con tulio il cuore che gliene esterniamo
quivi la nosira sincera gratitudine.
arOTlZlE RElilGIOSE
Francia. La corte delle Tuilleries sì
fa sempre più devola. Gli ufficiali delta
casa deirimperalore hanno ricevuto ordine di assistere a lutli gli esercizi! religiosi, e si tien nota di quelli che non
stanno fino alla fine degli ufficil. Por altra parte si assicura che i prefelii ed i
soUo-prefelli hanno ricevulo consimili
ordini, di assistere cioè scrupolosamente
alle funzioni di chie.sa, e sappiamo già
che alcuni di quesli funzionarli si sono
accostati alla comunione in occasione
delle feste di Pasqua; tra gli allri il signor di Foulgouet, sotto-prefetto'di Marmande, nel diparlimento delie l.aodo,
quello che poco tempo fa scriveva nella
Presse. (Corrisp. dd Par'ameni«'.
15
PARiGf. — La favola della montagna
che partorisce un sorcio si è ripetuta in
questi giorni in Francia.
Ecco la notificazione colla quale l’arcivescovo di Parigi pone (lue alla grave discussione insorta Ira lui ed ii giornale
Ì’Univers. Ci limitiamo per oggi a trascriverla, riserbandoci di tornarvi sopra in
UD prossimo numero :
« Noi Maria Domenico Augusto Sibour ecc.
< Dopo aver preso conoscenza della
lettera enciclica diretta dal nostro S. Padre, il Papa Pio IX, ai Cardinali, Arcivescovi e Vescovi di Francia, in data del 21
marzo 1833;
« Volendo mettere in pratica i consigli
che vi sono contenuti, ed entrare per
parte nostra e senza riserbo nelle intenzioni del Capo della Chiesa;
"Desiderando con ciò di contribuire
alla pacificazione delle discussioni cbe si
sollevarono in quesli tempi e rallegrare
il cuore del Sommo Pontefice;
1 Uitiriamo spontaneamente le proibizioni da noi fatte nel nostro monitorio del
17 febbraio 1853.
■I Dato in Parigi, nel nostro palazzo
arcivescovile, l’8 di a|irile 18S3.
»Jl Maria Domenico Augusto
Jlrci1;esco^!a di Parigi.
Ginevra. Martedì scorso si è posto
termine alle sedute pubbliche date quest’inverno nel locale dell’unione cristiana.
Il signor .Merle d’Aubigné ha esposto il
concatenamento notevole di circostanze
per cui nel secolo XVI la Bibbia venne
restituita al popolo inglese. Uu ecclesiastico per nome Tyndale fu lo strumento
di cui Iddio si servì per il compimento
di si gran disegno. Àio in un castello
sopra le rive del fiume Saverne, il giovane Tyndale, nel momento appunto in
cui Lutero dava principio alla sua riforma,
trovò nel testo greco d’ Erasmo le verità
essenziali, collocate dalla Chiesa sotto il
moggio. Perseguitalo dai preli, additalo
come eretico al popolo ignorante ed incapace di apprezzare il fóndamenlo della
sua credenza, Tyndale non ebbe più altro
pensiero cbe queslo: tradurre l’Evangelo
rulla lingua natia. Ei fu a Londra cbe
si pose all’a|)«ra; m» ivi insidiato da ac
ciecali avversarii, eccolo recarsi, .solo e
privo di mezzi, in Germania, in traccia
della sicurezza di cui abbisogna per I’ eseguimento della sua im(iresa. Comincia
a .4mbiirgo la stampa della sua traduzione.
Seguita a Colonia ove è stalo obbligato
di trasferirsi. Ma ad un tratto i magistrali
ne sono avvertiti e si accingono ad annientare il prodotto delle sue veglie. Tyndale
fugge in tutta fretta portando seco i fogli
già stampali, scende il Reno, e giunge
a com|iiere nella ciltà di Vorms la traduzione dei Sacri Libri. Nel 15àC la Itibbia
è portata in Inghilterra. Dopo abbozzato
il quadro commovente delle prove ch’ebbe
a solfrire queslo generoso confessore
della fede, il signor .Merle ricorda cbe in
tulle le epoche i frulli del cristianesimo
si sono visti in ragione diretta della diffusione delle Sante Scritture, e che ia
conseguenza un polente sviluppo religioso è riserbato al nostro secolo, testimone degli ammirabili lavori della Socielà
Uiblica. Quindi rivolgendosi .cpecialinente
alla numerosa gioventù che to circondava, il sig Merle le dichiarò poggiare, al
giorno d’oggi, in tulli i paesi, ’avvenire
della chiesa cristiana sullo zelo della
nuova generazione, e caldamente l’esorlò
a subentrare con fiducia a sì nobile incarico. (Dalla Sematns Religieme).
Svezia. — « Due onestrborghesi, dice
VAftomblad di Slckolma, di professione
conciatori di pelli, il signor Forset di
Stokolma ed il sig. Heideniberg d’Oretro,
membri zelantissimi della chiesa dello
Sialo, sono stali leslè arrestati e trascinali in prigione sulla carretta dei malandrini il 12 febbraio p. p., piibblicaniente
ed attraverso alla popolaziiuie, per avere
commesso l’enorme crimine di leggere
nella stanza d’un contadino, in presenza
di una dozzina di persone, i capitoli VII
e Vili dell’epistola ai Romani. Qiiesto
crimine fu previsto da un decreto reale
del 12 giugno 172Ü, e la cosa è nelle mani
della giuslizia».
Dopo narralo questo fatto, I’ Armonia
con quel sorriso volteriano lutto proprio
dei giornali del suo colore aggiunge:
cc Invitiamo di nuovo la Buona Novella a
organizzare una deputazione in favore dei
conciatori di Stokoirna all’i'ns/ar di quella
per gli osti di Firenze ». Al che rispondiamo cbe certamente se fosse tanta la
16
nosira influenza da poter fare quello cbe
ci consiglia l’emonia, lofaressimo prontanienie e con gioia, percbè il dispotismo
religioso che si manifesti in Svezia o in
Toscana o in Piemonle ci è ugualmente
odioso. Ma ciò che noi non possiamo fare,
i benemeriti promotori della dcpulazinne
al granduca di Toscana in favore dei Madiai , non mancheranno di farlo, ne sia
persuasa l’^^rmonio se il fatto sovrarifelilo si confermerà, e la nostra simpatia
per essi sarà cosi sincera in questa come
lo fu in quella circostanza.
rmXACHETTA POLITICA
Piemonte. — Seguita da alcuni giorni
nella Camera dei Deputati la discussione
sul progetto di legge pel riordinamento
UelTimposta sull’industria e commercio,
e sulle professioni ed arti liberali.
— Il Ministero ba presentalo alla Camera dei Deputati un progetto per l’approvazione provvisoria del nuovo Codice
di procedura civile, di cui il lesto èstato
parimente distribuito ai deputati.
— Domenica scorsa è giunto in Torino
il duca di Guidie ministro dell’ Imperatore dei Francesi pre.sso il noslro Governo.
Egli è preceduto di bella fama, e generaimcnle si ha fede che contribuiranno, il
carallere nobile e conciliante del nuovo
minisiro e l’nllezza della sua intelligenza,
a consolidare sempre più i rapporti amichevoli tra la Francia ed il Piemonte.
— È atteso in Torino il signor Bixio
per firmare il tratlato della ferrovia della
Savoia die dovrà essere presentato alla
Camera il 16 corrente o il 18 al più lardi.
— La società fondatrice del giardino
d’inverno è slata definilivamente costituita sollo la presidenza del signor conte
di Benevello. Le azioni sono di L; 500
pagabili in rate di L. KO a richiesta del1’ onorevole deputato Malan , banchiere
della società.
— La reale Accademia medico-chirurgica, dietro l’invito fattole dal Ministro di
grazia e giustizia, intorno al modo più
sicuro e meno doloroso di mettere a morte
i condannali airestremo supplizio, dopo
lunga discussione, che durò cinque sedute, emise il voto seguente: volarono
per la decapitazione 14; per la strangolazioue H; s’astenne dal volare ì -, erano
assenti 11.
Fkancu.—Leggevasi giorni fa nel MonìLur: «Siè fatto sforzo di spandere nel
pubblico la voce cbe il Governo pensava
di proporre una modificazione nelle condizioni del matrimonio civile. Queslo rumore è senza verun fondamento. L’esperienza di 60 anni ha consacrato la saggezza
della nostra legislazione civile in questa
importante materia ».
Lnchilteura —Il 7 aprile, ad un’ora^
e dieci minuti, S. M. la regina si è felicemente sgravata di un principe, la seguilo a questo fausto avvenimento le Camere adottarono una mozione d’indirizzo
e di congratulazione a S. M. la Regina,
in mezzo ad applausi clamorosi ed unanimi.
Svizzera.—Il maresciallo Radetzky ha
ricevuto dal Governo imperiale l’incarico
di mettersi in relazione col commissario
federale, colonnello Bourgeois, e pieni
poteri di trattare su lutti i punti di questione esistenti fra i due Stali.
Spagna, 9 aprile. — Furono sospese le
sedute delle Cortes in seguito ad ua dibcltimenlo tempestoso che ebbe luog» in
Senato. Nello stesso giorno tutti t ministri hanno mandato la loro dimiseione, e
la Regina deve provvedere entro 24 ore.
Austkia. — L’ Austria ha definitivamente respinto i richiami del Governo piemontese, i quali, come è noto, aveano per
soggetto di sottrarre all’applicazione del
decreto del febbraio, cbe ordina il sequestro dei beni appartenenti agli emigrati del regno Lombardo-Veneto, quelli
Ira gli emigrati divenuti sudditi del Re
di Sardegna in virtù della naturalizzazione
regolarmente ottenuta, e coll’assenso del
Governo imperiale. Indarno i richiami del
Piemonte furono appoggiati a Vienna dall’
Inghilterr.i e dalla Francia; l’Austria si
mostrò inflessibile.
Direttore G. P. iMElLLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP. soc. DI A. POSS E COMP,