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Anno 118 - n. 16
16 aprile 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
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ivorc Í-7LICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA A ERNST KAESEMANN
Ho rimpressione che la gente
guardi alla faccenda delle isole
Falkland o Malvine con curiosità
divertita. Il fatto che un’eventuale guerra tra il Regno Unito e
FArgentina non provocherebbe
alcun danno al di fuori dei due
contendenti basta a sdrammatizzare il caso e a rilassare gli animi. Così da una parte si guarda
con stupore ad un paese che ritrova la sua unità (compresi i
guerriglieri montoneros, compreso il pacifista Premio Nobel D’Esquival!) intorno ad un regime
dittatoriaie che si imbarca in avventure militari incredibili. Il
nazionalismo terzomondista deve
essere davvero una droga ad altissimo potenziale allucinogeno.
Dall’altra si guarda con rneraviglia all’altro paese che, seppur
con minore unità, non esita a
far salpare la flotta in una coreografia che, non fosse per i sommergibili atomici, avrebbe un
sapore ottocentesco. E del resto
10 ha, per i bravi Inglesi compassati che tuttavia al suono della
parola « thè Fleet », la flotta, sentono brividi nostalgici.
Cosi, rassicurato dal fatto che
tanto non c’è il minimo pericolo
di guerra mondiale, l’uomo della
strada si chiede con curiosità
cosa succederà nei prossimi
giorni. Gli Argentini metteranno
11 naso fuori dai porti? Haig riuscirà a tessere la tenue trama di
un accordo prima che « la flotta » arrivi nella zona?
Un giallo televisivo a buon
mercato? Intanto non è detto che sia a buon mercato: se le
cose andassero male molte vite
potrebbero essere immolate sull’assurdo altare di opposti nazionalismi di ieri e di oggi.
Ma al di là di questo, comunque vada a finire questa vicenda,
essa mette in luce ancora una
volta il carattere quasi automatico del meccanismo dell’aggressio.
ne. Se e quando una parte compie un gesto offensivo, un atto
aggressivo, dall’altra scatta inesorabilmente la legge della ritorsione. Non esiste l’altra guancia
nei rapporti tra gli Stati. L’unica possibilità di pace consiste
perciò nel costruire la pace sulla giustìzia prima di toccare i
bottoni. Ma questo non vuol dire
badare semplicemente a non aggredire l’altro: significa eliminare i motivi per i quali l’altro
potrebbe essere indotto ad aggredire. Nel caso in questione, se
l’Inghilterra non avesse trascinato per 15 anni la rinuncia ad assurdi possedimenti coloniali e
avesse speso per regolare i problemi della popolazione britannica delle isole anche solo una parte dei miliardi che sta ora bruciando nelle caldaie della flotta,
ora non si troverebbe a « dover »
rispondere ad un’aggressione.
E negli altri casi? Come non
pensare a situazioni ben più gravi in cui il gesto offensivo e la
conseguente ritorsione potrebbero significare l’olocausto nucleare? È di fronte a queste situazioni che abbiamo da costruire la
pace nella giustizia. Limitarsi a
non aggredire e preparare la ritorsione per l’eventuale aggressione altrui non basta. Potrebbe
portarci domani a guardare
Fultima vicenda internazionale
non con distacco divertito, bensì con impotente terrore.
Franco Giampiccoli
La nostra resistenza oggi
Una visuale critica dello stretto legame esistente tra cristianesimo occidentale e capitalismo
nella prospettiva di un inevitabile tramonto della supremazia fin qui esercitata dall’uomo bianco
— Cosa vuol dire per lei seguire Gesù Cristo oggi?
— Se si pensa all’incredibile
disumanità che infierisce su tre
quarti del mondo, quando si sa
che l’80% della popolazione del
mondo ha fame, se si constata
che all’Est e all’Ovest, al Nord
e al Sud una violenza sempre
maggiore determina la storia
dell’umanità, penso si debba parlare di una possessione demoniaca su scala mondiale. Definirei quindi l’atteggiamento del
cristiano che vuole seguire Gesù
Cristo prima di tutto come un
atteggiamento di resistenza. Resistenza non significa restare aggrappati allo status quo, bensì
un atteggiamento che include
l’attacco.
Abbiamo a che fare con forze
che hanno un potere smisurato e
che sono scatenate, per la maggiore parte, dal capitalismo occidentale. Mostreremo di essere
entrati nella resistenza rifiutando per principio di stare al gioco ciascuno nel suo piccolo buco. Nel mondo ecumenico si discute del modo appropriato per
realizzare questa resistenza in
paesi e continenti diversi.
— Lei vede la possibilità concreta di realizzare in una comunità locale, o in una chiesa, una
vita ispirata alle Beatitudini?
— Se non vedessi questa possibilità affermerei che il cristianesimo non è che una ideologia.
Ma bisogna chiedersi che cosa
si intende per comunità cristiana.
Bisogna tener presente che la
cristianità sarà sempre una minoranza, in termini biblici, un
lievito. Ciò che chiamiamo comunità cristiane nel quadro delle grandi Chiese nazionali (Volkskirchen o Landeskirchen) in
gran parte non sono che raccolta di persone che si sono volte
ad una determinata concezione
religiosa del mondo.
Chi vuol essere seriamente cristiano sarà sempre solo rappresentante del nucleo di una comunità locale o della sua base.
E a quel livello non si può evitare di ascoltare le Beatitudini
e di averne la vita impregnata.
Per esempio orientando il proprio interesse verso i poveri del
Terzo Mondo o opponendosi a
quelli che tramano o preparano
la guerra.
— Ma lei vede delle possibilità concrete di azione?
— E’ necessario porsi questa
domanda e si darà una risposta
a seconda delle situazioni. Ma è
necessario rendersi conto che il
conflitto Est-Ovest non può più
costituire l’elemento determinante del nostro modo di considerare le cose, fosse pure un modo cristiano di considerare le cose. In fondo, fin che si resta
ipnotizzati da questo conflitto si
tradisce la propria appartenenza
al campo capitalista. Bisognerebbe rendersi conto che ci si
sbaglia di campo. A mio giudizio, se il cristianesimo e il capitalismo possono avere delle affinità, un legame tra cristianesimo e capitalismo non è legittimo, per quanto ciò costituisca
la nostra realtà occidentale.
In secondo luogo, è stupefacente l’assenza di una informazione veramente pertinente sul
Terzo Mondo, l’America Latina,
l’Africa, per non parlare dell’Asia.
Dovremmo impegnarci nel lavoro d’informazione con la passione che vi mette per esempio
il gruppo tedesco di Amnesty In
MATTEO 4: 23
La didattica di rabbi Gesù
Secondo il breve sommario di
Matteo tre sarebbero state le attività principali del ministero itinerante di Gesù: insegnamento,
predicazione e guarigioni. La prima di queste attività è dunque
l’insegnamento. Per Matteo forse
è la più importante.
Un primo affresco, ricco di preziosi particolari, dell’attività didattica di Gesù ci è offerto da
Luca nel racconto della sinagoga
dì Nazareth. Proprio guardando
questo affresco ci rendiamo conto che nella forma, nei gesti (« gli
fu dato il libro di Isaia... poi resolo all’inserviente, si pose a sedere ») Gesù ricalca i modi rabbinici del tardo giudaismo. Anche Rabbi Gesù, come tanti altri
rabbi, dopo la lettura della Legge si siede (farà cosi anche per
il Sermone della montagna « vedendo le folle, sali .sul monte e
postosi a sedere li ammaestrava...») e parlando si riferisce direttamente al testo biblico letto
precedentemente. Se fosse stata
.solo una questione di forma Gesù non si sarebbe certamente differenziato da molti altri rabbi
del suo tempo (anche se, per
molti, rimaneva aperto l’interrogativo, registrato da Giovanni,
della sua preparazione dottorale:
« Come mai s’intende costui di
lettere, senza aver fatto studi? »).
Ma appunto è bene precisare il
fatto che Gesù suscitava negli
ascoltatori meraviglia e ammirazione non per come insegnava
ma per cosa insegnava.
A differenza dei rabbi del suo
tempo Gesù non si limita a fare
l’analisi, il commento, l’esegesi
della Legge ma — vedi l’episodio
della sinagoga di Nazareth — egli
riferisce il testo biblico a se
stesso.
Rabbi Gesù non s’affanna a
far scoprire ai suoi uditori la
volontà di Dio nascosta tra le
pieghe della "Torah” ma presenta se stesso come chiave interpretativa della Legge, come il suo
limite e adempimento insieme.
In un altro celebre insegnamento, quello del Sermone sulla
montagna, il Maestro Gesù ripercorre la Legge antica contrapponendole il suo personale: « ma io
vi dico » e mettendosi così sullo
stesso piano del Legislatore.
Contrariamente ai discepoli dei
famosi rabbi dell’antico giudaismo che, attraverso l'insegnamento dottrinale della Legge (e
bisogna pur riconoscere che i
rabbi di tutti i tempi sono stati
maestri nel raccontare, molto
più, mi sembra, dei filosofi greci)
coltivavano e approfondivano il
loro rapporto con il Libro sacro,
i discepoli di Gesù sono direttamente confrontati con la sua persona.
In altre parole Rabbi Gesù con
i suoi discepoli non intende fare
del nozionismo ma tende a concretizzare la volontà di Dio. Perciò i suoi discepoli non possono
permettersi il lusso di rimanere
passivi ascoltatori che, tutt'al
più, prendono mentalmente appunti ma devono diventare attivi
compagni d’opera. Dunque non
solo parole o peripatetiche e dotte conversazioni ma tutta la didattica di Rabbi Gesù è concentrata nel costringere gli ascoltatori a fare una scelta di fronte alla volontà di Dìo. Per lui teoria e
prassi stanno insieme; non si può
accettare il suo insegnamento
senza "lasciare il banco della gabella" come fa Levi d’Alfeo, senza
insomma compiere una precisa
scelta di vita: il discepolato. Ora
la vocazione a questo tipo d’insegnamento viene ricordato ancora
ai discepoli anche dopo la conclusione del ministero terreno di
Rabbi Gesù. Infatti il Maestro risorto, in Galilea, rivolto ai suoi
collaboratori afferma: « andate
dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del
Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro d’osservare tutte quante le cose che
vi ho comandate ».
Pensando a Rabbi Gesù ci sarebbe da chiederci cosa e come
insegniamo noi — moderni discepoli del Cristo — nelle nostre
chiese (pur notando, ’en passant’,
che Gesù non insegnava soltanto nelle sinagoghe ma soprattutto nelle piazze e in mezzo all’angoscia dei ceti diseredati).
Oppure: fino a che punto c’è
un accordo, una coerenza tra
quello che insegniamo ai nostri
figli e quello che viviamo ogni
giorno? La Federazione Giovanile
Evangelica Italiana (FGEI) in
Giu.seppe Platone
(continua a pag. 5)
ternational.
Bisognerebbe chiedersi, nel vostro paese almeno tanto quanto
in Germania, come fermare finalmente questo abominevole
commercio d’armi che ci arricchisce, ma che per l’appunto distrugge quelli che combattono
per la loro libertà.
Questi diversi punti indicano
chiaramente quale compito immenso, ma molto concreto, ci
aspetta. Ma la prima condizione
è che siamo pronti a diventare
simili ai poveri di questa terra.
Bisognerà pure che i Bianchi ne
facciano l’apprendistato. Anche
i Bianchi cristiani.
— Secondo lei bisogna aspettarsi la fine della teologia « bianca »?
— Non lo credo. Il lavoro teologico continua in America, in
Australia, e in un modo che si
merita il nostro rispetto. Ma
penso che la supremazia dell’uomo bianco finirà in un futuro
più o meno prossimo, più o meno con la prossima generazione.
E questo malgrado la sua superiorità in campo tecnico, militare e scientifico.
Ciò significa che insieme alla
supremazia dell’uomo bianco il
resto del mondo non accetterà
più la supremazia delle chiese
bianche. I fondamenti delle chiese bianche, che si sono costituiti
teologicamente con l’aiuto della
filosofia greca, sono rimessi in
questione. I Papuasi, gli Africani, i Sudamericani non sono in
grado di riprodurre questo legame tra la proclamazione cristiana e la filosofia greca e, di conseguenza, di riprendere la tradizione delle chiese bianche. A
questa tradizione dovremo per
lo meno dare dei fieri colpi.
— Cosa pensa che vada assolutamente conservato nella riforinulazione dell'evangelo da parte dei cristiani del Terzo Mondo? Lo sviluppo del dogma, nei
primi secoli, è per lei una cosa
fondamentale che non bisogna
abbandonare qualunque ne sia il
prezzo?
— Come rappresentante della
teologia « bianca », la mia formazione teologica comprende naturalmente la formazione dei
Intervista a cura di
Gilles Riquet
(Da Christianisme au lOème
siècle, 26..I.1982)
(continua a pag. 4)
2
2 vita delle chiese
16 aprile 1982
FEDERAZIONE CHIESE EVANGELICHE DEL TRIVENETO
L’Evangelo alla radio
L’evangelizzazione è missione
principale della Chiesa. I metodi di predicazione però cambiano via via che cambiano i tempi
e il tipo di uditori. Prendono
perciò sempre più importanza le
discussioni sulla predicazione cosiddetta elettronica tramite la
radio. Questo l’argomento della
Assemblea straordinaria della
Federazione delle Chiese Evangeliche del Triveneto tenutasi a
Mestre il 28 marzo u. s.
Il culto di apertura è stato tenuto dal past. Claudio Martelli
che ha centrato il suo messaggio sui primi versetti del cap. 4
della seconda epistola di Paolo
ai cristiani di Corinto. Egli ci ha
richiamati ad essere strumenti
di servizio e ad avere la medesima passione missionaria che ha
animato la Chiesa primitiva. E’
chiaro il ruolo che dobbiamo vivere e sappiamo qual è Evangelo che dobbiamo predicare.
Dobbiamo preoccuparci però del
come predicare l’Evangelo: siamo quindi chiamati a trovare i
nuovi modi di predicare l’Evangelo per i nostri uditori, per far
brillare la luce della Parola a
quanti vivono con noi e attorno
a noi.
All’Assemblea erano presenti,
oltre i delegati delle Comimità
federate, i rappresentanti della
Chiesa Battista di Marghera, Luterana di Venezia ed Elvetica di
Trieste e, per la Federazione delle Chiese EvangeUche in Italia,
il Segretario del Servizio stampa radio e televisione, Fulvio
Rocco.
Due delibere
Sugli argomenti all’ordine del
giorno (1. ipotesi di una presenza evangelica nelle radio libere
e nelle stazioni televisive private; 2. decentramento radiofonico della predicazione) l’Assemblea, dopo aver ascoltato e discusso le relazioni presentate
dalla Commissione nominata dal
Consiglio, ha approvato i seguenti o.d.g. :
1. L’Assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche del Triveneto prende atto
con soddisfazione dello sforzo
evangelistico che le Comunità
di Trieste aderenti a questa
Federazione hanno intenzione
di intraprendere attraverso la
radiofonia ; intravede in questo
uno spazio vitale per la diffusione della Parola;
auspica che anche altre Comunità del Triveneto vogliano
attuare analoghe esperienze e
che tali esperienze vedano la
solidarietà di tutte le componenti della Federazione.
2. L’Assemblea della Fede
razione delle Chiese Evangeliche del Triveneto approva la
iniziativa proposta dalla Federazione Nazionale di decentrare la predicazione attraverso
il culto radio, avvalendosi del
contributo delle Federazioni
regionali o, nel caso che queste non siano costituite, di altri organi locali delle Chiese
aderenti ;
ritenendo che l’intero problema della presenza evangelica nel campo delle comunicazioni di massa debba essere
affrontato partendo dalle singole Comunità e che questo
possa avvenire instaurando
rapporti organici con il Servizio stampa radio e televisione
della Federazione Nazionale e
avviando una approfondita riflessione che riguardi le basi
biblico-teologiche, la struttura
e le modalità di realizzazione
dei programmi e i problemi
specifici del linguaggio radiofonico, decide di costituire un
gruppo di studio che esamini i
seguenti problemi;
1) costituire gruppi di lavoro per contribuire direttamente alla realizzazione del culto
radio ;
2) instaurare rapporti permanenti o di scambio con il
Servizio stampa radio e televisione della FCEI;
3) collaborare alla realizzazione di seminari per la preparazione di pastori e laici alla predicazione radiofonica;
4) collaborare in prospettiva alla preparazione di un convegno nazionale sui mass media cui partecipino anche i rappresentanti di Chiese non federate ;
5) responsabilizzare le Comunità per quanto concerne il significato e le caratteristiche
della presenza degli evangelici
nel servizio pubblico radio-tv;
6) coordinare per tempo le
esperienze che potranno svilupparsi nell’ambito delle radio locali.
Pina Garufl
Protestantesimo
in TV
LUNEDI’ 26 APRILE
II rete ore 22.40 circa
Numero informativo con
servizi filmati dall’Italia e
dall’estero. Tra gli altri argomenti :
In vista della manifestazione di Comiso ;
Ancora sul terremoto;
L’Esercito della Salvezza;
Verso l’Assemblea di Vancouver.
CORRISPONDENZE
1 nostri rapporti con i Battisti
GENOVA — Una ben frequentata assemblea di chiesa tenutasi recentemente ha esaminato il
documento sull’intensiflcarsi dei
rapporti fra Battisti e Metodisti-Valdesi, o più esattamente ha
concluso il dibattito iniziato nell’assemblea precedente e risposto
alle 5 domande che il documento proponeva.
1 ) La netta maggioranza ritiene che il modello « integrazione », già attuato con i Metodisti,
possa continuare a essere usato
anche con i Battisti; pareri contrari e astensioni hanno avuto
però una certa consistenza: la
cooperazione, auspicabile, possibile, già in parte attuata e potenziabile, non implica la necessità
di un’integrazione che rischia di
ridurre al minimo común denominatore differenze e caratteristiche confessionali che hanno la
loro ragion d’essere storica e
teologica; la cooperazione dipende più dalla volontà che dal sistema e ordinamento ecclesiastico.
2 ) È discutibile fondare tutto
il confronto — e il consenso
eventuale — sulla questione del
battesimo, dandole un’importanza che sulla base del N.T. non
è certo che abbia; finora nel confronto si è parlato più di ecclesiologia che di teologia.
3) La posizione battista risulta un po’ fluttuante, sia per le
variazioni conseguenti al congregazionalismo (ogni chiesa è rigorosamente ’’autonoma”), sia per
una certa oscillazione, riconosciuta anche dal documento, fra
dottrina e pratica nell’applicazione rigorosa del principio del battesimo dei credenti (riconoscimento o no della ’’validità” del
battesimo dei fanciulli).
4) Dato il congregazionalismo, si deve ipotizzare la possibilità che alcune chiese battiste
accettino di procedere a un’integrazione con Metodisti e Valdesi,
e altre no? Con quali conseguenze?
5) Il riconoscimento che le
chiese metodiste e valdesi danno
del battesimo cattolico va ripensato e saggiato criticamente, anche in relazione al dibattito ecumenico su battesimo in specie e
su tutta la questione sacramentale.
6) Ogni insistenza sul battesimo dei credenti deve guardarsi da un’accentuazione della persona del battezzando; più che
della conversione dell’uomo e
della sua fede, il battesimo è
segno del Patto nella vita donata
da Cristo; anche da adulti nel
battesimo siamo non attivi ma
passivi: riceviamo un annuncio,
e solo in questo senso ’’passivo”
diamo una testimonianza.
7) Resta aperto il problema
del rapporto fra battesimo d’acqua e battesimo di Spirito.
Quest’elencazione di riserve e
spunti è stata voluta dall’assemblea, affinché si riflettesse la realtà del dibattito. Il voto di maggioranza era comunque di risposta sostanzialmente positiva alle
5 domande, anche se su alcune
ha prevalso l’astensione.
Scadenza prorogata
MILANO — L’Araldo, circolare
della Chiesa valdese di Milano,
informa nel numero di aprile che
avendo la Tavola proposto il prolungamento di un anno del servizio del pastore Thomas Soggin, oltre la scadenza del settembre 1983 per compiuto quattordicennio, il Concistoro ha approvato all’unanimità la proposta.
Le votazioni per il nuovo pastore
sono perciò rinviate di un anno
e avranno luogo nell’autunno ’83.
Queste decisioni sono state comunicate alla chiesa nel corso
dell’assemblea del 21 febbraio
u.s.
Si sta organizzando la gita della scuola domenicale, con monitori e membri della comunità,
che quest’anno avrà come meta
Torre Pellice e i luoghi storici
delle Valli. La gita avrà luogo i
giorni 1 e 2 maggio, il soggiorno
farà capo alla Foresteria di Torre Pellice.
Per un’epoca successiva, parte
già la preparazione della Conferenza distrettuale (19-20 giugno)
con una lettera indirizzata ai
membri di chiesa per un « censimento » dei posti letto disponibili per ospitare i membri della
Conferenza.
Con i cattolici di base
VERONA — Per il mese di
marzo, la Scuola Domenicale dei
bambini è stata programmata
insieme alla Comunità di base
«la Porta»; sei bambini valdesi
e cinque bambini cattolici hanno
ascoltato episodi della passione
e risurrezione di Gesù. I genitori
delle due comunità si sono incontrati all’inizio del mese per scambiarsi reciprocamente le esperienze di educazione alla fede e
per scegliere i passi biblici. Alberto Riccitelli e Bruno Fini hanno poi svolto insieme le lezioni.
L’esperienza sembra ben avviata, i bambini che già si erano
episodicamente incontrati, hanno
fatto conoscenza del tutto mettendo a confronto la diversa educazione che nelle famiglie hanno
vissuto. Il senso che si è cercato
in questa esperienza è duplice;
da una parte offrire la nostra
esperienza nella educazione alla
lettura biblica, a questo gruppo
di cattolici; dall’altra portare i
nostri figli a contatto con bambini cattolici cresciuti in famiglie
che Si sforzano di superare la
rigidità di una educazione cattolica conservatrice.
Attività ecumeniche
TRIESTE ^ La Chiesa valdese si sta preparando ad alcuni
eventi interni ed esterni.
Dal 21 al 25 maggio avrà luogo
un viaggio alle Valli valdesi in
connessione col Convegno di primavera del Segretariato Attività
ecumeniche, organizzato dalla comunità.
Dal 6 all’ll giugno avrà luogo
a Trieste un Convegno sui Diritti
dell’uomo organizzato dalla Conferenza delle Chiese in Europa.
La comunità locale accoglierà i
membri del Convegno per un culto ecumenico che avrà luogo nella Chiesa di S. Silvestro.
Il Presbiterio Elvetico programmerà infine nella sua prossima seduta la celebrazione del
bicentenario della Chiesa elvetica
(ora unita alla Chiesa valdese)
che a seguito dell’Editto di tolleranza dell’imperatore Giuseppe
II (1781), si costituiva l’anno seguente ed eleggeva il suo primo
pastore (luglio 1782).
Questa rubrica è aperta per annunci
di iniziative deile chiese iocali volte all’esterno o riguardanti più chiese in
una zona. Per i ritardi postali, gli annunci vanno fatti pervenire in redazione con anticipo suila data indicata.
GENOVA — Il 25 aprile avrà
luogo il tradizionale incontro di
evangelici liguri quest’anno con
sede a Genova. Mattino: conferenza del past. Luigi Santini su
Paolo Geymonat e gli avvii della testimonianza evangelica in
Genova. Dopo l’àgape culto di
evangelizzazione se possibile all’aperto con la predicazione del
past. Franco Becchino e la partecipazione della corale evangelica genovese.
MILANO — La Federazione
Giovanile Evangelica lombarda
organizza tre serate di dibattito
sulla famiglia con sede in via
Porro Lambertenghi 28 (Chiesa
metodista) ore 21:
16 aprile: il ruolo della donna
nella famiglia (Marisa Valagussa, insegnante);
23 aprile: genitori e figli (Bona Oxilia, psicoioga);
30 aprile; dove va la famiglia?
(Rosanna TTurri, operatrice sociale).
ROMA — Il Dipartimento dell’Evangelizzazione della Unione
Chiese evangeliche battiste e le
Chiese battiste di Roma organizzano per domenica 2 maggio
un raduno di evangelizzazione a
Roma Centocelle, via delle Spighe 8. L’incontro inizia con l’àgape fraterna (ore 13.30) e prosegue con un programma vario
condotto dal past. Saverio Guarna; alle 16 un corteo pubblico farà il giro del quartiere con volantinaggio e brevi messaggi durante il percorso.
Il raduno si concluderà con
un culto di evangelizzazione alle
ore 17.30 con predicazioni dei pastori S. Guarna e A. Giannetta.
TORINO — L’Istituto Avventista Villa Aurora di Firenze organizza per giovedì. 22 aprile ore
20.45 nel Tempio valdese un Concerto di musica sacra. Nella prima parte, il Salmo attraverso i
secoli, musiche di Praetorius,
Frescobaldi, da Viadana, Hasse,
Mozart, Mendelssohn, Riemens) ;
nella seconda parte Mosé, musicodramma religioso di Livingston. Coro Cantores Aurorae Florentinae e complesso strumentale diretti da Gisela Willi.
Diaspora tarantina Qij-Qujtj
TARANTO — Si sta ampliando
il lavoro nella diaspora tarantina. A Matino durante il culto
deiril marzo 4 fratelli sono stati
accolti nel gruppo locale che sale
così a 9 unità. Spostandosi da
una sede fin qui casalinga, il
gruppo ha preso in affitto un locale e lo sta arredando. A Grottaglie la comunità locale sta raccogliendo i fondi per sistemare
il suo nuovo locale di culto. A
Cisternino hanno avuto inizio
riunioni di culto che raccolgono
alcuni fratelli di varia provenienza ed alcuni simpatizzanti.
Partecipazioni personali
La .“lolerte amm'mistratrice del nostro
giornale ha dato alla luce un bimbo il
6 aprile. Al piccolo Federico, a Milzi
Meniiaan c a suo marito Claudio Valetti i vivissimi auguri della redazione.
I coniugi Arnaldo Panasela e Fiorella Silvestri sono stali allietati dalla nascita di Alice avvenuta il 30 marzo.
II pittore Filippo Scroppo, nostro collaboratore, annuncia la nascita, avvenuta
nella lontana Cambridge, del piccolo nipote Tancred di Erica e Richard Newbury.
Auguri alla famiglia pastorale AbateLeibbrand di Stoccarda per l’arrivo della
terza figlia, la piccola Rebecca Natalie.
Alcuni circuiti hanno già comunicato la data e il programma
delle prossime assemblee di circuito.
XII circuito — l’Assemblea si
terrà a Carunchio sabato 1°
maggio, dalle 10.30 alle 18 circa.
All’ordine del giorno relazione
del Consiglio e relazioni delle
chiese. Pranzo al sacco o presso
ristorante locale (prezzo L. 6000).
Prenotazioni al sovrintendente
Gianna Sciclone entro il 29 aprile.
X circuito — l’Assemblea si
terrà a Livorno domenica 9 maggio dalle 9.30 alle 18.30 circa. All’ordine del giorno relazioni delle chiese e del Consiglio, culto
con la chiesa locale (presieduto
dal past. E. Naso), elezione dei
deputati metodisti al Sinodo, elezioni del sovrintendente e Consiglio di circuito. Pranzo in comune, prenotazioni entro il 6
maggio al past. Carlo Gay.
IV circuito — l’Assemblea si
terrà a Torino sabato 22 maggio
dalle ore 9.30 alle ore 17.30 circa.
All’ordine del giorno le relazioni
delle chiese e del Consiglio, elezioni del sovrintendente e Consiglio di circuito. Pranzo offerto
dalla chiesa di Torino, prenotazioni entro giov. 20 presso il sovrintendente F. Giampiccoli.
3
16 aprile 1982
vita delle chiese 3
PENTECOSTE ’82
FRALI, 30 MAGGIO
Insieme per
costruire la pace
Si guadagna bene vendendo la morte
Molta gente pensa che sia una pia illusione proporre dei piani di riconversione deH’industria bellica.
Perché poi, dal momento che è uno dei rari settori dell’economia nazionale che « tirano »? Vogliamo accrescere ancora la disoccupazione?
1 - La corsa agli armamenti contribuisce alla disoccu
pazione.
Secondo calcoli effettuati dal governo americano,
ogni miliardo di dollari del bilancio militare crea 76
mila posti di lavoro. E' stato calcolato che la stessa cifra, impiegata per la realizzazione di programmi civili,
garantirebbe la creazione di oltre 100.000 posti di lavoro. Se poi un miliardo di dollari fosse messo in circolazione per il consumo privato, grazie a riduzioni fiscali,
permetterebbe la creazione di circa 112.000 posti di lavoro. In altre parole, una diminuzione del 10% del bilancio militare, con una corrispondente riduzione fiscale, permetterebbe l’occupazione di 300.000 persone disoccupate. Infine, il mantenere alti i livelli di spesa militare in presenza di un gettito fiscale stagnante o in diminuzione, induce i governi ad « economizzare » in altri campi: istruzione, sanità, ecc. (è la situazione del
nostro paese!).
2 - La corsa agli armamenti sperpera risorse umane e na
turali.
Il personale militare a livello mondiale rappresenta oggi il doppio del numero totale degli insegnanti, medici e infermieri. Negli USA addestrare un soldato costa 14.800 dollari (circa 19 milioni di lire), mentre il
costo di un bambino in età scolare è in media di 230
dollari l’anno (circa 300 mila lire). Oltre a ciò circa il
25% del personale scientifico mpndiale è impegnato in
ricerche o attività di tipo militare.
Le forze armate mondiali sperperano una enorme
quantità di risorse non rinnovabili, riserve energetiche
e materie prime. Poiché non è possibile avere dati precisi a livello generale, prendendo a campione gli USA, si
calcola che ad esempio il consumo di carburante in
tempo di pace, ad uso militare, rappresenti circa un terzo del consumo nazionale.
3 - La corsa agli armamenti ostacola il nuovo ordine in
ternazionale.
Il riarmo contribuisce a mantenere e ad incrementare il divario esistente tra paesi industrializzati e paesi
in via di sviluppo e crea 'al tempo stesso forti contraddizioni sociali all’interno di questi ultimi. Ostacola la
cooperazione tra gli stati, il loro progresso economico,
aumenta il divario tra Nord e Sud ed ostacola, di conseguenza, il crescere di un nuovo ordinò economico internazionale.
4-17 punti programmatici di Nairobi 1975.
Dopo aver affrontato questa ampia materia, la V
Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese riunita
a Nairobi nel 1975 aveva proposto alle chiese questi 7
obiettivi:
a) predisporre dei programmi di informazione
per le chiese;
h) incoraggiare dibattiti pubblici sull’argomento;
c) l’esame dell’insegnamento teologico in materia di guerra e di pace;
d) lo scambio di esperienze con quelle chiese che
tradizionalmente hanno fondato il loro insegnamento
sulla pace;
e) una ricerca sulla partecipazione delle chiese
alla produzione e al commercio di armi;
/) la convocazione di una Conferenza mondiale
sul disarmo sotto gli auspici dell’ONU;
g) la necessità di riciclare e di reimpiegare in
altri settori dell’economia quanti guadagnano il loro
pane daH’industria delle armi.
A che punto siamo?
ALLE VALLI VALDESI
Nuovi membri di chiesa
ANGROGNA — La comunità al gran completo si è rallegrata con i sei giovani che hanno partecipato per la prima volta a Pasqua alla Cena del Signore: Alba Bonnet ( Stallò ),
Wilma Jourdan (Barneod), Eric
Odin (Serre), Danilo Negrin
(Martel), Alessandro Ricca (Jouve), Paolo Pusillo (Pinerolo).
Anche la sera di Pasqua a Pradeltorno il culto era ben frequentato : unica nota negativa la
sparizione della cassetta delle
offerte ad opera di ignoti.
• I catecumeni dei quattro anni saranno da venerdì 16 a domenica sera alla Casa Valdese
di Vallecrosia, con il pastore ed
un membro del Concistoro, per
’rileggere’ il programma e vivere tre giorni insieme.
BOBBIO PELLICE — La co
munità di Bobbio Pellice, a cui
si sono aggiunti molti amici residenti fuori paese, si è riunita
con gioia intorno ai catecumeni che, terminati i loro corsi di
istruzione biblica, sono stati ammessi in chiesa. Essi hanno dichiarato pubblicamente la loro
intenzione di impegnarsi nella
vita della chiesa: chiediamo al
Signore di aiutarli a mantenere
questo impegno.
Un anonimo amico della chiesa di Bobbio, a cui va la riconoscenza di tutti, ha fatto dono
dell’impianto di amplificazione
per il tempio, che è stato inaugurato con soddisfazione in questo tempo pasquale.
Domenica 18 aprile il culto
avrà inizio alle ore 10 e sarà seguito dalla Assemblea di chiesa
che dovrà eleggere i deputati al
Calendario
Sabato 17 aprile
n TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 18.55 va in onda la trasmissione Confrontiamoci con l'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Franco, Davite e Attilio Fornerone).
In questo numero « Valdesi e cattolici a confronto » (a cura del pastore
Franco Davite),
Domenica-18 aprile
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito.
Il culto di questa settimana è curato
dai catecumeni del IV anno della chiesa
di Pinerolo.
Sabato 17 aprile
Domenica 18 aprile
n CONVEGNO
FCEI VALLI
La FGEI-ValM organizza presso il Convitto di Viilar Perosa un convegno sul'
tema « La crisi negli anni 80 ».
Il convegno che ha un carattere informativo analizzerà la situazione di crisi che ha colpito il nostro paese ed in
particolare il Piemonte.
Il convegno ha il seguente programma.
SABATO
ore 16.30: inizio convegno con la Relazione di Marco Revelli sul tema: «Caratteristiche della crisi degli anni '80 »;
ore 19.30: Cena;
ore 21: Film sui 35 giorni di lotta alla FIAT.
DOMENICA
ore 10: Culto con la comunità di
Viilar Perosa;
ore 12; Pranzo;
ore 14: Intervento su « Un caso concreto di crisi aziendale: la FIAT di
Viilar Perosa ».
ore 18: Chiusura.
Sinodo e alla Conferenza Distrettuale. Dovrà anche essere
stabilito il contributo per la cassa culto da inviare alla Tavola
nel 1983.
Il Bazar, organizzato dall’Unione Femminile, avrà luogo domenica 25 aprile alle ore 14,30.
Al mattino il culto vedrà la partecipazione dei bambini della
scuola domenicale e del precatechismo, oltre ai catecumeni che
nella settimana seguente termineranno i loro corsi.
Si è svolto il funerale della sorella Anna Pontet in Mondon.
Alla famiglia la comunità rivolge la sua simpatia fraterna.
La vita di Paolina Beri
S. GERMANO CHISONE —
Durante le festività pasquali è
uscito il 2” numero della collana
« Il Ponte », stampato a cura del
Comitato del Museo. Si tratta
questa volta della biografia di
Paolina Bert, una donna valdese
che molti di noi ricordano come
una persona originale ed anche
un po’ strana, che ha trascorso i
siici ultimi anni alla Casa di riposo di S. Germano. Si narra
in particolare della singolare vicenda da lei vissuta in Germania
durante il nazismo con una ricca
ed inedita documentazione.
Quest’aspetto sconosciuto della
sua personalità pensiamo possa
far capire meglio la sua figura
a quanti la conobbero.
Pro Miramonti
VIULAR PELLICE — Domenica 25 aprile avrà luogo a Villar Pellice una nuova giornata
Pro Miramonti. Subito dopo il
culto, nei nuovi e funzionali locali di Piazza Jervis, sarà aperto un servizio di buffet per la
vendita di frittata « Primavera »,
insalata gioiosa, salamini con
patate lesse, macedonia di frutta
e pane. Saranno anche disponibili vino, formaggio, dolci e bibite varie. Il pranzo potrà essere portato a casa, oppure consumato nel salone già utilizzato
per il pranzo del 17 febbraio.
Al termine dell’agape fraterna
tutti potranno prendere parte
ad un pomeriggio con intrattenimenti vari.
Nella gioia
e nel dolore
SAN SECONDO — Alla famiglia di Maurizia e Guido Marti
nat (Combe) si è aggiunto il secondogenito Alex. Un augurio da
parte della comunità.
• Un lutto improvviso ha colpito una famiglia della nostra
comunità. E’ deceduta Ernestina
Fornerone in Griglio, di anni 63,
a Caneuva, alle prime ore del 7
aprile senza che alcun segno premonitore avesse fatto pensare
alla morte imminente. Al marito
Guido, ai figli Eliana e Ivo ed a
tutti i familiari il nostro pensiero fraterno. La comunità ricorda questa Sorella, impegnata
particolarmente nella Unione
Femminile, sempre pronta a collaborare con gioia.
• Ringraziamo Italo Pons che
ha presieduto il culto di domenica 28 marzo per la EGEI ed
il pastore Arnaldo Genre che ha
curato la riunione del Centro
ed il catechismo.
Recita
PRAROSTINO — Sabato 17
aprile alle ore 21 la Filodrammatica presenta : « La politica
de.gli avanzi » con la partecipazione della corale' e del gruppo
flauti.
LA TEV IN GITA A VARESE
Incontro coi battisti
Un gruppo di 38 fratelli e sorelle di Testimonianza Evangelica Valdese si è recato, domenica
28 marzo, a Varese ed ha trascorso la giornata con la comunità
battista di quella città.
Affettuosamente ricevuti, abbiamo partecipato al culto del
mattino presieduto dal pastore
Masino, mentre la predicazione
è stata tenuta dal pastore Giovanni Conte sul passo delTEv. di
Giovanni cap. 18: 38: « Che cos’è verità? ».
Siamo poi stati festosamente
accolti nei locali della chiesa dove ci è stato offerto in una atmosfera di grande semplicità e fratellanza un ottimo pranzo.
Nel pomeriggio siamo stati accompagnati in una breve passeggiata nei giardini estensi e nella città.
Alle 15 ci siamo nuovamente
riuniti nel locale di culto. Erano
presenti dei fratelli di Luino, di
Milano e dei dintorni. Il pastore
Conte ha illustrato brevemente
e molto semplicemente i princìpi di Testimonianza Evangelica Valdese: non setta, non scissione ma testimonianza aperta
a tutti, nella piena libertà, confessando il nome di Gesù Cristo.
11 pastore Masino, a sua volta,
ha illustrato la sua comunità, come è sorto il gruppo di Varese,
il lavoro, l’attività: una comunità aperta, eravamo riuniti battisti, metodisti, valdesi ed ha preso la parola anche un giovane
fratello cattolico. Dall’incontro
è .scaturito per tutti un impegno
a perseverare nell’opera di testimonianza e di evangelizzazione.
All’ora della partenza; saluti,
strette di mano e un festoso « arrivederci alle valli ». Ripartiamo
arricchiti da questa bella esperienza. La nostra tradizionale rigidezza valdese si è ammorbidita in questo incontro fraterno.
N. R.
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4
4 vita delle chiese
16 aprile 1982
FGEI VALLI - COMUNITÀ’ DI BASE IL FUTURO DEL COLLEGIO DI TORRE PELLICE
Fede e resistenza
Parla un’insegnante
Parecchi membri della Comunità di base (CdB) di Pinerolo
hanno partecipato, il 5 aprile, al
Coordinamento della Federazione Giovanile Evangelica (FGEI)
delle Valli nel quale si sarebbe
dovuto valutare quanto emerso
dall’incontro del Collettivo teologico tenutosi ad Agape il 14
marzo sul tema « Fede e resistenza ».
In realtà si è tentato di trarre
un bilancio sui metodi di organizzazione e di gestione del Collettivo teologico stesso.
Unanimi sono stati i giudizi
positivi sull’incontro ad Agape,
anche se un po’ tutti gli interventi hanno concordato sul fatto
che una sola giornata è stata
un po’ poco per approfondire
adeguatamente anche solo alcuni degli spunti di riflessione delineatisi.
Più critica la valutazione su
come si è arrivati all’incontro,
e cioè sulla preparazione che si
sarebbe dovuta svolgere nei singoli gruppi, e che ha lasciato un
po' a desiderare.
In particolare critiche sono
state rivolte al « dossier » elaborato per dare ai gruppi materiale su cui riflettere in vista dell’incontro: un dossier di preparazione è indubbiamente utile,
ma andrà rivista la sua impostazione e formulazione.
L’occasione rappresentata dal
Collettivo teologico ha avuto certamente di positivo il confronto
tra diversi modi di lavorare nello studio della Parola, di affrontare la lettura della Bibbia e di
t ivere la fede.
Superiore ad ogni aspettativa
la partecipazione di membri di
CdB di Torino, cosa che ha portato al Collettivo un insieme di
esperienze diverse, facendo anche vedere quanto sia vario il
mondo delle CdB cattoliche.
Le CdB torinesi si sono dichia
(segue da pag. 1)
dogmi. Non posso rinunciarvi.
Ma il problema è cosa ne possono fare gli altri cristiani nel Terzo Mondo. Per ciò che riguarda i
fondamenti della fede cristiana
che dovremmo mantenere a qualsiasi costo e contro chiunque (e
senza i quali non trasmetteremmo più il cristianesimo, bensì
una concezione del mondo tinta
di cristianesimo) metto al centro, per parlare la lingua dei Riformatori, la giustificazione del
peccatore. Ciò comporta non solo un lato psichico ma anche un
lato fisico. In effetti, già nel
Nuovo Testamento alla giustificazione del peccatore sono legate le Beatitudini sui poveri e il
messaggio che le forze demoniache, generatrici di possessione, sono vinte da Cristo.
Bisogna vedere queste tre cose insieme: la liberazione dalla
possessione demoniaca, la salvezza per 1 poveri, la giustificazione dell’empio. Non sono che
tre aspetti diversi del cuore stesso dell’evangelo, ai quali non
possiamo rinunciare per nessun
motivo. NeH’ambito di culture e
continenti diversi bisognerà ogni
volta esaminare come sviluppare la riflessione teologica a partire da questo centro.
— Cosa le piacerebbe scrivere
oggi?
— Più nulla. Ho scritto abbastanza. Ne ho abbastanza. E penso che ho detto quello che ero
capace di dire. Bisogna saper
smettere di parlare e di scrivere. Raccolgo ancora i miei articoli di questi ultimi lo anni. Per
il resto penso che il nostro compito, il mio e quello della mia
generazione, sia terminato.
a cura di Gilles Riquet
rate disponibili a continuare ad
avere un contatto con l’attività
del Collettivo teologico, pur chiedendo per ora di non essere coinvolte direttamente nell’attività
di gestione, soprattutto perché
impegnate in un grosso lavoro
di riorganizzazione a livello torinese.
Molto positivo è comunque che
la FGEI Valli abbia, dal canto
suo, aperto i suoi orizzonti di
confronto. ,
Tutti al Coordinamento hanno
espresso la volontà di continuare a mantenere i contatti tra
FGEI e CdB, svolgendo un lavoro comune che sbocchi nuovamente in un incontro di confronto e di riflessione.
Per giugno si è programmato
di passare insieme una serata su
un tema che i gruppi nel mese
di aprile dovranno indicare alla
Commissione mista tra FGEI e
CdB, Commissione che continuerà a lavorare in vista di questo
incontro e per cominciare a preparare l’attività dell’anno prossimo.
Per il tema della serata (l’il
giugno) il Coordinamento della
FGEI ha dato quattro indicazioni: il rapporto militanza-preghiera, quello tra Chiesa e ministeri,
quello tra militanza e soggettività, il problema del lavoro (per
spiegazioni i gruppi possono rivolgersi alla Giunta).
Per ciò che riguarda l’attività
del Collettivo teologico del prossimo anno, indicativamente si
sceglierà un problema di comune interesse (che potrà anche essere uno di quelli sopra indicati) al quale si dedicheranno come minimo due incontri; uno
per cominciare lo studio e per
dare alcune linee di riflessione
ai gruppi, un altro per approfondire l’argomento e trarre conclusioni, in modo un po’ più preciso di quanto si sia fatto quest’anno.
Andrà anche rivista la funzione della Commissione mista di
preparazione e l’elaborazione di
materiale preparatorio, in modo
che questo possa avere ima migliore utilizzazione possibilmente anche al di fuori dell’ambito
del Collettivo.
Penso poi sarebbe utile che,
alla fine degli incontri del Collettivo, esca un documento il
quale raccolga quanto emerso in
esso, così che il tutto non si riduca ad esperienza ed arricchimento personale di chi ha partecipato, ma possa venire a conoscenza di tutti quanti fossero
interessati a quei temi.
Le riflessioni emerse dal Collettivo teologico nell’incontro del
14 marzo hanno avuto sbocco in
predicazioni fatte in alcuni tra
i culti che membri della FGEI
stanno tenendo nelle Comunità
delle Valli in questo periodo.
Paolo Gay
A colloquio con i lettori
« TU SEI PIETRO n
Caro direttore,
ricevo la Luce del 26 marzo dove ritorna puntuaimente una corrispondenza
dei past. Liborio Naso sulia traduzione
interconfessionale del Nuovo Testamento. È appunto a causa di questa insistenza che, come coordinatore del progetto. esco dal silenzio affinché i nostri lettori e i nostri amici sappiano
che il past. Naso ha avuto risposte orali e scritte sia dallTtalia che da altri
paesi. È bene ricordare inoltre che i
pastori, che hanno avuto la loro educazione teologica nella prima metà di
questo secolo, conoscono certamente la
posizione del prof. Ernesto Comba. Egli
aveva già a suo tempo identificato Pietro
con pietra nel famoso versetto di Matteo 16: 18 e con questo si era discostato dall'argomento del dito, proposto
nella tradizione agostiniana (vedi •< Cristianesimo e Cattolicesimo Romano »,
Claudiana. 1950. p. 105). Per quelli che
hanno compiuto la loro educazione teologica nella seconda metà del nostro
secolo vi sono naturalmente molti altri
punti di riferimento tra cui il Grande
Lessico del Nuovo Testamento, edito
dal Kittei,
I traduttori stessi hanno voluto rendersi arduo il compito sollecitando,
dall'Italia e dall'estero, una documentazione universitaria contro l'identificazione di cui stiamo parlando. In questo senso non abbiamo avuto risposte,
anzi abbiamo constatato che anche la
Alleanza Evangelica Europea si muove
su queste linee.
La perplessità su questi ritorni e
sulle reazioni che sono capaci di suscitare, è accresciuta nei confronti del
metodo di descrizione usato. I traduttori
non avrebbero tenuto conto delle delucidazioni, avrebbero introdotto e imposto una pseudoesegesi, senza correzioni obiettive, sulla base di maggioranze
sospette per cui non si sa se nel futuro la commissione terrà veramente
nota delle osservazioni. È chiaro che i
traduttori si sentono estranei e non
coinvolti. Non si può neppure pensare
ad una caricatura intelligente.
Chi s'intende di psicologia sa che
questo metodo descrittivo ha ormai
una sua storia e risale ai tempi in cui
si esponeva il nemico al pubblico dopo averlo rinchiuso in una gabbia.
Chi è familiare con i documenti messi in circolazione dal Consiglio Ecume
nico di Ginevra sa che questo metodo
è teologicamente considerato come l'esercizio di un potere illecito nei confronti di chi è descritto e non si riconosce in tale descrizione. Si tratta
— ci è detto — di una violazione dei
comandamenti perché è un attestare il
falso contro il prossimo.
Se v'è dunque un problema non è
certamente nostro, ma sta dietro alla
descrizione che vien fatta del nostro
lavoro. Perciò volentieri rinviamo all'autore il suo problema augurandogli
di poterlo superare. Poiché non siamo
né nemici né chiusi nel recinto di tali
descrizioni, salutiamo fraternamente,
Renzo Bertalot, Roma
MORBUS SABATICUS
Una epidemia pestilenziale sta facendo innumerevoli vittime nel mondo.
È chiamata « morbus sabaticus » o
malattia della domenica. Colpisce specialmente i membri di chiesa e la sua
recrudescenza ha dei ritorni periodici:
ogni sette giorni. Nessun sintomo del
male si nota fino alla domenica mattina, ma alla domenica si sviluppa rapidamente. I sintomi sono vari, ma il
male non toglie mai l'appetito; non dura mai più di 24 ore e qualche volta
anche meno. Non è necessario chiamare un medico, e tuttavia il male è
molto contagioso. Sebbene il sabato
non si sia avvertito ancora nessun
sintomo, alla domenica mattina il paziente comincia a venire attaccato
dal male, si sveglia come al solito,
sentendosi bene, e fa volentieri colazione. Verso le nove l'attacco si manifesta e sovente dura fino a mezzogiorno. Nel pomeriggio il paziente è molto
sollevato e può anche uscire di casa
e nulla impedisce che vada a ballare
0 a divertirsi altrimenti.
Il lunedì mattina poi, colui che ha
avuto la malattia della domenica, può
compiere perfettamente il suo lavoro
abituale, senza nemmeno più ricordarsi
del male di cui ha sofferto. Questa
strana malattia è diventata epidemica.
Non c'è famiglia quasi, si può dire, in
cui non si manifestino uno o più casi
ogni domenica.
da ■■ Christian Youth Digest ».
Lettore Valdese, non credi di aver
bisogno dì una energica cura per liberarti da codesto male?
Alcibiade Cattaneo
In riferimento all'articolo di Luigi Vighetto sul «Collegio» (Eco n. 11 del
12.3,'82), non ho molto chiare alcune
sue affermazioni.
in base al « poco » che posso intendere, mi sorgono alcune domande:
1) Fino ad ora nessuno si è preoccupato, se non marginalmente o comunque non dibattendone in modo
chiaro e approfondito come in questi
ultimi tempi, sul « nuovo » ruolo assunto dalle nostre scuole oggi. Logicamente queste, secondo le linee dei Comitati che le hanno guidate, sono andate avanti « come hanno potuto ».
Questo principalmente ha voluto dire:
insegnanti valdesi, cattolici ed altro;
già di per sé questo fatto, da anni,
avrebbe dovuto far nascere le « riflessioni », i « dibattiti » che la prevista
chiusura della Media di Torre ha suscitato, ora!
2) Per ciò che riguarda gli stipendi
posso parlare per cognizione di causa
solo per gli ultimi tre anni scolastici
della Media di Torre, e posso sostenere
che il senso di responsabilità del corpo
insegnante, la sua disponibilità, l'impegno ed il lavoro svolti seriamente, per
lo meno da una buona parte di questo,
sono stati altamente qualificati e sostenuti con coscienza. Del problema finanziario, questi insegnanti, non ne hanno mai parlato, nonostante le 150.000
lire (e oltre) di meno rispetto allo
Stato.
Hanno sempre e solo chiesto la « garanzia » del posto di lavoro (mai avuta), la sistemazione legale delle date
di assunzione (ohe ancora oggi non sono in regola, dopo ripetute insistenze
e richieste), la possibilità di chiarire il
ruolo della Media di Torre nel territorio, la sua funzione, la possibilità di
una programmazione per lo meno triennale, in funzione di quella « continuità
didattica » tanto decantata; un dialogo
aperto con i colleghi e genitori della
Statale; hanno proposto scuole sperimentali, alternative, si sono posti problemi vari... ma le risposte non le hanno mai avute.
Sono stati « criticati », « difesi »,
« compresi », ma la gratificazione o la
risposta è mancata da ogni parte.
Per questo gruppo di insegnanti è
rimasta l'esperienza (è già qualcosa!)
di tre anni continuativi; ma anche tanta amarezza.
3) Si parla ancora di « alcuni cattolici » iscritti nelle nostre scuole. Ricordo che circa due o tre anni fa ci furono discussioni proprio su questo tema, riguardo la Scuola Latina di Pomaretto; la Conferenza Distrettuale si
pronunciò a favore dell'iscrizione indi■scriminata = valdesi-cattolici, di bimbi
provenienti per lo più da una stessa
V elementare.
Ancora non si era giunti all'analisi
di fondo del problema; s'era posta la
questione di Pomaretto e, nell'immediatezza delle iscrizioni, s'era risposto.
Se i nostri istituti avevano un senso
come « testimonianza », escluderne i
non-valdesi voleva dire, allora, veramente creare un ghetto valdese, chiuso, privo di ogni forma cristiana di testimonianza. Valutando inoltre Pomaretto come « servizio pubblico » si era
anche detto che era giusto non dividere i bimbi che volevano rimanere uniti; senza creare « privilegi ». Una delle
risposte, in sede di un'Assemblea di
chiesa, fu; « per colpa dei cattolici
che ne hanno preso il posto ho dovute
iscrivere la bimba all'Immacolata ».
Ma allora « Scuola Latina - Collegio
Torre - Immacolata »: è tutt'uno?
Abbiamo voluto creare • scuole private » o scuole pareggiate valdesi al
servizio del territorio in cui agiscono?
4) Qggi, che il problema ha suscitato reazioni, dal momento che il Sinodo '81 si è pronunciato per un'eventuale
chiusura, vengono fuori problemi e
dibattiti che da circa dieci anni erano
stati affossati.
Non voglio pronunciarmi più, sul senso del Collegio oggi; posso solo dire
che sono sempre stata contraria per
principio alle « Scuole private », Voglio
però affermare un punto: fino ad ora
nessuno, se non in tono polemico, ha
pensato a quel gruppo di insegnanti che
vi hanno lavorato con coscienza, senso
di responsabilità, credendo nel loro lavoro, e che come risposta, ora come
ora, hanno solo o un punto interrogativo
sul loro domani, per quelli che vi sono
rimasti, o molta amarezza, per quelli
ohe hanno lasciato sentendosi come
« bersagliati ».
Simonetta Colucci Ribet
Quattro punti fermi
La nostra presa di posizione comune
sulla crisi amministrativa, culturale e
spirituale del Collegio ha smosso un po'
le acque... Ma, affinché il discorso diventi meno settoriale e investa l'insieme della nostra presenza evangelica in
Italia, ci è parso opportuno condensare
in quattro punti la problematica attuale.
1) Un'opera tra le altre della Chiesa
Valdese...
Il Collegio valdese non è un ente
isolato, ma fa parte di un complesso
di opere che comprende anche gli istituti ospedalieri. Ora, non vediamo perché
questi debbano essere privilegiati, mentre gli istituti d’istruzione secondaria
siano destinati a scomparire. I motivi
generalmente addotti per giustificare
una tale discriminazione ci sembrano
troppo utilitaristici, nel senso consumistico del termine: i primi — si dice —
servono, perché finora sono insostituibili. mentre i secondi hanno perso la
loro ragion d'essere dal giorno in cui
sono stati creati istituti paralleli dì
stato.
2) Perciò un'opera logicamente confessionale...
La qualifica di confessionale o di confessante fa arricciare il naso a parecchia gente, e lo si comprende facilmente in un clima politico-religioso come
l'attuale, inficiato com'è dall’infausta inserzione del Concordato nella Carta costituzionale della Repubblica italiana.
Ma, se si attuasse quel separatismo tra
stato e chiesa che molti, evangelici e
non, auspicano, sparirebbero finalmente
gli articoli che privilegiano un insegnamento tendenzialmente cattolico, e allora si potrebbe riprendere con maggiore serenità il discorso sul Collegio valdese, la cui confessionalità — occorre
dirlo con chiarezza — è di segno opposto, aH'insegna della libertà dello
spirito.
3) Al servizio del protestantesimo...
In questo nuovo contesto totalmente
« liberalizzato », il Collegio non dovrebbe più essere considerato come
un'opera solo valdese, interessante unicamente le valli piemontesi, ma come
uno strumento da mettere — al pari di
Agape e della Facoltà Valdese di Teologia — al servizio del protestantesimo, non solo italiano.
4) E alla luce della vocazionalità evangelica
Dato tutto ciò, è ingeneroso pensare
che la questione della sopravvivenza
del Collegio sia soltanto una questione
di prestigio. Il problema è un altro, se
cioè si creda o no alla vocazionalità
protestante delle nostre opere d'istruzione, come si crede alia vocazionalità
evangelica dei nostri istituti ospedalieri. Solo in questo ambito, che è di
fede e non di disponibilità finanziarie,
si potrà e si dovrà discutere seriamente sui futuri orientamenti del Collegio,
e sui mezzi e sugli uomini necessari.
Altrimenti dovremo confessare la nostra incredulità, come cristiani insieme
evangelici valdesi e riformati.
Arturo Cericola . Giovanni Gönnet
Hanno collaborato a que,sto
numero: Mauro Aìhertengo,
Clara Bounous Boucharct,
Giovanni Conte, Franco Davite, Franco Taglierò, Valter
Tomasini, Cipriano Tourn.
5
16 aprile 1982
prospettive bibliche 5
ANCORA SU MATTEO 16: 18
"Tu sei Pietro..."
Il fratello Liborio Naso è ritornato recentemente (Eco/Luce n.
13 del 26 marzo) sull’argomento
della traduzione di Matteo 16: 18.
Egli cita I Cor. 3: 11 che presenta il rapporto Cristo/chiesa
in modo che sembra incompatibile con Matteo 16: 18.
Su questa linea si può andare
anche più avanti di Naso. « Per
Luca e Giovanni l'ufficio di Pietro è solo pastorale {Le. 22: 32;
Gv. 21: 15). I poteri granitici che
gli conferisce Matteo non trovano riscontri chiari nella tradizione primitiva. Marco li ignora del
tutto (...). Anche gli accenni di
Paolo sono piuttosto vaghi al confronto. Egli sale a Gerusalemme
per confrontarsi con Pietro (Gal.
1:18), ma ad Antiochia si oppone apertamente alle sue decisioni (Gal. 2: 11). In Gal. 2: 9 lo
chiama « colonna » della chiesa,
ma lo stesso appellativo è riservato a Giacomo e a Giovanni (...).
Nella lettera che va sotto il suo
nome Pietro si definisce semplicemente come « apostolo di Gesù
Cristo » e come « anziano alla pari » degli altri presbiteri (I Pietro
5: 1). Queste discordanze non
sembrano convalidare come assoluta la versione di Matteo »
(Ort. da Spinetoli, Matteo, commentario al « vangelo della Chiesa», Assisi, ^1973, pp. 410-11).
Sarebbe trarre da questo stato di cose una conclusione illegittima, se si pensasse che siccome altri passi e altri autori, nel
Nuovo Testamento, toccano questo tema in modo diverso, anche
Matteo 16: 18 debba significare
ciò che quegli altri autori e passi
significano. L'unità e la diversità
all’interno del Nuovo Testamento sono un tema fondamentale
di teologia biblica. Dei due poli
di questa dialettica, il più importante è il primo, senza dubbio,
ma esso coincide con la persona
di Gesù Cristo: è lui che costituisce e rappresenta l’unità del
Nuovo Testamento.
Io vorrei, qui, sottolineare il
secondo polo, cioè la diversità.
Infatti, abbiamo nel Nuovo Testamento una varietà di cristologie, una varietà di escatologie,
una varietà di etiche, una varietà
di ecclesiologie. Da tempo è chiaro che la diversità c’è stata prima dell’uniformità e che l’uniformità è stata spesso il risultato di condanne o di scismi.
L’autonomia
di ogni testo
Tornando a Matteo 16: 18, non
dobbiamo pretendere che Matteo parli lo stesso linguaggio e
si esprima con le stesse immagini di Marco, di Paolo, di Giovanni, della I Pietro. Ciascuno di
questi autori (e ciascuno degli
ambienti cristiani primitivi ai
quali sono collegati) dev’essere
studiato per quello che dice, nello sforzo di ricostruire il loro
modo di concepire i rapporti fra
Cristo e la chiesa. Ma quando
vogliamo vivere la nostra vita
cristiana individuale e comunitaria alla luce del Nuovo Testamento, dobbiamo certamente tener conto di tutti i suoi settori,
e del modo in cui essi parlano
del rapporto Cristo/chiesa e del
rapporto apostoli/chiesa e Pietro/chiesa.
Questa considerazione relativizza le affermazioni di Matteo
16: 18, ma non ci consente di far
loro dire il contrario di quello
che dicono. Esse rimangono una
voce in un coro di molte voci diverse. Quello che fa di esse un’armonia è l’elemento che le tiene
insieme: la persona di Gesù Cristo, unico polo e fattore di unità
nella varietà delle risposte_ umane all’iniziativa divina manifestata nella sua persona. Ci opponiamo perciò alla tendenza di alcuni studiosi, sia cattolici che protestanti, di presentare il papato
come « ministero di unità » per il
cristianesimo di oggi.
Il valore relativo di Matteo 16:
18 appare anche chiaramente in
tutto il brano Matteo 16: 13-24,
che è una contrapposizione —
voluta di proposito dalTEvangelista — fra il Simone/Pietro che
con l’aiuto divino riconosce chi
è Gesù Cristo (vv. 13-16), e il Simone/Satana che rifiuta di accettare che Gesù realizzi la sua missione attraverso la sofferenza e
la morte (vv. 22-23). E’ la tesi che
ho sostenuto nelle pp. 20-22 di
Pietro e il papato nel dibattito
ecumenico (Claudiana 1978) e
non posso ripetermi qui. Vorrei solo aggiungere che questo
contrasto fra il Pietro uomo di
fede e il Simone ottuso contestatore, mette in evidenza la diversità che c’è fra il discepolo e
il suo maestro. « Tu sei il Cristo »
(v. 16) e « Tu sei Pietro » (v. 18)
sono formule simili, ma non sono formule parallele, perché Gesù è e rimane il Cristo anche nell’abbassamento della croce, mentre Simone cessa di essere « Pietro » e diventa « Satana » o strumento di Satana, quando non capisce il senso della via della croce e cede alla tentazione deH’imposizione. La comunità di Gesù
è formata da uomini come lui,
umanamente deboli e inetti: non
è « la carne e il sangue » che ha
riconosciuto in Gesù il Cristo!
Pietro, la pietra
Questo è il risultato della rivelazione venuta dal Padre che è in
cielo (v. 17). Ma quando succede
qualcosa di simile, si pone il fondamento autentico e unico della
comunità del Signore (Mt. 16: 18;
I Cor. 3: 11; At. 4: 11-12) e Simone diventa pietra — come tutte
le altre pietre che rendono possibile e reale quella comunità
(Apoc. 21: 14; Ef. 2: 20).
Bruno Corsani
Emmaus
Più profondo del ricordo,
quella tavola apparecchiata
sulla soglia di Pasqua
e Giovanni reclinato.
Poi quel tuffo, i cuori svuotati,
quando l’hanno circondato.
Simone, la carne debole
che non sa vegliare.
Tutto si vela, l’oltraggio
Tha sfigurato.
Gli occhi non riescono più
a guardare quel volto.
Disfatta, sconcerto,
camminare, non più pensare,
addormentar la ferita
che non può più sanguinare.
La tua parola ci brucia,
senza poter risvegliare
il cuore sordo che rifiuta
di sperare di nuovo.
La tua parola ci brucia,
resta ancora straniero.
Peggior solitudine
sarebbe il lasciarti.
Nel giorno che declina,
sulla tavola apparecchiata,
il mantello della fatica
è scivolato lentamente.
Son là che guardano
in quel poco di luce
quel pane che è stato rotto
da mani risorte.
Tutte le nostre piaghe
non son più, raccolte insieme,
che una doppia ferita
nelle tue mani stellate.
Non son più, per la tua corona,
che fiori di bosco,
il fragile biancospino,
l’ardente rosa di macchia.
Nelle mani la ciotola,
nel cuore messo a nudo
il pane del tuo sorriso,
il vino della tua gioia.
La volta silenziosa
dove la lampada ha scandito
l’istante, dove la tua presenza
è un’eternità.
Più profondo del ricordo,
quella tavola apparecchiata
per la Festa di Pasqua:
la morte è superata.
Maestro, puoi riprendere
il tuo segreto nell’ombra.
Resta sulla tavola
il tuo pane da condividere.
( traduzione di una poesia di Roger Chapal, da « Les couleurs de la
Joie », riportata da Christianisme au 20ème siècle).
Didattica di Rabbi
(segue da pag. 1)
questi mesi, attraverso un apposito questionario, sta indagando
tra i giovani per capire cosa e
come s’insegna in quell’ora isolata del catechismo settimanale.^
Probabilmente salteranno fuori
dati interessanti su cui varrà la
pena d’iniziare (finalmente!) una
riflessione sull’insegnamento catechetico nelle nostre chiese. Non
è forse una vergogna il fatto che
la nostra chiesa in questi anni di
grossi rivolgimenti culturali e
tecnologici non abbia saputo costruire un catechismo moderno?
Ma al di là di questo sono persuaso che l’autorità dell’insegnamento che la chiesa propone è
soprattutto legata all’azione che
rende concreto, visibile l’insegnamento. Forse la coerenza tra il
dire e il fare non è tutto, non garantisce automaticamente la bontà di una scelta (se vogliamo
l’esempio estremo basti pensare
a Hitler che fu perfettamente
coerente con il suo ”Mein
Kampf”) ma trasmettere l’insegnamento di Gesù senza cercare
di viverlo nel concreto di tutti i
giorni equivale a fare di Gesù soltanto un Rabbi. Il che non quadra con la testimonianza che riceviamo dagli Evangeli, perché
accanto all’insegnamento, Gesù
predicò anche il Regno di Dio. Di
questo ulteriore aspetto dell’attività di Gesù parleremo la prossima volta.
Giuseppe Platone
UN DIO
DAL VOLTO UMANO
Io guarirò la loro infedeltà,
io li amerò di cuore,
poiché la mia ira s’è stornata da loro.
(Osea 14; 4)
Il tema della « conoscenza di Dio » è il
tema dominante del messaggio di Osea.
È come un filo rosso che attraveraa e
sostiene la sua battaglia culturale in un
tempo di acuto sincretismo religioso.
Probabilmente l’originalità di questo profeta (a torto chiamato «minore») sta
proprio nel fatto di aver saputo individuare ed organizzare una cultura teologica in grado di incorporare simboli e
linguaggio della cultura religiosa pagana
cananea. La sfida culturale, nel nome della
vera fede, lanciata da Qsea, è portata sullo stesso terreno: non c’è rifiuto ma assorbimento.
Osea è comunemente definito il profeta
dell’amore, certo non a torto, così coinè
Amos è chiamato profeta della giustizia.
A ben considerare il suo messaggio, la sua
vita, ci si accorge però che la sua profezia è inserita in un quadro più arnpio e
definito: un quadro culturale, in cui fede
e cultura sono intimamente connesse. Luna non esiste senza l’altra. La sua battaglia per la fede è inserita nel cuore della
sua battaglia culturale.
1 - Ardite immagini di Dio
Nel dire il suo messaggio Osea usa
immagini ardite, non prive di ambiguità:
la sua vita stessa ne è documentazione
evidente. Immagini, simboli e dizionario
che Osea assume come possibilità concreta per fare un discorso sulla vera identità di Dio. Diciamo pure che si tratta di
un processo di desacralizzazione e di dedivinizzazione di elementi naturali legati
alla vita agricola, venuti a mescolarsi e
ad appiccicarsi all’idea di Dio. Insomma,
a cura di Gino Conte
In vista del raduno evangelico « Pentecoste 82 » che si terrà a Prati il 30 maggio sul
tema della pace, i pastori della Val Germanasca preparano alcuni studi biblici che
hanno attinenza a questo tema.
una setacciata.
Il centro del testo che qui proponiamo
alla riflessione sta nell’affermazione: « Io
guarirò la loro infedeltà, io li amerò di
cuore, poiché la mia ira s’è stornata da
loro ». Questo Dio guaritore che Osea annuncia è un Dio che conosce la « conversione » (11: 7-9); Israele non si è convertito, Dio sì (« sono Dio e non un uomo »).
Nessuno aveva mai osato dire cose del
genere... È il ribaltamento di ogni discorso teologico, è la crisi della teologia di
Israele! Questo Dio « dal volto umano »
come diremmo noi oggi, che prova compassione e si commuove, questo Dio che
cambia, che è in divenire, è qui considerato da Osea come la rugiada che in Palestina dà vita alla vegetazione e quindi all’uomo; non più la rugiada paragonata
alla pietà ipocrita di Israele (6: 4) che
non può avere alcun effetto benefico, ma
la rugiada che fa crescere e che disseta.
Il Dio che Osea annuncia è qui paragonato ad un cipresso sempreverde: paragone quanto mai ambiguo, denso di riferimenti paganeggianti. Israele è paragonato
ad un albero, l’ebreo saggio è come un
albero sempreverde: dire questo di Dio
significa una volta ancora capovolgere la
logica, il pensiero.
Teologia naturale? No, appunto, qui sta
la sfida culturale di Osea. Osea toglie alla
cultura di Baal la sua forza, la sua ispirazione, il suo retroterra, l’annulla appropriandosene! Così facendo restituisce ad
Israele un discorso praticabile su Dio. Ciò
significa che dentro questo discorso cul
turale, di « riappropriazione » della natura come creazione, sta l’unica possibilità
per parlare di Dio in termini corretti. La
« conoscenza di Dio » passa attraverso
questa operazione di smembramento culturale su cui poggia l’equivoco su Dio
dei suoi contemporanei.
2 - Il peso della parola
Il testo è costruito secondo uno schema
liturgico-penitenziale. Se il Dio di Osea è
un Dio capace di convertirsi all’uomo,
l’uomo è reso capace di una confessione
autentica. Il centro di questa confessione, di questa ritrovata capacità di un discorso su Dio è come intagliata nella
pietra: « prendete con voi delle parole ».
Il mondo dell’esteriorità, degli atti dissociati dalla fede è abbandonato. Si può
dialogare con Dio, la parola è possibilità
concreta, ha un peso esistenziale, significa
camminare su questa terra nella coscienza di un Dio trascendente, vuol dire ritrovare se stessi, scorgere il mondo, scorgere Dio. E quindi abbandonare la via su
' cui si insisteva nelle proprie sicurezze.
Questo è « conversione »; e dall’abbandono di questa pseudorealtà nasce il passaggio verso la « conoscenza di Dio ». Dio
non viene più confuso con ciò che fa
l’uomo, né con gli elementi della natura
che l’uomo divinizza ma viene confessato
come « altro ». Non si tratta ovviamente
di un’esperienza mistica, che riconduce al
sacro, ma di una « conoscenza » che porta
verso la vita; una vita rinnovata, ricostruita. C’è la possibilità concreta per una
vita nazionale che non trova più il suo
fondamento negli armamenti, che non
guarda più alla sicurezza del potere delle
armi: è una vita nazionale « rieducata »
da questa conoscenza di Dio che permette
allo stesso tempo di riconoscere la dignità umana degli « orfani », degli ultimi, dei
senza protezione. E questo apre verso una
vita capace di riconoscere i frutti del
perdono e della grazia.
3 - Nuova qualità della vita
La rugiada di Dio fa sbocciare un mondo nuovo, ma un mondo abitato, non un
deserto né un paradiso. Un mondo inserito nel tempo e nello spazio, come vivono nel tempo e nello spazio il giglio,
l’ulivo, la vite, il grano... Non c’è qui né
rimpianto né promessa paradisiaca, ma
la rivendicazione della vera e autentica
vita di chi conosce Dio. Osea non è un
visionario, è uno storico, non ha ideali
di vita nomade pur considerando il periodo del « deserto » il tempo privilegiato
della storia di Israele. Deserto è per Osea
innanzitutto uguale ad alternativa culturale, negazione di Baal, possibilità di « conoscere » Dio, mentre Canaan significa
polo di attrazione idolatrica, perversione, insomma l’anticultura.
La rugiada trasforma il paese, il fiorire della natura è il fiorire della vita nazionale, significa riconciliazione dell’uomo con Dio e con la natura, una natura
riconosciuta e goduta nella sua giusta dimensione. No, non c’è nessun mito paradisiaco, c’è semmai quello spessore del
senso della vita che ritroviamo nel Cantico dei Cantici ed in altri testi sapienziali
dell’Antico Testamento. Siamo agli antipodi della nostalgia e del desiderio inappagati! È in fondo la dimensione della pace
che i profeti hanno annunciato nel dramma delle loro esistenze. Una pace che
sboccia e cresce quando l’uomo, riconciliato con Dio, trova la giusta dimensione
dell’esistenza nel mondo.
Ermanno Gente
6
6 fede e cultura
16 aprile 1982
EDIZIONI CLAUDIANA
Pier Claudio Antonini
Processo
e condanna di Gesù
Indagine storico-esegetica sulle motivazioni deUa sentenza
Piccola Biblioteca teologica, n. 13, pp. 176, L. 6.900.
Accurata e informata ricerca che fa il punto sulle conoscenze
N^zfrlth^e^- ^ roo'ierna a proposito del processo di Gesù di
Particolare Sulle motivazioni della sentenza romana.
Antiche domande quali; Gesù ha subito anche un processo reaonri^ Quest’Ultimo ha em^eTso uL X
pria sentenza. Il Sinedrio aveva il potere di emettere condanne a
morte. Le notizie storiche sulla figura e il carattere di Pilato coincònXnnato5 ppÌ-* Vangeli? Per quali veri motivi Gesù fu
nnnt -'t ’ u"» risposta Soddisfacente da un
punto di vista storico-critico.
. lo studio si rivela pure fonte di informazioni pre
ziose sulla vita antecedente del Gesù storico e in particolare sullt
'• politica ». Antonini chiarisce opportuna
mente che non si deve pensare subito ad una attività rivol^ionaria
antiromana sul tipo di quella degli Zeloti. Gesù mise in di^issfone
1 intero sistema sacerdotale su cui si basava il potere della casta re
?Sfreli5mi‘?h' «politica. Sie mise m allarme
daSàré cl™ ÌMif’polUict"““™ * ' “>
Un libro conclusivo su una questione molto controversa.
licenziato in teologia alla Facoltà di Milani
TCrsù^Lttnìt-a^H^lu f ^ Gregoriana di Roma, si è laureato all'UniA ersita cattolica di Milano discutendo la tesi con il prof. G. Ghiberti.
__________UNA CONFERENZA DI D. MASELLI
I protestanti nella
storia di Napoli
IL CONVEGNO DEL 27-28 MARZO A TORINO
Buonaiuti e il modernismo
« Parlare dei protestanti a Napoli non è un argomento riguardante solo gli studiosi, ma è un
argomento fondamentale nella
storia di questa città ».
Così il past. Domenico Maselli
ha iniziato la conferenza su ; « I
protestanti nella storia di Napoli » organizzata dal Centro Sociale « Casa Mia » di Napoli-Ponticelli per sabato 6 marzo nella
sala della Casa del Popolo a Ponticelli.
Il past. Maselli ha sviluppato
il tema della conferenza analizzando la presenza degli evangelici a Napoli dalla metà del secolo scorso ai nostri giorni. Una
carrellata di esperienze, di iniziative e di storie con diversi nomi ma tutte caratterizzate da
due fatti fondamentali ; uno
stretto rapporto tra attività sociale e attività evangelistica e
una particolare unità dei diversi movimenti evangelici presenti
a Napoli.
Prendiamo dalla conferenza di
Maselli alcuni punti che ci sono
sembrati significativi:
1) Una data: 1860 - A Napoli
ritorna Vincenzo Albarella d’Afflitto e costituisce una società
operaia di artigiani nel cui statuto si legge che tale organizzazione deve avere come finalità
lo sviluppo della dignità degli
operai e il mutuo soccorso. Accanto a questa iniziativa non
confessionale si forma l’Associazione Evangelica. Tale formula era stata scelta per una ragione teologica : l’Albarella era convinto che non si abbia chiesa fino a che Dio non operi « convertendo e trasformando » degli uomini, mentre vi può e vi deve essere una associazione con scopo
proselitistico e sociale. Dal 1860
al 1876 abbiamo a Napoli diverse scuole evangeliche che danno
ai bambini della città una educazione non clericale indirizzata
alla dignità della persona.
2) Nel 1900 abbiamo l’opera di
Riccardo Santi (pastore metodista a Napoli) con la costruzione
di « Casa Materna » e l’opera di
Gaio Gay con la costruzione di
una comunità cristiana al Vomere. Nuovamente abbiamo da
una parte uno stretto legame tra
azione sociale-educativa e predicazione evangelica e da un’altra
parte predicazione evangelica
senza settarismo.
3) Napoli evangelica durante
il fascismo è caratterizzata da
una nuova spinta unitaria e di
mutuo soccorso nonostante alcuni momenti di tensione come
la chiusura della chiesa dei Fratelli con l’accusa che gli evangelici erano dei sovversivi perché
« ispirati alle idee liberali del
Nuovo Testamento » !
4) Dal 1946 in poi l’evangelismo è impegnato in particolari attività verso gli ammalati e
gli emarginati. Registriamo l’impegno del medico e predicatore
laico Teofllo Santi nell’assistenza alla gente che viveva nelle
grotte di Napoli e la nascita del
Centro Sociale « Casa Mia », il
diffondersi dei poliambulatori
per i più bisognosi, le iniziative
per dare una casa ai baraccati
del dopoguerra.
L’evangelismo napoletano manifesta in questo periodo una
unità particolare: quando vi è
da lavorare per il bene della città non sono di ostacolo le divisioni denominazionali. L’esempio di questa caratteristica è la
costruzione dell’Ospedale Evangelico « Villa Betania » a Ponticelli (inaugurato nel 1969): esso
è guidato da un comitato costituito da ben undici chiese diverse e tutte poste sul medesimo
piano di responsabilità!
Il past. Maselli nella sua conclusione ha lanciato un appello
alle chiese napoletane : questo
protestantesimo è oggi di fronte ad una nuova responsabilità
per la città, ma potrà dare un
vero servizio se tutti sapremo
« gettare il nostro pane sulle acque » e non ci preoccuperemo di
navigare sopra la nostra «zattera personale ».
Giovanni Anziani
La fede e l’entusiasmo di alcuni componenti delle Comunità cristiane di base, specialmente di Tullio Rapone che se ne è
assunto fino in fondo i compiti
non lievi, hanno ottenuto che il
centenario della nascita di Ernesto Buonaiuti (1881 - 1946) non
passasse dimenticato a 'Torino,
ma venisse degnamente ricordato, sia pure con il ritardo di
qualche mese. Il convegno promosso dall’Assessorato per la
cultura del Comune di Torino
con la collaborazione, oltre che
delle Comunità di base anche
del Centro evangelico di cultura, si è svolto il 27 e 28 marzo
a Palazzo Carignano, nel teatro
degli Infernotti e nella vicina
sala delle conferenze, con afflusso non grandissimo di pubblico,
tuttavia con l’attenzione di un
qualificato uditorio.
II centro e il significato dell’iniziativa dei cattolici di base
e degli evangelici in essa impegnati è stato indicato dalla tavola rotonda di sabato sera: Giuliana (jandolfo, Filippo Gentiioni e Giulio Girardi hanno parlato di « Rinnovamento e riforma
della Chiesa o^i »; il dibattito
veniva inevitabilmente calamitato da una situazione della Chiesa nel mondo carica di tutta la
drammaticità del momento attuale; ma occorreva anche rifarsi all’esperienza di Buonaiuti e
mettere in relazione i momenti
centrali di essa con il presente,
un compito non facile che è sta
to assolto da Giuliana Gandolfo.
Il convegno storico che ha avuto luogo nella giornata di sabato e nella mattinata di domenica, sebbene varie circostanze non
avessero consentito di farvi partecipare tutti i principali studiosi che avrebbero potuto arricchirlo, pure è risultato di ottimo •
livello e ha consentito un’ampia
rivisitazione delTargomento. Lo
studio di Lorenzo Bedeschi su
Modernismo e modernismi ha
dato in modo assai penetrante
il quadro storico entro cui era
da collocare la vicenda del « pellegrino di Roma »; e il disegno
dei contorni si è completato con
quanto hanno detto Cesare Milaneschi sui V et ero-cattolici, Lorenza Giorgi sui Rapporti con i
protestanti,^ lo scrivente sulla
Amicizia di Buonaiuti con Rensi
e con altri laicisti; soprattutto
si è completato con Tassai ampia e articolata disamina dedicata da Francesco Traniello alla
Chiesa alla vigilia della crisi modernista.
La maggiore attesa era per
quanto avrebbe narrato Ambrogio Donini parlando del Ventennio dell’apostolato itinerante di
Ernesto Buonaiuti (1926-1946).
Donini, curando il recente volume della editrice Nuova Italia
(E. B., La vita allo sbaraglio. Lettere a Missir, 1925-1946) ha praticamente contribuito a riscrivere una biografia di estremo interesse storico; pure la sua diretta testimonianza e la sua im
postazione interpretativa erano
effettivamente l’elemento centrale della rievocazione. Era presente al convegno anche Livio
Missir, il fedele discepolo che,
motivando e conservando 325
lettere a lui dirette da Buonaiuti, ha consentito alla personalità
del suo maestro di tornare con
tanta vivezza; e altre testimonianze, oltre alla sua, hanno contribuito a rendere presente quello spirito tormentato; ricordo
in particolare quelle di Domenico Abate e di Tullio Viola. Questo aspetto si completava con la
finissima analisi dedicata da
Marziano Guglielminetti all’autobiografia narrata dal Pellegrino
di Roma.
Di Buonaiuti storico del cristianesimo, oltre a quanto già
si era detto da parte di Donini
e di altri, si occupavano specialmente Salvatore Navarria (rievocandone un Corso inedito) e
Giovanni Gönnet (valutandone il
pensiero sulla Prima Riforma).
Sono contributi pregevoli di cui
sarebbe peccato limitare la diffusione ai soli presenti al convegno. Bisogna quindi essere grati
all’assessore Balmas, oltre che
per la realizzazione del convegno, per il proposito, da lui
espresso nel discorso inaugurale,
di far sì che possano esserne
pubblicati gli Atti, facendo partecipare un più ampio pubblico
alla esperienza non solo culturale che esso ha costituito.
Augusto Comba
DIBATTITI
L’enigma di G. Gangale
L’incontro con Giuseppe Gangale, diretto, per chi ne ha avuto la ventura, o mediato attraverso la lettura dei suoi lavori
o i dibattiti su di lui, è stato ed
è una esperienza stimolante, per
la vitalità delle sue idee e per
l’interesse che suscita una linea
di pensiero coerente, così mi pare, sino alla fine, sino a quella
mirabile preghiera che Paolo
Sanfilippo pubblica nella serie di
flash che formano i capitoli del
suo prezioso libro Giuseppe Gangale araldo del nuovo protestantesimo italiano (Genova, Ediz.
”La Lanterna”, 1981). Un’occasione per fare o rinnovare questa
esperienza l’ha offerta, martedì
10 marzo, proprio la presentazione del libro, e dello stesso
Gangale, al Centro Evangelico di
Cultura di Torino da parte dell’autore, nonché di Augusto Comba, Claudio Fogliano, Sergio Ribet e Gustavo Malan.
Gli interventi dei relatori, per
11 loro taglio specifico, non hanno
tuttavia messo in luce aspetti che
mi paiono fondamentali per chi
voglia avvicinarsi al pensiero teologico e comprendere i comportamenti, ritenuti talora sconcertanti, del personaggio. E, in attesa che l’interesse destato dal
libro di Sanfilippo porti, come
sarebbe auspicabile, alla ristampa dei suoi più importanti contributi, ritengo che « La Luce »
potrebbe utilmente sollecitare
uno scambio di vedute a carattere descrittivo e interpretativo su
questa figura problematica, ignota oggi ai più, ma che ha rivestito un ruolo importante nella storia del protestantesimo italiano.
Limitandomi a un esempio, come andrà interpretata la dichiarazione di Gangale, da lui ripetuta in più occasioni (v., nel libro,
l’intervista di M. A. Rollier, a p.
79), « io non ho più nulla da dire », che segnò l’inizio del suo silenzio teologico e della sua assenza, anche fisica, dalle nostre
comunità e dal nostro Paese per
lunghi anni, assorbiti in attività
(linguistiche soprattutto) condotte con altrettanto impegno, ma
che hanno l’aria del ripiego, del
surrogato?
In generale, chi ha conosciuto
Gangale si dice stupito di questa
decisione improvvisa. Ma mi pare che gli squarci antologici riportati nel libro di Sanfilippo
contengano elementi sufficienti a
suggerirne una spiegazione plausibile. A quel che mi sembra di
capire, caduto di fatto nel vuoto
l’invito di Gangale ad una ’’riforma” intesa come rinnovamento
culturale e poi religioso interiore
(secondo un iter che ricalca il
cammino della sua personale
conversione « per lenta e ragionata evoluzione intellettuale » (p.
26)) — all’interno di una chiesa
protestante vista come « un fatto in perpetuo atto » (p. 27) e i
cui seguaci, terminato « il proprio progresso e la propria riforma », avrebbero anche potuto
trovarsi fuori dalle mura di qualsiasi confessione istituzionalizzata (v. p. 43) — coerentemente
egli chiudeva questo capitolo, lasciando ad altri di « predicare la
tragedia del protestantesimo ”in
partibus infidelium” » («Io non
voglio ripetermi, né vivere della
rendita delle mie idee ») e proseguendo da solo la sua « avventura con Dio » (p. 79).
L’impressione che suscitano
questi e altri brani (v. nel necrologio di Gobetti, a p. 49: «Quale oscuro destino ci sospinge a
combattere [...] in mezzo ad una
moltitudine che non ci comprende? ») è in ogni caso quella di
una profonda delusione nel profeta che si scopre inascoltato.
Nonché essere inconsapevole
« dell’efficacia del suo lavoro »,
come scrive Giorgio Bouchard
nella Prefazione (p. 11), egli partì, mi pare, consapevole della sua
inefficacia. Il protestantesimo di
’Conscientia” parrebbe insomma
essere stato veramente « gangale
simo » (v. p. 32), vale a dire un
messaggio che, elaborato da un
singolo o quanto meno da una
sparuta élite ( « il vero protestantesimo vogliamo essere noi »: p.
36), era destinato a rimanere senza risposta, almeno in quei ter-,
mini. Ma che cosa intendeva G.
Miegge quando scriveva (v. p.
67); «Il solo protestante è Giuseppe Gangale »?
Questo non è che un quesito.
Ma altri ve ne sono ai quali chi
ha conosciuto il teologo (io ho
avuto qualche familiarità solo
con l’ultimo Gangale, col dialettologo preoccupato della salvaguardia delle minoranze linguistiche) potrà rispondere su queste pagine, facendo conoscere anche ai non specialisti, oggi che
la sua produzione è praticamente irreperibile, chi fu Giuseppe
Gangale, che cosa ha realmente
rappresentato, quale seguito ha
avuto la sua ’’predicazione” laica
e, anche, perché egli potè dire a
Luigi Santini, vent’anni fa (v. p.
87): « subito dopo la guerra, per
un momento, ho creduto di poter
riprendere la vecchia battaglia.
Ma nessuno mi ha chiamato »:
era la sua, e lo era fino a questo
punto, una presenza scomoda?
Il Gangale con il quale ebbi a
conversare mi parve lontano dalla mischia, quasi avesse superato o sublimato le tensioni che
avevano sorretto le sue giovanili
lotte teologiche, alle quali accennava, seppure raramente, con un
certo distacco. Ma era davvero
così? Chi ha potuto leggere gli
appunti (poi rubati: v. p. 68) del
rimaneggiamento che egli stava
operando sul testo di Revival in
vista di una nuova edizione, e
chi ha seguito il corso che egli
tenne alla Facoltà valdese di teologia nel novembre del 1977, un
mese prima della morte, potrà
forse dare una testimonianza
chiarificatrice anche su questo
punto.
Arturo Genre
7
16 aprile 1982
obiettivo aperto 7
_______RICCHISSIMO DIBATTITO NEL CONVEGNO SULLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA - ECUMENE 27-28 MARZO
Problemi e prospettive di una struttura
fondamentale della nostra testimonianza
Sono stati messi a fuoco numerosi temi di un dibattito appena iniziato e che dovrà essere ulteriormente approfondito
Se il riassumere il dibattito di
un incontro a cui si è partecipato costituisce sempre una difficoltà, per una volta questa si traduce in una fatica gradita; questa volta la difficoltà nasce infatti dalla ricchezza estrema del dibattito che abbiamo avuto, ricchezza emersa sia nelle proposte
più organiche sia nei momenti
più frammentari e abbozzati della discussione di questo convegno, sulla Facoltà Valdese di
Teologia, organizzato ad Ecumene il 27-28 di marzo, dal Consiglio
della Federazione Giovanile Evangelica (PGEI) e dalla stessa
Facoltà.
Due sono stati i dati immediati che più mi hanno colpita. La
partecipazione « non da ospiti »
(come l’ha definita Paolo Spanu)
dei fratelli battisti; essi sono intervenuti nel merito delle questioni poste sul tappeto con la
competenza e la passione di chi
sta trattando problemi, situazioni e prospettive vissute come
proprie. Penso come esempio alla proposta, dello stesso Spanu,
della trasformazione delle cattedre in Dipartimenti di studi;
particolarmente significativo il
contributo dei due studenti del
Seminario battista di Rischlikon,
i quali, nell’auspicare il rafforzamento dei contatti tra il loro Seminario e la nostra Facoltà, hanno ribadito l’importanza, già sottolineata in numerosi altri interventi, del ruolo che la Facoltà
stessa può e deve giocare sul piano dei rapporti interdenominazionali all’interno del protestantesimo italiano.
Il secondo dato significativo
del convegno è stata la parte
svolta dai laici presenti e la felicità, direi, dell’interscambio tra
le loro aspettative, esperienze ed
indicazioni, con le problematiche
esposte dai teologi presenti.
Tenterò di riassumere dunque
alcuni dei filoni di riflessione
emersi durante il convegno, premettendo una precisazione di
metodo: sarà pubblicato su « Gioventù Evangelica » l’insieme degli
interventi e delle relazioni presentati al convegno e mi permetto dunque di omettere, per esigenze di brevità, gran parte delle problematiche proposte nonché i nomi delle diverse persone
intervenute, con l’eccezione dei
relatori.
La Facoltà e le chiese
Una doppia funzione caratterizza non da oggi, la vita e il
lavoro di questa struttura fondamentale della nostra testimonianza in Italia che è la Facoltà di
teologia. Come è stato messo in
rilievo, già durante l’ascolto della prima relazione introduttiva
(registrata) tenuta dal pastore
Giorgio Tourn, la Facoltà è nello stesso tempo: a) la scuola di
formazione dei nostri pastori e
b) una struttura di elaborazione
a livello universitario e di mediazione in Italia della grande teologia protestante elaborata all’estero. La conciliazione di queste
due funzioni ha comportato e
comporta molti problemi e anche
grandi dispieghi di energie e di
tensioni. Ci siamo chiesti: si
tratta di funzioni conciliabili a
tutt’oggi? O sarà necessario in
futuro privilegiare uno solo di
questi due aspetti? Ci possiamo
permettere di rinunciare, o comunque di ridimensionare drasticamente, uno dei due?
Le cause della crisi
La crisi che nasce dalla compresenza di queste due funzioni,
è molto antica nella storia di
questa Facoltà; questa crisi ha
anche altre cause, evidentemente,
di genere «strutturale» (piccole
dimensioni della Facoltà, problemi di convivenza derivati dalla
esistenza di un convitto interno ecc.). E costituisce probabilmente qualcosa di inerente alla
esistenza stessa di questa piccola, particolarissima struttura universitaria. Ma se lo stato di crisi
è antico e strutturale, non possiamo permetterci di evitare il
problema di una sua soluzione; e
Giorgio Tourn sostiene che esso
non è affrontabile né tanto meno
risolvibile né con un’ulteriore riforma del regolamento interno
(sempre proponibile) né con un
aggiornamento del piano di studi adeguato alle esigenze culturali dell’oggi (decisamente auspicabile). (Questa crisi la si può
risolvere solo nella misura in
cui la chiesa evangelica cui la
Facoltà deve servire (sia formando in modo qualificato i suoi
ministri, sia fornendo quei pare
ri teologici autorevoli che le vengono richiesti, per aiutare tutti
i membri delle comunità a ripensare « teologicamente » il senso
della propria testimonianza) ridefìnisce la sua identità fondamentale.
Vorrei citare solo alcuni degli
esempi di riflessione proposti su
questa connessione (funzione della Facoltà - rideflnizione della
identità della chiesa).
La Vocazione
a) Il concetto di vocazione. La
vocazione è stata, innanzitutto,
messa in relazione con la elaborazione di questi ultimi anni sulla « soggettività »: dal dibattito
sulla autorealizzazione di sé per
dei protestanti, che ha avuto
echi anche sul nostro giornale,
via via -Ano al ruolo dei pastori,
che è ormai evidente vada rideflnito, esiste tutto un campo di
problemi su cui ricomprendere il
concetto di vocazione. Questa è
stata tradizionalmente intesa,
nella impostazione protestante,
come l’essere abituati a lavorare,
pensare, studiare,vivere e spendersi per qualcosa di altro, di
diverso e di esterno a te. Ci siamo chiesti: la ricerca sul senso
e il valore della nostra propria
soggettività può essere messa
in relazione con questo modo di
intendere la vocazione o le è invece irriducibilmente contrapposto? E ancora, ma più specificatamente in rapporto alla Facoltà di teologia, esiste il problema delle vocazioni pastorali: da
quelle chiamate « vocazioni tardive » al pastorato fino al fatto,
preoccupante, che gli studenti
della Facoltà solo a volte provengono da contesti comunitari
precisi, in modo tale che raramente essi si sentono inviati e
sostenuti dalla propria chiesa
d’origine. Questo fatto da un lato spiega, in parte, il senso di
confusione e di crisi che coglie
il giovane studente, negli anni
della sua formazione in Facoltà,
sulle proprie prospettive di vita
e di lavoro, dall’altra solleva
inquietanti punti di domanda:
perché così rare vocazioni pastorali sembrano nascere dall’inter
no delle chiese? Ha senso ed è
ammissibile lo studio della teologia per persone che non si collegano alla vita della chiesa, sia
nella comunità locale, che nelle
sue strutture più complessive
(centri di formazione, organi di
stampa, sinodi, opere delle chiese)?
I Ministeri
b) La problematica dei ministeri. Questa quéstione è ancora
in discussione e tutta da definirsi all’interno delle chiese, sia a
livello teorico che nella pratica
concreta delle nostre comunità.
È evidente che la chiarificazione,
teorica e pratica, del senso dei
diversi ministeri è parte fondamentale in questa ridefinizione
della identità nostra come chiesa
riformata, che Tourn indicava
come base imprescindibile per
la soluzione dei problemi della
Facoltà. E allora, oltre a quello
pastorale, esistono altri « ministeri della parola » come qualcuno li ha definiti? E quali sono? La Facoltà rirhane l’unica sede o comunque quella prioritaria
per la formazione dei credenti
in vista di questi ministeri differenziati? Centri di formazione,
quali Agape o Ecumene, riviste,
collettivi teologici possono costituire strutture alternative (o
complementari?) alla Facoltà in
questo lavoro di formazione? Che
importanza attribuire al fatto
che il Sinodo controlli in maniera così diretta il lavoro della
Facoltà? Paolo Ricca ha, ad esempio, definito la Facoltà, nella
sua relazione sui rapporti esterni della stessa, come una struttura « eterodiretta », diretta appunto dal Sinodo, e c’è stato chi
ha ravvisato in questa caratteristica il senso primo e più autentico (contrapposto ad una ipotesi di tipo « accademico ») della Facoltà: è questa una visione
da conservare o da superare?
La Predicazione
c) Il problema della predicazione: su questo punto fondamentale si è soffermato Sergio Rostagno, nella sua relazione sull’organizzazione degli studi. Il
suo parere, largamente condiviso
dagli interventi al riguardo, è
che il binomio puro e semplice
Bibbia-discepolato non sia più
proponibile in sé e per sé. Non
può più essere proposto come
immediato, cioè, il passaggio
dalla lettura della Parola ad un
effettivo annuncio del messaggio evangelico: per arrivare
alla predicazione oggi è necessario non solo « frequentare i classici della teologia », ma soprattutto — vorrei conservare la suggestiva immagine proposta da
Rostagno — è indispensabile percorrere ed esplorare quell’« immenso territorio », spesso sconosciuto, che è costituito dalla cultura moderna.
In questo tempo non ci sono
consentite scorciatoie o semplificazioni, anche se, come è stato
sostenuto, per una certa generazione di credenti il pericolo è
stato quello di attardarsi in questa necessaria esplorazione, rischiando di non giungere mai
alla frontiera della predicazione.
Sarà allora necessario, è stato
precisato, analizzare con attenzione le trasformazioni fondamentali di questi ultimi anni,
avvenute nel campo della cultura, che ci riguardano più o meno
direttamente, insieme a quelle
Il Convegno ascolta la relazione, registrata, di Giorgie Tourn. Da
sinistra si riconoscono Ermanno Genre, Francesca Spano, Aldo Fìsco Guardi, Giorgio Girardet, Giorgio Bouchard, Giorgio Peyrot,
Paolo Ricca, Daniele Bouchard, Marco Rostan.
avvenute nel corpo stesso delle
nostre comunità: il rapporto protestantesimo-società italiana, ì
rapporti interdenominazionali, le
trasformazioni nella sensibilità
giovanile, le ricerche nei campi
della antropologia, della psicologia, della sociologia, le acquisizioni del movimento delle donne
ecc.
Organizzazione degli studi
Anche su questo punto la discussione è stata molto ricca, e
posso solo limitarmi a citare,
quasi per titoli, i problemi emersi e discussi:
a) il problema della formazione propedeutica, che sembra
porsi quasi come una necessità
stante la sperequazione ormai riconosciuta tra i livelli forniti
dalla scuola media superiore e
le esigenze della Facoltà: non
conta tanto se si è fatto il liceo
o un istituto tecnico, quanto il
modo in cui si è (o no) studiato
negli anni precedenti la Facoltà.
Come supplire a queste carenze
di preparazione? E da parte di
chi questa preparazione supplementare dovrebbe essere impartita?
b) La relazione tra lo studio
e la pratica: dalle proposte di
alternare periodi di studio a periodi di pratica nelle diverse comunità, a quella (da alcuni vista
soprattutto come necessità imprescindibile, da altri più come
problema di difficile soluzione)
di rilanciare ed intensificare il
rapporto con le comunità evangeliche del Lazio e soprattutto
di Roma.
c) Il problema dell’anno all’estero: se tutti riconoscono come fondamentale e irrinunciabile
questa esperienza per la preparazione dei pastori evangelici che
si formano in Facoltà, essa costituisce anche un problema a diversi livelli ( economico-organizzativo, psicologico), che deve essere affrontato e rideflnito.
La 5® cattedra
d) Non per una sua sottovalutazione, ma proprio nella necessità di non essere tentati da
facili semplificazioni, si è discusso poco, mi sembra, del fondamentale problema della 5" cattedra, che può essere riassunto,
certo troppo schematicamente,
come la necessità di adeguare il
numero dei professori (attualmente 4) ordinari della Facoltà
al numero delle materie fondamentali insegnate (Nuovo Testamento, Antico Testamento, Teologia Sistematica, Teologia Pratica
e Storia del Cristianesimo) evitando sovrapposizioni su un solo
docente, da tutti riconosciute come non motivate e non positive.
Ma sulle funzioni, le caratteristiche di questo ipotizzato ulteriore
docente la discussione mi pare
ancora lunga e il nostro convegno l’ha semplicemente avviata.
e) Il problema degli insegnamenti collaterali, o, come qualcuno l’ha definito, delle discipline para-professionali. Si è fatto
l’esempio della psicologia, della
sociologia, del diritto, fino ad includere tra queste, la stessa storia del cristianesimo. È stata
sottolineata la possibilità (necessità?) di utilizzare meglio e maggiormente le risorse e le competenze disponibili all’interno stesso della intellighentzia, in particolare quella laica e universitaria, dell’ambiente protestante italiano. Possibilità giudicata dalla
maggioranza dei partecipanti più
feconda rispetto all’indirizzare
gli studenti interni della Facoltà verso corsi esterni relativi a
queste materie, ad esempio, pres.so l’Università di Roma.
f) Infine vanno rideflniti il
senso e le finalità del corso di diploma di cultura teologica (il
corso ridotto che non abilita al
pastorato), che attualmente assomma e racchiude in sé le motivazioni e gli sbocchi più diversi e, spesso, più ibridi.
La vita interna
Resta fuori, da questo mio
schematico sommario dei problemi dibattuti, la questione che
forse ci ha coinvolti ed impegnati maggiormente: e cioè i problemi, le aspettative, le tensioni
e le prospettive della vita interna
alla Facoltà (che vanno dai rapporti tra studenti e professori,
via via fino alla gestione del Convitto). La discussione su questo
punto, introdotta da due relazioni, una collettiva curata dagli studenti e una di E. Bernardini, è
sembrata a tutti (a chi vive e
lavora in Facoltà come a chi ne
è materialmente esterno) come
centrale; esiste certo il pericolo
di un ripiegamento improprio
su dinamiche e ottiche molto
«interne», ma è chiaro che è proprio nella concretezza delle persone, degli incontri, delle esperienze e delle relazioni vissute
quotidianamente, che si gioca
(costruendolo o disperdendolo)
il senso dello studio della teologia, quale che sia lo sbocco
ultimo di chi decide di avviarlo
andando in via Pietro Cossa.
L’approfondimento delle tematiche che questo convegno ha
appena iniziato a sollevare non
dovrà arenarsi su questo punto,
ma è di qui che esso deve necessariamente transitare.
Francesca Spano
8
8 ecumenismo
16 aprile 1982
COMITATO DI LAVORO CONFERENZA CRISTIANA PER LA PACE I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Ecumenismo
e riconciliazione
I cristiani hanno una speciale responsabilità nel creare una reciproca
comprensione tra le culture, le razze e i sistemi politici e sociali
Chiarificazione?
Nei giorni 22-26 marzo 1982 si
è svolta a Praga la riunione del
« Comitato di lavoro » della Conferenza cristiana per la pace. Fra
i membri del comitato, gli ospiti
ed osservatori erano rappresentati ventisei paesi di tutti i continenti. Per l’Italia ero presente
in quanto membro del comitato.
Il tema centrale della riunione è stato : « Le radici teologiche e religiose del lavoro dei cristiani per la pace nel passato e
nel presente». L’ampio dibattito
che si è svolto è stato introdotto da quattro relazioni.
Analisi
della situazione
Innanzitutto la relazione del
Presidente della Conferenza cristiana per la pace il Dr. Kàroly
Tóth che ha svolto un’ampia
analisi della attuale situazione
intemazionale ; rapporti estovest, relazione nord-sud, situazione in America centrale, in
Africa australe, in Medio Oriente, la situazione polacca, la conferenza di Madrid. Una parte
dell’intervento è stata dedicata
al tema : pace, le chiese e la teologia cristiana. Il Dr. Tóth ha,
fra l’altro, sottolineato che il
compito più urgente del movimento per la pace e degli sforzi che si stanno compiendo per
il disarmo è quello di contribuire a costruire un’alternativa all’attuale logica della sicurezza
militare. Nell’era nucleare la sicurezza può essere concepita solo come sicurezza collettiva. Ciò
che è molto importante ricordare quando si pongono delle basi
teologiche all’attività delle chiese a favore della pace è che « gli
sforzi per la pace siano condotti con spirito ecumenico », intendendo la parola ecumenismo
non solo come rapporti fra le
chiese, o unità fra le chiese :
«usiamo questa parola per indicare il servizio di ricostruzione dell’unità delle nazioni, ciò
che naturalmente implica il dialogo di pace condotto anche con
le religioni non-cristiane. L’ecumenismo e la riconciliazione fra
le nazioni si compenetrano inseparabilmente ». I cristiani han
no una speciale responsabilità
nel creare una reciproca comprensione e cooperazione tra le
culture, le razze e i sistemi politici, sociali ed ideologici.
Una relazione è stata svolta
dal Prof. Amedeo Molnàr della
Facoltà evangelica Comenius di
Praga. L’oratore ha tra l’altro
indicato la chiesa apostolica come radice per la comprensione
del compito della comunità cristiana nel mondo. Dopo aver
espresso una posizione critica
nei confronti della concezione di
Agostino sul rapporto chiesastato ed in particolare della teoria della guerra giusta, ha sottolineato la necessità di un ritorno alla più autentica motivazione dell’impegno cristiano per la
pace, ciò che richiede in primo
luogo una profonda conversione, cioè un ritorno alla radicalità dell’Evangelo di Gesù Cristo.
A sua volta il prof. Louis Rivera dell’Università di Porto Rico ha illustrato, attraverso una
serie di esperienze concrete che
si stanno conducendo in America centrale e nei Caraibi, una
lettura biblica fatta all’interno
delle lotte di liberazione, e che
pone ai cristiani l’imperativo di
partecipare al cambiamento di
strutture sociali e di potere ingiuste.
Rapporto
del segretario
Il segretario generale Dr. Lubomir Mirejovsky ha ampiamente informato il comitato sulle attività svolte dal movimento nell’ultimo anno sottolineando come queste attività hanno contribuito ad allargare il prestigio
della Conferenza cristiana per
la pace nel mondo ecumenico e
nel movimento per la pace mondiale,
Il segretario ha elencato i numerosi interventi in varie parti
del mondo a favore della promozione della pace e della giustizia, per esempio: il lavoro
svolto dalla delegazione della
Conferenza cristiana per la pace airONU fra le organizzazioni
non governative, i rapporti con
la Conferenza buddista asiatica
per la pace, la visita in Cambogia, la partecipazione alla pubblica udienza internazionale sulle armi atomiche ed il disarmo
nucleare che si è tenuta ad Amsterdam nei giorni 23-27 novembre 1981, visite in vari Paesi dell’Africa e dell’Europa. Uno degli strumenti per contribuire alla costruzione della pace è stato
lo scambio di delegazioni fra
Paesi dell’Est e dell’Ovest. Ciò
ha contribuito e contribuisce ad
una migliore comprensione tra
i cristiani che vivono in differenti situazioni politiche e sociali in vista anche del superamento di quei pregiudizi che sono
spesso usati come pretesti ideologici per la corsa agli armamenti.
Per l’immediato futuro ; il contributo all’organizzazione della
Conferenza di tutte le religioni
per la preservazione del sacro
dono della vita contro la catastrofe nucleare, conferenza che
si svolgerà nel prossimo mese di
maggio a Mosca ; il contributo
alla seconda sessione speciale
dell’assemblea generale dell’ONU
sul disarmo ed alla sesta assemblea del Consiglio ecumenico
delle chiese che si terrà a Vancouver nel 1983.
Fra i vari messaggi che sono
stati portati al Comitato di lavoro hanno suscitato particolare interesse gli interventi del
rappresentante CLP in Cecoslovacchia e dell’ambasciatore del
Nicaragua.
Al termine della riunione sono
stati approvati, fra gli altri, i seguenti documenti : una presentazione dei fondamenti teologici
del lavoro per la pace, una lettera di appoggio alla Conferenza
di tutte le religioni, un memorandum per la speciale sessione
delle Nazioni Unite sul disarmo
che si svolgerà a New York nel
prossimo giugno, un documento
sulla situazione dell’America Latina, sulla situazione dell’Africa,
sul Medio Oriente e sull’Asia.
Lettere sono state inviate ad
alcuni capi di Stato e al nuovo
segretario delle Nazioni Unite
Perez de Cuellar.
Valdo Benecchi
Tra i consueti alti e bassi continuano gli interventi della stampa, quella cattolica specialmente,
sui problemi ecumenici. Le conclusioni del Convegno di Logumkloster, l’interesse (vedi Jesus di
marzo) per il documento conclusivo della Commissione « Fede e
Costituzione » riunitasi a Lima
(ne ha ampiamente riferito Paolo
Ricca sul nostro giornale), e soprattutto la preparazione della
visita del papa in Inghilterra, occupano ampio spazio un po’ dappertutto. Il Corriere illustra, meglio di quanto si sapesse fino ad
ora, il progetto di « integrazione » cattolico-anglicano. Esso
sembra basato sulla accettazione
da parte anglicana del papa come « primate universale » delle
due chiese; rimanendo come apprezzabili differenze, il non accordo sul dogma della infallibilità papale e su quelli della Immacolata Concezione e della Assunzione di Maria, sulla confessione auricolare, sul sacerdozio
femminile, nonché sulla posizione della regina che resterebbe
« Capo » ma non « Primate » della Chiesa anglicana. Manca ancora una definitiva accettazione
da parte cattolica, per la quale
il card. Ratzinger non va oltre la
conferma che si tratta « di un
passo significativo verso la riconciliazione ». Si arriverà ad una
chiarificazione finale in occasione
del viaggio del papa, ormai non
lontano? E che effetto avranno
sull’insieme le reazioni, assai vivaci, del mondo protestante inglese?
Non mancano le voci di dissenso critico, come quella di un
collaboratore del Nuovo Giornale che, rilevando l’assenza della
F.C.E.I. alle celebrazioni cattoliche della settimana dell’unità
svoltesi in Roma alla presenza
del papa, la imputa alla posizione di « estrema sinistra » dei protestanti italiani, inconciliabile
con la identificazione Chiesa-D.C.
di uso corrente. Gli hanno risposto sullo stesso giornale, due protestanti, uno da Brescia riferendosi alla T.E.V. come movimento
che si oppone al riconosciuto sinistrismo dei Sinodi valdo-metodisti; l’altro da Genova che riafferma il vincolo delle Chiese valdo-metodiste con la Parola di
Dio, nel rispetto delle scelte politiche che i singoli membri delle Chiese compiono.
Anche nel rendiconto della visita papale a Livorno, vi è stato
chi (Lotta Continua) ha rilevato
l’assenza dalle varie cerimonie
della comunità valdese; quella
israelitica era presente.
I problemi dell’Irlanda riappa
iono ogni tanto nella stampa. Da
notare un articolo di Jesus che
racconta, non senza stupore, come nella Repubblica irlandese
cattolici e protestanti convivano
senza particolari attriti, nonostante una certa preminenza protestante in varie istituzioni, a
differenza di quanto avviene nelruister dove l’I.R.A. continua a
lanciare le sue bombe.
Sulla partecipazione protestante alle manifestazioni per la pace, ritorna sul Corriere Pietro
Sormani, con una interessante analisi di come si svolge tale partecipazione nella Germania Orientale. Secondo l’articolista non
è senza fondamento l’ipotesi che
le varie imponenti manifestazioni patrocinate dalla Chiesa Evangelica locale, finiscano col tradursi politicamente in posizioni neutraliste, che quello stato non saprebbe, e forse non potrebbe, tollerare. Un nuovo caso Polonia/
Solidarnosc meno sindacalizzato
e più politicizzato?
Molto spazio ha occupato nella,
stampa anche la vicenda della
condanna a 14 anni di prigione,
per omicidio volontario, dei due
sardi Testimoni di Geova per la
nota vicenda della morte della
loro bambina. Noi potremmo rilevare che negli stessi giorni è
stata concessa la libertà provvisoria ad altri due coniugi, cattolici, che avevano tenuto in miserevoli condizioni di assoluto isolamento per oltre dieci anni un
loro figliolo, per preservarlo dal
« malocchio ». Dal che appare che
per la giustizia italiana il « malocchio », in cui si può anche non
credere, ma da cui ci si deve difendere, è giustificazione di un
reato ben più valida della professione di una religione di minoranza, condannabile in certe sue
aberrazioni, ma pur sempre base di una coerenza di atteggiamenti ben altrimenti apprezzabile (basti pensare alla obiezione
di coscienza). Tanto più che dal
processo erano risultati fatti e
comportamenti che implicavano
anche più oggettive e valutabili
responsabilità altrui.
E, per chiudere, due interessanti manifestazioni evangeliche a
Vasto e a Pineto (Pescara), sul
rapporto Intese/Concordato e
sulla crisi della democrazia, di
cui riferiscono su II Dibattito
Gianna Sciclone e Gabriele Ciabattoni.
Niso De Michelis
Ringraziamo i lettori che vorranno inviare ritagli e segnalazioni per questa rubrica a: Niso
De Michelis, via S. Marco 23 20121 Milano.
RFT: diminuiscono
i fedeli e i... soldi
(BIP) — Il Bollettino di informazione della Federazione luterana mondiale la cui sede è a Ginevra, segnala che il numero delle persone che hanno lasciato
le chiese protestanti della Germania nel 1980 è aumentato del
20% in rapporto al 1979.
Alla sede della Chiesa Evangelica di Germania, a Hannover,
si indicava che circa 120.000 persone, cioè lo 0,5% del numero
totale dei membri, hanno lasciato la chiesa Tanno scorso.
Circa il 42% della popolazione
della Germania Federale appartiene alle 17 chiese regionali protestanti. Un po’ meno del 43%
appartiene alla Chiesa cattolica.
Circa 1 milione 400 mila persone
in media partecipa alle celebrazioni domenicali. Un quarto della popolazione protestante è andata al culto di Natale.
Hartmut Lowe, vice presidente della Chiesa luterana, ha precisato che se da una parte il numero dei membri di chiesa diminuisce, dall’altro si registra
j"p Echi dal mondo
jgai cristiano
a cura di Renato Coi'sson
un aumento alla partecipazione
all’eucaristia (più di 9 milioni)
e dei doni versati per la campagna « Pane per il mondo » che
hanno raggiunto quest’anno i 77
milioni di marchi, cioè un aumento di circa il 22%. Si constata inoltre che la maggioranza dei bambini protestanti vengono battezzati e fanno la loro
confermazione.
D’altra parte il Servizio d’Informazione tedesco segnala che
nel 1983 le chiese protestanti e
cattoliche della Germania Federale dovranno fronteggiare gravi problemi finanziari. Già quest’anno i bilanci sono in forte diminuzione. Ciò significa che queste chiese che contribuiscono
ora in modo notevole a sostenere gli organismi ecumenici internazionali o il Vaticano, saranno
costrette a diminuire i loro contributi verso l’esterno.
Allo stato attuale delle cose è
impossibile prevedere ciò che
rappresenterà la diminuzione
dell’imposta ecclesiastica ma è
certo che le chiese devono impostare serie economie e trovare
nuovi canali di finanziamento.
L’ordinazione delle
donne divide la chiesa
(BIP) — Il Servizio d’informazione del Consiglio ecumeni
co, nella sua edizione in lingua
inglese, espone la controversia
che agita le chiese a proposito
dell’ordinazione delle donne, in
rapporto al problema dell’unità.
Non esiste « alcun fondamento
teologico » per rifiutare Tordinazione delle donne, ha dichiarato a Lima il metropolita Geevarghese Osththios, della Chiesa siriana orientale. Egli si è detto pronto a fare di tutto per convincere i suoi confratelli ortodossi a non trasformare la questione dell’ordinazione delle donne in occasione di divisione della chiesa.
Ha aggiunto però che la pratica di alcune chiese non obbliga
le altre a fare lo stesso, e che per
quanto lo riguarda non ha nessuna intenzione di farne una pratica della sua chiesa.
Da parte sua il teologo della
Chiesa unita d’Australia, Norman Young, ha rifiutato quello
che considera un modo di minimizzare la questione con lo scopo di giungere ad un consensus
teologico sui ministeri. Ha definito questo « un ecumenismo
dell’ultimatum» che cerca l’unità della chiesa attraverso l’eliminazione dell’ordinazione delle
donne.
Per contro, il padre Vitaly Borovoy, della Chiesa ortodossa
russa, ha precisato che l’opposizione ortodossa all’ordinazione
delle donne è una questione di
« coscienza non di discriminazione né di ignoranza ».
John Zizioulas, ortodosso britannico, ha chiesto che venga
studiata con cura la questione
del rapporto fra il Cristo risorto e l’uomo e la donna. Sarebbe troppo semplice dire che dal
momento che il Cristo storico è un uomo, il celebrante che
rappresenta il Cristo nel corso
dell’eucaristia debba essere un
uomo.
Infine, l’anglicano americano
Robert Wright ha concluso che
ogni lavoro serio in vista dell’unione delle chiese deve affrontare la questione dell’ordinazione delle donne « di petto e in
profondità, con la serietà teologica » che si impone.
9
16 aprile 1982
cronaca delle Valli 9
USL 43 - VAL PELLICE
PINEROLO
Il rinnovamento
della DC
Gli osservatori politici attendevano le votazioni dei delegati
pinerolesi ai congressi provinciali e nazionali della DC per valutare concretamente quale fosse stato il « rinnovamento » della DC locale. A queste elezioni
hanno partecipato anche i cosiddetti « esterni » cioè coloro
che pur non essendo isfcritti alla
DC ne condividono l’impostazione e i principi dell’azione politica.
I risultati dal punto di vista
del « rinnovamento » sono decisamente sorprendenti. Non solo
tengono bene le tradizionali correnti legate alla Coldiretti e al
gruppo della Savio e Cerchio,
ma rispunta e conquista un terzo del partito il conte Calieri,
che molti davano per sconfitto
dopo l’esperienza in carcere dovuta allo scandalo dell’Italcasse
e alle speculazioni dell’autostrada Torino-Pinerolo, e delle varie
asfaltature di strade montane
del pinerolese fatte coi soldi della Cassa di Risparmio. Artefice
di questo rilancio è stato il sindaco di Pinerolo, Camusso, che
ha stretto un’alleanza con Calieri ed ha costituito una lista in
cui sono confluiti molti suoi amici (Bono, Seri, Piarulli).
La corrente che più ha parlato
in questo periodo della necessità di « rinnovamento » della DC,
quella di Bodrato, non ha praticamente preso voti.
Questi comunque i risultati :
A Pinerolo: Coldiretti 36%,
Calieri 34%, Savio H^/o, Forze
Nuove 12%.
A Cavour: Coldiretti 74%, Calieri 4%, Rossi di Montelera 16%.
A Luserna : Forze Nuove 83%,
Coldiretti 12%, Calieri 5%.
A Bricherasio: Coldiretti 30%,
Calieri 52%, Savio 8%, Forze
Nuove 8'ì^o. Nel pinerolese il rinnovamento si manifesta dunque
con una riduzione del peso politico di Forze Nuove, la corrente che fa capo a Donat Cattin.
gg
AMGAS: presidente
socialista
Pinerolo — In base agli accordi per la maggioranza al comune, il democristiano Bernardi ha
lasciato il suo posto di presidente dell’Amgas, l’azienda municipalizzata che gestisce i servizi
dell’acqua, del gas e della raccolta rifiuti, al socialista Enzo
Bosco.
L’Amgas è una tra le più importanti aziende del pinerolese
ed ha un bilancio che quest’anno arriva a 29 miliardi.
Pier Carlo Longo
cons. provinciale
Torino — A seguito della morte dell’assessore provinciale Bava (PSD Pier Carlo Longo, già
presidente della Comunità Montana Val Penice, dovrebbe subentrargli nella carica di consigliere provinciale. Infatti Longo
è il primo dei non eletti del PSI.
In precedenza Longo era già stato per qualche mese consigliere
e assessore provinciale, ma un
controllo dei voti lo aveva escluso e chiamato a sostituirlo Ivan
Grotto.
Alloggi popolari
Torre Pellice — Il comune ha
approvato un bando di concorso
per 24 alloggi popolari in località San Ciò. Di questi 9 sono
riservati a anziani, handicappati
o a famiglie di nuova formazione.
4 miliardi: il bilancio della salute sarà costruita
una piscina
Per Martina (DC): « L’USL 43 non ha più motivo di esistere »
Seduta ordinaria per il Consiglio della Comunità Montana Val
Pellice riunitosi con funzioni di
assemblea dell’U.S.L. 43 nella serata di lunedì 5 aprile: come è
ormai diventata consuetudine la
seduta si è protratta fino all’una
dopo mezzanotte.
In apertura di seduta la prof.
Coi'sson, presidente dell’ ente,
commemorava l’assessore alla
provincia Rava (PSI) ed il Sindaco di Guardia Piemontese (il comune gemellatosi quest’estate
con Torre Pellice) Perrone, prematuramente scomparsi in questi giorni.
Nelle sue comunicazioni la presidente affrontava alcuni problemi più attuali della gestione
sanitaria di Valle: dai problemi del personale (carenze di organico) aH’individuazione di costi ed interventi per i distretti di
Torre Pellice, Luserna San Giovanni e Bricherasio valutando,
sempre comunque con elevatissime spese, le possibilità di acquisto o di affitto dei locali adatti.
La prof. Coisson riferendosi alla
possibile soluzione per la collocazione del poliambulatorio di Valle affermava che in vista di un
possibile utilizzo delle strutture
dell’Ospedale Mauriziano di Luserna S. Giovanni bisogna attendere che vengano stipulate le convenzioni necessarie fra l’Ordine
Mauriziano e la Regione Piemonte: si annunciava ancora l’intenzione di migliorare l’educazione
sanitaria della popolazione mediante precise iniziative.
Intervenivano allora, lungamente e massicciamente, i consiglieri dell’opposizione DÒ Bonansea e C. Martina accusando anzitutto la maggioranza di confusione e prevaricazione sui comuni;
in particolare si lamentava la
scarsità delle convocazioni che
finiscono per portare all’esame
dei consiglieri troppi argomenti,
le cifre eccessivamente elevate
dei bilanci fino a che il consigliere Martina affermava che « l’USL
43, stanti gli attuali rapporti fra i
comuni, non hp più motivo di
esistere come tale ».
Nei loro interventi i consiglieri
di maggioranza Longo (PSI) e
Rivoira (PCI) mostravano apprezzamento per la relazione della presidente pur rimarcando le
elevate spese che la gestione USL
comporta.
La prof. Coisson rispondeva
brevemente ed esaurientemente
ai problemi sollevati dalla minoranza passando quindi alla istituzione di una indennità di carica al vice-presidente, ai consiglieri ed agli assessori; per comprendere tale iniziativa veniva ricordata l’attività sempre più gravosa del vice-presidente e gli impegni di tutti i componenti il
consiglio.
Il quinto punto all’o.d.g. era
senz’altro il più importante della
serata: approvazione del bilancio
sanitario per l’esercizio 1982.
La relazione della presidenza,
coadiuvata dai dipendenti responsabili del settore, metteva in
risalto le difficoltà incontrate nel
redigere tale documento, bloccati fra entrate di cui non si conosce l’esatto ammontare ed uscite non comprimibili sulle quali
potrebbe inoltre pesare un’elevata cifra legata alla degenza in
Valle di parecchie persone provenienti da fuori zona; il bilancio, pur su cifre per ora inferiori
alle definitive della scorsa gestione, prevede spese per circa 3 miliardi 900.000.000.
Mentre il capogruppo democristiano Martina preannunciava il
proprio voto contrario su un documento che « pur tecnicamente
corretto potrebbe mettere in difficoltà i comuni al momento dei
riscontri trimestrali » il suo collega di partito Bonansea, con
mossa che ha sorpreso un po’
tutti i presenti proponeva di rinviare l’esame del punto sostenendo la necessità di un confronto
con le singole amministrazioni
comunali. Caduta questa proposta per il solo appoggio democristiano, l’assemblea approvava il
bilancio col voto contrario dell’opposizione.
A questo punto abbandonava
l’aula il consigliere Martina e il
consiglio si occupava degli altri
punti in programma: autorizzava
il personale dipendente ad eseguire lavoro straordinario e fra
gli altri punti sottolineiamo gli
interventi presi alTunanimità in
favore degli handicappati ultraquattordicenni, tendenti a far si
che dopo i buoni risultati fin qui
ottenuti, non si arresti il processo di reinserimento ma si continui con costanza ed attenzione.
Al momento di stipulare la convenzione fra USL e CSI-Piemonte, superata ormai la mezzanotte, la minoranza si pronunciava a
favore di una sospensione e rinvio dei lavori; risultata contraria la maggioranza Formai ridotto manipolo di oppósizione finiva
per arrendersi alla stanchezza e
i successivi punti, delibere comprese venivano approvati senza
andare a fondo negli oggetti in
questione.
Piervaldo Rostan
comunale
Il consiglio comunale ha approvato un « quaderno d’oneri »
per un appalto a concorso internazionale di una piscina da realizzarsi nella zona F3 (San Lazzaro). Questa piscina conterrà tre
vasche: una principale di m.
13x25, una più piccola per i ragazzi e una per gli handicappati.
Nella sua costruzione dovranno essere tenuti presenti alcuni
accorgimenti tecnici (pannelli solari, pompe di calore) per ridurne il costo di gestione.
Il costo previsto è di due miliardi e la sua esecuzione è prevista nel 1983-84 (dureranno 450
giorni i lavori), sì che potrà venire inaugurata proprio in vista
delle elezioni del 1985.
A favore della realizzazione si
sono schierati tutti i gruppi di
maggioranza (DC, PSI, PLI,
PSDI): « è un impegno programmatico » ha dichiarato il Sindaco.
Mentre contrari si sono dichiarati il PRI, che pure aderisce alla
maggioranza («ci sono altri problemi prioritari, non si possono
spendere questi soldi »), MSI,
PCI e DP ( « meglio acquistare
con un consorzio di comuni la
piscina del Veliero' di Frossasco
che costa 700 milioni ed è già
funzionante »).
Oltre duemila firme erano state raccolte in città a sostegno di
questa realizzazione.
VALLI CHISONE E GERMANASCA
La consulta vuole contare di più
La Consulta femminile che
opera Sul territorio dell’U.S.L.
42, ha richiesto un incontro con
il Comitato di Gestione della
suddetta U.S.L. e i tecnici del
servizio consultoriale. Questo
incontro è avvenuto, dopo varie
sollecitazioni, martedì 6 aprile.
La Consulta possiede un regolamento interno, approvato
dal Consiglio di Comunità Montana, in cui sono precisate le
sue funzioni: «esprime opinioni
e proposte in merito alla programmazione, alla conduzione e
al funzionamento del Servizio
Consultoriale.., svolge opera promozionale nei confronti della popolazione..., collabora all’attività
consultoriale... ».
Per poter svolgere in modo
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adeguato le sue funzioni è necessario che la Consulta si riunisca almeno una volta all’anno
con gli operatori, per valutare
l’attività svolta e per esprimere
il proprio parere al momento
della preparazione del programma annuale, concernente il servizio. L’intervento della Consulta,
nella suddetta riunione, si è proprio basato su questo punto, sottolineando la non osservanza del
regolamento da parte del Comitato di Gestione.
In questo modo si è voluto
sottolineare che la C. non ha
avuto la possibilità di esprimere
la propria valutazione sui servizi svolti e le proprie proposte
per migliorarne alcuni.
Inoltre la C. ha rilevato che
non è stata informata circa alcune assunzioni fatte all’interno
dei Servizi ; mentre il Regolamento prevede che la C. M. richieda il parere della C. su ogni
decisione o provvedimento che
modifichi la conduzione dei Servizi consultoriali.
L’intervento del Presidente
Daviero ha, soprattutto, sottolineato le difficoltà burocratiche
(delibere bocciate dal CO.RE.
CO., graduatorie da rispettare
per l’assunzione del personale
sanitario, slittamenti delle approvazioni dei piani socio-sanitari regionali e nazionali) che intralciano il lavoro della C.M. e
che non permettono una sollecita informazione dell’utenza.
Secondo la Consulta questo
non giustifica comunque la mancanza di informazione e di collegamento che sono lamentati
dalla base. L’informazione deve
essere data al momento della
previsione della programmazione dei servizi e non al momento
dell’approvazione delle delibere,
altrimenti la partecipazione richiesta è solo una formalità, senza alcuna conseguenza pratica.
Le assistenti sociali hanno poi
presentato la bozza del progetto
socio-sanitario di zona, di cui si
discuterà in 4 assemblee pubbliche con gli utenti a Perosa A.,
Ferrerò, Fenestrelle, 'Villar P.,
entro il mese di aprile.
In merito a questa serie di
consultazioni pensiamo che la
base non sia sufficientemente informata per discutere, per formulare delle proposte. Peccato
che a questo incontro mancassero quasi completamente gli Assessori di C.M. e i tecnici consultoriali : il dialogo sarebbe
stato certamente più proficuo.
Poco felice la scelta della data, in concomitanza con altra
riunione, che richiedeva la presenza del Presidente Daviero, il
quale ha potuto dedicare solo
parte del suo tempo alla Consulta; sostituito dall’Assessore Sola, che ha fornito utili indicazioni sul nuovo progetto socio-sanitario.
Silvana Marchetti
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10
10 cronaca delle Valli
16 aprile 1982
UN LIBRO PER CHI AMA LA MONTAGNA
Scarpinare per le nostre valli
Ripubblicata dal CAI la preziosa « Guida delle Alpi Cozie Centrali » di
Eugenio Ferreri - Itinerari dal colle delle Traversette al Monginevro
Lettere all’Eco delle Valli
Chi ha voglia di « scarpinare »
per le nostre valli, attraversare
i colli e scalarne le cime, ha oggi uno strumento nuovo a sua
disposizione, un prezioso compagno di escursioni e di ascensioni. Intendo dire del volumetto
(tale diminutivo vai per il formato, e non certo per il contenuto - oltre 450 pagine) sulle
« Alpi Cozie Centrali », entrato
di recente a far parte della collana « Guida dei monti d’Italia »
edita dal Club Alpino Italiano e
dal Touring Club Italiano : sono
in programma i due volumi sulle Alpi Cozie Meridionali e Settentrionali.
Un primo vuoto è stato colmato, nella collana che comprende ormai la quasi totalità
dei monti e delle valli dell’arco
alpino : e ci rallegriamo perché
il primo dei tre volumi sulle
« Cozie » è quello che tratta della nostra zona.
Autore del volume figura, giustamente, sempre Eugenio Ferreri, cui si deve la vecchia, ormai
introvabile guida, pubblicata dopo la prima guerra mondiale
dalla Sezione di Torino del C.A.I.
Giustamente, perché, pur con
gli aggiornamenti e le preziose
integrazioni, dovuti a Pietro Losana, Roberto Aruga, Severino
Bessone, Alberto Fornerone e
Luigi Vignetta, l’impostazione
dell’opera, il criterio di suddivisione in gruppi e sottogruppi,
son rimasti in buona parte quelli
originali ; ed è gesto apprezzabile quello degli amici che hanno curato questa pubblicazione
di aver voluto conservare alla
guida il nome del suo primo autore.
Il volume considera le Alpi Cozie dal Colle delle Traversette
(in Valle Po) al Colle del Monginevro (in Val Susa).
Dopo una parte con cenni generali sulle escursioni ed ascensioni di maggiore interesse, sulla storia alpinistica, geologia, flora e fauna; altra sulle vallate e
vie di accesso ; altra ancora sui
rifugi e punti di appoggio ( quanti sorti dopo la vecchia guida del
Ferreri!), il volume, per la parte alpinistica, si suddivide in
cinque sottogruppi: Granerò Frioland; Bucie (ma si dirà proprio cosi? chi lo chiama Boucie,
chi Boucier — cosi il vecchio
Ferreri —, chi Bouchet — cosi i
francesi —) dicevo dunque Bucie - Cornour, Queyron - Albergian - Sestriere; Assietta - Rocciavré; Ramière - Merciantaira
(quest’ultimo sottogruppo nella
vecchia guida del Ferreri era
considerato in altro volume).
La guida è arricchita da nitide cartine topografiche, da schizzi e fotografie con tracciate le
vie di accesso alle cime, che nel
testo recano indicazioni utilissime (in una terminologia e con
una scala rinnovate) sui vari
gradi di diflicoltà.
Altro pregio di questa edizione,
così, ampiamente riveduta, corretta, arricchita (tra l’altro la
vecchia guida non considerava
tutta la parte sciistica e sci alpinistica qui esaurientemente trattata) sta nell’avere un... respiro
« internazionale » ; sono così descritti itinerari. che prendon le
mosse dalla vicina Francia, e indicate ascensioni su vette oltre
frontiera (es. Pie de Rochebrune). Proprio perché nessuno come l’alpinista mal digerisce le
« spartizioni » del « suo » mondo
e avverte, al disopra delle divisioni imposte dagli uomini, la
meravigliosa unità del creato,
che nella montagna ha una delle manifestazioni più esaltanti e
suggestive.
Un grazie dunque, a tutti gli
amici che han lavorato per darci la bella guida delle Alpi di casa nostra ; e, col volumetto di solida tela grigia in tasca, «benne
route » a quanti, giovani e anziani, volgeranno i loro passi verso
le cime che fan corona alle nostre città o sovrastano i nostri
villaggi.
Ettore Serafino
SERVIZI PUBBLICI DEL PINEROLESE
Quali controlli per le
apparecchiature sanitarie
« Efficienza militare, deficienza
pubblica ». Due realtà del nostro
tempo, presenti anche qui, alle
valli e che non posso fare a meno di rilevare.
La prima è garantita da una
burocrazia tra le più efficienti che
prende il nome di « norma Mil ».
Sotto questo marchio sono le apparecchiature, gli strumenti, « i
marchingegni » che servono al
collaudo di particolari a specifica militare.
Ogni marchingegno è soggetto
a certificazione con tanto di targhetta, data di controllo e data
di scadenza che può essere da
2-3 a 6-12 mesi.
La seconda realtà riguarda i
servizi pubblici. Esempio: l’ospedale. Anche qui ci sono apparecchiature molto importanti.
Ma sono anch’esse soggette a
norme di costruzione, manutenzione e controllo periodico?
Prendiamo come esempio le incubatrici, atte a mantenere la
temperatura e l’umidità costante
per il neonato giacente. Se i dispositivi di sicurezza e di allarme
non funzionano il bimbo « può
finire arrosto ». Quante volte è
già successo? Viceversa se man
ca corrente, al limite un raffreddore o una polmonite possono
colpire il neonato.
I filtri per l’aria vanno sostituiti periodicamente, raccomanda
il costruttore, è stampato in basso stilla macchina in esame.
Anche qui c’è una targhetta
ma sulla macchina ohe ho avuto
occasione di osservare essa era
strappata a metà, la data non si
leggeva più.
Grazie al buon senso ed all’amore delle puericultrici si attenua di parecchio la percentuale
di pericoli accidentali.
La prima realtà è logica di legge, logica costituita che va rispettata secondo un codice all’ombra della morte.
La seconda realtà è logica di
vita, logica volontaria delle puericultrici, ma è anche negligenza
dei responsabili che dovrebbero
applicare una norma efficiente,
di controllo come nella prima
realtà, ma sempre nella luce dell’amore.
V. T.
NO ALLA CENSURA
Caro Direttore,
vedo da quanto pubblicato sul n. 14
che alcuni miei scritti hanno turbato
la quiete della Sig.ra Tron Lami e vorrei dare In merito alcune delucidazioni:
innanzitutto è stato annunciato poco
tempo fa dal nostro settimanale che il
gruppo U.C.D.G. a cui appartengo avrebbe svolto un'inchiesta amichevole tra
le donne delle vallate, non capisco dunque perché una mia intervista desti
perplessità. Da anni intervisto donne
alle prese con seri problemi o che hanno riflessioni significative da comunicare; queste amiche accettano liberamente di parlare con me e scelgono personalmente lo pseudonimo dietro cui celarsi, se lo desiderano; non ci vedo
niente di riprovevole. Non mi pare strano che un giornale come 1'“ Eco », moderno e attento a tutti gli aspetti della
vita sociale, conceda di tanto in tanto
spazio a testimonianze autentiche e sofferte; certo, a volte dai miei articoli
emergono delle verità che possono non
piacere, ma credo di avere anch'io il
diritto di esprimermi. Perché una modesta inchiesta sulla condizione femminile alle valli dà così fastidio? Forse perché salta fuori che anche nei
nostri paesi si annidano pregiudizi, prepotenze e maschilismo, ma non sarà
tacendo che miglioreremo la situazione,
bensì prendendo atto della realtà.
Quanto al titoli, mi sembra che la redazione ne abbia sempre scelti di calzanti e appropriati e di questo sono
tuttora grata agli amici redattori; del
resto, non è il titolo, ma il contenuto
che conta in un articolo. Come collaboratrice, 'non mi sembra bello voler inquadrare ogni intervento che compare
sul giornale in ranghi ben delimitati;
credo sia più umano e naturale lasciare
spazio alla spontaneità, alla voce dei
lettori, alle considerazioni dei fratelli
che hanno da dire qualcosa di importante, anche quando le loro affermazioni non provengono da una cattedra;
non è detto che solo chi è munito di
laurea sappia scrivere. Chi invoca rigore, quasi censura, da parte della’ redazione per ciò che riguarda gli scritti
altrui, mi fa pensare a un ben triste
ventennio in cui la censura era di moda: i tempi, grazie a Dio, sono cambiati. Chi è in disaccordo con una serie
di articoli e di interviste può senz'altro
dissentire, scrìvere a sua volta cose
alternative, ma non cercare di soffocare 0 di far soffocare la voce non gradita. Tengo a precisare, modestamente,
che a parecchi lettori i miei interventi
piacciono e che molte donne condividono le idee che ho recentemente esposte: capisco che ad alcuni « Donne e
Chiesa » risultasse più gradito, anch'io
l'ho apprezzato assai, ma nella vita del
singolo non c'è solo la religione e il
rapporto con la Chiesa, questo è un
dato di fatto; non possiamo giungere a
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Dio scavalcando e ignorando i problemi
quotidiani e scottanti dei nostri fratelli.
Del resto, nella grande famiglia delI'« Eco » c’è posto per tutti: teologi,
professori, femministe, obiettori di coscienza, e, se Dio vuole, anche per me
che scrivo da molto tempo.
Cordialmente.
Edi Merini
P.S. - Tengo a precisare che non nutro alcun particolare risentimento nei
confronti della Sig.ra G. T. Lami.
IN DISACCORDO
COL PROF. PEYROT
Le affermazioni del prof. Peyrot in
occasione delVincontro del 15 u.s. sulla
situazione verificatasi nelle scuole elementari del pinerolese in seguito càie
nomine di insegnanti supplenti per la
religione cattolica hanno sconcertato
un huon numero di insegnanti e genitori.
Ci scrivono infatti da Pinerolo:
cc ... Le sue argomentazioni, che in
un primo momento sono state da noi
ritenute provocatorie, hanno quanto^
meno .sconcertato gran parte dell^uditorio. Infatti non ci si adottava certamente che a degli insegnanti evangelici venisse proposto di impartire Tinsegnamento religioso, ovviamente secondo la catechesi cattolica, come previsto dai vigenti programmi scolastici.
Secondo il punto di vista deH’oratore if tutti » i maestri sono idonei al
suddetto insegnamento in quanto hanno conseguito l’abilitazione magistrale.
Non stiamo qui ad elencare le varie
posizioni emerse nel dibattito, ma teniamo soltanto a chiarire ulteriormente
le nostre convinzioni al riguardo.
Ci domandiamo, da insegnanti evangelici credenti, come sarebbe possibile
conciliare la nostra fede con un compromesso di questo genere, né peraltro
sarebbe dignitoso professionalmente.
Dal punto di vista del (c cittadino b
evangelico ci pare sia finalmente giunto il momento di batterci, anche attraverso lo strumento delFesonero dì insegnanti ed alunni, per una scuola laica, se è vero quanto abbiamo rivendicato nelle Intese. Esse infatti sono un
modello di rapporto con lo Stato di
estrema chiarezza ed indipendenza : non
ci interessa crearci uno spazio nella
scuola né difendere quello altrui. Ben
altre sono le sedi dove sì educano i
ragazzi alla fede!
Pertanto la strada indicata dal Peyrot ci pare la meno adatta per giungere al superamento dell’attuale situazione che altro non è che l’attuazione di leggi vecchie di olire mezzo secolo ».
La Commissione educazione e
istruzione delta Comunità di
Pinerolo.
Oggi
e domani
Segnalazioni
TORRE PELLICE — I soci della Cooperativa operaia di consumo sono convocati per il 30 aprile alle ore 21, presso il salone della Società di Mutuo Soccorso via Roma 7, per l'esame del bilancio del 1981 e il rinnovo delle cariche sociali.
Concerti
TORRE PELLICE — Domenica 2 maggio alle ore 17 presso il salone dell'Hòtel Gilly avrà luogo la premiazione del
r concorso pianistico nazionale • K.
Czerny ».
Conferenze
PINEROLO — La commissione femminile del PCI organizza per lunedì 19
aprile ore 21 (locali del quartiere San
Lazzaro, Via dei Rochis 3) un dibattito
sulla proposta unificata di legge contro
la violenza sessuale. Terrà la relazione
introduttiva Fon. Luciano Violante.
11
16 aprile 1982
cronaca delle Valli 11
Cara magna Linota,
ho letto il « Credo » - Le donne esprimono la fede (Eco del 5.3)
e devo dire che sono rimasta interdetta. Sono giovane, donna e
non certo antifemminista; già da
tempo avevo sentito discussioni
sul ruolo di « donne e uomini
nella società» (forse ho sbagliato a non parteciparvi), ma sin
da allora ero rimasta piuttosto
perplessa, come per il « problema dei giovani nella Chiesa ».
Sembra che uomini, donne, giovani, bambini, siano mondi a sé
anche in quella che dovrebbe essere una Comunità. Quando penso alla Comunità, io penso ad
un insieme di credenti, tutti uniti, come dice la fine di quel
« Credo »:
...« Credo nella pienezza del Salvatore, nel quale non c’è Giudeo
né Greco, né schiavo né libero,
né maschile né femminile, perché noi siamo tutti uno nella salvezza ».
A questo punto non capisco
più tutta la prima parte, che trovo in assoluta contraddizione con
questo finale. Mi è par^o di trovarvi (posso pure sbagliare, non
so) un «culto» della donna. Se
finora la donna è stata repressa
socialmente, « usata come oggetto » eccetera, non trovo giusto
che la reazione sia schiacciare e
sorpassare il ruolo dell’uomo. Se
non esiste né Giudeo né Greco,
non esiste né maschile né femminile perché davanti a Dio siamo tutti uguali. E allora come
giustificare un « credo » selettivo?
Alcuni anni fa, a scuola, avevo
svolto con i miei alunni un lavoro sul fascismo, ed eravamo
giunti all’analisi del «credo fa
scista » recitato dai figli degli
Italiani in Tunisia:
« Io credo nel sommo Duce
creatore delle camicie nere e in
Gesù Cristo suo unico protettore. Il nostro Salvatore fu concepito da buona niaestra e laborioso fabbro. Fu prode soldato,
ebbe dei nemici. Discese a Roma: il terzo giorno ristabiVt lo
Stato, salì all’alto ufficio. Siede
alla destra del nostro Sovrano.
Di là ha da venire a giudicare il
bolscevismo. Credo nelle savie
leggi, la comunione dei cittadini, la remissione delle pene, la
resurrezione dell’Italia, la forza
eterna, così sia »• .
A prescindere dall’ideologia di
base, mi sembra che fondamentalmente, nei due casi, il « Credo » venga usato, cambiato,
strutturato a piacere nostro. Se
siamo un’unica comunità di credenti, una Chiesa, nelle nostre
preghiere non siamo né uomini,
né donne, siamo, tutti, un tutto,
insieme. Possiamo sì prendere
posizione prò o contro determinate situazioni particolari, ^ evidenziare la parità di diritti, il diritto alla non-violenza fìsica e
il rifiuto della donna-oggetto. Ma
di R a formulare una preghiera
in cui la donna è portata avanti
in modo così parziale c’è un salto, che mi sembra assolutamente
sbagliato.
Quando scoprii il « credo fascista » rimanemmo senza parole, sia io, sia i miei alunni. Dicevamo: « E’ una bestemmia ».
Che uno difenda la propria ideologia e voglia creare una « fabbrica degli applausi » forse è pure comprensibile. Ma « usare »
Dio per giustificare una tendenza, di qualsiasi tipo, buona o cattiva, mi sembra bestemmiare co
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munque, mi sembra una presa
in giro per i credenti.
Io non so se questo « credo
femminista » sia stato scritto per
suscitare una reazione, in positivo o in negativo. Non so se sia
sentito o polemico. In ogni caso
la mia reazione negativa c’è ed
è molto forte. Assai più valide e
costruttive ho sentito dentro di
me le « Riflessioni di un uomo »,
che seguivano il suddetto « credo ». Vi si pone il medesimo problema, a mio parere, ma sempre
in modo cristiano, umano, più
dolce, più sentito, più serio. Mi
ha colpita positivamente, mi ha
detto qualcosa, mi ha fatta partecipare direttamente e vivamente al problema.
Non affermo il « Credo » come
una formula sacra e infallibile;
ma, quando prego, lo dico cercando ogni volta di capire e sentire dentro di me ogni frase che
affermo, e già trovo difficile mettere ogni volta a fuoco e aver fede sempre in quel che dico. Mi
trovo ora davanti a due credi,
miti e culti che usano, se ho ben
capito, il nome del Signore (anche con fede, non posso certo
negarlo) ma con parzialità. Se
non erro, di sabato Gesù guarì
anche uomini, e non credo che
nella situazione attuale della
Chiesa, che io ritengo in crisi,
sia rilevante il ruolo uomo-donna, quanto piuttosto il rinnovamento spirituale e la fede di tutti i credenti.
Simonetta Colucci Ribet
Cara Simonetta,
ti ringrazio. Quella preghiera
mi aveva lasciato un'impressione di malessere per le stesse due
ragioni che dici tu, se le ho ben
capite (scusami, ma scrivi in un
modo un po’ difficile per la gente come me). Anche a me sembra una bestemmia che si prenda dalla Bibbia quel che serve
per un discorso che si aveva già
in testa prima di aprirla. Penso
che dobbiamo leggerla preparati
a vederci scombussolare le idee
di cui eravamo più sicuri.
E poi mi rattrista che oggi noi
donne facciamo qualche volta il
medesimo sbaglio che già troppo
spesso hanno fatto quelli che si
ribellavano ad un’ingiustizia,
cioè cercare di buttar giù il prepotente, per poi fare come lui.
Questa non è giustizia; e tanto
meno amore. (Ma adesso non
vorrei che fossimo noi due ad
esagerare nella condanna...).
Magpia Linota
Le lettere a Magna Linota, vanno indirizzate a Eco delle Valli Valdesi, casella postale. 10066 Torre Pellice (To).
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L. 10.000: Dio è amore; Ribetto Olga,
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L. 150.000: Le fam. Lodi e De Martiis,
Luserna S. Giovanni, in memoria di
Egle Raisi Lodi.
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Rinaldo (4 vers.): Danna Giovanna e
Nino (2 vers.); Vola Luciana (3 vers.):
N. N. (4 vers.); Gaydou Emilio, Gaydou
Emma, Pons Odln Olga.
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in memoria di Rinaldo Rivoira.
(c ... nella calma e nella fiducia
starà la vostra forza »
(Isaia 30 ; 15)
Il 5 aprile, all’età di 76 anni, è entrata nel riposo del Signore
Hilda Hurzeler n. ReveI
Fidenti nelle promesse divine ne
danno partecipazione il marito Jean, il
figlio Franco con la moglie Marylise
Cortay e i piccoli Aline e Florian, le
sorelle Elsa col marito Domenico Abate, Delia col marito Umberto Bert, Dora col marito Jacques Picot, i cognati,
le cognate, i nipoti e familiari.
La Cheneau - 1261 Gingins (Svizzera)
E’ Vaia di un angelo muto
che batte, che batte...
E’ ungala leggera
che sfiora il tuo volto già stanco...
che forse t’invita
a un volo radioso
splendente
in un tramonto rosato...
Un volo sfiorante
lontani orizzonti infiniti.
Silvia
Silvia Meille
Maestra e scrittrice — Medaglia
d’oro della Pubblica Istruzione — ci
ha lasciato.
In cristiana speranza la ricordano,
con le sue parole, i fratelli Alma
e Valdo, i nipoti e parenti tutti.
La famiglia ringrazia, per la loro
preziosa assistenza, i pastori T. Soggin,
G. Tourn e S. Zotta, i medici e tutto
il personale delFOspedale Valdese, i dirigenti della C.I.O.V.
I funerali hanno avuto luogo nel
Tempio valdese di Torre Pellice. La
famiglia è grata a coloro che vi hanno
fraternamente partecipato.
AVVISI ECONOMICI
CERCASI coppia, marito autista domestico, moglie tuttofare, per zona
collinare Moncalieri da giugno ad
ottobre. Oppure donna con patente
e buona cuoca. Telef. ore pasti
011/88.25.66.
USL 42 - VALLI
CHISONE-GERM ANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde].
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 18 APRILE 1982
Perosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 18 APRILE 1982
Luserna San Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
12
12 uomo e società
16 aprile 1982
I DATI DEI CENSIMENTI - 1
UN INTERVENTO DI VINAY AL SENATO
Check-up dell'Italia
Ogni 10 anni il nostro paese è
sottoposto ad una rigorosa analisi da parte del nostro istituto
nazionale di statistica (ISTAT)
attraverso un censimento generale che riguarda le abitazioni e
la popolazione (censimento demografico), l’industria, il commercio, i servizi, l’artigianato
(censimento industriale) e l’agricoltura (censimento agricolo).
Scopo di questa operazione è
conoscere meglio la realtà del
paese, le sue caratteristiche
strutturali, al livello più dettagliato possibile (il censimento si
fa comune per comune) per ottenere delle informazioni necessarie per le varie programmazioni che lo stato, le regioni, i comuni, ma anche le industrie e
gli operatori economici devono
effettuare.
I primi due censimenti sono
stati effettuati nel mese di ottobre dello scorso anno, mentre
quello agricolo è previsto per
quest’anno.
A distanza di pochi mesi dalla
sua effettuazione disponiamo già
dei primi risultati parziali dei
censimenti.
Con questa serie di articoli
presenteremo alcuni dei dati più
significativi risultanti dai censimenti.
Il censimento
industriale
Alla data del censimento (2610-’81) il sistema industriale,
commerciale e dei servizi contava 2.71.5.615 imprese, suddivise in
3.404.936 unità locali (stabilimenti, uffici, negozi, laboratori, ecc.)
con 11.077.533 addetti complessivamente. Rispetto al censimento
del ’71 si ha un aumento del 40“/o
del numero delle imprese e del
44" 0 del numero degli addetti.
(Ma questi primi dati vanno considerati con cautela a causa della non perfetta omogeneità coi
sistemi di rilevazione del ”71).
A livello dell’industria si ha
im aumento del 33,8»/o del numero delle imprese (che passano
da 710.001 a 950.034) e deiril,l"/o
del numero degli addetti (che
passano da 6.637.794 a 7.071.492).
Si ha così una prima conferma
sul fenomeno del decentramento
Comitato di Redazione; Franco
Becchino, Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostah, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GiAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
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• La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175. 8 luglio 1960
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
produttivo che si è realizzato in
questi 10 anni. Ne consegue una
riduzione della dimensione media delle unità locali che nell’81
è di 7,4 addetti contro i 9 del ’71.
Per quanto riguarda il settore
commercio si è rilevato un aumento dell’ll,8"/o nel numero delle ditte (che passano da 1.371.672
a 1.533.770) e del 18,6”/c nel numero degli addetti (che passano da
3.067.320 a 3.636.732).
Contrariamente alla industria
nel settore commerciale si ha
un lievissimo aumento del numero medio di addetti per impresa che raggiunge nell’81 il numero di 2,4 contro i 2,2 nel ’71.
In un prossimo articolo analizzeremo le variazioni territoriali rilevate nel censimento industriale.
a cura di Giorgio GardioI
AGAPE - Equipes Ouvrières Protestantes
Lavoratori, sindacato
di fronte alla crisi
Da 8 anni Agape e le Equipes Ouvrières Protestantes organizzano un incontro annuale che si svolge alternativamente in Italia e in Francia e che è dedicato all’esame delle problematiche politiche, sindacali e di fede dei lavoratori.
L’incontro di quest’anno vedrà la partecipazione anche
di lavoratori spagnoli.
Il programma:
Giovedì 29 maggio :
ore 14; arrivo al CART, Sommières (Sud della Francia
in Camargue);
ore 15; prof. Michel Crespy (docente di sociologia della politica all’Università di Montpellier) ; « La Francia,
Un anno dopo reiezione di Mitterrand » ;
serata libera.
Venerdì 21 maggio:
ore 9 - delegazione italiana; «I lavoratori italiani e il
rinnovo dei contratti » ;
ore 15 - discussione generale ; « Il sindacalismo europeo
nella crisi economica »;
ore 20.30 - delegazione spagnola ; « Spagna : i problemi
della democrazia ».
Sabato 22 maggio;
ore 9 - past. Jean Alexandre: «La storia sociale del popolo della Bibbia» (studio biblico);
pomeriggio; Gita alla scoperta della Camargue o al
mare.
Domenica 23 maggio;
ore 9; Discussione generale. Conclusioni e proposte per
il prossimo anno.
0 II costo dell’incontro è di lire 50.000.
• Per il viaggio sono previsti 3 minibus per un totale di
25 posti che partiranno rispettivamente da Pinerolo (via
dei Mille 1) e da Cinisello (via Montegrappa 62 b) alle ore 5
di giovedì 20 maggio. Il ritorno è previsto per le ore 23 della
domenica. Il costo di tale viaggio è coperto da un contributo
dello European Contact Group on Church and Industry.
• Per iscriversi: rivolgersi a Segreteria di Agape - 10060
PRALI - tei. 0121/8514 (posti limitati a 25). Agli iscritti
sarà inviato del materiale preparatorio curato dal Cesp di
Pinerolo.
Doni Eco-Luce
DA L. 1.000
Biella: Morel Vittorio — Bovile: Peyrot Julie, Peyrot Luigi — Brosso: Massei Ero. — Caprona: Petitti Giov., Garafunis Nicola, Gavazza Samuele — Chiotti
Barus Adolfo, Peyronel Cesare — Combagarino: Bounous Clementina — inverso Rinasca: Chambon Aldo — Luserna:
Morel Roland Elvina, Gaydou Gay Emma, Rostagnol Felina, Catalin Gönnet
Susanna— Massello: Tosetti Piera —
Milano: ReveI Madeleine — Perosa:
Griglio Adeiina — Pomaretto: Boschera Pierangela — Perrero: Barus Alberto
— Pozzaglio: Prosi Giovanni — Pordenone: Taverna Lionello — Reynaud:
Bertalot Enrico, Peyronel Renato — Roma: Sbaffi Laura, Giovannini Gino, Antonelli Elsa — Rorà: Morel Emilda — Riclaretto: Rostan Luigia —- Savona: Leuzzi Giovanna — S. Secondo: Rochon Rolando, Rostagno Giusepoina — Torino:
Onnis Marco, Lorenzatto — Trossieri:
Rostan Luigi, Massel Carlo — Villar
Pellice: Rivoira Malan Elena — Villasecca: Rostaing Alma, Leger Mirella.
DA LIRE 2.000
Bricherasio: Grosset Claudio.
DA LIRE 4.000
Feionica Po: Zancuoghi Ondina.
DA LIRE 5.000
S. Maria Capua Vetere: Storino Ma
rio — S. Pietro in Bagno: Samori-Ceseri Vincenza. •
DA L. 6.000
Biandronno: Arcar! Guido — Caprona:
Platavia Angelo — Coilegno: Maccarino Gioele, Magnano Mario — Gavardo:
Mazzoli Elsa — Lucca: Musella Giovanni — Pinerolo: Pittino Umberto — Milano: Ardemagin Pietro — Riclaretto:
Peyronel Fanny — Villar Pellice: Bouissa David — Cantalupa: Rostan Roberto
— Codoneghe: Maggiore Liviana,
SOSTENITORI
Cinisello: Circolo Lombardini — Altececcato: Campbel Donald — Gavardo:
Fabbri Paolo — Firenze: Costa Mirella
— Padova: Presciutti Ivette — Milano:
Rochat Renata — S. Pietro in Bagno:
Samori Ceseri Vincenza — Savigliano:
Jansen Jos — Torino: Rivoira Luciano
— Torre Pellice: Giordan Roberto —
Verona: De Ruepprecht Ernesto — Vasto: Oliva Nicola — Vittoria: Mingardi
Artura — Valenza: Fracchia Sergio.
ALTRI DONI
S. Germano Chisone: Ribet Federico
L. 10.000 — Bassignana: Leva Bruna L.
11.000 — Ginevra: Raymond Nella L.
21.000 — Kollmar: Muller Luisa L, 25.000
— Torino: Bisi Tamara L. 30.000 (è dono
e non sostenitore).
La terza via sia
il dono di se stessi
Nel quadro del dibattito parlamentare del 1° aprile circa l’ammissione della Spagna nella NATO il senatore Tullio Vinay ha fatto
un lungo intervento di cui riprendiamo di seguito stralci significativi. Vinay dopo avere ricordato i rischi e i limiti che un’eventuale
ammissione della Spagna alla NATO potrebbe rappresentare ha
spostato l’asse del dibattilo sulla più vasta problematica della guerra e della pace nel nostro mondo, auspicando di giungere al più
presto ad un confronto su questi temi « al di fuori degli schemi
abituali dei partiti ».
Vinay si è chiesto, tra l’altro:
« ... il Governo vuole la pace o
vuole preparare la guerra? Se
vuole la pace, lo dimostri con
azioni conseguenti, con decisioni
distensive, con la ricerca del dialogo a tutti i costi anche con le
nazioni che ci voltano le spalle,
anche con quegli "amici” che perseguono la guerra. Lo dimostri
con scelte precise ed oneste. Se
vuole preparare la guerra, non
ha che da continuare così, ma il
popolo italiano deve saperlo a
chiare note, fuori dai discorsi mistificanti di difesa. Ma quale difesa? La guerra è oggi ancora un
mezzo di difesa? Vorrei che su
questa domanda si riflettesse;
quando le armi attuali distruggono invasori ed invasi, nemici
ed alleati, questa è ancora difesa? ».
Passando poi a valutare l’attuale politica governativa Vinay
ha dato una testimonianza personale:
«...parlo come credente perché non si può dividere nell’uomo il momento della fede da
quello delle scelte e delle decisioni politiche. Spero che questo discorso non vi disturbi. Mi rivolgo innanzitutto a quel partito che
vuole una politica di ispirazione
cristiana. Posso vedere dunque il
problema sub luce Christi? E allora, in primo luogo, non è' forse
specifico dei cristiani il ministerio della riconciliazione? Non occorre che a voi citi l’apostolo
Paolo. Proprio i cristiani non debbono lasciare nulla di intentato
per una distensione che favorisca
il colloquio e la riconciliazione.
In secondo luogo, in Germania
oggi si dice; è meglio rossi che
morti. Nulla da obiettare a ciò.
Comunque, come cristiani, possiamo dire; meglio morti che assassini. Recentemente alla televisione l’inventore della bomba N
— credo che si chiami mister
Cohen — replicava, a chi gli parlava della micidialità di quell’arma anche fra i civili, dicendo:
’’tanto sono nemici”, come se i
nemici non fossero persone come noi, con gli stessi sentimenti,
gh stessi affetti e gli stessi bisogni. In terzo luogo, si dice che i
russi ci invaderanno. E allora a
noi cristiani cosa dice l’Evangelo? ’’L’amore caccia via la paura”. Se verranno — e questa ipotesi è meno probabile di una
guerra atomica in questo ultimo
scorcio di secolo — se verranno
questi avversari, saremo con loro nella lotta per la libertà, per
la democrazia, accanto più che
mai ai dissidenti come Sacharov,
per una democratizzazione della
vita dal di dentro e non dal di
fuori.
Voi direte che questa è utopia.
Sì, colleghi, è utopia, ma il messagsio evangelico era considerato
fin dal primo secolo pazzia per i
greci e scandalo per i giudei. Utopia dunque, ma l'utopia non è
l’irrealizzabile, bensì il non ancora realizzato. E i cristiani debbono essere tesi verso il futuro,
verso un mondo nuovo, verso il
novum Christi.
E adesso una parola ai miei
compagni comunisti con i quali
condivido il 95 per cento della
prassi del partito al quale si deve pur sempre riconoscere di essere la spina dorsale della sinistra in Italia, e non che siano
meno cristiani. Voglio nremettcre che qui il problema di oggi
non è sottaciuto, ma sempre presente.
Si dice infatti che la politica è
l’arte del possibile, ma questo
possibile è caratterizzato da una
infinita sequela di esperienze e
di dati che il passato ci ha trasmesso. Ora invece è necessaria
la ricerca del nuovo assoluto che
mi sembra più realistico di quello fornitoci dal passato perché
sono proprio i dati del passato
che ci hanno condotto a questa
situazione senza uscita del mondo di oggi.
Sarete d’accordo con me, compagni comunisti, che non si può
essere rivoluzionari finché siamo
idolatri delle esperienze e dei fatti. E’ giunto il momento in cui
occorre liberarci dal passato e
da tutte le sue catene per puntare verso l'assolutamente nuovo,
è giunto il momento in cui l’utopia è più realistica e più razionale di tutta la nostra saggezza. Anzi sono personalmente giunto alla speranza che sii uomini, alla
fine di questo millennio, stanchi
delle loro esperienze negative si
volgano verso la via che Cristo
ci ha indicato, la via dell’amore
per gli altri e non per se stessi,
perché soltanto questo amore
può edificare.
Voi palate di terza via. Va bene, però la terza via non deve
essere una via di mezzo tra le altre due, deve essere una via assolutamente nuova, senza residue
aderenze al passato. Per me la
via è nel dono di se stessi, perché
gli altri vivano. Cristo ha detto
che ’’chi vuole salvare la sua vita
la perderà, chi la perderà la ritroverà" e questa parola è fortemente politica anche oggi. Non è
religione, è una parola politica.
Bisogna saper perdere la vita per
trovarla, bisogna saper donarsi
perché il mondo viva. Anche il
compito della Chiesa, in fin dei
conti, è di morire perché il mondo viva, perché il peccato della
Chiesa è l’istinto di conservazione. Indico anche a voi, cari compagni, questa via. Non si possono, secondo me, saltare queste
considerazioni se ci si vuole pronunciare per o contro l’ammissione della Spagna alla NATO. E’
un fatto limitato, ma per decidersi occorre sapere dove si va, avere una bussola che ci dia la’direzione di marcia, come usava dire La Pira.
Termino dicendo che il Vangelo afferma che ”si volgeranno tutti verso colui che hanno crocefisso”. Io personalmente, con grande sjDeranza, sto attendendo che
i politici onesti di ogni parte riconoscano l’enorme validità e
unicità politica del messaggio crisfi'ano della politica dell’agape,
cioè dell’amore per l’altro, anche
per il nemico, e ciò solo può portarci alla salvezza del mondo ».
OFFERTA
Il primo numero de » l’Echo
des Vallées vaudoises » del luglio 1848, in ristampa anastatica,
è spedito in questi giorni in omaggio a quanti hanno sottoscritto un abbonamento sostenitore per il 1982.
Lo stesso fascicolo è disponibile per chiunque lo desideri e
voglia dare un concreto aiuto all'Eco-Luce versando L. 2.000 sul
conto 327106 (specificando «Echo
1848 »).