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LA BUONA NOVELLA
Si distribuisce ogni Venerdì. — Per caduu Numero centesimi 10. — Per cadmia linea d’inserzione centesimi 20.
Condi^eioiii d’Associazione:
Per Torino — Un Anno L. 5. — Adomicilio L. 0 •
Sei mesi »9. — >3 fto
Tre mcsf >9« — > t 9&
— Pkovincik L. O 90.
— • 9 »4.
— • 9 AO.
Per Francia Srizzera franco a destinazione, e per riugliilterra fratu'o al confine lire 7 SC
per un anno, e lire & per sei mesi.
Le AAftOciazioni si ricevono; in Tonno airUfllKlo <lol (»loriiale,viu Valentino, ca»a
Bellora, N" i2, 3® piano; e dai FralrlH Piniira librai, via B. V. degli Angeli, cum Pomba.
»A Genova, alla l'appella Yaldcwc. mura di S. Chiaru.
Nell«* provincie, presAO tutti gli U/Jirii jmslali |H*r mezzodì Ktfjy/m,cbe dovranno ensore inviati
franco al Direttore della Hioia Novkli.a e non allrinienti.
AircKiern, ai seguenti indirizzi: dai sigtf. Nl»«belt e (', lihrai, 2i nerucrn-RtrcNt;
Parioi, dalla libreria C. Mtìyruci», rue Tronchrt, ‘i; dui sig. Pcyrot-Tinrl libraio; LiKotf;
dai bigg. Dcni« et I^eiit Pierre librai, rue Neuve, 18; GiNEV«A,dal »ig, K. Heroud libraio
Losatcia, dal sig. IMafontaine libraio.
LA QUESTIONE RELIGIOSA IN ITALIA
IL
Dovendo dire la nostra opinione sul modo
in cui viene dal Bianchi-Giovini apprezzata la
questione religiosa in Italia, noi non esitiamo
punto a riconoscere vero, istoricamenio parlando, la maggior parte fra le sue asserzioni
che abbiamo riportate. Ad eccezione forse dolla
spiegazione ch'ei dà dell'insuccesso della Hiforma in Italia, insuccesso che stimiamo abbia
ben altre cagioni di quelle accennate, noi crediamo che la parte istorica dello scritto in discorso sia pur troppo inespugnabile, perch’è
l’espressione esalta di quello che esiste. SI, egli
è vero, anzi verissimo, cho il cristianesimo, che
grazie al papato, si professa comunemente in
Italia, più che una religione di coscienza e che
questa miri ad assoggettarsi por perfezionarla
6 santificarla, è una religione di «ì consuetudine
e di gusto », alla quale non si domanda che
una cosa: « che piaccia e diletti ». Sì, egli è
voro, anzi verissimo, che nelle esterne sue manifestazioni, quella religione, più che l’austera
« sublime semplicità propria del cristianesimo,
richiama alla mente le sfarzose profanità del
paganesimo, il quale vinto soltanto nominalmente ed in apparenza, in realtà seguita, sotto
il vessillo stesso della croce, a muover guerra
a Gesù Cristo od alla sua dottrina. Si, egli è
vero, anzi verissimo, che l'opposizione che dal
maggior numero si fa al papato in Italia, più
«he quistione religiosa è quistione politica, politica più ancora che religiosa essendo l’istituzione che ha a capo il pontefice. Sì, egli 6 vero,
anzi verissimo, che per chi, non da lontano e
col prisma ingannevole della fantasia, ma da
vicino ed accuratamente si fa a contemplar l’Italia, invece di « un semenzaio di proseliti »,
come forse egli se la figurava, vi scorge più
che in qualunque altro paese d’Europa, i guasti
tremendi dello scetticismo, di uno scetticismo
tanto più diffuso 0 più profondamente radicalo, che gli mancava la possibilità di manifestarsi.
Sì, tutto questo è vero, come egli è vero ancora che la curiosità, il buon mercato, e ancho
■qualche volta, come accenna il Giovini, la
meschina soddisfazione di far dispetto ai preti,
avranno fatto la loro parte nella diffusione di
tante migliaia di Bibbie, avvenuta nel solo spazio di un anno; ed a chi accusasse il Giovini di
aver detto il falso o di essersi ingannato nell’asserire tali cose, potrebbe con ragione l’egregio scrittore ritorcerli l’accusa, come a quello
che se la merita del tutto.
Ma dove non possiamo più andar d’accordo
col Giovini, nò menarli buone le sue asserzioni
si ò quando egli passa ad esternare la sua
« compassione » per quei c buoni missionarii
€ protestanti », che, secondo lui, non sanno
un’acca di tutte queste cose, non le sospettano
neanco, ma scorgendo i dabhen uomini « che
t furono vendute tanto migliaia di Bibbie, no
« conchiudono che di tanto ha fatto progresso
« la parola di Dio ».
Davvero che quesla volta la compassione
del sig. Giovini, se pr«>ccdo da t un bon na€ lurel », il che vogliamo crederò, pure deve
dirsi sprecata; nello stesso tempo che ci porge
fondato motivo di meraviglia, come un uomo
dotato di tanta sagacità conosca così male, come
gl’individui così ancora le istituzioni di cui imprende a discorrere.
Infatti, cominciando dalle Società che si propongono lu diffusione delle S. Scritture, noi
avevamo beniì udito più volte irridere i loro
■ sforzi in quei medesimi termini adoprati dal
Bidnchi-Giovini, vale a dire come se si aspettassero che ogni Bibbia venduta dovesse fruttare
un credente, e quindi il numero dei proseliti
alla fede evangelica Io proporzionassero a quello
delle copie smerciate. Ma coloro che così schernivano erano preti, gente che ride a credenza,
gente d’altronde troppo danneggiata nei suoi
interessi dalla diffusione delle Sacre Scritture,
perchò si dovesse invidiar loro questo sembiante
di consolazione. Ma che di tali scherzi si faccia
complice una persona d’ingegno come il Giovini, questo poi non l’avremmo creduto ; e la
compassione di cui ci ha degnati ci fa un dovere
di gratitudine di dargli, sullo spirilo in cui le
società bibliche sono dirette, alcune brevi spiegazioni cho forse non li dispiaceranno.
Sappia dunque il sig. Giovini, che anzichò
nella mente dei direttori di lali società alberghi
la pazza credenza chc vien loro attribuita, egli
è con vedute afTatto opposte che attendono all’alto incarico loro aflldato.
Essi scorgendo come nel mondo fisico non
tutti i granelli che sono gittati in terra facciano
frullo, anzi, in molli casi, la minima parte ,
e ben sapendo dall’esperienza, e più ancora
da quelI’Evangelo che diffondono, che le condizioni di chi semina spiritualmente sono assai meno propizie ancora di quelle del campagnolo ; che quel terreno, che è il cuore dell’uomo, è terreno assai più ingrato, assai più
sterile di qualunque altro, lungi daU’aspettarsi
che lutto 0 solo la maggior parte di quello che
seminano abbia da far frutto, sanno e sono
persuasi cho non sarà cho la minima parto.
Ma nella stessa guisa che il coltivatoro <•
daH’esperienza indotto a persuadersi, che quantunque sia piccola la qunntilà di granelli che,
germogliando, fruttano, pure vi ha al postutio
profitto e anche gran profitto a seminare, così
i dilTonditori della divina Parola si persuadono
che Io stesso abbia ad essere di quella semenza
che essi vanno spargendo nel momlo. Molti granelli, la maggior parte prohahilinc^iite rimarranno improduttivi; forse ('he »u ci-nto Bibbie
venduto se ne troveranno appena dieci, forse
appena cinque, che facciano profiKo, menlre
le altre novanlacinque dovranno rp[)ularsi sprecate. Ma frullino quelle dieci o ancho solo
quelle cinque chc supponiamo, ed essi si stimeranno largamente compensati dei loro sacrificii,
perciocché queste dieci 0 cinque che avranno
fruttato, prima 0 poi faranno frullare ancho le
allre che pareano perdute, 0 quei pochi granelli
portandone, secondo la parabola, chi trenta,
chi sessanta, chi cento mostreranno agli occhi
meravigliati una messo abbondante su quello
stesso campo che si credeva condannato ad una
perenne sterilità.
Ecco in qual senso i seminatori evangelici
si rallegrano quando veggono dilTuse tante migliaia di copie della S. Scrillura in Italia. Non
già perchè stoltamente si persuadano che tulli
quelli che la comprano lo facciano per fini coscenziosi, nè che lutti sieno pronti a sottoporre credenze e vita agli insegnamenti dolla
divina Parola ; ma essi si rallegrano perchè
questa Parola è seminata, e perchè da Chi non
mente sono stati pronunciati questi detti sublimi : ( che siccome la pioggia e la neve scende
«dal cielo, e non vi ritorna, anzi adacqua la
« terra e la fa produrre.... così .sarà la mia Pa« rola.... ella non ritornerà a me a vuoto: anzi
€ opererà ciò che io avrò voluto, e prospererà
«in ciò perchè l'avrò mandata ».
In riguardò poi alle illusioni elio suppone
il Bianchi-Giovini si facciano i missionari
evangelici sulle vere disposizioni religioso dei
nostri connazionali, siamo obbligali a dirgli cho
il suo sbaglio su queslo proposito è ancho maggiore del primo, e che l’illusione, poiché d’illusione di tratta, non è certo da quella parte ch’ei
vorrebbe vederla. Chi scrive queste righe ò uno
di quei missionari per la bonarietà dei quali
il signor Bianchi-Giovini sento una così profonda compassione. Ebbene, lo stesso, più di
tre mesi fa, assai prima dunque che il Giovini
detta.sse il suo articolo, svolgea, in Parigi, alla
presenza di un numeroso consesso di cristiani
evangelici là convenuti da tutte le parti dei
mondo, quelle preciso idee che formano la so-
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stanza dello scritto in questione, e di cui abbiamo già detto, e ripetiamo, che le crediamo,
istoricamente parlando, inespugnabili!
« Ma dunque, ci si dirà forse, se cosi sentite,
« a che prò sprecare il vostro tempo e i vostri
« conati intorno ad un’opera che, da questi sin<s tomi stessi, dovete considerare come prema« tura non solo, ma impossibile , e non rivol« gere altrove i vostri sforzi pel bene?»
E certo che se noi camminassimo colla vista
sarebbe questo il partito a cui ci saremmo appigliati da molto tempo. Ma quivi comincia a
farsi sentire la gran differenza cho passa tra
il sig. Bianchi-Giovini e noi. Egli analizzando
ila queU’uomo sagace che è, lo stato morale
dell’Italia, e scorgendovi poca propensione ad
una religione seria e coscienziosa, quale è quella
cho viene proclamata dall’Evangelo, dico a coloro che si sforzano di propagarla: « Non lo
« vedete che non ce niente che fare per voi;
« che le vostre speranze sono illusioni ; che
« siamo ridotti dallo scetticismo all’impotenza
« di accettare i vostri insegnamenti? andatevene
«c dunque in buona pace e lasciateci essero quei
« semi-pagani che siamo stali, cho siamo e che
« saremo! »
Ma noi non ci possiamo risolvere ad accettare un tal consiglio, e perchè? — Forse perche
vi sia per noi un qualche materiale vantaggio
a seguitare come abbiamo cominciato? Forse
perchè molto presumiamo dello nostro forze?
Forse che ci possegga la stolta smania di far
parlare di noi ? o la pretensione più stolta ancora di giinriro i mali tutti della nostra Italia
con qualche specifico di nostra invenzione? —
■No, niente di tutto questo. Noi semplicemente
I BBiDiAMO ad un ordine cho ci è dato da Chi
ha più autorità per noi che tutti i sapienti ed i
potenti di queslo secolo. Iddio, che attraverso
secoli di orrende persecuzioni e con portenti
ripetuti, lia conservalo in mezzo di noi la sua
Parola, ci ha dello che la diffondessi.no, che
portassimo quell’Evangelo che è sentore di vita
ai figli di quelli slessi che lo tante volte ci
aveano portato la morte; o noi abbiamo udito
quell’ordino, e vi abbiamo ubbidito nella proporzione delle nostre forze, e vi ubbidiremo
ancora, sonza prenderci altrimenti pensiero degli ostacoli cho ci stanno davanti.
Noi siamo convinti, profondamente convinti,
cho so v’ha per la nostra Italia speranza di risorgimento, anche politico, essa sta in una accettazione schietta, coscienziosa, generale dell’Evangelo ; o per questo noi ci considereremmo
non solo como infedeli a Dio e disprezzalori
delle suo grazie, ma traditori alla patria, ai
concittadini, quando non evangelizzassimo. Si
verificheranno o saranno deluse le nostre speranze? Noi non diciamo che di queslo poco ci
cala, poiché anzi mollo ci cale; ma sappiamo
che qualunque cosa abbia da avvenire, Iddio,
;il quale solamente guardiamo, sarà glorificato
dalla nostra ubbidienza. E questo ci basta; e
questo è quello che ci darà animo a noi, che
non siamo niente, lo sentiamo, a noi che osteggiano del pari i satelliti di Roma ed i seguaci
(li una falsa filosofia, a proseguire nella via intrapresa, chiamando lulti, che ci vorranno dare
retta, alla conoscenza di «quell’UNICO Nome
e che sia stato dato agli uomini, con cui ci
<£ convenga di essere salvati »: Gesù Cristo ed
esso Crocefisso!
0 Inquisizione o Libertà di coscienza.
Sotto questo titolo la Stampa di Genova pubblicava, nel suo numero di martedì scorso, un
articolo nel quale i sacrosanti diritti della coscienza sono cosi nobilmente vendicati dalle
basse contumelie e dagli impudenti sofismi
del Cattolico, che non possiamo resistere alla
tentazione di riferirne il brano principale. Il
giornale della Curia avea detto che « la vera
« religione esclude necessariamente la libertà
« nel credere e nell’operare, poiché essa im« plica il domma e la morale ».
« D'accordo, risponde la Stampa, ma adagio :
noi non esaminiamo la libertà di coscienza nei
suoi rapporti col principio religioso cattolico,
ma nelle sue attinenze alla vita civile : non sosteniamo che il libero esame sia compatibile colla
fede nel domma, che sarebbe questa una disperata questione teologica, ma bensi che la legge
civile nulla ha da immischiarsi nelle questioni
di foro interno. Anche qui entra ad imbrogliare
le carte quel maledetto equivoco che svegliava
tanta ira in Despréaux, e cercheremo di dipannar la matassa cou quel buon senso che fa venir
le vertigini agli imbrogliatori cattolici. La tolleranza religiosa è una frase senza costrutto, anzi
una vera contraddizione in terminis, perchè ogni
credente reputa sè esser nel vero, e per converso
i dissidenti nell'errore ; bisogna dire per parlar
propriamente; tolleranza civile in materia di rcligione, il che significa: lo Stato ohe esige le imposte da tutti i cittadini, sien cattolici, luterani,
anabattisti od israeliti, non usurpa un potere che
non gli appartiene esercitando una incomportabile tirannide sulle coscienze e sui sentimenti
religiosi, e non interviene che quando questi
sentimenti si traducono in atti esterni pericolosi per la pubblica tranquillità di cui è custode
e vindice. Cosi intesa la libertà di coscienza è
un diritto civile, è anzi il più sacro, il più irrecusabile dei civili diritti. La potestà ecclesiastica
è padrona di applicare le pene spirituali a chi
non tien conto delle sue istruzioni ; ma lo Stato
peccherebbe d’incompetenza interloquendo nella
contesa fra l’autorità spirituale ed i fedeli. Qui
non vi ha strada di mezzo; o inquisizione o libertà di coscienza.
«O la legge dà una sanzione civile alle prescrizioni ed ai divieti della religione, e stabilisce
l’inquisizione; o non esce dai limiti delle sue
attribuzioni e rispetta e consacra la libertà. Nel
primo caso impone l’osservanza dei precetti e
castiga le trasgressioni; costringe i fedeli a recarsi alla messa, ed al catechismo come facevano i capitolari dei re Franchi, invigila perchè
uon si mangi di grasso il venerdì ed il sabbato,
nè si lavori alla domenica; punisce le eresie
come i delitti di Stato, e più ancora; in una parola, inculca col terrore ciò che la religione non
persuade , e per servirci di una frase canonica
quod non palesi sacerdos efficere per doctrinae sermonem, potestas hoc impleat per disciplinae ierrorem. Certo il ferro ed il fuoco sono i mezzi
più economici per convertire gli eretici, argomenti dei quali i più pervicaci riconoscono l’efficacia; ma allora come imprecare ai gentili che
cercavano di convertire i cristiani, predicanti
contro la religione dello Stato, assoggettandoli
a crudeli supplizii, e gittandoli pascolo alle fiere
nel circolo? perchè dir tiranni i governanti della
China, del Giapone e del Tonchino, che tutelano
in pari modo la religione avita? come domandar
tolleranza aH’esercizio della religione cattolica
colà dove è proscritta? e gridare contro la Russia eterodossa che perseguita i cattolici Polacchi? e contro i mussulmani che chiamano cani,
e trattano da cani i cristiani ?
« Nè venite a cantarci la solita canzone della
differenza che passa fra la religione vera e le
false; che se una sola è la religione vera, ciascuno che ne segua una delle infinite che han
culto di viventi, crede di essere in quella ed applica a danno dei principii vostri e della umanità
lo stesso vostro criterio. Ben è vero che riconoscete il secolo cosi poco propizio agli arrosti
umani, che non vi attentate giustificare l’inquisizione, ed anzi ne date la responsabilità alla potestà civile, perchè se i giudici del Santo Uffizi»
erano ecclesiastici, i manigoldi che torturavano
ed il boia che impiccava erano laici; ma pure
nou v’ha via di mezzo, e dovete, per esser logici,
od unirvi a noi per consigliare la tolleranza civile in materia di religione, o predicare il ritorno
all’inquisizione, e subire le conseguenze delle
vostre dottrine, confondendo lo Stato colla
Chiesa.
« E con quale vantaggio della religione? —
Quando Lodovico XIV, il grande donnaiuolo,
volle perseguitare gli ugonotti rivocando l'editto
di Nantes, e mandò i dragoni a convertir colle
sciabole gli eretici renitenti alle prediche dei
frati, Bossuet e Fénélon, gli diceano « che nes« suna potenza umana ha diritto sulla libertà del
« cuore ; che la violenza, invece di persuadere,
« fa degli ipocriti; che dare tali proseliti alla reti ligione, non è proteggerla, ma avvilirla ». —
In quell’epoca il principe, che era lo Stato, secondo un motto stupidamente orgoglioso, facea
le voglie della curia romana, abusando del suo
potere; non andò molto che il suo successore
abusò della forza contro la potestà ecclesiastica,
costringendo i preti ad amministrare i sacramenti ai Francesi che, ribolli alla bolla Unigenitus, n’erano dichiarati indegni dal vescovo.
Cosi il go%-erno di un re, perseguitava chi noa
credeva al papa, il successore perseguitava chi
obbediva ad una bolla del papa : sotto Luigi XIV,
s’impiccava Chomel e si obbligavano i protestanti
a ricevere i sacramenti; sotto Luigi XV, si fa(ieano bruciare per mano del carnefice le pastorali dei vescovi, e si costringevano cogli stessi
arcieri i sacerdoti ad amministrare i sacramenti
agli appellanti ammalati. — Tanto è vero che
l’arbitrio è il pessimo dei sistemi. e che dove
^on è libertà, ivi è confusione, contraddizione e
disordine ».
Ancora del viaggio del nostro Re
IN INGHILTERRA.
Fra gli innumerevoli indirizzi presentati al
nostro amato Sovrano dalle varie corporazioni,
municipii e società della Gran Brettagna, hanno
diritto ad una speciale menzione nelle nostro
colonne quelli dell’ Unione cristiana dei giovani, delle Chiese evangeliche indipendenti
dallo Stato e delle varie Società religiose del
Regno Unito. 11 primo essendo stato, colla risposta del Re, riferito da parecchi giornali e
dsill’Armonia segnatamente, che lo stampò a
guisa di arlicolo necrologico, tra filetti neri,
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come espressione del cordoglio cho le foce provare, noi non lo riprodurremo, ma sibbene gli
altri due che troviamo per disteso, insieme a
molti altri particolari interessanti, nel Christian
Times del 7 dicembre.
Ecco dunque il tenore del secondo indirizzo,
di quello cioè delle Chiese etangeliche indipendenti dallo Stato ossia dissidenti:
« Noi, componenti il Comitato delle deputazioni delle tre denominazioni dei protestanti dissidenti : Presbiteriani, Indipendenti e Battisti,
incaricato di proteggere i loro diritti civili, chieggiamo col massimo rispetto di accostarci alla V.
M. e di congratularci con essa del suo arrivo (come ospite della nostra diletta regina) in
questo paese, dove saranno da tutti apprezzati
gli sforzi fatti dalla V. M., iu mezzo a molta opposizione , onde assicurare a tutti i suoi sudditi i beneficii della libertà civile e religiosa.
« I dissidenti protestanti, lo di cui opinioni
noi rappresentiamo, sono stati perla prima volta
volontariamente organizzati come corpo rappresentativo, or sono cento anni, allo scopo di promovere l’abolizione delle restrizioni alla libertà
civile per motivo religioso , che ancora esistevano nelle nostre leggi, come rimasugli di una
invisa, parziale ed ingiusta legislazione. Lo spirito di libertà religiosa fortunatamente ha talmente progredito in mezzo di noi, che quasi
tutti gl’impedimenti all’uguaglianza civile, per
motivi religiosi, sono stati tolti ; e portiamo fiducia che quelli che ancora rimangono, presto
saranno scomparsi. Presentemente ogni uomo,
infra noi, può render culto a Dio, quando, dove
e come gli aggrada. Ogni congregazione di adoratori è in grado di procacciarsi una speciale
guarentigia contro qualsiasi disturbo, solo colrindicare il luogo delle sue raunanze. Qualunque
predicatore , qualunque maestro di religione è
libero di spiegare la Bibbia agli altri, qualunque
persona è ammessa ad esercitare il diritto del
giudizio privato.
« Noi abbiamo osservato che a misura che la
ineguaglianza sul terreno religioso è andata scomparendo fra di noi, per cura della Legislatura,
si fortificava nella stessa proporzione l’unione
della nazione in se stessa. Nissuno inconveniente
i‘ risultato nè alla Corona, nè al Parlamento, nè
al popolo dallo sviluppo della libertà religiosa.
La nostra esperienza dimostra che la libertà, cosi
neli’insegnare come nel professare la religione, è
più sicura per il governo civile, concorre maggiormente alla pace ed alla felicità del popolo,
è più propizia allo sviluppo cosi intellettuale,
come sociale e religioso della nazione, che non
lo sieno hè la persecuzione nò la protezione per
motivo di religione.
« E siccome sentiamo di andare debitori di
molto, sotto la benedizione di Dio, alla libertà
civile e sovratutto religiosa di cui gode questa
nazione, e siccome ascriviamo alla stessa cagione
gran parte del profondo od unanime attaccamento
che tutti Í cuori fra noi portano alla nostra diletta Regina, (che voglia l’Altissimo nella sua
grazia conservarci per molto tempo,) cosi noi
facciamo umili voti perche la M. V. sia lungamente conservata, e, colla protezione del Re dei
re, abbia l’onore di estendere a pro del suo
popolo i benèfici privilegi della libertà civile
e religiosa, e possa esser testimone dei frutti
che da questa scaturiscono, e che sono concordia e prosperità al di dentro, rispetto e forza
al di fuori, unitamente all’amore e fedeltà dell’universale alla persona della V. M. ».
A presentare il lerzoindirizzo, quello cioè delle
yarÌQ società religiose d’Inghilterra, furono nmmes.si, fra altri distinti personaggi, sir Culling
Eardley, como presidente della deputazione, nell’assenza del conte di Shaftesbury, sir Harry
Verney, i rev. Goodhart, Latrobe, Becham, ecc.
L’indirizzo era firmato dal primato della Chiesa
anglicana, arcivescovo di Cantorbery, come presidente della Società per la propagazione d/'lle
cognizioni cristiane; dal conte di Shaftesbury
e dal conte di Harrowby, come presidento e vicepresidente della Società biblica britminica e
straniera; dal vescovo Melbourne, dairainniiraglio llarcourt, dal generale Alexander e da
molti altri, ecclesiastici e laici, rappresentanti
le numeroso Società religiose deH’lnglnlterra.
L’indizzo è del seguente tenore :
Sire,
« Noi qui sottoscritti iu connessione otficiaie
collo varie Società religiose, e rappreseutanti
pressoché tutte le denomiuazioni di cristiani inglesi, desideriamo di esternare allaV. -M. la soddisfazione che proviamo , unitamente ai nostri
amici, per l'alleanza cordialu chc esiste tra la
M. y. e la graziosa uostra Sovrana, e della quale
ci è prova gradita la visita di V. ,M. in questo
paese.
« Nell’osservare che abbiamo fatto, con sincero soddisfacimento, la politica iiluniin'ata seguila dal Governo di V. M.,noi domandiamo, con
profondo rispetto, cbe ci sia concesso di tributare a V. M. l’espressione della nostra sentita
gratitudine per la libertà stata compartita nei
vostri Dominii, ai nostri correligionari sudditi
fedeli e leali di V. M., che non appartengono
alla Chiesa cattolico-romana. Noi possiamo assicurare alla M. V. che la deferenza, che cou
questo fatto, è stata dimostrata alla sovrana au
torità di Colui per cui » re regnano ed i rettori
fanno statuti di giustizia, e che dichiara sua divina prerogativa l’essere unico Signore e Sovrano deH’umana coscienza, è stato e sarà per
il popolo di questo paese l'occasione di molla
e sentita gratitudine, e delle sue più fervide preghiere perchè piaccia aH'Aliissimo di conservare
lungamente la M. V. a cajJo di un popolo libero
e di un governo costituzionale, e di rendere ,
colla sua benedizione il vostro regno sempre più
prospero e più felice. Noi siamo persuasi non
esservi maggior sicurezza pei troni dei monarchi
da un lato, e per la prosperità dei loro suddili
daH'altro, della fedeltà a questo principio, cioè:
che è diritto di tutti gli uomini servire u Dio e
professar la loro fede, secondo la propria convinzione, in ogni cosala quale non sia contraria
nè alla morale nè al buon ordine uè all’ubbidienza che si deve al Governo e che c’ingiunge
la stessa Parola di Dio.
1 Epperciò noi umilmente presentiamo alla
M. V. l'espressione della nostra fondata speranza
che la libertà religiosa che si gode presentemente
in Sardegna, per il beneplacito di V. M. verrà
assicurata ad ogni classe dei suoi sudditi , col
mettere lo leggi del paese in armonia con quesla
gran verità. Possa la M. V. sotto la benedizione
di Dio, compiere un’opera cosi desiderabile e cosi
importante; il che sarà non solo il più gran beneficio che dalla M. V. possa essere impartito
alla Sardegna, ma conquisterà alla V. M. l'ammirazione e la simpatia di tutte le nazioni libere
ed illuminate; e la storia ricorderà il nome onorato di V. M. fra i più rinomati principi d’Italia
ed i suoi più insigni benefattori ».
A Edimburgo oltre all’indirizzo del municipio
fu votato un altro indirizzo per parte della po
pola/.ione, in seguito ad un mooling numerosis.'.iino, in cui i titoli di Vittorio Einanuelo II
aH’ammirnzionecd alla gratitudine della nazione
inglese furono svolli con rara maestria e grand»
sfogo di eloquenza da uno dei più potenti oralori della Chiesa scozzese, il dollore Condiish.
Daremo di quel discorso alcuni brevi squarci
nel nostro numero venturo.
MISSIONI EVANGELICHE.
lA CA1ì:A 3S1U
celebrata in un'isola deU'oceano Pacifico.
(I).i un discorso del iiiission.-irio Gill).
Or son trent’anni che il primo missionario
approdò ali'isida di Barolonga , e ventinovo
che il primo missionario europeo preso terra
sul gruppo <risnl(> dulie quali io arrivo. Nell'anno IS.'U fu organizzata la prima Chiesa crisliiina, composta di sei membri. D’allora in poi
in quesla iiiccolissima isola — Harotonga é uno
dei piii piccoli grufipi deH’ocoano Pacifico —
morirono nella fedo cristiana mille persone,
sul conto delle quali noi abbiamo (anta speranza, quanta ne possono avere i vostri ministri
a riguardo vosiro quando morite. L'ultimo anno
avanti la mia partenza da Harotonga, pensammo
elio ci sarebbe di grande consolazione il faro
insieme la comunione generale. Biunimmo a
<|uesl’olTello i comunicanti dei diversi villaggi,
che fra lulti ascesero da liiOO a 1C00 (lersono
incirca. .Mille incirca trovarono luogo nella
cappella, che ha cento piedi di lunghezza, sessanta di larghezza e venliquallro d'allezza, o
che è ben provveduta di banchi e di sedie; il
liitlo opera dei nativi del paese, i quali, or sono
Irent’anni, non sapevano maneggiare né ascia,
nò pialla , né scarpello. Setlecenlo cinquanta
comunicanti incirca erano collocati nel mezzo
della cappella; i semplici assistenti stavano ai
lali. Oh, ([uesla fu una giornata veramente benedetta! Incominciammo il servizio a nove ore
del mattino e terminò dalle tre alle quattro di
sera. Dopo che i simboli della cena furono
distribuiti, i fedeli si alzarono e parlarono,
perché noi abbiamo là quella cbe voi chiamato
riunione di esperienza (erperience meeting).
Alcuni vecchi si levarono in pié; io non li dimenlicherò giammai. I loro volti orano grinzi
per età ; alcuni avevano sopra sessant’anni. Ci
dissero che erano stati pagani, selvaggi, cannibali, e cho noi |)olevamo vedere quello che
eglino erano al presente. Si alzarono quindi i
giovani — sono chiamati la generazione naia
sotto il Vangelo, perché sono nati dopo che il
Vangelo è stalo introdotto nell’isola — o dichiararono di essere risoluti a mantenere la professione chc i loro padri avevano alloro fatto;
molli aggiunsero: « Eccoci qui pronti, mandateci a predicare in mezzo ai pagani ». In fine
si alzò ultimo di tulli un tiomo dal mezzo di
una nobile turba di diaconi. Era costui il primo
cristiano nativo che era approdato a Rarotonga
trent’anni prima, per annunziare ai pagani che
lehovah è il vero Dio, o Gesìi Cristo il vero
4
Salvatore. Alzatosi in piedi, si volge verso un
vecchio e gli dice : « Ah, mi risovviene dol
giorno quando arrivai, or son trent’anni, quando
voi mi stracciaste di dosso la camicia, e desideravate strapparmi la carne dallo ossa. Io sono
vissuto fino a quosto tempo, e quali cangiamenti
mi ha Iddio fatto vedeie ! Voi allora eravate
nudi, selvaggi, antropofaghi, e al presente siete
vestili e civilizzati ». Dopo volgendosi ad un
uomo allo di statura e bello di aspetto, di forme
atletiche, dell'elà di circa cinquant’anni, cho
€ra presso di lui, gli dice : « Rei, o fratello
Rei! Non ti ricordi del giorno in cui sbarcai,
quando tu slavi là basso..... colla punta della
■tua lancia rivolta coniro di mo? Tu avevi intenzione di uccidermi, e uon conoscesti allora
chi to Io impedì. Ma eccoci qui ». Prendendo
quindi una Bibbia che era arrivata d’Inghilterra
e che ora slata impressa per opera della Società
biblica britannica c straniera, una Bibbia
completa dal Genesi all’Apocalisse, fedelmente
tradotta nella lingua doll’isola, oi la tenne nello
sue mani sollevata in allo, le lagrimo colarono
giii dallo suo goto. Per un minuto o due la
grande emozione gl'imped'i di parlare, in fine
disse: « Oh allorchì- ! vedo queslo libro, io provo
tanlo conlento quanto ne provò il vecchio Simeone quando esclamò; — « Ora, Signore, ne
mandi il tuo servitore in pace, poscia che gli
occhi miei hanno veduta la tua salute ».
iTeinoin de ìa VériléJ.
NOTIZIE UELIGiOSi:.
Alemagna. — Leggesi nella Ua-izella d’Awjsborg, sotto la rubrica di Colonia, questa notizia:
« La demolizione del vasto convento dei Minoristi avanza ; ella ha luogo iu vista del magnifico museo che si erigerà su tale area. Fin qui
non si fecero importanti scoperte d'antichità.
« Tuttavia i lavoranti lianuo trovato, ieri, l'antica prigione de! convento, — una prigione, il
di cui aspetto ricorda , in modo il più doloroso,
anni maladetti ed orribili iniquità. Questo carcere è scavato a venticinque piedi sotto terra. I
muri souo di uno spessore incredibile; lo spazio
ha otto piedi di liiughezza sopra quattro di larghezza. Vi si vede un solo mobile ; è un masso
di pietra infisso al muro. A questo masso sta attaccata una catena di ferro, lunga cinque piedi,
all’estremità della quale si scorgono pesanti manette. Da un iato del masso vi ha un’apertura
senza coperchio, in forma d'imbuto che mette in
un canale profondo, il quale comuuica colle latrine del convento ; dall'altro lato, uu piccol foro
di dove il prigioniero riceveva probabilmente il
suo cibo. Infine, nell’iilto della volta c’è uu buco
pel quale si faceva discendere l’infelice e discendevano coloro che erano incaricati d'iucatenarlo.
Un mucchio di polvere copriva il suolo, e fra
questa polvere si raccolsero delle ossa umane!..
Inoiiilterra.— Uu fatto notevole è accaduto,
nello scorso ottobre, un dopo pranzo di domenica, in uno dei quartieri i più demoralizzati di
Londra. Era stato annunziato che il rev. R. W.
Dibdin, pastore della Chiesa anglicana, e predicatore nella cappella di West-Street, avrebbe
tenuto nn servizio all'aperto per coloro che non
vogliono recarsi in un luogo di cullo.Poco dojio
le quattro, un pulpito veniva innalzalo all'angolo
di due vie , nel quale saliva il pastore in abito
ecclesfastico. Il suo uditorio, composto di qualche centinaia di persone, presentava uno strano
spettacolo : egli componevasi di fruttaiuoli, di
pescivendoli, quasi tutti colla fuma iu bocca, di
donne di cattivo aspetto e sucide; di Ebrei mercanti di abiti vecchi, e di cui le botteghe stavano
aperte, come pure tutte quelle del vicinato ; di
monelli e di ragazze di misera apparenza, di cui
si può dire, senza offendere la carità, che la
maggior parte sono ladri. Parole beffarde accolsero il predicatore quando cominciò il servizio;
ma egli, senza lasciarsi conturbare punto datale
aocoglienaa, tirò avanti, scegliendo per testo del
suo sermone il 20 versetto del capo xv di san
Luca: E come egli era ancora lungi, il padre lo
ride. Narrò nel modo più semplice la storia del
figliuolo prodigo, poi con forzane fece l’applicazione ai suoi uditori. Sulle prime, e per qualche
momento si rideva; ma la serietà dell’oratore
fece impressione sopra alcuni pochi che ebbero
sufficiente influenza sul rimanente dell’uditorio
per indurli ad ascoltare ciò che il Signore avea
a dire loro. Da quel momento il silenzio prevalse, ed il rev. Dibdin proseguì il suo sermone
senza essere più interrotto, dopodiché egli invitò coloro che le cose da lui dette interessavano, a recarsi alla sua chiesa. Dicesi che l’onorevole e rev. Montagne Villiers (fratello di lord
Clarendon). rettore di S. Giorgio Bloomsbury,
ed il rev. R. Bickersteth, rettore di S. Giles,
stieno per cominciare una serie di predicazioni
all’aperto, in quella medesima località.
{L’Avenir.)
— Il celebre missionario scozzese, dottore Duff,
che onorò colla sua presenza il sinodo valdese
nel maggio scorso, e che nelle Conferenze di
Parigi scosse cos'i potentemente gli animi colla
sua maschia eloquenza, ha testò lasciato l’Europa por far ritorno nell’Indie Orientali, suo
campo di attività da molti e molti anni. Una numerosa assemblea di cristiani di ogni denominazione assisteva alla sua partenza; e come altra
volta gli Anziani di Efeso , non vi fu chi non
piangesse quando udirono il venerando servo di
Dio, tutto logoro dalle fatiche di un lungo e penoso ministero infra i pagani, dichiarar loro
« che non vedrebbero più la sua faccia ».
Isole Marchesi. — Si annunzia da NuovaYork la vicina partenza di una missione la di età
origine offre curiosi particolari. Saranno circa
sedici anni che un giovane di Nuova-York, nominato Roberto Mills, d’origine irlandese, ma
protestante, s’imbarcò a bordo d’un naviglio baleniere. Trovandosi un giorno nella sua imbarcazione alla caccia d’una balena, un colpo di
vento allontanò la nave in guisa che riusci impossibile a Roberto e a’ suoi compagni di raggiungerla. Quanto far poterono si fu di approdare ad una delle -Isole Marchesi. Di là i compagni del giovane irlandese trovarono tosto il
mezzo di ritornare agli Stati Uniti, ma gli indigeni che avevano, a quel che sembra, preso amicizia pel giovane Roberto, riuscirono a tenerlo
fra loro. In iscambio di tale affezione, egli insegnò ad essi tutto ciò ch'egli sapeva in fatto di
agricoltura, di mestieri, di morale, di civilizzazione. Il capo dell'isola gli diede in moglie una
delle sue figlie, e così gli somministrò l’occasione d’insegnare agli isolani, col suo esempio
come pure co'suoi discorsi, la santità del legame coniugale. Gli indusse a prendere misure
severe, ma efficaci, onde prevenire le scene di
disordine e d'intemperanza, le quali sono troppo
spesso occasionate iu questi paraggi dall'arrivo
di bastimenti stranieri. In seguito a questi miglioramenti, il cannibalismo e i sacrificii umani
disparvero, i costumi addolcironsi, le guerre di
tribù a tribù si menomarono e mitigaronsi, e ne
risultò un accrescimento di prosperità temporale
così grande, che non solamente gli isolani provvedono con maggiore facilità che altra volta ai
bisogni loro, ma eziandio forniscono d’abbondanti provigioni i navigli che approdano a quelle
spiaggie, il di cui numero si eleva ogni anno a
circa ottanta.
Tuttavia Roberto Mills, uomo illetterato, non
istimavasi atto ad esercitare in mezzo a questo
popolo le funzioni di missionario. Egli scrisse
in conseguenza alle Isole Sandwich per domandare che un messaggiero della Parola santa venisse ad aiutarlo onde proseguire la sua intrapresa. Per un motivo rimasto occulto, non ebbe
risposta alcuna; laonde egli si determinò a porsi
da sè alla ricerca dell’uomo che desiderava. Dopo
d'aver raccolto, a questo fine, quanto danaro
potè, s'imbarcò cou la sua giovane sposa, toccò
l'Australia, di là passò alla terra di Van Diemen
alla Nuova Zelanda, ma senza successo. Impiegati così due anni in simili peregrinazioni, egli
venne nell’ottobre 1854 agli Stati Uniti. Colà incontrò da prima tali difficoltà, derivanti in ispecie dal suo isolamento e dalla sua qualità d’uomo
completamente sconosciuto, che lo scoraggiamento s’impossessò di lui, e risolse con dolore
a ritornare solo nell'isola per gli interessi della
quale aveva intrapreso questo lungo viaggio e
speso all incirca tutto ciò che possedeva. Ma all'istante di compiere il suo progetto , Iddio gli
fece incontrare uu giovane cristiano, il figlio del
missionario Dwigt, di Costantinopoli, che compie i suoi, studi in un seminario teologico di
Nuova York. Quesli l’invitò ad assistere ad una
riunione de'suoi condiscepoli che doveva aver
luogo in quel giorno medesimo a prò dell’Opera
delle missioni. Roberto Mills colse tale occasione per tentare un ultimo sforzo. Espose davanti i suddetti giovani i bisogni a cui gli stava
a cuore di provvedere ; e tale fu l'impressione
prodotta ne' suoi uditori, che l’un d’essi, nominato Seymour, s'offerse d’accompagnarlo. Una
società di recente fondata, YAssociazione missionaria d'America, prese l'affare sopra di sè per
trovare i mezzi necessarii alla sussistenza dell’opera. Delle sottoscrizioni si ottennero. Il sig.
Seymour il 20 giugne scorso, ricevette l’imposizione delle mani col titolo di missionario alle
Isole Marchesi, e poche settimane dopo egli doveva partire per la sua destinazione, in compagnia di Mills, della sua moglie e d’un fanciullo
che Dio gli concesse durante il suo soggiorno
agli Stati Uniti. Entro un anno o due, altri messaggieri di salute andranno, secondo i piani dell’Associazione, a raggiungere il sig. SeymouF.
Denieiilca i;erente.
AL DEPOSITO DI LIBRI RELIGIOSI
Viale del Re, num. 31
almanacco pel 1856.
Anno 111.
PREZZO Cent 25.