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2002
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino. Contiene I.P.
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Anno IX - numero 24 -14 giugno 2002
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IBIBBIAE ATTUALITÀ ■
riconoscenza
E GIOIA
«Uno dì loro, vedendo che era puri-.
tato, tornò indietro glorificando Dio
fi alta voce»
Luca 17,15
OGGI la lebbra fa meno paura.
Sebbene ancora molto diffusa,
soprattutto nelle zone tropicali e subtropicali, è tenuta sotto controllo con
misure di difesa preventiva e terapie a
di solfuri. Ma ai tempi di Gesù
un lebbroso era un maledetto da Dio,
un escluso dalla società, costretto alla
dandestinità, vestito di stracci, il capo
coperto e la barba velata. Al passaggio
di qualcuno, per evitare il contagio,
era tenuto a gridare: Impuro! Impuro! Secondo la Bibbia, solo Dio
può guarire la lebbra e solo il sacerdote poteva accertare l’evento e dichiarare il guarito «puro». Gesù,
chiamato in causa da dieci lebbrosi,
non li tocca, li invia al sacerdote perché ne accerti l’awenuta guarigione e
li riammetta nella società. Confidando nella parola di Gesù, essi si avviano verso il Tempio. La guarigione li
s|lie lungo il cammino. Dei dieci,
¿uno, un detestato eretico samarituo, torna da Gesù, si getta ai suoi
)iedi e con la faccia a terra lo ringraia, Colpisce l’amara domanda di Gesù; «Non si è trovato nessuno che sia
tornato per dar gloria a Dio tranne
questo straniero?».
Fedele ai costume di Dio, che dà
senza trascurare nessuno, neppure un odiato samaritano, Gesù rivolge la sua attenzione ai dieci non per
loro benemerenze, ma perché ne
hanno bisogno. E tuttavia, di essi,
solo il samaritano sente il dovere di
manifestargli riconoscenza. Perché?
Forse perché gli altri sono abbagliati
’avvenuta guarigione: generalmente chi è sopraffatto dalla gioia
non pensa subito a chi gliel’ha procurata; oppure perché hanno vissuto
la malattia come una deprivazione
dalla vita di cui ora si sentono ripagati. Il loro pensiero prevalente, comunque, è di pensare a se stessi, di
tendere pubblica l’avvenuta guari
gione ed essere finalmente reinseriti
^ pieno titolo nella società. Si può
®PÌre la loro fretta.
A differenza dei compagni, il sama
■tritano dimostra gioia e ricono
utenza. Per quanto importante e ne
cessarla sia la dichiarazione del sacerute, c’è nel samaritano qualcosa di
più urgente da fare: ritornare a Gesù,
gettarsi ai suoi piedi e ringraziarlo
osservanza della Legge, la dichiara
^'one di guarigione, la gioia per il
'eintegro nella famiglia e nella società
*040 importanti per lui, ma seconda
rispetto a Colui che ha dato valore
contenuto alla sua vita di samarita
Oo e di lebbroso. Per il samaritano,
'Conoscere Gesù e manifestargli la
n pria gioia e la propria riconoscenna la priorità assoluta su qualsiasi
cn cosa. Il resto verrà dopo. È a
ponto che Gesù gli dice: «AlM f’ ''n > la tua fede ti ha salvato»
'■ fra le cose della vita, dà la prece
spe^* ®*®olota a Colui che dà senso e
^^fssore alla sua propria vita, è guari
dentro. Guarigione fisica e
dell
ozza interiore sono il segno
incontro con Dio. La
nps dalla gratitudine e rico
ticn'^^v* dà al samaritano di essere
nciliato con Dio e col mondo.
Francesco Casanova
ISPIRITUALIT/
Il battesimo per immeràone
di A. MAFEI,F SCARAMUCCIA
■CHIESE
150 anni del tempio di Torre Pellice
di C. PASQUET, M.R. FABBRINI, M. GNONE
lECO DELLE VALLI
L'ocdtano della discordia
di M. ROSTAN, C.TRON
Ili
Il vertice mondiale sull'alimentazione si è svolto a Roma dal 10 al 13 giugno
Chi ha fame può aspettare
Per ridurre di metà il numero degli affamati entro il 2015 occorrono 24 miliardi di
dollari l'anno. Troppi? Intanto si bruciano 900 miliardi di dollari per le spese militari
lOSÉ LUIZ DEL ROlO
SCRIVO queste righe alcune ore
prima dell’apertura ufficiale del
vertice mondiale sull’alimentazione
organizzato dalla Fao (Food and
Agriculture Organization of thè United Nation) a Roma, 10-13 giugno.
L’ultimo vertice si era riunito nel
1996. Lì, nel flusso di una marea di
discorsi, si constatò che nel pianeta
c’erano 816 milioni di persone denutrite, alle porte di una morte lenta
per mancanza di alimentazione. Di
esse, il 50% vive nelle campagne.
Con rullo di tamburi venne lanciato
un «Piano di azione» che prevedeva
la riduzione a metà degli affamati entro l’anno 2015, quando cioè avrebbero dovuto rimanere «solo» 408 milioni di esseri umani nelFinferno del
la miseria assoluta. Numerosi documenti internazionali, come la «Dichiarazione del millennio» delle Nazioni Unite, ratificarono tale obiettivo. 1 grandi mezzi di comunicazione
decantarono lo sforzo degli stati, soprattutto di quelli più ricchi, per migliorare la condizione dell’umanità.
Tuttavia alcuni avanzarono un
dubbio, diciamo così morale. Se una
donna o un uomo molto ricchi, con
una casa zeppa di alimenti, sentissero battere alla loro porta e aprendola
si trovassero di fronte una famiglia
di dieci elementi, tutti prossimi a
morire di fame, che cosa farebbero?
Si suppone che dividerebbero una
piccola parte di quello che possiedono e fornirebbero vita e speranza a
quei disperati. Ma se la risposta fosse: alimenterò appena cinque di voi.
A «Protestantesimo»
Prodi: il posto
di Dio in Europa
Il presidente della Commissione |
europea. Romano Prodi, è stato ospite della trasmissione televisiva
Protestantesimo andata in onda do-menica 9 giugno sull’argomento «L’
Europa che cresce». Al centro deU’ititervista le polemiche sul mancato riferimento alla religione cristiana nella Carta europea dei diritti fondamentali che da più parti si vorrebbe
reinserire. Tale esclusione spiace anche al presidente, il quale la ritiene
però «una scelta necessaria» in virtù
del laicismo formale espresso da alcuni paesi. Prodi ha aggiunto che
molti principi della Carta sono cristiani; «E allora, è l’etichetta con il
nome di Dio o il contenuto che conta?». Valutazione positiva, da parte
sua, anche della collaborazione tra
chiese protestanti e cattolica, (nev)
Immigrazione
Una legge che
non soddisfa
In merito alla legge Bossi-Fini sull’immigrazione, approvata dalla Camera il 4 giugno, Annemarie Dupré,
coordinatrice del Servizio rifugiati e
migranti della Federazione delle
chiese evangeliche, afferma che «uno
degli aspetti più preoccupanti è che
non tutela i diritti fondamentali dei
migranti e dei richiedenti asilo». La
legge «non offre risposte soddisfacenti al mercato del lavoro, soprattutto
per colf, lavoro agricolo e industriale.
Altro aspetto contraddittorio è che
essa non valuta in modo corretto la
questione della copertura economica
del progetto e il rapporto benefici-costi; attuare centinaia di espulsioni,
gestire i centri di permanenza temporanea, accentuare le restrizioni alle
frontiere, sono provvedimenti che
implicano altissimi costi». (nev)
gli altri, pazienza, che ritornino da
qui a qualche anno o che muoiano.
Sarebbe stato un atto di carità o di
crudeltà? La risposta alla coscienza
di ciascuno. Si potrebbe dire che
l’esempio non è valido perché il
mondo è complesso, e centinaia di
milioni di persone non sono solo un
nucleo familiare. Ma è la stessa Fao
che ricorda che esiste eccedenza alimentare, tecnologia abbondante, capacità di distribuzione, localizzazione esatta delle aree di fame ecc. E allo stesso tempo mette in guardia le
popolazioni dei paesi ricchi sul fatto
che uno dei grandi problemi relativi
alla salute è l’obesità. E allora perché
non si finisce con la fame? È ancora
la stessa Fao che risponde con un la
Segue a pag. 10
Valli valdesi
Le difficoltà
degli ospedali
Con 70 miliardi di deficit e 7 di disavanzo annuale, gli ospedali valdesi
attraversano un momento assai difficile: la situazione è dovuta non tanto
alla cattiva gestione, quanto al sistema tariffario che è tuttora fermo ai livelli del 1997. A questo punto la soluzione da ricercare dovrà essere, secondo quanto è stato detto alla Conferenza del 1 distretto (8-9 giugno),
essenzialmente politica. Si andrà a
una separazione della gestione dell’Ospedale di Torino da quella dei
due ospedali delle Valli con l’ipotesi
di passare da un pagamento «a tariffa» a uno basato su un budget concordato con la Regione? C’è preoccupazione nella popolazione, e ora l’argomento passerà al Sinodo di agosto.
A pag. 11
LA VOCE
DELLE PIETRE
Solo una prima impressione mentre
siamo al secondo giorno della visita
della delegazione di pace promossa
dalla Federazione delle chiese evangeliche in Israele e nei Territori palestinesi e sulla quale ritorneremo con un
ampio servizio. Un’impressione di sofferenza e complessità, come se ciascuna delle antiche pietre della contesa
capitale, Gerusalemme, urlasse la sua
verità senza riuscire ad ascoltare la verità dell’altra pietra, ugualmente antica, ugualmente offesa. Le pietre parlano? Sì, qui le pietre parlano e, come
per un antico destino, non parlano la
stessa lingua. Parlano le pietre con cui
furono costruite, e poi ricostruite e poi
ricostruite ancora le strade, le porte
della città, quelle del residuo muro
dell’antico Tempio che regge in parte,
per paradossali ragioni architettoniche, anche la Spianata delle moschee,
parlano le pietre che circondano il
Golgota, vergognosamente lottizzate
dalle varie chiese cristiane. Parlano le
pietre bianche con cui sono ricoperte
le costruzioni nuove in Israele e parlano le rovine polverose degli edifìci di
strutti dalle bombe. Parlano anche le
pietre scagliate contro i carri armati e
quelle che colpiscono con la sola violenza delle parole.
Le pietre parlano di divisione e di
passione, di possesso e di espropri, di
odio atavico, di amore tenerissimo.
Cerchiamo di stare attenti alla voce
delle pietre intorno a noi, della loro
storia, cerchiamo di decifrarne un
possibile futuro. Non è facUe. Anche i
cuori umani non riescono a comunicare, cercano di farlo, a volte sono impietriti, ciascuno con il suo carico di
dolore, ciascuno con il peso del suo
proprio passato, ciascuno lacerato per
l’offesa ricevuta, per la delusione sofferta, per l’umiliazione subita. Perché
un giovane decide che è meglio morire
e uccidere altri giovani come lui che
vivere in un campo profughi? Perché si
mantiene un’occupazione militare che
rende un territorio simile a un carcere
a cielo aperto? Perché puoi perdere
tua figlia di quindici anni solo perché
era andata a mangiare un sandwich
insieme a un amico? Perché ogni diplomazia sembra incapace di trovare
vie di uscita? Facciamo le nostre domande, cerchiamo di capire, di vestire
i panni dell’uno e poi dell’altro e poi
dell’altro ancora. Ascoltiamo le ragioni di tutti. Tutte ci sembrano ragionevoli. Almeno in parte. E siamo confusi.
Se vivessimo da questa parte la penseremmo anche noi così, ma se vivessimo dall’altra parte le nostre idee sarebbero opposte. È una situazione che
ci confonde e ci sconforta.
Ma siamo venuti qua per capire ma
anche per cercare qualche traccia di
speranza. Il regno di Dio è come un
granello di senape che quasi non vedi.
In questo paese la speranza non la vedi e il Regno, anche se di fronte ai nostri occhi vediamo il Monte Sion, sembra molto molto lontano. Camminiamo sui lastroni messi qui a terra
dall’impero romano e pensiamo. Anche al tempo di Gesù la speranza non
si vedeva e il regno conosciuto era
quello dell’imperatore romano. Ma
Gesù invitava a considerare un minuscolo, trascurabile granello di senape.
In questo granello c’è una grande promessa, diceva, se ci sappiamo guardare dentro al di là dell’apparenza. Anche questa parola è una pietra, una
pietra vera, una pietra eterna.
Anna Maffei
2
PAC. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ
<<^^Gesìi dunque
disse loro:
“Quando avrete
innalzato il Figlio
dell’uomo allora
conoscerete che io
sono, e che non
faccio nulla da me,
ma dico queste cose
come il Padre mi
ha insegnato.
colui che mi ha
mandato è con me;
egli non mi ha
lasciato solo,
perché faccio
sempre le cose
che gli piacciono”.
^°Mentre egli
parlava così molti
credettero in lui.
^'Gesìi allora disse
a quei Giudei che
avevano creduto in
lui: “Se perseverate
nella mia parola,
siete veramente
miei discepoli;
^^conoscerete la
verità e la verità
vi farà liberi”»
(Giovanni 8, 28-32)
«'Io sono la vera
vite e il Padre mio
è il vignaiolo.
^Ogni tralcio che
in me non dà
frutto, lo toglie
via e ogni tralcio
che dà frutto, lo
pota affinché ne
dia di più (...)
^Se dimorate in
me e le mie parole
dimorano in voi,
domandate quello
che volete e vi sarà
fatto. ^In questo è
glorificato il Padre
mio che portiate
molto frutto, così
sarete miei
discepoli»
(Giovanni 15,1-8)
«’’Egli ha mandato
a liberare il suo
popolo, ha
stabilito il suo
patto per sempre;
santo e tremendo è
il suo nome. '°Il
timor del Signore è
il principio della
sapienza; hanno
buon senso quanti
lo praticano. La
sua lode dura in
eterno»
(Salmo 111,9-10)
RADICATI NELLA PAROLA DI GESÙ
L'amore di Dio è la sola verità che ci può rendere liberi Per conoscere questa
verità ci è stata indicata una via: la sequela di Gesù, Parola vivente del Dio vivente
BRUNO CIACCONE
I discepoli sono coloro che
sanno discernere la verità e
dalla verità sono resi uomini e
donne libere. Questo afferma
Gesù, come ci è riferito dal Vangelo di Giovanni (Giov. 8, 32).
Per vivere questa condizione è
necessario però restare ben radicati' (perseverare) nella parola
di Gesù. La loro è dunque una libertà condizionata? Quale verità
e quale libertà conosceranno attraverso il loro fedele radicamento nella Parola del Signore?
Quale libertà?
La storia dell’umanità ci insef
gna che la libertà non è un
dato acquisito, ma va sempre
conquistata e, anche quando
essa sia il frutto di una lunga
lotta di liberazione, rimane pur
sempre una conquista precaria
ed esposta a mille pericoli di ritorno di altre tirannie". Inoltre
dobbiamo considerare che la libertà necessita sempre di confini per evitare che «sconfini» limitando quella di un altro individuo o di un altro popolo. La
storia biblica ci insegna cbe gli
uomini e le donne di questo nostro mondo o sono schiavi di
Faraone, o sono schiavi di se
stessi, o sono schiavi di Dio.
Non c’è altra possibilità, anche
se le tre alternative presentano
diversità di rilievo.
Essere schiavi di Faraone si
gnifica essere al servizio, di solito forzato, di persone, gruppi o
sistemi politici che da questa situazione traggono vantaggio,
che può essere di natura economica, di prestigio sociale, o soluzione di problemi patologici
personali (ahimè, quanto costosi in termini di sofferenze inflitte) dovuti spesso a paranoiche
esigenze di autoaffermazione.
Potrebbe essere il caso delle
duecento persone più ricche del
mondo che detengono un patrimonio pari a quello di due miliardi di poveri. Per una situazione simile Dio è sceso sul monte
Sinai e ha inviato Mosè a liberare una massa di diseredati di cui
aveva udito il lamento. Liberati
da Faraone, rischiamo la schiavitù da noi stessi, cioè dalla nostra incapacità di gestire la libertà senza «padroni». La nostra
fragile condizione umana ci induce a soddisfare i nostri legittimi bisogni, a moltiplicarli poi in
modo egoistico generando conflitti e ad affrontare i quotidiani
problemi del vivere per la via
più facile che spesso ci deresponsabilizza e ci induce ad affidarne la soluzione a nuovi padroni o idoli".
via che a noi, che non abbiamo quanto ci è detto nella prima
conosciuto il Padre sul monte Si- lettera di Giovanni (I Giov. 5,
nai, è stata indicata. In Gesù, pa- 20b), e cioè che chi non ama
rola vivente del Dio vivente, noi suo fratello che ha visto, non
ascoltiamo la verità che sola ci ' può amare Dio che non ha vipuò rendere liberi. Per questo ci sto, possiamo comprendere
è chiesto di rimanere saldamente radicati nella parola di Gesù.
L'amore di Dio ci fa liberi
La parola di Gesù non è però
...
Gli idoli
Preghiamo
Signore, nostro Dio!
Tu sai chi siamò noi: uomini con buona e con cattiva
coscienza, gente contenta e scontenta, sicura e insicura,
cristiani per convinzione e cristiani per abitudine, credenti e semicredenti e non credenti,
e Tu sai da dove veniamo: dalla cerchia dei parenti, conoscenti e amici o da una grande solitudine, dal quieto
benessere o da ogni sorta di difficoltà e di ristrettezze, da
situazioni normali o tese o addirittura distrutte, dalla
cerchia più ristretta della comunità cristiana o dal suo
margine.
Nondimeno siamo tutti davanti a Te, in ogni disuguaglianza Uguali in questo: che siamo tutti nel torto dinanzi
a Te e anche tra di noi; che tutti dobbiamo morire; che
tutti saremo, perduti senza la tua grazia:
ma anche in questo: che la Tua grazia è promessa e rivolta a tutti noi nel Tuo amato Figlio, nostro Signore Gesù Cristo.
Noi ci troviamo qui insieme per lodarti facendo sì che
la tua parola venga a noi. Affinché ciò accada in quest’
ora nella quale abbiamo la domenica alle nostre spalle e
il lavoro settimanale davanti a noi, per questo ti preghiamo invocandoti nel nome e con le parole del Tuo Figlio,
nostro Signore: «Padre nostro che sei nei cieli...».
Karl Barth
J_iha liberato dalla schiavitù di
Faraone, di fronte alle difficoltà
incontrate nel suo cammino verso la terra promessa, non trova
di meglio che costruirsi un idolo
da invocare e magari da maledire. Sanno che non funziona, come non hanno funzionato fino
ad oggi tutti gli idoli della storia
(dittatori, ideologie, denaro, integralismi religiosi ecc.), ma è
più comodo, meno impegnativo,
anche quando comporta ancora
sofferenze, soprattutto se le sofferenze sono per gli altri. Rimane la terza alternativa: diventare
schiavi del Signore. Quel Signore
che di una massa di schiavi ha
fatto il suo popolo e con il quale
ha concluso un patto". Quel Signore che ci ha riscattati dalla
schiavitù di Faraone, e anche
dalla schiavitù di noi stessi, della
nostra pochezza, ma anche del
nostro egoismo che crea altre
schiavitù. Per farci suoi, di lui, il
cui unico vantaggio consiste
nell’amarci. Tanto da dare il suo
figlio per noi.
L’amore di Dio è la sola verità
che ci può rendere liberi. Per conoscere questa verità ci è stata
indicata una via: il discepolato,
la sequela di Gesù. Questa è la
iparola scritta", ma parola
vissuta, che i Vangeli ci hanno
tramandato. La sua Parola è soprattutto insegnamento attraverso la prassi. Gesù è anche il
nostro modello di discepolato,
in quanto egli stesso è discepolo
del Padre e dice: «Conoscerete
che io sono, e che non faccio
nulla da me, ma dico queste cose come il Padre mi ha insegnato. E colui che mi ha mandato è
con me; egli non mi ha lasciato
solo, perché faccio sempre le
cose che gli piacciono». Gesù è
parabola di Dio e del suo amore. È insegnamento della Legge
e, allo stesso tempo, liberazione
dalla sua applicazione legalistica. È Parola incarnata nel quotidiano vivere degli uomini e delle donne che cercano non una
verità qualsiasi a cui aggrapparsi nelle distretta, ma la verità di
Dio che da Signore si fa compagno e servo del suo popolo in
cammino verso il Regno.
Un amore tanto grande da indurre Dio stesso a ripensare le
proprie azioni e a riconsiderare
il suo rapporto con l’umanità,
come fece quando Noè sbarcò
dall’arca dopo il diluvio e Dio si
ripromise di non maledire più la
terra a motivo del peccato dell’uomo. Questa è la verità di Dio:
non uno statico e granitico dogma di infallibilità da cui non si
può recedere, ma una verità dinamica cbe accompagna il dialojgo di amore con i i suoi figli e
le sue figlie. Gesù è questa verità
fatta «Parola».
meglio come Gesù, discepolo
del Padre e modello per noi, si
fa paradossalmente discepolo
del prossimo che ama e attraverso il quale il Padre insegna.
Per esempio, dalla donna Cananea (Mat. 15, 21ss) che gli
chiede di guarire la figlia ammalata, Gesù «impara» la dimensione universalista del suo ministero“. Impara anche che ci sono gli
altri, quelli diversi da noi, che
non fanno parte del nostro gruppo, ma non per questo sono meno discepoli di noi, come nel caso di quel tale che gli apostoli
sorprendono a scacciare i demoni nel suo nome e glielo vorrebbero vietare (Marco 9, 38-41)7.
Il frutto del discepolato
osi possiamo essere suoi di
Perseverare nell'ascolto
jg SSERE radicati nella parola
I di Gesù, significa essere perseveranti nell’ascolto di ciò che
Gesù ci dice con il suo esempio,
con il suo amore fatto di azioni
concrete, di relazioni vere, di
esperienze sempre nuove a tu
per tu con la gente. Significa essere radicati in ciò che Gesù ci
dice indicandoci nel comandamento dell’amore per il prossimo la sintesi di tutta la Scrittura, insieme al comandamento
di amare Dio con ogni nostra
forza. Se poi noi consideriamo
scepoli e sue discepole anche nella diversità delle nostre
sensibilità, delle nostre tradizioni, delle esperienze personali.
Come diversi tra loro sono i tralci che pur rimangono ben radicati alla vite e che non vengono
tolti (scomunicati) per un criterio di uniformità. Se il tralcio dà
frutti, esso sarà potato e curato
amorevolmente dal vignaiolo affinché ne dia ancora di più. Il
frutto del discepolato non è però
né il moltiplicarsi dei personali
granai dei satrapi che la storia ha
conosciuto e ancora conosce, né
l’illusoria ed effimera felicità
strappata per qualche momento
al mercato delle vanità.
Il frutto del discepolato è una
vita vissuta nella pienezza della
relazione con Dio e con il prossimo. È gioia del riconoscere
ogni giorno i doni che il Padre ci
elargisce anche nelle piccole cose, nei colori tenui, nei profumi
leggeri, nelle voci silenziose di
tutte le creature di Dio in mezzo
a un ormai intollerabile frastuono vuoto di contenuti e di senso.
Il frutto del discepolato è il vivere ogni giorno alla presenza del
Creatore in un dialogo continuo
con lui attraverso relazioni
d’amore e di compassione. È il
ribaltamento dell’esortazione di
Gesù a rimanere radicati nella
sua Parola da «condizione per» a
«conseguenza di» quell’amore
che ci è stato donato come verità e liberazione.
(Prima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletich,
1) Il termine «rjrt-i
si trova nella versin?^
2) Il
rannie non consist,'
nel ritorno di for^,
«di
pressione e di
ne, come quella ^
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5) Gesù non ha sui ¡i c
mai. Le sue parole d
state tramandate dai!
moni che lo hannosej
durante il suo minisi
terreno, adattandole^
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della predicazione. Qn
giustifica le apparenti!
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rimangono fedeli piùi
gnificato delle pan
Gesù che, per eseiJ
agli aspetti cronoi
Solo una volta ci èl
che Gesù «si mise a sa
re col dito in terraM
rante il pubblico proa
alla donna adultera (Gì.
6) ma non ci è detto!
cosa Gesù scrisse.fi!
questo episodio ci èst
tramandato proprio!
sottolineare che Gesù'
scrisse mai nulla in m»
che le sue parole no«*
nissero strumentalizziti
6) Se l'idea che Gè#
bia avuto la necessi
imparare può scandal
re la sensibilità di qui»
no, si può pensare a
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Il «difficile» battesimo per immersione
¡¡bottesimo dei credenti per immersione richiede la presenza di una vasca adeguatamente
grande. Che cosa si fa quando il luogo di culto di una comunità non ne è provvisto?
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fs un fatto che il battesimo
Kdei credenti per immer^ne richiede strumenti ade4ati per compierlo e dove il
Vale di culto non è stato costruito per lo scopo non è
facile adattare la situazione con le necessità del
[ito. Così le chiese battiste,
jUe si trovano nel nostro paese da meno di 150 anni, hanno dovuto fare i conti con le
condizioni ambientali in cui
sono venute a trovarsi nei vari luoghi in cui si è sviluppata
la loro testimonianza.
All’inizio ovviamente le cose sono state più difficili, poi
man mano che venivano costruiti appositi templi la situazione è andata migliorando, anche se in alcuni casi
(locali ubicati in condomini,
locali in affitto, ecc.) le difficoltà permangono. Bisogna
dire però che i battisti italiani
fecero fin da subito di necessità virtù e si ingegnarono in
mille modi per supplire alle
deficienze architettoniche e
ancor oggi, quando non hanno propri battisteri nel locale
di culto 0 non ricorrono a
mari 0 laghi o fiumi, mostrano una capacità infinita di inventiva per far fronte alla bisogna. Gli appunti che seguono costituiscono un’illustrazione non esaustiva delle
soluzioni trovate nel corso
del tempo e siamo certi che i
lettori stessi potranno aiutarci nel completare il panorama della grande fantasia battista italiana.
Il bagno pubblico
I primi cinque battesimi a
toa ebbero luogo nel maggio 1871 e furono amministrati dai due missionari battisti presenti in città: il canadese W. N. Cote e l’inglese ].
Wall. La cronaca dell’epoca si
premura di precisare che i
battezzati erano tutti e cinque
romani e neoconvertiti. La
presenza battista a Roma datava da pochi mesi prima
(dopo l’ingresso dell’esercito
italiano per Porta Pia) e quin
rii
epiid >i> amministrare un battesimo
por immersione non era facila. In realtà, essendo maggio,
Iversalist si poteva pensare al Tevere
itero COI* malo stesso (già allora!) risultava fangoso, torbido e dunlue vivamente sconsigliato
par chi voleva conservarsi in
buona salute [very muddy
popularly regarded as
i'arp unhealthy, si legge negli
autichi resoconti). Fu perciò
Uacessario ricorrere a un ba|uo pubblico (letteralmente
j^h-house). La cronaca non
u'ae se si trattò di un locale
Pteso specificamente in affit®Per un periodo di tempo
luna 0 due ore) oppure se il
si svolse durante la nor«0 attività del bagno. Certo
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del racconto del battesimo
del tesoriere etiopo (Fatt.
Vili), ci preparammo e scendemmo nell’acqua. Il tempo
era mite, la giornata bellissima, il golfo, il lido risplendenti di luce, il mare tiepido. Non
posso descrivere la gioia ch’io
provai nel vedere il nostro
battezzante in piedi, di fronte
a noi, colle braccia incrociate
sul petto; mi parve vedere
Giovanni Battista là nel Giordano. Noi entrammo in mare
a lui vicini ed egli, pronunziando le parole della istituzione battesimale, si immerse fino al fondo nell’acqua.
Compresi e sentii tutta la forza di quella parola: “sepolti
con Cristo nel battesimo’’».
La catechesi per le scale
Il 20 ottobre 1882 fu inaugurata la nuova «cappella»
battista di Treviso e l’ignoto
autore della cronaca così descrisse il locale di culto in via
Collabo n. 7, che era collocato sulla riva del fiume Sile
probabilmente proprio per
consentire a tempo debito di
effettuare i battesimi. «Le
chiare acque del Sile le corrono di dietro e pare che questo
fiume dica: "Io sono il Giordano degli italiani”. Dàlia
cappella si passa nel battistero alla riva del fiume da una
porta che si apre sopra esso,
nel battistero si scende per
scalini di pietra pulita e nelle
pareti si vedono quasi tutti i
passi biblici che parlano del
battesimo». Come dire che i
catecumeni, scendendo le
scale verso il battistero, avevano modo di effettuare un
veloce ripasso del corso di
catecumenato rileggendo
tutti i passi biblici (o quasi)
che erano stati loro insegnati.
L'avvocato patriota
Il battesimo dei credenti
porta come conseguenza il
fatto che non di rado nelle
chiese battiste viene amministrato il battesimo per immersione a persone non più
giovani. Quale esempio di
una pratica che si vede spesso nelle chiese battiste ricordiamo il battesimo di Giuseppe Fettoni, avvenuto nel
1885 a Roma nella chiesa di
piazza in Lucina. Avvocato
bolognese, era rimasto ben
17 anni nelle carceri dello
Stato pontificio solo perché si
era rifiutato di chiedere al papa re la grazia, come invece
fu fatto da molti altri. Riacquistò la libertà solo per l’ingresso delle truppe italiane in
Roma. Entrato nella massoneria, alla morte di Garibaldi
gli successe come Gran Maestro, carica che tenne per sei
anni. Nel 1881 entrò in con
iihe neppure il fiume inquieto scoraggiò i neoconvertiti
tn ® dal proposi
to rnanifestare la fede nel
Odo da loro ritenuto assolu'^ente biblico.
L'isoletta pietrosa
^,^1 settembre 1876 a Vene(non esisteva lì ancora
v!rP''nsenza battista) conjo il pastore Oscar Colie iB Milano e due perso
PnM ' ^^finnetti residente a
enr> , e il pastore L. SiCu '■psidente a Treviso)
ti n fli essere battezzaWt!- ^®®^imonianza di Furiati ■ ^PP^'nndiamo che enseto'n^”.^ «barchetta» si milità r ^ fieerca di «una locache fu poi
'3 «in una isoletta pie
tatto con la Chiesa battista e
cominciò a frequentarla; finché nel 1885 all’età di 72 anni
chiede di essere battezzato,
cosa che avvenne ad opera di
J. Wall in giugno. Wall stesso
lo ricorda «vecchio e pieno di
acciacchi» ma entusiasta di
essere immerso. La cronaca
di A. Dal Canto ce lo mostra
sicuro del suo passo, impavido mentre fa la sua confessione di fede. «Fu notato annota Dal Canto - che il suo
Credo in Gesù Cristo, Figliuol
di Dio e mio Salvatore fu il
più sonoro di tutti. Quando
fu ammesso alla S. Cena, lacrimava per la gioia».
Il corteo processionale
Nella chiesa di Genova il
battistero, proprio per le difficoltà di adattare gli edifici in
cui sono collocati le sale di
culto, sta nel locale seminterrato sottostante. Tale soluzione, che indubbiamente per
chiunque altro costituirebbe
un ostacolo di non poco conto, è superata dalla comunità,
da sempre, con una grande
semplicità e senza apparenti
problemi. Quando c’è un culto di battesimo, la chiesa si
riunisce come sempre nel locale di culto e segue le liturgie
previste per l’occasione; dopo
la predicazione, tranquillamente, tutta la comunità, pastore e catecumeni in testa, si
trasferisce nel seminterrato
scendendo, quasi come in
processione, per le ripide scale che vi conducono. Finito il
battesimo, tutti risalgono le
scale, ritornano nel locale soprastante e il culto riprende e
si conclude.
La grotta nel giardino
La chiesa di Napoli si trova
alTinterno di un palazzo e al
primo piano, con le difficoltà
che si possono immaginare,
in particolare per i disabili.
La comunità ha però sempre
vissuto la sua situazione un
po’ fuori dal comune con
grande naturalezza, tanto più
se si tiene conto che all’inizio
essa non aveva una vasca
battesimale alTinterno del locale di culto. Anche qui la
brillante fantasia dei battisti
italiani ha supplito utilmente: infatti, prima dell’attuale
sistemazione di cui parleremo dopo, dunque negli ultimi decenni del 1800, la vasca
venne sistemata in fondo a
una grotta, precedentemente
adibita a stalla, che si trovava
alTinterno del giardino annesso al locale. Ancora oggi
la grotta è ben visibile nel
giardino, anche se la vasca
non è più agibile come tale, e
più prosaicamente è usata
come riparo per attrezzi vari.
Il locale rovesciato
Ci sono poi due chiese (Napoli via Foria nell’attuale assetto e Chiavari) dove la vasca battesimale si trova in
fondo al locale di culto anziché in testa, come parrebbe
più logico. Le motivazioni
stanno anche in questi casi
nella necessità di adattarsi alle particolarità delle rispettive sale. Ma le due comunità
negli anni (quasi un secolo)
hanno mostrato di non subire per questo alcuna limitazione o difficoltà di sorta. Come fu risolto il problema?
Semplicemente rovesciando,
nel giorno del culto battesimale, il normale ordine della
sala: quel giorno le panche
vengono girate a 180 gradi, il
pulpito con il pastore viene
portato accanto al battistero
in fondo al locale. Se per chi
entra è abbastanza normale a
Napoli, dove l’ingresso è a
metà sala, lo stesso non si
può dire per Chiavari dove
invece anche l’ingresso viene
spostato da fondo a cima.
Queste soluzioni, che imbarazzerebbero chiunque, non
sembrano creare difficoltà alle due comunità, se non appunto la fatica di spostare il
tutto e rimettere a posto a
culto finito.
La piccola piscina
Fra le comunità che hanno
locali piccoli e adattati alla
meglio e che quindi sono prive di battistero c’è la chiesa
di Pozzuoli. La chiesa perse
all’epoca delTultimo bradisisma (inizio Anni 80) il suo locale che aveva un suo battistero che era stato costruito
dalTallora pastore Pasquale
Russo con pietre di tufo.
Quando il locale venne reso
inagibile dalle continue scosse di terremoto provocate
dall’intensa attività vulcanica, che lasciò anche molte famiglie della chiesa senza casa, il Comune assegnò alla
comunità un piccolo locale a
piano terra in località Monteruscello. Dunque da allora
non avendo il battistero, la
chiesa in occasione di culti
battesimali predispone nel
locale una piccola piscina
gonfiabile riempita d’acqua
riscaldata con l’ausilio di un
bruciatore. La modestia e povertà dello strumento utilizzato nulla toglie però all’evento che è vissuto con la
stessa commozione, solennità e intensità che se si svolgesse in una cattedrale. Lo
stesso «battistero» portatile
viene utilizzato alToccorrenza in altre comunità battiste
della regione, anch’esse prive
del supporto logistico adatto.
Chiesa battista che vai...
.....
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U protagonista cosi
Ma: «Premessa la lettura
Impressioni di battesimo
È una consuetudine che in occasione di culti battesimali in
una chiesa battista i battezzandi, rendendo pubblica la loro
confessione di fede, invitino al culto anche parenti e amici. Qui
raccogliamo alcune impressioni di persone che hanno assistito
per la prima volta a battesimi di credenti adulti per immersione.
«Una comunità numerosa e
festosa si è raccolta la domenica di Pentecoste nella chiesa evangelica battista per celebrare il battesimo di tre sorelle e tre fratelli. Anch’io sono stata fra i presenti. Appartengo a una famiglia di cultura cattolica; ho condiviso con
i fratelli e le sorelle protestanti molti momenti di preghiera
e riflessione in un gruppo
ecumenico; non avevo mai
assistito a un culto battesimale evangelico. La mia è stata
una presenza partecipe e appassionata. Gesti, parole e
musica hanno disegnato la
trama di una mia personale
narrazione, intessuta di richiami a spazi lontani, echi di
sensi profondi, segni della
mia storia di credente.
Un racconto che ha raggiunto la sua più densa concentrazione emotiva e significativa nell’atto della celebrazione dei battesimi. È stato allora che, per la prima
volta, ho visto corpi di battezzandi adulti compietamente immersi nell'acqua.
“Come i feti nel grembo materno”, ricorda la pastora introducendo un’immagine intensa e penetrante. Ridotto il
simbolismo metonimico della parte per il tutto. Amplificata la concretezza e la vividezza dell’atto: il passaggio a
nuova vita. Una trasformazione che richiede la volontà
“di un cuore nuovo”. E Tetà
adulta di questi battezzandi
sembra sottolineare e accompagnare questa volontà. Non
saranno mai soli. Questa è la
speranza», (d.v.)
«Mettere giù qualche impressione suscitata in me
dalla cerimonia dei battesimi
della comunità battista. È
mia sorella che lo chiede a
me cattolico, che fino all’ultimo non sapevo se venire ad
assistervi o no. E non perché
io sia un cattolico integralista, tutt’altro. Solo, non sapevo che senso dare a questa
mia partecipazione e poi temevo di essere troppo coinvolto emotivamente in qualcosa che almeno concettualmente non avrei dovuto condividere: con Tetà matura mi
capita di commuovermi facilmente e poi... un nipote che
viene battezzato dai genitori,
insomma ce n’era d’avanzo.
Ma ora che sono passate due
settimane voglio sforzarmi di
filtrare con la ragione le sensazioni che forse a caldo
avrei descritto in altro modo.
Ma non mi restano nelle
orecchie che gli inni ritmati
cantati dalla chiesa, il sermone sui “cuori di pietra” e le riflessioni sulla centralità salvifica dell'acqua come elemento di transizione alla vita fisica e alla vita cristiana.
Potrei parlare di dispute
teologiche sulla necessità o
non necessità della decisione
consapevole e adulta di rice
vere il battesimo, ma qualcuno lo ha già fatto per noi e
continua a farlo da 500 anni, a
me resta nella mente mio nipote che cita la folgorazione
di Paolo sulla strada di Damasco per spiegare che invece
per lui non è andata cosi. Mi è
rimasto nella mente il giovane
nigeriano che esprime la sua
professione di fede in inglese
e i suoi connazionali che se lo
mangiano con gli occhi e tutta
la comunità lo acclama: forse
in questo momento la sua terra è meno lontana. Mi è rimasta nella mente la cara A. D.
che è venuta sola per questa
sua immersione Dio sa quanto difficoltosa. Ma è venuta
sola perché la sua famiglia
non avrebbe capito e poi...
ora forse la sua famiglia è
questa. No, non volevo commuovermi, credetemi, ce Tho
messa tutta», (g.m.)
«Tanti sono i ministeri, ma
solo uno il corpo... Queste sono le parole che sorgono dopo aver partecipato a un battesimo, se non si è di confessione protestante. Il clima è
di grande festa, di giubilo;
l’aria che si respira è piena
dell’importanza per la comunità del momento che si celebra. Alcuni passi del culto sono strani per chi non conosce
appieno i modi celebrativi,
ciò che conta sono però le
sensazioni. Il paragone più
immediato è con la cresima
nella confessione cattolica
romana. Ammetto; non la
propria che si affronta non
con la lucidità dell’età adulta,
ma quella di altri ragazzi della propria comunità, che diventa momento di riflessione
sulle proprie scelte di vita.
Ciò che resta della cerimonia
non sono i gesti in quanto tali, e nemmeno il momento
del battesimo stesso. Sono le
confessioni di fede, è una domanda che si insinua nel
cuore e nella mente: tu perché credi? E cerchi di darti risposta non per gli altri ma
proprio per te stesso.
Resti sorpreso, quasi stupito quando ti rispondi con un
“non lo so”, sai solo che ami
il Signore solo perché ammetti che ogni cosa che avviene intorno a te è un miracoloso mistero di cui lui è regista e attore e tu solo comparsa.. Continui a pregarlo
come sai non perché è il miglior modo, non ne esiste
uno, ma perché credi nei segni che ti sono stati trasmessi, e ti ci riconosci. Pensi ancora poi a come si arriva alla
scelta del battesimo e a cosa
significa in età adulta, saluti
allora il luogo del culto con
una sola domanda e aspirazione: voglio urlare al mondo
che credo, voglio dire nuovamente al Signore grazie. Ma
come farlo? La risposta è una
sola: impegnarsi sempre più
a seguire il suo esempio, è lui
poi che ci guida», (s.n.j
4
PAG. 4 RIFORMA
■s^sm
Cultura
VENERDllAGlUci^,^^
Si può essere ebrei
anche senza saperlo?
DAVIDE DALMAS
^ E fosse possibile essere
' ebrei senza saperlo,
questo dovrebbe essere il
mio caso», affermava Eugenio Montale negli anni delle
leggi fasciste e dell’uscita dei
suoi Ossi di seppia. La «possibilità di sofferenza» e il «senso dell’arca» (intesa come
somma di «pochi affetti e ricordi» che possono seguirti
ovunque) erano i caratteri
che davano spessore all’identificazione. Recuperando
questa citazione montaliana,
Alberto Cavaglion ha intitolato proprio Ebrei senza saperlo* un libro che si dedica alle
minoranze, osservate con
l’affetto pari alla preoccupazione di chi le vede disperdere la propria ragione d’essere, abbandonata in balia di
«smemorati» e «memoriosi».
Minoranze: argomento a
forte rischio di banalità. E invece questo è finalmente un
libro non di ripetizione conformistica, ma di ragionamento e di scoperte. Direttamente parla degli ebrei, degli
ebrei italiani in particolare, e
ancora più precisamente di
una minima minoranza al loro interno, ed è di grande interesse anche soltanto da
questo punto di vista. Per
renderlo evidente, basta citare alcuni temi: il «concordato
ebraico» del 1930, tanto Ignorato quanto sono invece ricordate le leggi razziali del
1938; la scrittura di e dopo
Auschwitz, con importanti
saggi su Primo Levi e Aldo
Zarganl; la moda della Shoà e
il suo uso commerciale e interessato; l’obbligo della Memoria sancita per decreto
legge e la consapevolezza che
l’eccesso di memoria, pericoloso quanto il vuoto, significa
un ritrarsi dall’agire politico.
Ancora più affascinante mi
pare però un’altra lettura
possibile di questo libro, cioè
quella che ne attraversa la
concretezza di vicende e di
nomi, che raccoglie gli inviti
e i ragionamenti, per giungere a una riflessione generale
sulla missione delle minoranze (non soltanto religiose). La convinzione di Cavaglion è che dovrebbero desiderare di rimanere eretiche e
antagoniste, e quindi pure un
po’ deformi e antipatiche, ma
senza mai murare le finestre,
che dovrebbero rendere im
permeabile l’arca per la navigazione, ma poi partire per il
viaggio, e portare il loro contributo al mondo. Insomma
le minoranze che intendono
dare e non solo ricordare dovrebbero saper combattere
su due fronti, verso l’esterno,
ma anche verso l’interno:
«Non basta amare la lingua
dei padri, bisogna conoscere
la poesia di Montale e di Petrarca, il pensiero di Vico, di
Cattaneo e di Croce, ci vuole
equilibrio, armonia».
I doppiamente calvinisti
(perché ugonotti e perché
descritti da Italo Calvino nel
Visconte dimezzato) contadini che urlano pestò e carestia
sono i personaggi letterari
preferiti di Cavaglion, che invita contemporaneamente a
propugnare le cause perse in
partenza e a interessarsi a
molte cose. Accogliere questi
ùiviti come protestanti italiani significherà allora fare la
nostra parte nell’individuazione di personaggi dimenticati, come il «curioso eclettico patologo d’origine valdese» Domenico Comba sognatore di Psicopoli, ragionare
comparativamente (è avvenuto in ambito protestante
qualcosa di simile al passaggio dal rigoroso dogmatismo
marxista-leninista all’ebraismo più nettamente ritualistico? E, se no, perché?), chiarire quali e quante finestre
abbiamo chiuso e stiamo
chiudendo, comprendere
quale contributo si è portato
e si vuole portare all’Italia.
E a chi fosse in cerca di
qualche buona battaglia persa da combattere, di qualche
peste e carestia da profetizzare, il dibattito che alla Fiera
del libro ha presentato questo volume può dare qualche
consiglio, come quello del
giurista Gustavo Zagrebelsky:
non varrebbe la pena di rilanciare una critica all’intero
impianto dell’obolo pubblico
alle confessioni religiose, che
nelle leggi attuali riprende
curiosamente le condannate
leggi d’età fascista? Non è difficile profezia dire che non
sarà ascoltato, in un momento in cui si può presentare
come miglior amico di Israele
in Italia chi fino a ieri dichiarava Mussolini massimo statista del Novecento.
(*) Alberto Cavaglion: Ebrei
senza saperlo. Napoli, L'ancora
del Mediterraneo. 2002.
Ricchezza e varietà di incontri, affluenza record e aumento delle vendite
La Fiera del libro di Torino
Un successo che anche quest'anno si è ripetuto puntualmente. Convegni e presentazioni
di libri, incontri con gli autori e iniziative per bambini, tutti sul tema «ritrovare il tempo»
FEDERICA TOURN
UN successo annunciato
che anche quest’anno si
è ripetuto puntualmente: ricchezza e varietà di incontri,
record di affluenza e aumento
delle vendite per la Fiera del
libro di Torino, e in più una
importante svolta: come nelle
analoghe fiere di Parigi e
Francoforte, l’apertura al
mercato Internazionale dei
diritti. Al Lingotto, dal 16 al 20
maggio, si sono succeduti
convegni e presentazioni di libri, incontri con gli autori e
iniziative per adulti e bambini, tutti sul filo del «ritrovare il
tempo», 11 tema scelto per
l’edizione 2002. I più soddisfatti ancora una volta sono i
grandi editori; in particolare
hanno aumentato gli incassi
Feltrinelli (grazie ai Pappagalli verdi di Gino Strada), Adelphi, Einaudi (grazie a un’
imprevista riscoperta del teatro e della poesia), Laterza
(grazie al Ciclo mafioso di Luciano Violante e I torinesi di
Aldo Cazzullo), mentre Sellerio e Mondadori (tornata dopo l’assenza dell’anno scorso)
sono debitori soprattutto alla
perdurante popolarità del
commissario Montalbano e il
suo autore Andrea Camilleri.
Fra tutti, il titolo che ha
venduto di più è stato anche
qui La rabbia e l’orgoglio di
Oriana Fallaci (Rizzoli), forse
anche grazie alla grande attenzione dedicata dalla Fiera
al dibattito sull’Islam e la globalizzazione, di cui un ospite
molto seguito è stato Samuele Huntington, autore del
controverso Scontro di civiltà
(Garzanti). Sempre più spazio
è stato dedicato ai giovani e ai
più piccoli, un’attenzione
premiata con un pubblico di
bambini che ha superato le
10.000 presenze, il 25% in più
del 2001. L’unica nota negativa, che per molti appassionati
del libro suona come un successo, è stata la quasi totale
assenza àeWe-book, messo in
ombra dal mancato sviluppo
del settore e dalla conseguente crisi dell’editoria on-line.
Proseguendo l’iniziativa
inaugurata Tanno scorso con
l’Olanda, la Fiera in questa
edizione ha ospitato la Svizzera, che è stata protagonista
con le sue istituzioni culturali, gli scrittori, gli editori e naturalmente, con i libri: si sono confrontati la scrittrice
zurighese trapiantata a Milano Fleur Jaeggy (di recente ha
pubblicato per Adelpbi Proleterka) con il critico letterario
Giovanni Pozzi, e hanno parlato con il pubblico i poeti
Giorgio Orelli e i giovane premio Montale Fabio Posteria,
tanto per citare solo alcuni
dei numerosi presenti. Anche
la Catalogna ha fatto la sua
parte a Torino, con Miquel
de Palol, Quim Monzò, Baltasar Porcel e molti altri fra
narratori e poeti.
Tornando alla Svizzera, è
sicuramente da segnalare la
presentazione del Rapporto
Bergier, il testo finale della
commissione di esperti nominata nel ’96 dal Parlamento elvetico per rispondere alle
polemiche internazionali sui
rapporti fra la Confederazione e il nazismo, in particolare
in riferimento alla questione
dei beni patrimoniali delle
vittime dello sterminio, rimasti per decenni nelle banche
svizzere. Si tratta di un volume di 600 pagine uscito appena poche settimane fa in
Svizzera, che documenta non
solo la chiusura delle frontiere agli ebrei perseguitati, ma
la connivenza del paese con
il regime nazista tramite collaborazioni economiche certamente lesive delTostentato
principio di neutralità. «Un
testo chiaro e coraggioso che
fa onore ai suoi estensori - ha
commentato il politologo
Gian Enrico Rusconi - e che
apre un capitolo tutto da approfondire sui meccanismi di
collusione intercorsi tra la
Germania e altri stati neutri o
alleati coatti, e persino con la
Francia di Vichy o la Repubblica di Salò».
Tra gli altri appuntamenti
non potevano mancare le ta
/lílíí
lesti
vole rotonde suH’attualiu
politica, che hanno discu2 <EDi'
di giustizia, futuro della? jj’el'
nistra (ma anche cultura dei wra.
la destra) e «girotondi» Z Lio |
tutto, l’ambizioso desideri* Ipof'
espresso dal tema conduttó ifio da
re: ripensare il tempo, urg^ MaBi
za sempre più indifferibile i, pp»
un mondo che si sa frenefle fiO d®
e insieme precario; il tema propos
della matematica e dellabio BepK
logia e naturalmente il teiim, pe San
della filosofia e delle reM !tto c
ni, il tempo del big barn ¡nza e
delTinfinito e dell’eternitào| fiest’a
tre che, naturalmente, il ten in pa®
po finitissimo delTesseti óoaad
umano e delle sue cellule b lidelL
pericolo di duplicazione; Ed è
Tutt’altro che poca cosa;,
forse per evitare il tempo dèi,
le banalità, ancora una voltai
visitatori hanno preferito at'
tardarsi agli stand dei li
ignorando la vistosa dessi
che incombeva su di loro
Dopo I'll settembre è davvero «scontro fra civiltà»?
Alla Fiera si è parlato molto di confronto fra Occidente e Islam, ed era facile immaginarlo, dopo Tll settembre: lo hanno fatto, tra gli altri, Tahar Ben Jelloun e Khaled Fouad Allam, venuto al
Lingotto proprio per presentare il suo ultimo libro edito
da Rizzoli, L'Islam globale. I
musulmani e l’Occidente dopo Vii settembre; lo ha fatto
anche Samuel Huntington,
docente di Relazioni internazionali a Harvard e autore del
discusso saggio Scontro di civiltà (in Italia è stato pubblicato da Garzanti nel ’97) balzato violentemente all’attenzione internazionale dopo gli
attentati alle Torri Gemelle.
Proprio a Huntington è
stato dedicato lo spazio di
una lectio magistralis, dove
Icystudioso americano ha potuto ribadire le sue tesi: «Dopo la fine della guerra fredda,
i conflitti non sono più di matrice ideologica, ma culturale:
è più che mai necessaria una
solida alleanza fra Stati Uniti
ed Europa in modo che le potenze occidentali arrivino a
Libri di argomento ebraico alla Fiera
una maggiore integrazione
politica, economica e militare
e non mostrino fianchi scoperti all’attacco di stati di altre civiltà». L’il settembre,
secondo Huntington, ha restituito all’Occidente un’identità comune che deve diventare una barriera contro
le altre culture: una barriera
forte della propria superiorità
tecnologica e militare, naturalmente. Anche se, sia chiaro, una superpotenza di questo genere deve evitare di intervenire nei conflitti interni
ad altre civiltà, pena il potenziale conflitto globale: «La regola si può infrangere - ha
sottolineato Huntington soltanto quando sono in gioco interessi vitali, come nel
caso della guerra del Golfo, in
cui non si poteva consentire
all’Iraq il controllo esclusivo
della maggior parte delle riserve di petrolio».
Un mondo spaccato in
blocchi contrapposti che se
nella teoria ricalca il «o noi o
loro» di un altro libro che recentemente si è venduto tantissimo, La rabbia e l'orgoglio
di Oriana Fallaci, nella pratica affonda nelle contraddizioni e negli intrecci delle nostre città occidentali che vivono sempre di più della mescolanza di culture. «Abbiate
paura di un mondo in cui le
diversità non si mescolano,
perché è quello che genererà
un conflitto - ha detto il vicedirettore della Stampa Gianni Riotta durante la presentazione del libro di Kbaled
Fouad Allam -; non esiste il
clash of civilisations di Huntington, lo scontro è fra tolleranza e Intolleranza». Osama
Bin Laden può ben convivere
con l’Occidente, anzi, è la
maschera dell’Occidente; il
suo nemico non è il presidente americano Bush, ma
l’alleanza interculturale dei
tolleranti. «La globalizzazio
ne è entrata nell’Islam e viceversa - ha detto ancora Riotta
- i grandi scrittori, Brodskij,
Pamuk, Rushdie, sono tutti
meticci, a riprova del fatto
che i fenomeni di crisi di
identità sono anche fecondi».
«C’è una paura creata ad
arte intorno all’Islam - ha
puntualizzato Tahar Ben Jelloun partendo dal suo libro
L’Islam spiegato a mia figlia
(Bompiani) - se prima si incuteva terrore parlando genericamente di immigrati, dopo
Tll settembre si è portata alla
luce anche la loro religione,
introducendo così una doppia paura. Bisogna distinguere fra religioni e problemi politici e sociali delle diverse nazioni: il terrorismo colpisce
innanzitutto il mondo arabo».
«La comprensione di questi
fenomeni è fondamentale
perché la convivenza fra le
culture è una strada inevitabile», ha ribadito lo scrittore.
Sulla stessa linea si è mosso
nel suo libro Khaled Fouad Allam, docente di Sociologia del
mondo musulmano e di Storia e istituzioni dei paesi islamici all’Università di Trieste:
ha cercato di mostrare checo“
sa succede quando l’IsIam si
ammala di «occidentalitw;!
cioè di come venga riformulata l’identità religiosa degli iffl'
migrati a contatto con uua^
cultura diversa. A questo pitó
posito è esemplare la diversf
integrazione dei padri e dei figli, spesso fonte di divisioi
laceranti all’interno della famiglia, così ben raccontai;
dallo stesso Ben Jelloun, oM
che evidente nelle storie di
tanti immigrati anche nel na-i
stro paese. Il problema è ctei
questa sintesi fra l’IsIam e'
mondo occidentale non è sta*
tervien
Ira
ta ancora raggiunta, e anche
•Oche
Wore
se l’Occidente nel cammina
della globalizzazione ha fr*
ta, non è possibile fissateli
norme il mutevole movimen-to di trasformazione che avviene quando due culture diverse si incontrano. «L’isla®;
deve trovare la sua strada iS;
i
num
vasi
sene
ihDü
envie:
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dialogo con l’Occidente
concluso Fouad Allam"®
quando riuscirà a interior«zare l’Occidente si potrà afl'
dare insieme verso quest«,;
sintesi senza la quale non p®'
tremo vivere», (f.t.)
Librerie
CLAUDIANi
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MILANO; via F. Sforza.
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5
0 IjjlUGNO 2002
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
Ofìl
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Iella si*i)',
e pio chiamò la luce “gior* eie tenebre “notte”. Così
uradiIisera,poifumattina:efuil
'■ ^ too giorno» (Genesi 1, 5).
potrebbe cominciare pro1. ....i dai primi passi
•di». S|j
ìsideiiL,.
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3lla bio
/St episcopale, che anche
mitài «fanno hanno realizzato
,iltett jpadiglione per l’esposi’esseii acne di testi sulle tre rehgio
illuleij ni del Libro.
Tjj è quello che ha fatto
^os Luzzatto, presidente
ipolelJ Ielle comunità ebraiche in
Italia e «medico studioso di
(altura ebraica» come lui
stesso ama definirsi, che ha
stello di abbordare da un lato
‘(|uantitativo" un tema comtisso che si presta a più li'ielli di lettura. «11 Sole e la Luaanella Genesi danno indicalione di eventi che si ripetono; da qui nasce la possibilità
I adottare un’unità di misutache segua l’uno o l’altra»,
fi ebrei in verità decidono
petun compromesso, il calendario lunisolare, uno strumento dato agli uomini che
diventa un servizio liberamente scelto per onorare il
Signore. Se lo strumento che
segue il ciclico succedersi
delle stagioni è imperfetto,
poco importa alla tradizione
ebraica: quello che conta per
«nebreo non è essere un
hon astronomo ma costruite un tempo conforme a un’
efacbe serve l’Eterno. Come scrive Harold Bloom |crilicoleiterario, ndr], il tempo
storico è senza importanza
per Israele: ciò che conta sono i momenti in cui Dio interviene e Israele risponde.
Nel Corano invece si dice
cbeè'Dio ad avere creato il
numero dei mesi e non l’uo■no, ha spiegato Mario Scia
a voltai
erito at;
lei libi
less«
oro.
I Ebrei, cristiani e nnusulmani ben presenti al Salone del libro di Torino
Il tempo nelle grandi religioni
0OS Luzzotto, Mario Sdaloja e Bruno Forte sono intervenuti al padiglione che ha esposto
lesti sulle tre «religioni del Libro». Il tempo come occasione per incontrare Dio e gli uomini
, per affrontare «il
ribUeilppone'I‘^g'-^"di religioni»,
■eneti Io degli argomenti salienti
i». l i:
L proposto
\rlCC
dall’Associazioe dal Pro
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loja, ambasciatore e responsabile della Lega musulmana
mondiale in Italia: il calendario è puramente lunare, conta
354 giorni e ha inizio la sera
del 16 luglio 632, Anno Domini, quando il profeta Muhammad entra nella città di Medina (una curiosità, che peraltro
non ci vedrà testimoni: il 1°
maggio del 20874 si avrà la
coincidenza fra il calendario
lunare islamico e quello solare
cristiano). Trattandosi di un
calendario solo lunare e non
«corretto» come quello ebraico, le stagioni per i mussulmani ruotano e non cadono sempre negli stessi mesi: peraltro
la determinazione del tempo
richiede complesse procedure
di individuazione della luna
nuova, poco funzionali ai ritmi della società occidentale,
motivo che ha spinto il mondo islamico a una revisione,
tuttora in corso, del calendario tradizionale.
Chiamato a parlare del cristianesimo, il teologo cattolico Bruno Forte, ordinario di
Teologia dogmatica alla Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale, ha subito
dato un altro taglio al suo intervento, cominciando con
una frase di Barth a parlare di
«un Dio che ha tempo per
l'uomo», un Dio che crea il
mondo dentro di sé, fa spazio
all’uomo nelle sue viscere (il
termine ebraico è rakamim e
indica anche l’utero materno). La creazione stessa, dice
ancora Barth, è soltanto la
preistoria dell’alleanza fra
Dio e l’essere umano: «Si
tratta di un Dio che accetta di
entrare nel gioco del tempo
con l’uomo, e al tempo si
consegna fino all’estremo
nella morte di Cristo». Il Figlio diventa lo spazio del
tempo, spiega Forte, citando
Paolo: «La vita vostra è nascosta con Cristo in Dio» (Colossesi3,3).
Lo spazio: Dio separa perché il mondo esista, lo spazio
nasce daH’autolimitazione di
Dio ed è l’entità dell’autonomia delle creature: «L’uomo è
libero solo nella storia», ha
puntualizzato il teologo. E
qual è allora il tempo dell’uomo? «Dio ci chiama a corrispondere il suo amore - ha
detto ancora Bruno Forte Tessere umano è chiamato a
cambiare il suo kronos, il
tempo quantitativo a sua disposizione, in kairòs, l’istante
qualificato, il tempo dell’agape». Come scriveva il filosofo
Emmanuel Lévinas, l’amore è
uscire da sé senza ritorno.
Il tempo, come si diceva
all’inizio, è un dilemma che
può suscitare molte altre inquietudini e tentativi di ap
proccio: il dibattito ne ha
portati alcuni, che cercavano
di ancorare il tema alla concretezza della vita degli uomini e delle donne. Se l’autore dell’Ecclesiaste si tormentava sul contrasto fra la ciclicità della natura e il tempo lineare (e finito) dell’essere
umano, oggi continuano a
turbare le stesse domande
sulla vita e sulla morte e sul
senso di quel breve spazio fra
l’una e l’altra che è appunto il
tempo. E ancora: il tempo
può assumere il significato di
incontro, non solo con Dio,
ma anche fra gli uomini?
Amos Luzzatto ha invitato
a pensare non solo alla nostra vita individuale, ma a
considerarci nella continuità
con le generazioni che seguono: «La mia responsabilità
personale va oltre la mia vita
singola - ha ammonito - noi
non siamo pedine di un suppósto destino già stabilito, la
nostra volontà non è aleatoria e se vogliamo che si verifichi l’incontro con gli altri
dobbiamo imparare a conoscerli e a parlare lo stesso linguaggio». Secondo Forte non
ha peso soltanto l’idea spaziale, quantitativa del tempo,
ma un’idea esistenziale che si
basa sulla memoria («che
non è qualcosa del passato
ma ciò che si realizza nel presente, si pensi al sacramento») e restituisce un senso alla vita individuale. In questa
prospettiva si colloca anche
la dimensione dell’incontro
con l’altro da sé, che esige
tempo', anzi: «È nel tempo
sempre nuovo che si realizza
l’incontro, la fusione degli
orizzonti non si verifica una
volta sola per sempre, ma va
ricercata e rinnovata - ha
puntualizzato il teologo
questo vale per i rapporti fra
gli esseri umani e per la relazione di fede: il credente infatti è un ateo che ogni giorno si sforza di credere», (f.t.)
Tra paesaggio e grottesco, la Svizzera in letteratura
ALBERTO CORSANI _____
numi tutelari della narrati'ta svizzera in questo secoiùono Max Frisch e Friedri«Diirrenmatt. Ma prima
Eviene menzionare gli anWenti rappresentati, in
di tempo, da Jeremias
^ (1797-1854), che fu
ha fret:' j ™ pastore, maggior nar
ìsare in
ivimeDche avture di
L’IsW
rada in
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er\oM
itrà all’
questi
ton pO'
CMC in lingua tedesca deldocento: diverse sono le
zioni del suo Ragno nero
1 per Adelphi, che ha
tite pubblicato i racconti
A fa strana serva e Mareili
¡^fiagole); e da Gottfried
, st, autore di Enrico il Ver¿da Robert Walser (1878Si J’ ®^rore tutto ripiegato
Hjli e sulla sua persow ^„'‘^^vagliata e ossessio- ■
^*1^ pazzia. Una vipersonale, questa, che
^ tcontuna a Friedrich
’er (1896-1938), che vis
se anche in altri paesi facendo vari mestieri tra cui il minatore in Belgio e il soldato
nella Legione straniera: a lui
si devono diverse raccolte di
racconti a sfondo (o meglio
pretesto) poliziesco (Sellerio).
I due principali autori a cui
si accennava sono accomunati, oltre che dalla generazione di appartenenza (19111991 Frisch, 1921-1990 Dürrenmatt) anche dall’ossessiva
espressione della vacuità della cultura a cui fanno riferimento, e ancor più degli elementi grotteschi che configurano la società svizzera: una
serie di paraventi perbenistici
sono messi alla berlina e svelati in tutta la loro grettezza.
Emerge dai loro romanzi, e
per Dürrenmatt soprattutto
dai «gialli» Il giudice e il suo
boia e II sospetto (Feltrinelli) e
dalle opere teatrali (da poco
inserite da Einaudi nella prestigiosa collana della Pleiade),
un paese opulento che non sa
che fare della propria ricchezza; incantevole nel paesaggio
ma incapace di godere di
quella stessa natura: lo testimonia la recentissima traduzione in italiano del racconto
autobiografico La Vailetta
dell’Eremo (Bellinzona, Casagrande, 2002), in cui Dürrenmatt, originario del Bernese,
ripercorre la decisione presa
a metà della vita di stabilirsi a
Neuchâtel. L’incertezza della
propria identità contraddistingue anche il protagonista
del più famoso romanzo di
Frisch, Stiller (Mondadori,
1980) e anche l’epistolario
che i due intrattennero tra la
fine della guerra e la fine degli
Anni 60 [Corrispondenza, Casagrande, 2001).
Per un certo periodo Dùrrenmatt fu in contatto con un
altro scrittore, Ludwig Hohl
(1904-1980), figlio di un pastore protestante, autodidatta e appassionato di montagna, che con il romanzo breve La salita (Marcos y Marcos, 1991) ci offre un’immersione totale nei ghiacci, nelle
pareti, nelle asperità, nel fascino della cima da raggiungere. Più giovani invece sono,
nell’ordine, Peter Bichsel
(1935), che si cimenta anche
nella narrativa per ragazzi, e
Thomas Hùrlimann (1950:
Nel parco, Garzanti 1991 e,
nelle ultime settimane Signorina Stark, Marcos y Marcos).
L’autore di lingua francese
che ebbe più notorietà in Italia (tra gli Anni 50 e 60 lo
pubblicò Bompiani, ora è affidato ai tipi di Jaca Book) è
invece Charles-Ferdinand
Ramuz, del Cantone di Vaud,
portato a riflettere in tutti i
suoi libri (ma anche nell’impegno civile vissuto da cattolico) sull’identità alpina. Di
ambiente contadino quello
che è forse il romanzo più famoso, Derborance, Ramuz è
stato «ripescato» suo malgrado anche per le similitudini
della vicenda di Paura in
montagna con il delitto del
piccolo Samuele a Cogne (Ni
Lo stand della Claudiana alla Fiera
co Orengo su La Stampa del
13 marzo scorso).
Di lingua italiana sono i
poeti Giorgio e Giovanni
Orelli: il secondo (Bedretto,
Canton Ticino, 1928), è anche narratore con II sogno di
Walacek, Einaudi 1991, e con
il più recente II treno delle
italiane (Donzelli 1995), dedicato ai lavori più avvilenti a
cui erano costrette le nostre
immigranti stagionali o transfrontaliere. Sempre in italiano scrive anche la zurighese,
peraltro trapiantata a Milano, Fleur Jaeggy (/ beati anni
del castigo, 1989; Proleterka,
2001 da Adelphi).
Jack, voce della folla
che ora non parla più
PIETRO ROMEO
JACK (Giacomo) Folla non
ha nulla da perdere: è richiuso in un carcere di massima sicurezza statunitense e
ha le ore contate. Lo giustizieranno sulla sedia elettrica.
Cosi, quando gli danno la
possibilità di uno spazio radiofonico (dato il suo passato
da Dj) lui parla e grida la sua
rabbia, le sue disillusioni, la
sua voglia di una società diversa, migliore. Dalle onde di
Radiodue, inizia le sue trasmissioni nel settembre del
1998. Da allora le sue parole
scomode, graffianti, conducono migliaia di radioalscoltatori nei sentieri scomodi
che, partendo dal punto più
basso e nascosto della nostra
coscienza individuale e sociale, percorrono i luoghi bui nei
quali abbiamo relegato le noste paure, le nostre illusioni
ma anche le stragi di stato, gli
affari sporchi, la politica corrotta. Perché Jack si informa,
legge e può permettersi di dire le cose come stanno. Questo «doppio viaggio», individuale e sociale, lo vuole fare
insieme alle persone che lo
ascoltano: non vuole essere
l’ultimo guru acchiappagiovani ma un compagno di
viaggio, un fratello maggiore
di noi tutti, qualsiasi sia l’età,
l’idea politica, il ceto sociale.
Jack, però, riesce a fuggire da
Alcatraz. Riesce ad evadere
da quella prigione da cui
sembrava impossibile scappare, continuando a trasmettere da latitante. Scappa da
una prigione che simbolizza
quella in cui abbiamo rinchiuso la nostra coscienza e
ci dice, cosi, che è possibile
andare oltre il nostro egoismo, riuscire a vedere gli altri.
Il fatto che Jack sia, in
realtà, l’alter ego di Diego
Cugia di Sant’Orsola (giornalista, scrittore e regista) e che
il carcere (Alcatraz) sia ormai
un museo, non toglie nulla al
successo che il personaggio
ha riscosso tra un pubblico
Diego Cugia
govane e non. Jack diventa il
pretesto, l’altoparlante, per
informare, contro informare,
condividere le esperienze di
un’umanità che si vuole sempre più omologata e che, invece, è l’insieme di «Io» molto divejsi, con storie, sentimenti, sogni e illusioni personali. Lo dimostrano le migliaia di persone che, a Roma, si sono riunite nella nottata organizzata da Cugia
all’ex mattatoio del Testaccio
(che contiene 10.000 persone), alcune delle quali non
hanno trovato posto.
Il «viaggio» finisce questa
settimana: Jack chiude le trasmissioni. «SI perché se Jack
Folla è diventato il nostro
nuovo universo, il nostro
universo diventa la sua nuova prigione. Non dobbiamo
permetterlo mai. Jack è la nostra mente libera. Bisogna lasciarla volare. Lui è il nostro
albatro viaggiatore» (dal discorso di Cugia la sera all’ex
mattatoio). Ci lascia il suo secondo libro’*: una raccolta,
poetica e, spesso, commovente, di riflessioni, confessioni, informazioni non date
dai media. Un libro per viaggiare dentro di noi e nel
mondo in cui viviamo, partendo dal basso, per volare
molto in alto.
{•) Diego Cuoia: Jack Tuomo
della folla, Mondadori, 2002.
Servizio fotografico
di Pietro Romeo
Mafia: non lasciare riaprire II ciclo
Molto frequentato, a differenza dell’anno scorso (forse
pesava la triste ricorrenza
dell’omicidio di Falcone), l’incontro dedicato alla mafia con
la presentazione del libro II ciclo mafioso di Luciano Violante, che è diventata l’occasione
per un bilancio negativo. Violante ha citato con amarezza
l’attuale stagione di scontri tra
istituzioni e magistratura, terreno fertile per il prosperare
della criminalità organizzata:
«Nell’attacco allo stato la mafia ricorre a cicli continui di
dieci anni - ha detto, ricordando gli attentati, da Ciaculli
alla morte di Dalla Chiesa fino
a Falcone e Borsellino - e altrettanto cicliche sono le reazioni: all’inizio si solleva una
rivolta contro le stragi poi,
man mano che i processi vanno avanti, si manifesta addirittura una reazione avversa al
lavoro dei giudici».
E Giancarlo Caselli ha rincarato la dose: «I magistrati
rischiano di essere isolati ancora una volta - ha ricordato
l’ex procuratore antimafia a
Palermo - l’indebolimento
degli operatori della giustizia
è perseguito non soltanto dai
mafiosi, ma anche da una
certa borghesia ricca e colta
che vede nella magistratura
un inciampo». La cosa più
dolorosa, a dieci anni dall’attentato di Capaci, è forse la
consapevolezza - ricordata
sempre da Caselli - che si era
sfiorata la possibilità concreta
di estirpare la mafia; e oggi
invece si parla di revisione
dei processi e gli stessi che
avevano denigrato Falcone e
Borsellino lo commemorano
nelle occasioni ufficiali (tanto
per dire la cosa meno grave),
mentre molti ragazzi di Palermo pensano che i due giudici
a cui sono intitolate strade e
scuole siano morti in un incidente d’auto.
Del ciclo mafioso e della
stanchezza che segue l’indignazione dopo la violenza,
già sapeva bene Umberto
Santino, che da più di vent’
anni dedica la vita al Centro
di documentazione «Peppino
Impastato»; e come lui, sull’altro lato della barricata, lo
sanno gli inabissati delle cosche: non badano alle parole
delle ricorrenze, aspettano le
mosse dello stato, (f.t.)
6
PAG. 6 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 14
L'esito della consultazione federale del 2 giugno è stato netto: 70,8% di consensi
La Svizzera depenalizza l'aborto
La liberalizzazione è stata bocciata soltanto in due cantoni II Consiglio dello Federazione
delle chiese evangeliche si era espresso a favore. Forti critiche della Conferenza episcopale
PAOLO TOCNINA
La «soluzione dei termini»,
approvata nella votazione
del 2 giugno, depenalizza l’aborto nelle prime 12 settimane di gravidanza. È però necessaria una richiesta scritta
della donna che fa valere uno
stato di angustia e il medico
curante deve avere un colloquio con la donna e consigliarla. L’ultima volta che si
votò sul tema dell’aborto, in
Svizzera, nel 1978, la proposta di depenalizzare l’interruzione di gravidanza fu bocciata in tutti i cantoni a maggioranza cattolica. Questa
volta la soluzione dei termini
è stata respinta soltanto nei
cantoni di Vailese e di Appenzello interno, due cantoni
cattolici che hanno comunque bocciato l’iniziativa più
radicale «per madre e bambino». Gli stessi ambienti che
combattevano la soluzione
dei termini avevano lanciato
l’iniziativa «per la madre e il
bambino», che intendeva
praticamente proibire ogni
aborto, anche nel caso in cui
la gravidanza fosse il risultato
di uno stupro.
Tutti i maggiori partiti politici svizzeri, ad eccezione del
Partito popolare democratico, hanno espresso soddisfazione per l’esito deUa consultazione. Parlando a nome del
Consiglio federale Ruth Metzler, responsabile del Dipartimento federale di giustizia e
polizia e ministro della Democrazia cristiana (che sulla
Una veduta di Zurigo
interruzione volontaria della
gravidanza aveva però preso
le distanze dal suo partito) ha
affermato che ora si tratta di
indurre i cantoni a potenziare i consultori in vista dell’entrata in vigore della modifica del Codice penale, prevista il 1° ottobre prossimo.
Ruth Metzler si è detta sorpresa del fatto che solo due
cantoni abbiamo respinto il
regime dei termini in materia
d’interruzione volontaria della gravidanza: «Questo risultato - ha affermato - mostra
con chiarezza un cambiamento di mentalità: in fatto di
interruzione di gravidanza è
la donna a decidere, senza
correre il rischio di essere criminalizzata». La Metzler ha
quindi aggiunto che tale evoluzione non deve portare a
una banalizzazione dell’aborto. «Un aborto - ha detto è sempre un dramma. Si dovrà ora fare in modo che si
giunga a un numero sempre
più ridotto di interruzioni,
migliorando le misure di prevenzione e offrendo consulenza e sostegno alle donne in
difficoltà».
I vescovi svizzeri hanno deplorato la liberalizzazione
dell’aborto. Il fatto di poter
sopprimere impunemente la
vita umana nelle prime 12
settimane, ha indicato un nota della Conferenza dei vescovi svizzeri, apre la porta
ad altri attacchi al rispetto
della vita umana, sia al suo
inizio che alla sua fine. 1 vescovi svizzeri hanno inoltre
ricordato che «non tutto ciò
che la legge permette è sem
pre moralmente ammissibile». «Per la Chiesa cattolica hanno ricordato ancora i vescovi - l’aborto è un attacco
al quinto comandamento
“non uccidere’’».
Il Consiglio della Federa
zione delle Chiese evangeli
che in Svizzera, che si era
espresso a favore della solu
zione dei termini, ha emesso
un comunicato nel quale ha
affermato che «l’approvazione della revisione del Codice
penale in merito all’interru
zione della gravidanza per
mette l’entrata in vigore di
norme legali realmente applicabili». «La nuova regolamen
tazione - ha aggiunto il Consiglio Fces - rispetta e proteg
ge la decisione, presa secon
do coscienza, deile donne che
si trovano in una situazione
precaria e di grave difficoltà
11 Consiglio della Fces ritiene che ora la politica familia
re svizzera debba essere mi
gliorata per impedire che
l’aborto sia praticato per motivi di tipo sociale o finanziario e propone una serie di interventi atti a creare una rete
di sostegno alle donne e alle
famiglie più solida ed estesa
di quella attualmente esistente. Il Consiglio ha auspicato, nel suo comunicato,
che i fautori della soluzione
dei termini e gli avversari di
tale proposta mettano ora da
parte le polemiche degli scorsi mesi e si mettano a lavorare insieme «per il miglioramento della politica svizzera
in materia familiare».
Il ramo francofono della chiesa avrà la gestione totale dei suoi diversi ministeri
Una «decisione storica» per la Chiesa unita del Canada
Per la prima volta una delle chiese
protestanti del Canada, paese a forte
maggioranza anglofona, affida al suo ramo francofono la gestione totale dei
suoi diversi ministeri, dei suoi bisogni e
della sua missione. La Chiesa unita,
principale denominazione protestante
del Canada, con circa 4.000 luoghi di
culto e 2.500 parrocchie, riunirà quindi
tutti i ministeri in francese.
Questa decisione fa parte di un’ampia
ristrutturazione amministrativa varata
durante la riunione dell’aprile scorso
dell’esecutivo del Consiglio generale della Chiesa unita. Per la piccola minoranza
francofona della Chiesa unita (meno
dell’1% dei membri ripartiti in sole otto
parrocchie), dalle risorse e dai mezzi limitati, sarà una grossa sfida assumere la
gestione dei suoi servizi di traduzione e
di produzione di risorse liturgiche, di ani
mazione locale, di comunicazioni pubbliche e della pubblicazione del mensile
«Aujourd’hui Credo». «Politicamente parlando però, è un passo da gigante - ha dichiarato il pastore Gerald Doré, del Quebec, delegato presso l’esecutivo -. Si può
anche parlare di decisione storica».
11 vecchio modello delle cinque Divisioni, diventato troppo burocratico, secondo i responsabili, e le diminuzioni di
redditi avevano portato la chiesa a una
serie di consultazioni, studi e proposte.
Dopo due anni di lavoro, la nuova struttura comprende dieci Unità di lavoro,
più flessibili, più permeabili e, sperano i
responsabili, più efficaci. La decima
Unità di lavoro, aggiunta all’ultimo minuto grazie alla tenacia degli unici due
rappresentanti francofoni nell’esecutivo
del Consiglio generale, riunirà tutti i ministeri in francese della Chiesa unita.
Durante il culto di inaugurazione, la
moderatrice, Marion Pardy, ha ricordato
che tutta la Chiesa unita aveva di fronte
«sfide considerevoli tanto amministrative quanto umane e pastorali» e che i
suoi membri dovranno farvi fronte
«nell’unità e tutti insieme».
La Chiesa unita del Canada, membro
dal 1948 del Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), è stata fondata nel 1925
dalla fusione di tre chiese protestanti,
quella metodista, quella congregazionalista e quella presbiteriana. In massima
parte anglofona, essa conta però il 10%
di parrocchie di differenti etnie, oltre a
un centinaio di parrocchie amerindie e a
un piccolo settore francofono. L’adozione definitiva di questa nuova struttura
da parte di tutta la Chiesa unita avrà
luogo in occasione del prossimo Consiglio generale nell’agosto 2003. (eni)
Olanda: dichiarazione dei vescovi cattolici romani all'indomani delle elezioni
Il governo ha sottovalutato l'importanza della religione
1 vescovi cattolici romani
olandesi hanno accusato il
governo uscente di centro-sinistra di essere «antireligioso»
e hanno auspicato un rafforzamento dei rapporti tra le
chiese e il nuovo governo. In
una lettera pubblicata a fine
maggio, i vescovi cattolici
hanno elencato un certo numero di questioni controverse
che li hanno opposti al governo uscente, dall’eutanasia al
matrimonio tra persone dello
stesso sesso. Lo scorso anno.
mo
'J^adìo
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
infatti, i Paesi Bassi hanno autorizzato il matrimonio tra
persone dello stesso sesso e
quest'anno hanno legalizzato
l’eutanasia in certi casi.
1 vescovi hanno formulato
le loro critiche in una lettera
indirizzata a Piet Hein Donner, persona incaricata dalla
regina Beatrice di guidare i
negoziati tra i partiti politici
in vista di formare un nuovo
governo di coalizione, cosa
che potrebbe richiedere diverse settimane se non mesi.
Nelle elezioni del mese scorso la coalizione uscente di
centro-sinistra ha subito una
sconfitta clamorosa ed è stata superata sia dai democratici cristiani sia dalla Lista
Pim Fortuyn.
La Conferenza dei vescovi
ha sottolineato che il precedente governo aveva «fortemente sottovalutato l’importanza della religione per la
società». 1 vescovi hanno
esteso le loro critiche ai governi precedenti, parlando
della «devastazione spirituale» nella quale i governi di
questi ultimi decenni hanno
trascinato la società. Hanno
ricordato diversi punti che
sono contrari ai valori della
Chiesa cattolica romana, citando tra l’altro il progetto di
autorizzare alcune forme di
ricerche sulle cellule embrionali, l’eutanasia e i matrimoni tra le persone dello stesso
sesso. Riferendosi alle richieste di rafforzamento del controllo dell’immigrazione, i vescovi hanno sottolineato che
«i richiedenti asilo che hanno
lasciato il proprio paese a
causa della guerra o della
persecuzione politica, dovrebbero essere ammessi liberamente nel nostro paese».
La politica del governo, fanno osservare i vescovi, non
deve avere come unico obiettivo «la riduzione dei deficit
finanziari e il soddisfacimento dei bisogni materiali, ma
deve fare più che lottare per
una maggiore prosperità». I
vescovi chiedono inoltre che
si stabiliscano regolari consultazioni tra il governo e le
chiese del paese. Tali incontri
dovrebbero essere centrati sul
clima sociale attuale «mettendo l’accento sulla qualità della vita e sulla condizione di
cittadino». In una lettera separata a Piet Hein Donner, il
Consiglio delle chiese dei
Paesi Bassi chiede che «il governo riconosca chiaramente
i contributi che le organizzazioni religiose danno alla società». 11 Consiglio ha espresso inoltre la speranza che la
cooperazione tra governo e
chiese circa i problemi sociali
sia oggetto di discussioni con
i ministri. (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
I Unione italiana delle chiese awentiste
Visita del prefetto Anna D'Ascenzo
ROMA — Il 21 maggio l’Unione italiana delle chiese cri ■
ne awentiste del 7° giorno ha ricevuto la visita ufficia]
prefetto Anna D’Ascenzo, direttore del Dipartimento per'i (
bertà civili e l’immigrazione del ministero degli Interni
ciò nel quale è affluita la precedente Direzione ~ ’
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Affari dei culti. L’incontro si è svolto in un clima di granii
cordialità. È la prima volta che le massime cariche di qi» i
settore del ministero-che gestiscono i rapporti con lecl^
fanno visita alle confessioni religiose presso le loro rispetl
sedi. In passato tali incontri si sono sempre svolti al Vimii^
La Chiesa awentista ha apprezzato l’iniziativa che rivela
clima sempre più sereno fra istituzioni e chiese. frrev/,
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i Per l'attentato a una chiesa battista nel 1953
Usa: condannato all'ergastolo
un membro del Ku Klux Klan
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BIRMINGHAM — Giustizia lenta anche negli Stati „
d’America. Il 22 maggio scorso, dopo oltre sette ore di ca^
ra di Consiglio, i giurati del tribunale di Birmingham, AlaW ''
ma (9 bianchi e 3 neri) hanno condannato all’ergastolo^®
settantunenne Bobby Frank Cherry, membro del Ku Ri
Klan, per l’attentato dinamitardo a una chiesa battista in
perirono quattro bambine di colore tra gli 11 é i 14 anni,ay
venuto il 15 settembre 1963. L’attentato di Birminghainà
venne presto il tragico simbolo di quanto fosse difficile^
lotta per i diritti civili negli Usa degli Anni 60. (nevlm
iondusii
Secondo il Consiglio nazionale evangelico : ¿Si
Perù: forte «boom» degli evangelici
® , (lenoui
LIMA — Secondo un rilevamento svolto dal Consiglio n¡ diesa, j
zinnale evangelico del Perù (Conep, 80 chiese protestanti] ipolidco
tutte le denominazioni) nel 2001 il 12% della popolazioj fdmo t'
nazionale si definiva «evangelica»: una forte crescita di Pado
7,3% registrato nel 1993.1 dati, pubblicati dal quotidiano«Ì Ìidagg
Comercio», sono corredati da una tabella che dimostra com e d
nel periodo 1972-1993 la popolazione cattolica sia diminuì ^ à H
del 10%, quella evangelica aumentata del 133% e quellmM^s^p
altre religioni crollata di 60 punti percentuali. (nevtm
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„J Nella Russia occidentale
Chiesa awentista distrutta da plroman
KOVROV — Gli awentisti hanno chiesto che sia svi
un’accurata indagine in merito a un incendio che, la mal
na dello scorso 15 aprile, ha completamente distrutto
chiesa awentista a Kovrov, nella Russia occidentale. Alci
piromani sono entrati in chiesa e hanno acceso un fuoc!;
dentro un forno a gas che è quindi esploso. Alcuni testimoni
hanno raccontato che l’edificio di legno, dove ogni settimiii i
na si riunivano oltre 100 fedeli, è stato distrutto in pochi minuti; si crede che autori dell’incendio siano stati giovani
zionalisti. In tutto il paese nel mese di aprile, durante il qu|
le si compiva l’anniversario della nascita di Hitler, sièasà^
stilo a un’ondata di violenza criminale. Un interprete afghano è stato assassinato, una sinagoga è stata devastata, e tantissimi giovani sono stati picchiati; gli stranieri e le persona
di colore sono fra i soggetti più a rischio ma tra le vittimei|
sono stati anche dei russi slavi.
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I Chiese metotJiste dell'America Latina
«Lettera pastorale di Arica»
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ARICA — Il debito internazionale dei paesi poveri è ima
forma moderna di sfruttamento che produce solo miseria-^
sottosviluppo; i governi dei paesi latinoamericani devonon-(
cordarsi che vi è un diritto umano fondamentale che non
può essere eluso: il diritto al lavoro; le chiese devono viyKi
concretamente il messaggio evangelico che impone l’aiu^
ai più deboli. Sono alcuni punti della «Lettera pastorale ®;
Arica», un documento firmato nella città cilena dai rappr®"'
sentanti delle chiese metodiste di Argentina, Bolivia,
Ecuador, al termine di un incontro internazionale sul te®à|
dell’emigrazione tenuto il 23-24 maggio. (nèvip.
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|50° (Jell'incoronazione di Elisabetta
Solenne promessa del leader cristiani
WINDSOR — «Con l’aiuto dello Spirito Santo, lavorerei ,
per l’unità visibile della chiesa di Cristo»; è la solenne pm
messa che si sono scambiati il 2 giugno i leader delle magp®
ri chiese cristiane d’Inghilterra nel corso di una cerimoni
xiigiiiiiciia Ilei eulou ui lanw --- ..
Windsor nel quadro delle celebrazioni per il 50“ anniversan
VVIIIUOAJI IICJ L^uauiu UCllC L,.ClCULctZ-IUlll pei 11
dell’ascesa al trono della regina Elisabetta IL Erano
l’arcivescovo anglicano di Canterbury, George Carey, il
naie Murphy-O’Connor per la Chiesa cattolica e
Burnham, moderatore delle Chiese libere inglesi.
Dovrebbe essere sancita il 1° gennaio 2004
Verso l'unificazione delle maggiori
chiese protestanti olandesi
i di incontri e dfswd^’ |ll^
rivo il progetto di unin, .
AMSTERDAM — Dopo oltre 40 anni
sembra essere giunto in dirittura d’arrivo il progetto
cazione delle maggiori chiese protestanti olandesi. ^
riformata (Nhk), le Chiese riformate olandesi i^^LQ^pet
Chiesa luterana si sono infatti poste il termine del
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portare a buon fine l’unificazione. 1 Sinodi delle tre
se accetteranno il progetto entro il dicembre 2003, si _ a»
ranno in una assemblea comune il 1" gennaio 2004
vita a una chiesa di circa 3 milioni di fedeli.
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iFrDÌ 14 GIUGNO 2002
— Vita
Chiese
Il programma in due tempi per commemorare il «Tempie neuf» del 1852
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1150 anni del tempio di Torre Pellice
Il 15 e 16 giugno e
del primo tempio in
nella settimana del Sinodo, in agosto, sarà ricordata la costruzione
Italia dopo l'Emancipazione del 1848. Tra memoria e testimonianza
CUUPIO PASQUET
163
17 giugno del 1852 veniriminal La solennemente inaugujj (empio di Torre Pelli1 «Tempie neuf» come
*efTàalungo chiamato, anLouando nuovo non lo era
^ ■' da un bel pezzo. 150
«dopo, come Concistoro
iTorre Pellice ci siamo trotti di fronte all’organizzajjone della commemorazioatiUtíi .ediquesto evento. Cosa
j, ‘“*■.»,1 semplice perche vora Ahl«»eD“r>o che ci fosse tutto: fie¿tolo? i®a del passato e preoccm
Kui
CI
bre, ma che è purtroppo ancor più attuale oggi. Avremo
poi un concerto del coro «La
Grangia» conosciuto e stimato per la ricerca compiuta
sulle tradizioni canore popolari della nostra regione.
Il giorno dopo, domenica
16, sarà dedicato alla vita comunitaria. Il culto sarà occasione per condividere la lode
attraverso i contributi dei vari gruppi in cui si articola la
vita della nostra chiesa. Ma
avremo anche l’insediamento di tre nuove anziane e
l’ammissione in chiesa di
ioni del futuro, comunità
una sorella che ha scelto di
confessare la sua fede e di
condividere con noi la ricerca
comune. Cosi come avremo
la gioia di ascoltare i saluti
del moderatore e degli ex pastori titolari della nostra chiesa che sono ancora fra noi.
Poi il pranzo comunitario e il
pomeriggio insieme che avverranno all’aperto nei giardini della Casa unionista.
Questo non solo per ragioni
pratiche, ma perché vorremmo anche simbolicamente ricordare la necessità di aprirci, come chiesa, verso l’ester
ita in. & e chiese in Italia, ecu
e identità confes;ham*Ìio“l®’ cultura e divertiffidl nen‘0- gioia e riflessione.
(nevIP, Ecco perché siamo giunti alla
f ìondusione di organizzare le
\ (tlebrazioni in due tempi e a
jue livelli. Il 15 e 16 giugno
per la realtà locale e durante
i Sinodo per coinvolgere, almeno un po’, tutta la nostra
igliona chiesa. A livello pubblico e
stantìi #tico>' perché si tratta del
olazioa tempio costruito in
¡cita di pa dopo il 1848 e a livello
lianouBìtiaggregazione comunilaiia e di testimonianza per
;ra cora
imimdl P c lì che si gioca la sfida
luellai
(nevi«
M'essere chiesa.
Grazie ai due parlamentari
ftl nostro collegio elettorale
abbiamo potuto invitare due
esponenti politici italiani (Nicola Mancino e Fiorello Proverai che dibatteranno con
Domenico Maselli sulla laicità dello stato in un mondo
tojp,rinascono i fondamentàisrni. Tema che abbiamo
scelto prima dell’11 settem
PROGRAMM.
Sabato 16 giugno - ore 16 nel tempio
Dibattito pubblico
«Stato laico, in Italia è possibile! - Parità e diritto di esistenza di
tutte le religioni, rispetto di chi non crede, no a privilegi confessionali. Un sogno irrealizzabile o unico futuro percorribile in un
mondo affetto da nuovi fondamentalismi?
partecipano: Domenico Maselli, pastore, docente di Storia all’Università
di Firenze, già deputato; Nicola Mancino, senatore, già presidente del
Senato; Fiorello Proverà, presidente Commissione Esteri del Senato.
' Ore 21 nel tempio
Concerto del gruppo musicale «La grangia»
Domenica 16 giugno
ore 10 - nel tempio
culto comunitario con partecipazione dei gruppi di attività
ore 12,30 - nei giardini della Casa unionista
pranzo comunitario (prenotazioni all'Ufficio Arnaud
della Fore.steria, nei gg. 3-8 giugno, ore 8,30-12)
dalle 14,30: pomeriggio fraterno
per cantare, mostre, animazioni e intrattenimenti per bambini e adulti.
no. Il tempio, ogni tempio,
non è il fine della chiesa, ma
uno strumento per riunirci,
edificarci e spingerci verso il
mondo che attende l’annuncio della speranza e della
gioia di Cristo. Per questo il
pomeriggio non è organizzato con un programma specifico, ma è un insieme di opportunità: cantare insieme
con la corale o con il coretto,
visitare la mostra realizzata
dalle attività della chiesa o
accompagnare i bambini allo
spazio dedicato a loro.
Durante la giornata distribuiremo il numero speciale
del «La beidana» che riporterà la storia della nostra
chiesa, scritto da un apposito
comitato. Le ricerche per
questo lavoro saranno presentate durante la serata
pubblica della Società di studi valdesi che si terrà nell’aula sinodale il 25 agosto. Mentre, alla vigilia del Sinodo, sabato 24, tutti sono invitati al
concerto della nostra corale,
diretta da Giuseppe Maggi e
del nostro organo, suonato
da Walter Gatti. Perché in vista del 150° anniversario abbiamo anche provveduto a
restaurare il nostro organo e
a dare una ripulita al tempio
e al presbiterio.
Un ultima considerazione:
se penso a tutti coloro che saranno impegnati per erigere
tendoni, cucinare, servire per
rendere possibile la nostra
agape all’aperto, mi viene in
mente solo grazie, a loro e al
Signore che rende possibile
la gioia, la riconoscenza, la
memoria e l’impegno.
complessa vicenda storica in un numero monografico de «La beidana»
Beckwith, Gilly e il Convento antico di Torre
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MARIA ROSA FABBRINI
|lL31 agosto del 1849 Euge
■rio Gastaldi, l’impresario
ie costruì il Collegio valdeUirmò una «Perizia della
psa occorrente per l’aml'azione della Chiesa del
'Onvento antico di Torre»,
*guita per ordine del genere Beckwith. I lavori, elen®ti dettagliatamente, si rifetsrrm« g jgjg «riattamento del
. ato per ridurlo abitala una 0 due famiglie»,
---jOprattutto documenta?«iiaramente che la chiesa
^Convento, con opportuni
Wianeggiameriti, sarebbe
I ri trasformata in tempio,
struttura a cui fa riferijnto la perizia si affacciava
Irrito est della piazza della
ta (attuale piazza Giana“). all’angolo di via Ar, ri una collocazione periPpt quegli anni in cui
..."Iris urbana di Torre era
di formazione.
Convento è staL Prima intrusione che ha
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rini del tempio di Torre:
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'PDbhli''® aggiungersi alftllg ririazioni precedenti:
jf al.lririn lalla e Auguste
'histoire de l’Eglise de
la Tour) per il cinquantenario
e a quella di Ernesto Ayassot
(Il primo tempio valdese della Libertà) per il centenario.
Rileggendo queste ultime, alla lucè delle trasformazioni
intervenute nella chiesa e
nella società ma anche delle
scoperte documentarie in cui
ci siamo imbattuti, viene fuori quasi una storia a puntate,
scandita da intervalli dilatati.
Ma, lo sappiamo, solo gli anniversari privati hanno multipli brevi. Quelli pubblici, invece, ambiscono al secolo o
alla sua metà. E visto che siamo arrivati al secolo e mezzo,
consigliamo a chi ha interesse, tempo e buona volontà, di
ripassare le puntate precedenti. Per tornare al nostro
recente lavoro, abbiamo già
detto che propone una nuova
trama. Non vogliamo anticiparla, piuttosto seminiamo
qualche indizio, partendo da
una storia apparentemente
secondaria, quella del terreno su cui sorse il tempio.
Nel 1826 il banchiere Malan, incaricato della riscossione dei «doni caritatevoli
offerti per la costruzione
dell’Ospedale», aveva informato la Tavola che la somma
stava diventando rilevante e
sarebbe stato opportuno investirla, preferibilmente in
beni immobili. La Commissione dell’Ospedale fu incaricata quindi di effettuare tutte
le acquisizioni che avrebbe
ritenuto vantaggiose. Si rivolse a Giovanni Battista Vertu e
da questi acquistò stabili, casamenti e terre sparsi un po’
ovunque in Torre: nelle regioni Villa, del Forte, dei Rossenghi e infine nella regione
Costerà della Villa. A sua volta Vertu aveva acquistato le
proprietà dall’ultima discendente dei conti di Luserna,
Rosa Luserna Rorengo della
Torre, vedova Cacherano di
Bricherasio.
Ventitré anni dopo, il 21 dicembre 1849, la Tavola informò il reverendo Gilly delle
intese intercorse con Beckwith: in base ad accordi presi
con l’amministrazione dell’Ospedale, questa avrebbe
venduto una certa quantità
di terreno di fronte al Collegio e lì avrebbero potuto essere costruiti il tempio, il presbiterio e sette corpi di case
per alloggiare i professori.
Questi sono i due termini.
Un est e un ovest attraversati
da tappe intermedie nelle
quali si inserirono numerosi
altri eventi: il tentativo non
riuscito, da parte di Beckwith, di anglicanizzare la
Chiesa valdese proponendo
che la carica di moderatore
fosse a vita, la sua delusione,
il rientro in Inghilterra, la
presa di distanza dalle Valli,
il ritorno; l’incalzante attività
della restaurazione cattolica
culminata con l’inaugurazione del priorato e della nuova
chiesa nel 1844, l’offerta
(proposta da Beckwith al
Concistoro nel 1847) di far
costruire il tempio a Santa
Margherita, l’autorizzazione
del governo del re che poneva però la condizione di non
aumentare il numero dei
luoghi di culto; la concessione delle Regie Patenti, la libertà e, quindi, la disponibilità di uno spazio urbano
estraneo a qualsiasi confine,
l’incertezza sulla scelta del
sito, l’idea di utilizzare una'
costruzione già esistente, il
Convento appunto; i contatti
di Beckwith, tramite Gilly,
con l’architetto inglese Ignatius Bonomi, gli accordi e i
prògetti con il Gastaldi. Insomma, una vicenda com
plessa e una scena mai troppo quieta, nelle quali si alternarono idee, speranze, delusioni, cambiamenti di rotta.
E arriviamo al 4 maggio
1852 quando, ultimati i lavori, Beckwith consegnò le
chiavi del tempio al moderatore, invitando il Concistoro
a organizzare l’inaugurazione. Il Concistoro, però, non
ritenne di potersi esprimere
sull’accettazione del dono
senza consultare la parrocchia. L’ultima parola toccò
quindi ai capi famiglia. Alla
fine del culto del 16 maggio
1852, il pastore Henri Peyrot
li aveva invitati a fermarsi;
assemblea straordinaria, importante. Gli interventi furono numerosi e in conclusione, all’unanimità, il tempio
nuovo e il presbiterio furono
accettati con riconoscenza.
Per la cerimonia dell’inaugurazione, «La Buona Novella»
ci informa che «pressoché
tutti i pastori e ministri delle
Valli, il Concistoro, le autorità comunali, lo stato maggiore della Guardia nazionale, parecchi forestieri, inglesi,
olandesi, svizzeri, francesi,
americani, insieme a numerosissima frequenza di popolo, intervenivano a quella cerimonia».
Non abbiamo fotografie (il
tempo di Davide Peyrot e Davide Bert non era ancora arrivato). E neppure un dipinto,
un’incisione. Insomma, di
quel giovedì 16 giugno del
1852, quando fu inaugurato il
«Tempie neuf», possiamo
darvi un’immagine solo attraverso le parole. Intanto
provate a pensare che cosa
sarebbe successo se il tempio
avesse avuto l’altra collocazione: oggi ci troveremmo di
fronte a uno spazio urbano
completamente diverso.
PAG. 7 RIFORMA
Caro Tempio,
scusa se ti scrivo sul giornale, però le cose che voglio dirti
possono essere interessanti anche per i lettori di Riforma.
Soprattutto è un buon modo per porgerti i migliori
auguri per i tuoi ISO anni. Tu, che sei nato in un periodo
di cambiamenti e sofferenza di portata gigantesca,
che hanno coinvolto il continente europeo e soprattutto
quel mosaico di popoli e lingue che di lì a una decina
d’anni sarebbe stato chiamato Regno d’Italia.
Ma la storia, siccome sei più vecchio di noi, la conosci
meglio di chiunque altro e chissà quanti aneddoti avresti
da raccontare se soltanto potessi farlo.
Forse non lo sai, ma è stata organizzata una grande
festa in tuo onore. Quel giorno sarai pieno di gente.
«Non succede spesso», direbbe l’uomo vestito di nero
che ogni domenica sale e parla su quel coso che ti sta
in fondo alla pancia. D’altra parte, è vero, ti riempi
raramente, ma non è certo tua la colpa. A celebrare
il compleanno stavolta ci saranno anche persone
che definiamo importanti, ma questo è già successo
in passato, quindi non ti emozionerai di sicuro.
Approfitto di questa lettera per scusarmi di tutte
le volte che, la domenica mattina, mi sono addormentato,
scivolando lentamente sulla panca. Mi spiace,
ma ero ancora un bambino: spero di non averti mancato
di rispetto. Poi sono cresciuto e adesso vengo a trovar
ti quando posso; purtroppo non accade tanto sovente.
Sono affezionato ai tuoi grandi spazi, anche se continuo
a preferire le sale più modeste. Mi fermo a osservare
le tue colonne e i capitelli, voltandomi verso lo strano
aggeggio che fa rumore quando si canta
(lo chiamiamo «organo») e osservando l’espressione
seria delle persone che sono sedute accanto a me.
E una comunità quella che ospiti e per questo ti ringrazio,
anche se non credo sia merito tuo se continuano
a esserci gruppi di donne e uomini così attivi e impegnati.
Ti sono grato perché dentro di te molti si sono conosciuti,
insieme hanno litigato e sofferto, si sono trasformati
e forse anche innamorati.
Mi chiedo se ti sia piaciuto ciò che hai ascoltato
in questi anni. Non solo le parole, belle o brutte, le frasi
che cambiano la nostra vita e quelle che abbiamo
dimenticato. Non soltanto le preghiere o le decisioni nelle
assemblee. Penso alla musica e alle migliaia di persone
che dentro di te hanno suonato e applaudito, si sono
intimorite e appassionate. Ti ringrazio per aver
sopportato stonature e melodie noiose, il rock
e le battute della filodrammatica. Spero che questi
momenti si ripeteranno sempre.
Non posso portarti le scuse di chi getta il riso alla fine
dei matrimoni, ma penso che anche tu sia d’accordo
con me: nella maggior parte del mondo la stessa quantità
è sufficiente a mangiare tutta la settimana.
Un’ultima cosa: forse ti è capitato o ti capiterà di sentir
dire che qualcuno vuol demolirti. Non ce l’ha con te,
è solo in senso figurato. Molti anni prima che tu nascessi,
un signore chiamato Gesù (dovresti conoscerlo almeno
di nome) assicurò che è sufficiente che due persone
si riuniscano nel suo nome, perché lui sia con loro.
Perciò, caro Tempio, in fondo non sei necessario. Ma non
preoccuparti: anche se non sei sacro ti vogliamo bene.
Massimo Gnone
«La beidana» n. 44, giugno 2002
1150 anni del «Tempie neufi>
Sommario:
• Claudio Pasquet, Prima del «Tempie neuf»-,
• Maria Rosa Fabbrini, Il Tempio nuovo: una storia in controluce,
• Gabriella Ballesio, Appendice documentaria;
• Alessandro De Marchi, La realizzazione del tempio nuovo
dalla lettura dei documenti di progetto;
• Marco Fraschia, Le celebrazioni per il nuovo tempio sulla
stampa valdese;
• Giorgio Tourn, La Chiesa valdese di Torre Pellice negli ultimi cinquant'anni;
• Ferruccio Corsani, L’organo del tempio valdese di Torre
Pellice,
• Marco Fratini, La catalogazione dei beni artistici e storici
dei templi delle valli valdesi;
• Rubriche: Poesia; Ines Pontet, Francesco Benedetto.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Ricordata a Ivrea l'opera ecumenica di accoglienza per cittadini extracomunitari
I dieci anni della Casa di Abramo
Con una capienza di nove posti, in questi anni sono stati ospitate 520 persone provenienti
do vari paesi del mondo. Per cattolici, valdesi. Fratelli, ebrei è stata un'occasione di dialogo
ALBERTA ALUm
DOPO due anni di intensa
collaborazione ecumenica per rendere i locali idònei a ricevere dignitosamente
gli ospiti, il 30 maggio 1992 la
Casa di Abramo si apriva
all’accoglienza degli extracomunitari. Il cuore della città,
la Casa è situata in una via
caratteristica della vecchia
Ivrea, esprimeva il meglio di
sé unendo forze religiose e
laiche nello sforzo di rispondere alle esigenze di chi arrivando come emigrato cercava alloggio e lavoro. La solidarietà concretizzava il dialogo tra cristiani, lo estendeva
agli ebrei, ai laici della città e
in questo riusciva a coinvolgere i musulmani che arrivavano fra noi.
Ad Abramo ci si volle appellare perché in lui tutti ci
riconoscevamo, cristiani,
ebrei, musulmani e perché
in questo personaggio vedevamo ben rispecchiato l’emigrante che lascia la sua
terra per andare lontano, e
nello stesso tempo l’ospite
che accoglie il pellegrino e Io
serve nelle sue necessità. I
cristiani presenti a Ivrea
(Fratelli, cattolici, valdesi), la
comunità ebraica, sezione di
Torino, i rappresentanti di
un centro di accoglienza comunale già esistente costituirono un primo direttivo
provvisorio, presieduto dal
valdese Gigi Farricella, e or
ganizzarono i lavori per rendere la Casa idonea all’accoglienza, fondarono l’associazione «Casa di Àbramo», stesero uno statuto, compilarono un regolamento interno,
raccolsero adesioni e finanziamenti. Tutto questo nei
primi due anni.
Nei dieci anni successivi
intorno alla Casa, in un primo tempo unica realtà cittadina di questo genere e retta
da un direttivo composto fra
l’altro dai rappresentanti di
ogni singola comunità religiosa, nacquero via via altre
iniziative di matrice laica o
religiosa tese a rispondere alle necessità più nuove. La Casa ha mantenuto fino a oggi
la sua caratteristica di casa di
prima accoglienza per gli extracomunitari. Gli ospiti hanno trovato non solo un letto, docce, possibilità di cucinare, ambiente riscaldato,
ma anche persone disposte
ad ascoltare ricordi, preoccupazioni per le famiglie lontane, storie personali e a dare
una mano per risolvere problemi di alloggio e di lavoro,
quando ciò era possibile.
La capienza è di nove posti,; qui sono passati in dieci
anni 520 ospiti provenienti
da: Marocco, Tunisia, Algeria, Bosnia, Brasile, Albania,
Senegai, Camerún, Costa
d’Avorio, Romania. Scorrendo i nomi dei luoghi di provenienza si può leggere la storia
delle migrazioni di questi
Pentecoste a Reggio Calabria
Ci sono due modi di dire
sì al Signore, insieme
Il 19 maggio la chiesa ricorda il giorno della Pentecoste.
Il Signore Gesù Cristo ritorna
in Spirito e dona una parte di
sé ai suoi figliuoli, perché
non vuole lasciarli orfani, ma
con il consolatore li vuole
guidare nella loro nuova missione e in tutta la loro vita.
Con questo meraviglioso ricordo e promessa, nella chiesa valdese di Reggio Calabria,
due giovani ragazzi hanno
fatto il patto con il Signore,
rendendo questa giornata indimenticabile.
Angelo Franco ha scelto il
battesimo per aspersione.
Nella sua testimonianza, ha
ringraziato i suoi genitori che
sin da piccolo lo hanno lasciato libero di trovare la sua
strada. Angelo ha incontrato
tanti nuovi amici che condividono con lui questa scelta e
che lo hanno accompagnato
in questo cammino di fede.
Proprio per aver imparato a
rivolgersi a Dio e a trovare
conforto e forza nella sua Parola, ha sentito forte l’esigenza di essere battezzato e
quindi di impegnarsi con più
consapevolezza nella vita della chiesa. Il sacramento è stato celebrato dal pastore Jens
Sielmann in seguito ad una
predicazione molto toccante.
Nella stessa giornata, Domenico Carpentieri ha voluto
legarsi al Signore ma attraverso il battesimo per immersione. Come dalla sua confessione di fede, sin da bambino,
Domenico ha avuto come
esempio e modello Gesù che
ha voluto seguire fino a testimoniarlo pubblicamente nella sua comunità. Domenico
ha confessato pubblicamente
la sua fede nel Signore, suscitando la commozione di tutta
l’assemblea. Questa forma
così poco in uso nelle chiese
valdesi è stata valutata in maniera molto positiva suscitando la meraviglia e la gioia di
numerosi membri di chiesa.
La comunità ha accolto questa forma proprio perché è fedele alle Scritture e pertanto
molto significativa. Il sacramento è stato celebrato dalla
candidata al pastorato Claudia Lupi, a cui va un sentito
ringraziamento perché anche
se non in perfetta forma fisica
ha voluto gioire con tutta la
chiesa e condividere questo
importante momento. Il culto
è terminato con la santa cena
dove tutti i fratelli e le sorelle
per mano hanno condiviso
con allegrezza questo momento in un’atmosfera di
grande fraternità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle
ore 24 circa e alle ore 10 del lunedì successivo. Domenica 23
giugno, ore 24 circa, andrà in onda: «L'ombra del razzismo
sull'Europa», dibattito in studio con Moni Ovadia, Paolo
Ricca, Elena Bein e intervallata da interventi musicali del
gruppo «Ziringaglia». La replica sarà trasmessa lunedì 24
giugno alle ore 24 e lunedì 1° luglio alle 10 circa.
dieci anni e a chi ha qui lavorato vengono alla mente volti, episodi di tensione fra le
diverse etnie, momenti difficili di incomprensione reciproca, spiacevoli comportamenti che hanno richiesto
l’allontanamento di alcuni
ospiti, serate prolungate per
dipanare situazioni intricate,
ma anche momenti di festa,
cene serene accompagnate
da canti di terre lontane.
Molti ospiti si sono fermati in
città, alcuni hanno trovato lavoro, chiamato a sé le famiglie, e con questi continuano
rapporti di aiuto e di amicizia, altri sono emigrati altrove in cerca di miglior fortuna
e qualche volta sono ritornati. È passato nella Casa un
mondo variegato carico di
sogni, di delusioni, di sofferenze, di speranze, di giovinezza che ha lasciato in noi
profondi segni.
Due osservazioni vengono
spontanee nel rivivere il ricordo di questi dieci anni: la
prima riguarda i rapporti con
la città, con le forze di polizia,
con la realtà civile di Ivrea. La
Casa di Abramo non ha svolto un lavoro di supplenza rispetto all’amministrazione,
ma un’azione di stimolo e di
collaborazione sempre apprezzata e ricercata: ha instaurato con le forze di polizia un rapporto sereno, intelligente ed equilibrato, improntato sulla fiducia reciproca; ha destato interesse e
Carunchio
Veglia di
Pentecoste
in comune
ISAIA RUSI
IL 18 maggio abbiamo fatto
una veglia di Pentecoste,
noi membri della Chiesa valdese di Carunchio e i fratelli e
sorelle della locale parrocchia cattolica; abbiamo così
vissuto un momento di comunione ecumenica fraterna
che non ha precedenti e insieme, nella chiesa di San
Giovanni Battista, abbiamo
ascoltato con attenzione e
commozione la parola di Dio
predicata dalla pastora Laura
Leone sui testi biblici del profeta Gioele e sul libro degli
Atti, nonché la liturgia della
parola presieduta da don Michele Persichitti. Riuniti per
vivere questo momento, nel
canto e nella preghiera al Signore, dopo la funzione ci
siamo salutati formulando
l’augurio di ripetere questo
evento con l’aiuto di Dio Padre, di Gesù morto e risorto,
che ha avuto un solo e unico
significato per tutti, e dello
Spirito Santo.
Non abbiamo potuto non
apprezzare il grande entusiasmo mostrato nella preparazione dell’evento dalla pastora Leone e da don Michele, il
calore e la gioia che ha suscitato questo incontro, che ha
destato viva volontà di ripeterlo in futuro per continuare
a pregare insieme, cantare
gloria e chiedere al Signore la
sua guida per una fraterna riconciliazione e chiedergli che
questa piccola «fiaccola» possa essere scintilla di qualcosa
di più grande che possa illuminare il futuro delle due
confessioni, sotto un’unica
guida. Abbiamo in questo incontro vissuto la Pentecoste e
preghiamo il Signore che
l’evento possa ripetersi.
simpatia nella città, in un pri
mo tempo perplessa di fronte
all’iniziativa.
La seconda osservazione
riguarda gli operatori che con
passione si sono qui impe
gnati Questi dieci anni sono
stati per tutti noi, cattolici,
valdesi. Fratelli evangelici,
ebrei un’esperienza concreta
di dialogo. Abbiamo capito
che cosa vuol dire essere diversi in tante cose, ma ritrovarci uniti nelle cose essenziali, nella sincerità dei rapporti, nell’onestà dell’agire,
nel senso del dovere, nella
spassionata fiducia nell’uomo. Abbiamo condiviso i nostri modi di sentire, di pensare e di operare alle volte con
fatica, ma sempre con fiducia
l’uno nell’altro. Ognuno di
noi si è sentito ancor più radicato nella sua tradizione
religiosa o laica ma ha sentito
di crescere nella capacità di
ascoltare e valorizzare l’altro.
È stata una bella esperienza e auguriamo lo sia per tanti altri: così si costruisce la
pace, con fatica e serenità,
così si costruisce il mondo
nuovo... noi ne abbiamo fatto
una piccola ma significativa
esperienza e sappiamo che
ciò è possibile. Poter vivere in
modo stabile e definitivo
questa esperienza è l’augurio
che facciamo a tutti quelli
che sono passati, passano e
passeranno nella Casa di
Abramo e a tutti quelli che
leggeranno queste righe.
Valle di Susa
La «Charta
œcumenica»
IVO BLANDINO
Anche in vaile di Susa è
stata presentata la Charta oecumenica firmata lo
scorso anno a Strasburgo.
L’incontro si è svolto a Bussoleno nel salone della parrocchia cattolica, con la presenza di molti evangelici della valle, battisti e valdesi, il 17
maggio scorso. Relatori sono
stati il past. Emmanuele Paschetto e don franco Peradotto. Dopo la presentazione
delle tappe salienti del movimento ecumenico, la sua nascita e il suo sviluppo in Europa fatta dal past. Paschetto,
don Peradotto ha illustrato il
dialogo che da molti anni
viene intrapreso fra le diverse
realtà confessionali. Nel dibattito che è seguito sono
emerse le questioni della mariologia, dei santi, delle processioni intese come ostacolo
al cammino: queste manifestazioni risultano poco chiare
alla luce della Bibbia, e gli
evangelici sono poco propensi a compromessi che
non rispecchino l’insegnamento della Scrittura e della
fede riformata.
La Charta vuole essere una
testimonianza de! reciproco
rispetto tra confessioni cristiane, ma è anche un’apertura verso l’ebraismo e l’Islam.
È stato sottolineato che il
cammino dell’ecumenismo a
volte si presenta lungo e con
qualche difficoltà, ma nell’ascolto dell’altro e nella re
ciproca comprensione e rispetto si può trovare un dialogo con chi non condivida la
nostra visione. L’incontro era
stato organizzato dalla Commissione per l’ecumenismo
della valle di Susa, ed è stato
presentato con molta cura e
attenzione da Carla Gribobo,
che ne è responsabile.
venerdì 14G|^
Chiesa metodista di Alessandria
La gioia di condividere
la confessione di fede
MARCO RUSSO
ogni credente che
®bbin¡
IL culto del 26 maggio, la
domenica della Trinità,
nella Chiesa metodista di
Alessandria abbiamo avuto il
dono e il piacere di accogliere una persona che ha deciso
di condividere con noi il pane della parola. La nostra sorella Ida Contino ha confermato la propria fede di fronte a Dio e di fronte alla comunità.
La confermazione e anche
il battesimo del credente costituiscono alcuni dei rari
momenti in cui i membri della nostra chiesa esternano
senza timori o pudori i propri
sentimenti più profondi. Nel
momento in cui Ida ci ha raccontato il suo percorso di fede, difficile come quello di
Idi
proprio modo ricevm
messaggio della Parola
mozione traspariva speil!
do le frasi e stringendo
verbiale nodo alla gola '
na parte dei presenti, a r
re dal sottoscritto hanno
vato quella improvvisa e k
barazzante sensazione d
chiude lo stomaco e inun^
sce gli occhi. Insieme allaT
stra sorella abbiamo visi
di nuovo il momento inr!
anche noi condividemn!
con la comunità la gioia d*
confessione della fede.!!*
sto della predicazione (n(j|,
rinzi 13,11-13) è stato quam
mai azzeccato: «Abbiaten
medesimo sentimento». Jij
che a noi è parso di avere,!
meno per quelle due ore,®
medesimo sentimento.
lis
di
SI
Chiesa valdese di Sanremo
Una «Charta» per le chiese
tra Est e Ovest europeo
MARIE-FRANCE MAURIN
..T E chiese non sono più
ascoltate se non insieme» esordiva il decano della
Chiesa luterana, pastore )ùrgen Astfalk, introducendo
l’incontro organizzato nella
Chiesa valdese di Sanremo, il
20 maggio, sulla «Charta (Ecumenica» (documento sottoscritto recentemente da cattolici, protestanti e ortodossi).
Quindi sull’etica (aborto, eutanasia, procreazione assistita), dove i cristiani sono ben
divisi, siamo ben lontani dall’essere ascoltati. I due oratori
della serata hanno potuto
precisare il loro pensiero in
seguito, grazie ai numerosi interventi dei presenti, circa un
centinaio di persone.
11 pastore Fulvio Ferrario ha
presentato il tema evidenziando la differenza positiva
tra la bozza e il testo definitivo del documento, che non è
un documento normativo di
consenso, ma uno strumento
utile alle comunità per un’ulteriore riflessione. 11 problema
maggiore non si è riscontrato
tanto tra cattolici e protestanti-ortodossi, ma tra Est e Ovest, cioè tra ortodossi e cattolici-protestanti, in particolare
dopo la caduta del muro di
Berlino. La chiesa ortodossa,
infatti, aveva dovuto affrontare problemi diversi, cioè il sopravvivere in un clima di ateismo. Anche il modello di unità è diverso per le varie confessioni cristiane, ma non c’è
alternativa al dialogo. Anche
se si dissente, però, le divergenze non sono tali da rompere la comunione.
«Per ora non è certo che la
Carta venga recepita fino in
fondo dalle chiese; riproporre se stesse è ancora largamente presente». Ma ci si
muove sulla traccia degli in
T Agf
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l'osserv.
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Senigall
contri di Basilea e Graz,
su giustizia, pace e salvaguardia del creato. Se ci sono ancora banalità nella Carta,
sogna sopportarle, perché!
testo sta riacquistando attualità nelle tensioni mondii
Mons. Abiondi (chehariewdato l’epoca in cui è stato
prete a Sanremo) ha pai
nato il cammino delle chie*
a quello di Abramo che. Uh
bidiente, veniva dal nulla ptt
un’avventura, accompagnaj®
da Dio. Anche se siamot®
una fase difficile l’unità,®
viene proposta dopo tan®
deviazioni, è fonte divitae
può essere quattro volte?®
nerosi, come Zaccheo.
Alcuni accenni ad altre
da parte del pubblico, co®
chi ricordava brutte esp®
rienze vissute in alcuni pa“
musulmani, ha permesso
puntualizzare la fati'ie?
problematicità di chi sH
pegna nella multicultur^»
e ha difficoltà nella convi
za civile (per esempi® ti
scuola). Si sono anche P
tualizzati alcuni voca .
cattolici romani e ®aW
riformatori dicevano «1^
lici siamo noi»,
già di «universale»)
sizione a settari; orWd®s^^
opposizione a
gelici. Tutti vogliono a e ,
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caratteristica di una so
fessione cristiana.
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I Si è tenuta a San Salvo l'Assemblea del 12° circuito
Nella diaspora evangelica
¡¡segno ecumenico
éi Termoli-Larino e
^jgFANO P'ARCHINO
geografia fisica, sociale
ed ecclesiale del 12° cir[Uito dà un carattere particoIjje al circuito stesso e quindi
alle sue assemblee, come si
del saluto del vescovo della diocesi cattolica
del rappresentante di quello di Chietl-Vasto
può
vedere anche solo nel
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perché il
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fossen^are una carta geografea e considerando che comprende il Molise, l’Abruzzo
(con esclusione però dell’Aquilano) e le Marche fino a
Senigallia. Per attraversarlo e
raggiungere tutte le grandi e
piccole località in cui ci sono
chiese oppure fratelli e sorelledispersi, si percorrono chilometri e chilometri di contipuisaliscendi dell’autostrada
adriatica che percorre il lato
verso il mare del circuito, ma
¡anche ci si inoltra nell’interno lungo le fondovalli dei fiuani che scorrono paralleli per
|poi inerpicarsi per strade,
,|iene di curve e di frane, che
lottano ai piccoli paesi edificati in cima alle sommità di
ìolline che dai mille metri
pendono fino al mare,
f in questo territorio adriati1^0, che d’inverno è sempre
|iii freddo della zona tirrenica, in cui si va dal Molise, tutlora terra d’emigrazione, via
■Sia che si sale verso nord a
fc costa sempre più ricca di
iative e di attività ecoipmiche, vivono oggi pochi
làembri delle nostre chiese,
circa 300, e molte chiese
dall’inizio del Novecento ad
oggi sono sparite. Avere un
contatto, ritrovarsi a San Salvoquesto 12 maggio quasi in
W persone è dunque già un
awenimento. Constatare poi
che nonostante i problemi
avuti sul finire del 2001, specialmente con la rottura dell’intesa fra battisti e valdesi a
Campobasso, molte cose si
muovono, anzi in molte parti
si hanno segni di un certo
progresso, è fonte di una grata lode al Signore, che si rivela nella nostra debolezza.
Una caratteristica del 12°
circuito è quella di essere in
un territorio in cui il cattolicesimo è spesso retrivo, in cui
masse di persone sono sempre più devote al santo del
Gargano sempre più in ascesa, in cui la laicità è vista come ideologia straniera. Allora
è stata forte l’impressione che
ai nostri lavori, su invito del
sovrintendente past. Enos
Mannelli, abbia voluto dare
personalmente un saluto il
vescovo della diocesi di Termoli-Larino e, tramite un suo
rappresentante, anche quello
di Chieti-Vasto. È stata una
testimonianza, insieme anche alle molte iniziative svolte durante l’anno trascorso,
che l’ecumenismo, nel senso
autentico del termine di dialogo e confronto fraterno nel
rispetto delle differenze, sta
andando avanti irreversibile e
che si aggiungono molti a
quella che era una volta una
passione di pochi. Anche se ci
si interroga ora su come far
procedere l’ecumenismo anche con gli altri evangelici
presenti nella zona.
In un circuito esteso ed esiguo, una diaspora rarefatta,
dunque, assumono particolare importanza la conoscenza personale, lo scambio di
esperienze e di sostegno fra
le varie comunità, il collega
mento, non solo fra chiese,
ma anche fra membri singoli
difficilmente raggiungibili.
Inoltre è anche fondamentale
l’opera per farsi conoscere e
rispettare all’esterno e quella
di accogliere i nuovi, che pure ci sono. L’avvicendarsi di
pastori è, allora, una fatica
notevole per tutto il circuito,
perché oltre al passaggio delle consegne c’è da ricreare
tutta la rete dei rapporti; questa è la cornice in cui si è
svolta la discussione sull’imminente rinnovo del campo
di lavoro e su come questo
rinnovo è stato deciso.
Infine si sta pensando di
dare maggiore visibilità alle
attività «classiche», come culti
e studi biblici, più che inventarsene nuove spesso superiori alle proprie forze. Quindi
è stata un’assemblea con una
atmosfera non depressa, ma
al contrario vivace e sempre
fiduciosa nel Signore.
Il past. Enos Mannelli
Genova
Una sorella
musicista
ERMINIO PODESTÀ
Da circa un anno è attivamente presente nella
Chiesa battista di Genova,
come organista e punto di
forza della corale una simpatica ragazza coreana. Manna
Oh, che frequenta il quarto
anno al Conservatorio di Genova come cantante lirica.
Sabato 25 maggio al teatro
«Modena» di Sampierdarena
Manna ha debuttato nell’opera La finta giardiniera di
Mozart messa in scena dai
docenti del Conservatorio a
conclusione della sessione
primaverile del Corso di formazione e qualificazione orchestrale. Pur accorciata da
notevoli tagli, la giovanile
opera di Mozart rappresentava un impegnativo banco di
prova per i giovani cantanti.
Pur sottolineando la bravura di tutti i giovani artisti, gli
occhi della trentina di sorelle
fratelli della nostra chiesa
presenti in sala erano puntati
su Manna, che ha interpretato la parte di Serpetta, cameriera innamorata del podestà
ma che alla fine accetta le
proposte del suo pari grado,
molto vivace e coinvolta in
una parte grottesca ma brillante nella sua esibizione canora. Al termine della sua
esecuzione Manna, i cui parenti sono in Corea, si è recata in teatro a abbracciare e
ringraziare le sorelle e i fratelli per la solidarietà e l’incoraggiamento ricevuto per il
suo debutto come soprano in
un’opera impegnativa. Domenica 26, comunque. Manna era presente a svolgere la
sua funzione di organista e di
cantante della corale, come
testimonianza della sua fede.
■ Il Gruppo di lavoro bmv sui problemi dell'omosessualità
Quattro tematiche per lavorare con le chiese
co, COffl®
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hi si i»;
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_ CUUDIA ANCELETTI
1E gruppo di lavoro sul1 omosessualità nominato
M’Assemblea-Sinodo bmv
oel2000 si è riunito quattro
rotte in questi due anni e ha
^lineato un progetto di ap{toccio basato su quattro te®t principali: in primo luogo,
»■»sono gli e le omosessuali e
oonche cos’è l’omosessualità
fri in astratto, perché se è veJo che le nostre chiese sono
dovrebbero essere) luoghi di
contro tra persone che conridono la fede in Gesù Criooche accolgono {dovreb»!I? uc:cogliere) chiunque
1^“amore e con l’amore, al0 necessario che i mem■lelle chiese si rendano
lu,l esiste una percen
0 di persone attratte ses[j^urrte da persone del lo(j . Udso sesso, con cui può
(Oj re di trovarsi in contatilo r^®rne cristiani, sia
.„„''b'oniati ad avvicinarci
'in amore.
Iitt!"' ^rriore significa sopratlenza pregiudizio e sendue sentimenti che
siire dei cristiani e cristiane
delle chiese (non tutte in tato)
si ammantano spesso di una
legittimazione derivante direttamente dal testo sacro.
Dove se è vero che si trovano
espressioni di condanna dei
rapporti sessuali tra donna e
donna e tra uomo e uomo, è
anche vero che vi sono simili
condanne di tanti altri comportamenti che attualmente
nessuna società civile, né alcuna chiesa cristiana applica
nella letteralità in cui sono
formulate. Pertanto, al nostro
gruppo è parso interessante
suggerire su questo tema una
riflessione sulla necessità di
partire ria un rifiuto dell’approccio fondamentalista-letteralistico alla Bibbia, prima
di potersi confrontare con i
testi biblici sull’omosessualità
che impongono prepotentemente questioni di metodologia di interpretazione.
Come terzo tema abbiamo
individuato la diversità, poiché ci sembra che le nostre
comunità, resistenziali per
più aspetti in questi tempi di
omologazione, nell’incontro
con gli omosessuali hanno
l’opportunità di imparare ad
accrescere la consapevolezza
delle diversità di ciascuno e
sviluppare la propensione
all’accoglienza delle diversità
altrui, in generale, e in particolare maturare rispetto ai
diversi orientamenti sessuali,
approfondendo la valenza
teologica della diversità. Infi
ne, a partire dal discorso della sessualità in generale, ci
stiamo occupando delle relazioni d’amore tra le e gli
omosessuali e delle possibilità di «normalizzarle» in forme socialmente riconosciute
come le coppie stabili dotate
di diritti civili. In questo ambito rientra il dibattito sulle
forme possibili di benedizione di coppie omosessuali da
parte deile comunità di appartenenza.
Su queste quattro tematiche il nostro gruppo di lavoro
intende confrontarsi, per i
prossimi due anni circa, con
le chiese bmv, con le associazioni regionali e i circuiti, con
i gruppi giovanili, femminili e
altri organismi interessati.
fe ” ’ivece hanno carattetar ° ^ ancora purtroppo
t '®»^»zzano, per alcune
l'?Dn ° alcuni credenti.
So j » 3nto più è necessala parola omolòlvj nella concretezza
S n„ donne e nomi
— v*i vagline C UUllll
tan più ragionando in
Wj rischia di «conforhlaj. ® Presente secolo» che
Iletg p ^*®nra e in varie maW ’ ,? discrimina rieterosessuali,
rondo luogo, abbiamo
Ite il° ’*^*^'®PensabiIe riveritrau ^.PPorto che intercorIdai e l’omosessuaniomento che le chiù
I lavori del Gruppo ospitati a Omegna
Come gruppo di lavoro suH'omossessualità abbiamo già ricevuto alcuni inviti, che auspichiamo
possano moltiplicarsi, in modo da poter saggiare
orientamenti, idee e umori delle nostre chiese
suH'argomento di cui tener conto nella preparazione del documento finale da discutere nella
prossima Assemblea-Sinodo. La prima occasione
di incontro ci è stata offerta dal 6° circuito valdese e metodista, che sabato 11 maggio ci ha ospitato durante i lavori della sua assemblea primaverile tenutasi ad Omegna,
L'animazione che abbiamo proposto, benché
breve, ha consentito di verificare che questo tema
da alcuni è ancora sentito come un «terreno minato», sul quale ovviamente si ha paura ad avventurarsi e di cui raramente si parla apertamente,
perché esiste ancora un forte condizionamento
degli stereotipi, se non un vero e proprio tabù. Lo
stesso condizionamento che è risultato evidente
in alcuni approcci «riderecci» alle domande che il
gruppo ha proposto, che hanno suscitato imbarazzo in alcuni, difficoltà in altri. In sostanza, è
emerso che gli/le omosessuali nelle nostre chiese
sono perlopiù invisibili e comunque percepiti come un problema; infatti non sono ben individuabili, si pensa (si spera?) che non ci siano, si parla
di loro e non con loro, loro di conseguenza parlano magari solo con il pastore o pastora e si guardano bene dal dichiarare la loro identità sessuale
0 dal vivere apertamente la loro realtà di coppie.
La stima numerica che ne viene fatta mostra una
realtà così piccola che si pensa di poter trascurare
come irrilevante nella sua specificità: alcuni/e dei
presenti hanno espresso anche il timore che le comunità possano correre il rischio di ghettizzare
gli/le omosessuali e che comunque, spilla base del
criterio dell'amGre di Cristo che è rivolto a tutti,
qualsiasi fratello o sorella è accettato.
È però risultato chiaro da più interventi che
«non c'è problema» solo finché qualche coppia
non richiedesse una benedizione di amicizia o di
unione: in quel caso, la vita comunitaria ne sarebbe comunque scossa e alcune comunità potrebbero reagire anche «duramente». Allargando poi il
discorso all'ipotesi che possa esservi un pastore o
pastora omosessuale, è emerso che sarebbe difficile, se non impossibile, soprattutto perché alcune
chiese si pongono come «modello morale». Da
questa affermazione si evince quindi che è ancora
piuttosto radicato il pregiudizio che l'omosessualità sia in sé una condotta moralmente riprovevole
0 che spesso possa inclinare al vizio, (c.a.)
PAG. 9 RIFORMA
AGENDA
14-16 giugno
LONATO (Bs) — All’Abbazia di Maguzzano si tiene un convegno sul tema «Islam: il futuro è nel dialogo». Relatori fra gli
altri Claudio Lo Jacono, Fouad K. Allam, Aboulkheir Breicbeche, Giuseppe Scattolin, Enzo Bianchi.
15 giugno
MILANO — Alle ore 15, nella chiesa metodista (via Porro
Lambertenghi 28), si tiene un convegno regionale dell’Associazione «31 Ottobre» sul tema «Laicità nella scuola. L’impegno della “31 Ottobre’’». Intervengono Elena Bein Ricco
(«“31 Ottobre” perché?»), Luciano Zappella («Le religioni
nella storia: le proposte della “31 Ottobre”») e Emilio Fiorio
(«Politiche scolastiche e laicità. Le questioni aperte»).
VENEZIA — Alla sacrestia della chiesa di Santo Stefano (S.
Marco 3825) G.D. Cova, F. Macchi, V. Melchiorre, G. Penzo, A.
Giannatiempo e A. Rizzacasa presentano «Il religioso in
Kierkegaard», a c. di Isabella Adinolfi. Presiede J. S. Clausen.
TORINO — Nella chiesa battista di v. Viterbo, alle 21, concerto con Elisabetta Paglia (mezzosoprano) e Christopher Mowell
(pianoforte) in «Tra palcoscenico, salotto e Broadway».
17 giugno
BARI —Alle 18, al Centro sociale evangelico «La Casetta» (v.
Gentile 106), incontro conclusivo dell’anno del gruppo ecumenico, con relazione del presidente Francesco Megli.
21 giugno
TRIESTE — Nella basilica di San Silvestro, alle 17,30, per il ciclo « Laicità dello stato e religioni: le nuove conflittualità»,
l’on. Valdo Spini paria su «Laicità e religioni in Italia: gli interventi parlamentari»; organizzazione del Centro Schweitzer.
21-22 giugno
TREVIGLIO — Alle 20,45 del venerdì, alla parrocchia Santa
Maria Annunciata (Conventino, viale della Pace 10), si tiene
una celebrazione della Parola con la presenza del prof. Paolo
Ricca che, alle 14,45 del sabato, parla sul tema «La “Charta
oecumenica”: linee guida per la crescita della collaborazione
tra le chiese in Europa».
22 giugno
MEANA DI SUSA — Alle 21,15, nella chiesa battista, si tiene
il secondo concerto della rassegna «Il giglio», promossa
dall’associazione «Amici della musica». Ingresso libero.
50 giugno - 8 luglio
REGGELLO (Fi) — A Casa Cares si tiene il campo cadetti
sul tema «“Survivors” - Isola di madre natura». Per informazioni tei. 055-8652001. E-mail: cares@centroin.it.
I
CRONACHE DALLE CHIESE
VILLASECCA — Ringraziamo quanti che hanno collaborato
alla buona riuscita del bazar del 26 maggio. L’Unione
femminile ha potuto destinare il ricavato ai consueti beneficiari e acquistare un altoparlante per l’esterno del
tempio, che potrebbe essere utile per il XV agosto di quest’anno, in caso di cattivo tempo.
• Domenica 2 giugno, nel tempio di Combagarino, abbiamo battezzato la piccola Michela Comari. Accompagniamo lei e i suoi familiari, in particolare quelli più vicini, col
nostro affetto e la nostra preghiera.
• In una chiesa in cui purtroppo non abbiamo molti matrimoni, facciamo gli auguri alle coppie che ci hanno segnalato, in occasione dei culti, di aver ricordato nel mese
di maggio l’anniversario pluridecennale del loro: Carlo
Griglio e Olga Barai; Ido Benech e Linda Menusan; Arturo
Massel e Elsa Griglio. Un caro augurio, ovviamente, anche a chi non ha fatto presente la stessa circostanza.
PRAMOLLO — Domenica 2 giugno si è tenuta l’assemblea di
chiesa che ha approvato la relazione morale del Concistoro. Nel corso del culto è stato battezzato Matteo Bleynat, di Franco e di Cinzia Beux: al bimbo, ai genitori e al
fratellino l’augurio di tutta la comunità.
• Nel pomeriggio ha avuto luogo l’annuale bazar preparato dall’Unione femminile. Come di consueto rivolgiamo un ringraziamento sincero a quanti hanno lavorato e
collaborato per il buon esito.
Diaconia valdese
Commissione Sinodale per la Diaconia (Csd)
La Commissione sinodale per la diaconia (Csd) cerca
Direttori/e di foresterie
La ricerca è rivolta a persone, singoli o coppie, con
competenze gestionali e linguistiche proprie della conduzione ricettiva, cui affidare, in prima istanza, la direzione della Foresteria di Torre Pellice e della Casa Valdese di Rio Marina. L’assegnazione degli incarichi sarà
preceduta da un periodo di formazione e prevede, previo periodo di prova, l’inserimento nei quadri della
Csd, con possibile mobilità nell’ambito delle opere affidate alla Csd.
Le domande (manoscritte) con allegato curriculum
dettagliato vanno indirizzate, entro il 30 giugno 2002,
a: Csd Diaconia valdese - Via Angrogna 18 - 10066
Torre Pellice (Torino).
Per informazioni: stesso indirizzo - tei: 0121 953122
fax: 0121-953125 - e.mail: csd.diaconia@tpellice.it
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 14
llMli:
CIU^20(8
LA MAFIA CÈ
E L'ANTIMAFIA?
UMBERTO SANTINO*
Dopo le stragi del ’92 e del ’93
la mafia, almeno la sua ala militare, ha ricevuto dei colpi, con gli
arresti, i processi e le condanne,
e i capimafia più accorti hanno
capito che per riawiare i rapporti con l’economia e la politica bisogna controllare la violenza, soprattutto quella rivolta verso
l’alto, e tornare a tessere con il
filo della mediazione. Si è parlato di mafia «invisibile», e per
molti una mafia che non compie
«delitti eccellenti» è una mafia
inesistente o di cui non preoccuparsi. Così, già con i governi di
centro-sinistra, la legislazione
prodotta in un’ottica di emergenza come risposta alla violenza mafiosa era
stata accantonata e attenuata. I
processi ai politici più noti, da
Musotto ad Andreotti e a Mannino, accusati di
legami con la
mafia, si sono risolti con assoluzioni, rispolverando di fatto la
vecchia insufficienza di prove, e
con la vittoria del centro-destra
il contesto è diventato quanto
mai favorevole al rilancio della
mafia. I primi segnali erano stati
dati con la campagna elettorale,
candidando personaggi come
Marcello Dell’Utri (a Milano) e
Gaspare Giudice (a Palermo),
sotto processo per mafia, senza
attendere l’esito dei processi.
Il governo Berlusconi nei suoi
primi mesi di vita ha attuato
una politica che va oltre la «convivenza con la mafia». Leggi come la depenalizzazione del falso
in bilancio, l’inutilizzabilità delle rogatorie internazionali per
banali vizi di forma, le facilitazioni al rientro dei capitali
dall’estero, oltre a favorire il capo del governo e i suoi amici, si
inseriscono in una strategia di
ridefinizione della legalità che è
una vera e propria legalizzazione dell’illegalità. Gli attacchi
quotidiani ai magistrati impegnati sul fronte della mafia e
della corruzione sono funzionali a un progetto che sul piano
politico rafforza l’esecutivo, gestito con piglio padronale, usa il
potere legislativo come registratore delle decisioni del primo,
mortifica il potere giudiziario,
abolendo o riducendo l’indipendenza della magistratura. Sul
piano economico si punta alle
grandi opere, da fare in gran
fretta, saltando i controlli di legalità. Questo progetto coagula
interessi diffusi e incarna un
La lotta al crimine
organizzato
è anche una lotta
per la salvaguardia
della democrazia
sulla competitività a ogni costo
e sul successo con tutti i mezzi.
La specificità italiana si chiama Berlusconi, detentore di tanti poteri da farne un caso unico
nell’Occidente, ma il vento di destra soffia su gran parte del pianeta. Le politiche neoliberiste
aggravano squilibri territoriali e
divari sociali, dilatano la speculazione finanziaria, rendendo
sempre più difficile distinguere
capitale legale e illegale, e in
questo quadro le criminalità organizzate di tipo complesso
(cioè che ricalcano il modello siciliano, coniugando crimine, accumulazione e potere) trovano
grandi convenienze. Di fronte
__________ alla lievitazione
dell’accumulazione illegale, all’incremento delle attività criminali
(dal traffico di
droghe a quello di
armi e di esseri
umani), al proliferare delle mafie,
occorre una strategia di preven""********* zione e di contrasto che si dispieghi sul piano internazionale, ma non basta firmare trattati e convenzioni, destinati a rimanere sulla carta.
In Italia, sull’onda dell’emozione suscitata dalle stragi, c’è
stato un risveglio della società
civile, si sono svolte manifestazioni, sono nate associazioni e
si è cercato di porre mano a un
progetto continuativo, con il lavoro nelle scuole (troppo spesso rituale), le associazioni antiracket (ancora poche e quasi
tutte al Sud), l’uso sociale dei
beni confiscati (ancora troppo
pochi). Le iniziative di queste
settimane (per Impastato, per
la strage di Capaci, le prossime
per quella di via D’Amelio) mirano a rilanciare l’antimafia,
ancorandola alle lotte sociali e a
una strategia complessiva. Ma
le forze in campo sono ancora
inadeguate. Oggi c’è bisogno di
un’antimafia legata all’impegno
per la salvaguardia della democrazia e per il soddisfacimento
dei bisogni degli strati popolari,
sottraendoli alle reti clientelari
e maliose e alla tutela dei potenti di turno. Se non ci si incammina su questa strada, ritrovando, in un contesto mutato e con altri soggetti, l’ispirazione di fondo che fu del movimento contadino, dalla fine
dell’Ottocento agli Anni 50,
l’antimafia sarà solo una testimonianza nobile e generosa ma
sterile e minoritaria.
modello antropologico fondato
* Centro «G. Impastato»
Palermo
A
fiX) OtXLE Vyj)F.Sl
«
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 - 10125 Torino, lei. 011/655278 - fax
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La lestata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con ii numero 176/51,
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo fitolo della feslafa
L'Eco delle valili valdesi registrala dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche regisirate il 6dicembre1999).
Il numero 23 del 7 giugno 2002 è stalo spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5. mercoledì 5 giugno 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
ili;!/
Chi ha fame
può aspettare
conico: «È incomprensibile».
Ma il peggio doveva ancora
venire. Dopo cinque anni di
funzionamento del Piano
d’azione si scoprì che solo
cinque o sei milioni di persone beneficiavano del progetto
ogni anno, mentre il numero
minimo avrebbe dovuto collocarsi fra 22 e 25 milioni, anche solo per raggiungere obiettivi modesti. Inoltre, buona parte della diminuzione
dell’insufficienza alimentare
si verificava in alcune zone
che non avevano niente a che
fare con lo sforzo degli organismi internazionali, come
nel caso della Repubblica popolare cinese. Il senegalese
Jacques Diouf, direttore generale della Fao, poche settimane fa ha denunciato all’Avana
l’ipocrisia internazionale:
«Non capisco - ha detto - come si possa dire che la priorità è la lotta contro la fame e
allo stesso tempo ridurre i
mezzi per combatterla. Il più
fondamentale dei diritti umani è di esistere (...) e non si
può esistere senza mangiare».
L'allarme
lanciato dalla Fao
Così la Fao in occasione del
vertice attuale ha lanciato un
allarme: per mantenere il progetto iniziale sono necessari
24 miliardi di dollari all’anno
fino al 2015. Stati ricchi, a cominciare dagli Usa, dichiarano che si tratta di molto denaro e che non esiste la possibilità di trovare tale cifra. Facciamo un confronto con le
spese militari. Oggi nel pianeta si bruciano 900 miliardi di
dollari l’anno nelle spese militari. L’esborso degli Usa nel
2002 sarà di 329 miliardi di
dollari e passerà a 379 miliardi nell’anno successivo, mentre si prevede di raggiungere
450 miliardi nel 2007. La Nato
spende 140 miliardi, destinati
a salire a 250. Come si vede,
basterebbe semplicemente ridurre di pochi punti percentuali ciò che si impiega per
uccidere che avanzerebbero
mezzi per la vita.
Un altro dato interessante.
Gli Stati Uniti e l’Unione europea annualmente impiegano 350 miliardi di dollari per
sussidi alla loro agricoltura,
mentre incalzano i paesi dipendenti, attraverso l’Organizzazione mondiale del
commercio (Wto), a eliminare completamente gli investimenti nelle agricolture locali.
Ma allo stesso tempo i paesi
ricchi lasciano aperta una
possibilità per l’investimento
massiccio di grandi capitali
privati nelle zone agricole più
depresse del pianeta. Questo
significa accelerare ulteriormente la globalizzazione
neoliberale, con il suo strascico di disprezzo per la natura, la cultura e le relazioni
sociali e la sua sete illimitata
di profitto e dominio.
gatorio. L’Unione europea si
impegna a elevare nei prossimi anni il suo contributo a
0,35 del Pii, contro la richiesta
del piano Brandt (del 1975)
dello 0,7%. Abbiamo scoperto
in quegli incontri che l’Italia è
in coda, versando appena lo
0,13%; dietro vi sono solo gli
Usa con lo 0,09%.
Le prospettive
non sono buone
Questo è uno degli aspetti
che si trattano in questo vertice. Tuttavia le prospettive
non sono buone. Dopo le riunioni di Barcellona dei capi di
stato e di governo dell’Unione europea e dòpo rincontro dell’Onu a Monterrey,
in Messico, in cui uno dei
punti fondamentali in discussione era il versamento da
parte degli stati più ricchi di
una infima parte del loro prodotto lordo per promuovere
una politica di sviluppo mondiale, il pessimismo è obbli
Verso l'affossamento
della Conferenza di Rio
A Bali, in Indonesia, si è appena concluso l’incontro, durato due settimane, di ministri di oltre cento paesi, per
preparare l’agenda di «Rìo-f
10», cioè la Conferenza mondiale per lo sviluppo sostenibile che si terrà ad agosto a
Johannesburg in Sud Africa. Il
primo ministro australiano
ha dichiarato che non firmerà
il trattato di Kyoto per la riduzione di emissioni di gas serra
in quanto tale riduzione pregiudica i profitti delle imprese del suo paese. Un gruppo
di organizzazioni non governative (Ong) ha scritto che i
delegati del governo Usa
sembravano marziani, tanto
grande era il loro disprezzo
verso l’ambiente della Terra.
E così la Conferenza di Rio de
Janeiro del 1992, che aveva
destato tanto grandi speranze, sta per essere sepolta.
In questo quadro scuro è
bene ricordare Dietrich Bonhoeffer. Egli parla di un testo
disperato, quando Geremia,
ormai vecchio e stanco, ascolta queste parole di Dio: «Vedi,
quello che ho costruito, lo demolisco, e quel che ho piantato, lo sradico; e tu. Geremia,
cercheresti di realizzare grandi progetti?» (Ger. 45, 4-5).
Tutto sembrava perso, tuttavia il teologo tedesco ricorda
le figure dei profeti sempre in
mezzo al loro popolo, il sacrificio che avevano sofferto, il
sangue versato: tutto ciò non
poteva essere perso e non si
perse. «No, questo seme sparso doveva germogliare, e ha
germogliato».
José Luiz Del Roio
Consiglio internazionale
del Forum sociale mondiale
SIAMO tutti irrimediabilmente incappati nei campionati mondiali di calcio che
si svolgono in Corea e Giappone. Quando poi gioca la
squadra italiana, si assiste a
delle imprese acrobatiche per
ottenere permessi o piazzare
un televisore negli uffici, nei
laboratori, negli stabilimenti.
I sindaci fanno a gara (in questo sì, sono presenti!) per collocare maxischermi nelle
piazze principali delle loro
città, che si riempiono di gente, anche sotto la pioggia. Nei
har, nei luoghi di ritrovo non
si sente parlar d’altro: i campioni, l’allenatore, le formazioni, i gol ecc. Sembra che il
mondo si sia fermato e che
non ci sia altro argomento
importante: almeno non così
importante come il calcio.
Per esempio, mi capita ra
V.
J j'jJyjjjlljJ] ili iijjili)
PIERO bensì
ramente di udire qualche
commento sui tanti e tanti
miliardi di euro che è costata
l’organizzazione di questi
campionati: nessuno pensa,
per esempio, all’enorme differenza di compenso fra un nostro giocatore e uno del Camerún o del Senegal. L’importante è godersi lo spettacolo! Intendiamoci: personalmente non ho nulla contro il
calcio che, come tutti, ho pra
ticato quand’ero studente di
liceo. Così trovo che non ci sia
nulla di male a osservare una
partita di calcio e fare tifo per
questa o quella squadra.
Rimanendo nei nostri confini, tuttavia, ciò che mi angoscia è vedere come soltanto il calcio riesca a suscitare
entusiasmi e interessi così
globali in Italia. Solo Io sciopero di Cofferati, forse, ha
raggiunto simili livelli, ma
SUI GIORNÀiJ^
rarità I
Ora di religione in Span
Il filosofo Fernando Savi
ter interviene (26 magt
sulla possibile introdu^^
dell’«ora di religione»^
suo paese. «Come sipu^fj.porre fiducia nelle quaij^
di educatori - scrive -, a] ¡¡.i
ne di formare cittadini de!
mocratici, dei membri di
un clero che si batte percJii
10 stato finanzi e impongal
suo catechismo specifico
invocando a questo propo!
sito un concordato che fi.
sale agli accordi tra la teo.
crazia vaticana e la dittato,
ra franchista?». E ancora
denuncia: «Nel momento
preciso in cui la nostra so.
cietà cerca di consqlidate’
un pluralismo civico che si
basa sul riconoscere e trasmettere, in maniera uffl..
ciale, una cornice di valori
prestabiliti aH’interno della
quale ciascuno sia libero di
praticare la sua religione o
di sviluppare la sua spiritualità laica, il culto religioso che con maggiore frequenza si è scontrato con
gli intenti di democratizzare questo paese ottiene di
imporre la sua dottrina come obbligo a carico del
contribuenti». Quanto aOa
motivazione, addotta a so-'/
stegno del progetto che
lorizza il peso culturale della religione Savater si chie-s
de infine: «...che cosa ha
che vedere tutto questo coi
11 fatto di sequestareui
frammento del già scarsjj
tempo dedicato alla didatftf
ca per consegnarlo agli si
pi ideologici della Confi
renza episcopale, e confii
nanziamento pubblico?».
7%\ìenire
Museo della creatone
Nelle pagine culturali del
26 maggio Luigi Dell’Aglio
riferisce della struttura che
sta nascendo nel Nord dèi
Kentucky: un museo improntato alle scienze naturali che, sotto il titolo «Pas:
seggiando nell’Eden» accomuna animali preistorici e
comparsa deWhomo sapiens. Ma come? «Dinosauri e uomini non erano divisi
da decine e decine di milioni di anni? No, erano peU
fettamente contemporanei
sostiene l'associazione Auswers in Genesis, che in Usa
rappresenta una delle pu®*
te più battagliere del fondamentalismo creazionista
discretamente diffuso nehe
chiese protestanti» [quah-J
Gli organizzatori in effe®
spiegano; «Siamo partiti da)
primo verso della Bibbia
interpretandolo alla Ietterà
abbiamo ricostruito la storia della vita sulla Terra». U
tesi di fondo è dunque qu®
la della «creazione inani
diata di tutte le specie»
veneri
léefi
feri
iiVl
sta per i
si è polii
di Giani
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lei. Nel
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c’era di mezzo la difesa deh
l’interesse.
Si sa che l’85% degli itu
non legge neppure un ‘
all’anno: di che cosa nn u
la loro mente? Rncco^
Bibbia che al grande re
cadnezar, in Bnbiloniai
cede un re debosciato, . ^
•te solo dei banchetti
belle donne. Una serm
tre gozzovigliava, vi ^
mano sulla parete eh
va «mene, niene tek
sin». L’ebreo ^
gio, interpretò: «Sei s
sato e sei stato trova
cante». In quegli
il regno gli ^ pgrsia.
Dario, il grande re di r
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(Rubrica «Un dì W>’
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PAG. Il RIFORMA
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Torre Pellice, nel fine settimana
^ 1150 anni del tempio
Grande festa per il tempio valdese di Torre Pellice, che compie 150 anni di vita (vedere a pagina 7). Si inizia sabato 15 giugno alle 16, nel tempio, con un dibattito pubblico sul tema
«Stato laico, in Italia è possibile?». Partecipano il pastore e docente di Storia all’Università di Firenze, Domenico Maselli (già
parlamentare), il senatore (già presidente del Senato) Nicola
Mancino, e il presidente della Commissione esteri del Senato,
Fiorello Proverà. Alle 21 si prosegue con il concerto del corei
«La grangia». Domenica 16, alle 10, culto comunitario con la
partecipazione dei gruppi della chiesa, alle 12,30 il pranzo nei
giardini della Casa unionista e alle 14,30 pomeriggio fraterno
con mostre, animazioni e intrattenimento.
Mi Prarostino lo festeggia il 15-16 giugno
Anniversario del Faro
Appuntamento annuale sabato 15 e domenica 16 giugno con
i festeggiamenti del monumento Faro di Prarostino, giunto al
35“ anno dall’inaugurazione. I caduti del Cippo del Bric verranno ricordati con la fiaccolata del sabato sera, con partenza alle
ore 21 dalla pista coperta. La serata proseguirà con le danze occitane a ingresso libero con Gabriele Ferrerò e Silvio Peron. Domenica 16 ci si ritrova alle 10 al Parco del Faro di San Bartolomeo, dove terranno discorso il vicepresidente della ragione Piemonte, Lido Riha, e il senatore Elvio Passone. Seguirà il pranzo
alla pista coperta preparato dall’associazione Antincendi boschivi e dalla Pro Loco. La manifestazione sarà allietata dalla
banda Ana di Pinerolo e dalla Seriola Cantorum di San Verano.
Riforma
}
Fondato nel 18481
Una delicata situazione discussa dalla.Conferenza del I distretto della Chiesa valdese
Le difficoltà degli ospedali
DAVIDE ROSSO
T } UNICA soluzione
(\1j attualmente in vi
stapergli ospedali valdesi è politica». Sono parole
di Giancarlo Griot, che le
ha ripetute con forza nel
suo intervento alla Conferenza del I distretto tenutasi sabato 8 e domenica 9 giugno a Rorà (daremo conto in maniera
più completa dei lavori
dell’assemblea nei prosami numeri del giornale]. Nel suo intervento
Griot ha tracciato un
fiiiadto completo della
situazione partendo dalla
snayisione sul passato
«in cui sono stati compiuti certamente errori di
valutazione dell’impegno
thè va commisurato alla
stmttura» passando per il
presente, fatto di crisi
Konomica, e il futuro
thè dipende molto dalle
decisioni della Regione,
fa realtà attuale presta un deficit di più di
’0miliardi di lire nella
totalità con le Valli
^perdono sui 7 miliar® annui. «La situazione
Pttò - ha printualizzato
Marco lourdan, presitate della Csd - non è
«vota a cattiva gestione
tal sistema tariffario
®o al ’97. Errori è pro
hw ® siano
ai irta è anche normale
fcdo si agisce».
Wall scenari si profano per gli ospedali
^Wesi? Difficile dirlo,
^unque qualche idea
¡^ergendo. «L’ospeGia dorino - afferma
jncarlo Griot - può
Sua strada e un
“ Muro, per le Valli il
tso è più complicaframmentazione e
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l’affi
ante che da parte
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■*•*-'-* nuil odi*
I m almeno tre per®.‘.®Poste a crearsi
an invece
a trovare interlo
cutori per la creazione di
una fondazione per Torino, in cui la Chiesa valdese abbia una partecipazione, e parallelamente
all’esigenza di salvaguardare i presidi alle Valli.
L'idea da prendere in
considerazione potrebbe
essere quella di sviluppare servizi particolari
con valenza extraterritoriali, a meno che non si
persegua il modello degli
ospedali di comunità:
presidi con 15 o 20 letti
seguiti da medici di base,
cosa che comporterebbe
una riduzione drastica
del personale.
Al di là delle previsioni
che cosa c’è al momento
sul tavolo? In questi giorni la Ciov presenterà in
Regione il Piano industriale richiesto dall’ente
per Torino non quello
delle Valli che doveva essere preparato anche in
collaborazione con l’Asl
10 concordando con l’Azienda sanitaria servizi
che servissero al territorio. «Purtroppo - dice ancora Griot - abbiamo incontrato difficoltà nell’
accordarci con l’Asl e
quindi non siamo arrivati
per il momento alla definizione del piano per le
Valli. La nostra proposta
alla Regione a questo
punto sarà di costituire
un gruppo di lavoro con
un consulente che comprenda l’Asl, la Ciov e la
Regione a cui sia affidato
11 compito di preparare il
piano per il futuro degli
ospedali valligiani». I re
sponsabili degli ospedali
poi hanno parlato anche
di un clima quasi terroristico da parte di qualcuno, che non fa che peggiorare la situazione, con
la diffusione di notizie
infondate che parlano di
chiusura di reparti degli
ospedali.
Cresce però anche la
preoccupazione e la voglia di mobilitarsi dei valligiani. La Conferenza ha
sottolineato il valore delle
strutture ospedaliere sul
territorio e nel suo atto
relativo agli ospedali ha
ricordato che appoggerà eventuali mobilitazioni che dovessero sorgere. Per il momento però
Griot spera che non sarà
necessaria la'mobilitazione anche se tutto dipende
dalle risposte che la Regione darà. «Dentro di
me ho una grande speranza - ha concluso Griot
- ma non voglio illudere
perché non bisogna confondere le informazioni
con la speranza». Alla fine
della discissione in Conferenza l’assemblea ha
espresso l’invito alla Ciov,
ma anche alla Csd e alla
Tavola, di presentare al
prossimo Sinodo delle
proposte che rendano
possibile un pronunciamento in vista di un risanamento della situazione, esprimendo anche la
convinzione che «le opere sociali, pur importanti,
non debbano diventare
un peso tale da compromettere il futuro economico della chiesa stessa».
Al Comune di Pinerolo
Approvato il
consuntivo 2001
Approvazione del Conto consuntivo 2001 alle
porte per il Comune di
Pinerolo. Il 30 giugno è la
data limite entro la quale
il Consiglio dovrà pronunciarsi. Durante l’anno l’unico grande progetto non avviato è stato
quello della Scuola nazionale di cavalleria, che è
stato poi finanziato dalla
Regione Piemonte all’inizio del 2002. Il risultato
finanziario del 2001 vede
un avanzo di gestione di
320 milioni di lire e, secondo il Comune, i programmi sono stati realizzati al 96%: la percentuale considera le cifre che
sono state impegnate rispetto allo stanziamento
contenuto nel bilancio di
previsione.
Le elezioni amministrative del 13 maggio
scorso avevano condizionato non poco la stesura
del bilancio, poiché si
era operato in termini
prevalentemente tecnici
per lasciare’spazio all’
amministrazione espressa dal voto. Il dato elettorale, che ha visto la vittoria della squadra guidata
da Alberto Barbero, ha
consentito una conti
nuità nelle linee programmatiche e nell’operatività, ma ha comportato un rallentamento
nell’attività amministrativa dovuto al consistente rinnovamento di Consiglio e giunta comunali.
È un fatto che fra i diciotto consiglieri della maggioranza, solo sette facevano parte del precedente Consiglio comunale e
fra i dodici dell’opposizione ne facevano parte soltanto due. È stato
quindi necessario rivedere i progetti 2001 alla luce
del programma di mandato, che è stato presentato al Consiglio solo dopo un intenso lavoro dei
gruppi di maggioranza.
ICONTRAPPUNTOI
¡¡deficit complessivo e anche quello che si registra annualmente sono dovuti a un sistemo tariffario
fermo dal 1997. Ci sarà una gestione separata per gli ospedali delle Volli e per quello di Torino?
AIGO FLAPO
AlCO GROSO
GIORGIO GARDIOL
Onore al Comune di San
Germano. È il solo dei
Comuni delle VaUi che si è
ricordato della Giornata
mondiale dell’ambiente. Il
solo che ha organizzato una
serie di manifestazioni su
un tema centrale per il futuro dell’umanità: l’acqua.
Toro blu di questo secolo.
Sì, perché attorno alla gestione dell’acqua si sta combattendo una
battaglia senza
quartiere sul
piano economico. Il modello di gestione chiamato
«Iwrm» (dall’inglese «Integrated Water
Resources Management»), generalizzato
in tutto il mondo, considera
l’acqua come una risorsa
naturale sempre più cara
perché in via di rarefazione
crescente a causa dell’inquinamento e degli sperperi, e
dunque come un «bene economico». L’acqua deve avere un valore di mercato e il
suo prezzo di mercato deve
essere calcolato e definito
sulla base del costo totale di
produzione («full cost recovery»). L’acqua è una merce
come tutte le altre. Così anche le acque dei nostri torrenti, del Chisone, del Germanasca, del Pellice e delle
nostre sorgenti diventano
una merce, un affare.
In Italia la Legge Galli (n.
36/94) ha fissato i principi
per una razionale gestione
del sistema idrico: a) costituzione di «ambiti territoriali ottimali» (Ato). Il territorio viene suddiviso in
aree omogenee di governo e
di coordinamento della gestione del servizio, in base a
parametri fìsici, demografici, tecnici ed economici. La
Regione Piemonte ha identificato come «Ato» la provincia; b) unitarietà di gestione dei ciclo idrico completo. Gli operatori sono
chiamati a gestire tutte le
diverse fasi del ciclo idrico:
dall’approvvigionamento
alla distribuzione, dalla
raccolta alla depurazione
degli scarichi; c) contratti
di convenzione tra le autorità di governo del territorio e i gestori. La convenzione fìssa obiettivi qualitativi e quantitativi e obbliga
a una gestione imprenditoriale. Oggi i consorzi degli
acquedotti stanno per diventare società per azioni;
d) metodo tariffario adeguato. Anche per via dei
gravi fenomeni di disservizio, in Italia non esiste una
Le centrali
idroelettriche
rischiano di ridurre
i torrenti a dei
rigagnoli
corretta valutazione tariffaria del servizio idropotabile. Si introdurranno nuove
tariffe adeguate a standard
di servizio e relativi costi,
primi calcoli ci dicono che,
alle Valli, dovremo pagare
l’acqua tra 0,6 e 0,8 euro
(1.200-1.500 lire) il me; e)
organi di controllo forti
e professionalmente preparati. Si tratta di un ruolo
essenziale
per garantire
l’equilibrio
del rapporto
tra la qualità del servizio e il relativo prezzo. In
questi giorni
si stanno definendo i cri
teri sulla base dei quali verranno scelti i gestori della
nostra acqua. Si stanno facendo i conti, si fanno progetti (il collettore di valle
sia per la vai Chisone che
per parte della vai Pellice,
quello già in via di ultimazione di Prarostino, San Secondo, Osasco). Anche l’Olimpiade ha bisogno di acqua perché la neve delle piste è sempre più spesso artificiale e quindi è necessario costruire invasi.
£ poi ci sono le centrali
idroelettriche. Alle valli
l’idroelettrico è stata fonte
di modernizzazione della
società. La disponibilità di
acque ha consentito l’apertura delle fabbriche, la distribuzione dell’energia alla famiglie anche grazie alle
cooperative. Oggi però le
fabbriche per lo più chiuse
e siamo autosufficienti per
l’energia consumata nei
paesi delle valli. Le nuove
centrali obbediscono non a
un’esigenza di sviluppo,
quanto a una logica di profitto. Ai prezzi di vendita
attuali dell’energia l’investimento si paga in 8 anni.
Un ottima rendita. In più i
grandi produttori di energia hanno l’obbligo di produrre al meno il 2% da fonti rinnovabili (l’idroelettrico è una di queste). Di qui
un rinnovato interesse. Da
due anni si discute di progetti di nuove centrali. Se
venissero realizzate tutte ci
sarebbe in più 22 Mwatt,
un contributo minimo al
deficit energetico italiano,
ma per i fiumi sarebbe un
disastro: chilometri di alveo saranno ridotti a un rigagnolo. Torrenti di «aigo
flapo». Meglio avere l’«aigo
groso». Bisogna discuterne:
perché tante assenze di amministratori locali al convegno di San Germano?
12
PAG. 12 RIFORMA
MALTEMPO: AGRICOLTURA IN GINOCCHIO — Le
violente precipitazioni delle ultime settimane
hanno messo in seria difficoltà molte aree del Pinerolese a vocazione agricola. In molti casi alla
pioggia si è aggiunta la grandine che come al solito ha colpito a zone, da Bricherasio e Bihiana, a
San Secondo. Danni anche alla viabilità, con frane (una ha parzialmente ostruito il transito sulla
23 a Porte) e allagamenti: pesante la situazione a
Luserna nella zona dei Vola a monte dalla ferrovia per il nubifragio di mercoledi scorso.
PINEROLO: RINNOVO DEL DEA — Raddoppio delle
sale di attesa e soprattutto riorganizzazione
dell’ingresso al Pronto soccorso-Dea dell’ospedale Agnelli, ripartendolo in base al tipo di pazienti
in arrivo: il cantiere è stato aperto e i lavori saranno ultimati entro il 30 giugno 2002. 1 pazienti
avranno a disposizione un ingresso per l’accettazione, un accesso per il paziente in barella, una
nuova sala d’attesa per i codici non urgenti e
quella per gli accompagnatori sarà rinnovata.
PRONTO SOCCORSO: CHI PAGA? — La Regione ha
assicurato la gratuità del Pronto soccorso purché
le prestazioni siano seguite da ricovero, urgenti o
tramite il 118, avvengano dopo una richiesta del
medico curante o guardia medica (scritta non oltre 6 ore prima), riguardino stati di gravidanza a
rischio, bambini inferiori ai 3 anni o persone affette da patologie gravi già esenti dal ticket. Negli
altri casi bisogna pagare una quota di 30 euro
per una o più consulenze mediche oppure di 50
euro se sono stati effettuati anche accertamenti
diagnostici o interventi terapeutici.
TURISMO RESPONSABILE A VILLAR PELLICE —
Arriva l’estate, tempo di vacanze: venerdì 14 giugno, alle 21, alla Crumière, il Val Pellice Social
Forum, con il patrocinio del Comune, organizza
una serata dedicata al turismo responsabile. Si
proietterà un video e se ne parlerà con un rappresentante del Cisvdi Torino.
BOLLA SULLA CRISI FIAT —- «Si è perso competitività e non si è stati in grado di proporre una giusta innovazione. È stato un errore non far venire
a produrre in Italia altre case automobilistiche
perché dove c’è mercato la concorrenza produce
i giusti stimoli»; così il consigliere regionale di
Forza Italia Emilio Bolla in una riflessione sulla
crisi Fiat. Bolla nella sua analisi ricorda i forti
condizionamenti che la Fiat ha apportato a tutti
i settori economici, specie in Provincia di Torino, ma ora che fare? «Ci vuole un impegno di
stato e Regione per accompagnare la ristrutturazione. Sono poi necessarie nuove politiche industriali, fatte di ricerca e di incentivazione all’arrivo di nuove case automobilistiche nell’area torinese; si protrebbe per esempio creare un polo di
riciclaggio di parti di automobili».
COLORS, JAZZ & FILM — Venerdì 14 maggio, alle
21,30 alle Officine Colors di piazza San Martino a
Torre Pellice, grande jazz italiano con Marco Volpe, Fabrizio Bosso e Nicola Muresu (contrabbasso, tromba e batteria). L’ingresso è fissato a 8 euro, gratuito per i minorenni. Nel pomeriggio di
sabato 15, alle 15, si svolgeranno i provini, aperti
a tutti, del film «Carmilla» di Mario Garofalo.
CAMPO ESTIVO CON GIOVANI BRITANNICI — «Se
volete perfezionare il vostro inglese, fatelo conoscendo una simpatica manciata di ragazzi che
verranno alle Valli per conoscere storia, attualità
e dintorni del mondo valdese». Così recita il volantino del campo, che si terrà dal 19 al 27 luglio
alla Foresteria di Torre Pellice e dal 27 al 29 luglio a Savona. Per informazioni si può telefonare
allo 0121-500621 oppure spedire una e-mail a
silvia.gardiol@tiscalinet.it.
SOSTEGNO ALL’APICOLTURA — Con una deliberazione del 23 aprile della giunta provinciale,
nell’ambito del «programma operativo provinciale», è stata disposta l’apertura dei termini per
la presentazione delle richieste di intervento per
la tutela e lo sviluppo dell’apicoltura, ai sensi
della legge regionale 20/98. Le domande dovranno essere presentate alla Provincia di Torino,
Servizio agricoltura, corso Stati Uniti 1, Torino,
entro il 30 giugno 2002, adottando la modulistica disponibile presso il Servizio stesso.
- E Eco Delle "\àlli \àldesi
venerdì 14 GIUq^q
AVVISO DI LOCAZIONE
Il Concistoro valdese di Torre Pellice affitta un alloggio in Torre Pellice (via Angrogna 21, al 1° piano)
composto da quattro camere, cucina/soggiorno, servizi
igienici, ingresso, cantina, ripostiglio sul pianerottolo,
con riscaldamento autonomo a gas metano, possibilità
di ricovero autovettura, disponibile dal 1 “ luglio 2002.
Presentare domanda scritta entro metà giugno al
Concistoro valdese - via Beckwith 4
1(X)66 Torre Pellice.
S Le opere legate indirettamente alle Olimpiadi
Che cosa è «connesso»?
Progetti vecchi e nuovi anche in zone lontane dai siti di
gara. I finanziamenti stanno per arrivare nel PInerolese
Dopo tanti annunci,
promesse, presentazioni,
la scorsa settimana è stato finalmente definito
dalla Regione, d’intesa
con Provincia di Torino e
Comune di Torino, sentite anche le Comunità
montane, il quadro delle
«opere connesse» al Giochi olimpici del 2006. Come è noto gli interventi
nelle zone olimpiche si
suddivideranno sostanzialmente in due tranche: quelli direttamente
legati all’evento olimpico, tra cui ovviamente
tutti gli impianti sportivi,
i villaggi olimpici per
atleti, accompagnatori e
giornalisti, una parte ritenuta necessaria di viabilità e trasporti. A questi
interventi, individuati
con una apposita legge
dello stato, si aggiungeranno altre strutture ritenute appunto «connesse» alle Olimpiadi.
Fatta questa scelta si
era ovviamente scatenata
la corsa al finanziamento:
sono saltati fuori dai cassetti vecchi progetti e sogni di tante amministrazioni che da sole non ce
l’avrebbero mai fatta a
portare a compimento un
determinato intervento.
Si è molto discusso sul
senso di «connesso», poiché si andrà ad intervenire in zona relativamente
lontane dai siti di gara.
Vale però la pena di ricordare che già in passato si
verificarono situazioni
analoghe, di cui il Pinerolese si giovò; così con i
fondi per i campionati
mondiali di calcio del ’90
si avviò la copertura del
palaghiaccio di Torre Pel
lice e con i soldi delle Colombiadi si costruì il primo tratto dell’autostrada
Torino-Pinerolo.
Ma veniamo alle opere
connesse di oggi. Una
grossa mano dovrebbe
arrivare al sistema fognario dell’intero Pinerolese:
sono stati infatti inseriti i
sistemi di collettamento e
depurazione della vai Pellice e della vai Chisone oltre all’adeguamento dèi
depuratori di Pinerolo e
Porosa: un pacco che vale
una trentina di milioni di
euro. Dalle Olimpiadi dovrebbe pure arrivare il
salvagente per Prali dove,
per alcune seggiovie e
impianti di innevamento
artificiale si investiranno
6,5 milioni di euro.
Altri interventi «connessi» nel Pinerolese riguarderanno la viabilità
(strada pedemontana
589, variante delle cave a
Luserna San Giovanni), il
raddoppio selettivo della
ferrovia Torino-Pinerolo
(15,5 milioni di euro),
un collegamento fra Pragelato e Sestriere via fune (10,3 milioni), difese spendali a Pragelato,
parcheggi e arredo urbano in alta vai Chisone e il
collegamento diretto dalla tangenziale di Pinerolo
con l’ospedale Agnelli.
Dopo un serrato confronto fra Regione e territorio si è dunque arrivati alla definizione delle
opere (un totale di 241
milioni di euro); non
tutte le risorse saranno
immediatamente disponibili, in molti casi risulta davvero difficile credere che gli interventi
possano essere conclusi
entro la fatidica data del
febbraio 2006. Più le
opere saranno davvero
strategiche e più si potrà
dire che al di là di ogni
considerazione su questo evento, rendano un
effettivo servizio alla popolazione di questa parte
di montagna.
Il 14 giugno a Prarostino
Apre il museo
della viticoltura
DANIELA GRILL
U!
N doppio appuntamento per venerdì
14 giugno a Prarostino:
oltre alla presentazione
del vino Prùstinenc annata 2001, verrà inaugurato anche il museo della viticoltura, interamente rinnovato con una risistemazione strutturale del locali. L’appuntamento prende il via alle
ore 18,30 al museo, con il
saluto del sindaco, a cui
seguiranno gli interventi
di Valter Giuliano, assessore della Cultura della
Provincia, di Marco Bellion, assessore all’Agricoltura della Provincia, e
di Paolo Foietta, attuale
presidente della Comunità montana Pinerolese pedemontano. Prima
della cena, prevista alle
ore 20,30 al ristorante Tarin, (per le prenotazioni
tei. allo 0121-500128) ci
sarà occasione di degustare il vino Prùstinenc
annata 2001, e la possibilità di visitare il museo.
Il museo della vitbr
tura, sorto nel
propone di far conc
e di trasmettere le tè
che di vitivinicoltuta'^
dizionali, e per
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della viticoltura in qm
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del metodo espositivo,
All’interno del must
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della coltivazione
Comunità montana valli Chisone e Germanasca
Monitoraggio sul lavoro
Scadono venerdì 14 giugno i termini
per la consegna dei moduli distribuiti
dai Centri per l’impiego della Provincia
di Torino (i vecchi Uffici di collocamento) che stanno in questi giorni aggiornando i dati dei propri iscritti. Per facilitare l’operazione i Centri hanno inviato
circa 260.000 moduli che una volta
compilati e restituiti daranno i dati
completi oltre che anagrafici anche delle esperienze lavorative degli iscritti e
soprattutto permetteranno di capire chi
è subito disponibile a lavorare.
«L’aggiornamento dei dati è un servi
zio estremamente utile, in particolare
per i giovani che devono inserirsi nel
mondo del lavoro - spiega Renato Ribet, assessore al Lavoro della Comunità
montana dove è stato aperto in queste
settimane un ufficio di sostegno alla
compilazione dei moduli». Anche se il
termine di scadenza per la consegna
dei moduli è stato fissato per il 14 ma
questo comunque non preclude, a chi
non fosse immediatamente disponibile
al lavoro, di conservare il tutto e consegnarlo quando lo riterrà opportuno, rimanendo sempre nelle graduatorie.
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Il giudice Zagrebelsky in visita al Liceo valdese
Interpretazioni della giustizia
GIULIA BELLION
GRETA COLOMBO
Lunedì ii maggio,
nell’aula sinodale di
Torre Pellice, il professor
Gustavo Zagrebelsky,
giudice della Corte costituzionale, ha tenuto una
conferenza per gli studenti del Collegio valdese in cui ha parlato delle
varie interpretazioni della giustizia, esperienza
vitale per ogni individuo,
seguendo nel suo intervento un ragionamento
storico, filosofico e, naturalmente, giuridico.
Ipotizzando che la giustizia si basi sulla verità e
che assieme a essa produca la pace, si giunge
all’affermazione che per
vivere in un mondo senza illegalità e senza male
sia fondamentale che tale mondo sia giusto. Zagrebelsky ha analizzato
diversi periodi storici
partendo dall’antica Grecia ed esponendo alcune
teorie presocratiche, in
cui tutto ciò che era giusto o sbagliato era frutto
del destino, forza sovrannaturale, e delle leggi
della natura. L’analisi di
questi pensieri ha portato a scoprire che si avvicinano molto alle leggi di
sopraffazione in cui un
soggetto «forte» sovrasta
un soggetto «debole».
È passato poi all’analisi
dei mondi ebraico e cristiano, in cui obbedire alle leggi dettate da Dio
porta alla realizzazione
del bene; in questo caso
la giustizia viene definita
«retributiva», nel senso
che al bene fatto segue
una ricompensa mentre
se si è fatto del male si è
soggetti a una pena. Passato quindi a considerare
l’era romana e il suo diritto, considerato la base
del diritto odierno del nostro paese, Zagrebelsky
ha parlato del significato
di giustizia come «il dare
a ciascuno il suo»; ci si
può chiedere però a questo punto: «Come definire i diritti di ogni individuo, come capire che cosa spetta a ciascuno?». I
nazisti pensavano che lo
sterminio degli ebrei fosse giusto, fosse anche loro diritto, e questo fa capire come la teoria del diritto romano sia cinica.
Zagrebelsky ha infine
approfondito il concetto
di giustizia nel mondo
d’oggi, vista come obbedienza alle leggi dello stato. Lo stato decide ciò che
è giusto e ciò che è sbagliato per i propri cittadini e in questo modo giustifica e nasconde il suo
potere e la sua tendenza
politica. Può essere più liberale (la giustizia viene
vista come il bisogno di
distribuire i beni solo tra
chi ha contribuito alla loro realizzazione) o, come
nei paesi comunisti, può
ritenere più giusto dividere i beni in base ai bisogni dei vari cittadini.
Ma in quale modo la
giustizia può essere ap
plicata? La giustizia retributiva punisce i colpevoli, è quella a cui siamo
abituati leggendo le notizie dei tanti processi che
vengono celebrati. Vi è
poi la giustizia distributiva, che tenta di individuare i bisogni dei cittadini e di soddisfare questi bisogni in un’ottica di
solidarietà sociale e, soprattutto, economica. Infine dobbiamo considerare un nuovo tipo di
giustizia, legato alla capacità di costruire un
dialogo tra chi l’offeso e
l’offensore, nel tentativo
di ripristinare una pace
interrotta da un torto più
o meno graye. Questo tipo di giustizia, che può
sembrare utopistica, in
realtà ha dimostrato di
funzionare in una circostanza storica molto particolare e difficile: la costruzione di un regime
democratico nel Sud Africa, una volta sconfitto
il regime dell’apartheid.
Non varrebbe la pena di
provarlo in altre circostanze difficili, apparentemente insolubili?
Sono seguite molte domande e interventi degli
studenti: una delle idee
base emerse dall’incontro comunque ci pare essere che la giustizia, immenso bene dell’umanità, non potrà mai ricevere un’interpretazione
univoca, ma ogni epoca
la interpreterà secondo
la sua cultura e attraverso le sue leggi.
Prarostino, 29-50 giugno
Festa di Liberazioni
attività,
ànn
«11951 di
ven
landato e ;
»mecos
tono ne
«augurata
^a> per p
Agli impianti comunali di Prarostino il 29 e 30 g»
gno si svolgerà la «Festa di Liberazione». Il progras ledoyj.^’,
ma prevede, sabato 29, apertura della festa allél' ^
con stand libri e commercio equo e solidale; alle 11
dibattito sulla situazione in Palestina e, alle 19,
con cucina palestinese; alle 21,30 spettacolo teatr
«Se fossimo in cento» a cura del gruppo teatro dell
nerolese Social Forum. Domenica 30, alle 18, dM
to sulle politiche energetiche con Giampiero GodiOl
Legambiente. A seguire cena e concerto di musicao"
citana con i «Triolet». Alle 22,20 saluto di Paolo Fan
ro della segreteria nazionale del Prc.
Guy Rivoir espone alla Cruinierpme
la Frai
S0eil2
4 Torre
Scacchi su tela
Poche settimane or sono a Seloncourt in Francia, eii3(m,g|
sabato scorso alla Cmmière di Villar Pellice. Nei
destinati a diventare in futuro botteghe artigiane P . Migjgp
vecchi mestieri, espone il pittore Guy Rivoir con la do 15
raccolta «Les échecs au feminin». 132 pezzi degli liuropg
chi diventano altrettante tele. Un’esposizione isp“® jigHg j
al vecchio Boris, profugo russo a Villa Olanda, vec ¡j
ufficiale della guardia imperiale russa che sul ^
degli Anni 60’al Caffè d’Italia era solito intratteti
suoi giovani amici (e fra di loro lo stesso Rivolti
interminabili partite a scacchi. Le opere di
ranno da corona questa volta a dei tavoli su cui 1
venerdì sera, per tutto il mese di giugno, chi voti,
trà cimentarsi alla scacchiera in appassionanti pa
La mostra sarà aperta fino al 30 giugno.
CSD
COMUNITÀ ALLOGGIO - ULIVETO
Vi aspettiamo, bambini ed «eterni batnbih'*a
DOMENICA 16 GIUGNO 2002
dalle ore 15
*Gtar
comí
¡giavai
Gide,
tifotn
Baux
nia
‘Un li
e seg
adii
flocen
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Corn
dei vi
nel nostro giardino che un potente inwn
tesiiDD.1
ha trasformato in un bosco di fiabe.
ÌAt
L'associazione culturale Mania
animerà la nostra festa
13
il 14 GIUGNO 2002
E Eco Delle Yalli \àldesi
PAG. 13 RIFORMA
Consiglio connunale «aperto» a San Gernnano
Come gestire l'acqua
® ''iticoi.
1986,
:onosct,
'Itura tta.
r quesi
terno Si,
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occupa la trasformazione dell'Acea in Spa. Per i piccoli
^^0uni sembra preferibile la soluzione del consorzio
avorazi
|HHPE ROSSO
iggttimana scorsa, a
* Germano, si è didi acqua. Lo si è
'¿un Consiglio coaperto e in un
uo ■ Irfegno organizzato
¿¿linistrazione coavofoj« jj problema ac¿stato sviscerato dal
IO di vista del consoricea e da quello dei
lei locali e provinciaj anche dal punto di
(jeitecnicieda quelcittadini. L’occasio,jet questa «immersiolelle problematiche
risorse idriche è staIGiornata mondiale
l'ambiente che nel
sedeila vai Chisone si
? u tasformata in una 5
• I Bidedicata all’acqua.
iConsielio comunale
^®'t'vo. tenutosi il 4 giu51 muse | iia però riaperto in
lidie modo la discusjesuU’affidamento
t l'acquedotto comuna
III
^ u semblea infatti, dopo
. D®’ Herventó informativo
direttore dell’area
líente dell’Acea, An1 travai joaindò^ si è aperta
success niiscussione che è
imboti Stabilmente caduta
igestione dell’acqueiosangermanese.il
0 suajt
hiestoli
a mm pgj. fenato Ri
Ite la
t consigliere di mino
ranza, è che si parla troppo spesso di acqua come
di un prodotto e non come di un bene primario.
Questo preoccupa come
preoccupa la trasformazione dell’Acea in Spa
con il rischio che diventi
difficilmente controllabile. Di parere diametralmente opposto il sindaco,
Clara Bounous, che ha ricordato come il consorzio
sia fatto dai Comuni e ha
ribaltato il problema indicando nella legge attuale degli ambiti territoriali
le cause di queste scelte.
«I piccoli Comuni - ha
detto la Bounous - non
sono in grado di far fronte da soli agli adempimenti di legge per questo
è utile consorziarsi».
Completa ma ovviamente puramente tecnica
invece l’esposizione di
Chiadò che ha presentato
le cifre dell’attività Acea
sul territorio e soprattutto la rete di distribuzione
e di controlli messi in piedi dal consorzio per la gestione dell’acqua nei numerosi comuni consorziati. Chiadò ha poi fatto
una sottolineatura: «Dal
punto di vista della sicurezza sono preferibili i
pozzi rispetto alle sorgenti; per questo si preferisce
il primo tipo di prelievo al
secondo», ha affermato.
In ogni caso i controlli
permettono di attivare i
sistemi di clorazione o di
raggi ultravioletti velocemente rendendo sicura
l’acqua distribuita.
A San Germano l’acqua
attualmente proviene
dalla Balma di Roure.
L’intento è quello anche
di eliminare al più presto
gli impianti di clorazione
per passare all’utilizzo
esclusivo dei raggi ultravioletti. Per questo passaggio comunque ci vorrà
ancora tempo; per il momento i sangermanesi
potranno accontentarsi
di sapere che l’acqua che
esce dai loro rubinetti ha
praticamente le stesse
caratteristiche di quella
oligominerale acquistabili nei negozi.
Angrogna: Consiglio connunale
La libertà di parola
c'è, bisogna usarla
«Prima» per Borgarello
sindaco di Angrogna nel
Consiglio di mercoledì 5
giugno, con le formalità
previste per queste occasioni: la lettura del programma che il nuovo
esecutivo intende realizzare, giuramento del sindaco, la composizione
della giunta. Nessuna
notizia ufficiale circa le
deleghe agli assessori
(con due donne è fra gli
esecutivi più «femministi» della zona) ma i settori dovrebbero essere
quelli già indicati in
campagna elettorale:
Marina Bertin, vicesindaco, si occuperà di Turismo, Cultura e rapporti
con le associazioni; Paolo Vaschetto di Ambiente, Protezione civile, Infrastrutture; Cesare Rivòira avrà come in precedenza l’impegnativa delega alla Viabilità, Ilaria
Alpignano quella ai Servizi sociali, Istruzione e
Giovani. Deleghe specifiche, al di fuori della
giunta, per Marco Rostan, presidente della
commissione urbanistica, ed Ercole Monnet,
agricoltura. Ma il Consiglio ha vissuto alcuni
momenti di forte polemica proprio alla sua
apertura. Dopo aver ringraziato gli elettori di Angrogna per aver dato alla
sua lista la maggioranza
Ampio progetto di ristrutturazione per la scadenza del 2004
Sala di Rorà si fa bella per i 50 anni
h(fca valdese di Rorà ha inisielaK iafoipensare seriamente alla
gl' 3rg( sssiMità di ristrutturare la sala
1 museo fcattività, che nel 2004 compirà
------ifiant’anni. Lo stabile fu regalanti 1951 dalla signora Salvarani•ioo, venne demolito perché
Wato e sul terreno dello stesA costruita la sala. 1 lavori
in«---® nuova sala
Augurata nell’agosto 1954.
' per problemi di agibilità,
®®solo, i lavori di ristruttura
nrnffrflB i idvuxi ui iibii iiiiuid“
^ allei? partire dal tetto
3- alle ilj®*''®'’® quasi alle fondamen
ta; il tetto va parzialmente rifatto
come pure la soletta sottostante,
vanno rifatti l’impianto elettrico é
il palco per le recite, bisogna pensare all’impianto di riscaldamento
che ora non esiste, serve un bagno
assistito e un montacarichi per
portare le vivande dal piano terra
al primo piano, bisogna sostituire
le ringhiere esterne, alcuni infissi
e molti altri lavori minori. Il progetto per la ristrutturazione della
sala è stato preparato dall’ingegner Mantelli, molto legato non
solo al paese ma anche alla chiesa;
il costo totale dei lavori ammonta
a circa 100.000 euro.
Nel 1954 venne fatta una lotteria con 2.000 biglietti venduti a
200 lire cadauno, col cui ricavato
si pagò gran parte della spesa allora sostenuta: «Faremo partire anche noi una sottoscrizione a premi - annuncia Dario Tron -, ma
sicuramente avremo bisogno di
uno sforzo molto più grande da
parte degli amici rorenghi vicini e
lontani, se vogliamo iniziare e
portare a termine i lavori in un
unico lotto nel giro di due anni».
3 teatt
ro^ifff. Gli Studenti del Collegio nei luoghi storici dei riformati francesi
GodioJ
usica®
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ìran tour provençal» alla valdese
[¿leggesse frettolo
imiei^ente il program
-»viaggio fatto nel
« Francia tra il 31
W e il 2 giugno dalle
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naturale pensare a
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lane per di america
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eeliscae giorni per visietópiral ¿JPa, ne dedica..vece'» Provenza. In
sul finir ej'nmo visitato
ittenei* ^ ‘»PPe classi
"Grand tour pro
nome Nîmes, dogavamo al Foyer
Gide, opera della
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riformati francesi. Di qui
l’idea di vedere con i nostri occhi luoghi e testimonianze del passato
studiato che influenzò
anche la storia delle Valli.
Il viaggio è stato organizzato dagli insegnanti
Amalia Geymet e Marco
Fraschia con la collaborazione di Gabriella Ballesio e Mariella Taglierò,
responsabili rispettivamente dell’archivio e della biblioteca del Centro
culturale di Torre Pellice.
Il sole che ci ha accompagnati per tutto il viaggio di andata splendeva
anche a Merindol, nel
Luberon, ma il Mistral,
onnipresente, ha attutito
il calore provenzale, permettendoci di salire fino
ai ruderi del villaggio
medievale, teatro del
massacro dei valdesi della zona nel 1545.
Il giorno seguente, trovandoci a Nîmes, come
non visitare il Musée du
Désert? È il ricordo della
resistenza dei Camisardi
e dell’eroica sopravvivenza della «chiesa del deserto» dalla revoca dell’Editto di Nantes al 1787, ed è
situato nel Mas Soubeyran, antica abitazione del
capo camisardo Roland,
«au coeur d’un hameau
cévenol», come recita
l’opuscolo informativo.
Galeotto fu l’editto di
Fontainebleau e chi lo
scrisse. A causa loro i protestanti francesi persero il
diritto di professare la loro fede e chi non fuggiva,
se colto in atteggiamenti
pericolosamente lesivi
dell’integrità dello stato
quali la lettura della Bibbia o il culto, veniva: a)
ucciso sulla ruota se pastore, b) mandato a remare sulle galere reali se
uomo, c) rinchiuso in prigione fino ad abiura se
donna. La Torre di Costanza, ad Aigues Mortes,
venne adibita a centro di
reclusione per quest’ultima categoria di pericolosi
delinquenti. Abbiamo visto anche questa: le donne, 40, erano stipate in
una sala del secondo piano. Ogni giorno un prete
invitava le prigioniere ad
abiurare, l'unico mezzo
per uscire dalla Torre, ma
nonostante questo alcune di loro resistettero più
di 30 anni. Marie Durand,
la donna divenuta il simbolo di questa battaglia
per la libertà di coscienza, scrisse su una pietra
del pavimento la parola
«Resistere» e fu coerente
con quanto predicato, visto che lei nella torre rimase 38 anni.
Tra massacri ed editti,
torri e musei, come già
detto c’è stato tempo anche per la Provenza classica, quella da americani
e giapponesi, fatta di
Mas, saline e lavanda,
quella di Les Baux, del
Pont Du Card che oggi
campeggia sulle banconote da 5 euro, e anche
per un pomeriggio in
spiaggia, ma nella Francia democratica del 2002,
senza correre il rischio di
vedere apparire una galera della flotta reale all’orizzonte. Questo grazie anche all’intervento
del figlio d’un camisardo
in una delle sedute dell’Assemblea nazionale
tenutesi tra il 20 e il 26
agosto 1789, in cui venne
creata la dichiarazione
dei diritti dell’uomo e del
cittadino.
assoluta dei voti (anche
se considerando il totale
dei voti alle altre liste più
l’alta fetta di non votanti
la coalizione di centro-sinistra non ha un consenso superiore al 50%), il
neosindaco Borgarello
ha detto di voler costruire con la minoranza un
rapporto dialettico e di
collaborazione e di voler
essere a disposizione di
tutti i cittadini; «purtroppo, in una intervista rilasciata a Radio Beckwith
(e poi ripresa dal nostro
giornale, ndr) il candidato a sindaco dell’altra lista, Zunino, ci ha duramente attaccati parlando
di un Comune dove
manca la libertà di esprimersi. Questo atteggiamento rischia di pregiudicare la nostra disponibilità a collaborare».
Anche Marco Rostan è
riandato alle dichiarazioni di Zunino auspicando
un dialogo franco nel rispetto delle rispettive
posizioni. Pur sollecitata
in modo evidente la minoranza è stata rigorosamente silenziosa, senza
né ribattere né chiarire.
Poco da dire sul programma presentato dal
sindaco: viabilità, servizi
alla popolazione, turismo, acquedotto fra i temi toccati; con la consueta premessa: risorse
permettendo.
NELLE CHIESE VALDESI
CASA VALDESE DELLE DIACONESSE — Comincia
venerdì 21 giugno la festa annuale della Casa delle
diaconesse a Torre Pellice, con la cena marocchina alle 20. Venerdì 28, alle 20,30, si svolgerà una
conferenza su «Le difficoltà dell’integrazione»,
con Giorgio Gardiol. Sabato 29 giugno, bazar interculturale, alle 14,30: bancarelle e sottoscrizioni.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 23 giugno
assemblea di chiesa con all’ordine del giorno la
relazione dei deputati alla Conferenza distrettuale
MASSELLO — Assemblea di chiesa, domenica 23 giugno, alle 11,15, nei locali della chiesa di Reynaud.
PERRERO-MANIGLIA— Prossima assemblea di
chiesa, domenica 16 giugno, alle 10, nei locali della chiesa di Perrero, con la relazione dei deputati
alla Conferenza distrettuale.
PRAMOLLO — Domenica 16 giugno culto con assemblea di chiesa per la designazione del pastore.
PRAROSTINO — Domenica 16 giugno, festa del faro,
culto anticipato alle 9 a San Bartolomeo. Martedì
18 giugno, riunione ai Gay, alle 16.
RORÀ— Domenica 16 giugno culto al tempio alle ore
10. Il culto è preparato e presieduto dalle dorme
delle Unioni femminili di Perrero, Villar Porosa,
Villasecca e Rorà, che si incontrano per tutta la
giornata. Sabato 22 giugno, con partenza da Rorà
alle ore 8,30, visita allo Scopriminiera in vai Germanasca. La giornata prosegue con un picnic nei
prati di Balsiglia, tempo permettendo. Prenotarsi
urgentemente da Dario Tron. Domenica 30 giugno, giornata comunitaria al Bric. Inizio con il culto all’aperto, alle ore 10, pranzo comunitario (prenotarsi da Valdesina, Olga o Dario Tron) e pomeriggio di fraternità.
VILLAR PELLICE — Domenica 16, il quartiere
Piantà invita gli ospiti
della Miramonti e tutte
le persone anziane del
quartiere a un pranzo
comunitario: per prenotarsi rivolgersi agli
anziani; alle 14,30 riunione per i quartieri
Piantà e Garin.
VILLASECCA — Domenica 16 giugno, alle 9,
culto a Combagarino.
Ottavo «Punto d'ascolto» a Torre Pellice
Per una politica di domiciliarità
ALBERTO TACCIA
La cultura della domiciliarità nell’approfondimento e nello sviluppo di tutti i suoi aspetti si rivela sempre più
come elemento centrale
rivolto al benessere della
persona nella sua varietà
di espressioni, nei suoi
diritti inalienabili, nei
suoi doveri, nella tutela
della salute, nel rispetto
della sua autodeterminazione, nell’esigenza di favorire e mantenere ogni
tipo di rapporto umano,
familiare e sociale, contro ogni forma di isolamento 0 sradicamento
dal proprio ambiente naturale; la casa, nella quale si è vissuto la maggior
parte della propria esistenza fa dunque in pieno parte della vita di una
persona. Ancora una volta la «Bottega del possibile» con il suo ottavo
«Punto di ascolto» svoltosi nei giorni scorsi a Torre Pellice ha rilanciato la
discussione sul tema della domiciliarità. L’invecchiamento e la disabilità
portano talvolta a considerare le persone come
scarsamente utili ai fini
produttivi, e quindi a
emarginarle: è proprio in
questi casi che il tema dei
diritti umani assume
maggiore importanza.
Sulla base di tali problematiche e seguendo le
relazioni introduttive di
esperti e qualificati collaboratori, il convegno ha
esaminato le attuali linee
di politica sociale. L’obiettivo di fondo è stato
ancora una volta quello
di assicurare le migliori
condizioni di vita alle fasce più deboli della popolazione. Ogni intervento di sostegno sociale dovrebbe essere indirizzato
in tal senso, come pure
devono essere sostenuti
quanti si prendono cura
delle persone meno favorite. La partecipazione
qualificata e numerosa
agli incontri promossi
dalla Bottega è una chiara indicazione dell’attenzione verso questo problema e di come la filosofia della domiciliarità si
traduca in interventi innovativi in molte realtà
del nostro paese. Alcune
significative testimonianze hanno confermato
queste scelte di sperimentazione dove c’è una
precisa volontà politica
che permettono di indirizzare a questo fine puntuali risorse finanziarie.
L’estensione sul piano
nazionale di programmi
coerenti alla cultura della
domiciliarità, sembra potersi affermare nell’attuazione di una politica sociale capace di ricomprenderli tra i «livelli essenziali di assistenza» di
recente elaborazione. La
legge 382 del 2000 che ha
costituito, al momento
della sua promulgazione,
una svolta rilevante negli
orientamenti politici in
campo sociale costituisce
una base importante per
l’attuazione dei principi
della domiciliarità. Tuttavia, in una relazione presentata dal dott. Foglietta, direttore generale dell’Asl di Bologna, sono
prospettati motivi di
preoccupazione che rischiano di spostare l’orientamento dell’asse di
fondo della legge. Nelle
nuove proposte ministeriali emergono limitazioni di natura economica,
conflitti derivanti da trasferimenti di competenze
e risorse tra gli organi territoriali, scarico sui privati di parte rilevante dei
costi sociali, ritardi nei
processi di integrazio
ne tra sanità e assistenza.
Importanti contributi
sono venuti da diverse
persone. Carlo Hanau,
esperto di economia
dell’Università di Bologna, ha preso in considerazione l’analisi, il confronto e l’entità dei costi
da attribuire a interventi
differenziati, rapportati
alla pluralità delle situazioni patologiche considerate. Il tema dei costi a
carico delle famiglie, in
particolare per l’assistenza agli ammalati di Alzheimer, è stato ripreso
da Paolo Vinai di Torino.
Grazia Colombo, sociologa, ha sviluppato il tema
delicato dell’impatto sulla famiglia dei servizi domiciliari, mentre Lidia
Goldoni, esperta nella
progettazione dei servizi
a favore degli anziani, ha
trattato la questione dei
livelli di qualità e le garanzie di continuità che
devono essere assicurati
agli interventi domiciliari. Una significativa relazione del dott. Fabris, direttore dell’istituto di Geriatria dell’Università di
Torino, seguita da alcuni
inteiventi dei membri del
suo team di lavoro ha infine sviluppato lo stretto
legame tra sanità ed assistenza presente nelle
prestazioni dell’«ospedalizzazione a domicilio»,
metodica inaugurata a
Torino nel 1985 dalla
stesso Fabris e raccomandata particolarmente p,er gli anziani. Oltre
250 persone hanno partecipato ai lavori, ricevendo un rilevante contributo di informazioni,
stimoli, suggerimenti,
esperienze capaci di arricchire e orientare il proprio bagaglio conoscitivo, aprendo sempre nuove prospettive al proprio
impegno professionale.
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Valli Iàldesi
VENERDÌ
i*ì
SPORT
PORTE APERTE
ALLO SPORT
Malgrado il maltempo
che soprattutto nella
mattinata ha sconsigliato
uscite e attività la domenica dedicata allo sport
per tutti ha riscosso un
successo di partecipanti.
Ben 119 Comuni della
Provincia di Torino con
oltre 1.500 impianti avevano aderito; fra di loro
molti del Pinerolese, a
cominciare dal capoluogo. Nella foto un momento del «cimento» sulla palestra di arrampicata al Collegio valdese sotto la guida degli esperti
del Cai-Uget vai pellice.
è stato battuto in casa
dal San Paolo per 3-0.
PALLAMANO
Una stagione più che
soddisfacente per le giovani formazioni del 3S
Luserna e del 3S Pinerolo
allenate dal tecnico Nazario Dell’Aquila, che
hanno preso parte ai
campionati regionali di
Under 18 femminile, Under 16 femminile, Under
16 maschile. Under 14
femminile e Under 14
maschile. Le giocatrici
deU’Under 16 e deU’Under 14 hanno conquistato il titolo di campionesse regionali restando imbattute per tutto il corso
del campionato, dimostrando grande costanza
e notevoli miglioramenti a livello sia tecnico, sia
tattico. Per le altre categorie da segnalare il
quinto posto per l’Under
18 femminile, il terzo posto per rUnder 16 e per
rUnder 14 maschile.
VOLLEY
Nel campionato di terza divisione femminile
under 15, girone H il 3S
Comet Pinerolo è stato
battuto per 3-1 dal Carmagnola: in terza divisione maschile under 17, girone B il Volley Pinerolo
Tre mesi di spettacoli, musica e giochi a Pinerolo
Arriva r«Arcipelago estate»
_Da giugno ad agosto le
vie, le piazze, le chiese e i
cortili, parchi di Pinerolo
saranno animate da spettacoli e intrattenimenti
che andranno dalla musica al teatro, dall’animazione al cabaret al cinema all’aperto. Si protrarrà infatti fino all’inizio di agosto il festival di
spettacoli vari «Arcipelago estate» che prevede
diverse «isole» di spettacolo ognuna con la sua
particolarità. La manifestazione, organizzata
dall’assessorato alla Cultura di Pinerolo in collaborazione con numerose
associazioni culturali,
inizierà il 15 giugno con
«Immagini dell’Interno7° Festival internazionale di teatro di Figura». Fino al 22 nell’Expo Fenulli e nel centro storico sono previsti spettacoli di
compagnie italiane ed
estere con un laboratorio
sulla costruzione delle teste di Bunraku (tecnica
giapponese) tenuto da
Thomas Lundvist, componente della compagnia
svedese Svarta Katten.
Dal 24 giungo al 29 giungo TArci nuova associazione e l’associazione La
Terra galleggiante, alTExpo FenuUi e alla chiesa di
San Giuseppe, propongono la 4“ edizione di «Festa della musica-lasciar
traccia», progetto di individuazione del movimento musicale pinerolese. In questo ambito si
esibiranno gruppi musicali come gli Africa Unite,
gli Architorti, Afro Cuban
Ensemble. Dal 27 giugno
al 18 luglio invece, ogni
martedì e giovedì, vi sarà
uno spazio dedicato ai
bambini nel parco di Villa Prever, con «L’Isola dei
bambini», a cura di Non
soloteatro. Le serate
avranno inizio alle ore 20
con l’animazione che
prevede diverse iniziative. Alle ore 21,30 si terrà
poi lo spettacolo vero e
proprio a cura di compagnie professionali di teatro ragazzi e infine alle
ore 22,30 «Filastrocche
per dormire».
Dal 1° luglio al 7 agosto, ogni lunedì e mercoledì TArci nuova associazione e la «La Tarta Volante» propongono cinema in piazza: 12 appuntamenti di cinema d’autore e di qualità. Le proiezioni si svolgeranno al
Veloce club e nella cascina Tegassa di Baudenasca. Per il 5 e il 6 luglio e
per il 12 e il 13 luglio invece nelTExpo Fenulli
TAtp Pro Pinerolo organizza Estate cabaret con
alcuni noti personaggi
del cabaret italiano.
APPUNTAMENTI
13 giugno, giovedì
PINEROLO: Alle 20,45, in piazza San
Donato, concerto della banda musicale
«Filarmonica folkloristica pinerolese»,
in occasione dei 35 anni di attività.
PINEROLO: Alla cascina Tegassa, in
via Maestra di Baudenasca 118, incontro su «L’isola che c’è», presentazione
del videodocumentario su Cuba, realizzato da F. Grimaldi, ingresso gratuito.
14 giugno, venerdì
RINASCA: Nel salone polivalente, alle 21, la compagnia «Renato Clot» presente «’1 curà ’d Rocabrusa».
TORRE PELLICE: Alla Bottega del
possibile, dalle 9, seminario di ricerca
su «11 mondo dei bambini, domiciliarità e allontamento».
INVERSO RINASCA: Alle 14 apertura
della Festa della Birra; alle 21,30 concerto d’apertura con il rock piemontese «Loscki Boscki»; segue «Lou Dalfin».
Cena alle 19,30.
TORRE PELLICE: Nella sala consiliare, alle 20,45, incontro su «La convenzione per una Costituzione europea»,
con Sergio Pistone, della Mfe.
PINEROLO: Alle 21, in via San Giuseppe 39, convegno su: «Le Olimpiadi
2006: cosa si sta facendo, cosa si deve
fare» promosso dai Ds.
15 giugno, sabato
PINEROLO: All’interno della manifestazione Arcipelago, alle 17 ai Portici
Blu, «Pulcinella, la poesia-Teatro Aiegre», ingresso libero. Alle 21,15 in piazza
San Donato Daniele Cortesi presenta «Il
mantello fatato». Alle 22,15 alTExpo Fenulli la compagnia spagnola Rocamora
presenta «Aubaster». Ingresso euro 3,50.
INVERSO RINASCA: Alle 21,30, concerto del gruppo «Disconnetion». Alle
24, musica degli Anni 70-80.
CANTALUPA: Alle 17, nella struttura
polivalente, animazione e letture per
bimbi con D. Bertazzi e Guido Ruffa.
BOBBIO PELLICE: Alle 20,30, nella
sala polivalente, scenette, canti, parole
dei bambini del laboratorio del patuà.
RINASCA: Alle 21, nel salone polivalente, concerto della fisorchestra «Città
di Castelfidardo».
16 giugno, domenica
PINEROLO: All’interno della manifestazione Arcipelago, alle 21,15, in piazza San Donato Sergio Diotti presenta
«A veglia col fulesta». Alle 22,15 alTExpo Fenulli «Opinioni di un Pulcinella»
del Teatro Aiegre, ingresso libero.
LUSERNA SAN GIOVANNI: All’Uliveto, dalle 15, «Uliveto-mania», fiabe,
maghi, lotteria, pesca, buffet, a cura
dell’associazione culturale Mania.
INVERSO PINASCA: Alle 17, musica
occitana, alle 21 gran finale della Festa
della birra,con il gruppo «Emergenza».
SAN PIETRO VAL LEMINA: Alle 9,
Festa di primavera alla «taverna dei boscaioli», in località Grò.
PRAGELATO: Festa dei fiori in piazza
Lanthelme e «Corsa dei rododendri».
17 giugno, lunedì
PINEROLO: Per Arcipelago alle 21,15,
in piazza San Donato, Roggero & Rizzi
presentano «Oricacaori», ingresso libero. Alle 22,15 alTExpo Fenulli la compagnia «Tanti cosi progetti» presenta
«Paura e meraviglia», ingresso euro 3,50
(due spettacoli). Alle 23,15 sempre
alTExpo Fenulli la compagnia Sconcerto di Pinerolo propone «Carmilla».
CANTALUPA: Alle 21, nella villa comunale, presentazione del libro di Ernesto Olivero «Carolpapa».
18 giugno, martedì
PINEROLO: Per la manifestazione
Arcipelago, alle 15, al Centro salute
mentale «Pulcinella, la poesia» del Teatro Alegre, ingresso libero. Alle 21,15,
alTExpo Fenulli, «Giuanin e la manetta» di «I du Rizulein», ingresso euro
3.50 (due spettacoli). Alle 21,45 sempre
alTExpo Fenulli «I tre porcellini» della
compagnia «Tanti cosi progetti.
CANTALUPA: Alle 21, nella struttura
polivalente, presentazione del libro di
M. Bocaletti «Dal podio con amore».
19 giugno, mercoiedì
PINEROLO: Per Arcipelago, alle 11, in
viale Rimembranza 77 «Pulcinella, la
poesia» Teatro Alegre (Pinerolo), ingresso libero. Alle 21,15 alTExpo Fenulli «La
cicala e la formica» messo in scena da
Svarta Katten (Svezia), ingresso euro
3.50 (tre spettacoli). Alle 22 alTExpo Fenulli «Il viaggio di don Mais» Redoma
Títeres (Argentina). Alle 22,30 ancora
alTExpo Fenulli «La fata e il carbonaio»
messa in scena dalla compagnia «La capra ballerina» di Viterbo.
FRALI: A Scopriminiera, fino al 1° luglio, spettacolo teatrale di Assemblea
teatro «L’ultima notte di Giordano Bruno», prenotazione allo 011-3042808.
21 giugno, venerdì
CANTALUPA: Alle 21, concerto e parole nel centro polivalente con l’orchestra da camera «L’estro armonico».
22-23 giugno
CANTALUPA: Saranno visitabili tre
mostre: una di libri sulla storia del pensiero religioso nei giardini del Monastero, una sui documenti storici nella villa
comunale, una terza sul tema «Nostra
terra, storie, leggende, tradizioni».
29 giugno, sabato
TORRE PELLICE: Nel tempio, alle
20,30, concerto della corale mista «A
coeur joie» di Vienne, Francia, corale e
organo, canti religiosi, del Rinascimento, canzoni popolari. Ingresso libero.
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I Continuano le polemiche sul convegno di Porosa Argentina. La Vallado: tenere conto delle valli dove si svolgeranno i gioà
Nelle Valli è scoppiata la pentola occitana
MARCO ROSTAN
CONTINUANO sui settimanali
locali le polemiche suscitate
dal recente convegno di Perosa
Argentina relativo alToccitano come lingua ufficiale alle Olimpiadi.
Da quanto può capire un non addetto ai lavori come me, si intuisce che i poli del contendere sono
sostanziaìfnente due: da un lato la
varietà delle parlate franco-provenzali-alpine, dall’altro i fautori
di un’unica versione ufficiale o
«normalizzata» (anche come grafia) delToccitano. Dietro la questione linguistica, ci sono naturalmente anche aspetti economici e
di «potere».
A fronte della protesta dell’associazione «La Valaddo», l’assessore
provinciale Valter Giuliano rassicura sul fatto che «la Provincia di
Torino ha il sacro rispetto delle
identità locali ma intende esercitare, com’è suo dovere, la facoltà
di valorizzare le lingue minoritarie
che rappresentano un patrimonio
culturale di fondamentale importanza nella costruzione di un’Europa che sarà edificata, come d’altra parte è stato possibile per l’Italia, sul rispetto e sull’affermazione
delle differenze». Ma non si sente
rassicurato il direttore di «Coumboscuro», periodico delle minoranze provenzali in Italia, Sergio
Arneodo, per il quale non solo la
legge 482/99 (Tutela delle minoranze linguistiche storiche) ma
anche altre leggi regionali ignorano la minoranza provenzale alpina: «Il provenzale nostro? Ma figu
riamoci! Si tratta (dice il rito “occitano”) di un volgare ‘patois’, spazziamolo via!
E rimpiazziamolo con la “lenga
normalisada” fabbricata in provetta nei laboratori etno-clinici di Tolosa!». Più duro ancora Simone Demaria, direttore di «Il Maira»: «La
lobby occitana cerca da anni ormai
di accreditare il termine “occitano”
come sinonimo della lingua parlata nelle nostre valli (...). 11 termine
“occitano” deriva dalla militanza
Mao (Movimento autonomista occitano) e dal suo ideologo François
Fontan (...) non solo lobby ideologica, ma addirittura propaganda di
una teoria nazionalista che nulla
ha a che vedere con questi valloni:
quella della “nazione occitana” altrimenti detta “occitania granda”
(...) rischiamo di lasciar fare alla
lobby di cui sopra ciò che molti di
noi impedirebbero con tutte le loro forze ai seguaci di Bossi innamorati della Padania».
D’altra parte sarebbe riduttivo
collegare il termine «occitano» al
Mao: come rileva Franco Bronzât,
«oggi in tutta Europa la parola
“Occitania” evoca esclusivamente
il concetto di un territorio condiviso tra tre stati, Spagna, Francia,
Italia, dove si parla la lingua d’Oc
(...) essere occitani significa partecipare di una cultura che è articolata attraverso un territorio vasto
che va dalle Alpi al Massiccio
Centrale, ai Pirenei, dal Mediterraneo all’Atlantico». Nonostante
una indubbia tendenza della
«lobby» occitana ad occuparsi di
più della «visibilità» olimpica e dei
relativi finanziamenti che ricadranno in maniera preponderante fuori dalle valli montane, che
non dei problemi dei montanari,
identificare Toccitano con un diabolico disegno di supremazia significa, dice ancora Bronzât, «dimenticare contributi come quelli
di Arturo Genre (la sua ultima fatica porta il titolo di “Dizionario
del dialetto occitano della vai Germanasca”) o di Guido Baret di Pomaretto, autore del “Vocabolario
italiano-occitano alpino”».
Insomma, con la discutibile
questione di proporre Toccitano
alle Olimpiadi, è saltato il coperchio della pentola occitana che
bolliva da tempo, anche se per
molti filava tutto liscio come i balli
e le inevitabili sagre di paese con
formaggi e folclore. In questa confusione non sarebbe sgradita una
parola anche da parte del Centro
culturale valdese o della Scuola latina che negli ultimi anni, senza
tante vetrine, hanno comunque
sviluppato iniziative tese a salvaguardare la memoria e l’insegnamento del patuà, con numerosi
materiali e iniziative nelle scuole.
Anche perché, tra minoranze, lingue e dialetti, finisce anche che i
valdesi sono messi insieme ai catari e ne sappiamo qualcosa di «riserve indiane» e di strumentalizzazioni delle valli alpine e dei loro
abitanti da parte di quelli che Arneodo chiama i «new-touristmen» o gli «esotic-occitani», e il
Gruppo teatro Angrogna ci ha fatto su anche un significativo spettacolo: «Fort-Village»!
Occitano sì, ma quello locale
CLAUDIO TRON
PROBABILMENTE i
lettori della stampa
locale non particolarmente addentro alla questione hanno avuto qualche difficoltà a capire il
motivo del contendere a
proposito dell’uso dell’
occitano come lingua
olimpica nel 2006. Vorrei
tentare di chiarire, per
quanto ne so, i termini.
1) Le persone impegnate nella conservazione della cultura locale e
in particolare nell’associazione culturale «La
Valaddo», ritengono che
tra le varie espressioni
della famiglia linguistica
dei provenzali alpini, occitani o come altro dir si
voglia (va rifiutato il settarismo con cui alcuni
gruppi adottano Luna 0
l’altra definizione rigettando drasticamente tutte le altre), per il 2006 vadano scelte quelle dei
luoghi in cui si terranno
le gare. Pensiamo sia da
rigettare, questo sì, un
linguaggio artificiale che
abbia la pretesa di conglobare in sé la quintessenza delToccitano.
2) Sui modi di trascrizione abbiamo da tempo
adottato quella concordata nota come grafia
delT«Escolo dòn Po», pre
ferendola a quella cosiddetta normalizzata, più
consona al linguaggio artificiale menzionato al
punto precedente che alle espressioni diversificate delle nostre parlate. I
criteri della grafia della
«Escolo dòn Po» studiati
in particolare presso l’Università di Torino a partire dal 1971 con il contributo fondamentale del
compianto prof. Arturo
Geme, sono i seguenti: a)
utilizzare soluzioni mutuate dal francese e dall’italiano nel modo più
piano possibile e in modo
che i lettori delle due lingue possono facilmente
memorizzarle, b) adottare una grafia utilizzabile
per riprodurre In massimo numero possibile,
tendenzialmente tutte, le
varianti delle varie lingue
di matrice occitana e provenzale. c) rinunciare, in
criterio, a evidenzi®!
mologie irrilevanti®
della pronuncia de®
role: la trascrizionel
ramente fonetica,
in italiano: ad ogni
corrisponde un suo
uno solo. Tendeiii
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Nuovo orario di accesso al primo in^^Ro
degli ospedali di Pomaretto e Torre
dal r GIUGNO 2002 il Primo lnterv®m®|^j
nasali Hi P/Nmarotto a Trtrrp PpllÌC6 SVOIy ■ !
ospedali di Pomaretto e Torre iie7alla?
attività in orario diurno, tutti i giorni dai
Dopo le 20, la gestione delle urgen®
assicurata su tutto il territorio della Asi
zio di continuità assistenziale («9^®"'“'
dal 118 e dal dipartimento di ^mergenz
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i 14 GIUGNO 2002
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Il Gli ospedali
valdesi
Caro direttore,
desidero esprimere e conjividere alcuni pensieri sugli
Ledali valdesi di Torre Pel«ce, Pomaretto e Torino. Gli
Lcoli pubblicati su Riforma
ri 23 maggio hanno avuto il
Lgio di informare il pubbliLuU'entità del deficit acculato negli ultimi anni: circa 38 milioni di euro, equiva,ati a circa 74 miliardi di li« Se la cifra sarà confermala situazione rischia davjero di essere insostenibile:
i «azionisti» degli ospedali,
doèi 30.000 membri di chiesa (stando alle statistiche ufIjaiali della chiesa valdese) si
itoverebbero gravati di un
debito prò capite di circa lire
131* 2,5 milioni, importo che per
:2115u ,diverse persone significa
sei wàsh P'“
15 ore 21! dito da lavoro o di pensione.
3, ore2i Dagli articoli emerge un
e 21,15,Si , grande fermento: gli amminiio 2. ' stratori degli ospedali stanno
EROSA- numerosi e defatigan
na propà ti incontri con la Regione e le
, ore 2f ricerca di possibili so
Denzeli lozioni; i Consigli comunali
della zona invitano la Ciov a
) — La® illustrare e informare sulla sihainp tuazione reale; ordini del
rsala«| giorno di giunte e Consigli
ium;feiii comunali esprimono la loro
0,10e2| preoccupazione e solidarietà;
e 22,30; ; isindacati stanno pensando a
possibili azioni di mobilitàione. In tutto questo affaccendarsi mi sembra mancare
un’iniziativa di comunicazione rivolta proprio agli «azionisti»; ho la sensazione che
sarebbe opportuna la convocazione di un’«assemblea
¡¡orni S straordinaria» che potesse coli 14iMt|liereil loro pensiero silenrime delia ‘doso ma concreto e costrutti.bato 11 Ivo. Tale assemblea straordi
» va in li
)le, coni
:; feriale
22,20, sà
; (v. itt),
- Il cinei
ha in pi
ivedl 13,
caratteristiche: essere innanzitutto un atto di confessione
di peccato, un momento di
preghiera e di ascolto gli uni
degli altri; in secondo luogo
essere un’occasione per definire le nuove prospettive e
impegni. L’assemblea straordinaria degli azionisti dovrà
essere accompagnata da un’
azione altrettanto straordinaria di consultazione di tutta la
popolazione valdese, che ha
contóbuito al funzionamento
degh ospedali, pur non riconoscendosi come membro di
chiesa.
Il mio secondo pensiero va
a coloro che già aH’inizio degli
Anni 90 avevano paventato
un approdo simile a quello
che si sta vivendo ora, ma le
loro intuizioni e proposte non
hanno avuto credito. Sta di
fatto che la rapidità di evoluzione delle tecniche mediche
e di assistenza, nonché dei
costumi e delle abitudini delle
persone, e i cambiamenti dell’assetto generale economico
e finanziario della società di
oggi ci impongono sforzi notevoli di comprensione degli
eventi, di ricerca di soluzioni
adeguate, disponibilità a sacrifici rispetto a situazioni
preesistenti. Ritengo doveroso riconoscere che è stata carente l’attenzione su questi
aspetti; mi sembra infatti riduttivo individuare esclusivamente nelle mancanze, ancorché esistenti, dell’ente
pubblico quale ente finanziatore la causa della grave situazione in atto, come invece
emerge dagli articoli ricordati.
Il mio terzo pensiero va al
personale degli ospedali coinvolto in modo pesante in
questa vicenda; in particolare
penso a coloro che hanno
fatto del lavoro negli ospedali
valdesi delle Valli la ragione
della loro esistenza.
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aariadeve, però, avere alcune Andrea Ribet -Jone Pellice
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Rasano • Il paese morale
104 pp. euro 8,50 cod. 404
Uno scrittore protestante nella Firenze
della "Voce”, Piero Jahier, e un romanzo
autobiografico degli anni '20, Rasazzo,
romanzo della sorda lotta con la fede
impietosa dei Padri e la morte suicida
del padre, il pastore Pier Enrico Jahier,
vìttima nel 1897 dei rimorsi puritani a
seguito di un adulterio.
Martin Lutero
I concìli e la chiesa
___________________________
significativo chiarimento storico-teoloS'to in.occasione del dibattito su quel
'concilio di riforma a lungo promesso ma
“ Contempo osteggiato da Roma in cui
stesso all’epoca non sperava più.
'■^cos’è un concilio? In che misura vini credenti? Quale peso si deve attri^irealla tradizione ecclesiastica all’interClelia fede?
Alister E. McGrath
Scienza e fede in dialoso
I fondamenti
310 pp.ewo ^4,80 cod. 405
In che modo religioni e scienze naturali
si differenziano e, nondimeno, su
questioni di grande importanza convergono?
Il libro è frutto di oltre venti anni di
studio di uno dei più noti teologi del
nostro tempo che esordì con un PhD in
biofisica molecolare a Oxford.
m mmeditrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
L. 011.668.98.04 - FAX 011.650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.it
Pagina Dei Lettori-----
PAG. 15 RIFORMA
Il ritrovamento casuale di un documento dell'esilio del 1686-1689
Dopo trecento anni, la Chiesa valdese è ancora attiva
L’articolo del pastore Mauro Pons, apparso su Riforma del
31 maggio, a pag. 7, descrive le ragioni storiche che hanno
motivato l’apposizione della lapide sul Mastio della Cittadella di Torino, 0 18 maggio scorso, in ricordo dei valdesi ivi imprigionati nel 1686-87. L’occasione si presta per menzionare
il ritrovamento di un importante documento avvenuto durante una mia visita a un antiquario di Torino e che si riferisce ai fatti in questione.
AH’inizio del 1687, tre pastori con le loro famiglie, a cui fu
aggregato un malfattore di Mondovì, furono inviati dalla Cittadella di Torino alla fortezza di Nizza. Altri reclusi furono
inviati alle fortezze di Verrua e Miolans, in Savoia. Gli ambasciatori giunti da Berna, Roy e Forestier, che senza risultato
si erano prodigati in difesa dei valdesi, appresa la notizia della partenza dei prigionieri, si appostarono nei pressi della
Cittadella per assistere alle loro uscita e per cercare di parlare con loro. Nel rapporto del 2-12 aprile 1687, che gli ambasciatori inviarono a Berna, è descritta in particolare la partenza del gruppo diretto a Nizza, che fu visto sfilare in mezzo
ai soldati. La descrizione è precisa. In testa vi era i malfattore
di Mondovì, incatenato; seguiva una carretta con i bambini e
i malati, quindi i tre pastori con le mogli, a piedi, e infine un
sergente maggiore. Gli ambasciatori a stento riuscirono a
scambiare parole di incoraggiamento, dando ai poveretti
tutto il denaro che avevano.
Trascorrono quasi due secoli, e verso la metà dell’Ottocento, lo storico svizzero Monastier, di origini valdesi, scrivendo
la Storia dei valdesi, esamina anche gli archivi di Berna e riporta, nel II volume, pagg. 85-86, questo particolare quanto
fortuito incontro tra gli ambasciatori e itre pastori in partenza per Nizza. Passa ancora un secolo e mezzo e un giorno rovistando tra le vecchie carte di un antiquario di Torino, trovo
l’ordine del giorno che era in possesso dell’ufficiale che guidava il trasferimento dei tre pastori con le famiglie, più il
malfattore di Mondovì, verso la fortezza di Nizza. Il testo,.in
francese còme d'uso nelTesercito sabaudo, così recita: «Noi,
Marchese di San Giorgio, gentiluomo della Camera di S.A.R.,
Maresciallo di Campo, Generale e Governatore del Castello e
dei forti della Contea di Nizza, Ordiniamo al Signor Conte di
Benavel, tenente del Reggimento di Aosta, di partire il sette
di questo mese di aprile, con un sergente e venti fucilieri per
scortare e sorvegliare fino a Tenda dieci forzati, condotti da
quattro arcieri, sotto la responsabilità di un fiscale e di un
cancellieri. Egli si troverà il dieci di aprile al detto luogo di
Tenda, marciando per le tappe indicate nell’ordine che gli
abbiamo consegnato. Appena giunto a Tenda li consegnerà
alTufficiale che sarà stato distaccato dalla Cittadella di Torino, dal quale riceverà un atto di scarico. Il medesimo ufficiale gli consegnerà tre Ministri delle Valli di Luserna, con le loro famiglie, in tutto in numero di diciotto, e un altro prigioniero di Mondovì, per i quali il predetto Signor di Benavel
parimenti rilascerà una ricevuta. Egli sarà incaricato di condurli, seguirli e scortarli sino a questo castello, prendendo
tutte le precauzioni al fine che non giunga nessun inconveniente durante il cammino, secondo le tappe stabilite. Che il
detto ordine sia eseguito e portato a termine, di punto in
punto. Fatto al Castello di Nizza il sei aprile 1687. Firmato
Marchese di San Giorgio e Margarla, Segretario».
Sotto il documento è apposto il sigillo in ceralacca rossa. Il
documento stesso, di cm. 33x23, risulta piegato più volte,
probàbilmente tenuto nella tasca o nella giberna delia divisa
dell’ufficiale. Sono stato vivamente emozionato da questo ritrovamento, peraltro puramente casuale. In tempi in cui i
valdesi sembravano sradicati per sempre dalle loro valli, e
ciò per la prima volta dopo secoli, quale sorpresa e, certo,
quale conforto sarebbe stato per i poveri prigionieri sapere
che l’ordine di carcerazione che l’ufficiale teneva nella sua
giberna e che rappresentava la loro condanna, tre secoli dopo sarebbe stato sul tavolo del moderatore di una Chiesa
valdese sempre viva e attiva! La nostra vista umana è limitata, ma vi è chi provvede e sostiene, come la storia insegna, al
di là delle umane aspettative.
Sergio Eynard - Pinerolo
Campo donne a Adelfia
Si svolge dall'8 al 15 luglio il Campo donne di Adelfia, organizzato in collaborazione con la Fdel, sul tema «Il lavoro come
espressione di fede». L'inizio è previsto con la cena di lunedì 8, a
seguire la presentazione dei lavori. Nei giorni seguenti relazioni
di Bruna Peyrot, Yarona Pinhas, Fethia Boujaheb, Marcella Filippa. Domenica 14 si tiene il culto e il giorno dopo le partenze.
■ L'indirizzo del Centro evangelico Adelfia è: Riviera Ramarina,
97010 Scoglitti (Rg), tei. 0932-980132. Per informazioni e iscrizioni
(quota campo 132 euro) past. Davide Ollearo, via Libertà 7, 96018
Pachino (Sr), tei. 0931-846323, e-mail: santolle@libero.it; oppure a
Elena Chines, via A. Boito 3, 95123 Catania (tei. 095-511101).
Raccolta
degli spiccioli
Per un progetto di aiuto umanitario per l’Afghanistan sostenuto dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
L'iniziativa di «raccolta degli spiccioli» da destinarsi agli aiuti
umanitari per l'Afghanistan tramite la Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei) ha concluso la prima fase. Moltissime
chiese in tutta Italia si sono impegnate a fondo. Per le monete
italiane conosciamo già l'ammontare della raccolta delle chiese
del 4° circuito valdese-metodista, alle quali si sono aggiunte le
chiese battiste di Susa e Meana, e persone estranee alla nostra
comunità ma desiderose di aderire all'iniziativa. La raccolta è
stata di circa 3 milioni e 650.000 lire (1.880 euro) senza contare
le monete estere.
Non ci nascondiamo la soddisfazione per il traguardo raggiunto. Il nostro ringraziamento va a tutte le sorelle e i fratelli che
hanno risposto con generosità, e a quei fratelli che ci hanno aiutato nell'attività di conteggio e versamento. Prossimamente faremo conoscere l'ammontare dei versamenti alla Fcei anche dalle oltre zone d'Italia.
Ma la raccolta non è ancora conclusa completamente, poiché
è necessario contare le monete estere e provvedere al loro cambio che deve avvenire presso le varie Banche centrali nazionali. È
prevedibile che questa attività vada avanti fino all'autunno per
dare l'opportunità a tutte le chiese di portare la loro raccolta di
monete estere alle varie assemblee, conferenze e al prossimo Sinodo, senza dover spendere per la spedizione. A conclusione
della seconda fase provvederemo a darne notizia sul nostro
giornale. Siamo grati al Signore per averci guidato.
Ferdinando Blefari -sovrintendete del 4° circuito
OPERA PER LE CHIESE EVANGELICHE
METODISTE D'ITALIA
Vla Firenze 38 - 00184 Roma 'tei. 06-4743695
fax 06-47885308 - E-mail: metndismo@chiesavaldese.org
Il Comitato Permanente deU’OPCEMI avvia una selezione in vista dell’assegnazione del seguente incarico:
Segre taria/o
dell’Ufficio di presidenza di Roma
Si richiede: buona pratica del computer,
conoscenza lingua inglese scritta e parlata,
conoscenza del mondo evangelico italiano.
Le domande, con allegato curriculum dettagliato, vanno indirizzate, entro il 30 Giugno 2002 a:
OPCEMI - Via Firenze 38 - 00184 Roma
Dopo l'esclusione a «Mare in festa»
La chiesa di Rio Marina protesta
Il 3 giugno scorso il Consiglio della Chiesa valdese di Rio
Marina (isola d’Elba) ha inviato la seguente lettera a mons.
Giuseppe Mani, Ordinario militare a livello nazionale, a
mons. Giovanni Santucci, vescovo di Massa e Piombino, al
sindaco di Rio Marina, sen.
Francesco Rosi e all’assessore
alla Cultura, Tania Roitero.
È con grave disappunto
che, leggendo il programma
delle manifestazioni «Mare in
festa» del 7, 8 e 9 giugno p.v.,
constatiamo la totale mancanza di coinvolgimento delle altre confessioni religiose
in occasione della cerimonia
di commemorazione dei caduti in mare del 9 giugno.
Nella fase di programmazione della suddetta manifestazione avevamo più volte
sottolineato che la posizione
delle nostre chiese evangeliche è per una netta separazione tra ciò che è laico e ciò che
è religioso. Nella fattispecie
sarebbe stato auspicabile che
questa manifestazione mantenesse il carattere laico che
Cecilia Masini
La Chiesa valdese di Verona ha perso una delle sorelle
più care. Cecilia Masini ved.
Spanu, deceduta a Pramollo,
nelle valli valdesi, all’età di 93
anni. Cecilia non era originaria della città scaligera ma romana, né era formalmente
valdese, bensì battista nell’animo quanto ad appartenenza denominazionale. Da
oltre 30 anni viveva a Verona,
in casa della figlia Grazia, del
genero Ruggero Mica e delle
nipoti Isabella ed Erica.
Luogo d’incontro era sempre la chiesa e, per gli studi
biblici, la casa Mica, frequentemente. Cecilia non mancava mai; la sua presenza era
incoraggiante per tutti. Alla
fine del culto attendeva pazientemente di essere riaccompagnata a casa, e tutti
accorrevano a salutarla, come sorella maggiore, come
amica cara e benvoluta. Ricordiamo, in particolare, le
sue preghiere spontanee, improvvisate, ferventi. È stata
per noi di grande esempio;
ne siamo grati a Dio e a lei.
Giulio Vicentini - Verona
le competeva. Ma, avendo gli
organizzatori inserito un momento religioso, ci sembrava
opportuno e corretto che le
varie realtà religiose presenti
nella provincia di Livorno venissero coinvolte in una commemorazione ecumenica. Vogliamo ricordare che la Chiesa
valdese di Rio Marina è nata
verso la fine del 1800 grazie
al mare e a due capitani di
vascello, i fratelli Cignoni, e
molti evangelici hanno servito
la Patria nella Marina sacrificando la loro vita!
A quanto pare ancora una
volta dobbiamo prendere atto
che tutti gli sforzi fatti nel
cammino ecumenico non sono riusciti a produrre momenti di vera partecipazione
dove tutte le fedi hanno la
stessa dignità. E questo nonostante la religione cattolica
non sia più da molto tempo
«religione di stato». Personalmente, durante il nostro culto
domenicale, ricorderemo i caduti in mare di tutte le confessioni ed anche coloro che non
si sono riconosciuti in alcuna.
m PARTECIPAZIONI ■
«Ho pazientemente aspettato il
Signore ed egli si è chinato su di
me e ha ascoltato il mio grido»
(Salmo 40,1)
Ci ha lasciati
Anna Maria Bertalot (Miette)
di anni 90
Con profonda tristezza ne danno l’annuncio le sorelle e quanti
la conobbero e le vollero bene.
Angrogna, 31 maggio 2002
RINGRAZIAMENTO
«Quand'anche camminassi
nella valle dell'ombra della morte
io non temerei alcun male,
perché tu sei con me»
Salmo 23, 4
I familiari tutti di
Erich Costantino
commossi e riconoscenti per la
dimostrazione di affetto tributata
al loro caro, ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare
al past. Vito GardioI, alla dott.ssa
Paola Grand, al doti. Daniele Varese, ai medici e al personale degli ospedali Valdese di Pomaretto,
Civile di Pinerolo, Evangelico e
San Giovanni Vecchio di Torino.
vaiar Pellice, 13 giugno 2002
16
PAG. 16 RIFORMA
iiAL/E
venerdì 14 giugno 20m
Di ritorno dal paese latinoamericano per un servizio di «Protestantesimo»
La mobilitazione delle chiese argentine
La profonda crisi che ha ulteriormente depresso le già precarie condizioni del paese sta
provocando una risposta sociale di sopravvivenza di cui le chiese sono parte integrante
GIANNA URIZIO
Giorni fa ho rlceviito un
resoconto di Edith Rochon su una sua visita alla
Chiesa valdese di Galvez, una
piccola città argentina di
4.500 abitanti, piena provincia argentina.
La Chiesa valdese di Galvez
Edith, una piccola donna
straordinaria, occhi neri vivissimi e attenti, è la coordinatrice dell'intervento sociale
della Chiesa valdese nel paese. Dopo la mia visita, di tanto in tanto mi invia delle
informazioni su come vanno
le cose laggiù, dei problemi
che incontra ma anche delle
soluzioni che si vanno costruendo. Su Galvez scrive:
«Quando sono entrata nel
tempio, c’era la tavola della
sànta cena con la Bibbia aperta, tutta la chiesa era piena di borse di cibo mentre i
rappresentanti della Com
missione dei disoccupati organizzavano la distribuzione
dei vari alimenti. Mi ha riempito di gioia vedere la chiesa
aperta in settimàna e piena
di gente». Nel testo informa
che la Chiesa valdese di Galvez è parte integrante della
rete solidaria cittadina sorta
dopo che l’inasprimento della crisi ha prodotto 1.900 disoccupati su 4.500 abitanti.
In questa rete ci sono tutte le
chiese, varie associazioni di
quartiere, la banca del sangue, i pompieri, varie cooperative, l’associazione agricoltori locali, l’associazione degli insegnanti, praticamente
tutto lo spaccato sociale che
si organizza per sopravvivere
e così facendo crea «società».
È questo che è straordinario oggi in Argentina. La profonda crisi finanziaria che ha
ulteriormente depresso le già
precarie condizioni del paese, sta provocando una risposta sociale di sopravvi
venza incredibile, nelle città
come nella provincia. In tutto il paese sono sorti circa
40.000 «trueque», dei luoghi
dove vengono scambiati beni
e servizi con una moneta di
scambio interna, i «crediti»,
che valgono circa mezzo pesos, dove i prezzi sono più
bassi che sul mercato e, soprattutto per alcuni prodotti
base di sopravvivenza, i prezzi vengono fissati in assemblee per evitare aumenti speculativi. Ebbene, il settanta
per cento di questi «trueque»
sono ospitati dalle chiese,
cattoliche e protestanti.
Se si pensa poi all’ospitalità
che le chiese stanno offrendo
ad assemblee di quartiere o
cittadine, o alla promozione
di iniziative di auto microcredito che sorgono per creare
nuove occupazioni, che possano garantire il minimo vitale, emerge tutto un lavorio
sociale dove le chiese sono
parte integrante se non promotrici. E questa è una grossa
novità per le chiese. Personalmente ho visitato alcune
chiese, sia a Buenos Aires che
nella provincia di Entre Rios,
dove la chiesa locale si fa promotrice di nuove iniziative.
Coordinamento «trueque» di San Nicolas
Una voce dalle chiese
Pubblichiamo l'ultima parte del documento «Una voce dalle chiese» redatto dal Consiglio delle
chiese dell'America Latina (Clai), riunito a Quito (Ecuador) il 21 gennaio. Il documento, tradotto da
Marco Rostan, è pubblicato sul sito della Comrhissione globalizzazione e ambiente della Federazioné
delle chiese evangeliche in Italia (Fcei): «http://www.fedevangelica.it/glam/glam03.asp».
Per il neoliberismo ta natura e gli esseri umani
sono fonti di guadagno. Il lavoro è visto come un
costo di produzione, le capacità umane sono capitale umano e la natura è oggetto di sfruttamento. I risultati sono insensibilità, indurimento dei
cuori e idolatria.
Per il neoliberismo tutte le persone che non
possono essere inserite in questo nuovo mondo di
commercianti sono un peso per la società. Soltanto gli efficienti meritano di sopravvivere in questa
competizione senza fine, perché prestare aiuto a
coloro che non hanno saputo affermarsi nella
competizione significherebbe dare loro un privilegio che altri competitori non hanno avuto. È in
questo modo che il liberismo si proclama il regno
dell'eguaglianza. Esso afferma la fine dei privilegi.
Come il ricco paga per determinati servizi, così è
giusto che anche il povero paghi. Tutti gli esseri
umani devono mettere le proprie capacità e opportunità al di se stessi servizio. Vivere grazie alla
proprie azioni. Vivere per se stessi e non dipendere più da nessuno, li neoliberismo si afferma come
una società nella quale ciascuno è responsabile
per se stesso e in tal modo si presenta come una
società fondata sulla responsabilità individuale.
Così facendo, il neoliberismo sovverte tutti i valori di eguaglianza, solidarietà, libertà e responsabilità. Sovverte anche il rapporto fra capitale e
lavoro e li separa l'uno dall'altro in modo da non
stimolare né la produzione né il lavoro ma piuttosto l'usura, l'ozio e la speculazione finanziaria.
In questa guerra, qualcuno entra con tutto il
suo potere e la sua ricchezza, mentre la maggioranza entra con la sua povertà e impotenza. Oggettivamente ne consegue che I ricchi diventano
sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Il
forte abbatte il debole. Come in guerra, c'è chi
vince e c'è chi perde. In questa guerra vìncono
potenti minoranze e perdono le maggioranze nazionali. I vincitori sono le grandi multinazionali e
i poteri internazionali, i perdenti sono I paesi poveri, il popolo e i gruppi più deboli, benché essi
costituiscano la maggioranza.
Perciò i dimostranti dell'Argentina che battono
le loro casseruole sono la risposta di esseri umani
che sono direttamente colpiti dall'idolatria di un
modello economico distruttivo e disumanizzante.
Essi chiedono di essere trattati come esseri umani
e non come merci, oggetti o scarti. Nel medesimo
tempo la crisi ambientale è la risposta della natura che ha da essere trattata con rispetto e attenzione. Le migliaia di azioni di solidarietà, di tentativi di costruire un mondo più umano fatto dì
fratelli e di sorelle, appaiono come risposta del
Dio della vita. Nonostante la crisi, in tutte le nostre società si manifestano alternative, speranze e
forme di resistenza nei confronti di questo fondamentalismo neoliberista. Possiamo dire, allora,
come cristiani, che restare in silenzio equivale a
non ascoltare il grido di coloro che soffrono.
Nelle nostre società cresce il rigetto del neoliberismo, anche se non si è in grado di intravedere
chiare e realistiche alternative di vita, dal momento che il potere è concentrato soprattutto
nelle mani di coloro che traggono vantaggio dalla globalizzazione, che le nostre democrazie sono
fragili, e che il controllo dei mezzi di comunicazione fa di tutto per impedire i cambiamenti che
sarebbero necessari. Nello stesso tempo, molte
delle chiese in America Latina hanno accompagnato la resistenza a questo nuovo ordine neoliberista. Abbiamo numerosi progetti alternativi
sul piano economico e sociale orientati da criteri
di solidarietà, aiuto reciproco, senso comunitario,
rispetto della vita umana e degli esseri umani come creazione di Dio e non mezzi di profitto.
In questa prospettiva, noi, insieme a tutte le
chiese latinoamericane, siamo spinti a unire i nostri sforzi con quelli di tutte le forze sociali che si
oppongono al neoliberismo e cercano di costruire nuovi modelli capaci di esprimere in modo autentico la condivisione della vita. Siamo spinti a
rafforzare le azioni di resistenza per denunciare
la scandalosa crisi di umanità che stiamo vivendo
nel nostro continente. Nello stesso tempo siamo
chiamati a servire da ponte per la creazione di un
nuovo patto sociale e politico che aiuti sia i più
deboli sia, in generale, ogni vita umana che sia
minacciata. I problemi dell'America Latina richiedono la nostra urgente e immediata attenzione.
Questi problemi comprendono la povertà, il debito estero, il tentativo di impiantare il neoliberismo in modo più profondo in tutto il continente
mediante l'Area di libero commercio delle Americhe (Ftaa), e con esso la tendenza a dissolvere i
vincoli dei rapporti sociali, a perdere ì valori della
sensibilità e della solidarietà. La povertà, la disuguaglianza e la sempre più rapida distruzione
dell’ambiente sono cose che dobbiamo accettare
passivamente con la fiducia che le forze cieche
del mercato ci procureranno da sole il migliore
dei mondi possibile? 0 dobbiamo invece fare di
noi stessi un eco del Dio delia vita che oggi prova
sdegno per il sacrificio di milioni di suoi figli e figlie provocato dal peccato di avarizia di pochi?
(2 - fine)
con i crediti del «trueque». Solo la guaina di catrame è stata
acquistata in pesos.
A San Gustavo, un altro
gruppo di donne ha messo
insieme risorse e conoscenze
creando una cooperativa di
confezioni, prodotti agricoli e
medicinali e con la loro vendita aumentano il misero reddito familiare. Contemporaneamente stanno intraprendendo microattività agricole
come l’allevamento di polli
sia per il consumo familiare
che per la vendita. Per aiutarsi in questa attività, con un
miniprogetto hanno ricevuto
una piccola macinatrice che
usano a turno, versando in
una cassa comune un piccolo
importo che copre le spese
del carburante e in futuro servirà a sostituirla.
Cooperativa di donne di San Gustavo
pravvivenza, un economia
che non si basa sul debito ma
sulla creazione di risorse e
sul loro reinvestimento. Una
economia che non si basa
sulla dipendenza o crea dipendenza, ma che cammina
con le gambe della gente.
Una cooperativa di donne
A San Nicolas è sorta una
minicooperativa di donne che
confeziona abiti (spesso con
stoffe riciclate) che poi vende
al «trueque», che hanno contribuito a creare. Oltre a sopravvivere esse stesse, con gli
introiti ottenuti hanno fatto
riparare il tetto della chiesa
che lasciava entrare l’acqua;
l’operaio che ha riparato il
tetto è stato trovato nell’ambito del «trueque» e pagato
Per un'economia diversa
Contemporaneamente
questa esperienza di cooperativa di donne ha consentito, a livello delle famiglie, di
riflettere sull’utilità di associarsi, di creare cooperative
di agricoltori. Ridendo, queste donne hanno rivelato che
i loro mariti, piccoli allevatori, erano scettici, ed è stato
proprio il successo della loro
cooperativa che ha fatto vincere la diffidenza e un atteggiamento individualista, e
pensare che forse uniti si
compra e vende meglio.
Piccole storie, ma importanti. Dietro c’è non solo
un’umanità, e già questo basterebbe, ma c’è in nuce un
progetto di un’economia diversa. Un’economia attenta
all’ambiente, un’economia
che utilizza le risorse iocali e
su queste punta per la so
Solidarietà Nord-Sud
E allora possiamo tornare
alla riflessione generale che
le chiese stanno compiendo
in questo momento in Argentina e consente forse di capire perché, quando le chiese
evangeliche argentine hanno
ricevuto l’offerta di aiuto delle chiese sorelle del Nord del
mondo (e tra queste siamo
anche noi), hanno ringraziato e hanno proposto di incontrarsi in una tavola rotonda di dialogo per riflettere insieme sulle cause della crisi
argentina e cercare le proposte per uscirne. Non si trattava di una proposta ideologica
o orgogliosa: era una proposta che partiva dalla profonda convinzione che la crisi
argentina, pur nella sua specificità, si iscrive nella crisi di
un «modello economico di
sviluppo generale che crea
dipendenza in tutto il mondo, che divide ed esclude».
Sono stati giorni di un importante processo di apprendimento e cambiamento. Nel
documento finale è scritto
«di fronte a un modello che
divide ed esclude, sia nel
Nord che nel Sud, a partire
dalla nostra fede cristiana noi
accettiamo la sfida a lavorare
uniti, dove Dio ci ha posto a
servire, nella ricerca di un
nuovo ordine che permetta
di ristabilire speranza e pienezza di vita su questa terra».
Per questo «accettiamo la sfida di resistere al modello
egemonico di esclusione,
rafforzando la comunione
fraterna, creando spazi di riflessione teologica e di denuncia profetica, e ricercando forme di solidarietà con le
vittime dell’esclusione». È un
documento che impegna le
chiese argentine, ma anche le
chiese dell’altra parte del
mondo. Anche noi.
(2 -fine)
Culto nella chiesa di La Paz
L'ex presidente Ratsiraka si è rifugiato a Toamasina
Madagascar: Marco Ravalomanana è stato
riconosciuto come legittimo presidente
DARIO TRON
La situazione malgascia
sembra piano piano chiarirsi, anche se sicuramente
ciò che è accaduto negli ultimi mesi è inusuale per le nostre democrazie occidentali.
Dopo quattro mesi dalie elezioni del 16 dicembre scorso,
il presidente Marc Ravalomanana è stato finalmente riconosciuto come legittimo dalla Alta Corte Costituzionale
del suo paese, anche grazie
alla mediazione di altri paesi
africani. L’ex presidente Ratsiraka, non mantenendo gli
impegni presi in un incontro
a Dakar e facendo leva sul
fatto che alcune province sono governate da uomini da
lui pagati, si è rifugiato nella
città di Toamasina, eleggendola in qualche modo a seconda capitale dello stato
malgascio o, per meglio dire,
cercando di spaccare il paese
in due e facendo tutto il possibile affinché i malgasci ritornino alle vecchie guerre
tribali tra etnie diverse.
Pur se il paese è ormai alla
fame, grazie anche a molti
ponti fatti saltare in aria e a
sbarramenti eretti e sorvegliati dagli uomini armati di
Ratsiraka, la sensazione è che
lentamente il nuovo presidente Ravalomanana stia
prendendo in mano la situazione: anche la maggior parte
dell’esercito, che negli anni si
è sempre mantenuto neutrale, si sta schierando dalla parte del nuovo governo.
I problemi rimangono e alcuni sono veramente gravi;
mancano vari generi alimentari di prima necessità e fonti
di energia, quali gas, gasolio e
benzina ma, soprattutto nella
provincia di Toamasina e non
solo in quella, si sta vivendo
una specie di «pogrom» in cui
i residenti hanno deciso di
mandare via dal loro territorio tutti coloro che non appartengono alla loro etnia.
Infine, proprio in alcune province rimaste fedeli a Ratsiraka, molte persone, e tra loro
diversi pastori appartenenti
alla Fjkm (Chiesa riformata di
Gesù Cristo in Madagascar)
con le loro famiglie, si sono
rifugiate nella foresta per
sfuggire alle violenze di coloro che li stanno cercando e li
vogliono cacciare.
Sale la tensione al confine del Kashmir
Appello alla moderazione
delle chiese dell'India
Le chiese dell’India hanno
lanciato un appello alla moderazione mentre diecine di
civili da ambo le parti del
confine tra India e Pakistan
sono stati uccisi durante
scontri sporadici in queste
ultime settimane. Il 25 maggio scorso il Consiglio nazionale delle chiese dell’India
(Ncc) ha pubblicato una dichiarazione nella quale esorta i due paesi «a dare prova di
saggezza ed evitare il pericolo
di scatenare una guerra nucleare al termine della quale i
due paesi saranno i perdenti». In un’altra dichiarazione,
pubblicata anch’essa il 25
maggio, la Conferenza episcopale dell’India (Cbci) ha chiesto all’India e al Pakistan di
«non impegnarsi sulla strada
del conflitto armato e di adoperarsi in vista di una soluzione di pace e di dialogo per
lottare contro il terrorismo».
Pur esprimendo il suo appoggio alle iniziative mondiali, nazionali e regionali di loL
ta contro il terrorismo, il Consiglio delle chiese chiama tu ■
te le chiese e la società civll
del paese ad «agire in
calmare le tensioni e di edincare comunità di pace e di a •
monia». «La logica della P®*-®
per mezzo della guerra non
credibile e deve
spinta», sottolinea la dicni
razione, aggiungendo
retorica della guerra
un’alternativa al vero patri
tismo che rafforza la
assicura la protezione e »
curezza dei cittadini».
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