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1997
ali
Anno V
numero 20
del 23 maggio 1997
L. 2000
Spedizione in a. p. comma 26
art. 2 legge 549/95 nr. 20/97 - Torino
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■
LA GLORIA
DI DIO
«In questo è glorificato il Padre mio:
che portiate molto frutto, così sarete
miei discepoli»
Giovanni 15,8
La gloria di Dio fu uno dei temi
forti della Riforma protestante
classica. Calvino scriveva: «Viviamo
in funzione del Signore, non di noi
stessi. Più che nella ricerca di un utile
nostro è nella ricerca della gloria di
Dio che dobbiamo impegnarci». Le
nostre opere divengono importanti
affinché l’amore di Dio in Gesù Cristo
sia manifestato e reso credibile. Potremmo dire che tutto dipende da noi
dato che gli uomini devono vedere le
nostre buone opere per poter glorificare «il Padre vostro che è nei cieli».
COME reagiamo di fronte a questi
imperativi sul nostro «fare»? Siamo uomini e donne del «fare», dell’impegno e dell'assunzione di precise responsabilità. Il «fare» è forma e sostanza della nostra vita sotto due
aspetti: uno positivo, perché è attraverso le nostre azioni che cerchiamo di
realizzare la soddisfazione dei bisogni
primari. Tutto quello che ogni giorno
facciamo è indirizzato verso la meta di
un utile nostro e di un benessere personale. Ma il «fare» ha. anche un
aspetto negativo quando esso è fondato sulla troppa fiducia in noi stessi. Il
«fare» è visto come un realizzarsi, un
raggiungere mete sognate, un emergere dalla monotonia presente. Ma
quando il «fare» non è possibile (la
malattia, la vecchiaia o anche la disoccupazione) noi siamo come distrutti dalla angoscia. Tutto e tutti ci sembrano nemici. Tutti sembrano carichi
di odio nei nostri confronti. Attorno a
noi non riusciamo a vedere e a sentire
amore. Qualcuno ha scritto che l’angoscia è la mancanza di amore.
/L «fare» è così caricato di responsabilità da essere noi stessi come
soffocati. Chi siamo dunque col nostro
«fare»? L’immagine evangelica è il
tralcio quale strumento per la maturazione di un frutto. Non la vigna, né
il padrone della vigna: solo il tralcio
di una vite. Certo essere tralci è importante: senza i tralci non c’è frutto. Ma
è pur vero che solo nel collegamentocomunione con la vite è possibile dare
un frutto. E noi, fuori dalTimmagine
biblica, sappiamo che il nostro «fare»
come chiesa evangelica produce gloria
a Dio solo nella comunione con Gesù
Cristo. Non ha importanza se siamo
tralci giovani e capaci di dare molto
frutto o tralci segnati dalle sofferenze
della vita, perché l’importante è la comunione con Gesù Cristo.
Questa comunione deve essere
quotidiana e deve realizzarsi
nella preghiera, nella meditazione
della Bibbia e nell’incontro con la comunità dei fratelli e delle sorelle in
Cristo. Senza queste forme, umane e
forse deboli, senza questa disciplina
di vita, oggi non vi sarebbe un prodotto utile alla gloria di Dio, ma solo
tralci utili per il fuoco. Nella Bibbia
troviamo più volte degli inviti alla
preghiera, alla lettura biblica e alla
r^omunione fraterna. Inviti a percorrere una strada aperta per una nuova
spiritualità che ci permette di avere
timore e di donare pace. Raccogliamo
il «fare» quotidiano per porlo in comunione con Gesù Cristo praticando
questa modesta disciplina di vita:
preghiera, Bibbia e comunità di fratelli e sorelle. La gloria di Dio ha bisoSno di questo. Le altre azioni sono importanti, certamente, ma forse per
l’utifr nostro. A Dio non servono saorifici 0 azioni eroiche, quanto una
forte comunione con il Signore Gesù.
Giovanni Anziani
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Il 5 giugno si terranno le elezioni in un paese sconvolto dalla violenza terroristica
La tela della pace in Algeria
Ecco i termini del problema: un potere militare che dura dal 1962, una minoranza terroristica
di killer e il resto della popolazione diviso tra una visione laica o fondamentalista dell'IsIam
Per cercare di capire quello che sta
succedendo in Algeria, abbiamo
chiesto la collaborazione di un
profondo conoscitore di quel paese.
Roby Bois infatti è stato pastore della Chiesa riformata di Francia in Algeria, nella regione degli Aurès, dal
1947 al 1959. Dal 1973 al 1984 è stato segretario generale della Cimade
(organizzazione ecumenica di aiuti
umanitari) e, dal 1984 al 1991, consulente per gli Affari sociali presso
l’Ambasciata di Francia ad Algeri.
(Traduzione di J.-J. Peyronel)
____________BOBY BOIS___________
SULL’ALGERIA, sui suoi drammi
e il suo dolore, sulla sua storia e
la sua situazione attuale, sulle analisi del suo passato e le prospettive
del suo futuro, si può dire tutto e il
contrario di tutto... Ricordiamoci di
André Malraux che, parlando del
Machrek, diceva: «Più ci vado, meno capisco», e il generale De Gaulle
rispondeva: «Bravo, Malraux, ha
capito tutto!». Questo è vero oggi
dell’Algeria amata e sofferente...
Forse oggi si tratta meno di indovinare di che cosa sarà fatto il futuro
che non di nominare le sfide, di individuare le forze di vita all’opera
contro le forze di morte.
A parer mio l’Algeria non è, come
si dice troppo in fretta, «in guerra
civile»; anche se, purtroppo, il terrorismo non è residuale, non c’è
una parte della popolazione in
guerra contro l’altra. È sbagliato
vedere solo un campo di battaglia
tra due campi (quello islamico e
quello militare), con il popolo «democratico» che rimarrebbe in attesa di una terza via. In quel paese vi
è lo stesso potere militare dal 1962,
che reinveste le spoglie di un partito unico (Fin) in un nuovo «Partito
del presidente» (Rnd), con il sostegno della stessa rete populista, affarista e... sindacale.
In quel paese vi sono dei «killer» i
terroristi, in realtà poco numerosi e
molto divisi; né i loro obiettivi né le
loro azioni riscuotono l’adesione
ed essi devono ricorrere sempre di
più al terrore. Sono ben lungi dal
Manifestazione di sostegno al presidente algerino Liamine Zeroual
l’essere come «pesci nell’acqua».
L’emergere di una simile efferatezza ha certamente moltissime cause
politiche e religiose. Ma a questi
«killer» la nostra analisi non deve
riconoscere alcuna giustificazione:
né politica (nessun progetto politico per il futuro può pretendere di
ricorrere a simili metodi barbari;
essi non sono dei resistenti con i
quali bisognerebbe negoziare in
futuro); né religiosa (le loro parole
e i loro atti non hanno nulla a che
vedere con l’Islam che essi disonorano; sono, di fatto, scomunicati
dalla «umma». L’uso del termine
«islamismo» è un errore semantico
grave nei nostri paesi, in quanto la
parola porta ad amalgami permanenti e a un'incomprensione totale
delle poste in gioco).
In quel paese vi sono delle popolazioni (berberofoni o arabofoni)
che sono musulmane: «La religione
vi è profondamente legata all’iden
tità; essere algerini ed essere musulmani, questo va da sé e non pone alcun problema...»'. Finora si
trattava di una specie di consenso
tradizionale e familiare legato a tutta la cultura, alla storia e alla personalità di quella terra del Maghreb.
Ora «arriva gente e vi dice che siete
cattivi musulmani, che non siete
mai stati veramente musulmani...
In nome di questo Islam ideologico, politico le persone, i gruppi
vengono rimessi in discussione»...
Che cos’è l’Islam? Ci sono diversi
Islam?... Si prende quindi coscienza
che esistono diverse interpretazioni
possibili, tollerabili o intollerabili,
ortodosse o meno... La questione
tocca l’identità profonda: “Chi sono
adesso? In quale gruppo ritroverò
la mia identità?” »'.
In quel paese vi sono, accanto ad
altri musulmani aperti e moderni,
dei musulmani che fanno una lettura «fondamentalista» dei loro te
sti fondatori, in una visione che
potremmo qualificare, per comoda
analogia, «di estrema destra»...
Questi ultimi sono inorriditi dalla
separazione della religione e dello
stato, dalla laicità, dalla promozione delle donne e da tante altre cose. Quanti sono? E quanti sono i
«killer» colpiti dal virus internazionale islamico-fascista? Tutto il problema sta fi: come separare radicalmente questi fondamentalisti
dai «killer»? È quello che non ha
nemmeno saputo abbozzare la
piattaforma di Sant’Egidio che, firmata da una parte soltanto dell’opposizione, non ha potuto ottenere
la minima condanna della violenza, né la minima presa di distanza
rispetto alla «sharia»; lo smacco di
quella iniziativa ha forse avuto un
solo aspetto positivo: mostrare, al
contrario, che occorre separare radicalmente religione, violenza barbara e progetto politico.
Come reintrodurre quei «musulmani di estrema destra» (ancora
una volta per analogia «europea»)
nel campo politico pluralista e democratico? Come andare verso più
laicità, più pluralismo, più modernità? «Questo interrogativo profondo rinvia gli algerini ad un giudizio
personale... È l’avvento, nella società algerina (...) della “modernità”, dell’emergere dell’individuo... dell’emergere di un fenomeno nuovo e forse di un altro modo
di vivere insieme»'.
In quel paese vi è una speranza
«sotto la gragnuola delle smentite»:
ci sono donne e uomini, in piedi,
per «tessere la pace», secondo il titolo di un dossier realistico e dinamico pubblicato di recente". Là,
più che ovunque altrove, «la donna
è l’avvenire dell’uomo» (Aragón):
coraggiosa, in piedi, tanto a livello
locale quanto nelle Università e
negli Istituti di ricerca, essa è il
simbolo del domani, che tesse la
tela della pace in Algeria.
(1) in «Humanité plurielle» di Pierre Claverie, vescovo di Orano, assassinato il 1“ agosto 1996.
(2) «Algérie: tisser la palx». Dossier
per un dibattito.
Insediata dal governo
Una Commissione
per la libertà religiosa
L’8 maggio il governo
ha insediato una nuova
Commissione consultiva, la «Commissione per
la libertà religiosa»: ne
fanno parte esperti di diversa estrazione e fra
questi anche un ebreo,
il professor Giorgio Sacerdoti, e un valdese, il
dott. Gianni Long, autore di diverse opere sul
pluralismo religioso. «Si
tratta - ha detto quest’
ultimo - di una Commissione consultiva nominata dalla presidenza
del Consiglio per tutti gli
aspetti che riguardano la
libertà religiosa in Italia,
con due esplicite esclusioni: le trattative per te
Intese con le confessioni
religiose, per cui esiste
già un’apposita commissione, e la legge quadro sulla libertà religiosa, il cui progetto sarà
presentato fra breve al
Parlamento. 11 compito
più importante della
Commissione sarà quello di dare al governo pareri sulle priorità da dare nella stipula di nuove
Intese; al tempo stesso,
la Commissione dovrebbe essere una sorta di
osservatorio sulla libertà
religiosa, e su fenomeni
emergenti come i nuovi
movimenti religiosi, la
diffusione dell’Islam e
così via». (nev)
Per il cardinale Lorscheider
Sulle donne sacerdote
il papa non è infallibile
La decisione di Giovanni Paolo 11 che nega
l'ordinazione sacerdotale cattolica per le donne
si deve considerare eterna e infallibile? «Su questo argomento - ha affermato Aloisio Lorscheider, uno dei cardinali più conosciuti dell’America Latina - il papa ha preso una decisione definitiva. Si discute
se sia una decisione ex
cathedra, e quindi impegnativa anche per i futuri pontefici. A me non
sembra che lo sia, perché il papa non ha adoperato le formule solenni che caratterizzano le
dichiarazioni ex cathe
dra, e quindi in futuro la
questione potrebbe essere nuovamente affrontata. Mi ha sempre colpito il fatto che per le
donne cattoliche i sacramenti disponibili siano
sei, non sette, come per
gli uomini». La dichiarazione del cardinale Lorscheider, comparsa in
un’intervista al mensile
cattolico «Jesus» di maggio, è la prima presa di
posizione pubblica di un
alto prelato che contesta
l’interpretazione «infallibilista» più volte ribadita dal cardinale Ratzinger, prefetto della
Congregazione per la
dottrina della fede.
RICORDATI DEL GIORNO DEL RIPOSO
PER SANTIFICARLO. Prosegue la riflessione sui dieci comandamenti. Il
quarto comandamento è la cerniera
fra i primi tre che sono riferiti a Dio
e i successivi sei riguardanti la comunità, sia civile che religiosa. Il significato del sabato per gli ebrei e il sabato inteso come vera «festa della
creazione». (pag. 3)
COME E A CHI SI PUÒ DESTINARE
L'OTTO PER MILLE. Con l'aggiunta
dell'Unione delle comunità ebraiche i
destinatari quest'anno sono diventati
sette. Solo i pentecostali delle Assemblee di Dio e la Chiesa evangelica valdese (Unione delle chiese valdesi e
metodiste) continuano a rinunciare
alle «scelte non espresse». (pag. 7)
IL DONO DEGLI ORGANI. Il dono di or
gani ancora vitali di una persona non
più in vita è un'espressione di solidarietà e dovere civico oltre che di fede.
Purtroppo molte resistenze a questo
dono dipendono dall’impreparazione
morale e spirituale e dalla disinformazione sul momento preciso in cui
si determina la morte. (pag. 10)
2
f
PAG. 2 RIFORMA
«Io sono la vera
vite e il Padre
mio è il
vignaiuolo.
Ogni tralcio che
in me non dà
frutto, lo toglie
via; e ogni tralcio
che dà frutto, lo
pota affinché ne
dia di più.
Voi siete già puri
a causa della
parola che vi
ho annunziata.
Dimorate in me,
e io dimorerò
in voi. Come
il tralcio non può
da sé dar frutto se
non rimane nella
vite, così neppure
voi, se non
dimorate in me.
Io sono la vite,
voi siete i tralci.
Colui che dimora
in me e nel quale
io dimoro, porta
molto frutto;
perché senza
di me non potete
far nulla. Se uno
non dimora in
me, è gettato via
come il tralcio,
e si secca;
questi tralci si
raccolgono, si
gettano nel fuoco
e si bruciano.
Se dimorate in
me e le mie
parole dimorano
in voi,
domandate
quello che volete
e vi sarà fatto.
In questo è
glorificato il
Padre mio: che
portiate molto
frutto, così sarete
miei discepoli.
Come il Padre mi
ha amato, così
anch’io ho amato
voi; dimorate nel
mio amore.
Se osservate
i miei
comandamenti,
dimorerete nel
mio amore; come
io ho osservato i
comandamenti
del Padre mio
e dimoro nel suo
amore.
Vi ho detto queste
cose, affinché la
mia gioia dimori
in voi e la vostra
gioia sia
completa»
(Giovanni 15, 1-11)
Della Parola
VENERDÌ 23 MAGGIO igq^ i^nERI
«IO SONO LA VERA VITE
»
/ credenti sono chiamati a «dimorare in Cristo» come i tralci attaccati al ceppo
Solo se saranno realmente uniti al Cristo potranno essere uniti tra loro
MICHEL BERTRAND
Non è casuale iniziare il nostro percorso fra gli alberi
mediterranei della Bibbia con la
vite. Dato il luogo in cui si svolge il nostro Sinodo, è naturale
iniziare con essa. D’altra parte,
iniziare con la vite vuol dire porci immediatamente sotto il segno della gioia. Nella Bibbia infatti la vite è il simbolo del popolo d’Israele, il segno della
promessa e della fedeltà di Dio:
da Noè a Cana, il suo frutto esprime la felicità e la gioia delle
nuove alleanze. Qui l’immagine
della vite culmina nella gioia del
Cristo e in quella dei discepoli:
«Vi ho detto questo affinché la
mia gioia sia in voi e che la vostra gioia sia perfetta». Gioia dei
raccolti e delle promesse, gioia
dell’incontro e dell’amore fraterno, gioia di ritrovarci oggi per
fare «sinodo», gioia dei frutti che
ci aspettano al termine della
«strada comune». In questo brano, la gioia ruota attorno a due
linee che costantemente si sovrappongono, si intrecciano, si
coniugano. Due linee che l’immagine della vite rende inseparabili, come il ceppo e i tralci.
«Dimorare in Cristo»
La prima linea ruota attorno
al verbo «dimorare» che in
questo brano ricorre non meno
di 13 volte. Dimorate fermamente in quell’atto primario di
Dio che ci «sceglie» e ci «chiama», dice Gesù, che si avvicina a
noi cosi come siamo, che prende la nostra vita nelle sue mani,
che ci ama, ci libera, e ci salva
gratuitamente. Questo è il cuore
dell’Evangelo in cui siamo invitati a «dimorare».
Se «dimoriamo» in Cristo, non
dobbiamo più tenere la contabilità deprimente delle nostre
buone opere, delle nostre virtù
morali, dei nostri successi religiosi, dei nostri buoni o cattivi
Sinodi. Tutto ci viene dato da
lui. Per cui siamo liberati in anticipo da tutte le forme di scoraggiamento e da ogni ossessione di efficacia. Infatti è vero che
a volte ci affanniamo a correre
dietro l’accessorio, contando
sulle nostre sole forze anziché
fare posto al Cristo nelle nostre
vite. Allora, come tralci staccati
dal ceppo, le nostre vite si impoveriscono, si intristiscono e non
riescono più a portare frutto. (...)
Ora siamo invitati a tenere il
nostro Sinodo rimanendo attaccati a lui, come dei tralci al «vero
ceppo». Questo vuol dire che
durante i nostri dibattiti non dovremo prendere le mosse dai
nostri criteri familiari e dalle logiche di questo mondo, ma
guardare a lui e alla grazia con la
quale vuole nutrire le nostre vite. Questa è la condizione essenziale perché portiamo frutto durante queste giornate.
Infatti, la libertà e l’autorità di
un Sinodo non risiedono nel suo
buon funzionamento interno,
nelle performance intellettuali e
spirituali dei suoi membri, ma
nell’accettare di sottomettere le
sue parole e le sue decisioni alla
parola del Cristo. Solo quest’autorità può darci di parlare con
discernimento e con sicurezza.
«Colui che dimora in me, e nel
quale dimoro produrrà frutto in
abbondanza». (...)
«Portare frutto»
Preghiamo
Signore Iddio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo e Padre nostro, manda su di noi il tuo Spirito
Santo di forza, di amore e di saggezza, affinché durante questa sessione sinodale compiamo fedelmente il ministerio che tu ci affidi, per la gloria e
per il servizio della tua chiesa. Illuminaci con la tua
luce. Dacci un cuore umile, tranquillo e semplice.
Metti in noi un’intelligenza che comprenda 1 tuoi
disegni e una volontà che si sottometta alla tua.
Mantienici nell’unità e nella comunione fraterna.
Amen
ORA giungiamo alla seconda
linea del nostro testo che
ruota attorno ad un’altra espressione che ricorre 7 volte: «portare
frutto», «produrre frutto». Infatti,
quest’amore del Cristo che ci fa
vivere, non può generare in noi
passività, bensì suscitare segni
visibili della sua presenza in noi.
Come è implicito neH’immagine
del ceppo, i tralci devono portare
frutti. Sulle nostre vite vi è la grazia, ma anche l’esigenza.
Questo richiamo mi sembra
particolarmente vero in un tempo in cui le spiritualità più diverse fioriscono sul mercato del
religioso, in cui le domande e le
attese in questo campo si moltiplicano come polloni al piede
del ceppo. Ce n’è per tutti. C’è
solo l’imbarazzo della scelta,
ognuno può «fabbricarsi» una
religione su misura. Ma capire
la grazia di Dio in questo modo
significherebbe dimenticarne il
prezzo. Significherebbe accontentarci di un Evangelo o di una
«chiesa alla carta» che non ci
porterebbe a rinunciare agli
idoli e alle potenze di questo
mondo, a tutto ciò che possediamo e che ci possiede, a tutto
ciò che fabbrichiamo e che ci
affascina, a tutto ciò che facciamo e che ci plasma.
«Dimorare in Cristo» non è
una sistemazione delle nostre vite, bensì un cambiamento di vita
che rinnova il nostro comportamento quotidiano, i nostri impegni nel mondo, i nostri rapporti
con gli altri. L’Evangelo infatti
non è un piccolo sovrappiù di
spiritualità per un mondo che
manca di senso, un messaggio
rassicurante che soddisfa la curiosità religiosa dei nostri contemporanei. Qui, si aspetta un
atto di conversione e di impegno
per «portare frutti». E, avverte
Gesù, «portare frutti» significa
spesso portare la propria croce e
quella degli altri. Perché «non c’è
amore più grande che dare la
propria vita per i suoi amici».
Speranza e promessa di colui
che muore perché altri abbiano
vita. Speranza e promessa per le
nostre vite così ingombrate e che
occorre «potare» per eliminare
l’inutile, accogliere l’essenziale e
testimoniare, spesso dolorosamente, che la vita è più forte della morte. Speranza e promessa
per una chiesa in Sinodo che accetta di rinnovarsi, di cambiare,
di inventare nuovi progetti, di
adattare i propri modi di relazioni e di funzionamento per vivere
diversamente, e che per questo
accetta di abbandonare quello
che era ieri, di tagliare i rami
secchi per «portare frutti» nuovi.
Speranza e promessa infine per
la nostra vita comunitaria che si
arricchisce del nostro ascolto
degli altri, cioè delle nostre rinunce ad avere ragione da soli,
dei nostri abbandoni di sovranità, del nostro rispetto e della
nostra sottomissione reciproci.
Perché in realtà, lo avete sentito, le due linee si raggiungono
in una terza che è questo comandamento d’amore che il
Cristo dà ai suoi discepoli: «Amatevi gli uni gli altri come vi ho
amati». Dopo la grazia, dopo
l’esigenza, ecco il «vivere insieme» che ne deriva. Questo amore dei discepoli è il segno decisi
vo che conferma che essi sono
realmente uniti al Cristo e dunque uniti tra loro. Infatti, ciò che
tiene insieme i nostri tralci (...) è
il nostro comune attaccamento
al Cristo. Lui solo fonda il nostro
vivere insieme come chiesa.
«Amatevi gli uni gli altri»
STRAPPANDO ognuno di noi
ai propri egoismi, ai propri
ripiegamenti freddolosi, alle
proprie crispazioni identitarie,
Gesù ci rimette in relazione con
gli altri. L’immagine del ceppo e
dei tralci instaura tra noi legami
di reciprocità e di complementarità. Non possiamo vivere senza gli altri. Nella comunità, gli
altri sono per me, come io sono
per loro, una presenza del Cristo. Questo è importante per il
nostro ministero sinodale. Ogni
delegato, ministro o laico, ha
qui lo stesso diritto di parola e lo
stesso diritto di apprezzare
quella degli altri. Il nostro comune attaccamento al Cristo ci
lega tra noi e nello stesso tempo
libera uno spazio per rincontro,
per il sostegno fraterno, per il
dibattito e a volte il confronto.
Abbiamo bisogno delle sorelle e
dei fratelli per verificare in permanenza lo stato della nostra fedeltà. Soltanto questa diversità
dei punti di vista può fare sorgere il pieno rilievo del Cristo e
preservarci dalle pretese individuali e dalle derive settarie.
Così, uno dei frutti della presenza di Dio in noi e in mezzo a
noi è che possiamo essere insieme senza essere tutti uguali, che
possiamo essere uniti pur essendo diversi. Ecco un messaggio
che va a contro corrente dell’individualismo delle nostre società
popolate di solitudini, senza
progetto comunitario e abitate
dalla paura dell’altro, del diverso. Ma potremo vivere questa
complementarietà, questa diversità, questa reciprocità, questa
apertura, in modo armonioso e
durevole solo se saremo saldamente attaccati al Cristo.
(Prima di una serie
di tre meditazioni)
Predicazione tenuta dal pastore Michel Bertrand, presidente
del Consiglio nazionale della
Chiesa riformata di Francia (Erf),
in occasione del Sinodo regionale
Provenza-Costa Azzurra-Corsica,
svoltosi nel novembre 1996. (Traduzione di Jean-Jacques Peyronel)
Note
omiletiche
Siamo qui al centro dell'insieme formato dai cani
+^i: IO -, 1-7 -•
toii 13 a 17 in cui si parij
deiia «comunità degli amici del Figlio». Anche se la
parola chiesa non è mai
pronunciata, è probabilmente il testo più ecclesielogico deii'Evangelo di
Giovanni.
«io sono ia vera vite e il
Padre mio è ii vignaiuoio».
Per la settima e ultima volta, lo «io sono» di Gesù ha
come attributo un simbolo
molto comune. Dopo i|
«pane», la «luce», la «porta», il «pastore», la «via»
ecco quello della vite. Nell'Antico Testamento, questa immagine viene applicata più volte al popolo
d'Israele per esprimere l'alleanza con Dio ma anche
per denunciare l'infedeltà
del popolo (cfr. Isaia 5,
Iss). Qui, la vite simboleggia ancora il popolo di Dio:
è la comunità di coloro che
sono attaccati al Maestro
come i tralci al ceppo e che
formano con esso, o meglio «in lui», il nuovo popolo che deve portare frutto per Dio.
L'immagine permette
anche di porre l'accento
sulle cure che Dio prodiga
al suo popolo, come un attento vignaiuolo. Così in
primavera, egli «pota». Il
verbo greco ha un doppio
significato. Tradotto con
«potare» per la coerenza
dell'immagine, significa
comunemente «purificare». Questo verbo dà al testo una dimensione polemica: anche nella «vera vite» ci sono tralci sterili che
occorre eliminare. Date le
prospettive di persecuzione evocate ai versetti 18ss,
la potatura dei tralci potrebbe anche riferirsi alle
prove o alle sconfitte della
vita, di cui la parola del
Cristo può servirsi per «purificare» i credenti e riportarli all'essenziale, cioè a
dimorare in lui.
Il verbo «dimorare» designa fondamentalmente
l'opera del Cristo, il dono
fatto da lui ai di.scepoli.
Ma ciò che è stato dato
non può generare la passività. A loro volta essi sono
chiamati a «dimorare» in
Gesù, cioè a stare fermamente attaccati a lui, condizione assolutamente indispensabile per «portare
frutto». Un tralcio staccato
dal ceppo è ovviamente
incapace di dare frutto.
Gesù qui non nega qualsiasi possibilità di buona
azione fuori della fede,
parla di quello che i discepoli devono fare per «glO';
rificare il Padre». Se essi
non sono più strettamente
uniti a Gesù, l'opera dei
cristiani sarà vuota di senso. È questo stesso attaccamento al Cristo che fonda
l'amore tra i credenti. L'amore del Cristo è un dono
di sé libero e volontario il
cui obiettivo è di aiutare
gli altri, una realtà concreta che può portare a soffm
re per l'altro. La croce è il
segno di questo amore che
«dà la propria vita pet '
suoi amici». Non è solo
uno slancio spontaneo e
una passione, è anche volontà e pazienza per resistere e perseverare. È pet'
tanto oggetto di un «comandamento» che segna
un'alleanza nella quale si
intende dimorare.
Per
approfondire
- C. H. Dodd, L'interpretation du quatrième Évar)gile. Le Cerf, Paris, 1975.
- Ch. L'Epplantier, L'tvangile de Jean, Labor et
Fides, Genève, 1993.
- C. F. Molla, Le quatrième Évangile, Labor et Fides, Genève, 1977.
- F. Quéré, Une lecture
de l'Évangile de Jean, Desclée de Brouwer, 1987.
- F. Quéré, Si je n'ai pas
la charité, Desclée de
Brouwer, 1994.
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Fede e Spiritualità
Le Scritture antiche: prosegue la riflessione sui dieci comandamenti
Ricordati del giorno del riposo per santificarlo
Il quarto comandamento è la cerniera fra i primi tre riferiti a Dio e i successivi sei
riguardanti la comunità. Il sabato ebraico e il sabato «festa della creazione»
PAG. 3 RIFORMA
AMOS LUZZATTO
PIÙ di quanto gli ebrei
abbiano salvaguardato
I ilSabato, è stato il Sabato che
i ha salvaguardato gli ebrei».
, Questa affermazione rabbinica, lungi dall’essere retorica,
è piena di verità storica. E, se
; tanto è vero, va da sé che non
si trutta di una pura e semplice istituzione a carattere so' ciale, che stabilisce il diritto
1 umano al giorno settimanale
, di riposo, fin dall’antichità
più remota; anche se, natu' talmente, questa valenza è
‘ (irtamente compresa entro il
I concetto del Sabato stesso.
A quando risale l’istituzione del Sabato? Se seguiamo il
' testo biblico, la risposta è
chiara: essa appartiene alla
, conclusione della creazione,
si può dire che entri, per vof lontà divina, a far parte della
I legge di natura. E questo perI ché nessuno può immaginare concreto il «bisogno di
Dio» di concedersi il riposo
nel settimo giorno. È piuttosto evidente che si tratta di
un’espressione metaforica,
della quale siamo chiamati a
comprendere il significato
più profondo. E siccome abbiamo detto «legge di natura», questa «sospensione di
attività» può solo richiamarci
alle leggi che pervadono il
mondo biologico, che chiamiamo «leggi di latenza»,
quando i tessuti non sono
I più ricettivi agli stimoli e non
, esprimono fenomenologicaipente la propria energia vitale o tempi di «quiescenza»,
‘ come quelli nei quali la cel, lula «attende» di entrare nellafase di divisione e moltipli' razione. Sospensione di atti' vita, questo è il significato
, della parola ebraica di Shabbal; e significato analogo
‘ spetta, fra l’altro, anche a
' quell’anno sabbatico nel
I quale viene interrotta total, mente l’attività agricola.
Si sospende l’attività pro' duttiva, di trasformazione a
* cui l’uomo sottopone la maI teria e gli scambi energetici,
, partecipando in qualche modo al rinnovamento quotidia' no dell’opera della creazione;
' non si sospende, anzi si in. tensifica l’attività connessa
con il rapporto dell’uomo
' con Dio, la meditazione, la
» preghiera, il godimento del
regalo della vita, ottenuto nei
giorni della creazione stessa.
' Per questo, all’ingresso del
• Sabato, il venerdì sera, l’e, breo lo santifica. Per questo
nella giornata del Sabato,
' l’ebreo legge un esteso brano
1 della Torah, per questo egli
, esprime spontaneamente attraverso Voneg Shabbat, il
convivio per godere del Saba' to, la gioia di aver ricevuto da
„ Dio questo dono unico e
straordinario.
È un dono da godere, non
un arcigno dovere a cui si
r viene sottoposti. Contraria, mente a quanto spesso si
presenta, come stereotipo
dell’ebreo, non esiste nella
' tradizione ebraica il concetto
secondo il quale l’ebreo sa. rebbe fatto per il Sabato; al
contrario, è esplicitato che il
Sabato è stato fatto per gli
ebrei (Mekhiltà). Le norme
sabbatiche sono rigorose, ma
hanno tutte quante il solo
scopo di liberare in questo
giorno l’ebreo dalle scadenze
materiali che ne ostacolano
le attività superiori: in nessun caso interferiscono con i
principi di misericordia, sui
quali è fondato il mondo.
Quando i maestri di Hillel lo
trovano assiderato sul tetto,
da dove seguiva la lezione di
due luminari della Torah, essi lo portano all’interno della
Il rotolo della Torah
scuola e, malgrado fosse Sabato, accendono un fuoco
per rianimarlo; «Costui è degno di violare il Sabato per il
suo bene».
E quando un altro maestro, molto pio, portando a
casa, di venerdì sera, le provviste sabbatiche per la sua famiglia, trova un lebbroso abbandonato e incapace di
muoversi, se lo carica sulle
spalle, lo porta a destinazione, poi torna a riprendersi le
provviste e giunge a destinazione dopo il tramonto, a Sabato iniziato, quando questo
trasporto sarebbe interdetto.
Ma la sua pietà è premiata:
Dio gli fa risplendere il sole,
che era già tramontato, perché la sua buona azione non
sia ridimensionata da una
trasgressione.
Tutti questi sono, ovviamente, solo rapidissimi spunti e fugaci accenni, che non
possono bastare per fornire
del Sabato ebraico un’imma
gine sufficientemente concreta e completa. Forse, da
queste brevi note di riflessione, bisognerebbe trasportare
il lettore allo spirito lirico
con il quale l’ebreo Heinrich
Heine, convertito ma rimasto colmo di nostalgia per le
dolcezze delle tradizioni che
aveva tentato di abbandonare, descrive in una delle sue
più belle poesie «la principessa Sabato». Oppure bisognerebbe essere capaci di riportarsi a quelle cittadine di
campagna dell’Europa orientale, dove il nazismo ha voluto massacrare gli uomini
ebrei e sradicare per sempre
le loro tradizioni, i loro usi, i
loro ambienti, e quindi anche il ricordo della pace che
calava su quelle case nel
giorno del Sabato.
La maggior parte di quella
gente era composta da piccoli mereiai ambulanti, artigiani, mendicanti che conducevano una vita stentata
ma che sapevano tanto della
loro cultura e che, quando
giungeva il Sabato, si sentivano diversi rispetto a tutti
gli altri giorni della settimana, perché calava su di loro
una neshamah yeterah, un’anima in più rispetto agli altri
giorni. «Oggi - mi diceva un
saggio amico di famiglia siamo tutti un po’ dei re; poveri, spesso perseguitati, forse affamati; ma il Sabato tutto questo scompare e il più
misero degli ebrei acquista
una sua particolare regalità».
È questa regalità sabbatica
che ha permesso agli ebrei di
sopravvivere? Che ha dato loro un motivo sufficiente per
resistere? Che ha fatto sentire
loro quanto fossero impegnati in una grande opera, per la
quale forse i sacrifìci non sarebbero stati mai troppo pesanti? A queste domande non
possiamo rispondere in questa sede; forse un ebreo non
dovrebbe neppure rispondere di persona. Credo che l’ebreo possa solo presentare,
per così dire, le sue credenziali, ciò che lo fa essere .quello che è, nel suo profondo, direi nella sua essenza. E fra
queste credenziali, questo
modo di essere collettivo, comunitario, che vale anche
quando i singoli qua e là cedono, dubitano, non sono
all’altezza, il Sabato rimane
quella centrale.
Nei dieci comandamenti,
dopo i primi tre che parlano
di Dio e prima del quinto che
ordina di onorare i propri genitori, il Sabato occupa il posto che gli compete. Esso viene presentato, com’è noto,
con due formule differenti fra
il testo dell’Esodo e quello del
Deuteronomio: il primo testo
dice di ricordare il giorno del
Sabato, il secondo di osservarlo. Secondo la tradizione
rabbinica, Dio avrebbe pronunciato queste due formule
simultaneamente, perché esse acquistano il loro vero significato solo se unite. L’uomo non può compiere un tale
atto fonico, Dio sì. Quasi a significare che il vero senso del
comandamento, il vero valore
di questo dono prezioso, è
tutto divino. Ciò significa che,
attraverso di esso, quegli uomini che lo hanno accettato
sono partecipi delle grandi
leggi della natura alla quale
appartengono.
Racconti sul sabato
Le armi non sono
un ornamento
Di sabato non è permesso all’uomo uscire con una spada, uno scudo triangolare o rotondo e un giavellotto. Se
tuttavia esce con queste armi di sabato, è colpevole e deve
offrire un sacrificio di espiazione. ^
Rabbi Eliezer pensava che non fosse colpevole, porche
queste armi, in fondo, sono un ornamento. I sapienti pero
pensavano che le armi non sono mai un ornamento, rria
una vergogna. Perché del futuro massianico si dice in Isaia
2 4- «Porgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in
falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra».
Mishnà, Shabbat 6,4, in La voce del Sinai
Il sabato è fatto per l'uomo
Da dove sappiamo che il salvare la vita annulla il precetto
delsabato? . , o, n j- T-.-t
Rabbi Jossé il Galileo dice: Se m Esodo 31, 13 dice: «Tuttavia dovrete osservare i miei sabati», questo «tuttavia» imol
dire che è presupposta una differenza. Esistono dei sabati
nei quali tu secondo la legge trascuri il riposo, e vi sono sabati che riposi. , j. ■
Rabbi Simeon ben Menassia dice: Osserva che dice in
Esodo 31,14 «Osserverete il sabato, perché è santo per voi».
Il sabato è stato dato a voi, ma non siete dati in balìa del sa
^^Rabbi Nathan dice: Osserva che dice in Esodo 31, 16: «Gii
Israeliti osserveranno il sabato, affinché conservino il sabato in tutte le loro generazioni». Questo vuol dire che tu, per
salvare una vita, devi profanare il sabato, affinché la persona di cui tu salvi la vita, possa osservare ancora molti sabati.
Mekilta, Shabbata, cap. 1, ed. Horovitz-Rabin, p. 341
Fare «pace con la natura» è anche un impegno di fede
Il sabato di Dio è il vero futuro del creato
«L’acme verso cui deve
tendere ogni dottrina della
creazione, sia giudaica che
cristiana, sarà la dottrina del
sabato, poiché è con il sabato e attraverso il sabato che
Dio ha “portato a termine"
la sua creazione ed è nel sabato e attraverso il sabato
che gli uomini conoscono la
realtà in cui vivono e che essi stessi sono in quanto creati da Dio. Il sabato dischiude
il creato al suo vero futuro,
nel giorno di sabato si anticipa la redenzione del mondo
redento, il sabato è la presenza stessa dell’eternità nel
tempo, una pregustazione
del mondo che deve ancora
venire. Come l’osservanza
del precetto sabbatico era la
nota caratteristica degli ebrei che vivevano in esilio,
allo stesso modo la dottrina
del sabato della creazione
diventa la nota distintiva
della dottrina biblica della
creazione contro un mondo
concepito soltanto come natura. È appunto il sabato a
farci capire il mondo come
creazione, e a santificarlo e
benedirlo.
Stranamente le tradizioni
cristiane, soprattutto quelle
di stampo occidentale, illustrano la creazione generalmente solo come "opera dei
sei giorni”. Si trascura, quando non si dimentica del tutto, U “compimento” del creato al “settimo giorno”, come se la teologia cristiana,
che ricorda le “trasgressioni”
del precetto sabbatico da
parte di Gesù che guariva
appunto in quel giorno, avesse invalidato e abolito sia
il precetto israelitico, sia il
sabato della creazione. Ciò
spiega perché Dio venga col
to nella sua essenza, soltanto
come Dio creatore (P. Tillich)
dove gli esseri umani possono comprendersi come fatti
ad immagine di Dio soltanto
perché diventano esseri creatori. Non si profila dunque
quel “Dio che riposa” nel
giorno di sabato, il Dio benedicente e festante, il Dio che
gioisce per la sua creazione e
così la santifica pure. Ma allora gli esseri umani identificheranno il senso della loro
vita nel lavorare e produrre,
privando di ogni senso il riposo, la festa e la sua gioia.
Stando però alle tradizioni
bibliche, creazione e sabato
vanno intesi come strettamente collegati: non è possibile comprendere correttamente il mondo nel suo carattere di creazione senza
avvertire la realtà del sabato.
Nella quiete sabbatica gli uomini intervengono sul loro
ambiente non per via lavorativa ma rispettandone il carattere di creatura di Dio. Essi riconoscono il carattere
inviolabile del creato come
proprietà divina e santificano questo giorno con la loro
gioia di esistere come creature di Dio che vivono in comunione creaturale. La pace
sabbatica è innanzitutto la
pace con Dio, la quale però
comprende non soltanto
l’anima ma anche il corpo,
non solo i singoli individui
ma anche la famiglia e il popolo, non solo gli uomini ma
anche gli animali, non solo i
viventi ma pure, come la storia della creazione afferma,
l’intero creato, cielo e terra.
La pace sabbatica apre dunque anche alla “pace con la
natura”, quella a cui oggi, di
fronte al crescente deteriora
mento ambientale, molti di
noi aspirano. Ma non ci sarà
alcuna “pace con la natura”,
finché non ci sarà un’esperienza e una celebrazione
del sabato di Dio.
Se guardiamo alle tradizioni bibliche della fede nella
creazione vedremo che il sabato non è il giorno di riposo
dopo sei giorni lavorativi. Al
contrario, l’intera opera della
creazione è stata compiuta
per il sabato. Il sabato è “la
festa della creazione” (Fr.
Rosenzweig). Proprio per
questa festa del Dio eterno
sono stati creati cielo e terra,
tutto ciò che esiste e vive. Per
questo secondo il racconto
della creazione, se ad ogni
giorno succede una notte, il
sabato di Dio non conosce
notte alcuna, ma diventa “la
festa senza fine”.
La “festa della creazione” è
la “festa del compimento", di
quel perfezionamento del
creato cui si arriva con questa festa. Ma il compimento
del creato nel sabato esprime
anche la redenzione del creato come partecipazione alla
presenza manifesta ed eterna
di Dio, per cui si potrà intendere il sabato anche come la
festa della redenzione. Ma se
il sabato in quanto festa della
creazione è anche festa della
sua redenzione, è ovvio che
l’intero creato sia stato voluto in vista di questa redenzione; “Il sabato è la festa della
creazione, ma di una creazione voluta per la redenzione.
Manifestamente esso si trova
alla fine del creato, di cui sarà
allora il senso e il fine” (Fr.
Rosenzweig)».
(da liirgen Moltmann: Dio nella creazione. Queriniana, Brescia, 1986, pp. 318-320)
Un testo di Elie Wiesel
Una storia di deportazione
«Sabato, il giorno del riposo, era il giorno scelto per la nostra cacciata. , j ,
Avevamo fatto la sera prima, la cena tradpionale del venerdì. Avevamo detto le consuete benedizioni sul pane e
sul vino e inghiottito il cibo senza dir parola. Eravamo, lo
sentivamo, insieme per l’ultima volta intorno alla tavola familiare. Io passai la notte a rimurginare ricordi, pensieri,
senza riuscire a prender sonno.
All’alba eravamo per la strada, pronti per la partenza. [...]
Il nostro convoglio prese la direzione della grande sinagoga. La città sembrava deserta ma dietro le loro imposte, i
nostri amici di ieri attendevano senza dubbio il momento
di saccheggiare le nostre case.
La sinagoga somigliava a una grande stazione; bagagli e
lacrime. L’altare era spezzato, i tappeti strappati, i muri
spogliati. Noi eravamo così numerosi che potevamo appena respirare; che spaventose ventiquattr’ore passammo. Gli
uomini erano a pianterreno, le donne al primo piano, ed
era sabato: si sarebbe detto che eravamo venuti ad assistere
alle funzioni. Non potendo uscire la gente faceva i propri
bisogni in un angolo».
(da Elie Wiesel; La notte. Giuntina, Firenze 1994, pp.28-29)
V il!
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o conferenze sconti particolari.
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PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 23 MAGGIO \%-j
venero
Si è svolto a Roma, il 9 maggio, l'incontro dei delegati all'Assemblea di Graz
Limpegno comune dei delegati italiani a Graz
L'impegno sì concentrerà su 4 punti: Europa e Mediterraneo, chiese d'Europa
e ebraismo, salvaguardia del creato, studio della Bibbia nelle scuole europee
Si è svolto venerdì 9 maggio
a Roma, alla Casa valdese,
rincontro dei delegati cattolici ed evangelici alla seconda
Assemblea ecumenica europea (Aee2) che si svolgerà a
Graz (Austria) dal 23 al 29
giugno 1997 sul tema «Riconciliazione - dono di Dio e sorgente di vita nuova». Hanno
partecipato all’incontro, convocato dal Segretariato per
l’ecumenismo e il dialogo
della Conferenza episcopale
italiana (Cei) e dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), i delegati
cattolici mons. Giuseppe
Chiaretti, arcivescovo di Perugia e presidente del Segretariato per l’ecumenismo della Cei, mons. Sergio Goretti,
vescovo di Assisi, mons. Alfredo Garsia, vescovo di Caltanissetta e presidente della
Commissione per le migrazioni della Cei, mons. Elio
Bromuri, mons. Piero Coda,
don Vittorio lanari, padre Michele Simone, Gabriella Fallacara, Gianfranco Garancini,
Ina Siviglia Sammartino, Nicola Sangiacomo, Stefania
Sbriscia e Maria Vingiani; e i
delegati evangelici pastori
Gianna Sciclone, Massimo
Aquilante, Anna Maffei, Martin Ibarra, Alberto Saggese e
Giuseppe Platone. Presenti
inoltre, per i cattolici, mons.
Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle
conferenze episcopali europee (Ccee), don Gianfranco
Bottoni, responsabile per
l’ecumenismo e il dialogo
della diocesi di Milano, Antonella Dal Forno, membro del
Comitato preparatorio dell’
Aee2; per gli evangelici il presidente della Fcei, pastore
Domenico Tomasetto, il segretario Fcei, pastore Luca M.
Negro, Salvatore Spinelli^ Antonella Visintin e la pastora
Lidia Maggi, della Commissione Fcei per l’Aee2, la presidente della Federazione donne evangeliche in Italia (Fdei),
Doriana Giudici, la delegata a
Graz del Forum ecumenico
delle donne europee. Maria
Chiarelli, la coordinatrice del
Servizio rifugiati e migranti
della Fcei, Annemarie Dupré.
Hanno inviato messaggi i delegati impossibilitati a partecipare: gli evangelici Birgit
Kelm e pastore Paolo Ricca, e
i cattolici card. Camillo Ruini,
card. Carlo M. Martini, mons.
Alberto Abiondi e mons. Clemente Riva.
L’incontro si è aperto con
una liturgia ecumenica per la
riconciliazione, presieduta
dalla pastora Gianna Sciclone, e con una meditazione
biblica sulla lettera agli Efesini di mons. Piero Coda. Dopo
un saluto del pastore Domenico Tomasetto la riunione è
proseguita, sotto la presidenza del pastore Giuseppe Platone, delegato della Fcei a
Graz, con gli interventi di
mons. Aldo Giordano e della
pastora Gianna Sciclone,
membro del presidlum della
Conferenza delle chiese europee (Kek), copromotrice
dell’Aee2 insieme al Ccee,
che hanno illustrato il programma dell’Assemblea, di
mons. Giuseppe Chiaretti e
del pastore Domenico Tomasetto, che hanno ricordato il
cammino di preparazione
all’Assemblea svolto in Italia
e hanno proposto alcune iniziative da proporre congiuntamente a Graz. Mons. Chiaretti ha sottolineato l’importanza del documento ecumenico elaborato da cattolici e
valdesi-metodisti sui matrimoni misti, e ha ricordato la
presenza di una delegazione
della Cei alla «Festa della libertà» valdese, il 16 febbraio
I II Assemblea Ecumenica Europea
I Graz (Austria), 23-29 giugno 1997
‘‘Riconciliazione: dono di Dio
E SORGENTE DI VITA NUOVA
a Roma nella chiesa valdese
di piazza Cavour. Il pastore
Tomasetto ha ricordato Taccelerazione impressa al movimento ecumenico in Italia
dal convegno ecclesiale cattolico di Palermo (novembre
1995), il lavoro comune fatto
da Fcei e Cei per la traduzione e diffusione dei materiali
preparatori dell’Aee2, la «Settimana della libertà» (febbraio 1997) che la Fcei ha dedicato al tema della riconciliazione, la raccolta di firme
per la petizione ecumenica
sui cambiamenti climatici.
Dopo ampio dibattito, nel
corso del quale sono emerse
varie proposte, i partecipanti
hanno convenuto di concentrare l’impegno comune dei
delegati italiani su quattro
punti:
1) Sostenere e fare proprio
il documento finale dell’incontro ecumenico internazionale «Mediterraneo, luogo
di riconciliazione», svoltosi a
Bari dal 1“ al 4 ottobre 1996.
Nel documento si mettono in
luce difficoltà e motivi di speranza nell’area del Mediterraneo, un’area che «con le
sue svariate peculiarità appartiene inscindibilmente
all’Europa e non può essere
svalutata, altrimenti l’Europa
perderebbe una delle dimensioni più ricche e vitelli».
2) Proporre alle chiese dell’Europa l’istituzione di una
giornata comune dedicata alla riflessione sul nostro rapporto con l’ebraismo, sull’esempio della giornata per
l’ebraismo istituita dalla Gei
il giorno precedente la settimana di preghiera per Tunità
dei cristiani (17 gennaio).
3) Proporre a tutte le chiese
di celebrare il 1° settembre
una nuova festa dedicata alla
salvaguardia e alla protezione del creato, come proposto
dalle chiese ortodosse (Patriarcato ecumenico) e dallo
stesso incontro di Bari.
4) Proporre una mozione
comune al Parlamento e agli
organismi europei per caldeggiare Tintroduzione dello
studio della Bibbia nelle scuole europee, come testo «classico» della cultura europea,
accanto agli altri testi che già
sono oggetto di studio.
Fra le altre proposte emer
se, ricordiamo una celebrazione ecumenica del Giubileo del 2000, anche come occasione per combattere l’inquinamento della terra e per
promuovere un utilizzo equo
e sostenibile delle risorse;
l’impegno per una Europa
sociale, contro l’emarginazione e per il lavoro; la riconciliazione fra uomini e donne
nelle chiese; la lotta allo
sfruttamento sessuale, particolarmente dei minori; l’attenzione ai problemi dei migranti e la valorizzazione dei
credenti immigrati presenti
nelle nostre chiese; una traduzione comune della Bibbia; la riflessione sull’opportunità di evitare di pronunziare il nome di Dio (il «tetragramma sacro» Yhwh); l’impegno per la riconversione
dell’industria bellica; la proposta di organizzare un convegno ecumenico italiano, a
un anno dall’Assemblea di
Graz, per proseguire nell’impegno comune per la riconciliazione.
Al termine dei lavori, i partecipanti hanno chiesto a
mons. Chiaretti e al pastore
Tomasetto di inviare un messaggio al Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, esprimendo Tauspicio che sia garantita una partecipazione a Graz degli ortodossi italiani, il cui contributo viene ritenuto determinante per il movimento ecumenico in Italia e in Europa.
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia
Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana
Informiamo i lettori che la
versione definitiva del Testo
base sulla riconciliazione in
vista dell’Assemblea di Graz è
stato pubblicato dalla rivista
Il Regno sul n. 9 del 1-5-1997.
Nel prossimo mese di luglio,
nel numero speciale su Graz,
Riforma pubblicherà il testo
ufficiale che sarà stato approvato dall’Assemhlea.
Usa: storico incontro ecumenico a Oklahoma City
Anche gli indiani chiedono riconciliazione
Centoventicinque indiani
americani hanno chiesto
l’instaurarsi di un nuovo rapporto con le chiese e con la
società dei bianchi. Come lo
sottolinea la dichiarazione
resa nota al termine del loro
incontro, svoltosi dal 17 al 19
aprile scorso a Oklahoma
City, «questo colloquio ecumenico e interconfessionale
afferma che non tollereremo
più l’imposizione coloniale
delle strutture e della dottrina delle chiese europee sulle
comunità autoctone».
Gli indiani cristiani, prosegue il comunicato, dichiarano che «TEvangelo di Gesù Cristo chiede che noi, in
quanto popolo, siamo liberati dal giogo delle tradizioni e
delle strutture che continuano a contribuire alla disintegrazione del nostro patrimonio culturale, della nostra armonia comunitaria e del diritto, che ci è stato dato da
Dio, alTautodeterminazione
in quanto figli del Creatore e
sorelle e fratelli in Cristo».
Il colloquio era organizzato dal Consiglio nazionale
delle chiese Usa, dal Consiglio delle chiese dell’Oklahoma, da varie chiese protestanti e dalla Conferenza
Tekawitha, organizzazione
indiana collegata alla Chiesa
cattolica romana, ed era
coordinato da Ann Marshall,
una delle responsabili della
Commissione metodista unita sull’unità cristiana e sulle
questioni interreligiose.
L’incontro ha riunito dei
cristiani, dei non cristiani
che seguono pratiche spirituali tradizionali e dei delegati aderenti ai due gruppi.
Nel ricordare che gli indiani
cristiani e non cristiani hanno la stessa opinione circa
«la violenza che abbiamo subito» e i problemi causati
dalle «strutture eurocentriche imposte agli americani
autoctoni», Ann Marshall si è
anche soffermata sul problema della terminologia, causa
di frequenti controversie.
Così il termine «Red man»
(Pelle rossa) viene considerato come inaccettabile. Moltissimi membri della comunità vorrebbero essere chiamati con i loro nomi di tribù,
ha sottolineato la Marshall,
la quale appartiene alla nazione Creek, una delle tribù
dislocate dal sud-est degli
Usa verso l’Oklahoma nel secolo scorso.
Secondo la dichiarazione
la «sovranità», questione cruciale per la comunità indiana
americana, rimane un punto
essenziale per gli indiani
Mondo Cristiano
112.000 cristiani della Corea del Nord
PYONGYANG — In Corea del Nord ci sono circa 12.000 cristiani e 520 luoghi di culto sono oggi riconosciuti dal governo
di Pyongyang. È quanto ha riferito il pastore presbiteriano Kim
Dong-ik, di Seoul, citando le parole di Kang Young-sop, rg.
sponsabile degli Affari religiosi della Corea del Nord. Questi
«luoghi di culto» non sono delle chiese, ma delle case ordinarie
dove i cristiani possono riunirsi per pregare. Solo due chiese
sono attive nella capitale nordcoreana: una cattolica e l’altra
protestante. L’esistenza di questi 520 luoghi di culto era già
nota da qualche tempo negli ambienti cristiani di Seoul, ma è
la prima volta che viene confermata da un esponente del governo nordcoreano. Secondo l’Agenzia di informazione delle
missioni estere di Parigi, tale conferma suscita grande interesse fra i cristiani della Corea del Sud che, per la maggior parte,
si preoccupano molto della riunificazione con la Corea del
Nord e quindi delle possibilità di evangelizzazione. Kang
Young-sop, che partecipa alla commissione incaricata di studiare i problemi della riunificazione, ha inoltre chiesto alle
chiese sudcoreane di impegnarsi ad aiutare materialmente la
Corea del Nord, dove vi è tuttora una grave carestia, (spp/apic)
Africa occidentale: i cristiani
esortati a tornare ai «principi biblici):
Romania: battisti assaliti
da ortodossi la domenica di Pasqua
americani che sono membri
di chiese ed anche per gli altri. All’inizio della Repubblica americana, il governo ha
concluso trattati con le tribù
o nazioni indiane, e questa
pratica si è protratta per tutto l’Ottocento. Da allora, tutti gli indiani sono diventati
cittadini degli Usa. Ma molti
di loro vorrebbero che il governo Usa tratti con loro come con nazioni sovrane. Ann
Marshall rivendica una «doppia cittadinanza», quella degli Usa e quella della nazione
Creek, ma molti indiani respingono quella degli Usa.
Spetta alle chiese, che molto spesso hanno avuto una
parte nella distruzione della
cultura e delle tradizioni
americane autoctone e anche nella confisca delle terre
indiane e dei loro luoghi sacri, assumere la loro responsabilità e interrogarsi su questa questione, ha dichiarato
Ann Marshall. Anche se di recente alcune chiese hanno
presentato delle scuse, queste non sono state seguite da
un’azione concreta. Perciò
Ann Marshall si chiede se
«queste scuse rimarranno
soltanto sulla carta o se le
chiese si impegneranno sul
cammino della guarigione e
della riconciliazione», (eni)
Era
sodi
JOS (Nigeria) — Al termine di una riunione svoltasi nelo
scorso aprile in Nigeria, il Consiglio delle chiese evangeliche
dell’Africa occidentale ha esortato tutti i cristiani a tornare ai
«principi biblici». 1113 delegati delle chiese hanno chiesto una
maggiore integrità fra i cristiani, e si sono dichiarati «preoccu- i
pati dallo sviluppo dell’ostilità e dei conflitti interetnici e reli- |
giosi in numerosi paesi africani», quali la Liberia, la Sierra Leone, il Ruanda, il Bumndi, il Sudan, la Somalia, l'Angola, il Mozambico, lo Zaire, ecc. Di fronte a questa situazione hanno
esortato la comunità internazionale, l’Organizzazione
dell’Unità africana (Oua), gli stati e le chiese in Africa a «trovare i mezzi per risolvere i conflitti religiosi e interetnici». Lamentando il detoriamento spirituale e morale dell' Africa, i delegati hanno chiesto ai cristiani e alle chiese di «rafforzare e difendere l’integrità e la testimonianza dei cristiani». Condannando «la commercializzazione deU’Evangelo da parte di predicatori avidi», hanno lamentato «l’implicazione di certi cristiani in azioni immorali e disoneste quali la sottrazione di
fondi, il traffico di droghe, le pratiche occulte, ecc.». I delegati
hanno designato il 1997 come «Anno del bambino» e hanno
chiesto a tutte le famiglie cristiane di dedicare quest’anno allo
sviluppo armonioso dei bambini «dando loro una buona formazione sul piano biblico, spirituale e morale». Infine hanno
rilevato con tristezza che i capi di stato militari della zona hanno creato un pericoloso precedente assicurandosi la propria
successione a capo dello stato. Questo non può portare ail’instaurarsi della democrazia, hanno affermato. fspfAmì
RUGINOASA — Una folla scalmanata di ortodos'-i di circa
un migliaio di persone ha assalito nove battisti per strada
mentre si recavano al culto di Pasqua il 30 marzo, nel paese
di Ruginoasa, in Romania. Per oltre un’ora uomini donne e
bambini sono stati picchiati e presi a calci prima di essere lasciati andar via. Centinaia di abitanti del paese (alcuni portavano croci e icone) li hanno bloccati per strada mentre andavano verso il locale di culto. Da circa un mese i battisti si radunavano in un locale preso in affitto, senza che vi fossero
stati incidenti. Ma i preti ortodossi del paese avevano cominciato a mettere in guardia dal pulpito contro il «pericolo battista» e l’atmosfera era cambiata. Alcuni poliziotti e preti presenti quando le persone sono state assalite non sono intervenuti e la polizia locale ha aperto un’inchiesta. L’incidente e
stato riportato da un quotidiano della vicina città di tasi e
dalla televisione nazionale. Oti Bunaciu, vicepreside del Seminario teologico battista di Bucarest, chiede ai battis^m
tutto il mondo e a chiunque è interessato al rispetto dei dintti
umani di protestare per l’incidente, e per il clima di intimidazione che si manifesta in Romania, presso le ambasciate e le
rappresentanze diplomatiche romene dei loro paesi. «La RO'
mania si dà da fare per essere accolta nella Nato e nell’UwO'
ne europea - scrive Bonaciu - e i battisti romeni sostengono
il loro paese in questo sforzo perché si sentono parte della tamiglia europea, ma il rispetto dei diritti umani è uno dei requisiti essenziali cui i romeni devono uniformarsi se vogliono
sperare che la loro domanda venga accolta».
Francia: Conferenza internazionale
sui rapporti tra metodismo e pietismo
STRABURGO — Dal 24 al 29 agosto 1997 si svolgerà a Stra
sburgo una Conferenza internazionale sul tema:
dista nell’ambito del pietismo europeo dalle origini ,j
1918». La Conferenza, organizzata dalla Commissione sug
archivi e sulla storia della Chiesa metodista unita in
dalla Società storica metodista mondiale, non è
agli storici ma a tutte le persone interessate. Le lingue uni
della conferenza saranno il tedesco e l’inglese, con ¡g]
ne simultanea. Costo dell’incontro: 1.700 FF (camera dupp
o 1.900 FF (camera singola). Per informazioni e tra
volgersi a: Pierre Bertololy, 7 me André Jung, 67000
sbourg (Francia). Tel. e fax: 0033-88-353958.
Il Alsazia: designato il nuovo presidente
del Concistoro della Chiesa protestante
STRASBURGO — Il professore Marte Lienhard sarà, a
dal prossimo 1“ settembre, il nuovo presidente del ^
della Chiesa della confessione augustana d’Alsazia e di j
(Ecaal). Succederà al pastore Michel Hoeffel. Marc Lie
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nato a Colmar nel 1935, è dal 1973 professore di Tite di
stianesimo moderno alla Facoltà di teologia protes a ,
Strasburgo. È autore di varie pubblicazioni su Lutero.
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Decima edizione delle «Giornate» a Mezzano Inferiore (Parma)
«Un socialismo possibile»
Fra i vari interventi all'incontro, indetto dal «Centro studi per il cristianesimo
sociale», ha fatto spicco quello del pastore Lesile Griffith sul laburismo inglese
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Decimo anno delie «Giornate di Mezzano», la piccola e ora rifiorita comunità
metodista del Parmense, per
l’ormai tradizionale incontro
nei giorni intorno al primo
maggio sui vari temi del socialismo cristiano. Quest’anno è anche il primo indetto
dal neocostituito «Centro
studi per il cristianesimo sociale», che è sorto appunto
dall’impegno e dalla riflessione comune di tanti credenti
variamente impegnati nella
società (sindacalisti, amministratori, politici, militanti della sinistra sia evangelici che
cattolici) per dare maggiori
radici culturali e teologiche e
maggiore continuità al nostro
rinnovato incontrarci.
«Un socialismo possibile»,
questo l’argomento che ha
affollato la sala, ormai perfettamente restaurata, così come di anno in anno abbiamo
visto tornare a nuova vita la
chiesa, con i begli affreschi
del Venturino, affollata poi la
domenica anche dalla variopinta presenza di ormai una
ventina dei fratelli ganaensi e
deile loro famiglie, perfettamente inserite sia nella comunità che nel lavoro, e allietate da alcuni bellissimi bambolotti paffuti dai riccioli neri.
Un socialismo «possibile»?
Oggi le soluzioni «rivoluzionarie» e quelle tradizionalmente «riformistiche» sono
entrate in crisi. In questa crisi
la fede evangelica ha qualcosa di nuovo da dire? Può la
fede biblica diventare il «profeta di una società solidale»?
Una società fondata cioè su
una sobria accettazione dei
limiti dello sviluppo, sull’imperativo etico dell’uguaglianza, sul principio irrinunciabile della libertà? Questa la pista degli interrogativi, introdotta dal presidente del Centro, pastore Sergio Aquilante,
in cui si sono misurati relatori di un ampio contesto internazionale, interloquendo poi
in un vivace dibattito a più
voci con il pubblico.
11 caso ha voluto che si fosse proprio all’indomani della
clamorosa vittoria elettorale
diTony Blair, anch’egli membro del Socialismo cristiano,
in Gran Bretagna. E quindi
che attesissima fosse la relazione del pastore Lesile Griffith, membro del Labour
Party, già presidente della
Conferenza metodista di
Gran Bretagna e vicepresidente del Movimento del socialismo cristiano. Un personaggio di rara simpatia, che
ha esordito con la presentai zinne della sua vita: nato nel
, Galles da una famiglia molto
povera, è stato «membro del
Partito laburista molto prima
di diventare credente: «La fede cristiana, perciò - ha detto
mi ha arricchito ma non ha
cambiato il mio modo di vedere il mondo». La sua vita è
stata contrassegnata dall’impegno nel sociale: prima
dieci anni di pastorato a Haiti, e adesso nel centro di Londra, occupandosi di drogati,
senza lavoro, emarginati.
Commentando il risultato
delle elezioni politiche inglesi. Griffith ha detto: «Il voto
pubblico ha parlato con grande autorità, segnando la fine
di 18 anni di governo conservatore in cui la Thatcher e i
suoi seguaci, inseguendo un
nberismo selvaggio, avevano
dimostrato che l’unica vera libertà era l’assenza dello stato:
il mercato libero, infatti, aveva significato vendere quasi
tutte le imprese pubbliche,
chiudere le fabbriche e le industrie: per lei il patriottismo
La chiesa metodista a Mezzano Inferiore
significava nazionalismo in
senso stretto. È molto importante, per capire la vittoria di
Tony Blair, comprendere
quanto abbia trasformato il
Labour Party, che per molti
anni era stato incapace di affrontare questa situazione. La
tradizione del laburismo è
pragmatica, e la sua origine
affonda nell’ala politica delle
Trade Unions, basata sulla
cooperazione e sulla solida
rietà. Esso deve più al metodismo che a Marx, e la sua
tradizione è più pragmatica
che ideologica. Blair - ha concluso Griffith - ha ridotto lo
strapotere dei sindacati, e
adesso parla di collaborazione tra stato e società. Non c’è
più l’idea che lo stato debba
fare tutto, e c’è il rifiuto di
ogni filosofia che diminuisca
il ruolo dell’individuo. Bisogna difendere i deboli e gli
emarginati e la gente vuole
una società più giusta. Ma c’è
il concetto che in qualche
modo tutti sono “azionisti”
dello stato».
Il pastore Griffith ha quindi
ricordato che il Socialismo
cristiano si è affiliato al Partito laburista nel 1989: la sua è
una delle varie voci del Partito laburista, partecipa ai congressi con propri delegati.
«Qualche volta - ha affermato - vinciamo con i nostri argomenti, qualche volta perdiamo. Ma non ci è mai venuto in mente di creare un
partito. Vogliamo però far
sentire nel laburismo la voce
dei credenti, nel pluralismo
delle voci. Oltre a Blair, sono
membri del nostro movimento anche il ministro del Tesoro e quello degli Interni, e 5060 membri della precedente
Camera dei Comuni. Marx
aveva ragione - ha concluso
- se si usano le religioni per
interessi particolari, esse
possono diventare l’oppio
dei popoli, un’ideologia che
distrugge, come nella ex Jugoslavia. Invece la visione biblica, che ci ricorda come “il
lupo giacerà con l’agnello”, è
fonte di arricchimento e vitalità per tutti».
* Altri interventi a Mezzano
Le convergenze tra religioni
e socialismo dei valori
«Nuvole in viaggio», film amaro sulla disoccupazione
Fuori dal mercato del lavoro a soli 38 anni
RENZO TURINETTO
TKTUVOLE in viaggio* è un
i V film sulla disoccupazione, e la sua battuta emblematica è di un pragmatismo feroce: quanti anni ha? 38.
Troppo vecchia, può morire
da un momento alTaltro.
Il miglior ristorante in città
è il Dubrovnik, con portiere
gallonato (e cuoco che se si
sbronza), vecchia orchestrina
con fisarmonica, violino e
cantante melodico dai capelli
bianchi. Ilona è capocameriera: suo marito Lauri conduce i tram e ha fatto una
sorpresa alla moglie, un televisore con 12 canali e telecomando, lo pagheranno in
quattro anni come i mobili.
Senonché l’azienda riduce le
linee «per ristrutturazione»,
si estrae a sorte chi deve lasciare e fra i malcapitati c’è
Lauri. Anche il ristorante di
classe non c’è più, troppo caro per i tempi, la proprietaria
deve arrendersi all’inevitabile
fast-food perché la baiica
non le concede altri fondi: il
direttore è fra i nuovi acquirenti che assumeranno gente
nuova, costa meno. Le otto
persone sul lastrico fanno il
brindisi d’addio: chissà se
«domani è un altro giorno».
La coppia è di colpo senza
lavoro e stipendio. Lauri non
vuole chiedere il sussidio («ho
meno di 50 anni e l’aspetto
giovanile») si presenta per
guidare il bus turistico che va
a San Pietroburgo ma viene
scartato perché sordo da un
orecchio, cerca un lavoro ma
trova la birra. Ilona va all’
agenzia di collocamento «che
non vi lascia mai soli» e che
vuole 500 marchi per un indirizzo senza garanzia di assunzione. Il lavoro è una bettolaccia a 40 marchi l’ora, detti
ma non dati, e niente previdenza di legge; infatti l’ispettorato del lavoro fa chiudere.
Lauri reclama i soldi della
moglie ma viene pestato:
umiliato e furente non rincasa per otto giorni. Intanto sono sfrattati perché l’edificio
viene venduto, vanno a stare
dalla cognata, vendono la
vecchia Buick, riscattano l’assicurazione sulla vita, tengono il cane. Lauri gioca d’azzardo e perde, si confina nelle
parole crociate con l’apatia
dell’ebete.
I disoccupati del ristorante
si incontrano qualche volta ai
giardini a piangersi giustamente addosso o a tirarsi su
nei bar. Uno propone di aprire un nuovo ristorante. Soltanto Ilona saprebbe condurlo ma la sua banca non le
concede il fido se non ha un
capitale di garanzia: «Se ce
Tavessi non sarei qui a chiederlo». Trova posto come
parrucchiera, rivede la ex padrona del Dubrovnik che,
smaltito lo choc del riposo
forzato, vuol tornare attiva e
investe in un locale in disuso.
Con il vecchio personale gli
rifanno il look, l’uomo sandwich fa réclame nelle strade; divise, livree e grembiuli
tutto come prima, solo il fornello è ancora spento in attesa di clienti che non arrivano,
poi uno, due, la sala si riempie per vedere come sarà
questo nuovo posto diverso,
via queir esotico nome, adesso si chiama «Il lavoro»: lì intorno ci sono tre cantieri e
quella sera si prenotano 40
canottieri... Le nuvole si metteranno in viaggio?
Regia asciutta, flash di avvilenti atmosfere fra sigarette
e bicchieri, recitazione dimessa efficacissima. Il finale
di speranza non falsa il senso
angoscioso della mancanza
di lavoro, al contrario ne
scolpisce la tragedia. Soggetto e direzione di Aki Kaurismaki, finlandese, 40 anni,
una ventina di film. Se pensiamo che lassù vada tutto
bene, una sua intervista chiarisce un po’ di cose: «È vergognoso che i film non denuncino la catastrofe della Finlandia. La recessione ci tocca
tutti e nel mio film è vista come disagio mentale più ancora che economico. Non
amo i film dove si ammazzano a tutto spiano chiamandolo divertimento: una pallottola, l’esplosivo e non ti
fermi più. Se un film si tiene
su un livello minimalista, anche un colpo di tosse è drammatico. Mauri poteva spararsi e Ilona buttarsi a mare, invece ho cercato la conclusione ottimista senza perdere
l’aggancio alla realtà: tra La
vita è meravigliosa di Frank
Capra e Ladri di biciclette di
De Sica. La mia segreta ambizione è far uscire la gente dal
cinema un po’ più felice di
quando è entrata». Non dovrebbe succedere così anche
nelle nostre chiese?
(*) Nuvole in viaggio, di Aki
Kaurismaki, con Kati Outinen,
Kari Vaananen, Finlandia, 1996.
Nel corso del convegno di
Mezzano, il pastore metodista Par-Axel Sahlberg, deputato socialdemocratico al
Parlamento svedese, ha ricordato l’importanza storica
del Socialismo cristiano «che
fu tentativo di rompere la divisione fra socialismo e fede», fondato nel 1929 e tuttora ala cristiana nel Partito socialdemocratico. «La donianda sul socialismo possibile è
molto attuale per gh svedesi
oggi - ha detto Sahlberg
accettiamo l’economia di
mercato, ma non vogliamo
abbattere lo stato sociale: come credenti in particolare
vogliamo una società dove
possano esserci “pari opportunità” per tutti».
Venendo alla situazione
italiana Fabrizio Matteucci,
membro della direzione del
Pds e segretario dell’Emilia
Romagna, si è chiesto: «Quali
sono i temi e le scelte in cui le
diverse tradizioni della sinistra trovano una convergenza?» e ha notato come i valori
di libertà, giustizia, solidarietà trovino una significativa
convergenza: «Per socialismo
dobbiamo intendere non
un’utopia e nemmeno un apparato ideologico, ma semplicemente uno dei nomi
della sinistra: una sinistra che
ha molti nomi». E ancora: «Il
vocabolario della sinistra,
però, tende ovunque a unificarsi: ci sono processi importanti, globalizzazione dell’economia, mondializzazione
dei mercati che segnano
un’epoca, e abbiamo bisogno
di una “strategia planetaria”,
che sappia vincere la sfida
dell’innovazione».
C’è una convergenza, ha
poi sottolineato Valdo Spini,
tra il «socialismo dei valori» e
le religioni: deve essere un
dialogo fecondo, paritario:
«Bisogna rendere l’etica alla
politica - ha detto -; diciamo
no a un nuovo confessionalismo, le ideologie dividono
ma i valori possono unire». E,
tornando al «quesito fondamentale», se cioè con la caduta del muro di Berlino sia
caduto anche il socialismo.
Spini si è detto contrario a un
«giudizio liquidatorio» del
complesso fenomeno storico
del socialismo: «Marx non è
sparito dal nostro vocabolario - ha esclamato - e ora c’è
questa nuova speranza che i
laburisti inglesi aprono per il
socialismo europeo». Venendo al dibattito attuale sulla situazione italiana: «Non vorrei
si dicesse di no a un partito
socialdemocratico - ha detto
ancora Spini - in nome di un
partito democratico che non
c’è». Spini ha poi concluso
guardando all’Europa: «La risposta della sinistra alla globalizzazione dei mercati dovrebbe far parte di un programma europeo».
In un ampio e lucido intervento teorico, il sen. Fausto
Vigevani ha ricordato come
«Libertà e uguaglianza, in
origine antagoniste, talora
conflittuali, o^i sono interdipendenti» e il pastore Giorgio Bouchard, rivendicando
per gli evangelici italiani
l’importanza del dialogo con
la cultura e il valore storico
del Risorgimento, ha detto
come i credenti debbano essere «realisti» in politica, ma
sempre radicali nell’etica:
«Bisogna rimettere il Sermone sul monte al centro del
nostro operare, quelle parole
di Cristo in nome delle quali
i valdesi medievali andarono
sul rogo».
Su queste tematiche si è
detto d’accordo Fon. Domenico Maselli, ripercorrendo
alcune tappe della storia dell’evangelismo italiano e sostenendo come «dobbiamo
guardarci da due clericalismi:
quello cattolico e quello del
laicismo», ricordando infine
alcuni importanti appuntamenti legislativi, come la legislazione sugli immigrati,
sul lavoro, e la tutela delle
minoranze religiose ad attuazione dell’art. 8 della Costituzione. Il lavoro, i giovani,
l’immigrazione, la giustizia,
la difesa del pluralismo religioso: ecco i temi degli interventi che hanno segnato un
fecondo dibattito e proposto
nuovi appuntamenti, (p.e.)
Un libro di grande attualità
L'Italia non esiste
facciamola federalista
OSVALDO COÏSSON
Il regista Aki Kaurismaki ha realizzato vari altri film sulla condizione
giovanile. Un’immagine da un cortometraggio del 1993 sulla storia
delia Finlandia
L> ITALIA non esiste*: è
I questo il titolo, volutamente provocatorio, dell’ultimo libro dello scrittore fiorentino Sergio Salvi, pubblicato nel settembre 1996.
Ho conosciuto Salvi a Firenze nel 1969, quando era
redattore della rivista II bimestre e mi aveva domandato di
preparargli un articolo sulle
minoranze eccitane d’Italia.
Da allora i nostri contatti sono stati frequenti. Ho assistito alla preparazione del suo
primo libro sulle minoranze
in Europa: Le nazioni proibite
e al successivo importante
volume: Le lingue tagliate,
storia delle minoranze linguistiche italiane, edito da Rizzoli nel 1975, seguito poi nel
’78 dall'originale Patria e mania. Per cinque anni (dal ’90
al ’95) Salvi sposta la sua attività di scrittore sugli avvenimenti sovietici con 4 interessanti e sempre originali volumi, per ritornare ora, con
quest’ultima opera, alla serie
dei suoi primi tre scritti.
Questo titolo, che può essere considerato paradossale e
che può essere anche applidcato ad altre nazioni, quali la
Francia e la Germania (citate
dall’autore stesso), è in fondo
una difesa dell’idea federalista che dovrebbe essere adottata anche per l’Italia, se si
vuole salvare quest’idea ottocentesca risorgimentale di
una «nazione italiana».
Non lo si può fare però secondo l’utopia leghista di
una Padania (o di una «Appenninia») ma attraverso un
rigoroso esame storico, geografico e sociopolitico, come
fa Salvi in questo suo libro,
che va letto e meditato con
attenzione per comprendere
i problemi in cui ci dibattiamo attualmente in Italia.
(*) Sergio Salvi: L’Italia non
esiste. Firenze, Camunia, 1996,
pp 280.
Mercoledì 28 maggio
ore 18
Venezia - Palazzo Cavagnis
Concerto per
violoncello
e pianoforte
di Alexandra Gutzu e Giuseppe Zuccon Ghiotto.
Saranno eseguite musiche
di Boccherini, Schubert,
Brahms, Paganini.
6
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 23 MAGGIO ?
Si è svolto a Milano il 7° Festival del cinema africano
Un continente alla ricerca di se stesso
Molti i temi nelle pellicole presentate: tra questi i problemi sociali, il conflitto
tra innovazione e tradizione, lo scontro tra le culture e la questione femminile
MANFREDO PAVONI
Nel teatro del Centro culturale San Fedele, fondato a Milano dai gesuiti, si
è svolto a fine marzo il 7° Festival del cinema africano.
La giuria internazionale composta dallo scrittore e regista Alain Robbe Grillet (presidente), Mongane Wally Serote, regista sudafricano e
membro dell’African National Congress, dal regista italiano Carlo Di Carlo e dall’attrice e regista caraibica Franca Zobda, ha deciso che il
primo premio per la sezione
lungometraggi andasse al
film Chevaux de fortune, del
marocchino Jillal Ferhati.
La pellicola, girata nel 1996
a Tangeri, narra la storia di
tre marocchini, una donna e
due uomini, che cercano di
lasciare il paese per rincorrere i loro sogni in Francia. Il
premio è stato assegnato per
il rigore della composizione,
per la scelta del tema dell’
emigrazione verso l’Europa e
la sua drammatica attualità.
Secondo premio a Tableau
ferraille, del senegalese Moussa Sene Absa, che racconta
una storia di corruzione,
ascesa e caduta di un uomo
che, raggirato dalla seconda
moglie, si fa coinvolgere in
uno scandalo nell’apice della
sua carriera politica. Alla fine
la prima moglie, che gli ha
dedicato tutta la vita, lo seguirà a Tableau Ferraille, dove egli precipita nell’alcol e
nella disperazione.
Nella conferenza stampa
Moussa ha spiegato: «Ho voluto mostrare gli enormi prò
Sul set di un film africano
blemi deH’Africa, dalla corruzione agli interessi dei capitalisti e degli uomini d’affari
che attraverso una figura
“debole” o forse più esattamente naïf, che crede di poter fare il bene del suo paese
senza rendersi conto degli
enormi interessi in gioco. Ho
cercato di parlare della mondializzazione perché gli interessi delle multinazionali
guardano verso l’Africa. Ho
scelto una donna sterile per
rappresentare la coscienza
africana; ella ha tutto perché
è sposata con un uomo stimato e rispettato, impegnato
in politica, però le manca
qualcosa: in Senegai il sistema economico di base è in
mano alle donne, che hanno
un ruolo importante nella società e nella famiglia, anche
se la poligamia è un problema reale. Ma ciò che volevo
denunciare a livello culturale
è che l’Africa sta morendo
anche a causa di una triste
mentalità occidentale che
crede di raggiungere la felicità possedendo sempre più
cose. Questo non è vero: in
Senegai ci sono uomini e
donne che sono poveri eppure ridono e sono felici».
Il terzo premio è andato a
Miei e cendres primo film di
Nadia Fares, regista egizianosvizzera, assistente del grande polacco Kieslowski. In tutto il Festival le donne hanno
avuto un peso decisivo, perché attraverso il mezzo televisivo e cinematografico sono riuscite a veicolare i gravi
problemi che investono oggi
le africane, che rivendicano
un ruolo più attivo nei loro
paesi. Miei et cendres racconta infatti di varie storie di
donne che si intrecciano casualmente. Laila ha una doppia vita, esce con il velo e poi
si traveste da giovane moderna per uscire con il fidanzato;
dopo un tentativo di stupro
viene abbandonata e costret
La storia della comunità di base del Cassano
Fede e polìtica attraverso il confronto
PAWEL GAJEWSKI
IL Cassano è un’ampia area
territoriale del quartiere di
Secondigliano, una periferia
di Napoli diventata nota per il
crollo di un intero fabbricato
il 23 febbraio 1996, con la perdita di undici vite umane. Da
quest’area prende il nome la
comunità cristiana di base del
Cassano appunto, nata nel
1968. La sua origine è comune a tantissime realtà piccole
e grandi che, in tutto il mondo, sull’onda del Concilio Vaticano li, rifiutarono la religione come alienazione e incominciarono un lungo percorso di avvicinamento e di
partecipazione attiva ai processi di emancipazione e liberazione che caratterizzarono
la fine degli anni sessanta.
La storia di questo percorso dal 1968 al 1996 è raccontata nel volume «Radici e
speranze. Dal dissenso cattolico all’uomo planetario (Napoli, 1996)». Sfogliando le pagine del testo, guardando le
fotografie e i facsimili dei documenti, il lettore potrebbe
avere l’impressione di un
caos. Ma è solo apparenza:
una lettura più attenta conferma ciò che Giovanni Franzoni, leader storico delle comunità cristiane di base, ha
colto nella prefazione al libro, citando le parole di Primo Levi: «È un sogno entro
un altro sogno, vario nei particolari, unico nella sostanza». Aggiunge Franzoni: «Allora qual è il sogno vero? il
dolce sogno della comunità o
l’incubo del partire senza sapere dove andare? (...)». La
comunità del Cassano ha
scelto: passa da un’immagine
forte di se stessa ad un’im
magine debole. Pagato questo prezzo, rinnova il suo impegno perché l’utopia non
sia evasione dalla realtà quotidiana, ma coscienza del limite e realizzazione attenta.
Nel ricco materiale storico
nella prima parte dell’opera è
narrata la storia di un piccolo
gruppo che dall’Azione cattolica si trasforma in una comunità di fede, impegnata
nella politica, nell’annuncio,
nel confronto e nella ricerca.
Tra le varie iniziative ancora
in corso promosse dalla comunità, la «Scuola di pace»,
un impegno ecumenico nato
come una serie di incontri
formativi diretti soprattutto
agli studenti e di manifestazioni che coinvolgono, sotto
il nome del «Coordinamento
ecumenico napoletano per la
pace e il disarmo», varie altre
realtà cristiane di Napoli. La
seconda parte del libro, che
punta verso le prospettive e
le speranze, può essere considerata una base teorica per
una nuova lettura del messaggio e dell’impegno cristiano, lo stimolo per un ecumenismo di base e un incoraggiamento per non smettere
mai di sognare.
Il libro si chiude con il contributo di Ciro Castaldo, segretario nazionale delle comunità cristiane di base e
compagno di viaggio della
comunità: dal suo testo, sobrio e preciso, completato
con una notevole documentazione, appare la realtà delle
comunità cristiane di base
campane, comunità che si
esprimono nel dissenso con
la chiesa gerarchica ma soprattutto come una proposta
di cristianesimo che, spuntando dalle radici cattoliche.
oltrepassa i confini religiosi e
politici senza perdere la propria identità. Il volume «Radici e speranze» può essere
considerato un’opera dinamica, soprattutto per il fatto
di essere un «opera corale,
sintesi di lunghe discussioni,
redatta a più mani» come la
definiscono gli editori.
La dinamicità di questo
prodotto si è manifestata anche in due importanti momenti legati alla presentazione del volume e portati a termine grazie alla perseveranza
di Corrado Maffia e degli altri
animatori della comunità: il
seminario «Dal dissenso cattolico all’uomo planetario»,
svoltosi dal 2 al 5 gennaio
nella zona dove opera la comunità e, il 15 aprile scorso,
l’organizzazione di una tavola rotonda incentrata sulla
comunicazione. A quest’ultimo incontro, svoltosi in collaborazione con l’agenzia di
stampa Adista e l’associazione «Partenia», hanno partecipato esperti della comunicazione, tra i quali Filippo Gentiioni, Giovanni Avena di Adista e Donatella Trotta, giornalista de «Il mattino».
La comunità del Cassano è
diventata un importante
punto di riferimento a Napoli per tutti coloro che lavorano per un cristianesimo consapevole che offra risposte
non dogmatiche alle esigenze della società di oggi, per
tutti coloro che hanno il loro
riferimento in Cristo ma, come ha sottolineato Stefano
Cavallotto, ricercatore e amico della comunità, «un Cristo
non derivato dalla teologia
astratta, bensì cercato alTinterno dell’esperienza e della
storia umana».
ta a fuggire presso una dottoressa che lavora con donne
maltrattate, scoprendo che
una di esse è moglie di un
universitario che la picchia
ferocemente...
Molto apprezzati dal pubblico i film sulla vita dei villaggi, le storie quotidiane per
la sopravvivenza, i riti di passaggio, i matrimoni e la nascita dei figli. Tra i gravi problemi che affliggono il continente c’è quello dell’Aids,
raccontato da Gahité Tofana
nel cortometraggio Sinossi,
che narra la vita di una ragazza sieropositiva.
Purtroppo al di là del Festival sarà difficile poter vedere
distribuiti alcuni dei film presentati, anche se in chiusura
sono stati ricordati gli impegni della Rai per programmare sullo schermo alcune pellicole ed è stata ribadita la necessità di modificare il sistema delle quote che penalizza
il continente africano, privilegiando il mercato più ricco
ma spesso scadente degli
Usa. 11 Festival resta l’appuntamento italiano più importante per chi desidera comprendere con uno sguardo
meno occidentale l’Africa e i
suoi problemi, ma anche le
enormi potenzialità di questo
continente. I film ci dicono
che l’Africa sta tentando di
uscire da una lenta agonia, i
registi hanno cercato di osservare e valorizzare la bellezza dell’Africa e la sua capacità di fare cultura partendo dal passato delle proprie
radici, dalla sua umanità e
dalla sua capacità di avere
compassione.
La poesia di Caterina Garibbo Siri
Sfumature della solitudine
nella ricerca dell'altro
PAOLO FABBRI
La poesia di Caterina Garibbo Siri’* nasce da una
delicata esplorazione dell’intimo, che si sviluppa lungo
tutto l’arco della raccolta, in
cui i temi cambiano ma rimane sostanzialmente invariata la fonte di ispirazione.
Un itinerario in cui l’autrice
incontra da subito la solitudine come compagna, la riconosce, la avvicina, la trova invitante, ne intuisce il fascino:
«Solitudine amica/ discreta
compagna/ di vita e di sogni,/
che ascolti in silenzio/ il trepido ritmo del cuore/ e vesti di
luce/ le pareti dell’anima
mia...» («Solitudine»).
Una solitudine che non si
chiude nella contemplazione narcisistica di se stessa, in
un muro verso l’esterno, verso l’incontro con l’altro, ma
al contrario costituisce premessa per un rapporto con
l’altro. Come dice Simone
Weil: «Preserva la tua solitudine. Il giorno, se mai esso
verrà, in cui ti fosse dato un
vero affetto, non ci sarebbe
opposizione tra la solitudine
intima e l’amicizia; anzi tu
potrai riconoscerla proprio
da quel segno infallibile»
(«L’ombra e la grazia»). Dalla
solitudine, da una sottile
melancolía da contenuti momenti di gioia nasce la rappresentazione di stati d’animo ed emozioni in rapide
pennellate, come dipinti «en
plein air» di emozioni dietro
le quali traspaiono i sentimenti profondi. I versi brevi,
l’assenza di rime o semplici
assonanze, le troncature secche, compongono una poesia essenziale, immediata, a
cui non sembra estranea la
«liguritudine» della scrittrice
(alcuni riferimenti naturali
fanno pensare ai libri di
Francesco Biamonti).
Proprio le radici per i Ino.
ghi della sua vita sono Tele,
mento che si evidenzia con
maggiore chiarezza: «A chii
se non a te/ mare/ racconterò
i miei sogni/ disperati?/ Jm
onnipresente lavacro/ purifi.
catare/ equoreo grembo/ in
cui naufragare» («Mare»),
«L’ultimo sguardo/ sarà perii
mandorlo/ che ha vissuto
tante stagioni./ Nel suo tronco contorto,/ ferito dal tempo,/ il senso della mia ¡zita» («L’ultimo sguardo»), Pgi
l’amore per il proprio compagno e l’esperienza della
maternità: «Sui rami spogli/
del mandorlo/ s’è posato/sbmane/ un pettirosso./ Sulnig
cuore ferito/ s’è posato leggiro/ il pensiero di te» («Tenerezza»), che si allarga a comprendere l’amico e l’altro in
generale: «Non tutto questo! j
sarà stato invano/ se talvolta |
nel silenzio improvviso/ del !
cuore/ la tua presenza discreta/ visiterà la mia memorial
per regalarle un sogno»
(«Amicizia»). Infine la fede
che sale dal cuore, dalla
mente e dal mare verso Dio,
fonte di conforto e d’amore
da trasmettere a tutti: «Cantami/ una ninna nanna/ come faceva/ mia madre/ e tienimi per mano/ come faceva/
mio padre». Così, con leggerezza, Caterina Garibbo Siri
sviluppa la sua poesia, donandoci, quando esce dal tono autobiografico che impronta la raccolta, momenti
di autentica emozione.
{*) Caterina Garibbo Siri: La
spina e la rosa. Centro editoriale
imperiese, 1996.
Una conferenza dell'associazione «Partenia)
Fra teologìa negativa e cultura del morire
Interrogarsi sul fenomeno
della morte senza cadere nella banalità di un sermone che
propone risposte pronte e
preconfezionate, oppure in
un materialismo che sposta
tutto il problema su «ora e
qui» senza nessun riferimento metafisico, non è compito
facile. Ha confermato questa
tesi Filippo Gentiioni, durante la conferenza «La cultura
del morire» organizzata dall’Associazione «Partenia» e
tenutasi il 17 marzo 1997
all’Istituto Goethe di Napoli.
Lo scopo principale della
conferenza era quello di proporre i due punti di vista, laico e cristiano, partendo dal
libro di Gentiioni e di Rossana Rossanda La vita breve morte, resurrezione, immortalità. Questo libro è nato come un confronto tra due coetanei (entrambi del 1924) diversi in quanto uomo e donna, l’uno credente professante e l’altra non credente convinta. Anche le differenze letterarie sono un punto forte
del libro. Il modo di raccontare della Rossanda è molto
poetico: la morte rientra nelle categorie e nel linguaggio
dell’amore, lo scontro-incontro con la morte e gli effetti
che ne derivano, vengono
presentati in una storia ambientata in Medio Oriente
che assomiglia molto ai racconti e ai personaggi simbolici di Kahil Gibran anche se, a
differenza di quest’ultimo
l’autrice si professa rigorosamente non credente.
Gentiioni propone invece
un discorso teologico incentrato principalmente sul messaggio dell’Evangelo. Lui stesso definisce il suo approccio
come «teologia negativa» e
cioè una teologia che evita lo
spreco di parole lasciando
molto spazio alla contemplazione e agli interrogativi che
sorgono ugualmente per tutti
gli esseri umani, a prescindere dalle posizioni filosofiche e
teologiche. Si è sentita la
mancanza di Rossana Rossanda che, pur invitata, non è
potuta intervenire a causa di
un problema di salute. Le sue
posizioni sono state riprese
da Paolo Apolito, professore
di antropologia dell’Università di Salerno. Apolito ha
proposto una sua lettura del
libro di Gentiioni e della Rossanda, una lettura ben radicata nella propria competenza professionale che però ha
assunto il tono particolarmente intimo di una «confessione laica».
Per Apolito la distinzione di
base passa tra il morire e la
morte. Solo il morire in tutti i
suoi aspetti può diventare un
oggetto di ricerca e di riflessione, è impossibile parlare
della morte in quanto esistono solo le «morti». Il termine
«morte» in questo contesto
esprime un atto o un proces
so, a seconda della propria visione, intimo e assolutamente personale. Un’altra categoria è la sofferenza. La sofferenza di un credente cristiano
che si identifica con la sofferenza di Gesù è diventata
quasi un luogo comune, tuttavia esiste anche la sofferenza di chi non crede. La ricerca :
della verità sulla vita e sul
morire non può non tradursi
in una sofferenza. Apolito ha
richiamato qui la parte finale
del libro nella quale Gentiloni
parla di Gesù sulla croce e
della sua ultima preghiera.
Il tempo destinato al dibattito si è trasformato in uno
scambio reciproco di testimo; ^
nianze sia tra i due relatori ^
che tra i relatori e i parteci- >
panti. Così la conferenza si e
trasformata in un vero incon^
tro tra posizioni diverse m
soprattutto tra «persone» di
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re la base di una riconcilmz
ne interiore ed esteriore.ÍP-6
Possiamo ricondliarcif
Incontro organizzato dalle donne evangeliche metodiste e valdesi
del Friuli - Venezia Giulia
Domenica 1° giugno ’97
Gorizia: chiesa metodista, via Diaz 10
Programma:
ore 10
a seguire:
ore 17
Culto: «Riconciliazione con Dio»,
relazione di Florestana Piccoli Sfredda, colazione al saeco.
gruppi di lavoro su: riconciliazione tra donna e donna, riconc
liazione tra donna e uomo, riconciliazione tra donna e sociei.
Chiusura dei lavori
Per informazioni:
Anita Braschi, tei. 0432-907330, Maria Casteiietti 040-9423W
Spedizi
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^2 legge 549/95 - nr. 20/97 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
Delle mLLi
Nelle miniere del Beth, in alta vai Troncea, circa 90 anni
fa cessava l’attività estrattiva del rame che aveva significato
molto per la valle. Giovedì 22 maggio con un buon riscontro di pubblico si è conclusa alla Casa del Senato di Pinerolo nell’ambito di «Maggiolibri» la mostra «Vita nera e morte bianca. Storia delle miniere e della grande valanga del
Beth (1860-1910)». La mostra, che avrà un prosieguo sabato 24 alle ore 18 nella chiesa di Sant’Agostino con la presentazione del libro di Gian Vittorio Avondo «Vite nere.
Storia delle miniere del Beth e della grande valanga del
1904», ha riproposto la storia di questa miniera che fu chiusa dopo che una valanga, nel 1904, travolse e uccise 81 minatori che cercavano di scendere a valle.
VENERDÌ 23 MAGGIO 1997
Questa settimana il Consiglio della Comunità montana vai Pellice dà il «via libera» al lavoro sulle borgate
e in particolare ai progetti di
recupero per San Bernardo di
Bibiana e Clot d’ia Taja di
Bobbio (uso turistico), Pra
del Torno di Rorà e Mulino
di Torre Pellice (uso artigianal-culturale). Sella di Angrogna e Caugis di Villar
(uso agro-silvo-pastorale).
Nella soddisfazione per questo passo ulteriore verso la fase esecutiva, non possiamo
sottacere molte perplessità su
come sono andate le cose, a
partire dalle prime riflessioni
di 3 anni fa. L’impressione è
che ancora una volta siamo
stati bravi ad ottenere un cospicuo finanziamento (1,3
PERPLESSITÀ SUI MODI DEL RECUPERO
BORGATE?
MARCO ROSTAN
miliardi), ma c’è anche il rischio di spendere male diverse centinaia di milioni. Di fatto manca ancora un vero piano di sviluppo complessivo
nel quale collocare con coerenza i vari tasselli di questo
e altri progetti. La scelta dei
luoghi è stata travagliata e
non è avvenuta sulla base di
criteri limpidi e espliciti.
Inoltre uno degli obiettivi
principali del progetto era di
ottenere, in tempi rapidi, la
semplificazione delle norme,
della burocrazia, l’adattamento di standard e prescrizioni
alle reali esigenze di un recupero intelligente, in montagna, per poter offrire ai singoli proprietari poche e chiare regole da rispettare insieme a qualche incentivo economico. La Regione non ha
accettato la costituzione di
questo fondo a vantaggio di
singoli interventi che i proprietari avrebbero potuto concordare con i Comuni; quanto
ai progetti relativi ai luoghi
che abbiamo citato, un po’
per la fretta con cui sono stati
eseguiti, un po’ perché pensati al di fuori di un quadro organico, essi rischiano di non
costituire quell’esempio di intervento che la Comunità
montana poteva dare, sperimentando nel concreto indicazioni innovative e adeguate
alle esigenze della montagna.
C’è da augurarsi che questi
interventi non restino isolati e
che la Comunità montana riesca a dare attuazione a tutti gli
obiettivi che i vari convegni
avevano indicato come essenziali per consentire di rendere
vive le nostre borgate.
La Mandria 1 Nelle Valli sono ormai a buon punto i lavori di inventario e di bonifica degli edifici pubblici
______ ■ ■ __ A
Festa
nazionale
dei parchi
Quattro giorni di iniziative,
dibattiti, visite guidate presso
il parco La Mandria caratterizzeranno quest’anno la
«Festa nazionale dei parchi».
La manifestazione, giunta alla sua seconda edizione, si
svolgerà dal 22 al 25 di maggio, curata dal Coordinamento nazionale dei parchi e delle riserve naturali con il patrocinio della Regione Piemonte e in collaborazione
con il parco regionale La
Mandria. Si tratta di una manifestazione a carattere nazionale (saranno presenti 51
espositori ufficiali) che vuole
anche essere un occasione,
nelle intenzioni degli organizzatori, per far conoscere
al pubblico il patrimonio naturalistico del Piemonte.
«La festa però si propone
anche - dice la presidente
della Provincia di Torino,
Mercedes Bresso - come momento per confrontare problemi e soluzioni, per coniugare la salvaguardia del territorio con la valorizzazione
delle risorse naturali e le ricadute sulle popolazioni locali». Nel corso delle quattro
giornate infatti sono previsti
incontri e dibattiti che affronteranno temi come il turismo
compatibile con le aree protette, le nuove tecnologie, i
beni ambientali e i beni culturali. «Il Piemonte - dice l’assessore al Turismo e ai Parchi
della Regione, Antonello Angeleri - ha il primato fra le
regioni italiane per il maggior
numero di zone protette e fa
considerevoli investimenti
per la salvaguardia del territorio. Quella dei parchi è una
realtà non di poco conto e
non ci pare assurdo affermare
che bisogna puntare su una
forma di turismo ecosostenibile. Il rilancio in questo senso delle aree protette potrebbe trovare connubi di grande
interesse e di prospettive positive anche occupazionali».
Amianto, il pericolo invisibile anche nel Pinerolese
_______FEDERICA TOURN________
Tetti e canne fumarie di
eternit, rivestimenti e coperture, garage e capannoni
in amianto; quanti edifici negli anni passati hanno impiegato questo materiale oggi
messo al bando per la sua pericolosità? I possibili danni
alla salute derivati dal contatto con l’amianto non sono
tuttora quantificabili ma, come ha avuto occasione di dire
l’assessore regionale alla Sanità Antonio D’ambrosio, bisognerà aspettare almeno il
2015 per vedere tutte le conseguenze su chi ne è venuto a
contatto in questi anni. Già la
legge 257 del ’92 ha stabilito
la cessazione dell’impiego
dell’amianto, ma l’attuazione
delle disposizioni ha subito
qualche ritardo, soprattutto a
livello nazionale; anche alle
Regioni si è registrato un ritardo nell’erogazione dei fondi e nella diffusione di indirizzi tecnici di sostegno. Recentemente l’assessorato alla
Sanità della Regione Piemonte ha presentato un piano regionale di rimozione e bonifica dell’amianto, che verrà
approvato entro l’estate; la
È stata bonificata la scuola media di Perosa Argentina
bonifica da un punto di vista
strettamente sanitario costerà
alla nostra Regione 2 miliardi
l’anno per un periodo previsto di 4 anni.
Il piano si divide in quattro
capitoli nei quali si descrivono le caratteristiche mineralogiche, gli utilizzi, la pericolosità e le patologie portate
dal minerale, senza dimenticare la raccolta e l’analisi dei
dati relativi ai lavori di demolizione e rimozione dell’
amianto, le priorità di intervento e le risorse necessarie.
Inoltre, dal ’93, esiste in
Piemonte il Centro regionale
«Settore amianto, fibre minerali e organiche, naturali e ar
tificiali» e presso le Ausi si
sono attivati i servizi competenti per conoscere e ridurre il
rischio dipendente da attività
a stretto contatto con T amianto; per ovviare alla carenza di
personale delle Ausi, sono
stati anche organizzati specifici corsi di formazione per
riconoscere e prelevare fibre
e materiali contenenti il pericoloso minerale, corsi a cui
hanno partecipato 89 tecnici
dei servizi territoriali delle
Ausi e 12 dei Servizi tecnici
del comune.
Quanto alla bonifica del
territorio dall’amianto, le nostre valli sembrano a buon
punto, almeno a stare ai dati
ufficiali raccolti dai Comuni,
che non contemplano quasi
mai gli edifici privati. Ad
avere tetti o rivestimenti in
eternit rimangono in genere
alcune scuole, come nel caso
della scuola elementare di
Pomaretto (c’è in cantiere un
progetto per cambiare la copertura, ma è solo agli inizi e
non sarà attuato entro l’anno)
o della scuola media di Perosa Argentina. Perosa ha provveduto giusto l’anno scorso a
cambiare il tetto in eternit
della scuola elementare.
Per completare il «giro» dei templi di
Angrogna, ecco un cenno al tempio
del Serre, anche questo frutto dell’opera
«indefessa» (come recita una lapide posta del 1902 sulla parete interna dell’edificio) del pastore Stefano Bonnet. Nella
zona del Serre era già stato costruito un
primo tempio nel 1555 e l’anno successivo, come ricorda una memoria, era già
stato profanato dai monaci (non è detto
come) che accompagnavano il presidente del Parlamento di Torino, San Giuliano, e il Consigliere De Ecclesia (sic).
Ma anche questo tempio alla fine del
’600 fu «distrutto e ridotto in cenere dai
nemici della verità che hanno manifestato
la loro rabbia fino al punto da sradicarne
perfino le fondamenta», come si esprime
il pastore Giovanni Jahier in una lettera
del 26 settembre 1708, inviata ai protestanti di Ginevra per chiedere loro aiuto
in vista della ricostruzione che avvenne lo
stesso anno. Ne risultò un tempietto mo
ILFILO DEI GIORNI
IL SERRE
____________ALBERTO TACCIA____________
desto, con un piccolo arco su cui doveva
essere posta una campana che «per non
eguagliare i cattolici», doveva essere di
un peso molto ridotto. Nel 1811 grazie
alle libertà napoleoniche fu costruito un
bel campanile (l’attuale) con annessa
adeguata campana. Ma 65 anni dopo ecco
l’intervento ingegnoso del pastore Bonnet; abbatte il vecchio tempio (che aveva
la facciata rivolta verso Pradeltorno) e
mantenendo integro il campanile, vi costruisce accanto il nuovo edificio, con la
facciata rivolta verso Torre Pellice. Come
era uso in quei tempi, il pastore Bonnet fa
murare nella pietra di fondazione una
pergamena infilata in una bottiglia, che
per nostra fortuna è stata conservata in
copia negli archivi. Ecco il testo; «Alla
gloria di Dio, Amen! L’anno del Signore
1875, il dì 22 luglio, il sottoscritto pastore pose la prima pietra per la costruzione
di questo tempio del Serre che appartiene
alla Chiesa evangelica valdese di Angrogna». Il testo procede con una breve narrazione della storia del tempio e conclude con una curiosa e dettagliata descrizione degli aspetti topografici riguardanti
la posizione del tempio, che probabilmente chiunque avrebbe potuto constatare senza dover compiere l’improbabile
impresa del ritrovamento della pergamena! «Le fondamenta del nuovo Tempio
che oggi si principia sono scavate sulla
piazza a Nord, dall'altra parte del campanile, che resta ora a sinistra di chi entra nel santuario. Angrogna 22 Luglio
1875. Stefano Bonnet, Pastore».
provvedendo alla discarica
del materiale sotto stretto
controllo dell’Ausi; oggi l’edificio ha una copertura di lastre di inox rivestite in materiale resinoso che esteticamente dà l’effetto di un tetto
di tegole. Anche a Torre Pellice la scuola media ha una
copertura in lastre d’amianto,
ma un sopralluogo dell’Ausi
di Torino effettuato nel 1996
ha avuto esito negativo; non
si riscontra rilascio di fibre e
quindi per adesso non è in
programma la sostituzione
del tetto.
Per quanto riguarda altri
edifici pubblici, a Ferrerò c’è
ancora il tetto della vecchia
caserma, comunque in demolizione, a essere fatto di amianto, e a Torre Pellice una
centrale termica della palestra
di via D’Azeglio è rivestita
all’esterno da lastre d’amianto, pare in ottimo stato di
conservazione; si è comunque
provveduto ad applicarvi due
strati di vernice per maggiore
sicurezza.
Le denunce dei privati ai
Comuni, in seguito alla pubblicazione della legge 257,
scarseggiano; solo il Comune
di Pomaretto ci informa di
una denuncia per un fabbricato in via Fratelli Gente, nel
1995, e due sostituzioni di
tetti in eternit per case private; a San Germano sono in
corso i lavori di smantellamento del tetto in eternit della
sala valdese, che sarà sostituito da una copertura in alluminio. Non si registra niente nei
Comuni di montagna come
Angrogna o Frali, dove l’amianto, in quanto materiale
fragile e poco adatto al carico
della neve, pare non sia stato
molto usato. L’Ausl 10 ha approvato nel 1996 23 piani di
smaltimento di altrettanti edifici pubblici e privati per
strutture in amianto; difficile
sapere, comunque, in mancanza di un’opportuna indagine serrata su tutto il territorio,
l’effettiva presenza non denunciata di ulteriori rivestimenti in amianto.
8
PAG. Il
E Eco Delle ¥vlli ^ldesi
r.
'ONACHE
SAN GERMANO: LAVORI ALLA FOGNATURA — Sono
iniziati da circa una settimana i lavori di rifacimento di un
tratto di fognatura sulla strada provinciale (foto): la vecchia
tubazione che presentava varie perdite sarà sostituita. Nel
periodo dei lavori, presumibilmente fino alla fíne di maggio, il traffico da e per Pramollo, ma anche verso l’Asilo dei
vecchi, viene deviato data la ristretta dimensione della carreggiata proprio nel tratto dove si stanno svolgendo i lavori.
TORRE PELLICE: SI ALL’AGENZIA TURISTICA — Il
Consiglio comunale di Torre Pellice, riunitosi la scorsa settimana, ha approvato lo statuto della nuova Agenzia di accoglienza e promozione turistica della vai Susa e del Pinerolese. Dopo una serie di incontri fra Provincia ed enti locali, si è arrivati alla definizione della nuova agenzia, con
sede principale a Pinerolo e secondaria ad Oulx, a cui spetterà il compito di promuovere il turismo nel bacino individuato. Polemiche sono state sollevate dalla vai Susa per la
scelta di individuare Pinerolo come sede principale, arrivando fino ad interrogazioni parlamentari. Nello specifico.
Torre Pellice risulta essere sede di lat e settimo Comune
del territorio dell’agenzia come presenze turistiche. Il Consiglio comunale ha anche approvato alcuni progetti preliminari: un tronco di fognatura della zona della stazione Fs,
il rifacimento di un muro crollato all’interno della borgata
Chabriols superiori, la sistemazione di alcune strade e di un
tratto di fognatura in via Ravadera.
DELEGAZIONE DI PIAZZA ARMERINA A PINEROLO
— Una delegazione di Piazza Armerina visiterà Pinerolo
nel prossimo fine settimana. L’arrivo degli ospiti è previsto
per le 13 di sabato 24 maggio alla stazione Fs; altri incontri
sono previsti sabato, domenica e lunedì, quando alle 10 ci
sarà il saluto ufficiale nella sala consigliare.
Al via il regolamento CEE 2081/93: Contributi a fondo perduto
CO.G.ART. Pinerolo:
rinnovo cariche sociali
Confermato presidente Alberto Mûris
Pinerolo, 6/5/97
L’Assemblea ordinaria dei soci CO.G.ART. Pinerolo Seri
tenutasi il 22 aprile scorso ha deliberato il rinnovo delle cariche sociali, confermando prevalentemente i consiglieri
uscenti. Riconfermati pertanto per il biennio 1997-2000 il
presidente del Consiglio di amministrazione sig. Alberto
Mûris e il vicepresidente sig. Miraldo Melano.
Al 31/12/96 la Cooperativa contava n. 1551 soci distribuiti sul territorio del comprensorio di Pinerolo e della
bassa ed alta Valle di Susa.
L’operatività della Cooperativa si è ulteriormente sviluppata a supporto delle imprese artigiane, nel settore della
consulenza creditizia per l’accesso ai finanziamenti agevolati.
In merito è opportuno segnalare l’imminente uscita del
bando di concorso per l’accesso ai contributi a fondo perduto per le aziende artigiane di produzione e servizio alla
produzione.
Eventuali infomnazionì e chiarimenti possono essere
richiesti presso ì nostri uffici di:
Pinerolo - via Chiapperò 15 - tei. 0121 -79.53.40
Condove - via Moncenisio 9 - tei. 01 1-96.43.504
Susa - p.za Terzo Reggimento Alpini 5 - tei. 0122-62.24.58
L'Acea e due consorzi torinesi
Accordo per ¡ rifiuti
PIERVALDO ROSTAN
BOBBIO PELLICE: PRIOTTO NUOVO CONSIGLIERE
— Il Consiglio comunale di Bobbio Pellice di venerdì 16
si è aperto con la sostituzione del consigliere dimissionario
della minoranza Sergio Pasetto con Andrea Priotto. Pochi
gli argomenti in discussione: il gettone di presenza ai consiglieri, aumentato del 10%, e due ordini del giorno; il primo ha proposto una lunga riflessione sulla situazione socio-sanitaria della valle e sulle prospettive dei servizi, il
secondo a tutela delle scuole di montagna. In chiusura il
Consiglio ha discusso dei passi carrabili: la legge stabilisce che i cittadini debbano chiedere il rilascio di un’autorizzazione per ogni singolo passaggio che sarà indicato
con apposito segnale. L’amministrazione dovrà invece decidere come regolamentare la materia e soprattutto se far
pagare o meno una tassa sulla concessione.
INCENDIO DOLOSO A BRICHERASIO — Un incendio di
probabile origine dolosa ha semidistrutto domenica scorsa
un bar di Bricherasio, il Black fox, che si trova sulla strada
provinciale della vai Pellice. Il fuoco è stato notato da un
automobilista di passaggio che ha avvisato al 115 i vigili
del fuoco. Buona parte degli arredi è andata distrutta; le
fiamme, secondo una prima ricostruzione dei carabinieri e
vigili del fuoco, sarebbe stato appiccato dall’esterno del locale. Sono comunque in corso ulteriori indagini.
Per ridurre il conferimento
nelle discariche o, in un
domani, all’inceneritore l’unico sistema è produrre meno rifiuti e realizzare al massimo la
raccolta differenziata; il compostaggio, cioè la trasformazione in concime dei prodotti
organici, rappresenta quel tipico riuso di sostanze che oggi
invece finiscono in discarica.
«Oggi conferire alla discarica di Pinerolo costa ai Comuni 60 lire al kg - dice il direttore dell’Acea, Francesco
Carcioffo -: la tariffa è largamente la più bassa in Piemonte e comunque rappresenta un costo. Ad esso vanno
aggiunte 25 lire di tasse varie
e in prospettiva questo costo
aumenterà. Dunque la raccolta differenziata rappresenta un risparmio». L’Acea ha
in programma di costruire in
futuro un grosso impianto di
compostaggio del costo di
circa 14 miliardi ma intanto
proprio in questi giorni il
consorzio ha lanciato la proposta ai cittadini di acquistare
un «compostatore» per rifiuti
domestici. «Vorremmo che il
cittadino riduca i rifiuti alla
fonte - spiega l’ing. Carcioffo
- e perciò chiediamo un contributo di 50.000 per l’acquisto del contenitore in cui costo si aggira sulle 150.000. E
possibile, almeno in teoria,
che chi si attiva in tal senso
ricavi anche un risparmio
sulla tassa raccolta rifiuti visto che ogni kg sottratto alla
discarica è un costo in meno
di smaltimento. Dal 1999
sarà l’Acea ad applicare direttamente la tariffa raccolta
e smaltimento rifiuti creando
dunque un rapporto diretto
coi cittadini».
In attesa che il consorzio
trovi le risorse economiche
per realizzare l’impianto di
compostaggio (dovrebbero
arrivare finanziamenti direttamente dal governo) e che si
definisca la distribuzione alle
famiglie dei compostatori domestici, si può invece fare un
primo bilancio della raccolta
differenziata; da due anni si
pagano 4.000 lire per abitante
per potenziarla, si sono installati nuovi cassonetti e campane: con quali risultati? «1 risultati fin qui ottenuti sono
ottimi se confrontati col periodo precedente mentre non
ancora sufficienti se si guarda agli obbiettivi che ci siamo prefissati - risponde Carcioffo -; nel ’95 eravamo al
5%, a dicembre ’96 siamo saliti all’11% e nei primi mesi
del ’97 siamo al 12%. Siamo
dunque lontani da quel 3035% che si dovrebbe raggiungere. Dovremo anche migliorare il servizio di raccolta per quanto riguarda la
tempestività».
Nel futuro dell’Acea c’è
l’accordo con altri consorzi
(Cidiu di Collegno e Torino
Sud di Beinasco) per affrontare con nuove tecnologie il
problema rifiuti: «Abbiamo
raggiunto un accordo - spiega il direttore dell’Acca - con
gli altri due consorzi; si dovrà realizzare un sistema integrato: dunque impianto di
compostaggio, raccolta differenziata, stazione di selezione
e da ultimo un impianto di
termodistruzione. L’accordo
raggiunto prevede la costituzione di una società di capitali capace di realizzare un sistema integrato di smaltimento che rispondano alle esigenze di un territorio che va dalla Francia e da Sestru n a
Moncalieri e che compì ende
circa 700.000 abitanti».
La richiesta della Ausi 10
Più fondi destinati
alle emergenze
L’Ausl 10 intende cambiare
le modalità operative dell’intervento di emergenza sanitaria nel Pinerolese; per farlo,
dopo avere incontrato Croce
Verde e Croce Rossa operanti
sul territorio, i funzionari e i
medici, il direttore generale
dell’azienda Ferruccio Massa
ha avanzato alla Regione le
proprie richieste economiche.
«Ogni anno ci servirebbero
per questo servizio circa 4,5
miliardi - dice il dott. Massa
-; solo in questo modo potremmo superare la provvisorietà e quelle sorprese che
ogni tanto incontriamo. Il nostro è un territorio di 46 Comuni, oltre 1.000 km di strade
(aumentate con l’ingresso di
Sestriere). Per poter costruire
un “ombrello di protezione
per i cittadini” occorre uno
sforzo non indifferente. Le
nove associazioni Croci Rossa e Verde, 1.158 volontari
che offrono la loro preziosissima opera, hanno presentato
all’azienda Usi 10 i loro pre
ventivi: si superano il miliardo e 400 milioni. Ritengo anche necessaria la presenza di
una trentina di medici e di altrettanti infermieri professionali in modo da coprire i vari
turni e a questo punto il preventivo di spesa sale appunto
ai 4,5 miliardi». Con questo
personale e queste risorse, secondo l’Ausl 10, si dovrebbe
garantire un puntuale funzionamento del servizio di emergenza, dando ai volontari il
giusto riconoscimento e nello
stesso tempo programmando
la presenza di personale professionale tale da consentire
efficienza al servizio. Un primo concorso per l’assunzione
di 14 infermieri destinati
all’emergenza è già stato avviato: «L’augurio - conclude
Ferruccio Massa - è che i cittadini possano trovare un servizio all’altezza e che nello
stesso tempo, consapevoli degli elevati costi, vi si rivolgano solo in caso di reale necessità e urgenza».
TIPOGRAFIfi SÜBfILPINR
BIGLIETTI DA VISITA - CARTA INTESTATA
VOLANTINI - LOCANDINE - MANIFESTI
LAVORI COMMERCIALI IN GENERE
SI RILEGANO LIBRI
Torre Pellice, via Arnaud 25; ® 0121/91334
venerdì 23 MAGGIO 199-7 >,,pi^F.RDÌ
Sestriere
Rally per
auto d'epoca
Sono tornate le auto del rally per la rievocazione della
storica corsa del Sestriere;
per il secondo anno i concorrenti si sono cimentati, sabato
17 maggio, nella salita al
Colle dalla vai di Susa per
poi ridiscendere in vai Chisone e poi a Torino. Le auto
ammesse dovevano essere
state costruite entro il 1979, e
sono state divise in cinque
raggruppamenti; costruite fino al 1957, tra il ’58 e il ’61,
dal ’62 al ’65, dal ’66 al ’71 e
fra il ’72 e il ’77.1 concorrenti hanno effettuato un percorso di 284 km con vari punti di
controllo e rilevamento, una
prova nel tratto Pinerolo-San
Secondo-Bricherasio. Alla
gara hanno preso parte 170
auto con a bordo due persone;
alla fine è risultato vincitore
il bolognese Giuliano Canè,
in coppia con Federico Lastrucci, a bordo di una Porche
356 Speedester. Alla manifestazione hanno preso parte
anche atleti come il maratoneta Durbano o lo sciatore De
Grignis e l’assessore regionale allo Sport, Angeleri.
Uno degli equipaggi al raduno
Torre Pellice
Spostamenti
all'ospedale
Sono terminati i lavori di
ristrutturazione all’ospedale
di Torre Pellice per ospitare
più propriamente e adeguatamente il pronto soccorso e
trasferire la sede dei prelievi
e degli uffici accettazione, attualmente nel prefabbricato in
cortile, nell’ala nuova dove
rimarranno stabilmente. «Per
poter effettuare lo spostamento del centro prelievi, degli
sportelli e del centralino telefonico - informa la Ciov l’attività dell’ospedale valdese di Torre Pellice subirà delle limitazioni da venerdì 30
maggio a lunedì 2 giugno
compreso. Le limitazioni riguarderanno i prelievi di laboratorio, gli esami radiologici,
gli Ecg e l’attività di prenotazione, accettazione e consegna referti agli sportelli. Per
informazioni si può telefonare
al n. 0121-952611, possibilmente entro il 30 maggio in
quanto lo spostamento del
centralino telefonico comporterà in certi momenti difficoltà di comunicazione».
L’attività regolare dunque riprenderà martedì 3 giugno.
San Giovanni
Giornata
comunitaria
DONATELLA CAFFAREL
. utto quel che il Padre
NV X mi dà, verrà a me e
colui che viene a me io non lo
caccerò fuorj» (Giov. 6, 37);
questo era il filo conduttore
della giornata comunitaria organizzata per domenica 18
maggio. Il culto nel tempio è
stato occasione di riflessione
sulla Pentecoste. Il pastore
Pasque! ha invitato quattro
membri delle comunità a rileggere il versetto di Giovanni in quattro lingue diverse,
perché proprio questo è il si’
gnificato della Pentecoste:
anche parlando linguaggi diversi Dio accoglie ognuno.!
bambini della scuola domenicale hanno rappresentato uj
piccolo spettacolo dandola
loro interpretazione sulla dversità fra gli uomini: i fiori
in natura sono tanti e di tanti
colori e così è giusto che siano anche gli uomini.
La sala Albarin non è stata
sufficiente per accogliere a
pranzo i convenuti; a! problema si è ovviato con il cortile
dell’Asilo. Banchetti con materiale sul Rifugio, sull’Uliveto, sull’Asilo, stilla Cevaa,
banchetti della Claudiana, di
Radio Beckwith, de La Beidana e una mostra di lavori
artigianali hanno permesso di
conoscere alcune realtà della
nostra chiesa. Altre attività
hanno formato questa giornata: il bazar, la pesca con tiro
al bersaglio preparata dal
Gruppo cadetti, la caccia al
tesoro organizzata dal Gruppo giovani, la lotteria, il momento del tè. Al termine del
pomeriggio il pastore Giorgio
Tourn ha risposto ad alcune
domande sul suo libro Italiani e protestantesimo: uniticontro impossibile ?
Posta
Obiezione alle
spese militari
L’assemblea degli Obiettori
alle spese militari (Osm) ha
deciso quest’anno di rendere
visibile, anche nel nome della
Campagna nazionale di obiezione di coscienza alle spese
militari e per la ditèsa popO"
lare nonviolenta, che sono: nconoscimento del diritto alTopzione fiscale; pubblica
istituzione di forme di difesa
nonarmata e nonviolenta; istituzione di una scuola pubblica per formatori di obiettori
di coscienza. La presenza nel
governo di persone che da
sempre hanno sotenuto queste
idee fa sperare che si possa,
come si legge su Azione Nonviolenta del dicembre " ’
«ottenere un riconoscinien 0
politico e giuridico al difù °
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spese militari, come conse
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Numerosi cacciatori di
Villar e Bobbio Pellice
^ hanno vivamente espresso il loro disagio e il loro disappunto per quanto sta avvenendo, a dire il vero da
tempo, nell’ambito della caccia in montagna; in particolare il malumore è dovuto in
questi giorni al raddoppio
della «Tassa di selezione» al
camoscio. È evidente che
questo motivo è solo la
«goccia che fa traboccare il
vaso», anche se 100.000 lire
sono ancora una cifra ragguardevole (almeno per chi
vive in montagna del suo lavoro). Questo fatto mi porta
ad esternare alcuni miei personali punti di vista, nella
speranza di aprire un dialogo
fra le parti e infine di raggiungere delle soluzioni accettabili. A tal fine vorrei fare una breve storia dell’Oasi
del Barant per chiarire meglio il mio pensiero.
L’Oasi nasce negli Anni
60 su proposta dell’associazione cacciatori di Villar e
Bobbio, che contestualmente
ottenne l’istituzione di una
riserva di caccia autogestita.
La sorveglianza veniva affidata a uno dei più accaniti
cacciatori, Giovanni Charbonnier detto Jean d’Anot,
profondo conoscitore della
catena montuosa che dalla
Meidassa scende a morire alla confluenza del Pellice e
del Guicciard, di cui divide i
bacini e che è appunto il territorio dell’Oasi. Allora sull’intero territorio rimanevano
pochissimi ungulati, rappresentati esclusivamente dal
camoscio, mentre buona era
ancora la presenza di altri
selvatici (fagiani, pernici, le■ pii, scoiattoli, marmotte) oggi estremamente ridotti an; che a causa della pressoché
totale scomparsa delle attività agricole, con esclusione
' della pastorizia sui pascoli
d’alta quota dove, per l’appunto, la marmotta mantiene
la sua iniziale consistenza.
L’attenta vigilanza del
guardiacaccia, ma anche di
tutti i cacciatori locali e le
iniziative collaterali da essi
messe in atto con la collaborazione delle amministrazioni
locali (in particolare di quella
di Bobbio) ha dato i seguenti
risultati nei circa 30 anni di
esistenza dell’Oasi; aumento
del camoscio da poche decine di unità a circa un migliaio di capi nella sola Oasi;
reintroduzione dello stambecco (la cui colonia oggi si
sta avvicinando alle 100
unità); reintroduzione del capriolo; ritorno (?) del cinghiale; introduzione del muflone (questa scelta, oggi
molto criticata, fu dovuta alla
volontà dei cacciatori di introdurre una specie allora
non cacciabile). La stessa
presenza dell’Oasi ha comportato una serie di iniziative
che interessano l’area; Giardino del Barant, potenziamento dei Rifugi, miglioramento degli alpeggi mentre
altre sono oggi oggetto di dibattito (istituzione del Parco).
Il discorso rimarrebbe an
Delle "\àLLi ")àldesi
Alpinismo in celluloide
Cinema e montagna
PAG.
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L’Eco Delle Valli Valdesi
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redazione Torre Pellice
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non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
cora lungo, ma è ora di trarre
delle conclusioni. E evidente
che i risultati ottenuti sono il
frutto di un serio e sereno
confronto fra le posizioni
delle categorie interessate;
cacciatori, ambientalisti,
contadini, amministratori
pubblici; ma in particolare ha
avuto un grande peso l’impegno dei cacciatori locali i
quali, anche nel loro interesse, hanno creato le condizioni non solo per il mantenimento della selvaggina ma
del suo potenziamento. Non
a caso ho usato il termine
«nel suo interesse» e su questo aspetto torneremo. L’istituzione prima del Comparto
e il suo ampliamento poi, e
la conseguente massiccia
presenza di cacciatori non legati al territorio ha sicuramente cambiato molte cose e
eerto ha fatto venir meno
l’interesse a un’attenta gestione della natura (la probabile immissione dolosa di
cinghiali in passato è solo un
esempio). Non siamo giunti
in valle ai fatti incresciosi
(per usare un termine soft) di
Pragelato, ma è probabile
che i casi di bracconaggio
all’interno dell’Oasi siano
ben più di uno. È quindi ora
di cambiare rotta e l’attuale
dibattito sul futuro dell’Oasi
è in questo senso l’occasione
migliore. Infatti ci troviamo
di fronte a due posizioni che
sono obiettivamente contrapposte; una richiede l’apertura
almeno parziale della caccia,
l’altra propone l’istituzione
di un parco. A me pare che le
due posizioni non siano a
priori inconciliabili, basti ad
esempio vedere cosa succede
oltre confine nel parco del
Queyras.
Proprio l’esempio del Queyras dovrebbe suggerirci una
soluzione analoga, basata su
un’attenta e motivata gestione del patrimonio faunistico
e floristico, responsabilizzando la popolazione locale
e incentivandone l’economia
reinvestendo in loco i proventi dell’attività venatoria.
Risulta invece che al momento il Comparto stia predisponendo un bando di concorso per «una» guardia venatoria, con sede in un Comune vicino a Pinerolo e con
funzioni di vigilanza da Bobbio a Pragelato! In questi
giorni inoltre sono arrivare
delle «lepri» dall’Argentina
a un costo di poco inferiore
al mezzo milione, che con
tutta probabilità serviranno
da preda per volpi e poiane.
Qualcosa di analogo si fa
con i fagiani.
Voglio pertanto ribadire
una proposta che non è solo
mia e cioè quella di ricorrere
ai sensi delle ultime leggi
della montagna al lavoro dei
coltivatori diretti locali, molti dei quali sono molto giovani, per ricreare quegli habitat che in passato erano ottimali per lepri e pernici, fagiani e scoiattoli ecc. In conclusione è possibile, coinvolgendo economicamente la
popolazione locale, incentivandone l’attività economica, raggiungere risultati di
grande valore e che hanno
una pluralità di funzioni positive (potenziamento della
fauna, miglioramento della
flora, riassetto idrogeologico,
ecc.). In caso contrario fra
qualche anno in inontagna
avremo solo più aziende venatorie (ne sta già sorgendo
una nel Pinerolese) gestite da
amanti dei Safari, ormai
sempre più difficili nell Est
Europeo e in Africa.
* sindaco di Bobbio Pellice
MARCO FRASCHIA
Giunto ormai alla nona
edizione. Alpinismo in
celluloide, l’ormai consueta
rassegna di film di montagna
organizzata dal Cai Uget vai
Pellice insieme con il comune
di Torre Pellice, alla Comunità montana vai Pellice e alla
Cooperativa culturale «La
Tarta volante», quest’anno
presenta interessanti novità in
collaborazione con il Festival
della città di Trento.
L’azione e l’avventura hanno lasciato più spazio a opere
monografiche a carattere etnografico, storico e geografico, raccogliendo i consensi
del pubblico e della giuria.
Non mancheranno certo filrn
di movimento, una discesa di
sci estremo effettuata da Tone
Valeruz sul versante nord della Marmolada (Uno slalom
speciale), il concatenamento
di più vie di roccia nel gruppo
del Brenta, realizzato nel gennaio 1996 dalla guida alpina
di Molveno Franco Nicolini
(Via Dolomieu); la salita di
un’inviolata parete dell’Antartide alta 2700 metri, realizzata dal fuoriclasse svizzero
Ehrard Loretan (White out Solo dans les SOeme)-, sei modi diversi per affrontare una
discesa in neve fresca (Stili
sei, neve una).
Il gran premio «Città di
Trento» Genziana d’oro è stato vinto daU’immancabile
Gerhard Baur; il regista ha seguito per un’intera estate, con
qualsiasi tempo, Paul Membrini appeso a pareti di roccia
friabile o vagabondo lungo i
ghiacciai alla ricerca di splendidi cristalli minerali (Paul
Membrini un cacciatore di
cristalli su sentieri estremi).
La Genziana d’oro per la migliore opera d’alpinismo racconta l’esperienza di alcuni
protagonisti nella zona della
morte, la fascia oltre gli 8.000
metri dove l’aria è molto rarefatta (La zone de la mort). Di
interesse etnografico e antropologico sono le due Genziane d’argento; la prima (Karsha) raeeonta l’isolamento invernale di un villaggio di 50()
persone situato a 4.000 metri
in Himalaya, la seconda segue
l’attività di uno degli ultimi
distillatori ambulanti ancora
presenti sulle Alpi della Savoia (Alambics ou le dernier
defi de la marraine). Duccio
Canestrini racconta l’esperienza di un agronomo etiope che
ha miracolosamente salvato
una manciata di cereali indigeni e oggi li ridistribuisce a
migliaia di piccoli agricoltori
[I semi della sopravvivenza),
mentre un omaggio all’Occitania è il racconto di un vecchio montanaro che ricorda in
patois l’antica tradizione del
taglio del fieno nei pascoli
d’altura (Parla de kyè).
Inoltre non mancheranno il
fascino del mondo sottemaneo
nel resoconto della spedizione
di un gruppo speleologico italiano nel Chiapas messicano
(Sotto la giungla il fiume) e
l’esplorazione delle inospitali
isole Kerguelen nell’Oceano
Indiano meridionale, sulle
tracce dei cacciatori di foche
che vi fecero naufragio il secolo scorso (La caverne des
phoquiers). A seguire le realizzazioBii dell’attivissima associazione valligiana di volo
libero «Voi au vent».
2"
^ 51
Nelle
Chiese Valdesi
ASSEMBLEE DI CIRCUITO — Le assemblee di circuito
si svolgeranno venerdì 23 maggio; il 1° circuito terra la
sua assemblea alle 20,45 a Villar Pellice; il 2“ circuito alle
20,45 a Prarostino e il 3° alle 20,30 a Perrero. Gli incontn
sono aperti a tutti. . . , , ^
CIRCUITO — Proposta di gita a Lipsia e dintorni dal 13
al 23 giugno «Sulle orme di Lutero». Chi è interessato può
rivolgersi alla Chiesa di Pramollo (tei. 0121-58020).
CAMPI ESTIVI AL BAGNOÒU — Campo piccoli
(dall’ultimo anno di scuola materna alla seconda elementare) dal 31-7 al 3-8; tema «C’era una ^olta », costo lire
90 000 prenotazioni presso Sandra Rostan 0121-93zy3o.
Campo medi (dalla terza alla quinta elementare) dal 4-8
all’8-8; tema «Con e senza frontiere», costo lire 110.000,
prenotazioni presso Franco Taglierò 0121-944182. Campo
grandi (scuole medie), dal 9-8 al 14-8; tema «Ma tu con
me... cosa ci azzecchi?», costo lire 140.000, prenotazioni
presso Marinella Lausarot 0121-932969.
CAMPO GIOVANI — Le chiese del 1° circuito insieme alla
chiesa riformata di Montrey (Vailese, Svizzera) organizzano un campo per i giovani dai 14 anni in su. Il campo avra
luogo in Francia dal 28 giugno all’8 luglio e prevedera discese in canoa, trekking, arrampicate. Informazioni presso
Massimo Long tei. 0121-953107.
FESTA DELLE SCUOLE DOMENICALI — Domenica
25 maggio Festa delle scuole domenicali del 1° circuito a
Torino; scuole domenicali del 2° circuito a Pramollo.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 25 maggio,
all’Asilo, assemblea di chiesa.
PERRERO-MANIGLIA — Il prossimo incontro dell’Unione femminile si terrà martedì 27 maggio.
PRAROSTINO — Domenica 25 maggio alle 21 il coretto
valdese di Torre Pellice si esibirà in un concerto nel teinpio di San Bartolomeo, su iniziativa dell’Unione femminile; le offerte raccolte verranno destinate a un progetto a favore di donne del Madagascar che hanno bisogno di una
macchina da cucire.
SAN SECONDO — Sabato 24 maggio, alle 21, nel tempio,
concerto delle corali di Rorà e San Secondo a favore della
ristrutturazione della Casa delle diaconesse. Domenica 25
culto con insediamento di nuovi anziani.
torre pellice — Venerdì 23 maggio culto serale, alle
18, alla Casa unionista. Lunedì 26 maggio al presbiterio,
alle 20,45, incontro conclusivo dello studio biblico condotto da Massimo Marottoli.
VILLAR PEROSA — Alle 19,30 incontro dei pastori e predicatori locali.
VILLASECCA — Il bazar a cura dell’Unione femminile si
terrà domenica 25 maggio alle 14,30. _________
22 maggio, giovedì — LUSERNA SAN GIOVANNI;
Alla scuola media di via Marconi, alle 17, ultimo incontro
del corso di aggiornamento su
«Nazionalismo, totalitarismo,
razzismo nell’Europa del
’900» su «La “resistenza morale”; riflessione sui documenti storici».
22 maggio, giovedì —
torre pellice. Alle 21,
presso la sede in corso Lombardini, è convocato il Consiglio della Comunità montana
vai Pellice; in esame l’adesione alla nuova agenzia turistica,
il progetto di cultura materiale
e i progetti per il recupero di
alcune borgate in sei Comuni
della valle.
22 maggio, giovedì
torre PELLICE; Alle 17,
alla biblioteca della Casa valdese per il V corso di storia e
cultura locale per insegnanti,
relazione di Mauro Pons su
«Turismo, associazioni, manifestazioni, sport».
23 maggio, venerdì — PINEROLO; Per il Cineforum,
nella sede dell’Anpi alle 21,
proiezione del film «Fragole e
cioccolato».
23 maggio, venerdì — PINEROLO; Nel salone del
municipio per il «Premio editore donna», alle 17, incontro
con T. Ben Jelloun e E. Volterrani sul tema «Autore e traduttore».
24 maggio, sabato — PINEROLO; Nella chiesa di
Sant’Agostino, alle 18, presentazione del libro «Vite nere.
Storia delle miniere del Beth e
della grande valanga del
1904» di G. V. Avendo.
24 maggio, sabato — SAN
GERMANO CHISONE. Nel
tempio valdese, alle 14,30,
convegno sul tema «I luoghi
della fede, chiese e templi nelle valli Chisone e Germanasca
tra storia e arte»; intervengono
Giorgio Tourn, Renzo Bounous, don Livio Brun, Egidio
Rol, ring. Wieiss di Berna, il
vescovo di Pinerolo Giachetti
e l’assessore regionale alla
Cultura, Leo. Alle 16,30, al
parco comunale «Villa Widemann», inaugurazione della
mostra «I luoghi della fede»,
la mostra resterà aperta fino al
r giugno.
24 maggio, sabato — PINEROLO; In centro città,
dalle 15,45, animazione di
strada «I luoghi narranti» con
«Nonsoloteatro»; alle 16,30 in
piazza San Donato momento
conclusivo del concorso «Libri
in gara» per i ragazzi delle
scuole dell’obbligo; dalle 17
animazione itinerante «Armonia poetica per quattro voci e
un violino».
24 maggio, sabato — TORRE PELLICE; Al ristorante
«Bellevue», alle 19, Festa sociale per i soci Fidas, con premiazione dei soci benemeriti e
cena (lire 37.000 adulti, lire
14.000 bambini).
24 maggio, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI;
Nella chiesa del Sacro Cuore,
alle 21, concerto del coro La
Draia a favore dell’Associazione volontari italiani del
sangue e dell’Associazione
donatori midollo osseo; interverrà Daria Tricase, segretaria
Admo «Rossano Bella».
24 maggio, sabato — PINEROLO; Presso la sede del
circolo P. Neruda in via Marro
4 mostra di pittura e scultura
«Colori e forme al femminile»
aperta fino al 1° giugno. Informazioni al 323246.
24-25 maggio — PINEROLO; In piazza S. Donato dalle
15 alle 19 di sabato e dalle 10
alle 13 e dalle 15 alle 19 di domenica «Bancarella del libro».
24-25 maggio — PINERO
LO; Al Palazzetto dello sport,
alle 21, galà di danza sabato e
galà di arti marziali domenica,
ingresso libero.
24-25 maggio — PINERO
LO; Per «Città d’arte a porte
aperte» visite guidate; alle 16
di sabato 24 cattedrale di San
Donato, alle 15 di domenica
25 chiesa di San Maurizio,
chiesa di Sant’Agostino, chiesa del monastero della Visitazione, tempio valdese; dalle 15
alle 18 visita guidata alle specie arboree rare del giardino
«Edmondo De Amicis»; in
concomitanza concerti di rnusica classica a cura del civico
Istituto musicale «Corelli»,
concerto conclusivo alle 17,30
in piazza San Donato.
25 maggio, domenica —
CAVOUR; Alle 14,30 in piazza Sforzini raduno dei partecipanti alla 18“ edizione di «Pedala Cavour»; alle 17 circa è
previsto T arrivo sul Gerbido.
25 maggio, domenica —
LUSERNA SAN GIOVANNI; L’Avis organizza «Quat
pass e ’n bocon» camminata
non competitiva, libera a tutti,
con spaghettata finale; ritrovo
nella piazza del mercato alle
15, partenza alle 15,30.
25 maggio, domenica —
TORRE PELLICE; Al Ciao,
via Volta, alle 18 «Passage to
America», alla scoperta del
Perù, con musica, assaggi, protagonisti.
25 maggio, domenica —
PINEROLO; Alle 16,30, in
piazza San Donato, presentazione del libro degli alunni
delle medie di Perosa Argentina «Per non dimenticare».
26 maggio, iunedì — LUSERNA SAN GIOVANNI;
Alla scuola media, alle 20,30,
conferenza sul tema «Tra accoglienza e rifiuto; quali prospettive per gli immigrati?»
con Bruno Tron e Lilia Davite.
27 maggio, martedì —
TORRE PELLICE; Alla biblioteca della Casa valdese, alle 15,30 per l’Unitre, concerto
con Francesca Lanza, soprano,
Oliviero Giorgiutti, basso,
Leonardo Nicassio, pianoforte,
musiche di Mosart, Rossini,
Donizetti, Bellini.
27 maggio, martedì — PINEROLO; Al Salone dei cavalieri, alle 21, Vittorio Morero
parlerà su «Giovanni Agnelli»
per l’ultimo incontro della serie
«Parliamo di storia».
27 maggio, martedì — TORINO; Al Centro congressi
Torino incontra, alle 9,15, seminario su «Invecchiamento
agricolo e offerta della terra.
Ipotesi di ristmtturazione dell’
agricoltura nella provincia di
Torino». I partecipanti possono
iscriversi a partire dalle 9.
28 maggio, mercoledì —
PINEROLO; Al Centro sociale San Lazzaro, alle 20,45, per
il 1° corso per il riconoscimento degli alberi, incontro con il
prof. Maggiorino Passet sul tema «La foglia; polmone e centrale energetica».
29 maggio, giovedì —
TORRE PELLICE; Alla biblioteca della Casa valdese, alle 17, per il V corso di storia e
cultura locale per insegnanti,
incontro sul tema «Il sistema
culturale e museale valdese»
con relazioni di Claudio Pasquet e Toti Rochat.
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, da giovedì 22 a giovedì
29, Shine di Scott Hicks,
Oscar ’97; sabato 24, ore 20 e
21.15, domenica 25, ore 20 e
21.15, feriali ore 21,15.
BARGE — 11 cinema Comunale ha in programma, venerdì 23, ore 21,15, Go now;
sabato 24, ore 21,15 Romeo e
Giulietta; da domenica 25
(15,15, 17,15, 19,15e21,15)a
giovedì 29 Bugiardo, bugiardo; feriali spettacoli ore 21,15,
chiuso mercoledì.
10
PAG. IV
VENERDÌ 23 MAGGIO I997
L'Ipermercato
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1997
PAG. 7 RIFORMA.
lì 23 MAGGIO 1997
h
lOCIETÀ
Í
oriflinale per l'ufficio delle imposte
Pjerwio all'Ufficio
MINISTERO DEtlf. FINANZE
Codice fiscale
del dichiarante
MODELLO 740/97
reddìtil996
DICHIARAZIONE DEU£ Barrare la casella se I 1
PERSONE FISICHE dichiarazione congiunta 1-1
:m Intervista al moderatore Rostan
Le scelte della Chiesa valdese
LUCA MARIA NEGRO
DICHIARANTE PER lA DESTINAZIONE DEU'OnO PER Mlllf DEIL'IRPEF (m cc«. di scelto firmare ì„ uno degli spazi so«osR.nti)
Stato chktto cattolico Unioa.Chi«ecri»tioneo»«nli*<W 7 gionio
Assen^lee di Dio in Italia
(làa Eoigltoi V(AleK lUnw CM» notata« e Chiesa Evangelica Luterana in Italia Unione Comunità Ebraiche Italione
f Con la dichiarazione dei redditi e senza oneri aggiuntivi
Come e a chi si può destinare l'otto per mille
Quest'anno c'è anche l'Unione delle comunità ebraiche. Solo i pentecostali delle
Adi e i valdesi e metodisti continuano a rinunciare alle «scelte non espresse»
Una quota pari all'8%0 delrirpef è destinata per legge a
scopi di interesse sociale e
umanitario a diretta gestione
da parte dello Stato, ovvero a
scopi di carattere religioso,
caritatevole e umanitario gestiti da istituzioni religiose, il
contribuente ha quindi la iacoltà di indicare a quale ente
destinare la quota relativa
alla propria imposta. La scelta non comporta alcun onere aggiuntivo e non va quindi confusa con altre disposizioni legislative a favore delle stesse istituzioni religiose,
che consentono la deduzione dei contributi versati, fino
a un massimo di 2 milioni
annui.
Scelta personale
Chi presenterà il modello
740 potrà esprimere la propria scelta circa la destinazione dell’8%0 dell’Irpef firmando una delle caselle poste
nell’apposito riquadro inserito nel frontespizio della dichiarazione, subito sotto i
propri dati anagrafici. La
scelta è personale per cui, nei
casi di dichiarazione congiunta, il coniuge avrà a disposizione il suddetto riqua(ho sulla scheda «coniuge dichiarante».
In caso di mancata manifestazione della volontà, o in
caso di mancata consegna
della dichiarazione perché
non obbligatoria, la destinazione del gettito Irpef verrà
stabilita d’ufficio, in propor
zione alle scelte espresse dal
resto dei contribuenti. Ne
usufruiranno tutti i destinatari salvo le Assemblee di Dio
in Italia e la Chiesa evangelica valdese (Unione delle
Chiese metodiste e valdesi)
che hanno deciso di devolvere questa quota allo Stato in
quanto ritengono che gli enti
religiosi dovrebbero utilizzare solo le somme a loro esplicitamente destinate.
Se non si presenta il 740
Anche chi non presenta il
modello 740, in quanto esonerato, ha la possibilità di
manifestare la propria scelta.
Gli sono consentiti tre modi.
1) I soggetti che hanno presentato il modello 730 hanno
potuto farlo in quella sede.
2) I lavoratori dipendenti e
pensionati che nel ’96 hanno
ricevuto il modello 101 0 201 e
che non sono obbligati a presentare alcuna dichiarazione
dei redditi potranno effettuare la scelta per la destinazione
dell’8%0 inviando all’amministrazione finanziaria il mod.
101 o 201, dopo aver firmato
uno e uno solo degli appositi
riquadri. Sarà inoltre necessario firmare l’apposita dichiarazione in calce al modello
stesso, con la quale si attesta
di non possedere altri redditi.
Il modello 101 dovrà essere
presentato entro il 30 giugno
al proprio Comune, ovvero
spedito al Centro di servizio 0,
per i contribuenti che risiedono in zone in cui non sono
stati ancora istituiti i Centri di
servizio, al competente Ufficio imposte.
3) I contribuenti che non
sono tenuti a presentare la dichiarazione in quanto l’imposta lorda, diminuita delle detrazioni spettanti per i redditi
di lavoro dipendente e carichi
di famiglia non è superiore a
20.000 lire per esercitare l’opzione dovranno compilare
l’apposito modello inserito
come allegato alle istruzioni
indicando i propri dati anagrafici, manifestando con una
firma la scelta effettuata, dovranno poi indicare l’ammontare del proprio reddito
complessivo nell’apposito
quadro, che dovrà essere firmato. Il modello andrà presentato al Comune di residenza, o spedito al Centro di
servizio se esistente o all’Ufficio imposte competente, utilizzando una comune busta
bianca, chiusa e firmata sui
lembi di chiusura. Sulla busta, oltre al cognome, al nome, al numero di codice fiscale, andrà riportata l’indicazione: la scelta per la destinazione dell’8%0 dell’Irpef.
Le sette opzioni
Quest’anno le opzioni^ di
destinazione dell’8%0 dell’Irpef derivante dalla dichiarazione dei redditi sono sette:
- a favore dello Stato che lo
utilizzerà per interventi straordinari per combattere la fame nel mondo, le calamità
naturali nonché per fornire
assistenza ai rifugiati e per la
conservazione del patrimonio dei beni culturali:
- a favore della Chiesa cattolica che lo utilizzerà per
esigenze di culto per il sostentamento del clero e per
interventi caritativi a favore
della collettività nazionale e
dei paesi del Terzo Mondo;
- a favore dell’Unione delle
Chiese cristiane awentiste
del 7° giorno che promuoverà interventi a favore dei
paesi del Terzo Mondo, sociali e umanitari;
- a favore dell’Assemblee di
Dio in Italia per la promozione, anche a favore dei paesi
del Terzo Mondo, di interventi di carattere sociale e
umanitario:
- a favore della Chiesa evangelica valdese (Unione
delle Chiese metodiste e vaidesi) per scopi sociali, assistenziali, umanitari, culturali;
- a favore della Chiesa
evangelica luterana in Italia
per gli interventi sociali assistenziali, umanitari e culturali in Italia e all’estero e per il
sostentamento dei pastori;
- a favore, per la prima volta quest’anno, dell’Unione
delle comunità ebraiche italiane per la tutela degli interessi religiosi degli ebrei, per
la promozione e conservazione delle tradizioni e dei beni
culturali ebraici, nonché per
gli interventi sociali e umanitari volti alla tutela delle minoranze contro il razzismo e
l’antisemitismo.
Nella collana «Nostro tempo» è uscito il n. 60
•*' Peter Hertel ""«toJ
1 segreti deir Opus Dei
Documenti e retroscena
pp. 352, L. 36.000
Per molti nell’Opus Dei c’è «solo il
santi» (papa Luciani), per altri invece e la «Santa Mafia»,
l’«Octopus Dei» (piovra di Dio) 0
l’«Opium Dei». La pubblicazione
per la prima volta in Italia di uria
scelta di documenti «segreti»
dell’Opus Dei permette di mostrare il vero «volto interno» dell’Opera cioè che le sue autorità mentono quando presentano l’Opera
all’esterno, che circuiscono quattordicenni, che le donne devono
servire gli uomini, che la politica,
là scienza e l’informazione dovrebbero essere - da loro - messe
sotto tutela...
m a^etmriee
Claudiana
Nella collana «Nostro tempo» è uscito il n. 59
Elena Bein Ricco, Carla Facchini
Rita Gay Cialfi, Giorgio Girardet, Carlo Molari
Nuovi volti della famiglia
Tra libertà e responsabilità
a cura di Elena Bein Ricco
pp. 215, L. 24.000
Le trasformazioni sociali delta nostra società hanno modificato
anche l’organizzazione della famiglia
che non è un «dato» inalterabile (come taluni vorrebbero) ma un «divenuto» storico, sociologico e culturale.
Questo libro disegna una mappa
orientativa delle principali strutture
contemporanee per suggerire dei «criteri di valutazione etica» sempre più
urgenti oggi. L’obiettivo finale è «la
qualità dei rapporti» interpersonali affinché i vari soggetti della famiglia siano riconosciuti quali individui dotati di
diritti in uno spazio di relazioni reciproche fra uguali.
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL, 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - G.C.P. 20780102
http://wvKW.arpnet.it/-valdese/claudian.htm
E*^ imminente, da parte dei
ministeri competenti,
l’erogazione alla Tavola valdese della quota parte dell’otto per mille del gettito
dell’Irpef che i contribuenti
hanno destinato alle chiese
valdesi e metodiste nel 1994
(con la dichiarazione dei redditi relativa al 1993). Abbiamo posto alcune domande
sul «come, dove, quando»
dell’otto per mille al moderatore della Tavola valdese,
Gianni Rostan.
-Anzitutto, quando avverrà l’erogazione dei fondi?
«Tra giugno e luglio di quest’anno, i ministeri del Tesoro e delle Finanze dovrebbero determinare il “quantum”,
e poi si dovrebbe andare
all’erogazione. Questo a distanza di quattro anni dalla
firma dell’accordo sull’otto
per mille, avvenuta nel 1993.
D’ora in poi, comunque, ogni
anno nello stesso periodo saranno erogati i fondi relativi
alle scelte espresse tre anni
prima».
- A quanto ammonta la
somma che riceverete?
«Non lo sappiamo ancora.
Da un primo conteggio parziale delle scelte effettuate
con la dichiarazione dei redditi del ‘93 risultava una percentuale dell’1,7% di scelte
espresse a nostro favore, ma
la percentuale potrebbe anche scendere con i conteggi
definitivi. Diciamo che la cifra potrebbe oscillare tra i
cinque e i sei miliardi. Dobbiamo attendere che il ministero della Finanze, che ha
effettuato i conteggi, renda
noti i dati definitivi».
- Come contate di utilizzare
i fondi?
«Vista l’incertezza sul
"quantum”, l’apposita commissione per ora ha vagliato i
progetti ricevuti, dividendoli
in tre categorie: anzitutto
quelli che hanno priorità assoluta, poi quelli che sono
stati approvati ma che verranno finanziati in misura
dei fondi che riceveremo, e
infine i progetti che non sono stati approvati, o perché
la documentazione era incompleta o perché non coerenti con i criteri fissati dal
Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste».
- Possiamo ricordare quali
sono questi criteri?
«Certo: i fondi devono essere destinati esclusivamente a interventi di carattere
culturale, sociale e assistenziale in Italia e nei paesi del
sottosviluppo; una “congrua
porzione” dei fondi va desti
nata alla lotta contro la fame
nel mondo. Il tutto deve avvenire con la massima trasparenza, escludendo qualsiasi utilizzo per fini di culto
e curando l’informazione ai
contribuenti».
- Torniamo ai progetti. Può
anticipare qualcuna delle
scelte operate?
«Come stabilito dal Sinodo,
la decisione finale spetta alla
Tavola valdese, che si riunirà
a fine giugno. Posso comunque anticipare che, per quanto riguarda l’Italia, avranno
priorità i progetti dell’Ospedale valdese di Torino, del
Centro diaconale La Noce di
Palermo, dell’istituto per minori Casa materna di Napoli,
del Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia,
del Servizio cristiano di Riesi;
inoltre progetti nel campo del
dialogo interculturale proposti dalla rivista “Confronti”, e
interventi nel campo dell’assistenza a immigrati, nomadi
e carcerati realizzati da associazioni laiche di volontariato. Per quanto riguarda
l’estero, sosterremo progetti
della Cevaa (la comunità di
chiese nata dalla ex Missione
evangelica di Parigi) in Africa,
della Chiesa valdese nel Rio
de la Piata, dei luterani in Salvador, delle Chiese riformate
svizzere (Heks-Eper) in Albania, Ungheria, ex Jugoslavia e
Romania. In quest’ultirno
paese sosterremo i progetti a
favore dei “bambini di strada” di cui si è parlato recentemente nella rubrica televisiva
“Protestantesimo ” ».
- Che cosa farete per informare i contribuenti?
«Anzitutto, al Sinodo del
prossimo agosto la Tavola
presenterà una relazione
dettagliata. Poi pensiamo di
pubblicare inserzioni sui
principali quotidiani, e di
aprire una pagina Web su Internet, appositamente dedicata all’informazione sui progetti finanziati attraverso
l’otto per mille».
Nella «Piccola biblioteca teologica» è appena uscito il n. 42
Mister McGrath
Le radici della
spiritualità protestante
a cura di Aldo Comba
in appendice; La spiritualità protestante in Italia
pp. 272, L. 32.000
Illustrando con vivacità e chiarezza il
significato e il valore attuale della spiritualità protestante, l’autore intende
convincere la chiesa odierna a riscoprire le sue radici: «Le idee e i valori
del passato possono avere un grande
futuro dinanzi a sé». Il libro è la ricerca del nostro passato affinché produca quell’identità e autenticità che è
estremamente opportuna e dimostra
l’utilità della spiritualità della Riforma
per i problemi della chiesa odierna.
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Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
httpd/www.arpnet.it/~valdese/clauclìan.htm
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita
VENERDÌ 23 MAGGIO 1q.|
venere
Riunione del Comitato generale del Centro diaconale La Noce di Palermo
La diaconia «prospettica»
Dato che le nostre risorse non sono illimitate, si rendono necessarie riflessioni e
scelte operative che ripensino gli obiettivi e le strategie della nostra presenza
FRANCO CALVETTI
SI parla neH’ambito dei
servizi delle nostre opere
di diaconia pesante per indicare le difficoltà derivanti da
impegni di obiettivi troppo
gravosi rispetto alle risorse.
Credo che sia ora di parlare di
diaconia «prospettica» intendendo con questo quella serie
di riflessioni e operatività che
tendono a ripensare obiettivi
e strategie, «riconvertendo»
alcuni servizi che stanno concludendo il loro ruolo di stimolo e di surroga in una nuova e più attuale nostra presenza nel sociale. È quanto ha
cercato di mettere a punto il
Comitato generale del Centro
diaconale La Noce di Palermo
nelle sue sedute di metà aprile. Molto realisticamente il
Comitato esecutivo ha introdotto nella sua relazione l’argomento con queste parole:
«La nostra diaconia non dispone di mezzi illimitati, non
abbiamo serre dove coltivare
tutti i frutti in permanenza,
abbiamo bisogno di fare delle
scelte ma dobbiamo essere in
grado di offrire quelli che si
definiscono “frutti di stagione”... Anche a Palermo stanno scomparendo alcune situazioni di disagio che per
lungo tempo sono state una
caratteristica endemica di
questa città. Da parte nostra,
se sapremo razionalizzare le
nostre risorse e avvalerci delle esperienze già maturate altrove, abbiamo la possibilità
di fare delle proposte, di indicare dei percorsi, di tentare
delle soluzioni».
Queste proposte, percorsi,
soluzioni, che forse è bene
anche chiamare opportunità,
sono già venute maturandosi
Corso di computer al Centro La Noce
negli anni scorsi al Centro
diaconale con la delineazione di progetti che si sono realizzati accanto alle attività un
tempo principali e che sono
le scuole dell’infanzia (4 sezioni, 83 alunni) e la scuola
elementare (5 classi, 89 iscritti). Tali attività, nate da una
collaborazione a volte sofferta, per i tempi burocratici che
si richiedono, con gli enti locali sono:
- La Comunità alloggio
aperta nel 1992, riconosciuta
nel 1996, erede del Convitto
aperto nel 1965 è convenzionata per 8 posti dal 4 aprile
1997, con 9 addetti fra educatori, terapisti e consulenti.
- Il Servizio riabilitativo
iniziato nel 1989, potenziato
nel 1993, non convenzionato,
operante come servizio integrativo della scuola per terapie riabilitative nei confronti
di utenti esterni, con interventi specialistici anche presso scuole pubbliche, svolge
servizio di psicologia, neuropsichiatria, logopedia e neuropsicomotricità. Finora il
servizio ha preso in carico oltre 50 utenti.
- Il Servizio educativo domiciliare che, iniziato nel
1994 e non convenzionato,
segue 16 bambini segnalati
dai servizi sociali del Comune
tramite l’opera di 4 operatori.
I laboratori, iniziati nel
1995 sono attualmente finanziati dal ministero dell’Interno e dalla Provincia di Palermo. Essi si rivolgono a 45
iscritti dopo l’orario scolastico svolgendo attività di musica, di inglese, di ceramica, di
arte-terapia, di cultura italiana per immigrati, di psicomotricità. Molto ci sarebbe da
relazionare su questi impegni
profusi con intelligenza e
senso del reale dai responsabili, in primis dal direttore
Marco Jourdan. Ci limitiamo
a dare voce all’ultimo nato, al
progetto «Attività ludicoespressive mediante computer per bambini extracomunitari». Il laboratorio è iniziato
il 21 aprile di quest’anno grazie a un contributo della Provincia di Palermo.
i Un appuntamento che si rinnova al Servizio cristiano
I I MA «AH*
In 300 al Raduno evangelico siciliano
GIUSEPPE FICARA
OLTRE trecento persone
(un terzo dei membri
delle chiese battiste, metodiste e valdesi del 16° circuito)
erano presenti all’appuntamento annuale che da qualche tempo le chiese della Sicilia rinnovano, presso il Servizio cristiano di Riesi, in occasione della festa del 25
aprile. L’incontro è sempre
stato partecipato, sentito e
vissuto in modo spontaneo e
gioioso; qualcuno aveva cominciato a chiamarlo «Kirchentag siciliano» ma poi, più
semplicemente, si è affermato come «Raduno evangelico
siciliano». Eppure la situazione geografica della Sicilia lasciava prevedere una presenza meno massiccia: le grandi
distanze, spesso attraversate
da strade tortuose, potevano
scoraggiare anche i più giovani (in quell’occasione c’è chi
ha percorso fino a 560 Kkm).
È stata grande invece la voglia di incontrarsi, di vedersi,
di partecipare insieme allo
stesso culto e condividere la
Santa Cena, è una voglia che
supera le distanze e le difficoltà semplicemente per vivere dei momenti «belli e piace
voli» (Salmo 133, 1) che la nostra epoca veloce ed efficiente
non ci permette più di vivere.
A turno una chiesa della Sicilia, ogni anno, presiede il culto dopo il quale, nel pomeriggio, prendono il via varie attività come teatro, danza liturgica, canto e altro. Quest’anno però il Consiglio di circuito, insieme al comitato delle
chiese battiste, ha organizzato una «festa delle corali della
Sicilia» dietro mandato dell’
assemblea di circuito.
Il tema del culto, presieduto dai fratelli e sorelle della
chiesa di Pachino, si potrebbe
sintetizzare nella frase «Cantate al Signore un cantico
nuovo, annunziate ogni giorno la sua salvezza» (Salmo 96,
1-2) un salmo su cui si è ispirata la predicazione del diacono Laganà. Un culto all’insegna del canto, di canti vecchi e spiritual che tutti hanno
cantato con grande partecipazione. Nel pomeriggio cinque corali hanno proposto un
programma ricco e diversificato rappresentato da canti
dell’Innario cristiano, del Sud
Africa, di Bach, spiritual, e altri ancora tradotti o composti.
Inoltre, tutte le corali riunite
hanno presentato due inni.
Per la
pubblicità
su
l’-'i
tei. 011-655278, fax 011-657542
«Il canto nelle nostre chiese non è semplicemente abbellimento del nostro culto
altrimenti noioso - ha detto il
past. Langeneck introducendo il programma del concerto - ma è un aspetto importante della nostra spiritualità
evangelica e del nostro culto
protestante... Quando la comunità si lascia portare dal
canto, si comincia a capire
che il canto guarisce le ferite
dell’anima, che il canto può
essere parabola della salvezza, del mondo nuovo che,
nella fede, entra nella realtà
della nostra vita; cantando ci
apriamo a qualcosa che attraverso i nostri discorsi ben
ragionati, riusciamo a far entrare nella nostra vita soltanto con difficoltà». Quello del
canto è stato un tema centrato dal momento che da tempo ormai le nostre comunità
sentono l’esigenza di aprirsi,
anche attraverso il canto, ad
esperienze di altri credenti da
ogni parte del mondo.
Forse si è trattato di prove
generali perché l’anno prossimo si organizzi una manifestazione di evangelizzazione
in piazza in cui i canti diventino uno strumento per l’annuncio dell’Evangelo di Gesù
Cristo. Se la non facile impresa riuscirà si potrà forse pensare a un «Raduno evangelico
siciliano» itinerante? Forse è
presto per dirlo, ma le premesse non mancano, né
manca la voglia di fare e di
collaborare. Mancano forse
le forze e gli strumenti adatti,
ma questo non deve impedirci di guardare al futuro con
fiducia e speranza.
Che cosa ha spinto il Centro diaconale ad assumersi
questo nuovo impegno? Il
Laboratorio nasce dalla consapevolezza che il bambino
immigrato incontra notevoli
difficoltà di comunicazione
con gli altri e con la realtà
d’accoglienza. Il computer
può risultare un mezzo di
mediazione e di comunicazione validi per questo inserimento-integrazione. Si prevedono gruppi formati da 6
bambini divisi in due gruppi
di età (dai 6 agli 8 anni per un
gruppo, da 9 a 11 anni per
l’altro gruppo). L’esposizione
è prevista per 4 ore settimanali divise in 2 fasce orarie di
due ore ciascuno. Abbiamo
chiesto alla incaricata-responsabile del laboratorio.
Angela Contessa, quali attività il corso prevede. Sono
state programmate attività
ludico-espressive con racconti di vita quotidiana, con
fiabe, giochi e disegni... in
cui i bambini possono riconoscersi, accettarsi, confrontare e valorizzare gli usi e i
costumi del loro paese d’origine. Il nuovo mezzo di comunicazione facilita l’apprendimento al fine di scoprire la propria creatività e la
sua capacità di rapporto con
gli altri. Attualmente usufruiscono del laboratorio quattordici bambini dai 6 ai 15
anni; sono extracomunitari
che provengono dal Ghana,
dall’Isola di Capoverde, dallo
Sri Lanka e dalla Nigeria. Un
esempio di diaconia «prospettica»? A noi sembra di sì,
con la consapevolezza che
ogni progetto va pensato, intrapreso e realizzato con senso di servizio e di agape verso
i minimi di questa terra.
Messina
Il 15® circuito
riflette sul
catechismo
Domenica 11 maggio 1997
si è svolta, nella chiesa evangelica valdese di Messina,
l’annuale assemblea del 15°
circuito (Calabria e Messina)
delle chiese valdesi e metodiste. Il culto con la comunità
di Messina è stato presieduto
dal candidato Andreas Kòhn
che ha predicato su Efesini 3,
14-21. L’assemblea è stata
molto vivace e particolare attenzione è stata rivolta al riuscito esperimento del catechismo circuitale che ha
coinvolto catecumeni, giovani e comunità. Naturalmente
l’esperienza sarà ripresa il
prossimo anno. Inoltre l’assemblea, preso atto dell’opera di evangelizzazione che si
sta portando avanti a Guardia
Piemontese, ha dato mandato al Consiglio di stabilire un
calendario di culti mensili e
di programmare iniziative a
livello circuitale. Ha invitato
le chiese a pregare affinché il
seme della Parola possa portare molto frutto in quella località. È stato eletto il nuovo
Consiglio che risulta così
composto: Francesco Viapiana, sovrintendente; pastore
Giovanni Lento, Furio Crucltti, Emanuela Riverso, membri. L’assemblea ha inoltre indicato i propri rappresentanti
in seno al comitato del Centro evangelico Bethel, che sono Furio Crucitti, Maria Serò
Matarese e Francesco Viapiana. L’assemblea si è quindi
conclusa con un inno di lode
al Signore.
VENEZIA — Domenica 4 maggio nella chiesa valdese-meton
sta di Mestre abbiamo avuto la gioia di accogliere com
membro comunicante Adele Sponza Morpurgo, di 77 arf*
Nella predicazione la pastora Laura Leone ha fatto rS
mento a quel brano evangelico dove Tommaso dopo lap”
squa riconosce Gesù con l’esclamazione «Mio Signore*
mio Dio», affermando che si tratta di uno dei testi in cui •
afferma che Cristo è Dio. Tommaso era uno che cercav*
personalmente le risposte ai suoi dubbi e alle sue dornand*
di fede; non gli bastavano le rassicurazioni degli altri {
che cosa potrà mai essere», ha continuato Leone, «se no!
la forza di Dio che ci fa decidere e ci accompagna in quest,
nostra scelta? Ogni momento della nostra esistenza è iij
portante per confessare la propria fede». Questo è stato il
momento della signora Adele, ora anche nostra sorella d¡
chiesa. Cera fra noi un’intensa comunione mentre ascolta,
vamo attenti e commossi le parole con cui Adele facevaia
sua confessione di fede; dopo il culto ci siamo ritrovati tutti
per festeggiare insieme con un piccolo rinfresco, (e.d.f)
Esec
aq
SAN SECONDO — La comunità si rallegra con Silvano Allasia«
Lilia Costantino per la nascita di Andrea.
VILL^ PELLICE — L’Assemblea di chiesa del 4 maggio ha nominato i seguenti deputati alla Conferenza distrettuale:Re.
mo Dalmas, Piera Barolin e Stefania Geymonat (supplejjj
Luciano Geymonat e Rosetta Janavel); e i seguenti deputati
al Sinodo: Davide Dalmas e Marina Geymonat (supplejtj
Patrizia Tourn e Vanda Michelin Salomon). Sono statij'.
confermati per un altro quinquennio i seguenti membnìlel
Concistoro: Ada Cairus, Ivonne Davit, Ginette Grilleluciano Geymonat. Sono stati eletti anche Lia Ayassot, Simonetta Michelin Salomon e Silvana Ricca, in sostituzione di
Riccardo Catalin, Marina Garnier e Roberto Geymonat che
hanno terminato il terzo mandato quinquennale. Anguria- ■
mo buon lavoro ai nuovi eletti e ringraziamo i membri ì
uscenti per la loro preziosa collaborazione. È stata anche '
approvata la relazione morale 1996-97. '
* Ringraziamo i predicatori di quest’ultimo periodo: Tom
Noffke, Claudio Tron, Franco Davite e Mario Berutti.
* L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali di Giovanni Pietro Puy e Stefano Favat.
SAN GERMANO — L’Assemblea di chiesa di domenica 4 maggio ha eletto i deputati alla Conferenza distrettuale (Roberta Beux, Annalisa Coucourde, Dante Rostan, supplenti Anna Grill, Renato Long, Ornella Massel) e al Sinodo (Vera
Meynier Stallé, Andrea Ribet (supplenti Renato Long e Stefano Sappé).
• La nostra sorella Mila Lami non è più con noi; ci ha lasciati all’età di 88 anni dopo pochi giorni di malattia. Era
nata a Livorno, ma da diversi mesi si era trasferita a San
Germano dove abitava accanto alla sorella Nerina Ribet; a
lei e alle altre sorelle, ai fratelli e ai famigliari tmti vada
l’espressione della fraterna simpatia della comunità di cui
ormai la cara Mila faceva parte.
TORRE PELLICE — Domenica 11 maggio l’assemblea di chiesa si è riunita per esaminare e discutere la relazione annua
del Concistoro; ha poi rieletto gli anziani Silvio Avondetto,
Ferruccio BeUion, Lillo Gisletti e Guido Malan, che erano
al termine di un quinquennio di servizio, e ha eletto quale
diacona Claudia Autolitano Pretto.
• Nel giorno di Pentecoste un motivo di riconoscenza particolare è stata l’ammissione in chiesa di Giuseppe Maggi.
La corale, di cui Maggi fa parte e a cui ha iniziato a dare la
sua collaborazione come aiuto del direttore, ha sottolineato con un canto la gioia della comunità.
• Con cristiana simpatia siamo vicini alla famiglia di Luciana
Pascal ved. Benazzato, che ci ha lasciato improwisttmente.
MODENA — Il Centro culturale protestante «Leroy Vernon»
organizza per venerdì 30 maggio, alle 17,30 presso la libreria Feltrinelli (via Cesare Battisti 17) un incontro sul tema
«L’Islam e il problema della minoranza», con Mario Nordio
dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
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Fondazione Centro culturale valdese - Facoltà di teologia - Collegio valdese
Protestantesimo ieri e oggi
Lutero, Zwingli, Calvino e Fltalia
Università estiva
30 giugno - 4 luglio 1997
Tolte Pelfìce, Biblioteca della Casa valdese
Corso intensivo con conferenze e lettura guidata di testi
Lutero, le origini della Riforma
(Paolo Ricca)
Dall’umanesimo alla Gemeinde
(Fuluio Ferrano)
La Riforma in Italia
(Susanna Peyronel)
Visita ai musei e ai luoghi storici delle valli valdesi
Calvino, dall’evangelismo alla res publica cristiana
(Giorgio Tourn)
Segreteria del corso: Fondazione Centro culturale valdese
via Beckwith 3 - 10066 Torre Pellice (To)
tei. 0121-932566-932179; fax 0121-932566; ccp. n. 34308106
Corso autorizzato con D.P. 8804/C12 del 14/03/’96 per insegnanti di scuole medie e superiori.
Il corso è aperto a tutti gli interessati aH’argomento. Iscrizione lire
200.000, lire 150.000 per gli iscritti alla Facoltà valdese di teologia. Possibilità di risiedere a prezzi convenzionati (L. 50.000 pensione completa) presso la Foresteria. La partecipazione a questo
corso intensivo (con relative schede di valutazione) verrà considerata
equipollente allo svolgimento dell’unità didattica: n. 2 del percosrso
storico: Il tempo delle Riforme.
(Iscrìvetevi anche telefonicamente, o via fax, entro il 9 giugno 1997)
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Un viaggio a Basilea della corale evangelica di Torino
Sulle note della musica riformata
Esecuzioni vocali e organistiche di un repertorio che va dalla tradizione valdese
a quello di j. S. Bach. L'accoglienza fraterna della comunità di lingua italiana
PAG. 9 RIFORMA
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Nei giorni 25-27 aprile
scorsi la corale evangelica di Torino si è recata per
una gita-visita a Basilea, ospite della locale Chiesa evangelica di lingua italiana (valdese) e del suo pastore, Christian Gysin. La corale, diretta
da Flavio Gatti, era accompagnata dal pastore Giuseppe
Platone, dal soprano Grazia
Abbà, dall’organista Massimo
De Grandis e inoltre da una
ventina di amici e amiche di
eoralisti e membri di chiesa.
0no degli scopi della trasferta
era quello di illustrare alle comunità di Basilea il progetto
dell’organo bachiano della
chiesa valdese di corso Vittorio Emanuele (che è ormai
costruito e funzionante) e di
reperire fondi per coprire l’ultima parte delle spese.
Arrivati nel pomeriggio di
venerdì 25 nella splendida
città del Nord della Svizzera,
posta su entrambe le sponde
del Reno, siamo stati accolti
dalla comunità nei locali della Johanneskirche. Nel corso
del primo concerto, che si è
tenuto la sera stessa nella Peterskirche (riformata), la corale ha presentato brani del
repertorio storico valdese e
brani accompagnati dall'organo (Händel, Haugk, Gluck
e la suggestiva Lux lucet in tenebris di F. Gatti). Il concerto
è stato arricchito dalla voce
di Grazia Abbà che ha eseguito magnificamente due can
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Giornata
comunitaria
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Il gruppo della corale a Basilea
tate, accompagnata dall’organo (A. Campra, Quem-admodum desiderai cervus ad
fontes e J. Gilles, Diligam Te
Domine] e da Massimo De
Grandis con due brani di J. S.
Bach {Komm, Gott, Schöpfer,
heiliger Geist e Trio super Allein Gott in der Höh sei Her).
La lunga giornata si è conclusa con la cena offerta dalla
comunità ospitante.
Il sabato mattina abbiamo
compiuto una rapida visita al
centro di Basilea, città ricca
di storia, che ha avuto fin dal
Medioevo una notevole irnportanza economica e politica (e anche culturale, con la
sua prestigiosa università),
situata in un punto strategico
di confine fra la Francia e la
Germania. Ancora oggi è un
centro industriale (soprattutto chimico) e commerciale di
grande rilievo. Abbiamo potuto ammirare lo splendido
Rathaus (municipio) sulla
piazza del mercato e il Münster (la cattedrale), posto sulla sponda del Reno, ricostruito in stile gotico dopo un tremendo terremoto nel XIII secolo, e che oggi è una chiesa
riformata al cui interno si trova la tomba di Erasmo da
Rotterdam, che visse a lungo
in questa città. Successivamente ci siamo trasferiti a
Sissach, nel Basel Land (il
cantone della campagna intorno a Basilea), dove nel pomeriggio si è svolto il secondo concerto nella locale chiesa riformata. La seconda
giornata si è conclusa con
una cena offerta dalla comunità di Sissach durante la
quale abbiamo vissuto momenti di allegra comunione
fraterna. Domenica mattina
la corale ha partecipato al
culto della comunità di lingua italiana, che si svolge
nella piccola ma accogliente
cappella di San Nicola, a
fianco del Münster, mentre il
pastore Platone ha predicato
in lingua tedesca nella Johanneskirche dove ha illustrato,
oltre al progetto dell’organo,
l’opera dell’Ospedale valdese
di Torino e la sua attuale ristrutturazione: la comunità
ha deciso di devolvere l’incasso della colletta all’ospedale come contributo alle
spese dei lavori.
All’organo bachiano invece
sono andati gli incassi delle
collette dei due concerti e del
culto nella chiesa italiana: il
pastore Gysin e la sua comunità hanno risposto con
grande generosità all’appello
loro rivolto e di questo li ringraziamo vivamente, come
pure li ringraziamo sinceramente per la calorosa e non
formale accoglienza ricevuta,
per l’ottima organizzazione e
per tutto il lavoro che si sono
dovuti sobbarcare per accogliere un gruppo di 50 persone. La nostra permanenza a
Basilea si è conclusa con
un’agape fraterna nei locali
della Johanneskirche durante
la quale Giuseppe Platone ha
invitato la comunità valdese
di Basilea a ricambiare la visita da noi a Torino: speriamo di essere in grado di ricambiare adeguatamente
l’ospitalità ricevuta.
La Chiesa metodista di Savona e l'impegno ecumenico
Incontri fraterni e apertura alla città
UN bel giorno di sole ha
accompagnato la giornata comunitaria delle chiese
valdesi del 4“ circuito che si è
tenuta il 1° maggio a Coazze.
Fratelli e sorelle provenienti
da Aosta, Ivrea, Biella, Piossasco, Torino e Susa hanno
potuto incontrarsi, ringraziando l’ospitalità della piccola comunità locale.
L’incontro si è aperto con il
culto tenuto dal pastore Marchetti; è stata proposta ai presenti un’interessante riflessione su Abele, Caino e la sua
discendenza, la prima storia
biblica di riconciliazione
mancata. 1 fratelli Giancarlo
Giovine e Roberto Russo hanno poi introdotto una conversazione sulle modalità in cui
alcune comunità locali stanno vivendo e sperimentando
alcuni «progetti di riconciliazione», in vista dell’assemblea ecumenica di Graz.
L’agape preparata dalla comunità di Coazze e il seguente momento di relax trascorso dai partecipanti nel parco
comunale sono state occasioni di fraternità per conoscersi
reciprocamente e soprattutto
per reincontrare fratelli e sorelle con 1 quali non ci si può
certamente vedere di frequente. Un concerto di musica classica per violino, clavicembalo e organo ha costituito la piacevole conclusione della giornata. In conclusione ci si è salutati con un
arrivederci, sperando che altri incontri come questi possano aver luogo, auspicando
comunque un maggior coinvolgimento e una partecipazione più numerosa da parte
delle comunità.
_______SAURO GOTTARDI________
Nel dare uno sguardo panoramico al lavoro svolto dalla Chiesa evangelica
metodista di Savona si nota,
con riconoscenza al Signore,
una varietà di iniziative e incontri, che l’hanno tenuta
collegata sia alle altre chiese
evangeliche della Liguria sia
all’ambiente cattolico e sia a
quello cittadino in generale.
Un itinerario segnato da alcune tappe significative e da
ben cinque agapi fraterne e
un bazar pomeridiano, preparati di volta in volta dal
gruppo femminile.
Il 1° settembre scorso la sala si era riempita di una comitiva di evangelici svizzeri
della zona di Berna, in vacanza a Borgio Verezzi; la loro
corale ha cantato in francese
e il loro complesso di flauti
ha aperto e chiuso il culto. A
novembre il coadiutore del
pastore, Massimiliano Pagliai, ha avuto l’incarico dalla
Federazione ligure di preparare e condurre a Savona il
convegno su «Riconciliazione
nella fede: riflessioni sui recenti conflitti etnico-religiosi
e necessità di un loro superamento», con relatori ebraico,
islamico, cattolico, ortodosso, evangelico, preceduto la
mattina da una bella riunione spirituale e da un’agape
fraterna.
Con la parrocchia cattolica
c’è stato a gennaio l’incontro
per l’unità dei cristiani sul tema della «Riconciliazione
con Dio», tema ripreso in nove studi biblici, tra gennaio e
maggio, secondo le proposte
della Società biblica in Italia.
Ha poi attirato un buon pubblico cittadino la conferenza
«Attualità dell’apostolo Paolo», organizzata assieme alle
Paoline l’8 marzo, per la presentazione del libro dell’esegeta inglese metodista Charles K. Barret La teologia di S.
Paolo, introduzione al pensiero dell’apostolo, con il teologo don Giovanni Lupino e il
pastore Paolo Ribet.
Infine una simpatico concerto vocale e strumentale, il
5 aprile, del complesso «Credi» della famiglia Corazza di
Avegno (Ge), ha presentato
un felice programnia di evangelizzazione, che ha coinvolto
i presenti: un incontro che ha
visto convenire anche i Fratelli e gli avventisti, riuniti poi
in una festosa agape. Anche
quest’anno la comunità ha
condotto un corso ben frequentato di 12 lezioni alTUnitrè sul tema «Incontro con il
protestantesimo», da novembre a maggio, che ha trattato i
vari metodi di lettura biblica
e alcuni temi di fede nel confronto con il cattolicesimo.
Un confronto si è avuto pure con il vescovo di Savona e
Noli in due lettere. La prima,
in risposta ben articolata, il 23
dicembre, al saluto scritto ricevuto in occasione dell’Av
Agenda
vento, che esponeva la presenza evangelica in città, i
contatti con il cattolicesimo
cittadino, l’ecumenismo e la
questione dei matrimoni interconfessionali, per i quali si
chiedevano incontri per decidere l’applicazione pratica
degli accordi siglati tra valdesi
e metodisti e la Gei. La seconda a Pasqua, per dire con
franchezza il dissenso sulla
mostra delle «Sindoni savonesi, devozione per il santo
sudario tra XVII e XIX secolo»,
inaugurata dalla Provincia nel
proprio palazzo nella settimana santa, iniziativa a cui si era
associata la Chiesa cattolica
savonese, presentata formalmente come operazione culturale, ma costituente di fatto
un avvenimento religioso autorevolmente accreditato.
Nella risposta il vescovo,
ringraziando per la schiettezza, ha voluto precisare che
«nel fatto non ha intravisto
un avvenimento religioso,
ma l’opportunità di richiamare il messaggio dell’amore
di obbediente di Gesù Cristo,
quale si manifesta nella sua
morte e resurrezione, attraverso i segni dell’immagine,
anziché quella della parola,
intendendosi in questo senso
nella tradizione cattolica il
linguaggio figurativo».
Notizie evangeliche
agenzia stampa
L. 60.000-ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
RIVOLI — Per il ciclo di incontri sul tema
«Dio, la Parola che crea, guida, salva» organizzato dalla Chiesa evangelica battista m
viale Bassano 1, alle ore 21 don Franco Barbero delle comunità di base di Pinerolo parlerà su «Le dieci parole dell’Alleanza». Per
ulteriori informazioni telefonare allo 011-9589462.
SONDRIO — Il Centro evangelico di cultura propone, presso la sede di via Malta 16, alle ore 21, un dibattito su «Etica
e biomedicina» tenuto dal pediatra Alberto Sani, direttore
del Comitato etico dell’Ospedale di Sondrio, e dM pastore
Alfredo Berlendis. Per informazioni tei. 081-846520/.
FIRENZE — Il Centro culturale protestante
«Pietro Martire Vermigli» propone, alle ore 17
nei locali di via Manzoni 21 la conferenza
conclusiva del prof. Giorgio Spini su «Stona
degli evangelici italiani dall’Unità d’Italia».
mvon^Ter il ciclo di incontri sul tema «Dio, la Parola
che crea guida, salva» organizzato dalla Chiesa evangelica
Sttista invale Bassano 1, alle ore 21 don Franco Barbero
delle comunità di base di Pinerolo palerà «Un dolore
da duemila porci». Per informazioni tei. 011-9589462.
RIVOLI — Per il ciclo di incontri sul tema
«Dio, la Parola che crea, guida, salva» organizzato dalla Chiesa evangelica battista in
viale Bassano 1, alle ore 10,45 don Franco
Barbero delle comunità di base di Pinerolo
presiede un culto di adorazione su «C’e sempre un’altra sponda». Canti e animatone a cura di Carlo
Leila Per ulteriori informazioni tei. 011 -9589462.
SANT’ANTONINO DI SUSA - Alle ore 15,30 presso la
chiesa battista in via Torino 256 si svolge la festa per il 92
anniversario della costituzione della comunità. Per ulteriori informazioni telefonare allo 011-9840621.
PALERMO — In occasione del seminario di
studi «L’Italia in Europa: conoscere il protestantesimo», organizzato dal Centro evangelico di cultura Giacomo Bonelli, alle ore
17,30 nella chiesa valdese di via Spezio 43
Domenico Maselli, docente di Storia moderna, teologo e deputato alla Camera, Pf>^|erà su «Il protestantesimo in Sicilia». Per informazioni tei. 091-580153.
TRIESTE — Il Gruppo ecumenico di Trieste, gruppo interconfessionale per l’unità dei cristiani e il dialogo tra le religioni, propone per le ore 18,30, in via Tigor 24, una tavola
rotonda sull’Assemblea di Graz. Tel. 040-303715.
MILANO — Per il ciclo di studi biblici su «Le
parole di Gesù in Paolo», a cura del pastore
Paolo Spanu, alle ore 18 nella sala adiacente
alla libreria Claudiana si parlerà sul tema «Il
Regno di Dio e la Legge». Per ulteriori informazioni telefonare allo 02-76021518.
GARBAGNATE MILANESE — Il Centro studi
sulle civiltà e le religioni del Mediterraneo
propone alle ore 21, al Centro «Il cardellino»
in via Villoresi, una conferenza sul tema «Il
movimento pentecostale: origini e sviluppi»;
relatore fi Geoffrey Alien, redattore di «Tempi di Restaurazione». Per informazioni tei. 02-99026644.
PADOVA — Il centro di studio e documentazione «Marco
Salizzato», in collaborazione con i collegi universitari «Aritonium» e «Don Nicola Mazza», propone alle ore 21 al collegio «Don Mazza» in via Savonarola 176 «Nel vento della
speranza. Parole e musica per Marco, vent’anni dopo». Per
ulteriori informazioni telefonare allo 049-690269.
BUSSOLENO — Per gli incontri sul tema «Riconciliarsi nella casa del Padre», la chiesa
evangelica di Mompantero e Bussoleno organizza alle ore 20,45, in strada Torino 11, un
incontro su «Il Padre misericordioso», con
letture, predicazione, canti, animazione teatrale. Per ulteriori informazioni tei. 0122-49610.
BUSSOLENO — Per gli incontri sul tema «Riconciliarsi nella casa del Padre», la chiesa
evangelica di Mompantero e Bussoleno organizza alle ore 20,45, in strada Torino 11, un
incontro su «Il figlio ritrovato», con letture,
predicazione, canti, animazione teatrale. Per
ulteriori informazioni telefonare allo 0122-49610.
SORRENTO — Nella cattedrale alle ore 20 il coro evangelico napoletano «Ipharadisi», diretto dal rnaestro Carlo Leila, tiene un concerto liturgico su «Riconciliazione: dono di
Dio e sorgente di vita nuova», tema della prossima Assemblea ecumenica europea.
UDINE — Il Centro culturale evangelico «Guido Gandolfo»
propone alle ore 18, nella sala della chiesa evangelica metodista di piazzale D’Annunzio 9, la conferenza su «Le donne della Riforma in Germania». Parlerà la prof. Elisabetta
Wurzburger Pagano, di Napoli. Tel. 00432-522434.
TORINO — Alle ore 16, nella chiesa battista di via Viterbo
119, incontro del Sae sul tema della comunione. Per ulteriori informazioni telefonare allo 011-9534752.
RiraMA ABBONAMENT11997 ITALIA ESTERO
- ordinario £ 105.000 - ordinario £ 145.000
-ridono £ 85.000 -viaaerea £ 190.000
- sostenitore £ 200.000 - sostenitore £ 250.000
- semestraie £ 55.000 - semestraie £ 75.000
- cumuiativo Riforma + Confronti £ 145.000 (soio Itaiia)
Per abbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.i., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
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CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9 circa. Domenica P giugno (replica lunedì 9 giugno)
andrà in onda la trasmissione: «L’anno degli sradicati; l’organo barocco di Torino; Incontri: rubrica biblica».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 23 MAGGIO iqq.
.Rifdrma
n dono degli organi
Alberto Taccia
Accade abbastanza di frequente che i parenti di persone
clinicamente morte, tenute artificialmente in vita da appositi macchinari, rifiutino decisamente che venga «staccata la spina». Tale reazione, per quanto tipicamente italiana con la sua aspettativa miracolistica, è sintomatica di
una situazione generalizzata di totale impreparazione e
disinformazione nei confronti dell’evento morte.
Vi è innanzitutto un’impreparazione morale e spirituale
derivante da quel diffuso processo di esorcizzazione della
morte che non deve mai essere nominata, non deve far
parte dei nostri pensieri, deve essere rimossa come circostanza ammissibile. Persino il forte progresso scientifico
in sede medico-sanitaria rischia di ingenerare faise sicurezze neii’illusione che ormai qualunque malattia può essere guarita, e spesso ii decesso viene considerato un fallimento che ci trova del tutto incapaci di affrontarlo con serenità e forza d’animo. Oggi siamo più che mai tecnicamente difesi dalla morte, ma sempre più moralmente e
spiritualmente indifesa da essa.
Uno dei risultati più clamorosi deila ricerca medica è
senza dubbio la possibilità di espiantare organi, ancora
vitaii da un essere umano non più vitale, per essere impiantati in altri esseri umani che vedono la loro vita fortemente compromessa e che ricevono per mezzo di questa
operazione una nuova possibilità di esistenza. Ma tra la
vita che si spegne degli uiu e la vita degli altri che si riaccende si colloca il processo della morte. E a questo punto
sorge il delicatissimo e angoscioso problema di che cosa
sia la morte e quando e come si manifesti. La cessazione
del respiro o del battito cardiaco non è ancora segno definitivo di morte. 11 coma, per quanto profondo, può preludere alla morte, ma non è ancora morte. Dal coma ci si
può risvegliare, dalla morte no. Per cui si parla oggi, più
correttamente, di «morte cerebrale» che consiste nella
completa cessazione di tutte le funzioni del cervello, le sole che possono conferire segni di vita. L’espianto di organi
è reso possibile soltanto dopo il rigoroso accertamento
della morte cerebrale.
L’esigenza di proseguire con determinazione nelle procedure di trapianto degli organi è fuori dubbio. Superare tutte le pur comprensibili difficoltà di ordine psicologico,
emotivo e affettivo in ordine alla donazione, fa parte di un
programma di informazione che pone le basi non solo di
una accettazione più o meno imposta, ma di una nuova
cultura sul senso della morte e della vita. Una legge che
preveda il dispositivo del «silenzio-assenso informato» non
deve consistere in una proceduta automatica, ma deve fondarsi sul principio della libera, cosciente e responsabile donazione. Tale atto, inoltre, non deve essere caricato di valori spirituali trascendentali di offerta meritoria.
Alcuni teologici moralisti cattolici citano addirittura
l’esempio di Gesù «che ha dato se stesso per la nostra salvezza». In fondo noi non doniamo noi stessi, ma organi ormai inservibili destinati a marcire in breve tempo. Quindi
nessuna ideologia della donazione di organi, ma affermazione di solidarietà e dovere civico. L’informazione precisa
e la corretta preparazione psicologica e umana devono essere compiute il più capillarmente possibile, iniziando
dalle scuole, e le chiese devono poter fare la loro parte con
competenza e sensibilità, senza creare ambiguità terminologiche tra coma e morte, evitando inutili trionfaiismi o situazioni equivoche di incertezza e di paura.
E infine deve essere osservato il massimo rispetto verso
coioro che non ritengono di dover condividere questa sceita, sia per loro stessi che per i loro cari. Non imporre né
minacciare di «staccare la spina», destando paurosi fantasmi di omicidio o eutanasia, ferendo brutalmente la sensibilità affettiva dei parenti, provocando così reazioni controproducenti atte soltanto a diffondere sospetti e paure a
tutto danno della procedura dei trapianti che sarà tanto
più efficace quanto più vi sarà libera disponibilità di un
numero sempre maggiore di donatori.
E-Mail (Torino): riforma§alpcom.it
E-Mail (Napoli): riforma.naimbox.netway.it
Uri: http://www.alpcom.it/riforma
Via S. Pio V, 15-10125Torino-tei.011/655278-fax011/657542
Via Foria, 93-80137 Napoli-tei. 081/291185-fax 081/291175
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo-tel. 0121/323422-fax 0121/323831
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino
Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
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EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. -via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
non può essere remlute seperatenwnte
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del l'gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 19 del 16 maggio 1997 è stato consegnato per l'inoltro postale all'LIfficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 14 maggio 1997.
È stata la richiesta di molte associazioni di donne
«Uomini e donne» a Graz
Uno dei sette Forum della prossima Assemblea ecumenica
europea sulla riconciliazione sarà dedicato a questo tema
DORIANA GIUDICI
UNO dei sette Forum che
occuperanno i pomeriggi di lavoro dei delegati a
Graz sarà dedicato al rapporto «uomo-donna». Un articolo (il n. 16 della Parte A) della
versione definitiva del documento per l’Assemblea ha
come titolo Uomini e donne.
Questi i risultati, importanti,
ottenuti dalle donne cristiane
di tutta Europa; ora anche in
un documento ecumenico, e
non solo in quelli dell’economia 0 della politica, è «visibile» la donna.
Non possiamo negare che
in questi mesi di preparazione alla 2“ Assemblea ecumenica europea ci siamo tutte,
cattoliche, evangeliche e ortodosse, perse di coraggio,
più di una volta. Le prime
bozze del documento di lavoro su Riconciliazione: dono di
Dio e sorgente di vita nuova
non parlavano della necessaria e indispensabile «riconciliazione fra uomo e donna».
Non solo, ma nel corso dei
lavori di preparazione risultava che, quando si accennava alla donna e alla sua condizione, si faceva notare che
questo tema costituiva un
ostacolo e un «rallentamento» del dialogo ecumenico.
Ma le donne hanno pregato. Le donne hanno reagito.
Le donne, evangeliche, cattoliche, ortodosse hanno inviato decine e decine di prese di
posizione sui primi testi elaborati dai gruppi incaricati
delle successive redazioni del
testo base; e hanno esplicitamente chiesto, attraverso
convegni, articoli, iniziative
varie, che la «questione femminile» non venisse considerata «marginale» nell’organizzazione dei lavori dell’Assemblea.
Oggi sappiamo che il tema
«uomo-donna» ha una significativa rilevanza nella riflessione delle chiese cristiane
europee e sta accanto al tema
«ebraismo-cristianesimo» e
al tema «missione-evangelizzazione». Quindi ci sarà la
possibilità di un confronto,
per conoscerci, uomini e
donne credenti, per rileggere
insieme la Bibbia e per capire
quanto, della storia umana e
del «peccato», ha determinato la marginalizzazione delle
donne nelle chiese e quindi
nella società. Riuscire, in
ascolto della parola di Dio, a
comunicare fra cristiani, uomini e donne, può permettere di iniziare dopo Graz un
cammino comune; potrebbe
essere l’inizio di una nuova
testimonianza delle chiese
cristiane in un mondo in cui
la donna è umiliata, ovunque, nella sua dignità.
Particolarmente significativo è stato, in questi mesi, anche il ruolo svolto dalle varie
organizzazioni delle donne
credenti (e la Fdei fra queste)
perché nel testo base sulla Riconciliazione fosse nettamente sottolineata la corresponsabilità della comunità
cristiana per l’emarginazione
della donna, anche nel contesto civile. Una grave «infedeltà» verso l’Evangelo, dove
le donne sono ben visibili: sostengono Gesù durante la sua
predicazione; vengono da lui
rese «testimoni» del suo messaggio; lo seguono fino alla
morte e, per prime, portano
la notizia della sua resurrezione. Ecco quindi l’importanza della «confessione di
peccato» che si fa nel testo
definitivo per Graz. Le chiese,
si dice, hanno «ampiamente
peccato contro le donne». Vi
è quindi un’assunzione di responsabilità se, come si dice
più avanti, «la violenza degli
uomini sulle donne» ha significato una loro pesante discriminazione, sia in famiglia che
nel mondo economico, sociale 0 politico.
Non possiamo più nasconderci, dopo Graz, che anche
nell’Europa cristiana le donne hanno subito un’ingiusta
emarginazione e le chiese
non le hanno difese, anzi
hanno spesso fornito alla società e alla cultura laica una
giustificazione in più per impedire il pieno dispiegarsi dei
doni di cui anche le donne
sono portatrici: intelligenza e
creatività. Ma il passaggio
certamente più delicato riguarda l’ultima frase del testo, là dove si riconosce che
nelle chiese «non si è ancora
riusciti a assicurare, alle donne, quella giusta partecipazione ai servizi e agli uffici
ecclesiali che corrisponde alla ricchezza della loro vocazione e dei loro doni».
Noi donne evangeliche siamo coscienti che con queste
premesse, il Forum e il testo
«Uomini e donne», Graz può
essere un luogo in cui troveremo dei «fratelli» disposti a
confrontarsi con noi. Non ci
illudiamo, però. Non si possono cancellare secoli di discriminazione né si possono
cambiare, in pochi giorni,
mentalità, tradizioni e culture misogine. Siamo però coscienti che, con queste premesse, a Graz e soprattutto
dopo Graz, saremo più forti
nel difendere tutti insieme,
donne e uomini, i diritti e la
dignità di ogni donna, nelle
chiese e nella società.
Il 29 giugno elezioni problematiche in Albania
Pace: oltre la logica delle emergenze
ALBERTO CORSAMI
Lf ALBANIA si avvia verso
una scadenza elettorale,
quella del 29 giugno prossimo, sotto il segno dell’incertezza: una scadenza che intende onorare anche il capo
del governo di unità nazionale Fino. In Italia ci si chiede,
come è già avvenuto alla vigilia della missione internazionale, se l’operazione non sia
in fondo un sostegno al presidente Berisha, su cui gravano
pesanti sospetti relativi alle
ultime elezioni. Questo era
stato, appunto, uno dei principali motivi di opposizione
alla missione.
Tuttavia quando il nostro
Parlamento si è espresso
sull’opportunità di far coinvolgere l’Italia nella missione,
nonostante i sospetti che circondano Berisha, come si poteva pretenderne la caduta?
In nome di che cosa? E che
destino avrebbe avuto un governo guidato da un leader
dell’opposizione e da Berisha
stesso insediato? Chi avrebbe
arginato il disordine che regnava nel paese? Chi poteva
prendersi la responsabilità di
lasciare via libera non a un’
opposizione organizzata e
dotata di una propria strategia politica, ma alle bande?
Questo è il punto che con
tutta probabilità ha convinto
molti, in altre occasioni decisi
oppositori delle missioni di
questo tipo, a non negare
l’appoggio all’iniziativa. Senza dimenticare i precedenti,
come quello del Mozambico,
in cui il lavoro della presenza
militare italiana ha contribuito al consolidamento della
pace dopo la guerra civile. In
ogni caso, nell’ambiente pacifista, tanto chi ha ritenuto
di poter sostenere quanto chi
ha avversato la missione in
Albania, ha sacrosanta ragione quando denuncia la perdurante situazione di emergenzialismo.
Mi spiego: di caso in caso,
dal Golfo alla Somalia alla Bosnia all’Albania, si assiste a
un copione in cui la comunità
internazionale riconosce la
necessità di un intervento al
di sopra delle parti, che tuteli
chi è oggetto di violenza e
ponga le condizioni per una
cessazione dei conflitti. Il
principio è giusto in teoria
(anche se bisognerebbe ricordare che alcuni «casi», vedi
l’approssimarsi delle truppe
irachene al Kuwait, erano
preannunciati dai satelliti e si
preferì lasciar corso all’invasione: oppure bisognerebbe
ricordare che l’embargo all’Iraq fu deciso e praticato
con la consapevolezza che sarebbe stato violato dall’inizio), ma al momento di darvi
attuazione si scopre sempre
che rOnu non ce la fa, che
l’Europa non ha mezzi, che
occorre il dispiegamento
dell’aviazione statunitense o
della Nato, che occorre rivolgersi ad altri (tant’è vero che
in piena guerra del Golfo, l’allora segretario Onu Perez De
Cuellar ribadì a «Le Monde»
che quella in atto non era una
guerra dell’Onu). Gioverebbe
chiedersi una volta tanto perché l’Onu non ha soldi, perché non si avvia una sua riforma strutturale, perché l’Europa va verso l’Unione mentre
ognuno dei suoi membri ragiona per sé in base agli
scambi commerciali con la
Serbia piuttosto che con la
Croazia, perché occorre rivolgersi ad altre «agenzie» per
progettare un’ipotesi di pace
in qualche conflitto da qualche parte del mondo.
Nel denunciare la situazione di stallo dell’Onu i pacifisti
avevano ragione all’epoca del
Golfo (e non hanno valorizzato questa analisi, poi rivelatasi giusta nei casi successivi) e hanno ragione adesso.
Di fronte a situazioni come
quella albanese, però hanno
diritto e dovere di considerare quali alternative si pongano e, senza per questo rinunciare a proseguire la battaglia
per la creazione di una stmttura sovranazionale più dernocratica ed efficace (anzi,
rinnovando questa battaglia),
comportarsi di conseguenza.
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importanza, allora noncisto
più. A chi si farà credere die
la principale preoccupazione dei primi cristiani sia stata quella di voler conservare
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fronti di queste cose matti
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così come nei testi ufficiai
dei primi secoli della chiesa, aüñpun
Bisognerà aspettare l’alto i perso
Medioevo per veder svilup- modo ci
parsi il culto delle leliquie
(...). Purtroppo la Chiesa non
solo ha lasciato fare ma ha
favorito questo genere di
pratiche (...)». E ancora olire;
«Ingenuamente, credevo che
lo spirito del Vaticano Ilei
avesse definitivamente guarito da questa malatùa. C’era
un’occasione di sogno per
riportare queste cose alla loro giusta collocazione. Invece no, si è lasciato che i media si buttassero in questa
breccia e, di nuovo, presentassero la Chiesa sotto il suo
aspetto più superato».
la Repubblica delle Donne
Luoghi catari
Il numero del 6 maggio del
supplemento-magazine di
«Repubblica» dedica il consueto spazio-viaggi ai luoghi
dell’eresia catara. In un servizio abbastanza ampio e articolato, corredato come di
consueto da ottime foto che
non risentono dello stile
«cartolinesco», Pietro Tarallo
rievoca i tempi e il pensiero
degli eretici. «Per i Catari spiega lo storico Georges
Serrus - il mondo era stato
creato non da Dio ma da Satana, ed era il luogo dell’eterna lotta tra il bene e u
male. Sostenevano la necessità di ritornare alla purezza
della chiesa primitiva e condannavano duramente l^a
mondanità della Chiesa ufficiale e del clero». E più avanti l’articolo si sofferma sulla
pagine della repressione.
«Contro i Catari, che av®'^^'
no creato nella Linguauoca
una religione alternativa con
tanto di organizzazione ecclesiastica propria, P^P^.:!?q
nocenzo III scatenò nel 120
la crociata contro gli Albigcsi
(...). Fu però solo una vittoria
militare: malgrado i rnassacri e i roghi di eretici, la
guerra santa fallì
religioso di riconquista dell
anime, e quello politico a
annientamento dello spirn
autonomista della popolazione locale, tanto che ancora oggi questa è la zona cri
maggiormente si oppone a
centralismo di Parigi»
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10 MAGGIO 1997
PAG. 11 RIFORMA
f^^(;ontinua il dibattito sull'omosessualità e l'interpretazione biblica
^ È possibile conciliare una «teologia critica» con la fede
Beniamino Calvi mostra il
«rdisappunto nei confronti
Hi coloro che definisce «culdel metodo storico criti' e sembra rifiutarne sia
approccio metodologico
rhe la lettura teologica. Su
Lato disappunto e questo
^uto sembra basarsi il suo
rino jrigidimento su posizioni
molto critiche nei confronti
co fran- .¿jUe teologie contempora^icato ai. „ee. La naturale conseguenza
numero ¿¡ciò è l’arroccamento su
di posizioni di tipo tradizionale.
‘ loseph ^Amio avviso questo non
'Spritne porta molto lontano né i sinAfille Lli né le chiese. Questo non
- scrive
)er vivesuppor.
isso voMadie
dia per.
civesco.
unptes¡natale
> nei sto
ieredte
upazio
toglie che i singoli credenti
1 nelle nostre chiese abbiano a
mio avviso urgente bisogno
di strumenti nuovi per la
comprensione del messaggio
tóblico. Posso chiarire la cosa
con un esempio personale.
, Al contrario di quanto sembra trasparire dalle parole
' del signor Calvi, io credo fermamente nella qualità, nel
rigore teologico, storico e fisia sta- *|iogico, nell’onestà intelletservaie tjpale e nella sincera ricerca
ario, lardella verità che hanno caratnica..,)|! (gfizzato e tuttora caratteriz3 Gestii zano il lavoro di teologhe e
teologi moderni e contemporanei. Il risultato di decenni
1 la sul di ricerche teologiche hanno
coma portato la scienza biblica
molto lontano dalle posiziodi po «classiche» dell’«orfodosiituri evangelica che ha caratla trai terizzato la formazione di
3i COI numerose generazioni di
utati ! protestanti nel corso dei semeiitti coli. Penso che questa sia
ifficial nna strada che ci ha portato
chiesa, pun punto di non ritorno.
ì 1 altoit Personalmente, vedo in
episodi miracolosi narrati dagli Evangeli, una lettura di fede dell’unicità e validità al di
là del tempo e dello spazio
del messaggio di Gesù, operata dalla comunità cristiana
primitiva.
Ecco, il problema è questo:
io credo in ciò che ho appena
affermato, ma questo urta in
modo per me drammatico
con la formazione «classica»
che molti come me hanno ricevuto, e per mezzo della
quale sono giunti alla fede. Si
avverte uno scollamento che
si teme essere irreversibile tra
la propria formazione tradizionale e la propria fede che
viene messa in crisi, perché
una ricollocazione così mar
cata della figura e del ruolo di
Gesù è per molti e molte causa di uno «shock teologico»
dal quale non è sempre facile
riprendersi. Le reazioni nei
confronti di affermazioni
teologiche che ci mettono in
crisi sono quanto mai varie.
Può verificarsi la negazione e
l’arroccamento su posizioni
conservatrici. Oppure si possono accettare i risultati della
ricerca teologica contemporanea, non sentendoli (o non
volendoli sentire) in contrasto con le affermazioni di fede che vengono pronunciate
ogni domenica nei nostri culti, o le confessioni di fede che
vengono annualmente sottoscritte ai nostri Sinodi.
Chiesa valdese di Mantova
L'ecunrienisrTio è un filo d'oro
I criteri di giudizio sono due
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modo critico il concetto di
, coesistenza delle nature u-mana e divina nella figura di
' Gesù, perché il concetto di
j omousia (spero di traslittera) re correttamente), assente
dalla cultura ebraica, è di
' provenienza greca, e quindi
1 frutto di elaborazione suc, cessiva. Credo a quanto i teologi contemporanei affermano, e cioè che il concetto di
* trinità è un concetto tardivo,
; sviluppatosi successivamente
alla stesura ciei testi neotestainentari più antichi. Credo
' anche che le parole autentiche di Gesù, riportate dai
; Vangeli, siano una esigua minoranza nell’insieme del materiale che comprende i detti
che sono stati attribuiti a Gesù stesso da una lettura di fede operata dalla comunità
primitiva. Allo stesso modo
credo anche che, come soI stiene il teologo Willi Marxsen, la risurrezione di Gesù
sia un avvenimento non storico ma, analogamente agli
A proposito di tutta la discussione sul tema dell’omosessualità, affrontato sugli ultimi numeri, mi pare di riscontrare un vizio metodologico di fondo nel senso che, a
ben guardare, l’omosessualità è un falso problema; il vero problema è a monte.
La stessa Chiesa cattolica
dichiara che gli omosessuali
possono anche essere santi,
purché ovviamente casti. Il
vero problema è unicamente
quale deve essere il criterio di
giudizio etico su certe pratiche sessuali. E di criteri di
giudizio io ne vedo solo due:
o si valutano certe pratiche
sessuali sulle basi delle prescrizioni e dei divieti di un te
sto sacro o si adotta un criterio di valutazione di tipo kantiano, cioè formale, per cui si
ritiene che qualunque atto
sessuale fra due adulti liberi e
consenzienti che a loro insindacabile giudizio contribuisca a rafforzare il legame di
amore fra loro non è condannabile, sia la coppia etero sia
omosessuale.
Un terzo criterio non mi
riesce di scorgerlo, ma se
qualche fratello cortesemente me lo indica gliene sarò
grato. Io personalmente propendo per Kant o, se preferite, per il «Dilige et fac quod
vis» di agostiniana, mi pare,
memoria.
Enzo Robutti - Roma
Oppure un tale ridimensionamento della figura di Gesù
può essere ritenuta insufficiente o, meglio, non più rispondente al ruolo tradizionale attribuito a Gesù stesso:
da ciò può derivare un doloroso ma inevitabile rifiuto
della figura e della persona di
Gesù, e alla perdita della fede, o alla ricerca di altre forme di espressione della propria fede. Un atteggiamento
del genere ha portato alla
formazione negli Stati Uniti
di movimenti rehgiosi di tipo
giudeo-cristiano il cui credo
pressappoco consiste, attraverso una lettura di Gesù
unicamente storica e umana,
nell’avvicinarsi al Dio di
Israele con forme non molto
lontane da quelle adottate
dall’ebraismo riformato o ricostruzionista. Posso immaginare che altri o altre possono trovare nell’Islam un’alterativa alla propria ricerca di
fede, perché l’Islam non nega
alla figura di Gesù un ruolo di
primo piano come inviato e
messaggero di Dio, ma ne
sottolinea la piena umanità.
Temo però che la maggior
parte di coloro che si interrogano su questi problemi possano semplicemente andare
contro a una insidiosa forma
di «scetticismo storico-critico». Penso che molte persone
attendano dai nostri ottimi
teologi lo sforzo e l’aiuto per
potere «riformare» la propria
fede, attraverso una forma
nuova e creativa di rilettura
del messaggio cristiano.
Gianpaolo Ferletti
Livorno
L’ecumenismo è un filo j
d’oro che percorre tutta la |
storia biblica: talora appare
più evidente, talora viene
sommerso dagli eventi storici
che contrappongono i popoli
e gli uomini gli uni contro gli
altri. Ma nessun contrasto,
anche sanguinoso, ha mai
potuto spezzarlo ed esso arriva fino ai giorni nostri. In
questi ultimi anni, per quanto riguarda gli eventi della
storia mantovana, questo «filo d’oro» è riapparso in tutto
il suo splendore. È riapparso
in città con la formazione del
gruppo Sae (Segretariato per
le attività ecumeniche), e attualmente riluce nel proficuo
rapporto fra i credenti della
Chiesa ortodossa. Chiesa cattolica romana. Chiesa evangelica valdese, comunità
ebraica.
Noi credenti in Cristo della
Chiesa valdese esprimianio
la nostra riconoscenza a Dio
per il dono che ci ha fatto (e
ci rinnova ogni giorno),
dell’ecumenismo che, oltre a
unirci nella preghiera, ci rende solidali nelle difficoltà della nostra testimonianza a Cristo. E proprio per quanto riguarda la solidarietà ecumenica, con la presente noi de
sideriamo esprimere la nostra riconoscenza al rev. don
Alberto Bonandi per aver
messo a disposizione la sala
adiacente la chiesa di Sant
Egidio per la celebrazione del
culto e per lo svolgimento
delle nostre attività infrasettimanali durante il periodo novembre-dicembre nel quale
abbiamo dovuto eseguire lavori di ristrutturazione nel
nostro tempio.
Ringraziamo inoltre le varie parrocchie che hanno accolto il suggerimento di un
fratello cattolico di dedicare
le collette raccolte durante le
celebrazioni della «Settimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani» ai lavori eseguiti nel
nostro stabile: rinnovato impianto di riscaldamento e lavori vari nei locali adiacenti.
Questo evangelico atto di solidarietà ha un alto valore
ecumenico di riconoscimcnto del culto e della lode a Dio
celebrati in modi diversi, che
sono «segno» dell unità nelle
diversità: è un «filo d’oro»
che riappare in tutto il suo
splendore impegnandoci tutti a rendere lode e gloria a
Dio. Ancora grazie!
Il Consiglio della Chiesa
evangelica valdese, Mantova
Partecipazioni
■' Elena Vigliano
Era il 4 marzo 1997: giacevo da una settimana in attesa
di essere operato, all’ospedale Martini di Torino. Ero molto sofferente in seguito alle
fratture di entrambe le garribe dopo un «incontro ravvicinato» con una moto. A un
tratto, nel pomeriggio, vedo
apparire il volto bello e luminoso di Elena che veniva a recarmi visita e conforto.
Lo scopo della sua vita era
quello di aiutare gli emarginati e il mondo che soffre.
Elena non ha tardato a dimostrare la sua amicizia e cordialità lasciando trasparire
un grande cuore. Io non avevo mai conosciuto la signorina Vigliano, ma ora mi pareva un viso famigliare con il
suo modo di porsi davanti alle persone sofferenti sempre
sorridente, dolce, umana. Nel
congedarsi, mi aveva promesso di venire a trovarmi
dopo qualche giorno. L’ho
attesa invano. Mi sono informato. Elena nella notte del 6
marzo era scesa dal treno
della vita e era salita nella
gloria del Signore.
Ciao Elena, ti ricorderò
sempre.
Ermanno Aimone
Ospedale Martini - Torino
r Pena di morte
Caro direttore,
permettimi una breve osservazione sul comunicato Acat
apparso a pag. 8 del numero
di Riforma del 9 maggio.
Vi si legge che «Gh ebrei, i
greci, i romani vi [alla pena
di morte] ricorrono allegramente». È quest’ultimo un
avverbio che suscita imbarazzo: non so fino a che punto esso sia valido per greci e
romani: per l’ebraismo della
Bibbia ebraica e dell’epoca
intertestamentaria esso rappresenta semplicemerite una
sciocchezza, come chiunque
legge la Bibbia ben sa.
Ed è un peccato che una
giusta causa venga messa in
forse da una parola del genere: si deve infatti presupporre che gli estensori del comunicato dell’Acat abbiano
quanto meno letto le proprie
Bibbie. Così essa non fa che
portare acqua al mulino di
chi vuole squalificare la Bibbia ebraica.
Jan Alberto Soggin - Roma
«Né morte né vita \
potranno separarci
dali’amore di Dio,
in Cristo Gesù»
Romani 8, 38
Un tragico incidente ha stroncato ia giovane vita di
Gabriele Luigi
Pederzolli
dì anni 18
Lo annunciano con inesprimibile angoscia, ma fidenti nelle promesse del Signore, il padre Giancarlo, i fratelli Federico e Massimo, la nonna Pierina, i nonni Florestana e Emidio Sfredda, zie, zii
e parenti tutti.
Rovereto, 10 maggio 1997
RINGRAZIAMENTO
Le figlie e i familiari tutti della cara
Luciana Pascal
ved. Benazzato
riconoscenti per la grande dimostrazione di stima e di affetto ricevuta, ringraziano tutti coloro che
con presenza, scritti, parole di
conforto e offerte sono stati loro
vicini in questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare
alla Cri di Torre Pellice e ai pastori Bruno Rostagno e Cesare Milaneschi.
Torre Peliice, 16 maggio 1997
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Conferenze distrettuali
Nelle chiese valdesi e metodiste, il
dizionalmente dedicato allo svolgimento delle Conferenze distrettuali: una per le valli valdesi, una per ilNorf Italia e Svizzera, una per il Centro e una per i li .
Conferenze, sulla base di una relazione de a
ne esecutiva distrettuale (Ced) e di
Commissione d’esame sull’operato della ^ed, esamm
no: l’andamento della vita spirituale e
delle chiese e delle opere del distretto, le questioni eventualmente sottoposte o da sottoporre al Smodo il riconm
scimento o la revoca della costituzione .di eh ese
locali 0 in formazione, eventu^i relazioni d* ^
appositamente nominate nella P ^ ¿gp
termine, viene eletta la nuova Ced e un/a p
la Conferenza al Sinodo. ,
Il calendario delle quattro conferenze e il seguente.
I distretto 7-8 giugno a Angrogna
II distretto 6-8 giugno a Vallecrosia
III distretto 7-8 giugno a Ecumene
IV distretto 6-8 giugno a Monteforte Irpino
Me Conferenze partecipano
bri delle chiese battiste e di altre chiese ev g ..
territorio. Tutti i membri delle chiese valdesi e metodiste
possono assistere ai lavori delle Conferenze.
La visita pastorale
ragione d’essere e specificità
Corso di aggiornamento pastorale italo/francese
Vallecrosia - Casa valdese
da domenica 8 giugno (sera) a mercoledì 11 giugno 1997
La commissione esecutiva distrettuale del li distretto e il
Consiglio regionale (Costa Azzurra - Provenza - Corsica)
della Chiesa riformata di Francia organizzano un incontro
pastorale italo/francese che si propone di affrontare il problema della visita pastorale tra la richiesta di senso e il
desiderio di credere in una società secolarizzata.
Relatori: Felix Moser
docente di Teologia pratica
Università di Ginevra
Marco Rolando
medico psichiatra (Torino)
Marcella Tron Bodmer
medico psichiatra (Zurigo)
La Tavola valdese considera la pastorale quale corso di aggiornamento e ne copre il costo
a tutti gli iscritti a ruolo
purché si tratti del primo e del secondo del 1997.
li costo è comunque molto basso (lire 70.000 per vitto e alloggio,
per l'intero periodo).
Sarà a disposizione un servizio di traduzione simultanea
la Ced del il distretto
(per ulteriori informazioni telefonare allo 0125-617150)
RINGRAZIAMENTO
«lo ho pazientemente aspettato
l’Eterno ed egli si è inclinato a me
ed ha ascoltato il mio grido»
Salmo 40,1
1 familiari di
Ermanno Pascal
di anni 63
riconoscenti, ringraziano sentitamente tutti coloro che, in vario
modo, sono stati loro vicini in
questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare
al medico curante dott. Anita Taraselo, ai medici e infermieri dell’Ospedale valdese di Pomaretto,
al pastore Eric Noffke, alla Croce
Verde di Frali e alle infermiere
della Usi.
Frali, 13 maggio 1997
RINGRAZIAMENTO
I figli, e i familiari tutti del caro
Aldo Odin
sentitamente ringraziano tutte le
gentili persone che con fiori, scritti, parole di conforto e presenza
hanno voluto dimostrare la loro
stima e solidarietà in questa triste
circostanza.
Un ringraziamento particolare
alla Croce Rossa di Torre Pellice,
al dott. Bevacqua e al pastore
Franco Taglierò.
Angrogna, 23 maggio 1997
Musica
e Preghiera
domenica 25 maggio 1997
ore 18
Tempio valdese
corso Vittorio Emanuele II, 23, Torino
Gmppo di ottoni del CVJM-Weingarten
direttore Bemd Breitenstein
Coro polifonico di Weingarten
direttore Harry Labsch
tenore solista Jochen Biesalski
Organista Massimo De Grandis
al nuovo organo Pinchi del tempio valdese di Torino
Letture bibliche
commentate da Susanne Labsch, pastora protestante
Musiche di:
Georg P. Telemann, Johann H. Schein, Johann S. Bach, Felix
Mendelssohn-Bartholdy, Manfred Schlenker, Franz Schubert, Harry
Labsch, Max Drischner, Giovanni Pierluigi da Palestrina
Letture bibliche; Giuseppe Platone, pastore valdese
Commento alle letture
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RIFORMA
»ALE
VENERDÌ 23 MAGGIO IQqt
Il secondo Seminario itinerante in Israele organizzato dalla rivista «Confronti» si è svolto dal 25 aprile al 1° maggio
Oggi la pace tra israeliani e palestinesi sembra davvero utopia
Per far la pace, occorrono lo smantellamento dei quasi centocinquanta insediamenti nei Territori, il ritiro dei soldati
dalla Cisgiordania, la restituzione ai palestinesi di Gerusalemme Est: è la tesi, oggi minoritaria, dei pacifisti israeliani
LUIGI SANDRI
La pace è in pericolo. Questo, forse, il succo doloroso che i partecipanti (32 persone) al Seminario itinerante
organizzato da Confronti
«sulle frontiere della pace più
difficile» (25 aprile-1° maggio) abbiamo tratto dal viaggio in Israele e nei territori
palestinesi. Un’esperienza
giunta, quest’anno, alla seconda edizione, grazie all’impegno di Paolo Naso, direttore della rivista promotrice, e
alla solerzia di Lucia Cuocci.
Appena arrivati saliamo sul
Monte degli ulivi. Gerusalemme ci appare, nel crepuscolo, in tutta la sua malia:
ecco, in primo piano, la spianata ove un tempo sorgeva il
Tempio, poi distrutto dai romani nel 70 d.C., e dove ora
si stagliano, imponenti, la
moschea di al-Aqsa e la Cu
Gerusalemme, la città vecchia
pola della roccia. Poco più in
là, ecco la cupola della basilica del Santo Sepolcro. Dalla
valle del Cedron giunge l’eco
di una campana, e il vento
porta la voce del muezzin
che invita i fedeli dell’IsIam
alla preghiera. In un colpo
solo si è immersi in questo
incrocio storico, teologico ed
esistenziale delle tre religioni
abramitiche che è Gerusalemme. La città santa per
ebrei, cristiani e musulmani.
La città dal 1948 al ’67 divisa
in due parti, israeliana a ovest e giordana a est, e poi con
la «guerra dei sei giorni» interamente conquistata dai soldati con la stella di Davide,
che insieme occuparono tutta la Cisgiordania, la Striscia
di Gaza, e le alture siriane del
Golan. Poi nell’80 la Knesset
(Parlamento) ha proclamato
l’intera Gerusalemme «capitale eterna e indivisibile
d’Israele»: decisione respinta
dalla Comunità internazionale e, ancor più, dall’Olp,
che vuole Gerusalemme Est
come capitale del costituendo Stato di Palestina.
Su questo sfondo, fisico,
politico e spirituale, si intrecceranno le parole delle
varie personalità che via via
abbiamo incontrato e su di
esso meglio si comprende la
portata degli accordi preparati a Oslo ma firmati il 13
settembre 1993 a Washington da Israele e Olp: partita
nel ’94 la piena autonomia a
Gaza e a Gerico (enclave cisgiordana) e, tra il ’96 e il
gennaio ’97, quella delle
grandi città cisgiordane (ma
i tre quarti del territorio rimangono ancora sotto totale
controllo israeliano), restano
da risolvere, entro il 1999 secondo il programma di Washington, i problemi più spinosi: confini permanenti tra
Israele e lo stato palestinese,
questione dei profughi, problema degli insediamenti, sicurezza di Israele e, nodo dei
nodi, status definitivo di Gerusalemme. Per addentrarci,
almeno un poco, in questo
cammino, non abbiamo visitato solo le pietre morte dei
monumenti, per quanto venerande, ma soprattutto le
pietre vive: i palestinesi e gli
ebrei che faticano su questa
terra e che qui, ciascuno con
la sua storia e le sue ragioni
alle spalle, sono «costretti»
dalla geopolitica a trovare un
onorevole compromesso per
coesistere. Pena, altrimenti,
tanto sangue, nuovi terrificanti attentati, l’incombere
della guerra.
A Gaza, una polveriera
umana pronta ad esplodere.
Tizio Caio, presidente del laboratorio di assistenza del
Consiglio ecumenico delle
chiese del Medio Oriente; a
Ramallah, Cisgiordania, Tizio
Caio, direttore generale del
ministero dell’educazione. A
Gerusalemme il giornalista
ebreo Zvi Schuldiner, corrispondente del «Manifesto»;
Jianette lanette, dirigente del
movimento pacifista israeliano «Peace now»; il patriarca
latino Michel Sabbah; il canonico anglicano Naim Ateek,
Insediamento di coloni israeliani nella Striscia di Gaza
esponente di punta della teologia della liberazione palestinese; il vicesindaco della
città, David Cassuto, accanito
sostenitore del premier Benjamin Netanyahu e delle tesi
più dure del Likud (destra) e,
su posizioni diametralmente
opposte, il rabbino pacifista
Jeremy Milgrom; Nevé Shalom-Wahat al Salam (l’oasi
della pace). Nel nord d’Israele
i dirigenti del museo di Yad
Laieled, all’interno del kibbutz di Lohamei Ha-Ghettaot, costruito dai difensori
del ghetto di Varsavia...
Viviamo in un grande prigione, perché non possiamo
nemmeno dai Territori recarci a Gerusalemme; la disoccupazione supera il 50%; la
pace è stata un falso miraggio: questa la voce di molti
palestinesi. Altri, tuttavia, notano che malgrado le tremende difficoltà la costruzione della nuova Palestina è
pur cominciata. Se la pace sta
franando la colpa è tutta e
solo dei palestinesi, in maggioranza terroristi, sostiene
Cassuto. Per far la pace, occorre lo smantellamento de
gli insediamenti (quasi 150,
con 150.000 coloni) nei Territori, il ritiro dei soldati dalla
Cisgiordania, la restituzione
ai palestinesi di Gerusalemme Est, è la tesi oggi minoritaria dei pacifisti israeliani.
È possibile comporre questo puzzle? La pace sembra
davvero utopia. Ma pioprioi
patto del ’93 dice che, se si
vuole, un accordo è possibile.
In questo processo potrebbe
pesare anche l’Italia se aves- ■
se, ma così purtroppo oggi
non è, una politica mediorientale di grande respiro.
Non è solo una bella frase
evangelica. È la premessa
per costruire una società
accogliente e pluralista,
fondata sul diritto di cercare
migliori condizioni di vita, sul
diritto all’istruzione, sul
diritto d’asilo per i rifugiati e
chiunque sia perseguitato
per le sue opinioni, la sua
appartenenza etnica, la sua
religione. E nel mondo di
oggi sono milioni le persone
che si trovano in condizioni
di fame, guerra, distruzioni
ambientali, persecuzioni
etniche e religiose.
Per questo le chiese valdesi e
metodiste hanno deciso di
investire una quota dell’otto
per mille, a loro
esplicitamente destinato dai
contribuenti, per sostenere in
Italia e all’estero progetti di
accoglienza di immigrati e
rifugiati, di orientamento e di
istruzione professionale.
Porte aperte alla solidarietà,
ma anche al dialogo e
all’incontro con uomini
donne che vengono da
lontano ma vivono e lavorano
vicino a noi.
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Tutti i fondi
deii’8 per mille
destinati alle
chiese valdesi e
metodiste
saranno
investiti
esclusivamente
in progetti
sociali,
assistenziali,
umanitari e
culturali in Italia
e all’estero.
foto UNHCR/M. Elkhoury
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-4743324