1
ECO
DELLE VALU VALDl^
Sig. FEYHOT Arturo %fM
Via C. Cabolla 22/5 '
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
1 ÎU8 - Nitni, 1-2 1 Una copia Lire 70 ' ■■■FlVTI j L. 3.000 per Tìnterno L. 4.000 per Testerò Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 Cambio di indirizzo Lire 100 ^TOKKE BELLICE 8 Gennaio iy71 Aimn.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pelliee - e.c.p. 2/33094
Senza timore di esagerare, con
la calma certezza di essere
veri, si può dire che tutto
1 Evangelo è riassunto, condensato in questa piccola parola, in questa voce del verbo venire. Se non
ci fosse rell'Evangelo questa piccola parola scarna, l'intero Evangelo, in tutte le sue parti, si disintegrerebbe: perché se non fosse
venuto non avrebbe parlato, non
avrebbe accompagnato con i suoi
segni potenti il messaggio, non sarebbe stato crocifisso, non sarebbe risorto, non avrebbe promesso
di tornare per mantenere tutte le
promesse fatte durante la sua venuta L’intero Evangelo non fa che
ribadire, in una infinita varietà di
toni e di implicazioni, questo annuncio: è venuto. Perché è venuto
l’uom.o può credere, la vita può
avere un senso, l'azione può non
essere vana, la speranza può sorgere, la sicurezza dei privilegi e
delle posizioni raggiunte può essere combattuta, la coft'erenza può
essere trasfigurata, la forza stessa della morte può perdere la sua
potenza.
Senza questa parola l’Evangelo
cesserebbe di essere Evangelo:
perché l'Evangelo non è altro che
l’annuncio lieto e liberatore della
sua venuta. Chi rinnega l'Evangelo
della sua venuta, l'Evangelo di
Natale, finirà presto o tardi per
tro^'are insensato e insipido l’Evangelo in tutte le sue parti. Chi
predica che non si deve più predicare l’Evangelo di Natale è dimissionario dalla missione dellg predicazione.
Noi ci siamo lasciati impressionare dal fatto che oggi
l’umanità dice di non essere più religiosa, sembra avere interesse per Natale solo per strumentalizzarlo a fini commerciali,
domanda con sarcasmo o con tristezza che cosa ha servito la fede
di Natale da 2000 anni. E così pro\ iamo una sorta di vergogna o di
timidezza di fronte all’Evangelo di
Natale: soggiogati dalle parole
d’ordine del secolo, secondo cui la
religione è l’oppio dei popoli,
l’Evangelo è un idealismo improduttivo, utile solo a evadere dagli
impegni concreti, l’amore per Dio
è la copertura di interessi niente
affatto divini, la fede è un lusso
psicologico della cultura occidentale per borghesi ben pasciuti
mentre i settori del mondo in cui
vivono le maggiori porzioni dell’umanità muoiono di fame, pensiamo in scRreto di essere diventati inutili e indesiderati come confessori della venuta di Dio. E allora per la paura di essere classificati di destra se solo ci arrischiamo a pronunciare il nome di Dio,
ci chiudiamo nella prudenza imbarazzala del silenzio oppure riteniamo di doverci mettere al passo col
secolo offrendo un Evangelcj aggiornato e più utilizzabile, in cui
l’T^vangelo della venuta di Dio sia
non nettato, ma accantonato per
momenti migliori.
^ Onesta ritirata cristiana dal1 Evamielo di Natale, che si esprime nel silenzio deH’annuncio o nel
tentativo di sostituirlo con fazione immediata a favore del prossimo — tronno snesso con la teorizzazione dcH’azione — è un sintomo piuttosto inquietante sulla
coscienza che abbiamo sia delI l o angelo di Natale sia della siiti,azione del mondo. Perché lasciamo distogliere la nostra vocazione
ciistiana dal suo compito centrale che è quello di annunciare al
mnuflo, che si va perdendo lontano da Dio, l’Evangelo della venuta
Qupfla prrilirnzìonp è ,<:lala tìnta nrì roT$n
•Ini rullo rnimmicn prrnalalizin che ha racmito membri delle comunità evnnfteìiche romane nella chiesa battista di Via Teatro Valle.
di Dio? Non abbiamo l’intelligenza evangelica per comprendere
che il significato profondo, ultimo
del ciclone che si è abbattuto sull’umanità e la divide in due fronti
inconciliabili e ne consuma le
energie migliori, minacciando di
momento in momento di esplodere in una carneficina interna a
ogni paese, non può essere interpretato soltanto in termini economici, sociologici, politici, non è altro che l’inconfessato dibattito
sulla sua venuta e sulle sue conseguenze, il dissenso su come tradurre nella comune realtà umana,
sociale e politica, la consegna che
Egli ci ha lasciato con la sua venuta, l’interrogativo se è lui colui
che doveva venire o se ne dobbiamo aspettare un altro?
La protesta che oggi scuote i
fondamenti stessi della società è indice di una delusione e di una ricerca tormentosa,
che va oltre le questioni e le rivendicazioni in gioco. Non ci rendia
de, con tranquilla sicurezza di legittimisti che si sanno al riparo
da ogni critica: può essere annunciato soltanto sulla base di una
forte os.' ienza di neccato e di corresponsabilità nella situazione del
mondo, in una consapevolezza di
solidarietà con una colpa secolare
che trascende i singoli, ma nello
stesso tempo con una franca certezza evangelica, che tiene fisso lo
sguardo all’essenziale senza lasciarsi distrarre dal marginale.
un annuncio difficile: quelli che tendono a ignorare
i problemi invece di guardarli in faccia farebbero bene a rinunciare all’impresa. È un annuncio difficile, perché comporta la
necessità di indicare in concreto
la carica di trasformazione che
questo Evangelo contiene per Danzica e per Burgos, per Mosca e per
Washington, per il Vaticano e per
le nostre piccole Comunità evangeliche italiane, per i nostri ambienti tradizionalisti e per i nostri
E’ VENUTO
mo conto che si tratta di una protesta dalle radici cristiane, di cui
i cristiani non possono scrollarsi
di dosso la responsabilità, riversandola sui cosidetti non-cristiani,
una protesta motivata dal fatto
che i cristiani, nel tempo secolare
che è stato loro dato, non hanno
saputo renderò constatabile, credibile l’affermazione della sua venuta, non hanno saputo manifestare una coerenza osservabile tra il
loro sistema di vita e di organizzazione della società e l’Evangelo di
Natale, che pure professavano e
che hanno ridotto al rango liturgico? Vi siete mai domandati perché
nel nostro tempo la rivendicazione
di motivi che pure erano parte integrante dell’Evangelo originario
di Gesù, la rivendicazione della
giustizia e della libertà, la rivendicazione dell’ uguaglianza e del
pane, del diritto dell’uomo alla vita e al rispetto, vada di pari passo
col rifiuto rabbioso di ogni rapporto col Cristianesimo? È una
perfetta ipocrisia, oltre che il segno di una massiccia ottusità spirituale, accusare i propugnatori di
queste rivendicazioni di materialismo, di irreligione, di ateismo e
assumere nei loro confronti atteggiamenti di scandalizzato e virtuoso spiritualismo. Non comprendiamo che si tratta di una rivolta sofferta e appassionata non contro
di Lui e la sua venuta, ma contro
i cristiani che hanno screditato e
diffamato l’Evangelo di Natale,
h'^nno trasformato l’annuncio di
liberazione e di gioia della sua
venuta in una conferma della falsità e dell’ipocrisia, in una copertura religiosa di questo vecchio
mondo ingiusto e oppressore dell'uomo: una rivolta di dimensioni mondiali, in questa stanca Europa che si chiamò cristiana c in
me:/zo ai ponoli del terzo mondo
che odiano l’uomo bianco perché
lo identificano con l’uomo cristiano da cui si sono sentiti traditi c
sfruttati?
In questa situazione celebrare
oRgi Natale facendone un elemento poetico di festa familiare, benedetta con benedizioni ecclesiastiche, rappresenta un affronto
fatto alla serietà dell’Evangelo di
Dio e fatto alla distretta dell’uomo, significa svuotare di tutto il
suo significato di redenzione
l’Evangelo che annuncia: è venuto. Questo gioioso Evangelo di Natale non può essere annunciato da
noi, che nel nostro tempo odierno
tentiamo di pcr.severare nella fe
gruppi cinesi. Ma difficile soprattutto perché deve far capire che
rannuncio della sua venuta è più
necessario, più vitale per il mondo dell’aria, della luce, del pane,
della pace, del capitale e del sindacato. Non è un annuncio di categoria, fatto pei , la razza sempre
piu ristretta, mitioritaria e antiquata dei religiosi, degli ecclesiastici; non è un annuncio che ci
aiuti a ritirarci nell'ambito dell'interiorità e dello spiritualismo, per
quanto l’uomo non viva senza la
dimensione interiore e spirituale;
non ci porta a astrarci dai problemi concreti, passando con i paraocchi nel mondo, senza voltarci
né a destra né a sinistra.
Egli è venuto non in mezzo a
degli esseri disincarnati e asociali,
è venuto proprio in mezzo a noi,
immersi come siamo nei nostri
problemi, che sono reali, sono pesanti, non sono risolvibili in modo
semplicistico. Ed Egli con la sua
venuta non li risolve: li pone in
una prospettiva diversa da quella
in cui si dibattono senza trovare
una soluzione, li illumina. Il IV
Evangelo designa la sua venuta
come la luce che d’improvviso risplende in mezzo alle tenebre. Avete mai provato a trovarvi di notte
con la vostra automobile in una
strada fuori città, non illuminata,
con l’impianto delle luci anteriori
di direzione che non funziona?
Non potete procedere. Ma, se rimpianto è rimesso in funzione, tutta la situazione cambia, anche se
i chilometri da percorrere non sono abbreviati e la stanchezza della
guida non è tolta. Il mondo non
può procedere perché gli si è gua•stato l’impianto delle luci di direzione, il filo di raccordo non funziona più. La maggior scoperta di
cui il nostro secolo ha urgente bisogno, se potrà ancora es.scre fatta prima che sia troppo tardi, in
questo trentennio che rimane prima della sua fine, non è una scoperta di ordine fisico o biologico o
astronomico, ma la scoperta del
rapporto tra la venuta di Gesù che
l’Evangelo di Natale ci annuncia
e i problemi del nostro mondo. Il
fatto che Egli è venuto è la luce
che ci permette di distinguere gli
elementi della vita al posto che è
as.scgnato a ciascuno di loro nella
esistenza del singolo e nella storia dei popoli, di avere il retto
orientamento per non brancolare
nel buio, per vedere con chiarezza davanti a noi la via da percorrere (Bultmann).
Trovare questo chiaro orientamento è il problema che ha
la precedenza su tutti gli
altri problemi che travagliano il
mondo, per la semplice e fondamentale ragione che è la condizione per affrontare e risolvere gli altri problemi, a tutti i livelli. Perciò
è vitale per il mondo, per la vita
del mondo che la Chiesa sia orientata, cioè sia un popolo di confessori della sua venuta. Quando la
Chiesa, invece di essere orientata
sulla sua venuta e di orientare gli
uomini col messaggio della sua
venuta, ritiene , per essere più vicina agli uomini, nella speranza di
ottenere maggiore udienza, di potersi aprire ad altri interessi e di
concedere a questi interessi il primo posto o anche soltanto un posto accanto a quello che deve essere il suo interesse centrale e dominante, cessa di essere il sale
utile per dare sapore e senso alla
vita del mondo e non è più adatta
a rispondere alla segreta attesa
degli uomini. Non può più essere presa sul serio, non pm* incontrare da parte loro altro he delusione e disprezzo.
Certo, quando la Chiesa sa quello che crede e quello che predica,
il risultato non è necessariamente
la conversione del mondo, anzi ci
sono tutte le probabilità che sia
l’indurimento del mondo, che ritorna perennemente sulla sua decisione di togliere di mezzo, dì crocifiggere Colui che è venuto per
essere la sua salvezza e la sua vita.
Ma la nostra consegna non è inLcrcSsai'cì dei tisulia Lif .1 I itbCll Uilt
non sono di nostra competenza.
La nostra consegna è di annunciare con lucida coscienza che è venuto, nella certezza della necessità e dell’urgenza di questo annuncio. La nostra utilità o inutilità
come cristiani nel mondo dipendono essenzialmente dal fatto che,
nella nostra vita privata, nei nostri culti, nelle nostre opere, nelle
nostre strutture, sui nostri giornali diciamo o non diciamo: £ venuto.
Qgni volta che noi, in un modo
o nell’altro, diciamo e trasmettiamo questo annuncio, adempiamo
alla missione per cui siamo stati
mandati. Qgni volta che noi taciamo o svalutiamo o cambiamo questo annuncio, perdiamo la nostra
ragione di essere e aggiungiamo il
nostro contributo alla perdizione
del mondo. Qgni volta che noi perdiamo di vista questo annuncio e
lo sostituiamo con qualche cosa di
altro, facciamo deragliare l’attenzione degli uomini su altri obbiettivi, permettiamo loro di soffocare
il problema posto dalla sua venuta e così pronunciamo la condanna
a morte su noi stessi come testimoni di Colui che è venuto e in cui
abbiamo creduto.
Afferrati da questa parola,
vincolati per la vita o polla morte da questa parola,
tutto quello che abbiamo da dire
di vero e da fare di giusto sta nel
ripeterla .senza reticenze e senza
equivoci a noi e agli uomini, sta
nel sapere che gli uomini di tutte
le epoche e di tutte le tendenze
hanno bisogno di sentir risuonare
questa parola in mezzo ai loro problemi, « nelle grandi e nelle piccole cose, nel complessivo e nel particolare, nella totalità della loro
esistenza » hanno bisogno di vivere del fatto che Egli è venuto, devono poter contare su questo fatto che non soltanto illumina ma
trasforma completamente la realtà profonda della vita (Barth).
Perseverate e rallegratevi nella fede di Natale, nella fede in Colui
che è venuto: è l’unica cosa che
conta.
■Vittorio Surtua
Settimana di preghiera per l’unità
La comunione
dello Spirito Santo
« La grazia del Signor Gesù Cristo,
l'amore di Dio e la comunione dello
Spirito Santo siano con tutti voi »
(Il Cor. 13, 13): questo passo della lettera di Paolo è proposto per la settimana di preghiera per l’unità, dal 18
al 25 gennaio 1971, ai cristiani del mondo intero, protestanti, anglicani, ortodossi e cattolici romani.
Questo tema: « ...la comunione dello
Spirito Santo » è stato fissato in comune dai rappresentanti del Consiglio
Ecumenico delle Chiese e dal Segretariato vaticano per l’unità dei cristiani
che si erano riuniti a Bari dal 22 al 25
febbraio scorso. In un’epoca di tensioni e anche di divisioni in seno alle
Chiese — come hanno dichiarato i delegati — è necessario che l’amicizia ed
il contatto fra cristiani non vengano
rotti. Essi vengono invitati ad impiegare questa settimana di preghiera comune a rafforzare ancora la comunione che già lega gli uni agli altri.
Nell’ispirarsi ad un’esperienza compiuta durante gli ultimi due anni, la
Commissione mista CEC-’Vaticano ha
chiesto ai diversi gruppi nazionali di
servirsi del tema generale e delle letture bibliche scelte per chiarire e soddisfare dei bisogni reali legati a situazioni locali.
Il Segretariato « Fede e Costituzione » del CEC ha pubblicato un opuscolo (in lingua francese, tedesca, inglese
e spagnola) che offre otto studi biblici
rapportati al progetto concordato per
la Settimana di preghiera per l’Unità
cristiana, che può servire come documento di riflessione e di discussione.
La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia ed il Segretariato vatienne pc hnnno ron
giuntamente questo testo in lingua italiana: esso può essere richiesto alla
Federazione, Via Firenze 38, Roma.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Voci cristiane scozzesi
contro l’ingresso
della Gran Bretagna
nel Mec
(Non per motivi ìtazionalistici, ma
per solidarietà con il Terzo Mondo)
Edinburgh (epd). • Duecentotrentatre personalità dì rilievo della Chiesa scozzese hanno
firmato un appello al governo britannico, mettendo iw guardia contro Tingresso della Gran
Bretagna nel Mercato comune europeo. Animatore deiriniziativa è Lord MacLeod, fondatore e primo direttore della nota Comunità di
Iona. L’appello non è guidato da considerazioni nazionalistiche; i firmatari considerano
però un fatto negativo che. nella situazione
attuale, i paesi europei si uniscano nella ricerca e difesa di certi vantaggi economici,
mentre diviene sempre più precaria la situazione nel cosidetto Terzo Mondo. Per queste
ragioni la Gran Bretagna dovrebbe conservare la propria solidarietà con ì paesi del
Commonwealth, in grande maggioranza ‘Mi
colore”. Lord MacLeod ha saputo sostenere la
propria opinione in modo tanto convincente
che molti cristiani scozzesi sono oggi contrari all’ingresso della Gran Bretagna nel
MEC.
iiiiiiiiiiiiniiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiim
LA “CROCIATA”
La radio guineana in un jnessaggio natalizio invita i cristiani
a lottare contro rimperialìsmo
Monrnvia (AKP). - In ocensione del Natale
Radio Conakry. captata a Monrovia. ha lanciato un appello a tutti i cristiani affinché distruggano « il /nostro impcriaìisto ». Rivolgendosi ai Portoghesi. IVditoriali.^ta de La voix
de la réi'oliitioii ha esclamalo: ((Siete irrimediabilmente condannati. Il Dio dei cristiani
non può essere il Dio dei crimini. Siete condannati dai popoli, e la roee del popolo è la
voce di Dio ».
« Il 25 dicembre, giorno della I\(itività —
concludeva l’editorlalisla — il popo/o della
Guinea attende che tutta la cri.stianità fedele
al Cristo, concretizzi la propria riprovazione
dei misfatti deìVimperiafismo in generale e
delle orde portoghesi in particolare, impegnandosi .senza rinvii nelVazione affinché sia
finalmente me.sso termine a qualsiasi occupazione coloniale in /1/nra. I/ìmperialismo è il
crimine f>er eccellenza contro l'umanità c il
Cristo non puh coprire il crimine contro Vumanità. Cristiani di ogni nazione, levatevi a distruggere il mostro imperialista: è la crociata
che il Cri.sto vi comanda ».
2
pag. Z.
N. 1-2 — 8 gennaio 1971
L’ATTUALITA’ TEOLOGICA
A proposito di una trasmissione
teievisiva nei tempo d’Avvento
Uno dei partecipanti, il pastore Franco Giampiccoli, lamenta la deformazione del suo intervento
Rilancio del movimento dei "Christianisme Social
II
Nel corso del mese di dicembre, la televisione italiana ha trasmesso, sul secondo
canale, un programma in tre puntate su « L’attesa del Cristo », programma al
quale hanno partecipato pure vari protestanti; E. C. Blake, O. Cullmann, F.
Giampiccoli, P. Ricca, W. Vissert ’t Hooft. Le puntate sono state di diverso
valore, almeno in una prospettiva protestante. Ed è anche avvenuto che — volutamente o involontariamente — l’intervento di qualcuno sia stato sostanzialmente deformato. Il pastore Franco Giampiccoli, intervistato per l’ultima trasmissione della serie, ci invia una lettera (inviata per conoscenza pure al past.
Neri Giampiccoli, segretario del Servizio Stampa Radio Televisione della FCEI,
e al sig. Ugo Paterno della RAI-TV) nella quale lamenta il drastico taglio subito dal suo intervento, risultato sostanzialmente deformato, e ce ne comunica il
testo, accompagnandolo con considerazioni che fanno riflettere sulla delicatezza dei mezzi di comunicazione di massa.
Piali, 18 dicembre 1970
Caro direttore.
Ti sei rallegrato per la trasmissione
televisiva « L'attesa del Cristo » e due
settimane fa hai pubblicato l'intervento di Paolo Ricca nel corso della prima puntata. Forse nelle due puntate
successive ti sei appostato davanti al
televisore armato di registratore per
cogliere qualche altro intervento di
evangelici italiani da riportare sul giornale. Se così hai fatto, avrai registrato
il mio che è andato in onda nell'ultima puntata, e poi ti sarai probabilmente sentito imbarazzato se pubblicarlo o meno, dato che saneva di poco. Giustissimo. Il fatto è che, se ti
chiedono cosa significa per te l'attesa
del Natale e tu rispondi « l'attesa non
è questo ma è quest'altro » e poi ti tagliano la risposta facendoti dire solo
« l'attesa non è questo », ovviamente
la tua risposta saprà di poco. Senza
pretendere che la risposta per intero
fosse un gran che, te ne mando il testo integrale (fedele nei concetti anche se non nella forma): se lo vorrai
pubblicare, i lettori giudicheranno facilmente che senso possa avere la prima parte senza la seconda.
A questo si può aggiungere che, nella seconda puntata, si è visto un breve
inserto di Agape sotto la neve mentre
il commento parlava di evasione contemplativa! Effettivamente qui ad
Agape avevano iniziato l'intervista con
una domanda polemica in questo senso. Avevano risposto Beniamino Lami
e Renato Maiocchi spiegando come il
lavoro che facciamo ad Agape non sia
precisamente un'evasione contemplativa. Ma di questo è restato solo un accenno precisamente nel senso contrario di quanto avevamo detto. Ma allo
ra perché chiedere, se si. è già decisa
la risposta? Perché scomodarsi per venire da Roma a Frali? E se non c'era
spazio per quel discorso, perché non
tagliarlo del tutto invece di dire il contrario con magistrale brevitcì?
Domande molto ingenue, vero? Come siamo ingenui tu ed io, tu a rallegrarti di una trasnrss'one religiosa
della TV italiana, io a parteciparvi.
Per parte mia, faccio il mea culpa. Ho
proprio dovuto batterci il naso, come
fanno i bambini, per cap re l'inutilità
— peggio, il valore negativo di una cosa di questo genere. Non è bastato che
mi dicessero — come dicono ai bambini i grandi che hanno esperienza —
che già nella trasmissione « Terzo giorno » c'erano stati belliss’mi esempi di
come possiamo essere manipolati a
piacere (anche per quel programma
c'era stata un'intervista ad Agape, ma
per fortuna allora il taglio fu integrale!). Ho proprio dovuto fare un'esperienza diretta. Pazienza, ogni giorno si
impara qualcosa. Così ho imparato
che i mezzi di comun'cazione moderni sono così potenti da costringerci a
non ricevere più con ubbidienza incondizionata l'esortazione di Paolo a Timoteo-. « Predica la Parola, insisti a
tempo e fuor di tempo ». Esiste un
predicare « fuor di tempo » dovuto
non alla nostra ma all'altrui volontà,
di cui è bene tener conto oggi. In altre parole, finché non avremo la possibilità di parlare liber mente (senza
neppure illuderci su queste) in un programma televisivo nostro, come avviene per il culto radio, sarà bene che ci
teniamo alla larga da trasmissioni religiose tipo « L'attesa di Cristo ».
Cordialmente, tuo
Fr.\nco Gi.a.mpiccoli
Dall’allesa all’anticipazione
Devo dire che noi qui ad Agape non siamo particolarmente
pii riguardo all’attesa del Natale. Del resto c’è da chiedersi se
la pietà cristiana debba oggi seguire il calendario ecclesiastico
che scandisce l’anno secondo
alcune tappe fondamentali; Avvento, Natale, per i cattolici la
Quaresima, Venerdì Santo, Pasqua, Ascensione, Pentecoste,
per ricominciare da capo. I.’origine di questo ciclo è vecchissima e ha avuto un’importanza
notevole in senso educativo nel
Medio Evo, dando una rappresentazione drammatica e visiva
nel corso di un anno del ciclo
della vita di Cristo, alla quale
potevano così partecipare i fedeli, la Chiesa. Attraverso la Riforma questa forma di « rappresentazione » è entrata nel
protestantesimo, è giunta fino
a noi, e rimane oggi un patrimonio comune a cattolici e protestanti.
Certo ancora oggi questo tipo
di rappresentazione della vita
di Cristo ha ancora per molti
una forza educativa, ma c’è da
chiedersi se sia ancora adeguata. Quanti credenti sono addormentati appunto in quest’attesa da una tappa all’altra del
ciclo che si ripete indefinitamente; quanti invece non riescono più ad afferrare il senso
di questo ciclo e, pur essendo
credenti, non sentono più una
particolare attesa in un particolare momento dell’anno e magari se ne fanno una cattiva
coscienza; quanti individui e
gruppi hanno bisogno oggi di
una diversa « rappresentazione » della vita di Cristo nella
loro vita che dia senso e forza
al loro agire come individui, come gruppi e comunità?
A me personalmente la parola
attesa non dice molto. Mi fa
pensare alle sale di attesa della
stazione o del dentista. Mi ha
un suono troppo passivo. Mentre l’annuncio dell’Evangelo esige una risposta attiva da parte
dei credenti. E l’annuncio di un
nuovo mondo che il Cristo è venuto a introdurre nel nostro
vecchio mondo, di una nuova
mentalità, di nuovi rapporti,
nuovi valori, che possono sembrare assurdi e sbagliati se misurati sul metro del nostro vivere normale (questo tra l’altro
è ciò che a parer mio intendeva
Gesù dicendo a Filato: « Il mio
regno non è di questo mondo »).
L’Evangelo è il dono — e insieme la sfida — di essere inseriti
in questo nuovo mondo. E l’attesa, se vogliamo (io preferisco
la parola anticipazione), da parte dei credenti, consiste in un
partecipare a questo nuovo
modo di vivere, di pensare, di
impostare la propria esistenza,
pur nei loro limiti di mancanza,
di limitatezza, di infedeltà.
Se le cose stanno così, non ci
può essere una attesa particolare in un momento particolare
dell’anno, come il Natale, ma
in ogni occasione della vita del
credente deve essere compreso
il Natale, la morte del Venerdì
vSanto, la resurrezione di Pasqua, l’Ascensione, la Pentecoste; in ogni occasione deve cioè
essere rappresentato nella vita
dei credenti il nuovo modo di
vivere che Cristo ha introdotto
nel nostro vecchio mondo.
Franco Gtamptccou
«Perché nasconderlo? Nel corso di
questi ultimi anni il movimento del
Christianisme Social ha dubitato talvolta della propria ragion d'essere ed
è quindi andato a tentoni nella sua
azione » — così, sull’ultimo fascicolo
(9-10/1970) della rivista « Christianisme
Social », il Consiglio del movimento fa
il punto della situazione, nel momento
in cui, però intende impegnarsi nel rilancio della sua attività, confortato da
un ampio giro di consultazioni che hanno assicurato l’appoggio e l’incoraggiamento di molti («una risposta franca
e massiccia »).
Le difficoltà passate sono state di ordine organizzativo e finanziario; è venuto a mancare il segretario generale
a pieno tempo e si è rimediato con attività parziali, rivelatesi insuiRcienti; la
direzione della rivista è stata affidata a
persone già sovraccariche (Georges e
Dorothée Casalis); una insufficiente organizzazione finanziaria ha determinat ) l’accumularsi graduale di un deficit
pesante. Questo deficit, fino a tutto il
1969, è stato interamente sanato, e il
Consiglio fa appello affinchè il bilancio
1970, con un forte afflusso di offerte e
d; impegni,' possa chiudersi in pareggio. E stato, sopratutto, trovato un nuovo segretario generale a pieno tempo,
il pastore trentaduenne Ambroise Monod, attualmente animatore universitario a Strasburgo; egli potrà assumere in pieno la nuova attività nel giugno
1971, ma fin d’ora il suo impegno andrà
crescendo.
Nella sua ultima riunione, il Consiglio del movimento ha stabilito di dare
nettamente la priorità alla stampa. Il
movimento cura infatti la pubblicazione di un giornale mensile, « Cité Nouvelle », e della rivista « Christianisme
Social », attualmente bimestrale ma
che si auspica di potere riportare al
suo ritmo mensile originario, il che cor
risponderebbe pure al carattere del periodico, ricco di documentazione, molto
legato all’attualità dei fatti.
Il movimento — i suoi organi di
stampa in particolare — sente in questi termini il proprio compito e il senso della propria presenza; « Nella grande confusione attuale il movimento —
ed è più che naturale — è sollecitato
da molte parti a contribuire alle ricerche sull'edificazione di un “socialismo
dal volto umano". E un compito prioritario; malgrado le esperienze che si accumulano, chi può pretendere, e in quale paese, di avere costruito la società
nella quale la giustizia e la libertà si
confortino a vicenda? Pure, malgrado
gli insuccessi, e in quanto cristiani, non
dobbiamo rinunciare ». Già si va costituendo un gruppo di riflessione al
riguardo.
Uno sguardo al sommario dell’ultimo fascicolo della rivista dà il senso
degli interessi ampi cui essa cerca di
rispondere, mentre la lettura rivela la
preoccupazione di concretezza degli articoli che accompagnano la ricca documentazione sempre curata non di rado
inedita. In questo numero vengono
trattati questi temi; Chiese e sviluppo
(con riflessioni realistiche sull’ « assistenza tecnica ») - Chiese, apartheid e
razzismo - i salari - l’agitazione studentesca - l’interpretazione atea data della
Bibbia da Ernst Bloch - la lotta di liberazione nelle colonie portoghesi - man
bassa sulla Conferenza cristiana per la
pace - la scomparsa di André Philip il processo Geismar. L’unilateralità di
talune prese di posizione è palese, forse
inevitabile e nessuno ha il diritto di
scagliare la pietra; stride solo un po’
la sicurezza con cui il Consiglio del movimento afferma, nella nota citata, che
« la sua stampa, per quanto limitata ne
.sia la tiratura, è talvolta la sola a poter
dire ciò che va detto nei confronti di
iiimiiiimMiiiiiiiiiMiimiiiiiii.iiimi'.imiiiiiinii m iMiiiMiiimiiiMiiiiiiiiiimiiMiiiiiiiiiii:!iiiiiiiiiuiiiiiiiimi iiimiiiii
Organizzato dal Movimento Internazionale della
Riconciliazione, si è tenuto a Roma il 111 Seminario internazionale ecumenico sui fondamenti teologici della nonviolenza e della pace
Questo Seminario, che ebbe luogo
nei locali del Centro Pro-Unione in Via
S. Maria dell’Anima, 30, è stato organizzato dal Movimento Internazionale
della Riconciliazic'-'c, che da più di cinquanta anni raccoglie uomini e donne
di diverse confessioni e di molti paesi
in un lavoro per la pace e la giustizia,
basandosi suH’Amore del Cristo, potenza che può vincere ogni male. Questo amore si concretizza nella lotta
nonviolenta, i cui pionieri, M. L. King,
Albert Luthuli, Gandhi, dom Helder
Camara, Aldo Capitini ed altri erano
e sono membri o amici del Movimento.
Nel 1968, a Vienna, il M.I.R. aveva
organizzato un primo Seminario internazionale per approfondire i fondamenti teologici della nonviolenza; un
altro nel 1969 a Freising, presso Monaco di Baviera. Gli atti di questi due
Seminari sono stati pubblicati dall’editore « Religioni Oggi » e servivano
da documenti base a questo terzo seminario. A Roma, in Via Rasella 155,
il M.I.R. ha una biblioteca aperta a
tutti, con molti libri e stampati sull’argomento.
La prima parte di questo terzo Seminario è consistita in una presentazione storica sui Cristiani e la nonvioIcnza, dai primi cristiani (Simonetta
Salacone) alla Patristica e al Medio
Evo (Fabrizio Fahhrini), ai Valdesi
(Giovanni Scuderi, pastore valdese), ai
Quaccheri (Maria Comberti), ai Mennoniti e fratelli (Marlin Miller, U.S.A.,
pastore mennonita) e ai Kimbanguisti.
Queste relazioni, che occuparono sabato e parte della domenica mattina,
si conclusero con Io studio di Henri
Roser, pastore francese, su Leonhard
Ragaz. e Karl Barth. Domenica, José
Diez Alegria, professore alla Università
Gregoriana, ha tenuto una co:~.ferenza
su « Problemi di metodo per un giudizio cristiano sulla violenza », e André
Troemé, presente con sua moglie Magda, ambedue attivisti nella resistenza
nonviolenta contro l’occupazione tedesca della Francia, ha parlato su « Gesù
e la Rivoluzione ».
Ggni giorno si sono iniziati i lavori
con una meditazione biblica comunitaria, per costruire tutto il lavoro sulla Parola di Dio. Domenip 6, VAbate
di S. Paolo con la comunità giovanile,
ha trattato alcuni brani dell’Antico Testamento (Guerre di Gedeone, Israele
chiede un re, vedi Sam. 8 ecc.). Lunedì
il vescovo Luigi Bettazzi. presidente di
Pax Christi, ha meditato sulle armi
della luce (Ef. 6; 11-20) e il pastore
Mario Sbaffi, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche, su
1 Cor. 13. L’ultimo giorno, la meditazione è stata preparata dalla Sig.na
Wiltrude Weber, attiva nel lavoro giovanile in Germania, colla partecipazione spontanea ed attiva di molti, su
Luca 16; 1-9.
Domenica sera, un folto gruppo di
partecipanti al Seminario ha incontrato Don Roberto Sardelli e i suoi ragazzi della Scuola 725 nelle baracche dcll'Acquedotto Felice. Lunedì mattina,
dopo la lettura della relazione di P. Delepierre, che purtroppo non è potuto
intervenire (la seconda parte è stata
ciclostilata), Umberto Vivarelli ha parlato sulla nonviolenza e la lotta dei poveri. A questo intervento centrato sul
Vangelo di Pace, forza rivoluzionaria
che trasforma il mondo, è seguito un
dibattito profondo e animato e si dovette rimandare la seduta delle Commissioni al pomeriggio perché si era
arrivati veramente al cuore del Seminario. Lunedì pomeriggio, il pastore
René Cruse, segretario del M.I.R. per
i paesi di lingua francese, ha parlato
su « Il cristiano e l’azione politica »,
intervento seguito pure da animata discussione. L’ultima mattina, P. Thekkinedath, indiano, ha parlato su « La
nonviolenza come amore in Gandhi » e
Bernard Haering, professore alla Accademia Alfonsiana, su « Nonviolenza
e speranza ».
L’ultimo pomeriggio, i relatori delle
tre Commissioni di lavoro esponevano
i rapporti di queste Commissioni, che
venivano accettate dall’assemblea con
qualche modifica minore. Le parole
conclusive venivano dette da Eleazar
Escobar, studente colomb'ano; da P.
Benedikt o. p. Germania e dal P. Heurv, delia direzione des Editions du
Cerf Parigi. I contributi di E. Balducci
e di L. Rosadoni, che per malattia non
hanno potuto partecipare, saranno inclusi negli atti che « Religioni Qggi »
pubblicherà entro il mese di rnarzo.
Saranno pure inclusi negli atti i contributi inviati da Franz Boekle, Walter
Hollenwecer, Willi Kobe, Walerian
Slomka (Polonia) che non sono potuti
venire.
Il seminario ha inoltre ricevuto saluti e lettere da molti altri che erano
impediti di partecipare di persona, come J. B. Metz, Martin Niemoller, Jean
e Hildegard Goss-Mayr, P. Lebeau,
P. Le Guillou, P. Aubert, G. Hourdin,
P. Dunne del Sodepax, P. Kieffer (Svezia), Paul Oesterreicher, P. Schultheiss,
L. e A. M. Thunberg, past. H. Heipp
(Germania), prof. Grzegorezyk, J. Moltmann, past. Giuseppe Anziani, P. Barbieri e Cooperazione internazionale,
Tullio Vinav, Giulio Girardi, David M.
Turoldo, La Pira, arcivescovo Fratteggiani, past. J. Lasserre, Giorgio Tourn,
Taccia ed altri. M.I.R.
tutte le alienazioni, senza esclusioni »:
basterebbe a rendere discutibile tale
osservazione l’esempio della posizione
assunta circa il problema arabo-israeliano. Ma ribadiamo l’utilità e l’importanza di questa vivace rivista per l’ampiezza d’interessi e l’aderenza all’attualità concreta, nello sforzo indubbio e
laborioso di osservarla in un’ottica
cristiana. Il miglior modo di appoggiare il rilancio del movimento è abbonarsi alla rivista (abbonamento annuo
50 F.; rivolgersi alla Libreria Claudiana,
o alla Libreria di Cultura Religiosa in
Roma).
g. c.
iimiiiMiiiriiiimiiiiimiiim iiiiiiiimi¡¡imiiiniii::imiii
Consultazioni
interconfessionali sulla
teologia del matrimonio
Ecco il documento diffuso (d termine di un
recente incontro romano fra rappreseñtanti
cattolici, luterani e riformati, .sul tema del
matrimonio:
Ra[)presentimlì della Federazione Mondiale Luterana e delFAlleanza Mondiale delle
Chiese Riformate si sono incontrati con rappresentanti della Chiesa Cattolica a Roma dal
15 al 17 diccnilire scorsi, al fine di esaminare
la possibilità di incrementare un dialogo uHiciale sulla teologia dei matrimonio e sui problemi dei matrimoni misti.
Tale consultazione ha fatto seguito a un
esame preliminare delle questioni trattate congiuntamente dalla Federazione Mondiale Luterana e dalFAlleanza Mondiale delle Chiese
Riformate in due incontri tenutisi a Cartigny
(Ginevra) dal 12 al 14 novembre 1969 e dal
19 al 21 marzo 1970. Nelle conclusioni di
Cartigny figuravano alcuni punti che la Federazione e FAlleanza desiderano ora mettere a punto insieme con la Chiesa Cattolica:
per esempio la questione del matrimonio come sacramento e il problema delFindissolubilità e della validità del matrimonio.
Durante le consultazioni di Roma le proposte congiunte dei Luterani e dei Riformati
sono state esaminate in relazione al « Motu
Proprio )) del 31 marzo 1970, ed ora sono
stati preparati dei piani dettagliati da sottoporre alle competenti autorità della Chiesa
Cattolica, della Federazione Mondiale Luterana e delFAlleanza Mondiale delle Chiese Riformate, in vista di incrementare il dialogo a
livello mondiale.
I partecipanti agli incontri di Roma hanno
espresso il loro unanime consenso sull importanza e l’urgenza di tutto il problema della
teologia del matrimonio e dei problemi dei
matrimoni misti. 1 partecipanti hanno espre.sso la loro convinzione comune che le Chiese
hanno una particolare responsabilità nel chiarire la concezione cri.stiana del matrimonio nel
contesto della crisi contemporanea del significalo e deH’istituzione del matrimonio. II
gruppo ha infine raccomandato che il dialogo
sia incentralo sulle fondamentali (luestioni teologiche che sono alla base dei problemi giuridici e canonici relativi ai problemi dei matrimoni misti.
Un portavoce indonesiano
insiste sulla necessità di programmi di formazione rapida dei laici
Utrecht (spr) - Ogni progetto per la Chiesa
(llmlonc.sia dev’essere condotto a termine
quanto più rapidamente possihile. lìerché non
.sappiamo « (li quanto tenijm potremo ancora
disporre », ha dichiarato il prof. O. Notohamidjojo. che rappre.scniava le Chiese cristiane
giavanesi a un'assemhlea missionaria tenulasi
recentemente a Utrecht.
Menzionando la rapida crescita delle Chiese
d'Indonesia e il clima politico atliialmente favorevole. il prof. Notohamidjojo ha insistito
sul fatto che la Chiesa deve poter contare urgentemente su uomini e donne (lualificati. capaci di assumere reali responsahilith nel fondare nuove comunità come pure nella vita
sociale ed economica, culturale, artistica e politica. Ha sottolineato l'importanza delle elezioni generali che si terranno nel luglio prossimo. nelle quali il 75% dei membri del parlamento .saranno eletti dal popolo, il 25% dal
governo attuale.
« Con la predicazione dell Evangelo noi cristiani dobbiamo contribuire a instaurare l ordine. sia nella nazione che nella società ». afferma il docente indonesiano. La popolazione
indonesiana è di 120 milioni di abitanti, cioè
numericamente la quinta nazione del mondo;
essa conta il 10% di cristiani.
(N.d.r.c pur comprendendo l orrore per una
situazione di guerra civile, che ha insanguinato l'Indonesia e in cui hanno avuto la peggio
i comunisti, eliminati a centinaia di migliaia,
(¡uesta chiesa a sostegno dell ordine ci lascia
assai dubbiosi).
Alberto
Secondo cinque fio i più noti teoloifi cattolici francesi
La qualifica “catholica” relativa alla Chiesa
dev’essere conservata nel Credo apostolico
Parigi epd) - E impossibile sostituire
le parole « Chiesa cattolica », nel Credo
della messa, con altre come « Chiesa
universale ». Lo hanno affermato, in
una lettera indirizzata ai vescovi di
Francia, cinque teologi cattolici francesi di primo piano; Yves Congar,
Louis Bouver, André Feuillet, Henri de
Lubac e Marie-Joseph Le Guillou.
La sostituzione delle parole « Chic.sa
cattolica » con qualunque altra formul.i desterebbe inevitabilmente nei cre
denti l’impressione «che non si tratti
più della confessione della fede nella
Chiesa fondata da Cristo, bensì di una
fede vaga in una Chiesa invisibile », nella quale « tutti i cristiani, nonostante
tutte le loro divisioni », convivano « in
tm'unità spirituale ». « Il termine "catholica", nel Credo della Messa, designa invece la Chiesa una e visibile, in
contrapposizione a tutte le altre comunità che non rispondano a queste norme ».
3
8 gennaio 1971 — N. 1-2
pag. 3
LA CHIESA NEL MONDO
TIMKAÎ
I centoventi membri
del Comitato centrale del CEC si riuniscono a metà gennaio ad Addis Abeba,
in coincidenza con la
festa di Timkat o
dell’Epifania
Ginevra (efs) — 1 centoventi membri del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC), l'organo legislativo incaricato di definire
gli orientamenti generali del movimento, potranno celebrare con i loro ospiti
di Addis Abeba la maggiore festa dell’anno in terra etiopica, la TIMKAT o
lesta dell’Epifania. Su invito della
Chiesa ortodossa (copta) d’Etiopia e
del suo rappresentante, l’Abba Theophilos, arcivescovo di Harrar c Patriarca interimale d’Etiopia, il Comitato generale si riunirà in questo paese dal 10 al 21 gennaio 1971; dovrà discutere, fra l’altro, il problema del razzismo, le nuove strutture del CEC e le
sue relazioni con le altre Chiese cristiane.
Secondo il calendario giuliano ivi in
vigore, il Natale è celebrato il 7 gennaio e culmina circa due settimane più
tardi, il 19 gennaio, con la TIMKAT
(Epifania), commemorazione del battesimo di Cristo nel Giordano. È la festa prediletta del popolo ed è al tempo stesso l’epoca della mietitura, un
periodo di pienezza e di festeggiamenti, celebrato con danze, canti, benedizione deU’acqua, processioni di colori
favolosi. Vi si vedono le grandi croci
d’argento, gli incensieri a sonagli, i
preti con le loro corone, che portano
gli evangeli rilegati e ricoperti di placche auree (v. foto), proteggendoli con
parasoli di seta. La reliquia più santa,
il « tabot », è nascosta sotto un broccato, affinché nessuno sguardo impuro
possa contaminarla. Più in là dei diaconi mimano la danza del re Davide
davanti all’Arca.
Come dubitare che le cerimonie
copte si ispirino essenzialmente all’Antico Testamento e ai suoi riti religiosi? Esse fanno di questa Epifania al
tempo stesso una celebrazione solenne
e una grande fiera i cui festeggiamenti
si prolungano ininterrottamente per
tre lunghe giornate.
Un fasto simile non ha visto l’uguale
se non nell’epoca dell’Oriente cristiano. Infatti il cristianesimo è stato in
foio John Taylor - CEC
trodotto in Etiopia nel IV secolo, sotto il regno del re Ezana, della dinastia
axumita; si è sviluppato e ha resistito
a tutte le invasioni. Religione nazionale a partire da quel momento, esso fa
dell’Etiopia il paese cristiano più an
tico del mondo.
N.d.r. - Al pani. lilake, in occasione della
conferenza su CEC e razzismo data a Eirenze
il 7" novembre u. s. nel quadro delTAssemblea ECEl. era stato chiesto se la repressione
etiopica in Eritrea non ponesse problemi morali al riunirsi del Comitato centrale in Etiopia; ei^li aveva risposto che diventava sempre
più difficile trovare regioni del mondo “pure",
E comunque auspicabile che il Comitato si
esprima sulle repressioni indiscriminate contro la popolazione civile.
La Chie.sa Ortodossa Etiopica
La Chiesa Ortodossa Etiopica appartiene
con (|nella Copta. ]‘Armena e la Siria al {?ruppo delle Chiese Orientali Ortodosse, che ruppero col resto della cristianità in seguito a
divergenze concernenti la dottrina delle due
nature in Cristo, formulata dal Concilio di
Caledonia nel 451. Da allora, esse .sono stat'* spesso chiamate « monofìsite ». in quanto
affermano che una sola fu la vera natura di
Gesù Cristo. Dopo di essere rimasta dipendente per secoli dal Patriarcato Copto di Alessandria, la Chiesa Etiopica divenne autocefala (cioè indipendente) nel 1956. Essa fu una
delle Chiese fondatrici del CEC in Amsterdam
nel 1948. La storia della Chiesa etiopica è
suggestiva e ricca di episodi. Questa Chiesa
fa risalire le proprie origini non già ad un
ufficiale di Candace regina di Etiopia, battezzato da Filippo, come ricordano gli Atti
degli Apostoli; ma a due monaci siri, Frumenzio e Edesio. che nel quarto secolo avrebbero traversalo il Mar Rosso, naufragando
sulle coste etiopiche : ebbero il favore delrimperatore etiopico Ezana. mentre Frumenzio fu consacrato vescovo di Etiopia dal Patriarca Atabasio di Alessandria nel 340 circa.
L'attuale capo della Chiesa è FAliuna Basilio. che anziano e cieco, è assistito dall’Arcivescovo Teophilos.
A cura degli evangelici tedeschi
Co.struzione di una clinica
per bambini
nel Vietnam del Nord
Diisse'dorf (soepi) - Tre organizzazioni di aiuto, della Chiesa evangelica delL. Germania (Diakonisches Werk, Caritas tedesca, Azione di aiuto al VietNam) hanno deciso di collaborare alla
costruzione di una clinica per bambini,
di 150 letti, nella città nord-vietnamita
di Haiphong, dopo la distruzione completa, dovuta ad un bombardamento,
della sola clinica per bambini di questa regione nella quale vivono circa un
milione di persone.
Tre rappresentanti di queste organizzazioni di aiuto hanno passato due settimane nel Vietnam del Nord, invitati
dalla Croce Rossa di questo paese, con
lo scopo di prendere le disposizioni
necessarie per la co.struzione della clinica e di stabilire altre misure di aiuto
alla popolazione civile.
Durante il loro soggiorno, i tre membri della delegazione hanno avuto modo di incontrarsi con i rappresentanti
del governo e molte altre personalità.
Inoltre hanno avuto l’occasione di
visitare le provincie del sud del paese
particolarmente colpite dalla guerra.
I Presbiteriani neo-zelandesi
si preoccupano del regime
penitenziario del Sud-Vietnam
Wellington (spr). - Tri una risposta ad una
Uniera esprimcnle la j)rcoccupazione del Comitato per le Relazioni Internazionali della
Chiesa Presbiteriana della Nuova Zelanda,
coneernente voci ili torture e prigionieri politici del Sud-Vietnain. Keilh liolyoake. Ministro degli Esteri della Nuova Zelanda, dice
che rambaseìalorc della Nuova Zelanda a
Saigon ora stalo incaricato di interessarsene c
che al governo sud - vietnamita era stata
cs])ressa la necessità di migliorare le condizioni attuali sia nelle prigioni civili, .sia nei campi di prigionieri d guerra.
II ministro ha assicurato il Comitato che Ìl
governo neo-zelandese, che ha sempre avuto
a cuore di denunciare la trasgressioni ai Diritti deirUomo. continuerebbe a seguire ques 1 questione.
Il Comitato aveva scritto al ministro che.
ì)cr via della presenza militare della Nuova
Zelanda nel Vietnam, questo paese aveva
« una responsabilità speciale nel prender le
misure, che s'impongono in vista di una protesta energica » ' contro la recrudescenza di
violenza e dì brutalità che infierisce ned nostro tempo, di cui le condizioni avvilenti della prigione di Con Son nel Vietnam non
sono che un esempio.
MiiMiMiiuMiiunniimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimniiitiiMii
Alla Televisione ITancese
r morto il pastore Marc Boegoer
Una delle personalità di maggiore rilievo non solo del
protestantesimo francese, ma dell’ecumene contemporanea
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiMmiiiiiiiiiiii;iiiiiiiiiiiiiiiiriiiiiiiiim;iiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii:Miiiiiiiiiii
La DESEAR e le sue finalità
Ginevra (soepi) — Il pasl. A. Brash,
direttore della Divisione di Aiuti e di
Servizio fra le Chiese e di Assistenza
ai Profughi (Desear) del Cec, ha nuovamente alfermato che lo scopo principale di quest’organismo è quello di
aiutare le Chie.se più povere ad essere
i testimoni per eccellenza della Buona
Novella.
Il pastore Brash ha dichiarato che
la Desear poteva parere unicamente
preoccupata dei bisogni degli uomini.
Tuttavia — egli ha soggiunto — « facciamo parte della Chiesa, viviamo per
la Chiesa e i hisogni delle Chiese sono
i t'Ostri bisogni. 'Aitilo fra le Chiese' è
più di una formula, è una realtà vivente che cerchiamo di rendere possibile nel maggiore dei modi ».
I profughi hanno sempre un gran
posto nella nostra azione, ha continuato Brash. Nel prevedere i disordini, le
sollevazioni e le rivoluzioni dei prossimi 10 anni, egli ha dichiarato che
questo problema non solo rimaneva,
ma sarebbe diventato più esteso. « La
nostra Divisione non pensa nemmeno
a rallentare il suo aiuto, il suo interesse per i profughi. Vittima di rivolgimenti, il profugo non è forse colui che
non ha dove posare il capo? ».
Durante la recente riunione del comitato della Divisione, il past. Brash
ha detto che sarebbe vano dividere il
proprio pane con Talfamato se nello
stesso non si cerca di fare tutto il possibile per promuovere la giustizia per
lutti gli uomini. « Per questo, conviene innanzi tulio ascoltare coloro che
sono vittime di tutte le forme di ingiustizia razziale, sociale, economica,
poiché essi, meglio di altri, hanno il diritto di ricordarci la presenza di Gesù
Cristo net minimo dei nostri fratelli ».
IN DANIMARCA
borghese. Buona parte degli iscritti jirovengono da ambienti scontenti della permis.«ività
nei confronti deiraliorlo e deinilimilata diffusione della pornografia. Esso intende stimolare un più elevalo « senso eticogiurìdioo »
e chiede un intervento più intenso della polizia nella lolla contro la criminalità giovanile e contro la diffusione degli stupefacenti.
Non perfettamente chiari gli scopi in politica
estera: il partito si situa comiiii(|ue a fianco
di quello radicale (social-liberale, o socialdemocratico) del premier Baunsgaard.
Se il parlilo giungerà al Folketing. potrà
coniare su almeno quattro voti: ma per questo
dovrà raccogliere il 2% dei voti deirclcltorato.
Ricordo
di Dietrich Bonhoeffer
Nel ([iiaciro della .serie di trasmissioni televi.sive <( Un eertain rc,p;ard ». la tv francese Ita
allidiilo a Georges llourdin e a Pierre .^ivolel un jirogramtna dedicato a Dietrich
Ilonhoelfer. Dopo nna ricerca accurata, al
pastore c teologo tede.sco .sono stale dedicale
due trasmissioni, le domeniche 20 e .27 dicemhre. Nella prima (a ha terre ») è stala narrata
la vita avventurosa di questo tiglio della horghesia tedesca che con la sua predicazione e
la sua rille.ssionc teologica ha partecipalo alle
hattaglie della Chie.sa Confe.ssante. Nella .seconda trasmissione 1« Le elei )>) sono .state
es|)oste e discusse le idee del teologo relative
alla Chie.sa.
A questa pagina hanno collahorato
Roberto Coisson, Lalla Conte e
Claudia Pevrot.
Alle soglie del suo novantesimo an
niversario, si è spento il pastore Marc
Boegner, una delle personalità di maggiore rilievo non solo del protestante
simo francese, ma dell’ecumene contemporanea.
Nato a Epinal il 21 febbraio 1881, figlio di un prefetto, era stato avviato
alla carriera delle armi, in marina, ma
un’incipiente miopia gli aveva bloccato questa strada. Compiuti gli studi di
diritto, fu attirato da quelli teologici
dopo un incontro con il pastore Tom
my Fallot, alla cui opera dedicò più
tardi un libro importante. Iniziò quindi il ministero pastorale in un villaggio deila Drôme. Nel 1912 fu chiamato
a insegnare alla Scuola teologica della
Società delle Missioni di Parigi: la
predicazione dell’Evangelo ai non-cristiani rimase, per tulta la sua vita,
una delle sue preoccupazioni priorità
rie. D’altra parte — come risulta pure
dalla sua autobiografia — ebbe .sempre interessi assai vivi e vasti per gli
eventi politici in un mondo in trasformazione, spesso violenta; e non esitò
a prendervi parte impegnata, in campo aperto.
Come molti teologi di rilievo, Boegner è partito dall’impegno sociale de
cristianesimo; avverso a ogni confessionalismo angusto, rifiutava una reli
giosità limitata alla coscienza individuale della salvezza. Scosse vigorosa
mente il calvinismo francese per trar
io dal ghetto della sua mentalità mi
noritarla. Ebbe parte decisiva nello
sforzo per raccogliere e i nire il protestantesimo francese e nel 1929 divenne presidente della Federazione
Protestante di Francia; fu poi, duran
te trent’anni, presidente della Chiesa
Riformata di Francia. Per molti decenni non vi fu evento rilevante, nella vi
ta del protestantesimo francese, nel
quale egli non avesse parte. Pure, subordinò sempre tali impegni alla sua
profonda vocazione pastorale. Dal 191S
al 1950 ebbe la cura pastorale del quartiere parigino di Passy (si ricordano le
sue predicazioni per la quaresima te
nule quivi e radiotrasmesse: varie serie sono state pubblicate).
Nel 1942 egli levò la sua voce — come presidente della F.P.F. — contro le
leggi antisémite votate dal governo di
Vichy in ossequio agli occupanti tede
schi; la sua nobile lettera al maresciallo Pétain è uno dei documenti iu
minosi del coraggio con cui un certo
numero di cristiani seppero opporre la
propria resistenza, in quanto cristiani;
dilfusa fra i protestanti francesi, ebbe
una forte presa su molti di loro. Alla
fine del conflitto, egli intervenne invece contro gli eccessi nel perseguire i
collaborazionisti. Fu fra i primi dirigenti ecclesiastici a riprendere i contatti con i protestanti tedeschi. All’epoca dei disordini nel Madagascar,
prima dell’indipendenza, Marc Boegner
se ne andò, senza scorta armata, a incontrare i rivoltosi e con il suo inter'enlo determinò la sospensione delle
ostilità. Nel 1948 fu fra gli animatori
della Assemblea di Amsterdam, costituente del Consiglio ecumenico delle
Chiese; e fu fra i primi co-presidenti
del medesimo eletti da quel l’assemblea.
Ha pubblicato tutta una serie di
opere; oltre a quelle su T. Fallot, ricordiamo: L'influence de la Réforme sur
iMimiiMiiiimiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii:iiiiiiiii iiiiiiimiiiiiimiiim iiiiiiiiiiiii:iii¡i!ii;;iiiiiiiiiii¡iiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiirm'ii imiiiii iiniiiiiiiiiiiiiiiiii
Unione di Chiese in India e nel Pakistan
nuovo
partito cristiano
Kopeiìhaghen (epii). - Il nuovo jiarlilo popolare cristiano « Kristeligt foìkcparlei » ha
raggiunto il numero di iscritti necessario per
presentarsi quale candidato alle prossime elezioni del Folketing (parlamento) danese, nel
1971. Esso ha raggiunto in breve tempo 16
mila firme, che superano la (piota richiesta.
Il programnia del partito è ehiaramente
Nel novembre 1970 son giunti a maturazione due grandi progetti di unione di Chiese. Difatti, aH’ini/.io di quel
mese è nata la Chiesa del Pakistan,
che rapruppa circa 200.000 membri di
tre Chiese: l'Anglicana, la Melodista e
la Chiesa unita del Pakistan (presbiteriana e congregazionalista). Il 29 novembre, sei Chiese si sono unite per
formare la Chiesa dell'India settentrionale. Ci son voluti quarant’anni di negoziati per giungere a questa unione
di Chiese.
La nuova Chie.sa ha le seguenti ca1 alteiistiche;
— una direzione collettiva di vescovi, pastori e laici;
— un’organizzazione diocesana geografica (un vc.scovo per ognuna delle 5
diocesi);
— un ministero parrocchiale alììdato
a pastori consacrali;
— un ugual numero di laici (uomini
e donne) e di pastori nei consigli diocesani;
— un sinodo generale formato da
lutti i vescovi, da pastori consacrali
eletti e da almeno due laici per ogni
diocesi.
Nessuna dichiarazione di fede.
Questa nuova Chiesa non prevede di
formulare una dichiarazione ufficiale
di lede se non solo dopo un periodo
di vita comune. Sono però stali alTcrmali cinque principi basilari: 1) La
Chiesa del Pakistan fa parte della
Chiesa una, sania, universale e apostolica; 2) accetta la Sacra Scrittura come criterio di lede; 3) le antiche con
fessioni di fede (come i Simboli degli
Apostoli e di Nicea) son testimoni e
garanti della fede biblica della Chiesa; 4) in queste condizioni, la diversità
di opinioni sarà rispettata fintanlo che
queste saranno in armonia, collo spirilo di Cristo e che non nuoceranno alla
comunione dei credenti.
La Chiesa ('ell’India sctlenlrionale
costituisce la più importante delle
unioni di Chiese effcUuate daH’inaugurazione della Chiesa dell’India meridionale nel 1947; difatli non ha soltanto unito le due grandi Chiese Cristiane
dell'India del Sud, ma altre ancora, come i Discepoli di Cristo, il Consiglio
delle Chiese Battista e la Chiesa dei
Fratelli, raggiungendo così i 700.000
membri: avrebbe potuto contarne un
milione e 300.000 se la Chiesa Metodisla dell’Asia Australe non avesse deciso all’ultimo momento di astenersi:
benché le conferenze annuali della
Cliiesa Metodista si fossero pronunciale a favore deM’unionc, la conferenza
centrale di agosto ha rovesciato questa decisione, il che ha profondamente deluso un buon numero di metodi
sti, sia pastori che laici.
Scacco per la comunione cristiana.
E particolarmente scoraggiante constatare che, dopo aver sormontato
prandi difficoltà di ordine teologico,
con soddisfazione reciproca degli interlocutori in causa, l’insuccesso finale dei negoziali sia imputabile a fattori non-teologici minoii. TI Prof. J. R.
Chandran, decano della Facoltà unita
di teologia di Bangalore, è d'opinione
le développement du droit international, Les Missions protestantes et le
droit international. Le christianisme et
le monde moderne, Dieu, l'éternel
tourment des hommes, Jésus-Christ,
Qu'est-ce que l'Eglise?, L'Eglise et les
questions du temps présent, La vie
chrétienne, Le problème de l'unité
chrétienne, La prière de l'Eglise universelle, La vie triomphante, L’Eglise,
Le chrétien et la souffrance, I.,es sept
paroles de la Croix, Notre vocation à
la sainteté, L'exigence oecuménique.
Otto università e Facoltà teologiche
europee e americane gli hanno via via
conferito il dottorato honoris causa.
Grand’ufficiale dell’ordine della Legion
d’onore, era dal 1963 membro della
Académie française, il primo pastore
protestante a ricevere un tale ricono
scimento.
Marc Boegner è stato senz’altro una
delle figure cristiane contemporanee
dìù note. Amico fraterno della Chiesa
Valdese e del protestantesimo italiano, ricordiamo le sue venute fra noi, i
suoi soggiorni, le sue lezioni e le sue
conferenze presso la Facoltà Valdese
di Teologia e il Centro Evangelico di
Cultura, a Roma, le sue conversazioni
amichevoli, familiari; ricordiamo Tarn
piazza delle sue visioni cristiane. Fin
lensità della passione pastorale. Un ricoi’do pieno di gratitudine.
g. c.
iiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiimiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiii
Nel Madagascar
[Village Artisanal
Protestant
S'
n
che la colpa di questo « scacco per la
'■omnnione cristiana » sia di entrambi
!'■ parti. Egli ricorda che, nella prim i
riunione del Sinodo della Chiesa Het.
l’India meridionale, le altre Chiese della regione erano state invitate ad a\viare un dialogo avente di mira una
unione niù ampia; ci consta eh'' al ualmcntc la Chiesa dcH’India meridiona
le è in trattative con sei denominazioni cristiane; il Prof. Chandran chiede
con insistenza alla Chiesa del No 'd di
non considerarsi, dal canto suo. un
minio di arrivo, ma soltanto un inizio;
la sprona a fare dei passi presso altre
Chiese, senza dimenlicare i Metodisti
Mentre fa osservare che una Chiesa
unita visibile e strutturala è richiesta
dal contesto indiano, il Pro’’. Chandran
sottolinea pure che è importante, per
il movimento d'unione di Chiese, tener
conto espressamente della missione di
riconciliazione della Chiesa nella società deirindia.
La mela di una comunità nazionale
integrala non potrà mai essere raggiunta se gli interessati non abbattono i muri di ostilità c di separazione
o se la Chie.sa non partecipa alla lotta
contro i sistemi di caste, il provincialismo, la povertà e l'insufficienza dell’istruzione.
11 latto che la Chiesa dell’India settentrionale abbia potuto nascere è un
segno che si riconosce questa dimensione della Chiesa c che i suoi membri. impegnati nella ristrut'iirazione
della società, contribuiranno a formare l’immagine di una comunità cristiana « di servizio » in India.
S.P.R.
Già si è accennato, in una corrispondenza precedente, all’esistenza di un
centro di preparazione rurale, nella regione di Ambositra; il Village Arti sanai Protestant. Lo scopo di questo centro è formare dei giovani che introducano nei villaggi nuovi metodi di coltivazione e nuove culture, alte a migliorare le condizioni economiche dei
contadini, e che siano, allo stesso tempo, dei testimoni dell’Evangelo di Gesù Cristo. Cinque alunni hanno terminato i! corso di preparazione e l’ultimo
bollettino della Chiesa di Cristo nel
Madagascar dà alcuni particolari sulle
condizioni nelle quali hanno cominciato il loro lavoro.
Essi hanno firmato un contratto con
il Centro Agricolo, che s’impegna a dare loro un aiuto finanziario e tecnico
a condizione che promettano di lavorare non soltanto per sé stessi, ma anche per aiutare gli altri contadini.
Praticamente cosa avviene? In consultazione con il Centro, il giovane agricoltore si stabilisce provvisoriamente
in una regione dove già sono in uso alcune macchine per sarchiare il riso, di
quelle prodotte dal centro stesso. Egli
coltiverà il terreno messo a sua disposizione, secondo i metodi studiati a
scuola, e farà le riparazioni necessarie
alle macchine dei contadini suoi vicini. Dopo un anno di prova, se i risultali non saranno soddisfacenti, il giovane si sposterà in un’altra regione. In
ogni caso non Io si manderà vicino alla sua parentela per evitare l’inevitabile sfruttamento. Se invece l’esperimento avrà dato esito positivo, il terreno verrà acquistato e il giovane si
costruirà una casa secondo un piano
fissalo dal Centro c riceverà, per far
fronte a queste spese, un prestito di
200.000 franchi malgasci, da restituire
in cinque anni con rate mensili di
3..500 franchi. La casa deve essere a un
solo piano, comprendere un camino,
nna doccia con acqua calda, un tetto
di lamiere coperto di paglia, o con un
.soffitto.
Normalmente il giovane coltiverà
Ire campi di riso, dei legumi, avrà delle api e un allevamento di maiali, e riparerà le sarchiatrici delia regione. In
media potrà guadagnare lire 32.400 al
mese, cioè 4 o 5 volte la media dei guadagni dei contadini malgasci. Per poter firmare il contralto il giovane deve
essere sposato. Il Centro mantiene un
conlalto regolare con questi giovani e
sono previsti dei corsi di aggiornamento.
Il lavoro di questi contadini artigiani mette in valoie coi fatti la vita in
campagna, allorché troppo spcs.so la
si valorizza a parole, e chi parla sono
dei cittadini che non accctterebhcrc;
mai di lare i contadini.
(da VAOVAO, bolleliino della Chiesa
di Gesti Cristo nel Madagascar).
Avvicinamento fra
Avventisti e CEC
B('crn1cnienle sì è avuto un nuovo incontro. nella sede rlrì Consiglio ccnincnico (lolle
Cliii'Si'. a Ginevra, e poi nel Seminario avveiitisla (li (iollonges, in Francia, fra dodici rappresentanti del CEC venuti da nove nazioni e
tredici nicnibri della Chiesa avvenlista del
Settimo Giorno. I partecipanti hanno elalmrato
un (locnmenlo preliminare sui prìncipi essenziali della fede cristiana comuni agli Avventisti e alle Chiese inemliri del CEC.
4
pag
N. 1-2 — 8 gennaio 1971
IL CENTRO a JACOPO LOMBARDINI » DI CINISELLO
Il secondo anno di lavoro
ha dimostrato la validità dell’esperienza
Nel corso di quest’anno Cinisello ha continuato a crescere, e a mantenere la sua caratteristica fondamentale di più grossa città operaia di tutto l’hinterland milanese: 73.000
abitanti ufficialmente registrati, in grandissima maggioranza operai, in grande maggioranza immigrati dal Mezzogiorno d’Italia.
Col crescere della popolazione, non .sono diminuiti i problemi: scuole, trasporti, vita associativa, attività sindacale non sembrano per
il momento riuscire a far fronte in modo soddisfacente alle esigenze della popolazione, anche se le energie impiegate in talune di queste attività sono talvolta veramente notevoli.
La costituzione della Regione Lombarda, con
i suoi piani ambiziosi e lungimiranti di ristrutturazione dell’intera area milanese, potrà forsì modificare questa situazione nei prossimi
anni: per ora, Cinisello mantiene, nei confronti (lei centri più vicini (e in un certo senso più fortunati) di Sesto, Monza ecc., le sue
caratteristiche più che decennali di dormitorio
e di ghetto per operai immigrati.
Il nostro lavoro di quest’anno è stato dunque svolto tenendo presente questa situazione
attuale, e i suoi probabili sviluppi negli anni prossimi, pur tenendo d'occhio ogni sintomo che possa indicare un eventuale mutamento della fisionomia della città.
Raddoppiati i corsi serali
All'inizio deirautunno 1969 i corsi serali
sono stati raddoppiati : il vecchio gruppo degl- allievi è entrato a far parte della « seconda », e una nuova classe di allievi è stata
aperta.
Questo fatto ha comportato anche il raddoppio dello spazio disponibile, e Tarredamento dì tre nuove aule: a parte raumenlato canone di affitto, questa operazione non è stata
eccessivamente costosa, sia perché il gruppo
hj fornito volontariamente buona parte del
lavoro necessario, sia perché alcuni doni ci
hanno alleggerito il programma di spesa. Tra
questi doni, il più beilo è stato queRo fatto
(lai Convitto Ecumenico di Catanzaro, che ci
ha inviato gratuitamente circa 500 volumi
della sua biblioteca: enciclopedie, opere letterarie. altre opere di consultazione sono così
venute ad arricchire sensibilmente la modesta
attrezzatura didattica del nostro centro.
Per quanto riguarda Tarredamento vero e
proprio, si è cercato di accentuare la funzionalità delle aule, in modo che esse possano
essere utili tanto per il lavoro a gruppi, quanto per riunioni di tipo assembleare. Inoltre si
è cercato di dotarle di un mobilio leggero e
f( allegro » (niente banchi né cattedre, ma solo tavoli e sedie), in modo da dare ad ogni
incontro o lezione un carattere quanto più
|M)ssibìIe familiare.
La « seconda » ha lavorato con regolarità,
cercando di ovviare alle diversità di livello
che .sussistevano ancora tra i vari allievi: il
fatto di avere dietro le spalle un anno di lavoro comune, delle amicizie cementale, delle
crisi .superale in.sicmc e solidalmente, ha certo mollo giovalo a questa classe, pur non rendendo aiTatto superfluo rinlervcnlo dei (( profe.ssorì » sìa a livello di classe, sia a livello di
contatti individuali.
Questo risultalo c stato mollo importante
per reconoraia generale del nostro lavoro, perché la « seconda » è in realtà la classe che
conduce direttamente alVesame di licenza media (dato che il nostro programma è impostato su due e non su tre anni di corso).
Nel giugno .scorso abbiamo visto cosi per
la prima volta, e con una certa trepidazione, i
nostri allievi alTrontare Vesanie di licenza media nelle scuole dello stato : ad eccezione di
un giovane che aveva frequentato con grande
irregolarità, tutti i nostri « allievi » sono stati
promossi: qualcuno ha anche ri|>orlato la qualifica di <( ottimo ». pur avendo impostato
Tesarne in minio non tradizionale.
Mantenersi aperti
alle nuove esigenze
Allievi e insegnanti elaborano
in comune
metodi e programmi
Posto dinnanzi a questi nuovi problemi pratici, il gruppo è aumentato di numero, e si è
anche diversificalo: ormai ne fanno parte due
generazioni di giovani intellettuali evangelici
di Milano (i quali nell’insieme costituiscono
una larga maggioranza del gruppo stesso), un
nucleo di « cattolici del dissenso » e un buon
numero di non-credenti, i quali hanno accettato di dare una collaborazione regolare, genero.sa e disinteressata a questa iniziativa.
Questo accrescimento del gruppo ha permesso di far fronte alle principali necessità
del lavoro, ma ha portato alla ribalta due problemi :
la necessità di sviluppare gradualmente,
e rivedere periodicamente, un’organizzazione
snella ed efficace, che ci permetta di superare
le difficoltà inerenti alle grandi distanze ed
alla dispersività della vita in una grande città (la maggioranza del gruppo risiede tuttora
a Milano, e talvolta impiega 40-50 minuti
d’auto per raggiungere Cinisello): per ora, si
è costituita una segreteria in cui si avvicendano diversi degli insegnanti; in avvenire si
vedrà come questa formula può essere utilizzala, senza lasciarla irrigidirsi in forme burocratiche, ma distribuendo equamente tutti gli
infiniti piccoli lavori che vanno compiuti se
si vuole che Tiniziatìva proceda avanti bene;
la necessità di mantenere al gruppo la
sua fisionomia comunitaria, soprattutto per
quanto riguarda il momento decisionale, e il
momento della ricerca teorica. Da ottobre si
sono perciò avute delle assemblee mensili, nelle quali sono state affrontate tutte le questioni più importanti, dal punto di vista teorico e
pratico : compresi alcuni dibattili teologici su
argomenti particolarmente brucianti, relativi
al significato della testimonianza cristiana nel
mondo di oggi.
Autonomia degli allievi
È da notare che anche gli allievi maggiormente toccati dalla nostra iniziativa tendono
anch'essi a configurarsi come gruppo: gruppo da una parte fortemente legato alla nostra
' scuola ». dalTallra parte abbastanza autonomo nei suoi confronti. Da ciò l’intenzione di
collal>orare, in avvenire, alTinsegnamento
stesso e, d'altra parte, dì dar vita a proprie
iniziative di ricerca e di inserimento attivo
nella realtà sociale di Cinisello.
Alcuni esperimenti già svolti autonomamente dagli « allievi » durante quest’anno
sembrano indicare che una possibilità reale
esiste in questo .senso, proprio in mezzo al
fermentare di nuove iniziative giovanili e politiche nella nostra « città ».
II nucleo comunitario dì via Monte Grappa. ha continuato a sopportare il peso di gran
parte del lavoro organìzzativo-esecutìvo sia
pure con l'apporto di energie fre.sche. e particolarmente benvenute: dal gruppo comunitario dipendono largamente i contatti personali
con gli allievi, e l'inserimento nella vita socio-culturale di Cinisello. da cui cominciano
u pervenirci richieste di partecipazione attiva (soprattutto per quanto riguarda i problemi scolastici e di quartiere).
.Anche molti dei contatti esterni sono affì
dati, inevitabilmente, al nucleo comunitario:
visitatori stranieri, insegnanti di altre scuole
in cerca di con.sigli o di confronti, amici e
curiosi non sono mancati, durante Tanno, e
talvolta ci hanno dato preziose occasioni di informazione e di (( sprovincìalizzazione » della
nostra esperienza.
In autunno il gruppo e la scuola hanno
ospitato, per una settimana, i lavori della commissione politica della Federazione Mondiale
degli Studenti Cristiani (WSCF).
Un bilancio positivo
Quest’anno abbiamo anche dovuto avviare
una metodica — seppur limitata — attività
di assistenza nei confronti di alcune famìglie
in condizioni particolarmente disastrose (una
famiglia di sotto-occupati, la famiglia dì un
carcerato politico, e una famiglia troppo numerosa): secondo i casi, gli aiuti sono stati
forniti dal gruppo stesso, mediante collette
speciali e anonime, dal gruppo degli insegnanti e dagli allievi insieme, o da fratelli delle
chiese di Milano e di Bergamo.
Finanziariamente, anche quest’anno il gruppo si è mantenuto coi contributi propri, degli
amici, di alcune chiese valdesi del distretto e
della Chiesa Metodista d’Italia: tutte le speso inerenti all’ordinaria amministrazione, come quelle relative alTarredamento, hanno cosi potuto essere coperte completamente.
Dì questo siamo grati a tutti coloro che, in
una forma o in un’altra, hanno continuato a
sostenere il nostro lavoro.
Concludendo: con Testate 1970 è terminalo
il primo biennio di lavoro del centro « Lombardini » : il bilancio d'insieme appare positivo, sìa se teniamo conto dei risultati propriamente « scolastici », sia se teniamo d'occhio
gli aspetti più generali del nostro lavoro.
Certo, poiché si tratta in larghissima parte
di un lavoro basato sul principio della volontarietà e della collegialità, abbiamo sentito
spesso il peso della fatica, dei problemi e delle
incognite; e ci rendiamo chiaramente conto
del fatto che questo lavoro potrà essere efficacemente proseguito solo mediante un approfondimento del nostro impegno con l'aiuto di
tutti coloro che riconoscono a questo esperimento una dimensione di autenticità.
IL GRUPPO « CINISELLO » 1969-70
Eralma Abrotine, Vera e Bruno Armellin.
Andreina Baj, Anna e Carlo Bertelli. Floriana
Bleynat, Marcella e Paolo Bogo, Marina Bonaccini, Sergio Borroni. Tali e Giorgio Bouchard. Vincenzo Brajone, Gianfranco Cerrina
Peroni. Silvia e Ernesto Chiarenzi. Riccardo
Comucci. Sergio De Ambrosi. Alberto De Bernardi. Silvana e Antonio Di Pierro. Enrica
Faccini. Mariella Fassardi. Roberta Frugis,
Mimma e Sergio Gay. Gaetano Grasso. Nicoletta e Diego Lonza, Claudio Lombardi, Gianfranco Manfredi. Rosanna e Lodovico Morozzo. Alba Pace. Antonio Pastore. Enrico e Paoli Pavoni. Carla e Mario Peyronel. Donata e
Ernesto Peyronel. Giuliana e Susanna Peyronel. Silvia e Remy Rochat. Donatella e Giorgio Rochat. Mit e Gianni Rostan. Marina Silvestri. Irina Sileno. Enrica e Paolo Speziale,
Ilaria Tocchi. Aldo Visco Gilardi, Letizia e
Enrico Vola. Giorgio \'ola. Mirella e Sergio
Zedda.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiimiiitiiinitiiiniHi iiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniMtiiiiiiii Miiiniiiiiiiiiiiiiiiiii
La crisi attaaie deiia teologia
e i sooi rapporti eoo la filosofia
La « prima » ha invece presentalo problemi nuovi : da una parte un gruppo di allievi
già dotali di una cultura generale relativamcnle buona, dall'allra parecchi giovani dotati di
una preparazione inferiore a quella minima
elementare. Il fatto, probabilmente dovuto a
quelle caratteristiche sociologiche di Cinisello
a cui si accennava sopra, ci ha costretti a
rivedere in parte i nostri metodi di insegnamento; ad un certo punto, avendo scoperto
che alcuni allievi non erano nemmeno in possesso della licenza elementare, abbiamo dovuto istituire un piccolo « corso elementare »,
che ha complicato non poco il nostro lavoro,
ma che era strettamente necessario per molivi
legali: fino a 23 anni non ci si può presentare
agli esami di licenz,a media se non si è in
possesso della licenza elementare.
Anehe questo « corso elementare » si è eoncluso po.sitivamente con un esame in una scuola pubblica.
A parte i problemi pratici il profilo diverso
della « prima » rispetto alla « seconda » ci ha
avvertili della necessità di mantenere al nostro lavoro un carattere di estrema fle.ssibililà.
Di fatto tulio ciò ha comportalo un notevoli; aumento di fatica per rinsieme del nostro
gruppo, che mantiene la sua tendenza a svolgere il suo lavoro in forma diretta e volontaria, e con notevole impegno di tempo e di
energie: impegno che riguarda non solo l'attività scolastica vera e propria, ma anche il
contatto diretto con gli « allievi », nei nostri
locali, nella sala comunitaria, c nelle loro abitazioni ; contatto diretto che più d'una volta
SI è rivelalo essenziale per il buon andamento
del nostro lavoro e per il superamento delle
difficoltà — talvolta gravi — che via via si
pre.sentano.
Ho letto con vivo interes.se quanto ha
.scritto « l'uomo della strada » E. Geymct nel
n 48, riguardo alla legittimità di un giudizio
sull'insegnamento di quelli che sono ritenuti
i mae.stri dell'attuale generazione. Poiché la
filosofia non è l'astrusa elucubrazione di un
solitario atleta del pensiero, ma ha un rapporto irrcscindibile con la realtà, è ovviamente opportuno che ognuno ne possa discutere,
in quanto parte di detta realtà. Riguardo al
contenuto dell'arlicolo, credo che non si possa
eccepire nulla, mentre la affermazione relativa ad Heidegger « padre di tutte le rivolte »
riehiede alcune precisazioni.
È indubbio l'ascendente intellettuale esercitato dallo Heidegger sulla cultura attuale, e
parimenti indubbi sono i legami e le analogie con Sartre, Jaspers, Marcuse e gli altri
esistenzialisti; tuttavia la suddetta paternità
è indiretta, perché Heidegger non c un apostolo della rivolta, giacché per lui non si può
u.scire dalla esistenza banale se non tramile
un giudizio di aperta condanna di quanto
comunemente è ritenuto d’importanza vitale,
mentre la verità non è dell’uomo, ma viene
aH'uomo. nel senso che questi è l’occasione
perché ressere si riveli, e, quindi, l’iniziativa
non è pili deH’uomo, sihbene di quest’es.sere,
che, mediante l’esistenza del singolo, viene
alla luce. Or bene, se ogni circostanza reale è
inadeguata alla completa rivelazione dell'essere. es.sa perde ogni valore e ogni diritto alre.sislenza, ed è in tal .senso che deve es.sere
intesa la paternità heideggeriana della rivolta.
Se consideriamo bene questo atteggiamento,
non sarà arduo .scoprire che la negazione di
ogni realtà umana che non sia la morte, .solo
momento di vera autenticità, non è altro che
In traduzione in termini recisi del concetto
kierkegaardiano di « po.ssibilità, per il quale
ogni evento po.ssibile è insidialo dalle infinite
possibilità negative e nullificanti, e questa categoria del possibile da un lato fonda la eccezionalità della singolarità umana e dall'altro
elimina ogni certezza ed ogni criterio nece.ssariamenfe fondalo. In verità anche Kierkegaard
prospetta la scelta religiosa come un alto terrificante, in cui il singolo si decide per reterni
proposito d'una sentenza del filosofo Giovanni Loche
l'ateisnio pin essere preibito?
là, senza nessuna garanzia, con timore e con
tremore, desolate e disperate categorie del
salto c del paradosso. Sicché io direi che padre legittimo della rivolta è piuttosto Kiergegaard e non Heidegger, anche se quest’ultimo
è stalo indubbiamente colui che con maggior
coerenza ha tratto le conseguenze dal concetto
del possibile in relazione alla possibilità d azione umana.
Questo è l'aspetto piii appariscente dell’esistenzialismo. che tuttavia non è solo negazione
o nihilismo; lo stesso concetto di crisi non è
neces.sariamente distruttivo, perché esiste ancora una rivalutazione dell'uomo anche in
Sartre, più catastrofico dello stesso Heidegger,
almeno nella prima fase del suo pensiero; esiste un esistenzialismo religioso, come quello
di Marcel: esiste infine un esistenzialismo
umanistico, come quello di Camus. Tutte
queste forme sono accomunate dal fatto che
non nece.ssariamente ogni tentativo umano
deve naufragare: la possibilità positiva resta
tale e il compito dell uomo consiste nell'adoprarsi affinché divenga realtà. Non vorrei essere prolisso e pertanto mi limito ad affermare
che una teologia esistenzialista può venire alla
luce, anzi certamente v'è già giunta; va da se
che si deve intendere « teologia » non come
scienza oggettiva di Dio, il che equivale a
(I dogmatica », ma come istituzione di un
ra|>porlo personale con Dio, unica forma di
innocenza imssibile all'uomo, perche cosi si
ricreano i legami che intercorsero Ira padre
Adamo e il Creatore, anche .se ciò sarà cagione
il'infinito affanno per la co.scienza del peccato commesso e d'immensurabile, nostalgia
per il bene si per tempo perduto. Se l’Evangelo c pazzia non vedo come possa essere codificalo in formide perentorie c definitive; no,
c.sso apre una vicenda che nessuna storia umana potrà concludere, esso jiropone un quesitoeterno che dev'essere risolto personalmente,
poiché alle falde dell’infinità è nece.s.sario essere sinceri, ivi infatti è il momento di quello
che i Greci chiamavano « Parrhesia », franchezza schietta e coraggiosa.
Ai.fbedo Aiootti
La sentenza è citata da Mario Gozzi ni all’inizio della sua ampia e interessante recensione, su « La Stampa »
del 24.12.'70, dell’opera: L'ateismo contemporaneo (SEI, Torino).
« Quelli che negano l’esistenza di Dio
non devono essere tollerati. Promesse,
patti, giuramenti, che sono i nessi della società umana, non possono aver
forza sull’ateo. Eliminare Dio, anche
soltanto nel pensiero, dissolve tutto ».
(G. Locke, Lettera sulla tolleranza). A
ben riflettere, il passo ci sembra un
concentrato di equivoci.
Pochi passi ci sembrano tanto superati, e tanto lontani dal nostro tempo,
quanto questo che pure fu scritto da
uno degli uomini più illuminati della
sua epoca (Nato di famiglia puritana
nel 1632, rnorto nel 1704, il Locke è celebre per il suo Saggio sull’intelletto
umano e per numerose altre opere che
10 segnalano fra i fondatori del liberalismo, come pure del razionalismo e
dell’empirismo inglesi).
« Quelli che negano l’esistenza di
Dio ». Chi sono? « Sono quelli che eliminano Dio, anche soltanto nel pensiero», risponde il filosofo. Ma, affinché il suo ragionamento, peraltro ripugnante (perché profondamente offensivo verso chi pensa diversamente
da lui, o da noi), abbia senso ai fini
sociali cui evidentemente è rivolto, occorre che i negatori dell’esistenza di
Dio si dichiarino tali, cioè si dichiarino effettivamente atei. Ma qui sorge
subito un prirno equivoco, perché non
è sufficiente dire di credere in Dio (in
particolare, essere iscritti a una chiesa, o essere battezzati, avere insomma
carte in regola), per non essere atei,
come non lo è il dire di non credere
in Lui, per esserlo.
Cerchiamo d’andare a fondo. Il mondo ha sempre adorato degl’idoli, ufficialmente o no: l’Imperatore, lo Stato,
la Chiesa come Istituzione, la Razza
(Quanti milioni di negri morirono
schiavi dei bianchi, prima che le chiese si accorgessero della mostruosa perversione!). Le guerre, dichiaratamente
o no, furono sempre fatte in nome di
Dio. Poi altri idoli: la Scienza, l’Arte,
la Filosofia, la Cultura. È del grande
Goethe la sentenza: « Chi possiede
Scienza ed Arte, quegli ha anche Religione; chi non possiede né Luna né
l’altra, quegli abbia Religione ». Come
dire che la Religione è il surrogato
della Scienza e dell’Arte, per coloro
che né all’una né all’altra sanno, o possono, arrivare. E naturalmente occorre aggiungere, come sempre, il denaro,
l’ambizione, la vanità, il sesso, ecc.
Gli idoli convissero tranquillamente,
indisturbati, dentro e fuori delle chiese istituzionalizzate, col vero Dio al
quale, per tanti e tanti secoli, si continuò a riconoscere il posto d’onore,
11 posto centrale, ma spesso, ahimè!,
solo a parole. Scienza, Arte, Filosofia,
Cultura si mantennero chiuse in cenacoli, o almeno in recinti di dimensioni limitate (le università, le accademie,
le corti, i celebri salotti dell’illuminismo e del romanticismo, ecc.). Ma col
tempo, prima lentamente, poi con rapide e tumultuose espansioni, il neopaganesimo si propagò alle masse e
vennero innalzati i relativi templi: le
banche, gli altari della patria, i mausolei contenenti i corpi imbalsamati
degli eroi, ecc.
Noi siamo lontanissimi (lo proclamiamo solennemente) dal credere che
Scienza, Arte, Filosofia e Cultura siano, per sé stesse, attività riprovevoli:
sarebbe follia! Ma esse acquistano tutte un orientamento falso, potenzialmente perverso, se e nella misura in
cui gli uomini attribuiscono loro un
fine per sé stesse, cioè le sostituiscono
al vero Dio. Allora, insieme col pullulare delle idolatrie e col propagarsi in
tutto il mondo, resta in un angolo della coscienza individuale, o in un angolo della società costituita, un piccolo
altare, forse dimenticato o negletto,
quello al Dio sconosciuto, o che è tornato ad essere sconosciuto, altrettanto
quanto lo era quello che l’apostolo
Paolo incontrò nell’Atene del suo tempo (Atti 17: 23). Ma, finché il piccolo
aitare ancora esiste (e come supporre
che non esista?!), i credenti in Gesù
Cristo possono, anzi debbono annunziare quel Dio che tanti, al mondo,
adorano senza conoscerlo.
Chi può dire se l’inquietudine, se
iiiiililllllliiillillllliilliiiiliiliiillliiill iliimilliiiiiiMillim
23-24 gennaio
Centro ev. « P. Andreetti »
S. Fedele Intelvi
Come leggi la Bibbia?
Convegno sa «fedo e testimonionzo >
Il Convpgno rhc si .sarebbe dovuto tenere
il 12 e 13 dieeinbre al Centro evangelieo « P.
Andreetti » di .S. Fedele Intelvi c ehe ha dovuto e.ssere spostato a cau.sa del tempo .sfavorevole. ò nuovamente indetto per il 23 e 24 gennaio. Inizierà la sera del 23, alle 19,30, con
la cena in comune. Quindi il pa.store Carlo
Pnparella introdurrà il tema; La Bibbia, parola di Dio':' Inizierà poi la discussione, che
sarà proseguita l'indomani mattina. Dopo il
[iranzo. la partenza.
Le prenotazioni devono pervenire entro il
2l gennaio al past. Salvatore Briante, Via T.
Grossi 17, 22100 Como (quota di partecipazione: L. 1.500 a persona).
l’angoscia esistenziale che travaglia la
società della seconda metà del nostro
secolo, non abbia la sua spiegazione in
una misteriosa nostalgia, o forse in un
misterioso timore del Dio ancora una
volta sconosciuto?
« Promesse, patti, giuramenti, che
sono i nessi della società umana, non
possono aver forza sull’ateo \ Noi crediamo che quest’affermazione, a'men-)
se intesa in senso individualistico (come evidentemente la intende il filosofo) e limitatamente alle possibilità di
discernimento dell’uomo (possibilità
che sono un nulla al confronto dell’intelligenza di Dio), sia fondamentalmente falsa. La famosa parola che si leg
ge neL capolavoro del Dostoïevski:
« Se Dio non esiste, allora ogni cosa
m’è lecita », si può accettare dalle labbra d’un individuo in una particolare
situazione personale, e come tale ha
un profondo significato. Ma non crediamo che essa possa genera'izzarsi.
Non è invece ancora sto: icamentc
provato che un’intera società, che si
proclami esplicitamente atea, possa
come tale sussistere per un lungo periodo di tempo. Ma questo è un altro
discorso, che nulla ha a che fare con
quello del nostro filosofo.
Tullio 'Viola
11111111111111111111111111111111111111111111111111 iiiimmiiiiiiiiiiii
Collegio Valdese
Si comunica che Domenica 17 Gennaio alle ore 16, presso la Foresteria
Valdese gentilmente concessa, il Pastore Guido Rivoir di Lugano terrà
una conferenza seguita da discussione sul seguente argomento ; « Comunicazione di massa - Radio Televisione ».
A questa conferenza, che si SA'olgc
nell’ambito del ciclo di conferenze
predisposte dal Comitato del Collegio, tutti sono cordialmente invitati
Si rende inoltre noto che, nell’ultima
settimana di Gennaio, il Past. Renzo
Bertalot di Roma svolgerà un ciclo di
lezioni di teologia sul tema: «Etica
Protestante ».
Ulteriori precisazioni saranno comunicate al più presto.
IL COMITATO DEL C. V.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Li(dia Ernestina
Fornerone
veeJ. Codino
commossi e riconoscenti per la simpatia dimostrata alla loro cara, ringra
ziano sentitamente tutti coloro che
presero parte al loro dolore. In modo
particolare il past. Genre, il prof. Ferrando, il dott. Tosel, il dott. Ronanno.
i medici, le suore e il personale dell’Ospedale civile.
Prarostino, 22 dicembre 1970.
RINGRAZIAMENTO
I figli ed i congiunti del compianto
Augusto Giordan
riconoscenti per le numerose prove di
simpatia ricevute per la dipartita del
loro caro, ringraziano la Direttrice
e il personale dell’Ospedale Valdese
di Torre Pellice, la Direzione e il
personale della Casa di Riposo di
San Germano Chisone, i Dott. De Bcltini. De Clementi e Bertolino, i Pa
stori sigg. Rostagne e Bertinat e
quanti con fiori, con la presenza e con
scritti, hanno dimostrato !a loro simpatia nell’ora del dolore
Torre Pellice, 24 dicembre 1970.
Balmas Olga col marito Arduino
Pensato e Balmas Amalia col marito
Aldo Peyla, commossi per la testimonianza di simpatia e di affetto tributata al caro fratello
Rodolfo Balmas
ringraziano tutti coloro che con scritti e presenza hanno partecipato al lo
ro grande dolore. Un caldo ringrazia
mento al pastore Paolo Ricca.
Torino, 27 dicembre 1970.
« Fino alla vostra vecchiaia
io vi sosterrò e vi salverò »
(Isaia 46: 4)
Una breve malattia ha posto termine alla dolce e luminosa giornata terrena di
Linette Decker
ved. arch. Emilio Decker
Lo annunciano con dolore i suoi fi
gli Claudio e Nennclla .lahier con i
loro consorti, i suoi nipot', la famiglia
tutta.
Torino, 29 dicembre 1970.
5
8 gennaio 1971 — N. 1-2
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
L’opera del Servizio cristiano di Palermo Sulla Riviera di ponente
Testimoni dell’amore di Cristo in un mondo in sofferenza
La Mafia terrorizza la città.
Chiamato ad esercitare il mio ministiro pastorale a Palermo nel 1956, fui
colpito dal fatto che la Mafia esercitava un regime di terrore sull’intera città, sem uando le sue vittime con violenza, crudeltà e sicurezza inaudite. Le
lorze djlla Polizia si dimostravano a.sso'utamentc impotenti ad impedire
questo stato di cose.
Ramasi un giorno particolarmente
impressionato che i miei figli, ancora
ragazzi, fcjssero stati spettatori di un
fatto di sangue avvenuto davanti alla
porta di casa nostra.
Le sofferenze
della gente povera ed indifesa
Lo stato di disagio, di solTerenza, di
pericolo che ne derivava per la popolazione e particolarmente per la gente
più povera ed indifesa, era enorme.
L’abbandono e lo squallore dei quartieri più poveri della città, le continue
irruzioni che la Polizia faceva nelle loro
case e che terrorizzavano soprattutto i
bambini, la sporcizia e le condizioni
inumane in cui erano costrette a vivere
le famiglie che avevano a carico un
maggior numero di figli in tenera età,
non potevano lasciare indifferente
chiunque avesse un minimo di sensibilità.
I fanciulli,
speranza di un avvenire tnigliore
Sarebbe stato impossibile affrontare
globalmente i problemi della città. Dovevamo limitare la nostra visuale, restringere il nostro campo di azione cercando di fare qualcosa almeno a favore
dell’infanzia abbandonata. Sulle nuove
generazioni si poteva puntare la speranza di un avvenire migliore.
La nostra azione non poteva consistere in altro che nel tentativo, di sottrarre il maggior numero possibile di
fanciulli alle forme più evidenti di
sfruttamento, di abbandono, di violenza.
Le piaghe più dolorose ed urgenti da
sanare erano: la mortalità infantile che
nei bassifondi raggiungeva gli indici
più elevati; l’analfabetismo dovuto alla
negligenza dei genitori e alla carente
azione dello stato nel settore dell’istruzione; il lavoro minorile, fonte di sfruttamento e di impoverimento avvenire
di manodopera qualificata; la criminalità minorile nelle varie forme di vagabondaggio, furti, atti di vandalismo...
La funzione educativa della scuola
Per iniziare la nostra azione avevamo uno strumento prezioso: l’Istituto
Valdese, fondalo nel 1865, annesso alla
Chiesa, ma che sembrava avesse oramai fatto il suo tempo e che tra breve
dovesse essere messo da parte come
uno strumento inutile.
Come all’epoca della sua fondazione,
oltre un secolo- fa, la Chiesa Valdese, in
questo contesto sociale, ha nella nostra
città una missione educativa cui non
può sottrarsi.
Che la vecchia scuola elementare valdese non avesse ancora esaurito il suo
compito, è dimostrato dal fatto che
essa, in questi ultimi anni, ha ripreso
vigore, aumentando il numero dei suoi
alunni e, conseguentemente, dei suoi
insegnanti e ottenendo, per la sua efficienza e il suo buon funzionamento, il
più alto riconoscimento da parte dello
Stato, cioè la parifica.
L'opera della « Noce »,
espansione deH’attività scolastica
Nel 1959 ci fu offerta provvidenzialmente l’opportunità di iniziare un Doposcuola alla « Noce » un quartiere popolare della città. Gran parte della popolazione scolastica tuttora non può
essere assorbita dalle scuole esistenti.
Undici anni fa iniziammo dunque alla
Noce un’attività scolastica destinata ad
avere un grande successo, sia per il
numero degli alunni, sia per la possibilità di un’ampliamento dell’opera in
locali sempre più vasti di cui, sia pure
attraverso non poche difficoltà, siamo
venuti lentamente ad acquisire la proprietà.
Per ragioni pedagogiche il Doposcuola dovette essere trasformato in Scuola
parificata e Doposcuola.
L’opera della Noce rappresenta non
solo una espansione necessaria della
nostra attività scolastica, ma soprattutto una penetrazione tattica in un
quartiere della città, roccaforte di analfabetismo e di criminalità minorile e
di mafia.
Alla Noce sta ora per essere attuato,
dopo lunghi anni di attesa, il progetto
di costruzione del Centro Diaconale, destinato a riunire i vari Centri di attività dislocati attualmente in varie zone
della città.
II « Convitto Valdese »
integra la nostra opera di assistenza
dei fanciulli
Fra i fanciulli che frequentano le nostre scuole, è facile immaginarlo, ce
ne sono tanti che non vivono in condizioni familiari normali, e che, si può
dire, non hanno una casa e neppure
una famiglia. Si tratta di bambini orfani, figli di carcerati, di bambini abbandonati, o delle zone terremotate, la
cui opera di ricostruzione è ancora di
là da venire. Nel 1965 una casa, con un
grande parco, ci fu messa a disposizione da un medico evangelico della nostra Comunità.
Di fronte a questa situazione chi
avrebbe resistito alla « tentazione » di
lanciarsi in una nuova avventura che
avrebbe richiesto anche del personale
e dei mezzi, non pochi, per il mantenimento di circa 40 bambini, quanti sono
stali quelli ospitati nell’anno scolastico 1969-1970?
Ma 1 avventura è stala bella, anche
se non priva di difficoltà e di pericoli.
Dio è sta'i.0 con noi nella nostra avventura.
Il « Convitto Valdese » non è una
« clausura » né per i fanciulli ospitati,
né per i fanciulli del quartiere. Si entra e si esce, perché non ci sono né
cancelli, né catenacci. Il parco gioco
del giardino è aperto a tutti i fanciulli del quartiere. È uno dei pochi
esistenti a Palermo. Ciò ci ha procurato la simpatia e l’affetto di tutta la popolazione del quartiere. Quello che hanno fatto alcuni gruppi di giovani tedeschi e svizzeri, in occasione di campi
estivi di lavoro e di cui anche la stampa cittadina si è occupata, ha commosso tutti. La gente dice: « Gli evangelici
ci hanno portato la pulizia. Ci hanno
fatto avere l’acqua nelle case. Nessuno
SI era prima mai occupato di noi, né
dei nostri figli ».
Un'azione destinata ad irradiarsi
nell'ambiente
Abbiamo detto che volutamente abbiamo limitato il nostro raggio di azione, dedicandoci in modo particolare
all’educazione dei fanciulli e dei fanciulli dei quartieri più poveri della
città. Ma in realtà abbiamo dovuto,
in varie occasioni affrontare con la parola e con gli scritti i problemi più
delicati e più gravi della vita cittadina.
Nel 1963 avvenne una strage di 9 persone, di cui alcuni agenti di polizia e
carabinieri, a Ciaculli, per la esplosione di un’auto Giulietta, opera delittuosa della Mafia. Occorreva reagire denunziando alla pubblica opinione un
crimine così efferrato, fare appello alle forze sane della cittadinanza, alle
autorità civili e religiose, perché si
creasse un clima morale che impedisse
che la Mafia continuasse ad uccidere
impunemente. Fu da noi affìsso un manifesto murale contro la Mafia che destò viva impressione e fu da noi presa
r« iniziativa per il rispetto dcl’a vita »,
consistente in una azione capillare per
richiamare tutti al senso sacro della
vita, in tutte le sue manifestazioni.
Nel 1964 pubblicammo una lettera
aperta al Cardinale Ruffini in risposta
ad u ia sua pastorale: « Il vero volto
della Sicilia » in cui reminente prelato
voleva dimostrare, con il suo ben noto
spirito conservatore e reazionario, che i
mali della Sicilia, a cominciare dalla
Mafia, erano inesistenti e che in Sicilia la gente vive rassegnata e nel migliore dei modi possibili. La lettera al
Cardinale ebbe una vasta e favorevole
risojianza sulla stampa in Italia e all’estero e una risposta personale del
Cardinai'J stesso.
Numerosi articoli abbiamo pubblicato sul lavoro minorile in Sicilia, e
per mezzo del notiziario in quattro lingue: « Una Voce da Palermo » abbiamo
periodicamente informato i nostri amici in Italia e al l’estero sul nostro lavoro
e su quello che avviene nella nostra
città.
Non potevamo rimanere estranei
al dolore e alle rovine del terremoto
11 terremoto del gennaio del 1968 ci
ha costretti ad estendere la nostra azione fino nelle zone terremotate della
Valle del Belice. E scritto non solo
nello Statuto del nostro Centro Diaconale, ma nel nostro cuore che, come
Servizio Cristiano, dobbiamo intervenire laddove la nostra presenza può
essere necessaria anche in seguito a
calamità naturali.
Ad una prima azione di soccorso immediato, seguì una distribuzione di un
centinaio di tende ove i sinistrati furono costretti a trascorrere più tempo
del previsto esposti alle intemperie delle stagioni.
Perciò abbiamo dovuto, vista l’incuria della pubblica amministrazione,
prendere la coraggiosa iniziativa di costruire un Villaggio composto di 20
case e di un Centro Sociale, che porta
un nome che vuole essere un programma per un avvenire migliore e più sicuro: « Villaggio Speranza ». Le 20 case
offrono tutte le garanzie di comodità,
di solidità e di sicurezza e sono state
date ad altrettante famiglie del Comune di Vita (Trapani). Le famiglie
del Villaggio sono periodicamente visitate da Palermo. La creazione di un
laboratorio artigianale, si propone di
assicurare alle donne un lavoro che le
aiuti a sostenere economicamente la famiglia.
Queste varie opere e l’attività dell’intero gruppo di servizio, pur nella loro
modestia, si propongono di essere una
espressione concreta della fede, una
testimonianza resa a Gesù Cristo.
P. V. Panascia
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiliiiliMliiiiliiiiilllilllllllifliliiiliiliiillilliliilillliiiiiiiilimiiiiiiliiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiii
MILANO
Assemblea di Chiesa
L‘AssemI)lea di Chiesa dell‘8 novembre u. s.
ha esaminalo i tre documenti sinodali pubblicati nella precedente circolare di chiesa.
Linee di fondo. L'Assemblea ha esaminato
il documenilo inviato dal Sinodo alle Comunità Valdesi. Data Timportanza delle « linee di
fondo » in esso contenute, riteniamo che il
documento debba ora essere ])reso in esame
dai vari gruppi impegnati nelle varie attività
di chiesa.
Battesimo. Dopo ampia discussione. TAssembica propone alla comunità un più approfon<lito studio delle varie posizioni nei confronti
del battesimo dei fanciulli o del battesimo degli adulti. Per quanto concerne invece il problema del fjudrinalo PAs-semblea è giunta nella
determinazione di invitare i membri di chiesa
ad abbandonare questa tradizione ritenendo
ohe essa non abbia un fondamento biblico.
Celebrazione dei matrimoni. L’Assemblea
non ha ritenuto ojiportuno di imporre una
nuova disciplina, ma invila pur tuttavia i
membri di chiesa a celebrare il matrimonio
civile nella sua sede propria e cioè davanti al1 ufficiale di stato civile e a dichiarare la loro
volontà di vivere il matrimonio nella fede in
Cristo, davanti alla comunità possibilmente <lurante il culto.
La frequenza dei membri di chiesa alle nostre Assemblee pone a tutta la comunità un
serio prol)lema dì coerenza.
Nel periodo prenatalizio la predicazione ha
seguilo un ciclo di passi tratti dal libro del
profeta Geremia.
La vita della scuola domenicale, che procelle in modo rallegrante, è segnala mensilmente da una « giornata comunitario » che riunisce i ragazzi fin dal mattino, poi per Pàgape,
quindi per un pomeriggio vario: ottima la
giornata prenatalizia. il 20 dicembre: nel pomerìggio i ragazzi hanno olTerlo ai genitori il
prograinina preparato da loro. Ogni tre mesi sì
tiene una riunione con i genitori.
Sì è in fase di ricerca nella ristrutturazione deW'insegname.nto (atechetico. Un gru})po di catecumeni ha eiTcItualo una gita a
forino. I 8 dicembre, alfiatandosi e prendendo
contatto, tra l'altro, con ristiluti» degli « Artigianelli )).
K ripreso, con fautunno. il lavoro ilei gruppo di visitatori, nella zona Milano-ovest. Esso
ha una riunione mensile, ili preparazione e di
aÌÌiatamento in vista dei contatti con coloro
che lo desiderano e ne hanno bisogno. Si va
approfondendo i] legame con il gruppo di cattolici del dissenso di (|uella zona (Lorenleggio).
Bordighera
Vailecrosia
Ventimiglia
11 bazar prenatalizio, preparalo dall’Lnione
femminile, temito.si il 20 dicembre nella Casa
Valdese di Vailecrosia, ha avuto un risultato
lusinghiero e ce ne rallegriamo con quanti
vi hanno lavorato. Si tratta sempre, inoltre,
di una bella occasione di fraterno incontro
comunitario.
Una bella riunione missionaria si è avuta,
la sera del 17 dicembre, con la partecipazione
della signorina Laura !\isbet, che valendosi di
proiezioni luminose ha illustrato la regione
africana nella quale lavora e fattività che vi
svolge.
II 27 dicembre uno scambio di pulpito con
la contigua comunità sanremese ha riportato
sul nostro pulpito il pastore Roberto Nisbet;
siamo stati lieti di rivederlo, come lo siamo
della stretta collaborazione fra le due chiese.
G. M.
Sanremo
Lega Femminile. Domenica 29 novembre
ha avuto luogo l'annuale Bazar di solidarietà
organizzato dalla Lega Femminile. Notevole è
stata la partecipazione dei membri di chiesa a
(|iiesta manifestazione di solidarietà a favore
delle nostre opere di assistenza: la somma
raccolta è stata ancora .supcriore a quella dei
precedenti anni. Nelfinconlro pre-natalizio è
stata ospite della Lega la Prof.ssa Amalia Gey¡nel. la quale ha parlato delle opere valdesi
di Pomaretlo.
La Libreria Clatidiaiut continua a interessare e occupare un buon gruppo della comunità,
clic vi vede uno strumento molto importante
di presenza e di testimonianza nella città.
Incontri di studio
evangelici-cattolici
Questi incontri hanno rivelato la presenza e la vitalità di molti gruppi cattolici della
città. La frequenza normale è di oltre 100
jiersone. La scelta della tematica come ci
viene proposta dai testi del profeta Geremia c
risultata valida per un chiarimento del messaggio che siamo chiamati a rivolgere agli uomini del nostro tempo nelle loro concrete situazioni dì impegno nella vita delle comunità
ed in quella sociale. La settimana precedente
rincontro, una riunione voldese lo prepara,
comunitariamente. Questi incontri ci paiono
tanto più utili e necessari, data falmosfera di
chiusura che si va accentuando nelfambienlc
cattolico uiTiciale a Milano.
Con gli evangelici milanesi
e lombardi
Il 4 dicembre si sono incontrali ì consìgli
di chiesa valdese e melodista, esaminando il
senso del patto di collaliorazione prospettato
nell'incontro del presbiterio valdese e del circuito melodista: in particolare sono stati discussi i problemi inerenti alla collaborazione
nella cintura milane.se. nella scuola domenicale. nell'attività preshiterio-eircuito e .si è
emnineìato a prospettare la possibilità dì realizzare un Centro sociale in comune.
Quanto alla Federazione Regionale, dopo la
Iiatlula di arresto dovuta alle dimissioni dalla
Federazione della Comunità battista di Milano,
si sono avuti vari incontri del Consiglio esecutivo e altualmcntc si sta preparando lo Statuto della Federazione regionale.
Venerdì 13 novembre ha avuto luogo fanniinziata conferenza del Prof. J. Moltmann
sul tema : « La teologia politica della speranza ». Incoraggiante è stala la partecipazione
del mondo della cultura milanese.
sa Valdese. Per la propaganda è stato incaricato il Diacono D. Belliori e per la cronaca
locale è stato nominato quale nuovo corrispondente l'Anziano I). Gardiol.
— La Commissione Stabilì ha iniziato suhito la sua attività con un lavoro da tempo
atteso e necessario: la ripulitura interna del
Tempio. Di conseguenza, per alcune domeniche, il Culto sarà tenuto nella Sala Alharin.
d. g.
Pinerolo
Sabato 5 e domenica 6 dicembre la chiesa
ha ricevuto la visita della Commissione distrettuale (stabilmente rappresentata in loco
dal suo presidente, che è il pastore locale!):
sono venuti la prof. M. V. Revelli, vicepresidente e il past. G. Conte, segretario. La sera
del sabato hanno avuto un incontro con il
Consiglio di chiesa, esaminando la vita della comunità; findomani il tempio era completamente occupato, per il culto, che è stato
presieduto dal past. Conte e al termine del
quale la prof. Revelli ha rivolto un fraterno
messaggio all’assemblea. Nel pomeriggio i visitatore — che nel frattempo avevano preso visione dell'archivio ecclesiastico — hanno partecipato alfassemblea di chiesa : due ore
volate troppo preso, ricevendo notizie della vita della Chiesa Valdese, dei suoi problemi attuali più urgenti, delle sue prospettive di lavoro; quindi vi è stato un interessante avvio
di vivace discussione sul battesimo, in seguito alia presa di posizione dell’ultimo Sinodo.
La domenica 13 VUnione femminile ha
offerto un trattenimento che è stato rallegrante per l'ottimo spirito con cui è stato preparato e con cui parecchi vi hanno partecipato.
Il risultato finanziario ha superato notevolmente quello degli anni precedenti.
Il 16 dicembre anche a Sanremo la missionaria Laura Nisbet ha presentato, come a Vallecrosia, il Gabon e il suo lavoro missionario
ìt questa nazione.
Il 26 dicembre, riuscita festa dei bambini
della nostra Scuola Domenicale.
R. N.
Luserna
8. Giovanni
— Le tradizionali feste natalìzie hanno avuto luogo in un'atmosfera gioiosa. Feste delTAIbero si sono svolte al Rifugio. all'Asilo dei
vecchi, al Giardino d’infanzia ed alla Sala
Alharin dove gli alunni delle Scuole Domenicali. ottimamente preparati dai monitori e
dalle monitrici che si sono prodigali senza
risparmio di energie, si sono esibiti con canti
e recite. In tale occasione il Pastore Taccia
ed i bambini della nostra comunità hanno
avuto il loro primo cordiale incontro.
— Il Culto serale con celebrazione della
Santa Cena del 31 dicembre è stalo quest'anno presieduto da un gruppo di giovani laici
e da membri del Concistoro. Una innovazione
che è stata accolta in modo favorevole dalla
numerosa assemblea presente, la quale ha seguilo il Cullo con attenzione ed interesse ed
lu jiartecipato compatta alla mensa del Signore, in un'atmosfera .solenne di raccoglimento
spirituale.
— La Corale, oltre alle .sue normali attività
c 1 al Concerto Natalizio di cui si parla in allr*i parte del giornale, ha dato il suo valido
contributo durante i vari Culti. Degni di
menzione i due meravigliosi Corali di Bach
eseguiti durante il Culto di Natale e gli inni
che i bravi coralisti, sempre diretti dal valente prof. F. Rivoir. hanno cantato al Rifugio ecl aH'Asìlo dei vecchi.
— Nel mese di dicembre il Consiglio ha
avuto due laboriose sedute. Sotto la presidenza del Pastore Jahier, ha portato a termine
ì vari punti in discussione all’ordine del giorno e la recìproca collaborazione dei suoi membri ha dato risultati positivi e concreti. Nella
prima seduta sono state programmale le varie attività delfanno ecclesiastico. È stala nominata una responsaliile delle Scuole Domenicali nella persona della sig.na Bruna Peyrot: i corsi di catechismo sono stati affidati ai
Pastori Roslagno e Taccia ed all'Anziano Gardiol: le riunioni di quartiere, secondo un calendario mensile affisso di volta in volta alle
porte delle varie Scuole, saranno tenute dal
Pastore Jahier e da un gruppo di giovani che
sì sono impegnati a portare, oltre al messaggio
evangelico, le proposte sinodali che verranno
anche discusse nelle Assemblee di Chiesa sul
problema del Battesimo, della Confermazione
e ilei matrimonio.
Nella seconda seduta, presente anche il Pastore Taccia, neo eletto quale titolare della
nostra parrocchia, è stata discussa fardua
questione delle finanze e degli stabili. Un progetto per mia nuova slrullurazione delle varie
commissioni, elaboralo dall'Anziano 1). Gardiol. è stalo approvalo in linea dì massima dal
Concistoro che ha subito eletto i nuovi membri delle Coniìiiissìoni con i relativi Presidenti nelle persone del Diacono L. Gabello per le
finanze e del signor G. Alharin per gli stabili.
in seduta si c pure deciso di intensificare la
])ropaganda per gli abbonamenti all'Ero delle
Valli al fine di portare a cono.scenza di un
maggior numero di famiglie della nostra comunità i fatti ed i problemi della nostra Chie
Domenica 20 dicembre, nel pomeriggio, ha
avuto luogo la preannuncìata assemblea di
Chiesa. Si è discusso sulla « cura d'anime »,
tema di discussione scelto dal concistoro che
aveva predi.sposto e fallo distribuire in precedenza un foglio con una breve presentazione
suH'argomento. Si sono sentiti molti pareri e
si avrà un ulteriore approfondimento in .sede
di riunioni quartierali.
Martedì 22, gli studenti del Convitto hanno offerto alla no.stra comunità una .serata
familiare. Il trattenimento è stalo mollo apprezzato dai pochi presenti che non hanno
lesinato gli applausi; ringraziamo i giovani
per averci dato Toccasione di trascorrere con
loro una lieta serata.
Il culto di Natale ha richiamato, come di
consueto, molli fratelli e .sorelle: vi è stala una
larga partecipazione alla S. Cena. La predicazione, a conclusione di un ciclo — su Maria — protrattosi nelle quattro domeniche di
avvento, è stata fatta sul lesto di Luca 1: 50-55; « Santo è il suo nome; c la sua
misericordia è di età in età per quelli che lo
temono »...
Nel pomeriggio di sabato 26 si è svolta nella nostra .sala la festa di Natale per i bambini
della Scuola Domenicale. Abbastanza numerosi, hanno gioito dinanzi all’abete c cantato
inni di lode al Signore. Sì sono poi udite letture e canti che richiamavano situazioni di
miseria e di sofferenza in cui si trovano molti
nostri fratelli.
Come consuetudine, già da alcuni anni, i
bambini hanno rinunciato al pìccolo dono destinando l’equivalente e le loro offerte personali per un aiuto concreto a fratelli in grave
distretta. Quest’anno le offerte adranno a favore degli aiuti per il Pakistan; i membri
della comunità che desiderano aggiungere un
loro contributo la facciano al più presto.
Atti liturgici - Matrimoni: Emanuele Tron
e Annalisa De Bernardi; Giovanni Deodato e
Silvana Allemandi; Giorgio Gardiol e Renata
Prochet.
Funerali: Lidia Costabel ved. Bounous;
Giulio Paschetto.
Agrigento
La scomparsa di G. B. Lentlni
Una grave perdita ha subito la Comunità
valdese della città dei templi, con la scomparsa del fratello Giovati Battista Lentini Castagnolo. avvenuta il 7 dicembre 1970 alTetà di
80 anni, dopo breve malattia .sopportata cristianamente.
Di animo mite, dal sorriso bonario, tutto
dedito al dovere, Ìl confedele Giovan Battista
Lentini Castagnolo, fu un lavoratore d’animo
nobile e probo; Egli non esitò nel momento
della distretta a recarsi fin nella lontana Eritrea per sostenere la sua famiglia, ivi ebbe I
primi contatti con una missione cristiana evangelica estera europea.
Combattente della prima guerra mondiale,
fu tra ì primi agrigentini nominali « ('avabere dell'Ordine di Vittorio Veneto ».
Nel secondo dopoguèrra, toccato dalla Parola dell'Evangelo. divenne presto un pioniere
del gruppo valdese c collaboratore del compianto Prof. Doti. Calogero Augusto Sciascia nell'opera di testimonianza.
La sua ca.sa per molti anni fu un centro
comunitario di evangelizzazione e di preghiera,
centro fervente ravvivato dalla fede c dallo
zelo dì tutti i componenti la famìglia, luogo
di incontro c di culto per tutta la Comunità
priva allora di locali propri.
Attivo e presente a tutte le riunioni della
Comunità, visse serenamente la sua fede e .serenamente andò incontro al suo Signore, fiducioso nel dono della Resurrezione.
11 servìzio funebre officiato dal pastoie Mario Francesco Bcrulti. nei locali della Chiesa
Valde.se. con larga partecipazione di familiari,
confedeli valdesi e penteco.stali ed amici estimatori.
La Parola della vila.Giov. IX-25 : « lo sono
la resurrezione e la vita » e in Romani VII-1 :
« Non vi è alcuna condanna per quelli che
sono in Cristo Gesii » oltre che annunziala in
casa, nel Tempio ed al cimitero; TEvangelo
a.scollato in commossa attenzione da numerosi
cittadini di tutte le gradazioni sociali: speriamo ed auguriamo che l'appello al ravvedimento ed alla fede in Gesù abbia prodotto risveglio neiranimo degli ascoltatori.
La Comunità agrigentina, ricordando il raro
fratello, sì stringe vieppiù con cristiano affetto attorno ai familiari provali dal dolore,
attivi membri della comunità stessa e di quella di Reggio Calabria, con le parole consolatrici di Gesù: « Or ecco, io son con voi in
ogni tempo » (Malico 28: 20).
Caum;k«o Fa.suu)
Doni Eco-Luce
Da Pineroln: Renato Breuza 500; Davide
Roccione 500: Elena Salce 200: Iginio Monti
640: Giulia Codino 200: fida Bosio 500: Attilia (irìIl-Boujour 1.000.
Alessio Luigi Grill, Frali 200; Celina Mussotti. Cuneo 250: Remigio Haldoni, Bologna 2.000; Aldo Fuhrmann. Pallnnza 2.000:
Giuseppe Giorgiolé, Livorno 500: W.BL Mittendorf. Varese 2.000: Silvia Peyronel. Riclarclto 500: Irma Zecchin. Venezia 1.000: Francesco Toma. S. Severo 2.000.
6
pag. 6
N. 1-2 — 8 gennaio 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
A[le Officine Moncenisio di Condove (Torino)
1970:
ricordiamolo assieme
« È un anno da dimenticare » — si
sente dire — « guerre, disordini, violenZ-- di ogni genere ed altre cose brutte ». Riteniamo invece che si tratti di un
anno da ricordare, e bene; un anno
che faccia meditare seriamente tutti
noi e induca i « grandi » della terra a
guardare meno ai propri interessi, al
proprio prestigio, e un po’ di più al
bene e alla giustizia fra gli uomini.
Cercheremo di fare un sia pur sommario consuntivo dell’anno testé conclusosi, scusandoci per le inevitabili e
numerose lacune dovute a ovvi motivi
di spazio.
In gennaio il Biafra firma a Lagos
1.» resa senza condizioni: vi sono cinque milioni di affamati, mentre Ojukwu
fugge all’estero. Il presidente nigeriano
Gowon annuncia un’amnistia generale
affermando che si deve ricostruire la
nazione aiutando anzitutto i « fratelli
biafrani ».
In febbraio esplode in aria un aereo
svizzero diretto a Tel Aviv: 47 sono le
vittime. L’episodio viene imputato a
estremisti palestinesi. Pochi giorni prima un bombardamento aereo istraeliano nei pressi del Cairo provoca la morte di 70 civili. Muore il filosofo B. Russell che ha speso la sua lunga vita per
la causa della pace. In Italia cade il
monocolore governo Rumor e rinasce
come quadripartito di centrosinistra
nel mese successivo.
Di Vietnam si parla in marzo a proposito della strage di Song My compiuta da un reparto americano. In Cambogia, un colpo di Stato contro Sianuk
compiuto da civili e militari di destra
spezza la neutralità del paese, che viene appoggiato dalle truppe USA.
In aprile ammara felicemente la capsula dell’Apollo 13, dopo un grave incidente che ha impedito agli astronauti americani di raggiungere la luna per
la terza volta. Ancora vittime innocenti nella guerra arabo-israeliana: gli aerei di Tel Aviv colpiscono in pieno una
scuola egiziana provocando 31 morti di
cui 30 bambini. In Grecia il musicista
Theodorakis, dopo 2 anni a mezzo di
segregazione, viene rilasciato dai colonnelli, alla vigilia della riunione del
Consiglio d’Europa, che condannerà il
regime dittatoriale greco. Nella Cina
popolare viene posto in orbita il primo
satellite.
A maggio si registrano grosse manifestazioni in America contro l’intervento armato in Cambogia: a Jackson
(Mississippi) vengono uccisi due studenti negri e successivamente all’università di Kent (Ohio) quattro studenti
ed oltre 15 feriti sono il tragico epilogo
di una manifestazione pacifista di tremila persone. In Italia, ennesima amnistia che accomuna reati comuni e sindacali e che rimette in libertà migliaia
di detenuti. Viene archiviato il « caso
Pinelli » con l’accertamento della « caduta accidentale ». Il tragico fatto lascia una lunga scia di ombre e di
dubbi.
In giugno ci sono le elezioni regionali, provinciali e comunali: nessuna
grossa sorpresa. I quattro partiti del
centrosinistra ottengono globalmente
il 58 per cento dei voti. In Perù un
terremoto provoca oltre 50 mila morti
distruggendo intere città. In Svizzera
la proposta del deputato zurighese
Schwarzenbach di limitare la presenza
dei lavoratori stranieri viene bocciata
colla tenue maggioranza del 55,5 per
cento. In Inghilterra i laburisti vengono
battuti dai conservatori. Continuano
frattanto i gravi disordini in Irlanda
del Nord con diversi morti e feriti. Si
conclude a Praga il dramma personale di Dubeek, che viene anche destituito dall’incarico di ambasciatore in "Turchia ed espulso dal partito comunista
cecoslovacco.
A luglio, improvvise dimissioni di Rumor. A Reggio Calabria inizia la furibonda rivolta degli abitanti, motivata
dalla scelta di Catanzaro a capoluogo
regionale. Alla base della sommosp vi
sono le fazioni politiche locali e il disagio economico di una città che ha
uno dei redditi nazionali più bassi. In
Libia, a conclusione dell’avventura colonialista del 1911 vengono espulsi i
cittadini italiani: anche in questo caso
i veri responsabili — morti o ben mimetizzati — ne restano fuori ed a farne in maggior parte le spese sono i lavoratori che avevano creduto al mito
artificioso della« terra promessa ». In
Medio Oriente il piano Rogers, approvato dai contendenti, dà inizio a una
tregua di tre mesi.
In agosto viene formato il governo
Colombo. Scoppia lo scandalo delle suore indiane senza vocazione. Si tratta di
ragazze « vendute » da un prete locale
a vari conventi, specie italiani. In America l’esercito si libera di ingenti quantitativi di gas nervino inabissandoli in
mare, fra le proteste degli abitanti della costa atlantica che temono che, a
causa della pressione dell’acqua, i contenitori in cemento si spacchino. A Mosca, accordo storico fra Brandt, per la
Rep. Fed. Tedesca e Kossighin, per
rURSS: viene firmato un trattato che
sancisce la rinuncia del ricorso alla
forza fra le due nazioni, mentre Bonn
riconosce gli attuali confini europei.
Il mese di settembre viene particolarmente segnato dagli avvenimenti in
Medio Oriente. Quattro aerei vengono
dirottati e successivamente fatti esploder a terra. Dei 300 passeggeri tenuti
come ostaggi ne vengono trattenuti
una cinquantina, anch’essi poi rilasciati in cambio dei guerriglieri richiesti
dai fedayn. Successivamente, si scatena
un vero e proprio massacro delle truppe di Hussein contro i fedayn: i morti
sono migliaia, Amman è semidistrutta.
Si iniziano trattative per un accordo
Hussein-Arafat, presiedute al Cairo da
Nasser, che al termine viene stroncato
da una crisi cardiaca. In Cile, vittoria
del socialista Allende, primo presidente
di sinistra eletto democraticamente:
egli annuncia una politica di distacco
dal « protezionismo » neocolonialista
degli Stati Uniti. In Italia, spaventoso
tornado a Venezia che uccide 36 persone e ne ferisce altre 500.
In ottobre, tocca a Genova. La pioggia si trasforma in un mare di fango.
I morti sono 30 e i danni ingentissimi.
Molte le responsabilità, specie quelle
relative alla sconsiderata esplosione
edilizia. Negli Stati Uniti, arrestata la
professoressa negra Angela Davis, già
in un primo tempo sospesa dall’insegnamento in quanto comunista. Le accuse che le sono rivolte comportano la
pena di morte. Il russo Solgenitzin viene insignito del premio Nobel per la
letteratura, ma non potrà andare a ritirarlo.
Novembre è caratterizzato in Italia
da una vittoria dello Stato laico coll’introduzione del divorzio. Viene anche rironosciuta la repubblica popolare cinese, il cui ingresso all’ONU verrà successivamente ancora una volta bocciato, malgrado si tratti di un paese che
conta un quarto dell’umanità intera. In
Medio Oriente la tregua viene prorogata per altri tre mesi. Muore de
Gaulle: 100 capi di Stato partecipano
alle cerimonie funebri. Nel Pakistan
orientale muoiono parecchie centinaia
di migliaia di persone (si parla anche
di più di un milione) vittime di un ciclone e dell’ incuria degli uomini.
L’URSS lancia sulla Luna la prima automobile semovente. A Varsavia vengono siglati gli accordi tedesco-polacchi
col definitivo riconoscimento della frontiera Oder-Neisse. Nella repubblica di
Guinea, fallito attentato alla libertà della nazione, appoggiato dai portoghesi.
Il mese di dicembre chiude drammaticamente l’anno. In Polonia, dopo
l’iniziale sanguinosa repressione dei
moti popolari, ha vinto la decisa reazione del popolo che ha costretto i governanti a un rapido (e speriamo, sostanziale) cambio della guardia: sapranno i nuovi dirigenti anteporre all’interesse del capitalismo di Stato
quello di una popolazione che negli ultimi trent’anni e cioè a partire dall’aggressione nazista ha subito tragiche
violenze alla sua sovranità ed alla sua
stessa essenza? I processi di Burgos e
di Leningrado — pur rallegrandoci per
le otto vite umane risparmiate — non
hanno onorato la magistratura ed i regimi che la comandano. Volendo fare
un confronto fra i due processi, siamo
d’accordo col giornale francese « Le
Monde » che considera il processo di
iiiiiiiiiiMiiiiininiiniiiiiiiiiiiiiMiiiiiiii"''iimiiMMi:iMiiiiiiiiiiiMMiiiiMiiiiMMiii<i"iiiii<<iii<ii<ii<i<"iiiiiiiiiiiiiiiiii<iii"
Un appello di scienziali sovielici
"Salvate Angela Davis"
CorrÌ5pon<lcrizp da Mosca riferi.scono che
quatlordici scienziati sovietici, tutti membri
deir.Accademia americana delle scienze o delFAccademia americana delle lettere c delle
arti, hanno rivolto al presidente Nixon un appello a salvare la vita di Angela Davis, la studentessa americana, leader delFopposizione nera. che sta per essere giudicata da una corte californiana per concorso in omicidio, rischiando la pena di morte. L'appello, citato
dall'agenzia Tass. dice: « Noi, scioìizinti sovietici. vediamo in Angela Davis una combattente disinteressata per le idee sociali progressiste e per le libertà civiche. Ìm lotta per
le idee progressiste, in campo scientifico o in
campo sociale, ha sempre incontrato la resistenza delle forze conservatrici. Pensiamo sia
nostro dovere difendere il diritto della persona umana a combattere per il progresso.
Chiediamo dunque che sia salvata la vita di
.Angela Davis ».
Non risulta che gli stessi firmatari abbiano
fatto alcuna dichiarazione circa le condanne
Leningrado ancor peggio di quello di
Burgos: si è infatti trattato di un nrocesso contro fatti non avvenuti, di un
processo alle intenzioni svoltosi nel segreto quasi totale e senza garanzie giuridiche. Infine, i massacri in Eritrea.
Continua da parte etiopica la più feroce repressione (cui abbiamo già accennato in occasione della visita del
Negus in Italia). Le incursioni e i bombardamenti aerei dei giorni scorsi hanno provocato oltre mille morti, mentre
decine di migliaia di profughi si sono
rifugiati in Sudan. L’Eritrea è scesa in
campo contro Addis Abeba sin dal 1962,
da quando cioè l'Etiopia ha annullato
la sua autonomia, annettendosela contro le più elementari norme della sovranità dei popoli, contro le profonde
differenze etniche, religiose e culturali
di queste due regioni.
È iniziato il 1971: purtroppo molti
dei gravi fatti che abbiamo rivisto assieme vengono « riportati » all’ anno
nuovo. È necessario che essi trovino
una soluzione al più presto, in nome
della giustizia e della cooperazione internazionale.
Roberto Peyrot
Non fabbricheremo mai delle armi
Le Officine Moncenisio di Condove,
in vai di Susa, che attualmente fabbricano macchine tessili e materiale rotabile per ferrovia, fino ad un recente
passato hanno costruito ordigni di
guerra (bombe di vario genere). Risulta inoltre che l’azienda — come informa il gruppo valsusino di azione
nonviolenta — era in rapporti colla
marina militare, cui in passato ha fornito siluri ed inoltre che ricevesse proposte di forniture belliche anche da
parte di paesi stranieri. Il pericolo
quindi che tale attività potesse essere
ripresa era dunque attuile. Un gruppo
di operai delle O.M. facenti parte di
Azione Nonviolenta hanno fatto un approfondito sondaggio presso i compagni ottenendo daila grande maggioranza degli 800 dipendenti un « sì » all’impegno di non più produrre ordigni di
morte. Convocata poi l’assemblea dalla commissione interna, è stata letta e
votata una mozione (un solo braccio,
alzatosi alla controprova, si è rapidamente abbassato). Si può dire che per
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
__ Leningrado contro un gruppo di ebrei il
cui crimine essenziale era il desiderio di
espatriare in Israele, una « libertà civica d
formalmente garantita pure dalla Costituzione sovietica- Per quanto giusti, appelli cosi
unilaterali perdono molto della loro autorità
morale.
Il servizio volontario ‘T ~ 'e
Sofia (Unpsco) - Dal 6 all’ll dippmbre si è
rinnila n Varna, in Bulgaria, la 17* Conferenza generale degli organizzatori del Servizio
volontario internazionale, la quale riuniva
circa 200 rappresentanti di organizzjtzioni giovanili (li varie regioni del mondo, soprattutto dei pae.si in fase di sviluppo. AU'ordine del
giorno vi erano: i nuovi orientamenti del .servizio volontario, in particolare la creazione
del eorpo dei « Volontari delle Nazioni Unit.> »: gli aspetti ideologici del volontariato;
l ediieazione per lo sviluppo; il servizio volontario a breve termine.
AUTOCRITICA
Questo termine è frequentemente
usato dalla stampa occidentale per designare il momento in cui una personalità del mondo comunista, già accusata di deviazionismo, rientra nei ranghi confessando le proprie colpe e i
propri errori. Ma non è con questo significato che noi qui oggi intendiamo
farne uso: vogliamo invece segnalare
la critica che un marxista rivolge al
comuniSmo sovietico, cioè al più grandioso e più serio tentativo di applicazione dell’ideologia marxista cui, a tutt’oggi, il mondo ha avuto la possibilità
di assistere. Citiamo il prof. Massimo
Salvadori, distinto storico e sociologo
dell’università di Torino.
« La realtà storica della rivoluzione
e della controrivoluzione negli anni ’20,
poggia su due fatti. Il primo è che la
rivoluzione di ottobre, nata sotto il segno dell’aspirazione del proletariato a
governare direttamente lo Stato, sviluppatasi inizialmente alla luce dei primi seri tentativi di attuazione del sovietismo, si è “stabilizzata" in un apparato di governo che è la negazione
assoluta del soviettismo e che ha consacrato ufficialmente la dittatura dei
vertici del partito e dell’apparato statale, cioè dell’alta burocrazia, in conseguenza di uno spostamento e quindi
di un capovolgimento dei rapporti di
potere all’interno del blocco classe operaia - contadini - burocrazia. Ora, questo capovolgimento non è stato il risultato di una “furberia", di un colpo
di mano ben congegnato, ma essenzialmente di un processo sociale di vasta
portata articolatosi nei seguenti momenti: 1) la decomposizione dell’apparato produttivo in conseguenza della
guerra mondiale, della guerra civile e
dell’isolamento del paese; 2) la decimazione e la dispersione di quel proletariato avanzato che aveva vissuto il
processo rivoluzionario culminato nell’ottobre e che aveva costituito la base
dell’esperienza soviettista; 3) l’accresciuto peso dei contadini, i quali, entrati nella rivoluzione con obiettivi democratico-borghesi, vennero immessi
nella realtà del nuovo regime con un
compito pressocché esclusivo: rifornire le città industriali dei necessari
mezzi alimentari senza contropartite;
il che equivaleva a farli lavorare in
condizioni forzate; 4) ricomposizione
di rigide barriere sociali ed economiche in conseguenza di un recupero^
sempre maggiore della divisione dei
lavoro di tipo capital'stico (con tutto
il ventaglio delle sperequazioni retributive) e della polarizzazione delle forze produttive intorno a due “funzioni"
politiche (non solo diverse ma rivelatrici di una contraddizione d’interessi
da regolare violentemente), cioè, la
funz.ione del comando e quella della
esecuzione passiva, esplicata la seconda dalla classe operaia, dai contadini
e dalla bassa burocrazia, la prima dagli artefici delle decisioni e dai "grandi” organizzatori della trasmissione di
quelle decisioni.
Il secondo fatto è che la grande rnaggioranza del proletariato dei paesi occidentali (Germania, Austria, Italia e
Francia), in contrasto coi suoi interessi di classe e con le sue stesse aspirazioni, è rimasta vittima dell’egemonia
esercitata contemporaneamente dalle
classi dirigenti trad z onali e da'la socialdemocrazia ».
(Da un articolo sul « Manifesto »,
n. 10-11 del 1970).
Che nel marxismo italiano sia possibile un’autocritica così radicale e così
severa, è dimostrazione di coscienza e
di vitalità, ed è buon auspicio per l’avvenire del marxismo italiano stesso.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinero'o
N. 175 — 8.7.1960
"ip. Subalpina s.p.a - Torre Pelhee iTo
L’EBREO ERRANTE
Ma (si potrebbe obiettare) codesta è un’autocritica « esterna », cioè
fatta dall’esterno del P.C.I., perché tutti sanno che, per il P.C.I., chi scrive
sul « Manifesto » non è altro che un
eretico. E, se nell’« interno » del P.C.I.
non v’è autocritica, allora il P.C.I. è
morto, o come se fosse morto.
Le cose non stanno precisamente
così. E, per dimostrare che anche al1’« interno » del P.C.I. v’è autocritica,
citiamo ad es. buona parte di una lettera che il sen. Umberto Terracini ha
scritto al sen. Ferruccio Farri (v. « L’Astrolabio » del 20.12.’70) sul tema « Gli
Ebrei in U.R.S.S. », in polemica con
G. Casalesi. Questi, sullo stesso « Astrolabio » (del 22.11.’’70), aveva pubblicato
un lungo articolo in difesa dell’URSS,
nella grave e dolorosa questione.
« Sono rimasto spiacevolissimamente impressionato dall’articolo intitolato “Antisemitismo e cattive compagnie". Non già per gli accostamenti
polemici di pessimo gusto fra posizioni e iniziative politiche in nessun modo comparabili, a non dire inconciliabili, e ciò sfruttando una loro coincidenza temporale di obbligo; ma per
l’aprioristica negazione d’una realtà di
fatto per la quale, tutto al più, si possono ammettere spiegazioni diverse.
Voglio dire la condizione nell’URSS
dei cittadini ebrei, limitati nel godimento di certi diritti là costituzionalmente garantiti, invece, a tutte le nazionalità conviventi. Non parlo dell’esercizio del culto in sé, a parte le limitazioni indirettamente arrecategli e
d’altronde mutevoli per luogo e per
tempo (cosicché del tutto superflue e
ininfluenti all’assunto del suo collaboratore mi sono sembrate, sulla Rivista,
le fotografìe riprodottevi di ambienti
di sinagoga o di rabbini officianti). E
neanche mi riferisco ai divieti o agli
impedimenti all’emigrazione dei cittadini ebrei verso Israele, equivalenti a
quelle vigenti per tutti i cittadini sovietici verso qualsiasi paese del mondo, che corrispondono alla politica demografica ed economica specifica di
uno Stato socialista. E neppure pongo in dubbio la validità del pieno riconoscimento, da parte sovietica, del diritto all’esistenza e alla persistenza dello Stato d’Israele, fatto sempre salvo
ogni giudizio sulla sua politica internazionale. Parlo invece della collocazione nell’interno dell’URSS, fra le altre nazionalità riconosciute, di quella
ebrea, per la quale il riconoscimento
si sostanzia quasi esclusivamente (fatta pure la debita parte alla mancanza
d’tin suo territorio storicamente acquisito) nella notazione sul passaporto,
della quale i suoi portatori sono cer
tamente fieri, ma vorrebbero trovasse
poi, nei rapporti reali della vita, una
concreta estrinsecazione. Chi abbia
condotto, come il tuo collaboratore,
replicate ricerche scientifiche (in materia) nei paesi dell’EST e ncU’URSS,
non dovrebbe permettersi una tate
mancanza di veridica informazione,
per superare o nascondere la quale
non sono .sufficienti, a contrasto, le virgolettaz.ioni di frasi sc’ocche e parole
ridicole occasionalmente ra colte. Le
quali dimostrano semmai semplicemente come certi errori possano essere strumentalizzati in funz.ione anticomunista dagli anti-comunisti, mentre ai comunisti resta sempre Vobbligo, e non strunvmtaim nte, ma per la
ragione stessa del loro operare, di dire
chiaramente che al comunismo corrisponde, in ques o campo, una realtà
ben diversa dall’odierna sov'etica: la
realtà, appunto, dei temni di Lenin ».
Sotto altro profilo, la lettera del Terracini getta una luce assai triste, c vur
remmo dire sinistra, '-rii - vicende del
l’ebreo errante, vicende che ci sembrano interminabili, eortinuando esse a
sussistere ancora ncl’a seconda metà
del sec. XX, « a foco'are nazhrnalc ricostituito ».
la prima volta in Italia — a quanto risulta — e forse nel mondo, sia stata
approvata in una officina una mozione contro la guerra e la sua preparazione. Ecco la mozione votata, che riprendiamo dal n. 10/11 del periodico
« Azione nonviolenta » giuntoci solo
ora e che non ci ricordiamo di aver
letto sui giornali cosiddetti « di informazione ».
Mozione dei lavoratori dell’O. M.
contro la fabbricaz'one di armi
e materiale bellico
I lavoratori delle Officine Moncenisio, considerando che il problema della pace e del disarmo li chiama in causa come lavoratori coscienti e responsabili e che la pace è supremo interesse e massimo bene del Genere Umano; preoccupati dei conflitti armati
che tuttora dilacerano il mondo e il
corpo dell’Umanità e dello spaventoso
aumento del potenziale distruttivo in
mano agli eserciti; consapevoli che i
loro interessi materiali e le loro esigenze morali sono in opposizione ad
ogni politica di guerra e dunque di investimento di pubblico denaro in armi
e materiale bellico; rilevando l’incapacità e la inettitudine dei governi e dei
partiti politici a proseguire una vera
politica di pace contraria ai blocchi
militari ed agli eserciti complici e fautori di invasioni, di oppressioni e colpi
di Stato (Vietnam, Grecia, Cecoslovacchia, Spagna, Brasile, ecc.) e perenni
minaccie alla pace, alla libertà e alla
democrazia; constatando che i lavoratori non hanno case, scuole, ospedali epensioni sufficienti e che i due terzi
dell’umanità soffrono costantemente la
fame mentre si sperperano vergognosamente nella preparazione della guerra e nella fabbricazione di ordigni di
morte e distruzione i soldi del Popolo
Secondo Flstituto di studi economici, il prodotto nazionale lordo italiano è aumentato in volume, nel 1970.
del 5,5%. Il reddito dell'agricoltura
ha progredito del 3,2%, quello dell'industria del 6.4% e quello del settore
terziario del 5.6%.
Italiano nella misura di oltre 4 miliardi al giorno (n.d.r.: 1655 miliardi all’anno); considerando infine che le
guerre sono sempre preparate e fatte
preparare materialmente dal popolo e
dai lavoratori a danno, fatica, rischio
e massacro dei popoli stessi coll’impiego del loro tempo, del loro sudore
e del loro danaro (tasse e lavoro)
diffidano
la Direzione della loro Officina dall’assumere commesse di armi, proiettili,^
siluri o di altro materiale destinato alla preparazione o all’esercizio della
violenza armata di cui non possono e
non vogliono farsi complici.
Avvertono
tempestivamente e lealmente le Autorità Aziendali di non essere pertantoin nessun caso disposti a lavorare, trasportare e collaudare i suddetti materiali bellici.
Esigono
dallo Stato e dal potere politico che il
pubblico denaro, che è denaro dei lavoratori, sia investito nella costruzione e nella fabbricazione di cose utili ai
loro interessi, richieste dalla loro dignità umana, rivendicate dal loro senso di giustizia e dal loro amore alla
pace di cui l’umanità ha estremo bisogno.
Chiedono
alle organizzazioni sindacali di appoggiare la loro strategia di pace, di propagandarla in Italia, e, tramite le Internazionali sindacali, fra i lavoratori
di tutto il mondo;
alla Chiesa catiolica c alle altre Chiese ed organizzazioni religiose di voler
rilevare ed appoggiare il contenuto religioso e morale della loro presa di coscienza e di posizione.
Affermano
che la pace si costruisce non meno che
la guerra, che bisogna operare per edificarla lavorando per il bene dei popoli
e per la giustizia sociale e internazionale, rifiutando e avversando ogni forma di complicità e connivenza coi preparatori e i promotori dei conflitti armati e col vergognoso e criminoso
commercio delle anni il cui utile puzza di sofferenza e di morte c gronda di
sangue fraterno .
Sostengono vigorosamente
che non basta parlare di pace in modo
astratto e infecondo, né partecipare ad
esteriori ed accademiche manifestazioni in favore di essa per poi preparare
la guerra, con ipocrita in- onseguenza,
accettando sul posto di lavoro di fabbricare le armi del massacro; poiché
coloro che oggi le fabbricano, hanno
perso per sempre il diritto di rifiutarsi di impugnarle domani per usarle
contro i loro fratelli, né potranno in
alcun modo scongiurare il pericolo
che vengano usate da altri per scopi
criminosi.
Invitano caldamente
i lavoratori italiani e di tutto il mon
do a seguire il loro esempio di coerenti e attivi costruttori di pace.
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