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ECO
DELLE mLLI VALDESI
biblioteca valdese
JORRE PLLLICB
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVII -N. 38
Una copia lire 50
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\ L. 3.500 per Testerò
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TORRE PELLICE — 29 Settembre 1967
Ammìn. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Il manifesto della Riforma Significato del 20 settembre
Tra circa un mese ricorrerà il
450" anniversario della Riforma protestante. Le Chiese evangeliche non
sono inclini e comunque non sono
chiamate a celebrare il loro passato; debbono celebrare soltanto Dio
e le sue opere stupende. Ce ne sono
abbastanza, di queste opere di Dio,
perchè la Chiesa non debba cercare altrove, ad esempio in se stessa
o nella sua storia, motivi di lode e
di gloria. Perciò « nessuno si glori
degli uomini)) (I Corinzi 3, 21):
neppure se si chiamano Lutero o
Calvino.
Se le Chiese evangeliche ritornano con insistenza e con amore alla
Riforma del XVI secolo, se non si
stancano di riudire la voce di Lutero, Calvino, Zwingli e di altri ancora, non è per incensare degli uomini (e indirettamente se stesse) ma
è perchè continuano a udire, dietro
quelle voci, il timbro inconfondibile di una voce che non è voce d’uomo ma di Dio. E se quegli uomini
— per altri versi discutibili e fallibili come ogni creatura umana —
ci sono sommamente cari e li sentiamo tuttora vivi non solo nel ricordo e nella gratitudine ma nella
più profonda e personale esperienza di lede, è perchè per mezzo loro
Dio ha parlato, e parla. Questo e
non altro è stata e continua ad essere la Riforma: un messaggio, una
predicazione, un appello. La Riforma perciò non è da ammirare ma
da ascoltare. Celebrarla degnamente non significa esaltarsi nei Riformatori : significa ascoltarli.
H:
Le 95 Tesi che Lutero affisse il 31
ottobre 1517, verso mezzogiorno, a
una porta della « Chiesa del Castello » di Wittenberg, in Germania,
possono essere considerate come il
« man i bo to » della Riforma. Pur
essendo circoscritte al solo problema delie indulgenze, vi appaiono
già, jiiii o meno chiaramente formulate, afcime delle affermazioni centrali dilla predicazione di Lutero.
Le 95 Tesi meritano quindi, tanto
più in occasione del 450" anniversario della Riforma, di essere conosciute e meditate. In questo e nei
prossimi numeri del giornale ci
proponiamo di riprodurne qualcuna
fra le piìi belle, accompagnandole
con un breve commento.
t'fi ^
Tesi 1. Il Signore e maestro nostro
Gesù Cristo, dicendo : « Fate
penitenza », volle che tutta la
vita dei fedeli fosse una penitenza.
Tesi 2. E questa penitenza non può
intendersi della penitenza sacramentale (cioè della confessione e della soddisfarione che
viene compiuta per mezKO del
ministero dei sacerdoti).
La vita, una penitenza? Un continuo miserere? Non è questa una
idea medioevale? No, è un’idea
evangelica. Solo bisogna intenderla
rettamente. La penitenza, secondo
Lutero, è il movimento dell’uomo
che, conscio di essere peccatore, si
volge a Cristo nel quale risiede la
sua giustizia e la sua pace. « Far
penitenza y> del continuo non vuol
quindi dire che la vita cristiana è
un’eterna quaresima, ma che la vita cristiana è un continuo volgersi a
Cristo. Ogni giorno siamo ingiusti,
ogni giorno Cristo è la nostra giustizia e innocenza, ogni giorno la
sua croce è la nostra pace. Credere
non è tanto possedere Cristo quanto
piuttosto ricorrere incessantemente a
Lui, tendere verso di Lui con tutto
il cuore, sapendo che non abbiamo
altro che Cristo, ma in Lui abbiamo
ogni cosa, per fede. Essere « penitenti » tutta la vita significa dunque
fare quello che dice il Salmo 16:
« Io ho sempre posto l’Eterno davanti agli occhi miei » (v. 8).
Qual’è, ora, l’attualità di questa
Tesi di Lutero? Può esser la seguente : che mentre Lutero parla di
« pentimento )), la cristianità del
nostro tempo (non solo quella romana) parla di « aggiornamento )),
immaginando forse che son la stessa cosa. Al contrario, son cose opposte: perchè il pentimento è volgersi a Cristo e alla croce, l’aggiornamento è volgersi al mondo e alla
storia; il pentimento è un miserere
recitato davanti a Dio, l’aggiornamento è un miserere recitato davanti agli uomini.
(^uale Chiesa vogliamo essere : la
Chiesa del pentimento o la Chiesa
dell’aggiornamento? La Chiesa che
si pente o la Chiesa che si aggiorna?
In altri termini, che cosa abbiamo
davanti ai nostri occhi: l’Eterno o
il mondo?
Paolo Ricca
Farne una festa nazionale ? Forse meglio mantenergli il carattere di data di battaglia
Che il « chiasso » fatto intorno alTiniziativa dell’« anno anticlericale » sia servito
a qualcosa? Certo quest’anno Governo, Camera e Senato sembrano aver fatto a gara a soKolineare il signiflcato del XX Settembre, e può far piacere sentire il ministro
degli interni Taviani, dichiarare in Senato :
« La celebrazione del XX Settembre, al di
sopra di ogni spirito polemico, superato e
anacronistico, deve significare e significa, in
Parlamento come ne! paese, che per tutti
gli italiani, al di sopra dei partiti e delle
ideologie, al di sopra di ogni divisione di
parte, c’è lo Stato ». Parte dell’entusiasmo
cade però quando lo si sente continuare :
« La Repubblica Italiana ha segnato definitivamente, con il riconoscimento dei Patti
Lateranensi, dichiarato dalla Costituzione,
un punto fermo nella polemica interna »,
il che ci ricorda i «: punti fermi » a suo
tempo segnati dall’« Osservatore Romano ».
A noi importa abbastanza relativamente
che giunga a buon fine la proposta di fare
del XX Settembre una festa nazionale. Ne
abbiamo già a volontà, e se consideriamo
a che si riduce la festa della Repubblica...
Quello che ci importa è invece che il significato di quella data s’imponga nella nostra
vita nazionale. E veniamo subito a una riprova.
Nei giorni prossimi, il 27 c. m., dovrebbe essere discussa alla Camera la proposta
dell’on. Lelio Basso (P.S.I.U.P.) per la revisione consensuale del Concordato fra Stato Italiano e Chiesa Romana ( non del
Trattato che statuisce 1’esistenza dello Stato della Città del Vaticano: i due documenti costituiscono insieme i Pa'.ti Lateranensi). Avremo subito, dunque, una riprova della natura, della consistenza, del
livello spirituale dell’aggiornamento postconciliare. Non possiamo dire di traboccare di fiducia, se non in piccole pattuglie laterali del Cattolicesimo, che del resto per
intime ragioni di fede mai si spingono fino
alla rottura.
iiiiiiiiiiiimiiimiiiiiiiiiiiiiiiimi
Sguardo d’insieme all’Assemblea Riformato di Tane Pellice
locazione riformata
in QD mondo sempre più cattolico o più secolarizzato
Fu il Pastore Pradervand, Segretario della Alleanza Riformata e buon
amico della Chiesa "Valdese, a lanciarne l’idea e, avendone ottenuto l'autorizzazione della Tavola, il Pastore
Valdese che allora faceva parte del
Comitato Amministrativo della zona
europea, al momento opportuno, propose Torre Pellice come sede della
prossima Assemblea della Alleanza
Presbiteriana Europea.
La proposta non solo venne accettata senza difficoltà, ma la Chiesa di
Ungheria che aveva intenzione di proporre che l’Assemblea si radunasse
in una delle sue comunità, non solo
rinunciò al suo desiderio, ma consentì
di spostare le feste del centenario della Riforma Ungherese in maggio per
non turbare con una spiacevole contemporaneità la riunione di settembre a Torre Pellice.
E ora lo possiamo dire, sia per l’ampliamento della Foresteria che per
l’ottimo lavoro del Comitato locale.
Torre Pellice si dimostrò una sede
perfettamente adatta: la calorosa accoglienza fatta a Torre Pellice ai partecipanti alla Assemblea, le gite ad
Angrogna e ad Agape hanno contribuito non poco a far si che essi siano
ritornati alle loro Chiese con un ottimo ricordo del loro soggiorno alle
E la stima che la piccola Chiesa
Valdese ancora gode nel mondo ecumenico è dimonstrata ancora una volta dal fatto che a Presidente della zona Europea della Alleanza Presbiteriana l’Assemblea ha nominato il Moderatore Giampiccoli e questo, ha precisato il presidente della Commissione
che ha proposta quella nomina, « non
solo come riconoscimento della qualità nersonali del Moderatore, ma anche^come segno di stima per la Chiesa
Valdese». Questa stima e 9^0 affetto che circondano la nostra Chiesa sono certamente ragione di comnL'mento per noi, ma sono anche
^ sopmttutto segno di una responsabilità di cui dobbiamo essere pienamente consci... ^ ^ ^
Nello scegliere l’argomento fonda
mentale della Asf P?’Ivan
un orimo tempo al seguente . « L Evangeli la Chiesa e gli u^mi»; si preferì’infine quello di; «Risveglio e rim
novamento », considerandolo t^ale
una logica coriseguenza del argome^
to trattato a Francoforte alla Assem
blea Mondiale: «Vieni Spinto Crea
'°Che significa oggi
vamento nel mondo protestante. La
risoosta è stata cercata innanzi tutto
S’ s‘ud.0 dall« Bibbi« <e P^cislb
mpntp nel passo Luca 12. od nelTesame di quello che significa nel
mÒS Cattolico Romano il rinnova
II prossimo numero
sarà particolarmente
dedicato alla vita delle
Scuole Domenicali
f#l Alberto Ribei
mento ; neH’esame dei problemi posti
dalla secolarizzaziqne con lo studio
di che valore atablaTa nuova teologia,
quella che comunemente si definisce
nella nota formula «Dio è morto»; e
di quello che debba esser il nostro atteggiamento cristiano di fronte a
quella che si presenta a noi come la
« nuova morale ». Se si aggiunge una
panoramica delle Chiese dei vari paesi nella loro vita e nei loro problemi,
e la presentazione di alcuni problemi
organizzativi, si ha una visione generale del piano di lavoro che ha riempito le giornate di Torre Pellice.
Nelle riunioni di Francoforte si era
fissato l’ora della meditazione e del
culto alle 10, cioè al centro dei lavori
del mattino e ciò per indicare che
nella visione protestante lavoro e adorazione sono espressione di una stessa
esigenza di vita e di una stessa ansia
di adorare Dio; a Torre Pellice si è
tornati alla consuetudine di iniziare il
lavoro nella meditazione e nella preghiera ed un culto liturgico ha aperto ogni giorno la riunione del mattino. Come anche viene affermato nel
messaggio che il nostro Sinodo propone quest’anno allo studio delle Chiese (che è stato letto alla Assemblea
dal Moderatore Giampiccoli e che alcuni volevano proporre come messaggio della Assemblea alle Chiese europee della Alleanza Presbiteriana) « la
Parola del Signore della Chiesa è, e
deve continuare ad essere, il criterio
ultimo di ogni giudizio » ; è quindi naturale che molta parte dei lavori sia
stata consacrata alla meditazione della Sacra Scrittura : non solo ogni giornata è iniziata con un Culto e la Domenica vi sono stati due culti (uno
al mattino ed uno serale), ma ogni
giorno vi è stato un denso studio biblico a cui è seguita la discussione del
medesimo testo fatto in sei gruppi ra^
dunati contemporaneamente. E il lavoro di alcuni di questi gruppi è stato veramente buono. Esso si è rivelato realmente come una comune, ansiosa ricerca della verità evangelica e,
nella fraterna meditazione, alcune esigenze spirituali si sono imposte alla
attenzione di tutti, alcune linee indicative di marcia sono apparse più
chiare, facendo sentire con maggiore
vivacità qual sia il naturale senso di
responsabilità del credente.
Per qualcuno dei presenti a Torre
Pellice i risultati ottenuti sono stati
deludenti: le questioni amministrative discusse non sono sembrate di valore europeo ; nessuna deliberazione di
carattere rivoluzionario è stata presa,
nessuna indicazione risolutiva (tei
grandi problemi dell’ora è stata indicata Forse il documento più interessante dei risultati del lavoro compiuto è stata la lettera alle Chiese, e questo documento è interessante, piu che
altro, perchè opera di due giuristi e di
un uomo di affari che lo hanno compilato come conseguenza della meditazione di uno dei gruppi di studio biblico. È soprattutto un messaggio pro
fondamente umano, che esprime l’ansia di credenti che si pongono, con
estrema serietà e semplicità all’ascolto dei moniti dell’Evangelo.
Bisogna però che ci rendiamo conto
che queste Assemblee per il modo come sono composte, per il poco tempo
di cui dispongono, possono difficilmente dire parole decisive sui vari problemi del momento. Non dobbiamo
poi dimenticare che esse non sono e
non possono essere Assemblee che
hanno sulle Chiese altra autorità se
non quella morale: le singole Chiese
hanno infatti nei loro Sinodi Tunica
autorità ufficiale riconosciuta. Queste
Assemblee ecumeniche sono essenzialmente dei luoghi di incontro, di ricerca e di scambio di esperienze: non si
può pretendere che in questa situazione possano essere date da una assemblea come quella di Torre Pellice
altro che delle indicazioni di ricerca
comune, degli scambi di esperienza.
CONTINUA
IN SECONDA
PAGINA
Non siamo comunque consenzienti con
il ministro degli interni, quando definisce
« superato e anacronistico » un atteggiamento polemico cerco il neoclericalismo posteriore all’ultimo conflitto, sancito con tanta
grandiosità di visioni dal 'Vaticano IL Ci
chiediamo piuttosto — per ciò che riguarda l’Italia — se non avesse ben ragione
A. C. Jemolo nel chiedersi se, miitatis mutandis, l'Italia intera non abbia preso « il
posto di quello che fu un tempo lo Stato
pontificio». Mutatis mu'iandis, appunto;
cioè mutata profondamente la situazione sociale italiana e altrettanto sensibilmente
mutato, nelle manifestazioni esteriori, Tatiteggiamento della Chiesa di Roma verso il
mondo contemporaneo. Attraverso il rilancio del laicato cattolico — galvanizzato
nella sua dignità vocazionale, sia pur subordinata, e saldamente inquadrato nella struttura gerarchica — si tenta, e in certi paesi si
attua largamente, la riconquista della società dopo il trauma liberale o marxista.
Non possiamo qui commentare documenti conciliari come il Decreto sull’apostolato
dei laici (sarà interessante seguire i lavori
deH’imminente III Congresso romano dell’apostolato laico), o la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, o la Dichiarazione sulla libertà religiosa (non di coscienza). Rimandiamo alla lettura di questi istruttivi documenti.
Stiamo dunque a vedere. Se di una revisione seria — e urgente — del Concordato si deve parlare, vi sono oggi, in Italia, alcuni problemi concreti da affrontare
con la massima chiarezza : lo stato giuridico degli ex-sacerdoti, il prevalere del diritto canonico su quello civile (per quel che
riguarda, ad es., il diritto matrimoniale), il
delitto di vilipendio alla religione dello Stato, il rapporto fra le finanze vaticane e
cattoliche e il fisco italiano.
Il fatto che non abbiamo udito una sola
voca cattolica levarsi a sconfessare la sentenza della Cassazione contro il past. G. L.
Giudici; e che, a nostra modesta conoscenza, solo un belTanticolo di Arrigo Colombo, sulla rivista laica cattolica « 11 Mulino »
(marzo ’67), abbia osato rivolgere un serio
appello, carico di risonanza evangelica, alle
gerarchie romane, affinchè cessino quelle
che non possiamo non qualificare evasioni
fiscali... tutto questo non ci predispone a
eccessive speranze. Occorre comunque che
sia chiaro a tutti i non cattolici nostrani
che Roma nella migliore ipotesi si adatterà
alla situazione in mu'tamento, si aggiornerà,
ma non muterà il suo fondamentale programma di azione, cioè di clericalizzazione
della società. O non sarà più Roma,
11 significato del XX Settembre è quindi
tutt’altro che anacronistico, e tutt'altro che
pacifico. Forse, piuttosiio che farne una festa nazionale è meglio mantenergli il carattere di data di battaglia.
Con questa fede
non possiamo avere comunione
L’avvenimento della settimana, nella vita ecclesiastica, pare essere l'apertura del Sinodo episcopale cattolico
romano, a Roma, il 29 settembre. Si
tratta, com’è noto, dell’attuazione di
un atto conciliare in base al quale il
pontefice romano può convocare, su
propria iniziativa esclusiva e a scopo
consultivo, im Sinodo di vescovi che
gli facilitino la conoscenza diretta delle situazioni cattoliche nelle varie regioni della terra. Uno strumento, dunque, che potrà essere di grande efficacia per la vita e l’azione cattolica, dato che rispetta rigorosamente il principio gerarchico e permette d’altra
parte al vertice un contatto articolato
e vivo con la base e la periferia: è la
manifestazione della collegialità gerarchica chiarita e confermata dal
■Vaticano II.
Su « L’Osservatore Romano » del 16
corrente, in prima pagina, in preparazione di questa assise romana, abbiamo letto un articolo di Benvenuto
Matteucci, «Unità e diversità nella
Chiesa», il quale esprime appunto i
pensieri accennati prima, chiarendo il
carattere « consultivo » di questo servizio, «frutto di una cosciente e responsabile collegialità, espressione di
una comunione gerarchica che associa le diversità delle Chiese particolari rappresentate all’unità che loro deriva dall’unione fedele con il Papa».
Ma il nerbo dell’articolo ci ha vivamente colpiti;
« Il Sinodo si presenta — scrive il Matteucci — nelle intenzioni pastorale ed ecumenica del Concilio, quale riflesso sociale
dei ministeri Trinitario e Cristologico, fondamento dell’essere e dell’ operare della
Chiesa. ’’Essere cioè e operare uno insieme"
come nell’unità della natura sono e operano
le tre Persone divine, in quella gerarchica
attività dell’umano col divino e del divino
con l’umano che ha nel Verbo dì Dio fatto uomo la sua perfetta esemplarità. La
Chiesa infatti è "segno”, "sacramento" di
Cristo, come Cristo è sacramento di Dio.
Segno divino fra segni umani, segno teandrico, umano e divino al tempo stesso...
(< Nella Chiesa l’unità tende alla molteplicità e la molteplicità trova il suo fondamento e la sua composizione nell’unità.
Nell’atto stesso che un cristiano prende coscienza del suo essere e del suo operare
ecclesiale avverte una vita che si espande,
l’impegno di "essere uno insieme’’. "Uhi
tres, ibi Ecclesia” scriveva Tertulliano
unendo nella sua riflessione teologica il mistero ecclesiologico e quello trinitario, a
designare che... dove i cristiani si raccolgono
in Cristo è la Chiesa, è Dio, è la Trinità...».
C’è da rimanere sbigottiti. L’idolatria grossolana nei confronti di immagini, contro cui tuonavano gli evangelizzatori risorgimentali, era poca cosa
a confronto con la grandiosa idolatria
con cui ora la Chiesa di Roma contempla sè stessa. Non si giunge a identificare la Chiesa e Dio, si afferma però
che la Chiesa è una emanazione di
Dio, e che quando si parla di Dio, delle tre Persone divine nel loro riflesso
nella storia degli uomini, si parla inevitabilmente della Chiesa. La Chiesa
non sostituisce Dio, ma si sovrappone
a lui, lo rappresenta, nel modo più
concreto e corposo, per cui de facto
andare a Dio e andare alla Chiesa,
ascoltare Dio e ascoltare la Chiesa,
ubbidire a Dio e ubbidire alla Chiesa
sono tutt’uno. La teologia cattolica,
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
2
Pi«^
N. 38 — 29 settembre 1967
Notiziario
ecumenico
a cura di Roberto Peyroi
SERVIZIO CIVILE
OLTREMARE
Parigi (B.I.P.) — 48 giovani addetti all’Insegnamento Protestante -lasciano Parigi
in questi giorni per l’Africa, il Madagascar
ed il Pacifico. Il loro numero totale al 1®
ottobre sarà di 87. Il loro viaggio è pagato
dallo Stato. Le Missioni, le Chiese o i Collegi interessati assicurano a loro volta il viaggio alle loro mogli, qualora siano anch’esse
in grado di avere una occupazione regolare.
Viene cosi a trovarsi assicurato un totale di
120 posti. Essi sono ripartiti fra Istituzioni
di 21 Chiese in 13 paesi diversi. Benché la
Società delle Missioni evangeliche di Parigi
organizzi l’insieme dei distaccamenti, la maggioranza dei posti (70 su 120) dipende da
altre Chiese che non sono associate ad essa.
Circa la metà degli addetti è destinata al
Camerún o al Madagascar, dove le Chiese
protestanti sono del resto di gran lunga le
più numerose. Va aggiunto che 6 dei 120
posti non sono scolastici, ma medici, di animatori per la gioventù, ecc.
ECUMENISMO
TURISTICO
Madrid (B.LP.) — Per la prima volta un
vescovo cattolico, il vescovo di Gerona, ha
quest’anno autorizzato e facilitato la celebrazione di culti protestanti nei campings
della Costa Brava, e nei posti fin’ora riservati alle funzioni cattoliche.
Inoltre, la bella chiesa catalana di Playa
da Aro è stata teatro di un fatto inconsueto
per gli Spagnoli. Ha avuto infatti luogo un
battesimo protestante, in presenza del prete
cattolico, presieduto da un pastore tedesco
assistito da un interprete svizzero. Notata pure la presenza di un secondo pastore tedesco,
di un olandese e di due preti, tutti soggiornanti nel camping della regione. I genitori
del piccolo battezzato abitano nella Svizzera romanda.
L'INFORMATORE
ECUMENICO
(S. P. P.) Durante la sua recente sessione,
il Comitato centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese ha nominato il pastore Albert van den Heuwel, olandese, direttore del
nuovo Dipartimento delle comunicazioni a
partire dal 15 ottobre p. v. e per una durata di tre anni. Questo dipartimento comprende quelli delle informazioni, delle pubblicazioni e della traduzione. Egli occupa
dal 1959 diversi posti di responsabilità nel
dipartimento della gioventù del C.E.C., di
cui è stato segretario esecutivo dal 1963 al
1967.
LA DECIMA
DEI PASTORI SVIZZERI
(S.P.P.) Nello scorso giugno, il comitato
della società pastorale svizzera lanciò un appello ai suoi membri, chiedendo loro di destinare una parte del loro stipendio (la decima) in segno di solidarietà colle vittime
delle ostilità nel Vicino Oriente e nel Vietnam. Quest'appello ha avuto una accoglienza calorosa, talché a fine agosto venne raccolta una .somma di 63.828 frs. Questa somma verrà inviata alTEPER (Entraide protestante suisse) che la ripartirà fra il Vicino
Oriente (60%) ed il Vietnam (40%). Per
quanto riguarda il Vie. Or., l’EPER dividerà la somma fra Israele ed i paesi arabi.
(]on questa fede non possiamo i
avere comunione
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
non vede qui un abuso, ma anzi la
sua più alta vocazione.
Queste affermazioni, specie se riportate in prima pagina di un quotidiano,
possono stupire, sconvolgere, rivoltare. In realtà, chi ha qualche familiarità con la teologia cattolica — e proprio con quella più viva e « progressista» — sa di non trovarsi qui di fronte
alle mistiche intemperanze di un giornalista che si è lasciato prendere la
mano, o ad espressioni immaginose
e paradossali, ma che al contrario si
esprime qui la piena, matura coscienza di sè che la Chiesa di Roma na raggiunto e che ha espresso — dopo che
nelle opere « di punta » di tutta una
serie di teologi (« progressisti » lo ripetiamo) — nelle formulazioni teologiche conciliari. La Chiesa — quella di
Roma, ovviamente — impersona il
Signore; è diventata a tal punto il
« corpo di Cristo », da essersi incorporato Cristo; da essere convinta che il
Cristo, appunto, « fa corpo » con quello che la sua Chiesa pensa, insegna,
comanda, fa per redimere il mondo e
riconsacrarlo a Dio. Qualcuno ha detto che quella « transustanziazione » di
cui la Chiesa è ministra (e signora)
nei confronti dell’ostia dell’Eucaristia,
si sta estendendo a tutta la realtà ecclesiale, in una specie di « transustanziazione », cioè di misteriosa, invisibile, ma reale divinizzazione della Chiesa. La Chiesa è certo ancora costituita da uomini peccatori, pontefice incluso, ma per virtù sacramentale in
lei infusa, la sua stessa intima sostanzaff umana è afferrata e trasmutata
dalla vita divina che la pervade, scendendo in lei sacramentalmente dal
vertice fino alle ultime propaggini,
una realtà divino-umana, « teandrica» scrive il Matteucci, in cui si prolunga attraverso i secoli, in altra forma, il miracolo dell’Incarnazione, che
invece secondo il Nuovo Testamento
è irripetibile.
È un « nuovo » cattolicesimo? Nuova è la forma, nuovi sono la chiarezza della formulazione e l’approfondimento della riflessione teologica, non
l’orientamento fondamentale, che risale diciamo pure alle origini cristiane; non per niente il Matteucci può
citare la formula di Tertulliano (II
secolo) «dove sono tre, ivi è la.Chiesa», che parafrasa e capovolge significativamente la promessa di Gesù,
sostituendovi la Chiesa al Signore, allo Spirito. Troppo spesso pensiamo
che il cattolicesimo sia una deviazione relativamente recente, medioevale,
culminata nelle formulazioni del Concilio di Trento (Controriforma) e del
■Vaticano I, che il cattolicesimo odierno si sforzerebbe di superare « senza
rottura». In realtà il cattolicesimo è,
si può dire, coetaneo della predicazione dell’Evangelo. Le sue radici più
lontane e più profonde — anche se
non le sole — hanno attinto, oltre
che al Nuovo Testamento, a una corrente culturale e religiosa estremamente diffusa a quell’epoca .assai complessa e anche differenziata, che va
sotto il nome di gnosi (conoscenza,
spesso per «iniziati»); elemento comune delle varie correnti gnostiche è
la convinzione che sia possibile istituire un nesso diretto tra il divino e
l’umano, di fare entrare in comunione
diretta la vita divina e l’uomo; modi,
riti, tecniche variavano — e non sono
che parzialmente noti — ma questa
possibilità per l’uonio di superare la
sua umanità e divinizzarsi attingendo
alla vita imperitura costituiva il fondamento della religiosità corrente nell’ambiente e nel tempo in cui la predicazione dell’Evangelo cominciò a risuonare. Il cattolicesimo odierno, con
formulazioni che segnano una tappa
fondamentale nel suo cammino secolare, sembra tradire in modo sempre
più esplicito questa sua radice lontana. È questa, comunque, la tesi originale e — a, noi pare — estremamente
illuminante del lungo lavorio teologico di Vittorio Subilia sul problema del
cattolicesimo. Si rilegga in questa luce la citazione su cui ci siamo fermati
— si potrebbero moltiplicare, scorrendo la lettura teologica e conciliare cattolica odierna — e non si potrà non
essere colpiti dal senso e dal valore
dello stretto legame istituito fra i
cosiddetti « misteri » cristiani, fra quello ecclesiale e quelli cristologico e trinitario. L’eresia antica è riaffiorata
con più forza e chiarezza in campo romano.
In questo modo, si supera empiamente la netta separazione fra Dio e
l’uomo, fra il Creatore e la creatura,
anche ecclesiastica, che fin dall’Antico Testamento è l’affermazione fondamentale della Parola di Dio contro
tutte le forme di religiosità umana.
«Sarete come dèi (o come Dio!)» —
è la tipica e suprema tentazione dell’Avversario. Questa Chiesa divinoumana («teandrica»!!) è una Chiesa
che in ultima analisi basta a sè stessa; non è più sotto il giudizio, non ha
più bisogno di salvezza e di risurrezione dai morti; non è più la chiesa
dei profeti e degli apostoli, la comunità chiamata dal Signore per annunciare il suo Regno.
Queste affermazioni potranno apparire eccessive e gratuite; il culto cattolico conosce il miserere, il credente
cattolico crede e spera la risurrezione.
Ma questo vale, indubbiamente, per il
singolo; non per il Corpo ecclesiale,
non per la istituzione divino-umana e
la sua struttura e la sua dottrina; la
Madre e Maestra è immortale e infallibile, chi viene a lei e beve al suo seno, chi gusta la sua vita sacramentale, vivrà in eterno.
La fede nel Signore — che si vincola alla sua Chiesa, ma non ne è vincolato, che nella sua libera fedeltà
suscita e vivifica costantemente la
chiesa con il suo Spirito attraverso alla predicazione della sua Parola —
questa fede nel Signore che viene si
è insensibilmente mutata in fede nella
Chiesa che è qui.
Con questa fede non possiamo —
con tristezza —, oggi meno di ieri,
avere comunione. Non perchè siamo
esenti da questa tentazione suprema
e puri da questo estremo peccato, magari in altra forma, ma perchè sappiamo che è peccato. « Sarete come
Dio ». Gino Conte
rlMMmilllllllJIIJNIIIIlmllllllUJIlllIJItllMimMIIIOaimMOIHinHIMMMHItlllllllllllll
iiiitiHiiiiitumumii
Ricerca della
vocazione riformata
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
degli aggiornamenti sui vari problemi
studiati. Il valore di queste Assemblee
dipende dalla serietà con cui sono state preparate nella meditazione delle
singole comunità (quante Chiese anche da noi avevano esaminato gli studi biblici posti da mesi all’attenzione
delle comunità?) e dalla cura con cui
gli studi fatti in questa occasione saranno ripresi e meditati nelle singole
comunità.
Utile guida per un lavoro ecumenico e per una visione della realtà storica della Chiesa dovrebbe essere il
panorama dei problema di vita religiosa che i delegati dei vari paesi hanno presentato all’Assemblea ; troppo
spesso noi viviamo chiusi nel nostro
guscio ignorando quello che accade al
di là dei confini delle nostre Chiese o
della nostra penisola. Nel mondo non
c’è solo il protestantesimo italiano come non ci sono solo i problemi dell’alta politica ecumenica delle Chiese : il
sapere quali sono le esperienze di vita
del protestantesimo spagnolo, olandese o ungherese può certamente aiutarci nella nostra comprensione dei
problemi nostri, può alle volte anche
indicarci in quale direzione noi, come
altri già hanno fatto, troveremo quelle soluzioni che cerchiamo.
Naturalmente si è parlato abbondantemente del Cattolicesimo Romano a Torre Penice. Non vi erano osservatori ufficialmente invitati; fra i
rappresentanti della stampa vi erano
però tre sacerdoti ed un laico cattolico impegnato. Con molta comprensione ma con notevole chiarezza si è esa
minato il significato teologico e la
portata del risveglio cattolico ; si è
esaminato il problema dei rapporti
fra protestantesimo e romanesimo nei
vari paesi notando come essi vadano
dalla estrema apertura e collaborazione, che caratterizza per esempio la vita religiosa olandese, alle chiare riserve per esempio del mondo ungherese.
È infatti quello delle relazioni col Cattolicesimo Romano uno dei problemi
più vivi del nostro tempo; ma gli studi fatti a Torre Peilice mettono con
non minore intensità l’accento sul
problema della secolarizzazione che
sempre più avvolge il mondo cristiano
e che cerca anzi di penetrare nella
Chiesa stessa : problema che forse alle
volte noi siamo portati a sottovalutare, anche perchè, essendo più complesso che non altri, cerchiamo incoscientemente di risolverlo semplicemente ignorandolo.
Cos'i, nonostante tutto, se anche noi
sapremo ascoltare il monito della Assemblea Presbiteriana, la nostra vita
ecclesiastica ne sarà potenziata e ci
renderemo conto che le riunioni di
Torre Peilice non sono state inutili.
Alberto Ribet
TORRE PEILICE
Collegio Valdese
L’inaugurazione dell’anno scolastico
avrà luogo il giorno 2 ottobre alle
ore 15 nell’aula sinodale della Casa
Valdese.
La prolusione sarà detta dal professor Ermanno Armand-Ugon.
Il pubblico è cordialmente invitato.
accadde
RIESl
Palermo. 15 ottobre 1889.
Mi sono recato a Riesi per l'inaugurazione del nuovo locale di culto : il vecchio locale era diventato rroppo piccolo e, sotto
molti aspetti, non rispondeva più in modo
adeguato al suo scopo.
Un viaggio a Roma richiede minor riflessione che una corsa a Riesi, poiché, dal
punto di vista della viabilità, non si è avuto alcun miglioramento sensibile da
quando, sulle rovine dell’antico borgo arabo Rahlmet, è sorta, verso la metà del XVII
secolo, la moderna cittadina di Riesi.
Appena sceso dal treno, a Caltanissetla,
mi sono trovato di fronte il viso aperto
del bravo Porrovecchio, l'intrepido conducente di muli che si vanta di aver trasportato, sul dorso dei suoi quadrupedi, tutto
ciò che l’eresia ha suscitato in questa contrada, a cominciare dai viaggi leggendari
del Signor A. Malan, che il nosiro uomo
racconta con un'enfasi degna del racconto
dei Paladini di Francia.
Dopo due ore di sella, eccoci a Riesi. Dopo i primi saluti i nostri cari amici mi
hanno invitato a visitare il nuovo locale
che stavamo per inaugurare. Ho accettato
con piacere l’invito e sono s<ato sorpreso
dall'eccellente scelta che avevano fatto.
Val la pena di segnalare che il puìpho,
ceduto dalle Autorità comunali di Riesi,
altro non è che il pulpito di un antico oratorio cattolico; così, dopo essere servito ;illa
propagazione dell’errore, questo pulpito
emenda il suo passato diventando etti:e.tra
di verità. Se non fosse per questo fatto caratteristico, insisterei presso i nostri amici
di Riesi affinchè lo sostituiscano al piti presto, perchè questa gabbia, o scatola s ■ tnoda, è un vero spegniioio del fuoco oratorio.
L’inaugurazione doveva aver luogo alle 7 e un quarto, ma già prima de-l'o sette son venuti a cercarci, assicurandoci che
il locale era pieno zeppo e che tutte autorità (tra cui l’ispettore, il sindaco, o pretore e molti altri funzionari) erano p; r ornti.
Il Pastore di Riesi. Signor Balmas depose solennemente la Bibbia sul pulcro e
pronunciò una fervida preghiera dt consacrazione. Essendo stato incaricato dei discorso. ho parlato del « culto pubbl i o »,
trattando successivamente del luogo, .ella
ragione e dell’essenza di questo culto. attenzione non è venuta meno un solo ¡stante e all’uscita le affettuose strette di n.ano
che furono scambiate e gli sguardi tucidi
di soddisfazione dei più, ci han testi . mato della gioia dei fratelli e della s, ' ¡tía
degli amici per questa festa cristiana.
La sera seguente, avendo annunciai'; che
avrei parlato sui vantaggi della educ.i ; .me
evangelica, lo stesso pubblico, accrc., uto
ancora di nuovi uditori, si accalcava i.na
sala. È in vista delle nostre scuole eh'.; avevo scelto quest’argomento, e Dio .oalia
compiere in molti cuori quel che la cniola
dell’uomo non sa produrre: farli de.;.lei e
per lui e per la sua causa. Le nostre ■. noie sono già fiorenti. Cento alunni neiui sezione femminile e una trentina in <.;i:eila
maschile: e siamo solo alla prima sci;¡nana di scuola; nel corso dell'anno si ra.ue.ungeranno certamente i duecento alunni.
Riesi si è dimostrata una volta . piu
tollerante, liberale, ospitale: tutto ■ e
degno di nota. Ma ci vuole ancora m illo
prima che essa sia così come la ch:a¡¡ .¡no
nei paesi circonvicini: in vaisi di li ¡■.mistanti'. la proporzione dei protestanti ¡ pei
ora solo di cinque su mille.
A. MuSU‘:
(da Le Témoin del I e dell'8 noven ine
1889).
I LETTORI CI SCRIVONO
I napoletani
schedati
Vari organi di stampa hanno presentalo la nomina di mons. D"Ursi
alla cattedra arcivescovile napoletana
come una vittoria dell'ala progressista in Italia: Napoli e Torino sarebbero, dopo Bologna, punti di forza di
questa corrente nel cattolicesimo nostrano. Un lettore napoletano non è
di questo parere. Quanto a noi, pensiamo, su buona base di documenti,
che Vaia progressista che ha ricevuto
Vavallo conciliare, rimane per principio clericale : neoclericale, di un
clericalismo aggiornato ai tempi e
adattato alle situazioni (per cui non
è esatto rifarsi al modello degli Stati
pontifici), ma immutato nel fondo.
Hanno le autorità religiose il di*
ritto di interferire nella vita privata
dei cittadini italiani?
Nel giornale « Roma » di Napoli
del 31 agosto u. s. è riportato un articolo a firma RafiFaele Mezza, a leggere il quale sembra di essere ritornati ai tempi dello Stato Pontificio
in cui i papi si erano sostituiti ai re
e ai granduebi ed i porporati ai prefetti, ed a nessuno era permesso sottrarsi alla loro tutela.
La Curia napoletana ha infatti disposto un censimento minuto e completo dei cittadini della diocesi, allo
scopo, è detto, di venire in possesso
di dati statistici ed analitici onde
trovare la soluzione al problema di
fondo che attanaglia da secoli la metropoli partenopea. A tale uopo è
stata indirizzata una circolare ai parroci i quali sono stati muniti di tanti questionari quante sono le famiglie residenti nella parrocchia. Il mo
dulo è diviso in due parli con domande di vario genere. I cittadini
vengono suddivisi in quattro categorie: indigenti, cioè coloro che mancano del necessario; poveri sono coloro che di solito hanno solo il necessario; dì condizione media sono
considerati coloro che. oltre al necessario. hanno anche il cosidetto
‘conveniente’ ed infine i ricchi i qua.
li, oltre al necessario ed al conveniente, hanno anche il superfluo.
Inoltre si chiede di conoscere anche la qualifica professionale dei capi
famiglia e la cultura di ogni singolo
componente di essa. Circa le attività
ricreative, si chiede sapere, oltre ai
cinema e ai teatri ubicati in ogni
parrocchia, le sale da ballo, i bar e
le... osterie e per ognuno di tali tipi
di « opera ricreativa » si vuole conoscere la tendenza, la frequenza e la
influenza che esercita sui fedeli. Sì
richiede, infine, di conoscere, allo scopo unicamente pastorale, è detto, le
forze numeriche di ciascun partito
politico e delle attività collaterali, e
« ciò non più di quanto fanno gli an.
ticlericali per conoscere le forze cattoliche ». Questa la prima parte del
complesso questionario.
La seconda parte tratta la situazione religiosa (come si vede prima
la politica anche se mascherata dal
fattore economico-sociale e poi la religione). Qui la popolazione viene
suddivisa in cinque settori : dagli otto
ai quattordici anni, dai quindici ai
ventuno: dai ventidue ai sessantacìnque e dai sessantacinque in poi. Si
passa quindi a considerare le forze
cattoliche esistenti nelle parrocchie :
clero, religiosi, missionari. chierichetti dell’A.C. e delle altre organizzazioni apostoliche. Queste ultime
specificate secondo la loro particolare
finalità: A.C.L.I. - Coltivatori Diretti . Maestri cattolici . Esploratori cat.
tolici, ecc. Si analizza, quindi, la posizione degli acattolici e della stampa cattolica diiTusa nelle parrocchie.
Infine si chiede la ubicazione delle
caserme dei CC., quella delle guardie ostetriche, i mezzi di locomozione che servono la zona, e, dulcis in
fundo, la situazione economica di tut.
ti i parrocchiani.
Questa ingente mole di lavoro affluirà sui tavoli di un già istituito
(( Centro Ricerche socio-religiose » e
da qui andrà, per essere analizzato,
al prossimo grande Sinodo diocesano,
che avrà la durata di parecchi mesi.
L’idea è stata dettala dal Vaticano II
così come 4 secoli fa TArcivescovo
Carafa organizzò il grande Sinodo per
Tattuazione delle norme scaturite dal
Concilio di Trento. Lo spunto al questionario lo ha fornito un brano del
discorso che a suo tempo papa Pacelli indirizzò ai funzionari dellTstiluto Centrale di Statistica : « La sociologia religiosa è Tequivalente pastorale della prassi clinica. Quanti
esami si fanno prima di stabilire una
cura? ».
Ed ora ci sia permesso di dire il
nostro pensiero. La prima parte del
questionario, a prescindere dalle considerazioni che andremo a fare in seguito. appare tendente alla elevazione morale, spirituale e materiale della travagliata popolazione partenopea,
ma i dati che si richiedono circa i
partili politici e gli acattolici, a nostro modesto parere, danno il vero
volto alla faccenda anche se viene
giustificato nel modo seguente: «non
manca un accenno alla situazione
politica, fatto però con molta discre
zione ed allo scopo unicamente pastorale. In pratica il questionario si
limila ad elencare le forze numeriche di ciascun partito politico c delle relative attività collaterali, non più
di quanto fanno gli anticlericali per
conoscere le forze cattoliche » (sic!).
A parte ciò. sembra che da parte
della Curia ci si voglia occupare seriamente dei grossi e secolari problemi di fondo che attanagliano in una
morsa sempre più stretta di miseria
e di abbrutimento la popolazione napoletana. Quindi i napoletani dovrebbero considerarsi fortunati e felici
del nuovo Presule. E’ vero che la
questione meridionale non è stata,
per non averlo voluto, risolta dalle
decine di ministeri avvicendatisi alla
guida del patrio governo, anche se
a dirigere i vari governi, o a collaborare con essi, molti furono, e tuttora sono, meridionali; ma ora con
I Alfa Sud e con i progetti del titolare della Curia, lutto andrà per il
meglio. Non vedremo più le strade
disseminate dì accattoni (quasi tutti
abili al lavoro e forse perciò anche
aggressivi), la disoccupazione e la
sottooccupazione scompariranno, non
si vedranno più le centinaia di passeggiatrici che pullulano fin dalle ore
antimeridiane, e fino a notte alta, nei
vicoli di Toledo e del Rettifilo, con
1 immancabile seguito di sfruttatori;
esse saranno rieducate e reinserite
nella società. Tutti avranno un posto dì lavoro con una giusta retribuzione. nessuno più ricorrerà aH’ECA
perchè tutti saranno sistemati dalla
C.O.S.D.E.S.N.P. (Curiale Opera Sistemazione Disoccupati e Sottoccupati
Permanenti Napoletani).
Però... noi fra un po’ di tempo ci
troveremo tutti schedati e se il siste
ma funzionerà a dovere lo saranno
tutti gli italiani. Tutti saranno jjassali per il setaccio e di ognuno di
noi si conosceranno le idee politiche
e religiose, se al bar ci andiamo per
centellinare il solito bicchierino o
per parlare o sparlare dei governo in
carica, se voteremo per lo Scudo crociato o per il Sole dell Avvenire; se
i nostri figli vanno al biliardo per la
solila partila a carambola o per ve
dersi con la ragazza. In definitiva sa
remo tutti sottoposti ad una specie di
radiografia. Altro che Centro Ricer
che Socio-Religiose! Ogni Curia di
venterà un distretto, ogni parrocchia
un ufficio politico e di collocamento
ogni prete o laico di quelli elencati
prima, sarà un segugio incaricato di
sapere i passi che fa ognuno di quel
li li ed in quale direzione, cosa man
già e cosa legge (quest’ultima notizia
già rhanno attraverso i portieri), con
chi parla e di cosa parla: saranno infine annotate le assenze dalle cerimonie religiose da tenere presentì allorché si assumeranno gli operai c gli
impiegati neirAlfa Sud. Già, perchè
nell'Alfa Sud — costruita col danaro
pubblico — saranno ammessi coloro
che saranno segnalali dalla Curia
(« vittoria della D.C. nella decisione
dell’Alfa Sud »). Io di sicuro non ci
sarò...
Francesco Jervolimt
Non era nipote
di Paoio VI?
Il direttore delVn Eco del Chisone »
ci scrive:
Signor direttore.
ho letto Tarticolo di Trolly Nutzki.
Wulff pubblicato su « L’Eco delle
Valli Valdesi » del 25 agosto u.
sotto il titolo: « Il nipote di papa
Paolo VI si è convertito alla fede
evangelica e predica VEvangelo nelle
Chiese Pentecostali ».
Da informazioni assunte negli ambienti vaticani risulta che è assolulamente falso che Giovanni Battista
Treccani possa essere (( nipote di papa Paolo VI» (figlio di una sorella),
per il semplice motivo che nella famiglia Montini non vi sono sorelle:
Papa Montini ha infatti due fratelli:
il senatore Luigi e il doti. Francesco.
Voglia quindi dare atto ai Suoi
lettori — con opportuno rilievo tijiografieo — della suddetta precisazione.
Con ossequio.
Sac. G. Mercol
Pure altri lettori ci hanno chiesto
precisazioni, in quanto la Kipa (agenzia-stampa cattolica) ha pubblicato
una smentita della notizia e molti
organi di stampa, in Italia e alVeslero. l hanno ripresa. Ripetiamo che
avevamo, con piena fiducia, letto .s»
Risveglio Pentecostale" Varticolo in
questione, apixirso su tutta la catena
dei giornali pentecostali. Stiamo ver(•andò di risalire alla fonte, per poter
dare ai nostri lettori ogni precisazione del caso, vivamente spiacenti per
/ inesattezza di quanto abbiamo in
buona fede pubblicato. Notiamo tuttavia che se il legame di parentela di
G. B. Treccani con papa Montini non
p quello indicato nelVarlicolo, non
siamo affatto convinti --- allo stato
attuale dell informazione e secondo il
tenore della stessa smentita — che
tutta la notizia sia inventata, come
certi giornali hanno scritto, andando
oltre la stessa smentita vaticana. Sospendiamo quindi il giudizio. red.
3
29 settembre 1967 — N. 38
pag. 3
Riunita al Centro evangelico di Santa Severa
SPIGOLANDO NELLA STAMPA
l’Assemblea generale delle Chiese Battiste d’Italia Echi della settimana
L’Assemblea Generale della Chiesa
Battista che, per le poco floride condizioni economiche dell’Unione Battista, è convocata ogni due anni, si è
riunita in Santa Severa, nel Villaggio
della Gioventù Battista, nei giorni
che vanno dal 19 al 22 settembre.
Composta da 143 delegati, fra Pastori
e Laici i quali erano circa 80, a giudizio di chi stende queste note, è stata
una delle migliori a cui egli abbia potuto assistere nel suo lungo ministerio ,sia per la varietà e l’importanza
degli argomenti trattati, sia per l’ampiezza delle discussioni, sia per rapporto dei laici alla trattazione dei problemi ed alla soluzione di essi.
Se non avessimo spiccato il senso
delle proporzioni e se non valutassimo
in tutta la loro importanza il senso
delle parole con le quali ci esprimiamo, saremmo portati a dire che quella
del 1967 è stata un’Assemblea storica,
ma ci limitiamo ad affermare che essa
è stata, senz’altro, memorabile soprattutto per tre decisioni che eserciteranno una profonda influenza sulla vita
di tutta l’Unione nei giorni che verranno. Ci riferiamo 1) all’accettazione
in seno all’Unione delle Chiese Battiste già facenti parte delFAssociazione Missionaria Evangelica Italiana
(A.M.E.I.) e precisamente delle Chiese
di La Spezia, Livorno, Pistoia, Torino
Via Caluso e Venaria; 2) alla riconfermata adesione alla costituenda Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia; 3) all’impegno preso da tutte
le Chiese componenti l’Unione di compiere uno sforzo evangelistico nel prossimo anno.
TENSIONE
ERA DUE CORRENTI
Lo svolgimento dei lavori, diretto
con estrema saggezza e con molto tatto dai Pastori Salvatore Corda e Mario Marziale, rispettivamente Presidente e Vice Presidente del seggio, ha
messo in luce la tensione esistente fra
due diverse valutazioni dei mezzi di
testimoniare la fede cristiana, tensione che nasce dalle due correnti teologiche attualmente delineatesi in seno
alle Chiese dell’Unione: quella tradizionale fondamentalista e pietista e
l’altra che esige un rinnovamento della teologia e dei mezzi con i quali si
esprime la nostra fede in mezzo al
mondo moderno; pur non essendo inclusa nel piano di lavoro dell’Assemblea, la preoccupazione dell’amrnodernamento dei mezzi di testimonianza
ed il problema del contenuto di essa,
è stata costantemente presente in ogni
discussione, segno evidente della, partecipazione delle nostre Chiese ai problemi più scottanti dell’azione cristiana nei giorni che viviamo. Tuttavia ci
è parso intendere che il problema di
fondo non è, infine, quello teologico,
ma quello pratico, quello della testimonianza da rendere alla società contemporanea e ciò è in armonia con il
carattere delle Chiese Battiste, portate più all’azione che alla speculazione
teologica.
La discussione ha messo anche in
luce che nell’Unione vi è una sensibile
divisione fra vecchi e giovani sulla valutazione dei problemi; ma più che a
cagione delle diverse età, questa dolorosa lacerazione è dovuta a differenti
condizioni di sviluppo spirituale : i
vecchi sono vissuti in un’epoca in cui
il Protestantesimo Italiano era separato, i giovani nel tempo (preparato e
voluto dai vecchi) in cui il Protestaritesimo Italiano corre verso la sua unità; alla differente esperienza religiosa
e, per i vecchi Battisti, l’esperienza religiosa personale rimane fondamentale. Alcuni giovani, evidentemente non
ancora maturi, hanno voluto vedere
nelle contrastanti posizioni una lotta
per il potere fra gli anziani che non
vogliono cedere il comando ed i giovani desiderosi di prenderlo per poter
demolire o dimenticare un passato che
spesso e a torto giudicano del tutto
negativo. Non si può parlare di antagonismo fra generazioni nè che vi sia
desiderio di « cadreghini » ma di diversità di esperienze, mentre resta
profondamente unitaria la visione del
fine da raggiungere : convertire le anime a Cristo e preparare il Secondo
Avvento.
VITA DELL’UNIONE
L'Assemblea è stata aperta con un culto presieduto dal Pastore Manfredi Ronchi- che per un trentennio ha dato, all'azione delle Chiese Baitiste in Italia, un'impronta che. se non è possibile valutare esattamente oggi, ha fatto sentire tuttavia l'influenza della sua forte personalità in seno
a tutto il Protestantesimo Italiano. Ai termini del Regolamento vigente in seno all’Unione. il Pastore Ronchi, avendo già
esercitato il Ministerio di Presidente della
Unione per sci anni, non ha potuto essere
rieletto e molti hanno sentito, nel suo forzato allontanamento dalla Presidenza dell'Unione, che qualcosa si è rotto con il
passato piuttosto prossimo e non del tutto
da dimenticare. Al Pastore Ronchi l'Assemblea ha tributato sincere espressioni di affetto e di apprezzamento per il contributo
da lui dato allo sviluppo della nostra Unione durante i lunghi anni in cui è stato Segretario Esecutivo prima, Presidente poi. I
membri dei due Comitati gli hanno offerto un dono in segno di ringraziamento e
di stima.
Dopo avere udiCo le relazioni dei due
Segretari sulla vita dell'Unione e sull'azio
ne evangelistica nel biennio trascorso e la
controrelazione dei Revisori dei Conti, la
Assemblea ha approvato l’azione dei due
Comitati ed ha accettato la proposta di essi tendente ad unificarli in un unico organismo che verrà detto « Comitato Esecutivo dell'Unione » ; resteranno le due segreterie ma vi sarà un solo Comitato. La modifica è stata ampiamente discussa e poi approvata a grande maggioranza.
L'Assemblea ha anche approvati gli articoli di Regolamento riguardanti i Revisori dei Conti e quelli delle disposizioni
transitorie, completando, così, il testo del
nostro Regolamento. Ma... è finito il lungo
travaglio dello Statuto Regolamento dell’Unione o vi saranno delle code? Il tempo
lo dirà.
Le elezioni per i vari incarichi hanno dato questi risultati: il Pastore Dr. Carmelo
Inguanti, che per 15 anni è stato il Vice
Presidente dell’Unione, è stato eletto Presidente ed il Pastore Carmelo Mollica Vice Presidente; sono stati riconfermati a
Segretario dell'Unione il Pastore Nando
Camellini ed a Segretario dell’Evangelizzazione il Pastore Dr, Piero Sensi; a membri
del Comitato Esecutivo sono stati eletti il
prof. Maurizio Girolami, il fr. Osvaldo Fabiani, il Pastore Mario Marziale, l’Arch.
Paolo Landi, i Pastori Emidio Santilli,
Nunzio Strisciullo, Bruno Saccomani e
Manfredi Ronchi, il quale ha ottenuto il
massimo dei voti ed è stato anche designato
per rufficio di Segretario dell’Ente Patti
la mozione
sulla Federazione
L’Assemblea Generale dell’UCEBI,
riunita in S. Severa dal 19 al 22 set
tembre 1967, prende atto con cristia
na soddisfazione del progetto di Sta
luto elaborato dall’apposito comitato;
afferma che la Federazione, come ap
pare concepita nel suddetto statuto,
rappresenta per i fini che si prefigge
uno strumento efficace al potenziamento della testimonianza cristiana
nel nostro paese; constata che l’autonomia e i doni specifici dei singoli
membri componenti, vengono dallo
statuto sufficentemente riconosciuti e
salvaguardati, e pertanto lo approva
nelle sue lincee essenziali.
Dà mandato tuttavia ai propri rappresentanti di adoperarsi affinchè il
carattere primario della comunità locale venga esplicitamente espresso
nello Statuto stesso, in tal guisa che,
ovunque in questo si fa menzione dei
membri componenti la Federazione,
si ripristini la dizione « le comunità
locali » usata nel primitivo documento del Congresso evangelico.
Esprime^ in conseguenza, il desiderio che dall’art. 3, venga espunto Lui.
timo capoverso.
moniale dell'Unione. A Revisori dei conti
sono stati confermaci i Pastori Rosario Bagheri e Pasquale Mirco, eletto il prof. Dante Zeni, mentre il Pastore Filadelfo Maci
sarà il Revisore supplente.
VERSO LA FEDERAZIONE
EVANGELICA ITALIANA
Su 33 ore circa di lavoro effettivo
dell’Assemblea oltre dieci sono state
dedicate alla discussione del progetto
di statuto regolamento della Federazione delle Chiese Evangeliche .
La mancata accettazione dell’istanza congregazionalista nel progetto, era
stata indicata da una mozione presentata da due Chiese di Torino, le quali chiedevano anche la soppressione
dell’ultimo comma dell’art. 3 ritenuto,
dai proponenti, lesivo dell’autonomia
della Chiesa iocale indicata nel documento conclusivo del 2“ Congresso
Evangelico come « elemento ecclesiologico primario ». Abbiamo già detto
della lunghezza della discussione ed
in questa i giovani hanno dato 1 impressione di non essere eccessivamente attaccati ai principi del Congregazionalismo e di essere disposti a qualche cessione su questo punto, meritre
gli anziani hanno ritenuto essenziale
l’accettazione del presupposto ecclesiologico, per l’entrata della nostra
Unione nella costituenda Federazione.
La lunga ed appassionata discussione
si è conclusa con una mozione che e
stata accettata dalla grande maggioranza dei delegati: in essa si afferma
anche l’esigenza che l’ultimo capoverso dell’art. 3 venga soppresso.
Ci si attendevano maggiori resistenze alla proposta di entrata nella Federazione, ma esse, in verità, sono state
in piccolo numero e di non rilevante
importanza. Siamo lieti perciò di poter notare questo mutamento di atteggiamento verso la Federazione da
parte delle nostre Chiese.
Anche il giudizio sul giornale « Nuovi Tempi » è stato in coniplesso positivo : ascoltati i critici ed i sostenitori
dell’attuale indirizzo ideologico del
giornale, è stato dato mandato ai due
redattori battisti di fare conoscere alla redazione tutta, il desiderio delle
nostre Chiese : che sia dato, nel giornale, un maggiore spazio allo studio
della Bibbia ed alla edificazione e di
invitare ad attenuare certe posizioni
politiche che lo fanno classificare come giornale di parte e... non sempre
della buona ed accettevole parte.
OPERE E STAMPA
Con serenità di giudizio sono state esaminate ed approvate le relazioni delle at
tività sussidiarie dell'Unione: Movimento
Femminile Missionario Battista. Movimento Giovanile Battista, Istituto Filadelfia
(Scuoia Teologica) del quale è stato approvato il nuovo Regolamento, Istituto Betania. Comitato Istruzione, Scuola Domenicale, Orfanotrofio G. B. Taylor, Casa di
Riposo di Avigliana e Commissione Stampa. Particolarmente vivace ed animata è
stata la discussione in merito al riordinamento della stampa periodica Battista. Varie critiche sono state rivolte a « Il Messaggero Evangelico ». organo ufficiale dell Unione. ed a parziale accoglimento di esse,
su proposta del Direttore Past. Manfredi
Ronchi (che è stato riconfermato alla direzione del giornale) l’Assemblea ha deciso di affiancargli tre collaboratori responsabili di una rubrica che verrà successivamente indicata. 11 Comitato Esecutivo coniinuerà lo studio del problema del riordinamento della stampa denominazionale.
Resterà fuori di questa revisione il periodico
« Il Seminatore » per le sue peculiari qualità evangelistiche riconosciute e messe in
luce anche dai Revisori. Il fr. Ezio Saccomani è stato riconfermato alla direzione di
esso.
L’Assemblea, in sede di discussione della
relazione sull'Orfanolrofio di Centocelle, ha
tributato segni di vivo apprezzamento per
l’opera svolta dalla Signora Alice Moore
directrice dell'Istituto, la quale per oltre un
decennio lo ha diretto e potenziato. Essa,
fra qualche tempo, dovrà lasciare la direzione perchè dovrà tornare negli Stati Uniti; ed il problema della sua sostituzione
verrà affrontato dal Comitato Esecutivo e
da quello dell’Orfanotrofio in una seduta
congiunca. Alla Signora Moore ed al suo
Consorte va la gratitudine dei Battisti Italiani per la loro preziosa opera svolta fra i
nostri ragazzi.
VIVI NELLA SOCIETÀ
La nostra Assemblea non si è occupata soltanto delle cose attinenti la
sua vita interna ma ha voluto prendere la sua posizione su questioni che
interessano la società in mezzo alla
quale essa è stata chiamata ad operare.
L’Assemblea ha espresso la sua disapprovazione sulla sentenza emessa
dalla Corte di Cassazione sul caso del
Pastore Giudici, condannato per aver
pubblicamente espresso il suo dissenso dalle posizioni dottrinali della Chiesa Romana; la sentenza, e soprattutto i motivi che l’hanno giustificata,
sono stati deplorati e si è auspicata
una azione riparatrice per conservare
a tutti gli uomini i diritti costituzionali di libertà di espressione.
Sui matrimoni niìsti LAssemblea ha
rivolto un caldo appello ai Pastori ed
alle Chiese perchè additino ai nubendi l’obbligo della testimonianza cristiana evangelica soprattutto in quel
campo e di invitarli a respingere la
possibilità di contrarre matrimonio al
cospetto dei sacerdoti della Chiesa
Cattolica. .
L’Assemblea ha diretto un invito alle Chiese perchè appoggino tutte le
iniziative tendenti alla denuncia del
Concordato con la S. Sede ed ha invitato il Comitato ad esprimere alle
Autorità la sentita esigenza dell’abolizione dell’art. 5 del Concordato stesso
riguardante la posizione nella vita civile dei sacerdoti che lasciano l’abito
Ma la discussione più vivace è stata
quella sulla situazione internazionale
e sulle tragedie che insanguinano il
mondo (vedi Vietnam). Vi sono state
tre mozioni sulle quali non è stato
possibile raggiungere un accordo per
la loro unificazione, sicché hanno dovuto ess6ie votate separatamente. Pur
riferendosi ai medesimi problemi e
pur auspicando la medesima soluzione pacifica, le mozioni erano state
stilate da persone di diverso orientamento politico e per questo non vi è
stata possibilità di conciliazione. Intanto i delegati cominciavano a lasciare l’Assemblea e alla votazione
hanno partecipato soltanto 93 delegati; alle due mozioni rimaste in vita
non è stata attribuita nessuna maggioranza.
EVANGELIZZAZIONE
I lavori dell’Assemblea si sono chiusi con un lucido e persuasivo discorso
del Segretario dell’ Evangelizzazione,
Dr. Piero Sensi, il quale ha dato il
«la» al lavoro di preparazione della
Campagna Evangelistica che dovrà attuarsi secondo il volere di Dio, nella
primavera del 1968. In essa saranno
impegnate tutte le forze battiste, tutte
le Chiese e tutte le attività.
Ai lavori della nostra Assemblea
hanno portato il saluto delle loro Chiese il Past. Carlo Gay ed il Pastore Mario Sbaffi. Come altri anni le loro visite sono state troppo frettolose e ci
auguriamo che negli anni avvenire i
rappresentanti delle Chiese vengano
in mezzo a noi con buona disponibilità di tempo, come noi facciamo verso di loro.
Alle 13 di venerdì: 22 settembre la
preghiera ha concluso i lavori dell’Assemblea generale delle Chiese Battiste
che sarà riconvocata, D. v., nel settembre del 1969. S.
Alla Conferenza di Khartum
In tale conferenza al principio di questo mese, nel calore e nell’umidità soffocanti della città sudanese lungo il Nilo azzurro,
non s'è certo ottenuta una convergenza di
idee fra i capi arabi che hanno ivi discusso
il problema palestinese. Tutt’altro! Da
« L’Astrolabio » del 10 c. (n. 36 p. 24) togliamo le seguenti notizie.
« Nel corso di una riunione, Nasser (a
quanto si dice) ha dichiarato: ”E’ falso che
io voglia capitolare, come certi lasciano intendere; ma io potrei continuare la lotta solo
se tutti i paesi arabi accettassero di mettere
in comune le loro risorse a questo scopo;
giacche voi non siete disposti a farlo, bisogna pensare ad una soluzione politica^’ ».
E’ noto che Boumedienne, il presidente
dell’Algeria, non è intervenuto alla conferenza. Ma il ministro Boutellika, che lo ha
rappresentato, ha ricordato a Nasser una recente dichiarazione di Boumedienne: a’’Una
guerra di liberazione non è una passeggiata.
In Algeria, durante certe manifestazioni di
piazza, si sono avuti centinaia di morti; noi
a cura di Tullio Viola
abbiamo pagato molto cara la nostra indipendenza. Per la Palestina occorre esser
pronti a morire allo stesso modo. Ma ciò^
evidentemente, dipende da voV’ (...) In ultima analisi Vatteggiamento tenuto a Khartum permette di pensare che la riunione,
improntata alla confusione, sia stata convocata nella consapevolezza che essa non avrebbe avuto successo in quanto riunione, ma
che in ogni modo uno scacco di questo genere costituiva il solo alibi possibile per mettere fine alVimmobilismo e sbloccare una situazione della quale più d^uno Stato arabo
non era ormai in grado di sostenere il peso.
Nei corridoi di questa strana conferenza si
mormorava: meglio agire in ordine sparso
che non agire affatto.
« AlVavvio di quest’azione, ancora una
volta tutto si svolgeva come se tutti avessero
avuto come solo obiettivo la sopravvivenza
del proprio regime... ».
Polemiche sulla lettera
degli Intellettuali Cecoslovacchi
pubblicata dal « Sunday Times »
La lettera ormai famosa, pubblicata il
3 c. e della quale tutti i giornali dell’occidente hanno parlato (il testo completo è stato riprodotto anche da « L’Espresso » del 10
c., p. 7), ha scatenato polemiche vivacissime. Venerdì 15 c. il settimanale « Die Zeit »
(della Germania Ovest) ha pubblicato tre
nuove prese di posizione sull’argomento (ricordiamo che la lettera era stata presentata
come un appello alle nazioni occidentali di
329 intellettuali che chiedevano un appoggio esplicito in difesa della libertà di pensiero).
a) La presa di posizione più mite è
quella dello scrittore ceco Lavel Kohout, che
si trova attualmente ad Amburgo. Il Kohout
risponde, con una lettera aperta, a Gfinter
Grass (ch’era intervenuto simpaticamente in
PERSONAL! A
Due nuove culle, in famiglie pastorali; a
Orsara è nato il piccolo Cosimo, quartogenito del pastore Teodoro Magri, e a Pinerolo la piccola Susanna è venuta a rallegrare la casa di Luciano (candidato in teologia) e Nella Deodato. A tutti il nostro augurio affettuosamente fraterno.
Il nostro fratello Armando Tòzzi, anziano del Consiglio di Chiesa di Orsara. si è
brillantemente laureato in medicina e chirurgia presso l’Università di Napoli, discutendo la tesi « Le stenosi piloriche da caustici » (relatore il prof. G. Zannini). 1 nostri più vivi rallegramenti e un augurio
fraterno per la sua attività.
Ci associamo all'espressione fraterna
di .stima riconoscente che l’Assemblea battista ha rivolto al Presidente uscente, past.
Manfredi Ronchi, che siamo stati lieti di
vedere, pur brevemente, all’ultimo Sinodo.
red.
LUSEflNA S. GIOVANNI
Venerdì 29 settembre:
Ore 20,30: Seduta del Concistoro.
Domenica 1» ottobre :
Ore 10,30: Culto con santa Cena.
Ore 16: Culto nella Sala degli Airali.
Sabato 7 ottobre :
Ripresa dei corsi di catechismo: 1» corso:
14,30; 2® corso: 15,30; 3» corso; 16,30;
4o corso: 17,30. Le lezioni si svolgeranno
per ora nella sala unionista della Casa Valdese. Iniziano il 1" corso i catecumeni di
ambo i sessi nati nel 1954 e coloro che,
pur essendo nati negli anni precedenti,
non hanno potuto frequentare regolarmente gli anni scorsi. Coloro i quali, per motivi di studio o di lavoro, non potessero
frequentare i corsi il sabato, sono pregati
di comunicarlo subito al pastore.
Domenica 8 ottobre :
Ripresa della Scuola domenicale . alle ore
9,15, sia al Centro, che agli Airali e ai
Peyrot. Tutti i monitori c monitrici sono
convocati sabato, alle ore 21. alla Casa
Valdese.
Le riunioni quartierali riprenderanno martedì 10 ottobre col solito calendario: martedì, Vigne; mercoledì, Gonin; giovedì. Peyrot. La settimana successiva : martedì, Mourcius; mercoledì, Ciaperassa; venerdì, Fondo
San Giovanni. Le riunioni inizieranno, in
tutti i quartieri, alle ore 20.
favore degl’intellettuali cecoslovacchi), precisando « perchè egli non crede all’esistenza
di quel documento, o meglio ’’alla sua esistenza nella forma piena di mistero datagli
dal Sunday Times” ». Ma anche se non si
tratta d'un vero e proprio falso (ricordiamo
che le 329 firme del documento sono state
mantenute segrete), il testo, secondo il Kohont, esprimerebbe « l’opinione ”d’un pie
hout, esprimerebbe « l’opinione "d’un pie
Kohout spiega lungamente perchè, ’’malgra
do la sua posizione ricca di conflitti”, egli si
senta ”un uomo libero che non prova il bi
sogno di chiamare aiuto”. Termina dicendo
testualmente; ’’anche se basata su un errore, un’espressione di solidarietà è preferibile
all’indifferenza” ».
b) La seconda presa di posizione è dello
scrittore Peter Weiss, il quale respinge categoricamei^ il manifesto come un falso.
« Per il treiss, il manifesto non è stato redatto da marxisti. In una lettera indirizzata
all’Unione degli scrittori cecoslovacchi, il
ìPeiss spiega che non intende accettare di
recarsi a Praga per un simposio organizzato
dall’Unione (29.11.’67), se non ad un patto: che un’effettiva discussione possa aver
luogo sulla posizione dello scrittore nella società socialista, e questo in presenza d’un
numero sufficientemente rappresentativo di
intellettuali di paesi socialisti ».
c) La terza presa di posizione è dello
scrittore Heinrich Boll che « invia un messaggio di simpatia agli intellettuali cechi, e
spiega loro le limitazioni analoghe imposte
alla libertà sia all’Est che all’Ovest, ove (egli
afferma) non si pubblicherebbero mai simultaneamente due appelli d’uno stesso autore,
l’uno in favore di Siniavski e Daniel, e l’altro contro la guerra del Vietnam ».
Infine segnaliamo il severo monito lanciato sabato 16 c. dal sig. Jiri Hendrych (segretario del comitato centrale del partito comunista cecoslovacco) agl’intellettuali « che
si allontanano dal popolo e dalla politica della società. ”Si scatena nel mondo (egli afferma ) un isterismo anticomunista feroce col
fine d’abbassare, di fronte all’opinione mondiale, l’importanza del 50.mo anniversario
della grande rivoluzione. A tal fine ci si serve di rifugiati e di traditori, di falsi manifesti e di false firme. Si accusa il nostro partito di abusi nei riguardi degl’intellettuali,
di mancanza di cultura, d’antisemitismo e
perfino di fascismo. Coloro che sono personalmente colpevoli di barbari assassina nel
Vietnam, vogliono fare di noi dei nemici
della libertà e dell’umanismo. E gl’individui che si ergono contro i principi della nostra società e contro i suoi interessi, aiutano
(volontariamente o involontariamente) queste campagne anticomuniste: essi devono
contare su una risposta ». Un articolo molto
severo è apparso sul quotidiano « Rude Pravo » che si scaglia contro la « campagna anticecoslovacca », criticando aspramente sia
la lettera di cui sopra, sìa la fuga del noto
scrittore Macko in Israele.
(Da « Le Monde », 17-18-19.9.’67)
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Adolfo Sappé
di anni 70
sinceramente commossi per l’affettuosa simpatia dimostrata in occasione
dell’ improvvisa dipartenza del loro
Caro, nell’impossibilità di farlo singolarmente esprimono un sentito ringraziamento a tutti coloro che con la
presenza ai funerali, fiori, scritti, opc;
re di bene, presero parte in qùalsiasi
modo alla luttuosa circostanza.
Un ringraziamento particolare al
Pastore P. L. dalla.
S. Germano Chisone, 9 settembre 1967
« Sii fedele fino alla morte, ed io
ti darò la corona della vita»
(Apocalisse 2; 10)
Il giorno 11 settembre raggiungeva
nel Cielo il figlio Angelo
Bruno Grilli
già anùano
della Chiesa Valdese di Venezia
La moglie, il figlio Gualtiero e la comunità ringraziano il pastore Colucci
che ha presieduto la cerimonia funebre e tutti coloro che hanno partecipato al loro grande dolore.
avvisi economici
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Torino.
4
pag. 4
N. 38 — 29 settembre 1967
ECHI SINODALI E PROSPETTIVE DI LAVORO
I nostri ìstiluli assistenziali e il ioro futuro
Quanto mai breve e concisa la discussione sinodale sulle opere assistenziali della
Chiesa (C.I.O.V.): in circa due ore la presentazione, la discussione e l’approvazione
di due ordini del giorno hanno determinato alcuni presupposti affinchè la C.l.O.V.
possa riprendere, con maggior respiro, il
suo pesante compito.
Tavola Atatdese e C.l.O.V. da una parte
e Commissione d’esame dall’altra si sono
rese conto che la mole di lavoro della
C.l.O.V. poteva essere affrontata solo se il
Sinodo si fosse assunta la responsabilità di
nominare, all’ufficio della Presidenza CIOV.,
una persona a pieno tempo, coadiuvata da
una C.l.O.V. integrata da una gruppo di
nuovi consiglieri, scelti per specifiche competenze. Il Sinodo ha accettato quasi all’unanimità queste proposte in base alle
quali la C.l.O.V. attuale risulta così composta ; Past. E. Aime presidente a pieno
tempo. Prof. A. Armand Hugon jifice-presidente. Rag. D. Gardiol Cassiere, Prof. F.
Operti, Dr. I. Mathieu consiglieri effettivi
Avv. M. Gay, Dr. G. Ribet, Prof. D. Varese nuovi consiglieri. Il Dr. G. Ribet è stato eletto, in modo del tutto particolare in
quanto è Presidente dell’Ospedale Evangelico di Torino; gli altri due consiglieri
(avvocato e medico) avevano fatto parte
della Commissione di Esame dell’operato
della C.l.O.V. per il 1967.
* * *
Invece di riferire sulle discussioni Sinodali, ove i problemi non sono stati affrontati per mancanza di tempo nella loro
compleiezza, crediamo sia opportuna una
loro concisa esposizione partendo dai tre
documenti che costituiranno il tema di lavoro per i prossimi anni: Relazione Unita Tavola-C.I.O.V. 1967, Relazione della
Commissione d’esame e Relazione del
Dr. G. Ribet, presentata alle Giornate del
Ciabas. . .
Gli argomenti possono suddividersi in
problemi riguardanti le questioni di Direzione e amministrazione, del personale, di
tecnica organizzativa, delle finanze e infine
il problema di fondo, base di tuSta l’opera
della C.I.O.V.; quello spirituale.
DIREZIONE - AMMINISTRAZIONE
PERSONALE
L’attuale gestione si trova ad amministrare degli enti di diverse caratteristiche e
configurazioni giuridiche, regolati da norme statutarie quasi centenarie, nettamenSe
sorpassate ; è necessario che queste norme
siano rivedute con criteri moderni, approvate quindi dagli organi governativi, in
modo che possano rivestire carattere di
praticità e di modernità. Per quanto riguarda alcune opere la C.l.O.V. dovrà quindi presentare al prossimo Sinodo una modifica dei regolamenti (rapporto TavolaC.I.O.V.). Appare inoltre indispensabile che
si giunga ad una amministrazione centrale
unica a livello direttivo che dovrà occuparsi delle linee generali di tutte le opere
e dei problemi di fondo, demandando, per
alcune di esse, a piccoli comitati locali,
provvisti di una certa atttonomia, tutte
quelle questioni pratiche spicciole che attualmente soffocano le sedute della C.l.O.V.,
impedendole talora di affrontare i problemi di fondo (relazione Dr. G. Ribet). I
piccoli Comitati locali potrebbero rivestire
una notevole importanza dal lato spirituale
e comunitario e costituire un importante
tratto di unione tra le singole opere e le
comunità nelle quali sono geograficamente inserite.
Su tutte le opere così articolaie si delinea chiaramente l’inserzione della figura del
Presidente a pieno tempo, non solo con il
continuo e giornaliero compilo di unione
e coordinazione, ma come elemento che
sappia portare, perchè inserito nella realtà
quotidiana gli is<;ituti saranno per lui le
nuove comunità dove sono contemporaneamente presenti Chiesa e mondo), la
predicazione della grazia nella vita di ogni
giorno che, per necessità di ordine — « de
notre méchanceté », direbbe Calvino — si
svolge sulle linee inevitabili dei regolamenti. Qualcuno dirà che questi sono giochi di
parole di enigmistica : invece rappresentano
l’aspetto fondamentale ed insostituibile dell’opera del ¿’residente. La sua opera si svolgerà non più in una comunità che si raduna
alla domenica per ascoltale il messaggio
della Parola e per poi ridisciogliersi e trovarsi in un mondo che mette a nudo tutta
la sua provvisorietà e talora il suo caratte
Culto radio
domenica 1 ottobre
Past. PIER PAOLO GRASSI
Roma
domenica 8 ottobre
Past. PIER PAOLO GRASSI
Roma
coloro che vi servono per senso vocazionale,
si vadano sviluppando dei gruppi di servizio, che possano sentirsi viva parte degli istituti superando quel senso di solitudine in
cui ogni vocazione trova difficoltà ad inserirsi e dove ogni vocazione che sta per
nascere può essere soffocata. Non ci siamo
mai chiesti quale sia il vero motivo di fondo per cui non poche persone (infermiere,
ed altri) preferiscono andare a lavorare altrove e abbandonano i nostri istituti? Non
tutti certo per ricerca di salari maggiori,
nè solo per la prospettiva di una vita chiusa in quattro mura di un istituto di provincia, ma anche perchè esistono motivi di
ambiente, di organizzazione del lavoro, di
mancanza di dialogo che potrebbero essere superati eliminando l’aridità dei rapporti puramente amministrativi con gli uffici direzionali e rimuovendo, d’altra parte,
a livello dell’organizzazione, tutto quanto
può aggravare il già duro compito del personale (direttrici comprese), È corrispondente a verità il fatto che quando una parte, nonostante tutto, tiene duro, si viene sovente a creare un senso di frustrazione che
è foriere di situazioni psicologiche altamente controproducenti sotto tutti gli aspetti (nei casi più fortunati) e, peggio, può portare alla perdita del senso vocazionale del
proprio lavoro. Nè bastano le pur tanto
attese e benefiche visite delle comunità, il
canto dei bambini delle scuole domenicali,
ed il pacchetto di caramelle al 17 Febbraio.
Eccoci quindi dinanzi a un altro compito,
già sentito dalla C.l.O.V. passata, ma che
non ha mai potuto essere iniziato e che il
La ricerca di vocazioni diaconali (nel
campo sanitario in questo caso) e la possibilità che l’istituzione (leggi Chiesa) apra
loro vie di servizio sono quindi compiti
attuali non solo degli organismi ufficialmente preposti a questi compiti (Tavola,
C.l.O.V., ecc.), ma di coloro che hanno
compreso l’importanza del problema. E la
possibilità di segnalazioni, di proposte e di
suggerimenti sono aperte a tutti.
Si inseriscono a questo punto le linee di
un servizio diaconale prospettato al Sinodo
dalla Commissione Permanente per i Ministeri: linee di indirizzo veramente nuove,
ma di cui non si riesce ancora a scorgere
praticamente come inserirle nella vita pratica dei nostri Istituti. L’importante è che
attualmente il concetto di diaconia diventi da parte di coloro che non sono ancora
impegnati, una realtà vivente e non una
espressione burocratica e amministrativa, e
che, d’altra parte, le amministrazioni ne
favoriscano le possibilità nella massima libentà consentita da un funzionamento organico dei nostri istituti (vedi 1 Cor. 12).
ADEGUAMENTO TECNICO
Mentre gli istituti per anziani incurabili,
per gli orfani e le case di riposo non presentano, sotto questo aspetto, particolari
difficoltà, il discorso si fa più complicato
per quanto concerne gli Ospedali. La relazione congiunta Tavola-C.I.O.V. parla di
un certo invecchiamento dei nostri Istituti.
Problema questo da anni sentito dalla maggior parte dei medici che tra numerose dif
Gli à\W deH ulHmo Sinodo
sugli ìsWìuW valdesi d assislenza
Art. 35. - Il Sinodo prende conoscenza della relazione della
Commissione d’Esame sull’operato della C.l.O.V.
Art. 36. - Il Sinodo, udita la relazione congiunta Tavola-C.I.O.V.
1967, invita la Commissione Istituti Ospitalieri a nominare nel suo
seno un Presidente a pieno tempo.
Art. 37. - Il Sinodo dà mandato alla C.l.O.V., integrata dagli
elementi di cui all’Art. 13 dello Statuto C.l.O.V. (membri onorari),
scelti secondo una specifica competenza, di studiare una impostazione nuova dell’Ente e dei nostri Istituti, che tenga conto dei seguenti
elementi :
— la C.l.O.V. non è soltanto un Ente amministrativo, ma anche
espressione del Ministero della Diakonia per mezzo delle varie opere;
—, gli Istituti devono rinnovarsi, lasciando da parte impostazioni
autoritarie o paternalistiche per assumere sempre più il carattere di
comunità di servizio;
— le Chiese devono essere condotte ad assumere maggiore responsabilità verso gli Istituti considerandoli parte di se stesse e partecipando alla loro vita;
— il reclutamento del personale deve essere curato secondo un
piano di preparazione e di reperimento di elementi idonei in connessione con altri Enti a ciò interessati e in particolare con l’istituendo centro diaconale;
— tutta la Chiesa, e il Sinodo in modo particolare, devono prendere coscienza della necessità di ripensare il problema della diakonia, in una visione globale della testimonianza del Regno, per cui al
concetto della beneficenza caritatevole ma distaccata, si sostituisca
il concetto della corresponsabilità solidale della compartecipazione
alla vita del fratello.
Art. 38. - Il Sinodo esprime la sua riconoscenza ai membri della C.l.O.V., ai medici, alle diaconesse, al personale tutto dei nostri
Istituti per il lavoro svolto.
_______ j ______________
re fittizio, bensì in comunità vere, che vìvono inserite dirottamente nel mondo.
Che cosa sono queste comunità? Esse sono l’insieme del personale dei nostri istituti e degli assistiti ricoverati. Comunità
quindi molto eterogenee, ove incontriamo
la fede e l’incredulità, la vocazione al servizio dei fratelli e la ricerca di giungere
senza troppe preoccupazioni al giorno dello stipendio, la speranza di incontro con il
Cristo e l’imprecazione per una vita balorda, intessuta di sofferenza e senza speranza. E tutto questo spesso, su due linee
confessionali diverse.
La predicazione portata a queste comunità non sarà quindi una predicazione
astratta, ma concreta nel contesto della vita
di ogni giorno.
Ma perchè essa non cada dall'alto, e non
sia l’espressione dell’impegno concreto di
uno solo o di alcuni singoli, sarà necessario
che in ogni istituto, per libera decisione di
nuovo Presidente deve, con la collaborazione di tutti (comunità comprese), affrontare.
Ma accanto alla mano tesa verso chi tutto
il giorno è impegnato (in taluni casi al limite della sopportazione fisica, vedi le nostre diaconesse e alcune infermiere), bisognerà pensare alla formazione di nuove leve che integreranno le attuali e le sostituiranno nel futuro. Il problema investe gli
aspetti della capacità e della qualificazione
professionale unite alla vocazione del servizio.
Esistono scuole professionali per infermiere bene organizzate, altre meno, altre
ove le allieve compiono più un tirocinio da
personale di fatica che non infermieristico,
altre ove il numero di ore lavorative va a
scapito dello studio, altre ancora ampiamente cosparse di incenso, anche se vi si fa
di tutto per imprimere un senso vocazionale
(apostolico). E queste scuole sono sparse
qua e là in tutta Italia, presentando caratteristiche positive e negative allo stesso
tempo.
E giungiamo qui al dunque. La proposta
del Dr. Guido Ribet, agli incontri del Ciabas, di aprire una scuola per infermiere
evangeliche, con la prospettiva di una vicinanza alle comunità di origine, senza alcuna spesa da parte delle allieve (e possibilmente con argent de poche), in un ambiente
nostro, con un massimo di 8-9 ore tra studio e lavoro al giorno, ove senza imposizioni ab alto si cerchi di indirizzare nella prospettiva della fede la vita professionale futura, deve essere considerata con la massima attenzione e studiata a fondo nei suoi
aspetti tecnici e spirituali. La scoperta, che
in questo tempo (definito quale tempo del
silenzio di Dio), nascano vocazioni diaconali deve mettere la Chiesa dinanzi alla responsabilitià di avere occhi molto aperti per
poter vedere quello che oggi le è offerto
come strumento di testimonianza. Se la
Chiesa affronterà il problema in questo
senso ed eserciterà quel carisma di discernimento di cui oggi ha particolarmente bisogno, potremo dire di aver risposto ad una
chiamata; se invece le affronterà prevalentemente per mantenere in vita le sue strutture, vorrà dire, in fondo, che sotto una
crosta di sapore riformato, esiste cattolicesimo e non riforma, giustificazione per
opere e non per sola grazia.
ficoltà vi sono impegnati, riprospettato da
anni dalle Commissioni di esame e che ha
rappresentato, particolarmente per le ultime due, un osso duro e per di più spinoso.
La nostra situazione non è, in fondo, dissimile da quella di tanti ospedali di provincia
che sono stati superati in questi ultimi 15
anni dai grandi ospedali cittadini più forniti di uomini e di mezzi e il cui futuro verrà probabilmente risolto dalla legge Mariotti che contempla una vasta riforma ospedaliera dando ad ogni tipo di ospedale una
sua particolare configurazione e funzione.
Da parte nostra si deve pur dire che stiamo pagando, con la situazione attuale, il
fatto che non abbiamo avuto mai la possibilità, ed anche il coraggio, di studiare nel
suo complesso il problema medico-ospedaliero valdese. Aggiungiamo inoltre che le
voci nuove non furono troppo numerose;
rimasero quasi sempre inascoltate, perchè
udite con diffidenza e incompetenza. Ragion per cui diventarono presto rauche e,
senza speranza, si adattarono alla routine
quotidiana di un profondo scetticismo che
oggi rappresenta un notevole ostacolo, a
tutti i livelli, per risalire la china. Oggi sembra però che le voci si stiano facendo coro
e che le possibilità siano d’altra parte maggiori di anni fa. Le strette di mano, al termine degli incontri di persone preposte a
questo compito, dimostrano più solidarietà
che cortesia, più corresponsabilità che scetticismo.
In un raggio di 70 km. abbiamo tre
ospedali di cui due da potenziare (Torre
Pellice e Torino) ed uno, rifatto a nuovo
(Pomaretto) da riaprire. Le amministrazioni, terminati gli inchini, incominciano a
mordere un terreno molto impegnativo.
Tutto questo si sta iniziando in questi giorni e ciò per poter affrontare le necessità
urgenti del momento. Accanto all’immediato, sta rincogniia del futuro (4 anni) al termine del quale dovremo essere preparati
per conoscere quale sarà il futuro dei nostri
ospedali (vedi Legge Mariotti).
ASPETTI FINANZIARI
La conduzione di 6 istituti — ai quali
forse sarà aggiunta « Villa Olanda » — pone sulle spalle della C.l.O.V. carichi molto
pesanti. Negli ultimi anni la C.l.O.V. ha
rinnovato i suoi sistemi di contabilità e si
è tecnologicamente aggiornata come amministrazione contabile, grazie anche all’apporto di specifiche competenze; l’oculatezza
è stata u.ia caratteristica di queste gestioni.
Sarà ora necessario, dinanzi ai nuovi carichi finanziari, vedere come sia possibile
compiere ulteriori passi per un più specifico impiego delle sue magre risorse, impegnandole là dove è richiesto per l’essenziale, cioè per il servizio. La parabola dei
talenti è molto esplicita a questo riguardo :
non ci sarà richiesto di conservare la catapecchia di montagna e qualche giornata di
bosco: quesiti non rendono nulla al padrone del Regno. Non ci è neanche richiesto
di metterci in cammino senza aver calcolato
le nostre forze (Luca 14: 28-32): sarebbe
stoltezza. Ma ci è chiesto di camminare,
come è stato richiesto a Pietro, sulle acque. Non obbedire sarebbe mancanza di
fede. Il rischio ci è stato messo innanzi, e
non possiamo evitarlo, perchè se così facessimo saremmo un duplicato ecclesiastico di una qualsiasi società di amministrazione e non testimoni del Regno.
IL PROBLEMA DI FONDO
Chi siamo? Che cosa vogliamo essere?
Pia società, persone che devono mantenere
(direttamente o indirettamente attraverso
una nomina a particolari responsabilità) un
ambiente in cui, tutto sommato, vale ancora la pena di rifugiarsi e che ha delle opere
di cui possiamo, non ostante tutto, andare
un po’ fieri? Espressione di una socialità spiritualistica o testimoni del Regno?
Forse qui bisognerebbe iniziare un discorso di risposte al tema della validità e
del significato delle nostre opere, che, prospettato al Ciabas, non ha potuto esservi
discusso come non lo è stato al Sinodo.
Teologi, sociologi, politici e psichiatri avrebbero avuto ampio materiale per una analisi
della nostra realtà e forse poco si sarebbe
salvato dalla loro analisi. Ma quel poco che
sarebbe rimasto pare sufficiente per rispondere in senso affermativo. Là dove, pur fra
tanti frainitendimenti e talora in modo oscuro, si manifesta il carisma del servizio, si
può dire che esiste una validità evangelica
ed in modo del tutto particolare se si manifesta come espressione di comunità. Quest’ultima caratteristica è fondamentale: essa
giustifica la presenza di siìrutture che le
permettano di vivere e di servire perchè, se
così non fosse, la struttura non avrebbe alcun senso e, ai fini della testimonianza, tanto varrebbe che ogni singola vocazione vivesse la sua vita per proprio conto in un
ambiente qualsiasi. Quest’ultima via è quella in cui la grande maggioranza dei credenti deve compiere il proprio cammino:
d’altra parte quelli che sono chiamaiti a
servire assieme debbono possedere un ambiente — che in questo caso è in diretto
contatto con il mondo e non un convento — ove possano iestimoniare come comunità. Questo ambiente è la Chiesa e le sue
opere possono fornire la possibilità di un
servizio « in comune » Questo servizio e
carisma, cioè dono del servizio in Cristo e
come tale, e non solo perchè è servizio (vi
sono tanti padroni a cui si serve senza conoscerne il nome), si può qualificare come
cristiano. Ma nella Chiesa, come nelle sue
opere ci si può trovare sovente in situazioni
ove quest’ultimo senso del servizio non
emerge nella sua chiarezza e finalità ultima : donde da una patte l’esigenza più che
mai sentita della chiarezza e dall’altra il
pericolo di esprimere un giudizio cui non
siamo affatto autorizzati, anche se il discernimento degli spiriti può essere dato ai credenti. La via della carità che spera ogni
cosa e soffre ogni cosa è quella che, accanto
al padre una chiara testimonianza, ci è dato
a percorrere, oggi, nel tempo della Chiesa.
* *
Da quanto sopra appare chiaro anche il
significato delle nostre opere. L’annunzio
concreto del Regno conferisce loro l’unico significato e diritto di esistenza: questo
annunzio concreto deve essere un segno di
una realtà nuova, che può essere intravista
solo per fede dai credenti, e dal mondo in
modo oscuro ed anche contradittorio, a
causa della nostra realtà umana: eppure
sono segni di cui Cristo si può servire per
manifestare la sua signoria sulla siioria. Nel
campo assistenziale e sanitario, e anche nei
loro criteri di gestione, le possibilità di
ascolto e di impegno non mancano. In questo senso i nostri Istituti devono essere diversi da quelli consimili : se essi non lo fossero non avremmo, come Chiesa, risposto
a quanto ci è domandato. Diacono
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Ma no!
Ma sì !
Se Lutero li sentisse».
Roma (bip) — La personalità e Topera di
Martin Lutero sono state evocate dal p. Agostino Trapé, priore generale degli Agostiniani, in un’intervista accordata a « L’Osservatore della Domenica ».
« Martin Lutero — ha detto il priore —
è vissuto in un epoca di particolari difficoltà
sia per la Chiesa che per gli ordini religio^
si, e il nostro ordine non faceva eccezione
a questa regola generale ».
Poi il p. Trapé ha soggiunto: « Ft sono
in Lutero aspetti incontestabilmente negativi, fra cui Verrore fondamentale e dolorosissimo della separazione da Roma. Questo
errore resta tale; ma oggi, nello spirito del
Vaticano II, siamo più inclini a considerare pure gli aspetti positivi che non mancano nella figura di Lutero. Fra questi aspetti positivi figurano Vaver portato la liturgia
a livello del popolo, la traduzione in linniia
volgare della sacra Scrittura, rendendola cosi
comprensibile a tutti, la devozione alla vergine Maria. Lutero ha scritto un commento'
ammirevole del 'Magnificat', testimoni-nza
della sua devozione alla madre di Dio '1),
alla quale si era formato nelVordine Jegli
Agostiniani, cui apparteneva. Gli aspetti po^
sitivi della personalità di Lutero sono stati
messi meglio in luce dal movimento uumenico e gettano una luce nuova sulla . »iplessa personalità di quest'uomo ».
Toronto (Iwp) — Un noto teologo - Uolico-romano, Bernhard Häring, C.S.B. qui
per un Congresso cattolico sulla teolog:?, del
rinnovamento della Chiesa, ha dicfciratO'
che dovrebbe essere tolta la scomunica
tro Lutero e ha espresso la speranza c
Papa e il Sinodo episcopale procedano l.
senso : Lutero aveva duramente lottato
rimanere nella Chiesa cattolica, ma fr
ciato fuori da un decreto della Curi,
mana.
Il teologo tedesco, che sta per in
corsi all’interdenominazionale Union
logicai Seminary di New York Cit>, !
fermato di sperare « che prima della /ì-g.
terzo Concilio vaticano vi sarà nella di Roma uno spirito di ravvedimene ■
primo passo dovrebbe essere il riconoscili-,
della nostra responsabilità: Martin L-.
non doveva essere scomunicato ». Lo U,
ha detto che la Chiesa cattolica è penti u
« strutture interne della Chiesa abbian-salo questa azione »; dovrebbe riconu.
che la divisione della cristianità è statv
to della riluttanza cattolica a riforma^ :;
che degli insegnamenti dei Riformatoli
si. Ma anche i protestanti devono peniü
non aver continuato a promuovere la .
ma cattolica. « Abbiamo bisogno di
nella chiesa... Vedo protestanti che
gli errori del XVI secolo, specialmenU nella formulazione del dogma. Come noi. nonno tradizionalismo ».
Boulder, Colorado (Iwp) — Il Cor!:-;gliu
dell’Associazione Luterana Studenti d .■ .merica ha pubblicato una dichiarazione che
chiede alle maggiori Chiese luteran' del
paese di « ricercare un'unione organica con
la Chiesa cattolico-romana ».
L’azione, descritta come « uno sforzo per
iniettare una nota di speranza per lunità
della Chiesa » nelle celebrazioni anniversarie della Riforma, afferma che i riformatori
luterani non intendevano costituire una
Chiesa separata e che la tradizione lutc^ana
è « più un movimento d'emergenza nell ambito del cattolicesimo romano » che una
struttura separata. Copia della dichiarazione
è stata presentata alla National Newman.
Conference, che si riuniva contemporaneamente alla Northern Illinois University.
* * *
Non sembri disdicevole che dei riformati
ricordino a qualche luterano (e a qualche
cattolico, s'intende) queste parole di Lutero:
(( Non accusiamo il Papa per i suoi errori
e i suoi peccati personali. Per quanto dobbiamo condannarli, tuttavia li scusiamo e li
perdoniamo, come anche noi abbiamo bisogno di essere perdonati per i nostri. Il nostro conflitto con il Papa non riguarda i
peccati privati e personali, ma 1 insegnamento e la maniera di ascoltare la Parola..Poiché il Papa cerca d’interdire questo mettendo innanzi l’autorità della Chiesa, noi
diciamo: Vattene via da me, Satana! Noi ti
perdoniamo i peccati, ma non ti perdoniamo
le bestemmie e i rinnegamenti di Cristo e
non possiamo dare in questo il nostro consenso, perchè Cristo è maggiore della Chiesa, che tu ci contrapponi. Anzi, in quanto
la tua Chiesa perseguita la parola di Cristonon è la Chiesa di Dio, ma di Satana ».
Non era Lutero a non vedere chiaro, ma
sono molti oggi a vaneggiare in preda «
droga pseudoecumenica. La sentiamo venire-,
in occasione del 450<> anniversario dell'affissione delle 95 tesi di Lutero, la 'rivalutazione' cattolica del 'grande e impaziente incompreso' del XVI secolo. Ma Martin Lutero le
è irriducibile, a dispetto di certi suoi slombati epigoni.
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(1) Si legga questo commento, e si vedrà
quanto sia equivoca, fino alla malafede, questa dichiarazione. N.d.r.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. .Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)