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della Chiesa Valdwu
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali %vete peccato, e iòtevi un ^or nuovo e uno spirito nuovo
i‘\nno LXXXV - Ntmj. 26
Un« copia L.
ARRANAMirivxi i®co: L. 700 per rintemo | fico e tio Luce: L. UlOd per ristemo Spedir, abb. postale II Grappe j TORRE PELLICE - 30 Dicembre 19M
/ L. 1200 per l’estero | L. ^NO per l’estero | Cambio d’indaizso Lire 40,— r Amtnin. Claudiaiui Torre PeUiee - C.C>^, 2-17557
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31 Dicembre
Il tempo della mia dipartenza è giunto. (II Tim. 4: 6).
La vita è mia strada su cui voi
camminate; e ad ogni passo, vedete
gli oggetti allontanarsi e fuggire alle vostre spalle: li vedete passare, e
passate con essi. Avete così visto alberi rigogliosi, prati verdeggianti,
lontane dall’acqua cristallina e cento
oggetti piacevoli: voi dite: fermiamoci, ammiriamo; ed ecco: fissate
gii occhi ed essi sono già passati!
Poi, ecco, in mezzo, rocce scoscese
che bisogna scalare, sentieri stretti,
montagne dai ripidi fianchi, difficoltà ed amarezze.
\on si è finito di dirlo, e già si
è giunti a! termine del cammino.
Questo è la vita umana : nulla di stabile, nè in bene, nè in male. Viandatiti per un breve cammino di un
istante, non vi lasciate dunque esaltare dalla prosperità, nè scoraggiare
dalle avversità: camminate guardando alla mèta; non vi fermate, se volete arrivare. Soltanto scegliete bene
il sentiero su cui volete camminare,
perchè ve ne sono due: quello dell’iniquità e quello della giustizia.
Avete la possibilità di scegliere:
il Stiletto,.il ¡priiBO più
largo. Nel primo il campo è aperto
alle passioni; nel secondo s’incontra la rinunzia ed è perciò meno percorso. Si preferisce il dolce declivio
die porta al male; ma l’uno conduce alla morte, l’altro alla vita.
Sant’ Ambrogio.
1' Gennaio
La figura di questo mondo
passa. (I Cor. 7: 31).
Il titolo non è forse uno dei più
adatti, poiehè se il fatto storico è Stato realmente trascurato da noi, la
realtà di questo fatto (e nella celebrazione di un centenario è ciò che
importa) è sempre vivente e la
a campagna biblica » ne è un segno
manifesto.
Vogliamo alludere al centenario
(il quinto) della stampa della Bibbia, nel 1455 usciva la prima Bibbia stampata da Gutenberg. Si può
dissertare a lungo e dottamente sulPattualità-della Bibbia, e cercar di
formulare nel modo più efficace il
significato stesso di questa attualità.
Correnti teologiche di Varia impostazione possono gareggiare ed affrontarsi per definire sempre' più
chiaramente questa « attualità della
Bibbia ». Ma c’è un punto su cui
tutti sono d’accordo : nella vita degli
uomini, cioè nella storia, la Bibbia
è strettamente legata allo sviluppo
degli -eventi; la traduzione della
Bibbia, rappresenta sempre, nella
storia un avvenimento che dà il sen
La benigniti dell’Eterno
Questi pensieri ci sono suggeriti
dai testi delle « Letture Bibliche »
che sono stati proposti per la nostra
lettura dal 26 al 31 dicembre.
* * *
Un altro anno stà per finire... un
anno nuovo s’inizia. Una volta ancora guardiamo ai giorni trascorsi e
poi innanzi, verso l’avvenire, quasi
per misurare il tempo che passa.
Misurare il tempo! E chi può farlo?
Quante cose succedono nel tempo... quante in tm anno... in dieci
anni... in cinquanta... nella vita di
un uomo...
Il rapido corso degli anni, dei mesi, dei giorni ci dice con quale rapidità il mondo fugge. Non si entra
nella vita che a condizione di uscirne; ogni passo che fate, vi porta più
vicino al termine. Nell’istante in cui
nasce una creatura umana, im’altra
lascia la vita. Accanto a questo avaro che accumula tesori è nascosto il
■SUO oro, un altro avaro deve partire,
a mani vuote, costretto a tutto abbandonare. Ricchi e poveri, tutti devono lasciare il loro posto nella vita.
Vanità delle vanità, tutto è vanità : è una ruota che gira, senza posa,
su se stessa, trascinando con sè le
stagioni e gli anni.
Ecco: viene il piacere; ne godete;
credete di averlo afferrato, ma è già
passato: l’amarezza l’ha sostituito.
Oggi nella gioia, domani nelle lacrime e nel pianto.
Fermatevi un istante a contemplare la porpora di quest’uomo che
ostenta il suo orgoglio con la pompa
della sua uniforme ; fermatevi un
istante: anch’egli scende nella tomba per apprendervi che il suo è stato
solo un sogno e trovarsi solo con i
vermi che gli tessono un’altra umforme.
Venite, peccatori, uniamoci per
piangere assieme in questo mondo,
per non dover piangere nell’altro.
Sant’Ephrem.
Come l'erba...
si sarà negli anni che vengono)....
quante volte Dio è stato la nostra
consolazione, la nostra forza, la nostra gioia, la nostra salvezza. Quante volte Egli ha operato veramente
con potenza in nostro favore, dandoci salute, lavoro e pane e affetti...
ed anche nelle prove e nei dolori,
non ci ha lasciato mancare mai i segni della Sua benignità e della Sua
presenza.
E non ultimo, Dio ci ha consolati
perdonando i nostri peccati e facendoci annunziare la parola della riconciliazione a Sè per mezzo di Cristo, il Suo Figliuolo Benedetto, per
mezzo del Quale ci dona pure la Vita Eterna.
Eppure, nel succedersi di tante cose, e di tanti tempi, nel succedersi
delle generazioni e nell’alternarsi
delle stagioni, degli anni, dei secoli e dei millenni... che cos’è « un anno », che cos’è « una vita » se non
un breve respiro dell’immenso creato? — Che cos’è tutto il nostro tempo e tutta la nostra vita, e tutta la
nostra fatica, le nostre prove, i nostri affanni, « dinnanzi alla eternità
di Dio »?
« Mille anni, agli occhi tuoi, sono
come il giorno di ieri quand’è passato, come una veglia nella notte »
(Salmo 90: 4).
Il nostro tempo e i nostri anni sono come « l’erha che verdeggia la
mattina; la mattina essa fiorisce e
verdeggia, la sera è segata e si secca » (Salmo 90: 5-6).
Fede riconoscente
La consolazione del Signore
Tuttavia anche un anno, anche uno
.solo, ha un valore per noi!
Non soltanto perchè nella brevità
della nostra vita, ogni anno ha il suo
peso, ma soprattutto perchè in ogni
anno ci sono dati i segni della presenza e della benignità del Signore.
In ogni anno, anche in questo che
volge alla sUa fine... anche in quello
che viene... sempre, tutti gli anni,
il Signore ci consola nelle nostre afflizioni, ci dà forza nelle nostre debolezze e infermità, ci dà gioia nel
dolore, salvezza e conforto nella di
Di fronte a tanti segni della benignità e della consolazione di Dio, in
questo scorcio di un anno che muore
e di un altro che nasce, non possiamo non essere riconoscenti.
Proprio in questo tempo, come in
ogni tempo, sentiamo il bisogno di
ripetere: « L’Eterno è la mia forza
e il mio cantico, Egli è stato la mia
salvezza... io avrò fiducia e non avrò
paura di nulla » (Isaia 12: 2).
« O Signore, tu sei stato per noi
un rifugio d’età in età... » (Salmo 90: 1).
« Anima mia, benedici l’Eterno,
e tutto quello che è in me benedica
il nome suo santo. Benedici anima
mia l’Eterno, e non dimenticare alcuno dei suoi benefici » (Salmo 103
v. 1-2).
Un sentimento di viva riconoscenza sale, in questi giorni, a Dio, per
tutti i suoi doni, per la sua consolazione, il suo aiuto, il suo perdono,
la sua salvezza e la vita eterna... per
tutto quello che Egli è stato per noi
fin qui, per tutto quello che Egli sarà per noi sempre...
na posizione economica, da un buon
impiego, dal possesso di una buona
proprietà terriera e di titoli in banca. Tutto questo può essere utile, e
lo è senza dubbio, finché rimane al
servizio di una amministrazione onesta e caritatevole. Il fondamento solido e sicuro di una vita, della nostra
vita, dipende dall’aver fatto del Signore e della fede in Lui a la pietra
angolare », quella sua cui poggia
tutto l’edificio.
I veri mali e le vere disgrazie per
noi non sono quelli che ci vengono
dalle circostanze contrarie, dai nostri avversari, ma sono quelli che
sorgono in noi quando dimentichiamo Dio e tutto facciamo come se Dio
non ci fosse e non avesse nulla da
dire alla nostra vita.
La vera disgrazia non è quando
crolla la nostra casa di pietra, ma
quando rovina la nostra vita « costruita sulla sabbia mobile degli interessi terreni ».
Quai’è stato fin’ora il fondamento della nostra vita? E quale sarà
d’ora innanzi?
Dio e la fede in Lui sono il vero
fondamento per noi: la fede, che
non è soltanto sapere che cc Dio esiste », ma conoscenza della Sua giustizia e della potenza della Sua grazia... la fede, che è riconoscere che
Dio è presente nella nostra vita e che
ogni cosa dipende da Lui. Aver fede, significa sapere in modo certo
che in Dio, e in Lui soltanto, possiamo contare, quand’anche tutti gli
uomini e tutte le circostanze ci fos
sero contro.
Il Signore è il mio ^pastore'...
la casa snila roccia...
sperazione.
Quante volte, negli anni passati,
anche neU’ultimo (e quante volte co
Questo sentimento di fede riconoscente dovrebbe anche farci comprendere quale deve essere il fondamento della nostra vita.
La vita ha bisogno di una base, di
un fondamento... sempre.
Ora il fondamento solido, sicuro
di una vita non dipende da una buo
Dio è colui che guida i nostri passi... che ci conduce «i n verdeggianti paschi »... Colui che vegRa su di
noi per difenderci e essere il nostro
guardiano.
Egli lo è stato fin qui, an«die nell’anno che volge alla fine... Vuole
esserlo per noi, e lo sarà, nell’anno
nuovo.
Possiamo terminare questo anno e
incamminarci nel nuovo col sentimento della viva presenza di Dio,
nostro difensore e nostro guardiano.
« L’Eterno è il mio pastore, nulla
mi mancherà... » (Salino 23: 1).
Giovanni Peybot.
so e la misura degli altri avvenimenti. Per servirci di uno slogan molto
diffuso oggi, potremmo dire che, in
ogni epoca, una determinata traduzione della Bibbia costituisce un indice teso verso Dio, Supremo reggi
tore degli uomini e delle cose.
La traduzione della Bibbia nelle
varie lingue e in varie epoche, ha
un significato che trascende il significato di un qualsiasi capolavoro letterario : essa significa l’intento di
rendere sempre più accessibile alle
masse il messaggio evangelico; l’intento di parlare un linguaggio che
sia quello vivo del pubblico. Così Is^
storia della traduzione della Bibbia
non è un semplice capitolo di storia
letteraria, ma è un capitolo, tragico
spesso, della storia del progresso ur^nano ed è strettamente legata alla
storia di quella che si chiama eresia,
e che non è, in definitiva, ohe un
tentativo ..di rendere più concretala *
applicazione del messaggio biblico.
Nel Medio Evo, ad esempio, una
delle manifestazioni più caratteristiche della ribellione allo spirito conservatore della Chiesa Romana è dd- |
ta dalla ribellione alla <Vulgata^\a ^
traduzione latina ufiìciale della Ch|||
Basti qui accennare alla pretesta
«h Pietro Valdo chetai manifesta com '
cretamente nella traduzione», in lioF
gua volga^, die il mercante lionsse
fa compiere, di alcuni libri delle Sacre Scritture.
Ed accanto a lui non si può dimenticare il nome di Wiclef, il teologo inglese che reagì alla supremazia papale e fece della lettura della
Bibbia, tradotta in lingua volgare,
un mezzo di edificazione ed imo strumento di lotta contro la prepotenza
di una gerarchia ecclesiastica a cui
era asservita l’organizzazione politica del paese. I suoi discepoli furono
perseguitati, i suoi manoscritti bruciati. Giovanni Huss riprese la sua
battaglia e morì sul rogo nel 1415.
Pietro Valdo, Wiclef, Huss: tre uomini che, sia pure in misura diversa,
con doni diversi, sentono il travaglio
del loro tempo e vogliono andar incontro alle necessità spirituali e materiali di un mondo dove gli oppres,si, i perseguitati, i poveri non si contentano più di sole parole. Tre uomini che, su piani diversi, prospetteranno soluzioni diverse, ma che sono stati concordi nel giudicare la traduzione della Bibbia in lingua volgare come il primo compito.
* * *
E se veniamo al periodo della Riforma, bisogna riconoscere che la
Bibbia è da sola il vero protagonista
della grande rivoluzione religiosa da
cui nascerà il mondo moderno.
Spurgeon ha scritto giustamente:
« Nè Lutero, nè Calvino, nè Zwingli
sono i più grandi Riformatori; la
Bibbia è il vero Riformatore. La
Bibbia è il riformatore che ha riformato Lutero, il maestro che ha ammaestrato Calvino, il profeta che ha
infiammato Zivingli. Finché esisterà
la Bibbia, l’errore non sarà mai sicuro del domani ».
1521. Lutero, a Worms, è scomunicato dalla Chiesa e messo al bando dell’impero. Per salvarla, i suoi
amici lo tengono nascosto (prigioniero) nel castello della Wartburg;
e nella solitudine, Lutero riprende
la sua Bibbia, la rilegge e la traduce nella lingua del popolo. Al popolo egli fa il dono più prezioso: una
traduzione della Bibbia che potrà esser superata in perfezione tecnica,
ma che rimarrà im monumento senza pari. Lo riconoscerà lo stesso cattolico (più tardi vecchioi-cattolico)
i
{continua in 4.a pag.)
2
1 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
L’insegnamento
del francese
Lentamente (ma,., chi va piano,
va sano e lontano) l’insegnamento
del tráncese sta muovendo i primi
passi, fuori dell’atmosfera accademica deile discussioni. Possiamo
quindi oggi fare il punto della situazione, con un .senso di moderato
ottimismo rallegrandoci con quanti
hanno tatto il possiniie per ottenere
una denmtiva sistemazione dell’annosa vicenda.
1) Contoriuemente all’autorizzazione del Ministero della t'uoniica
Istruzione è concesso l'insegnamento, nene Valli del f'meroiese, della
lingua tráncese nelle scuoie exementari di quei Comuni cne lo ritengano opportuno, nelle classi Ili, IV e
V, per due o tie ore settimanali.
2) (Questo insegnamento è facoltativo e deve avvenire tuori dell’orario normale.
3) 11 Unanziamento dì questi corsi
è stato assunto - dai Comuni interessati.
4) Hanno aderito alla istituzione
dei corsi di insegnamento delia Imgua tráncese m /alpellice: Kotibio
t'ellice (3 classi); Villar Pellice (3
classi); torre Pedice (5 classi); Luserna San Giovanni (9 classi); Angrogna (4 classi); ftorà (1 classe).
In al Chisone: San Secondo (1
classe); Prarostino (1 classe); San
Germano Cnisone (3 classi); Pramollo (2 classi); Pinasca (i classe);
Pomaretto (t classe); f enestreile.
classe); Mentoudes (1 classe); Lsseaux (1 Classe); Pragelato (3 classi). In Pal Germanasca : Perrero (2
classi);! Cniotti (1 classe); Maniglia
(l^Vjlasse); Paetto (1 classe); Bovile
(1 classe); Prali (2 classi); tiodoretto (2 Classi); Salza (1 classe); Fontane (1 Classe); Massello (1 classe).
5) Il suddetto insegnamento tacol
tativo potrà anche esser esteso alle
Classi VI, VH, ViU.
6) F’ stata nonunata una Commissione composta di tecnici e composta
dai prot. Salvatore mancm, presidente; aw. A. Pittavmo, prot. A.
Jada, prof. L. (Jgnetto, membri;
prot. A. Vignetta, segretario, con
l'mcatico, tra l’altro, di preparare
un regolamento cne nssi le norme
cne regoleranno i limiti e le modalità ded insegnamento, la scelta degù
insegnanti, dei linri di testo.
1) Le norme die regolano l’attrihuzione aed msegnamenio del tráncese agli insegnanti, sono ovviamente e transitoriamente eiasticne, per
la necessita di trovare, ai piu presto,
personale quaiiiicato. fn imea prelerenziaie na la precedenza t’msegnante titolare deua Classe; ma non
s. esclude di poter usutrmre ancne
deue prestazioni di personare non
diplomato.
o) il corso di preparazione e di
didattica, per la imgua tráncese orgamzzato a Pmeroio dall Associazione Italiana Maestri Cattolici è aperto a tutti, senza discrimmizione
di partito o di comessione religiosa.
Ancne se qualcne punto dei punto è ancora suscettibile di periezionamenio, particolarmente per quei
che riguarda la preparazione degli
insegnanti e la carenza di testi idonei, riconosciamo che un passo avanti è stato latto, e ci auguriamo cne
si possa lavorare con serietà e serenila. Ci auguriamo, in particoiar
modo, che i genitori sappiano comprendere tutta rimportanza di questo insegnamento e non si debba ripete l’amara esperienza del disinteresse, 2iercliè cc tanto, è solo un corso
facoltativo ». Ci auguriamo clie i genitori sappiano trovar la... forza di
mandare i loro iigli a questi corsi,
ancne se essi dovranno svolgersi
w fuori dell’oiurio normale » e non
considerino queste due ore in più,
come una perdila di tempo, specialmente quando fervono i lavori dei
campi.
RELIGIOIVE E SCUOLA
Ogni tanto il nostro nero confratello cattolico di Pinerolo si diletta
nell’esaltazione dei progressi del regime democratico nella nostra patria, in tutti i campi, con particolare riferimento a quello scolastico.
Questa esaltazione gli offre il destro di esprimere la sua... ingenua
meraviglia per il fatto che gli evangelici in generale, ed i Valdesi in
particolare, non sembrino apprezzare al loro giusto valore i progressi
dell’affermazione democratica, nel
campo scolastico.
Così L’Eco del Chisone si diletta
di un umorismo malinconico anzi
che no, invocando la testimonianza
dei 40 e più milioni di cittadini che
vivono nella repubbhca italiana, a
perenne smentita di quegli sfacciati
calunniatori che osano affermare che
la scuola italiana non è più una
scuola libera!!
E così, in due numeri successivi,
il sullodato couh-atello è andato accusando di malafede (termine molto caro a quel periodico ogni qualvolta si riierisce ai cc fratelli separati ») il compianto moderatore Guglielmo Del Pesco, di cui riproduce
una frase, avulsa dal contesto (prudentemente non riferito) di una intervista con La Gazette de Lausanne.
mñ
Non abbiamo intenzione di tediare i nostri lettori con l’esposizione
di una polemica personalìstica, ma
ci permettiamo di attirare l’attenzione dei lettori stessi sul fondo della quistione, che abbiamo già trattata, ma su cui è, "purtroppo, necessario tornare a spendere due (inutili) parole.
Abbiamo sott’occhio i programmi,
istruzioni e modelli per le scuole
Un Italiano a Ginevra
^ -------------
«
Proseguendo i suoi studi sui rifugiati italiani di ogni tempo in ¡svizzera (precedenti lavori ci nanno presentato 11 poeta G. G. Pascali, t'antitrinitario tjentiii, ecc.), il Castiglione Ila tratto ora dall'oblìo la
beila ffgura di Giov. Gambini, strano tipo di siciliano letterato ed erudito, effe visse a lungo in Ginevra,
patria di tutte le libertà. Valendosi
delie Memorie inedite del suo personaggio, scritte in tráncese a Ginevra, e di molti altri documenti,
l’A. ffa dato un nuovo contributo
alia storia deil’lilumiuismo italiano
e alla "«uà innuenza negli ambienti
coiti deua pemsoia, dove la scoperta di liousseau, Montesquien, Voltaire lasciò tracce profonde, e maggiori ancora ne avi ebbe lasciato se
Il poporo Italiano non tosse stato allora come oggi profondamente conformista; ne a togliergli que^-a accusa bastano le notevoli eccezioni
Cile finora gli studiosi hanno messo
m evidenza.
Una di queste eccezioni al conformismo imperante lu proprio Giovanni Gaiubini, nato in Catania nel
17bl, il quale dopo aver iniziato la
carriera di avvocato, per una disillusione amorosa, vesti la tonaca
di prete e beneffè cc la mia nuova
condizione era una menzogna », ne
otteniie fortuna e protezioni, per
cui in capo a poco tempo ebbe anche la cattedra di diritto romano
all’Li nivel sità di Catania.
Scoppiava intanto la rivoluzione
francese, e il Gambini, che dei pa'
chi della rivoluzione aveva letto mol
to, trasformò la sua casa in un ce
nacolo, in cui a guisa di cospirato
ri, i suoi studenti ed altri discute'
vano del « Contract Social » di
Rousseau e degli altri illuministi
La Sicilia era meno che mai la ter
ra adatta per propaganda rivoluzio
naria, ed il G. fu tolto di mezzo con
tredici mesi di carcere, durante i
quali ebbe modo di persuadersi che
se voleva liberamente vivere come
liberamente pensava era meglio abbandonare l’isola. E’ perciò che nel
1797 io ritroviamo a Milano, al servizio della Cisalpina: è vero che
quel governo gli riservò non poche
amarezze e delusioni, ma ormai non
poteva tornare indietro, e dovette
anzi fuggire davanti alia calata degli
AustrcH-tiussi nel ’99 per riparare
in Francia. A Chambery conobbe
Josephine Chalon, di venticinque
anni più giovane di lui, e che egei
sposò poi civilmente a Milano, quando vi potè ritornare, dopo un breve
soggiorno a Ginevra e Marsiglia. Entrato nell’amministrazione della Repubblica Italiana, passò a Milano
diversi anni, forse i più fecondi della sua vita: vi scrìsse nel 1&03 un
« Ragionamento sui destini della
Repubblica Italiana », attribuito al
vicepresidente Melzi d’Eril, pieno
di amor patrio; e durante il Regno
Italico di Eugenio di Beauharnaìs,
fu proprio il Gambini a tradurre e
adattare all’italiano il famoso a Code Napoléon », lavoro colossale che
egli fece in buona parte da solo.
Promosso poi giudice di Corte di
Appello a Venezia, rivelò in alcune
circostanze il malcontento che ornai
si era fatto strada in luì e in tanti
altri, e fu destituito. Venuto a Napoleone come all’uomo dei suoi sogni, ne aveva ricevuto un po’ alla
volta molte disillusioni, ed ora anche uno schiaffo, che oltre a tutto lo
metteva sul lastrico. Che fare? Dopo
aver tentato invano dì ottenere la
secolarizzazione, e pensato ad un ritorno in Sicilia, caricò la moglie, i
due figli, il suocero e la domestica
su ima carrozza e si avviò con loro a
Ginevra. Erano i primi dì agosto
1814, e il G. aveva 52 anni. Gli toccò dì rifarsi una posizione, e come
buona parte degli italiani in esìlio,
divenne maestro di lingua e letteratura italiana. La sua cultura e la sua
preparazione gli conciliarono una
meritata fama, ed egli potè anche
stringere legami e amicizia con due
noti esponenti del fuoriscitismo italiano: Filippo Buonarroti e Pellegrino Rossi.
La sua vita a Ginevra fu peraltro
tranquilla : non si occupò volutamente di politica nè prese interesse alle
polemiche religiose del tempo sul
Risveglio, per quanto egli avesse
chiesto e ottenuto di far parte della
Chiesa Riformata ginevrina. Un certo scetticismo e una certa superficialità spirituale lo accompagnarono in
sosiànza tuttà là'“VÌta, ánche se questo non è messo proprio in evidenza
dal Castiglione. Venuto al Protestantesimo attraverso varie vicende, portava con sè l’impronta razionalista
dell’illuminismo che lo aveva interessato nei suoi giovani anni, e per
lui cc servir Dieu » consisteva nell’essere « ffdèle à ses devoirs sociaux » : il che, in una Ginevra risvegliata era pressapoco una bestemmia.
Un illuminato non poteva però dal
1820 al 1850 ignorare il romanticismo, e nel suo corso di letteratura
italiana egli affrontò anche il problema della polemica tra classici e
romantici, affermando di voler rimanere nel a juste milieu », ma dimostrando in sostanza di non apprezzare molto il romanticismo,
perchè a lui siciliano, appariva forse come qualcosa di troppo nordico
e freddo; seppure nell’Alfieri, suo
autore preferiloj avesse ammirato
più dì ogni altra cosa quello sphito
rivoluzionario e hhertario che fa di
lui un protoromantico.
Il Gambini era ormai anziano, e
aveva vissuto troppo a contatto con
le miserie dei ministeri e della burocrazia per entusiasmarsi ancora di
qualcosa, per putrire ideali che
(continua in 4“ pagina)
DONI PER L'ECO
Quercìoli Tommaso 150; Menotti Ciro fu
Gaetano 100; Guarnera Francesco 400; Stoffel Meta 300; Musetti Celina 100; Billour
Enrico 400; Gay Matilde 200; Fratelli Luzzani 50; Bracco Pietro 100; Antoniett. Pao.
lo 100; Guglielmo de Fellenberg 150; Bertin Enrichetta 100; Taccia Evelina 250; Saleng Fanny 100; Saleng Marianna 100; Pascal Giovanni 200; Barai Edmondo 100;
Mercandalli Pia 300; Cavagnero Roberto
150; Luzzani Angelo 150; Pons Matilde 200;
Gay Paolo 250; Gay Giuditta 150; Giaiero
Valdo 150; Menusan Germana 50; Balma
Enrico, maestro 150; Maflde Ralla 400;
Balmas Enea 150; Berlalot Enrichetta 50;
Rosa Brusin Lidia 150; Rosa Brusin Marianna 150; Bouchard Davide 300; Arbnffo Domenico 150; Flora Klett 100; Revel
Roberto 40G; Baridon Paolo lOO; Berthalot
Fréder.’c 300; Clot Desiderata 100; Pons
Giovanni 50; Santoliquido Saverio 400; Micol Luigi 200; Poet Luigi 100; Repetti Serena 400; Pirazzini Clelia 2.000; Elena Viglielmo 100; Quercioli Piero 400.
elementari, approvati con decreto
ministeriale 9 febbraio 1945.
A guisa di prefazione è riprodotto il testo del decreto ministeriale
che, veduto..., veduto..., veduti...,
(questi tre veduti si riferiscono alfa
legislazione fascista in materia di
istruzione elementare) introduce
nuovi programmi, nuove istruzioni
e nuovi modelli. Il tutto firmato dal
Ministro Arangio Ruiz{ -non democristiano).
Ai programmi, come è ovvio, sono premesse delle Avvertenze, titolo modesto e burocratico, che non
deve indurre in errore il candido
lettore, poiché queste avvertenze
contengono l’esposizione dei princìpi generali che ispirano i programmi stessi.
Dieci anni fa, per quanto concerne la Scuola elementare, i princìpi
generali che ispiravano la formulazione dei programmi e dovevano ispirare l’attività della scuola stessa,
erano chiaramente così formulati:
...» Formazione di una coscienza
operante che associ finalmente le
forze della cultura a quelle del lavoro in modo che la cultura non si
risolva in sterile apprendimento di
nozioni e il lavoro non sia soltanto
inconsapevole espressione di forza
fisica ».
Un principio di cui, giustamente,
le avvertenze mettono in rilievo il
rapporto di continuità con la tradizione risorgimentale.
Il fine dell’insegnamento viene
concretamente così definito : « Non
dovrà limitarsi a combattere solo
r analfabetismo strumentale, mentre assai più pernicioso è V analfabetismo spirituale che si manifesta come immaturità civile, impreparazione alla vita politica, empirismo nel
campo del lavoro, insensibilità verso i problemi sociali in genere. Essa (Scuola elementare) ha il compito
di combattere anche questa grave
forma d’ignoranza, educando nel
fanciullo l’uomo e il cittadino ».
Tono di indiscutibile nobiltà che
accentua forteniente la « socialità »
dell’insegilaHiento, anche in’ riferimento alla personalità stessa dell’insegnante: « Necessita aH’educatore
un alto senso di responsabilità sociale che l’induca, nella scuola e fuori,
ad essere maestro di vita, esempio di
probità in ogni sua manifestazione ».
E la (c religione » (cattolica) che
posto occupa in queste avvertenze?
Non vi si accenna, nè direttamente,
nè indirettamente. Alcune avvertenze però le sono consacrate a guisa di
introduzione al programma da svolgere nei 5 anni della scuola elementare; sono per altro note puramente
tecniche, sulla natura del programma stesso : la « religione » è una materia d’insegnamento, come le altre
anche se diversa dalle altre.
Altri tempi, altri uomini,... altri
programmi.
19S5
Anche qui, a guisa di prefazione,
il solito decreto, più solenne questa
volta (le Repubblica è cresciuta): è
un decreto presidenziale, che porta
due firme illustri: Gronchi (presidente della Repubblica); Ermini
( ministro della pubblica Istruzione).
Non c’è: veduto... veduto... veduti; vi è però la stessa conclusione del
decreto del 1945: I programmi ecc.
ecc. per le scuole elementari (del
1945) sono sostituiti dai programmi
annessi al presente decretò.
Le Avvertenze sono scomparse e
vengono sostituite da una premessa;
termine molto più chiaro e di alto
significato filosofico: significa: quello che vien messo prima perchè al
di fuori e al disopra di ogni discussione: premessa, cioè dogma minisferiale o burocratico, di fronte al
quale bisogna inchinarsi reverenti e
confessare: il Ministro ha parlato,
dunque è così.
E allora leggiamo, o rileggiamo la
premessa: « Questa formazione (basilare della intelligenza e del carattere) anteriore a qualunque finalità
professionale, fa sì che la scuola primaria sia elementare non solo in
quanto fornisce gli elementi della
cultura, ma soprattutto in quanto educa le capacità fondamentali dell’uomo: essa ha, per dettato espli
cito della legge, come suo fondamento e coronamento l’insegnamento
della dottrina cristiana secondo la
forma ricevuta dalla tradizione cattolica ».
Bocne, ma sentite parole, è il caso
di dure! E’ ovvio qumdi cne la tradizione risorguneniaie (Canffaidi,
Gavour, Mazzuu) venga a trovarsi
alquanto a disagio con la dottrma
cattolica, fondamento e coronamento deii'msegnamento elementare!
Perciò fon. Ermini f’ffa saggiamente arcmviata, per coUegarsi alla
(1 nostra tradizione educativa umanistica e cristiana » cosa ovviamente
piu tacile, da quando qualcne studioso è quasi riuscito a dimostrare cne il
vero umanesimo ed il vero Rmascimento sono quelli vissuti all’ombra
di banta romana Chiesa!
Pocne, ma sentite parole, abbiamo
detto; non abbiamo aggiunto chiare, perchè non riusciamo bene a
comprendere come fon. Ermini possa scrivere, a conclusione della sua
premessa : « Nell’auspicare una scuoia cne insegni per davvero a leggere,
si esige cne da essa escano ragazzi
che ragionino con la propria lesta,
giticene saper leggere è ben anche
aver imparato a misurare i Limiti
del proprio sapere e ad esercitare
l’arte di documentarsi ». Come infatti i ragazzi possono imparare a
ragionare con la propria testa, quando la testa dei loro insegnanti è
strettamente vincolata all’osservan
za stretta della « Guida di insegnamento religioso per le Scuole Elementari », pubblicata dalla Commissione Superiore Ecclesiastica per la
revisione dei testi di religione?
Perchè questo, si noti bene, non
è la solita maligna osservazione in
riferimento ai meriti di santa obbedienza di marca oscuiantistica, ma
una pura e semplice constatazione
che la lettura dei programmi per la
prima e la seconda classe impone,
in essi sta, infatti, scritto come scopo ultimo dell’educazione elementare sia la « formazione integrale della personalità dell’ alunno, attraverso l’educazione religiosa; morale, civile, fisica, ecc. ecc. ».
Integrale! Equivale forse a totalitaria?
E’ chiaro ad ogni modo lo
scopo che si vuol raggiungere: insegnare ai ragazzi a ragionare con
la propria testa formando totalitariamente la loro personalità. E’
bensì vero che l’educazione religiosa sembra, qui, posta sullo stesso
piano di quella morale, fisica ecc.
Ma è una pia illusione; poche righe
più sotto, nella stessa pagina, gli
stessi programmi precisano ancora,
con instancabile monotonia: « L’insegnamento religioso sia considerato come fondamento e coronamento
di tutta l’opera educativa ».
E perchè nessun dubbio permanga sul modo di interpretare l’aggettivo religioso, viene, ancora una volto, specificato che si tratta di insegnamento religioso cattolico, che
deve esser svolto tenendo « presente
la guida di insegnamento religioso
per le Scuole Elementari, pubblicata dalla Commissione Superiore Ecclesiastica ecc. ecc. ».
Insoiuma: i maestri devono insegnare ai ragazzi a ragionare con la
propria testa entro i limiti contemplati dai vigenti regolamenti della
sullodata Commissione Superiore
Ecclesiastica.
E lo Stato?
« Lo Stato — scrive l’onorevole
Ministro nelle sue premesse — se ha
il diritto e il dovere di richiedere la
istruzione obbligatoria, non ha una
propria metodologia educativa ».
E allora?
E allora prende a prestito quella
che la Chiesa Cattolica gli offre! La
quale Chiesa Cattolica è maestra in
fatto di metodo di « formazione integrale »!
Francamente non riusciamo a capire perchè l’Eco del Chisone ci accusi di malafede quando prendiamo
atto che la scuola elementare è diventata una scuola confessionale.
L. A. Vaimal
Predica la Parola, insisti a tempo
e fuor di tempo, riprendi, sgrida,
esorta con grande pazienza e sempre
istruendo. {lì Timoteo 4: 2)
3
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
— I
La morte del nobile oastà|iiio
Questo articolo fa parte di una
pagina consacrata da Réforme alla
situazione spirituale e sociale delle
Cevenne: spopolamento, mancanza
di adeguate iniziative industriali e
cooperativistiche; un paesaggio molto simile a quello delle Valli Valdesi, su cui incombe l’amaro tramonto del nobile castagno. Il castagneto
francese muore! gridano al di là delle Alpi. Al di qua delle Alpi si piange sulla morte del castagno. Abbiamo riprodotto quasi integralmente
questo breve studio che potrà interessare qualche lettore.
Depuis soixante ans la châtaigne raie française dépérit. Récemment
l’Institut National de la Recherche
Agronomique (I. N. R. A.) a entrepris des études sur une grande échelle pour connaître et attaquer le
mal à ses causes.
Quels sont les moyens de lutte actuellement aux mains des agronomes
et des agriculteurs? Et quel en sera
le prix?
Ceci établi, nous nous demanderons quels débouchés la châtaigne
olire à l’haure actuelle, et dans quelles conditions une régénérescence
des régions productrices de châtaignes est possible.
En 188Ü déjà les pouvoirs publics
avaient déclaré la châtaigneraie française en péril. La maladie de l’encre ivait commencé ses ravages. Outre les moisissures, deux parasites le
bal an in et le carpocapse abîmaient
les Si (lits. Mais les paysans, mal inforniés, ne se préoccupèrent ni de
soigner leur culture, ni de rendre le
terrain plus défavorable possible a
un extension de ces fléaux. Quant
aux ])ouvoirs publics, il leur a fallu
aftentre ces dernières années pour
a\ oir les moyens matériels, techni(pies et financiers nécessaires à une
luUe efficace.
Evaluée à 511.000 tonnes en 1890,
la production serait tombée à 92.700
tonnes en 1948 — 80% de diminuii <m en soixante ans!
Fait très important: les surfaces
occupées par les châtaigniers n’ont
diminué que de 45%: le rendement
de.s arbres est donc infiniment médiocre aujourd’hui.
A l’étranger d’ailleurs, la situation
est sensiblement la même que chez
nous. En Espagne la siurface est tombée de 345.000 ha en 1885 à 115.000
à peine en 1945; la diminution atteint 80, 90 et 100% dans certaines
régions! Aux Etats-Unis, des châtai-*
gneraies entières ont été ravagées
par des maladies. En Italie également.
L’encre et le chancre
Le tronc couvert de vastes plaques
noires, lavé par une sorte de suiniçment comparable àdes taches d’encre — d’où le nom de la maladie
— la cime sèche, les branches les
plus hautes mourant les premières,
les châtaigniers atteints de l’encre
ressemblent à de grands squelettes
dont les os retomberaient en se cognant.
Le chancre de l’écorce (champignon dit endothia — prononcer
« endossia » — parasitica) pique les
arbres, tronc et écorce, les dénude,
les attaque, et souvent les sectionne. Il semble alors que mille obus
ont explosé dans la châtaigneraie
devenue un champ de désolation.
Le chancre a ravagé les châtaigneraies américaines depuis 1904; introduit en Italie en 1914-1918 dans
des poteaux de mines U. S. débarqués à Gênes, Trieste et Naples, il
y fait encore rage; il a pénétré plus
récemment en Espagne. Sauf dans
quelques régions voisines des frontières, on ne le connaît pas encore
en France; mais il menace; et il
est le plus terrible, le plus violent
et le plus brutal des fléaux qui puissent s’abattre sur une forêt de châtaigniers.
Que fait-on contre ces maladies?
Et que faudrait-il faire?
D’abord en limiter au maximum
les possibilités de développement:
détruire les arbres malades, entretenir les arbres sains, désinfecter les
fruits, prendre diverses précautions.
Mais pour faciles qu’elles soient
les mesures de précaution ne seraient jamais stiifisamment efficaces.
Le chancre pénétrera tm jour en
France et l’encre a déjà beaucoup
coûté. Il faut attaquer le mal de
front et pas seulement se défendre
de lui: les services de l’I.N.R.A. se
sont attachés à replanter des arbres
résistant aux deux maladies.
Dès 1904 et jusqu’en 1925 ont été
faits des essais de replantation ou
de greffes sur des arbres français,
d arbres japonais ou chinois très
résistants. Déception! Les extrêmeorientaux, ne s’habituèrent pas aux
conditions de vie européennes et dépérirent vite!
Les expériences ont repris en 1948
et la station de Brive obtient actuellement plusieurs types de plants résistants, par hybridation d’arbres extrême-orientaux avec des arbres
français ou espagnols.
Le directeur du Centre de la recerche agronomique, M. Schad, nous
déclare :
« Nous obtenons effectivement des
plants résistants à l’encre, et dans
une moindre mesure à l’endothia.
(.onimence l’étape de réorganisation
de la châtaigneraie avec les plants
distribués par les services de Brive,
mais la replantation est intéressante
seulement dans le régions où aucune autre culture n’est possible.
— Dans quels sens s’orientent
maintenant vos recherches, M. le directeur?
— Nous nous efforçons de mettre
au point de nouvelles méthodes de
culture et dé meilleures variétés de
châtaignes. Nous avons grand besoin
en France d’améliorer la qualité et
de développer la propagande pour
les châtaignes! »
Les parasites
Vaincus l’encre et le chancre, tous
les dangers de la châtaigne ne sont
pas écartés. Les parasites ravagent
le fruit lui-même et c’est eux que
connait le consommateur! Il arrive
que 40 et jusqu’à 50% des fruits
soient véreux à la vente au détail!
Des recherches très poussées ont
été faites à l’école-pilote de Lasalle
(Gard). L’idéM serait évidemment
de trouver un contreparasite qui détruise le parasite. C’est avec un contreparasite que les Américains ont
débarrassé leurs oranges des parasites... Mais pour ne pas envoyer une
souris manger un chat, il faut connaître parfaitement son adversaire.
Les services de Lasalle ont procédé
à une étude systématique et complète de la biologie du balanin et du
carpocapse. Les professeurs de l’école-pilote avouent dans un sourire:
« Nous sommes déjà très avancés...
Nous terminons l’étnde du parasite.
Sinon celle de l’ennemi que nous lui
réservons! »
Là encore, faute de savoir attaquer
le mal, on se défend contre lui. Plusieurs systèmes de désinfection des
châtaignes parasitées ont été mis au
point :
— procédés chimiques: dans un
autoclave, les châtaignes sont traitées au bromure de métyle ou à l’oxyde éthylique;
— procédés physiques: les châtai
gnes sont soumises à des radiations
infra-rouges, à des courants à haute
fréquence, ou à un étuvage ou une
réfrigération. |
Tous ces procédés ne sont encore
réalisés qu’au titre expérimental, et
l’on discute beaucoup pour savoir si
les châtaignes traitées chimiquement
sont ou non toxiques au consommateur, si les châtaignes traitées physiquement peuvent être présentées
dans le commerce malgré de légères
déformations extérieinçes (Eh! les acheteurs sont devenus tellement difficiles!), si les moisissures sont définitivement détruites dans tous les
traitements.
L’application à grande échelle coûterait vingt millions dp francs, selon
l’estimation de spécialistes. Le revenu serait de l’ordre de deux milliards. Mais le plus grand bien de
l’investissement serait en dehors de
ces chiffres; il supprimerait les maladies et les parasites qui ravagent
la châtaigneraie et permettrait la reconstitution de vergers sains et producteurs.
Risalendo i castagneti della l/al Luserna
Elogio della prudenza
Storno di fondi
h'Eco del Chisone mette in guardia i Consigli ComunMì del Val Pellice e Val Chisone contro il peccato
mortale dello « storno di fondi » in
cui essi potrebbero esser tentati di
cadere creando delle « borse di studio » presso la Scuola Valdese di Agricoltura (Luserna S. Giovanni).
Esso ammonisce: « Q^el che occorre tener presente è il carattere ’’professionale ” Valdese e di propaganda Valdese di detta, scuola. Ai cattolici riserva insidie per la loro fede. Sarebbe quindi per lo meno una
dabbenaggine per parte dei Comuni con maggioranza cattolica il finanziarla ».
Rimane un dubbio: se si trattasse
di una scuola confessionale cattolica,
non esistendo più la dabbenaggine,
esisterebbe ancora lo « storno di fonili »?
Prudenza ci vuole!
La visione del Papa
Ci siamo rigorosamente astenuti
dal prender parola su questo argomento, in considerazione della sua
specifica natura di affare « interno »
della Chiesa Romana, che non ci interessa direttamente.
A puro titolo di documentazione
riferiamo qui, in extenso, la ponde
rata risposta dell’Eco del Chisone
ad un altrettanto ponderato quesito.
Quesito.
« Si è fatto un gran parlare, in
taluni ambienti, della visione del Papa. Si è obbligati a prestar fede a
quanto è stato scritto? »
Ri.sposta (dell’Eco del Chisone):
Il modo con cui la prima notizia
del fatto è stata divulgata poteva lasciare per lo meno perplessi. E la
cosa ha fatto soffrire il Papa. Ma
poi è venuta la conferma della verità del fatto dal servizio stampa del
Vaticano. Chi non credesse vera la
visione non peccherebbe contro la
fede divina perchè non si tratta di
verità rivelate, e neanche contro la
fede ecclesiastica che la Chiesa esige, ad esempio, per la canonizzazione dei Santi. Le stesse approvazioni
esplicite date dall’Autorità ecclesiastica a talune apparizioni e rivelazioni private (p. e. quella del Sacro
Cuore a S. Margherita Alacoque) riconoscono soltanto che, secondo le
regole della prudenza, tali rivelazioni sono attendibili e piamente credibili. Per la visione di Pio XII, adunque, tutto si riduce a quella fede umana che merita una testimonianza di persona superiore ad ogni
sospetto ».
Ancora prudenza ci vuole!
SEGNALAZIONE
La Parola, leggenda d’oggi in
quattro atti, di Kaj Munk, giunge
finalmente al pubblico italiano in una limpida traduzione della signora
Nancy Balma van Aalst, nella collezione di lavori teatrali diretta da T.
Balma: La scena e la fede. Rappresentato per la prima volta a Copenhagen, nel 1931, questo lavoro ha
ispirato già due filma: tmo in Svezia, l’altro in Danimarca. Quest’ultimo, regista Cari Theodor Dreyer,
ha ottenuto il primo premio assoluto al recente Festival Internazionale
di Venezia (1955) dove il suo successo è stato intiiscusso; il pubblico
ha dimostrato di sentire il profondo
significato del dramma, ed ha energicamente zittito i pochi dissenzienti che erano disorientati da un insolita serietà d’intenti. La critica è stata unanime nel riconoscere che si era
in presenza di un lavoro in cui l’alto
valore spirituale aveva trovato una
adeguata trasposizione sul piano cinematografico.
Per una volta tanto, rallegriamoci
col cinematografo che darà l’occasione al pubblico italiano di interessarsi a problemi che esso è solito vedere in una luce alquanto conformi
sta, anche se esso dovrà superare un
iniziale senso di disorientamento.
Perchè l’opera di Kaj Munk non
è facile. Infatti essa affonda le sue
radici, profonde, nel substrato della
religiosità della sua terra danese, con
riferimento ad ima realtà che è vivente e presente continuamente nel
dramma, e dà ad esso un senso di umanità e di pathos che corre il riscliio di attenuarsi nello sforzo che
il lettore (o lo spettatore) latino deve fare per sentirla come elementi
viventi.
Ma quando il lettore abbia compiuto questo piccolo sforzo, egli ne
sarà abbondantemente ricompensato, perchè l’impostazione e lo sviluppo del dramma lo afferreranno,
ed egli sarà tratto a rimeditare su
problemi che l’ucmo moderno ha
creduto di poter accantonare e che
la malattia e la morte gli ripropongono del continuo.
Il dissidio tra Peter Skaedder, il
sarto « risvegliato », capo di una comunità di « risvegliati » e Mikkel
Borgen, il ricco fattore, anche lui
capo di una comunità di cristiani
gioiosi, si svolge in un più ampio,
implacabile dissidio, che si risolverà, alla fine, nel miracolo: la risur
rezione di Inger, la giovane madre.
Non entreremo nell’analisi di questo dramma; lo segnaliamo semplicemente all’attenzione dei nostri lettori: esso deve essere letto e meditato; non osiamo dire rappresentato
dalle nostre filodrammatiche, perchè ci rendiamo perfettamente conto delle difficoltà di ima adeguata
interpretazione. Esso potrebbe però
opportunamente esser letto e meditato nelle nostre unioni, perchè oggi, anche questo è un segno dei tempi, il miracolo è di nuovo all’ordine
del giorno del nostro teatro e del nonostro cinematografo. E’ evidentemente una pura coincidenza che
mentre La Parola otteneva il primo
premio a Venezia, Marcellino, pan
y vino raccoglieva entusiastici successi di pubblico nei cinematografi
italiani. Anche qui un altro miracolo: Cristo che scende dal crocifisso
per aprire le porte del paradiso a
Marcellino, che vuol riveder la madre.
Quanti amano parlare di una religiosità mediterranea in contrasto
con una religiosità nordica possono
trovare in queste due opere ampia
materia a salutare riflessione.
Spectator.
Intollecanza religiosa
Coll un titolo su due colonne :
Grave atto di intolleranza religiosa
m Lai Germanasca, l’Eco del Cùisoiie Ila scritto:
« Martedì b corr., pochi minuti
dopo mezzanotte, a Perrero, un delinquente ancora ignoto, per dar sjogo al suo sentimento antireligioso e
anticattolico, si recava presso il pilonetto votivo eretto oail/a popolazione, la scorsa estate, in località
oaisa di Montecastelio, dedicato alia y ergine SS. Ausiliatrice; e, dopo
aver abbattuto la croce iti ferro, divelto l’inferriata, ne asportava la statua dell’Ausiliatricc frantumandola
nel macereto sottostante.
Il grave fatto di vandalismo sacrilego na destato viva impressione e
laccapriccio nella popolazione caltolica. Esso è indice di uno stato
d’animo che certo non è di tutti gli
acattolici e anticattolici della Valle,
ma di alcuni, purtroppo, si. L’autore del gesto esecranao pare appartenga a coloro che spesso affermano
di rispettare ogni religione e si dichiarano vittime della intolleranza
altrui. IL fatto ammonisce di quale
genere sarebbe la tolleranza e la lioertà religiosa che essi sarebbero disposti a concedere.
Accurate indagini sono in corso.
Ci auguriamo che si scopra al più
presto il colpevole.
Fin qui (e tutto qui, per ora) L’Eco del Chisone.
Sulla valutazione del fatto, sul
piano morale, possiamo concordare con il settimanale cattolico di Pinerolo. E’ un doloroso episodio di
teppismo che non può trovare alcuna giustificazione di qnalsivoglia natura. Può stupire ed addolorare che
manifestazioni di vandalismo (sacrilego e non sacrilego) si verifichino
ancora; ma ci pare che non ci sia
altro compito, per una stampa che
voglia realmente, contribuire ad una efficace educazione e formazione
degli spiriti, che quello di deplorare simili fatti e di mantenerli entro
i naturali limiti di deplorevoli manifestazioni teppistiche.
Ora, dobbiamo francamente osservare che l’interpretazione del fatto, data dall’Eco del Chisone, rapprenta anch’essa una manifestazione
che, sul piano giornalistico, presenta alcuni aspetti che non si possono
non giudicare per lo meno scorretti!
Un teppista abbatte una croce
(simbolo sacro a cattolici e valdesi)
ed un « pilonetto. »
Dunque?
Dunque « l’autore del gesto esecrando pare appartenga a coloro che
spesso affermano di rispettare ogni
religione e si dichiarano vittime della intolleranza altrui ecc. ». Sicco(continua in 4* pagina)
4
4 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
Un centenario
dimenticato
(segue dalia 1* pagina)
Doellinger:. a Lutero ha fatto alla
Germania un dono più prezioso di
quanti doni altri abbia fatto al suo
popolo, dalla nascita di Cristo; una
lingua, una Bibbia, una Chiesu ed il
corale ».
Lutero ha voluto parlare, ed ha
parlato la lingua del suo popolo:
« Mi sono imposto, — scrive egli
stesso — di parlare tedesco, e non
greco o latino. I documenti che ho
consultato? Eccoli: la donna che lavora in casa, i bambini che giocano,
il cittadino intento ai suoi affari. E'
dalla loro bocca che bisogna impalare come si parla, come si traduce ».
E così la Bibbia di Lutero (il primo volume usciva nel 1522 — la
Bibbia completa nel 1534) inizia il
suo cammino trionfale, entra in tutte le case; la casalinga capisce il suo
linguaggio; i ragazzi lo possono intendere; l’uomo non si trova più in
presenza di un libro chiuso : latinum
est, non si legge.
Un cammino lungo ancora e faticoso, perchè il libro costa e la sua
diffusione è difficile. Gli uomini moltiplicano gli ostacoli sul suo cammino, e non è facile per la donna di
casa o il buon cittadino tedesco trovare la Bibbia. Finché, nel 1555 Gutenberg dà la prima Bibbia stampata, con i suoi caratteri che segnano
una rivoluzione nell’arte della stampa.
Ora gli uomini possono accumulare ostacoli, ma il Libro affronta la
battaglia in condizioni molto più favorevoli: la vittoria è sicura. E vale
la pena di rileggere una pagina che
lo storico Michelet ha dedicato a questa vittoria: « Trenta tipografie, in
Ginevra, giorno e notte, si battevano
per moltiplicare i libri che ardenti
colportori nascondevano su di sè, introducevano in Italia, in Francia, in
Inghilterra, nei Paesi Bassi. Missioni pericolose! Il nemico era in agguato, spiava. Per il solo fatto di
aver su di sè un Evangelo in lingua
francese, erano certi di esser arsi.
Abbonamenti
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CITE’ NOUVELLE
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vostri abbonamenti a questi periodici francesi.
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Ma allora l’arte tipografica compì
due sforzi maravigliosi; la Bibbia in
un piccolo volume, feusile a nascondersi, ed i Salmi francesi, con musica interlineare.
Ed oggi, toccando quel che resta
di queste vecchie edizioni, questi volumi macchiati, consunti nelle prigioni, e‘die spesso, fino al rogo, fecero l’ufficio di confessori e sostennero la fede dei martiri, ci si sente
spinti a gridare: ” Oh! piccoli libri!
piccoli libri! umili testimoni delle
sofferenze della libertà religiosa, siate benedetti in nome della libertà
sociale! Se qualcosa rimane in voi
dei grandi cuori che vi hanno toccato, possa ciò passare nel nostro” ».
a. b.
La Bibbia in Etiopia
La Bible mentionne souvent l’Ethiopie, pays entretenant de bonnes
relations avec le peuple d’Israël.
L’empereur actuel de l’Abyssinie,
Hailé Sélassié, se disant descendant
juif, de la tribu de Juda, vient de
faire célébrer, aux cours de fêtes extraordinaires, le 25ème anniversaire
de son règne à Addis-Abeba. L’envoyé special de la Gazette de L... à
Addis Abeba, rapporte que ce jubile fu l’occasion de grandes réjouissances populaires, mais aussi de manifestations religieuses intéressantes.
C’est ainsi que, dans la grande ca
la voce delle Coieenltà
Bobbio Pellice
Domenica scorsa ima numerosa
rappresentanza della Società « Enrico Arnaud » di Torre-Pellice, guidata dal suo instancabile presidente
ing. Pontet, ha fatto una visita alla
comunità valdese di questo Comune.
Essa è stata ricevuta nella Casa
Unionista da un gruppo di valdesi;
il Pastore A. Genre ha rivolto ai torresi un cordiale benvenuto, a cui ha
risposto l’ing. Pontet che, in una
succinta relazione, ha esposto i fini
della associazione da lui diretta, dicendo delle sue origini, della sua vita e dei principali argomenti di indole sociale, economica, religiosa
ecc. trattati nelle sue sedute; ha ringraziato la comunità di Bobbio per
Tinvìto formulando l’augurio che,
in im prossimo avvenire, possa sorgere anche qui un analogo sodalizio.
11 prof. Augusto Armand Hugon
ha illustrato una pagina di storia valdese, ricordando la vita e le gesta
eroiche del bobbie'se Capitano Davide Mondon; successivamente il prof,
l'eotìlo Pons ha detto delia Scuola
Valdese di Agricoltura e di Economia domestica, esaltando i fini teorico-pratici e l’utilità dei suoi insegnamenti per i giovani valligiani; il
prof. Luigi Micol ha trattato dell’allevamento razionale delie api dando
notizia di recenti provvedimenti governai ivi a favore dell’industria apiaria, a cui nella Val Pellice potrebbe darsi un maggior incremento.
Un argomento di particolare importanza è stato svolto, colla sua ben
nota competenza, dall’Avv. Stefano
Peyrot, sull’Amministrazione degli
Istituti Ospitalieri e sulla imprescindibile necessità che i dirigenti della
CIOV siano scelti, con assoluta preferenza, tra i membri delle comimità delie Valli del Pellice e del Chisone e della Germanasca, ove esistono Istituti soggetti alla loro amministrazione.
Sui vari argomenti trattati, è seguita una fraterna discussione, pro
trattasi assai a lungo, a. cui hanno
partecipato, oltre ad alcuni membri
dell’« Arnaud » anche alcuni bobbiesi. Agli ospiti venne offerto un
rinfresco.
Ci consta che si sta costituendo
un Comitato provvisorio per la creazione di una società con fini culturali, sociali ecc. analoghi a quelli
propugnati dalla «Enrico Arnaud».
Tale associazione sarà intitolata al
nome dell’eroe degli «invincibili»
del periodo cruciale anteriore all’esilio « Capitano Davide Mondon ».
R.
LA BANDIERA. La Claudiana ha
pubblicato per voi, un racconto di
Mia Van Oostveen: La bandiera. Il
Glorioso Rimpatrio rivive in queste
brevi pagine consacrate alla bandiera Valdese che l’autrice immagina
aver accompagnato la storica marcia, simbolo di fede e di unità. Il
volumetto è riccamente illustrato e
dovrebbe far la gioia dei ragazzi che
impareranno ad amare la storia dei
Padri. La traduzione è opera del pastore G. Bertinatti. Il prezzo: L. 230.
ÿ 4i
Una novità assoluta nel campo librario ci è offerta dalla benemerita
Casa editrice « La Cause » (Carrières
• sous Poissy) (S. et O.) (Francia).
Si tratta di un Album da disegno,
dal titolo suggestivo : Pour mieux
connaître notre passé. Il sottotitolo:
initiation protestante enfantine. Iniziazione mediante il disegno a colori : album à colorier. Abbiamo la
impressione che si tratti realmente
del primo tentativo del genere, nel
protestantesimo latino. Si sa quale
importanza abbia il disegno per i
bambini ed i ragazzi, importanza
che è oggi riconosciuta e giustamente valutata in tutte le classi della
scuola elementare che tende sempre
più a sfruttare questa tendenza innata del fanciullo ad esprimere le sue
idee, in disegni e colori. E in tutte
le case entrano quaderni e album
che i ragazzi si affrettano a oc scara
E' uscito
VALLI NOSTRE 1956
L. 300
LA BANDIERA
di Mia Van Ooostveen
L. 230
Ordinazioni alla Libreria Claudiana - Torre Pellice (Torino) c.c.p.
numero 2-17557.
thédrale, après un jour de jeûne et
une nuit de prières, l’empereur agenouillé, comme le dernier de ses
sujets, implorait humblement le pardon de ses fautes à Dieu. C’est que
le Christianisme est actif en Ethiopie, qui fut im des premiers pays à
accepter l’Evangile apporté par les
premiers chrétiens. L’Eglise orthodoxe copte, reconnue maintenant
comme Eglise d’Etat et ralliée au
Conseil Oecuménique, est une Eglise vivante qui veut faire face, le
mieux possible à la poussée de l’Islam. (La Bonne Revue)
Elogio della prudenza
(segue dalla 3“ pagina)
me la prudenza non è mai troppa,
il confratello è costretto ad una lunga perifrasi per dire senza dire, per
lasciar capire, senza compromettersi troppo apertamente; è un’arte
molto antica, anche se non molto stimabile, e soprattutto profondamente offensiva, (come il gesto del teppista), perchè stabilisce una relazione diretta e necessaria tra l’atto scorretto di un irresponsabile e la comunità o la classe sociale a cui egli
appartiene o ha appartenuto formalmente.
E’ vero che con questo sistema il
settimanale cattolico di Pinerolo si
apre la via a parlare di « intolleranza religiosa in Val Germanasca ».
Ma è una via veramente meschina :
la via della sottile insinuazione, che
cerca di attribuire la responsabilità
di un gesto irresponsabile ad una cerchia di uomini responsabili. Si distingue tra i più ed i meno, tra alcu
ni e tutti: poi si lancia il veleno.
« La calunnia è un venticeUo.. »
con quel che segue, in musica è un
bel brano. Come prosa giornalistica,
l’insinuazione, è sempre deplorevole.
Forse anche qui, anzi, specialmente qui, la prudenza sarebbe stata degna di elogio. L. A. Vaimal
« La bible doit être enseignée
dans nos écoles. Si elle ne l’est pas,
sur quels fondements s’appuierait
note jeune génération? » a déclaré
l’empereur d’Ethiopie. Ces déclarations ont provoqué dans les dépôts
des sociétés bibliques, de fortes demandes de Bibles en amharne, langue qui est, avec l’anglais, enseignée dans les écoles.
(Le « Semeur Vaudois »)
Vn italiano a dinovca
(segue dalla 2“ pagina)
sentissero soltanto di retorica. Ci
sarebbe però piaciuto trovarlo più
originale e più combattivo, come lo
era stalo nella prima parte della sua
vita, e non vederlo troppo sfiorato e
convinto dal conformismo della buona e tradizionale Ginevra. « Non potendo cangiare il mondo, che si ha
da fare? Vivere col mondo. Così me
la passo io, sopportando come so e
come ])osso le sciagure mie e degli
altri » scriveva egli nel 1826, e con
tale spirito camj)ò fino al 1842. Dei
suoi discendenti, che ancora esistono, uno è stato pastore della Chiesa
Nazionale di Ginevra.
La biografia di G. Gambini (1) fatta dal Castiglione è una piacevole lettura, in cui accanto alle vicende del
protagonista si agitano personaggi
di primo piano come Napoleone e ai
svolgono avvenimenti di grande importanza: l’aver inserito il Gambini
nella storia dei suoi tempi è merito
dello scrittore e dello storico, accanto a quello non piccolo di aver rievocato questa bella figura di italiano
insoddisfatto. Per dirla con Galante
Garrone, autore della prefazione.
« dobbiamo esser grati a Tomaso
Riccardo Castiglione, che oggi, ad
un secolo di distanza, ha riportato,
così vivo, Giovanni Gambini in mezzo a noi ». Augusto 4. Hugon
(1) R. T. Castiglione: Giovanni Gambini, « rousseau’sta » siciliano, fra illuminismo e romanticismo (Lugano - Ed. Cenobiot p. 214.
La famiglia della compianta
AVONDETTO ANNA
Ved. GardioI
sentitamente ringrazia tutte le persone che
le furono di aiuto e di conforto nella lunga malattia della defunta e poi nell’ora del
lutto.
Pinerolo, 2 dicembre 1955
La famiglia Sommani Longo, nella impossibilità di farlo personalmente, ringrazia di cuore tutti coloro che in qualsiasi
modo le hanno dimostrato la loro simpatia
in occasione della dipartenza della sua
cara
ANNA SOMMANI LONGO A
In modo particolare ringrazia il Dottor
Teodoro Peyrot ed il Pastore Paolo Mdraud'i per la loro assidua ed affettuosa assistenza.
Pomaretto, 9 Dicembre 1955
Le famiglie Gurdiol, Rivoir e Pasque:
profondamente commosse per la dimostrazione di affetto tributata in occasione della
dipartenza del loro caro
GARDIOL PAOLO EMILIO
ringraziano sentitamente i Pastori E. Rostan e L. Marauda, il Don. Mathieu, le famiglie GardioI Attilio, Fossat, Griglio e
Rostan, l’Associazione Combattenti, i vicini di casa e quanti con scritti e di presenza furono loro di aiuto e di conforto nella
dolorosa circostanza.
<1 Noi sappiamo che se questa tenda
che è la nostra d'mora terrena viene disfatta, noi abbiamo da Dio un
edificio. Una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli »
(2 Cor. 5: iL
,S. Secondo di P nerolo (Combe) ll-12-’r)5
La famiglia del compianto
BREUSA BATTISTA
riconoscente ringrazia tutte le gentili persone che si unirono al suo grande dolore.
Pomaretto, 14-12-1955
CERCASI
Umi « Chiave Biblica »
(I Dio sa perchè » in francese o in
italiano — di Susanna Hoffmaun
de Visme.
Rivolgersi alla Libreria Claudiana - Torre Pellice.
Direzione e Redazione
I Prof. Gino Costabel
i Via G. Malan — Luserna S. Giovanni
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di Pinerolo con decreto del 19gennaio 1955.
Tipografia Subalpina S. a. A.
Torre Pellice (Torino)
AVVISI
PER VOI, RAGAZZI!
bocchiare », come dicono i grandi!
Perchè non servirsi di questo dono
anche ai fini della iniziazione protestante? Se, sul piano polemico, si
può aver qualche dubbio, in paese
tutto impregnato di religiosità cattolica, dell’opportunità di album di
disegno con angeli, raffigurazioni
del Salvatore, dobbiamo dire con
soddisfazione che questo album non
corre questo pericolo. Sono infatti
11 tavole che si riferiscono ad episodi e figure della storia della Riforma, finemente tratteggiati e su cui
potranno sbizzarrirsi coi loro colori
i nostri ragazzi.
Particolare interessante: ogni tavola è accompagnata da una breve
didascalia che illustra l’episodio o
la figura. Al posto d’onore la figura
di Pietro Valdo. Raccomandiamo
caldamente questo Album à colorier
che è un efficace e ben riuscito tentativo di dare alle nostre famiglie un
prezioso strumento di lavoro e di divertimento. lector
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